ISTITUTO. Il è la CONGREGAZIONE di PAOLA FRASSINETTI...La storia di S. Dorotea, giovane martire...

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1 Lo STEMMA dell’ISTITUTO. che è l’espressione ideale del CARISMA, come è stato tramandato dalle FONTI. Il FRASSINO: è la CONGREGAZIONE di PAOLA FRASSINETTI La STELLA: è la VERGINE MARIA Il GIGLIO: è CHI viene accolto ed evangelizzato all’ombra del frassino La COLOMBA: è la SUORA che vola verso il suo nido La SCRITTA IN SIMPLICITATE LABORO”: esprime lo stile di vita della Dorotea: “Faticare molto in umile rettitudine”. N.B. Nell’Ottocento era detto “ Arma”; successivamente si diceva: “Semma”, oggi lo chiamiamo: “Logo”… (giusto per non dimenticare come anche la lingua si trasformi…)

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Lo STEMMA dell’ISTITUTO.

che è l’espressione ideale del CARISMA,

come è stato tramandato dalle FONTI.

Il FRASSINO:

è la CONGREGAZIONE

di PAOLA FRASSINETTI

La STELLA:

è la VERGINE MARIA

Il GIGLIO:

è CHI viene accolto ed evangelizzato

all’ombra del frassino

La COLOMBA:

è la SUORA che vola verso il suo nido

La SCRITTA “IN SIMPLICITATE LABORO”:

esprime lo stile di vita della Dorotea:

“Faticare molto in umile rettitudine”.

N.B.

Nell’Ottocento era detto “ Arma”;

successivamente si diceva: “Semma”,

oggi lo chiamiamo: “Logo”…

(giusto per non dimenticare come anche la lingua si trasformi…)

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Suor Fernanda Barbiero

Quest’anno, a partire dal 6 febbraio, festa liturgica di S. Dorotea, le Suore dei quattro Istituti

che portano il suo nome, popolarmente dette “le Dorotee” celebrano i 200 anni dell’Opera di S.

Dorotea.

Nata dal cuore di un sacerdote illuminato, il Beato Luca Passi (1789-1866), l’Opera, di

considerevole impatto educativo e sociale, è soprattutto una tessitura preziosa di relazioni umane e

cristiane davvero formidabile per apprendere a costruire comunione e per edificare la Chiesa.

La strada? L’arte di una evangelica amicizia

Nessuno degli Istituti che portano il nome di S. Dorotea può raccontare la sua storia senza un

riferimento a Don Luca Passi e alla sua Opera, di cui sono eredi, con una grande responsabilità sulle

spalle e il fuoco nel cuore per vivere, come lui, lo stesso dono dello spirito per la Chiesa e per il

mondo.

I valori che hanno ispirato l’Opera di Don Luca mantengono anche oggi una pregnante e

vivissima attualità, toccano in profondità tutta la Famiglia di S. Dorotea: Suore e cooperatori laici,

sparsi nel mondo. L’Opera consiste in un progetto di vita cristiana che lancia tutti, Suore e laici, in

un cammino di fedeltà alla vocazione battesimale.

Si tratta di vivere fino in fondo l’essere cristiani, sentirne la bellezza, viverne le sfide.

L’anniversario dell’Opera è un’occasione, per tutta la famiglia dorotea, a non rimanere centrata

in se stessa, autocompiaciuta, ma a lanciarsi, con maggior forza, verso il vasto campo dell’esperienza

cristiana, della vita, della testimonianza, della missione cristiana.

Guide guidate

L’Opera si configura come un progetto educati-vo-pastorale destinato ai più giovani e ai più

deboli. Non si limita all’educazione scolastica e neppure si ferma all’educazione catechistica.

Secondo il Beato Luca Passi, per vivere bene la vita cristiana, per vivere il Vangelo, c’è bisogno

di trovare dei compagni di viaggio, delle guide esperte, delle persone che si mettono al tuo fianco e

che ti sostengono, ti guidano con l’esempio, con la parola, con i consigli, i suggerimenti, in modo da

invogliarti a vivere profondamente quello che Gesù, nel suo Vangelo dice di fare.

Ma è importante che le guide si lasciano a loro volta guidare: “guide guidate che guidano a

Gesù, facendosi guidare “da Gesù”, con docilità e obbedienza”

(Papa Francesco, Omelia, 2/02/2014).

Lo sguardo alla Chiesa d’Oriente

La storia di S. Dorotea, giovane martire cristiana, propone un profilo di santità che attinge alla

forza originaria del cristianesimo, a quella fede cristiana che per essere vissuta non può restare un

fatto privato, ma ha bisogno di esprimersi in pubblica testimonianza di vita, costi quello che costi:

anche a prezzo della vita.

Una santa che ci fa guardare alle origini del cristianesimo, le sue origini appartengono alla

Chiesa d’Oriente. Dorotea è una santa della Chiesa orientale. A Dorotea, la Chiesa d’Oriente ha

riservata una devozione larghissima e profonda tanto da considerarla fra le quattro vergini capitali:

Margherita, Dorotea, Barbara e Caterina, ossia sante taumaturghe, sante ausiliatrici nei due momenti

fondamentali della vita di una persona: la nascita e la morte.

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L’Oriente è un’attenzione che sta crescendo nel nostro tempo per dare alla Chiesa la possibilità

di respirare a due polmoni. Un respiro attraverso cui le due tradizioni cristiane, Oriente e Occidente,

possono intuire maggiormente la loro unica origine e la medesima vocazione: la carità, l’amore che

viene da Dio e si concretizza nell’amore per gli altri quale via ad un’autentica santità.

Per questo l’amore, cuore della vita del cristiano, è superiore a tutte le virtù.

Non c’è nulla al di sopra: né la profezia, né l’ineffabile lingua degli angeli e nemmeno la

speranza; neppure la conoscenza, la quale, in questo mondo è così misera sì che conosciamo Dio

solo confusamente, come attraverso uno specchio, come scrive l’apostolo Paolo.

La conoscenza effettiva della Verità – ha scritto padre Florenskij – è nell’amore e non è

concepibile che nell’amore. Viceversa, la conoscenza della Verità si manifesta come amore.

Nel segno dell’amore

La Passio di S. Dorotea ci rivela l’amore forte di questa giovane donna per il suo Signore, primo

e unico Bene e ci aiuta a riportare alla luce il senso più autentico e profondo del martirio cristiano:

dichiarare con la propria vita che l’amore di Dio per l’uomo è il bene più grande che una persona

può sperimentare e che nessun male può distruggere.

Nel martire si vede forte l’esistenza della carità (A. Riccardi).

La carità, nella storia del cristianesimo, quando giunge alla sua estrema possibilità assume il

segno del martirio. Il martirio è l’espressione più alta della carità. Il martirio è una questione di

amore. Indubbiamente Dorotea appartiene al grande affresco dell’umanità cristiana che da duemila

anni si arricchisce di volti nuovi. È un affresco del vangelo delle Beatitudini vissuto con fede tenace

fino allo spargimento del sangue.

Il cristiano coerente si trova spesso a essere una realtà controculturale, nel senso che è portatore

di un Vangelo che non si addice alla mentalità del mondo.

Quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come

Gesù, oggetto di persecuzioni e segno di contraddizione. L’Opera si ispira all’esempio della martire

Dorotea, per la quale il martirio è fonte ed espressione dell’amore per Cristo. Tutto rientra nella

‘logica’ della coraggiosa testimonianza dell’amore cristiano. Vivere l’amore nella logica di una

spiritualità dell’attrazione, perché quando l’amore c’è si fa sentire e attrae.

Dunque si tratta di un’Opera spirituale che si realizza in un itinerario sapienziale: inizia nella

contemplazione del volto di Figlio che si rivela in quelli de figli, passa nell’accogliere l’amore che lo

Spirito Santo mette nei nostri cuori, e prosegue nell’irradiare lo stesso amore nei fratelli; i fratelli

nostri, tutti, piccoli e poveri.

L’amore per il fratello è il dono dello Spirito, viene dallo Spirito e ritorna allo Spirito.

È sapienziale perché nel fratello è riflessa l’immagine ultima della nostra stessa identità.

Imparando ad amare il fratello, amiamo anche noi stessi.

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...dalla cappella al carcere... perché la morte serva la vita...

Nella faticosa fase di svuotare una casa storica, come quella di Bologna, ci siamo trovate dentro una parabola degna del Vangelo: cercando dove collocare le sedie della cappella, miracolosamente scampate ai vincoli della Soprintendenza, siamo venute a conoscenza dell inaugurazione ufficiale del polo universitario dell ALMA MATER di Bologna dentro la casa circondariale della Dozza...

...e grazie ad un tam tam di amicizia e di solidarietà le sedie, che in passato sono servite ad educande, alunni e studentesse, scortate da un furgone della polizia penitenziaria, hanno preso la strada della Dozza perché altri giovani, uomini e donne, immagini di Dio senza cornice possano attraverso lo studio ritrovare dignità e futuro!

Insieme alle sedie anche le spalliere e gli attrezzi della palestra sono serviti ad allestire uno spazio-sport in una delle sezioni della casa circondariale.

volontari del carcere qualcuno ricorda ancora Sr. Giusa Vella, che per tanti hanno è stata presenza materna tra i giovani detenuti. Ben educare .- è - ancora una volta - riformare il mondo e condurlo a vera vita !

Comunità ssd di Bologna, via Irnerio

La Madonna dell’Opera

JOHANN POCK, 1832 – Venezia, Casa Madre SMSD

Madonna dell’Opera di S. Dorotea

Venezia, Casa Madre dell’Istituto delle Suore

Maestre di S. Dorotea.

Tela a olio (m. 1 x 0,70) proveniente dalla Villa

“Passa” di Calcinate (Bergamo).

Il dipinto fu commissionato da Don Luca Passi

all’artista boemo Joahnn Pock, pittore della

corte imperiale.

Don Luca lo portava con sé per spiegare

l’Opera di S. Dorotea; infatti le cooperatrici

(dame dell’aristocrazia o donne del popolo, o

giovani-assistenti) presentano alla Madonna le

fanciulle della Pia Opera.

Le fanciulle, quando venivano ascritte alla Pia

Opera, facevano l’offerta di consacrazione

alla Beatissima Vergine Maria (cfr. Pia Opera di S. Dorotea, VI edizione, Lucca 1854, pp.

52-54)

Accenna a questo quadro Don Cesare Galvani

di Modena: durante la funzione, “Sull’altare

della Cappella era esposta quella Immagine di

Maria Santissima, benedicente alle figlie of-

fertele dalle sorvegliatrici, che il Conte Passi

porta sempre con sé” .

(Annali della Pia Opera di S. Dorotea, p. 125)

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Alcune notizie sul nuovo polo universitario della Dotta Bologna!

LUNIVERSITÀ in CARCERE alla Dozza la nuova sezione per detenuti studenti Bologna, 27 maggio

Un polo universitario dentro la casa circondariale della Dozza. La sezione del carcere bolognese per i detenuti iscritti

all università è stata inaugurata con il concerto del Collegium Musicum dell Alma Mater e il Coro Papageno, composto da detenuti della sezione maschile, femminile e da volontari.

Attualmente sono 26 i detenuti che frequentano l università, di cui due sono donne e 14 si sono iscritti nell ultimo anno accademico.

La maggioranza ha scelto il corso di laurea in giurisprudenza, ma ci sono anche studenti di lettere, scienze politiche, agraria e veterinaria. La nuova sezione ospita circa 15 studenti. L unica ragione per cui non sono tutti e 26 lì - ha specificato la direttrice del carcere Claudia Clementi - è che molti sono in circuiti che prevedono la separazione dagli altri detenuti .

Secondo la stima di Giorgio Basevi, docente dell Alma Mater e responsabile del polo universitario penitenziario, gli studenti potrebbero diventare 101. Solo nel carcere della Dozza ci sono 50 detenuti con un titolo valido per l iscrizione e 51 sono trasferibili dagli altri istituti regionali.

Già nel 2013 l università di Bologna aveva firmato un protocollo con il carcere della Dozza per garantire il diritto allo studio delle persone recluse. Con la creazione di questa sezione - ha detto Roberto Nicoletti, prorettore dell Alma Mater - si fa un passo avanti. Prima gli aspetti burocratici erano più complicati. Con l istituzione del polo universitario penitenziario tutti i detenuti della regione che vogliono iscriversi all università potranno essere trasferiti a Bologna, velocizzando tutte le procedure .

...I professori responsabili di Scuole e Dipartimenti all interno del Polo universitario penitenziario sono 13, 40 i professori responsabili di esami o tesi, 22 i tutor e quattro i docenti volontari.

Oltre ai professori, nel progetto sono coinvolti anche i volontari dell associazione Libera che fanno da tutor agli studenti in carcere.

Novità in vista anche per gli esami. A breve vogliamo telematizzare anche le sessioni d esame collegando via computer lo studente in carcere con il docente che potrà rimanere in università, velocizzando la procedura .

di Martina Nasso da RADIOCITTADELCAPO

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La mia esperienza di quest’anno a Roma è stata bellissima ed emozionante. Abbiamo avuto, prima di tutto, la fortuna di avere compagni di viaggio straordinari, sia

di San Calogero che di Torre di Ruggiero, e come sempre abbiamo avuto un’ospitalità speciale da parte delle Suore Dorotee.

L’esperienza che abbiamo vissuto nel carcere Mamertino, è stata per me una delle più emozionanti, perché ho scoperto qualcosa di straordinario che prima non conoscevo.

Le attività che svolgiamo sono ogni volta più speciali, perché ci danno la possibilità di conoscere meglio, anche con i compagni di viaggio. Insomma, ogni volta per me è sempre una fantastica esperienza, ricca di sorrisi, emozioni, spensieratezze.

Spero davvero che si possa ripetere un’altra bellissima esperienza, con voi, merav-igliose Suore Dorotee, che ci arricchite di esperienze culturali straordinarie e divertenti.

Un grazie speciale di cuore e un abbraccio affettuoso a tutte voi.

Tina

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Anche quest’anno, noi giovani di Torre di Ruggiero, con altri giovani di altre comunità,

siamo stati accolti dalle Suore Dorotee per il nostro percorso di arte, storia e fede.

Sono stati quattro giorni di spiritualità, di nuove amicizie, di interessanti scoperte, ma

anche di divertimento.

Siamo andati alla scoperta di “uomini liberi” che hanno dato la vita legati a “catene”.

Un grazie sentito va alle organizzatrici che con tanto tatto, ma anche con tanta pro-

fondità di contenuti, ci hanno fatto scoprire i vari nodi che abbiamo e come debbano essere

sciolti.

Saremmo voluti rimanere a Roma, ma... dovevamo ritornare alla vita quotidiana da

uomini nuovi, con catene spezzate.

Alla prossima! Paola De luca

Ringrazio Sr. Silvia per avermi invogliata a partecipare all’ultima tappa dell’Esperienza Spirituale “Da quel momento…”, agli inizi di maggio, qui a Sant’Onofrio.

Un’esperienza tutta spirituale! Il clima di silenzio-meditazione e contemplazione ha favorito il “guardarsi come sorelle”, a penetrare a fondo questo “guardarsi”.

Mi sono lasciata aiutare dallo sguardo penetrante di Gesù e da quello vigile e discreto di Paola…

Ora sono più certa che non è utopia pensare a creare un mondo più giusto e fraterno! Basta volerlo!

Sr. Emilia

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Di stupore in stupore…

“Da quel momento cominciarono a riguardarsi come sorelle: un’esperienza spirituale che ti ha fatto penetrare in un abisso di luce, e ti ha invitata ad una Danza Eterna…

Tu conosci che…

La SUA luminosità è sempre presente

anche nel cuore di chi sembra offuscarla

La SUA tenerezza non ha limiti

verso chi soffre, verso chi è stanco

La SUA compassione abbraccia con amore

chi ha fame di pace e sete di gioia.

La SUA consolante sollecitudine ti spinga

ad effondere la tua verso l’attesa dell’altro

La Sua misericordia è “pazzia” gratuita

donata a Te per condividerla con generosità

…e assapori che…

potrai inoltrarti in una ininterrotta esperienza

di adorazione perché sei stata sedotta

Il Suo Spirito ti inebrierà ancora

fino a farti diventare Icona del Suo Amore

Il Cuore materno di Maria Ti accompagnerà

nel cammino già percorso da Paola

Ricomincerai a gustare quanto è bello “riguardarci come sorelle”

per formare di tanti cuori un cuore solo nel Cuore di Gesù

Sr. Giovanna Patrì

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L’evento più bello di questa primavera è stato certamente la Professione Perpetua di Sr. Flora

gioka, il 26 Aprile, festa della Madonna del Buon Consiglio, patrona dell’Albania.

Nella cattedrale di Vau Dejes per la terza volta, dopo Sr. Mariana e Sr. Drane, la famiglia Doro-

tea di Santa Paola, rappresentata dalle Superiore, dalle comunità di Albania e dalle Suore venute

dall’Italia, ha gioito ed ha

accolto una giovane alba-

nese.

Con le tre Comunità

parrocchiali dove svolgia-

mo la nostra opera, si è

preparata questa festa coin-

volgendo i giovani che

hanno animato una simpa-

tica festa per Sr. Flora.

La nostra gioia è stata

grande perché arricchita

dalla visita delle nostre

superiore maggiori Sr. Jaci

e Sr. Silvia che hanno fatto

alle due comunità la visita

canonica, e condiviso un

po’ della nostra vita mis-

sione.

Rendiamo grazie al Si-

gnore con tutto il cuore e preghiamo perché nuove giovani possano dire di si a Dio donando la vita

per l’annuncio del vangelo

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■SAN CALOGERO Iniziati gli interventi per la realizzazione della cappella

Nel nome di Santa Paola Frassinetti

Fortunata Staropoli:

«Raggiunto un grande ed importante traguardo»

di FRANCO VALLONE

SAN CALOGERO – L’an-

nuncio era stato dato nel

dicembre dello scorso anno:

“Il sogno di noi tutti si sta

realizzando; il nostro Ve-

scovo, Mons. Luigi Renzo,

benedirà la prima pietra sul

terreno di località Torretta,

sul quale si avvieranno i

lavori perla realizzazione

della Cappella intitolata a

Santa Paola Frassinetti!.

A San Calogero, il “Paese

del Miracolo”, i tecnici,

dopo la posa della prima

pietra. Avevano illustrato il

progetto esecutivo dell’ope-

ra da realizzare.

Ed oggi, a San Calogero, c’è

ancora una data importante

da segnare sul calendario:

“20 maggio dell’Anno Do-

mini 2015”.

Questa data segna l’inizio

ufficiale dei lavori di sban-

camento del terreno per la

ricostruzione della Cappella

intitolata a Santa Paola Fras-

sinetti. È la data della forte

emozione che c’è sta-ta, ed

è, a tutt’oggi, immensa.

All’evento, svoltosi in mat-

tinata, era presente la mira-

colata di San Calogero, la

Signora Maria Maccarone; il

presidente dell’Associazione

“Beati i puri di cuore”,

avvocato Fortunata Staropo-

li; il Commissario Prefetti-

zio Antonio Corvo, nonché i

tecnici Francesco Barone,

Enzo Rocco, Giovanna

Grosso, Domenico Staropo-

li, Giuseppe Lentini e Salva-

tore Grillo, il geometra Do-

menico Pontoriero, ed il

geologo Salvatore Vallone,

il Parroco del Paese, Don

Antonio Farina, e le Suore

Dorotee di San Calogero.

Per Fortunata Staropoli, il

Presidente

dell’Associazione, “è un

grande ed importante tra-

guardo che l’Associazione

ha raggiunto grazie ai suoi

puù vicini compagni di

viaggio quali sono stati, in

questi due anni di Ammini-

strazione Comunale, i Com-

missari Prefettizi, Alberto

Monno, Andrea Cantadori e

Antonio Corvo, persone

speciali e sensibili alle esi-

genze quotidiane, che non

ha esitato, in nessun mo-

mento, ad essere disponibili

alle attività dell’Associazio-

ne, uomini che hanno avuto,

sin da subito, una grande e

spontanea devozione per la

Santa genovese, che hanno

creduto nel grande progetto

proposto dal gruppo di lavo-

ro dell’Associazione sanca-

logerese e che hanno voluto,

appena insediati, conoscere

la Signore Maria Maccaro-

ne”. Il presidente dell’Asso-

ciazione “Santa Paola Fras-

sinetti” ha poi inteso e volu-

to ringraziare i Sancalogere-

si costruttori di vera e sana

religiosità e devozione a

Santa Paola Frassinetti che

ha portato San Calogero alla

conversione di tanti cuori,

tutti coloro che hanno fatto

proprio il sogno di tutti noi,

quello di costruire la cappel-

la a Santa Paola, i tecnici

che ogni giorno hanno dedi-

cato parte del loro tempo al

nostro progetto, il Vescovo

che ha espresso la sua stima

per l’Associazione, le Suore

Dorotee, Don Antonio Fari-

na, vicino e sostenitore di

Santa Paola e a tutti gli altri

Parroci che credono nel

progetto ed a tutti coloro

che, con grande impegno

quotidiano, hanno consen-

tito l’inizio della realizza-

zione di un progetto che ha

l’ambizione di avere valo-

re di forte crescita spiritua-

le e socio-culturale per

tutta la Comunità.

Intanto la Signora Maria

Maccarone, la miracolata

di San Calogero, come

viene oggi definita, con la

serenità che la contraddi-

stingue, ha riferito: “Ho

visto Santa Paola ed ha detto

che vi segue e vi sta vicina,

ora è il momento”.

Come si ricorderà, San Ca-

logero è il paese che attra-

verso il miracolo accaduto

alla Signora Maccarone, ri-

conosciuto ufficialmente

dalla Chiesa, ha fatto sì che

Suor Paola Frassinetti fosse

proclama Santa sotto il pon-

tificato di Giovanni Paolo II.

Il miracolo di San Calogero,

la guarigione improvvisa di

Maria Maccarone, è una

straordinaria storia narrata

oggi dalla stessa protagoni-

sta, dai suoi familiari, dai

medici, dai tanti testimoni e

dalla stampa che in quel

tempo si è occupata ampia-

mente del caso.

Ed oggi, questo sbancamen-

to di terreno per l’inizio dei

lavori di località Torretta

apre a nuovi scenari, di

devozione e di preghiera, il

paese di san Calogero.

Il progetto della Chiesa dedicata a Santa Paola Frassinetti Maria Maccarone: la miracolata di San Calogero

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È BELLO CON TE, UN PROGETTO DI VITA

Domenica 26 aprile è stata

celebrata in tutta la chiesa la 52”

Giornata Mondiale di Preghiera

per le Vocazioni. Il tema di questo

anno, suggerito dall’Esortazione

apostolica di Papa Francesco

Evangelii Gaudium (n. 167; 264),

era Vocazioni e santità: toccati

dalla Bellezza.

L’Ufficio Nazionale della CEI

per la pastorale delle vocazioni ha

rilanciato questo tema con lo

slogan: È bello con Te!

In collaborazione con il

Servizio diocesano di pastorale

giovanile, l’ufficio delle vocazioni

ha promosso un momento di festa

e di incontro per i giovani delle

parrocchie che si è tenuto a Mileto.

È il terzo anno consecutivo che i

due uffici promuovono in modo

unitario questa giornata delle

vocazioni. Dopo Nicotera e

Tropea, è stata scelta la sede della

diocesi ad ospitare il raduno dei

giovani.

In tanti hanno accolto l’invito e

si sono ritrovati in piazza Badia

dove si è creato da subito un clima

gioioso e familiare. È seguito

all’interno della Chiesa della SS.

Trinità l’incontro con don Roberto

Dichiera, della comunità “Nuovi

Orizzonti” fondata da Chiara

Amirante.

Don Roberto è un Sacerdote

speciale e pieno di gioia che da

giovane ha vissuto cercando la

felicità nelle cose terrene e

soprattutto sperimentando il

fascino del proibito (superalcolici,

canne, droghe). Nel momento in

cui sembrava avesse raggiunto il

baratro, ecco la luce di Dio

irrompere nella sua vita attraverso

una ragazza. Da qui piano, come

lui stesso ha affermato, un

cammino di risalita fino a quando

leggendo il vangelo, sperimentai il

calore di un abbraccio paterno e

una luce piena di amore, di contro

al paradiso artificiale prodotto

dalla droga. Don Roberto sente la

vocazione e decide di dedicare la

propria vita al Signore, come prete

di strada, per evangelizzare le

persone più lontane dalla fede,

andando nei centri sociali e nelle

discoteche e promuovendo una

serie di iniziative per favorire

l’ascolto.

La sua testimonianza ricca di

gioia autentica e molto

coinvolgente è stata seguita con

attenzione da tutti coloro che

hanno riempito la chiesa della

“Badia”. Tra di essi anche un

nutrito gruppo di seminaristi del

biennio filosofico del Seminario

teologico San Pio X di Catanzaro,

accompagnati dal Rettore Mons.

Rocco Scaturchio.

La giornata si è conclusa con

un momento di adorazione

eucaristica nella Chiesa Cattedrale,

invocando dal Signore il dono di

sante e numerose vocazioni e un

momento di agape fraterna nei

locali del Seminario.

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RICERCA DI HUMANITAS: UOMO CHI SEI?

Il concetto di humanitas ha

radici nella cultura ateniese, ma vi

è una originale accoglienza nel

mondo romano. Nell’opera di

Terenzio e di Lucilio, prima an-

cora che il termine humanitas ven-

ga elaborato, trova ampia risonan-

za nell’età scipionica. La nozione

di humanitas viene sviluppata ed

approfondita negli ultimi anni del-

l’età repubblicana con Cicerone.

Negli scritti di Cicerone l’hu-

manitas è uno stile che distingue

l’aristocrazia per i modi raffinati

“per tatto e solidarietà nel compor-

tamento che solo l’uomo liberale

si poteva permettere”.

L’humanitas comporta disponi-

bilità, garbo nel trattare con gli

altri. Nell’età imperiale l’huma-

nitas si converte in filantropia,

amore verso gli altri, un rapporto

condiscendente e paternalistico del

principe e dei suoi funzionari ver-

so i cittadini e le popolazioni sot-

tomesse all’amministrazione impe-

riale.

Il diritto romano ci ha lasciato

assiomi e sentenze, che sono di-

ventati patrimonio dell’umana ci-

viltà.

Basti pensare al giurista Eneo

Domizio Ulpiano, al giurista Emi-

lio Papiniano, tanto per citarne

alcune delle grandi personalità ed

alcune loro proverbiali afferma-

zioni: Neminem laedere = non

nuocere ad alcuno;

Quod tibi fieri non vis, alteri ne

feceris = “non fare agli altri ciò

che non vuoi sia fatto a te”.

Anche nel libro di Tobia

(dalla Sacra Bibbia) risuona questo

ammonimento Unicuique suum,

alterum non ledere (a ciascuno il

suo, non danneggiare gli altri).

Il più grande filosofo romano

Seneca (4 a.C. - 65 d.C.), appar-

tenente alla corrente stoica, racco-

manda un trattamento più umano

degli schiavi e, sempre sollecitato

da quello spirito di compassione

ispirato a quella humanitas che da

sola garantisce l’autenticità dei

rapporti interpersonali, perché lo

schiavo è pur sempre un uomo,

anche se vittima del fato”.

Nelle Lettere a Lucilio, Seneca,

in nome della fratellanza univer-

sale del genere umano, raccoman-

da una sincera ed affettuosa pietas,

per chi vittima del fato, è destinato

ad appartenere ad altri.

Nella civiltà greca si mani-festa

la grande umanità del genio elle-

nico nella sintesi armonica tra teo-

logia, etica e poesia in modo spe-

ciale nel teatro tragico.

Il valore altissimo della poesia

coniuga insieme all’inquadramen-

to educativo, perché propone come

liberarsi dal male attraverso la

considerazione dell’esito finale.

Lo scopo era la purificazione

(la catarsi) dopo l’ubris (la super-

bia) che scatenava l’ira (orghè)

degli dei che punivano chi consu-

mava il delitto.

La tragedia greca ha una ori-

gine religiosa ed etico-morale: il

popolo è invogliato a parteciparvi

per apprendere la legge della polis

della città. I ricchi benestanti so-

stenevano le spese per l’allesti-

mento degli spettacoli che erano

chiamate “liturgie” (leiton = pub-

blico, ergon = opera).

I grandi tragediografi: Eschilio,

Sofocle ed Euripide sono stati

maestri dell’umanità, tanto si è

debitori alla civiltà classica greca!

Mi permetto di rammentare

l’Antigone di Sofocle ed il cele-

berrimo conflitto: tra nomos e

physis (legge e natura).

Dove, in disaccordo col re, sta-

bilisce la superiorità della legge

naturale rispetto a quella civile

(nei versi 331-375) molte cose so-

no mirabili ma nulla è più mira-

bile dell’uomo…

(L’uomo è ingegnoso... L’uomo

ha creato il linguaggio… solo non

riesce a scampare alla morte...).

L’altra tragedia che mi permet-

to di riportare è quella di Eschilio

Promoteo liberato, o portatore del

fuoco che è stato benefattore del-

l’umanità. In un memorabile mo-

nologo esprime il suo dolore ed il

suo disappunto: Io insegnai loro

(agli uomini) la scienza dei nu-

meri.. e quella della scrittura (me-

moria di tutte le cose) ed il lavoro

(padre di tutte le arti)...

In fine chi prima di me ha

rivelato agli uomini le ricchezze

nascoste nella terra: bronzo, ferro,

oro, argento?...” (v. 441/506).

Posso dire in una sola frase:

tutte le arti (pasai technai) dei

mortali vengono da Prometeo, ed

in Prometeo incatenato esclama:

Ho liberato l’uomo (v. 235).

Il grande Leopardi affermava

che la vera poesia si riconosce dal

fatto che dopo averla gustata per

un po’ di tempo ci rende incapaci

di fare il male

Giuseppe Ferrari

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…e siamo arrivati alla fine di questo bellissimo viaggio…

Siamo genitori di due meravigliosi ragazzi, di 12 e 11 anni, Camilla e Lorenzo, che hanno

frequentato entrambi la scuola primaria all’Istituto S. Dorotea di Casalgrande...

Vorremmo condividere la nostra esperienza, perché è stata davvero unica e bellissima.

Questa scuola non offre solo disciplina, serietà, educazione, rigore e metodo di studio... questa

scuola è molto di più!!! L’abbiamo scelta in primis per queste cose ma anche perché credevamo, e

oggi ancora di più, che l’insegnamento Cristiano Cattolico potesse essere una buona “base” su cui far

“camminare” i nostri figli.

La cosa bella è che assieme a loro siamo cresciuti

anche noi e abbiamo accol-to, ancor di più, il Signore nella

nostra vita.

Sono stati anni stupendi, pieni di espe-rienze

condivise... la condivisione è una delle cose più importanti.

Questa scuola non ha accolto solo i nostri figli ma ha

accolto anche noi; siamo diventati parte di questa grande

famiglia.

Ricordiamo il primo giorno di scuo-la… sicuramente

eravamo più spaventati noi di loro… vederli così piccoli e

indifesi affrontare questo nuovo percorso!!!

Ma questa scuola giorno dopo giorno ci ha dato

FIDUCIA perché abbiamo visto crescere felici Camilla e

Lorenzo.

Camilla ora frequenta la scuola Se-condaria, sta

finendo il primo anno, si è trovata bene, è brava ma quel

che possiamo dire, e ci crediamo veramente, è che i ragazzi

che escono da questa scuola si distinguono, non per doti

eccezionali, quelle possono esserci come non esserci, ma

per l’educazione, per il rispetto che dimostrano e per il

comportamento che hanno tra le persone. Queste cose per

noi sono molto importanti, fondamentali più di un nove

in un compito in classe!!!

Tutto ciò accade perché la Direttrice, le insegnanti, le cuoche, le inservienti, le tate… chiunque

faccia parte di questa scuola è impegnato sempre e comunque a educare i ragazzi.

Fin dai primi anni questa scuola ci ha offerto corsi di approfondimento nel rapporto

genitori\figli, incontri con docenti, specialisti, dottori, e tutto questo ci ha permesso di capire ancora

meglio i nostri figli.

La scuola ci ha dato modo di conoscerci meglio; anche tra noi genitori sono nate tante amicizie

e assieme abbiamo fatto tante esperienze... il coro, i preparativi per il S. Natale, le feste di fine anno,

l’associazione Polvere di stelle etc.

La scuola ha organizzato tantissime uscite, visite a città, a musei, concerti, spettacoli teatrali e

tanto altro. Ricordiamo la visita a Roma... tutta la scuola ad incontrare Papa Francesco!!!... la gita a

Torino al museo egizio... e quest’anno alla Sacra Sindone; gite stupende cariche di emozioni e di

esperienze indimenticabili, ma anche gite brevi come quella agli anziani alla Casa di cura durante il

periodo di carnevale... tutti i bambini pronti a portare un po’ di gioia a quei dolcissimi vecchietti!!!

E infine grazie! Perché ci avete accompagnato all’Altare!!!

Ci siamo sposati in Maggio di quest’anno, è stato un bisogno che è cresciuto in noi giorno dopo

giorno e voi ci avete aiutato a realizzarlo… non dimenticheremo mai l’affetto con cui avete

partecipato e condiviso con noi quello splendido giorno.

Con tutto il nostro affetto e immensa gratitudine!!!

Flavio Monica Camilla Lorenzo Borsari

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Accogliere per noi è più che ospitare, è accettare le persone nella consapevolezza di avere

continuamente bisogno, a nostra volta, di essere accolte.

L’accoglienza dell’altro/a, all’occasione, non è scontata ma richiede tempo, ascolto, fatica per

soddisfare le necessità materiali e spirituali delle persone. Il nostro compito può rilevare qualche

limite ma resta fermo l’obiettivo della missione: quello di amare tutti.

È un respiro universale l’incontro con Americani, Inglesi, Tedeschi, Francesi, Polacchi, Italiani; è

un sentire che la Chiesa è una grande famiglia e come Madre accoglie ogni uomo proveniente da

ogni parte del mondo senza distinzione di cultura e religione.

È un segno anche questo della presenza del Papa Francesco? (effetto Bergoglio?).Ogni persona

porta con sé risorse e fragilità e nella diversità si coglie tanta ricchezza di situazioni umane e

spirituali. Tutto questo comporta, per la Comunità, (dietro le quinte), respon-sabilità e lavoro a

pieno ritmo.

Tutti: famiglie, professionisti, giovani che sostano qualche giorno nella nostra Casa per visitare

la Città o per Corsi di aggiornamento, Convegni… ringraziano perché sentono di essere stati accolti

come in famiglia, in un clima di gioioso servizio. Da parte nostra, insieme ai nostri collaboratori,

cerchiamo di essere disponibili e uniti per dare buona testimonianza.

Le ricorrenze della Madonna di Fatima (il 13 Ottobre e il 13 Maggio) e la festa liturgica di Santa

Paola (il 12 Giugno) sono occasioni di preghiera e di agape fraterna come pure la solennità del

Natale e la fine dell’anno con le Comunità vicine, “i condomini”: la Curia Generalizia e la Comunità

di S. Onofrio. Quest’anno, poi, a causa dei lavori di ristrutturazione nella Casa di sant’Onofrio,

prolungatisi oltre il previsto, per esigenze logistiche, abbiamo avuto la gioia di ospitare

l’Associazione delle nostre Ex-Alunne di Sant’Onofrio: incontri mensili di spiritualità, giornata in

preparazione alla Pasqua, il mercatino di Natale e la Fiera di primavera per contribuire, nel limite

del possibile, in favore delle nostre Missioni.

Momenti belli e arricchenti, anche per noi, perché ci hanno dato la possibilità di toccare con

mano la costanza del fare nonostante l’età che avanza e gli acciacchi che non risparmiano nessuna!

Con tutto il cuore ci affidiamo al Signore e vogliamo fare nostra la preghiera di Fratel Michael

Davide: “Signore Gesù, la nostra vita è come un grande viaggio alla scoperta

delle strade possibili per vivere l’accoglienza gli uni degli altri, soprattutto quando si fa più difficile

rispettare la diversità del cammino dei nostri fratelli e sorelle in umanità. Eppure, accogliere è il

primo balbettio di ogni amore”.

La Comunità di Casa Fatima

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Cara Scuola,

eccoci qui, i “ragazzi” di quinta: siamo giunt8i alla fine della nostra avventura con te.

Desideriamo ringraziare tutti coloro che, nei tuoi spazi accoglienti, hanno saputo pren-dersi cura di noi.

Tu ci hai messi insieme, e ci hai guidati lun-go un percorso che si è snodato in questi anni, lasciando in noi una traccia profonda. Hai saputo forgiare il no-stro carattere e hai cercato di fare emergere il meglio di ciascuno di noi.

Abbiamo appreso tante nozioni che ci sono state trasmesse con competenza, ma anche con tanta pazienza!

I valori ai quali i nostri genitori hanno dato importanza sono stati rafforzati qui, tra le tue mura, con profonda dedizione, cura ed at-

tenzione rivolta verso ciascuno di noi.

Ora il nostro percorso è terminato; ancora pochi m0-omenti insieme, e poi… “partire-mo” per nuove avventure: spe-riamo di non disperderci trop-po, anche se siamo consape-voli che le nostre strade non sarann0o più così intrecciate come lo sono state finora. Ci mancherai, ma anche

quando “dismetteremo” la tua divisa bianca e blu, continueremo a sentirci parte della tua grande famiglia!

Vorremmo chiamare per nome, una ad una, le persone che hanno avuto un ruolo nelle nostre vite, in questi anni passati qui con te, ma sarebbe un elenco troppo lungo, per questo abbiamo rivolto a te il nostro saluto, pieno di affetto e gratitudine per tutto ciò che hai saputo darci.

Grazie, cara Scuola, ti vogliamo bene!

I “ragazzi” del quinquennio 2010-2015.

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Da Pasqua questa Comunità parrocchiale e del Santuario ha vissuto un periodo all’insegna di

tanti doni spirituali: i Santi si sono scomodati per visitarci ad essere con noi per qualche giorno.

Il 25 aprile un gruppo d Torresi è partito con il Parroco e Suor Maria alla volta di Messina.

Dopo aver visitato il Santuario del Tindari e quello di Sant’Antonio, sono andati all’Istituto Cri-

sto Re retto dai Rogazionisti per prendere la reliquia di Sant’Annibale Maria di Francia e portarla a

Torre. Vi sono stati giorni di animazione vocazionale a tutti i livelli: bambini, giovani, famiglie e

ammalati… L’impegno assunto è stato quello di

pregare ogni giorno per le vocazioni sacerdotali,

religiose e missionarie.

Un pomeriggio è stato dedicato alle Religio-

se e ai Religiosi della Diocesi.

È stato un momento molto bello e significa-

tivo ed una risposta concreta all’anno che stiamo

vivendo nella ricoperta della vita religiosa.

Le foto vi diranno qualcosa in più.

Dal 25 aprile al 3 maggio c’è stata la staffet-

ta mariana che è passata dai 14 Santuari mariani

della Calabria consorziati dal Giubileo 2000.

L’atleta portava la fiaccola accesa, segno del-

la fede che doveva riaccendere nei nostri cuori.

Due delle nostre bambine indossando ico-

stumi calabresi, gli hanno porto l’l’acqua della fonte della Madonna evocando le due ragazze torresi

Isabella Cristello ed Antonina De Luca che ebbero l’apparizione della Vergine nel lontano 17 aprile

1677. Altre bambine, invece, hanno danzato alcune tarantelle accompagnate dalla fisarmonica con-

cludendo questo momento tanto significativo e donando il via al nuovo atleta che doveva portare

per l’ultimo tratto di strada la fiaccola della pace, della fraternità e dell’adesione completa a Cristo.

Il 17 maggio, festa dell’Ascensione, si è svolto, come al solito, il pellegrinaggio dell’Azione Cat-

tolica con i rappresentanti dei movimenti laicali. La Concelebrazione presieduta dal nostro Vescovo

Metropolita, ha reso questa festa più gioiosa e più densa di significato.

La Vigilia di Pentecoste, 23 maggio, noi con i giovani e gli educatori siamo stati invitati a Sove-

rato nel cortile delle Suore di Maria Ausiliatrice per la veglia di Pentecoste in cui molti giovani rice-

vevano dal Vescovo il mandato missionario per dare inizio alla Missione giovane che si svolgerà nel

prossimo anno pastorale. Ogni Parrocchia riceveva la lampada accesa come segno che i giovani

sarebbero diventavano i protagonisti per coinvolgere altri giovani in una missione così delicata.

Speriamo che lo Spirito Santo dia loro tanta forza e speranza per una ricerca autentica di Cristo.

Dal 29 al 31 maggio abbiamo accolto la reliquia di San Giovanni Bosco a 200 anni dalla nasci-

ta. Così, con il Santo dei giovani, abbiamo dato inizio alla “Missione Giovani” parrocchiale.

La veglia di preghiera per i giovani ci ha portato a pregare in compagnia di “Maria donna del

SI’”; ed è stata segnata da tre momenti particolari

Maria, un cuore che prega

Maria, un cuore che ascolta

Maria, un cuore che esulta e ringrazia.

A Lei abbiamo affidato i giovani chiedendo a Santa Paola e a San Giovanni Bosco di proteggerli

da ogni pericolo, di sostenerli nelle loro scelte di vita.

Ed i prossimi appuntamenti?

Dal 2 al 4 luglio verranno portati in Diocesi il Crocifisso di San Damiano e la statua della Vergi-

ne di Loreto per una preparazione a quello che sarà la GMG a Cracovia.

Tutto ci invita alla preghiera e al sacrificio in modo che i giovani si sentano più rafforzati per

vivere questa preparazione come un camminare dietro la Croce.

Auguriamo a tutte mesi di riposo in Cristo.

Con affetto

La Comunità di Torre

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Domenica 21 giugno.

Una breve telefonata ci annuncia che avremo la visita di Sr. Maria Luisa, Coordinatrice Generale

delle Suore Dorotee di Venezia e, puntualmente, il giorno dopo, arriva a Scutari accompagnata da

Sr. Anna Assunta, Sr. Giusi e Sr. Liliana, dorotee di Don Luca Passi che lavorano in Albania nella

diocesi di Reshen.

Un momento bello, molto semplice e fraterno.

Le Suore hanno portato i cornetti freschi e noi abbiamo preparato un buon caffè; abbiamo

fatto colazione insieme raccontando la gioia dei nostri incontri e l’entusiasmo di iniziare la nuova

avventura che Dio ci prepara nella nuova comunità delle nostre due famiglie religiose a Bologna.

Sr. Maria Luisa è proprio aperta e gioiosa, ci ha onorate con la sua presenza e noi siamo molto

contente della sua visita.

La sua comunità ha partecipato alle nostre varie Professioni Perpetue e, in occasione di una festa

in questo anno dedicato alla Vita Consacrata, sono state a pranzo con noi.

Ora tocca a noi andarle a trovare e lo faremo nel nuovo anno pastorale.

Grazie Sorelle Dorotee.

Tina, Flora e Ganxhe da Scutari

Quando diciamo “missione”, in Al-

bania pensiamo alla zona povera della

montagna che con costanza, fede, amore

e sacrificio, cerchiamo di servire da anni.

I poveri ci aiutano ad essere migliori,

se vogliamo, e lì in montagna di poveri ce

ne sono quanti ne vuoi.

È vero che l’Albania sta cambiando,

ci sono tanti segni positivi, ma il progresso

e la ricchezza è sempre in mano alla mi-

noranza, mentre la maggioranza della

gente rimane indietro, non riesce a tenere

il passo, resta impigliata in difficoltà enormi.

Questo anno, nella nostra Comunità di Scutari non abbiamo avuto le universitarie, così ci siamo

potute immergere maggiormente nella realtà della gente del nostro quartiere.

Nelle visite alla famiglie abbiamo scoperto la piaga della “usura” che arriva a distruggere e pro-

strare la gente gettandola nella disperazione.

Con alcune famiglie abbiamo collaborato per il recupero dei figli, adolescenti, che avevano ab-

bandonato la frequenza scolastica, interessandoci presso le direzioni scolastiche per il reinserimento.

I giovani del Meg, quelli della Parrocchia, i bambini della nostra strada, l’Eucarestia agli amma-

lati, i ragazzi della cresima e quelli della prima Comunione ci hanno aiutate a tenere vivo il nostro

amore al Vangelo del Regno.

Ora che il mese di luglio si avvicina e Sr. Flora completa gli esami in seminario, insieme a Sr.

Ganxhe prepariamo la missione a Gjegjani dove altri poveri ci aspettano e noi vogliamo portare

anche a loro la buona notizia del Vangelo.

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http://www.altrodadire.org/

Questo Link riconduce ad una piattaforma online sulla vita consacrata, nata il 17 maggio col de-

siderio di restituire un’immagine diversa di vita religiosa, fuori dagli stereotipi e dalle notizie di cro-

naca più o meno rosa!

Ci sono uomini che passano e non vanno oltre.

Si chinano sulle sofferenze e da esse si lasciano interpellare.

Osano sognare il futuro, generano Speranza...

Tra loro tanti religiosi e religiose, sulle frontiere, liberi da tutto, per comunicare l’ “Altro”.

Lo chiede con urgenza questo momento storico, perché tanta comunicazione sa di vicoli ciechi.

Lo chiede il Papa che invita in questo anno anche a “conoscere le esperienze delle altre famiglie

carismatiche, degli altri gruppi laicali” per “arricchirvi e sostenervi reciprocamente”.

È tempo di abbandonare la timidezza, che sì custodisce l’umiltà, ma rischia anche di lasciare

spazio a chi umiltà non possiede. Abbandonarla, forti di uno stile che non cerca l’autoreferenzialità

o il protagonismo di chi il bene lo promuove, ma piuttosto di chi lo “muove”.

Testimoniare, dire e condividere il bene, per generare un nuovo umanesimo.

E, tutto, a partire dalle periferie, perché è da qui che la realtà si comprende meglio.

Il progetto informativo, sostenuto dalla Fondazione Comunicazione e Cultura della CEI, rilan-

cia le risposte concrete delle Congregazioni religiose italiane alle tante frontiere del disagio, per fare

rete nella rete, moltiplicare la buona notizia e seminare nuova Speranza…

Un invito, dunque, a visitare il sito, perché abbiamo sempre più bisogno di notizie vere, che raccontino la vita; quella vita umile e nascosta che i Consacrati consumano nell’amore a Cristo, sulle orme di Cristo, con Cristo, per restituire valori smarriti e fare dell’umanità la casa del divino…

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Sr. Amalia

Mi è capitato più volte, in ragione del lavoro che

svolgo, o su richiesta di terzi alla ricerca di notizie su case

od opere, già nostre, ma ormai consegnate al passato, di

consultare i Volumi della “STORIA DELLA PROVINCIA LIGU-

RE” e della “STORIA DELLA PROVINCIA ROMANA”.

Mi sono accorta che il tempo si era già impegnato

a scrivere un’altra storia: quella di “confondere” i con-

tenuti, con le pagine che si stavano attaccando, com-

plice il toner che compie questi prodigi non del tutto

favorevoli al tramandare fedelmente quanto viene

stampato.

Era urgente porre mano al recupero di un lavo-

ro così prezioso, che ha sicuramente risucchiato

energie e tempo delle nostre Sr. Matilde Neirotti,

per la Provincia Ligure e Sr. Marisa Chioffi, per

quella Romana.

Eredità preziosa e intensa di un passato sem-

pre vivo, sempre attuale; eredità così preziosa che

non si poteva assolutamente rischiare di perderla!

Non si era potuto – o non si è pensato – a

suo tempo, a provvedere una copia digitalizzata

di questa realtà nostra di Congregazione, intra-

montabile e vera. Dispiace, poi, che a suo tempo,

non si sia provveduto al completamento delle due

storie, essendo nata già la “Provincia d’Italia”.

È chiaro: non si tratta di un lavoro giunto alla

sua conclusione, ma tale da innamorare di più il

cuore, commuoverlo e… mi sia permesso dirlo, ac-

cenderlo un po’ di rimpianto, di nostalgia vera!

Non perché ci si voglia aggrappare ad un passa-

to che, comunque, non può tornare, con inutili quan-

to sterili evocazioni di grandezze trascorse… il nuovo

e il diverso che avanzano sono ricchezza e benedizio-

ne divina, sono crescita di un dono – il nostro Carisma

– che non possiamo rischiare di perdere con la nostra

incuria e la nostra negligenza; sono sguardo aperto ad

un futuro che passa attraverso la gratitudine e la lode…

È il “sapore” buono della “Memoria” della nostra

origine, di una storia bella e generosa passata attraverso

prove dolorose, fatiche e lacrime per il concludersi – non

voluto – di realtà che erano belle, ma che su cui gli eventi

hanno scritto la parola fine.

Come raccontarla, tutta la commozione che ti prende nell’accorgerti di quanta bellezza ci sia

nella nostra storia di “Famiglia di Paola”? Quanto bene compiuto! Quanto amore donato, con ge-

nerosità ed entusiasmo inimmaginabili! Apparteniamo a una Famiglia Religiosa veramente bella!

Siamo piccole, è vero, ma lungo il tempo, le nostre sorelle che ci hanno preceduto, hanno scrit-

to con la loro vita un amore immenso a Cristo, da cui sono state conquistate e mosse, per essere

come Lui, sulle strade del quotidiano: totalmente donate, totalmente offerte, totalmente consumate!

È luce e stupore, questa storia! E ci canta, non solo un dono già vissuto e consegnato all’eter-

nità, ma – e ancora di più - la responsabilità inalienabile di continuare lo stesso percorso, di custodi-

re con cura il dono di Dio affidato alle nostre mani e al nostro cuore, e che si mantiene sempre più

vivo nella misura del nostro donarci e spenderci con amore senza misura!

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...alla stazione AV di Reggio Emilia...

In una fortuita attesa alla stazione alta velocità di Reggio Emilia, ci si imbatte in una

interessante opera d'arte di Giuliano Melioli, nostro amico dai tempi della Comunità

della Pappagnocca (RE) e riconosciuto artista, particolarmente sensibile e coinvolto

nei temi della solidarietà e condivisione.

"Leonardo: perché non sia l’ultima cena"

Giuliano Melioli affronta il tema dell'alimentazione sostenibile ...

"Non esiste alimentazione sostenibile per tutti senza condivisione".

Il pannello di 8,8 metri per quattro è delle stesse dimensioni del dipinto custodito a Milano.

Melioli ha interpretato l'opera di Leonardo da Vinci usando la tenica del cocciopesto, cambiando

i colori rispetto all'affresco originale per dare più forza al messagio.

L'opera sarà esposta alla nuova stazione AV di Reggio Emilia fino a fine Expo 2015 (31 ottobre

2015).

È sensibilizzare le coscienze parlando e confrontandosi sulla distribuzione del cibo, delle risorse del pianeta ad appannaggio di tutti.

Collaborare, condividere, mettere insieme le energie, scambiare esperienze e crescere assieme: è un inno antindividualista, un capitalismo umano, con meno capitali e più persone, la

eccellenze e delle t

una diversa concezione di società, di redistribuzione della ricchezza, di condivisione sociale.

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Melioli artista reggiano di fama mondiale, ideatore del cotto policromo intarsiato, ha riprodotto il Cenacolo di Leonardo realizzato con la tecnica del cocciopesto in un pannello di 8,8 m per 4 m, posto su un muro inclinato in cui spicca al centro un pane nero con una parte dorata.

Il Cenacolo di Leonardo è uno dei simboli forti della città di Milano.

Idelle radici del territorio Emiliano.

sostenibile per tutti gli esseri umani del pianeta; il pane nella parte dorata la condivisione che, se non attuata, la trasforma come quella nera, specchio della non condivisione, un pane che non genera vita.

Il tutto è incentrato su , con tempi e ndo i valori del sociale, della

condivisione, del rispetto della natura e della terra, non dimenticando di valorizzare le eccellenze sociali, ricchezza del nostro territorio.

Uno stimolo nel cercare soluzioni al cambiamento, a porsi domande; un modo nuovo e di forte impatto per lanciare un altrettanto forte messaggio: insieme possiamo cambiare, adottare una nuova visione e attuazione del modello economico giunto al limite della sostenibilità.

nterezza, afferma Melioli è di vedere oltre

per tutti.

Per questo un pane spezzato salverà il mondo.

paura che questo ci crolli addosso.

Se sostituiamo il sentimento di paura con la solidarietà, non la sussidiarietà, il muro si può rialzare, così come tutti noi possiamo rialzare la capacità di amare il prossimo

d eccellenze del nostro territorio, ma al tempo stesso è anche il modo per provocare le coscienze e veicolare un messaggio di solidarietà.

Ora la nostra non è più solo fame di pane…

Ora la nostra non è più solo sete di acqua…

Abbiamo fame e sete di umanità vera, di autenticità!

Abbiamo fame e sete di dignità, di bellezza…

Vogliamo ritornare ad impastare il pane facendo comunione,

ad attingere acqua camminando insieme…

Vogliamo che ritornino di luce i nostri sguardi

e non si stanchino, le nostre mani, di carezze,

e i nostri sorrisi di benedizione…

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L'EXPO AL SANTA DOROTEA

La Scuola Primaria dell’istituto Santa Dorotea, in occasione dell’Expo, sta affrontando le tematiche relative all’alimentazione in un divertente e interessante percorso intitolato “Cook for Fun”.

Gli alunni imparano a conoscere la piramide alimentare e le buone abitudini della tavola attraverso lezioni interattive e giocose in lingua inglese.

Inoltre le classi sono iscritte al concorso “TOGETHER IN EXPO”, il quale coinvolge tutte le scuole del mondo che partecipano grazie alla rete di internet per formare delle squadre dagli angoli più remoti della terra: basta avere un pc e una connessione e pronti, via, comincia l’avventura!

Si devono completare delle missioni riguardanti i temi principali dell’Expo per un’alimentazione sana e corretta.

sono divertiti e hanno scoperto molte cose nuove, come per esempio quanti semi ci sono nei frutti, come riciclare del cibo avanzato e come i nostri nonni riutilizzavano alcuni prodotti.

Non è stato sempre facile portare a termine le missioni ma, grazie alla buona volontà di tutti e ad un team docente molto affiatato, la scuola è riuscita ad essere in classifica tra le prime 100 scuole.

Adesso non ci resta che ASPETTARE l’apertura dell’EXPO PER TOCCARE con mano e SCOPRIRE tutte le novità dal mondo.

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Si è detto che questa è soprattutto un'Esposizione Universale dedicata ai giovani, ed è così: l'Expo nutre le menti dei giovani e i giovani nutrono l'Expo. Perché il tema alto e coinvolgente NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA guarda al futuro del mondo, all'alimentazione, alla sostenibilità, alla lotta contro la fame nel mondo, all'uso delle risorse idriche e dei territori.

È Arcore, lo scorso 3 giugno nella visita alla scoperta dell'Esposizione Universale.

Come Istituto da due anni eravamo impegnati nel grande cantiere-laboratorio didattico del Progetto Scuola lanciato da Expo 2015 e dedicato a insegnanti e studenti, con tutte le informazioni e il kit per le scuole, studiati appositamente per fare didattica in aula, sul sito: www.progettoscuola.expo2015.org.

Cantiere-laboratorio che prevedeva anche concorsi a premio per progetti top delle scuole. “La scuola per Expo 2015”: concorso riservato alle scuole italiane, e “Together in Expo 2015”, ancora in corso e aperto alle scuole estere con l'obbiettivo di incentivare i gemellaggi e l'incontro con istituti di altre nazioni, favorendo conoscenza e scambi culturali.

L'Expo prevede ben quattro itinerari didattici studiati sia per età, sia in funzione del percorso didattico seguito a scuola.

Attraverso i diversi padiglioni l’aria che si respirava era divertente, interessante, entusiasmante, multilingue una festa!

Abbiamo spaziato dai Cluster a tema dedicati agli alimenti, alle isole, al clima secco e al bio-mediterraneo fino al Padiglione Zero che ripercorre la storia dell'uomo fra natura e cibo per toccare il Future Food District, il Parco della Biodiversità, il Children Park sviluppato dal team di Reggio Children dove si impara divertendosi, fino al Padiglione Italia, "cuore" dell'Esposizione.

Un’esperienza davvero importante e ricca di contenuti e di momenti di riflessione.

Più di 400 alunni, 50 insegnanti, sole, voglia di vedere, tanta allegria!

Davvero una bella espe-

rienza!

Dalla Scuola di Arcore

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Il 2 febbraio 2015, in apertura dell'anno della Vita Consacrata, Don Marco, della Parrocchia

Sant’Eustorgio di Arcore, scriveva questa lettera ad ogni Comunità religiosa, portandola personal-

mente e offrendo in dono ad ogni religiosa una candela profumata. È molto bella: e si presenta come segno di una Chiesa locale attenta e riconoscente

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Sicuramente Dio le aveva messe insieme dall’eternità, tre circostanze così significative per noi, e

non solo! 12 giugno:

Solennità del Sacro Cuore di Gesù!

Festa cara a noi e festa grande per le

Suore collaboratrici della Parrocchia, pro-

prio Suore della Famiglia del Sacro Cuore.

12 giugno:

Festa liturgica di Santa Paola!

Mese di giugno 2015: 40° anniversario

di Ordinazione di due sacerdoti della Par-

rocchia: Don Renato e Don Enrico, com-

pagni di Messa nientemeno che del Vicario

Generale dell’Arcidiocesi di Milano – Mon-

signor Mario Delpini. Anche Don Giando-

menico ha la sua ricorrenza: 35 anni di

Ordinazione. E tutto nell’anno della Vita

Consacrata! Come lasciar passare in sordina

queste carezze del Cielo?

Se ne parla in Diaconia e si decide: il 12 giugno si farà festa per tutti e si coinvolgeranno tutti i

Sacerdoti e le tre Famiglie religiose (tre del Sacro Cuore, tre del Cottolengo e noi sei) che prestano,

in modi diversi, il loro servizio nelle Comunità parrocchiali arcoresi, ormai diventate Comunità

Pastorale “Sant’Apollinare”.

Tre Comunità e 12 Religiose in tutto, definite dal Parroco, Don Giandomenico, “una ricchezza”

per la Città di Arcore. Quel giorno, già consuetudine per la Famiglia del Sacro Cuore, tutte rinno-

veranno i Voti. E chi presiederà la Celebrazione: osare chiederlo a Monsignor Delpini sarà troppo?

Ma la festa non è piena senza i canti, senza il brindisi: il Coro… e gli Alpini vengono incaricati

di provvedere e penseranno a renderla

piena… Dal mese di maggio se ne dà

notizia sul foglietto delle comunicazioni

con l’invito esteso a tutti, perché si sa, tra

maggio e giugno gli ap-puntamenti liturgici

sono tanti e bisogna organizzarsi.

Il Signore scrive dritto sulle righe stor-

te e, dato che ha voluto proprio Lui met-

tere insieme gli eventi, fa in modo che an-

che la coincidenza col nostro incontro a

Genova non penalizzi la presenza di tutte

noi. Salta qualche programma, ma quella

sera ci sia-mo, proprio tutte!

Posti riservati per le Religiose, che in-

distintamente, sono una accanto all’altra tra le prime file per dare testimonianza dal valore di essere

consacrate oggi! Presiede la Celebrazione Monsignor Delpini e concelebrano i cinque Sacerdoti.

“CHE IL CRISTO ABITI PER MEZZO DELLA FEDE NEI VOSTRI CUORI,

E COSÌ, RADICATI E FONDATI NELLA CARITÀ,

SIATE IN GRADO DI COMPRENDERE CON TUTTI I SANTI

QUALE SIA L’AMPIEZZA, LA LUNGHEZZA, L’ALTEZZA E LA PROFONDITÀ,

E DI CONOSCERE L’AMORE DI CRISTO CHE SUPERA OGNI CONOSCENZA,

PERCHÉ SIATE RICOLMI DI TUTTA LA PIENEZZA DI DIO”.

Grande riflessione del Vicari Generale sull’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità di

Cristo! E quale trepidazione, gioia ed emozione al momento del rinnovo dei voti!

Ci sentiamo, perché lo siamo, una sola grande famiglia.

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Il Coro “Regina del Rosario” si distingue;

Don Marco riserva la sorpresa finale… un

dono per cia-scuna religiosa: una statua in

cotto di 35 centimetri della Madonna del

Sorriso.

Sul sagrato della Chiesa gli Alpini hanno

preparato tutto per solleticare la gola e alzare

le braccia in un bellissimo brindisi insieme alla

popolazione…

Quanti saluti, quanti re-incontri!

Torniamo a casa felici: la mattina

seguente partiremo per Genova: ci aspettano

due giorni di esperienza sul tema: “…E

incomin-ciarono a riguardarsi come sorelle”!

Abbiamo avuto il “LA”: GRAZIE, SIGNORE!

Sr. Gisella

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Le attività dell’Anno Scolastico 2015 hanno visto la Comunità impegnata in modo attivo in di-

verse iniziative che hanno coniugato con il presente storia e tradizione.

Il 12 giugno celebrando Santa Paola…

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Giornata Missionaria con il Gruppo della MISERICORDIA

Gruppo Scout: Giornata di Ritiro

Il tombolo: preziosa eredità che continua…

I Bambini: splendore e futuro…

Strepitoso successo, come sempre, la festa di chiusura di fine anno scolastico…

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Le foto raccontano… è vero!

Ma qualche volta… bisognerebbe saperne una riga in più, per permettere loro di raccontare…

La Comunità di Montecchio ha vissuto un’intensità di iniziative la cui ricchezza affidiamo ad

alcune foto, perché la esprimano, in assenza di parole…

Rosario itinerante negli ampi spazi della Scuola

Giochi di squadra

Canti di saluto

Cena per tutti preparata dai genitori: 300 persone, tra cui anche il Parroco

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La bellissima pagina di Don Primo Mazzolari ci esorta con il suo “MI IMPEGNO” (da solo, anche contro corrente) a cambiare il mondo con la forza dell’Amore, l’unica ragione per la quale valga veramente la pena di spendere la Vita.

Ci impegniamo noi e non gli altri unicamente noi e non gli altri né chi sta in alto né chi sta in basso né chi crede né chi non crede. Ci impegniamo senza pretendere che altri s’impegni con noi o per suo conto, come noi o in altro modo. Ci impegniamo senza giudicare chi non s’impegna senza accusare chi non s’impegna senza condannare chi non s’impegna senza cercare perché non s’impegna senza disimpegnarci perché altri non s’impegnano. Sappiamo di non poter nulla su alcuno né vogliamo forzar la mano ad alcuno, devoti come siamo e come intendiamo rimanere al libero movimento di ogni spirito più che al successo di noi stessi o dei nostri convincimenti. Noi non possiamo nulla sul nostro mondo, su questa realtà che è il nostro mondo di fuori, poveri come siamo e come intendiamo rimanere e senza nome. Se qualche cosa sentiamo di potere – e lo vogliamo fermamente – è su di noi, soltanto su di noi. Il mondo si muove se noi ci muoviamo si muta se noi ci mutiamo si fa nuovo se alcuno si fa nuova creatura imbarbarisce se scateniamo la belva che è in ognuno di noi. L’ordine nuovo incomincia se alcuno si sforza di divenire un uomo nuovo.

La primavera incomincia col primo fiore la notte con la prima stella il fiume con la prima goccia d’acqua l’amore col primo sogno. Ci impegniamo perché... Noi sappiamo di preciso perché ci impegniamo: ma non lo vogliamo sapere, almeno in questo primo momento, secondo un procedimento ragionato, l’unico che soddisfi molti anche quando non capiscono, proprio quando non capiscono. Questo sappiamo e più che agli altri lo diciamo a noi stessi:

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Ci impegniamo perché non potremmo non impegnarci. C’è qualcuno o qualche cosa in noi – un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia – più forte di noi stessi. Nei momenti più gravi ci si orienta dietro richiami che non si sa di preciso donde vengano, ma che costituiscono la più sicura certezza, l’unica certezza nel disorientamento generale. Lo spirito può aprirsi un varco attraverso le resistenze del nostro egoismo anche in questa maniera, disponendoci a quelle nuove continuate obbedienze che possono venire disposte in ognuno dalla coscienza, dalla ragione, dalla fede. Ci impegniamo per trovare un senso alla vita, a questa vita, alla nostra vita, una ragione che non sia una delle tante ragioni che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore, un utile che non sia una delle solite trappole generosamente offerte ai giovani dalla gente pratica. Si vive una sola volta e non vogliamo essere «giocati» in nome di nessun piccolo interesse. Non ci interessa la carriera non ci interessa il denaro non ci interessa la donna se ce la presentate come femmina soltanto non ci interessa il successo né di noi stessi né delle nostre idee non ci interessa passare alla storia. Abbiamo il cuore giovane e ci fa paura il freddo della carta e dei marmi non ci interessa né l’essere eroi né l’essere traditori davanti agli uomini se ci costasse la fedeltà a noi stessi. Ci interessa di perderci per qualche cosa o per Qualcuno che rimarrà anche dopo che noi saremo passati e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci. Ci interessa di portare un destino eterno nel tempo di sentirci responsabili di tutto e di tutti di avviarci, sia pure attraverso lunghi erramenti, verso l’Amore, che ha diffuso un sorriso di poesia sovra ogni creatura, dal fiore al bimbo, dalla stella alla fanciulla, che ci fa pensosi davanti a una culla e in attesa davanti a una bara. Ci impegniamo non per riordinare il mondo non per rifarlo su misura ma per amarlo per amare

anche quello che non possiamo accettare anche quello che non è amabile anche quello che pare rifiutarsi all’amore poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore c’è, insieme a una grande sete d’amore, il volto e il cuore dell’Amore. Ci impegniamo perché noi crediamo all’Amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta per impegnarci perdutamente. Primo Mazzolari

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