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Insieme all’oreficeria, nell’arte longobarda si sviluppa anche una forte produzione di armi, presenti nei corredi funebri maschili: gli scudi da parata sono dischi di legno ricoperti di cuoio, dove vengono applicate decorazioni in bronzo realizzate con disegno dinamico e scattante, come si riscontra nei frammenti dello SCUDO DI STABIO, del VII secolo, adesso conservate a Berna. Ben presto i Longobardi divennero un popolo sedentario, e, influenzati dai latini, diventano cristiani. Questo fu un successo di papa Gregorio Magno, che convertì anglosassoni (con la famosa frase “non sono angli, ma angeli”) e Longobardi, facendo leva su Teodolinda, moglie di Agilulfo (re dal 591 al 615), regalandole oggetti prodotti a Roma e oggi conservati nel museo del Tesoro di Monza, come… LA LEGATURA DELL’EVANGELARIO Regalata da Gregorio Magno a Teodolinda in occasione del battesimo del figlio nel 603 L’Evangelario è una raccolta di Vangeli È tutto d’oro, tempestato di pietre, perle e cammei Sotto i bracci della croce c’è scritto che è un dono del papa alla regina Teodolinda NON E’ UN ESEMPIO DI OREFICERIA LONGOBARDA, MA UN DONO FATTO AI LONGOBARDI infatti è troppo ordinata e non sovraccaricata come gli esempi dell’oreficeria longobarda. Gregorio Magno regala a Teodolinda anche la… CORONA FERREA La leggenda vuole che quel ferro che intercorre nella parte interiore della corona è ricavato fondendo un chiodo usato per crocifiggere Gesù È piccola piccola, infatti gli studiosi dicono che è una corona da appendere in chiesa Raffinata lavorazione gemme incastonate, fiori stilizzati a sbalzo e smalti È un prodotto dell’età tardoantica Fu donata alla basilica di S. Giovanni di Monza da Teodolinda Forse è stata la corona di Costantino. LA GALLINA CON I PULCINI È una sculturina tutta d’oro Sono i simboli dell’ecclesia tutti i popoli sono pulcini e Gregorio Magno, con questo dono a Teodolinda, dice che si sarebbe occupato anche del popolo longobardo. I Longobardi erano abili anche nell’arte armaiola, soprattutto negli scudi e negli elmi al quale doveva appartenere anche la… LAMINA CELEBRANTE IL TRIONFO DI AGILULFO Inizio VII secolo Conservato al Museo del Bargello a Firenze Forse riferibile ad un sontuoso elmo da parata Rude espressività:

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Insieme all’oreficeria, nell’arte longobarda si sviluppa anche una forte produzione di armi, presenti nei corredi funebri maschili: gli scudi da parata sono dischi di legno ricoperti di cuoio, dove vengono applicate decorazioni in bronzo realizzate con disegno dinamico e scattante, come si riscontra nei frammenti dello SCUDO DI STABIO, del VII secolo, adesso conservate a Berna.

Ben presto i Longobardi divennero un popolo sedentario, e, influenzati dai latini, diventano cristiani. Questo fu un successo di papa Gregorio Magno, che convertì anglosassoni (con la famosa frase “non sono angli, ma angeli”) e Longobardi, facendo leva su Teodolinda, moglie di Agilulfo (re dal 591 al 615), regalandole oggetti prodotti a Roma e oggi conservati nel museo del Tesoro di Monza, come…LA LEGATURA DELL’EVANGELARIO

Regalata da Gregorio Magno a Teodolinda in occasione del battesimo del figlio nel 603

L’Evangelario è una raccolta di Vangeli È tutto d’oro, tempestato di pietre, perle e cammei Sotto i bracci della croce c’è scritto che è un dono del

papa alla regina Teodolinda NON E’ UN ESEMPIO DI OREFICERIA LONGOBARDA,

MA UN DONO FATTO AI LONGOBARDI infatti è troppo ordinata e non

sovraccaricata come gli esempi dell’oreficeria longobarda.

Gregorio Magno regala a Teodolinda anche la…CORONA FERREA

La leggenda vuole che quel ferro che intercorre nella parte interiore della corona è ricavato fondendo un chiodo usato per crocifiggere Gesù

È piccola piccola, infatti gli studiosi dicono che è una corona da appendere in chiesa Raffinata lavorazione

gemme incastonate, fiori stilizzati a sbalzo e smalti È un prodotto dell’età tardoantica Fu donata alla basilica di S. Giovanni di Monza da Teodolinda Forse è stata la corona di Costantino.

LA GALLINA CON I PULCINI È una sculturina tutta d’oro Sono i simboli dell’ecclesia tutti i popoli sono pulcini e Gregorio Magno, con questo dono a

Teodolinda, dice che si sarebbe occupato anche del popolo longobardo.

I Longobardi erano abili anche nell’arte armaiola, soprattutto negli scudi e negli elmi al quale doveva appartenere anche la…

LAMINA CELEBRANTE IL TRIONFO DI AGILULFO Inizio VII secolo Conservato al Museo del Bargello a Firenze Forse riferibile ad un sontuoso elmo da parata Rude espressività:

a prima vista sembra un prodotto di origine longobarda guardando invece lo schema compositivo e le due vittorie

alate ai lati del re, è notevole il tentativo di mescolare la carica sintetica dell’arte longobarda con i modelli classici

Il re è seduto in trono con le vittorie alate e il suo seguito ha la barba, e con una mano benedice e con l’altra stringe la spada

È assistito da due guerrieri con armature e scudi borchiati Volti dalle espressioni mostruose Modellato tondeggiante e senso plastico Minuta descrizione delle vesti Le Vittorie aprono il corteo ai vinti che vanno a congratularsi con re Agilulfo Scena organizzata seguendo un ordine simmetrico con effetti di corrispondenza Le figure mancano di un piano di appoggio e sembrano sgambettare nel vuoto Non ricerca effetti di profondità, ma si vuole decorare l’intera superficie.

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LA CROCE DI GISULFO Del VII secolo Particolare perché nell’oreficeria longobarda cominciano ad apparire

nuove figure La novità più importante è L’IMAGO CHRISTI, un volto umano barbuto

sbalzato al centro della croce o anche replicato nei bracci, come nella Croce di Gisulfo qui addirittura si ripete 8 volte con forte stilizzazione espressiva.

Nel VII secolo ci sono anche altre popolazioni…GLI IRLANDESI E LA MINITATURA INSULAREL’Irlanda ha avuto importanza artistica nel VII secolo, periodo in cui si formano i monasteri. Il monastero era circondato da mura, come un castello, e all’interno c’erano alcune casette. Gli alti campanili cilindrici, con le campane, scandivano i ritmi della vita dei monaci, i quali avevano il permesso di spostarsi da un monastero all’altro o di partire in missione per tutta l’Europa e costruire ancora monasteri (il più famoso missionario è San Colombano). Per prima, andarono in Inghilterra.

Le arti dei monasteri erano la metallotecnica, la lavorazione della pietra e soprattutto della miniatura, che appunto si chiama MINIATURA INSULARE, dai tratti simili alle croci celtiche irlandesi, con INTRECCI E GEOEMETRIE.

INTRECCI

Dal 625 al 774 Pavia diventa la nuova capitale del Regno Longobardo: gli edifici costruiti tra VII e VIII sono stati in gran parte distrutti o modificati, ma attraverso ricostruzioni grafiche e i resti possiamo riconoscere le caratteristiche di un’arte evoluta in senso anticlassico. CHIESA DI SANTA MARIA IN PERTICA

Fondata nel 677 Pianta ottagonale con deambulatorio anulare e un giro interno di sei colonne Da qui partiva un altissimo corpo centrale.

ORDINATIChiari e ripetitivi, simili anche

nell’arte mediterranea

SERPENTIFORMIIntrecci totalmente caotici con

grovigli di animali simili alle fibule germaniche

Insomma, nel realizzare le loro miniature, amavano gli intrecci ricchi di particolari, soprattutto le lettere e

nei codici miniati

Imitato dai plutei delle chiese

italiane, piatti, bidimensionali e con la fettuccia

tripartita

Anche nelle navi dei vichinghi si notano giochi di

intrecci con animali e grovigli

Questo perché il VII secolo ha avuto una grande unione

di popoli, una “globalizzazione artistica”

dove tutto si fonde.

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CHIESA DI SANT’EUSEBIO Fu inizialmente costruita come cattedrale ariana da Rotari VII secolo È il fulcro della conversione al cattolicesimo dei longobardi, promossa da

Teodolinda Della vecchia costruzione rimangono solo i capitelli della cripta,

esempi importanti perché ci fanno capire che la nuova arte si rifà ancora una volta all’oreficeria piuttosto che ai modelli antichi

I capitelli hanno forme senza precedenti e, molto probabilmente, erano decorati con pietre colorate o paste vitree

Uno di questi è diviso in un reticolo di campi chiusi triangolari ricorda lo schema delle fibule alveolate

Un secondo capitello sembra decorato con grandi foglie d’acqua, ispirato alla fibula “a cicala” modello orientale diffuso nell’oreficeria barbarica europea.

CHIESA DI SAN MICHELE DELLA PUSTERLA

Nelle decorazioni dei plutei si trovano grovigli e ruote grandi e piccole, le grandi sono fatte da grappoli

d’uva e le piccole da rose simbolo eucaristico del vino.Al centro c’è un albero da cui sorgono teste di animali, con corpo ittiforme e ali: sembrano leoni marini. Prende ispirazione dai motivi persiani dell’epoca sasanide, che ebbero molto successo. INFLUSSO

PERSIANO, NON TIPICO LONGOBARDO. Forme geometriche dai colori scuri.

La disfatta di Desiderio a opera dei Carolingi nel 774 denota una meno brusca e repentina svolta culturale: nella corte di Carlo Magno lavorano maestri visigoti, sassoni e longobardi l’arte carolingia diventa piena di stili diversi. Un esempio di questa “multiculturalità” è il MONASTERO DI SAN SALVATORE di Brescia, fondato da Desiderio ma rinnovato nel IX secolo.

A differenza della Langobardia Maior, i ducati del sud hanno più vita, rimanendo autonomi fino all’arrivo dei Normanni, nel secolo IX. La loro storia si intreccia presto con le grandi signorie monastiche e i potenti centri di culto.

SCULTURA E ARCHITETTURA LONGOBARDA – I LONGOBARDI A CIVIDALELa discesa in Italia dei Longobardi parte dalla conquista di Forum Julii, rinominata CIVIDALE quando diventò il primo ducato longobardo sotto il potere di Gisulfo; anche la sede vescovile si spostò da Aquileia a Cividale, diventando la capitale del ducato.

All’inizio del VIII secolo tutto il regno longobardo ha un rinnovato interesse nei confronti dei modelli classici, soprattutto durante il dominio del re Liutprando. Un esempio è…L’ALTARE DEL DUCA RATCHIS

Del VIII secolo (730 – 740 circa) È un blocco di pietra d’Istria scolpito sulle quattro facce laterali Il lato frontale si chiama PALIOTTO o ANTEPENDIO Dentro ci sono le reliquie Adesso è importante abbellire gli altari, fino al 1100 Sulle facce sono rappresentate LA VISITAZIONE, CRISTO IN

MAESTA’ E L’ADORAZIONE DEI MAGI Presenta una deformazione anatomica delle figure

Lontano da ogni forma di naturalismo infantile

Sembra un monumentale cofanetto d’avorio

Volti astratti e schematici, tutti simili tra di loro

Siamo nei “secoli bui”.

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BATTISTERO DI CALLISTO (Museo cristiano di Cividale) Fu eretto dal patriarca Callisto all’inizio del VIII secolo Commissionato dal duca Sigbaldo Formalmente è simile all’altare di Ratchis ma vuole sottolineare la struttura

architettonica dell’opera La decorazione a traforo (tra cui appare anche l’albero della vita con i cerchi) segue

la forma ottagonale della vasca Sugli archivolti si svolge una sequenza di raffigurazioni simboliche pavoni e grifoni

alla fonte, leoni e agnelli allusivi al sacramento battesimale Ci sono grifoni e uccelli che beccano l’uva

Nel basamento ci sono due lastre a bassorilievo, forse prodotte dalla stessa bottega che ha fatto l’altare di Ratchis

Per decorare la croce è stata usata la fettuccia tripartita.

TEMPIETTO DI SANTA MARIA IN VALLEÈ il monumento di epoca longobarda più interessante di Cividale, ed è impropriamente chiamato Tempietto Longobardo. Era un sacello, adesso fa parte di un monastero di benedettine.

Sorto attorno alla metà del VIII secolo come cappella palatina

Architettura che non ha subito particolari variazioni aula quadrata con presbiterio a tre campate

È l’unica con la volta a crociera nell’abside Nell’interno rimangono frammenti dell’ornamentazione e degli affreschi del lato ovest (originariamente parete d’ingresso) ricche cornici con intrecci di tralci di vite e grappoli d’uva inquadrano 6 statue di sante, alte circa 2 metri, che si rivolgono alla finestra come se adorassero la luce; sembrano le Vergini di Sant’Apollinare Nuovo di Ravenna

SI PERDE L’USO DEL MARMO E DELLA SCULTURA PRIVILEGIANDO LO STUCCO

Forse gli artisti vengono da bisanzio Ci sono anche pitture andate distrutte perché eseguite a secco e a strati

gli strati più superficiali con il tempo si sono staccati, e sono rimasti i colori verde oliva, rossastro e la biacca la lunetta con rappresentato CRISTO TRA GLI ARCANGELI MICHELE E GABRIELE e le figure di alcuni martiri

NON HA NULLA DI LONGOBARDO, MA E’ PIU’ VICINA AI BIZANTINI.

6. Accenni all’arte islamica; pittura e mosaico a Roma e a Bisanzio fra VII e IX secolo; l’iconoclastia (S. Agnese, S. Maria Antiqua a Roma; mosaici di S. Sofia di Costantinopoli tra 787 e 815; affreschi di Castelseprio; S. Prassede a Roma).

L’ARTE ISLAMICA L’arte islamica dialoga con quelle di altre popolazioni, per la volontà di far apparire l’Islam al pari del cristianesimo. Gli arabi si rifanno anche all’arte greco-bizantina e non vogliono sciuparla.Dopo svilupperanno forme nuove che a loro volta ispireranno le future repubbliche marinare.

Pittura e mosaico a RomaA Roma è presente l’influsso di Costantinopoli. Si vede in…SANTA MARIA ANTIQUA, Roma

Vicina al Foro romano Qui si concentra l’attenzione dei bizantini a Roma È stata riscoperta nei primi anni del ‘900 Presenta un ciclo di affreschi suddivisi in 4 fasi d’intervento

pittorico L’abside della chiesa si può definire “parete palinsesto” si

denotano infatti tutte e 4 le fasi della decorazione:LA PRIMA FASE l’immagine più antica è la “Madonna col Bambino tra due angeli” dipinta subito dopo la conquista

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bizantina. Sottolinea il cambio di funzione del palazzo, perché ora è destinato al corpo di guardia. Caratteri di origine costantinopolitana. LA SECONDA FASE con l’ “Annunciazione”, si ha la mano di un artista più raffinato, che ha senso degli effetti di luce, col suo modi fuso e sfumato di dare il colore. Anni ’50 del VII secolo. In questo periodo l’edificio diventa chiesa palatina.LA TERZA FASE risale attorno all’anno 650 e ne rimane traccia sulla “parete palinsesto” con le figure

dei santi Basilio e Giovanni e numerosi affreschi votivi lungo le pareti.LA QUARTA FASE coincide con il pontificato di Giovanni VII e un ampio ciclo decorativo nel presbiterio. Evidenti i riferimenti all’arte bizantina: siamo nel VIII secolo. C’è l’immagine della “Crocifissione” con uso semplice ed efficace del colore, e la lunga veste indossata da Cristo sottolinea la sua divinità piuttosto che la sua carnale umanità.

L’arte di Roma è, insomma, influenzata da Bisanzio.

A Roma si manifesta la presenza di circoli culturali e di artisti orientali, ma sta piano piano svanendosi; riemergono motivi dell’arte classica e la produzione artistica a Roma del VII e del VIII secolo ha caratteri molto eterogenei. Un esempio è…BASILICA DI SANT’AGNESE, Roma

Il mosaico absidale presenta figure quasi immateriali sintesi simbolica Al centro c’è Sant’Agnese Accanto a lei il papa committente che tiene in mano il modellino

della chiesa; in testa ha l’aureola quadrata, vuol dire che era vivo al momento della realizzazione dell’opera

È una delle prime chiese ad avere il matroneo Le figure galleggiano in un mare d’oro I volti sono maschere bidimensionali Il mosaico ha sofferto di vari interventi: i frammenti sono stati

trovati in tutto il mondo, anche a Firenze.

A Roma c’è poi un ritorno alla tradizione paleocristiane e antica dopo l’incoronazione di Carlo Magno. I primi esempi vengono dall’architettura, come il ritorno allo schema spaziale delle basiliche paleocristiane e della basilica vaticana. Un esempio del IX secolo è la…CHIESA DI SANTA PRASSEDE, Roma

Ricompare il transetto e rinasce il mosaico, abbandonato da quasi un secolo

Fatta costruire da papa Pasquale I si sa perché un libro parla di quante cose ha fatto questo papa a Roma)

Presenta importanti mosaici nell’arco trionfale nell’abside nel sacello di San Zenone

Mosaici col ritorno al gusto raffinato e ricco di colore Accostamenti nuovi ed efficaci Forme ridotte all’essenziale

sfruttate per ricavare campiture cromatiche effetti di espressiva vitalità – vivaci e bellissimi

Richiama l’antichità classica Il sacello di San Zenone ha colonne antiche, riciclate come l’architrave Chiesa erede di Roma Appare anche il papa e un disegno con il suo nome e i 24 vegliardi dell’apocalisse.

I MOSAICI DI SANTA SOFIA A COSTANTINOPOLI TRA 787 E 815 I mosaici sono emersi dopo accurati restauri erano coperti da pitture a olio della metà dell’’800

quando era una moschea Mosaico con qualità cromatiche e luminoso Eseguito in tempi diversi, anche dall’epoca giustinianea:

con motivi geometrici e floreali, stelle e girali su un fondo dorato sono anche del IX secolo scioltezza pittorica delle forme, effetto spaziale, naturalezza negli incarnati e nei volti grazie all’uso delle pietre naturali, naturalezza delle espressioni dei volti

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In particolare, la DECORAZIONE ABSIDALE con L’ARCANGELO GABRIELE 787 – 815

L’ICONOCLASTIA distruzione delle iconeSiamo nel VIII – IX secolo. L’iconoclastia è stata una politica dell’impero bizantino e ha portato a feroci guerre civili tra frazioni teologiche. La teologia era molto importante nella politica. C’erano due tifoserie:

1- Azzurri2- Verdi

E avevano a che fare con le corse dei cavalli all’ippodromo. A queste due tifoserie erano associate le due teologie dei…MONOFISITI & NESTORIANI

I bizantini per sostenere la loro indipendenza ne fecero strumento, così da allontanarsi dalla Chiesa.Nell’VIII secolo i monofisiti non volevano rappresentare Gesù in un’icona, perché la divinità non è una figura umana, e neanche le figure del Vangelo vanno rappresentate. Questo si avvicina molto all’Islam, perché anche i musulmani la pensano così. I monofisiti erano molto diffusi in Armenia, e dato che molti imperatori erano di origine armena, per non far ribellare il popolo adottarono una politica filomonofisita, distruggendo le icone, in quanto venerare era superstizione. Ecco quindi l’iconoclastia, che durò dal 730 al 787, poi ebbe una pausa, per poi riprendere dall’815 alla metà del IX secolo.Il culto delle icone era forte tra donne e monaci, infatti il ristabilimento delle icone fu a opera dell’imperatrice Irene.

…Torniamo in Italia……Dove il mosaico della fine dell’VIII secolo è imitato nella…CHIESETTA DI SANTA MARIA FORIS PORTAS A CASTELSEPRIO (Varese)

Sorge su un’altura, ed è l’unica sopravvissuta alla distruzione e all’abbandono della città lombarda

Preceduta da un atrio nella sua parete, nel XVII secolo fu aperto un grande

fornice Di difficile datazione, probabilmente è del secondo quarto del IV

secolo Doveva avere aspetto sontuoso

tutta intonacata e decorata con affreschi pavimenti di intarsi marmorei

All’interno, la

navata è breve da qui tre arconi si immettono nelle ampie absidi illuminate da finestre all’esterno, gli arconi sono rafforzati da contrafforti

Il principale affresco è sull’abside centrale, riscoperto nel 1846, narra dell’INFANZIA DI CRISTO, su due registri i riquadri sono separate da sottili bande

Dicevano che Gesù ha una sola natura spirituale

Dicevano che Gesù ha due persone

diverse, uomo & Dio nella stessa persona

Appartenere a una delle due squadre significava appartenere a una delle due teologie

Per la chiesa tutte e due le teologie erano eretiche

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dall’alto ci sono l’ANNUNCIAZIONE, la VISITAZIONE, la PROVA DELLE ACQUE AMARE, il SOGNO DI GIUSEPPE e l’ANDATA A BETLEMME

in basso ci sono L’ADORAZIONE DEI MAGI, la NATIVITA’, l’ANNUNCIO AI PASTORI, la PRESENTAZIONE AL TEMPIO

Sulla controfacciata dell’arco trionfale ci sono due angeli in volo con in mano lo scettro e il globo adorano l’Etimasia

Sopra le finestre ci sono tre tondi, ed è rimasto solo quello centrale con CRISTO CHE BENEDICE al di sotto c’è una decorazione fatta di

ghirlande + ancora uno zoccolo a finte nicchie da cui spuntano uccellini

Nel vano centrale c’è un trono con sopra un libro chiuso

Gli avvenimenti sacri partono dai VANGELI CANONICI e APOCRIFI illustrano il dogma della reincarnazione

Gli elementi simbolici sottolineano la doppia natura di Cristo Gli affreschi sono di alta qualità

tutto diverso da quel che c’era in Italia ed è difficile confrontarli con altre opere la pittura è di tipo bozzettistica – arte classica in stile pompeiano il colore è annacquato, le pitture sono lievi, ci sono pochi toni cromatici al fine di ottenere un effetto atmosferico di soffusa luminosità

Complesso di elementi paesaggistici e architettonici dove personaggi e oggetti si stagliano Gesti, espressioni e pose esprimono il contenuto drammatico delle scene Il pittore ha una formazione costantinopolitana ipotesi di un pittore greco, forse emigrato quando è

incominciata l’iconoclastia.Vi sono varie ipotesi riguardo l'effettiva datazione dei dipinti, sappiamo però che sono antecedenti il 948 perché è stata trovata un iscrizione su di essi che cita Alderico, l'arcivescovo di Milano.Partendo dal presupposto che il "Maestro di Castelserpio" mostra una formazione orientale (costantinopoliana) tre sono le ipotesi:1) Gli affreschi vengono collocati tra il VII e l'VIII secolo, in un momento anteriore all'iconoclastia, sotto l'imperatore Eraclio. Le officine praticavano uno stile tendente al classicheggiante.2) Gli affreschi vengono paragonati con lo stile aulico testimoniato dai libri miniati tra la fine del IX e X secolo.3) Gli affreschi vengono paragonati alla scioltezza del Salterio di Utrech, ben visibile nel modo di rappresentare il nimbo cruciforme di Cristo e alcuni particolari della veste degli Angeli. Gli studiosi si sono orientati quindi tra VIII e il IX sec., verificabile anche confrontando il ciclo absidale di S. Sofia a Costantinopoli, in quanto si ritrovano le stesso gusto e la naturalezza del movimento e per l'espressione dei volti .

7. Architettura e miniatura carolingie d’oltralpe; età di Carlo Magno e Carlo il Calvo; importanza delle abbazie benedettine (statuetta equestre di Carlo Magno al Louvre; Cappella Palatina di Aquisgrana; Torhalle di Lorsch; Westwerk di Corvey; pianta di S. Gallo; salterio di Utrecht; Vangeli di Ebbone; Bibbie di Carlo il Calvo)

LA RINASCENZA CAROLINGIATra il VIII e il IX secolo,Carlo Magno dette un svolta decisiva all'assetto politico europeo, costituendo un vasto impero di grande valore culturale, che richiama l'antica Roma: il Sacro Romano Impero. Carlo Magno, imperatore dei Franchi, si proponeva come erede legittimo di Costantino e ribadiva nello stesso tempo il forte legame con la Chiesa.

La renovatio (termine usato per indicare la rinascita politica e culturale) è la fonte di cui si serve Carlo Magno e i suoi successori per dare una forma unitaria a un insieme di aree geografiche e di gruppi etnici estremamente diversi tra loro.Il sovrano carolingio si assume il compito di restaurare l’Impero affermando la validità dai un potere unico fondato sulla legge cristiana e romana; in più, di fronte a Bisanzio, eredita la sovranità che era stata romana e occidentale.

Diventa quindi necessaria un’alleanza con la chiesa perché costituisce lo strumento base per attuare le riforme amministrative e istituzionali, diffondendole capillarmente; inoltre, alla chiesa è affidata la conservazione del sapere antico. La dinastia Carolingia lega a sé l’ordine benedettino, favorendo l’autorità e l’attività delle grandi abbazie.

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Si cerca di riorganizzare anche la struttura economica, con la coniazione di monete in cui il profilo dell’imperatore viene ripreso dai modelli tardo-antichi (MONETA CON EFFIGIE DI CARLO MAGNO – profilo dell’Imperatore [recto] – chiesa stilizzata [verso], IX secolo); viene formata una classe di funzionari imperiali; vengono istituite

alcune scuole all’interno del palazzo e presso i conventi, inoltre si rimodella anche le forme di scrittura (grafia) su esempi classici (ISIDORO DI SIVIGLIA, Etimologie, fine VIII secolo).

La tradizione antica era sopravvissuta entro realtà diverse: La tradizione irlandese e anglosassone si accosta ai modelli romani, frutto di una prima

rinascita umanistica nell'alto medioevo. L'antico che si poteva desumere dai modelli dell'Oriente Mediterraneo, si riscontravano

dei caratteri legati soprattutto al periodo ellenistico. L'impero Carolingio trae la sua universalità dal fatto che si sviluppa all'interno della

corte e nella grandissima quantità di obbiettivi culturali e artistici raggiunti attraverso tale sintesi.

Nei 46 anni di regno, Carlo Magno fa costruire:- 75 palazzi- 7 cattedrali- 232 monasteri.Gli edifici presi a modello sono quelli dell’antica Roma costantiniana. Infatti, negli edifici imperiali il modello antico rimaneva per ragioni logiche e politiche anche seppur notevolmente modificato; nella progettazione invece dei grandi complessi monastici, i costruttori carolingi rispondevano alle necessità funzionali delle abbazie.

IL PALAZZO REALE DI AQUISGRANA Aquisgrana è l'odierna Aachen, questo edificio evocava la residenza papale presso San Giovanni.

Composto da una grande aula absidata, ornta da mosaici, simile al triclinio lateranense. E' ancora conservata la cappella palatina, a pianta centrale, di forma poligonale e coperta da una

cupola.

STATUETTA EQUESTRE DI CARLO MAGNO 860 – 870 Oggi si trova al museo del Louvre Nonostante le sue ridotte proporzioni riecheggia felicemente i monumenti equestri

dell'antichità classica (infatti è simile alla statua di Marco Aurelio al Campidoglio) Carlo Magno fece portare nel suo palazzo ad Aquisgrana il monumento equestre

di Teodorico da Ravenna, riadattandola a sé adesso non ne rimane niente, e la statuetta del Louvre forse ci fa capire com’era

Lo scettro oggi perduto e la corona alludono alla sua regalità La spada e il cavallo alludono alle sue capacità di condottiero Questa statuetta, insieme alle transenne e alle porte della cappella palatina

di Aquisgrana, testimonia l'alta qualità delle fonderie carolingie, per le quali l'antichità costituisce una costante fonte di ispirazione.

LA CAPPELLA PALATINA DI CARLO MAGNO, Aquisgrana (odierna Aachen) Venne costruita tra 786 e 805 dal maestro Odo da Metz, sotto il controllo di

Eginardo, il sovrintendente alle fabbriche e alle imprese artistiche

Ha subito notevoli modifiche, con aggiunte di oggetti sacri, ma la forma è rimasta uguale all’origine

Forma ottagonale valore simbolico del Sacro Romano impero (ripresa dell’antico attraverso apporti originali dei nuovi popoli europei + modello per l’architettura successiva)

Ingresso preceduto da un quadriportico, come le basiliche costantiniane

Ha un corpo sporgente tra due torri Da fuori, si forma una nicchia dove l’imperatore si presentava ai

sudditi All’interno, in corrispondenza della tribuna, era collocato un trono Struttura derivata da modelli tardo antichi come San Lorenzo a

Milano e San Vitale a Ravenna, con in + caratteri orientali lo spazio centrale è delimitato dal pilastri cruciformi (+ pulvini)

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che sorreggono la cupola, circondato da un deambulatorio a due piani Decorato da marmi che Carlo Magno ha fatto portare direttamente da Roma e Ravenna La cupola raffigura Cristo in trono con vesti purpuree e circondato dai Vegliardi dell’Apocalisse: analogia tra

Gesù e l’Imperatore, figura del salvatore sulla Terra Le porte e le transenne bronzee sono ispirate alla cultura antica gli elementi

lineari e decorativi degli acanti e dei girali vegetali sono ridotti al minimo.

LA TORHALLE DI LORSCH Torhalle significa porta d’ingresso Allude all’arco di Costantino infatti è molto anticheggiante Eretta tra il 760-790 Si trova al centro della del grande cortile antistante l'abbazia (lo

hanno fatto capire gli studi archeologici) Ha nonostante le piccole dimensioni un carattere monumentale

ESTERNO Nella parte inferiore si apre una loggia 3 fornici con semicolonne

sormontate da capitelli composti Nel mezzo un’architrave con motivi vegetali Al piano superiore ci sono 10 esili paraste ioniche scanalate che

reggono una cornice ad angolo qua, all’INTERNO, si trova un’aula che serviva all'imperatore come sala

del trono e spazio per le cerimonie. La sala è affrescata con finte architetture simili all'esterno. IL PARAMENTO è composto da pietre rosse e bianche disposte a

comporre motivi geometrici influsso bizantino; le decorazioni a rombi riprendono le murature romane

Nelle due appendici laterali sono contenute le scale a chiocciola per salire all’aula.

IL WESTWERK DELL’ABBAZIA DI CORVEY Il Westwerk (corpo occidentale/opera ad est) è un edificio a più piani

aggiunto all'ingresso della chiesa, l'abbazia di Corvey ne è un esempio ancora integro.

Venne progettato probabilmente ai tempi di Carlo Magno, quando la fondazione del complesso monastico sanciva la cristianizzazione e la definitiva conquista dei territori sassoni

Fu costruito solo tra 855 e 873 Le due torri hanno la scala a chiocciola per poter accedere ai 6 piani, da dove

si vede l’altare maggiore Pianta quadrata

Al piano terreno c’è un basso atrio a volte, sorretto da colonne C’è anche una zona di passaggio che lo raccorda alla navata della chiesa

I due piani superiori presentano una grande sala al centro circondata da gallerie La massa muraria è spessa, e le membrature architettoniche sono ridotte

prende l’aspetto di un bastione difensivo si conservano anche le reliquie di santi e martiri chiesa inespugnabile al diavolo e ai

nemici dell’impero e della fede Era praticamente la parte più significativa della chiesa dal punto di vista politico-religioso Facciata monumentale come elemento autonomo e coerente con il resto dell’edificio Dentro era completamente decorato con affreschi

poteva avere luogo la liturgia del Salvatore e le cerimonie dell’Imperatore al centro della grande sala c’era il trono nelle tribune c’erano i cori che cantavano gli inni sacri.

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LA PIANTA DI SAN GALLO Progetto planimetrico eseguito tra 816 e 830 per l’abate di San Gallo,

Gozberto (forse 810) Fatto fare dal vescovo di Basilea e poi donato a San Gallo È un piano per la rifondazione di quella casa benedettina in queste

piccole città monastiche venivano amministrati territori e patrimoni immensi, essendo uno dei maggior sostegni economici dell'impero.

Progetto enorme e pieno di edifici, anche se ancora non si sa la funzione della pianta

Chiesa è il cardine di tutto il complesso struttura con absidi

contrapposte, probabilmente per il culto delle reliquie

3 navate con matroneo per vedere l’altare maggiore

caratteristiche delle chiese carolingie duplice orientamento Non si sa perché non sia mai stata

realizzata quella che c’è ora è del 1700 molto probabilmente ci volevano troppi

soldi per realizzarla Attorno alla chiesa gli edifici si dispongono

secondo una griglia regolare come le nuove città di Carlo Magno le celle dei monaci (con il refettorio)

disposte intorno al chiostro a nord l’abitazione dell’abate e la scuola le foresterie per i pellegrini, infermeria,

cimitero e masseria.

LA PITTURA MONUMENATARIALa pittura monumentale è legata alla committenza imperiale, molto vicina al gusto della corte, ma è andata quasi del tutto perduta.L'area geografica che conserva le più cospicue testimonianze della pittura carolingia è la parte centro orientale dell'arco alpino, grazie al fatto che la zona è isolata, alla presenza di insediamenti monastici e alle numerose vie di collegamento con le regioni adriatiche e la Lombardia, alla Baviera e alla Renania, che hanno influenzato la pittura. Alcuni esempi sono…La cripta di Saint-Germain d'Auxerre

Affreschi che risalgono tra 841 e 857 Spazio della cripta esaltato da un’intelaiatura decorativa di finti elementi

architettonici classicheggianti, entro cui sono inquadrati gli episodi narrativi. Il pittore si concentra soprattutto sulla

dinamicità della scena, cercando di esaltare il movimento e la mimica facciale dei personaggi.

Contrariamente alla tradizione ellenistico – romana, si adotta una visione sintetica dello spazio.

Questo è ben visibile nella Lapidazione di Santo Stefano in cui lo sfondo è indeterminato, e i singoli elementi appaiano incongruenti sia per dimensione che per spazio.

LA MINIATURA E LA COMMITTENZA IMPERIALEL'attività dei miniatore raggiunge sotto i sovrani carolingi risultati di grande importanza e qualità. I codici sono molto importanti perché sottolineano l'intento e la volontà di fondare l'autorità imperiale su scritture, basate sulla legge cristiana e romana; inoltre forniscono anche un recupero del sapere antico.Lo stile decorativo legato alla committenza imperiale rappresenta una svolta rispetto a quello praticato nel VIII secolo negli scriptoria monastici continentali.

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L'esempio più celebre di quest'ultima categoria è il:SALTERIO MS. 18 della Bibliothèque Municipale di AmiensManoscritto confezionato all'inizio dell'800 presso l'abbazia di Corbie, si denotano influenze greco-orientali, longobarde, romane, anglosassoni e franche.Il maestro del salterio cerca una sintesi ornata di testo e decorazione. Le iniziali popolate da personaggi e mostri fantastici derivano da motivi persiani, mentre gli intrecci calligrafici continuano ad essere ripresi dai centri periferici.

Proprio nel grande scriptorium di Corbie Carlo Magno reclutò i decoratori del primo codice da lui ordinato:Evangelario (Vangeli di Godescalco)Conservato a Parigi, nella Bibliothèque Nazionale; preparato entro il 783 sotto la direzione di Godescalco.Gli elementi iconografici e figurativi (tavole canoniche, le miniature a piena pagina, gli evangelisti) riprendono caratteri bizantini e ravennati, mentre certi motivi a intreccio e a volute non sembrano essere delle maestranze formatesi a Corbie. Es. L’EVANGELISTA LUCA.

VANGELI DI LORSCHViene espressa una nuova cultura figurativa imperiale nei primi anni del IX secolo (conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana). Es. L’EVANGELISTA GIOVANNI.Nelle miniature che illustrano questi manoscritti si intravede uno stile tendente al bizantino che si coniuga con degli elementi ripresi dall'antico. Anche delle incorniciature di archi su colonne sono elementi tipici della tradizione italiana. Nelle parti decorative si notano dei motivi derivati da cammei, monete e oreficerie, oggetti risalenti a dei saccheggi o a scambi tra Roma e Bisanzio e che ora erano affluiti nelle

mani dell'impero.

Grazie alla committenza di Luduvico il Pio (figlio di Carlo Magno), si denota che un secondo gruppo di manoscritti si ispirano a caratteri antichi cercando di penetrarne i caratteri stilistici.Evangeli detti l'IncoronazioneConservati a Vienna nel Kunstistorisches Museum, risalgono all'inizio del IX secolo. Es. L’EVANGELISTA MATTEO.Questi vangeli imitano i modi pittorici ellenistici sopravvissuti in Oriente: le figure degli evangelisti sono atteggiati come dei filosofi antichi seduti su troni classicheggianti entro un ampio paesaggio.

I VANGELI DI EBBONEEbbene era un arcivescovo, familiare e consigliere di Ludovico il Pio. Questi vangeli prendono il suo nome, miniati forse a Reims prima dell'823. Es. L’EVANGELISTA MATTEO.Vengono riprodotte figurette di letterati, cacciatori, scalpellini desunte da miniature e avori orientali.

In questo caso i caratteri di questo nuovo stile diventano peculiari, e si riscontrano anche nel…SALTERIO DI UTRECHTRealizzati tra 820 e 830. Insieme a Ebbone, sono gli esempi più straordinaria dell’arte carolingia. La tensione è espressiva ed emotiva, e il segno grafico è dinamico e virtuoso.

La Bibbia di Carlo il Calvo (IX sec)E' una grande impresa, l'illustrazione della Bibbia, affrontata nell'officina di San Martino a Tours, dove per

volere di Carlo Magno era stato istituito un centro di esegesi biblica.La Prima Bibbia di Carlo il Calvo è conservata oggi presso la Bibliothèque Nationale di Parigi. Fu eseguito da un grande artista a contatto con la corrente di Reims ma attivo anche a Tours. Le scene storiche che corredano il codice si organizzano su una fascia continua, ordinati in episodi. I paesaggi e gli ambienti sono riprodotti con molta attenzione. Es. PAGINA CON SCENE DELLA VITA DI SAN GIROLAMO.

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Con la fine delle committenze imperiali dovute a una continua lotta dinastica, vengono così a mancare i presupposti di un linguaggio figurativo strettamente legato alle esigenze culturali e ideologiche della dinastia carolingia.

Riprende anche nell'ambiente di corte la tradizione insulare, tendenzialmente aniconica.La Seconda Bibbia di Carlo il CalvoComposta per l'imperatore presso l'abbazia di Saint-Amand verso l'870, probabilmente da un artista irlandese. È ornata solo da grandi iniziali composte con grande armonia e proporzionalità grafica; si continua sempre a ricalcare i modelli del secolo precedente. Es. INCIPIT.

SCULTURA E ORIFICERIALa ricchezza accumulata dai sovrani carolingi fece aumentare le donazioni alle basiliche romane, alle cattedrali e alle abbazie, e quindi incrementarono le produzioni di suppellettili destinati al culto.Soprattutto sono le produzioni di avorio e le oreficerie che permettano di studiare meglio la produzione carolingia nel campo delle arti santuarie.Le grandi placche di avorio formavano polittici o talvolta venivano incastrate nelle legature dei libri liturgici entro una cornice di filigrane, gemme e smalti.

Le placche venivano intagliate negli scriptoria, che preparavano i manoscritti che ne riprendevano anche lo stile.

Coperta dell'Evangelario di LorschRisale all' 810 circa, comprende delle immagini di Cristo in gloria tra due arcangeli, la storia dei Magi (in basso), e la croce retta da angeli-Vittorie.Si possono notare delle analogie con i prototipi ravennati del Vi sec. come la cattedra di Massimiliano.

Coperta di un Salterio decorata con scene della vita di cristoRisale al tempo di Carlo il Calvo (870 circa) dove viene illustrata la scena di un Salmo, si distingue l'impronta della scuola di Reims, viene ripreso anche lo stile narrativo del Salterio di Utrecht.Flabello di Tournus

Risalente alla metà del IX sec.,oggi conservato al Museo del Bargello di Firenze. Eseguito a Tours, nelle officine delle grandi Bibbie.Si nota un gusto molto più classicheggiante nelle decorazioni, collocandosi nelle officine delle grandi Bibbie.Serviva ad allontanare gli insetti dall'altare durante le celebrazioni eucaristiche, e quindi considerato un oggetto liturgico. Costituito da tre parti:

- il manico- l'astuccio- il ventaglio.

CIBORIO DI ARNOLFO, 870 circaSegno nervoso e spezzato, movimento repentino, pieghe fitte e sottili elementi destinati a ritrovare nell’oro sbalzato la loro espressione ideale, perché è una superficie dove la luce giuzza in modo instabile e fremente.

8. Arte carolingia in Italia; la Milano dell’arcivescovo Angilberto e i suoi riflessi in Lombardia; ducato longobardo di Benevento (Altare di Sant’Ambrogio, sacello di San Satiro a Milano; S. Salvatore a Brescia; pitture murali di Saturno, Malles e Müstair in Val Venosta; S. Sofia di Benevento; S. Vincenzo al Volturno)

L’ITALIA TRA L’ETA’ LONGOBARDA E L’ETA’ CAROLINGIAL’espansione dell’impero carolingio dal punto di vista culturale è artistica è avvenuta in maniera graduale; al loro arrivo in Italia, i sovrani franchi trovarono corti già latinizzate e un diffuso interesse per l’arte dell’antichità. Continuarono così le stesse tradizioni, e le maestranze di pittori e stuccatori erano le stesse: c’era coerenza nel progettare la rinascita dell’antico, cosa che i Longobardi non erano mai stati capaci di fare. Anche in Italia il potere carolingio si fonda su vescovi e abati; l’esempio meglio conservato in questo senso è…IL SACELLO DI SAN SATIRO

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Costruito intorno all’876 dal vescovo Ansperto – datazione certa Le masse murarie si articolano in nicchie grandi e piccoli elementi tipici dell’architettura

termale tardo-antica.

La diffusione di tipologie architettoniche e pittoriche greche e orientali dell'aria del adriatica fino a Milano segue il percorso delle nuove vie di comunicazione che il dominio carolingio ha contribuito ad espandere attraverso la pianura padana.L'influsso bizantino attraversa Venezia (inizia ad avere sempre più importanza politica ed economica) per poi attraversare l'Italia del Nord in ondate successive in più secoli.Le ultime resistenze longobarde rimangono al Centro e al Sud .L'interesse per l'epoca Costantiniana lampante per la ripresa dell'antico

schema basilicale, è vivo a Roma al tempo di Leone III (795-816) o di Pasquale I (871-824).La rinascita anticheggiante nelle zone dell'Urbe non vede l'influenza degli edifici nordici.

SAN ZENO DI BARDOLINOMonastero dipendente dall'omonima abbazia benedettina veronese, risale alla metà IX secolo. Viene ripresa la tipologia della cupola su colonne e i capitelli imitano quelli di ordine ionico, anche se riducendo gli elementi a decorazione grafica.

CHIESA DI SAN SALVATORE DI SPOLETORisalente al IX sec., dopo il suo restauro viene trovata una straordinaria coerenza classicista, soprattutto dal punto di vista della struttura architettonica con il ricorso all'ordine corinzio e a colonne e semicolonne del presbiterio. Anche le decorazioni rimandano ai motivi romani come per esempio al tempietto del Clitumno dell'VIII sec.

LA MILANO DEL VESCOVO ANGILBERTOUn grande centro dell’età carolingia è Milano. Il vescovo franco ANGILBERTO II fa compiere una grande ristrutturazione nella CHIESA DI SANT’AMBROGIO; segue un programma politico e religioso mirante alla riorganizzazione della città e del territorio.

All'antica chiesa risalente al IV e V secolo viene aggiunta una grande abside centrale preceduta da un ambiente voltato a botte

Il catino dell'abside maggiore è decorato da un grande mosaico che rappresenta il Redentore in trono tra i martiri milanesi Protasio e Gervasio e con ai lati gli arcangeli Michele e Gabriele, vi sono rappresentati anche alcuni episodi della vita di sant’Ambrogio

Il ciborio viene completato da quattro fastigi timpanati e successivamente riceveranno il rivestimanrto in stucco (nel X sec.)

Sotto il ciborio si colloca l'altare d'oro.

L’ALTARE DI SANT’AMBROGIO IX secolo l'altare ha la forma di un sarcofago antico, anche se non ha la

funzione di contenere le reliquie dei santi: il vero sarcofago è collocato sotto l'altare, visibile attraverso una finestrella aperta nel lato posteriore della cassa.

La FACCIATA ANTERIORE (rivolta verso lo spettatore) è divisa in tre parti: La parte centrale : è inscritta

una croce con al centro il Pantocratore in trono e nei quattro bracci i simboli degli evangelisti; negli spazi angolari gli apostoli si raggruppano a tre a tre per adorare la Teofania.

Le parti laterali : sono divisi in ciascuno in sei riquadri che rappresentano le STORIE DI

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CRISTO, e si leggono dal basso verso l'alto e dall'esterno verso l'interno, prima su quello sinistro e poi su quello destro.

LA FACCIATA POSTERIORE (rivolta verso l'abside, visibile solamente dal clero) si riprende la solita tripartizione della parte anteriore:

La parte centrale : è occupata dagli sportelli che chiudano la finestrella della bara, decorati con 4 tondi che raffigurano gli arcangeli Michele e Gabriele e delle scene di Sant'Ambrogio (Ambrogio che incorona Angiliberto e gli dà l’altare e

Ambrogio che incorona Vuolvino che ha fatto l’altare) Le parti laterali : divise sempre in 6 riquadri, contengono le storie di sant'Ambrogio e si leggono

sempre partendo dal basso da sinistra a destra in sequenza continua per tutta l'ampiezza dell'altare.

Questa parte è a opera dell’artista Vuolvino, ed è eccezionale il fatto che si sia autoritratto accanto al vescovo giustificabile solo con la dignità monastica che sicuramente ricopriva. Il linguaggio figurativo è austero ed essenziale, i personaggi sono solo quelli indispensabili al racconto ma affermano con decisione la loro presenza plastica, con panneggio delle vesti fasciante. Il ritmo della storia fluisce dis cena in scena come un avvincente racconto.I LATI DELL'ALTARE: sono spartiti da un'intelaiatura geometrica; contengono al centro una grande

croce gemmata circondata da angeli adoranti e immagini di santi entro clipei o prosternati davanti alla croce. I maestri delle storie cristologiche hanno attinto a molti fonti:

Il modo di organizzare le scene, spesso utilizzando partiti architettonici simili a quelli di Mustair, rimanda a quelli tardo antichi, elementi che vanno a formare il nuovo stile narrativo carolingio, giunto a perfezione con il Salterio di Utrecht.

l vivo movimento dei personaggi e la organizzazione spaziale della scena rimanda lo stile di Reims.

Tuttavia elementi grotteschi e fisionomie stravolte si possono trovare nella Cacciata, mentre effetti naturalistici si possono trovare nella rappresentazione della rocce e della capanna nella Guarigione del Cieco, i quali avranno avuto un influenza da parte della miniatura costantinopoliana; infatti, la compresenza di tutti questi elementi induce a credere che gli artisti delle storie cristologiche siano Lombardi o almeno attivi in Lombardia infatti è per questa ragione che poteva avvenire una congruenza con la tradizione figurativa tra la tradizione tardo antica dell'arte carolingia e la tradizione dell'arte costantinopoliana.

CHIESA DI SAN SALVATORE, Brescia Conservata in stato pietoso Sembra di età longobarda l’edificio di quest’età è stato ritrovato sotto l’attuale Fu ricostruita in età carolingia Negli affreschi c’è una frase frammentaria che parla di re Desiderio, di età longobarda Sotto gli archi ci sono decorazioni in stucco molto rovinate a causa dei continui

rimaneggiamenti Somigliano agli stucchi del tempietto longobardo di Cividale Gli affreschi permettono di capire com’era la pittura murale a Milano in età carolingia tecnica

a strati, e le aggiunte fatte a secco tendono a cascare.

LA PITTURA MONUMENTALEÈ andata perduta quasi del tutto; sono rari gli esempi superstiti, e l’area geografica che meglio conserva la pittura dell’epoca imperiale è la parte centro-orientale dell’arco alpino, per il maggiore isolamento della zona, al confine tra nord e sud dell’impero (Alto Adige – Val Venosta).SAN PROCLO (o propolo) DI NATURNO

È in una località sperduta Il santo affrescato è San Propolo o San Paolo Linearismo esasperato e sintesi degli elementi figurativi Volto umoristico

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Linguaggio agli antipodi della tradizione classica Viene dalla miniatura irlandese Fa pensare anche alla scultura longobarda con le teste a pera Es. FUGA DI SAN PROCLO DA VERONA, IX secolo

SAN BENEDETTO DI MALLES Chiesa con navata unica a tre absidi Sotto la navata c’è un affresco per i committenti conte della Repsia e l’Abate, che

all’epoca era in vita e tiene in mano il modellino della chiesa (sono molto idealizzati) Ci sono anche alcuni stucchi molti sono andati perduti, ed erano tutti colorati I tratti sono contadineschi e rozzi perché tutto era tra le montagne Il pittore era italiano Es. RITRATTO DEL FEUDATARIO FONDATORE DELLA CHIESA, IX secolo

SAN GIOVANNI A MÜSTAIR Chiesa con grande aula triabsidata e fiancheggiata da navate Era completamente decorata intorno agli anni ’30 del IX secolo

con storie dell’Antico e del Nuovo Testamento La stesura pittorica è rapida Pochi colori e campiture sovrapposte pittura a secco, infatti molti

strati sono caduti La biacca dava lumeggiatura e brio vitale – lumeggiature chiare Simile a San Vincenzo in Volturno.

Es. GUARIGIONE DELL’EMORROISSA, 830 circa.

I LONGOBARDI NEL SUD ITALIA I ducati longobardi del sud rimarranno autonomi più a lungo, fino all’avvento dei normanni dell’XI secolo; la loro storia si intreccia con quella dei potenti centri di culto e delle ricchissime signorie monastiche. Il centro monastico legato alla dominazione longobarda è…SAN VINCENZO IN VOLTURNO (Molise)

Fondato nel VIII secolo La cripta conserva un importante ciclo di affreschi:

in relazione con la scuola di pittura e miniatura beneventana, aperta anche agli artisti longobardi

stesura luminosa dei colori vibranti lumeggiature manifestano rapporti con il Nord Italia

Gli affreschi sono stati commissionati dall’abate Epifanio Le figure ritrovate nel refettorio sono invece simili allo stile dell’età carolingia Es. SANTE (particolare della decorazione della cripta), secondo quarto del IX

secolo.

SANTA SOFIA A BENEVENTO Complesso molto importante, costruzione principale dei ducati

longobardi Fondata da Arechi II nel 760 Pianta centrale a forma di stella con tre absidi imprevedibile varietà di scorci dinamismo architettonico slanciato corpo centrale articolazione dei volumi come nei modelli

bizantini Vigorosi affreschi, un esempio è la toga

dell’ARCANGELO GABRIELE nell’ANNUNCIAZIONE A ZACCARIA + la VISITAZIONE

Altre opere nel beneventano si riscontrano nella Grotta di San Michele a Olevano sul Tusciano (es. affresco del BATTESIMO DI CRISTO, del IX secolo).