Istituto Comprensivo ″A. Moro″ Sutri, 25 Marzo 2015 · CRITERI DIAGNOSTICI DSM 5 Criterio A....

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Roberta D’Alessandro Psicologa-Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale Istituto Comprensivo ″A. Moro″ Sutri, 25 Marzo 2015

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Roberta D’Alessandro

Psicologa-Psicoterapeuta

Cognitivo Comportamentale

Istituto Comprensivo ″A. Moro″

Sutri, 25 Marzo 2015

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Chiacchierano, disturbano, si alzano dal proprio banco senza chiedere il

permesso, prendono la parola senza alzare la mano, sono sempre

distratti, si prendono in giro continuamente, si fanno dispetti l’un l’altro…

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1

• Conoscere

• Riflettere

• Comprendere

2 • Osservare

• Capire il perché

3 • Sperimentare

• Agire

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Attention

Deficit

Hyperactivity

Disorder

Disturbo da

Deficit di

Attenzione e di

Iperattività

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L’ADHD è un disturbo specifico evolutivo

dell’autocontrollo di origine neurobiologica che

insorge nell’infanzia; interferisce con il normale

sviluppo psicologico del bambino ed ostacola lo

svolgimento delle comuni attività quotidiane

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Deficit di attenzione

Incapacità nel

mantenere per un

periodo

sufficientemente

prolungato

l’attenzione su un

compito

Iperattività

Eccessivo ed

inadeguato livello di

attività motoria, non

finalizzata al

raggiungimento di

uno scopo

Impulsività

Incapacità ad

aspettare o ad inibire

comportamenti che in

quel momento

risultano inadeguati.

Agire senza pensare

alle conseguenze

SINTOMI NUCLEARI

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CRITERI DIAGNOSTICI DSM 5

Criterio A.

Presenza persistente per almeno 6 mesi di 6 (o più)

sintomi al punto 1 o 2 o in entrambi.

1. Disattenzione

2. Iperattività - Impulsività

Criterio B.

Alcuni dei sintomi di iperattività-impulsività o di disattenzione che causano

compromissione erano presenti prima dei 12 anni di età.

Criterio C.

Una certa menomazione a seguito dei sintomi è presente in due o più contesti (ad

esempio, a scuola - o al lavoro - e a casa).

Criterio D.

Deve esserci un’evidente compromissione, clinicamente significativa, del

funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.

Criterio E.

I sintomi non si manifestano esclusivamente durante il decorso di un disturbo

generalizzato dello sviluppo, di schizofrenia o di un altro disturbo psicotico, e non

risultano meglio attribuibili ad un altro disturbo mentale (ad es. disturbo dell’umore,

disturbo d’ansia, disturbo dissociativo o disturbo di personalità).

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DISATTENZIONE

o Non riesce a prestare attenzione ai particolari (attenzione focalizzata) o commette

errori di distrazione nei compito scolastici, sul lavoro, o in altre attività;

o Ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco (attenzione

sostenuta);

o Non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente;

o Non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici, le incombenze, o i

doveri sul posto di posto di lavoro (non a causa di comportamento oppositivo o di

incapacità di capire le istruzioni);

o Ha difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività;

o Evita, prova avversione, o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo

mentale protratto (come i compiti a scuola o a casa);

o Perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività (per esempio, giocattoli, compiti di

scuola, matite, libri o strumenti);

o E’ facilmente distratto da stimoli estranei;

o E’ sbadato nelle attività quotidiane.

Spesso…

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IPERATTIVITA’ ED IMPULSIVITA’

Muove con irrequietezza mani o piedi o si dimena sulla sedia ;

Lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetti

che resti seduto;

Scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo in situazioni in cui ciò è fuori

luogo (negli adolescenti o negli adulti, ciò può limitarsi a sentimenti soggettivi

di irrequietezza);

Ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a divertimenti in modo tranquillo;

E’ “sotto pressione” o agisce come se fosse “motorizzato”;

Parla troppo;

“Spara” le risposte prima che le domande siano state completate;

Ha difficoltà ad attendere il proprio turno;

Interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti.

Spesso…

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SOTTOTIPI

DISATTENTO

• Facilmente distraibile

• Non eccessivamente iperattivo /

impulsivo

IPERATTIVO / IMPULSIVO

• Estremamente Iperattivo / Impulsivo

• Può non avere sintomi di inattenzione

• Frequentemente bambini piccoli

COMBINATO

• Maggioranza dei pazienti

• Presenti tutte e tre i sintomi cardine

(Inattenzione, Iperattività/Impulsività)

Livello

severità:

lieve

medio

severo

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Significativamente

interferenti con le

attività quotidiane

I sintomi

descritti

nell’ADHD

sono:

Ad insorgenza

precoce

Pervasivi Inadeguati rispetto al

livello di sviluppo

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FALSE CREDENZE SULL’ADHD

Il bambino ADHD non riesce a prestare attenzione a nulla

Il bambino ADHD è sempre distratto e iperattivo

Un bambino ADHD è dispettoso e si oppone sempre a

quanto gli viene proposto

L’insorgenza del ADHD non è intenzionale

I bambini ADHD sono maleducati – cattiva educazione

L’ADHD scompare con l’età

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QUANTO È FREQUENTE IL DISTURBO?

o Un bambino ogni 100 alunni (4 classi di 25 alunni) ha l’ADHD

in forma severa…

Gli studi epidemiologici, condotti in molti paesi del mondo,

compresa l’Italia, stimano che dal 3 al 5% della popolazione

in età scolare presenta l’ADHD.

La prevalenza delle forme

particolarmente severe è stimata

intorno all’1% della popolazione

in età scolare.

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EZIOLOGIA

MULTIFATTORIALE

Fattori genetici

Fattori neuro-biologici

Fattori ambientali

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FATTORI NEUROBIOLOGICI

Costituzione e Disfunzione di alcune

aree e di alcuni circuiti del cervello.

Squilibrio di alcuni neurotrasmettitori

(come noradrenalina e dopamina),

responsabili del controllo di attività

cerebrali come l’attenzione e il

movimento.

FATTORI GENETICI

Familiarità genitori con

ADHD

Ereditarietà

FATTORI AMBIENTALI

modulano

l’effetto dei fattori innati

Instabilità familiare

Conflitto genitoriale

Disturbi psicologici dei genitori

Scarsa competenza dei genitori

Rapporto negativo bambino-genitori

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Capacità di pianificazione e valutazione delle strategie efficaci in relazione ad un fine specifico connesse con le abilità di problem‐solving e la flessibilità cognitiva;

Controllo inibitorio e processi decisionali che supportano la selezione della risposta funzionale e la modificazione della risposta (comportamento) in relazione al cambiamento delle contingenze ambientali;

Controllo attenzionale riferito alla capacità di inibire stimoli interferenti e di attivare l’informazione rilevante;

Memoria di lavoro che si riferisce a quei meccanismi cognitivi che consentono il mantenimento on‐line e la manipolazione dell'informazione necessaria per l'esecuzione di operazioni cognitive complesse.

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AUTOREGOLAZIONE deficitaria

Sono COMPROMESSE

Memoria di

lavoro Discorso

interiorizzato

Autoregolazione

delle emozioni

Ricostruzione

e Problem

Solving

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IL BAMBINO

A SCUOLA

NON

RIESCE A

REGOLARE

Concentrazione e

attenzione

sostenuta nel

tempo

Pianificazione e

risoluzione dei

problemi Organizzazione e

controllo dei processi

cognitivi

Comportamento

con gli altri

Comportamento

motorio Gestione

delle

emozioni

Impulsività

Motivazione e

fiducia

nell’impegno e

nello sforzo

Autostima

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Concentrazione e

attenzione sostenuta

Difficoltà:

selezione informazioni

rilevanti di un testo, rispetto

delle consegne, portare a

termine il lavoro, mantenere

l’attenzione in modo

prolungato

Problem Solving

Difficoltà nel pianificare i

passi per risolvere un

problema, attuarlo e

cambiarlo; non riconosce

materiale e passaggi

coinvolti nell’esecuzione

delle richieste

Autostima

Poco modulata;

Senso di sé come

cattivo studente; ruolo

di bullo gratificante

Comportamento sociale

Scarsa abilità

collaborativa;

non rispetto delle regole;

interpretazione negativa

delle interazioni

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Comportamento

motorio

Difficoltà a star seduto

composto e fermo

(attivazione fisiologica);

goffaggine; scarsa

coordinazione; comport.

avventato e pericoloso

Gestione delle

emozioni

Scoppi di rabbia;

scarsa tolleranza alla

frustrazione

(«no», attesa, richiami,

gratificazione differita)

Impulsività:

Difficoltà a rispettare i

turni e prendere parola;

pensare prima di

parlare e agire;

disordine

nell’esposizione e sul

foglio

Motivazione

Scarso impegno; poca

motivazione allo studio x

gli insuccessi; energie

necessarie mal

distribuite

Organizzazione e controllo dei

processi cognitivi

Problemi nel controllo della

memoria di lavoro; metodo di

studio poco efficace; uso di

strategie scarso o inadeguato

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SINTOMI

SECONDARI Disattenzione

Iperattività

Impulsività

SPESSO CAUSANO

DIFFICOLTA’

RELAZIONALI BASSA

AUTOSTIMA

DISTURBI DEL

COMPORTAMENTO

DIFFICOLTA’

SCOLASTICHE

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Emarginazione da parte

dei coetanei

Scarse amicizie durature

Tendenza all’isolamento

Rapporti con bambini più

piccoli o più instabili

Incapacità nel cogliere

indici sociali non verbali

Demoralizzazione

Scarsa fiducia in sé stessi

Solitudine

Sentimenti abbandonici

Inadeguatezza per rimproveri, rifiuto sociale, insuccesso scolastico, sportivo, ecc.

Rischio di un disturbo depressivo, ansioso, comportamentale

DIFFICOLTA’ RELAZIONALI BASSA AUTOSTIMA

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Comportamento: negativista e provocatorio; arrabbiato o rancoroso; dispettoso o vendicativo

Crisi di collera

Frequenti litigi con gli adulti

Incapacità di rispettare le regole

Accusare gli altri per i propri errori

Sistematica violazione delle regole sociali

Aggressioni a persone o animali

Distruzione di proprietà

Frode o furto

Rendimento inferiore alle

potenzialità cognitive

Disturbo attentivo

Disturbo nella memoria

sequenziale

Stile cognitivo impulsivo

Deficit di controllo delle

risorse cognitive

Effetto sul piano emotivo-

comportamentale

PROBLEMI DI

COMPORTAMENTO DIFFICOLTA’ SCOLSTICHE

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COME SI SENTE IL BAMBINO ADHD?

È sempre

colpa mia

Non mi piace

fare i compiti,

non sono

capace

É inutile

studiare

tanto domani

non ricordo

Non sono

come i miei

compagni

Tutti dicono

che sono

cattivo

Spesso mi

rifiutano

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LA PERCEZIONE DI SÉ

Calo di autostima

Estensione del senso di fallimento

ad altre competenze

Globale peggioramento dell’immagine di sé e comparsa di contenuti depressivi e ansiosi

Numerosi fallimenti e frustrazioni

CIRCOLO

VIZIOSO

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COMORBIDITA’

Disturbi del Comportamento:

D. Oppositivo-Provocatorio

D. Delle Condotta

Disturbi Specifici

dell’Apprendimento

Disturbi d’Ansia

Disturbi dell’umore:

Depressione

Bipolarismo

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EVOLUZIONE DEL DISTURBO

Primi sintomi di iperattività intorno ai 3 anni.

IN ETA’ PRESCOLARE…

Massimo grado di iperattività

Comportamenti aggressivi

Crisi di rabbia

Litigiosità, provocatorietà

Assenza di paura, condotte pericolose, incidenti

Disturbo del sonno

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Prime segnalazioni intorno ai 7/9 anni ingresso

scuola primaria ( > regole e > richieste cognitive)

IN ETA’ SCOLARE…

Comparsa di sintomi cognitivi (disattenzione,

impulsività)

Difficoltà scolastiche

Possibile riduzione dell’iperattività

Evitamento di compiti prolungati

Comportamento oppositivo-provocatorio

Verso i 10-11 anni l’iperattività può diminuire

Scuola Secondaria I grado Permangono deficit

attentivo e difficoltà di pianificazione. Agitazione

interiorizzata.

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IN ADOLESCENZA… Permangono difficoltà scolastiche, di organizzazione della vita quotidiana

(programmazione)

Sensazione soggettiva di instabilità

Instabilità scolastica, lavorativa, relazionale

Possibili evoluzioni:

35%: superamento dei sintomi, prestazioni scolastiche talvolta inferiori ai

controlli.

45%: permanenza della sindrome, frequente attenuazione della

componente iperattiva, crescente compromissione emotiva

(depressivo/ansiosa) e sociale

20%: permanenza della sindrome, disturbi comportamentali di

adattamento sociale; condotte pericolose

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IN ETA’ ADULTA…

Difficoltà di organizzazione nel lavoro (mancanza

di strategie per il disturbo attentivo)

Intolleranza alla vita sedentaria

Possibili condotte rischiose (impulsività)

Rischio di marginalità sociale

Bassa autostima, tendenza all’isolamento sociale,

vulnerabilità psicopatologica

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INDICATORI DI RISCHIO

PER GLI INSEGNANTI

Continua distrazione e necessità di ripetute

sollecitazioni

Compiti svolti frettolosamente e con molti errori

Frequenti interventi ma poco chiari

Disimpegno nonostante le buone capacità cognitive

Dimentica spesso i materiali

Caotico e disorganizzato, grafia poco chiara

Non tollera le frustrazioni

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L’ALUNNO ADHD…ALLA SCUOLA D’INFANZIA…

Bisogno irrefrenabile di muoversi

Incapacità di lavorare su una stessa

attività fino al suo completamento

Ricerca di novità, stimolazioni sempre più eccitanti: bisogno di

cambiare compito perché c’è stata una veloce saturazione e

quindi abbassamento della motivazione

Scarso rispetto delle regole: nelle attività, con i compagni, con

le insegnanti

Tendenza a volere tutto e subito (no tolleranza attesa)

Scarse risposte alle punizioni

Brevi tempi di ascolto

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…ALLA SCUOLA PRIMARIA…

ASPETTI COGNITIVI

Difficoltà nei processi cognitivi di tipo

controllato: selezione e mantenimento

in memoria di lavoro delle informazioni importanti per

comprendere testi e problemi.

Difficoltà nel mantenere l’attenzione focalizzata sui contenuti

presentati oralmente o per iscritto.

Difficoltà nel pianificare i passaggi sequenziali per

l’esecuzione di attività scolastiche: individuare gli obiettivi più

importanti, farne una gerarchia e definire i vari passaggi per

portare a termine i propri impegni.

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Lento e dispersivo nell’esecuzione dei primi compiti

Presenza di numerosi errori di distrazione

Incapace di portare a termine i compiti

Disordinato, disorganizzato, “smemorato” nel rispettare le

consegne e i compiti

Frettoloso nel finire i compiti

Assenza di revisione e autocorrezione nei compiti scolastici

In caso di errore spesso non vi è un’accurata valutazione

delle cause: l’attribuzione è esterna (è colpa degli altri)

Elevata numerosità di bambini ADHD con problemi di

apprendimento aspecifici: comprensione del testo, soluzione

di problemi e soprattutto nello studio.

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ASPETTI COMPORTAMENTALI

La percezione di scarsa tenuta attentiva

e la demotivazione crescente viene contrastata

con l’irrequietezza (iperattività)

L’iperattività è un bisogno irrefrenabile di muoversi

per allentare la tensione e autostimolare la propria attenzione

I contesti sociali e scolastici non tollerano l’eccessivo movimento: scarso

rispetto delle regole

L’iperattività serve anche per compensare la sensazione sgradevole

di dover aspettare un evento futuro, presumibilmente piacevole per il bambino

Il bambino tende a volere tutto e subito perché non tollera di aspettare;

bassa tolleranza alla frustrazione

L’impulsività induce scarso controllo delle risposte e maggiore probabilità di

commettere errori.

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…ALLA SCUOLA SECONDARIA…

Scarsa motivazione scolastica

(tranne nelle materie in cui l’alunno trova

una gratificazione immediata)

Infrazioni delle regole scolastiche

Frequenti dimenticanze (compiti, materiali)

Poco tempo dedicato allo studio e ai compiti

Grosse problematiche nell’organizzazione per lo svolgimento

dei compiti a casa (pianificazione carente)

Studio molto superficiale (scarso apprendimento delle

informazioni)

Di fronte agli insuccessi tendenza a mentire o a nascondere ai

genitori

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Circolare 04/12/2009: problematiche collegate alla presenza nella classi degli

alunni con ADHD

Circolare 15/06/2010: ADHD- protocollo operativo per migliorare

l’apprendimento e il comportamento in classe

Nota del 17/11/2010: sintomatologia dell’ADHD in età prescolare. Continuità tra

scuola dell’infanzia e primaria

Circolare 20/03/2012: piano didattico personalizzato per alunni con ADHD

Direttiva Ministeriale del 27/12/2012: strumenti di intervento per gli alunni con

BES e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica

Circolare n° 8 del 06/03/2013: strumenti di intervento e indicazioni operative

per i BES

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Il bambino con ADHD è

un bambino con un “bisogno educativo speciale”

«I normali bisogni educativi che tutti gli alunni hanno si

arricchiscono di qualcosa di particolare di “speciale”.

Il loro bisogno normale di sviluppare competenze è

complicato dal fatto che interviene un deficit»

Dario Janes

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Adattare l’ambiente ai bisogni del bambino

Migliorare le capacità di adattamento tra bambino e

contesto

Ridurre l’impatto dei deficit presenti

Ridurre i sintomi in comorbidità

Ridurre il rischio di ulteriori complicazioni

Favorire più consapevolezza nel bambino e nell’ambiente

rispetto al disturbo

Osservare e capire i comportamenti problema

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CAPIRE E VALUTARE I

COMPORTAMENTI PROBLEMA

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CHE COS’È UN COMPORTAMENTO

PROBLEMA?

Rischio per la vita e il benessere del bambino

Rischio per la vita e il benessere altrui

Ostacolo all’adattamento

Ostacolo all’apprendimento

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CHE COS’È IL COMPORTAMENTO?

Es. di COMPORTAMENTO Es. di NON COMPORTAMENTO

Camminare Non collabora

Correre E’ distratto

Spingere E’ svogliato

Giocare con la riga E’ movimentato

Gridare È disubbidente

Parlare E’ capace/incapace

Piangere Ha/ Non ha la capacità di…

Dire di no Piace/ Non Piace

È tutto ciò che un individuo dice o fa.

Le azioni direttamente osservabili (e misurabili).

«VERBI COMPORTAMENTALI»

Che cosa fa il bambino?

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Quasi tutti i nostri comportamenti sono appresi

nelle relazioni con le persone e con l’ambiente.

“ NESSUNO COMPORTAMENTO AVVIENE IN

VUOTO

AMBIENTALE E DI RELAZIONI …”

Ianes & Celi, 2001

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I meccanismi attraverso cui abbiamo imparato ad attuare alcuni

comportamenti sono:

Apprendimento basato sulle conseguenze: quando un comportamento

viene emesso è seguito da conseguenze positive, negative o neutre; la

valenza delle conseguenze determinerà la frequenza con cui lo stesso

comportamento verrà emesso in futuro

Apprendimento osservativo: un comportamento osservato nelle altre

persone può essere messo in atto e acquisito dal soggetto. Non tutti i

modelli hanno la stessa efficacia.

Apprendimento basato sull’associazione tra stimoli neutri e stimoli

incondizionati (condizionamento classico): il condizionamento classico è

alla base di molte reazioni emotive condizionate come, ad esempio, l’ansia

fobica. La risposta condizionata avviene quando uno stimolo

originariamente neutro, in seguito all’associazione con uno stimolo

significativo acquista la capacità di evocare lo stesso tipo di reazione

provocata da tale stimolo.

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Fase 1: osservazione non strutturata per la

creazione di un inventario dei comportamenti

problema

Registriamo tutti i comportamenti

problematici che il bambino in questione

manifesta in un determinato arco di tempo

(min. una settimana).

Si riportano le descrizioni specifiche e

contingenti di comportamenti e non

interpretazioni psicologiche del

comportamento

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Fase 2: selezione e identificazione dei comportamenti problema oggetto dell’intervento

Sottolineiamo con uno stesso colore tutti i comportamenti che appartengono a classi di risposta abituali del bambino per meglio identificare delle categorie di comportamenti.

Ad es. “va dal compagno durante la lezione”, “corre tra i banchi”,“ esce dalla classe prima della fine della lezione” possono rientrare nella categoria “si allontana dal proprio banco”.

Successivamente si utilizzeranno delle crocette per indicare il numero di episodi relativi ad ogni categoria.

I comportamenti selezionati devono essere quelli facilmente identificabili da chiunque effettui l’osservazione.

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ALCUNE ESEMPI…

CATEGORIE DI

COMPORTAMENTI PROBLEMA…

Si allontana dal posto

Si oppone/rifiuta richieste verbali

e regole

Aggredisce persone o cose

Non porta a termine il lavoro

Parla a voce alta

Interrompe la lezione

Appare distratto Insulta/prende in giro gli altri

Risponde male agli adulti

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Fase 3: osservazione strutturata per

l’analisi dei comportamenti problema

E’ un tipo di osservazione, relativa al comportamento,

che viene effettuata prima dell’intervento educativo.

OSSERVAZIONE

SISTEMATICA

E

ANALISI FUNZIONALE

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OSSERVAZIONE SISTEMATICA

E’ basata su tre caratteristiche fondamentali:

FREQUENZA: numero di volte con cui il

comportamento si manifesta;

DURATA: quanto tempo perdura il comportamento;

INTENSITA’ : grado di forza di emissione del

comportamento.

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E’ UNA VALUTAZIONE QUANTITATIVA

Aiuta a comprendere la rilevanza del problema (Quante volte

si manifesta il comportamento durante il giorno, settimana o

mese?) FREQUENZA

Aiuta a comprendere se esistono momenti, orari o situazioni

maggiormente problematiche nella giornata (Si manifesta

sempre durante l’intervallo?) DOVE E QUANDO

Aiuta a comprendere se il comportamento problema si

manifesta solo in alcuni contesti o solo con alcune persone (Si

manifesta sia a scuola che a casa?); CON CHI?

Consente di verificare la riduzione del comportamento grazie

all’intervento mettendo in relazione il “prima” e il “dopo”.

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A B C

ANTECEDENTI COMPORTAMENTO

PROBLEMA

CONSEGUENZE

L’analisi funzionale è una particolare forma di

osservazione sistematica che non si limita a

considerare il comportamento manifestato dal soggetto,

ma cerca di mettere in relazione questo comportamento

con gli antecedenti (stimoli che presumibilmente l’hanno

provocato) e le conseguenze (le conseguenze

rinforzanti che lo mantengono).

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Ipotizza quali siano i fattori che

facilitano o mantengono in vita un

comportamento inadeguato.

IPOTIZZA LO SCOPO, LA FUNZIONE

DEL COMPORTAMENTO

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Fare un’ANALISI FUNZIONALE significa cercare

di capire il perché dei C.P.

In particolare significa identificare quelle che si

chiamano le CONTINGENZE DI

RINFORZAMENTO responsabili dei C.P.

Dobbiamo cercare di capire qual è il contesto in

cui si manifestano i C.P. ed in particolare

dobbiamo capire che cosa avviene prima dei C.P.

(gli ANTECEDENTI), capire il comportamento

stesso e capire cosa avviene dopo che l’alunno ha

emesso il C.P. (le CONSEGUENZE)

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A B C

EVENTI CHE

AVVENGONO O

SONO PRESENTI

PRIMA DEL

MANIFESTARSI DEL

COMPORTAMENTO

PROBLEMA

COMPORTAMENTO

PROBLEMA

CIO’ CHE ACCADE

SUBITO DOPO IL

MANIFESTARSI DEL

COMPORTAMENTO

PROBLEMA.

COSA FANNO GLI

ALTRI?

COSA FA IL

BAMBINO?

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Gli antecedenti riguardano tutto quello che avviene

prima che l’alunno emetta il C.P.

Sono tutte quelle situazioni stimolo che precedono

l’insorgenza di un determinato comportamento.

Rappresentano il contesto ambientale entro il quale

ha la sua genesi il C.P. (con chi, dove, quando il

comportamento è avvenuto, durante quale attività).

EVENTI ANTECEDENTI SCATENANTI

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EVENTI ANTECEDENTI

PREDISPONENTI

Sono quei fattori predisponenti che non si vedono direttamente, però

facilitano l’emissione dei C.P.:

- condizioni dello stato psicofisico dell’alunno (mal di testa,

malesseri generali, stanchezza, ansia, tristezza, collera, aspettative,

pensieri…)

- condizioni delle relazioni con insegnanti e compagni (positività,

avversione, tensione, carenza di vicinanza, frustrazione…anche noi

possiamo essere fattori predisponenti!

- Condizioni del contesto (ambiente fisico, attività piacevoli o

avversive, compiti difficili, ricreazione troppo poco strutturata…)

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Tutto quello che fa il bambino!

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Le conseguenze sono quegli eventi che seguono

immediatamente il C.P.

Quello che viene dopo è fondamentale perché è

quello che mantiene nel tempo il C.P.

Le conseguenze possono essere di due tipi:

Conseguenza rinforzante: quando aumenta la

probabilità che il C.P. si ripeta in futuro

Conseguenza punitiva: quando diminuisce la

probabilità che il C.P. si ripeta in futuro

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Conseguenza che diminuisce la frequenza di un

comportamento, la probabilità che venga emesso. Tutto ciò che fa diminuire o cessare il

comportamento.

Conseguenza che aumenta la

frequenza di comportamento,

la probabilità che venga

emesso. Tutto ciò che

mantiene e/o incrementa il

comportamento.

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Il rinforzo positivo è il meccanismo per il quale in una

data situazione (A), in seguito ad un comportamento (B),

la presentazione di uno stimolo appetitivo (C) aumenta la

probabilità che quello stesso comportamento venga

prodotto in futuro.

Un rinforzatore positivo (C) è un evento che, presentato

immediatamente dopo un comportamento, aumenta la

probabilità che quel comportamento venga prodotto in

futuro.

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Il rinforzo negativo è il meccanismo per il quale in

una data situazione (A), in seguito ad un

comportamento (B), la rimozione di uno stimolo

avversivo (C) aumenta la probabilità che quello

stesso comportamento venga prodotto in futuro.

Un rinforzatore negativo (C) è un evento che,

rimosso immediatamente dopo un comportamento,

aumenta la probabilità che quel comportamento

venga prodotto in futuro.

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RINFORZO POSITIVO

Il soggetto ottiene qualcosa

che prima non aveva, una

cosa piacevole.

AGGIUNGO QUALCOSA

DI PIACEVOLE/ GRADITO

ALLA SITUAZIONE

RINFORZO NEGATIVO

Il soggetto elimina qualcosa

che ha ma che non vorrebbe

avere, qualcosa di

spiacevole. Evita cose non

gradite.

TOLGO QUALCOSA DI

SPIACEVOLE/AVVERSIVO

ALLA SITUAZIONE

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La punizione è il meccanismo per il quale in una data

situazione (A), in seguito ad un comportamento (B),

l’aggiunta di uno stimolo avversivo (C) o la sottrazione di

uno stimolo piacevole (C) diminuisce la probabilità che

quello stesso comportamento venga prodotto in futuro.

Le punizioni possono essere:

- assegnare una conseguenza negativa (rimprovero)

- rimuovere una conseguenza positiva (togliere un

giocattolo o un’opportunità di svolgere una bella attività).

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Osservatore: ______________________ Data ________________ Ora __________

CONTESTO: Persone presenti __________________________________Luogo _____________ Materia __________________

Attività in corso (con la classe o proposta al bambino)_____________________________________________________________

Eventi contestuali ambientali - condizioni fisiche del contesto (rumore, temperatura, luce, altro)

_____________________________________________

Stato fisico del ragazzo (bisogni, malesseri fisici, stanchezza, dolore) _________________________________________________

Stato affettivo-emotivo del ragazzo (ansia, collera, tristezza, eccitazione, noia)

___________________________________________________________

EVENTI ANTECEDENTI COMPORTAMENTO DEL RAGAZZO

CONSEGUENZE

Cosa è successo immediatamente prima del verificarsi del comportamento problema?

Cosa ha fatto il ragazzo? Cosa è successo dopo? - Cosa hanno fatto gli altri (docenti, assistente, alunni)? - Come ha reagito a questo il ragazzo?

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POSSIBILI FUNZIONI….

OTTENERE:

- Attenzione

(insegnante/compagni)

- Risate

- Attivita’ individuale

- Uscita dall’aula

- Sollievo dalla noia

- Assistenza

- Interruzione da compiti

sgraditi

- Interruzione da compiti

troppo difficili

EVITARE:

- Rimproveri

- Esclusione dalla classe

- Punizioni

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FUNZIONE RICERCA DI

ATTENZIONE:

il comportamento problema

viene emesso allo scopo di

ricevere attenzione

o vicinanza fisica

da parte degli altri.

A B C

Luca è al suo banco

annoiato. La maestra

sta aiutando alcuni

bambini in classe.

Luca si alza dal banco

e corre verso la porta.

Esce fuori dalla

classe.

La maestra gli corre

dietro. Dice: «Dai

Luca, entra. Vieni con

me in cattedra ad

aiutarmi.

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A B C

La maestra sta correggendo i compiti alla cattedra

Francesco si gira verso i compagni di classe ed inizia a fare smorfie e versi buffi.

Tutti i compagni ridono. La maestra chiama Francesco alla cattedra e gli chiede di essere il tuo aiutante nella correzione.

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FUNZIONE DI RICERCA

TANGIBILE DI OGGETTI/ATTIVITÀ:

il comportamento problema

viene emesso allo scopo di

ottenere oggetti/attività gradite.

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A B C

Ora di ricreazione. I ragazzi si scambiano le figurine.

Leonardo ripete in continuazione a Marco “La voglio!”, poi gliela strappa dalle mani.

Marco cede la figurina a Leonardo, poi si mette a piangere.

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FUNZIONE DI FUGA ed

EVITAMENTO:

il comportamento problema

viene messo in atto per

interrompere un attività spiacevole o

sgradita. È mantenuto dal rinforzo

negativo.

A B C

La Prof.ssa chiede a Gianni di sedersi e di iniziare a fare gli esercizi di geometria

Gianni le dice: “No!”, si alza e da fastidio a Elisa, le butta le penne a terra.

La Prof.ssa gli dice: “Ok, ho capito, vai fuori a pensare al tuo modo di comportarti. Vai a riflettere!”

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A B C

La maestra dice: “Facciamo il dettato”

Matteo prende il quaderno e lo butta a terra, inizia a gridare, salta sopra il quaderno.

La maestra prende spunto da quanto accaduto per fare una bella lezione sull’importanza del rispetto del materiale scolastico. (Nessuna fa il dettato, Matteo per primo)

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FUNZIONE SENSORIALE-AUTOSTIMOLATORIA

Il comportamento problema viene

emesso per ottenere

una soddisfazione sensoriale ed

è di tipo auto-rinforzante. È il

comportamento stesso che produce

il rinforzo.

A B C

Marta è in classe. Ora di Inglese. Correzione compiti per casa.

Marta si agita sulla sedia, gioca con i colori.

Marta trae soddisfazione dal suo agitarsi

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SITUAZIONE DA OSSERVARE

Davide continua a fare il verso alla maestra provocando le risa

dei compagni ed interrompendo lo svolgimento della lezione di

storia. La maestra dice a Davide che se continua così sarà

costretta a chiamare i suoi genitori per farlo portare a casa.

Davide si arrampica e si siede in cima all’armadio della classe.

La maestra urla con tono minaccioso a Davide che se non

scenderà subito chiamerà i suoi genitori e si avvicina per

prenderlo. Davide si alza in piedi sopra l’armadio e non scende.

La maestra dice a Davide che se farà il bravo e scenderà eviterà

di chiamare i genitori. Davide risponde che non ci crede e

rimane dov’è. La maestra esce e chiama lo psicologo di Davide

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La maestra vuole ottenere la scomparsa del

comportamento problema

CI RIESCE?

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A B C

La maestra sta facendo lezione di storia

Davide fa il verso alla maestra

I compagni ridono. La lezione si interrompe

Davide fa il verso alla maestra quando si

annoia ottenendo così un’interruzione della

lezione. In più il comportamento è rinforzato

dalle risa dei compagni che lo mettono al

centro dell’attenzione.

Le eventuali punizioni non hanno ottenuto

l’effetto desiderato e hanno perso di efficacia

visto che il comportamento persiste.

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Durante lo svolgimento di un lavoro individuale di analisi

grammaticale Marco viene ripreso a voce alta dalla maestra

perché non sta seduto composto e si dondola sulla sedia.

Un compagno lo prende in giro sottovoce per il richiamo

ricevuto. Marco si alza dal suo posto, va verso il banco del

compagno e rovescia a terra tutto il materiale di quest’ultimo.

L’insegnante sgrida Marco e lo manda fuori dalla porta a

“schiarirsi le idee” rispetto a quanto appena fatto.

Marco si difende dicendo che non è colpa sua e che l’altro lo ha

scherzato. L’insegnante dice che non vuole sentire le solite

scuse e lo spedisce fuori dall’aula.

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Individuate i comportamenti problematici.

Considerare i comportamenti problematici ed

individuate gli antecedenti e le conseguenze (ABC).

Considerate l’intervento dell’insegnante:

• E’ stato efficace?

• Avrebbe potuto agire diversamente? Come?

Possiamo trarre qualche considerazione dalla storia

di Marco?

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A B C

Esercitazione di grammatica

Marco si dondola sulla sedia

L’insegnante riprende marco e gli dice di stare seduto composto

L’insegnante riprende Marco – un compagno Lo scherza di nascosto

Marco si alza e Rovescia il materiale Del compagno a terra

L’insegnante sgrida Marco e lo manda Fuori dalla porta

L’insegnante sgrida Marco e lo manda Fuori dalla porta

Marco prova a Difendersi

L’insegnante dice che Non vuole sentire le Solite scuse e lo Manda fuori dalla Porta

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QUALCHE IPOTESI …

“Adesso vi chiederò di svolgere questo compito di analisi

grammaticale che è particolarmente difficile. Se lo finirete prima

dell’intervallo vi lascerò 5 minuti in più di ricreazione”

Alzare il tono di voce non risulta essere particolarmente efficace

con un bambino oppositivo (è abituato a persone che gli urlano

contro). Meglio ripetere la richiesta con tono pacato ma fermo,

avvicinandosi a lui.

Mandare un bambino fuori dalla porta o minacciare di mettere

una nota sul diario non risulta particolarmente efficace con un

bambino per cui stare fuori dall’aula è diventata un’abitudine o

che ha già “collezionato” tante note.

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ESERCITIAMOCI!

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UTILIZZO DELL’ANALISI FUNZIONALE A SCUOLA

A B C

ANTECEDENTI COMPORTAMENTO

PROBLEMA

CONSEGUENZE

Modificare gli

antecedenti:

controllo dello stimolo

Lavorare sui

comportamenti:

insegnare abilità di

autocontrollo

Modificare le

conseguenze:

uso dei rinforzi

STRATEGIE

PROATTIVE

STRATEGIE

REATTIVE

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A B C

Presentazione finita Roberta dice: « Grazie

per l’attenzione, buona

serata!»

Applauso