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Istituto di istruzione superiore “g.g. trissino” a.s. 2005-2006 Classe III LA Linguistico La bellezza nel tempo: canoni e stereotipi Attività di codocenza Arte-Latino

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Istituto di istruzione superiore “g.g. trissino”a.s. 2005-2006

Classe III LA Linguistico

La bellezza nel tempo: canoni e stereotipi

Attività di codocenza Arte-Latino

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PRIMA DI COMINCIARE…

Il lavoro qui presentato è il frutto di una delle attività di codocenza svolte nella classe terza e previste dal piano di studi dell’indirizzo linguistico del Liceo G.G. Trissino. Le codocenze in questo indirizzo vengono svolte con lo scopo di approfondire e sviluppare argomenti e temi che il programma di studi abituale non contempla o non amplia per motivi di tempo e di opportunità. Tale attività inoltre comprende come momento fondante il lavoro di gruppo da parte della classe e l’analisi diretta, anche se guidata, di testi e immagini che vengono interpretati e contestualizzati; in questo modo si mira non solo a fornire agli studenti gli strumenti per un’analisi tecnica e stilistica ma anche a stimolare e accrescere la loro capacità di svolgere collegamenti e connessioni interdisciplinari.

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 Finalità generali :

- far acquisire il valore del passato come mezzo per comprendere il presente attraverso testimonianze visive e scritte

- avviare a trasferire conoscenze acquisite in diversi ambiti disciplinari

- educare alla tutela e al rispetto del patrimonio artistico

- educare al confronto, al dialogo e alla comprensione dell’altro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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 Obiettivi

CONOSCENZE :

Modulo: La figura femminile e il concetto di bellezza nel tempo 

- alcune tipologie di rappresentazione artistica legate alla figura femminile

- l’evoluzione e i cambiamenti del concetto di bellezza nel corso di periodi storici ben determinati

- testi vari in latino sulla figura femminile

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COMPETENZE :

- osservare e descrivere l’oggetto artistico

- utilizzare il lessico specifico in italiano e in latino

- analizzare in modo organico l’iconografia relativa al tema trattato

- tradurre in modo efficace i testi latini presentati

 CAPACITA’:

- contestualizzare i documenti e le testimonianze artistiche

- comprendere le valenze semantico-lessicali dei termini

- interpretare e comprendere testi latini di epoche differenti

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BRAIN STORMING

Nel corso della lezione introduttiva, prima di cominciare il percorso la classe è stata invitata a rispondere il più istintivamente possibile alla seguente domanda:

“Bellezza”: qual è la prima cosa vi viene in mente ?

Ecco alcune risposte:

esteriorità, semplicità, donna, ammirazione, attenzione, corpo, paesaggi, piacere, gusti, trucco, silicone, benessere, moda, stress, scollature, femminilità, verità, purezza, il mare, Venezia, …

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La classe è stata poi invitata ad elaborare queste prime impressioni in maniera più articolata:

“Il concetto di bellezza è difficile da spiegare in modo oggettivo e valido sempre per tutti” (Valentina C.)

“La bellezza è esteriorità, a partire dalla semplicità del mare o di un tramonto fino ad arrivare al corpo umano, che al giorno d’oggi è sottoposto ad un continuo stress per il raggiungimento di un modello di bellezza basato su stereotipi” (Michela F.)

“La vera bellezza non è solo esteriore, ma anche interiore ed è quello che si riesce a trasmettere” (Giulia F.)

“La bellezza è tutto quello che si desidera, anche se a volte non ci rendiamo conto che sta nelle cose più semplici” (Francesca N.)

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“Secondo me la bellezza è ciò che provoca un sentimento di piacere, di ammirazione” (Valentina R.)

“Ogni zona e cultura del mondo associa alla bellezza cose completamente differenti e non sempre l’individuo identifica come bello ciò che per la società è tale. In sostanza la bellezza dipende da un insieme di opinioni e gusti soggettivi” (Luca D. e Chiara R.)

“Nella società moderna non conta più tanto l’essere quanto l’apparire” (Valentina U.)

“La chirurgia estetica sta diventando un fenomeno di massa in tutti quei paesi in cui i mass media impongono certi stereotipi di bellezza legata unicamente alla fisicità” (Giulia M.)

“Bellezza è tutto ciò che piace” (Ilaria F.)

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UNA PRIMA CONCLUSIONE…

I canoni artistici e culturali della bellezza non sono fissi e immutabili: le circostanze storiche, sociali, culturali, a volte anche economiche, influenzano la percezione e la codificazione di ciò che si ritiene bello e di conseguenza viene anche proposto come modello da ammirare o imitare.

Prima di parlare di bellezza, dobbiamo dunque ricordare due premesse fondamentali:

1. il concetto di bellezza va sempre inserito nel contesto culturale e storico di cui è espressione;

2. la prospettiva, il punto di vista su quest’argomento, per secoli è stato quasi esclusivamente maschile.

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UN ESEMPIO ANTICHISSIMOLa cosiddetta Venere di Willendorf è una delle prime rappresentazioni femminili che siano giunte fino a noi dal lontanissimo Neolitico.

Dobbiamo prima di tutto considerare il fatto che l’arte preistorica aveva scopi funzionali e rituali: la statuetta ha evidentemente una finalità propiziatoria e in essa sono sottolineate tutte le caratteristiche più propriamente connesse alla fertilità. Non a caso, infatti, la parte più importante della piccola statua è quella centrale, con seno abbondante e fianchi massicci, mentre il viso è nascosto dai capelli e le braccia sono quasi inesistenti.

La bellezza, dunque, in questo caso è strettamente correlata ai tratti tipici della capacità riproduttiva e, per estensione, della abbondanza e della fertilità.

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Scheda di lettura della Venere di Willendorf

Guardare Qual è il soggetto dell’opera ? Chi è l’autore ? Presunta data di esecuzione Dove è stata ritrovata e dove è attualmente collocata ?

Tecnica Dimensioni Tipologia (a tutto tondo, bassorilievo, altorilievo, installazione,

performance) Materiale (terracotta, porcellana, bronzo, marmo, legno, cera,

metallo,…)

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Osservare

•Come sono trattate le masse ? (solide, compatte, assottigliate, tozze,…)

•Effetti percettivi:

- la figura è contraddistinta da

forte contrasto tra pieno e vuoto

negazione del contrasto tra pieno e vuoto

pesantezza e solidità

leggerezza e linearità

- La superficie ti appare:

liscia e levigata

ruvida e sbozzata

con forti contrasti chiaroscurali

con scarsi contrasti chiaroscurali

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• L’opera presenta una modalità di rappresentazione (figurativa, astratta, stilizzata, deformata, semplificata, geometrizzata, naturalistica,…)

Dentro l’immagine

• Significati simbolici e magici dell’opera

Commento finale

• Attraverso le risposte date sull’opera costruisci un’analisi stilistica e formale di almeno 20 righe.

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IL MONDO CLASSICO

Nell’antica Grecia in Omero viene attribuita la perfezione fisica alle divinità ed agli eroi di cui, di volta in volta, si mettono in risalto le membra armoniose e possenti, se sono maschi, o le guance rosate, gli occhi grandi e le bianche braccia, se sono femmine. Il principio è quello della kalokagathía, la bellezza sia interiore sia esteriore, la fusione tra perfezione fisica e valore morale: la bellezza fisica è, filosoficamente, un riflesso di quella ideale e assoluta., quindi è cosa buona e degna di essere ammirata; la pura avvenenza, lo splendore fisico tipico della gioventù, se non è accompagnato da altre qualità, viene considerato invece fugace e superficiale.

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A Roma, sede di una civiltà più pragmatica e concreta, la bellezza durante il periodo repubblicano è quasi sempre considerata tale in base ai canoni della perfezione e della vigorìa fisica: la matrona, la donna rispettabile cardine della famiglia e della società, deve essere sana, in grado di fare figli, rigorosa e sobria; la sua bellezza si fonda soprattutto sulla dignità e sulla serietà con cui aderisce al proprio ruolo.

Si tratta di un’idea della bellezza come probitas, castitas, fides, in cui il comportamento e i costumi della donna contano più della semplice fisicità, il cui attributo più importante è comunque la fecondità.

L’ evoluzione della società romana porta però a prospettive più complesse: la matrona si emancipa, diventa spesso padrona dei propri beni e della propria vita, si dedica alla vita mondana e sociale.

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Nel I secolo a.C. si comincia dunque a parlare di bellezza in un senso diverso: esiste, anche in questo caso, l’avvenenza fisica, la formositas (caratteristiche usuali: pelle liscia e candida, figura elegante e proporzionata, occhi grandi e scuri, bel portamento, capelli lucenti), ma l’ideale è la venustas, lo splendore fisico accompagnato da intelligenza, senso dell’umorismo, raffinatezza, capacità di stare in compagnia, cultura. L’incarnazione di questo modello è Lesbia, la donna amata da Catullo, perfetto esempio di grazia, eleganza e bellezza non solo fisica.

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Nello stesso periodo si afferma anche lo stereotipo della femme fatale, la donna bellissima, fisicamente ineccepibile, che nasconde però un animo oscuro e talvolta perfino criminale e che conquista gli uomini, incapaci peraltro di resisterle, per portarli alla rovina. In questo caso la bellezza è una maschera che nasconde e sottolinea l’orrore morale della figura femminile.

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LE DONNE A ROMA: LE MATRONE

La classe, divisa in gruppi, esamina una serie di testi.

1. Le matrone della tradizione (da Columella, I secolo d.C.)

Apud Graecos et mox apud Romanos usque in patrum nostrorum memoriam domesticus labor matronalis fuit. Erat enim summa reverentia cum concordiā et diligentiā mixta, flagrabant mulieres diligentiae aemulatione et studebant negotia virorum curā suā maiora et meliora reddere. Nihil erat in domo quod aut maritus aut femina proprium esse diceret, sed in commune omnia putabantur ab utrōque. Nunc vero pleraeque mulieres sic luxu et inertiā diffluunt ut ne lanificii curam suscipere dignentur et domi confectae vestes fastidio sint.

a. Traduci

b. Da quali sentimenti erano caratterizzate le antiche matrone ?

c. Di cosa si lamenta Columella parlando delle matrone “moderne” ?

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2. Esempi di virtù matronale: Terzia Emilia (da Valerio Massimo, I secolo a.C.)

Atque ut de uxoria quoque fide loquamur, Tertia Aemilia, Scipionis Africani uxor, mater Corneliae Gracchorum, tantae fuit patientiae, ut, cum sciret viro suo ancillulam ex suis gratam esse, dissimulaverit, ne Africanum, vincitorem orbis et magnum virum, impatientiae reum ageret, tantumque a uindictā mens mulieris afuit, ut post mortem Africani manumissam ancillam in matrimonium liberto suo daret.

a. Traduci

b. Qual è l’atteggiamento della matrona di fronte all’infedeltà del marito?

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3. Esempi di virtù matronale: Turia (da Valerio Massimo)

Q. Lucretium proscriptum a triumviris uxor Turia, inter cameram et tectum cubiculi abditum, ab inminente exitiō non sine magnō periculō suo tutum praestitit tantaque fide id egit, ut, cum ceteri proscripti in alienis et hostilibus regionibus per summos corporis et animi cruciatus vix evaderent, ille in cubiculō et cum coniugis auxilio salutem retineret.

4. Esempi di virtù matronale: Sulpicia (da Valerio Massimo)

Sulpicia autem, cum a matre Iulia diligentissime custodiretur ne Lentulum Cruscellionem, virum suum proscriptum a triumviris, in Siciliam persequeretur, servili veste sumptā cum duabus ancillis totidemque servis ad eum clandestinā fugā pervēnit nec recusavit se ipsam proscribere, ut fides sua in coniuge proscripto constaret.

a. Traduci entrambi i brani

b. In cosa consiste la fides della matrona in questi due casi?

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5. La degenerazione della matrona: Sempronia, donna troppo “libera” (da Sallustio, I sec. a.C. )

Sed in coniuratione Catilinae erat Sempronia, quae multa saepe virilis audaciae facinora commiserat. Haec mulier genere atque formā, praeterea viro liberis satis fortunata fuit; litteris Graecis Latinis docta, sciebat saltare elegantius quam necesse est feminae probae, et cognoscebat multa alia quae instrumenta luxuriae sunt. Sed ei cariora semper omnia quam decus atque pudicitia fuit; libido eius sic magna erat, ut saepius peteret viros quam peteretur. Verum ingenium eius haud absurdum: poterat versus facere, iocum movēre, sermone uti vel modesto vel procaci; multus lepos in eā inerat.

a. Traduci

b. Quali sono le qualità di Sempronia?

c. Quali comportamenti di Sempronia non sono corretti o appropriati?

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LAVORO CONCLUSIVO

Dopo aver tradotto e commentato il proprio brano, ogni gruppo leggerà quanto fatto: in base anche ai testi altrui, svolgete le seguenti consegne:

1. Nella matrona tradizionale quali sono le caratteristiche fondamentali? Sono caratteristiche fisiche o morali?

2. La “cattiva” Sempronia è bella? Come viene connotata questa bellezza?

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1. Nella matrona tradizionale le caratteristiche fondamentali sono più che altro morali: è prima di tutto una moglie perfetta, che tra i suoi valori annovera il sacrificio, il silenzio, la sottomissione e la totale offerta di sé; mette il marito al primo posto e dedica a lui ogni sua attenzione, con lui divide tutti i suoi beni, lo protegge, lo onora; è talmente leale che ne ignora gli eventuali tradimenti e si occupa a tempo pieno della casa e dei figli. Questo modello di perfezione però appare superato nel testo di Columella, che si lamenta della frivolezza delle matrone moderne, spendaccione e pigre al punto da non tessersi più le vesti da sole !

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2. Sempronia è certamente una matrona fuori dal comune, che non ha niente a che vedere con quella tradizionale: è colta, intelligente e bella, ma usa le sue qualità potenzialmente positive per scopi negativi se non addirittura criminosi. È una figura femminile scomoda, che inquieta proprio per la sua estrema consapevolezza delle proprie capacità e per lo spregiudicato uso di sé. È infatti troppo intraprendente e autonoma per essere accettabile secondo gli standard di moralità dell’epoca e risulta una figura “fatale” per il modo in cui attira e manipola gli uomini a suo piacimento

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Le matrone: abiti e capelli

Le matrone di età repubblicana, celebrate per la loro sobrietà e la loro parsimonia, filavano con le ancelle e usavano vesti tessute da loro stesse, quindi semplici ed essenziali, spesso neppure tinti. In età imperiale invece i tessuti divennero più preziosi e costosi, come anche le tinture. La matrona indossava la stola, un abito lungo fino ai piedi e stretto in vita da una cintura, su cui metteva, per uscire di casa, un manto che poteva coprire anche il capo.

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Anche in età antica le matrone indossavano gioielli, ma in età imperiale, nonostante vari tentativi da parte degli imperatori di frenare gli eccessi, la quantità e il valore dei monili raggiunse livelli altissimi: oltre ad anelli e collane, le matrone indossavano fibbie, spilloni per capelli, bende per l’acconciatura ornate da gemme, braccialetti, orecchini (spesso più d’uno per orecchio), cavigliere, …Nelle parole di Seneca, le matrone portavano addosso veri e propri patrimoni, e non sembra esagerata la notizia secondo cui una delle mogli di Caligola, Lollia Paolina, indossava gioielli che valevano quaranta milioni di sesterzi.

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Anche l’acconciatura delle matrone conobbe un’evoluzione significativa: dopo l’epoca repubblicana e la prima fase imperiale, in cui si prediligeva una pettinatura raccolta piuttosto semplice, con i capelli divisi nel mezzo e ondulati con il ferro rovente, nell’età dei Flavi presero piede le acconciature a diversi piani, con i capelli disposti a semicerchio e pettinati a riccioli. Era la pettinatura di corte, una vera e propria costruzione che richiedeva l’uso di capelli posticci e di pettinatrici esperte. Le parrucche erano diffusissime, come anche l’uso delle tinture e di cosmetici vari, utilizzati soprattutto per mettere in risalto occhi e bocca.

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IL MEDIOEVO

Il dibattito centrale del Medioevo riguarda il conflitto terra-cielo e ovviamente coinvolge anche il concetto di bellezza: la bellezza del mondo, della natura, del corpo, come va considerata? È parte della creazione e quindi può essere apprezzata oppure prevale lo splendore dell’aldilà (e quindi il corpo non solo non va esaltato ma mortificato) ?

La questione viene a lungo dibattuta e tendenzialmente si condanna ogni forma di vanità, tuttavia anche in quest’epoca le qualità morali possono accompagnarsi ad un aspetto fisico che colpisce come riflesso della perfezione interiore: i santi e le sante sono di solito raccontati e rappresentati come dotati di una bellezza che non è carnale, ma spirituale e soprannaturale.

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UN MODELLO DI FEMMINILITA NEL MEDIOEVO: LA SANTA

Perpetua (martire durante le persecuzioni del III secolo)

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2. Che trasformazione subisce in sogno Perpetua ? Perché, secondo te ?

3. Qual è il senso di questo sogno?

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Chiara

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2. Quali sono le caratteristiche che annunciano la santità di Chiara?

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Lucia (prima parte)

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2. Come si svolge il colloquio tra Lucia e il console ?

3. In quale parte del testo appare chiara l’intenzione di Lucia di avviarsi al martirio ?

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Lucia (seconda parte)

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2. Che differenza c’è tra il concetto di castità espresso dal console e quello espresso da Lucia ?

3. In cosa consiste il miracolo finale?

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Perpetua

Nel sogno la futura martire si vede trasformata in maschio per poter combattere meglio contro il nemico: è come se per affrontare il martirio la donna dovesse rinunciare a quelli che sono considerati tratti tipicamente femminili (la dolcezza, la debolezza fisica e morale) e potesse sconfiggere il male solo assumendo caratteristiche che all’epoca erano esclusivamente maschili, come la forza d’animo e la costanza. Il sogno è chiaramente simbolico, come dimostra Perpetua stessa quando spiega di aver combattuto non contro un normale essere umano ma contro il diavolo, fonte di ogni male.

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Chiara

Fin da bambina Chiara mostra di essere votata alla perfezione. Aiuta i poveri e dà loro tutto ciò che può, anche il suo cibo. Recita le preghiere in ogni occasione e con ogni mezzo. Fanciulla, rifiuta le nozze e promette la sua verginità a Dio. Inoltre, non ostenta affatto la sua bontà e i suoi atti di pietà, ma nonostante tutto si comincia a parlare di lei e della sua generosità.

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Lucia

L’intenzione di Lucia di distaccarsi dalla vita materiale e terrena è evidente fin dal principio, quando convince la madre a non farla sposare e a donare la sua dote ai poveri. Il console la accusa di tradire le leggi romane in un vero e proprio dibattito in cui Lucia argomenta saldamente la sua posizione e Pascasio cerca inutilmente di scalfire la sicurezza della giovane. Neanche la minaccia di rinchiuderla in un bordello funziona perché si basa su un equivoco: per Pascasio la castità è puramente fisica e può essere dissolta con la violenza, per Lucia non importa ciò che accade al corpo se mente e cuore non sono consenzienti. Non a caso, il miracolo finale consiste proprio nell’impossibilità di spostare contro la sua volontà Lucia, divenuta pesantissima.

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IL RINASCIMENTO

Se il Medioevo aveva soprattutto volto lo sguardo ai problemi morali, l'eta' rinascimentale si espresse come culto della bellezza e dell'armonia. L'arte, in tutte le sue forme, era considerata la piu' alta manifestazione della personalita' umana. L'antichita' era naturalmente ammirata come l'eta' in cui l'architettura e le altre arti avevano toccato un livello insuperato. Abbandonando lo stile gotico, che si considerava esprimesse ideali ormai superati, i nuovi artisti avviarono nel Quattrocento ricerche basata sui modelli degli antichi (nacquero musei e collezioni d'ogni genere, si raccoglievano statue, busti, mosaici), che avevano come scopo di ricollocare al centro dell'interesse la persona umana intesa come perfetta costruzione corporea e spirituale.

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Le donne raffigurate nelle opere d’arte rinascimentali sono belle e raffinate; appaiono consapevoli della loro bellezza, intelligenti e intense.

Spesso sono le amanti dell’artista o del committente e la ricchezza dell’abbigliamento e dei gioielli sottolinea la loro eleganza e il loro potere seduttivo.

Leonardo, Dama con l’ermellino (probabilmente Lucrezia Crivelli, amante di Ludovico il Moro)

Parmigianino, Antea (forse l’amante dell’artista)

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Il recupero dei valori classici porta anche alla riscoperta e alla valorizzazione del corpo visto come microcosmo di perfezione e quindi perfettamente accettabile anche nella sua nudità.

Il nudo non è però più solo quello maschile dell’atleta o dell’eroe, bensì anche quello femminile: il corpo della donna diventa simbolo e incarnazione degli ideali di armonia ed equilibrio, e se Giorgione sente ancora la necessità di mostrarci una “Venere” inconsapevole perché dormiente, Tiziano ritrae una figura femminile pienamente conscia della sua nudità, della sua bellezza e della sua eleganza, sottolineata da pochi sapienti tocchi (l’acconciatura, i gioielli, …), consapevolezza evidente nello sguardo diretto e forte che cattura lo spettatore

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Giorgione, Venere dormiente (1510)

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Tiziano, Venere di Urbino (1538)

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TEMPI MODERNI

Al giorno d’oggi televisione, cinema e pubblicità sembrano concordi nel proporre dei canoni di bellezza assolutamente omogenei e uniformi, nonché irrealistici: se si pensa che le modelle diciottenni vengono usate anche per la pubblicità della crema antirughe, è evidente che qualcosa non va…

Sono ancora pochi i tentativi di uscire da questi stereotipi e proprio per questo spiccano come clamorose novità.

Qui di seguito abbiamo riportato solo alcuni esempi di immagini che ci hanno colpito sia in negativo sia in positivo, ma la scelta era vastissima…

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Sembra “L’attacco dei cloni”: queste modelle appaiono tutte uguali ! D’altra parte non devono farsi notare troppo, perché il loro scopo è “solo” quello di mostrare il prodotto, cioè vestiti e occhiali, però non si può negare che il risultato sia un po’ inquietante…

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Ecco una campagna pubblicitaria che ha fatto scalpore perché sono state utilizzate non modelle professioniste ma donne qualunque, alte, basse, magre, grasse, con le lentiggini, di etnie diverse…Insomma, donne normali, belle non perché corrispondono a canoni precisi ma perché è evidente che stanno bene con se stesse.

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Scusate, ma perché spendere soldi per una modella se lo scopo è di farla sembrare un fantasma? Tanto vale usare direttamente un manichino…

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Vanessa Incontrada racconta che quando era “solo”una modella i fotografi si lamentavano delle sue lentiggini e spesso le cancellavano digitalmente dalle foto; adesso che è famosa, le lentiggini non gliele cancellano più…ma non era comunque carina anche prima?

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Il titolo del servizio annunciava una panoramica sugli abiti da sposa di tendenza…perché allora fotografare una bambina seminuda? Non vediamo né abiti né sposa, e quindi, che senso ha questa foto ?

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CLASSE III LA 2005-2006

Arte: prof. Manuela Viero

Latino: prof. Alessandra Bertoldi

Camposilvan Valentina

Cracco Valentina

Dal Lago Luca

Deplano Filippo

Feriotti Ilaria

Ferrari Michela

Filippini Valeria

Fongaro Giulia

La Mura Silvia

Massignani Giulia

Nardon Francesca

Piccoli Anna

Povolo Giulia

Randon Valentina

Rigodanzo Chiara

Scotolati Giovanna

Urbani Valentina