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Italia e Giappone 1866- 1905 (il periodo aureo)

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Italia e Giappone 1866- 1905(il periodo aureo)

Il mutato contesto internazionale

Il contesto internazionale tra Settecento e prima metà dell’Ottocento

Il declino di Portogallo e Spagna, la fine dell’espansione olandese

I nuovi protagonisti: Gran Bretagna, Francia, Russia e Stati Uniti

L’apertura del Giappone: il ruolo decisivo della potenza marittima emergente, gli Stati Uniti

le pressioni della baleneria americana nel Pacifico, (vedi Melville, Moby Dick)

1853: l’arrivo delle navi nere del Commodoro Perry.

Fine della politica di isolamento giapponese e le ripercussioni interne

Lo scontro tra shogunato e han meridionali e tra la vecchia classe dirigente e lenuove leve; il ruolo di Gran Bretagna e Francia (Giglioli, pp. 171 e sgg.)

Italia e Giappone: parallelismi, analogie e differenze

Il processo di unificazione nazionale: Risorgimento vs. Meiji Ishin

Italia conquistò l’indipendenza

Giappone difese l’indipendenza

Obiettivo comune: la creazione di uno stato moderno

Le basi economiche e il processo di industrializzazione:

la sericoltura, il punto d’incontro

Dai primi anni Sessanta dell’Ottocento, in era Tokugawa, contatti commerciali traitaliani e giapponesi

Dovuti all’attività a Yokohama dei semai (commercianti di seme-bachi)francesi, svizzeri ma soprattutto italiani (vedi studi di Claudio Zanier e «Seta» di A.Baricco)

La causa: la pebrina, malattia del baco da seta; una vera epidemia indusse alla laricerca globale del baco non infetto > la scoperta del Giappone, l’ultima spiaggia, e della sua bachicoltura

Commercio di seme-bachi fu un’importante attività economica fino alla fine degli anni Settanta (fino alle scoperte di Pasteur)

Inizialmente, nel periodo shogunale e fino al 1864, di contrabbando; poi liberalizzato per intervento francese

4/5 delle esportazioni di seme-bachi erano dirette vs. l’Italia; sino al 20 % delle esportazioni giapponesi; per il Giappone fonte di valuta pregiata

fondamentale anche per l’industria serica italiana, che allora produceva e esportava seta grezza e filata.

Molti nobili, borghesi e uomini politici del Nord vi avevano investito

I semai italiani chiedevano tutela e protezione consolare e diplomatica > le loro pressioni furono all’origine del progetto di stabilire rapporti diplomatici che portò al Trattato di Amicizia e di Commercio del 25 agosto 1866.

Trattato ineguale, asimmetrico (extraterritorialità per i cittadini italiani in Giappone,rinuncia da parte giapponese all’autonomia tariffaria, ….)

i promotori italiani (lombardi):a Roma, il Ministro degli Esteri Emilio Visconti VenostaCristoforo Negri, diplomatico poi presidente SGILuigi Torelli, Ministro dell’Agricoltura.Alfonso Lamarmora, Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri (piemontese)

primo tentativo del 1863-4 ostacolato dalla Marina che non concesse il suoindispensabile appoggio.

secondo, infruttuoso e tardivo tentativo a Parigi nel 1864 con rappresentantishogunali

!866: il successo della spedizione della pirocorvetta Magenta (a rischio fino all’ultimo per la guerra austro-italiana e per la drammatica sconfitta di Lissa)

Partita da Montevideo, via Batavia, Singapore e Saigon, arrivò a Shimoda e poi a Yokohama il 4 o 5 luglio 1866 (vedi Giorgi)

Comandante: Vittorio Arminjon, plenipotenziario, nato a Chamberya bordo anche il Senatore De Filippi, naturalistaEnrico Hiller Giglioli, autore di una godibilissima relazione (Giappone perduto)

interpreti-mediatori: Vincenzo Comi, commerciante italiano e Mermet de Cachon, missionario francese.

trattato firmato a Edo, nel tempio Daichūji, nella zona di Mitafesteggiato con … sciampagna e angurie!

dopo il Giappone, la Magenta in Cina, dove il 9 febbraio 1867 fu firmato il primo trattato anche con quell’Impero.

Rafforzamento delle relazioni politiche (cd. fase aurea)

• 1873 visita in Italia della Missione Iwakura (Iwakura Tomomi)missione diplomatica durata tre anni (1871-73) che visitò Stati Uniti e Europascopo (fallito): rinegoziare i trattati inegualigrande missione di promozione del Giappone e di studio

membri: mezzo Governo Mejij (Iwakura Tomomi, nobile di corte e Vice Primo Ministro, Ōkubo Toshimichi, Itō Hirobumi, Kidō Takayoshi; in totale 107 persone: 46 alti funzionari e 43 studenti compreso alcune giovani donne come Tsuda Umeko e il futuro ambasciatore giapponese in Italia, Nabeshima Naohiro)

in Italia, accompagnati da Fè d’Ostiani, dall’8 maggio al 3 giugnovisitano Firenze, Roma, Napoli e Venezia; Italia paese dell’artea Venezia, all’Archivio dei Frari, riscoperta degli antichi rapporti bilaterali

• Dall’Italia

invio di brillanti e autorevoli diplomatici: Comandante Vittorio Arminjon, Ambasciatori Vittorio Sallier de La Tour, Alessandro Fè d’Ostiani, Litta, Raffaele Ulisse Barbolani, De Martino, Console Cristoforo Robecchi, …

(ma minore attenzione a Roma, nel Ministero e ai vertici politici divisi tra favorevoli e contrari alla proiezione internazionale del neonato Regno e a promuovere il Risorgimento come modello; cfr. saggio di Ugolini)

• Il primo Ambasciatore Vittorio Sallier de la Tour

abile e caparbio attende, nonostante i solleciti da Firenze, la fine della guerra civile;

fu il primo rappresentante diplomatico a consegnare, il 4 gennaio 1869, le credenziali all’Imperatore Meiji

antipatia per Léon Roches, ambasciatore francese, iperprotettivo e rivale

nel giugno 1869, primo a visitare con una delegazione l’interno del Giappone (relazione di Pietro Savio); in Giappone fino al 1870 > Alessandro Fè d’Ostiani

1873: successo della visita di Tommaso di Savoia, Duca di Genova, giunto con lapirofregata Garibaldi.Sarebbe ritornato in Giappone nell’agosto 1879 con la Vettor Pisani, e rimastovi finoal 13 gennaio del 1881, ospite del Governo giapponese l’Imperatore si recò in visita sulla Vettor Pisani(saggio di Marisa Di Russo)

consolidamento del rapporto di amicizia; ad alcuni giapponesi l’Italia, in ascesa e dinamica, appariva come il partner ideale (vedasi articolo di stampa in Ugolini)

simpatie da parte di Itō Hirobumi, Primo Ministro e artefice della CostituzioneMeiji, il Ministro degli Esteri Inoue Kaoru, il Ministro della Guerra Saigō Tsugumichi,fratello di Takamori, l’ultimo samurai, …

In generale, interesse e simpatia per la giovane nazione emergenteanche per controbilanciare GB, F, USA e Russia; stesso discorso vale per la Prussia/Germania

Giapponesi in Italia

oltre alla missione Iwakura, il Principe ArisugawaTaruhito nel 1882 e il generaleŌyama Iwao nel 1884 (a seguito della visita del Duca di Genova)

tra i diplomatici in Italia, nei primi anni Ottanta il Principe Nabeshima (ex daimyō diSaga/Hizen). Ambasciatore a Roma (aveva accompagnato in Giappone il Duca diGenova).

I sericoltori giapponesi a Milano e in Italia. I Tajima di Shimamura.

Studenti all’Istituto internazionale di Torino.

Docenti alla Scuola Superiore di Commercio di Venezia: Yoshida Yōsaku (1873-77)già diplomatico era stato l’interprete ufficiale di Fe’ d’Ostiani , Ogata Korenao(1877-78), Kawamura Kiyō (1878-1881) pittore, Naganuma Moriyoshi (1881-87)scultore, …Terasaki Takeo (1908-09) pittore e ultimo insegnante.

Le relazioni culturali nel periodo «aureo»

• I primi esperti italiani invitati in Giappone(お雇い外国人)

nel 1875 Edoardo Chiossone come esperto grafico e cesellatore

nel 1877 alla Scuola di Belle Arti di Tokyo, Antonio Fontanesi (poi sostituito da Prospero Ferretti), Vincenzo Ragusa e Giovanni Vincenzo Cappelletti (sostituito da Achille Sangiovanni)

nel 1889 il giurista Alessandro Paternostro che insegnò alla Meiji (parere su condanna attentatore al futuro zar Nicola II a Otsu)

ma anche esperti militari: Pompeo Grillo, i fratelli Scipione e Giovanni Braccalini

nel 1888 fondazione della Società Italo-Giapponese per iniziativa della famiglia imperiale (Arisugawa)

i primi artisti giapponesi in Italia (saggi di Ishii Motoaki). Ma alla fine prevarrà la scuola francese.

• Edoardo Chiossone (1833-1898), un approfondimento

incisore e pittore genovese (Arenzano) dotato di notevole tecnica e ingegno fu invitato in Giappone dal Ministero delle Finanze (大蔵省印刷局、Poligrafico)

giunse nel 1875 in Giappone

produsse le immagini stampate su banconote, francobolli, titoli di stato …

con il suo lavoro promosse la modernizzazione del Paese e le banconote, simbolo dell’unificazione, contribuirono a rafforzare l’identità nazionale

sue le immagini della mitica Imperatrice Jingū, di Sugawara Michizane, di Fujiwara Kamatari e di Fukuzawa Yukichi stampate sulle prime banconote giapponesi

Chiossone apprezzò il Giappone e la sua arte ma non si lasciò coinvolgere in polemiche antioccidentali; rimase fedele alla sua arte, suscitando grande stima e rispetto (ancora oggi) e stabilì importanti, durature amicizie (Tokunō Ryōsuke, DG del Poligrafico)

frequentatore dei circoli politici e intellettuali elitari del Giappone.

un caso unico.

attivo collezionista d’arte giapponese > Museo Chiossone di Genova

morì a Tokyo, è sepolto nel centralissimo cimitero di Aoyama

Chiossone è anche l’autore del famoso ritratto dell’Imperatore Meiji (e di altri illustri giapponesi e non dell’epoca, tra cui von Siebold, Iwakura e i fratelli Saigo)

prima di lui, l’Imperatore era stato ritratto da Giuseppe Ugolini, di Reggio Emilia ma attivo a Milano; eseguì i ritratti a Milano, basandosi su delle fotografie

dal ritratto di Chiossone fu poi ricavata nel 1888 la celebre fotografia (御真影, Go-shin-ei)distribuita in tutte le scuole e le istituzioni pubbliche; divenne elemento cardine del culto della figura imperiale

(volume di Koji Taki, Il ritratto dell’Imperatore,1988)

•Gli artisti italiani e la Scuola di Belle Arti (d’Arte Industriale) di Tokyo

工部美術学校 fondata nel 1876 ma chiusa sei anni dopoUna sezione del Collegio Imperiale di Ingegneria del Ministero dell’Industria (collegio dominato dai britannici); progetto scaturito dal successo giapponese – artigianato e manufatti artistici) all’Esposizione Universale di Vienna del 1873 (ruolo nostro Ambasciatore Fe’ d’Ostiani).

«The Art school is established to introduce modern techniques of Europe into existing professions in Japan to provide assistance in many industries»

la scelta di docenti italiani deve molto alla nostra diplomazia (ancora una volta Fé d’Ostiani con Itō Hirobumi, Ministro)Si presentarono 43 candidati (23 pittori)

• Pittore Antonio Fontanesi, (1818-82), di Reggio Emilia, docente alla Reale Accademia Albertina di Torino, pittura di paesaggio, rientrò in Italia a causa di una malattia nel settembre 1878 dopo due anni.

Molto meno carisma avrà il successore.

• Scultore Vincenzo Ragusa (1841-1927), Palermo, garibaldino, sposa Kiyohara Tama (Otama Eleonora Ragusa)e insieme rientrarono in Italia nel 1982

• Architetto Giovanni Vincenzo Cappelletti, (1843-1887), Milano, Progettò il Museo di Yasukuni dedicato ai caduti e la sede dello Stato Maggiore dell’Esercito Imperiale. In Giappone fino al 1885.

Tentativo di sviluppare la nostra influenza (Italia come culla dell’arte; diplomazia dell’arte/soft power)

all’origine vi fu un malinteso: belle arti o arte applicata?

inoltre, contrasti con inglesi (Cappelletti vs. Conder)

incomprensioni con allievi (Ferretti)

tuttavia, formò un gruppo di artisti giapponesi di ottimo livello (tra cui Asai Chū, Matsuoka Hisashi e Yamashita Rin)

A fine Ottocento/inizio Novecento prevalse però la scuola francese con l’impressionismo e la lezione di Rodin (il ruolo di Kuroda Seiki, ritornato da Parigi nel 1893, poi Presidente della Accademia Imperiale di Belle Arti e Senatore)

Critiche di Okakura Tenshin e dei nazionalisti ai docenti italiani e alla influenza

straniera. Chiusura della Scuola e nascita nel 1887, in contrapposizione, della

School of Fine Arts che diverrà l’attuale Università delle Arti di Tokyo (東京芸術大学)

Sviluppo e del movimento artistico (pittorico) nazionale日本画

• Due avventurieri, personaggi fuori dagli schemi ma non minori: Felice (Felix) Beato e Adolfo Farsari, fotografi del Giappone del Bakumatsu e del periodo Meiji.

in G. fotografia era una novità, vista anche con sospetto ma rapidamente si diffuse e diventò una vera passione

Felice Beato, veneziano (nacque nel 1833 ca., quindi cittadino dell’impero austro-ungarico, poi italiano e infine naturalizzato inglese?),arrivò in G. nel 1863, e fotografò in modo iconografico e storico la realtà sociale del Giappone di allora.

«Lo si può considerare il padre della fotografia in Giappone e i suoi lavori sono i migliori di quest’epoca. Era un vero artista … sceglieva con accortezza i soggetti e li rappresentava con sapienza artistica» da un resoconto di viaggio di un inglese Prima era stato in teatri di guerra (Crimea 1855/56, India nel 1857, Cina nel 1859/60, Giappone … poi in Sudan, Birmania dove morì nel 1907 o 1908)

personaggio originalissimo, di talento e in cerca di fortuna

Beato lavorava in società con Charles Wirgman, disegnatore e pittore inglese (Illustrated London News, Japan Punch)

1868 Beato pubblica due volumi di fotografie (Views of Japan e Native Types), album-souvenirfotografie colorate a mano (Yokohama shashin)

foto anche macabre ma oggi importantissime testimonianze; documenti di valore etnografico e storico: le batterie di Shimonoseki, la testa decapitata di Shimizu Seiji, la residenza di Satsuma, … interessanti didascalie ragionate

esotismo ma non erotismo ammiccante; lettura il più possibile oggettiva e contestualizzata, con spiccato taglio artistico.

1877 cede la sua attività e lascia il G

Adolfo Farsari, nacque a Vicenza nel 1841 nel Lombardo Veneto; in Giappone fu ritenuto a lungo un americano (paese di cui aveva preso la cittadinanza)

nella guerra civile americana si arruolò tra le file dei nordisti; ferito più volte

massone

Girò il mondo e nel 1876 sbarcò a Yokohama

continòa l’opera di Beato con fotografie di grande valore documentario: paesaggi e costumi

notevole la qualità della colorazione.

cura la pubblicazione di una celebre guida turistica

Giappone era già diventato meta turistica, terra esotica

1890 rientra in Italia con la figlia Kiku, nata da matrimonio non registrabile con giapponese (Farsari si era già sposato in USA).

muore a Vicenza nel 1898.

• Studi sul Giappone in Italia: i precursori.1873: a Venezia primo corso di lingua giapponese alla Scuola Superiore di Commercio (Ca’ Foscari) con docenti giapponesiruolo importante di Fè d’Ostiani; (ambizione di ridare un ruolo a Venezia nei commerci con l’Oriente)

Firenze: Antelmo Severini, il precursore, studiò il giapponese a Parigi con Léon de Rosny e al rientro in Italia fu nominato professore di lingue dell’Estremo Orientetradusse nel 1880 il Taketori Monogatari, la storia di un tagliabambù

a Roma e Napoli altri studiosi contribuirono allo sviluppo degli studi e ad alimentare l’interesse per il Giapponea sostenere gli studi giapponesi contribuì anche il diffondersi verso fine secolo del giapponismo (Mascagni con Iris del 1898 a Roma, Puccini con Madama Butterfly 1904 a Milano; consigli di Kawakami SadaYakko, geisha e poi attrice popolare in Europa). Quando paradossalmente i nostri legami con il Giappone si affievolivano

La fine del periodo «aureo»

• Cause del tramonto della stella italiana:

- 1896 sconfitta di Adua nella guerra coloniale in Africa;

- maldestre iniziative in Cina

1899 affare di Sanmen (San Mun), zona portuale a sud di Shanghai pretesadall’Italia come base d’appoggio e concessione. Tentativo di parteciparealla spartizione della Cina e di emulazione delle altre potenze occidentali.

la richiesta fu respinta dal debole governo di Pechino e dal forte governo inglese (De Martino, già Ambasciatore a Tokyo inviato in Cina).

impatto sulla percezione in G. dell’Italia come potenza velleitaria ma di secondorango

Italia, da Paese potenzialmente a fianco della lotta d’indipendenza di altri nazioni a Paese con velleitarie ambizioni imperiali

• D’altro canto il Giappone è in rapida ascesaDa Paese sotto scacco a potenza imperialista che segue il «modello» delle potenze occidentali; inizio dell’espansione in Asia

- 1874 protettorato sul Regno delle Ryūkyū (琉球王国)già stato tributario della Cina ma controllato di fatto dallo Han di Satsuma1879 annessione tout court

- dagli anni Settanta pressioni sulla Corea, anch’essa stato tributario dell’impero cinese

1894 invio truppe giapponesi nella vicina penisola; inizio conflitto sino-giapponese combattuto prevalentemente in Corea e Manciuria.

- 1985 Trattato di Shimonoseki. La Cina cedette al Giappone Taiwan (Formosa) , le Pescadores, e la penisola del Liaodong (Liaotung) e riconobbe indipendenza coreana; pagamento forte indennità; per successivo intervento russo-franco-tedesco Liaodong non fu ceduta.

- 1900 il Giappone partecipò alla spedizione in Cina per reprimere la rivolta dei Boxer.

dopo la vittoria nella guerra sino-giapponese, G. si alleò con Londra e con il sostegno finanziario inglese sconfisse la Russia nel 1905

Due corazzate Ansaldo, la Nisshin e la Kasuga, parteciparono alla battaglia decisiva di Tsushima; furono vendute al Giappone tramite il governo inglese.

In generale, con Italia si amplia il divario e si raffreddano i rapporti, nonostante l’ammirazione di Crispi e gli articoli filogiapponesi apparsi sulla stampa italiana all’epoca del conflitto russo-giapponese

Prima Guerra Mondiale: alleati. Giappone ottiene i possedimenti tedeschi in Cina (Tsingtao) e nel Pacifico (futuro punto di contrasti con Stati Uniti)

Anni Venti: nei circoli culturali e intellettuali italiani, soprattutto ambientinazionalisti, cresce interesse e, per alcuni, infatuazione per il Giapponemoderno, militante, vittorioso.

In particolare, spiccano le suggestioni nipponiche di Gabriele D’Annunzio e il ruolo di Shimoi Harukichi; daranno vita alla trasvolata Roma-Tokyo del 1920.

• SHIMOI Harukichi (下井春吉), «The most indefatigable propagandist of Italian Fascism in Japan», anche se per Shimoi il fascismo avrebbe dovuto essere adattato alla realtà giapponese

La sua influenza fu comunque limitata

Nato nel 1883 in un villaggio rurale della regione di Fukuoka con il nome di Inoue H., fu poi adottato dalla famiglia Shimoi di TokyoStudi di preparazione alla carriera di insegnante in ottime scuoleAmbiva a riformare il sistema educativo giapponese; pubblicò alcuni saggi, ma nel 1915 accettò incarico di Lettore al (Regio) Istituto Orientale di Napolipartecipò ai circoli letterari della città partenopea. Diffonde la poesia moderna giapponese

personaggio ambizioso e irrefrenabilepartecipò come ardito alla I° G.M. e conobbe D’Annunzio, ammirandololo seguirà a Fiumepubblicherà «La guerra italiana», Napoli, 1919; «大戦中のイタリア», 1926, in cui esalta la guerra con toni e accenti futuristi; lavoro modesto secondo Hoffmannnel 1924 Shimoi ritornò in Giappone per promuovere gli ideali dell’Italia fascista, simili, secondo lui, a quelli del bushidō

Personaggio ambizioso e irrefrenabile

Partecipò come ardito alla I° G.M. e conobbe D’Annunzio, ammirandolo

lo seguirà a Fiume

Pubblicherà «La guerra italiana», Napoli, 1919; «大戦中のイタリア», 1926, in cui esalta la guerra con toni e accenti futuristi; lavoro modesto secondo Hoffmann

Nel 1924 Shimoi ritornò in Giappone per promuovere gli ideali dell’Italia fascista, simili, secondo lui, a quelli del bushidō

Con D’Annunzio Shimoi progettò la trasvolata Roma-Tokyo, prima trasvolata dall’Europa al Giappone, impresa storica, realizzata con aerei SVA (Ansaldo, come quelli del volo su Vienna) e Caproni

partirono 7 SVA e 4 Caproni nel febbraio 1920

percorso: Roma – Valona – Smirne – Aleppo – Baghdad – Bassora- Karachi –Dehli – Calcutta – Rangoon – Bangkok – Hanoi – Canton – Shanghai –Tsingtao – Pechino – Seoul – Osaka – Tokyo.

due SVA, pilotati da Arturo Ferrarin e Guido Masiero, arrivarono il 31 maggio 1920 a Tokyo, dove furono accolti come eroi

mesto fu il ritorno, senza onori e senza gloria