IT La Gazzetta di dicembre 2012

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12/2012 IT LaGazzetta ∙∙∙ 1 www.itaca.coopsoc.it MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA COOPERATIVA SOCIALE ITACA ONLUS N°12/2012 ASTA DI BENEFICENZA ORCHESTRAZIONE N.20 Solidarietà e arte si incontrano il 22 e 23 dicembre a Portogruaro DALL'IDEA ALL'IDEALE Invertising: un nuovo modo di comunicare LA PANKA VERSO LA RIAPERTURA Quando un Buon Giorno prevede un risveglio www.itaca.coopsoc.it BOOM COOP SOCIALI O CORSA AL RISPARMIO?

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www.itaca.coopsoc.it

MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA COOPERATIVA SOCIALE ITACA ONLUS

N°12/2012

AstA di beneficenzA OrchestrAziOne n.20Solidarietà e arte si incontrano il 22 e 23 dicembre a Portogruaro

dAll'ideA All'ideAleInvertising: un nuovo modo di comunicare

lA PAnkA versO lA riAPerturAQuando un Buon Giorno prevede un risveglio

www.itaca.coopsoc.it

bOOM cOOP sOciAli O cOrsA Al risPArMiO?

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ASTA DI BENEFICENZA ORCHESTRAZIONE N.20

sOlidArietà e Arte si incOntrAnO il 22 e 23 diceMbre A POrtOgruArOVilla Comunale

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editOriAledi Leo Tomarchio PresidenTe

bOOM cOOP sOciAli O cOrsA Al risPArMiO?

Pordenone

Il primo rapporto Censis sulla Cooperazione in Italia, presentato nella sede romana di Legacoop, sembra dare risultati oltremodo positivi per la Cooperazione. Ad iniziare dall’occupazione nelle co-operative che, stando all’indagine, ha continuato a crescere anche nei primi nove mesi del 2012 (+2,8%), portando il numero degli addetti delle circa 80.000 imprese del settore a quota 1.341.000 (+36.000 rispetto all’anno precedente). Sembra così confermarsi un trend positivo e l’andamento anticiclico di questo segmento produttivo. A fare da traino alla crescita dell’occupazione sono state in particolare le cooperative sociali, che hanno registrato un vero e proprio boom di addetti nel periodo 2007-2011 (+17,3%), proseguito nell’ultimo anno (+4,3%).Ma è davvero un boom o è solo un’ulteriore corsa al risparmio? Leggendo l’articolo del quotidiano on line di Legacoopsociali (www.nelpaese.it), relativamente allo sviluppo in controtenden-za dell’occupazione nelle cooperative sociali, qualche domanda è d’obbligo porsela. È davvero un aumento reale dell’occupazione o è un’ulteriore ampliamento della supplenza?Il quadro che viene delineato nel rapporto Censis è confermato anche dai dati riportati nel nostro Bilancio sociale di Itaca. Aumen-to dell’occupazione e non solo per l’aggiudicazione di nuove gare d’appalto (se così fosse il dato complessivo resterebbe invariato). Più corretto sarebbe parlare di un ulteriore arretramento del ser-vizio pubblico rispetto alla gestione diretta dei servizi erogati.L’aumento dell’occupazione nel comparto delle cooperative so-ciali è dovuto sicuramente ad una diminuzione del personale di-rettamente dipendente dalle pubbliche amministrazioni. Il patto di stabilità, infatti, vieta alle stesse di sostituire tutte quelle figure che, per pensionamento od altro, lasciano il loro posto di lavoro.Non sarà difficile immaginare che tale norma possa portare diver-si benefici al settore pubblico, ovvero personale a minor costo, spese inferiori per la gestione del personale, maggiore flessibilità della forza lavoro di cooperativa rispetto a quella pubblica, minor assenteismo, nessun onere per la formazione del personale. E ancora azzeramento delle problematiche rispetto alle prescrizioni sanitarie del personale (L. 81/08), azzeramento delle dinamiche

relative alle relazioni sindacali, flessibilità (fino al 20 per cento in più o in meno, ma quasi sempre in meno) anche sugli importi destinati ai singoli servizi ad aggiudicazione avvenuta.Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un ulteriore fenomeno di supplenza alle strutture pubbliche, nel senso stretto del ter-mine. Sono state molte le cooperative sociali che, mediante le finanze di progetto, hanno investito in strutture residenziali e non che le pubbliche amministrazioni non erano in grado di realizza-re. Con questo meccanismo le cooperative hanno ottenuto la concessione e l’accreditamento per alcune decine di anni di tali immobili ed hanno portato ulteriori vantaggi (oltre a quelli di cui sopra) al settore pubblico.Quali è presto detto. Anzitutto la riqualificazione di strutture esi-stenti o la realizzazione di nuove a costo pari a zero, la patrimonia-lizzazione del capitale “sociale” dell’amministrazione in quanto l’immobile, a concessione scaduta, resta di proprietà dell’ente. Poi la completa assenza del rischio di impresa, nessun onere di gestione né per le manutenzioni, maggiore flessibilità nella ge-stione dei bisogni della comunità.Il rapporto Censis sicuramente contiene dati interessanti e veritieri sulle dinamiche del mondo del lavoro. La mia intenzione è però quella di porre l’accento sul ruolo del Terzo settore e della Coopera-zione sociale in particolare nelle vicende del nostro Paese.La domanda è diretta: siamo una realtà o siamo invece una meta-realtà? Tradotto si potrebbe dire: siamo dei partner o dei fornitori di servizi? Ha un peso ed un valore la mutualità che esprimiamo? Hanno un valore la capacità progettuale e l’innovazione che espri-miamo (non solo sulla carta)? E in caso di risposta positiva, si possono valutare attraverso uno scritto che, per quanto eccelso, nel 90% dei casi viene poi mortificato da una formuletta perversa inserita nella valutazione dell’offerta economica?Tuttavia (tornando al rapporto del Censis) sono fermamente con-vinto che la cooperazione sia un modello innovativo per la ripresa. Il non mettere il profitto al primo posto nella scala valoriale dell’im-presa, bensì l’uomo e la comunità, ne garantisce la durevolezza e la tenuta nei momenti di crisi. Che il modello mutualistico vinca di fronte a quello speculativo ce lo dimostrano i fatti, in questi anni di forte crisi.Il nostro settore si trova ora davanti a due grossi nodi da scioglie-re perché resta sicuramente forte il bisogno di un ulteriore sforzo legislativo, che dovrà essere portato a buon fine da chi governa il Paese, ma si sente anche il bisogno di uno sforzo vigoroso di buon senso da chi governa i processi relativi ai servizi da dare alla comunità.Noi la nostra parte stiamo dimostrando, con i fatti, di saperla fare. Siamo e restiamo disponibili ad offrire eventuali ed ulteriori con-tributi, anche di pensiero. Il terzo nodo da sciogliere – fondamen-tale – è trovare qualcuno che sia disposto ad accoglierli.

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sOMMAriO

27∙GEMELLAGGIO TRA SAN MARTINO E VALVASONELa castagnata dei Centri sociali anziani

ricercA e sviluPPO30∙LE PAROLE DEL SOCIALE: WELFAREExcursus tra forme e contenuti, significanti e significati

informazione31∙A SCUOLA DI COOPERAZIONERuoli, competenze e responsabilità per formare i nuovi consiglieri di amministrazione

inpersonale33∙ITACA, UN’ISOLA DI CONCILIAZIONEAzioni positive per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro

IN COPERTINA Opera di Porto dei Benandanti

PriMO PiAnO05∙RICORDI (AUTOBIOGRAFICI) DI QUANDO ERAVAMO UNA WELFARE COMMUNITY

l’intervistA del Mese07∙IO CREDODialogo tra un’atea (dichiarata) e un prete (di frontiera)

sPeciAle fAb!09∙DALL'IDEA ALL'IDEALEInvertising: un nuovo modo di comunicare

AttuAlità12∙ITACA IN ASSEMBLEASpending review, Iva, prestito sociale, rinnovo del CdA e altro ancora

15∙SORVEGLIANZA SANITARIAFocus sulle prescrizioni mediche delle lavoratrici di Itaca

16∙LA PANKA VERSO LA RIAPERTURAQuando un Buon Giorno prevede un risveglio

e2023∙ASTA DI BENEFICENZA ORCHESTRAZIONE N.20Solidarietà e arte si incontrano il 22 e 23 dicembre a Portogruaro

24∙“SGUARDI E POCHE PAROLE”A Cjase San Gjal si festeggia la vita

25∙PRANZO DEI CENTRI SOCIALIIncontro conviviale tra gli anziani dell’Ambito Sanvitese

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17.

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ricOrdi (AutObiOgrAfici) di QuAndO erAvAMO unA WelfAre cOMMunitYLA PROTEZIONE RECIPROCA DI UNA COMUNITà

Orietta Antonini

Pordenone

Per Welfare Community non si intende un elenco di servizi, ma il modo con cui una comunità (un gruppo di persone, un paese, un quartiere, ...) si protegge reciprocamen-te attivando tutte le risorse a disposizione.

Ho fatto in tempo a nascere in casa perché l’ospedale era lontano e non avevamo l’auto-mobile. L’evento è stato assistito dall’ostetrica condotta (cioè dalla levatrice), figura abolita con Legge n. 833 del Servizio sanitario nazio-nale nel 1978. Il medico di famiglia riservò, quell’unica vol-ta, una visita domiciliare solo per me. Le al-tre, visto che era appunto il medico di tutta la famiglia, erano riservate a mio nonno, che lo mandava a chiamare quando la sciatica lo costringeva a letto e il potere antidolorifico della bestemmia non funzionava più. Queste occasioni erano ottimizzate con visita e dia-gnosi per tutti e per tutto (geloni, tonsille, mal di denti …).

Ho fatto in tempo a frequentare una scuola elementare di campagna senza riscaldamento. Eravamo una sessantina di bambine e bambini mal distribuiti per età, perciò mi è toccata la pluriclasse, ovviamente con una sola maestra. Il programma pedagogico includeva l’istruzio-ne e la responsabilizzazione sull’alimentazione della stufa: oggi tocca a me, domani a te ... Ai problemi strutturali si aggiungevano quelli del trasporto e l’unico pulmino (Alfa Romeo F12 grigio) poteva soddisfare le esigenze solo della scuola principale. Si tentò, senza risulta-ti, il coinvolgimento dell’azienda pubblica re-gionale del trasporto. A scuola ci sono andata a piedi (ma non ero l’unica) – solo un paio di chilometri – con gran divertimento. Lungo la strada, moderatamente trafficata e scarsa-mente abitata, c’era comunque un inavvertito - nel senso che noi non ce ne accorgevamo - controllo sociale. Non di rado capitava di avere

PriMO PiAnO

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PriMO PiAnO

un passaggio, soprattutto dai contadini quan-do tornavano dalla campagna all’ora di pranzo. Di quei brevi tragitti, a volte sul rimorchio di un trattore, mi è rimasta la sensazione di una inaudita, irripetibile (in quanto infantile), felici-tà: era la versione antica di un ‘progetto pedi-bus’ ma senza pettorine fosforescenti e senza genitori.

Ho fatto in tempo a giocare in mezzo alla stra-da con altri bambini, di diverse età e condizio-ni fisiche e sociali. La televisione non veniva accesa prima delle 17, forse perché prima non c’era niente o più ragionevolmente perché no. A casa mia l’avvenimento era gestito e presi-diato da nonna che, prima di accendere, toglie-va da sopra l’elettrodomestico la gondola e il drappo a fiori. Ovviamente ho fatto in tempo anche a vedere Carosello, che mi lasciavano assorbire come la tisana della sera: appena fi-niva andavo a letto senza turbamenti o al mas-simo, sognando Calimero.

Ho fatto in tempo a fare merenda con il pane raffermo ammollato e con lo zucchero sopra, oppure strusciato con il pomodoro e condito con olio e sale, raramente con i dolci, comun-que casalinghi ma sempre riservati alle occa-sioni speciali. La merenda era prevista alle 16 e in qualunque posto fossimo, indipenden-temente dalla proprietà, in un raggio di 500 metri c’era qualcuno che ci chiamava per l’ora di merenda che, appunto perché essenziale, tutti se la potevano permettere e l’avevano a portata di dispensa. La scelta era tra il dolce e il salato e nessuno diceva di no; al massimo, i fisici campestri come il mio, sul pane con il pomodoro non disdegnavano una strusciata di aglio. L’estate riservava un aggiunta speciale: bicchiere di orzata o limonata.

Ho fatto in tempo a conoscere, praticandolo direttamente, il valore dello scambio. Noi bam-bini venivamo reclutati per andare in bottega a fare la spesa per chiunque ne avesse bisogno e ciò era considerato di reciproca utilità perché ci dava la possibilità oltre che di impiegare il tempo, di comprendere il costo delle cose ma-teriali, di fare i ‘compiti di matematica’ (som-ma ricevuta – somma spesa = resto), e qual-che volta, di avere la mancia per comprarci il gelato. Cucinare era una pratica (femminile manco a dirlo) faticosa e lunga, perciò quando si faceva ce n’era per tutti, comprese le razioni per qualche vicina/vicino indigente. I frutti del-la terra non potevano e non dovevano essere sprecati, perciò si scambiavano con qualunque cosa anche di categorie merceologiche molto

diverse, come fare l’orlo delle tovaglie o delle tende. Il valore dello scambio era determinato prima di tutto dall’utilità (che infatti è pure una regola di mercato), e a grande distanza, dal tempo del servizio scambiato, mai un valore monetario.

Ho fatto in tempo a crescere con un modello educativo che prevedeva la responsabilità di-retta delle azioni compiute. La mancata sor-veglianza era un reato inesistente sia a scuola che a casa d’altri: giocando ci facevamo male e la punizione era personale (era sempre colpa tua, mai di altri) e indirettamente proporziona-le all’infortunio (meno ti facevi male e più le prendevi).

Ho fatto in tempo a sentire direttamente i racconti dei vecchi sulla guerra e sulla fame. All’epoca non eravamo molto attratti da quelle narrazioni che evocavano miseria. Perciò quan-do sono arrivati i primi marocchini che giravano per vendere tappeti, i vecchi praticamente li ‘catturavano’ con insistenti e vane offerte di vino e raccontavano la condizione di povertà umana e materiale che avevano vissuto: intui-vano che ciò li accomunava.

Ho fatto in tempo a fare le gite di domenica in vespa, in quattro e senza casco. Papà guidava con mio fratello in piedi davanti, mamma die-tro seduta di lato e io in braccio a lei: da paura! Con il lavoro fisso da operaio, per papà nel ’75 arrivò anche l’automobile, una Fiat 850 special color senape: inguardabile!

La fabbrica non era lontanissima e non fu diffi-cile trovare altri due operai con cui condividere il trasporto, nonostante i turni. Non si stavano tutti simpatici ma mai così sulle scatole da ri-nunciare all’utilità di risparmiare 2/3 ciascuno delle spese di trasporto. Nonostante fosse un vicino di casa, da queste rete solidaristica era ovviamente escluso il capo-reparto che, pur essendo sgradito, agevolava la coincidenza dei turni. Questo perché aveva due figli che giocavano con noi e anche la sua famiglia ave-va bisogno della rete.

L’agire di questa comunità, che potrebbe essere stata come quella di molti, non era - secondo me - mossa da sentimenti evangelici e neanche da generosità, ma, semplicemente da una reciproca convenienza: oggi si chiama reciprocità.

Ho fatto in tempo a vedere e a fare molte cose che mi sembrano (più) belle, ma non è vero che una volta si stava meglio, perché ho fat-to in tempo a vedere l’impossibilità di curarsi adeguatamente, a vedere come l’estrazione sociale ti escludeva, prima ancora della ric-chezza materiale, dalla formazione e dall’infor-mazione.Oggi siamo più ricchi di materiale e immateria-le, di possibilità, di mezzi, di risorse. La sfida è non tornare ad essere più poveri per sperare di stare meglio.

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Pordenone

L’una crede di essere atea, l’altro crede di es-sere credente. Una definizione curiosa, pesca-ta sul web (Facebook) in occasione della pre-sentazione zuglianese di Io credo. Dialogo tra un'atea e un prete. Lei, ovvero l’atea, è Mar-gherita Hack, professore emerito di Astronomia all’Università di Trieste, città di cui ha diretto l’Osservatorio astronomico per lungo tempo, ricercatrice e divulgatrice scientifica, 90enne, toscana di origine ma triestina di adozione. Lui, prete di frontiera, è Pierluigi Di Piazza, deus ex machina e fondatore del Centro di accoglien-za per stranieri Ernesto Balducci di Zugliano, frazione di Pozzuolo del Friuli, a pochi passi da Udine e dall’ex manicomio di Sant’Osvaldo, carnico di Tualis (Comeglians), insegnante di religione per 30 anni.A cura della giornalista Marinella Chirico, “Io credo”, edizioni Nuovadimensione, è una lunga intervista di 173 pagine a due persone tanto lontane quanto vicine. Un libro denso, pregno di spunti di riflessione, che indaga in sette se-zioni il sentire ‘comune’ della Hack e di don Di Piazza.In cosa credono? “Credo nella solidarietà tra gli

esseri viventi. Non credo in un Essere Supre-mo che abbia creato il mondo. Ricorrere a Dio è una spiegazione comoda” (Hack). “Credo nel Dio di Gesù di Nazareth, un Dio umanissimo che sta in mezzo alla gente, che accoglie, ascol-ta, perdona, incoraggia; un Gesù che insegna ad amare”.Posizioni, solo in apparenza, molto lontane. Che si fondono in un’unica voce: “Il nostro è un confronto laico, senza maschere, che si offre al lettore come arricchimento etico e culturale”. Il diavolo e l’acqua santa quello tra una scienziata atea dalla sensibilità cristiana e un prete laico e fuori dagli schemi? (a cura di Fabio Della Pietra)

IO CREDO…

Margherita HackMi trovo molto d’accordo con te, Pierluigi. Ho letto il tuo libro Fuori dal tempio e condivido la tua visione sui fondamenti della vita, è un libro che avrei potuto scrivere io. Ho conosciuto mol-ti preti come te, io li chiamo “preti di sinistra”, don Mazzi, don Balducci, che mi chiamava “la

iO credODIALOGO TRA UN’ATEA (DICHIARATA) E UN PRETE (DI FRONTIERA)

l'intervistA del Mese

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l'intervistA del Mese

mia cara atea”. Gli elementi comuni che mi han-no spinto a questo confronto, per certi versi inedito, sono l’amore per la libertà, la giustizia, il rispetto degli altri. Non occorrono troppe pa-role per parlare dell’etica della vita, per trovarsi d’accordo su concetti che ritengo universali. Promuovere e comunicare questi concetti è parlare di progresso civile. Ben vengano i con-fronti, le occasioni per divulgare i preziosi semi di una vita giusta, onesta, per parlare di sacra-lità dell’esistenza. E chi se non un prete illumi-nati poteva offrirmi questa occasione, che ho colto al volo? “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” e “ama il prossimo tuo come te stesso”. Queste due regole sono la guida etica che mi accompagna da tutta una vita. E confrontarmi con una persona come te, Pierluigi, mi conforta, mi arricchisce, mi raffor-za. E’ un privilegio e un’occasione unica.

Pierluigi Di PiazzaQuesto confronto mi onora, e concordo con te Margherita nel ritenerla un’occasione uni-ca, preziosa e felice. Nei tuoi confronti ho da tempo un’attenzione sincera, che si basa su una comune sensibilità etica. Ricordo un incon-tro con don Rinaldo Fabris, nel maggio 1993 nella chiesa di Zugliano. Poi un altro al Centro Balducci, durante un convegno sulla religione come fonte di liberazione ma anche di violen-za. Ti avevo invitato, Margherita, chiedendoti: “Puoi venire a rappresentare gli atei?”. Il tuo fu un “sì” senza condizioni. Mi piace ricordare un aneddoto legato a quell’avvenimento: all’incon-tro erano presenti anche due indios delle Ande della Colombia, ed erano stupiti che una grande scienziata come Margherita Hack, la “signora delle stelle”, che aveva dedicato la sua vita a stu-diare l’universo, per loro massima espressione dell’esistenza di un Dio, potesse non credere in un Essere Superiore.Dopo quel primo confronto, ci sono stati altri incontri tra di noi per parlare di temi diversi, i temi della vita, quelli che tratteremo in questo libro: Dio, la morte, l’aldilà, il fine vita, l’etica, la morale, la religione, l’uomo…Hai una profonda sensibilità umana, una gran-de attenzione e coerenza per le vere quesito-ni dell’umanità. Sono questioni che ci vedono vicini, accomunati; in certi passaggi abbiamo scoperto di utilizzare addirittura lo stesso lin-guaggio. Questo può sorprendere, ma invece a mio avviso è un segnale di grande speranza: la speranza di poter ambire a un vivere miglio-re, partendo da quello che unisce le persone e contribuisce a un mondo più umano.Ho rispetto del tuo essere scienziata e provo

stima per il tuo impegno, per la tua coerenza. In questo nostro dialogo la sfida è andare oltre la dicotomia ateismo-fede, ripartendo da ciò che unisce le persone per un impegno senza pre-giudizi ideologici, religiosi, confessionali.

L’ORIGINE DEL SENTIRE POLITICO

Margherita HackL’ideologia politica nella quale mi riconosco è quella del socialismo: dare uguali possibilità a tutti con particolare riguardo a chi è più in dif-ficoltà. Io sono sempre stata di sinistra. E per me sinistra vuol dire questo. (…)La politica di oggi? Speravo nel Pd, speravo potesse offrire qualcosa di meglio. Ora lo de-finirei “incolore”. Il periodo di Berlusconi, inve-ce, è stato pessimo: già gli italiani non hanno un grande senso dello Stato, del rispetto della cosa pubblica, della legge… Il berlusconismo è stato un triste esempio per l’etica politica e pubblica, ha peggiorato le cose. (…)Oggi ci vorrebbe un partito di sinistra forte, che sappia decidere, gente come Berlinguer, ma anche come De Gasperi, Zaccagnini. Il centro destra è sempre stato unito, mentre il centro sinistra ha sempre avuto il grande vizio di fram-mentarsi (…)

Pierluigi Di PiazzaQuando morì Berlinguer, che stimavo molto, ricordo che scrissi una lettera aperta a La Vita Cattolica, il settimanale della diocesi di Udine, chiedendo come mai, di fronte alla morte di un leader così significativo che aveva anche avuto un carteggio straordinario con monsignor Bet-tazzi proprio sui rapporti tra fede e ateismo, che aveva parlato di pace, di questione morale, il settimanale non ne avesse parlato. Anche nel mondo cattolico, uomini come padre Turoldo e padre Balducci, monsignor Bettazzi e Carlo Bo e altri, avevano espresso su di lui tante consi-derazioni positive…Ricordo che il giornale pubblico la mia lettera e la stroncò (…)

SE FOSSI A CAPO DI UN GOVERNO

Margherita HackApplicherei le leggi, quelle che ci sono e che non sempre vengono applicate. Mi impegne-rei per una più equa redistribuzione delle ric-chezze, per una politica fiscale più giusta, che faccia pagare di più ai ricchi e meno ai poveri. Cercherei di fare delle leggi per migliorare il si-stema carcerario, per avere carceri più umane, oggi sono invivibili. Il carcere dovrebbe essere riabilitante, non disumanizzante, peggiorando così la situazione delle persone, anche di chi ha sbagliato.Una legge “Hack”? Punterei sul regime car-cerario e sull’equità fiscale e poi mi batterei, a livello legislativo, sul fronte animalista. Far soffrire meno gli animali, abolire gli allevamenti intensivi, far sì che possano vivere una vita na-turale (…)

Pierluigi Di PiazzaParto dalla Regione. Se, e lo dico sorridendo, fossi candidato a governatore di questa Regio-ne, proporrei un programma elettorale molto stringato: “Noi ci impegneremo, qualora fossi-mo eletti, in modo concreto alla riduzione dei costi della politica. Dovrebbe esserci una legge ma, siccome questo richiede tempo, rinunce-remo da subito a una percentuale del nostro stipendio a favore di un fondo di solidarietà”. Un’affermazione concreta di questo tipo po-trebbe già dare una scossa.Poi mi impegnerei sulla salute, il lavoro, la cultu-ra, la formazione e la ricerca. Sulle carceri, ma anche sulle problematiche delle persone disa-bili. Dedicherei un’attenzione privilegiata a tutte le situazioni che coinvolgono gente che fa fatica a vivere (…)

Testi tratti da Io credo. Dialogo tra un'atea e un prete, Marinella Chirico (a cura di), Portogruaro, Nuovadimensione, 2012

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speciale fAb!

dAll'ideA All'ideAle

Pordenone

Due sabati per cambiare atteggiamento sulla comunicazione? Si può! È quello che è succes-so a Pordenone grazie al tempo che Paolo Iabi-chino ha dedicato a FAB, il progetto avviato da Itaca in giugno in occasione dei suoi vent’anni.Figura carismatica, con una ventennale espe-rienza nel mondo pubblicitario, Paolo ci ha raccontato di essere passato dall’advertising tradizionale alla comunicazione relazionale per un’esigenza di dialogo e di rinnovamento del messaggio.Le parole chiave che identificano oggi il suo la-voro e quello del suo team sono: idee, conte-nuti, autenticità e impatto sulla collettività. Una campagna pubblicitaria per avere successo deve tenere conto del cambiamento dei tem-pi e in particolare deve informare in maniera

onesta e saper conversare con l’interlocutore destando il suo interesse con “verità, rispetto, intrattenimento, naturalezza, suono e ritmo e originalità”.Negli ultimi anni la pubblicità ha perso ascen-dente, risulta molte volte ripetitiva, interrompe e invade il nostro spazio. Ci annoiano i luoghi comuni, diffidiamo delle promesse pubblicita-rie sempre uguali, dimentichiamo facilmente le immagini scontate proposte dai media tradizio-nali come la televisione.Forse, sull’onda della tecnologia diffusa, noi, consumatori post-moderni, crediamo di esse-re attratti da un marketing non convenzionale, fatto di proposte alternative, che stupiscono per l’originalità e a volte il forte impatto visivo ed emotivo come i video virali, guerrilla mar-keting, ecc. In realtà la nostra soglia di atten-zione si abbassa di molto se veniamo stimolati

INVERTISING: UN NUOVO MODO DI COMUNICARE

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speciale fAb!

in continuazione anche da queste nuove forme di comunicazione. Paolo ci ha dimostrato con esempi pratici come le persone, e dunque non i “consumatori”, rimangono attaccate a una mar-ca se possono farne attivamente parte condi-videndone i contenuti, entrando in una storia, dialogando.Ciò che mi ha colpito nelle lezioni di Paolo è sicuramente il suo agire per ingenerare com-portamenti nuovi, una sorta di tentativo di cam-biare le cose, di educare le persone attraverso la pubblicità, una pubblicità che dovrebbe avere il coraggio di veicolare messaggi anche indi-pendenti dal brand. C’è un assoluto bisogno di credibilità e per questo qualsiasi messaggio

andrebbe costruito attorno alla persona: come farlo in questo panorama nuovo dove internet sta diventando lo spazio comunicativo per ec-cellenza?Partendo appunto dall’idea per arrivare all’ide-ale, decidendo di far diventare rilevante quello che siamo: il linguaggio poi verrà scelto in base al mezzo utilizzato. Iabichino riconosce che per fare questo serve una buona dose di generosi-tà e per la marca ciò non significa rinunciare al profitto desiderato, ma credere nei valori e nei contenuti per raggiungere un risultato che nel lungo periodo potrà consolidare la sua reputa-zione. Paolo afferma, infatti, che “la reputazio-ne ha l’agire dentro il nome” e che “è moneta

sonante”: le imprese che in questo momento considerano le persone come risorse e sono capaci di intercettare le tensioni sociali e cul-turali esistenti, riusciranno vincenti in tema di credibilità e faranno scegliere con più facilità il proprio messaggio da chi cerca fiducia, parteci-pazione, educazione, intrattenimento e, perché no, un po’ di sano protagonismo.Nelle due giornate formative in FAB abbiamo imparato ad applicare i concetti e le definizioni di un nuovo modo di fare pubblicità, concretiz-zando con esercitazioni pratiche e progettazioni teoriche nuovi progetti comunicativi per il gene-ratore d’impresa di Itaca.Ci ha fatto cambiare punto di vista, uscire dalle

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speciale fAb!

logiche tradizionali della “vendita” per spronar-ci a costruire esperienze, promuovendo una continua interazione tra il produttore (di beni o servizi) e il consumatore. Ci ha suggerito di prendere posizione per posizionarci: il nostro grande valore è soprattutto ciò che sappiamo fare e non solo quello che sappiamo dire di noi.Una nuova visione è dunque possibile e la pro-mozione di un nuovo atteggiamento auspicabi-le! Come presidente di un’associazione cultu-rale – Il Caseificio di Spilimbergo - e operatore della comunicazione, trovo sia fondamentale “costruire esperienze” trasformando le idee in contenuti, perché credo che, se riuscissimo a

comunicare con “verità” ciò che realmente sia-mo, potremmo potenziare e favorire il dialogo tra le persone sfruttando al meglio le possibilità interattive del Web 2.0 e dei media tradizionali.FAB e noi tutti ci siamo davvero caricati di nuo-ve energie per continuare con entusiasmo il percorso intrapreso!

Clara Carboncich

Presidente il caseificio

PAOlO iAbichinO fA invertising

“Invertising: è un nuovo filone della pubblicità che punta a valorizzare il dialogo con i potenziali consumatori, spesso attraverso il web, e la promozione di messaggi autentici”. Parola di Enciclopedia Treccani, che ha inserito il termine tra i neologismi poco più di un mese fa. Di interazione e condivisione tra brand e persone, si è parlato per due sabati consecutivi a Pordenone nella sede della Cooperativa sociale Itaca (24 novembre) e nella sede di FAB il generatore d’impresa di Itaca (1° dicembre), all’interno di due speciali giornate di formazione con Paolo Iabichino, pubblicitario, autore proprio di “Invertising”, un saggio edito da Guerini & Associati che analizza le trasformazioni in atto nel mondo dell’advertising. Il saggio è giunto alla terza ristampa, è adottato da numerose facoltà universitarie ed è oggetto di diverse tesi di laurea.

Nato nel 1969, Paolo Iabichino è in pubblicità dal 1990. È Executive Creative Director di OgilvyOne e OgilvyAction Italia, le agenzie del Gruppo Ogilvy specializzate nel digital e one-to-one marketing, e nel consumer & trade activation. Gestisce campagne e strategie di comunicazione per importanti brand italiani e internazionali ed è convinto che la pubblicità non abbia più bisogno di un target, ma di un interlocutore con il quale marche e prodotti devono mettersi in relazione, superando la logica del bisogno per sposare l’etica del servizio.

Il tema invertising è stato per 2 anni un corso di pubblicità presso l’Istituto Europeo di Design di Milano (IED) per formare art director e copywriter nel passaggio "dall'advertising all'invertising", e dal 2010 è diventato un blog di Wired.it. Due volte giurato al Festival di Cannes, membro dell'Art Directors Club Italiano, Paolo Iabichino fa inoltre parte del Comitato Scientifico dell'Osservatorio Storytelling dell'Università di Pavia. (fdp)

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AttuAlità

itAcA in AsseMbleA

Palmanova

L’assemblea è iniziata regolarmente dopo aver verificato il raggiungimento del quorum, 244 tra presenti (115) e deleghe. Grazie alla tecnologia moderna di cui la Cooperativa Itaca si è dotata, 4 soci hanno partecipato all’assemblea in vide-oconferenza dalla sede di Merano.Ad aprire i lavori il presidente Leo Tomarchio che ha ricordato la chiusura dei festeggiamenti per ilo Ventennale di fondazione di Itaca, non evitando dal proporre una riflessione generale sul periodo di crisi che il Paese sta affrontando, ed evidenziando quali sono le azioni che han-no coinvolto le Cooperative e nello specifico la nostra.Con la Spending review si prevede da parte de-gli Enti pubblici e delle Aziende sanitarie, dal 1° gennaio 2013, il taglio del 5% su tutti gli appalti

in essere, le pubbliche amministrazioni decide-ranno come attuare questo taglio, se in modo trasversale su tutti i servizi prestati o se indi-viduando servizi meno strategici. Alcuni Enti hanno già richiesto alle Cooperative e ai privati l’attuazione delle riduzioni negli ultimi mesi del 2012. Anche la nostra Cooperativa si ritrova a dover riorganizzare i diversi servizi ridistribuen-do il personale, una situazione complessa e poco piacevole che viene gestita al meglio dai diversi settori e da tutti i servizi di Itaca.Seconda riflessione l'arrivo della Tassa sugli immobili, l'ormai famigerata Imu, per la quale Itaca ha dovuto pagare e dovrà pagare il sal-do previsto a dicembre su tutti gli immobili di proprietà.Forte è stato il rischio dell’aumento dell’Iva dal 4%, la proposta era di passare all'11% come per tutte le altre categorie, ma con la mobilita-

SPENDING REVIEW, IVA, PRESTITO SOCIALE, RINNOVO DEL CDA E ALTRO ANCORA

zione delle nostre Associazioni di categoria per ora è stata confermata al 4% facendo slittare l’aumento al 2014. La speranza è che il Governo riesca a discutere in Unione Europea questa de-cisione garantendo tale regime, presente solo in Italia, così com’è ed evidenziando l’importan-za dei servizi e del lavoro cooperativo per l’eco-nomia sociale. E’ chiaro che se l’Iva aumenta i servizi diminuiscono in quanto risulterebbero eccessivamente dispendiosi.Il presidente Tomarchio ha poi sottolineato come, nonostante la situazione di precarietà ge-nerale in cui versa il Paese, Itaca non abbia mai utilizzato gli ammortizzatori sociali, né contratti atipici o a progetto, l’intenzione è continuare a garantire a soci e lavoratori stabilità lavorativa e anche di più, pensando al terzo ristorno dato ai soci e votato nell’Assemblea di aprile scorso. In quest’anno infatti siamo stati cauti e siamo riu-

Da sinistra, Enrichetta Zamò, Leo Tomarchio e Laura Lionetti

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sciti ad accantonare dei soldi senza penalizzare gli investimenti e senza derogare gli obblighi contrattuali. Risulta un fatturato stabile e uno scarso indebitamento con le banche. L’unico investimento nel 2012 è stato l’acquisto del ter-reno di Bertiolo e la costruzione della struttura che accoglierà gli ospiti della Comunità “Casa e Piazza”. Tale struttura verrà consegnata con ogni probabilità a febbraio 2014.Tomarchio ha anche evidenziato come siano sempre più frequenti le gare d'appalto con cri-teri non idonei, al massimo ribasso, cui Itaca sceglie di non partecipare. Questo vanifica gli sforzi progettuali della Cooperativa perché pro-pone progetti qualitativamente alti ma spesso viene valutato di più l’aspetto quantitativo ed economico. E’ importante comunque evi-denziare che le modalità di lavoro trasparenti, corrette e sempre più all’avanguardia hanno

Il punto successivo che è stato affrontato il nuovo Regolamento organizzativo. Emanuele Ceschin ed Elisa Bassi ne hanno presentato i vari punti, specificando trattarsi di uno stru-mento destinato a tutti i soci e ai lavoratori a tempo indeterminato e non. Due i nuovi artico-li: Art. 18 che regola l'indennità professionale ai Referenti e ai Coordinatori, che verrà calcolata in base a tre livelli individuati di complessità di gestione del servizio (bassa, media, alta); Art. 22 che definisce l'attivazione di un profilo digi-tale per ogni lavoratore e che favorirà i contatti con gli uffici centrali e l'accesso al sistema in-formatico.Il presidente Tomarchio ha poi ricordato che ad aprile 2013 si concluderà il mandato del Consi-glio di Amministrazione in carica e che pertan-to si dovrà rinnovare la Governance attraverso la votazione dei soci in Assemblea, i quali sa-ranno chiamati a votare anche il Regolamento elettorale. Leo Tomarchio e Laura Lionetti non si ricandideranno, ci si avvia ora ad un rinno-vamento che sarà certamente un passaggio di crescita che dovrà essere accompagnato da una continuità nelle competenze e nei valori co-operativi. Tomarchio ha evidenziato come il CdA uscente sia cresciuto in questi tre anni e abbia imparato a governare, ed ha sottolineato con favore come non ci sia stata alcuna defezione nella compagine.Laura Lionetti ed Enrichetta Zamò, le due vice presidenti, hanno esposto il ruolo fondamen-tale del CdA esplicitando anche gli strumenti che sono stati creati per favorirne il compito, come la “Carta dei Valori”. Anche la scelta dei consiglieri territoriali è stata pensata per avvici-nare i soci al Consiglio e il CdA al territorio. A tal proposito quattro consiglieri territoriali Milena, Elisa, Simone e Davide hanno voluto portare la loro esperienza consiliare e le loro prospettive future. Dai diversi interventi è risultato evidente quanto Itaca favorisca la possibilità di crescita

permesso ad Itaca di arrivare in luoghi e ambi-ti dove altre cooperative non arrivano. Anche il progetto FAB, il generatore d’impresa sociale, promosso da Itaca, sta avendo una risonanza nazionale e anche la Provincia di Trento si sta proponendo come partner.Rispetto al Prestito sociale che ha raggiunto un milione di euro depositati in Cooperativa dai soci, si evidenzia che è un prestito che non co-sta nulla, è sicuro (è al di sotto della soglia mas-sima definita), è fluido in quanto i soldi vengono erogati subito dopo la verifica della disponibilità in Cooperativa ed è fruibile e accessibile ai lavo-ratori diventati soci da almeno tre mesi. Risulta un conto/prestito concorrenziale con un punto di interesse del 3,5%, in sede di assemblea è stata votata ed approvata la proposta di aumen-tare di un quarto il punto di interesse che pas-serà al 3,75% lordo.

AttuAlità

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AttuAlità

accompagnando e affiancando passo per passo i soci che sentono di intraprendere un percorso sempre più consapevole di gestione della pro-pria Cooperativa.E' stato spiegato come il CdA abbia maturato la necessità di proporre un corso di formazione per i consiglieri attuali ma anche per gli aspiranti che intendono proporsi alle prossime elezioni. Il corso è aperto anche ai soci interessati a capire meglio come funzionano il Consiglio e la gover-nance. Il corso inizierà a dicembre e si conclu-derà a febbraio 2013 per un totale di 9 incontri a cadenza settimanale, che sarà possibile segui-re anche in video-conferenza dalle diverse sedi della Cooperativa a ciò attrezzate. I temi trattati saranno la storia della Cooperazione, la lettura del Bilancio, funzioni e responsabilità del CdA.La nostra direttrice, Orietta Antonini, ha parlato del Contratto collettivo nazionale di lavoro spie-gando che l'ultimo rinnovo del Ccnl prevedeva tre tranches di aumento, una è stata erogata a gennaio 2012, la 2° e la 3° sono state sospese per i problemi correlati alla crisi delle realtà co-operative nazionali. Le Associazioni di categoria hanno concretizzato la proposta di slittamento delle due tranches a marzo 2013 e a gennaio 2014. E' doveroso ricordare che il 31 dicembre di quest’anno scade il Contratto attuale.Siamo passati subito dopo a parlare con la re-ferente della conciliazione, Chiara Stabile, la quale ha spiegato che, con i fondi non utiliz-zati dalle risorse messe a disposizione per la conciliazione “Tempo per la famiglia” (30.000 euro), si pensa di finanziare il progetto della leg-ge 53 e si è finanziato il progetto già iniziato del “Baby- parking” nelle diverse sedi di Itaca. Sarebbe utile avere un rimando sui servizi pro-posti e sulle idee e necessità delle socie/i.Durante l'assemblea c'è stata anche l’occa-sione di vivere un momento commovente e significativo. Alberto Chicayban ha raccontato il

percorso formativo fatto da una nostra collega di Itaca, Rachele Glorioso, sulla stimolazione musicale. Questo progetto è partito dall'Istituto Sanitario di Psichiatria di Rio De Janeiro, è pas-sato per Trieste ed è approdato in Itaca. Non ci resta che fare gli auguri a Rachele che sicura-

mente utilizzerà al meglio le sue conoscenze anche all'interno della nostra Cooperativa.

Elisa Barbarino e Michela Bernes

La consegna dell'attestato a Rachele Glorioso da parte del maestro Alberto Chicayban, relativo al superamento del percorso formativo "MusicStim". Rachele è la prima operatrice di Itaca ad essere stata

formata in Stimolazione musicale da Alberto.

Dal primo gennaio 2013 rendimento del 3,75% lordo-pari al 3,00% netto (dedotta la ritenuta fiscale sugli interessi del 20%). In pratica un libretto nominativo per depositare i propri risparmi nella Cooperativa Itaca.

PrestitO sOciAleRENDIMENTO AL 3% NETTO DAL 1° GENNAIO 2013

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AttuAlità

sOrvegliAnzA sAnitAriA

Pordenone

Nell’articolo pubblicato sul numero di otto-bre di IT La Gazzetta si descriveva quali siano i principali rischi lavorativi cui sono sottoposte le operatrici che svolgono attività assistenziali ed educative, come quelle della nostra Coo-perativa. Ora intendiamo entrare nel dettaglio della realtà di Itaca, presentando qual è l’esito della sorveglianza sanitaria cui è sottoposto il personale, dalla quale possiamo capire l’entità del rischio, in particolare, ma non solo, quello relativo alla movimentazione manuale dei pa-zienti che, nell’analisi precedente, risultava uno dei principali.La sorveglianza sanitaria è obbligatoria per i lavoratori della Cooperativa in relazione alla mansione svolta ed è effettuata per constata-re l’assenza di controindicazioni al lavoro cui l’operatore è destinato, al fine di valutare la sua idoneità alla mansione specifica. I giudizi che il medico competente emette a seguito delle vi-site mediche possono avere le seguenti speci-ficità: idoneità; idoneità parziale, temporanea o permanente, con prescrizioni o limitazioni; ini-doneità temporanea; inidoneità permanente.In questa sede prendiamo in considerazione le 259 idoneità con prescrizioni/limitazioni degli operatori di Itaca, delle quali il datore di lavoro deve tenere conto per assicurare gli interventi necessari per il loro rispetto.Le prescrizioni relative alla movimentazione manuale carichi/pazienti sono 80 (quasi un terzo del totale), a carico dei lavoratori con pro-blematiche all’apparato muscolo-scheletrico. Le disposizioni possono prevedere il lavoro in coppia, l’utilizzo degli ausili (sollevatori, telini ad alto scorrimento, bagno assistito…), oppure il divieto di lavorare in strutture o reparti con un’utenza più grave dal punto di vista del carico assistenziale (definito dai servizi specialistici e dall’indice Mapo medio o alto) o il divieto gene-rico di sollevare pesi. Queste prescrizioni possono comportare per il preposto la necessità di effettuare modifiche organizzative dell’intero servizio, quali i piani di lavoro e i turni degli operatori, per l’operatore l’assegnazione di mansioni diverse o il trasferi-

mento in altra struttura/servizio. In nessun caso però il lavoratore può essere esposto al rischio per cui ha la prescrizione.La tutela della salute e della sicurezza è per la Cooperativa Itaca fondamentale ed è proprio per questo che l’onere degli interventi a tale scopo risulta elevato. Non va dimenticato che, in alcuni casi, non è possibile evitare - nella riorganizzazione del servizio - che il carico di lavoro che non può svolgere l’operatore con prescrizione ricada sul resto dell’equipe. Se a questa situazione aggiungiamo il lieve ma con-tinuo aumento dell’età media dei lavoratori del-la Cooperativa, nonché l’innalzamento dell’età pensionabile, si può prevedere un quadro in peggioramento del fenomeno.Per questi motivi diventa ancor più necessa-rio puntare sulla prevenzione attraverso tutti gli strumenti a disposizione della Cooperati-va quali:

La formazione, l’addestramento effettuato da •personale esperto o dei tecnici specializzati sull’utilizzo degli ausili, delle attrezzature, dei prodotti, nonché sulle procedure per la movi-mentazione manuale dei pazienti e dei cari-chi. La vigilanza sull’effettiva partecipazione dei lavoratori alla formazione, sulla corretta applicazione delle procedure per la movimen-tazione e la segnalazione di eventuali defezio-ni o resistenze;Gli ausili: verificare la presenza nei servizi •degli ausili necessari, quali sollevatori e ba-gni assistiti, compresi gli ausili minori, quali telini ad alto scorrimento e imbragature per i sollevatori, che divengono per la tipologia di attività lavorativa svolta, Dpc (Dispositivi di protezione collettiva). Importante verificarne il funzionamento, segnalare eventuali neces-sità di manutenzione e vigilare sull’effettivo utilizzo da parte dei lavoratori;Le indicazioni del medico competente: verifi-•care che il lavoratore, anche se idoneo senza prescrizioni, rispetti le indicazioni del medico competente.

Le prescrizioni riguardanti i guanti monouso per l’attività lavorativa riguardano 106 lavoratori, sono emesse a seguito del riscontro da parte

FOCUS SULLE PRESCRIZIONI MEDICHE DELLE LAVORATRICI DI ITACA

del medico di allergie al lattice e alla polvere pre-sente nei guanti, che consentono una migliore vestibilità ma sono irritanti per cute sensibile. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso, su indicazione dei medici competenti, di passare all’utilizzo dei guanti in vinile senza polvere per tutti i servizi. Anche perché l’utilizzo di guanti in lattice con polvere, è stato dimostrato, sensibi-lizza la cute e può comportare manifestazioni allergiche nel lungo periodo anche in soggetti al momento sani. Vi sono tuttavia ancora alcune realtà in cui sono impiegati i guanti in lattice, dove sono comunque a disposizione quelli in vinile per i soggetti allergici con prescrizione medica.

Ulteriori prescrizioni emesse sono quelle le-gate al peggioramento della vista per i video terminalisti e quelle invece dovute a problemi di salute dell’operatore e non legate alla mansione lavorativa, che possono comportare ad esempio l’esenzione dal turno notturno (35 i casi ad oggi) o la fornitura di calzature alternative.

Chiara Stabile

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AttuAlità

lA PAnkA versO lA riAPerturA

Pordenone

Con oggi poniamo la prima pietra verso l’edi-ficazione della nuova strada che ci porterà alla riapertura della sede dei Ragazzi della Panchina. A tutti gli effetti, come da giorni stiamo dicen-do anche ai ragazzi, non si tratta di una vera e propria apertura della sede, ma l’incontro fat-to come associazione all’interno delle stanze dell’ex Asilo di via Selvatico con tutti i ragazzi che vorranno partecipare, avvia di fatto il pro-cesso alla riapertura.I lavori interni da fare sono principalmente la pulitura dalle muffe e successiva pittura dei muri ed in seconda battuta il trasloco di mobili, sedie, armadi, librerie, lavatrice, frigo, fornelli, ecc. Contiamo di poter ultimare questa prima parte degli interventi, verso la riapertura ufficia-le della sede, entro la fine dell’anno. Questo ci permetterebbe di pensare che entro gennaio 2013, con il funzionamento di una linea inter-net e con tutta o quasi la mobilia necessaria, si possa finalmente riprendere con cognizione di causa la quotidianità di una sede aperta tutti i

giorni per l’intera settimana.Il 18 dicembre sarà passato un anno senza sede, un anno che ancora non basterà per dirsi riaper-ti con ufficialità e costanza, però ormai esperti nel fare di necessità virtù, anche solo l’avere le chiavi e poter entrare dentro lo stabile con legittimità ci piace e ci gratifica. I problemi che saremo costretti ad affrontare saranno molti, lo sappiamo, e molti non saranno dipesi da noi, ci teniamo a ribadirlo. Esempio ne è l’impossibili-tà imposta di poter entrare in sede dal cancello di vicolo Selvatico. Le motivazioni per cui que-sto risulterà un problema sono state elencate nel post “La Felicità”, ma non vogliamo correre il rischio di essere additati come non esperti delle dinamiche relazionali di comunità.Noi esperti lo siamo e prevediamo con larghis-simo anticipo possibili problemi, è la possibilità di agire per evitare queste future problemati-che che ci è stato negato. Punto. Detto questo, cercheremo di mettere in campo il massimo delle possibili strategie alternative, per cercare di abbassare al minimo i conflitti che si creeran-no certamente, più di così non possiamo fare,

QUANDO UN BUON GIORNO PREVEDE UN RISVEGLIO

che sia chiaro in partenza a tutti.Altro passaggio fondamentale sarà l’apertura della sede a livello mentale, sia per noi, che per i ragazzi, che per il quartiere, che per la città, che per i cittadini, che per l’amministrazione comunale che sanitaria (intendo Ass n°6) che per le forze dell’ordine. Questo perché gli es-seri umani hanno la magica capacità di modi-ficare i propri assetti logico-mentali-psicologici in relazione all’esistente. Se l’esistente offre la possibilità di nascondere tutto sotto il tappeto allora “zac”, su il lembo, avanti con le scope e via che buttiamo tutto sotto! Poi, quando acca-drà (perché è certo che accadrà), che qualcosa o qualcuno uscirà da sotto il tappeto (e sarà mega incazzato certamente provate voi a stare nascosti a forza sotto sequestro sociale) sve-lando il segreto, tutti a condannare la polvere, poi chi ha fabbricato il tappeto, chi lo ha alzato, chi ha usato le scope, chi lo ha abbassato, chi ci ha camminato sopra, ecc.L’apertura della sede creerà tutto questo, alzerà il tappeto facendo vedere lo schifo che ci sta sotto… e non lo farà per il puro piacere di farlo vedere, questo schifo intendo (uno potrebbe dire: lascialo a terra ‘sto tappeto, fin tanto che non esce nulla o fin tanto che riesce a contene-

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re andiamo avanti sereni, “occhio non vede, te-sta non pensa” e poi… vabbè poi ci pensiamo, magari sto poi arriva che io non ci sono...) ma perché è necessario. Il fatto è che noi pensiamo che se le cose non emergono, non emergono soluzioni capaci di far abbandonare il tappeto. Lo scopo è eliminare il tappeto. Senza tappeto si è costretti a dare dignità d’esistere a ‘sta pol-vere, che tutti noi assieme produciamo, e sia-mo costretti a doverci migliorare come esseri umani e non per un po’ di tempo, quello che serve per spegnerci di nuovo, ma per sempre. Ci costringere ed essere cittadini attivi.Ecco il punto, l’apertura della sede a livello

mentale… l’apertura della sede costringerà il pacchetto Pordenone al risveglio, non fine a se stesso, ma come cittadini che hanno a cuore il proprio territorio, con tutti quelli che ci abitano sopra. Buon Giorno a tutti.Info e contatti: http://iragazzidellapanchina.wor-dpress.com

Stefano Venuto

serenO nAtAle

buOn 2013LA COOPERATIVA ITACA AUGURA BUONE FESTE

&

L'ex Asilo di via Selvatico

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Pordenone

Gian Luigi Bettoli ricorda il padre Mario, parti-giano e dirigente sindacale, scomparso il 25 novembre. Qui di seguito una sintesi del testo predisposto da Gigi. Per scaricare la versione integrale www.storiastoriepn.it/blog (fdp)

Anche se mi è stata chiesta in questi giorni da più parti, questi non vogliono essere i primi appunti per una biografia di mio padre, ma solo alcune sintetiche puntualizzazioni fattuali, testimonian-ze personali ed indicazioni bibliografiche per chi quella biografia vorrà scrivere. Questo per due motivi, uno storiografico ed uno personale.

Quello storiografico è evidente: la necessità di mantenere un minimo di distacco emotivo dal-le persone ed avvenimenti con i quali ci si trovi per vari motivi in relazione, pena il venire meno di quella lucidità che è obbligatoria, anche per una narrazione "coinvolta". E questo a maggior ragione in considerazione del debito personale che ho nei confronti di Mario, per le infinite vol-te in cui lo ho interrogato, gli ho chiesto consi-

glio, ho discusso con lui. Il motivo personale è la scelta di riservatezza – che voglio rispettare - di Mario Bettoli, persona tanto impegnata ener-gicamente nella vita pubblica quanto schiva (di-rei sostanzialmente timida) nell'evidenziare in qualsiasi modo il suo ruolo.

La riservatezza era un dato caratteriale tipico dei militanti politici venuti dal basso, dal mondo contadino ed operaio dell'Ottocento e Novecen-to, prima che il boom del secondo dopoguerra e la scolarizzazione di massa trasformassero l'im-pegno a tempo pieno nel sindacato e nei partiti "di classe" in una forma diffusa ed ordinaria di crescita sociale, veicolo della trasformazione di avanguardie proletarie ed attivisti studenteschi in un ampio ceto medio professionale, versione postmoderna della "classe politica". Chi era ap-partenuto alle generazioni precedenti, se non esente in assoluto da questi fenomeni, si era dovuto confrontare con la realtà della povertà e delle privazioni, ma anche con una socialità poi disintegrata dalla modernizzazione. Ed ave-va dovuto apprendere come l'organizzazione fosse una via obbligata per la promozione di esigenze collettive: un'organizzazione che era dovuta diventare rivoluzionaria - talvolta per ne-cessità oggettiva oltre che per scelta - di fronte al costruirsi della prima dittatura totalitaria del

nOMe di bAttAgliA: innOMinAtO"ISTRUZIONI DI UNA BIOGRAFIA CHE NON SCRIVERò"

AttuAlità

pianeta, negli anni '20-'40, ed all'imperativo poi di rovesciarla attraverso una aperta guerra di Liberazione.

Una testimonianza personale: quando fui io a riconoscere per primo, tra le pagine di una pon-derosa storia della Resistenza, una sua scono-sciuta foto, scattata mentre neanche ventenne commemorava un compagno di lotta caduto, lui non solo non se ne compiacque, ma osser-vò che durante la Resistenza era vietatissimo fare fotografie, per ragioni di sicurezza.

(…)

Dall'Azione Cattolica alle Brigate Garibaldi

Mario Bettoli nasce nell'allora comune auto-nomo di Vallenoncello, settimo di nove figli di Giovanni, muratore, e di Giovanna Battiston. Le famiglie sono di origine contadina, piccoli pro-prietari della Bassa Pordenonese, tra Fagnigola di Azzano Decimo e Villaraccolta di Pasiano. Per tutta la vita continuerà modestamente a presentarsi come "el setimo fiòl de la Giovana", a volte con la soddisfazione di un riscatto di classe, come quando – sindaco comunista – si

Foto di Danilo De Marco

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troverà a trattare con il conte di Porcia e Bru-gnera, proprietario terriero e Reichsfürst [Prin-cipe dell'Impero], presentatosi con tutti i suoi attributi nobiliari.

Durante l'infanzia la famiglia si trasferisce a Bor-gomeduna, sobborgo operaio di Pordenone, e Mario vi frequenta le scuole elementari, suben-do – come gli altri fratelli più piccoli – l'umiliazio-ne di vedersi sottovalutare - addirittura proporre la retrocessione di una classe - a causa della provenienza dalle scuole del vicino comune ru-rale. Ciò nonostante, frequenterà poi anche le scuole serali di avviamento commerciale, pur conservando in seguito il vezzo di dichiarare di aver conseguito solo la licenza elementare. In realtà Mario acquisisce progressivamente una notevole cultura da autodidatta, che accompa-gnerà sempre con una grande sensibilità per la conservazione dei patrimoni archivistici delle istituzioni di cui è stato esponente, conscio del fatto che le distruzioni materiali contribuiscono in maniera decisiva a disperdere il patrimonio culturale a loro collegato.Un episodio che segnerà la sua infanzia sarà la condanna della madre, a causa di un furto campestre: tipica attività di ricerca alimentare per soddisfare le mai esauste esigenze di una famiglia povera e numerosa. Dopo i primi lavori

come garzone (ad esempio presso un denti-sta), imparerà il mestiere di lattoniere idraulico, qualifica con la quale sarà assunto alla Zanussi, officina meccanica che – diretta dal fondatore Antonio - produce cucine economiche. Duran-te l'occupazione tedesca del 1943-1945 Mario è tra gli operai soggetti alla leva che vengono sottratti all'arruolamento nell'esercito fascista, grazie alla dichiarazione di indispensabilità per le produzioni belliche redatte dalla Zanussi, il cui direttore amministrativo, Eugenio Pamio, è il rappresentante del Pci nel Comitato di Libe-razione Nazionale di Pordenone. Mario, nel frat-tempo, collabora con la Resistenza, approfittan-do della frequenza della scuola tedesca presso la sede della GIL (Gioventù Italiana del Littorio) per sottrarre esplosivi dai vicini depositi degli occupanti, che poi vengono presi in consegna dai GAP di Mario Carli e consegnati alle forma-zioni partigiane della montagna (...)

Sindacato, partito e "doppia tessera" negli anni del Fronte PopolareMentre sta ancora frequentando il corso, Bet-toli viene eletto nel primo Comitato federale della Federazione del Pci, che si costituisce nel congresso del 29-30 gennaio 1949. Oltre a ri-

levarne l'assenza a causa della frequenza della "scuola sindacale", si annota che fa parte della Commissione stampa e propaganda del parti-to. Ma le vicende politiche di Bettoli da questo momento in poi prendono un'altra strada.

Siamo in una fase in cui il Partito Socialista Ita-liano a livello nazionale è sull’orlo del tracollo organizzativo, ed avviene al suo interno una svolta politica. Dopo la breve gestione centrista avviata dal congresso di Genova dell’anno pre-cedente con la segreteria dell'ex dirigente azio-nista Riccardo Lombardi, il XXVIII congresso del maggio 1949 segna il ritorno alla segreteria della sinistra di Pietro Nenni e Rodolfo Moran-di, che pone al centro della sua politica il Fronte Popolare con il Pci. Pur in mancanza di riscontri certi a livello locale, non si può non rilevare il passaggio di quadri comunisti al Psi nei mesi in cui la sinistra socialista riconquista il controllo del partito con un risicato 51% dei voti. E' in questa fase che Mario Bettoli ed un altro ex co-mandante partigiano, Mario Maschio "Pipetto", vengono inviati a riorganizzare la Federazione del Psi di Pordenone, con lusinghieri risultati, stando a quanto rileverà l'anno successivo Ma-rino Mazzetti, un ispettore della Commissione centrale organizzazione del Pci.

Al suo rientro dal Convitto Rinascita, Bettoli viene inserito nella segreteria della Camera del Lavoro di Pordenone, in funzione di segretario generale aggiunto, in quota socialista, a fianco del segretario generale Emilio Fabretti. Con-seguentemente, insieme a Fabretti, è inserito anche nella segreteria della Camera Confedera-le del Lavoro della provincia di Udine, da cui la Cgil pordenonese dipenderà fino all'autonomia, conquistata nel 1953. Contemporaneamente, nel luglio 1949, il vicesegretario socialista della Camera Confederale del Lavoro di Udine Azzo Rossi propone di eleggere Bettoli anche a se-gretario della Federazione socialista di Porde-none, anche se l'iniziativa non incontra il favore di un vecchio ed autorevole militante come Co-stante Masutti, che in quegli anni ha contribuito a riorganizzare la presenza del Psi nella zona.

Gian Luigi Bettoli

Presidente Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia

AttuAlità

Foto di Sara Rocutto

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AttuAlità

Udine

Proseguiamo con la seconda parte dell’elencazione riguardante gli interventi/azioni che il piano regionale prevede, ricordando che tutte le informazioni e il testo integrale del provvedimento si possono trovare nel sito della Regione Friuli Venezia Giulia www.regione.fvg.it sezione Famiglia/Casa. Il piano era stato presentato nel corso del convegno “Il piano regionale degli interventi per la famiglia 2012-2014”.

PRESENTATE LE LINEE GUIDA DEL PIANO REGIONALE 2012-2014

interventi Per lA fAMigliA (2)

AREA DI INTERVENTO AZIONE DESCRIZIONE

Risorse e famiglia Carta Famiglia: benefici comunali/locali. La Carta Famiglia (richiesta nel comune di residenza) è lo strumento utilizzato per accedere a benefici inerenti la fruizione di servizi significativi nella vita famigliare. L’intensità dei benefici è graduata in 3 fasce. I benefici possono essere a livello regionale o locale. Per i benefici a livello locale è responsabilità di ogni comune scegliere che azioni sostenere.

Risorse e famiglia Fondo abbattimento rette nido d’infanzia.

Sostegni economici per aiutare le famiglie a sostenere l’importo delle rette per i nidi d’infanzia. Con attestazione indicatore ISEE non superiore ai 35.000.

Risorse e famiglia Iniziative economiche a sostegno delle famiglie numerose.

Sostegno a famiglie nel cui nucleo famigliare sono presenti 4 o più figli di età inferiore ai 26 anni. Consiste nell’erogazione diretta di fondi per l’acquisizione di beni o servizi.

Risorse e famiglia Sostegno alla solidarietà, alle adozioni e all’affidamento familiare.

La regione sostiene le famiglie che intendono adottare un bambino di cittadinanza non italianae garantisce la tutela dei minori italiani e stranieri in situazione di difficoltà o di abbandono. I fondi vengono gestiti dal servizio sociale dei comuni sostengono: spese sostenute per adozioni, sostegno all’affido familiare.

Risorse e famiglia Sostegno economico ai genitori affidatari di figlio/i minori in caso di mancata corresponsione da parte del genitore obbligato delle somme destinate al mantenimento.

La regione garantisce un sostegno economico, attraverso il servizio sociale dei comuni, al genitore affidatario (con ISEE inferiore a 21.368,30) qualora l’altro genitore non provveda al versamento della somma stabilita. I fondi sono stanziati e trasferiti in relazione alla popolazione minorile residente.

Risorse e famiglia Voucher per l’accesso a servizi e prestazioni destinati alle famiglie per genitori che, per motivi connessi alla cura e all’educazione dei figli, hanno dovuto abbandonare il lavoro.

L’intervento è rivolto a favorire il reinserimento lavorativo dei genitori, istituendo voucher per l’accesso a servizi e prestazioni destinati alle famiglie, in coordinamento con le politiche regionali per il lavoro.

Enrichetta Zamò

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AttuAlità

Udine

“La cooperazione di Legacoop Fvg, in questi anni di crisi, ha dato importanti segnali di tenu-ta, registrando anche una crescita occupazio-nale e passando da 13.800 addetti (tra soci e dipendenti) del 2007 ai 16.500 del 2011. Tutta-via i segnali per il 2013 non sono rassicuranti. Anche per questo motivo auspichiamo che, all’interno del mercato del lavoro, vengano introdotte semplificazioni delle tipologie con-trattuali e flessibilità oltre che la riforma degli ammortizzatori sociali, la formazione e i servizi per l’impiego.”Lo ha affermato Daniele Casotto, direttore di Legacoop Fvg, aprendo i lavori del convegno “La riforma del mercato del lavoro”, organizzato dalla Lega delle Cooperative regionale e rivolto alle proprie associate per offrire loro strumenti aggiornati per fare chiarezza su tutte le novità che la cosiddetta riforma Fornero impone, ad esempio, su contratti, cassa integrazione, am-mortizzatori sociali.“Uno degli aspetti più rilevanti della riforma – ha proseguito Casotto – ha riguardato gli Aspi, As-sicurazioni sociali per l’impiego, che entreranno in vigore dal primo gennaio 2013 in sostituzione degli attuali ammortizzatori sociali. In quest’otti-ca abbiamo guardato positivamente al fatto che siano stati accolti gli emendamenti proposti da Legacoop inerenti la sperimentazione per tre

anni per il sostegno e promozione di nuove co-operative anche nate da situazione di crisi”.Sull’importanza delle politiche attive si è soffer-mato Domenico Tranquilli, direttore regionale dell’Agenzia del Lavoro, che ha ricordato come sia importante, anche in ambito cooperativo, promuovere le possibilità offerte dalle legge Marcora per la creazione di lavoro imprendito-riale, anche partendo dalle tante imprese o set-tori di impresa al momento in difficoltà.Presieduto dal vicepresidente vicario di Lega-coop Fvg, Roberto Sesso, l’incontro ha visto inoltre la partecipazione di Claudio Riciputi, dell’ufficio Politiche del lavoro, relazioni in-dustriali e previdenza di Legacoop Naziona-le e di Gianfranco Piseri, componente della presidenza nazionale di Legacoop Servizi e responsabile della delegazione trattante sul Ccnl multiservizi.Hanno portato il loro contributo anche Miche-lino De Carlo, referente regionale Inps per gli ammortizzatori sociali, il consulente legale di Legacoop Fvg, Stefano Fruttarolo, e Flavio Ri-vellini, ispettore del lavoro della Direzione regio-nale del lavoro Fvg. Le conclusioni al convegno sono spettate al presidente di Legacoop Fvg, Enzo Gasparutti.

CRESCE L’OCCUPAZIONE. NUVOLE SUL 2013

legAcOOP fvg: 2012 POsitivO

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AttuAlità

Ravascletto

Prosegue la pubblicazione dei racconti a cura di Gigi Fasolino e Sara Burba, operatori di Itaca, che hanno creato nove racconti legati al percor-so nel bosco, già strutturato su nove postazioni con le statue lignee di altrettanti personaggi mi-tici, come richiesto dal Comune di Ravascletto.

IL LòF, LA BOLP E MARTIN DA GNOCA (tratto da una leggenda locale)

Mentre gli uomini correvano per le strade in-seguendo gli animali imbizzarriti, due di loro, niente affatto domestici, si incontrarono ca-sualmente al limite del bosco di Voscjanazies: il lupo e la volpe.Era tanto tempo che non si vedevano e dopo baci ed abbracci decisero di scendere anche loro in paese incuriositi dai tumulti. Lungo il cammino alla volpe, che dei due era la più bi-richina, venne una brillante idea: “Compare – disse – perché non andiamo nella cantina di Martin Da Gnoca dove c’è ogni ben di dio e ci facciamo una scorpacciata coi fiocchi come ai vecchi tempi? – Il lupo approvò con entusiasmo e furtivamente scesero veloci sino alla casa di Martin. Controllarono che tutto fosse tranquillo e quatti quatti si intrufolarono nella cantina. La luna che timidamente si affacciava tra le monta-gne illuminava a sufficienza quell’antro oscuro, svelando che, appesi al soffitto, c’erano salami, salsiccie, musetti, ossa e profumate pancette. Sotto, su alcuni ripiani, facevano bella mostra formaggi e ricotte; su un tavolo c’era una gran-de bacinella piena di buon latte sopra al quale si era formato uno strato di panna. La volpe si leccò i baffi soddisfatta e con gusto iniziò a mangiare un po’ di questo e un po’ di quello badando a non riempire troppo la pancia. Il lupo invece non seppe trattenersi e con ingordigia si abbuffò di tutto quello che poteva. Il loro spun-tino notturno fu interrotto bruscamente dal tonfo che l’orcolat provocò cadendo e i secchi del latte, rovesciati dal sussulto, provocarono anch’essi un frastuono tremendo. Martin, che

UN FANCIULLO TRA ORCHI, AGANE, LUPI E VOLPI

PercOrsO ludicO degli sbilf di MOnAi

era appena rincasato, udì il rumore e si precipi-tò in cantina per controllare che non ci fossero danni. La volpe, più veloce che potè uscì fuori, mentre il lupo, appesantito dal tanto mangiare, rimase intrappolato. Martin, sorpreso dai due ospiti, afferrato un grosso bastone, menò col-pi sul povero lupo finchè la bestia non riuscì a scappare. I due compari si ritrovarono un po’ più avanti ”Ohi ohi quante botte – disse il lupo- sono mez-zo accoppato.” “Tu – disse la volpe che non aveva ricevuto nemmeno una botta – guardami non riesco nemmeno a camminare – piagnucolò. “E se Martin ci raggiunge non so come farò…”“Dai – disse il lupo che a stento riusciva a muoversi – ti porterò io” e si caricò sulle spalle l’amica che tra sé e sé si sbellicava dalle risa.Avanzarono faticosamente per un po’ e la volpe non ancora contenta della sua bravata iniziò a canzonare il povero lupo: “Din dan il malàt al puarta il san.” “Che dite comare?”- chiese il lupo insospettito. “Niente niente niente – si premurò di rassicu-rarlo la volpe – ho bevuto tanto siero che la lin-gua mi si impasta e parlo male.”Procedettero così ancora per un po’ e la volpe di nuovo non si trattenne: “Din dan il malat al puarte il san.” Questa volta il lupo ascoltò più attentamente, ma ancora non colse in pieno il senso della canzoncina: “Cosa cantate coma-re?” chiese ancora. “Nulla nulla, ho mangiato tanto aglio che la lingua mi va storta.” Rispose la volpe, che fatti alcuni passi no resistette a

Disegno di Giovanni Di Qual

canticchiare nuovamente: “Din dan il malat al puarte il san.” Il lupo che stava con le orecchie tese comprese tutto, si fece rosso di rabbia e scagliò lontano la volpe che ruzzolò un pezzo lungo il pendio. Poco dopo, fingendosi pentita, lo raggiunse vi-cino ad un laghetto che non avevano mai visto prima e mentre si specchiavano sulla superfi-cie dell’acqua pensò bene di inventarsi un altro scherzo da fare al suo amico tontolone: - Guar-date compare, in fondo al pozzo qualcuno ha lasciato cadere un meraviglioso formaggio, se ci beviamo tutta l’acqua possiamo poi mangiar-celo e finire in gloria la serata!- Il lupo ancora indispettito non potè fare a meno di ammirare tanta bellezza e sentendo che per la paura e il cammino nella sua pancia si era formato un posticino, suo malgrado dette ancora ascolto alla sua amica e iniziò a bere. La volpe furbona fingeva di bere mentre il lupo con il suo pancio-ne gonfio scivolò pericolosamente in fondo al lago rischiando più volte di annegare. Stravolto si portò a riva e si rivolse meravigliato ad inter-rogare la compagna che si stava sbellicando dalle risa alle sue spalle: - Quanto sei ingenuo gli disse, non avevi capito che era solo la luna che si specchiava nel pozzo?-Afflitto e frustrato il lupo non ebbe nemmeno la forza di arrabbiarsi, inoltre tutta quell’acqua gli aveva procurato un gran mal di pancia!.

Sara Burba e Gigi Fasolino

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AstA di beneficenzA OrchestrAziOne n.20

Portogruaro

Solidarietà e arte vanno a braccetto dal 17 al 23 dicembre a Portogruaro dove nella Villa Co-munale verrà allestita una mostra dedicata alle opere 20x20 esposte alla manifestazione arti-stica, ormai giunta alla sua ventesima edizione, denominata Orchestrazione, che ha avuto luogo all’interno della Galleria comunale Ai Mo-lini e dintorni dal 20 al 28 ottobre.I cittadini avranno, così, l’occasione di rivede-re, in orario di apertura del Comune, i lavori proposti dai 160 artisti che hanno partecipato all’evento con un proprio contributo artistico in

previsione dell’Asta di beneficenza delle opere di Orchestrazione n.20 che si terrà in orario po-meridiano dalle 16 alle 19.30.Le opere esposte si caratterizzano per il piccolo formato, 20 cm x 20 (per ulteriori 20 cm in caso di opere tridimensionali), e diventano espres-sione dei linguaggi più diversi: dalla pittura alla scultura, dalla fotografia all'incisione e dalla gra-fica all'installazione.Oltre cento degli artisti protagonisti della vente-sima edizione di Orchestrazione hanno donato la loro opera all’associazione culturale Porto dei Benandanti che devolverà il ricavato dell’asta a due associazioni: Emergency e AitSaM. (Asso-

Portogruaro

Domenica 18 novembre abbiamo partecipato con un banchetto espositivo alla Fiera delle Associazioni. Il nostro gruppo ha deciso di confezionare dei personaggi fatti con ovatta, sabbia e le lenzuola della Asl n.10 (lavate e disinfettate, ovviamente) da poter usare come ferma porta o ferma libri, o anche come soprammobile.Il pubblico ha gradito tantissimo gli oggetti, tanto che ce ne sono stati ordinati un centinaio… quindi grande lavoro creativo in quel di Fossalato. Non è finita:

parteciperemo con un fantastico presepe alla Mostra dei Presepi di Ceggia, dal 22 dicembre al 13 gennaio in Villa Bragadin. E poi tantissime novità per il 2013

Buon Natale e auguri per l’Anno Nuovo.

Firmato: B.I.R.U.Art Clikka mi piace su Facebook

ciazione tutela salute mentale di Portogruaro).La prima realtà è un'associazione italiana in-dipendente e neutrale, presieduta da Cecilia Strada, nata per offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà; la seconda è una onlus apolitica, aconfessionale, diffusa a livello nazionale, costituita da malati, familiari, volontari e sostenitori che credono nella presa in carico e in concreti progetti di pre-venzione, cura e riabilitazione della malattia e di sostegno e orientamento della famiglia.Tutte le opere in vendita verranno messe on line sul sito http://orchestrazioni.wordpress.com/ con particolare distinzione del lotto I dal lotto II.Info: 338 3135999 (Roberto Ferrari)

SOLIDARIETà E ARTE SI INCONTRANO IL 22 E 23 DICEMBRE A PORTOGRUARO

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biruArt A sAnt’AndreAIL LABORATORIO CREATIVO DELLA CTRP DI FOSSALATO ALLA FIERA DELLE ASSOCIAZIONI

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AttuAlità

“sguArdi e POche PArOle”Ragogna

Cjase San Gjal, 16 ottobre 2012. Quando sono entrata quel mattino, gli ospiti mi sono venuti incontro “vistus da fieste” e il cuore un po’ per-plesso. Come mai tanta confusione dove c’è sempre tranquillità? Come mai il profumo dei fiori di campo nella sala? Come mai “Cjase San Gjal” si è vestita di tanti nuovi sguardi?In seguito al terremoto, il 3 settembre 1976, la cittadina svizzera di San Gallo donò un edificio prefabbricato al Friuli… da sette anni ormai è la casa di Loretta, Dino, Bruno, Ileana, Tiziano, Enrichetta, Antonella, Roberto, Luigi, Fabio, Da-nilo, Antonio, Claudio, Graziella.Questo giorno, questa festa è soprattutto per loro: per celebrare le loro vite, fatte di tanto dolore ed ora di tanta serenità, fatte di ricor-di, belli e brutti. Vite che hanno forse trovato un significato… tra queste colline e tra queste montagne, tra gli uomini e le donne di questo paese, che ci ha adottato.Le parole del parroco di Ragogna, Prè Tunin, ci hanno confortato e compreso, perché vengono da un cuore aperto, da un cuore buono. Le voci commoventi del Coro degli Alpini, che hanno visto tanto, ma forse non si abituano mai alla vera gratitudine.

Ora, i volti degli abitanti di “Cjase San Gjal” scorrono lungo i muri della loro casa, proprio “sguardi e poche parole”. Andrebbero guardati almeno una volta.A luci spente, un grazie a loro, perché possiamo essere per un po’ i loro compagni di viaggio, un

grazie sincero a tutti i colleghi, senza riserve, e infine un grazie a chi, in quel dì, ci ha voluto donare profumi e colori.

Francesca Bettini

A CjASE SAN GjAL SI FESTEGGIA LA VITA

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PrAnzO dei centri sOciAli

San Vito al Tagliamento

"Ristorante Adriatico" a Villotta di Chions: questa è stata la meta scelta da noi animatrici per il pranzo di tutti i Centri sociali Anziani dell'Ambito di San Vito al Tagliamento tenutosi lo scorso 13 novembre. Un evento anche quest'anno perfettamente riuscito.Bello, confortevole, elegante, arioso, moderno, raffinato, accogliente. Questi sono stati alcuni dei giudizi espressi dai nostri utenti riguardo al locale. In merito al menù i pareri sono stati ancora più positivi. A mezzogiorno era previsto l'arrivo degli anziani in ristorante e alle 12:30 i camerieri hanno iniziato ad allietare i tavoli servendo le deliziose pietanze. Nel menù

affettati misti della casa con crostino d'oca affumicato, insalata russa e olive ascolane; risotto alla crema di melanzane, mentuccia e asiago; gnocchi ai carciofi e ricotta affumicata; vitello con patate al forno e insalata; torta alla crema della casa, caffè e digestivo.Il gruppo che ha partecipato all’iniziativa è risultato come sempre consistente e numeroso, ecco i numeri: 156 in totale le persone presenti al pranzo, 141 gli anziani partecipanti (42 di San Vito, 26 di Morsano, 11 di San Giovanni di Casarsa, 16 di Bagnarola, 14 di Sesto al Reghena, 8 di Cordovado e 24 di San Martino al Tagliamento); 10 le educatrici di cui 7 di Itaca (Flavia, Anna, Francesca, Chiara, Sara, Vanessa e Marta), 2 comunali (Francesca

INCONTRO CONVIVIALE TRA GLI ANZIANI DELL’AMBITO SANVITESE

e Lena) e una Lsu (Stefania); 4 le autorità (1 di San Giovanni di Casarsa, l'assessore Di Lorenzo, 2 di Morsano ovvero il sindaco Giuliano Biasin e il vicesindaco Roberta Zanet, e 1 di Sesto al Reghena, l'assessore Marcello Del Zotto); 1 assistente sociale presente per i saluti (Stefania Francescutti del Centro diurno di San Vito); 1 assessore di San Vito presente per un saluto iniziale (Maronese); 1 referente di Itaca (Giovanna Artico); 3 le corriere prenotate con la ditta "Friulbus" di Casarsa per il trasporto degli anziani; 2 le macchine chieste in Ambito per i Centri di Cordovado e Sesto al Reghena.Come sempre il numero di donne è stato decisamente superiore a quello degli uomini, tra gli anziani, infatti, più del 90% erano di sesso femminile. Quella del 13 novembre è stata un'uscita molto apprezzata, un momento di aggregazione e di ritrovo che ormai è diventato un vero e proprio appuntamento tradizionale. Voci allegre che non hanno perso lo smalto della gioventù, sorrisi sinceri e tanti abbracci hanno caratterizzato questo incontro, trasformandolo in una giornata di festa e spensieratezza.

Flavia Cudini

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ettA rAccOntASTORIE DI VITA DALLA CASA ANZIANI DI MUGGIA

Trieste

Antonia - Antonietta Russignan - chiamata Etta, nasce a Muggia il 17 novembre 1915 da Maria Derin e Francesco Russignan (chiamato Chec-co Birbo). I Russignan hanno antiche origini a Muggia come quelli di Isola d’Istria, sono cono-sciuti per il loro mestiere di valenti pescatori e di paron de barca sui loro natanti da più gene-razioni nel Comune di Muggia. Spesso, hanno esercitato assieme al duro lavoro di pescatori anche l’attività per la vendita nelle vecchie pe-scherie ormai scomparse. La storia di queste famose pescherie e delle attività collegate, meriterà un’altra puntata per quanto riguarda i ricordi dei nostri anziani.Etta è una donnina “piccola così” come canta-va Lucio Dalla, ha ancora un bel viso e i capel-li bianchi dai riflessi biondi, un sorriso dolce e spontaneo che rallegra i suoi 96 anni. Riferisce in breve la sua storia, soprattutto quel pezzo di vita che ha lasciato in lei ricordi che non si pos-sono cancellare. “Avevo vent’anni o poco più, mio papà Checco pescava e la mamma aveva il banco di vendi-ta alla Pescheria Centrale sul Mandracchio; la vita anche se modesta scorreva abbastanza tranquilla. Correva l’anno 1937 a Muggia e nel territorio c’era la punta più acuta della repres-sione fascista. La cittadina con i suoi cantieri e i suoi operai erano le spine sul fianco del re-gime. Ogni piccolo diverbio o protesta per un miglioramento, o qualsiasi idea contraria, erano duramente contestati e puniti. Nell’agosto dello stesso anno avvenne a Mug-gia un gravissimo fatto per la nostra comunità. Un giovane antifascista, Mario Rossetti, a se-guito di un precedente diverbio nella Trattoria

“da Cattai” (oggi Primavera) con un gruppo di fascisti, fu ucciso a revolverate nella centralissi-ma Piazza Marconi. Nonostante il divieto delle autorità di celebrare un funerale pubblico, ordinando che si svolges-se quello strettamente privato, una marea di gente si presentò per accompagnare il defunto fino al cimitero di Muggia con tante corone di fiori e portando in mano i garofani rossi.Nonostante l’imponente schieramento delle forze dell’ordine, molti scavalcarono i muri di cinta del cimitero poiché le entrate erano sta-te chiuse. Muggia visse nell’occasione un mo-mento quasi d’insurrezione e gli arresti furono più di un centinaio. I brevi processi o interro-gatori portarono a una trentina di condanne al confino. Diversi antifascisti furono costretti a espatriare per sottrarsi alla cattura; molti di quelli che avevano partecipato ai funerali, dopo il rilascio e l’ammonizione, non trovarono più lavoro”Nota di Ina: risulta dai testi consultati e dalle testimonianze scritte che i muggesani inviati al confino furono 45, molti furono rilasciati, ma di tutti restarono tracce negli incartamenti di polizia che si usarono poi in seguito durante il periodo dell’occupazione tedesca e che costa-rono a molti l’internamento nei campi di con-centramento.“Checco Birbo, mio papà - prosegue Etta -, fu spedito a Ventotene, la famosa isola degli irriducibili, dove ha conosciuto tanti personag-gi famosi. Io fui confinata a Miglionico vicino a Matera, un paese della Basilicata situato tra due fiumi e arrampicato su una collina rocciosa a 400 metri d’altezza. Anche mamma Maria, fu inviata in un paese della stessa provincia dopo averle tolto la licenza della pescheria. Uguale

sorte per i parenti prossimi: una famiglia disper-sa e divisa senza alcun senso organizzativo e nessuna pietà per lo smembramento del nu-cleo che aveva figli e nipoti in giovane età”.Etta racconta che fu alloggiata presso una fa-miglia del posto, che con il sussidio di poche lire assegnato dal governo per ogni internato, cercava - data la gran miseria - di tirare avanti. “Erano buoni e gentili – racconta – e mi teneva-no cara come una figlia, ma io che non ero mai stata via da casa, soffrivo lontano dai miei geni-tori, e per ben due mesi ho pianto dalla mattina alla sera”.“Fortuna volle che riuscissero a salvarsi nel cli-ma tremendo di quei giorni e tornare a Muggia, meno che papà Francesco che finì nel campo di concentramento di Dachau. Quando tornò (la nipote Edera dice che ha conservato ancora la divisa a righe), era in uno stato pietoso. Nel dopoguerra ritornarono all’antico mestiere met-tendo prima una pescheria in Calle Oberdan e in seguito un piccolo chiosco in via Borgolauro, quella stradina situata tra la via D’Annunzio e la XXV Aprile”. Ma per la nostra Etta non tutto fu così trauma-tico. Si sposò con un giovane di Avellino che in confronto a lei era un gigante: Nicola Marino, conosciuto mentre faceva il servizio militare nella nostra zona. Ebbero un figlio maschio, due nipoti e finalmente vennero gli anni miglio-ri, quelli che tutti si guadagnano faticosamente dopo tante traversie.

Antonino Ferraro

vuOi cOntribuire A it lA gAzzettA di itAcA?Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a: [email protected] oppure al fax 0434 253266.

Per informazioni ed eventuali proroghe chiama il 348 8721497.

Il termine ultimo per il numero di gennaio è GIOVEDì 20 DICEMBRE ALLE ORE 9.Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.

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geMellAggiO trA sAn MArtinO e vAlvAsOne

San Martino al Tagliamento

Il Centro diurno di San Martino al Tagliamento giovedì 25 ottobre si è recato in visita alla Casa albergo Colledani Bulian di Valvasone per una allegra castagnata. All'arrivo gli anziani sono stati subito ben accolti dagli ospiti e dagli ope-ratori della Casa, i quali attendevano trepidanti e ansiosi il loro arrivo. Alcuni volti per loro erano già conosciuti (compaesani, vecchi compagni di classe, amici di gioventù o ex frequentatori del Centro) e quindi forte è stata l'emozione nel rivedersi dopo tanto tempo.Tutti si sono riuniti in un salone allestito per l'oc-casione e per rompere il ghiaccio hanno subito iniziato ad intonare a squarciagola la canzone simbolo del Centro anziani, "La canzone della terza età", seguita poi da tanti altri canti popo-lari. Dopo poco ecco pronte e servite le caldar-roste, cucinate con bravura da alcuni volontari e innaffiate con varie bibite e un po' di buon vinello; è stato anche servito un goloso dolce (un rotolo a base di nutella e marmellata) cuci-nato da un'operatrice della Casa albergo. Una tombolata di gruppo con ricchi premi floreali ha contribuito a rendere ancor più divertente il pomeriggio e ha favorito l'integrazione e l'inte-razione tra i due gruppi di anziani.

A dare risalto alla giornata sono intervenuti l'assessore alle politiche sociali di Valvasone, Sandra Bono, il sindaco di Valvasone, Markus Maurmair, e il vicesindaco di Valvasone, Oriano Biasutto, l'assistente sociale di San Martino, Arzene e Valvasone Giorgia Venturuzzo e un giovane ma bravo fisarmonicista, Paolo Forte di Arzene, che ha allietato il pomeriggio con la sua musica e ha fatto sì che alcuni nonni pren-dessero coraggio e si cimentassero in balli e danze in centro sala sia tra di loro che con noi animatrici.La giornata ha rappresentato un'occasione per trascorrere assieme e in allegra compagnia qualche ora e scambiarsi qualche chiacchiera. Alle 17.30 il pomeriggio festoso si è dovuto concludere per i trasporti e i rientri a casa degli utenti del Centro di San Martino. Tutti sono sa-liti sul furgone con una bella sensazione e con la consapevolezza di aver condiviso con altre persone alcune ore gioiose.Molto probabilmente questa bella iniziativa si ripeterà a dicembre in occasione della Festa di Santa Lucia e noi animatrici stiamo già organiz-zando e pianificando l'evento.

Flavia Cudini e Anna Truant

LA CASTAGNATA DEI CENTRI SOCIALI ANZIANI

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bAMbini A QuAttrO zAMPeLatisana

Quest’anno il Centro estivo di Latisana ha avu-to il piacere di ospitare l’associazione cinofila pratense Cani da Soccorso. I bambini hanno saputo della questa visita solamente il giorno prima ed è stata una sorpresa in ogni senso: erano meravigliati, incuriositi ed eccitati al pen-siero di avere gli amici a quattro zampe con loro per una mattina intera.Hanno così fatto la loro comparsa Carla Ce-lotto, presidente dell’associazione e istruttore Fedics con Diablita, una splendida labrador operativa per ricerca in maceria e persone di-sperse in superficie; Giacomo Altinier con Frida un bell’esemplare di Nova Scotia, che sta stu-diando per sostenere gli esami per diventare operativa; Renzo Diani con Flo, una femmina di pastore tedesco, operativa con la mamma Kim, la vera star del gruppo: specializzata in ri-cerca in maceria e in superficie, è campionessa mondiale di soccorso di ricerca su pista (i cani molecolari per intenderci) ed ha prestato ser-vizio durante il sisma dell’Abruzzo e quello più recente che ha colpito l’Emilia.I nostri simpatici ospiti hanno subito familiariz-zato con i bambini che, sebbene all’inizio un po’ titubanti, hanno poi giocato con loro e li hanno letteralmente ricoperti di coccole e carezze, ri-

cevendone in cambio sguardi amorevoli e tanti “baci”. Frida è diventata subito la mascotte del-la giornata: giocherellona e adrenalinica, con il suo nasetto rosa ha passato in rassegna ogni bambino del centro, animatori e coordinatrice compresi. Durante la giornata gli istruttori e i loro cani han-no svolto diverse attività: Carla ha illustrato ai bambini come avviene l’addestramento di que-sti preziosi animali, come lavorano, le situazioni in cui si trovano. Hanno poi effettuato le prove di ubbidienza, di condotta con e senza guinza-glio, di ricerca.Carla, Giacomo e Renzo hanno poi coinvolto i bambini in diverse prove con i cani: dapprima hanno fatto nascondere, in più riprese, coppie di bambini sotto ad un telo disposto in un ango-lo sempre diverso della struttura. Intanto il cane scelto era tenuto lontano per non far vedere dove fossero i bambini. Alla parola “Cerca!” il cane partiva a razzo e, non appena trovati i bambini, abbaiava per far capire dove fossero: è la stessa tecnica usata sul campo. Ovviamente i ragazzi hanno fatto un tifo da stadio!Poi ci sono state prove di superamento di osta-coli, salti nel cerchio e passaggio dentro al tun-nel. E come dimenticare le prove di fiuto? La preziosissima Kim ha ritrovato le chiavi che la co-ordinatrice aveva nascosto a inizio mattina, ma

IL CENTRO ESTIVO DI LATISANA HA OSPITATO I CANI DA SOCCORSO

non ricordandosi dove (e non è una battuta).I bambini sono stati contentissimi di poter sta-re a contatto con i cani, “i nostri amici”, che a ricreazione non si sono risparmiati, giocando a pallone o facendosi lanciare i giochi per poi riportarli (hanno anche tentato qualche furto di merende...). Insomma una giornata divertente, giocosa ed impegnativa. A fine incontro tutti eravamo stanchi ma felici, i bambini soprattutto hanno fatto un’esperienza che ricorderanno per molto tempo, noi grandi anche. “Ma tornano domani? Ma restano? Li teniamo? Li posso portare a casa…..?”. I bambi-ni avrebbero voluto tenerli qui.Un grazie di cuore all’associazione cinofila pra-tense Cani da Soccorso, che in prestazione vo-lontaria ci ha reso partecipi e fatto conoscere il loro prezioso e insostituibile lavoro. (www.cinofilapratense.net).

Silvia Salvadorcoordinatrice

crescere insieMeRonchis di Latisana

E’ stata la piazza del paese ad ospitare la festa finale del progetto Crescere Insieme Ronchis 2012, che per quattro settimane ha animato 90 bambini residenti nel comune. Non un Centro estivo come tanti altri ma un percorso di gioco, creatività e condivisione pensato dall’amministrazione comunale insieme alla Cooperativa Itaca e alla Cooperativa Arteventi, e realizzato insieme alle associazioni locali e il tutto con una iscrizione gratuita.Ogni settimana c’è stata la collaborazione di una associazione diversa: la Pro loco ha proposto un laboratorio di movimenti coordinati nello spazio insieme alla maestra Layla Palamin, l’associazione di karate WadoRyu ha fatto provare ai bambini alcuni passaggi di questa bellissima disciplina, l’associazione Apertamusica ha fatto capire quanto si possa giocare e divertirsi con la musica, per concludere con il social gardening dell’associazione G-Factor che, insieme ai bambini, ha ornato la piazza di Ronchis con delle bellissime fioriere e fiori colorati.Ad animare ben 90 bambini Bruna Vit, Tiziana Minutello, Chiara Toso, Annarosa Pascotto e Sergio Gambino della Coop Itaca, Giulio Ferro e Silvia Matiussi della Coop Arteventi, coordinati da Nicola Pinatto di Itaca.

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i luOghi cOnnettOnO le PersOne

Venezia

La 13^ Biennale di Architettura di Venezia invi-tava il visitatore ad una riflessione sugli spazi fisici, e sulla progettazione di questi che, quoti-dianamente, consapevoli o inconsapevoli, con-dividiamo con altri.L’occasione offriva a tutti la possibilità di inter-rogarsi sul proprio vivere nello spazio pubblico, sul significato che attribuiamo, o hanno, certi ambienti, su contesti che fanno le persone e su persone che connotano certi luoghi, sulla co-progettazione di spazi urbani come punto di partenza per costruire senso comune e par-tecipazione. E in tempi come questi - in cui si vorrebbe ragionare di riqualificazione del grigio che si è costruito, a volte senza pianificazione, di progetti a sostegno di smart cities, di am-ministrazioni senza risorse per la gestione di pubblici beni, di spazi urbani che non riescono a trovare identità, rischiando di rimanere conte-nitori vuoti - sembra una riflessione fortemente attuale, anche se su scala transnazionale e non specificamente locale.Il percorso, attraverso le proposte e le provoca-zioni progettuali dei vari padiglioni nazionali e le installazioni per la città, consentiva di ragionare su un tema aperto a molteplici livelli di interpre-tazione, grazie anche alla possibilità di tradurre, con sfumature semantiche diverse, il termine inglese “ground” come terra, sfondo, territorio,

background, base.Secondo alcuni commentatori della mostra, il Common Ground è il terreno comune, lo spazio d’intersezione tra la professione dell'architetto e la società, il collegamento tra ruolo profes-sionale e funzione sociale. L’architetto, ma includiamo anche l’amministratore della Res publica, dovrebbe, guardando agli esempi più riusciti, pensare in maniera sistemica, conte-stualizzata, e in una prospettiva più ampia, gli sviluppi attuali e futuri di un progetto, sia esso un edificio, un parco o una strada. Anche i luo-ghi fanno le persone.Eppure, per quanto emerso dalla mostra, anche un luogo privo di costruzioni, come un mercato all’aperto in Oriente, o in uno dei nostri quartieri occidentali, costituisce sfondo comune concre-tamente significativo per una comunità, deli-mitato all’interno di un perimetro a volte solo immaginato. Anche le persone fanno i luoghi."Vivere implica il rapporto tra uomini, tra uomi-ni e cose, tra uomini e luoghi (…). Qui si trova la chiave per superare il solipsismo dell'epoca moderna". In queste poche parole l’architetto giapponese Toyo Ito, Leone d’oro per la miglior partecipazione nazionale, ha spiegato la sua in-terpretazione della Biennale. La conferma, in al-tri termini, l’abbiamo avuta da Steve Jobs che, nel costruire la nuova sede della Pixar, volle che fosse un edificio che permettesse a chi ci lavo-rava di incontrarsi sempre, in una sorta di piaz-

SPAZI COMUNI PER LO SCAMBIO DI ENERGIE ALLA BIENNALE DI ARCHITETTURA

za interna su cui tutti gli uffici si affacciavano (insistette anche affinché ci fosse un solo ba-gno nello stabile), perché credeva fortemente che le idee venissero dalla contaminazione con l’altro e che la creatività non si sviluppasse al telefono o nell’incontro virtuale ma nello scam-bio di energie, negli sguardi: i luoghi possono quindi essere pensati per connettere le perso-ne, per facilitare gli scambi.Oggi esistono molte agorà virtuali, sempre più frequentate, dove assistiamo ad una frammen-tazione dello spazio pubblico nel contesto dei nuovi media. I contributi possibili di un com-mon ground così vasto sono infiniti e infatti ogni giorno, navigando su internet, incontria-mo nuove idee, iniziative, stimoli, informazioni, progetti, scambi, campagne, ricerche. Secondo alcuni esperti la spinta a condividere avrebbe raggiunto un apice e starebbe già lentamente scemando, secondo altri stiamo assistendo ad un’evoluzione dei modelli partecipativi e rela-zionali su vasta scala che produrrà innovazioni con ricadute senza precedenti.In tutto questo forse, essendo venuti meno con internet i concetti di spazio e di tempo, l’archi-tettura potrebbe aiutarci a fare sintesi, magari in una piazza.

Enrico Cappelletto

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ricercA e sviluPPO

le PArOle del sOciAle: WelfAreExCURSUS TRA FORME E CONTENUTI, SIGNIFICANTI E SIGNIFICATI

Pordenone

Le parole sono importanti, indicano azioni, cose, percorsi di pensiero. Alle volte però le troviamo e le ritroviamo troppo spesso e ne perdiamo, nel tempo, il vero significato. In que-sto periodo, sempre più spesso sentiamo par-lare di Welfare. E’ una parola inglese che deriva dalla locuzione verbale to fare well “passarsela bene, andare bene”. Con Welfare State (“Stato di benessere” da cui “Stato sociale”) si intende la politica di protezione sociale volta a garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi, ossia di intervento statale a sostegno del cittadino.Il Welfare in Italia nasce nel dopoguerra come modalità di ricostruzione e sviluppo. Nel 1948 con la Costituzione viene istituito il diritto all’as-sistenza come diritto di cittadinanza. Le condi-zioni di estremo bisogno portano così all’istitu-zione di un sistema di protezione sociale che lotta contro la povertà, sostiene la famiglia, la maternità, l’istruzione.Nel 1978, con l’istituzione del Sistema sanitario nazionale, nasce una visione integrata di ge-stione della salute che prevede il coinvolgimen-to di tutti i livelli di governo: alle Regioni spetta il compito di stabilire norme per la gestione coor-dinata e integrata dei servizi dell’Unità sanitaria locale con i servizi sociali esistenti sul territorio, ai Comuni spetta la gestione dell’Unità sanitaria e dei servizi sociali su medesimi ambiti territo-riali.Negli anni ‘80 alcune Regioni istituiscono le Unità socio-sanitarie mentre altre legiferano separando i due piani (quello sanitario, di carat-tere regionale, e quello sociale, di carattere co-munale). In questo periodo i Comuni delegano alle Unità sanitarie locali alcuni servizi.Negli anni ’90 assistiamo al processo di azien-dalizzazione delle Asl che possono gestire atti-vità o servizi-socio assistenziali su delega degli enti locali con oneri a carico degli stessi, men-tre i Comuni che non rientrano nella fase di pro-grammazione e controllo vengono estromessi dalle strutture sanitarie.Sarà la legge quadro 329/2000 a creare una nuova rete integrata di solidarietà tra cittadini, istituzioni pubbliche, istituzioni private e asso-

ciazioni, introducendo anche degli standard di prestazioni omogenee e una nuova cultura ba-sata sulla sussidiarietà verticale e orizzontale.Nel Welfare italiano esistono livelli istituzionali con caratteristiche proprie: lo Stato individua i livelli essenziali delle prestazioni attraverso un Piano nazionale degli interventi su base trien-nale, alle Regioni la programmazione, l’indirizzo e il coordinamento, formulando un Piano regio-nale degli interventi dei Servizi sociali. I Comuni costituiscono un nuovo fulcro operativo: a loro spetta la programmazione attraverso i piani di zona, la realizzazione degli interventi sociali, l’erogazione dei servizi e la vigilanza.Da questo quadro il welfare Italiano appare frammentato in 20 sistemi socio-sanitari diver-si, tanti quante sono le nostre Regioni. Un aiu-to a definire il modello di welfare sono queste cinque domande.Di chi è la responsabilità del benessere sociale?Come realizzare equità fra le generazioni?Il Welfare State va pensato per l’individuo o per la famiglia?Quali sono le condizioni per l’accesso agli inter-venti e ai servizi di welfare?Chi è titolare dei diritti di welfare: il cittadino o la persona in sé?L’attuale quadro socio-demografico, culturale e soprattutto economico è mutato negli anni ed è giunto il tempo di ripensare al welfare. Quando parliamo di welfare ci riferiamo al be-nessere e alla qualità di vita delle persone, alla loro sicurezza e serenità di cui la comunità deve prendersi cura. Il welfare attuale deve essere sempre più un patto di democrazia basato su partecipazione e corresponsabilità. Durante questi anni si è perso da un lato il senso della contribuzione e partecipazione alla costruzione del benessere, dall’altro si è stati spinti sempre più verso l’efficienza come unico metro di mi-sura del sistema.Vi è stato un appesantimento della burocrazia e dell’istituzione che non ha permesso di rispon-dere alle sollecitazioni di un sociale che è in continuo movimento, e che necessità sempre più di una migliore efficacia e sostenibilità. Da qui potrebbe partire un tempo in cui aprirsi a nuovi scenari con azioni individuali, collettive ed istituzionali per ripensare ad un nuovo welfare.

Enrico Cappelletto

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A scuOlA di cOOPerAziOne

Pordenone

Martedì 18 dicembre partirà, presso la sede Ita-ca di Pordenone, il corso “I Consiglieri di ammi-nistrazione in Cooperativa: ruoli, competenze e responsabilità”. Il percorso durerà in totale 30 ore e sarà principalmente rivolto ai componen-ti del Consiglio di Amministrazione, l’organo di governo e di direzione politica della Cooperativa sociale Itaca.Porte aperte anche per coloro i quali volessero approfondire i diversi aspetti relativi alla coopera-zione sociale e all’amministrazione di un’impresa cooperativa, è infatti prevista la possibilità di in-serimento con due modalità: possibilità di inseri-mento fino ad un massimo di 16 posti, in aggiunta a quelli riservati per i Consiglieri in carica (sede di Pordenone); possibilità di partecipazione tramite videoconferenza (sedi periferiche principali di Tol-mezzo, Fiumicello, Udine e Merano).L’intervento formativo si propone come un pri-mo ma significativo passo verso una maggiore qualificazione di tutto il Consiglio di Amministra-zione, anche in vista del rinnovo delle cariche previsto per il 2013. Alla figura del Consigliere di Amministrazione, infatti, fa capo un comples-so di responsabilità civili, penali ed amministra-tive che è importante conoscere. Oltre a ciò verranno approfondite le conoscenze relative a bilancio e governance aziendale.Si tratta di un’occasione per approcciarsi in modo strutturato alle tematiche proprie del ma-nagement cooperativo visto da punti di vista diversi, dal piano giuridico a quello economico-fiscale, che si rivolge non solo ai consiglieri in carica ma soprattutto a quelli futuri.

Il corso seguirà il seguente calendario:

Data Orario

martedì 18 dicembre 2012 16.00 - 20.00giovedì 10 gennaio 2013 16.00 - 20.00giovedì 17 gennaio 2013 16.00 - 20.00giovedì 24 gennaio 2013 16.00 - 20.00giovedì 31 gennaio 2013 16.00 - 19.00giovedì 07 febbraio 2013 16.00 - 19.00giovedì 14 febbraio 2013 16.00 - 20.00giovedì 21 febbraio 2013 16.00 - 20.00

Gli argomenti che verranno trattati coprono a 360 gradi i nodi chiave della gestione di un’im-presa cooperativa oggi, con una particolare attenzione ai capisaldi storici. Grazie a Gianlu-igi Bettoli, presidente di Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia, verrà fornito anche un excursus storico sulla cooperazione sociale, per analiz-zarne le tappe più importanti e le norme che le hanno scandite, come pure l’attuale situazione e le prospettive future.L’avvocato Francesco Magrini espliciterà i fon-damenti legislativi vigenti in tema di coopera-zione e farà una riflessione sugli obiettivi per cui l'impresa è amministrata, nonché sull'insieme di regole che presiedono a un corretto ed effi-ciente governo societario. Un’ulteriore tappa del percorso sarà costitui-ta dal tema delle “Funzioni e Responsabilità” del Consiglio di Amministrazione. Verrà infat-ti avviata un'analisi sulle funzioni proprie del CdA della Cooperativa Itaca, evidenziandone i compiti, i poteri ma anche i divieti e le deleghe. Nell’affrontare queste molteplici questioni si al-terneranno Orietta Antonini, direttrice di Itaca, gli esponenti della Presidenza di Itaca e Renato Cinelli, presidente Ordine dei Dottori commer-cialisti e degli Esperti contabili di Pordenone, nonché sindaco dell’attuale Consiglio di Itaca.Per completare il percorso, grazie alla guida esperta di Paolo Castagna, responsabile am-ministrativo della Cooperativa, verranno forniti alcuni concetti amministrativi di base necessari per l’interpretazione e la letture del “Bilancio d’esercizio”.Gli obiettivi principali del percorso sono quel-li di fornire le conoscenze basilari in ordine ai processi e alle dinamiche decisionali del Consi-glio di Amministrazione, ma anche creare una coscienza condivisa sul ruolo del consigliere in Cooperativa.

Per iscrizioni rivolgersi alla Segreteria del Con-siglio di Amministrazione, precisando il proprio nominativo, eventuali recapiti telefonici, sede di lavoro e la sede da cui si seguirà il corso:[email protected].

RUOLI, COMPETENZE E RESPONSABILITà PER FORMARE I NUOVI CONSIGLIERI DI AMMINISTRAZIONE

informazione

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insicurezza

lA sicurezzA nOn È un giOcONOMINATI I NUOVI RLS DI ITACA

Pordenone

Si è concluso lo scorso 29 ottobre il corso per i nuovi rappresentanti della sicurezza sul lavoro (Rls) della Cooperativa Itaca. Si tratta dei lavo-ratori che hanno il compito di rappresentare gli altri colleghi in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro nel confronto con la Coope-rativa. Con questo percorso, gli Rls hanno rice-vuto una formazione particolare in materia di salute e sicurezza concernente i rischi specifi-ci esistenti negli ambienti in cui esercitano la propria rappresentanza, tale da assicurare loro adeguate competenze sulle principali tecniche di controllo e prevenzione dei rischi stessi.Il corso, che si è rivelato decisamente valido e stimolante per noi neoeletti, ha avuto la durata complessiva di 32 ore ed è stato suddiviso in 4 moduli: giuridico normativo, sulla valutazione dei rischi, sul ruolo del Rls e sulla comunica-zione. Ogni anno, poi, sono previste 8 ore di aggiornamento obbligatorie.Ogni lunedì di ottobre 14 nuovi Rls si sono in-contrati nella sede della Cooperativa Itaca di Pordenone mentre i 4 Rls già in carica nello scorso mandato hanno presenziato per l'ag-giornamento lunedi 22 ottobre.Questi i nomi dei 18 rappresentanti: Gaetano Amendola, Leonardo Cardella, Giovanni Giusti-nelli, Daniele Franco, Flavia Cudini, Luca Casa-grande, Elisa Cancian, Eluana De Marco, Mau-rizio Perrotta, Mary Pittana, Nazario Lombardi, Francesca Pletti, Fabio Gardelli, Barbara Comel-li, Angela Campeotto, Gianluca Braida, Alessia Polonia e Nicoletta De Lorenzo Buffolo.

Gli argomenti trattati, inerenti la sicurezza sul lavoro, in particolare i vari rischi (fisico, biolo-gico, videoterminale, stress lavoro correlato, radiazioni, vibrazioni, rumore, microclima, movimentazione manuale dei carichi), la com-pilazione della modulistica e le tecniche di comunicazione, sono stati molto interessanti anche grazie alla bravura e alla disponibilità dei docenti Enos Ceschin e Pietro Aloisio di Appli-ka, Nadia Lorenzon e Chiara Stabile dell'ufficio sicurezza di Itaca, l'avvocato Monica Pilot di Applika e i sindacati.E' stata un'ottima occasione anche per cono-scere nuovi colleghi di lavoro operanti nei vari settori della Cooperativa (anziani, disabilità, minori e salute mentale) e ci sentiamo di sot-tolineare che tra di noi si è subito instaurato un buon clima e un buon rapporto di lavoro.Noi Rls permetteremo di rappresentare le istanze, le problematiche e le necessità di in-formazioni e chiarimenti espresse dai lavorato-ri, con l'obiettivo di attuare lo spirito di parteci-pazione attiva nella pratica dei principi riguar-danti salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.Ora non ci resta che svolgere al meglio il no-stro ruolo e per qualsiasi problema inerente questo campo non esitate a contattarci.La sicurezza non è un gioco!

Flavia CudiniEluana De Marco

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inpersonale

Con gioia il socio Walter Mattiussi, la moglie Paula ed i fratelli Marco e Franco comunicano l'arrivo di Aldo, nato il 2 novembre a San Daniele del Friuli!

itAcA, un’isOlA di cOnciliAziOne

Pordenone

Il numero di dicembre di IT La Gazzetta tra po-chi minuti andrà in stampa ed ecco giungere la comunicazione, oramai inaspettata, dell’appro-vazione e del parziale finanziamento del proget-to “Itaca, un’isola di conciliazione” presentato ai sensi dell’art. 9 della legge n. 53 del 2000, ovvero il dispositivo che sostiene le azioni po-sitive per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Nel lontano novembre 2011 avevamo presenta-to presso la Presidenza del Consiglio dei Mini-stri, Dipartimento per le politiche della famiglia, un progetto articolato per il quale chiedevamo un contributo di 465.526,88 euro. La nostra proposta è stata valutata positivamente ed ha ottenuto un punteggio di 67/100, che ha porta-to ad un parziale finanziamento, per un importo complessivo di € 163.588,75. Un ottimo risulta-to che riassumiamo in pochi numeri.Su diverse centinaia di aziende richiedenti a li-vello nazionale solo 87 hanno ricevuto approva-zione e copertura finanziaria. Tra queste ci sia-mo “classificati” all’undicesimo posto: prima realtà in assoluto in Friuli Venezia Giulia (dietro di noi altre quattro aziende) e quinti in assolu-to a livello nazionale tra le società cooperative partecipanti.Articolati i servizi che ci sono stati finanziati tra-mite la legge 53. Per quanto riguarda gli Inter-venti di flessibilità, la Banca delle ore che per-metterà di accantonare in un conto personale le ore di lavoro straordinario svolte che potranno poi essere fruite per esigenze di conciliazione; e il Telelavoro che consentirà maggior tempo da dedicare alla famiglia evitando costi economici e di tempo per raggiungere la sede di lavoro.Riguardo agli Interventi e servizi innovativi le proposte cercano di rispondere al bisogno dei lavoratori di: gestire il tempo con i propri figli,

in particolare dei bambini di età compresa tra 0 e 8 anni e degli adolescenti (oltre i 15 anni); ma anche di accudire familiari disabili, anziani in condizione di non autosufficienza o, anco-ra, situazioni familiari critiche, dove l’aiuto del coniuge/compagno o di un altro parente non sempre è sufficiente ad assicurare un’assisten-za adeguata.Quindi Baby parking grazie a cui Itaca mette a disposizione 5 luoghi di proprietà nei quali or-ganizzare attività di babysitteraggio per bambini nella fascia di età 4-15 anni fino ad un massi-mo di 15 unità per gruppo. Verranno impiegati 2 educatori per 4 ore settimanali per ogni sede e per complessive 3120 ore.Il Supporto scolastico Teenagers è un servizio per i figli adolescenti degli operatori che spesso trascorrono il pomeriggio da soli a casa perché i genitori lavorano. Verranno impiegati 2 educa-tori per 4 ore settimanali, per ciascuna area ter-ritoriale (6 aree) e per complessive 2736 ore.Infine il Baby sitter on call rivolto a quei ge-nitori che, dovendo recarsi al lavoro e non sa-pendo a chi lasciare il figlio ammalato, potranno contattare un baby sitter a domicilio. L’iniziativa si sviluppa per circa 4 ore settimanali, per cia-scuna area territoriale (6 aree) e per comples-sive 1800 ore.Non tutte le azioni del progetto da noi presen-tate sono state approvate, di conseguenza sot-toporremo al Consiglio di Amministrazione di Itaca la proposta di finanziarne alcune con fondi propri della Cooperativa.Il progetto avrà una durata di circa 18 mesi. Nei prossimi giorni inizieremo la pianificazione delle attività e con l’anno nuovo forniremo ai soggetti interessati le informazioni necessarie per poter accedere ai servizi sopra riportati.Vogliamo ringraziare tutti colleghi che hanno contribuito alla riuscita del progetto, in partico-lare Anna Bagnarol e Manolo Battistutta per il prezioso contributo in fase di ideazione e reda-zione del progetto.

Chiara Stabile ed Emanuele Ceschin

AZIONI POSITIVE PER LA CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITA E DI LAVORO

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culture

inviAci lA tuA recensiOneDal 2001 hai visto un solo film ma ti ha fatto venire la pelle d’oca dall’emozione? Ti sforzi ma non riesci proprio a ricordare la data del concerto-evento di Bobby Solo al quale hai partecipato con tanto trasporto?Il tuo ultimo libro letto per intero giace da anni sotto una consistente coltre di polvere tanto da non distinguerne più i contorni?Non importa. Non fartene un problema. Se nei prossimi mesi ti capiterà di leggere un libro, assistere ad un concerto, vedere un film, una rappresentazione teatrale o una mostra, ascoltare un disco … bene! Raccontacelo! Inviaci una recensione e potrai trovarla pubblicata in Gazzetta! Perché non è mai troppo tardi [email protected]

norah Jones - little brOken heArtsPubblicato lo scorso maggio a dieci anni di anni di distanza dal suo straordina-rio debutto sulla scena musicale, Little Broken Hearts è un progetto molto inte-ressante che si colloca tra sonorità vintage e quasi nostalgiche ed un pop-rock ricercato. La collaborazione con il produttore dei Black Keys, Danged Mouse, sposta l'equilibrio ed il baricentro di quest'album confermando la maturità e la straordinaria classe di Norah Jones.

Se sono ormai lontani i tempi di "Come Away with Me", dove la voce cullava in calde atmosfere l'ascoltatore, ora la vocalità della cantante è maturata e cresciuta da diventare meno caratterizzante sugli arrangiamenti e sui testi, scivolando dolcemente e graffiando se necessario. E' un altro passo in una direzione divergente da quella che l'ha portata a vendere 25 milioni di dischi e a collezionare Grammy Awards, spostandosi dalle sonorità jazz-pop verso altre sperimentazioni. Un album sofisticato e diretto che incuriosisce, attraverso una eterogenea miscela di suoni acustici, elettrici con colori caldi e analogici che dipingono un quadro senza tempo. Il pianoforte è quasi nascosto e poco presente, cedendo il ruolo di protagonista a chitarre elettriche che creano una trama fluida, si intrecciano con la voce solista e si modulano in tremoli che si riveberano su accompagnamenti composti da basso e strumenti ad arco o synth, sempre scanditi da un batteria essenziale e minimale.

Il singolo "Happy Pills" è in qualche modo un esempio della direzione dell'album e rappresenta anche la sonorità più ritmica e trascinante di tutte, assieme a "Out On The Road" e "Say Good Bye". Un disco pop con dodici tracce dal sapore classico e sognante, certamente da ascoltare. Fatemi sapere che ne pensate.

Paolo Frigo

007 skYfAllSkyfall, diretto dal regista inglese Sam Mendes (lo stesso di American Beauty), riporta sullo schermo una nuova appassionante avventura del mitico detective inglese James Bond (alias 007).Ci troviamo ad Istanbul, dove Bond è in missione per recuperare un prezioso file contenente l’elenco nominativo degli agenti inglesi infiltrati del M16. Dopo una serie di inseguimenti rocamboleschi per le vie della città, 007 cade vittima del fuoco amico e precipita dentro una cascata.James Bond viene dichiarato morto e M subisce un processo dal governo bri-tannico per non aver condotto adeguatamente le indagini e, conseguentemente, non essere riuscita a recuperare il file.Gareth Mallory - nuovo capo dell'ufficio dei rapporti con l'Intelligence - invita M a lasciare il posto ad un collega più giovane: per lei è ormai sopraggiunta l’ora del pensionamento. M rifiuta la proposta e chiede di continuare con fermezza le indagini, ma la situazione si fa sempre più difficile e la sede del M16 viene fatta saltare in aria dai terroristi che detengono il file.Ed ecco di nuovo sullo schermo James Bond il quale, da un posto sperduto della Turchia, stanco e annoiato (e anche un po’ depresso), casualmente apprende la notizia dell'attentato e capisce che la sua Patria ed M sono in pericolo, quindi decide di rimettersi in gioco e di tornare in Inghilterra.Rientrato in missione si mette a disposizione di M per recuperare il file, ma da su-bito appare stanco e fuori forma. M lo accoglie comunque in servizio, nonostante Bond non abbia superato i test di ammissione.A questo punto inizia il viaggio di 007 verso Shangai, dove si imbatterà nel cattivo e perfido Silva, ex agente M16 ‘consegnato’ da M ai cinesi e barbaramente torturato tanto da coltivare una forte vendetta verso la donna.Da qui inizia la lotta tra Bond e Silva, ossia tra due agenti che derivano, in un certo senso, dalla stessa madre (M): uno è fedele e riconoscente al proprio capo, l’altro ha accumulato talmente tanta vendetta da volerla uccidere.La trama del film è piuttosto scontata perché i buoni saranno sempre i vincitori e i cattivi sempre i perdenti, ma il James Bond interpretato da Daniel Craig in Skyfall appare un uomo vulnerabile, con un passato difficile, stanco, ma che ha ancora voglia di lottare e di far valere la ragione sulla vendetta. Un momento di emozione quando “risbuca” da un anonimo garage di Londra la mitica Aston Martin DB5 usata nelle vecchie missioni di Sean Connery, così come le affascinanti immagini del paesaggio scozzese che accolgono il ritorno a casa del famoso detective. Imperdibile anche l’interpretazione di Javier Barden nel ruolo del perfido Silva.Non voglio continuare con la descrizione della trama, lascio a voi la visione del film che è sicuramente da vedere. A mio avviso, i vecchi film di 007 erano indub-biamente semplici ma molto più avvincenti (vi ricordate “Licenza di uccidere”, “GoldenEye” o “Goldfinger”?), ma “Skyfall” è particolare, diverso da tutti gli altri: mette in evidenza un detective “più umano” e “meno infallibile”. Infine, degna di nota la colonna sonora del film, interpretata dalla cantante inglese Adele e ora diffusa su tutti i network radiofonici. Attendo vostri commenti. Buona visione!

Anna Bagnarol

MusicA

cineMA

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AreA residenziAle AnziAnicasa di riposo tolmezzo (ud)AddettA/O All’AssistenzASI RICHIEDE: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza nei servizi di assistenza anziani; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time su turni; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

casa di riposo Maniago (Pn)inferMiere/iSI RICHIEDE: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AreA territOriAle AnziAniservizio di Assistenza domiciliare Monfalcone (gO)AddettA/O All’AssistenzASI RICHIEDE: Qualifica Operatore Socio Sanitario; esperienza nei servizi di assistenza anziani; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AreA disAbilitàcomunità per disabili begliano e goriziainferMieri PrOfessiOnAliSI RICHIEDE: Laurea scienze infermieristiche o diploma infermiere professionale; iscrizione IPASVI; esperienza minima nei servizi con la disabilità; possesso di patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

comunità per disabili ragogna (ud)inferMieri PrOfessiOnAliSI RICHIEDE: Laurea scienze infermieristiche o diploma infermiere professionale; iscrizione IPASVI; esperienza minima nei servizi con la disabilità; possesso di patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AreA MinOriscuola per l’infaniza santo stino di livenza (ve)insegnAnte scuOlA Per l’infAnziASI RICHIEDE: Laurea scienze della formazione primaria indirizzo prima infanzia; diploma magi-strale o liceo psicopedagogico conseguito en-tro l’a.s. 2001/2002; esperienza minima nelle scuole per l’infanzia; patente B, auto propria.

le dOMAnde vAnnO inviAte A unO dei seguenti recAPiti:Cooperativa Itaca • Ufficio risorse Umane Vicolo Selvatico 16 • 33170 Pordenone e-mail: [email protected]. 0434-366064 • Fax 0434-253266

SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

zona cervignano del friuli (ud)educAtrice/OreSI RICHIEDE: Diploma settore socio assisten-ziale ed educativo, qualifica OSS; esperienza minima nei servizi educativi e assistenziali ai minori; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

zona PordenoneeducAtriceSI RICHIEDE: Laurea scienze dell’educazione o Psicologia; esperienza minima nei servizi educativi con minori con sindrome autistica; patente B, auto propria.SI OFFRE: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

ricerchiAMO Per

REdAzIONE Fabio Della PietraCaterina BoriaSimone CiprianRenato EspositoLaura LionettiEnrichetta Zamò

ImPAgINAzIONE La Collina - Società Cooperativa Sociale Onlus - Trieste

STAmPA Hand Consorzio di comunicazione sociale - Udine

Numero chiuso il 6 dicembre alle ore 13.00 e stampato in 1180 copie

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AstA di beneficenzA OrchestrAziOne n.20SOLIDARIETà E ARTE SI INCONTRANO IL 22 E 23 DICEMBRE A PORTOGRUARO