ISOLA SACRA TERRITORIO FRAGILE E STRATEGICO · ecologia. Una visione ... abitante di Isola Sacra e...

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ISOLA SACRA TERRITORIO FRAGILE E STRATEGICO A CURA DI ROBERTO SECCHI

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ISOLA SACRATERRITORIO FRAGILE E STRATEGICO

A CURA DIROBERTO SECCHI

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PRIN 2013/2016PROGETTI DI RICERCA DI INTERESSE NAZIONALEArea Scientifico-disciplinare08: Ingegneria civile ed Architettura 100%

Unità di RicercaUniversità IUAV di VeneziaUniversità degli Studi di TrentoPolitecnico di MilanoPolitecnico di TorinoUniversità degli Studi di GenovaUniversità degli Studi di Roma“La Sapienza”Università degli Studi di Napoli “Federico II”Politecnico di BariUniversità degli Studi di PalermoUniversità degli Studi “Mediterranea” di Reggio CalabriaUniversità degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-PescaraUniversità degli Studi di Camerino

Editor: Federica Amore

Copyright © MMXVIARACNE editrice int.le S.r.l.

[email protected]

via Quarto Negroni, 1500072 Ariccia (RM)(06) 93781065

ISBN 978–88–548–9102–9

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: Febbraio 2016

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PRIN 2013/2016PROGETTI DI RICERCA DI INTERESSE NAZIONALEArea Scientifico-disciplinare08: Ingegneria civile ed Architettura 100%

Unità di RicercaUniversità IUAV di VeneziaUniversità degli Studi di TrentoPolitecnico di MilanoPolitecnico di TorinoUniversità degli Studi di GenovaUniversità degli Studi di Roma“La Sapienza”Università degli Studi di Napoli “Federico II”Politecnico di BariUniversità degli Studi di PalermoUniversità degli Studi “Mediterranea” di Reggio CalabriaUniversità degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-PescaraUniversità degli Studi di Camerino

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Unità di Ricerca della Sapienza Università di Roma

Piero Ostilio Rossi (Responsabile scientifico)Roberto Secchi Orazio Carpenzano Lucina Caravaggi Paola Veronica Dell'AiraFabio Di Carlo Andrea Grimaldi Dina Nencini Alessandra CapannaAndrea BruschiPaola Guarini Maurizio Alecci Francesca R. Castelli

AssegnistiMaria Clara GhiaLina MalfonaCaterina Padoa SchioppaGiambattista Reale Giampaola Spirito

INDICE

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27

55

75

81

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105

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IntroduzioneRoberto Secchi

ISOLA SACRA TERRITORIO FRAGILE E STRATEGICORoberto Secchi

Vulnerabilità e posizione strategica rispetto alla Coda della Cometa

Un'isola artificiale. Breve storia civile e idrogeologica dell'isola

Waterfront di Roma sul Mediterraneo. Rinaturalizzazione della foce del Tevere

Morfologia di un territorio. Descrizione del palinsesto dei segni

Risorse e potenzialità. Riciclo di suoli, acque e artefatti

Uno sviluppo sostenibile all'insegna dell'alleanza tra progetto ed ecologia. Una visione inquadrata nella dimensione del settore della città metropolitana di Roma

Infrastrutturazione e rigenerazione urbana

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Unità di Ricerca della Sapienza Università di Roma

Piero Ostilio Rossi (Responsabile scientifico)Roberto Secchi Orazio Carpenzano Lucina Caravaggi Paola Veronica Dell'AiraFabio Di Carlo Andrea Grimaldi Dina Nencini Alessandra CapannaAndrea BruschiPaola Guarini Maurizio Alecci Francesca R. Castelli

AssegnistiMaria Clara GhiaLina MalfonaCaterina Padoa SchioppaGiambattista Reale Giampaola Spirito

INDICE

3

27

55

75

81

99

105

109

IntroduzioneRoberto Secchi

ISOLA SACRA TERRITORIO FRAGILE E STRATEGICORoberto Secchi

Vulnerabilità e posizione strategica rispetto alla Coda della Cometa

Un'isola artificiale. Breve storia civile e idrogeologica dell'isola

Waterfront di Roma sul Mediterraneo. Rinaturalizzazione della foce del Tevere

Morfologia di un territorio. Descrizione del palinsesto dei segni

Risorse e potenzialità. Riciclo di suoli, acque e artefatti

Uno sviluppo sostenibile all'insegna dell'alleanza tra progetto ed ecologia. Una visione inquadrata nella dimensione del settore della città metropolitana di Roma

Infrastrutturazione e rigenerazione urbana

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TEMI PROGETTUALI PER LA REDAZIONE DI UN PROGETTO PILOTA

Civiltà mediterranea dell'agricoltura e dell'alimentazioneNuova infrastrutturazione e rigenerazione urbana di Isola SacraRoberto Secchi

Paesaggi della bonifica. Infrastrutture dell'acqua e dell'agricolturaFederica Amore

sondaggi progettuali

Le riveMaria Clara Ghia

sondaggi progettuali

Città agricole. Modelli urbani per il futuroRoberto Filippetti

sondaggi progettuali

Sistemi archeologiciFederica Amore

sondaggi progettuali

Strategie per una nuova mobilitàFederica Amore

sondaggi progettuali

Raccolta e riciclo dei rifiuti. Problemi e modelliRoberto Secchi

sondaggi progettuali

119

125

135

159

179

201

211

223

235

267

277

291

295

Il mio grazie va a tutti gli autori di questo volume, i miei assistenti nel Laboratorio di Sintesi in Progettazione architettonica e urbana, architettura bioclimatica e impianti del V anno del Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico, Federica Amore, Roberto Filippetti, Maria Clara Ghia, Giambattista Reale, ai professori Franco Cipriani, Carlo Inglese, Rosaria Ippolito e Fabrizio Mollaioli che hanno collaborato con me con le loro materie di insegnamento nella docenza del laboratorio e soprattutto gli studenti e i laureandi, oggi ormai laureati, Alessio Astorino, Federico Colarossi, Ilaria Ferrari, Elisabetta Patrizi, Elisa Romano, che hanno condiviso con interesse e dedizione il lavoro di ricerca e di progettazione.Un ringraziamento particolarmente caloroso va a Federica Amore che instancabilmente si è occupata dell’editing di questo volume e a Franco Osvaldo Faieta, abitante di Isola Sacra e appassionato promotore della salvaguardia e della trasmissione della memoria della storia del suo territorio.

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TEMI PROGETTUALI PER LA REDAZIONE DI UN PROGETTO PILOTA

Civiltà mediterranea dell'agricoltura e dell'alimentazioneNuova infrastrutturazione e rigenerazione urbana di Isola SacraRoberto Secchi

Paesaggi della bonifica. Infrastrutture dell'acqua e dell'agricolturaFederica Amore

sondaggi progettuali

Le riveMaria Clara Ghia

sondaggi progettuali

Città agricole. Modelli urbani per il futuroRoberto Filippetti

sondaggi progettuali

Sistemi archeologiciFederica Amore

sondaggi progettuali

Strategie per una nuova mobilitàFederica Amore

sondaggi progettuali

Raccolta e riciclo dei rifiuti. Problemi e modelliRoberto Secchi

sondaggi progettuali

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Il mio grazie va a tutti gli autori di questo volume, i miei assistenti nel Laboratorio di Sintesi in Progettazione architettonica e urbana, architettura bioclimatica e impianti del V anno del Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico, Federica Amore, Roberto Filippetti, Maria Clara Ghia, Giambattista Reale, ai professori Franco Cipriani, Carlo Inglese, Rosaria Ippolito e Fabrizio Mollaioli che hanno collaborato con me con le loro materie di insegnamento nella docenza del laboratorio e soprattutto gli studenti e i laureandi, oggi ormai laureati, Alessio Astorino, Federico Colarossi, Ilaria Ferrari, Elisabetta Patrizi, Elisa Romano, che hanno condiviso con interesse e dedizione il lavoro di ricerca e di progettazione.Un ringraziamento particolarmente caloroso va a Federica Amore che instancabilmente si è occupata dell’editing di questo volume e a Franco Osvaldo Faieta, abitante di Isola Sacra e appassionato promotore della salvaguardia e della trasmissione della memoria della storia del suo territorio.

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INTRODUZIONE

INTRODUZIONE

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INTRODUZIONE

INTRODUZIONE

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INTRODUZIONERoberto Secchi

Questo volume si inquadra in un complesso di esperienze di ricerca e di sperimentazione progettuale svoltesi tra il 2013 e il 2015 nell’ambito del Programma di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) dal titolo “Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture di città e paesag-gi”(1) e dell’attività didattica di laboratori di laurea diretti da chi scrive nella Facoltà di Architettura di Roma La Sapienza. (2)Nelle ricerche più recenti del dipartimento DiAP un ruolo centrale occupa il fiume Tevere. Nella ricerca che porta il titolo Roma Visioni dalla Coda della Cometa(3) si guarda al futuro della città riservando un ruolo decisivo al Tevere e al suo basso corso tra il centro città e il mare. La direzione tra Roma e il mare vi è indicata come un destino che affonda le sue ra-dici nella storia della città e del suo territorio, nelle tendenze spontanee alla concentrazione di infrastrutture e di servizi alla scala metropolitana e transnazionale e nella possibilità di rilanciarne il ruolo nel Mediterraneo. E’ noto il valore attribuito da Roma antica al dominio sul Mediterraneo e sui paesi rivieraschi; non sfugge all’osservazione dello sviluppo urbani-stico di Roma come, nonostante i tanti piani che ne hanno tentato di in-dirizzare l’espansione verso est (4), almeno negli ultimi settanta anni sia

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INTRODUZIONERoberto Secchi

Questo volume si inquadra in un complesso di esperienze di ricerca e di sperimentazione progettuale svoltesi tra il 2013 e il 2015 nell’ambito del Programma di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) dal titolo “Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture di città e paesag-gi”(1) e dell’attività didattica di laboratori di laurea diretti da chi scrive nella Facoltà di Architettura di Roma La Sapienza. (2)Nelle ricerche più recenti del dipartimento DiAP un ruolo centrale occupa il fiume Tevere. Nella ricerca che porta il titolo Roma Visioni dalla Coda della Cometa(3) si guarda al futuro della città riservando un ruolo decisivo al Tevere e al suo basso corso tra il centro città e il mare. La direzione tra Roma e il mare vi è indicata come un destino che affonda le sue ra-dici nella storia della città e del suo territorio, nelle tendenze spontanee alla concentrazione di infrastrutture e di servizi alla scala metropolitana e transnazionale e nella possibilità di rilanciarne il ruolo nel Mediterraneo. E’ noto il valore attribuito da Roma antica al dominio sul Mediterraneo e sui paesi rivieraschi; non sfugge all’osservazione dello sviluppo urbani-stico di Roma come, nonostante i tanti piani che ne hanno tentato di in-dirizzare l’espansione verso est (4), almeno negli ultimi settanta anni sia

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sull’asse tra la città ed il mare che l’imprenditoria abbia concentrato i suoi investimenti e che si sia determinata la più copiosa peri-urbanizzazione della città; si considera, infine, in ragione della necessità di una maggiore integrazione della capitale nella rete della grande rete internazionale del-la mobilità che la direzione segnata dal fascio di infrastrutture che legano la ferrovia dell’alta velocità e l’Autostrada del Sole con i porti tirrenici e l’hub dell’aeroporto Leonardo da Vinci debba essere vista come la princi-pale leva per rilanciare la città nella competizione mondiale.Lungo il fiume si individua un sistema continuo di vuoti sino alla foce, costituito da aree agricole e riserve naturali, solo in parte compromesse da fenomeni di insediamento improprio e di abusivismo, che costituisce un tesoro da salvaguardare ed una straordinaria risorsa per ripensare la struttura della città ed immaginare il suo nuovo waterfront.Si pensa al Tevere come armatura di un sistema infrastrutturale votato al riequilibrio ambientale e al rilancio dell’economia della regione nel qua-dro di una nuova alleanza tra ecologia e progetto. Le recenti esperienze della green economy in tutto il mondo offrono l’e-sempio di una vasta gamma di attività sostenibili dal punto di vista am-bientale, sociale ed economico cui fare riferimento e nuove forme di pia-nificazione territoriale ed urbana, che hanno dato buone prove di riassetto del territorio e del paesaggio e di buone pratiche architettoniche. Non si pensa, dunque, solo al potenziamento delle infrastrutture, del governo delle acque, alla produzione di energie rinnovabili, alla rete della mobi-lità, ma anche ad un cambio di rotta dell’idea di sviluppo che non faccia più leva sul “mattone” quanto sull’innesco di attività come l’agricoltura, la cultura e la ricerca, il turismo, il welfare nelle forme più avanzate, nel segno dell’innovazione tecnologica, gestionale e logistica in grado di arre-stare ed invertire l’attuale tendenza alla densificazione ed al saldamento degli insediamenti esistenti con il centrocittà. Nella ricerca intitolata RE-CYCLE ITALY, già citata, si studia una realtà non registrata, né decritta e interpretata dall’urbanistica ufficiale, quella dei luoghi dello scarto e dei rifiuti. I primi tentativi di rappresentazione co-struiti su banche dati e osservazioni satellitari, applicando degli indicatori ed elaborandone le risultanze in rappresentazioni analitiche, ce ne danno le localizzazioni e il livello di degrado generato. Esse ci indicano distin-tamente una forte diffusione dei drosscapes in aree contigue alle grandi infrastrutture della mobilità, nelle aree interstiziali degli insediamenti re-

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sidenziali abusivi di media e bassa densità, nelle aree a standard di leg-ge dei piani urbanistici, nelle aree di margine dei grandi complessi per attività non residenziali, nelle prossimità dei corsi d’acqua. Sulle sponde del Tevere in particolare la sussistenza di drosscapes si fa particolarmen-te rilevante. Per essi si progetta la bonifica e la rigenerazione delle aree liberate per destinazioni più proprie alla natura dei luoghi e la delocaliz-zazione delle attività in un quadro di razionalizzazione secondo un piano industriale del riciclo dei rifiuti in nuove materie prime ed energia. (5 )Studiare le possibilità di rigenerazione di territori, paesaggi e città sfrut-tando il riciclo di suoli, edifici e rifiuti costituisce il centro di questa pub-blicazione. La scelta dell’area di studio per analizzare lo stato di fatto, individuare le risorse più o meno latenti da impiegare e le strategie da mettere in atto per avviare un processo virtuoso di riciclo e di rigenera-zione è caduta su Isola Sacra, un territorio sito alla foce del fiume Tevere, caratterizzato da grande fragilità ma in posizione strategica per l’intera città metropolitana di Roma. La scelta si è rivelata feconda sia per mette-re a punto un metodo di analisi e di rappresentazione del territorio e del paesaggio, sia per sperimentare soluzioni architettoniche a paesistiche.La filosofia che sostiene questo lavoro sente vivamente l’urgenza di tra-sferire l’attenzione del progetto di architettura dallo straordinario all’or-dinario. (6) Per quanto attraente e spettacolare una singola grande opera di architettura non può riscattare, l’inefficienza, il grigiore, il degrado, la miseria di un paesaggio urbano. Ciò che ci fa sentire a disagio o a nostro agio nel territorio che abitiamo sono gli spazi di relazione tra le cose.Non amiamo la città contemporanea quando è fatta di enclave mono o plurifunzionali ma pur sempre esclusive e discriminanti nelle quali si è ritirata la vita pubblica. Continuiamo a sognare una città in armonia con l’ambiente naturale che la ospita, una città che sappia restituire ai propri cittadini reti di spazi pubblici di qualità. Vogliamo una bellezza in grado di pervadere gli spazi della nostra vita quotidiana, non chiusa in santuari griffati. Lo sguardo antropologico di cui ci serviamo è alimentato da una nuova attenzione focalizzata sulle cose del vivere ordinario, del nostro tragitto dalla nostra stanza nell’appartamento che abitiamo al nostro luogo di la-voro, dall’ascolto delle voci degli abitanti, dall’ascolto delle cose che non sono mute, che sono in attesa, che possiedono, latenti, le loro direzioni di sviluppo. (7)

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sull’asse tra la città ed il mare che l’imprenditoria abbia concentrato i suoi investimenti e che si sia determinata la più copiosa peri-urbanizzazione della città; si considera, infine, in ragione della necessità di una maggiore integrazione della capitale nella rete della grande rete internazionale del-la mobilità che la direzione segnata dal fascio di infrastrutture che legano la ferrovia dell’alta velocità e l’Autostrada del Sole con i porti tirrenici e l’hub dell’aeroporto Leonardo da Vinci debba essere vista come la princi-pale leva per rilanciare la città nella competizione mondiale.Lungo il fiume si individua un sistema continuo di vuoti sino alla foce, costituito da aree agricole e riserve naturali, solo in parte compromesse da fenomeni di insediamento improprio e di abusivismo, che costituisce un tesoro da salvaguardare ed una straordinaria risorsa per ripensare la struttura della città ed immaginare il suo nuovo waterfront.Si pensa al Tevere come armatura di un sistema infrastrutturale votato al riequilibrio ambientale e al rilancio dell’economia della regione nel qua-dro di una nuova alleanza tra ecologia e progetto. Le recenti esperienze della green economy in tutto il mondo offrono l’e-sempio di una vasta gamma di attività sostenibili dal punto di vista am-bientale, sociale ed economico cui fare riferimento e nuove forme di pia-nificazione territoriale ed urbana, che hanno dato buone prove di riassetto del territorio e del paesaggio e di buone pratiche architettoniche. Non si pensa, dunque, solo al potenziamento delle infrastrutture, del governo delle acque, alla produzione di energie rinnovabili, alla rete della mobi-lità, ma anche ad un cambio di rotta dell’idea di sviluppo che non faccia più leva sul “mattone” quanto sull’innesco di attività come l’agricoltura, la cultura e la ricerca, il turismo, il welfare nelle forme più avanzate, nel segno dell’innovazione tecnologica, gestionale e logistica in grado di arre-stare ed invertire l’attuale tendenza alla densificazione ed al saldamento degli insediamenti esistenti con il centrocittà. Nella ricerca intitolata RE-CYCLE ITALY, già citata, si studia una realtà non registrata, né decritta e interpretata dall’urbanistica ufficiale, quella dei luoghi dello scarto e dei rifiuti. I primi tentativi di rappresentazione co-struiti su banche dati e osservazioni satellitari, applicando degli indicatori ed elaborandone le risultanze in rappresentazioni analitiche, ce ne danno le localizzazioni e il livello di degrado generato. Esse ci indicano distin-tamente una forte diffusione dei drosscapes in aree contigue alle grandi infrastrutture della mobilità, nelle aree interstiziali degli insediamenti re-

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sidenziali abusivi di media e bassa densità, nelle aree a standard di leg-ge dei piani urbanistici, nelle aree di margine dei grandi complessi per attività non residenziali, nelle prossimità dei corsi d’acqua. Sulle sponde del Tevere in particolare la sussistenza di drosscapes si fa particolarmen-te rilevante. Per essi si progetta la bonifica e la rigenerazione delle aree liberate per destinazioni più proprie alla natura dei luoghi e la delocaliz-zazione delle attività in un quadro di razionalizzazione secondo un piano industriale del riciclo dei rifiuti in nuove materie prime ed energia. (5 )Studiare le possibilità di rigenerazione di territori, paesaggi e città sfrut-tando il riciclo di suoli, edifici e rifiuti costituisce il centro di questa pub-blicazione. La scelta dell’area di studio per analizzare lo stato di fatto, individuare le risorse più o meno latenti da impiegare e le strategie da mettere in atto per avviare un processo virtuoso di riciclo e di rigenera-zione è caduta su Isola Sacra, un territorio sito alla foce del fiume Tevere, caratterizzato da grande fragilità ma in posizione strategica per l’intera città metropolitana di Roma. La scelta si è rivelata feconda sia per mette-re a punto un metodo di analisi e di rappresentazione del territorio e del paesaggio, sia per sperimentare soluzioni architettoniche a paesistiche.La filosofia che sostiene questo lavoro sente vivamente l’urgenza di tra-sferire l’attenzione del progetto di architettura dallo straordinario all’or-dinario. (6) Per quanto attraente e spettacolare una singola grande opera di architettura non può riscattare, l’inefficienza, il grigiore, il degrado, la miseria di un paesaggio urbano. Ciò che ci fa sentire a disagio o a nostro agio nel territorio che abitiamo sono gli spazi di relazione tra le cose.Non amiamo la città contemporanea quando è fatta di enclave mono o plurifunzionali ma pur sempre esclusive e discriminanti nelle quali si è ritirata la vita pubblica. Continuiamo a sognare una città in armonia con l’ambiente naturale che la ospita, una città che sappia restituire ai propri cittadini reti di spazi pubblici di qualità. Vogliamo una bellezza in grado di pervadere gli spazi della nostra vita quotidiana, non chiusa in santuari griffati. Lo sguardo antropologico di cui ci serviamo è alimentato da una nuova attenzione focalizzata sulle cose del vivere ordinario, del nostro tragitto dalla nostra stanza nell’appartamento che abitiamo al nostro luogo di la-voro, dall’ascolto delle voci degli abitanti, dall’ascolto delle cose che non sono mute, che sono in attesa, che possiedono, latenti, le loro direzioni di sviluppo. (7)

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L’architettura ha una forte vocazione narrativa, essa racconta, iscrive nella pietra e nello spazio il vissuto di chi abita, racconta la sua storia, come un involucro, racchiude nei suoi spazi i movimenti degli uomini nello svolgi-mento delle proprie attività. (8)Si può intendere l’architettura in una visione ampia e pervasiva, come l’ac-qua per i pesci. In tal caso il racconto si fa sequenza di spazi costruiti, “forme di uomini in movimento”.(9)La campagna non costituisce oggi il polo opposto alla città, né se ne di-stingue più così chiaramente come in passato. La campagna urbana è ormai una realtà diffusa in tutto il pianeta e soprattutto nelle gigante-sche aree metropolitane e nelle megalopoli mondiali. Essa costituisce forse l’ultima risorsa che ci rimane per tentare di riequilibrare un dissesto generale, ambientale, economico e sociale, cui le ultime declinazioni del capitalismo post-industriale sembrano averci condannato. Un’agricoltura sottratta alle ricadute negative dei processi di industrializzazione, evoluta, nutrita di conoscenze scientifiche e di innovazione tecnologica, economica e sociale può svolgere un ruolo fondamentale. (10)Le attività di compostaggio costituiscono uno dei principali motori del rici-clo nell’ottica dello sviluppo sostenibile. Esse potrebbero essere volte non solo al recupero e al riciclo dei rifiuti organici della città ma anche alla valorizzazione degli scarti provenienti dagli interventi di manutenzione or-dinaria degli elementi del paesaggio storicizzato (siepi, filari) e di riequi-librio ambientale nei paesaggi di maggiore valore ecologico-ambientale (pinete e macchie boscate, ripe del reticolo idrografico naturale). Gli orti urbani costituiscono una delle possibili strategie di tale sviluppo. Possono essere considerati nell’ottica del risanamento ambientale, della creazione di corridoi ambientali, possono essere studiati e realizzati come strumenti di una strategia del riequilibrio e del riassesto idrogeologico, come fattore di crescita economica, come strumento di integrazione sociale. (11)Ma il progetto degli orti urbani e del compostaggio va ben oltre la di-mensione tecnica. Indubbiamente esso vale a creare una condizione di custodia e di protezione del territorio e del paesaggio, può costituire uno strumento efficace dei loro recuperi e della loro rigenerazione. Il compo-staggio è, senza dubbio, una pratica valida per il riciclo di una quota assai importante dei rifiuti urbani. Ma il significato di questo progetto eccede di gran lunga tali seppur importanti obiettivi: esso introduce una visione della pianificazione innovativa, interscalare e reticolare, induce una forte

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spinta alla rigenerazione del sentimento di cittadinanza e con esso del tessuto sociale restituendo consapevolezza dei diritti e dell’appartenenza alla comunità e all’ambiente. Esso vale anche a promuovere un’idea no-bile e virtuosa della politica costituendosi attraverso pratiche che partono dal basso per definirsi e praticarsi nel quadro di istituzioni. (12)Isola Sacra è un territorio fragile, soggetto all’insufficienza di una mac-china idraulica costituita con la Bonifica agraria, iniziata negli anni ot-tanta del XIX secolo ed ultimata sotto il regime fascista, che non vale a proteggerla completamente dalle esondazioni del Tevere e dalle alluvioni dovute alle precipitazioni eccezionali sempre più frequenti. Isola Sacra è stata urbanizzata esageratamente (oggi conta trentasettemila abitanti) e in modo disordinato e irresponsabile, non ha più un’economia propria, su-bisce la pressione insediativa di chi vorrebbe che si consumasse ancora suolo per nuove costruzioni, vive prevalentemente dell’indotto del sistema aeroportuale romano e dei pochi servizi di cui gode, ma è in incremento demografico e possiede molte risorse non valorizzate. Innanzitutto i siti archeologici che la caratterizzano e testimoniano la sua storia pluriseco-lare, il suo paesaggio naturale ancora visibile seppur solo a tratti, i molti terreni inedificati, per lo più incolti, solo in minima parte coltivati, l’acqua del fiume che la circonda e dei canali, formidabili tracce del paesaggio, struttura primaria della sua esistenza e della sua possibile ricchezza. Isola Sacra può costituire il laboratorio della pianificazione di un progetto pilota che ribalti le sue criticità, i suoi problemi ed i rischi cui è sottoposta in opportunità di sviluppo e di rigenerazione territoriale e urbana sotto il segno di una riconquistata alleanza tra progetto ed ecologia. Con questi principi e con queste intenzioni si è tentato di elaborare le ana-lisi, le rappresentazioni e i progetti pubblicati in questo volume.Il tema della rappresentazione merita una nota a parte: si ritiene di estre-ma importanza l’impiego del disegno manuale in quanto portatore di una capacità espressiva insuperata dal disegno digitale. Il disegno manuale consente infatti con maggiore facilità di intenzionare i segni e di sottrar-re la rappresentazione alla convenzionalità e all’uniformità. Al contrario pecca in precisione e riproducibilità. Ma, integrando disegno manuale e disegno digitale, è possibile ottenere rappresentazioni che si avvalgono dei pregi di ambedue i sistemi perdendo ben poco delle loro peculiari-tà. Molti disegni in questa pubblicazione sono dunque il prodotto di tale manipolazione integrativa. L’impiego dei layers è stato una costante, ed è

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L’architettura ha una forte vocazione narrativa, essa racconta, iscrive nella pietra e nello spazio il vissuto di chi abita, racconta la sua storia, come un involucro, racchiude nei suoi spazi i movimenti degli uomini nello svolgi-mento delle proprie attività. (8)Si può intendere l’architettura in una visione ampia e pervasiva, come l’ac-qua per i pesci. In tal caso il racconto si fa sequenza di spazi costruiti, “forme di uomini in movimento”.(9)La campagna non costituisce oggi il polo opposto alla città, né se ne di-stingue più così chiaramente come in passato. La campagna urbana è ormai una realtà diffusa in tutto il pianeta e soprattutto nelle gigante-sche aree metropolitane e nelle megalopoli mondiali. Essa costituisce forse l’ultima risorsa che ci rimane per tentare di riequilibrare un dissesto generale, ambientale, economico e sociale, cui le ultime declinazioni del capitalismo post-industriale sembrano averci condannato. Un’agricoltura sottratta alle ricadute negative dei processi di industrializzazione, evoluta, nutrita di conoscenze scientifiche e di innovazione tecnologica, economica e sociale può svolgere un ruolo fondamentale. (10)Le attività di compostaggio costituiscono uno dei principali motori del rici-clo nell’ottica dello sviluppo sostenibile. Esse potrebbero essere volte non solo al recupero e al riciclo dei rifiuti organici della città ma anche alla valorizzazione degli scarti provenienti dagli interventi di manutenzione or-dinaria degli elementi del paesaggio storicizzato (siepi, filari) e di riequi-librio ambientale nei paesaggi di maggiore valore ecologico-ambientale (pinete e macchie boscate, ripe del reticolo idrografico naturale). Gli orti urbani costituiscono una delle possibili strategie di tale sviluppo. Possono essere considerati nell’ottica del risanamento ambientale, della creazione di corridoi ambientali, possono essere studiati e realizzati come strumenti di una strategia del riequilibrio e del riassesto idrogeologico, come fattore di crescita economica, come strumento di integrazione sociale. (11)Ma il progetto degli orti urbani e del compostaggio va ben oltre la di-mensione tecnica. Indubbiamente esso vale a creare una condizione di custodia e di protezione del territorio e del paesaggio, può costituire uno strumento efficace dei loro recuperi e della loro rigenerazione. Il compo-staggio è, senza dubbio, una pratica valida per il riciclo di una quota assai importante dei rifiuti urbani. Ma il significato di questo progetto eccede di gran lunga tali seppur importanti obiettivi: esso introduce una visione della pianificazione innovativa, interscalare e reticolare, induce una forte

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spinta alla rigenerazione del sentimento di cittadinanza e con esso del tessuto sociale restituendo consapevolezza dei diritti e dell’appartenenza alla comunità e all’ambiente. Esso vale anche a promuovere un’idea no-bile e virtuosa della politica costituendosi attraverso pratiche che partono dal basso per definirsi e praticarsi nel quadro di istituzioni. (12)Isola Sacra è un territorio fragile, soggetto all’insufficienza di una mac-china idraulica costituita con la Bonifica agraria, iniziata negli anni ot-tanta del XIX secolo ed ultimata sotto il regime fascista, che non vale a proteggerla completamente dalle esondazioni del Tevere e dalle alluvioni dovute alle precipitazioni eccezionali sempre più frequenti. Isola Sacra è stata urbanizzata esageratamente (oggi conta trentasettemila abitanti) e in modo disordinato e irresponsabile, non ha più un’economia propria, su-bisce la pressione insediativa di chi vorrebbe che si consumasse ancora suolo per nuove costruzioni, vive prevalentemente dell’indotto del sistema aeroportuale romano e dei pochi servizi di cui gode, ma è in incremento demografico e possiede molte risorse non valorizzate. Innanzitutto i siti archeologici che la caratterizzano e testimoniano la sua storia pluriseco-lare, il suo paesaggio naturale ancora visibile seppur solo a tratti, i molti terreni inedificati, per lo più incolti, solo in minima parte coltivati, l’acqua del fiume che la circonda e dei canali, formidabili tracce del paesaggio, struttura primaria della sua esistenza e della sua possibile ricchezza. Isola Sacra può costituire il laboratorio della pianificazione di un progetto pilota che ribalti le sue criticità, i suoi problemi ed i rischi cui è sottoposta in opportunità di sviluppo e di rigenerazione territoriale e urbana sotto il segno di una riconquistata alleanza tra progetto ed ecologia. Con questi principi e con queste intenzioni si è tentato di elaborare le ana-lisi, le rappresentazioni e i progetti pubblicati in questo volume.Il tema della rappresentazione merita una nota a parte: si ritiene di estre-ma importanza l’impiego del disegno manuale in quanto portatore di una capacità espressiva insuperata dal disegno digitale. Il disegno manuale consente infatti con maggiore facilità di intenzionare i segni e di sottrar-re la rappresentazione alla convenzionalità e all’uniformità. Al contrario pecca in precisione e riproducibilità. Ma, integrando disegno manuale e disegno digitale, è possibile ottenere rappresentazioni che si avvalgono dei pregi di ambedue i sistemi perdendo ben poco delle loro peculiari-tà. Molti disegni in questa pubblicazione sono dunque il prodotto di tale manipolazione integrativa. L’impiego dei layers è stato una costante, ed è

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risultato espediente validissimo sia nella fase dell’analisi conoscitiva che nella restituzione interpretativa della cartografia in tavole tematiche.Inoltre si è escluso l’impiego del colore. Non per ragioni editoriali ma per ragioni didattiche, in base alla convinzione che, escludendo del tutto l’uso di campiture cromatiche per indicare convenzionalmente caratteristiche di elementi del territorio e azioni sugli stessi, si sia costretti a cercare di dare una rappresentazione della forma degli elementi in gioco. Alla stessa stregua, in conseguenza, le legende non sono costituite da simboli ma sono sostituite da didascalie.Ma il problema più interessante che si è voluto affrontare riguarda la rap-presentazione temporizzata. Utile in ogni caso, quando si vuole rappre-sentare un processo la rappresentazione temporizzata del programma di interventi è ineludibile. Così è parsa necessaria per il progetto proposto per Isola Sacra. Nell’arco di quaranta o cinquanta anni si è proposto di rappresentare l’evoluzione del paesaggio di questo territorio immaginan-done le più o meno lente modificazioni nel tempo. Un cronoprogramma lineare accompagna pertanto la redazione dei masterplan progettati e la rappresentazione delle piante in una successione che mostra la modifi-cazione discreta o prolungata nel tempo e simultanea dei vari fattori in gioco, sino alla progettata visione finale.Naturalmente si è ben consapevoli che anche così non ci si è avvicinati che di poco alla realtà. Il modificarsi continuo di tutte le circostanze nell’attua-zione di qualsivoglia piano o programma e l’irrompere di imprevisti metto-no in crisi ogni rappresentazione deterministica. Solo la rappresentazione delle varianti possibili può suggerire una strategia utile a contenere il ri-schio della totale ineffettualità. A tal proposito le diverse interpretazioni della morfologia del territorio di Isola Sacra e delle strategie volte alla sua rigenerazione, offrono un quadro di valutazioni piuttosto ampio entro il quale sarebbe possibile fare scelte step by step.Altra forma ritenuta rilevante per la descrizione del progetto di paesaggio è quella itinerante: lungo i percorsi si disegnano le situazioni allo stato di fatto e dopo l’intervento. Ne viene fuori una successione di immagini nelle quali si cerca di trovare una sintonia attraverso l’impiego di elementi con-tinui o ripetuti. Un “filo rosso” (la pavimentazione, i filari arborei, le siepi, le recinzioni, l’illuminazione, l’acqua dei canali di irrigazione , etc.) lega tra di loro le diverse viste operate in sezioni successive dell’itinerario.Grande valore viene, infine, attribuito agli schizzi sia nella fase conoscitiva

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che in quella propositiva per la funzione interpretativa e prefigurativa che assolvono. Negli schizzi, ancor più che nelle tavole di analisi e di progetto definitive, ove interviene la integrazione delle tecniche digitali, si manife-stano le intenzioni e si accumulano le valenze espressive dell’ideazione progettuale.

NOTE

(1) Il programma di ricerca di interesse nazionale è triennale (2013/2016) e coinvolge undici ate-

nei italiani dell'area scientifico-disiplinare dell’ingegneria civile e dell’architettura. Ogni ateneo

esprime una o più unità di ricerca. L’unità di ricerca di Roma, coordinata da Piero Ostilio Rossi,

ha elaborato i propri prodotti sul settore dell’area metropolitana di Roma compreso tra il centro

ed il mare.

(2) Il Laboratorio di laurea cui ci si riferisce è il Laboratorio di Sintesi in Composizione e

Progettazione urbana. Progettazione bio-climatica e impianti, 2013-2014 e 2014-2015 del V anno

del Corso di Laurea Magistrale della Facoltà di Architettura di Roma di Sapienza Università di

Roma.

(3) Piero Ostilio Rossi, Roberto Secchi (a cura), Visioni dalla Coda della Cometa, numero mono-

grafico di <<Rassegna di architettura e urbanistica>>, n.141, 2014.

(4) Si fa qui riferimento agli Studi per l’Asse Attrezzato, al P.R.G. del 1962 ed alle vicende dello

S.D.O. (Sistema Direzionale Orientale) che proponevano uno sviluppo della città orientato ad est

con il decentramento delle attività direzionali dal centro della città in nuove grandi infrastrutture.

(5) Carlo Gasparrini, Rosario Pavia, Roberto Secchi (a cura), Il territorio degli scarti e dei rifiuti,

Collana PRIN RE-CYCLE, vol.n.8, Aracne Edizioni, Roma 2014.

(6) Sul tema dell’Ordinario si veda, Ordinariness, numero monografico della rivista <<PPC>>, n.

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risultato espediente validissimo sia nella fase dell’analisi conoscitiva che nella restituzione interpretativa della cartografia in tavole tematiche.Inoltre si è escluso l’impiego del colore. Non per ragioni editoriali ma per ragioni didattiche, in base alla convinzione che, escludendo del tutto l’uso di campiture cromatiche per indicare convenzionalmente caratteristiche di elementi del territorio e azioni sugli stessi, si sia costretti a cercare di dare una rappresentazione della forma degli elementi in gioco. Alla stessa stregua, in conseguenza, le legende non sono costituite da simboli ma sono sostituite da didascalie.Ma il problema più interessante che si è voluto affrontare riguarda la rap-presentazione temporizzata. Utile in ogni caso, quando si vuole rappre-sentare un processo la rappresentazione temporizzata del programma di interventi è ineludibile. Così è parsa necessaria per il progetto proposto per Isola Sacra. Nell’arco di quaranta o cinquanta anni si è proposto di rappresentare l’evoluzione del paesaggio di questo territorio immaginan-done le più o meno lente modificazioni nel tempo. Un cronoprogramma lineare accompagna pertanto la redazione dei masterplan progettati e la rappresentazione delle piante in una successione che mostra la modifi-cazione discreta o prolungata nel tempo e simultanea dei vari fattori in gioco, sino alla progettata visione finale.Naturalmente si è ben consapevoli che anche così non ci si è avvicinati che di poco alla realtà. Il modificarsi continuo di tutte le circostanze nell’attua-zione di qualsivoglia piano o programma e l’irrompere di imprevisti metto-no in crisi ogni rappresentazione deterministica. Solo la rappresentazione delle varianti possibili può suggerire una strategia utile a contenere il ri-schio della totale ineffettualità. A tal proposito le diverse interpretazioni della morfologia del territorio di Isola Sacra e delle strategie volte alla sua rigenerazione, offrono un quadro di valutazioni piuttosto ampio entro il quale sarebbe possibile fare scelte step by step.Altra forma ritenuta rilevante per la descrizione del progetto di paesaggio è quella itinerante: lungo i percorsi si disegnano le situazioni allo stato di fatto e dopo l’intervento. Ne viene fuori una successione di immagini nelle quali si cerca di trovare una sintonia attraverso l’impiego di elementi con-tinui o ripetuti. Un “filo rosso” (la pavimentazione, i filari arborei, le siepi, le recinzioni, l’illuminazione, l’acqua dei canali di irrigazione , etc.) lega tra di loro le diverse viste operate in sezioni successive dell’itinerario.Grande valore viene, infine, attribuito agli schizzi sia nella fase conoscitiva

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che in quella propositiva per la funzione interpretativa e prefigurativa che assolvono. Negli schizzi, ancor più che nelle tavole di analisi e di progetto definitive, ove interviene la integrazione delle tecniche digitali, si manife-stano le intenzioni e si accumulano le valenze espressive dell’ideazione progettuale.

NOTE

(1) Il programma di ricerca di interesse nazionale è triennale (2013/2016) e coinvolge undici ate-

nei italiani dell'area scientifico-disiplinare dell’ingegneria civile e dell’architettura. Ogni ateneo

esprime una o più unità di ricerca. L’unità di ricerca di Roma, coordinata da Piero Ostilio Rossi,

ha elaborato i propri prodotti sul settore dell’area metropolitana di Roma compreso tra il centro

ed il mare.

(2) Il Laboratorio di laurea cui ci si riferisce è il Laboratorio di Sintesi in Composizione e

Progettazione urbana. Progettazione bio-climatica e impianti, 2013-2014 e 2014-2015 del V anno

del Corso di Laurea Magistrale della Facoltà di Architettura di Roma di Sapienza Università di

Roma.

(3) Piero Ostilio Rossi, Roberto Secchi (a cura), Visioni dalla Coda della Cometa, numero mono-

grafico di <<Rassegna di architettura e urbanistica>>, n.141, 2014.

(4) Si fa qui riferimento agli Studi per l’Asse Attrezzato, al P.R.G. del 1962 ed alle vicende dello

S.D.O. (Sistema Direzionale Orientale) che proponevano uno sviluppo della città orientato ad est

con il decentramento delle attività direzionali dal centro della città in nuove grandi infrastrutture.

(5) Carlo Gasparrini, Rosario Pavia, Roberto Secchi (a cura), Il territorio degli scarti e dei rifiuti,

Collana PRIN RE-CYCLE, vol.n.8, Aracne Edizioni, Roma 2014.

(6) Sul tema dell’Ordinario si veda, Ordinariness, numero monografico della rivista <<PPC>>, n.

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29 e 30, 2014, a cura di Federico Bilò.

(7) L’argomento della latenza delle direzione di sviluppo già inscritte nelle cose ed in attesa di una

rivelazione da parte del progettista nel territorio di Isola sacra è trattato da Roberto Secchi nella

prefazione a Franco Osvaldo Faieta, La vita quotidiana a Isola Sacra, DasPrint, 2015.

(8( Il tema della narratività dell’architettura è ricorrente nella critica e nella storiografia. Si cita

qui, in particolare, l’autore di Temps et récit, Paul Ricoeur ed il volume a lui dedicato da F. Riva,

Leggere la città. Quattro testi di Paul Ricoeur, Castelvecchi, 2013.

(9) L’espressione si deve a AndréeWogenscky . Si veda, Paola Misino, Nicoletta Trasi (a cura),

Andrée Wogenscky. Ragioni profonde della forma, Le Moniteur, 2000 e André Wogenscky,

Architecture active, Castreman, 1972.

(10) Il testo di riferimento più significativo della letteratura sulla “campagna urbana” si deve a

Pierre Donadieu e Gerard Dalla Santa, Campagnes urbaines, Acts sud, 1998.

(11) La materia è stata trattata anche in riferimento alle problematiche normative da Enrico

Accotto, Il compostaggio collettivo tra discussione normativa ed esperienze già avviate, Seminario

Energethica Torino 9/04/2011. Recentemente il Collegato sull’ambiente della Legge di Stabilità

2015 ne ha tracciato la legislazione. Cfr. Collegato-Disposizioni per la diffusione del compostag-

gio dei rifiuti organici.

(12) Il tema degli orti urbani e del compostaggio è stato trattato e dibattuto alla presenza di enti,

operatori del settore e associazioni nella Tavola Rotonda “Orti sociali e compostaggio. Tornare

alla tradizione per rispondere alla crisi e creare una socialità sana, genuina, ecologica”, promos-

sa da Città Metropolitana di Roma Capitale nell’ambito del Progetto Expo 2015. 28 ottobre 2015.

11

E. Valletta, Schizzi di punti notevoli dell’itinerario archeologico progettato prima dell’intervento.

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29 e 30, 2014, a cura di Federico Bilò.

(7) L’argomento della latenza delle direzione di sviluppo già inscritte nelle cose ed in attesa di una

rivelazione da parte del progettista nel territorio di Isola sacra è trattato da Roberto Secchi nella

prefazione a Franco Osvaldo Faieta, La vita quotidiana a Isola Sacra, DasPrint, 2015.

(8( Il tema della narratività dell’architettura è ricorrente nella critica e nella storiografia. Si cita

qui, in particolare, l’autore di Temps et récit, Paul Ricoeur ed il volume a lui dedicato da F. Riva,

Leggere la città. Quattro testi di Paul Ricoeur, Castelvecchi, 2013.

(9) L’espressione si deve a AndréeWogenscky . Si veda, Paola Misino, Nicoletta Trasi (a cura),

Andrée Wogenscky. Ragioni profonde della forma, Le Moniteur, 2000 e André Wogenscky,

Architecture active, Castreman, 1972.

(10) Il testo di riferimento più significativo della letteratura sulla “campagna urbana” si deve a

Pierre Donadieu e Gerard Dalla Santa, Campagnes urbaines, Acts sud, 1998.

(11) La materia è stata trattata anche in riferimento alle problematiche normative da Enrico

Accotto, Il compostaggio collettivo tra discussione normativa ed esperienze già avviate, Seminario

Energethica Torino 9/04/2011. Recentemente il Collegato sull’ambiente della Legge di Stabilità

2015 ne ha tracciato la legislazione. Cfr. Collegato-Disposizioni per la diffusione del compostag-

gio dei rifiuti organici.

(12) Il tema degli orti urbani e del compostaggio è stato trattato e dibattuto alla presenza di enti,

operatori del settore e associazioni nella Tavola Rotonda “Orti sociali e compostaggio. Tornare

alla tradizione per rispondere alla crisi e creare una socialità sana, genuina, ecologica”, promos-

sa da Città Metropolitana di Roma Capitale nell’ambito del Progetto Expo 2015. 28 ottobre 2015.

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E. Valletta, Schizzi di punti notevoli dell’itinerario archeologico progettato prima dell’intervento.