ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI...

17
ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA” Viaggio d’Istruzione in Sicilia Vademecum turistico classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado 1 ISTITUTO COMPRENSIVO “D’AOSTA” Tutti gli usi della parola a tutti, non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo (Rodari) Sicilia, il tempo antico delle cose Viaggio di Istruzione in Sicilia 29 aprile 3 maggio 2019Lunedì Itinerario storico artistico - ambientale L’itinerario. Il percorso, che ha il suo centro di riferimento a Siracusa, si snoda lungo la Sicilia orientale da Messina a Siracusa, passando per Catania, con una diramazione verso occidente fino ad Agrigento: gli alunni saranno immersi in un ambiente mediterraneo a contatto con il mare e con parte dell’entroterra del Val di Noto; ai panorami suggestivi esteriori delle terre siciliane saranno affiancati quelli interiori dei miti greci, della letteratura pirandelliana e della cultura occidentale in dialogo con quella orientale. Le bellezze monumentali, artistiche e paesaggistiche saranno le cose che aiuteranno gli alunni alla comprensione che la bellezza ha radici antiche e ci accompagna sempre, anche quando ne perdiamo la consapevolezza. 1° giorno.Lunedì 29 aprile 2019. Partenza da Ottaviano Piazza Giovanni Paolo II ore 6 per Catania. Durante il percorso pranzo a sacco. Sosta a Taormina (Riviera dei Ciclopi), visita alla città. A pochi passi dallo stretto che separa la Sicilia dalla penisola italiana, su una terrazza naturale che guarda verso il mar Ionio, sorge la splendida città, l'antica Tauromenion.Col suo aspetto di borgo medievale, la sua antica anima greca, i colori e i profumi della vegetazione mediterranea, Taormina è uno dei luoghi da visitare più belli al mondo. Arroccata sul monte Tauro, la città offre un panorama stupendo che abbraccia uno scorcio del mar Ionio dal golfo di Catania fino alla punta meridionale della Calabria.Immerso tra cipressi e piante di fichi d’india, con la cavea scavata nella roccia, il teatro ellenistico di Taormina, trasformato in arena dai romani offre uno spettacolare panorama sul mare fin sulle coste della Calabria, sulla città di Siracusa e sulla vetta dell’Etna.Entrando in città da porta Messina, si raggiunge il cuore medievale di Taormina. Poco lontano dalla porta, palazzo Corvaia e la seicentesca chiesa di San Pancrazio, che sorge sui resti di un tempio greco. Da visitare, poco distante, anche la cavea dell’antico Odeon e la vicina chiesa di Santa Caterina d’Alessandria.Nelle vicinanze la strada si amplia in piazza IX aprile, terrazza da cui si gode un ampio panorama, mentre la porta di Mezzo aperta nella seicentesca torre dell’Orologio conduce nel quartiere medievale di Taormina, dai caratteristici edifici con ornamenti ed elementi architettonici romanici e gotici.Risalgono invece all’epoca normanna il massiccio palazzo difensivo dei duchi di Santo Stefano, con elementi gotici, arabi e normanni, e la Badia Vecchia.Non solo storia, Taormina è caratterizzata anche da una rigogliosa natura come quella dei giardini pubblici della Villa Comunale. Prosecuzione del viaggio. Sistemazione presso l’Hotel cena e pernottamento.

Transcript of ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI...

Page 1: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

1

ISTITUTO COMPRENSIVO “D’AOSTA” Tutti gli usi della parola a tutti, non perché tutti siano artisti, ma perché

nessuno sia schiavo (Rodari)

Sicilia, il tempo antico delle cose Viaggio di Istruzione in Sicilia 29 aprile 3 maggio 2019Lunedì

Itinerario storico – artistico - ambientale

L’itinerario. Il percorso, che ha il suo centro di riferimento a Siracusa, si snoda lungo la Sicilia

orientale da Messina a Siracusa, passando per Catania, con una diramazione verso occidente

fino ad Agrigento: gli alunni saranno immersi in un ambiente mediterraneo a contatto con il

mare e con parte dell’entroterra del Val di Noto; ai panorami suggestivi esteriori delle terre

siciliane saranno affiancati quelli interiori dei miti greci, della letteratura pirandelliana e della

cultura occidentale in dialogo con quella orientale. Le bellezze monumentali, artistiche e

paesaggistiche saranno le cose che aiuteranno gli alunni alla comprensione che la bellezza ha

radici antiche e ci accompagna sempre, anche quando ne perdiamo la consapevolezza.

1° giorno.Lunedì 29 aprile 2019.

Partenza da Ottaviano Piazza

Giovanni Paolo II ore 6 per Catania.

Durante il percorso pranzo a sacco.

Sosta a Taormina (Riviera dei

Ciclopi), visita alla città. A pochi passi

dallo stretto che separa la Sicilia dalla

penisola italiana, su una terrazza

naturale che guarda verso il mar Ionio,

sorge la splendida città,

l'antica Tauromenion.Col suo aspetto di

borgo medievale, la sua antica anima greca, i colori e i profumi della vegetazione

mediterranea, Taormina è uno dei luoghi da visitare più belli al mondo. Arroccata sul monte

Tauro, la città offre un panorama stupendo che abbraccia uno scorcio del mar Ionio dal golfo di

Catania fino alla punta meridionale della Calabria.Immerso tra cipressi e piante di fichi d’india,

con la cavea scavata nella roccia, il teatro ellenistico di Taormina, trasformato in arena dai

romani offre uno spettacolare panorama sul mare fin sulle coste della Calabria, sulla città di

Siracusa e sulla vetta dell’Etna.Entrando in città da porta Messina, si raggiunge il cuore

medievale di Taormina. Poco lontano dalla porta, palazzo Corvaia e la seicentesca chiesa

di San Pancrazio, che sorge sui resti di un tempio greco. Da visitare, poco distante, anche la

cavea dell’antico Odeon e la vicina chiesa di Santa Caterina d’Alessandria.Nelle vicinanze la

strada si amplia in piazza IX aprile, terrazza da cui si gode un ampio panorama, mentre la porta

di Mezzo aperta nella seicentesca torre dell’Orologio conduce nel quartiere medievale di

Taormina, dai caratteristici edifici con ornamenti ed elementi architettonici romanici e

gotici.Risalgono invece all’epoca normanna il massiccio palazzo difensivo dei duchi di Santo

Stefano, con elementi gotici, arabi e normanni, e la Badia Vecchia.Non solo storia, Taormina è

caratterizzata anche da una rigogliosa natura come quella dei giardini pubblici della Villa

Comunale.

Prosecuzione del viaggio. Sistemazione presso l’Hotel cena e pernottamento.

Page 2: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

2

2° giorno. Martedì 30 aprile 2019.Catania. Prima colazione in hotel. Partenza per

Catania.Catania, città fondata dai greci nel 729 a.c., ha una storia ricca di eredità culturali di

epoca greca, romana, bizantina, araba,

normanna, sveva, angioina, aragonese,

spagnola che troverete nei suoi monumenti.

La città di oggi, prevalentemente

settecentesca, è il frutto della ricostruzione

dopo il forte terremoto del 1693, realizzata

nello stile Barocco Siciliano che è stato

dichiarato Patrimonio dell'Umanità

Unesco.La città ha origine come

insediamento siculo, rifondato col nome

di Kατάvη nel 729 a.C. da coloni greci

calcidesi. Nel V secolo a.C. fu occupata dai

Siracusani, che la battezzarono Etna, fu poi

conquistata dai Romani nel 263 a.C. Con la

caduta dell’Impero Romano, la città seguì le

sorti della Sicilia, venendo conquistata prima

dagli Ostrogoti, poi dagli Arabi, dai

Normanni, dagli Svevi e dagli

Angioini. Sconvolta dalla terribile eruzione dell’Etna nel 1669 e dal disastroso terremoto del

1693, la città fu quasi interamente ricostruita all’inizio del Settecento, secondo il gusto barocco

del tempo che caratterizza tutta la Sicilia sud orientale. A cominciare dalle notevoli

testimonianze risalenti al periodo romano, tra le quali spicca l’Odeon, che sorge nel centro

storico, accanto al teatro romano. Quest’ultimo edificio fu costruito in epoca greca, ma

restaurato tra il I e il II secolo, ed a questo stesso periodo appartengono anche altre monumentali

strutture, tra cui l’anfiteatro e alcuni edifici termali realizzati con pietre laviche.Da non perdere

la visita al castello Ursino, fondato da Federico II di Svevia nel XIII secolo e oggi museo

civico.Cataniaconserva l’assetto urbanistico progettato dall’architetto Vaccarini, con ampie vie

rettilinee che si raccordano intorno alla principale via Etnea, aperta su piazze e giardini. Tra

queste scenografiche strade si affaccia piazza del Duomo, che si presenta con la

caratteristica Fontana dell’elefante, vero centro della città storica. Piazza Duomo, punto di

partenza preferito di ogni

visita turistica di Catania, può

essere considerata essa stessa

un monumento: infatti, da qui

è iniziata la ricostruzione della

città dopo il terremoto del

1693, perché qui c'erano

sempre state le sedi più

importanti del Governo

cittadino e della Chiesa

:il Municipio e il Duomo. Nel corso del settecento, i più valenti architetti e maestranze

provenienti da tutta la Sicilia, l'hanno disegnata e realizzata in uno splendido barocco. Piazza

Duomo è anche il luogo d'incontro dei catanesi nei momenti più intensi della vita cittadina e

nelle occasioni solenni, come la grande Festa di Sant’Agata - patrona della città - divenuta nel

tempo la terza festa della cristianità nel mondo. Al centro della piazza c'è la Fontana

dell'Elefante, simbolo di Catania; girando il nostro sguardo da nord in senso orario vediamo il

Municipio, il Duomo, l'ex seminario dei Chierici. Ma Piazza Duomo rivela altre sorprese: nel

sottosuolo, dove si trovano le terme Achilliane, e dietro la Fontana dell'Amenano, dove c'è il

tipico mercato del pesce, la Pescheria, a ricordarci che il mare si trova a pochi passi da qui.

Page 3: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

3

Dopo il terremoto il Senato cittadino decise di ricostruire il Duomo (ingresso incluso) dov'era

già il Duomo normanno (1092). Nel

1709, sull´originario impianto basilicale

a tre navate, l'architetto G. Palazzotto

iniziò ad elevare la chiesa sfruttando le

preesistenze architettoniche. Il problema

di armonizzare le enormi strutture

portanti alla facciata fu brillantemente

risolto da G.B. Vaccarini, abate e

architetto di origine palermitana che fu

uno dei più geniali e scrupolosi artefici

della ricostruzione settecentesca di

Catania. Egli utilizzò molti materiali

preziosi che provenivano dai monumenti

antichi catanesi, quasi a volere ribadire il concetto di continuità tra presente e passato.

All'interno, addossata al secondo pilastro a destra, c'è la tomba di Vincenzo Bellini, grande

musicista catanese (1801-1835).Per i catanesi è particolarmente importante la cappella di

Sant'Agata che custodisce, nella "cammaredda" (la cameretta), il Busto reliquiario e lo Scrigno

con le reliquie di Sant'Agata: l'uscita delle reliquie dalla cameretta il 4 febbraio è uno dei

momenti più commoventi di tutta la festa. Il Palazzo degli Elefanti è il Municipio di

Catania(ingresso incluso), la sede del governo cittadino: nelle sue belle sale si riuniscono il

Consiglio Comunale, il Sindaco e la Giunta Municipale. L'edificio è stato costruito dopo il

terremoto del 1693 in sostituzione del cinquecentesco Palazzo Senatorio (Catania ha un

governo municipale dal 1320, grazie al privilegio concesso da Federico II d'Aragona) ed

è opera di diversi architetti: tra questi Giovan Battista Vaccarini, chiamato a progettare molti

degli edifici del centro storico. Palazzo degli Elefanti ha un forma quadrangolare e un atrio

d’ingresso su ogni prospetto, a sottolineare il carattere di edificio aperto al pubblico e di servizio

alla collettività. Al suo interno sono presenti opere d'arte di Giuseppe Sciuti, Emilio Greco,

Francesco Contraffatto.L’ingresso su piazza Duomo, che è il cuore della città, è caratterizzato

dal grande portale su cui si trova la tribuna (balcone centrale) del primo piano. Proprio

all’ingresso si possono vedere le antiche carrozze del Senato: una fastosa berlina in legno della

fine del XVIII secolo, e un’altra carrozza più semplice, usate nel corso dei festeggiamenti di

Sant’Agata quando, il 3 febbraio, le autorità cittadine a bordo delle carrozze raggiungono la

chiesa di S. Biagio in piazza Stesicoro per offrire la cera alla Santa. Se con la ricostruzione post

terremoto la via Etnea diventerà la strada dei palazzi nobiliari, la via Crociferi sarà la strada che

le autorità ecclesiastiche tracceranno per costruirvi i nuovi monasteri e le nuove chiese: infatti,

in non più di 200 metri si trovano quattro chiese con tre monasteri e un collegio.

Negli anni di massimo splendore via Crociferi era la strada dei giorni di festa quando tanti

cittadini venivano a seguire le cerimonie e i cortei religiosi. Per la bellezza dei prospetti delle

chiese che rendono il luogo molto suggestivo, in tempi recenti è stata spesso scelta

come location per film: appare "Il bell'Antonio" di Bolognini e nella "Storia di una capinera" di

Zeffirelli,ne "I Vicerè" di Faenza e molti altri. Qui, inoltre si svolge uno dei momenti più

toccanti della festa di Sant’Agata, quando le suore benedettine intonano per la santa i loro soavi

canti. Monumento nazionale dal 1940, Casa Verga è oggi museo regionale. Quattro bacheche

espongono le riproduzioni dei manoscritti verghiani. Vi si trovano inoltre la pergamena decorata

da Alessandro Abate; il busto di Verga, opera dello scultore Bruno; due ritratti ad opera di

Michele Grita. Nella biblioteca sei librerie custodiscono i 2500 volumi che erano di proprietà

dello scrittore.

Incastonati tra via Teatro Greco e via Vittorio Emanuele sorgono il Teatro Romano e l’Odeon.

Si presume che la costruzione del Teatro Romano, che riusciva ad ospitare circa 7000 spettatori,

risalga al II sec. d.C., e che esso sia stato realizzato su una struttura preesistente di età greca

Page 4: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

4

costruita nell’antica acropoli di Catania.In un diametro di circa 80 metri, sono ancora visibili

l’orchestra, la cavea (che poggia su alti corridoi coperti a volta) e alcune parti della scena. Il

teatro fu spogliato dei marmi e delle pietre che lo componevano nel 1098, per volere del Conte

Ruggero, al fine di velocizzare la costruzione della Cattedrale di Sant’Agata.I reperti recuperati

durante gli scavi del XVII secolo sono custoditi nel Museo Comunale. A causa delle diverse

eruzioni laviche e dei terremoti, nel tempo il livello del terreno è sceso e oggi la parte bassa

della costruzione, soprattutto la zona dell’orchestra, è bagnata dalle acque dell’Amenano, il

fiume che scorre sotterraneo alla città, che impedisce l’uso del teatro per le rappresentazioni

contemporanee.

E' probabile che il teatro romano si sia sovrapposto ad un teatro greco di età classica; di questi

edifici precedenti appartenenti alla Katane greca nessun resto sicuro è stato però finora

identificato. Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato

dei suoi rivestimenti marmorei, che furono adoperati per la costruzione della Cattedrale.

Situato appena ad ovest del teatro, sorge l'Odeon, anch'esso costruito in pietra lavica. L'Odeon

(piccola sala coperta di pianta simile a quella teatrale e destinata ad ospitare esibizioni musicali

ed oratorie) venne eretto dopo l'edificio maggiore, ma la sua cronologia, tra II e III secolo d.C.,

non può al momento essere ulteriormente precisata. Mentre la scena e il suo muro di fondo sono

in parte coperte da costruzioni moderne, la cavea è del tutto in vista. La funzione dei 17 vani

formati da questi muri non è chiara, ad essi comunque si accedeva da una serie di strutture ad

arco che si aprono sulla facciata. L'orchestra era pavimentata in marmo; la decorazione

dell'edificio era fondata sul contrasto tra la pietra lavica (il materiale di costruzione di base) i

riporti in mattoni e le decorazioni in marmo. L'Odeon romano

Le Terme Achilliane si estendono sotto il livello calpestabile del Duomo e della piazza fino a

via Garibaldi. Vi si accede tramite una porta posta sul lato destro della facciata della Cattedrale.

Conosciamo il nome del complesso termale, che fu costruito in epoca romana, probabilmente

intorno al III sec. d.C., grazie ad un’iscrizione risalente al V sec. d.C. e agli atti del vescovo San

Leone, dell’VIII secolo, che ne parlano, ma quale ne sia l’origine è ancora un mistero: alcuni

storici presumono derivi dal nome del costruttore, o da una statua dell’eroe greco Achille, che

non è giunta fino a noi.

Pranzo in ristorante. In serata rientro in hotel per la cena e il pernottamento.

3° giorno. Mercoledì 1 maggio 2019. Agrigento Prima colazione in hotel. Partenza per Agrigento. Visita guidata per l’intera giornata alla

Valle dei Templi.

"Là dura un vento che ricordo acceso / nelle criniere

dei cavalli obliqui / in corsa lungo lepianure, vento /

che macchia e rode l'arenaria” Salvatore Quasimodo

così si esprimeva pensando alla Valle dei Templi; il

parco archeologico dell'antica Akragas, iscritto

dall'Unesco nel Patrimonio dell'Umanità, non può

lasciare indifferenti. E Wolfgang Goethe scriveva

affacciandosi sulla Valle"Mai in tutta la vita ci fu

dato godere una così splendida visione di primavera

come quella di stamattina al levar del sol... Lo

Page 5: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

5

sguardo spazia sul grande clivo della città antica, tutto giardini e vigneti... verso l'estremità

meridionale di questo altipiano verdeggiante e fiorito si vede elevarsi il Tempio della

Concordia, mentre a oriente stanno i pochi ruderi del Tempio di Giunone".

I grandiosi templi dorici risalgono al quinto secolo a.C., epoca di massimo splendore della città.

Gli scavi hanno rivelato anche altri elementi della città antica, come edifici pubblici, opere

idrauliche, necropoli e fortificazioni, fino ai resti archeologici e monumentali successivi

dell'epoca paleocristiana. Nel parco si snodano anche percorsi naturalistici che attraversano la

macchia mediterranea, tra agavi e fichi d'india, con aree coltivate a ulivo, vite e mandorlo. Fra

tanti luoghi di culto intitolati alle divinità dell'Olimpo, non poteva che essere un mito greco a

spiegare la fioritura precoce dei mandorli in questa zona, con relativi festeggiamenti annuali per

l'arrivo della primavera: merito dell'amore leggendario tra una principessa e un guerriero

ostacolati dal fato. Del suo passato Agrigento conserva numerose tracce anche al di fuori

dell'area archeologica: il nucleo medievale, sulla collina dei Girgenti, mantiene l'andamento

tortuoso delle vie tipico delle città arabe, con numerosi edifici e chiese che si sono succedute

con stili diversi in altrettante epoche.

Sette sono i sacri luoghi di cui si possono ammirare i resti.Tra questi il Tempio di Era, con

pianta rettangolare sulla quale poggiano 34 colonne, il Tempio della Concordia, in ottimo stato

conservativo, e il Tempio di Castore e Polluce.Costruiti in pietra di tufo, i tempi - visti da

lontano - assumono al tramonto un colore dorato creando un’atmosfera surreale.Sulla collina

che guarda verso la Valle dei Templi, si estende la “Città Magnifica”, l’Agrigento di oggi, uno

scrigno di tesori d’arte.

La città di Akragasè fondata da coloni

provenienti in parte da Gela e in parte da Rodi

nel 580 a.C. Essa sorge su di un altipiano non

lontano dal mare, protetto a Nord dai rilievi

della Rupe Atenea e del Colle di Girgenti e a

Sud dalla cosiddetta Colllina dei Templi e

circondato dai fiumi Akragas e Hypsas. Il suo

porto (emporion) si trova alla foce dei due

fiumi, nell’odierna borgata marinara di San

Leone.Fra la metà del VI e la fine del V secolo

a.C. la città è oggetto di un fervore edilizio

senza uguali, di cui sono testimoni la maggior parte delle vestigia oggi visibili e una poderosa

cinta muraria lunga 12 chilometri e accessibile da 9 porte. A partire dalle tirannidi di Falaride e

di Terone fino ad arrivare al periodo democratico, dominato dalla figura del filosofo

Empedocle, Akragas assume le proporzioni di una grande città stato con più di 200.000 abitanti.

Distrutta nel 406 a.C. a opera dei Carteginesi, la città deve attendere l’avvento di Timoleonte sul

finire del III secolo a.C. per vivere un nuovo momento di prosperità. Durante le guerre puniche,

fu un presidio dei Cartaginesi contro i Romani che la conquistarono nel 210 a.C.

In periodo romano, nella città, ormai denominata Agrigentum,furono costruiti nuovi edifici

pubblici, fra cui almeno due tempietti, il teatro ed il bouleuterion(era un edificio che ospitava il

consiglio (boulé) della polis nell'antica Grecia). Si sono conservati diversi resti di questi edifici

nelle antichecittà della Grecia o nelle colonie greche, nell’ambito di un assetto urbanistico

monumentale che ha il suo fulcro nel poggio S.Nicola, dove oggi sorge il Museo Archeologico.

A questo periodo si ascrivono anche le case piùopulente del vicino Quartiere Ellenistico

Romano. La ricchezza degli abitanti di Agrigentum probabilmente dipese anche dall’attività di

estrazione, raffinazione e commercio dello zolfo, documentata dalle iscrizioni.

In età tardo antica e altomedievale, la collina dei Templi è occupata da una vasta necropoli

cristiana sia a cielo aperto che sotterranea.

Durante la conquista musulmana delle popolazioni arabe, berbere, spagnole, egizie, sire e

persiane, avvenuta fra l’829 e l’840 d.C., sembra si siano ritirati sul colle di Girgenti

Page 6: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

6

(dall’arabo Gergent o Kerkent), dove in seguito si sarebbe sviluppata la città medievale e

moderna. La Valle dei Templi, abitata in modo sporadico, fu destinata alle produzioni agricole e

artigianali, come le officine ceramiche, documentate da alcune fornaci. Nel corso dei secoli i

monumenti della città classica furono via via spoliati dei blocchi, che servirono alla costruzione

degli edifici di Girgenti e del molo antico di Porto Empedocle.

Il tempio di Giunone si trova sullo sperone roccioso più elevato della collina dei Templi,

presso l’estremità est.Come per la maggior parte dei templi agrigentini, non è possibile sapere a

quale divinità fosse dedicato.La sua attribuzione

a Giunone deriva da un’errata interpretazione di

un passo dello scrittore romano Plinio Il

Vecchio, che si riferisce, in realtà, al tempio di

Giunone sul promontorio Lacinio a Crotone, in

Magna Grecia.L’edificio di ordine dorico è

databile intorno alla metà del V secolo a.C. e ha

un basamento di quattro gradini, su cui poggiano

sei colonne sui lati brevi e tredici su quelli

lunghi. Al suo interno il tempio è suddiviso in

atrio di ingresso, cella e vano posteriore, il primo

e l’ultimo con due colonne fra le ante.Fra l’atrio di ingresso e la cella si apre la porta,

fiancheggiata da due piloni con all’interno le scale per l’accesso e la manutenzione del tetto.A

quindicimetri di distanza dall’ingresso del tempio, sul lato est, si trova l’altare con una scalinata

di dieci gradini.Forse Il tempio fu gravemente danneggiato durante la conquista cartaginese del

406 a.C., da un incendio di cui restano le tracce sui muri della cella. L’edificio viene forse

restaurato in epoca romana.

Il tempio della Concordia è uno dei templi in miglior stato di conservazione dell’antichità

greca.L’edificio deve il suo nome tradizionale a un’iscrizione latina della metà del I secolo d.C.

con dedica alla “Concordia degli Agrigentini”. L’iscrizione fu erroneamente messa in rapporto

con il tempio dallo storico e teologo Tommaso Fazello intorno alla metà del ‘500.L’edificio di

ordine dorico è databile intorno alla seconda metà del V secolo a.C. e ha un basamento di

quattro gradini, su cui poggiano sei colonne sui lati

brevi e tredici su quelli lunghi. Unico fra i templi

agrigentini, conserva quasi interamente gli

elementi della trabeazione e i due frontoni sui lati

est e ovest.Al suo interno il tempio è suddiviso in

atrio di ingresso, cella e vano posteriore, il primo e

l’ultimo con due colonne fra le ante. La porta della

cella è fiancheggiata da due piloni entro cui è

ricavata una scaletta di servizio che conduce al

tetto.Secondola tradizione il tempio fu trasformato

in chiesa cristiana intorno alla fine del VI secolo

d.C., quando Gregorio, vescovo di Agrigento, consacrò l’antico tempio ai Santi Apostoli Pietro

e Paolo dopo averne scacciato i demoni Eber e Raps.Le dodici arcate aperte nelle pareti della

cella risalgono all’uso dell’edificio come chiesa cristiana, che ne ha garantito l’eccezionale stato

di conservazione.Infine la dualità dei demoni pagani e la duplice dedica della chiesa cristiana

hanno fatto ipotizzare un’originaria titolarità del tempio a una coppia di divinità greche (fra le

diverse ipotesi, i Dioscuri).

Page 7: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

7

Il Tempio di Ercole. La divinità, a cui il tempio era dedicato in origine, èErcole (Eracle per i

Greci), il tempio è il più antico dei templi dorici di Agrigento ed è edificato intorno alla fine del

VI secolo a.C.La sua attribuzione all’eroe è ritenuta attendibile sulla base di un passo di

Cicerone che ricorda l’esistenza di un tempio dedicato a Ercole presso l’Agorà, riconosciuta

nell’area immediatamente a Nord.L’edificio di ordine dorico ha un basamento di tre gradini, su

cui poggiavano sei colonne sui lati brevi e

quindici sui lati lunghi. Al suo interno il

tempio di forma stretta e lunga è suddiviso

in: atrio di ingresso, cella e vano posteriore,

il primo e l’ultimo con due colonne fra le

ante.La porta della cella è fiancheggiata da

due piloni all’internodei quali una scaletta

di servizio conduce al tetto; si tratta di una

caratteristica dell’architettura templare

agrigentina, presente qui per la prima volta.

Il tetto era decorato da grondaie per l’acqua

piovana a forma di teste leonine, rinvenute in esemplari di due diverse serie, una della fine del

VI secolo a.C. e una dei primi decenni del V secolo a.C.Ad Est del tempio si trovano i resti

dell’altare monumentale e, ancora più a Est,i resti di un piccolo tempio arcaico, a cui si

riferiscono alcune terrecotte architettoniche.In epoca romana il fondo della cella è suddiviso in

tre ambienti per la costruzione di un piccolo edificio di culto; la trasformazione è forse legata al

trasferimento del culto di Asclepio all’interno del tempio, dove fu rinvenuta una statua del dio

di epoca romana durante gli scavi del 1835.

Il tempio di Giove. Le rovine del tempio di Giove Olimpio (Zeus per i Greci) sono la

testimonianza di uno dei più grandi templi dorici dell’Antichità classica; purtroppo l’area,

probabilmente già danneggiata in antico da terremoti, fu utilizzata come cava sin dal Medioevo

(la cava gigantum citata dai documenti d’archivio) e nel ‘700 per la costruzione del molo di

Porto Empedocle.Secondo lo storico Diodoro Siculo, la costruzione inizia in un momento

immediatamente successivo alla battaglia di Himera, la grande vittoria delle città greche di

Sicilia sui Cartaginesi, nel 480 a.C. Sempre,

secondo lo storico, la costruzione del tempio

non è mai ultimata, perché ancora priva di

tetto al momento della conquista della città

di Akragas da parte dei Cartaginesi nel 406

a.C.L’edificio di architettura originalissima

era collocato su di una gigantesca piattaforma

rettangolare, su cui si ergeva un basamento di

cinque gradini, di cui l’ultimo alto il doppio

degli altri, per formare una sorta di podio e

isolare il tempio dall’ambiente circostante.Il

tempio era chiuso da un muraglione di

recinzione,caratterizzato all’esterno da semicolonne di ordine dorico in numero di sette sui lati

brevi e di quattordici sui lati lunghi; ad esse corrispondevano, all’interno, altrettanti semi-

pilastri rettangolari. L’altezza ipotetica delle semicolonne è stata valutata in più di diciotto

metri.All’esterno figure colossali di Giganti (i Telamoni), alte circaotto metri e colti nell’atto di

sorreggere con la forza delle braccia la trabeazione del tempio, erano poste negli spazi tra le

semicolonne su mensole alte circa undici metri.All’interno di questo altissimo edificio – molto

simile a un recinto – si trovava una cella del tutto originale, in quanto priva di copertura,

probabilmente interpretata da Diodoro Siculo come segno dell’incompiutezza della costruzione.

La copertura, infatti, si limitava probabilmente ai corridoi intorno alla cella.Le fronti erano

Page 8: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

8

decorate a Est con sculture raffiguranti una lotta tra gli dei e i Giganti (Gigantomachia) e a

Ovest con la presa di Troia (Iliupersis).I resti del monumentale altare rettangolare sono visibili a

breve distanza dalla fronte orientale del tempio.

Pranzo al Ristorante. Nel pomeriggio visita alla casa di Pirandello.

La Casa natale di Luigi Pirandello. La costruzione rurale del XVIII secolo - si trova in una

contrada di campagna, a

strapiombo sul mare, denominata

"Caos", al confine tra i comuni di

Agrigento e Porto

Empedocle.Dichiarata

monumento nazionale nel 1949,

fu acquistata nel 1952 dalla

Regione Siciliana, che ne curò il

restauro e la sistemazione. Luigi Pirandello vi nacque il 28 giugno del 1867: qui si era rifugiata

la famiglia per sfuggire all'epidemia di colera che in quell'anno imperversava in Sicilia.Nelle

stanze del piano superiore sono esposti i documenti che segnano le tappe della produzione

letteraria dello scrittore, a partire da quella giovanile del periodo degli studi liceali presso il

Regio Liceo Vittorio Emanuele II di Palermo. Al piano terra una raccolta di dipinti illustra la

produzione artistica di Rosolina, sorella del drammaturgo, dello stesso Luigi e del figlio

Fausto.All'esterno, un suggestivo percorso conduce all'area del “Pino” e della “rozza pietra” che

dal 1961 accoglie le ceneri dell'illustre agrigentino, nel rispetto delle ultime volontà vergate di

suo pugno.

Nel tardo pomeriggio rientro in hotel per la cena e il pernottamento.

4° giorno. Giovedì 2 maggio 2019. Siracusa e il Val di Noto

Prima colazione in hotel. Partenza per Siracusa. Il nome Val di Noto, al maschile, deriva dal termine usato per indicare le unità amministrative

in cui il Regno di Sicilia era diviso in epoca normanna: il Val di Mazara, il Val Demone e il

Val di Noto. Val sta per Vallo e non come si potrebbe pensare per Valle.

Siracusa. La città è stata capitale della Magna Grecia nel V sec. a.C e poi colonia romana, la

città è rinomata fra i centri di pregio culturale e artistico del Val di Noto. Non si può visitare la

Sicilia senza trascorrere almeno un giorno tra le meraviglie archeologiche e storico-artistiche

della città. Di Siracusa si raccontano molte leggende e miti, dovuti alla cultura greca di cui la

città è stata centro nevralgico. Risale alla seconda guerra punica, per esempio, la curiosa

leggenda secondo cui Archimede, uomo di scienza, contribuì a difendere la città dagli attacchi

dell’esercito romano prima dell’assedio di Siracusa. Si tramanda infatti che Archimede

concentrò i raggi solari attraverso un sistema di specchi posizionati lungo la costa riuscendo

a bruciare le navi romane in arrivo.

Duomo.Si innalza su un’imponente scalinata con il suo fasto architettonico su una delle piazze

principali del centro storico della città, l’isola di Ortigia. Oggi appare ai visitatori come una

cattedrale di stile barocco e rococò anche se la struttura cela le vestigia di diverse correnti e

culture che hanno portato il luogo di culto ad evolversi nel tempo. Destinato sin dall’antichità a

tale scopo, sul sito già nel VI secolo a.C. si ergeva un tempio greco, sostituito poi dal tempio di

Minerva. Alcuni storici ritengono anche che durante la dominazione araba, il luogo di culto fu

persino trasformato in moschea. Solo con l’avvento del cristianesimo la struttura fu adibita a

chiesa e conservò fino al terremoto del 1693 una facciata in stile normanno. Dopo i danni

Page 9: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

9

procurati dal sisma la facciata fu interamente ricostruita in stile barocco e tardo rococò da

Andrea Palmatrail 1728 e il 1754. Tra le opere maggiori all’interno del Duomo ci sono la

cappella di Santa Lucia dove è conservata la statua d’argento della santa patrona della città e la

cappella del Crocefisso con la tavola di San Zosimo di probabile attribuzione ad Antonello da

Messina e la croce lignea in stile bizantino.

L’isola di Ortigia. È il piccolo isolotto vicinissimo alla terraferma che costituì il primo nucleo

abitativo originario di Siracusa all’epoca dei Corinzi. Quando si parla dell’Isola di Ortigia si

parla della città stessa e non di un’isola della

città. Oggi rappresenta il centro storico di

Siracusa.

Chiesa di Santa Lucia alla Badia. Situata nel

cuore di Ortigia, la chiesa balza subito allo

sguardo del visitatore sin dalla struttura esterna:

la parte inferiore rimanda al fasto dei rilievi

degli stemmi spagnoli mentre la decorazione

dell’ordine superiore riprende il rococò tipico dei pannelli in legno delle sacrestie siciliane. Il

seppellimento di S. Lucia di Caravaggio è esposto nella chiesa dal 2009.L’olio su tela fu

realizzato dall’artista durante il soggiorno a Siracusa dopo la fuga da Malta.

Fonte Aretusa.È una sorgente d’acqua dolce situata a pochi metri dal Mar Ionio. La Fonte

Aretusa forma un grazioso laghetto popolato da anatre e papiri.

La mitologia greca narra che Alfeo era innamorato dell’avvenente ninfa Aretusa che non

ricambiava il sentimento e fuggiva da lui. Un giorno chiese aiuto alla dea Diana che la

trasformò in un’oasi lussureggiante sulle coste dell’isola di Ortigia. Nel libro “L’amore prima di

noi” la scrittrice Paola Mastrocola ne offre una traduzione bellissima di cui si riportano alcuni

passi, sia per il lavoro in classe, sia per una lettura lungo il percorso di viaggio.

Il Parco Archeologico della Neapolis. Il Parco Archeologico della Neapolis (ingresso incluso)

racchiude capolavori famosi sia di epoca greca che di epoca romana, testimonianze della storia

millenaria della città

Anfiteatro Romano. L’Anfiteatro romano è tra i più grandi esistenti ed il più grande della

Sicilia, monumento tipicamente romano in una città dalla fortissima impronta greca. E’ in gran

parte scavato nella roccia e di tutta la parte superiore, costruita, non resta quasi nulla. La cavea

ellittica è su tre livelli con un portico soprastante. Un sistema complesso di aperture consentiva

il rapido flusso degli spettatori. Un corridoio parallelo all’arena ha delle aperture che

consentivano l’accesso ai gladiatori ed agli animali per gli spettacoli. Al centro di essa è un

ampio sotterraneo utilizzato per macchinari. L’anfiteatro aveva due ingressi principali, del quale

quello meridionale era monumentalizzato da un complesso sistema di scale. La datazione di

questo edificio è piuttosto controversa, ma gli studi più recenti lo inquadrano cronologicamente

in età augustea, con modifiche in età successive.

Teatro Greco. E' il monumento più famoso del parco archeologico ed è uno tra i più grandi e

importanti nel mondo antico. Ha origine antiche ed esisteva già nel V sec. a.C.; sappiamo da

fonti letterarie che Eschilo mise in scena "Le Etnee" nel 476 a.C. La sua forma attuale, però, è

riferibile a un progetto unitario, realizzato nel III sec. a.C. da Ierone II, nell'ambito del suo

programma di sistemazione della Neapolis secondo i principi dell'architettura ellenistica del

tempo. Scolpito nella roccia del colle Temenite, il teatro presenta una cavea di grandissime

dimensioni, con 67 ordini di gradini, divisa, in senso verticale, in nove cunei da otto file di

Page 10: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

10

scalette e, in senso orizzontale, da un ampio corridoio (diázoma). La parete a monte di

tale diázoma, reca incise delle iscrizioni in greco. Al centro è il nome di Zeus Olimpio; ad est

erano i nomi di divinità non più leggibili; ad ovest erano i nomi dei membri della famiglia di

Ierone. Si leggono ancora chiaramente i nomi di Nereide, moglie di Gelone II, figlio di Ierone

II, e di Filistide, moglie di Ierone II.

In epoca imperiale romana il teatro subì profondi mutamenti per rispondere alle esigenze degli

spettacoli e doveva avere un apparato scenico monumentale grandioso e complesso. I lavori

dell’ultima fase del teatro si possono datare al V secolo d.C.

Ad opera di Ierone II, fu realizzato un grandioso portico ad L sulla terrazza sopra il teatro,

davanti alla grotta dove sgorga un ramo dell’acquedotto Galermi. La grotta, esternamente,

presenta due nicchie ed un fregio dorico. Questo complesso è stato identificato come

il Mouseion, sede della corporazione degli attori.

Orecchio di Dionisio. Nel lato occidentale della Latomia del Paradiso è il famoso “Orecchio di

Dionisio”. Dalla particolare forma ad esse, alta 23 metri, è una grotta artificiale, caratterizzata

da un’eco eccezionale, che deve il suo nome al famoso pittore Caravaggio che collegò la forma

della grotta, che ricorda il padiglione auricolare, e la sua qualità acustica al tiranno Dionisio.

Egli poteva così ascoltare le parole dei suoi prigionieri, grazie alla particolare eco del luogo. La

grotta, molto famosa già nel ‘700, è stata riprodotta nelle raffigurazioni dei viaggiatori famosi

del Grand Tour.

Grotta dei Cordari. La Grotta dei Cordari è situata in prossimità dell'Orecchio di Dionisio. E’

così chiamata proprio perché qui a partire dal XVII sec, gli artigiani lavoravano le fibre naturali

e realizzavano, secondo vecchie tradizioni, corde di ogni tipo, favoriti dalla naturale umidità del

luogo. Questa tradizione si è estinta solo pochi

decenni fa.

Ara di Ierone.L'Ara di Ierone II è il grandioso altare

costruito dall’ultimo dei grandi ed illuminati tiranni di

Siracusa. Lunga circa 198 metri e largo oltre 20, ne

rimane la parte scavata nella roccia. Si accedeva al

piano della mensa, dove avvenivano i sacrifici,

attraverso due rampe decorate da due coppie di

telamoni. Davanti, era un portico colonnato ed un

propileo di accesso, considerato di età augustea ma

che recentemente è stato datato al III a.C. L’altare era dedicato a Zeus Eleutherios; le feste

celebrative prevedevano il sacrificio di ben 450 tori.

Latomie. In questo percorso culturale all’interno del Parco Archeologico della Neapolis, non

viene a mancare l’aspetto bucolico, che permette agli amanti della natura di godere della

suggestiva vegetazione nell’area della Latomia del Paradiso, adiacente al teatro e la più

occidentale del complesso delle latomie che cingevano l’antica città. Le latomie erano in antico

delle cave per l’estrazione della pietra ma diventavano anche prigioni. Presenta una

lussureggiante vegetazione, ricca di alberi di limoni ed aranci, capperi, palme e fichi d’india, ed

è oggi luogo incantato e di straordinaria bellezza.

Pranzo in ristorante a piazza Duomo. Nel pomeriggio trasferimento a Noto.

NOTO.A seguito del sisma del 1693 i maggiori centri urbani del Vallo vennero ridotti in

macerie. La successiva ricostruzione vide l’adozione di soluzioni architettoniche e artistiche che

caratterizzano l’intero Vallo. In particolare la città di Noto è definita Giardino di pietra per le

sue meraviglie architettoniche; l’attuale centro urbano risale al periodo successivo al

terremoto del 1693. Dopo il sisma la città fu ricostruita e lo stile artistico che prevale è il

barocco. Nel 2002 Noto è inserita dall’UNESCO tra le città del barocco del Val di Noto.L'asse

principale della città si stende lungo corso Vittorio Emanuele ed è scandito da tre piazze. In ogni

Page 11: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

11

piazza si trova una chiesa e il corso è annunciato dalla Porta Reale. Quest’ultima è un

monumentale ingresso a forma di

arco di trionfo, eretto nel XIX

sec. La porta è sormontata da un

pellicano, simbolo

dell'abnegazione nei confronti di

Re Ferdinando. Ai due lati si

trovano una torre, simbolo di

fortezza ed un cirneco (antica

razza canina siciliana), simbolo di

fedeltà. Alle spalle si stende un

viale alberato fiancheggiato da un

bel Giardino Pubblico

caratterizzato dalla macchie viola della buganvillea e dai ciuffi delle palme tra i quali emergono

i busti marmorei di famose personalità locali.

Piazza Immacolata.Una statua della Madonna occupa il centro di questa piazza, delimitata dal

Monastero del Santissimo Salvatore dalla facciata curvilinea, il Convento di Santa Chiara con

pregevoli grate in ferro battuto e, soprattutto, la Chiesa di San Francesco all'Immacolata, opera

del Sinatra che presenta una facciata barocca relativamente semplice. All'interno, pezzi

provenienti dalla chiesa francescana di Noto Antica.

Palazzo Ducezio.Sede del Municipio, il Palazzo Ducezio prende il nome dal fondatore della

città. Progettato nel 1746 da Sinatra, fu terminato solo nel 1830. Il piano inferiore si presenta

con un porticato classicheggiante costituito da arcate con colonne con capitelli ionici. Il primo

piano, costruito nel 1951, ha invece un’elegante balconata. All’interno è notevole la Sala degli

Specchi(ingressi inclusi), di forma ovale (perché prima utilizzata per rappresentazioni teatrali,

ma oggi salone di rappresentanza) con mobili in stile Luigi XV e grandi specchi scolpiti

dall’avolese Sebastiano Dugo. Nella volta della sala il pittore Antonio Mazza (XVIII sec.)

rappresentò la fondazione di Noto a opera del condottiero siculo Ducezio.

Cattedrale San Nicolò. L’imponente chiesa rappresenta l’emblema in assoluto del Barocco

netino. La cattedrale fu costruita agli inizi del XVII secolo, a causa di un’anomalia strutturale

mai notata prima nel 1996 un cedimento architettonico determinò il crollo di un pilone, della

cupola e della navata centrale. La magnifica cattedrale barocca (ingresso incluso) fu riportata

alla luce solo nel 2007. La facciata esterna in arenaria si staglia dorata con le scalinate i due

campanili sulla via del Corso che attraversa l’intera città. È dedicata a San Nicolò e risale al

XVIII. La facciata è su due ordini di colonne corinzie, ornata con statue e fiancheggiata da due

campanili gemelli; l’interno invece è a tre navate con cupola (alta 76 metri) e cappelle laterali.

Custodisce numerose opere d’arte e l’urna argentea contenente le spoglie mortali di san Corrado

Confalonieri. Nel 2011 è stato inaugurato il grande affresco della cupola raffigurante la

Pentecoste, opera del pittore russo Oleg Supereko.

Teatro comunale Vittorio Emanuele. Venne inaugurato nel 1870 e dedicato a Salvatore La

Rosa, l’Intendente che lo aveva fortemente voluto nel periodo di maggior prestigio della città

(era infatti diventata Capoluogo, al posto di Siracusa e Diocesi). Solo in seguito alla morte di

Vittorio Emanuele II (1878) venne intitolato al re. Esternamente il prospetto è in stile liberty e

presenta una grande statua in pietra calcarea raffigurante l’allegoria della Musica, opera dello

scultore Giuliano Palazzolo. Ha una capacità di 320 posti a sedere e una galleria con 80

poltrone. Il teatro fu il centro dell’attività culturale di Noto per molti anni, poi decadde e fu

restaurato solo dopo la Grande Guerra. Nuovamente trascurato e in seguito al crollo della volta

nel 1958 subì diversi restauri, fino alla nuova inaugurazione nel 1997 e l’avvio di regolari

stagioni teatrali.

Page 12: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

12

Chiesa di San Domenico. La chiesa, con la maestosa altezza della facciata, domina la piazza

XVI Maggio.Consacrata alla Santissima Annunziata, è definita la più compiuta realizzazione

del barocco netino. Venne edificata, fra il 1703 ed 1727, come chiesa annessa al convento dei

Padri Domenicani, ad opera dell’architetto Rosario Gagliardi.L’artista Gagliardi volle inserire

nella costruzione della chiesa tutti gli elementi più rappresentativi e tipici del barocco siciliano.

La facciata è a due ordini, il primo dorico ed il secondo ionico. La parte centrale sporge con

forma convessa verso la strada, ed è arricchita con colonne e nicchie.L’interno, a tre navate,

presenta una pianta a croce greca allungata. Presenta cinque cupole decorate da stucchi. Gli

altari laterali presentano dipinti risalenti al settecento.Il prezioso altare maggiore è composto da

marmi bianchi e rossi.Tra le opere custodite all’interno della chiesa spiccano, senza dubbio,i

dipinti raffiguranti la “Madonna del Rosario” realizzato da Vito D’Anna e “San Domenico che

riceve il Rosario dalla Madonna”, opera di Antonio Madonia.Nel ciborio, realizzato in legno

dorato, si può ammirare una Vergine col Bambino, attribuita ad Antonio Basile, risalente al ’700

Il terzo altare della navata di sinistra presenta un Crocifisso e varie formelle marmoree con

raffigurate scene della Passione.

Palazzo di Villadorata. Fu edificato come residenza nobiliare urbana della famiglia dei principi

Nicolaci nella prima metà del XVII secolo. Lo stile architettonico è barocco e il palazzo balza

subito all’occhio per i balconi con decorazioni opulente racchiuse dalle caratteristiche inferriate

ricurve. Sirene, cavalli alati ed ippogrifi sono tra i soggetti prevalentemente scolpiti sulle

facciate del Palazzo cittadino.

Nel tardo pomeriggio partenza per il rientro. Cena e pernottamento in hotel.

5° giorno. Venerdì 3 maggio 2019. Messina

Prima colazione in hotel. Sistemazione dei bagagli e partenza per Messina.

Messina.Nella parte più orientale dell’isola si estende Messina e la sua provincia. Una bellezza

che si affaccia sul mare, ma offre anche parchi, riserve e montagne per uno stretto contatto con

la natura. Dalla spettacolarità delle Eolie al fascino di Taormina, dalle bellissime spiagge ai

monti più verdi. Oggi la città ci appare moderna, signorile e accogliente, con strade larghe e

rettilinee secondo un piano regolatore ispirato a rigorose norme antisismiche. Un meraviglioso

panorama si presenta dal traghetto al turista che viene in visita alla città.

Fu fondata dai Greci che le diedero il nome di "Zancle", che vuol dire "Falce", legato proprio

alla forma del suo porto. In seguito la conquistarono i Romani, poi i Bizantini e quindi gli

Arabi. Infine arrivarono i Normanni. Il massimo splendore fu raggiunto da Messina quando,

sotto il dominio di Svevi, Angioini ed Aragonesi divenne la capitale del Regno di Sicilia e

soprattutto una delle città del Mediterraneo più fiorenti, grazie soprattutto al suo porto ed alla

sua vocazione commerciale.

Nel Museo Regionale di Messina si possono

ammirare due delle ultime opere

di Caravaggio. Il pittore sbarcò a Messina di

ritorno da Malta, dove si era rifugiato dopo aver

ucciso con un coltello un uomo nel corso di una

rissa a Roma nel 1606. Qui egli aspettò invano

il perdono papale, che aveva implorato più

volte.

Le opere che realizzò nell'isola riassumono lo

stato d'animo dell'artista, provato dalla sua

Page 13: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

13

esistenza ricca di eventi, dalle forze ormai allo stremo e proiettato verso l'idea della morte.

Dipinse l'Adorazione dei Pastori e la Resurrezione di Lazzaro, entrambe caratterizzate

dall'immagine della Croce che ritorna, formata dai corpi degli stessi personaggi raffigurati.

Piazza Duomo è il cuore pulsante del centro storico della città, dove si apprezza l’eleganza

della fontana di Orione e l’imponente Campanile con l’orologio astronomico più grande e

complesso al mondo. Fontana di Orione. In Piazza Duomo molto bella è la fontana di Orione,

che rappresenta i quattro fiumi Nilo, Tevere, Ebro e Camaro.La fontana Orione venne

commissionata dal Senato di Messina a Giovan Angelo Montorsoli, allievo di Michelangelo,

verso la metà del XVI secolo. Per dar risalto alla sua collocazione in piazza Duomo fu

necessario abbattere la chiesa di S. Lorenzo, della quale sopravvivevano soltanto pochi ruderi.

Il Montorsoli dedicò la fontana a Orione, il dio gigante dell’antichità che la tradizione voleva

essere fondatore di Messina. Il bacino inferiore poggia su un basamento di tre gradini di

forma decagonale, interrotto da quattro rientranze simmetriche nelle quali s’incastrano quattro

vasche con mascheroni che ricevono l’acqua dalle anfore che quattro morbidissime statue nude

tengono in grembo. Le statue che rappresentano i quattro fiumi sono disposti in modo che

il Nilo e il Tevere e l’Ebro e il Camaro si guardano, mentre il Nilo e il Camaro e il Tevere e

l’Ebro si danno le spalle.

Duomo. Il Duomo risale al 1120, fu costruito per volere del re normanno Ruggero II. La sua

consacrazione ad opera dell'arcivescovo Benzio avvenne nel 1197 alla presenza del re svevo

Enrico VI. Più volte distrutto da incendi (terribile l'ultimo, quello del 1943, per le bombe degli

alleati) e terremoti, è sempre stato ricostruito conservando nelle linee architettoniche l'antica

struttura normanna. La parte più antica è la

facciata inferiore formata da fasce marmoree

policrome. Nell'anno 1254, durante le esequie in

onore di Corrado IV di Svevia, figlio di Federico II,

il tempio subì una prima devastazione a causa di un

violento incendio che distrusse i magnifici

rivestimenti in legno del soffitto, riccamente

istoriati a colori e dei quali alcuni frammenti sono

conservati al Museo Regionale di Messina. Con i

restauri che seguirono ci furono modifiche che

incontravano il gusto architettonico dell'epoca; la Chiesa si arricchì di opere d'arte di pregevole

fattura e molti monumenti funebri di regnanti, fra cui Costanza di Castiglia, moglie di Federico

III d'Aragona, morta nel 1363, e Alfonso II re di Napoli, morto nel 1494, furono sistemati fra le

navate del Tempio.

Ampia e solenne la navata centrale è racchiusa in due file di colonne monolitiche che la

dividono dalle navate laterali, il soffitto spiovente, raccordato da capriate, rivestito con pannelli

in legno riccamente decorati, riproducono gli antichi pannelli andati distrutti.

L'artistico paliotto, in argento sbalzato, fu eseguito dai F.lli Juvara nel 1701, raffigura la

Vergine nell'atto di porgere la Lettera all'ambasceria messinese

Nell'abside centrale sorge l'altare maggiore riccamente ornato da tarsie marmoree policrome,

dedicato alla Madonna della Lettera. Il barocco baldacchino è stato rifatto, dopol'incendio del

1943, sulle forme di quello originale del Quagliata del XVII secolo. In primo piano, dall'Altare

Maggiore, si può osservare l'Aquila di San Giovanni, artistico leggio in bronzo Nel transetto è

posto l'Organo che, costituito da oltre diecimila canne, è il più grande d'Italia.

Insigni artisti come il Di Gregorio, il Gagini, il Montòrsoli, il Quagliata, nel corso del tempo,

lasciarono la loro impronta con prestigiose opere d'arte delle quali ben poco è rimasto a causa

dei terremoti del 1783 e del 1908, quest'ultimo è quello che provocò i danni più gravi.

Page 14: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

14

Oltre ad essere uno scrigno d’arte il Duomo presenta al suo interno il Tesoro ricco di ori e di

argenti realizzati da orafi e argentieri messinesi e soprattutto la meravigliosa Manta d’Oro della

Madonna della Lettera, una copertura in oro tempestata di gioielli e gemme preziose ancora

usata per coprire il quadro della Madonna che si trova sull’altare maggiore nel giorno della festa

patronale.

Il Campanile e l’Orologio astronomico. Il Campanile è stato costruito, dopo il terremoto del

1908, su progetto dell'architetto Valenti e inaugurato nel 1933. Ha un'altezza di 60 metri su una

base quadrata di metri 9,60 di lato. La torre quadrangolare è divisa in quattro ordini ciascuno

delimitato da un cornicione, termina con una cornice merlata, raggiunge 48 metri di altezza.

Dagli angoli della torretta si elevano quattro cuspidi che fanno da contorno alla grande cuspide

centrale che raggiunge con la sua cima i 60 metri di altezza. Il

campanile contiene al suo interno l’orologio meccanico e

astronomico più grande del mondo. Progettato dalla ditta Ungerer di

Strasburgo per incarico dell'Arcivescovo dell'epoca Mons. Angelo

Paino, fu inaugurato il 15 agosto 1933. In alto è rappresentato il

ciclo delle fasi lunari, al centro il sistema solare e le costellazioni

dello zodiaco, infine il calendario perpetuo con i giorni del mese, i

mesi dell’anno, l’anno solare e le festività liturgiche. Il tutto

funziona meccanicamente grazie alle ruote dentate, visibili

internamente, frutto di calcoli astronomici e scientifici che permettono di stabilire gli anni

bisestili, la posizione dei pianeti nell’universo piuttosto che le date delle feste mobili.

Un altro primato che gode questo orologio riguarda proprio il planetario. Sappiamo che gli studi

sui pianeti e il Sole e i loro movimenti nell’universo hanno avuto inizio in epoca imperiale (II

sec. d. C.) con Tolomeo, poi la rivoluzione Copernicana e le teorie di Galileo, ma fino agli inizi

del secolo scorso non si era ancora a conoscenza di quanti e quali erano i pianeti del sistema

solare. Paragonandolo con il planetario dell’orologio di Strasburgo, costruito nel 1574 e

restaurato nel 1842, si noterà subito che il planetario messinese è completo: include cioè

Nettuno e Plutone, gli ultimi due pianeti del sistema solare, scoperti rispettivamente nel 1846 e

nel 1930 ovvero successivamente al restauro dell’orologio di Strasburgo. Nella facciata

principale della torre, si notano altri elementi che sono i protagonisti dello spettacolo di

Mezzogiorno e che sono inevitabilmente collegati alla storia di Messina. Dina e Clarenza

scandiscono le ore e i quarti suonando le campane, in ricordo del loro eroico contributo durante

i Vespri Siciliani, mentre statue simboleggianti le fasi della vita (infanzia, adolescenza, maturità

e vecchiaia) si alternano passando davanti alla Morte inesorabile. È il turno del leone rampante,

posto in alto sotto il quadrante dell’orologio, che muove la bandiera di Messina, agita la coda,

ruota la testa verso la piazza gremita di visitatori curiosi e ruggisce per tre volte … un ruggito

che fa sorridere i grandi e spaventare i più piccoli, ma che al tempo stesso fa crescere la

suspense in attesa di quello che avverrà da lì a breve. Tocca di seguito al gallo, che apre le ali,

stende il collo e canta per tre volte. Un acuto che sembra “svegliare” gli spettatori increduli

davanti a una così perfetta esecuzione. La melodia dell’Ave Maria di Schubert inizia a suonare

ed ecco spuntare una colomba dorata, il suo volo rievoca la nascita del Santuario di Montalto sul

Colle della Caperrina in seguito alla guerra del Vespro. Successivamente assistiamo a una scena

liturgica variabile a seconda della festività corrente (Adorazione dei Pastori, Adorazione dei Re

Magi, Resurrezione, Pentecoste). Infine, l’evento più importante nella storia religiosa di

Messina, San Paolo e gli ambasciatori messinesi che sfilano davanti alla Madonna che porge

loro la Lettera da lei scritta nel 42 d.C. celebrandosi patrona della città.

Per 12 minuti lo spettacolo è veramente suggestivo.

Viale San Martino. E’ la strada più grande e importante della città di Messina, con tanti negozi

di vario genere, ed è tutta da percorrere.

Page 15: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

15

Piazza Cairoli. Se viale San Martino è la strada più importante, Cairoli invece è la piazza

principale di Messina, uno dei luoghi più frequentati della città. Al centro della piazza si

possono vedere gli zampilli della fontana. E sempre nei chioschi di questa piazza si può

assaggiare la tipica limonata al sale.

Pranzo in ristorante. Partenza per Ottaviano. Il rientro è previsto per le ore 21.00 ca.

APPENDICE Il mito di Aretusa ed Alfeo Amor, amor, sussurran l’acque;

a Alfeo chiama nei verdi talami Aretusa” G. Carducci, Primavere elleniche Fonte: https://archeosiracusa.wordpress.com/2007/01/23/il-mito-di-aretusa-e-alfeo/

Aretusa era fra le ninfe a seguito di Diana quella

prediletta, essi trascorrevano le loro giornate nei boschi

che crescevano rigogliosi sotto il Monte Olimpo in Grecia,

inseguendo caprioli e daini. Era bella Aretusa, ma

talmente bella che quasi aveva turbamento e rossore a

mostrarsi agli uomini. Durante una battuta di caccia si

allontanò troppo dal gruppo di ancelle al seguito di Diana

ed arrivò sola davanti alle sponde del fiume Alfeo, le cui

acque erano pure, dolcissime e limpide tant’è che si poteva

scorgere la ghiaia sul fondo. Era una giornata afosa e la

ninfa aveva voglia di fare un bagno. Tutt’attorno v’era di

un silenzio singolare, rotto solo dal cinguettare degli

uccelli e dal verso delle anatre acquatiche. Aretusa,

invogliata forse dal non essere vista e dal caldo

opprimente, si tolse le candide vesti, le poggiò sopra un

tronco d’albero di salice piangente reciso e s’immerse,

iniziando ad entrare in acqua con portamento sinuoso ed

aggraziato. Ebbe subito però la sensazione che verso il centro del fiume, l’acqua attorno a lei

cominciasse a fremere e a formare dei vortici quasi danzanti, qual cosa di magico stava forse per

succedere pensò, sembrava come se quell’acqua la volesse accarezzare ed avvolgere a sé.

Turbata da queste sensazioni cercò di uscire affrettatamente dalle acque, ma fu proprio in quel

momento che il fiume Alfeo si tramutò in un bel giovane biondo che, sollevando la testa fuori

dell’acqua e crollandosi la folta chioma, si mostrò alla ninfa Aretusa, con gli occhi di un

innamorato.

La ninfa però presa dalla paura riuscì a svincolarsi e a raggiungere con grande sforzo la riva,

dove fuggì nuda e gocciolante. Alfeo con un balzo felino uscì anch’egli dal suo fiume e la

inseguì senza vesti e colante di gocce d’acqua. Questo rincorrersi durò parecchio ed Alfeo non

riuscì in un primo momento a raggiungere la ninfa. La seducente Aretusa però, cominciò a

stancarsi e capì che le forze le venivano meno. Sentì che Alfeo stava per raggiungerla e violarla,

lei che era una vergine pudica e che non aveva mai conosciuto l’amore. Aretusa, per paura di

essere raggiunta sopraffatta e profanata, chiese protezione a Diana, invocando di essere

trasformata in sorgente in un luogo possibilmente molto lontano dalla Grecia. Diana prima la

avvolse in una nebbia misteriosa e la celò alla vista di Alfeo, poi la tramutò in una sorgente e la

portò, come in uno strano sortilegio, in Sicilia a Siracusa presso l’isola di Ortigia. Alfeo in

Page 16: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

16

mezzo a quella foschia perse così di vista la sua bella ninfa, ma non desistette dal cercarla e

restò sul posto. Quando la nebbia però si diradò non trovò più nulla, vide solo come in uno

specchio una fonte d’acqua zampillante ed immersa in un giardino meraviglioso. Alfeo capì il

prodigio ed era talmente innamorato che straripò d’amore. Gli dei ne ebbero pietà e Giove

l’onnipotente gli permise di raggiungere la sua amata, ma Alfeo dovette fare un grande sforzo,

scavò un sotterraneo sotto il Mare Ionio e dal Peloponneso venne a sbucare nel Porto grande di

Siracusa, accanto alla sua bella amata: Aretusa.

Oggi questa sorgente d’acque dolci sgorga a qualche metro dal mare, nell’isola di Ortigia a

Siracusa. Essa forma un piccolo laghetto semicircolare pieno di pesci e dove il verde trionfa e

cresce rigogliosa la pianta del papiro. Una numerosa colonia d’anatre ha ormai da tempo

stabilito la sua dimora in queste limpide acque. Per tradizione locale viene chiamata anche “a

funtana re papiri”. Tutto questo fa dell’attuale Fonte Aretusa un luogo piacevole da visitare e

una meta turistica obbligatoria. Ricordandosi poi del mito e appoggiandosi alla ringhiera in

ferro che sovrasta la fonte, il visitatore avrà la sensazione di vedere le scene del mito perché il

luogo è così pieno di magia che ne rimarrà coinvolto. E’ famoso a Siracusa il passeggiare,

specie al tramonto, lungo la Fonte Aretusa e vedere il sole scendere all’orizzonte dietro i Monti

Iblei. Per i siracusani storicamente è il luogo per eccellenza dove ritrovarsi e come negli

incantesimi si accendono i primi amori degli adolescenti.

Osservazione del monumento. Si noti l’accostamento tra la leggenda e la realtà. Infatti, le

acque della Fonte Aretusa, sorgono direttamente, come una risorgiva, nell’isola d’Ortigia senza

nessun tipo di canalizzazione con la terra ferma. Gli storici ci hanno tramandano notizie dove

segnalano che un tempo le acque della fonte erano dolcissime e non erano minimamente

mischiate con quelle salate. Pertanto si poteva supporre che effettivamente il flusso d’acqua

proveniva veramente da sotto il livello del mare. Questa osservazione può aver indotto gli

antichi a vagare nel mondo del fantastico e ha partecipare alla creazione del mito.

Ma fu sicuramente la presenza di abbondanti acque potabili, una delle principali motivazioni

che permise i primi insediamenti dei villaggi nell’isola già in epoca preistorica.

L’altra osservazione porta a valutare come gli antichi coloni Greci avessero una forte nostalgia e

un profondo vincolo con la madrepatria e non perdessero mai l’occasione per accostare i ricordi

del loro suolo natio, con i miti e le leggende. L’altro racconto favoleggiante tramandatoci, vuole

che in quel periodo greco, quando ad Olimpia si sacrificavano i tori agli dei, le acque della

Fonte Aretusa si coloravano di rosso, segno tangibile che vi era un legame sotterraneo.

Secondo il Mirabella, che volle rafforzare il mito, quell’ampia polla d’acqua sempre dolce che

emerge ribollendo dalle rive del mare nel Porto Grande di Siracusa, detta anche “Occhio della

Zillica”, non è altro che Alfeo che ricongiunge, ancora oggi, le sue acque con quelle dell’amata

Aretusa.

Dal libro “L’amore prima di noi”

Paola Mastrocola, ed. Einaudi pp. 89 e segg.

“Aretusa s’immerge e nuota. Gioca con l’acqua, si lascia galleggiare, trasportare via.

Sente la pelle levigarsi, i muscoli allentarsi. I capelli le fluttuano all’indietro, chiude

gli occhi, l’acqua l’accarezza le palpebre.

Quell’acqua si chiama Alfeo.

(…)

Ho percepito un getto, violento. Qualcosa che mi portava in alto e diventava la mia

stessa forza. All’improvviso ho sentito di avere un’anima fresca, cristallina. L’amore

non è tutto quel buio, quella violenza che temevo. E’ liquido, arrendevole: l’amore è

acqua che si confonde con la mia, e gioca. Non ho capito più chi ero, dove erano i

Page 17: ISTITUTO COMPRENSIVO · tipico mercato del pesce, la Pescheria, ... dello scrittore. ... Nell'XI secolo, per volere del conte Ruggero il teatro venne largamente spogliato dei suoi

ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE “D’AOSTA”

Viaggio d’Istruzione in Sicilia

Vademecum turistico

classi 3^A, 3^B, 3^C scuola secondaria di I grado

17

miei confini e dove si perdono i suoi. Lui non era più il nemico, capisco che era fatto

della mia sostanza.

E’ nell’acqua che si fonde il mondo e di colpo, per amore, diventa tutte le forme

dell’universo.”