ISSN 2039-540X Pr maggio 2011 / no.33 ess sociale, posti di primo soccorso per il trattamento delle...

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Il nostro contributo per lo sviluppo della solidarietà Al debutto il primo principio contabile per il non profit Emergency, una mission a tutto campo Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane Spa” - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - art. 1, comma 1, DCB Milano Professione Economica e Sistema Sociale Pr ess maggio 2011 / no.33 Terzo settore, per affermare la cultura della solidarietà ISSN 2039-540X

Transcript of ISSN 2039-540X Pr maggio 2011 / no.33 ess sociale, posti di primo soccorso per il trattamento delle...

Il nostro contributoper lo sviluppodella solidariet

Al debutto il primoprincipio contabileper il non profit

Emergency, una mission a tutto campo

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Professione Economica e Sistema Sociale

Pressmaggio 2011 / no.33

Terzo settore, per affermare la cultura della solidariet

ISSN 2039-540X

Sommario/Maggio

EDITORIALE

3

Press

Maria Luisa Campise

LINTERVENTO

1012141618

Domenico PiccoloMarco ElefantiFrancesco M. PerrottaFranco VermiglioChiara Mio

PRIMO PIANO

252627

Matteo PozzoliGiuseppe MazzucaGianni Tomo

DIAMOI NUMERI

32 Il Rapporto 2011sullAlbo

PROFESSIONE E TEMPO LIBERO

47 Letti per voi

EVENTI

35 V Forum IFAC

PEOPLE

48

Cecilia StradaMaurizio Carrara

Strada: Emergency, una missione a tutto campo- Pag. 4

So(p)PRESSato

23 Marcello Febert

ORDINI TERRITORIALI

3640

PistoiaPordenone

CNDCEC REPORT

28 Lattivit di aprile

Verona, un amore di citt...- Pag. 44

Piccolo: Al debutto il primo principiocontabile per gli enti non profit- Pag. 10

Carrara: Il nostro contributo per losviluppo della solidariet- Pag. 8

DAL PARLAMENTO

43 Focus legislativo

VIAGGI

44 VeronaFUORICAMPO

20 Giannetti

Negli ultimi anni il terzo settore ha fatto passi da gigante, basti pensare alla forza eallampiezza delle organizzazioni e dei movimenti di ispirazione e finalitsolidaristiche. Del resto si sa che gli Italiani sono un popolo con qualche idiosincrasia di troppo rispetto alle

regole, ma anche con unindiscutibile vocazione a serrare i ranghi quando il momento di

aiutare chi gli vicino. Non a caso, da pi parti il terzo settore viene definito come una

importante espressione della societ civile e anche a livello politico auspicato e prospettato

un suo ruolo sempre pi rilevante nella costruzione delle politiche di welfare.

Questa enfasi sul possibile contributo del terzo settore esprime

per ancora lattesa per unadeguata disciplina normativa.

vero che il legislatore negli ultimi anni si interessato

sempre pi attivamente al mondo del non profit, ma i progressi

effettuati non sono ancora sufficienti a rappresentarne le

situazioni e le necessit.

In questo contesto, le forze intellettuali del Paese sentono il

dovere di contribuire allo sviluppo del settore, mettendo a

disposizione il loro bagaglio di conoscenza ed esperienza.

Come professionisti, che nel quotidiano supportano le aziende

nelle operazioni di natura contabile-amministrativa,

rendicontativa e fiscale, gi da qualche anno stiamo dando il

nostro contributo, assicurando a tutti gli stakeholder che le risorse messe a disposizione

degli enti non lucrativi siano gestite nel miglior modo possibile e destinate alle individuate

finalit istituzionali.

Con lemanazione, poi, proprio in queste settimane, del primo principio contabile per gli enti

non profit, redatto dal tavolo tecnico costituito tra commercialisti, Agenzia per le Onlus e Oic

(che tali enti dovranno applicare a partire dagli esercizi chiusi successivamente al 31

dicembre 2011), si dato un ulteriore, rilevante contributo per delineare linsieme di norme

di carattere generale che governano la redazione del bilancio degli enti non profit.

Un contributo al quale, nei prossimi mesi e anni, il CNDCEC ne aggiunger altri dedicati alla

contabilizzazione di specifiche operazioni o poste, come liberalit e immobilizzazioni. Il tutto

nel quadro di un lavoro, quello del tavolo tecnico, che mosso dallambizione di definire

principi contabili per il non profit in linea con le tendenze evolutive della migliore prassi

esistente a livello nazionale e internazionale, anche attraverso un confronto con le realt di

altri Paesi.

La nostra categoria professionale quanto mai convinta che, operando nel mondo del sociale

e della solidariet, ci sia la possibilit di contribuire a migliorare la nostra societ ed

agevolare una crescita sana e sostenibile di un settore che ha il pregio di essere al fianco

proprio dei pi bisognosi.

Anche questo significa diffondere la cultura del progresso e rendersi protagonisti dei

processi virtuosi che possono contribuire a rendere questo Paese migliore.

A sostegno del non profit

Maria Luisa CampiseDirettore Press

Strada: Emergency,una mission a tutto campoOltre alle cure gratuite - dice a Press il presidente di Emergency - vogliamo promuovere una cultura di pace,solidariet e rispetto dei diritti umanidi Mauro Parracino

5People

Qual la mission di Emergency e come opera nel campo delsociale?Emergency un'associazione italiana indipendente eneutrale, nata nel 1994 per offrire cure mediche e chirurgichealle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povert.Attualmente siamo presenti in 7 paesi (Afghanistan,Cambogia, Iraq, Italia, Repubblica Centrafricana, SierraLeone e Sudan) con ospedali dedicati alle vittime di guerra ealle emergenze chirurgiche, centri di riabilitazione fisica esociale, posti di primo soccorso per il trattamento delleemergenze, centri sanitari per l'assistenza medica di base,centri pediatrici e il "Salam", un centro di cardiochirurgia dieccellenza a Khartoum, in Sudan, che il cardine del nostroprogetto di Rete regionale di pediatria e cardiochirurgia inAfrica. Nelle scorse settimane abbiamo inviato a Misurata,in Libia, un team di 7 persone (un chirurgo generale, unchirurgo ortopedico, un anestesista, tre infermieri e unlogista) che ha operato presso l'ospedale di riferimento perferiti di guerra in citt curando soprattutto feriti da bombe eda pallottole. Si trattava dell'unico team internazionale aoperare in citt dall'inizio della guerra. Il 25 aprile siamo staticostretti a evacuare ed a lasciare il paese: i combattimentierano arrivati alle porte dellospedale e non cerano pi lecondizioni minime di sicurezza. Ora stiamo lavorando perpoter riprendere il nostro intervento nel paese.Il nostro lavoro si basa sui principi di totale gratuit e altaqualit delle cure. Consideriamo la sanit come un dirittouniversale dellUomo: come tale, tutti ne devono potergodere, a prescindere dal luogo in cui vivono o da cuiprovengono, dal sesso, dalla religione, dalle condizionieconomiche.Inoltre Emergency promuove una cultura di pace, solidariete rispetto dei diritti umani. Lo fa sia attraverso lagirequotidiano nei suoi ospedali, sia in Italia, con campagne disensibilizzazione, incontri pubblici e nelle scuole, spettacoliteatrali e con le sue pubblicazioni, tra cui il nuovo mensile E.

La vostra soprattutto unorganizzazione di interventodiretto di professionisti, ma avete anche una fortecomponente di volontari che opera in Italia. Che rapportoc tra chi si impegna direttamente nelle missioni ed ivolontari? vero, gli oltre 4 mila volontari italiani sono una

componente molto importante dellattivit dellassociazione,per la loro disponibilit, per il loro entusiasmo e per laiutoche ci danno nella raccolta fondi e nella diffusione del nostromessaggio. Tra di loro ci sono anche numerosi espatriati cos che chiamiamo il personale in missione allestero che tornati in Italia desiderano mantenere un legame conEmergency. Partecipare alle attivit del gruppo territorialedella propria zona uno dei modi per farlo, sia aiutandonellorganizzazione delle iniziative sia, semplicemente,raccontando la propria esperienza.

Forti anche della vostra esperienza in campo internazionale,come valutate lo stato di salute del movimentovolontaristico italiano? E quale futuro vede per le Ong?Le organizzazioni non governative e di volontariato fanno ungrande lavoro, nonostante le politiche del governo lemettano spesso e volentieri in difficolt. Un esempio sono itagli al bilancio della Cooperazione italiana, ridotta ai minimitermini. Una conseguenza, per Emergency e non solo, ilfatto che il Ministero degli Esteri non garantisce pi lacosiddetta conformit: non paga pi i contributiprevidenziali del personale italiano in missione umanitarianel mondo, e in conseguenza della mancata conformit leaziende ospedaliere non sono pi tenute a concedere

Le organizzazioni non governative

e di volontariato fanno un grande lavoro,

nonostante le politiche del governo le mettano

spesso e volentieri in difficolt

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laspettativa per motivi umanitari. Un altro problema sono ifondi del 5 per mille: questo strumento, ormai vitale per ilterzo settore, non mai stato trasformato in legge dello Statoe ogni anno rimane appeso alle disponibilit della leggefinanziaria, con il rischio continuo di vederlo soppresso oridotto, e con tempi di erogazione dei contributi lunghissimie mai certi. Naturalmente, questo crea grandi problemi alterzo settore, che non riesce a programmare gli impegni dispesa per le proprie attivit.

Nel mondo ci sono molte organizzazioni italiane che operanonei paesi pi arretrati offrendo cooperazione in camposanitario e sociale, come Medici Senza Frontiere o la CroceRossa. Quali rapporti avete? Ci sono rivalit o collaborazioniorganiche?In questo caso non parlerei di rivalit: sul campo lavoriamotutti per lo stesso scopo. Ovviamente, ciascuno lo faseguendo i propri metodi, criteri e standard operativi. I nostriinterventi vogliono inserirsi nel tessuto sociale del paese in

cui operiamo in maniera duratura: miriamo a costruirestrutture la cui gestione possa poi essere trasferita alleautorit locali, come gi accaduto in Iraq, in Algeria e inCambogia per alcuni Posti di primo soccorso. Per questomotivo diamo molta importanza alla formazione delpersonale locale, sia medico che non medico.Con le altre organizzazioni collaboriamo, sul campo, nontanto in modo organico quanto in specifiche situazioni. InAfrica, per esempio, nellambito della Rete regionale dipediatria e cardiochirurgia, associazioni locali e fondazionipresenti sul territorio ci aiutano in occasione di alcunemissioni di screening cardiologico fornendoci supportologistico nei paesi in cui non siamo direttamente presenticon nostre strutture.Anche in Italia il rapporto con altre associazioni vivosoprattutto nel caso di campagne o iniziative che riguardanotemi e argomenti di comune interesse, come lopposizionealla guerra o la mobilitazione contro i tagli ai fondi del 5 permille.

Carrara: Il nostrocontributo per lo sviluppodella solidarietIl Presidente della UniCredit Foundation, Maurizio Carrara, ci parla della sua attivit e del futuro delle fondazioni di erogazione di Matteo Pozzoli

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Qual lo scopo istituzionale di UniCredit Foundation? E qualifinalit intende perseguire?UniCredit Foundation opera da oltre otto anni con lobiettivodi contribuire allo sviluppo della solidariet e della filantropianelle comunit e nei territori in cui opera, con particolareriferimento ai 22 paesi, tra Europa e Centro Asia, in cuiUniCredit presente. Il ruolo a cui stata chiamata la Fondazione, fin dai suoiesordi, quello di sostenere progetti significativi per impattosociale e innovazione, contribuendo a trasferire lecompetenze e le risorse tipiche del For profit allinterno delTerzo Settore, anche attraverso il coinvolgimento deidipendenti di UniCredit.

Dal suo punto di vista, come hanno reagito gli enti non profitalla crisi finanziaria ed economica?La crisi ha colpito duramente tutti i settori delleconomiamondiale, compreso quello del Non profit. Gli enti pi strutturati e meglio gestiti hanno saputo reagire:da un lato, alzando il livello di qualit del proprio lavoro,innovando e rendendo pi efficace la comunicazione e piincisiva lattivit di foundraising; da un altro, garantendo unmigliore livello di trasparenza sullutilizzo dei fondi e sullagestione progettuale. Questo comportamento virtuoso permetter loro di averacquisito notevoli vantaggi al termine di questa crisi.

Ritiene che il ruolo del Terzo Settore, in particolare dellefondazioni di erogazione, sia mutato nel corso degli ultimianni o sia destinato a mutare?Il loro ruolo destinato a una continua evoluzione. Bastipensare a quanto cambiato negli ultimi anni: si passati dauna prima fase di puro assistenzialismo, attraversolerogazione di contributi che potessero genericamentesostenere il non profit, a una fase successiva, che ha visto

privilegiare il sostegno a progetti specifici secondo linee diintervento pi strategiche. Oggi lo scenario che si staprofilando ancora mutato: le fondazioni di erogazionestanno sempre pi promuovendo interventi volti non solo asostenere lavvio di progetti ma anche a verificarne lefficacianei contesti del welfare, contribuendo al rafforzamento delTerzo Settore in Italia e al miglioramento delle condizioni divita delle fasce sociali pi svantaggiate

Pensa che i professionisti possano contribuire allo sviluppodel terzo settore?Assolutamente s. Anzi, volendo alzare ancor pi lasticelladel ruolo che i professionisti debbano avere nellambito dellaresponsabilit sociale, credo che nessun manager oggi possadefinirsi completo nella piena coscienza di s e delle propriecapacit se non in grado di cogliere i problemi e le necessitdella societ che lo circonda. Imprenditori e dirigenti sono quindi chiamati a essere parteattiva nello sviluppo sociale affiancando alle attivit tipichedelle propria azienda una rinnovata e imprescindibileattenzione ai temi dello sviluppo sociale.

... le fondazioni di erogazione stanno semprepi promuovendo interventivolti non solo a sostenere

lavvio di progetti ma anche a verificarne lefficacia nei contesti del welfare,

contribuendo al rafforzamento del Terzo

Settore in Italia...

La tecnica direndicontazione delleorganizzazioni cheoperano nel cosiddettoTerzo settore

significativamente cambiata nel corsodegli ultimi anni. In realt, talecambiamento non riguarda soloaspetti di natura tecnica; mutato,di fatto, il significato medesimo dellarendicontazione degli enti non profit(da ora in avanti Enp), passato daadempimento formale per gli associatia strumento di condivisione con glistakeholder per la gestionedellorganizzazione.

Molti Enp utilizzano - grazie ancheallenorme moltitudine di soggetti che possibile raggiungere via internet - iprospetti di sintesi per rendere i contiai propri stakeholder (tra cui anche ipotenziali sostenitori), divulgareidentit, visione e missione nonch lemodalit con cui sono state utilizzatele risorse messe a disposizione.

In questo contesto, lacondivisione di regole tecniche unelemento essenziale per presentaredocumenti che siano credibili e nonsemplici strumenti di marketing. Lastandardizzazione delle disposizioniche governano la redazione del

bilancio - sia economico-finanziarioche sociale - sono un elemento digaranzia per chi legge e una soluzioneai problemi pi ricorrenti per chi tenuto a predisporre o controllare iconti annuali.

La definizione di disposizionitecnico-contabili standard, tuttavia,non sempre semplice, anche perchil terzo settore, prima ancora di essereun settore, costituisce unmovimento di organizzazioni cheoperano nei pi svariati campi delmondo socio-solidale; larendicontazione di una casa di curatrova, in effetti, apparentemente pochipunti in comune con lassociazioneculturale o con la fondazioneculturale. , in ogni modo, possibile anostro avviso predisporre un set dinorme comuni che tendano asoddisfare la maggior parte degli Enpe, anche qualora questo non siapossibile, gli operatori possonoadattare le indicazioni previste alleproprie esigenze.

Per tali motivi, il ConsiglioNazionale - traendo ispirazione daquanto gi prodotto dalla precedenteCommissione Aziende non profit delCNDCEC - ha insediato, insieme adAgenzia per le Onlus e Organismo

Italiano di Contabilit, un Tavolotecnico per la statuizione di principicontabili nazionali per gli enti nonprofit.

Lemanazione di tali norme segueun iter procedurale assimilabile,laddove possibile, a quanto previstoper i principi contabili nazionali per leimprese: in estrema sintesi, il Tavolotecnico prima emana una Bozza perpubblici commenti e, dopo un periododi consultazione, pubblica - tenendoin considerazione le osservazionipervenute - il testo definitivo.

Proprio in questi giorni stataapprovata la versione definitiva delPrincipio n. 1, Quadro sistematicoper la preparazione e lapresentazione del bilancio degli entinon profit.Il documento in parola rappresentanon a caso il primo documentopubblicato; esso, infatti, definisce lelinee guida che governano laredazione del bilancio degli Enp.

In termini tecnico-contabili, ilPrincipio n.1 rappresenta ilframework dei principi contabili pergli Enp e costituisce la pietra miliareper la predisposizione dei prossimidocumenti che avranno naturaapplicativa.

Al debutto il primoprincipio contabile per gli enti non profit Domenico Piccolo Consigliere CNDCEC delegato allarea Settore non profit

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Previsti tre livelli di postulati generali per fornire una rappresentazionedella posizione finanziario-patrimoniale e del risultato economico

11Lintervento

Il lavoro del Tavolo tecnico parteda quanto previsto in materia dallaprassi contabile e dalla miglioredottrina nazionale e internazionale.Nello specifico contesto, il gruppo dilavoro, laddove possibile, ha fattopropri i postulati del settorelucrativo, mentre ha apportatomodifiche o inserito nuovi elementinel caso in cui la natura nonlucrativa degli enti nonch la tipicitdellattivit svolta abbiano richiestodelle modifiche allimpostazione diriferimento.

In questa prospettiva, il Tavolotecnico attribuisce ai principicontabili la finalit di fornire unarappresentazione della posizionefinanziario-patrimoniale e il risultatoeconomico del periodo di un ente infunzionamento, cio di un entecaratterizzato da una continuitoperativa.

Il Principio configura, quindi, trelivelli di postulati generali: assunzionicontabili, clausole generali e principigenerali di bilancio. Le assunzioni contabili sonorappresentate da continuit aziendale

e competenza economica. Queste, difatto, inquadrano, laddove non siaspecificato diversamente, lecondizioni che si consideranoesistenti alla data di formazione delbilancio. In particolare, il Tavolotecnico, confermando limpostazionegi presa dalla Commissione Aziendenon profit del CNDCEC edallAgenzia per le Onlus, ritiene chela competenza economica sia ilsistema di rilevazione che megliorappresenta lo stato di salute degliEnp. In aggiunta, previsto che glienti senza finalit lucrativa di minoridimensioni possano, per motivi praticie gestionali, fare uso di unacontabilit di cassa per lapresentazione della gestioneaziendale. Il documento, inoltre,propone ulteriori considerazioni sultema, visto che la competenzaeconomica degli Enp si differenziasostanzialmente da quanto disposto inmateria per le imprese, poich nonsempre rinvenibile una correlazionediretta tra oneri e proventi.

Le clausole generali del bilancioindividuate dal Principio sono:

esposizione chiara; veridicit;correttezza; ricerca di un elevatolivello di responsabilit rispetto aldovere di rendicontazione(accountability). Il perseguimento ditali obiettivi richiede di utilizzaresoluzioni alternative a quelle previstedai principi contabili applicati,laddove questi ultimi non siano ingrado di raggiungere le menzionateclausole.

I principi generali di bilanciosono: comprensibilit; imparzialit(neutralit); significativit; prudenza;prevalenza della sostanza sulla forma;comparabilit e coerenza;verificabilit dellinformazione;annualit; principio del costo.

evidente che il lavoropresentato rappresenta solo il primotassello di un mosaico che sarcompletato nel momento in cuisaranno esaminate le principaliproblematicit di rappresentazioneeconomico-finanziaria degli Enp.

A tale fine, il gruppo di lavoro stagi lavorando a nuovi progetti pertrovare soluzioni condivise in meritoalla contabilizzazione di taluneoperazioni e poste cruciali per lasopravvivenza degli enti che nonhanno finalit lucrativa.

I prossimi Principi contabilidovrebbero, quindi, essere dedicati altrattamento contabile delle liberalit edelle immobilizzazioni.

Mi sembra corretto chiudere ilmio breve intervento, evidenziandoche il Tavolo tecnico vive anche deisuggerimenti e degli stimoli deicolleghi, degli operatori del settore edi tutti i soggetti coinvolti a diversolivello nella gestione degli Enp;qualsiasi osservazione , quindi,essenziale per il nostro lavoro e ciconsentir (speriamo) di predisporreregole tecniche che sappiano rifletterele reali esigenze del settore.

Le organizzazioni non profitsi differenzianosostanzialmente dalle altreaziende operanti sulmercato, da un lato per il

ruolo centrale rivestitodallaccountability e, dallaltro, per lespecificit e criticit inerenti alprocesso di rendicontazione ai diversiportatori di interessi.

La natura solidaristica di questeultime, attraverso il coinvolgimento diampie categorie di soggetti presentinellambiente di riferimento,unitamente alle esigenze di indirizzo econtrollo delloperato di coloro che neesplicano lamministrazione,rappresentano infatti elementi atti aporre in luce la strumentalit e lavalenza della trasparenza nellacomunicazione delle performance.

La corretta misurazione e lacomunicazione di queste ultimerichiede la valutazione dei gradi diefficienza e di efficacia raggiunti dallagestione che si pongono qualimomenti essenziali per lasopravvivenza degli enti e per ilraggiungimento delle finalit

individuate in capo ai medesimi, sullabase delle implicazioni prodotte siaallinterno dellorganizzazione, intermini di aziendalizzazione, sia nelcontesto ambientale di riferimento, inrispetto alla meritoriet.

Con riguardo al primo ambito, lachiara quantificazione e la successivaconoscenza dei risultati conseguiticostituiscono un supporto allattivitdecisionale, secondo la relazionebiunivoca che si instaura tra strategia,assetto organizzativo erendicontazione medesima.

Tale procedimento di misurazioneconsente pertanto di introdurreelementi di razionalit economicanella conduzione delle anp, attraversola declinazione degli obiettivi implicitinella mission in piani strategici, ilconfronto dei dati previsionali econsuntivi, la verifica dei fenomenieconomici sottostanti gli eventualiscostamenti - come ad esempiopossibili sprechi di risorse - nonch ilriorientamento delle scelte gestionalialla luce delle informazionidisponibili. Allo stesso modo la sistematica

divulgazione allesterno delleinformazioni in parola contribuisce adalimentare il rapporto fiduciariointercorrente tra anp e comunit,creando quegli aspetti di consenso,legittimazione ecorresponsabilizzazione cherappresentano lasset principale pertale categoria di organizzazioni.

La coerenza tra orientamentigestionali e obiettivi enunciaticostituisce infatti un importanteelemento di giudizio per i portatori diinteressi, attesa la natura diorganizzazioni multistakeholder deglienti in parola, per i quali divieneessenziale coinvolgere con codici ecanali comunicativi adeguati idifferenti interlocutori, proprio alloscopo di ingenerare in essi ilriconoscimento necessario a garantirelapporto di risorse per lespletamentodellattivit caratteristica.

Rivolgendo lattenzione sullepeculiarit proprie al terzo settorerelativamente al processo direndicontazione, i richiamati trattidistintivi delle entit ad essoappartenenti evidenziano

La valutazione delle performancedel non profitMarco ElefantiPresidente della Commissione Rendicontazione economico-finanziaria e gestione aziende non profit del CNDCEC

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La misurazione dellefficacia costituisce un momento nodaledellinformativa del terzo settore, per la cui determinazione necessarioil ricorso a dati extra-contabili

13Lintervento

linsufficienza dei soli dati contabili,se considerati in ordine alla diffusionedi dati idonei a rappresentare lacapacit delle stesse di raggiungere gliobiettivi prefissati e, dunque, dimassimizzare lutilit sociale. Alla luce di quanto osservato in meritoalla molteplicit degli interessirilevanti ed alla conseguentecompresenza di differenti obblighi diaccountability, nonch allintangibilitdelloutcome prodotto dalle anp, sicomprende come la mera valutazionedelle condizioni di equilibrioeconomico-finanziario e patrimonialinon esaurisca le istanze conoscitivedegli stakeholder, configurandosipiuttosto come riscontro del rispettodi condizioni funzionali alperseguimento della mission.

In tale prospettiva, lefficienzagestionale rappresenta infatti unaspetto che, pur essendoimprescindibile per la sopravvivenzadellazienda, possiede una significatoesclusivamente strumentale allacreazione delle precondizionioperative adeguate allo svolgimentoautonomo e duraturodellorganizzazione. Diversamente, lamisurazione dellefficacia, intesa qualeespressione del grado diconseguimento degli obiettividichiarati, costituisce un momentonodale dellinformativa del terzosettore, la cui complessit risiedenella natura immateriale dei fenomenioggetto di osservazione, per la cuideterminazione necessario il ricorsoa dati extra-contabili.

La linea di rendicontazioneeconomico-finanziaria richiede,pertanto, lintegrazione ed ilcompletamento attraverso ladiffusione di notizie inerenti la lineasociale e quella della missione,mediante la predisposizione di un

complesso di indicatori composti asistema, la cui lettura congiuntarisulta idonea ad esprimere in modoglobale i risultati prodotti.

I caratteri descritti in precedenzaconfigurano dunque i tratti peculiaried i vincoli che connotano il settorenon profit, influenzandonelaccountability e differenziandolo daisettori pubblico e privato, rispondentequestultimo alle logiche del profitto. Ad ulteriore incremento dellacomplessit tratteggiata, necessarioconsiderare come allinternodelluniverso del non profit rientri unapluralit di esperienze per le quali glielementi illustrati si traducono inrealt difformi in merito a missione,assetto organizzativo, funzioni edinamiche gestionali, tali da produrreeffetti sul sistema di rendicontazione

medesimo, in ragione del rapporto direciproca determinazioneintercorrente tra le suddette variabili.Pertanto, al fine di delineare unpercorso di reale creazione, attraversola comunicazione interna e esterna, diun percorso di responsabilizzazionemediante processi di trasparenterappresentazione di missione,processi e risultati aziendali(contenuti questi di percorsi diaccountability) necessariopredisporre un sistema di misurazionedelle performance conseguite. Al finedi rappresentare e valutare in modoefficace le performance realizzate necessario individuare i caratterisalienti delle aziende non profit inoggetto con specifico riferimento a: funzione svolta e ruolo assunto

allinterno della collettivit; scelte di carattere operativo, in

relazione a fonti di finanziamento,grado di impiego del lavorovolontario, fonte del controllo.

Un volta individuate e classificate leaziende non profit sulle basi descritte possibile procedere ad unaidentificazione delle dimensioni checontraddistinguono le rispettiveperformance classificandole inrelazione allesigenza dirappresentarne: il livello di efficienza; i volumi e loutcome; la dimensione qualitativa; la capacit di perseguire la

mission aziendale.Su queste basi e garantendo lo sviluppodi un adeguato e coerente numero diparametri di rappresentazione delleperformance aziendali viene avviato ilprocesso volto a garantire alle aziendenon profit adeguati livelli diaccountability e conseguentelegittimazione nei confronti dei propristakeholder di riferimento.

In questa fase delicata del welfarestate in cui lItalia si trova,assistiamo ad una sempre pidebole azione da parte delloStato ed un maggior ruolo,

davvero delicato e di confine,dellassociazionismo e del terzosettore in genere. Forse appareopportuno ricordare, a costo di essereridondanti e scontati, di quale siastato in questi ultimi giorni il ruolodelle associazioni negli ultimi episodidi emergenza nazionale che vanno daiprofughi libici, e non solo, ai romsgomberati e rifugiatisi nella Basilicadi San Paolo a Roma; in tutti questicasi si fatto ricorso allinterventoprovvidenziale dellassociazionismo,sia esso cattolico e/o laico, senza ilquale lemergenza avrebbe avuto deglieffetti ancora pi devastanti nel gicompromesso tessuto sociale diquelle popolazioni interessate.

del tutto evidente che lesempiodi cui sopra potrebbe trovareestensioni in altri ambiti settoriali nonnecessariamente legati al volontariatoma che riguardano lassociazionismodi promozione sociale oppure lacooperazione sociale. Pertanto

sarebbe del tutto scontato avere unPaese nel quale, oltre alle discussioniinfinite sulla riforma della giustizia equelle sullUniversit e sulla Scuola,trovasse il giusto spazio anche unaanalisi compiuta sulla tanto attesariforma del terzo settore; infatti,seppur inserita nei programmi deiGoverni che si susseguono,puntualmente le agende degli stessisubiscono in corso doperaaggiornamenti dovuti alle contingenzeed il tema terzo settore sparisce perlasciar spazio ad altro.

solo il caso di ricordare che glianni 90 furono lultima vera stagione,fatte salve alcune eccezioni di cuidiremo pi avanti, di produzionenormativa in materia: si pensi infattiallo straordinario anno 1991 in cuividero la luce la legge 266 che stabil iprincipi cardini del volontariato inItalia, la legge 381 che defin lacooperazione sociale e la legge 398con la quale il Legislatore ebbelintuizione di agevolare fiscalmente lepro loco e lassociazionismo sportivo(estendendo gli stessi beneficisuccessivamente nel 1992 a tutte leassociazioni senza scopo di lucro con

un limitato volume di affari annuo).Gli anni 90 si conclusero poi con ilfamoso D.lgs. n. 460 del 1997 chenellintrodurre nel panoramalegislativo italiano la qualifica diONLUS riordin, in parte, lanormativa in materia di enti nonprofit. A quella stagione, certamenteimportante per tutto il terzo settore, seguita una assenza normativa, solo inparte interrotta grazie ad alcunenorme episodiche e perci prive di undisegno sinergico con quanto giesistente con un evidente limite dieccessiva frammentazione. Si pensi adesempio alla norma (legge 23dicembre 2005, n. 266, articolo 1,comma 337) che introdusse lapossibilit per i contribuenti didestinare parte delle proprie imposteal terzo settore (cosiddetto beneficiodel cinque per mille) e pi di recentealla emanazione del D.lgs. n. 155 del2006 che ha introdotto la qualificadellImpresa sociale.

In questa sede va per evidenziatoche tutta levoluzione normativa,seppur importante, ha un evidentelimite rappresentato dalla circostanzache il Codice Civile in materia di no

Terzo settorein cerca di restylingFrancesco Maria Perrotta Presidente della Commissione Analisi normativa enti non lucrativi e imprese sociali del CNDCEC

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In questi anni i commercialisti hanno saputo ben interpretare il ruolo di protagonisti di un nuovo sistema di relazioni basato sul principio della sussidiariet. Attendiamo ora che anche il legislatore facciaappieno la sua parte

15Lintervento

profit ancorato al 1942 e pertantofiglio di una collocazione temporale incui la semplice distinzione traassociazioni, fondazioni e comitati erasufficiente ad inquadrarecompletamente la casistica dellesingole fattispecie dellepoca.

Dopo circa venti anni dallastagione sopra richiamata e dopo pidi settantanni dalla norma civilistica ormai indifferibile una vera e propriastagione di riforme o quantomeno direstyling dellapparato normativo inmateria di terzo settore; appena ilcaso di segnalare, a mero titoloesemplificativo, alcune riformeincompiute, quali la nuova legge sulvolontariato che istituisce il RegistroNazionale oltre ad inserire una seriedi elementi chiarificatori ma che purse ad un passo dalla definitivaapprovazione nelle precedentilegislature ritornata neldimenticatoio, per non parlare deimolteplici disegni di legge (partoritidalle altrettanto molteplicicommissioni di studio formate dai variMinistri succedutisi nel tempo) sullariforma civilistica del libro I, passandoper la mancata stabilizzazione delfamoso cinque per mille, legato invecealla sensibilit di questo o quelMinistro del Tesoro. In questo quadrodesolante non si pu fare a meno didedicare una breve riflessione alla pirecente e per certi versi innovativanorma sullImpresa Sociale checertamente ha il merito di introdurrenel panorama legislativo italiano unanuova forma di impresapotenzialmente capace di essere unavera e propria risposta alla crisidellimprenditorialit italiana basata,per molti versi, su speculazionifinanziarie ed immobiliari e pertantomolto fragile (come dimostrato dallaattuale crisi economica); va per

evidenziato lo scarso appeal che allostato attuale questa nuova qualifica hanei riguardi del mercato, dovuto inparte a fattori endogeni alleconomiasociale (si veda tra gli altri il gap diinformazione e comunicazione delnuovo strumento, lautoreferenzialite la scarsa lungimiranza deglioperatori, ecc), ma in buona parte acause attinenti la stessa portatanormativa in materia, cio lassenza dispecifici benefici, anche di naturafiscale, connessi alla scelta dicostituire imprese sociali otrasformare soggetti gi esistenti (purcon i limiti del caso) in impresesociali. Non volendo per apparirecome dei professionisti con farepilatesco mi corre lobbligo di

chiarire che la nostra categoria a tuttii livelli e soprattutto a livellonazionale sta portando avanti unabattaglia di modernit in tal senso, sianei confronti degli stessi colleghiprofessionisti che nei riguardi deglistessi attori del terzo settore maanche nei confronti del Parlamento.

appena il caso di ricordareinfatti le diverse proposte avanzatedalle apposite Commissioni di StudiodellArea no profit sulla riforma delTitolo II del Libro I del Codice Civile,sul lavoro in tema di principi contabiliper il terzo settore, allo sforzo sultema dei controlli nellambito del noprofit, anche alla luce dei recentiprovvedimenti in materia, fino adarrivare alla specifica produzioneeditoriale in materia di impresasociale. Va ricordato, infatti, che giallindomani della emanazione dei varidecreti attuativi del Decreto n. 155 ilConsiglio Nazionale, tramite laapposita Commissione di Studio, hapubblicato un primo Quaderno conlobiettivo di promuovere la nuovaqualifica dellimpresa socialecercando di far luce sugli aspettigenerali della specifica norma.

Lo stesso Consiglio si appresta(nei prossimi mesi) a pubblicare unsecondo Quaderno con casi specificied approfondimenti su tematiche diparticolare interesse cercando di daredelle chiavi di lettura operative perconsentire, pur con i limiti connessigi evidenziati in precedenza, unadiffusione della nuova qualifica.In conclusione anche la nostracategoria ha saputo ben interpretare ilruolo di attore protagonista di unnuovo sistema di relazioni basato sulprincipio della sussidiariet.Attendiamo ora che anche ilLegislatore faccia appieno la suaparte.

Luniverso ampio evariegato delle aziendenon profit formato da unnumero elevatissimo diunit che si differenziano

per dimensione, forma giuridica,oggetto di attivit, valore dellaproduzione, risorse disponibili,personale occupato ed altre variabiliancora.

Anche se la denominazione dellaclasse di appartenenza (non profit)pu far pensare il contrario, questeaziende producono ricchezza. E ci per il fatto stesso di essereaziende, cio organizzazioni destinatea durare nel tempo ed a produrre benie servizi che abbiano una utilitmaggiore rispetto a quella dellerisorse consumate per ottenerli.

La maggiore utilit la nuovaricchezza creata, che non coincidenecessariamente con il profitto.

Le aziende non profit, peraltro, sicaratterizzano per il divieto diremunerare il capitale proprio, nonper il divieto di produrre profitto; einfatti sono molte quelle che loproducono e lo destinano a finalit

istituzionali che ne favoriscono ilprocesso e la crescita.

Ancorch siano assai diverse fraloro, le aziende non profit presentanoalcuni punti di forza e di debolezzacomuni ai quali conviene fare cenno. certamente un punto di forza quelloche nasce dalla loro capacit diconiugare la solidariet che animacoloro che a vario titolo collaboranoallattivit aziendale con la razionaliteconomica. Da questa felice simbiosinascono vantaggi competitivi che simanifestano sotto forma di economiadi costi e di differenziazione deiprodotti.

Sono invece punti di debolezza ilimiti che queste aziende presentanosul fronte delle risorse umane e dellarendicontazione. generalmentericonosciuto che le aziende non profitsvolgono un ruolo insostituibile sulpiano economico e su quello sociale.

Lincremento subito dal relativosettore lo conferma; e tutto lasciaprevedere e sperare che questeaziende possano crescere ancora siasul piano numerico sia su quellodimensionale e qualitativo. Ma perch

ci avvenga necessario che aguidarle ci siano managerprofessionisti che possiedanocompetenze specifiche nel settore.

Il volontariato certamente unarisorsa preziosa, da difendere epotenziare, ma non pensabile cheunazienda possa crescere avvalendosisolo di collaborazioni volontarie.

Per il fatto di avvalersi dicontribuenti volontari sia sotto formadi apporti di capitale sia sotto formadi prestazioni di lavoro o di forniture,le aziende non profit hanno bisogno diispirare fiducia ai soggetti con i qualiintrattengono rapporti, e di poterecontare sul consenso da partedellopinione pubblica e delleistituzioni. Ma il consenso e la fiducianon sono beni che si possonoacquistare; non sono in vendita.

Sono piuttosto il risultato di unaconquista che si fa giorno per giornofacendosi osservare e consentendoagli altri di formarsi un giudizio sullapropria credibilit. Dalla possibilit difarsi osservare nascono la reputazionee la fiducia, e da queste nasce ilconsenso. Ma fiducia, reputazione e

Non profit, una grande ricchezzada difendereFranco Vermiglio Presidente della Commissione Rendicontazione sociale delle aziende non profit del CNDCEC

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Fondalmentale lapplicazione di adeguati criteri di rendicontazione per comunicare e programmare lattivit di queste aziende. Il ruolo della Commissione del Cndcec

17Lintervento

consenso poggiano sulla capacit direndere conto, non in modo generico,bens con riferimento agli interessispecifici che lazienda di fattocoinvolge, utilizzando allo scopoappositi strumenti.

La disponibilit di manager conspecifiche competenze nel settore e larendicontazione rivolta a tutti isoggetti interessati allattivitaziendale sono due aree importantiche rappresentano anche una nuovaopportunit per la professione deldottore commercialista e dellespertocontabile.

Su una di queste aree, larendicontazione, il CNDCEC ha creatocommissioni di studio coordinate dalconsigliere nazionale DomenicoPiccolo e ha chiamato a farne partecolleghi che hanno maturatospecifiche esperienze nel settore.

Quella che ho lonore dipresiedere si interessa laRendicontazione Sociale delleAziende non profit.La commissione si propone di venireincontro ai colleghi chiamati adassistere aziende non profit che siavviano alla rendicontazione sociale.

Essa ha avviato unanalisiragionata delle linee guida e deglistandard esistenti nel settore nonprofit. Poich si ritiene che la grandevariet delle aziende non profitesistente obblighi, di volta in volta, aconsiderare qual la soluzione chemeglio si adatta al caso specifico; nonperdendo di vista che gli strumenti direndicontazione non servono solo percomunicare ma anche, e direisoprattutto, per programmarelattivit.

Considerarli al di fuori diquestottica, che peculiare allanostra professione, vuol dire svilirne ilsignificato.

Comunicare oggi perunazienda leinformazionieconomico-finanziarienon pi sufficiente,

occorre introdurre un ampliamento diprospettiva che vada nella direzionedella sostenibilit e che garantiscadifferenti livelli di informativa perdiverse categorie di stakeholder.

Grande rilevanza in questi ultimianni riveste nel dibattitointernazionale il ruolo dellainformativa non financial, ove contale termine si intende quel complessodi informazioni di sostenibilit,segnatamente attinenti allambiente,alla componente personale, allareputation ed al capitale intellettuale. La crescita progressiva del numero diCSR report redatti (e ancheasseverati) a livello internazionaletestimonia un crescente livello diattenzione da parte del mondo delleimprese verso il tema dellarendicontazione di sostenibilit.

Il livello di relazione, che sussistetra informativa financial e non-financial, certamente di naturadifferente (assenza di coordinamento,riferimenti incrociati, informativa

coordinata, integrazione), statooggetto di approfondimento da partedi alcuni organismi internazionali che,allo stato attuale, auspicano un livellodi integrazione tra tali informativeallinterno di un unico documento direportistica aziendale esterna.

Tale documento prende il nome diintegrated report ed verosimileritenere che una pietra miliaresullargomento sia rappresentata dallapubblicazione del marzo 2010 di R. G.Eccles e M. P. Krzus dal titolo Onereport: Integrated Reporting for aSustainable Strategy. Si tratta di unmodello di bilancio che accoglieuninformativa societaria unica, chenon si dovrebbe tradurresemplicemente nella redazione di ununico documento, nel quale vieneaccolta una sezione dedicata agliaspetti non-financial (in particolarequelli attinenti alla dimensioneambientale ed alla dimensionesociale), bens in uninformativa in cuisi proceda da una prospettiva comune(quella della sostenibilit) e le diversevariabili siano realmente integrate inottica sinergica.

Adottare uno strumento direndicontazione di questo tipo equivale

ad implementare in unazienda un veroe proprio processo di reporting che siaportatore di una nuova cultura delcomunicare informazioni ad altavalenza strategica.Per favorire un processo direndicontazione integrata in unsistema aziendale occorre, tuttavia,che prima si intervenga a livellomeso, a livello di contesto generale,superando alcune importanti sfideche, allo stato attuale, riguardano: lassenza di standard e

metodologie di verifica condivise, la scarsa consapevolezza delle

relazioni esistenti tra risultatifinanziari e non finanziari,

il basso livello di attenzione daparte degli investitori verso leinformazioni non finanziarie.

Fatto questo occorre che, da un lato,le societ, specie quelle di dimensionie di repution rilevante, si prendano laresponsabilit di agire in primapersona, dallaltro, stakeholder e, inparticolare, investitori diano uncontributo a tale processo nonostacolandolo in alcun modo, ma anzifavorendolo.

Il concetto di rendicontazioneintegrata oggi non , tuttavia, ancora

Integrated report, la nuova frontiera dellarendicontazione esternaChiara Mio Presidente della Commissione Consulenza Aziendale del CNDCEC

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Tra gli obiettivi, soddisfare i fabbisogni informativi degli investitori che sipropongono di mantenere i capitali stabilmente investiti nellazienda

19Lintervento

ben definito; si pu dire che solopochissime aziende, in tutto il mondo,siano realmente allavanguardia.

Alla luce di quanto sopra descrittosi riportano di seguito alcuni recentiavvenimenti che stanno favorendo ilprocesso di consolidamentodellintegrated reporting, quale nuovafrontiera della rendicontazioneesterna a livello aziendale.

Nel giugno 2010 lo StockExchange Chamber in Sud Africa hareso obbligatorio per le societquotate luso di bilanci integrati,anche se il formato per la redazione ditali bilanci non stato ancora definito.Nellagosto del 2010, per iniziativa delPrinces Accounting forSustainability Project (A4S) e delGlobal Reporting Initiative (GRI), stato istituito un organismodenominato International IntegratedReporting Committee (IIRC), propriocon la finalit di contribuire alladefinizione di un frameworkriconosciuto ed accettato a livellointernazionale sul temadellinformativa integrata, al fine diconseguire, tra gli altri, i seguentiobiettivi: soddisfare i fabbisogni informativi

degli investitori che agiscono noncon finalit speculative di breveperiodo, bens che si propongonodi mantenere i capitali stabilmenteinvestiti nellazienda, evidenziandole ripercussioni di lungo periododelle scelte aziendali;

rappresentare le interdipendenze tragli aspetti financial e non-financial,soprattutto riguardo a decisioni cheimpattano sulla performance dilungo termine dellazienda,tratteggiando la relazione trasostenibilit e valore economico;

fornire il quadro di riferimentocomplessivo affinch i fattori

ambientali e sociali venganosistematicamente consideratidallazienda nei sistemi direporting e nei processidecisionali;

ampliare e bilanciare il set diindicatori di performance,tradizionalmente focalizzato sulladimensione finanziaria di brevetermine, introducendo ancheindicatori attinenti alle altredimensioni e riferibili ad unaprospettiva di medio-lungo termine.

Nel mese di novembre 2010 lUnioneha lanciato una public consultation(la cui conclusione prevista per iprimi mesi del 2011), che si proponedi recepire input da parte deglistakeholder (tutti coloro cheintendano fornire un propriocontributo al tema), per ilmiglioramento della disclosuredellinformativa societaria non-financial, con particolare riferimentoagli aspetti sociali ed ambientali.

Questa iniziativa, che ha gi vistola partecipazione di diversi organismi(tra i quali la FEE - Fdration des

Experts Comptables Europens), siinquadra in un pi ampio ventaglio diinterventi finalizzati sostanzialmente arafforzare la fiducia dei diversi attoririguardo ai mercati, cos da puntare api elevati livelli di competitivit e aduna crescita economica sostenibileper il sistema nel suo complesso.

Il 25 aprile scorso si conclusa,infatti, la fase di consultazionepubblica che ha condotto il CNDCECad esprimere vivo apprezzamentocirca la struttura e il contenuto delframework IIRC e, allo stesso tempo,al formulare una serie di osservazionicritiche/costruttive sul documento.Tali osservazioni riguardano non sololobiettivo che il documento stesso sipropone, ma anche i principi e isingoli elementi che dovrebberocostituire lintegrated report.

In tale prospettiva, il CNDCECpu giocare un ruolo fondamentalenel nostro Paese quale soggettosensibilizzatore attraverso lattivit diricerca e studio e il confronto con laprofessione contabile e il mondo delleimprese.

Fuori Campo

Il terzo settore un gran belsettore.Non primo, non secondo, ma pur sempre sul podio e guardadallalto in basso una miriade di

altri settori che farebbero volentieri acambio con lui.Prendete il ventottesimo settore peresempio: quando stilano le classifichenelle prime pagine dei giornali, nonvanno mai oltre le prime posizioni efinisce che la gente manco sa della suaesistenza.E soffre, soffre maledettamente; e,con lui, tutti gli operatori delventottesimo settore, perch finisceche non se li fila proprio nessuno.Gli operatori del terzo settore, invece,hanno un posto ben preciso nellasociet e sono benvoluti da tutti.Da questo punto di vista, stanno moltomeglio loro pure di quelli del primo edel secondo settore.Gli operatori del primo settore, quellopubblico, sono spesso al centro didure polemiche: guadagnano poco,ma un poco che pur sempretroppo paragonato alla qualit deiservizi che producono, sono deifannulloni, sono dei veri e propriproprietari inamovibili del loroposto di lavoro e via cos.Anche gli operatori del secondosettore, quello dellimpresa privata,

Terzo settoreber allesGiannetti

Rispetto agli operatori del primo e secondo settore, quelli del terzosvettano per unanimi apprezzamenti e condivisa ammirazione

non se la cavano per molto meglioquanto a luoghi comuni e maldicenze:sono talmente profit che spesso sene approfittano, sono evasori fiscaliimpenitenti, sfruttano il lavorotrasformando la flessibilit inprecariet, eccetera.Rispetto a questo squallore di rancoriincrociati, gli operatori del terzosettore, quello del non profitsvettano tra unanimi apprezzamenti econdivisa ammirazione.Perch non vivono di denari pubbliciraccolti con limposizione di tasse, madi contributi volontari; e perch nonoperano cercando di ritrarre unprofitto, ma per amore della causa.Dopodich, a essere onesti, ci sononon pochi enti del terzo settore che,pur vivendo di contributi volontari enon di tasse prelevate dalle tasche deicittadini, ricevono i propri contributida enti e fondi pubblici e allora sifinisce per essere daccapo.Inoltre, come sempre accade anchenelle migliori famiglie, ci sono realtche, per essere non profit muovonoquantit di denaro tali che si finiscemagari per scoprire che al lorointerno c qualcuno che pi profitnon si sarebbe potuti essere.Contro il rischio di venire attirati nelgorgo dei luoghi comuni e dellemaldicenze che ormai caratterizzano i

primi due settori, c per fortuna unrimedio: la massima trasparenza nellarendicontazione delle entrate e delleuscite.Per questo lapprovazione del primoprincipio contabile in materia di entinon profit da salutare, al di l dellebattute, come un fatto estremamentepositivo e significativo.Come estremamente significativo ilfatto che, in questo importantepassaggio, i dottori commercialisti egli esperti contabili abbia giocato ilruolo che tutti riconoscono loro inquesti ambiti.Un problema che invece nessunprincipio contabile potr mai risolvere quello del camuffamento da terzosettore di vere e proprie impresecommerciali a caccia essenzialmentedi regimi fiscali agevolati. il caso, ad esempio, di palestrepresentate sotto forma di associazionisportive dilettantistiche, salvo poiscoprire che il proprietario dellapalestra un energumeno che spezzale braccine al primo dei clientipseudo-soci che si azzarda a chiederequando si tiene lassemblea chenomina le cariche sociali. un classico anche il caso del circoloricreativo riservato a una ristrettacerchia di soci che sfornaquattrocento coperti a pranzo e

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ottocento la sera, con tanto di doppiturni e men al tavolo.A fronte di questi casi eclatanti, vadetto che si riscontrano non di radoanche integralismi allincontrario,quando accadono controlli da partedellAmministrazione finanziaria che,pur trovandosi di fronte una veraassociazione sportiva dilettantistica al100%, la riqualificano in entecommerciale sulla base di motivazioniquanto meno opinabili, facendoletteralmente passare settimane,quando non mesi di pura angoscia adirigenti che, da volontari perpassione, ci mettono un attimo aritrovarsi implicati in contestazioni di

evasione con potenziali risvolti anchepenali.I problemi peggiori si hanno per sulfronte dei circoli culturali, perch quigli equivoci che si possono generaresono davvero pericolosi.A chi, infatti, non capitato una voltanella vita di andare in perfetta buonafede, verso le due o le tre di notte, inun locale che si presenta come circoloculturale e ritrovarsi circondato dadonne discinte in atteggiamentilascivi?E a chi, di fronte allirruzione dellafinanza verso le quattro del mattino,non capitato di manifestare lapropria indignazione per un

maledetto fraintendimento, o quantomeno di provarci nei limiti del fattoche quello che si teneva in mano nonera un tovagliolo, ma le propriemutande?E a chi, in quei drammatici frangenti,non capitato di sentirsi dire daimilitari: Ma scusi, qualefraintendimento? Non proprio lei ilcommercialista del locale? E gi checi siamo, potrebbe spiegarci perch intre anni che tiene la contabilit epresenta le dichiarazioni non si fattopagare mai una volta che sia una?Lavorava gratis?.Certo che s, accidenti: o non ilnon profit, signori?

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Marcello Febert

Cassa medici in bolletta; nelle casse cova la rivolta; casse incerca di iscritti; il fattore Z e la cassa commercialisti; Cassa:pensione privilegio daltri tempi; questi sono alcuni deipreoccupanti titoli delle testate giornalistiche degli ultimitempi ma cosa centra tutto questo con la solidariet?

Questo, a dire il vero, un difficile volo pindarico che sperodi spiccare con atterraggio morbido.

Solidariet is Chi di Voi non ricorda i meravigliosi bimbiraffigurati nei cartoncini love is con i molteplici evariegati significati ed interpretazioni di cosa fosse lamore?Alla pari anche il termine solidariet si presta a molteplicisignificati o interpretazioni.

Solidariet is Quella che i bravi redattori, intervenuti edintervistati commentano in questo numero, che parla adistanza di un anno della regolamentazione contabiledellintero terzo settore.

Solidariet is Quella che poco pi di un anno faesprimevamo nei confronti dei membri della FAO impegnatiin faticosissime e costose ricerche per approfondire lostudio della possibile riduzione di una fetta di fame inalcune zone di una porzione di parte del mondo dipopolazioni.

Solidariet is quella per cui i commercialisti in base aduna sentenza della Cassazione devono contribuire alpagamento delle sanzioni dovute per linserimento di costinon inerenti nelle dichiarazioni dei loro clienti-contribuenti.

Solidariet is quella che tutti gli iscritti allo stesso albo

Solidariet is,che mi hai portato a fare...

dovrebbero avere tra loro, a prescindere se iscritti in unasezione o in unaltra, se provenienti da un collegio o da unordine, se nati negli anni 30-50 e oggi inattivi, o nati neglianni 70 in avanti e oggi attivi finanziatori previdenziali.

Ed ancora, solidariet is Quella invocata dalle nuovegenerazioni, al fine di assimilare unindigesta maesistenziale ed indifferibile riforma, al fine di potermantenere generosissime pensioni (leggasi diritti acquisti)e poter sperare in una pensione dignitosa (leggasielemosina acquisibile).

Ma in tutto questo lunico comune denominatore dellenumerose Solidariet is la volontariet!

Il contributo di solidariet stato giustamente impugnato,ed un ultraottantenne presidente della Suprema Corte haanche fatto bene ad accogliere i ricorsi la solidariet facoltativa, non obbligatoria; ed allora, forse giunto ilmomento di abbandonare la solidariet e tuffarci a capofittosui diritti acquisiti, da non confondere pi con i dirittiintoccabili!

Anche perch venuto meno il contributo di solidariet, e sesuccessivamente verranno accolti gli altri ricorsi eccepitisulla riforma previdenziale, dovrebbe venire meno tutta lariforma.

Ovviamente se ci dovesse accadere, i giovani, che hannoloro malgrado accettato la riforma, saranno portati achiedersi se i loro sacrifici abbiamo ancora un senso chenon sia: che mi hai portato a fare ngoppa a Posillipo senon mi vuoi pi bene?

Primo Piano

Enti non profit, pianificazione strategica e tecniche di analisi per migliorare lattivit

Il mondo del terzo settore rappresenta unafondamentale risorsa per gli equilibri di un Paese,

soprattutto laddove - come si sta verificando in Italia da

alcuni lustri - il settore pubblico ha deciso di arretrare il

proprio intervento in settori non redditizi, ma socialmente

rilevanti. In tale prospettiva, lattivit degli esperti (tra cui,

ovviamente, i commercialisti) svolge un ruolo cruciale nella

ricerca del migliore utilizzo delle risorse messe a

disposizione degli enti non profit (Enp); in talune

circostanze, le organizzazioni senza scopo di lucro, per

esempio, non riescono a sfruttare appieno i benefici fiscali,

altre volte la gestione potrebbe essere pi efficiente se

supportata da adeguate analisi di natura economico-

aziendale. Gli Enp, si ricorda, sono impossibilitati a

distribuire utili (non distribution costraint), ma non a

realizzare un avanzo economico; anzi laddove possibile

sarebbe opportuno che le organizzazioni in parola

realizzassero risultati positivi al fine di poter raggiungere un

equilibrio economico e finanziario a valere nel tempo.

Evidentemente tali sforzi sono strettamente correlati,

meglio funzionali, al perseguimento dei propri fini ideali,

poich evidente che maggiori sono le economie che le

organizzazioni sono in grado di realizzare, maggiori sono le

possibilit che queste soddisfino le esigenze dei propri

stakeholder, in primis dei beneficiari dellattivit svolta.

Lutilizzo di risorse di terzi comporta, inoltre, obblighi

morali di trasparenza nella gestione; chi dona -

indipendentemente dalla natura della liberalit - vuole

sapere i risultati ottenuti tramite i propri sforzi. Anche in

questo contesto, lesperto copre un ruolo fondamentale,

applicando le migliori prassi di rendicontazione economica

e sociale. Nel corso degli ultimi anni, inoltre, si stanno

sviluppando le prime applicazioni pratiche di strategia e

controllo di gestione degli Enp. La pianificazione strategica

focalizza la propria attenzione sul percorso evolutivo che

lEnp vuole seguire e sul ruolo che lorganizzazione ambisce

di ottenere nella comunit di riferimento. Tali analisi sono

ancora poco applicate a livello nazionale anche se in ambito

internazionale, risulta alquanto comune lapplicazione di

modelli di reporting strategici ad hoc; la definizione di

modelli di balanced scorecard e strategy map di specifica

applicazione per gli Enp sta, per esempio, riscuotendo

particolare attenzione, grazie alla possibilit di considerare

contestualmente la prospettiva economico-finanziaria con

altri elementi aventi profili di natura pi squisitamente

sociali. Il controllo di gestione ha il duplice fondamentale

ruolo di verificare che i risultati di breve periodo siano in

linea con levoluzione strategica e che la gestione dellente

segua i principi propri delleconomia aziendale, ed in

particolare i principi di efficienza e di economicit.

evidente che il controllo di gestione pu trarre ispirazione

dalle best practice del mondo for profit, ma non pu

riproporre in modo acritico i modelli delle imprese; per

esempio, gli indicatori di redditivit (ROE, ROI, ROS), in

alcuni casi, non sono applicabili e, in altri, non hanno

significato per queste realt che, per propria natura, non

aspirano a realizzare utili. Al contrario sono assai

utilizzati, come gi previsto dalla migliore prassi

internazionale e dalle precedenti raccomandazioni della

professione contabile nazionale, indicatori volti ad

analizzare le principali attivit di sostentamento, come

lindice di raccolta fondi, e gli indici di utilizzo dei proventi

e di composizione degli oneri. Lindice di raccolta fondi

(fundraising ratio) , anche se spesso criticato, un

indicatore particolarmente prezioso per gli Enp che

traggono dalle campagne presso il pubblico la principale

fonte di sostentamento per svolgere la propria attivit

istituzionale. In definitiva, lindice in parola indica quanto

costa ciascun euro che viene raccolto. Le tecniche di

analisi dellattivit degli Enp , in sintesi, una funzione assai

rilevante che contribuisce a migliorare il funzionamento del

sistema nonch a garantire che le risorse siano impiegate

nella direzione giusta. Anche la conoscenza del livello di

aziendalizzazione tramite la comparazione con altri enti

che svolgono attivit simili rappresenta un elemento di

migliore conoscenza del settore. Lattivit di miglioramento

del sistema passa anche attraverso la professionalizzazione

degli enti che vi operano, con lintendimento di ottenere

risorse da reimpiegare per cause rappresentative di valori e

ideali del tutto meritevoli.

di Matteo PozzoliUfficio Studi della Presidenza del CNDCEC

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Primo Piano

Mediazione, una valida alternativa per daremaggiore garanzia anche agli investitori

Nellambiente giuridico persistono ancora alcuneperplessit circa lobbligatoriet della mediazione.Giuristi, autorevoli e non, insistono sulla nonopportuna imposizione che il D.lgs. 28/2010 prescrive. I commenti, le osservazioni e le riflessioni effettuate dallacategoria forense si possono cos riassumere: perchobbligare ad esperire il tentativo quando gi latransazione ha fallito o ritenuta impossibile, obbligandoa sostenere spese che resteranno, dicono, infruttifere?Perch permettere e quindi non obbligare le parti in litea non farsi assistere da un avvocato? Per valutare perle perplessit e le richieste portate all'attenzione delGoverno, dobbiamo fare un piccolo passo indietro, equindi mettere il naso fuori dai confini nazionaliricordando l'evoluzione storica. Dall'Europa, infatti, sonointervenute nell'ordine: Raccomandazione CommissioneEuropea n. 257 del 30/03/1998; RaccomandazioneCommissione Europea del 04/04/2001; DirettivaComunitaria n. 52 del 21/05/2008. Nel nostro Paese, conl'art. 60 della Legge n. 69 del 18/06/2009 (Disposizione perlo sviluppo economico) viene prevista una delega alGoverno in materia di mediazione e di conciliazione dellecontroversie civili e commerciali, concretizzatosi nelD.lgs. n. 28 del 4 marzo 2010 in vigore dal 20 marzo e poinel relativo d.m. attuativo n. 180 del 18 ottobre 2010 inG.U. n. 258 del 4 novembre 2010. Ovviamente la stesuradi tali norme ha comportato una rivoluzione nell'otticadi risolvere l'arretrato della giustizia. Del resto l'art. 12della succitata Direttiva Comunitaria dava termine agliStati membri di adeguarsi anteriormente al 21/05/2011.Per quanto brevemente sopra citato ci si rendeimmediatamente conto che anche l'Italia doveva adattarela sua giurisdizione con la normativa europea.Non c'era alternativa!Il D.lgs. 28/2010 prevede che la conciliazione si pudefinire come un istituto stragiudiziale perch prescindeda provvedimenti ordinatori di natura giurisdizionale,con il quale le parti si confrontano per comporreliberamente e pacificamente la controversia che le divide.Essa consente di negoziare la soluzione concordandola

direttamente tra le parti (facilitati ad individuare interessianche alternativi e forse pure di maggiore utilitreciproca, potendo tralasciare le posizioni e richiesteiniziali, con soluzioni che nulla o quasi attengono allaspecifica richiesta d'inizio contesa, ma risolutori delconflitto) e senza l'intervento giudiziario (ricordiamo chel'Italia era uno tra i Paesi con il pi alto numero di causependenti). La diffusione di questo istituto permetter (questa la mission dichiarata e sperata) agli ufficigiudiziari di smaltire del lavoro, abbreviando quindi, itempi di risposta e soprattutto i costi per l'interoapparato pubblico. Alcuni pensano che il ruoloprofessionale nuovo richiesto possa esseretranquillamente realizzato dall'attivit gi svolta dailegali. Ma la ratio della norma vorrebbe, invece, chepossa essere opportunamente valutata, secondo lecircostanze, la possibilit di facilitare gli stessi attoridelle controversie nella risoluzione delle loroproblematiche. , quindi, necessario che il professionistamediatore all'uopo formato e, sempre super partespossa e debba essere in grado di percepire la realemotivazione e mediare, appunto, tra i singoli bisogni e ilmiglior risultato tra le parti. Tale obiettivo si tenta semprepossa essere raggiunto direttamente dagli interessatigrazie ad una diretta partecipazione. Ci naturalmentenon esclude la presenza di tecnici-consulenti di fiduciacome funzione consultiva di staff. indispensabile/doveroso attivare e attivarsi per unarisoluzione pi in stile win-win solution che per unasoluzione forse giuridicamente pi corretta ma che, nonsempre, riesce a soddisfare contemporaneamente lenecessit di tutti i contendenti. La scelta del nostrolegislatore nell'istituzionalizzare la figura del mediatorein ambito di controversie stata ipotizzata (e perspecifiche materie imposta) in modo da snellire leprocedure burocratiche interne al nostro Paese eriprendere quota in Europa sul tema delle controversiecivili e commerciali per dare maggiori garanzie adinvestitori ed operatori economici che fino ad oggitemevano le nostre lentezze.

di Giuseppe Mazzuca ODCEC di Parma

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Primo Piano 27

Marketing e professione, nuove frontiereper la gestione e lo sviluppo dello studio

abbastanza raro che nei nostri studi professionalisi parli delle tematiche del marketing e ci sia per quantoriguarda le aree di consulenza alla clientela, sia per quellestrettamente inerenti la gestione dello studio.Le motivazioni appaiono evidentemente riconducibili adue, seppur comuni, ma ben distinti aspetti: - la naturale attrazione di ogni risorsa dello studio versole attivit che generano consulenza alla clientela equindi attivit fatturabili;- la inevitabile rincorsa alle quotidianeemergenze e priorit, tra esigenze dellaclientela e dello studio, tra scadenzenormative e/o contrattuali.Accade quindi che il marketing, cometutte le attivit che attengono larea delmanagement e delle strategie chepotremmo definire preventive, nellarealt di studio lascia spesso il posto allestrategie dellemergenza proprio per lanaturale caratterizzazione interventistaprofessionale con creativit, genialit,sempre alla ricerca della miglioresoluzione per le esigenze della clientela edello studio.La scarsa attenzione verso questetematiche del management distrae quindispesso il professionista da dueinteressanti opportunit: - la razionalizzazione delle risorse per la migliore gestionedello studio;- la preclusione a nuove aree di consulenza di marketingnellinteresse della clientela.Indiscutibilmente il grande pubblico individua nelcommercialista linterlocutore privilegiato per leclassiche aree di consulenza, societario, tributario,finanza, contabile, ecc., per le quali ne percepisce ilvalore sostanziale. Spesso difatti sfugge che nei percorsiformativi, ormai sia di primo che di secondo livello

universitario, le materie del management assumonosempre pi rilevanza e consentono di aggiungere allaprofessione ulteriore elemento di valore per il mercato,offrendo consulenza non solo nelle fasi straordinarie, perscadenze, per adempimenti, ma anche in quelle ordinarie,quindi ancor pi quotidianamente al fianco degliimprenditori.Il marketing, inteso come insieme di metodologie e

strategie per la gestione della domanda,appare quindi una concreta opportunit siaper gestire il proprio studio, sia per offrirenuovi contributi alla propria clientela,attuale e potenziale, ancor pi in questocomplesso momento del mercato.Il Consiglio dellOrdine dei dottoricommercialisti e degli esperti contabili diNapoli appare certamente in prima linea suqueste tematiche ed in tal senso haproposto due moduli nellambito delprogetto della formazione on.lineCONCERTO rivolto a tutti i colleghi sulterritorio nazionale ed agli avvocati,mediante intese tra le realt di Roma,Napoli e Milano (sul sitowww.datevkoinos.it Marketing per losviluppo della professione moduli n.ri 1 e2 a nome dellautore).Il nostro Ordine nel recente biennio ha,

inoltre, assunto specifiche iniziative di impegno inmateria anche sul piano strutturale ed organizzativo perlo studio e la ricerca, sia nei confronti delle imprese chenei confronti delle complessive ed articolateproblematiche economiche e sociali del territorio,attraverso ben due distinte Commissioni di studio(Commissione Marketing per le Imprese e CommissioneMarketing Territoriale) che hanno prodotto interessantiiniziative a sostegno sia della professione che delterritorio.

Il marketing, inteso come insieme

di metodologie e strategie per

la gestione delladomanda, appare

una concreta opportunitsia per gestire

il proprio studio, sia per offrire nuovi

contributi alla propriaclientela...

di Gianni TomoODCEC di Napoli

Lattivit di aprile

Tirocinio professionaleIl Cndcec ha deliberato di ritenere ammissibile losvolgimento del tirocinio presso un dominus, iscrittonellalbo, che svolge attivit professionale comedipendente a tempo pieno. Inoltre, ha ritenuto ammissibileche le ore di lavoro prestate dal tirocinante nellambito diun rapporto di lavoro dipendente instaurato con ildominus, ovvero con lente presso il quale il dominussvolge la propria attivit professionale come dipendente,possano essere considerate valide ai fini dello svolgimentodel tirocinio. La possibilit di considerare utili ai fini dellosvolgimento del tirocinio professionale le ore di lavoroprestate alle dipendenze del dominus (o dellente presso ilquale il dominus presti la propria attivit professionalecome dipendente) frutto di una considerazione maturatain base alla riflessione che lacquisizione di conoscenze e dicompetenze proprie di una professione intellettuale possaavvenire anche nellambito di un rapporto di lavorodipendente, attraverso lo svolgimento di mansioni chesono di ausilio allo svolgimento di attivit tipiche dellaprofessione poste in essere dal dominus.

Principi contabiliIl Cndcec ha invitato gli Ordini e gli iscritti a fornire leproprie considerazoni in merito alle problematicheconcernenti ladozione dei principi contabili nazionalientro il 31 marzo 2011 (v. Press n. 32/2011), al fine disupportare nel miglior modo possibile lOrganismo Italianodi contabilit (OIC) nel relativo progetto di revisione.Tenuto conto della tempistica prevista per il progetto, stato ritenuto opportuno prorogare al 31 luglio 2011 la dataultima di invio per lasciare un maggior tempo adisposizione per la riflessione e il confronto. Le riflessionipotranno essere inviate attraverso la procedura disponibilesul sito internet http://www.commercialisti.it, alla paginaConsultazione pubblica.

Principio di revisione 002Elaborato dalla Commissione per lo Studio e la Statuizionedei Principi di Revisione, il Cndcec ha approvato ilPrincipio di revisione 002 (CNDCEC PR 002) - "Modalit diredazione della relazione di revisione ai sensi dell'art. 14del decreto legislativo 27/01/2010 n. 39", che sostituisce ilprecedente emesso nel mese di aprile 2009.Lo scopo del documento quello di stabilire regole dicomportamento e fornire una guida sulla redazione dellarelazione di revisione emessa ai sensi dellart. 14 deldecreto legislativo n. 39/2010. Tale documento rimarr in vigore fino alla completadefinizione del quadro disciplinare di riferimento perladozione dei principi di revisione, ai sensi del combinatodisposto dellart. 11 e dellart. 12 del decreto legislativo n.39/2010, anche tenuto conto dellincertezza normativaderivante dallattuale situazione del processo diavvicinamento alla piena regolamentazione dellattivit direvisione legale.Il documento consultabile sul sito Internethttp://www.commercialisti.it nella sezione Informative delCndcec dellArea Servizi agli Ordini e Iscritti.

Tirocinio - Requisiti iscrizioneIl decreto del Ministro dellIstruzione, dellUniversit e dellaRicerca del 5 novembre 2010 in tema di tirocinio ha suscitatonumerosi dubbi interpretativi da parte degli Ordini territoriali.Il Cndcec, per consentire una corretta interpretazione deldecreto, ha deliberato di consentire fino allanno accademico2011-2012 liscrizione, nella sezione Tirocinanticommercialisti del Registro del tirocinio, a coloro chepresentano domanda di iscrizione e risultanocontestualmente iscritti ad un corso di laurea magistrale nelleclassi LM 56 e LM 77 o specialistica nelle classi 64/S e 84/S,purch in possesso di laurea triennale nelle classi 17 o 28(ovvero delle classi 18 o 33 ex d.m. 22 ottobre 2004, n. 270).

di Francesca Maione, Direttore Generale f.f. del Cndcec

CNDCEC-Report

29

Tale interpretazione appare lunica conforme alledisposizioni ordinamentali e a quelle del regolamento sultirocinio. Infatti, coloro che non sono in possesso deipredetti titoli di studio triennali non hanno attualmente titoloalcuno per presentare la domanda di iscrizione nel registro.Solo quando saranno attivati i corsi di laureaconvenzionati, nel quadro dellaccordo siglato tra Miur eCndcec, sar possibile svolgere il tirocinio professionalenel corso del biennio di studi finalizzato al conseguimentodella laurea magistrale o specialistica senza il possessodella laurea triennale nelle classi 17 o 28 (ovvero delleclassi 18 o 33 ex d.m. 22 ottobre 2004, n. 270), purch sianocolmati i debiti formativi richiesti dallordinamentodidattico per laccesso alle stesse lauree convenzionate esia assicurato il recupero dei crediti formativi indicatinellart. 1 della convenzione prima delliscrizione al corsodi studio per il conseguimento della laurea magistrale ospecialistica (ovvero nei primi tre anni accademicisuccessivi allentrata in vigore della convenzione quadro entro il biennio per il conseguimento della laureamagistrale/specialistica).

Revisione legale Sul sito internet http:www.commercialisti.it nella sezioneInformative del Cndcec dellArea Servizi agli Ordini eIscritti possibile consultare due documenti approvati dalCndcec: la Proposta motivata per il conferimentodellincarico di revisione legale dei conti ai sensi dellart. 13D.lgs. n. 39/2010 e il documento Relazione del Collegiosindacale allAssemblea dei soci (art. 2429, commasecondo, c.c.).

Deontologia professionaleIl Cndcec ha approvato il testo di una dichiarazionesolenne da proporre ai nuovi iscritti al momento diaccoglimento della domanda di iscrizione presso lOrdine. Il testo ispirato ai principi e alle norme deontologichedella professione e vuole contribuire a rafforzare laconsapevolezza della significativit sociale e del valoreetico della professione. In tal senso, il Cndcec ne auspica ladozione da parte degliOrdini territoriali. Il testo della dichiarazione consultabilesul sito internet http://www.commercialisti.it nella sezioneInformative del Cndcec dellArea Servizi agli Ordini eIscritti.

Bilanci in Xbrl Anche quest'anno le societ di capitali depositeranno i lorobilanci d'esercizio nel rispetto della modalit consolidatalo scorso anno. La maggior parte delle societ di capitalidevono cio depositare al Registro delle imprese lo statopatrimoniale e il conto economico in formato XBRL. Come in passato le domande di deposito dei bilancidevono essere contenute nell'apposita modulistica, le cuispecifiche tecniche sono state approvate dal Ministerodello Sviluppo Economico con il decreto ministeriale del14 agosto 2009.L'Osservatorio Unioncamere Cndcec ha pubblicato unacircolare sul Deposito del bilancio d'esercizio nel Registrodelle imprese, che include le novit di legge,principalmente introdotte dal nuovo CodicedellAmministrazione Digitale e propone delle linee guidauniformi che evitino le diversit di comportamento a livellolocale. Il testo della circolare consultabile sul sito internethttp://www.commercialisti.it nella sezione News.

Enti locali Il Cndcec ha approvato il documento Holding degli entilocali, attivit finanziaria e modelli di governance curatodalle Commissioni Governance delle partecipate eServizi pubblici.La holding degli enti locali rappresenta la formalizzazionedellattivit dellente come gruppo composto da pipartecipazioni societarie che ha assunto logiche diprogrammazione e controllo delle stesse partecipateassimilabile, pi nella forma che nella sostanza, a quelladel gruppo privato.Con lentrata in vigore della disposizione contenutanellart. 14 comma 32 del d.l. 78/2010 la holding degli entilocali ha assunto un maggiore interesse in quanto, seattuata con la finalit di addivenire ad un pi efficacecontrollo sulle societ partecipate, potrebbe essereconsiderata coerente con lindicata disposizione di legge,che si riferisce ai Comuni al di sotto dei 50.000 abitanti,riguardo alla detenzione di partecipazioni.Il documento approvato dal Consiglio Nazionale, cheintende definire la mission del governo societario attuato amezzo della societ holding, consultabile sul sito internethttp://www.commercialisti.it nellArea enti pubblici dellasezione studi e ricerche.

30 CNDCEC-Report

Protocollo dintesaCNDCEC Economistas

Valutare attentamente la richiesta diiscrizione allAlbo da parte di soggettiche, laureatisi in Italia, hanno ricevutoda universit spagnole ladichiarazione di equipollenza deltitolo accademico italiano, senza peraver effettuato in Spagna nessunaulteriore attivit formativa teorico-pratica il principale obiettivo delprotocollo dintenti sottoscritto dalpresidente del General de Colegios DeEconomistas di Spagna (i commercialisti spagnoli) e ilpresidente del Cndcec. Laccordo nasce dalla necessit diarginare il ricorso distorto alleopportunit riconosciute dalladirettiva comunitaria 36 del 2005,relativa alla possibilit di esercitarelattivit professionale in un altroPaese dellUnione europea. Un fenomeno di turismoprofessionale per il quale un numerocrescente di connazionali, purintendendo mantenere il propriocentro di interessi economico-professionali in Italia, chiede ilriconoscimento delle qualificheprofessionali in Spagna e liscrizioneallalbo professionale degliEconomistas al solo fine di eludere lenostre norme in materia di esame diStato. La Direttiva 2005/36/CE - scrittonel protocollo - ha come funzione difondo quella di fornire uno strumento

concreto per consentire a chi esercitalattivit professionale di spostarerealmente, da un Paese allaltro, lasede dei propri interessi professionalie di svolgere la medesima attivit perla quale si abilitato nel Paese diorigine. Ma, sottolineano icommercialisti italiani e spagnoli,lobiettivo della Direttiva quellodelleliminazione degli ostacoli allacircolazione, non degli ostacoli a chideve sostenere le prove di Esame diStato previste ai sensi della leggevigente nel proprio Paese di origine.Ai sensi del considerando 11 dellaDirettiva prosegue il protocollo -l'obiettivo della stessa non quello diinterferire nell'interesse legittimodegli Stati membri a impedire chetaluni dei loro cittadini possanosottrarsi abusivamenteall'applicazione del diritto nazionalein materia di professioni. Con questo protocollo, gli

Economistas, nel caso di iscrizioni giavvenute o di richieste che siconsiderino iscrivibili di soggettirichiedenti, si impegnano a procederead unattivit di vigilanza sugli iscrittistessi, nel rispetto della normativaspagnola in materia di protezione deidati personali, al fine di verificare ilreale e corretto svolgimento di attivitprofessionale, cos comelassolvimento di ogni obbligo diformazione continua. Analoghiimpegni assume anche il Consiglionazionale dei commercialisti italiani,laddove pervengano richieste diriconoscimento del titoloprofessionale da soggetti spagnoli chenon intendano svolgere la professionedi Economista in Italia o che nonabbiano realizzato in Italia nessunaulteriore attivit formativa teorico-pratica con specifica attinenza allematerie oggetto della professione.Infine, i Consigli nazionali deiCommercialisti e degli Economistas siimpegnano a fornire agli interessati dientrambi i Paesi le informazionioccorrenti per adempiere ai requisitiper liscrizione allalbo e siadopereranno presso le relativeautorit affinch le richieste diiscrizione di cittadini di entrambi iPaesi siano velocizzate e rilasciate apatto che si possiedano i requisiti inmateria stabiliti dalla normativavigente di ogni Paese.

Siglato a Siena un accordo con lomologo istituto spagnolo per arginare il crescente ricorsoallesercizio dellattivit professionale in un altro Paese dellUE senza aver svolto il tirocinio esuperato lesame di Stato

Diamo i Numeri32

Prosegue la crescita degli iscritti

allAlbo dei dottori commercialisti e

degli esperti contabili, ma si profila un

netto rallentamento della dinamica

evolutiva rispetto ai due decenni

precedenti. Nel 2009 e nel 2010 la

crescita stata pari all1,8% annuale.

Gli iscritti ai 143 Ordini territoriali a

fine 2010 sono 112.164, 1.377 in pi

rispetto allanno precedente.

Questi ed altri dati sulla professione,

come le statistiche reddituali per

singolo Ordine territoriale e, per la

prima volta, i dati sui praticanti, si

possono leggere nel Rapporto 2011

sullAlbo dei dottori commercialisti e

degli esperti contabili predisposto

dallIrdcec in occasione

dellAssemblea annuale di Categoria.

In questa sede presentiamo unanalisi

circoscritta ai dati sugli iscritti agli

Ordini.

Anche nel 2010 proseguita la

tendenza del Nord ad una crescita pi

elevata del Sud. Nel Nord-ovest si

verificato il tasso di crescita pi

elevato. Qui gli iscritti sono cresciuti

dell1,5%, contro il +1,0% del Nord-Est

e il +1,3% del Centrosud.

Confermando linversione del trend di

crescita tra Nord e Sud manifestatosi

nel 2009, il contributo in valore

assoluto alla crescita complessiva

dellAlbo stato nel 2010 ancora una

volta superiore al Nord rispetto al

Sud: +582 iscritti al Nord e +490 al

Sud, (nel 2008 era +701 al Nord e +864

a Sud, mentre nel 2009 stato +501 al

Nord e +487 a Sud).

Lanalisi per Regioni evidenzia una

dinamica piuttosto differenziata, ma

meno accentuata rispetto al 2009: dal -

0,3% della Puglia al +3,4% della

Sardegna.

La regione pi grande, la Lombardia

(+1,9%), offre un contributo

significativo alla crescita dellAlbo,

che compensa in parte la pi lenta

dinamica del Piemonte (+0,8%) e della

Liguria (+0,3%) che per si ripresa

dal calo del 2009 (-1,1%). La

Lombardia da sola contribuisce al

saldo complessivo per 344 iscritti, il

25% dellincremento nazionale.

Nel Nord-est, il Veneto (+1,2%)

continua ad offrire un contributo

significativo alla crescita, ma rallenta

rispetto al 2009 (+1,7%), lEmilia

Romagna appare in netta ripresa

(+1,0% contro il precedente +0,6%), il

Friuli-Venezia Giulia in declino

(+0,1% contro il precedente +0,6%) e il

Trentino Alto Adige in evidente

rallentamento pur mantenendo un

buon tasso di crescita (+2,0% contro il

precedente +3,2%).

Nel Centro, il contributo determinante

proviene sempre dal Lazio che per

rallenta (+1,1% contro il precedente

+1,4%), mentre lUmbria fa registrare

un netta ripresa (+2,1% contro il

precedente +0,1%), seguita dalle

Marche (+2,2% contro il precedente

+1,7%), la Toscana, invece, mostra un

leggero calo del tasso di crescita

(+1,0% contro il precedente +1,2%).

Complessivamente, il Lazio fornisce

un contributo alla crescita di 146

iscritti, l11% del totale.

NellItalia meridionale, il contributo

maggiore proviene dalla Campania

che per rallenta rispetto al 2009

(+1,7% contro il precedente +2,1%)

seguita dalla Calabria (+2,2% contro il

precedente +2,1%), mentre la Puglia,

che gi aveva subto un forte

rallentamento nel 2009, mostra

addirittura un decremento (-0,3%

contro il precedente +0,4%); il Molise

(+2,4% contro il precedente +3,9%) e

lAbruzzo (+1,9% contro il precedente

+2,9%) continuano a presentare

elevati tassi di crescita anche se pi

Il Rapporto 2011 sullAlbo dei dottoricommercialisti e degli esperti contabili

di Tommaso Di Nardo, IRDCEC

33

Tabella contenuti rispetto al 2009.

La Basilicata (+1,5% contro il

precedente +0,3%) mostra, invece, una

decisa ripresa del trend. La Campania,

che si conferma seconda regione

dItalia per numero di iscritti,

contribuisce alla crescita complessiva

con 227 unit, il 17% del totale.

Infine, nelle Isole, a fronte di un

significativo contributo della Sardegna

(+3,4% contro il precedente +2,3%), si

registra il pi contenuto tasso di

crescita della Sicilia che appare per

in ripresa rispetto al decremento

subito nel 2009 (+0,7% contro il

precedente -0,5%).

In termini di quote percentuali il Nord

(40,5%) resta larea con il peso pi

rilevante, seguita dal Sud (38%) e dal

Centro (21,5%).

La Lombardia pesa per il 16,8% e,

insieme alla Calabria lunica regione

che sale di quota guadagnando lo

0,1%. La Campania con il 12% resta la

seconda regione seguita dal Lazio con

l11,6%. La quarta regione per peso di

iscritti la Puglia con il 9,0%, che per

rispetto al 2009 perde lo 0,2%, seguita

dalla Sicilia con il 7,6%, dal Veneto con

il 6,7%, dalla Toscana con il 6,3%,

dallEmilia Romagna con il 5,9%, dal

Piemonte con il 5,6% e dalla Calabria

con il 3,8%. Le altre regioni hanno

tutte un peso percentuale inferiore

al 3%.

Tabella 1.Dinamica degli iscritti allAlbo. Anno 2010

REGIONI 01/01/10 01/01/11 Var. Var. % Quota % sul totale

ABRUZZO 2.948 3.003 55 1,9% 2,7%

BASILICATA 947 961 14 1,5% 0,9%

CALABRIA 4.126 4.216 90 2,2% 3,8%

CAMPANIA 13.270 13.497 227 1,7% 12,0%

EMILIA ROMAGNA 6.575 6.639 64 1,0% 5,9%

FRIULI VENEZIA GIULIA 1.713 1.715 2 0,1% 1,5%

LAZIO 12.879 13.025 146 1,1% 11,6%

LIGURIA 3.141 3.151 10 0,3% 2,8%

LOMBARDIA 18.510 18.854 344 1,9% 16,8%

MARCHE 2.638 2.696 58 2,2% 2,4%

MOLISE 425 435 10 2,4% 0,4%

PIEMONTE 6.210 6.260 50 0,8% 5,6%

PUGLIA 10.148 10.119 -29 -0,3% 9,0%

SARDEGNA 1.768 1.828 60 3,4% 1,6%

SICILIA 8.425 8.488 63 0,7% 7,6%

TOSCANA 6.928 6.999 71 1,0% 6,2%

TRENTINO ALTO ADIGE 1.163 1.186 23 2,0% 1,1%

UMBRIA 1.417 1.447 30 2,1% 1,3%

VALLE DAOSTA 166 169 3 1,8% 0,2%

VENETO 7.390 7.476 86 1,2% 6,7%

NORD 44.868 45.450 582 1,3% 40,5%

NORDEST 16.841 17.016 175 1,0% 15,2%

NORD-OVEST 28.027 28.434 407 1,5% 25,4%

CENTRO 23.862 24.167 305 1,3% 21,5%

MERIDIONE 31.864 32.231 367 1,2% 28,7%

ISOLE 10.193 10.316 123 1,2% 9,2%

ITALIA 110.787 112.164 1.377 1,2% 100,0%

Eventi

I piccoli e medi studi professionali al centrodel V Forum Ifac

Oltre 200 delegati provenienti da pi di 45 Paesi hannopartecipato questanno al quinto ForumdellInternational Federation of Accountants, ospitato il21 marzo scorso ad Istanbul ed organizzato incooperazione con la Union of Chambers of CertifiedPublic Accountants of Turkey (TRMOB), la ExpertAccountants' Association of Turkey (EAAT), e laFdration des Experts Comptables Mditerranens(FCM). Al centro del forum i temi di maggiore rilevanzaper i professionisti contabili che operano in strutture dimedie e piccole dimensioni, per condividere le possibiliforme di cooperazione e partnership tra studi, perrispondere sinergicamente alla necessit di realizzare uncontinuo e pregnante adattamento ad un contestonormativo sempre pi complesso e in rapida evoluzione,e per generare valore per la societ civileUn importantissimo momento di assembramentointernazionale per lo scambio e la riflessione delletematiche professionali di maggiore attualit, curato epromosso, allinterno dallIFAC, dalla Small and MediumPractices Committee (Comitato piccoli e medi studiprofessionali). Lobiettivo pi specifico dellincontro statoquello di condividere esperienze e riflessioni sullaregolamentazione proposta, sulle sfide economiche efinanziarie affinch possano poi essere tradotte in propostee progetti concreti da promuovere a livello internazionale.Oltre alle sessioni plenarie, particolare interesse hannoavuto le tre tavole tematiche dedicate allaimplementazione del codice di deontologia internazionaleemanato dallo IESBA (International Ethics StandardBoard), ai progetti dellInternational Auditing andAssurance Board per il settore Piccoli e medi studi e,infine, agli strumenti e risorse a supporto degli stessi. IlCndcec ha fornito un importante contributoall'organizzazione e ha messo a disposizione lapiattaforma tecnologica per la realizzazione dei video(disponibili sul sito del Cndcec/Area internazionale).Aprendo i lavori il Presidente Tidstrm ha sottolineatocome il tema delle pmi sia un tema di rilevanza pubblica,rappresentando, secondo i dati dallOCSE, a livelloglobale due terzi della forza lavoro e raccogliendo oltre il96% delle imprese. Quindi mantenere buone le ruote delsettore pmi - ha detto Tidstrom - fondamentale, poichesse sono il motore che muove leconomia globale. Iprofessionisti che operano in piccole e medie strutture -ha continuato Tidstrom - possono aiutare le Pmi acrescere offrendo loro unampia gamma di servizi, cheva dalla consulenza fiscale, allarea delle tecnologie apianificazione strategica. Anche per questo che la

commissione SMPs dellIFAC dedica i propri progettiallo sviluppo e al radicamento delle competenze tecnichee professionali dei professionisti per poter fornire alleSME, e non solo, servizi sempre pi innovativi inaggiunta ai servizi tradizionalmente forniti in ambitocontabile e fiscale. Molto apprezzata per il contenutoconcreto e di diretta utilit per i singoli professionisti, latavola coordinata da