Invito a Teatro e allOpera Ovvero: La Tempesta e il Teatro nella nostra scuola.

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Invito a Teatro e all’Opera Ovvero: “La Tempesta” e il Teatro nella nostra scuola

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Invito a Teatro e all’Opera

Ovvero:“La Tempesta” e il Teatro nella

nostra scuola

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A cura delLiceo Classico Statale “G.B. Beccaria” Mondovì (CN)

Classe Pilota: II Liceo B

Classi coinvolte: V Ginnasio B e I Liceo A

Lavoro teatrale prescelto:La Tempesta di W. Shakespeare

Docente referente: Prof. Stefano Casarino

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Da qualche anno il Liceo Classico “G.B. Beccaria” di Mondovì (CN) cerca di avvicinare i suoi studenti al teatro per contribuire alla formazione degli spettatori di domani. I giovani restano affascinati dalla complessità dello spettacolo scenico e aderiscono con entusiasmo, insieme a parenti e amici: ciò grazie anche all’accessibilità di prezzi che lo Stabile di Genova e il Carlo Felice offrono e all’eccellenza delle rappresentazioni. Tutti gli spettacoli sono adeguatamente preparati in classe e oggetto di discussione durante lo spostamento in pullman, quindi in seguito alcuni alunni descrivono l’esperienza in articoli sui giornali locali. Di teatro abbiamo anche parlato in occasione di due convegni organizzati dalla nostra scuola negli anni 2009 e 2010, rispettivamente a proposito della tragedia e della commedia, che hanno avuto il patrocinio della Regione Piemonte, della Regione Liguria, delle Facoltà di Lettere delle Università di Torino e di Genova, della Delegazione Cuneese dell’A.I.C.C. (Associazione Italiana Cultura Classica) e dei Comitati di Savona e di Mondovì della “Dante Alighieri”.Recentemente sono stati pubblicati gli Atti del Convegno del 2009, “Il senso del tragico e la tragedia”, per l’Aracne Ed. di Roma. Quelli relativi al convegno del 2010, “il senso del comico e la commedia” verranno editi l’anno prossimo e dovrebbero contenere anche la relazione dell’ Prof. Paolo Bertinetti dell’Università di Torino a proposito de “La Tempesta”.Il macroprogetto “Invito a Teatro e all’Opera” si articola lungo tutto il corso dell’anno scolastico e prevede di assistere a tre rappresentazioni in prosa e una o due opere liriche. In particolare il progetto su “La Tempesta” ha occupato tre mesi dell’anno scolastico 2009-2010.Il teatro è parte integrante della trattazione letteraria di un Liceo Classico, che ha tra le sue materie caratterizzanti la letteratura greca che ha dato vita a tale fenomeno. Le proposte di spettacolo vengono scelte anche in base alla programmazione dei docenti di italiano, latino, greco, inglese e francese.

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TramaLa Tempesta, rappresentata per la prima volta il 1° novembre 1611 al Whitehall Palace di Londra, è tradizionalmente ritenuta la penultima opera di William Shakespeare, quella che segnò l'addio alle scene del celebre drammaturgo - almeno come attore.

Questo è l’antefatto: il mago Prospero e sua figlia Miranda, sono stati esiliati per circa dodici anni in un'isola deserta dopo che il geloso fratello di Prospero aiutato dal re di Napoli, lo aveva deposto e fatto allontanare con la figlia di tre anni. Tramite la magia, Prospero è servito da uno spirito, Ariel, che egli ha liberato dall'albero dentro il quale era intrappolato dalla strega Sycorax, esiliata nell'isola e morta prima dell'arrivo di Prospero. Il figlio della strega, Caliban, un mostro deforme, è l'unico abitante mortale dell'isola all'arrivo di Prospero. Provocato dalla avvenenza di Miranda, le propone di unirsi con lui per creare una nuova razza che popoli l'isola.

A questo punto inizia la commedia. Prospero, prevedendo che il fratello Antonio sarebbe passato nei pressi dell'isola con una nave, scatena una tempesta che causa un naufragio. Sulla nave c'è anche il re Alonso, amico di Antonio e compagno nella cospirazione, e il figlio di Alonso, Ferdinando. Prospero riesce a separare tutti i naufraghi cosicché Alonso e Ferdinando credono ognuno che l’altro sia morto. La narrazione è tutta incentrata sulla figura di Prospero, il quale, con la sua arte, tesse delle trame in cui costringe gli altri personaggi a muoversi. La commedia ha quindi una struttura divergente e, poi, convergente, in quanto i percorsi dei vari naufraghi si ricongiungono nella grotta di Prospero. Caliban incappa in Stefano e Trinculo, due ubriaconi della ciurma, che egli crede esseri e insieme tentano una ribellione contro Prospero, che però fallisce. Nasce poi l’amore tra Ferdinando e Miranda. Alla fine i due fratelli si riconciliano: Prospero rinuncia alla magia con un monologo che ha anche il sapore dell’addio di Shakespeare al teatro.

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La Tempesta in Inglese The Tempest is one of the latest plays written by William Shakespeare, who died only a few years after the composition of this masterpiece. For this reason, Prospero’s farewell to the island and to the public, at the end of the play, can be seen as Shakespeare’s official withdrawal from Theatre.This play, has been interpreted in many different ways, and each interpretation can be justified, but does not appear sufficient to explain the great richness and variety of meanings and messages that the author wants to transmit through this comedy. In The Tempest revenge and reconciliation, reality and dream, civilization and savagery, power of magic and power of art, good and evil, are presented as contrasting and yet complementary elements. What struck me more than anything else, when I read The Tempest, is Shakespeare’s vision of human existence and the way he presents the relationships that people establish among themselves. Life is presented as an illusion, as a play in which everything happens because the show director decides so. Prospero can create illusions, make the other characters believe in what is not real, even lead them to madness. This idea is summarized by Prospero himself, when he says that «We are such stuff as dreams are made on; and our little life is rounded with a sleep». Despite all this, we can say that Prospero is not really omnipotent: he has failed in educating Caliban and in making him a totally obedient and submissive servant. His magic did not even help him to prevent his brother Antonio from becoming Duke of Milan in his place and from being shipwrecked on a desert island, with his daughter Miranda.And it is here that the play begins. Thunders, lightning, shouts of sailors of a ship: we are already in the middle of a terrible tempest, willed by Prospero himself, who has found out that on the ship sailing by his island there is his brother, Antonio, with the king of Naples, Alonso, and his son, Ferdinand.

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Prospero has managed to bring about this tempest thanks to his magic art and with the help of Ariel, a spirit of the island, who he saved, after he had been imprisoned for many years by the now dead witch Sycorax. Prospero, however, does not want the death of the people on the ship, who are simply dispersed all over the island. In this way Ferdinand is separated from Antonio and from his father Alonso.In the performance we saw at the “Teatro Stabile” in Genova, the play did not begin on the ship, but on the magic island where Prospero lives, with the screams of a young woman, worried about the life of those who were on the ship, and who implored her father to make this terrible storm end. When I read The Tempest, I imagined it set in a island full of plants and animals, where nature played an important role, so the setting choices made by the director of the show were quite surprising for me.In the centre of the scene there was a typical psychiatric hospital bed, where Miranda laid most of the time and around which most of the action took place. Behind it there was a big red curtain, in front of which the spirit Ariel descended in order to speak to his master. In the background the shipwrecked people moved around looking for each other, without success.I had always imagined Ariel like a young, thin, nervous boy who acts in a quite childish way, but I think that the interpretation of De Rosa, who showed us an almost incorporeal and evanescent figure, who lightly ascended and descended in front of Prospero and the public, was also very effective. I personally imagined Ferdinand as a handsome, strong, brave young man. The director of the play, instead, presented him as a weak, frightened boy, who could be loved by Miranda probably only because she had never seen a man apart from her father and Caliban.

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I found surprising the choice of making two members of the King’s servitude speak in the Neapolitan dialect. Language is in fact a very important element of The Tempest, in which every character speaks in an idiomatic way.Towards the end of the play, Shakespeare presents a masque: spirits and gods who appear to Alonso and Antonio. In the performance this element was profoundly transformed: Alonso, Antonio and the people with them get drunk and they start acting and pretending to be those spirits and gods. The play ends with the marriage between Miranda and Ferdinand and the reconciliation between Alonso and Prospero, who goes back to Milan and says goodbye to his island and to his public.In Shakespeare’s play all characters are almost equally important, in particular Ariel and Caliban, but the performance I saw in Genova was certainly centred on the personality of Prospero, interpreted by the great actor Umberto Orsini. He captured the scene from the beginning of the show.He demonstrated his great talent especially at the end of the show. Before pronouncing his monologue to conclude the play, in fact, the illusion of fiction was interrupted, the actor pretended not to feel well, and told Ariel: «dammi la battuta» («give me the cue»). An unexpected element that increased the tension, which culminated in the magnificent pronunciation of the final monologue, in which Orsini, Prospero and Shakespeare were magically the same person, and still each of them maintained his individuality.

Another important character is Caliban. He lived on the island before Prospero, who made him his servant. He is a monstrous, non-human creature, he is supposed to look a bit like a fish, and he is transformed into a man obsessed by sex by the actor Rolando Ravello.

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Recensione sui giornali localiL’Istituto Superiore “Beccaria-Govone” prosegue e supera la seconda tappa annuale dell’ormai consolidata iniziativa “Invito a teatro e all’opera”. Domenica 31 gennaio ben due pullman di studenti, genitori e insegnanti (l’organizzatore Professor Stefano Casarino e i docenti Daniela Olivieri, Giuseppe Turba, Rosita Oreglia e Monica Abbona) sono partiti da Mondovì alla volta di Genova, per assistere alla rappresentazione de “La tempesta” di W. Shakespeare presso il Teatro Stabile. Alle sedici in punto le luci si sono abbassate e si è subito presentata agli occhi degli spettatori una scenografia minimalista ma studiata; nel complesso si è trattato di una “Tempesta” un po’ rivisitata, capace però di conservare e mantenere intatte la strabiliante forza del linguaggio del grande Bardo e la grande presa emotiva sul pubblico.

La vicenda ruota attorno a Prospero, deposto duca di Milano, esiliato con la figlia su un isola deserta, abitata solo da un mezzo diavolo chiamato Calibano, reso schiavo dalle arti magiche del protagonista, capace di avvalersi dell’aiuto di un potente spirito, Ariel. La trama subisce un’improvvisa evoluzione quando Prospero riesce a causare il naufragio sull’isola dei suoi grandi nemici, responsabili della sua rovina: il fratello Antonio e il suo alleato, il re di Napoli Alonso. Vi sono però anche il fratello del re e suo figlio, Ferdinando, che subito s’innamora di Miranda, figlia di Prospero. La storia prosegue, manipolata dalle arti magiche di Prospero e del suo spirito, ma infine sfocia in una conclusione molto particolare, in cui molti

hanno voluto vedere la dichiarazione d’addio di Shakespeare al teatro. “La tempesta” tocca grandi temi come la follia, la vendetta e il perdono, con molti rimandi alla cultura classica e un sapiente utilizzo del linguaggio, capace talvolta di stordire ed impressionare. Da sottolineare è inoltre la straordinaria prestazione artistica di Umberto Orsini, che ha portato in scena un Prospero davvero strabiliante, culmine di una rappresentazione e di una regia apprezzate, a cui il pubblico genovese ha tributati lunghi minuti di applausi. Un altro importante successo per l’iniziativa teatrale del Beccaria-Govone, per pubblico e per qualità. Non resta che attendere la prossima!

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L’esperienza secondo noiGli aspetti positivi della attività teatrale sono molti: abbiamo scoperto che La Tempesta, parafrasando Metternich, non è solo un’espressione atmosferica, bensì un capolavoro del teatro di ogni tempo. Questo il primo, grande effetto dell’attività di “Invito al teatro” portata avanti dalla nostra scuola che ha raggiunto il culmine con la rappresentazione al Teatro della Corte di Genova dell’opera shakespeariana. Noi, studenti di varie classi del liceo stiamo pian piano muovendo i nostri primi passi in questo mondo. Vogliamo qui portare la nostra esperienza, esporre le idee che meglio, a nostro parere, possono comunicare ciò che ha comportato per noi La Tempesta.

L’attività a scuola: come d’abitudine si è lavorato in maniera multidisciplinare, con letture in lingua originale, proiezioni e ascolti, senza dimenticare riferimenti puntuali all’autore e al background generale. Tali attività non possono però competere con quella che è la natura più intima del progetto, quella che costituisce il succo della nostra attività di spettatori attivi: la rappresentazione. Non vogliamo qui aggiungere recensioni a quelle comparse su varie testate, poiché crediamo che lo spettacolo parli da sé.

Vogliamo piuttosto provare a capire noi stessi ciò che effettivamente abbiamo provato e pensato, prima, dopo e durante. Siamo, come già scritto, alcune decine di ragazzi, provenienti da classi diverse, ciascuno più o meno appassionato di letteratura e teatro. La Tempesta ha investito tutto e tutti, e nessuno è rimasto indifferente. Credo che nessuno avesse letto l’opera prima dello spettacolo ma, pochi giorni dopo la rappresentazione genovese, il Liceo di Mondovì pullulava di volumi shakesperiani.

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Ovviamente l’attenzione si è concentrata su La Tempesta, ma non mancavano altri testi, come i celebri Amleto o Romeo e Giulietta. Primo e forse primario effetto è stato quindi l’avvicinare noi ragazzi ai testi, che non sono mai pretesti, ma fonte dalla quale zampilla la poesia che poi si riversa sulla scena. Va inoltre ricordata la valenza linguistica, poiché non pochi hanno, con umiltà, tentato di accostarsi al grande Bardo affrontando la lettura in lingua originale: una scelta impegnativa e coraggiosa, premiata dal fascino senza tempo di quei versi.

Last but not least, il già accennato impatto sullo stare insieme: certamente il teatro e Shakespeare non erano né gli unici né i principali argomenti dibattuti sul pullman durante il viaggio. Siamo ragazzi, e non ci vergogniamo ad ammettere di avere anche altri interessi. L’inaudito si è però verificato: soprattutto al ritorno, da qualche sedile si levavano discussioni insolite, da pareri sulla recitazioni ad arditi giudizi sulla regia, immersi in una naturale soddisfazione per la rappresentazione appena vista.

Sporadiche ma significative tracce, testimoni di una cultura che può “colpire” a più livelli senza doversi per forza presentare sotto le canoniche e stantie forme che la rendono tanto invisa. E poiché grazie a questa attività l’abbiamo potuto conoscere con le belle vesti del grande teatro, dobbiamo ringraziare Shakespeare, lo Stabile di Genova e tutti coloro che hanno reso possibile questa iniziativa.