IRES Cgil - Slide - Salari in Italia - 2000-2010: un decennio perduto

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Istituto per le ricerche economiche e sociali Istituto per le ricerche economiche e sociali La Crisi dei Salari Crescita, Occupazione e Redditi perduti negli anni Duemila CGIL Nazionale, 27/9/2010, Sala Santi presentazione a cura di: Agostino Megale Riccardo Sanna Lorenzo Birindelli Giuseppe D’Aloia Riccardo Zelinotti

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La crisi dei salari - Crescita, occupazione e redditi perduti negli anni DuemilaSecondo le stime dell’IRES-CGIL, le retribuzioni contrattuali rispetto all’inflazione dell’1,7% nel 2010 crescono del 2,1%, le retribuzioni di fatto crescono del 2,1% e le retribuzioni nette del 1,9% evidenziando così un aumento della pressione fiscale dello 0,2% in corso d’anno. A questo punto, se consideriamo il biennio della crisi contiamo un aumento della pressione fiscale dello 0,4%. L’incremento medio reale del biennio 2009-2010 risulta pertanto di appena 16,4 euro netti mensili. Se, infine, calcoliamo la crescita delle retribuzioni includendo anche l’abbattimento del reddito dovuto al massiccio ricorso alla cassa integrazione, l’aumento netto reale in busta paga, per tutti i lavoratori dipendenti, risulta solamente di 5,9 euro al mese. http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=14627

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Istituto per le ricerche economiche e sociali Istituto per le ricerche economiche e sociali

La Crisi dei SalariCrescita, Occupazione e RedditiCrescita, Occupazione e Redditi

perduti negli anni Duemila

CGIL Nazionale, 27/9/2010, Sala Santi

presentazione a cura di:

Agostino MegaleRiccardo Sanna

Lorenzo Birindelli

Giuseppe D’Aloia

Riccardo Zelinotti

Crescita zero

Occupazione zero

Produttività zero

Inflazione più

Pagella del decennio 2001-2010

2

Inflazione più

Salari meno

Debito pubblico più

Bilancia dei pagamenti meno

Voto Sistema-Italia zero

Scenario macro:

la crescita persa,

l’occupazione perduta,

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l’occupazione perduta,

la finanza pubblica dispersa.

Aus

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PIL A PREZZI CORRENTI

PIL A PREZZI COSTANTI

DEFLATORE DEL PIL

La crescita persa negli anni Duemila2001-2009 ���� PIL = 2,5 + Deflazione del PIL = 2,5 ���� Crescita = ∅∅∅∅

(tassi di variazioni medi annui composti 2001-2009)

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Italia

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Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.

La crescita, prima e dopo la crisi

Variazione media annua del PIL reale (%)

2000-2007 2008 2009 2010* 2011* 2008-2011

Italia 1,1 -1,3 -5,0 0,9 1,0 -4,4

Francia 1,8 0,3 -2,2 1,5 1,6 1,2

1,2 1,2 -5,0 1,6 1,6 -0,6

5 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat. (*) Previsioni FMI, settembre 2010.

� Il PIL italiano tornerà al livello pre-crisi (2007) non prima del 2015.

Germania 1,2 1,2 -5,0 1,6 1,6 -0,6

Regno Unito 2,6 0,5 -4,9 1,6 2,1 -0,7

Spagna 3,4 0,9 -3,6 -0,4 0,6 -2,5

Stati Uniti 2,3 0,4 -2,4 2,9 2,5 3,4

L’occupazione perduta negli anni Duemila

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Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno

Dall’inizio della crisi al secondo trimestre 2010 sono stati

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23.736.33623.760.062

� Questa dinamica si incrocia con la crescita dell’incidenza del lavoro a tempodeterminato sul totale dell’occupazione, dal 2000 al 2008, pari al 37,8%.

� A questa, poi, va aggiunta la quota di lavoro non dipendente, che si attestaattorno al 26% nel 2008 (la seconda più alta d’Europa, dopo la Grecia).

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti nazionali. Dati destagionalizzati.

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[*] Dato provvisorio (escluso dal calcolo delle ULA perse nella crisi).

Dall’inizio della crisi al secondo trimestre 2010 sono stati persi oltre un milione di posti di lavoro .

� Dall’inizio della crisi al secondo trimestre 2010 sono stati persi oltre unmilione di posti di lavoro .

� Il tasso di disoccupazione 2010 nel II trimestre 2010 è arrivato all’8,5%,circa 2 milioni e 136mila persone. Gli inattivi in Italia sono arrivati acirca 15 milioni .

� Nel picco (III trim 2009) dei 508mila posti di lavoro persi, circa 220milaerano a tempo determinato e, per la prima volta dal 1999, 110mila a

L’occupazione in crisi

7

tempo indeterminato.� Le lavoratrici e i lavoratori coinvolti dalla CIG sono oltre 1.200mila (pari

a 650mila inattivi con –4.900 euro in un anno). Le imprese coinvoltesono oggi oltre 5.000 (oltre 180 tavoli aperti) per oltre 400mila lavoratori.

� Se consideriamo tra gli inoccupati anche gli scoraggiati (circa 300milanuovi inattivi, soprattutto al Sud) il tasso di disoccupazione realearriva all’11 % (12% con i lavoratori in CIG).

� Il tasso di disoccupazione reale tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2017 .

Fonte: elaborazioni su dati Istat e Inps.

� La disoccupazione giovanile ha raggiunto il picco del 28,2% a febbraio2010 e nel II trimestre si è attestata al 27,9%. La media europeanell’anno 2009 è del 19,8%. Nel Mezzogiorno l’indice arriva al 39,3%.In Italia, secondo il CNEL, nel 2009 sono stati oltre 450mila i posti dilavoro persi da parte dei giovani (16-24 anni).

� Secondo l’Istat nel 2009, poco più di due milioni di giovani non lavorae non frequenta nessun corso di studi (il 21,2% della popolazione tra

L’occupazione giovanile in crisi

8

e non frequenta nessun corso di studi (il 21,2% della popolazione trai 15 e i 29 anni: i cosiddetti Neet, Not in education, employment ortraining).

� Per quanto riguarda coloro che sono fortunatamente impiegati, il 30%della popolazione 18-29enne svolge un lavoro atipico ed è in questosegmento che si è concentrato il calo dell’occupazione: se, per ogni 100giovani occupati nel primo trimestre 2008, a distanza di un anno, 15sono transitati nella condizione di non occupato (erano 10 un annoprima), tra i giovani collaboratori questa percentuale sale a 27.

Fonte: elaborazioni su dati Istat e Inps.

Gli stimoli fiscali all’economia

2008 2009 2010

36,7 miliardi (2,0% del PIL)

89,6 miliardi (3,6% del PIL)

466,1 miliardi (4,8% del PIL)

49,4 miliardi (4,5% del PIL)

9 Fonte: elaborazioni su stime del FMI.

Italia Francia Regno Unito Germania Spagna Stati Uniti

19,7 miliardi (1,0% del PIL)

1,6 miliardi (0,1% del PIL)

� In Italia le misure anti-cicliche sono state insufficienti. La bassacrescita è una conseguenza anche dei mancati stimoli. Si poteva edoveva investire di più.

Il debito, prima e dopo la crisi

Debito pubblico in rapporto al PIL (%)

1995 2000 2007 2008 2009 2010*

Italia 121,5 109,2 103,5 105,8 115,8 118,6

Francia 55,5 57,3 63,8 68,1 77,6 84,2

10 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat. (*) Previsioni del FMI.

Germania 55,6 59,7 65,1 65,9 73,2 76,7

Regno Unito 47,2 41 44,2 52 68,1 78,2

Spagna 63,3 59,3 36,2 39,5 53,2 66,9

Stati Uniti 70,6 54,4 61,8 70 83,9 92,6

40

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70

Il rapporto tra debito (mutui, credito al consumo, etc.) e reddito disponibile lordo ha raggiuntoil 60% (circa 27 punti in più dal 2001 al 2009, circa 5 punti in più dall’inizio della crisi): circa16.550 euro annui di debiti , che in una famiglia di lavoratori dipendenti sono rappresentati perl’86% da immobili abitativi, per il resto da debiti per consumi e per attività lavorative.

I debiti delle famiglie

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2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Bancari a Medio e Lungo termine Bancari a Breve termine Non bancari

Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia.

L’aumento delle disuguaglianze:

il reddito perduto.

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La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e della ricchezza

� Secondo l’ultima Indagine di Banca d’Italia sui redditi dellefamiglie italiane, il 10% delle famiglie più ricche possiedequasi il 45% dell'intera ricchezza netta delle famiglie ita liane,che vuol dire che 2.380.000 famiglie possiedono ognunamediamente 1.547.750 euro .

13

� Così come il 50% della popolazione (la metà più povera)possiede solo il 9,8% della ricchezza netta complessiva :ovvero 11.908.000 famiglie posseggono mediamente 68.171euro . La distanza tra la ricchezza netta media (137.956 euro) e laricchezza netta mediana (di quel 50% più povere, cioè 68.171euro) evidenzia l’iniquità della distribuzione.

� Indice di concentrazione della ricchezza netta (0,614) è quasi ildoppio dell’Indice di concentrazione del reddito familiare (0,353).

Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia.

La mediana di Trilussa� Classificando i 30 paesi OCSE attraverso l’indice di concentrazione del reddito l’Italia risulta

il sesto paese più diseguale .� In Italia, la distanza tra reddito medio e reddito mediano (del 50% popolazione più povera)

risulta invece essere cresciuta più di tutti gli altri paesi OCSE , passando, negli ultimi 15anni, dal 10,5% al 17,3% (prima della crisi).

� La nostra previsione è che nel 2011 tale distanza raddoppierà , superando il 20%.

� La curva della distribuzione del reddito dellefamiglie italiane, secondo tutte le indagini degli

%

14

istituti più accreditati (ISTAT, Banca d’Italia, etc.),risulta sempre più “schiacciata a sinistra”. A causadella suddetta asimmetria della distribuzione il62% delle famiglie italiane perciò haconseguito un reddito inferiore alla media e diqueste oltre 2/3 sono residenti nelle regionimeridionali e insulari.

migliaia di euro

Fonte: elaborazioni su dati Istat (Indagine Eu-Silc).Anno 2007

Il 50% “più povero” della distribuzione

Le dichiarazioni dei redditi 2008� I redditi maggiormente dichiarati sono quelli da lavoro dip endente e da

pensione , sia in termini di frequenza (86%) che di ammontare (78%). Seguono iredditi da partecipazione (5,47%), i redditi d'impresa (5,03%) e i redditi da lavoroautonomo (4,20%).

� Il 27% dei contribuenti (11 milioni) paga zero IRPEF al fisco (quota esente). Il50,86% dei contribuenti dichiara meno di 15.000 euro l'anno e il 40,04% dichiararedditi tra 15.000 e 35.000 euro. Lo 0,9% dei contribuenti dichiara redditisuperiori ai 100.000 euro annui.

� In totale il 90,90% (oltre 37 milioni di contribuenti) dichiara meno di 35.000

15

� In totale il 90,90% (oltre 37 milioni di contribuenti) dichiara meno di 35.000euro .

� Il reddito medio dei lavoratori dipendenti è pari a 19.280 euro e quello deipensionati è di 13.440 euro.

� Oltre 15 milioni di lavoratori dipendentiguadagnano meno di 1.300 euro netti almese.

� Circa 7 milioni ne guadagnano meno di1.000, di cui oltre il 60% sono donne.

Fonte: elaborazioni su dati MEF.

Il reddito da pensione

Distribuzione dei beneficiari di pensioni di vecchi aia per classi di reddito mensile lordo

� Il numero dei titolari di prestazionipensionistiche è di quasi 16,8milioni. il 67,6% percepisce unasola pensione.

� Il 50,5% dei trattamentipensionistici è rappresentato dapensioni di vecchiaia o anzianità,per una spesa pari a 168.897

2.000 e più

18,8%

Fino a 500

13,8%

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per una spesa pari a 168.897milioni di euro (70,0% del totale)ed un importo medio annuo di14.063 euro, di cui solo l’11,5%deriva dal cumulo altre tipologie.

� Il 21,0% dei pensionati ha più di80 anni.

� Oltre 7 milioni (63%) dipensionati di vecchiaia oanzianità guadagna meno dimille euro netti mensili.

1.000-1.50025,5%

1.500-2.00017,0%

500-1.00024,9%

Fonte: elaborazioni su dati Istat-Inps.Anno 2008

Salario netto mensile

Lavoratore dipendente standard ( 2009) 1.260 euro

Lavoratrice 1.109 euro –12,0%

Lavoratore di piccola impresa (1-19 add.) 1.031 euro –18,2%

Le disuguaglianze salariali in Italianel pieno della crisi

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Lavoratore del Mezzogiorno 1.008 euro –20,0%

Lavoratore immigrato (extra-UE) 949 euro –24,7%

Lavoratore a tempo determinato 929 euro –26,2%

Lavoratore giovane (15-34 anni) 920 euro –27,0%

Lavoratore in collaborazione 841 euro -33,3%

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

� Nel I trim. 2010 Il reddito disponibile reale delle famiglie ha subito un’ulterioreflessione tendenziale rispetto al I trim. 2009 pari al -2,6% a prezzi correnti(considerando la somma mobile di 4 trimestri).

� Se rapportiamo tale ammontare alla popolazione residente, ottenendo il redditodisponibile pro capite, la flessione passa al -3,2%.

� La caduta del potere d’acquisto per abitante in realtà risulta già molto evidenteprima del 2009: rispetto al “picco” del III trim. 2006 la flessione del reddito intermini reali supera il 6%, che corrisponde ad oltre 1.100 eu ro annui .

La caduta del reddito reale

18

Reddito disponibile per abitante a prezzi costanti. Perdita in % rispetto al III trim. 2006

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società.

…caduta del reddito di quali famiglie?

�L’impatto della crisi è stato generalizzato e ha colpito tutte lefamiglie italiane. Eppure, a differenza delle famiglie con acapo un imprenditore o un libero professionista, le famigliedi lavoratori dipendenti hanno accumulato una perditadi reddito disponibile reale che si è trascinata fino allacrisi , in cui la riduzione dell’occupazione e l’abbattimentodelle retribuzioni (soprattutto per effetto della CIG) hanno

19

� Imprenditori e liberi prof.

� Lavoratori dipendenti

2002-2010*

+ 5.940 €

delle retribuzioni (soprattutto per effetto della CIG) hannotrascinato ancora più in basso il potere d’acquisto dellefamiglie di operai e impiegati.

Fonte: elaborazioni su microdati Banca d’Italia (I bilanci delle famiglie italiane, anni 2000-2008). (*) Stime 2009 e 2010.

– 3.118 €

Retribuzioni contrattuali e di fatto,

lorde e nette:

i salari perduti

20

i salari perduti

(l’irrisolta questione salariale).

Retribuzioni e Inflazione nel biennio 2010

� Deflatore dei consumi interni

� Retribuzioni contrattuali

+0,4%

inflazione effettiva +1,7%

+2,1%

2010 var. reale

stabilite nei CCNL

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� Retribuzioni lorde di fatto

� Retribuzioni nette di fatto

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

+0,4%con la produttività

al netto tasse e contributi

+2,1%

+1,9% +0,2%

� Nella crisi +0,2% di maggiori pressione fiscale sul lavoro dipendente

(esclusi i lavoratori in Cassa Integrazione)

Retribuzioni e Inflazione nel biennio 2009-2010

� Deflatore dei consumi interni

� Retribuzioni contrattuali

–0,1%

+3,1% +3,6%stabilite nei CCNL

inflazione effettiva +1,7%

+2,1%

2009 2010 var. reale

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� Retribuzioni lorde di fatto

� Retribuzioni nette di fatto

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

+2,6%+2,1%con la produttività

+1,8%al netto tasse e contributi

+2,1%

+1,9% +2,2%

� Nella crisi +0,4% di maggiori pressione fiscale sul lavoro dipendente

(esclusi i lavoratori in Cassa Integrazione)

� Retribuzione media lorda (settore privato) 2008: 25.022 euro

AUMENTO MEDIO NOMINALE 2009-2010 +4,3%esclusi i lavoratori in Cassa Integrazione

+1,6%INFLAZIONE 2009-2010

Salari in crisi: potere d’acquisto biennio 2009-2010

+2,7%AUMENTO MEDIO REALE 2009 -2010

23 Fonte: elaborazioni e stime su dati Istat (Conti nazionali).

542 euro

aumento annuo lordo nominale

338 euro

aumento annuo lordo reale

16,40 euro

AUMENTO MEDIO REALE 2009-2010 +1,0%inclusi i lavoratori in Cassa Integrazione

=

+2,7%AUMENTO MEDIO REALE 2009 -2010

aumento mensilenetto reale

=

5,9 euro

�Lavoratore in CIG ordinaria (zero ore)

762 euroUn mese di CIG1.430 euro

Retrib. netta mensile prima della crisi

Retrib. netta mensile durante la crisi

�Lavoratore in CIG ordinaria (orario ridotto 50%)

1.105 euroUn mese di CIG1.430 euro

�Lavoratrice in CIG ordinaria (orario ridotto 50%)

I lavoratori più colpiti dalla crisioltre 2,0 milioni di persone

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693 euro1.155 euro Un mese di Ind. ordinaria

�Lavoratore licenziato

160 euro610 euro�Collaboratore

Fonte: elaborazioni su dati INPS.

Bonus una tantum?

634 euro1.100 euro Un mese di CIG

�Lavoratrice in CIG ordinaria (zero ore)

915 euro1.100 euro Un mese di CIG

�Lavoratrice in CIG ordinaria (orario ridotto 50%)

Anno 2009

115

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130

135

Inflazione (IPCA) Inflazione (DEF) Retr. contr lorde

Retribuzioni contrattuali a recupero

Numeri indice 1999 = 100

media annua

23.944€

+3,19%

25

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2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

� Le retribuzioni contrattuali, tra il 2000 e il 2010, confrontate con l’IPCA hannorecuperato le perdite dei primi anni Duemila. Se confrontate con il deflatore deiconsumi hanno sostanzialmente mantenuto il potere d’acquisto.

82,6

83,7

86,6

17,4

16,3

13,4

Metalmeccanica

Chimica, gomma e plastica

Tessili, abbigliamento, pelli e calzature

Non si tratta di ridurre il peso del Contratto nazionale, ma di aumentare il secondo livello

Minimo da contratto nazionale(su retribuzione media lorda) 2009(valori percentuali )

(su 23.900 euro)

(su 31.500 euro)

(su 28.600 euro)

CCNL R. decentrata

26

87,0

85,8

90,0

85,5

86,3

82,6

13,0

14,2

10,0

14,5

13,7

17,4

Altri servizi a imprese e a famiglie

Trasporti e comunicazioni

Commercio, alberghi e ristorazione

Energetiche ed estrattive

Altre manifatturiere

Metalmeccanica

Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia (Indagine sulle imprese industriali e dei servizi, 2009).

(su 28.600 euro)

(su 30.700 euro)

(su 39.500 euro)

(su 24.900 euro)

(su 31.800 euro)

(su 28.800 euro)

� Il peso del CCNL mediamente è pari all’85,9%, mentre nel Mezzogiorno è 93,7%

Accordi unitari e non unitari del 2009

Rinnovi CCNL - Incrementi a fine triennio 2009-2011

IPCA (indice

generale)

Incr. % valore punto

incr retr. su valore punto

incr retr. effettivo

(retr.Istat)

� Sono stati siglati unitariamente 51 contratti nazionali su 55 contratti, per oltre l’83% degli occupati dipendenti. Esclusi pubblici e meccanici.

27 Fonte: elaborazioni su dati Istat.

Accordo Unitario Alimentaristi 5,9 8,0 8,0 8,5

Accordo Unitario Chimici 6,0 6,0 6,9 8,0

Accordo Unitario Telecomunicazioni 5,6 7,2 7,1 7,3

Accordo Separato Meccanici 6,0 5,8 6,6

Dal 2010 al 2012 bloccati i rinnovi contrattuali de i dipendenti pubbliciQuanto costa ai lavoratori?

Facciamo dei conti al minimo sugli stipendi(anche solo con il modello contrattuale di Governo – Cisl e UIL)

2010 2011 2012 Totale

Inflazione di riferimento (IPCA 5,9 1,8 2,2 1,9

Il blocco degli aumenti per i pubblici nella manovra correttiva

Perdita

Totale

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Inflazione di riferimento (IPCA depurato energetici importati)

5,9 1,8 2,2 1,9

SSN 116,00 460,07 1.022,37 1.508,00 2.990,44

Ministeri 107,00 424,37 943,05 1.391,00 2.758,42

Enti Pubblici n.e. 122,00 483,86 1.075,25 1.586,00 3.145,12

Regioni e AALL 101,00 400,58 890,17 1.313,00 2.603,75

Ag. Fiscali 111,00 440,24 978,31 1.443,00 2.861,54

Fonte: FP CGIL

Totale triennio

115

120

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Inflazione (DEF) Retr. contr lorde

Retr. di fatto lorde Produttività

Retribuzioni di fatto e inflazione effettiva

Numeri indice 1999 = 100

media annua

29.087€

+0,22%

29

100

105

110

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

� Le retribuzioni di fatto lorde, tra il 2000 e il 2010, confrontate con il deflatore dei consumihanno recuperato terreno, ma hanno accumulato una perdita di potere d’acquisto nei primianni Duemila ancora da recuperare.

� Nel 2010 il livello dei salari di fatto è poco superiore a quello del 2000 (a prezzi 2010).

� Produttività = 2,67% medio annuo28.373€ [a prezzi 2010]

115

120

125

130

135

Inflazione (DEF) Retr. di fatto lorde Retr. di fatto nette

Retribuzioni nette, inflazione e tasse

Numeri indice 1999 = 100

media annua20.860€

–1,65%

30

100

105

110

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Fonte: elaborazioni su dati Istat.

� Anche le retribuzioni nette hanno accumulato una perdita nei primi anni Duemila, dovutaanche al fiscal drag per 2.069 euro, che equivale a circa 44 miliardi di maggiori entratecomplessivamente sottratte al potere d’acquisto dei salar i.

� Nel 2010 il livello della retribuzione netta è inferiore a quello del 2000 (a prezzi 2010).

20.877€ [a prezzi 2010]

La perdita dei salari reali: – 5.453 euro

� 2004 (2,6%) (2,5%) (–0,1%) – 239 €

� 2005 (2,3%) (2,8%) (+0,5%) + 806 €

� 2002 (2,9%) (1,8%) (–1,1%) – 2.708 €

� 2003 (2,9%) (1,3%) (–1,5%) – 3.364 €

Inflazione (a) Retribuzioni (b)

� 2000 (3,2%) (2,3%) (–0,9%) – 2.849 €� 2001 (2,7%) (3,2%) (+0,5%) + 1.430 €

31

� 2005 (2,3%) (2,8%) (+0,5%) + 806 €

� 2006 (2,7%) (2,7%) (+0,0%) – 6 €

� 2007 (2,3%) (2,5%) (+0,2%) + 199 €

� 2008 (3,2%) (5,7%) (+2,4%) + 1.964 €

� Potere d’acquisto cumulato delle retribuzioni 2000-2010 – 3.384 €

� 2009 (-0,1%) (2,1%) (+2,2%) + 1.269 €

� 2010* (1,7%) (2,1%) (+0,4%) + 114 €

Fonte: elaborazioni su dati Istat (a) Deflatore dei consumi (b) Retribuzioni per ULA regolari, Conti nazionali.

Perdita cumulata con il fiscal drag 2000-2010 – 5.453 €

Drenaggio fiscale

-103,9

-209,0

-98,2

-186,2

-267,4

-272,4

-196,7

-372,9

2007

2006

2005

2004

2003

2002

2001

2000

32

� Totale mancata restituzione fiscal drag (d.l. n. 69/1989) – 2.069 €

� Il drenaggio fiscale determina mediamente un aumento del prelievo per ilavoratori dipendenti di 0,3 punti per chi è senza carichi e di 0,5 punti per chi hamoglie e figli a carico. L’effetto dell’invarianza della pressione fiscale sul lavoro edel fiscal drag sulle retribuzioni nette è di una crescita inferiore rispetto allaretribuzione lorda mediamente di un punto percentuale.

0

0

-362,0

-103,9

2010

2009

2008

105,0

110,0

115,0Entrate totali Altre entrate Entrate da reddito da lavoro dipendente

Il carico fiscale negli anni Duemila… ...tutto su lavoro dipendente e pensioni

2000-2010

(71%)(100%) (29%)

33

80,0

85,0

90,0

95,0

100,0

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

*

(*) Gettito deflazionato. Numeri indice 2000 = 100

31,232,1

36,336,837,138,939,539,840,442,143,043,343,344,0

48,348,7

DK

SE

BE IT FR FI

AT

Aeu

ro

Ue2

7

DE NL

ES PT

UK

EL IE

Pressione fiscale sul lavoro più alta d’Europa

Pressione fiscale generale

34

25,726,1

30,031,6

34,334,334,435,5

37,039,0

41,041,341,442,343,144,0

IT SE

BE FI

FR AT

DK

DE EL

Ue2

7

Aeu

ro NL

ES PT

UK IE

DK

Aeu

ro

Ue2

7

DE

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.

Pressione fiscale sul lavoro

Anno 2007

(settore privato, var. % e euro 2008 – Parità di Pot ere d’acquisto)

Confronti internazionali

17,40%

11,10%

10,0%

12,0%

14,0%

16,0%

18,0%

20,0%

Retribuzioni di fatto lorde - Incrementi reali (prezzi costanti) - 2000-2008

35

4,80% 4,50%

2,30%

-1,20%-4,0%

-2,0%

0,0%

2,0%

4,0%

6,0%

8,0%

10,0%

RegnoUnito

Francia Spagna USA Italia Germania

41.9

86

40.7

07

34.9

31

33.9

22

33.2

85

29.9

99

27.2

18

27.2

12

20.0

57

26.8

20

23.5

40

21.0

06

30.000

35.000

40.000

45.000

50.000

Costo del lavoro Salario netto

Costo del lavoro e Retribuzione netta (Parità di Po tere d’acquisto in euro) – Anno 2008

Competitività e Costo del lavoro

36

20.0

57

17.7

61

18.5

37

23.5

40

21.0

06

16.6

38

14.7

30

-

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

Germania RegnoUnito

Francia Svezia Giappone USA Spagna Italia

160

180

200

220

IND

ICI 1

995=

100

A P

RE

ZZ

I 200

9

Profitti netti per dipendente (campione Mediobanca) Retribuzioni per dipendente (Grandi Imprese)

Quanto sono cresciuti i profitti?

1.400 grandi imprese dell’Industria: profitti +75,4 %

Variazione media annua

1,0%

5,0%

Retribuzioni perdipendente (Grandi

Profitti netti perdipendente (campione

37

80

100

120

140

160

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

IND

ICI 1

995=

100

A P

RE

ZZ

I 200

9

Fonte: elaborazioni su dati Istat (Grandi Imprese) e Imprese Campione Mediobanca (Industria in s.s.).

dipendente (GrandiImprese)

dipendente (campioneMediobanca)

90

100

110

Dove sono andati i profitti?Andamento della quota di investimenti fissi lordi i n rapporto ai profitti lordi - Italia

38

50

60

70

80

19

80

19

81

19

82

19

83

19

84

19

85

19

86

19

87

19

88

19

89

19

90

19

91

19

92

19

93

19

94

19

95

19

96

19

97

19

98

19

99

20

00

20

01

20

02

20

03

20

04

20

05

20

06

20

07

20

08

20

09

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici nazionali.

Investimenti -38,7%

Redditi da capitale e Monte-retribuzioni in Italia (milioni di euro correnti)

L’alleanza tra profitti e rendite a scapito del lavoro

+87%Si riducono gli investimenti e aumentano le rendite

39 Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici nazionali.

Produttività, prima e dopo la crisi:

gli investimenti mancati

e la produttività perduta

40

e la produttività perduta.

Serve un nuovo patto per la produttività

120,0

125,0

130,0

135,0

140,0

Regno Unito Germania Francia Italia

Valore aggiunto reale per addetto del settore priva to Numeri indice 1995=100

Produttività a confronto

+24,8%

+27,0%

+32,2%

41

90,0

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

+1,8%

18,021,6

24,126,0 27,3

30,232,2

39,2 40,2

55,0

70,5

La produttività pro-capite

PIL pro-capite media 2000-2008 (scostamento dalla media UE-27 del periodo).

�Negli anni passati, il nostro PIL pro-capite era solo l’8,2% sopra la media dei paesi europei.

42

-72,8

-66,2 -66,1

-61,5

-49,3

-41,8-37,9

-24,8 -24,1-21,5

2,1

10,412,7 13,6

15,4 16,018,0

8,2

-49,3

-52,7-50,6

-40,7

-15,7

-9,0-7,0

Mac

edon

ia

Bul

garia

Rom

ania

Turc

hia

Letto

nia

Cro

azia

Pol

onia

Litu

ania

Est

onia

Slo

vacc

hia

Ung

aria

Rep

. cec

a

Por

toga

llo

Mal

ta

Slo

veni

a

Cip

ro

Gre

cia

UE

27

Spa

gna

Italia

Are

a eu

ro (1

5)

Fra

ncia

Gia

ppon

e

Ger

man

ia

Finl

andi

a

Reg

no U

nito

Bel

gio

Sve

zia

Dan

imar

ca

Aus

tria

Isla

nda

Ola

nda

Svi

zzer

a

Irla

nda

Sta

ti U

niti

Nor

vegi

a

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat.

Siamo gli ultimi tra i primi . Dove saremo dopo la crisi?

3,0

5,0

7,0

Valore aggiunto per ora lavorata Valore aggiunto / ULA totali

Produttività totale dei fattori (TPF)

La dinamica della produttività in Italia

Media 2000-2009 = Ø

43

-5,0

-3,0

-1,0

1,0

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

1,0

1,5

2,0

La produttività totale dei fattori (TPF) in ItaliaMedia annua 1995-2007 ���� LAVORO = 0,7 / CAPITALE = 0,4

Produttività del lavoro più alta di quella del capi tale

44

-1,0

-0,5

-

0,5

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

Contributo delle ore lavorate alla crescita del valore aggiunto Contributo dell'input di capitale non-ICT alla crescita del valore aggiunto Contributo dell'input di capitale ICT alla crescita del valore aggiunto

-3,2

l’effetto dimensione sulla competitività

50

100

150

200Produttività

Retribuzione CLUP

250 e oltre20-2491-19Totale (media) = 100

45

0

Ore lavorateInvestimenti

Limite maggiore: più sei piccolo e

meno investi!

Anno 2007

132,

2

121,

6

114,

2

115,

0

110,

7

120,

1126,

5

138,

0

115,

9

134,

6

149,

1

130,

0

121,

5

119,

5

Produttività per dimensione, in Italia e in Europa

Numeri indice Italia=100 (Anno 2005) Nelle medie imprese cresciamo più

degli altri, ma ridistribuiamo meno.

46

114,

2

115,

0

96,0

110,

7

104,

9

115,

9

109,

5

89,0

108,

9

105,

8

100

100

100

100

100

10010

2,2

88,2

100,

9

106,

2

Totale 1-9 Tutte sopra i 10 Tutte sopra i 20 50-249 250 o più

Germania Spagna Francia Regno Unito Italia

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (Structural business statistics).

2,772,60

2,02 1,881,79

1,35

Spesa per R&S delle imprese

Spese per Ricerca & Sviluppo (in percentuale del PI L) - 2008

Italia in coda sulla Ricerca & Sviluppo

47

2,01 1,83

1,27 1,21 1,150,74 0,6

1,18

1,35

Stati Uniti Germania Francia RegnoUnito

UE-27 Spagna Italia

� Risorse naturali, Capitale fisico, Capitale umano, Conoscenze tecnologiche

Determinanti della produttività

� Innovazione (continua)� Economie di scala ed Economie di varietà� Concorrenza ed Efficienza dei mercati� Sostegno del sistema finanziario all’economia reale� Propensione all’internazionalizzazione

declinate in alcuni aspetti principali:

48

� Equilibrio territoriale nella demografia d’impresa� Efficienza della Pubblica Amministrazione� Regolazione e sostegno all’offerta e alla qualità della conoscenza

(Ricerca, Istruzione, Formazione e servizi connessi)� Politiche attive per il lavoro efficaci e Mercato del lavoro efficiente� Relazioni industriali e Organizzazione del lavoro� Capitale sociale, Coesione sociale e Legalità� Cultura dell’Imprenditorialità� Infrastrutturazione Materiale e Immateriale