INTRODUZIONE TEMA 1: Come si è pensata la Chiesa su se ...

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1 INTRODUZIONE TEMA 1: Come si è pensata la Chiesa su se stessa lungo la sua storia dal punto di vista teologico? INTRODUZIONE La Chiesa si comprende solo dal di dentro, solo alla base di un’investigazione teologica che implica la fede dei credenti e non solo a partire da un’indagine sociologica. La riflessione sulla Chiesa non è stata storicamente una riflessione strettamente ecclesiologica, ma una riflessione dei cristiani su se stessi, come parte della Chiesa. I. MOVIMENTO BIBLICO - Sinottici: l’ecclesiologia appare come implicita, si basa sugli eventi di formazione della Chiesa piuttosto che offrirne una trattazione sistematica. - Quarto Vangelo: Mostra la realtà ecclesiale senza usare esplicitamente il termine. o Idee ecclesiologiche: I credenti sono chiamati figli di Dio; uso di immagini come il Buon Pastore, la vite e i tralci, che indicano la centralità di Cristo e il rapporto vitale della Chiesa con Lui, richiamando le immagini dell’AT tra Dio e Israele. o Uso del concetto di “discepolo” piuttosto che “apostolo”, includendo ogni credente. o Radica la Chiesa nel mondo biblico: il valore profetico dell’AT trova il suo compimento in Cristo; Cristo è messo in rapporto con le figure AT (Mosè, Abramo, Isaia); richiamo a immagini come il serpente di bronzo; riferimenti alle feste giudaiche. o Universalità della Chiesa in fieri: fin dalla fondazione è aperta a tutti i gruppi, giudei, pagani, samaritani, giudei della diaspora... o Rilevanza dello Spirito Santo: chiamato avvocato della Chiesa e dei fedeli. o Importanza dei sacramenti nella vita della Chiesa. - Lettere paoline: diversi momenti negli scritti paolini distinguono una crescente ecclesiologia. o Prime lettere: Percorso domestico familiare: Paolo comincia ad intendere la Chiesa come un’assemblea di persone convocata nel nome del Signore per condividere la Scrittura, la frazione del pane e la carità verso i più poveri. Usa il termine “ekklesia Dei” con cui la LXX sostituisce il concetto di CaHaL YAHWEH. È dunque un’ecclesiologia ascendente, poichè parte dal basso, dalle relazioni interpersonali tra i credenti. Percorso somatologico: Usa la metafora del corpo per descrivere la Chiesa universale e le chiese locali. È una concezione che viene assunta dalla filosofia stoica greco-romana, ma superata, poichè il vincolo tra le membra e il corpo non è solo metaforico, ma teologico. o Colossesi ed Efesini: Percorso pleromatico: Mette in luce la pienezza di divinità trovata Cristo, glorioso e risorto, riversata sul suo Corpo che è la Chiesa, mentre lo Spirito Santo è il mezzo che assicura la continuità di Cristo nel suo Corpo Mistico (dona i carismi e i ministeri). È un’ecclesiologia discendente, poichè spiegata dall’alto. o Lettere pastorali: Ecclesia protocristiana: in queste lettere si riconosce già la forma attuale della Chiesa, la gerarchia (Vescovi, diaconi) e la difesa della fede. Popolo santo di Dio: redento nella Pasqua e purificato nel battesimo, ormai non presenta piú un legame con la legge mosaica, ma appartiene all’unico mediatore che è Cristo. Consapevolezza ecclesiale: Oltre all’aspetto sociale, si sviluppa l’idea di Chiesa come edificio-proprietà di Dio, che cresce sul fondamento vivificato dallo Spirito Santo. Ministero sacro: inizia a svilupparsi. - Atti degli apostoli: o Diversi significati di EKKLESIA Comunità cristiane singole e locali. Comunità di Gerusalemme, come la prima e la piú antica Chiesa universale o Ecclesiologia del popolo: Senso teologico e non solo sociologico: negli Atti degli apostoli i membri ella ETHNÈ (pagani) divengono parte del LAOS (popolo della promessa), c’è una continuità tra i cristiani e il popolo di Israele. o Comunità articolata: si vedono i ministeri (diaconi, anziani-presbyteros, profeti) come movimenti sorti nel periodo post- apostolico. II. MOVIMENTO PATRISTICO - ORIENTE: o Manca un trattato sistematico di Ecclesiologia o Teologia typologica (Yahwe sposo di Israele; Gesù sposo della Chiesa; la Chiesa sposa e madre): si rafforza attraverso una teologia delle immagini invece che dei concetti. o Autori: Ireneo (successione apostolica); Pseudo-dionigi (gerarchia); o Nicea (note della Chiesa: una, santa, cattolica e apostolica); canone 6, primato e ruolo del Papa come vescovo di Roma (si riflette sull’ecumenicità di un concilio).

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INTRODUZIONE

TEMA 1: Come si è pensata la Chiesa su se stessa lungo la sua storia dal punto di vista teologico? INTRODUZIONE

La Chiesa si comprende solo dal di dentro, solo alla base di un’investigazione teologica che implica la fede dei credenti e non solo a partire da

un’indagine sociologica.

La riflessione sulla Chiesa non è stata storicamente una riflessione strettamente ecclesiologica, ma una riflessione dei cristiani su se stessi, come

parte della Chiesa.

I. MOVIMENTO BIBLICO

- Sinottici: l’ecclesiologia appare come implicita, si basa sugli eventi di formazione della Chiesa piuttosto che offrirne una trattazione

sistematica.

- Quarto Vangelo: Mostra la realtà ecclesiale senza usare esplicitamente il termine.

o Idee ecclesiologiche: I credenti sono chiamati figli di Dio; uso di immagini come il Buon Pastore, la vite e i tralci, che indicano la

centralità di Cristo e il rapporto vitale della Chiesa con Lui, richiamando le immagini dell’AT tra Dio e Israele.

o Uso del concetto di “discepolo” piuttosto che “apostolo”, includendo ogni credente.

o Radica la Chiesa nel mondo biblico: il valore profetico dell’AT trova il suo compimento in Cristo; Cristo è messo in rapporto con

le figure AT (Mosè, Abramo, Isaia); richiamo a immagini come il serpente di bronzo; riferimenti alle feste giudaiche.

o Universalità della Chiesa in fieri: fin dalla fondazione è aperta a tutti i gruppi, giudei, pagani, samaritani, giudei della diaspora...

o Rilevanza dello Spirito Santo: chiamato avvocato della Chiesa e dei fedeli.

o Importanza dei sacramenti nella vita della Chiesa.

- Lettere paoline: diversi momenti negli scritti paolini distinguono una crescente ecclesiologia.

o Prime lettere:

▪ Percorso domestico familiare: Paolo comincia ad intendere la Chiesa come un’assemblea di persone convocata nel

nome del Signore per condividere la Scrittura, la frazione del pane e la carità verso i più poveri. Usa il termine

“ekklesia Dei” con cui la LXX sostituisce il concetto di CaHaL YAHWEH. È dunque un’ecclesiologia ascendente, poichè

parte dal basso, dalle relazioni interpersonali tra i credenti.

▪ Percorso somatologico: Usa la metafora del corpo per descrivere la Chiesa universale e le chiese locali. È una

concezione che viene assunta dalla filosofia stoica greco-romana, ma superata, poichè il vincolo tra le membra e il

corpo non è solo metaforico, ma teologico.

o Colossesi ed Efesini:

▪ Percorso pleromatico: Mette in luce la pienezza di divinità trovata Cristo, glorioso e risorto, riversata sul suo Corpo

che è la Chiesa, mentre lo Spirito Santo è il mezzo che assicura la continuità di Cristo nel suo Corpo Mistico (dona i

carismi e i ministeri). È un’ecclesiologia discendente, poichè spiegata dall’alto.

o Lettere pastorali:

▪ Ecclesia protocristiana: in queste lettere si riconosce già la forma attuale della Chiesa, la gerarchia (Vescovi, diaconi)

e la difesa della fede.

▪ Popolo santo di Dio: redento nella Pasqua e purificato nel battesimo, ormai non presenta piú un legame con la legge

mosaica, ma appartiene all’unico mediatore che è Cristo.

▪ Consapevolezza ecclesiale: Oltre all’aspetto sociale, si sviluppa l’idea di Chiesa come edificio-proprietà di Dio, che

cresce sul fondamento vivificato dallo Spirito Santo.

▪ Ministero sacro: inizia a svilupparsi.

- Atti degli apostoli:

o Diversi significati di EKKLESIA

▪ Comunità cristiane singole e locali.

▪ Comunità di Gerusalemme, come la prima e la piú antica

▪ Chiesa universale

o Ecclesiologia del popolo: Senso teologico e non solo sociologico: negli Atti degli apostoli i membri ella ETHNÈ (pagani)

divengono parte del LAOS (popolo della promessa), c’è una continuità tra i cristiani e il popolo di Israele.

o Comunità articolata: si vedono i ministeri (diaconi, anziani-presbyteros, profeti) come movimenti sorti nel periodo post-

apostolico.

II. MOVIMENTO PATRISTICO

- ORIENTE:

o Manca un trattato sistematico di Ecclesiologia

o Teologia typologica (Yahwe sposo di Israele; Gesù sposo della Chiesa; la Chiesa sposa e madre): si rafforza attraverso una

teologia delle immagini invece che dei concetti.

o Autori: Ireneo (successione apostolica); Pseudo-dionigi (gerarchia);

o Nicea (note della Chiesa: una, santa, cattolica e apostolica); canone 6, primato e ruolo del Papa come vescovo di Roma (si

riflette sull’ecumenicità di un concilio).

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- OCCIDENTE:

o Uso di immagini e simboli

o Agostino contro i donatisti:

▪ Corpo di Cristo e sposa di Cristo

▪ Distingue tra Chiesa terrestre (fondata da Cristo) e Chiesa celeste (ne fanno parte tutti i giusti di tutti i tempi)

▪ Afferma l’unicità e la cattolicità.

III. MOVIMENTO MEDIEVALE

- ALTO MEDIOEVO:

o Chiesa come mistero: cielo e terra considerati come livelli comunicanti (platonico) con una certa rappresentanza. La Chiesa era

considerata Corpo Mistico di Cristo mentre l’Eucaristia Vero Corpo. Alla fine dell’XI secolo si invertono i due significati e si lascia

in ombra la Chiesa (studi ecclesiologici) per dedicarsi alla teologia sacramentaria.

o Collegialità episcopale e primato romano: Romanizzazione della Chiesa come se il primato fosse direttamente dato da Pietro ai

suoi successori, mentre fuori Roma il primato è visto solo come simbolo di unità.

o Rapporto tra potere spirituale e sacramentale: entrambi i poteri provengono da Dio e se ne cerca l’unità fondamentale. Cristo è

stato l’unico Sacerdote e Re, dopo di chè i poteri toccano a uomini differenti (il re e il Papa).

- BASSO MEDIOEVO:

o Conflitto Chiesa-stato: idea della teocrazia pontificia fino al 16 secolo. Gregorio VII-Bonifacio VIII

o Accentramento del potere nelle mani del Papa e Conciliarismo: inizia una linea conciliarista che cerca di affermare che il

concilio ha il primato, cioè più autorità del Papa. Porta allo scisma di Occidente (1378-1417) ci si affida a un Concilio per

risolvere le contese tra Papi e antipapi.

o Lavoro ecumenico: -1154 lo Scisma d’Oriente. 1274 nel secondo Concilio di Lione si riconosce una pienezza di potestà alla

Chiesa di Roma, con fine di sollecitudine per tutte le Chiese, ma i greci non accettano. 1439 nel Concilio di Firenze si afferma il

primato del Papa con funzione ecumenica, ma neanche sta volta viene accettata.

o Riforma della Chiesa “DAL BASSO”, dai fedeli:

▪ Gli spirituali: contro la mondanizzazione della Chiesa cercano radicalità evangelica (alcuni dualisti, altri santi

Francesco, Bernardo, Domenico).

▪ I nazionalisti o predestinazionisti (Jan Hus) hanno una visione spiritualistica della Chiesa e ne criticano il centralismo

romano e l’istituzione visibile. Solo i predestinati sono membri effettivi della Chiesa.

o Nascita dei trattati di Ecclesiologia:

▪ 1301-1302 “De regimine christiano” di Giacomo da Viterbo. Trattato per difendere l’autorità del Papa, la gerarchia

della Chiesa e la pienezza di potestà.

▪ 1302 “De potestate Papae” di un anonimo canonista. Slancio giuridico che influisce nell’ecclesiologia (a partire dal XII

secolo coi “Decretali di Graziano” si ha un nuovo studio del diritto romano) e mostrano la Chiesa come società visibile

e organizzata per rispondere ai conflitti tra Papa e Imperatore sulla scia della riforma gregoriana.

▪ Questo slancio giuridico ha un influsso sull’ecclesiologia fino al Vaticano II.

o Alcuni trattati dei conciliaristi:

▪ Non si sa a chi appartiene la pienezza di autorità. Se al Papa o al Concilio.

▪ 1439 “Summa de Ecclesia” Giovanni da Torquemada, definisce la Chiesa come elemento istituzionale e visibile, contro

i conciliaristi, e prepara la controversia luterana.

IV. EPOCA MODERNA

I cattolici elaborano un nuovo trattato di ecclesiologia contro i protestanti, che sarà usato fino al CV2, detto ECCLESIOLOGIA APOLOGETICA.

- Chiesa secondo i protestanti “invisibile o nascosta”: Per Lutero è una comunità di cuori in una sola fede, si contraddistingue per il

desiderio di tornare alla chiesa primitiva (evangelica) negando ogni sviluppo ecclesiologico.

- La risposta cattolica “ecclesiologia apologetica sulla vera Chiesa”: si sforzano di sviluppare i concetti medievali:

o Bolla Exurge Domine contro Lutero, sul potere papale

o Concilio di Trento: formula del simbolo, l’ordine gerarchico è basato sul fatto che la Chiesa è giurisdizionale, al centro della

quale sta Roma.

o Il conflitto tra istituzione visibile e comunità spirituale esce dai confini della Chiesa cattolica: i protestanti adottano l’idea di

comunità spirituale, mentre la Chiesa approfondisce l’idea di istituzione visibile.

o Fino al 18 secolo il Papa continua il processo di centralizzazione.

- Roberto Bellarmino (1586-1593 De controversiis) teologo piú importante della controriforma, che avrà grande influsso fino al CVII.

o Concetto di Chiesa che respinge la concezione spirituale

o Condizioni o vincoli per far parte della Chiesa:

▪ Vincolo simbolico: professione di una medesima fede

▪ Vincolo liturgico-sacramentale: partecipare agli stessi sacramenti, celebrare insieme.

▪ Vincolo gerarchico: sottomissione alla gerarchia.

- Tre forme classiche di ecclesiologia apologetica

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o Via storica: tramite l’esame dei documenti storici dimostra che la Chiesa cattolica è la vera Chiesa e lungo la storia è stata una,

organizzata gerarchicamente e visibile. Quasi una via del primato del Papa.

o Via delle note: (da un metodo dogmatico a un metodo sperimentale e comparativo)

▪ XVI-XVII è un periodo piú dogmatico, attinge alle Scritture, ai Padri, parte dalla fede.

▪ XVIII-XIX è più razionale, di tipo sperimentale e comparativo tra le chiese, parte dalle evidenze. Cerca di dimostrare

che le note caratteristiche della Chiesa di Cristo (Una, santa, cattolica e apostolica) appartengono pienamente solo

alla Chiesa romana.

o Via empirica: Valorizza la Chiesa in se stessa, come un segno divino. È un metodo piú semplice, che non cerca di confrontare la

Chiesa dell’attualità con quella dell’antichità.

- Concilio Vaticano I

o Costituzione dogmatica Pastor Aeternum: sul primato pontificio, e De Ecclesia documento incompiuto sulla natura, proprietà e

potere della Chiesa.

o Concetto di Chiesa come “società perfetta”: Un istituzione che è autosufficiente in ordine al proprio fine. Problema: preparare

un codice di diritto canonico dimostrando giuridicamente che Cristo ha fondato una Chiesa perfetta.

o Secolo XIX: questione dell’autorità. Il metodo apologetico si basava sull’autorità della Chiesa e ha portato un influsso nella

concezione di società perfetta fino agli anni 50, poi si comincia a considerare anche la dimensione SPIRITUALE E

SACRAMENTALE della Chiesa (che si era persa nel medioevo). Idea del Corpo Mistico e dello Spirito Santo.

- Epoca contemporanea

Rinnovamento ecclesiastico che prima non fioriva per non avere il sostegno necessario

o 1870-1922 Precursori:

▪ Scuola di Tubinga (Mohler)

▪ John Henry Newman

o 1922-1943

▪ Guardini “un risveglio della Chiesa nelle anime”; “Il senso della Chiesa” 1922. Rinnovamento liturgico, biblico,

patristico, laico, ecumenico, missionario.

▪ Ecclesiologia del Corpo Mistico (approccio dogmatico): chiesa non come società, ma come comunione tra il Capo e il

Corpo mistico, lascia spazio allo Spirito Santo. Visione orizzontale e visione verticale. Comunione: Capo-Corpo

(verticale) e tra i membri (orizzontale).

▪ 1943 Mystici Corporis di PioXII, per evitare visioni spiritualistiche e misticistiche.

o 1943-1962

▪ Henry de Lubac “La Chiesa è un mistero”

▪ Altri autori: presentano la Chiesa come popolo di Dio, sacramento, comunione.

▪ Teologia del laicato

▪ Istanza ecumenica

o CONCILIO VATICANO II

▪ K. Rahner: un concilio della Chiesa sulla Chiesa.

▪ Lumen Gentium: cos’è la Chiesa? Ad intra

▪ Gaudium et Spes: cosa fa? Ad extra.

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I. L’ORIGINE DELLA CHIESA

TEMA 2: Dio ha un ruolo nell’origine della Chiesa? LA QUESTIONE

Il fatto di essere società significa che i membri della Chiesa sono parte del suo sviluppo. È un’esperienza religiosa a consolidare i suoi membri in

qualità di soci. Tuttavia, l’essere cattolico non è solamente l’appartenere ad una società religiosa (pericolo relativista-orizzontalista), perché non

riflette l’esperienza di tanti cristiani, né la durevolezza nella storia di forme istituzionali e di aspetti dottrinali.

Se fosse solo un prodotto umano, di sentimenti e relazioni religiose, si potrebbe cambiare quando è storicamente necessario; ma se fosse solo un

prodotto divino, non si spiegherebbero gli sviluppi istituzionali e dottrinali e rituali che si sono svolti nei secoli.

La Chiesa è fedele a ciò che le è stato affidato: ma chi c’era all’origine? Quali cause sono coinvolte all’origine?

INTRODUZIONE

1. Il mistero di Dio e della Chiesa: il mistero è una realtà divina, trascendente e salvifica che in qualche modo è rivelata e manifestata nella

storia.

a. Mistero nascosto: perché ha origine in Dio Padre, che è inaccessibile

b. Mistero umano: perché entra nella storia umana tramite Gesù Cristo

c. Mistero rivelato dallo Spirito Santo.

2. Un mistero legato alla storia della salvezza: si realizza in modo progressivo, si estende e intensifica verso il compimento del mistero. Stadi

successivi: prima dei tempi, l’origine o creazione, la vecchia alleanza, il compimento in Cristo, la diffusione del mistero nella Chiesa, il

compimento finale. L’economia di salvezza è graduale e progressiva, formata dalla pedagogia divina.

3. La Chiesa è destinataria e mediatrice di questo mistero: tramite la Chiesa, Dio si adatta all’uomo, per favorire la comunione. La Chiesa è

lo spazio di comunicazione graduale di questo mistero, nei sacramenti e la grazia. Mediatrice, perché è chiamata a proclamare questo

annuncio di salvezza.

La parola EKKLESIA deriva dal verbo KALEO, chiamare o convocare. Nel senso biblico della Bibbia dei LXX traduce QAHAL cioè radunanza sacra,

convocata da qualcuno.

1. DIO PADRE CONVOCA LA CHIESA

Ogni azione ad extra della Trinità è comune, tuttavia avvertiamo che la Sacra Scrittura attribuisce azioni particolari ad una persona in alcuni

casi: pertanto è lecito studiare il ruolo di ciascuna Persona divina nell’origine della Chiesa.

- La Chiesa prima della Chiesa: Ef 1,4-6 dice che Dio “ci ha scelti prima della creazione del mondo...” questo significa che prima della

fondazione del mondo Dio Padre aveva un piano salvifico e ha desiderato e voluto la Chiesa per amore. Il Padre dunque, in questa

benedizione eterna, convoca la Chiesa. Il Figlio risponde a questo desiderio incarnandosi e sacrificandosi (la Chiesa porta impresso il

carattere del Figlio, deve conformarsi a Lui e alla sua missione). Dire “Chiesa prima della Chiesa” significa che c’è una grazia che viene

dall’eternità, che motiva la Chiesa e la spiega (non ha causalità intra-storica, la Chiesa è nella mente del Padre in Cielo), incluso il mondo

è fatto per Essa.

- La Chiesa è stata preparata, prefigurata e profetizzata nell’Antico Testamento: I Padri della Chiesa hanno un’ecclesiologia in FIGURE,

vedono prefigurata la Chiesa nella prima Alleanza (aurora della nuova Alleanza), nella nascita di Eva dal costato di Adamo (la Chiesa nasce

dal costato di Cristo), nel sacrificio di Abele (C’è una Chiesa dei giusti che hanno vissuto prima di Gesù).

- Il Padre, per amore, voleva riunire i suoi figli in un popolo: per misericordiosa benevolenza liberatrice ci crea e per grazia ci chiama a

partecipare alla sua vita e gloria (Ad gentes). La sollecitudine amorevole di Dio non è confinata a un momento storico, ma si realizza

dinamicamente nel corso della storia verso una pienezza, la sua gloria e la nostra felicità. Dio vuole radunare gli uomini, come società

cristiana che chiamiamo Chiesa.

- Il Padre annuncia la rifondazione dell’alleanza e un nuovo patto: Avendo i giudei trasgredito la prima alleanza (Ger 31) Dio promette una

nuova Alleanza. I profeti cominciano a utilizzare il termine “resto” (i poveri, gli umili e coloro che aderiscono a Yahwé) che sarà il punto di

continuità tra Israele e la Chiesa.

2. GESÙ CRISTO FONDA LA CHIESA

L’alleanza del popolo di Israele ci porta alla costituzione della Chiesa e agli ultimi tempi: Gesù Cristo convoca e raduna tutti i figli dispersi in un solo

corpo.

- Cristo rivela il piano di Dio, ma a sua volta è contenuto del messaggio della rivelazione.

- I sette sensi della Parola di Dio (Verbum Domini 7) fanno riferimento in ultima istanza a Cristo e la Chiesa ne è il centro, in quanto Cristo

la fonda per raccogliere il frutto della sua esistenza e proseguire la sua missione.

- La Chiesa è frutto di tutta l’esistenza di Cristo: non va cercato un momento puntuale storico di istituzione della Chiesa, non è frutto di una

singola parola o di un evento, ma di tutta l’esistenza di Cristo, dall’Incarnazione all’effusione del Suo Spirito.

1. L’annuncio dell’avvento del Regno (MALKUT – BASILEIA) promesso: Indica un intervento di Dio a liberare e offrire salvezza al suo

popolo in Cristo. Regno escatologico (in Cristo il Regno è vicino, sta facendosi, ma non è del tutto compiuto) e cristologico (il Regno

dipende da Cristo, ci è donato in Cristo e per mezzo di Lui opera nella storia). Per accettare il Regno bisogna credere e convertirsi.

2. Scelta e istituzione dei 12 apostoli: tra i tanti discepoli, Gesù sceglie 12 apostoli, come le 12 tribù di Israele. È un gesto escatologico

(il nuovo Regno ricorda la Terra promessa) e mostra la continuità con Israele. Insieme istituzionalizza la gerarchia ecclesiale.

3. L’istituzione dell’Eucaristia: è un momento di ponte tra la vita terrena e quella gloriosa di Cristo. Nell’ultima cena si manifestano gli

elementi della Chiesa:

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a. Raccoglie la sua comunità in vista del Regno di Dio: il rapporto tra Padre e Figlio è comunicato al presente anche ai

discepoli che parteciperanno al banchetto escatologico.

b. Nuova alleanza: lega nel Sangue di Cristo l’alleanza antica del popolo con Dio, fonda la Chiesa.

c. Ogni volta che si celebra l’Eucaristia cresce la comunione nella Chiesa.

3. LO SPIRITO SANTO VIVIFICA LA CHIESA

Lo Spirito Santo è sempre stato attivo e operante nella Chiesa fin dall’inizio.

- L’opera dello Spirito Santo prima di Pentecoste

o Ogni profeta è portatore della voce dello Spirito Santo

o Lo Spirito Santo rende possibili i momenti fondanti della vita di Cristo e della Chiesa: Annunciazione, Battesimo, Nicodemo,

Gesù come fonte di acqua viva, Filioque (promessa dello Spirito Santo), Risurrezione, lo Spirito Santo assicura l’accesso a Dio

Padre per Cristo.

- A Pentecoste

o Lo Spirito fu inviato per santificare continuamente la Chiesa e renderla partecipe della vita divina.

o Lo Spirito ristabilisce la comunicazione e la comunione tra gli uomini: dopo Pentecoste inizia ufficialmente la diffusione del

Vangelo; lo Spirito è come l’Anima della Chiesa.

o Lo Spirito manifesta la Chiesa e impulsa la sua crescita.

o Inaugura il tempo della Chiesa: tempo di forte protagonismo e apertura pubblica dello Spirito Santo

o Lo Spirito è garanzia di essere il popolo di Dio

o Inaugura anche una presenza spirituale di Cristo nella Chiesa, che è resa possibile dallo Spirito Santo vivificatore e santificatore.

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TEMA 3: Quale ruolo hanno gli uomini nell’origine della Chiesa? INTRODUZIONE

Non si può affermare che gli uomini non siano causalità coinvolta nell’origine della Chiesa.

Come visto nel tema precedente, Dio Padre convoca tutti gli uomini ad essere suoi figli in Cristo, ma la Chiesa nasce nel momento in cui tale

convocazione viene accettata da parte degli uomini.

LA SACRA SCRITTURA DIMOSTRA UNA CAUSALITÀ: annuncio-fede-aggregazione

- Annuncio- fede: Sembra che gli Atti degli apostoli colleghino l’evento della Risurrezione di Cristo con la predicazione degli apostoli

(discorsi di Pietro). Discorsi in cui si denota che le predicazioni hanno come frutto l’aggregarsi di nuovi discepoli e credenti

- Annuncio-aggregazione: C’è un rapporto tra annuncio del kerigma (risurrezione di Cristo), fede manifestata nel battesimo (pistis) e

aggregazione alla Chiesa (ekklesia). È un rapporto causale e non temporale: l’annuncio provoca la fede, colui che ascolta e crede si

battezza e si aggrega alla Chiesa.

- La Chiesa è frutto tanto dell’azione convocante di Dio, quanto dell’annuncio degli apostoli e dell’accettazione di fede (Dei Verbum 5: A

Dio che rivela è dovuta l'obbedienza della fede, con la quale l'uomo –tutta la persona- gli si abbandona tutt'intero e liberamente

prestandogli il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà e assentendo volontariamente alla Rivelazione che Egli fa).

CRISTO VOLEVA CHE I SUOI DISCEPOLI PREDICASSERO LA BUONA NOVELLA

Ora tutto quanto il Signore ha una volta predicato o in lui si è compiuto per la salvezza del genere umano, deve essere annunziato e diffuso fino

all'estremità della terra, a cominciare da Gerusalemme. In tal modo quanto una volta è stato operato per la salvezza di tutti, si realizza

compiutamente in tutti nel corso dei secoli.

Per il raggiungimento di questo scopo, Cristo inviò da parte del Padre lo Spirito Santo, perché compisse dal di dentro la sua opera di salvezza e

stimolasse la Chiesa a estendersi. Indubbiamente lo Spirito Santo operava nel mondo prima ancora che Cristo fosse glorificato. Ma fu nel giorno

della Pentecoste che esso si effuse sui discepoli, per rimanere con loro in eterno; la Chiesa apparve ufficialmente di fronte alla moltitudine ed ebbe

inizio attraverso la predicazione la diffusione del Vangelo in mezzo ai pagani; infine fu prefigurata l'unione dei popoli nell'universalità della fede

attraverso la Chiesa della Nuova Alleanza, che in tutte le lingue si esprime e tutte le lingue nell'amore intende e abbraccia, vincendo così la

dispersione babelica. Fu dalla Pentecoste infatti che cominciarono gli «atti degli apostoli», allo stesso modo che per l'opera dello Spirito Santo nella

vergine Maria Cristo era stato concepito, e per la discesa ancora dello Spirito Santo sul Cristo che pregava questi era stato spinto a cominciare il

suo ministero. E lo stesso Signore Gesù, prima di immolare in assoluta libertà la sua vita per il mondo, organizzò il ministero apostolico e promise

l'invio dello Spirito Santo, in modo che entrambi collaborassero, sempre e dovunque, nella realizzazione dell'opera della salvezza. Ed è ancora lo

Spirito Santo che in tutti i tempi «unifica la Chiesa tutta intera nella comunione e nel ministero e la fornisce dei diversi doni gerarchici e

carismatici» vivificando - come loro anima - le istituzioni ecclesiastiche ed infondendo nel cuore dei fedeli quello spirito missionario da cui era stato

spinto Gesù stesso. (Ad Gentes 3-4)

CRISTO VOLEVA CHE I SUOI DISCEPOLI BATTEZZASSERO E SI BATTEZZASSERO

- Causalità divina: CCC1267 Il Battesimo ci fa membra del Corpo di Cristo. Il Battesimo incorpora alla Chiesa. Dai fonti battesimali nasce

l'unico popolo di Dio della Nuova Alleanza che supera tutti i limiti naturali o umani delle nazioni, delle culture, delle razze e dei sessi.

- Causalità umana: CCC1236 L'annunzio della Parola di Dio illumina con la verità rivelata i candidati e l'assemblea, e suscita la risposta della

fede, inseparabile dal Battesimo. Infatti il Battesimo è in modo tutto particolare “il sacramento della fede”, poiché segna l'ingresso

sacramentale nella vita di fede.

Fede libera: sia del battezzato o dei genitori o della Chiesa, ma attende sempre una risposta personale.

IL RAPPORTO TRA LA CAUSALITÀ DI DIO E LA CAUSALITÀ DEGLI UOMINI

Si trovano su diversi livelli:

- Dio Trino è CAUSA EFFICIENTE, prima e assoluta dell’essere della Chiesa (non dipende da nessun altro)

- L’uomo è CAUSA SECONDARIA, relativa in quanto Dio ha scelto di servirsi della predicazione apostolica per rivelarsi al mondo.

- L’atto di fede è RISPOSTA, alla convocazione divina e la presuppone.

Non c’è un concorso tra le cause, ma sono cause reali in grado diverso. Il fatto che la causalità umana è dipendente dalla divina, eleva l’essere

umano. Dare una risposta alla chiamata è partecipare del Corpo vivo della Chiesa e trasformarsi in uno strumento di annuncio, affinché altri

possano raggiungere la fede.

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II. NATURA DELLA CHIESA

TEMA 4 Qual è un concetto teologico che può rappresentare la visibilità, invisibilità ed efficacia

della Chiesa? LG 8 “la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola

complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino” richiama poi ad un’analogia a Cristo vero Dio e vero uomo. Con quale

concetto teologico si può rappresentare questa dualità?

LG1 “la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere

umano”.

San Tommaso: SACRAMENTO è il segno di cose sacre fatte per santificare gli uomini… per questo la Chiesa si può considerare un sacramento.

Questa concezione si può spiegare in 4 punti:

1. La sacramentalità della Chiesa

- Originariamente, è un concetto patristico: inizia la riflessione sulla frase di San Paolo in Ef 5,32 “Questo mistero è grande; lo dico in

riferimento a Cristo e alla Chiesa!”. La parola greca MYSTERION viene tradotta al latino con SACRAMENTUM (Il piano salvifico di Dio

rivelato in Cristo).

o Didachè: mistero terreno della Chiesa

o Cipriano: la Chiesa è sacramento della Trinità, unita nel Padre, Figlio e Spirito Santo.

o Agostino: la Chiesa è la Madre dei viventi e un grande sacramento

- San Agostino intende SACRAMENTO come un segno sacro. Per questo possono rientrare in questa definizione tanto Cristo come la

Chiesa. Ma non tutti i segni sacri sono sacramenti.

- Nel Secolo XII c’è uno sforzo teologico sul sacramento dell’Eucaristia (contro le eresie) e si lascia da parte la sacramentalità della Chiesa.

- San Tommaso perfeziona la definizione: Un segno sacro che santifica l’uomo. L’aggiunta indica che è un segno efficace, che fa qualcosa

per la salvezza.

- Nel CVI si riprende l’idea: c’è un bisogno di segni esterni per la credibilità della Chiesa (in chiave apologetica). A partire dal testo di Is

11,12 “Egli alzerà un vessillo tra le nazioni…” la Chiesa viene presentata come il segno esteriore visibile di unione di tutto il genere

umano. Il contesto di questa apologetica è la polemica sorta tra visibilità e invisibilità della Chiesa.

- Nel CVII, invece, si riprende l’idea della Chiesa come sacramento, ma la si qualifica nel senso che Cristo è sacramento, in contesto più

amplio. Si sviluppa a partire da 2 elementi:

1. L’analogia tra Cristo, Verbo incarnato, e la Chiesa (LG8):

- Cristo ha realizzato la salvezza utilizzando la sua natura umana come strumento

- Cristo porta avanti la redenzione usando la chiesa visibile come strumento

Negli anni 50 questo parallelo tra Cristologia e Ecclesiologia favorisce lo sviluppo del concetto di Chiesa come sacramento.

2. La Chiesa come mediatrice della salvezza

- Intenzione di ridare valore all’istituzione visibile della Chiesa (apologetica anni 40)

- Mystici Corporis: “Valido e perenne strumento del Verbo incarnato”.

- Nel CVII la Chiesa è definita come sacramento di Cristo, sacramento di unità (Cipriano) e sacramento universale di salvezza (Congar).

- Dopo il CVII la Chiesa è definita come sacramento fontale o sponsale, protosacramento, sacramento radicale o fondamentale (concezione

della Chiesa come sacramento DI CRISTO) Cristo è sacramento del Padre e la Chiesa è sacramento di Cristo (come il Padre ha inviato me,

anch’io mando voi).

2. Il carattere ecclesiologico dei sette sacramenti

SCOLASTICA SACRAMENTI LUMEN GENTIUM 1

Sacramentum tantum Segno esteriore (es. Acqua) Chiesa visibile

Res tantum Realtà ultima teológica (grazia) Unione intima con Dio

Res et sacramentum Realtà intermedia, segno interiore (es. carattere indelebile)

ECCLESIOLOGIA DEI SACRAMENTI

In ogni sacramento c’è realtà intermedia ecclesiologica:

- Battesimo: tramite il carattere ricevuto, egli appartiene alla Chiesa

- Confermazione: unione maggiore con la Chiesa, impegno serio nella Chiesa

- Ordine Sacro: porta con se’ una missione pastorale nella Chiesa

- Penitenza: perdono di Dio e riconciliazione con la Chiesa

- Matrimonio: al fine di fondare una famiglia, una Chiesa domestica

- Unzione degli infermi: affida il malato al Signore e la Chiesa trae beneficio da quelle sofferenze.

3. La Chiesa come presenza reale di Cristo in diversi modi

Se ogni sacramento è un incontro reale con Cristo, possiamo dire che la Chiesa è presenza di Cristo in diversi modi:

- Nelle persone battezzate che sono Popolo di Dio credente in Cristo

o In particolare nelle persone configurate specialmente a Cristo: presbiteri, vescovi e diaconi.

- Nei segni ecclesiali: La Chiesa è radunata in un luogo, la preghiera comune, il servizio di carità ai fratelli, la proclamazione della Parola di

Dio, i sacramenti (in particolare nell’Eucaristia).

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4. Il rapporto tra l’Eucaristia e la Chiesa

Detto agostiniano: “Eucharistia facit Ecclesiam, Ecclesia facit Eucharistiam”.

L’ecclesiologia eucaristica dipende dall’ecclesiologia sacramentale:

o Un’ecclesiologia strutturata con l’Eucaristia al suo centro: è necessaria una concezione sacramentale della Chiesa per

comprenderla pienamente.

o Ecclesia de Eucaristia, 3: dal mistero pasquale (fratio panis) nasce la Chiesa (dal costato di Cristo). Dunque l’Eucaristia ha un

influsso causale sull’origine della Chiesa (rende presente il sacrificio di Cristo).

o Sacramentum Charitatis, 14: La Chiesa può fare l’Eucaristia perché Cristo si è donato a essa nel sacrificio della Croce.

C’è un rapporto con Cristo nel dire che la Chiesa è un sacramento, e il nucleo è il radunarsi cultualmente per celebrare l’Eucaristia che

è presenza di Cristo

La concezione sacramentale della Chiesa è FONDAMENTALE per riuscire a capirla: pertanto dopo il Concilio si è sviluppata l’idea di

“Mistero della Chiesa” (prima parte della Lumen Gentium).

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TEMA 5 Qual è un’immagine che possa rappresentare dimensione sociale, uguaglianza

fondamentale, continuità storica e biblica e carattere religioso della Chiesa? La Chiesa non sorge soltanto dalla libera determinazione degli uomini, ma da un progetto di Dio dinamico, sostenuto nella storia. Nell’intenzione

divina vi è il radunare gli uomini (dimensione sociale della salvezza), in questa radunanza che è la Chiesa, società fatta di uomini religiosi, vi è uno

sviluppo storico. I membri della Chiesa possiedono qualcosa di comune, come risposta alla convocazione eterna di Dio: credere in Cristo (carattere

religioso).

Dio vuole far arrivare le sue benedizioni su ognuno, anche su chi non accoglie il suo dono, ma può e vuole farlo in modo sociale: si descrive questa

società come Popolo di Dio (LG 9 “Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di

loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità”), definizione associata al popolo di Israele ma solo come una

preparazione alla nuova ed eterna alleanza in Cristo (nuova, ma anche in continuità con l’antica).

1. Il Popolo di Dio nell’Antico Testamento

[am] = affinità naturale tra il gruppo [LAOS in greco]

[goj] = territorio, politica del gruppo [ETHNE]

Formano la struttura sociale stabile di Israele basata sul sangue. Ma con il passare del tempo, all’interno dell’Antico Testamento si distanziano

teologicamente i due termini: Israele è AM YAHWE’, mentre gli altri popoli sono GOJIM.

- Questa distinzione traduce proprio l’intenzione divina nell’Esodo: tutta la terra appartiene a Dio, ma Israele è sua proprietà particolare

[SEGULLA’]

- Si dice essere “Popolo Santo” non per la propria religiosità, ma in quanto Dio ha scelto questo popolo e lo ha costituito formalmente

nell’Alleanza [BERIT]

Dunque Dio crea un popolo nuovo sul Sinai (erano esuli, dispersi tra le genti). Sul fatto di essere scelti da Dio deve organizzarsi la loro società

(quindi le LEGGI).

- [HESED] ciò che mantiene l’alleanza è la fedeltà dell’amore divino (Dt 7,7-8 “Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più

numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli, ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il

giuramento fatto ai vostri padri”).

- I profeti descrivono Israele come la Sposa o l’Unigenito: un vincolo stretto, familiare, non solo esclusivo ma anche esigente, reciproco,

impegnativo (essere segno fra le nazioni).

- Ma Israele non ha risposto: i profeti annunciano un RESTO fedele, che avrà la grazia per il fatto di essere stato fedele e andrà oltre i

confini del popolo di Israele.

2. Il popolo di Dio nel Nuovo Testamento

La comunità di Gesù Cristo realizzerà la promessa dei profeti: la comunità cristiana, allora, partecipa pienamente del titolo di essere Popolo di

Dio

In S. Paolo:

o l’Israele di Dio è composto da quanti seguono Cristo (Gal 6,14-16 “su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia,

come su tutto l'Israele di Dio”)

o Gal 3 “se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa”

o 2 Cor 6,16 “Noi siamo il tempio del Dio vivente” come Is 28,16 “Ecco io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare,

preziosa, saldamente fondata: chi crede non vacillerà” citata ancora in 1Pt 2,6-10 “voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale,

la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre

alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio” .

Nella Chiesa primitiva era un’idea comune quella di essere il Popolo di Dio, eredi per la fede.

- L’elezione di Israele in rapporto con Abramo: Abramo aveva la fede e ciò gli fu accreditato come giustizia (Gal 3,6); quindi la stessa fede

dà un rapporto più profondo e unitivo che il sangue e la circoncisione.

o Rom 4,11-13 “Non infatti in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del

mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede”.

o Non è la circoncisione la porta di ingresso al Popolo di Dio, ma la fede.

3. Popolo di Dio nell’ecclesiologia precedente al Vaticano II

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- I padri della Chiesa: vedevano dinamicamente la Chiesa, come pellegrina (Idea del sacerdozio comune dei fedeli).

- Nell’Alto medioevo scompare l’idea

- Nel Basso medioevo (XI sec) la Chiesa è vista come società, non come popolo di Dio, ma soggetto di diritti, e il Papa come il titolare della

pienezza di potestà (lotte per le investiture). Non c’è più una riflessione amplia sul Popolo di Dio, anche se non scompare del tutto (nel

Messale Romano si continua a usare l’espressione).

- Nel XIX secolo

o John H. Newman: riflette sul sensum fidelium, sulla dimensione sociale e storica della fede cristiana.

o L’abate Vonier riapre la discussione sul Popolo di Dio

o M. D. Koster (1940): pubblica un libro polemico che considera come unica ed esatta definizione della Chiesa quella di Popolo di

Dio. Critica l’idea di Corpo Mistico (1943 Mystici Corporis di Pio XII).

o L. Cerfaux: dalle lettere di Paolo si desume che la sua ecclesiologia fondamentale è quella di Popolo di Dio, mentre le altre

immagini sono legate ad essa.

4. Popolo di Dio nel Concilio Vaticano II

Il capitolo II della Lumen Gentium è dedicato a questa nozione di popolo di Dio, presa dalla 1 lettera di Pietro. È importante strutturalmente

che venga posizionata all’inizio della Costituzione Pastorale, dopo il mistero della Chiesa (mostra la Chiesa in tutta la sua ampiezza, dal piano

del Creatore all’escatologia):

a. La Chiesa come soggetto storico: vita della Chiesa sulla terra (sacerdozio comune dei fedeli, importanza del Battesimo, dei

sacramenti, annuncio del Vangelo, testimonianza per la fede) che consiste di persone umane che fanno storia e sono influenzati

dalla storia.

b. L’unità dalla Chiesa: presentata senza tralasciarne la varietà cattolica. Insiste sulla realtà fondamentale (la Chiesa è popolo di Dio)

che è principio di unità, ma senza negare il tesoro dei diversi stati di vita nella Chiesa. In tensione verso un unico fine.

5. Vantaggi della nozione

1. Continuità tra Israele e la Chiesa: Israele visto come preparazione e prefigurazione, fa un’analogia del patto di Cristo coi discepoli –nel

suo sangue– e il patto sul Sinai.

2. Il popolo di Dio agisce nella storia: ha un momento passato (l’ascensione del Signore) e un momento futuro (la parusia, il ritorno), e

dimostra che è una nozione di valore escatologico (intesa come Popolo in pellegrinaggio verso la terra promessa)

3. Indole missionaria della Chiesa: non chiusa in se stessa, ma è necessario predicare il Vangelo a tutto il mondo.

6. Limiti della nozione

1. Il rapporto intimo tra Cristo e la sua Chiesa: la nozione di Popolo di Dio mette in rilievo l’uguaglianza tra i battezzati, ma non riflette

l’unità vitale e la dipendenza dei battezzati da Cristo (non è solo uno di noi).

2. Struttura invisibile della Chiesa: non chiarisce le funzioni che Cristo ha voluto per ognuno nella Chiesa, in base ai carismi ricevuti.

3. Ministero gerarchico: non spiega coloro che sono nominati pastori dell’altra parte del popolo di Dio.

4. Non rileva sufficientemente la presenza della salvezza nella Chiesa: in senso escatologico, l’immagine del popolo in cammino verso la

salvezza non lascia chiara l’idea che in parte il seme della salvezza si trova già nella Chiesa e in ognuno di noi.

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TEMA 6 Qual è un’immagine che possa rappresentare l’unità della Chiesa in sé e in Cristo,

rispettando la diversità e l’individualità dei membri che la compongono? Tutte le immagini della Chiesa sono complementari e mettono in luce alcuni aspetti specifici. Ne cerchiamo una che rispetti le diversità e

l’individualità di ogni membro, e aiuti a distinguere l’unità in sé e in Cristo.

- Che novità ci porta Cristo nella considerazione della Chiesa rispetto all’assemblea dell’Antico Testamento= Nel Popolo di Israele

l’assemblea è il luogo dell’incontro con Dio, nel Nuovo Testamento il luogo della convocazione non è solo assemblea, ma è anche il

CORPO DI CRISTO.

- L’Incarnazione porta l’inizio del compimento escatologico, prima l’uomo non poteva cercare Dio, ma era Dio che si faceva vivo e lo

cercava mediante i profeti. Nell’Incarnazione l’incontro tra Dio e l’uomo si rende perfetto, tutte le promesse divine e le iniziative di grazia

si compiono e in Cristo c’è la risposta perfetta dell’uomo a Dio.

o Ogni uomo deve partecipare di questa risposta nell’umanità assunta e redenta da Cristo.

o Israele fu scelto da Dio per ricapitolare tutte le cose nel suo Figlio

o L’immagine del Corpo Mistico di Cristo è il codice genetico ecclesiale. Essere membra del corpo di Cristo non è solo

appartenenza a una società (popolo di Dio), ma è qualcosa di più vitale ed organico (ci dà la vita in Lui).

1. Corpo di Cristo nelle lettere di S. Paolo

- 1 Corinzi: La Chiesa non è soltanto radunata “attorno” a Cristo, ma unificata in Lui quale corpo. Da dove prende S. Paolo l’idea del Corpo?

o Ipotesi gnostica: mito dell’anthropos, un uomo salvatore primordiale.

o Ipotesi stoica: vede il mondo come un grande corpo della divinità e gli uomini come un tutto vivente.

o Ipotesi rabbinica: un membro di un gruppo può agire a nome di esso come rappresentante. (non è del tutto lontana dall’idea di

Cristo che si riconosce nei “suoi”)

o Ipotesi eucaristica: la Comunione al Corpo Eucaristico di Cristo è l’idea fonte per S. Paolo nel pensare la Chiesa come Corpo in

comunione con il Corpo Eucaristico di Cristo (1Cor10,16-17 “noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti

partecipiamo dell'unico pane”)

COMUNIONE: passare dalla KOINONIA che unisce verticalmente l’uomo con Cristo all’unione orizzontale degli uomini tra loro

(esperienza eucaristica).

VOCAZIONE DI PAOLO: Io sono quel Gesù che tu perseguiti. Si riconosce nelle sue membra (esperienza vivenziale)

- 1 Cor 6,15-18 “Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una

prostituta? I due saranno, è detto, un corpo solo. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito” ha un’idea matrimoniale

(sponsale) della comunione. Il peccato influisce su tutto il Corpo e fa male a Cristo stesso. Pertanto la Riconciliazione è con Dio e con la

Chiesa.

- Rom 12,4-6 “come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur

essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri” e 1Cor12,12-31 San Paolo vede

la Chiesa come un organismo vivente, delineando:

o L’interdipendenza tra le membra del corpo

o La diversità funzionale, paragonata a un corpo, in una unità organica volta al bene di tutto il corpo.

o Il cristo glorioso, ormai invisibile, si rende visibile agli occhi umani nella Chiesa, suo Corpo.

- Efesini e Colossesi (sono lettere giudicate postume per la progressione delle idee teologiche) presentano la Chiesa come oggetto

dell’opera redentiva di Cristo:

o Mentre le prime lettere delineavano i rapporti tra le membra, queste lettere sviluppano l’idea di Cristo come Capo del Corpo

o La capitalità, cioè raccogliere tutti i cristiani sotto un unico capo (opera redentiva) si intende sotto due aspetti:

1. Semitico: Cristo in quanto capo possiede una funzione di comando e dominio; rappresenta l’autorità gerarchica alla quale

sottomettersi. Ef 5,22-24 presenta la Chiesa come sposa di Cristo sottomessa e dipendente dal suo divino sposo.

2. Ellenistico: la testa è il principio di azione del corpo, principio di animazione. Col 2,19 “Dal capo tutto il corpo riceve

sostentamento” e Ef 4,16 si evince l’idea del capo come motore e forza dal corpo.

a. Cristo non è solamente il sostegno esterno, come il marito per la moglie, ma è il motore vitale interno che

assicura l’incremento del Corpo e la compaginazione di tutte le parti.

b. Cristo invia il suo Spirito con questa finalità.

o Col 1,18 “Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per

ottenere il primato su tutte le cose”. Cristo ha il primato e in lui saranno ricapitolate tutte le cose:

▪ Va oltre la concezione di capo come principio invisibile, è la parte egemonica del corpo (legato a Lui per mezzo dei

sacramenti), e c’è un influsso vitale sui membri e su tutta la creazione (ricapitolare).

▪ La Chiesa diviene lo spazio nel quale Cristo fonda la ricapitolazione di tutte le cose.

2. Teologia del Corpo Mistico

- I padri della Chiesa:

o Clemente romano dice “non abbiamo un solo Dio, Spirito e Cristo? Perché ci comportiamo come se non fossimo un solo

Corpo?”

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o S. Ireneo di Lione: ricapitolare tutto in Cristo (anakefalaiosis)

o Cirillo di Alessandria: nella comunione mistica, Cristo viene a noi con la sua Carne (verticale) come possiamo non essere uno,

tutti e gli uni negli altri (orizzontale).

o Agostino: Christus Totus (consiste di Capo e di membra, ma in una concezione più amplia della Chiesa, poiché ne fanno parte

tutti i giusti e i salvati di ogni tempo). Tre modi di presentarsi di Cristo:

▪ Dio prima dell’Incarnazione

▪ Dio e uomo con l’incarnazione

▪ Christus totus in quanto Chiesa: capo e corpo.

- Alto medioevo: grandi trattati De Christo capite, con Cristo a capo della Chiesa

- Basso medioevo (XII): La teologia del Corpo Mistico assume significato ecclesiale

▪ PRIMA: Corpo vero si riferiva alla Chiesa (in quanto visibile) e Corpo Mistico all’eucaristia (perché nasconde la

presenza reale, dava spazio a fraintendimenti)

▪ DA ORA: Corpo vero si riferisce all’Eucaristia (per difendere la presenza reale di Cristo) e Corpo Mistico alla Chiesa

(minor peso all’Ecclesiologia)

- San Tommaso: considera la Chiesa solo come una parte della Cristologia, essendo Cristo capo di essa, che dà le grazie (Gv 1,16 “Dalla sua

pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia”) essendo Lui pienezza della grazia (capitalità intesa in ordine alla grazia). La natura

umana di Cristo fu strumento di redenzione, così la natura visibile della Chiesa è strumento di salvezza (espressione del corpo mistico).

3. Riferimenti del Magistero sul Corpo Mistico

- Bonifacio VIII: Unam sanctam

- Leone XIII: Satis cognitum (1896), Divinum illud munus (1897)

- Pio XII: Mystici Corporis (1943) definisce la nozione come la più elevata, nobile e adatta per la Chiesa.

o Denuncia due tendenze

▪ Razionalismo (naturalismo ecclesiologico) che concepisce la Chiesa come risultato di sforzi umani

▪ Misticismo: non distingue adeguatamente l’ambito umano dal divino nella Chiesa.

o La Chiesa è Corpo sotto l’aspetto visibile, organico, gerarchico, dotato di sacramenti per la santificazione e formato di membri

(anche peccatori)

o Questo Corpo ha la sua origine e il suo sostentamento in Cristo.

o È chiamato MYSTICO invece di fisico o morale:

▪ Non è un corpo fisico, perché ogni membro ha la sua personalità propria, l’unione non annulla l’individualità di

ciascuno, come nella fisica.

▪ Non è un corpo morale, come un gruppo di persone che si uniscono per raggiungere un fine (principio di unità

estrinseco), ma il principio di unità intrinseco del cristianesimo è lo Spirito che riempie e unisce la Chiesa

• si dice mystico perché è interiore

• si dice mystico perché è arcano: l’inabitazione della Trinità nei fedeli è una realtà che rimane nascosta nel

nostro pellegrinaggio terreno.

- Concilio Vaticano II: Lumen Gentium, 7 (Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, che

raccoglie da tutte le genti…) è un’impostazione paolina del problema. Paolo però, non sua mai l’espressione “mystico” ma solo propone

l’immagine di Corpo di Cristo.

4. Vantaggi della nozione:

1. Questo concetto permette di penetrare qualcosa di intrinseco alla Chiesa, rivelando l’elemento ontologico soprannaturale: una società

umana che trascende questo, tutti i membri della Chiesa vivono la vita del Figlio di Dio e con il suo Spirito sono vivificati. C’è un aspetto

soprannaturale.

2. Sottolinea il rapporto vitale con Cristo: partecipa della vita di grazia.

3. Rende manifesta l’unità e la diversità dei membri: partecipano della vita divina, uniti, ma ciascuno con il suo stato di vita, la sua funzione

e il suo ministero all’interno della Chiesa, al servizio di tutto l’organismo.

5. Svantaggi della nozione

1. Dire che la Chiesa è Corpo Mistico può far cadere in una visione meramente funzionalista di esso, mentre la diversità delle funzione è

trascesa dal SACRAMENTO speciale che configura ontologicamente a Cristo i vescovi, i sacerdoti e i diaconi.

2. Il termine mystico può essere ambiguo, riduce la nostra unione con Cristo a una pura invisibilità, ma c’è anche tutta una componente

visibile e sociale del corpo mistico.

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TEMA 7: Come dobbiamo intendere l’UNITÀ della Chiesa davanti al fenomeno di tante realtà che si

dichiarano cristiane dentro e fuori i confini visibili della Chiesa Cattolica? Dal Concilio di Nicea la Chiesa si professa UNA, SANTA, CATTOLICA e APOSTOLICA, che sono le proprietà (conditiones, argumenta, notes) aggiunte

dalla Chiesa come risposta alle tendenze scismatiche.

A partire dal secolo XV si precisano i termini con lo scopo di dimostrare apologeticamente la vera Chiesa (via notarum). Dopodiché si cominciano a

studiare le proprietà per comprendere cosa sia il mistero della Chiesa per mezzo dei suoi attributi.

Dal punto di vista naturale, non sono tanto evidenti, bisogna partire dalla fede dato che si tratta di oggetti di fede non del tutto dimostrabili

attraverso la ragione, c’è bisogno di un approccio teologico.

1. La Chiesa è UNA

La tradizione teologica riassume questa proprietà in due aspetti:

- Unicità: è singolare, in quanto è l’attuazione nella storia dell’unico disegno di salvezza del Padre (pertanto la Trinità è principio di questa

unicità ecclesiale).

o Gv 10: è l’unico gregge nel quale Cristo buon pastore raduna le sue pecore;

o Ef 2,19-22: è l’edificio che ha Cristo come pietra angolare.

- Unità: è indivisa in se stessa e compatta, a motivo della coesione spirituale (immagine del Corpo Mistico) grazie alla forza unificante dello

Spirito Santo.

o Ef 4,4-6: un solo corpo e un solo spirito

o Gv 17,21: che tutti siano uno come Tu sei in ed Io in te. Unità sostanziale.

- Non vuol dire uniformità, perché nella Chiesa non tutti fanno le cose nella stessa forma. Ci sono diversità di doni e di carismi, che non

sopprimono l’unità, ma consentono la comunione nella diversità.

2. La Chiesa deve manifestare visibilmente la sua unità

Dal fatto di essere unica, unita ma non uniforme, sorge l’esigenza di vivere in comunione, e ciò deve viversi e manifestarsi in rapporti visibili.

- Con tante confessioni cristiane verrebbe l’idea di pensare in una comunione spirituale o di rispetto reciproco, ma non è una realtà

sufficiente a spiegarne l’unità.

- La Chiesa consiste di persone umane, di strutture umane, che si realizzano nella corporeità, nella socialità e nella storicità. Ogni persona è

chiamata ad aprirsi ad una relazione con gli altri che si esprime in forme storiche e visibili.

o Gv 17,21: Perché il mondo creda che tu mi hai mandato: bisogno evangelizzatore.

- Quale forma prende la manifestazione di tale unità?

o At 2,41: perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nello spezzare il pane e nelle preghiere

o At 2,42-47: avevano ogni cosa in comune

o Tre aspetti della comunione che devono convergere nell’unità cristiana:

1. Professione di fede

2. Culto divino

3. Fraterna concordia (vita sociale) e comunione di vita ecclesiastica (gerarchia)

3. L’unità della Chiesa è ferita e minacciata

- Dal peccato e dalle sue conseguenze

o Le tensioni sorgono per eventi e persone che feriscono l’unità della Chiesa.

▪ Divisioni tra circoncisi e non (I secolo)

▪ Controversie storiche: monofisiti (IV), valdesi, protestanti

▪ Occidente-Oriente (1054): diffidenze, incomprensioni

o La Chiesa ha denominato queste divisioni come SCISMI ed ERESIE (CIC 751)

▪ eresia, l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina

e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa

▪ scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti

In questa Chiesa di Dio una e unica sono sorte fino dai primissimi tempi alcune scissioni, condannate con gravi parole dall'Apostolo ma nei secoli

posteriori sono nate dissensioni più ampie, e comunità considerevoli si staccarono dalla piena comunione della Chiesa cattolica, talora per colpa di

uomini di entrambe le parti. Quelli poi che ora nascono e sono istruiti nella fede di Cristo in tali comunità, non possono essere accusati di peccato di

separazione, e la Chiesa cattolica li circonda di fraterno rispetto e di amore. Coloro infatti che credono in Cristo ed hanno ricevuto validamente il

battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica. (Unitatis Redintegratio, 3)

4. Il ripristino della comunione visibile della Chiesa: il lavoro ecumenico (come segno della comunione invisibile)

Se la Chiesa è UNA e le divisioni feriscono tale unione mettendo in pericolo la salvezza delle anime dentro e fuori la Chiesa, è un DOVERE

RIPRISTINARLA.

Il lavoro ecumenico, per i cattolici, ha lo scopo di ripristinare la comunione visibile tra le confessioni cristiane. Quali sono le nostre premesse e i

principi?

PREMESSE

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14

1. Causalità nella divisione cristiana: riconosciamo che con ogni divisione vi sono state controversie e peccati da entrambe le parti.

2. La Chiesa Cattolica è la pienezza dei mezzi di grazia, che lo Spirito Santo ha dato per la salvezza, ed è presente nelle Chiese in comunione con

la Chiesa romana.

a. LG 8: L’unica Chiesa di Cristo, in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal

successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui

b. Subsistit in (indica piena identità): nella Chiesa cattolica converge tutto il lavoro ecumenico e la pienezza di salvezza orientando

tutte alla VERA Chiesa di Cristo

▪ Continuità storica è la Chiesa fondata da Cristo e dagli apostoli, che perdura nella storia

▪ Primato: è un argomento centrale nell’unità della Chiesa, che con il Magistero assicura la certezza dottrinale.

3. Fuori dalla Chiesa cattolica riconosciamo che ci sono elementi di verità e di santificazione: che sottolineano l’importanza di ripristinare la

comunione visibile.

a. Pericolo per le Chiese che non hanno tutti i mezzi di salvezza a disposizione

b. Pericolo per l’evangelizzazione: incertezza su quale confessione cristiana seguire

Ut Unum Sint: Il Concilio dice che "la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in

comunione con lui" e nel contempo riconosce che "al di fuori del suo organismo visibile si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità,

che, quali doni propri della Chiesa di Cristo, spingono verso l'unità cattolica sottolinea ciò che tutti condividiamo come proprio della Chiesa di

Cristo.

4. Tutti questi vincoli stabiliscono una comunione imperfetta ma vera, che spingono verso un’unità cattolica, una comunione piena e perfetta in

quel punto di convergenza della Chiesa di Cristo che è la Chiesa cattolica (base o fondamento dell’ecumenicità).

Da queste premesse possiamo definire cosa sia l’ecumenismo per la Chiesa cattolica: tutte le iniziative e le attività sviluppate per promuovere

l’unità visibile dei cristiani. Si sviluppa su due livelli:

1. Eliminare tutto ciò che sia di ostacolo all’unità: parole, giudizi, ecc…

2. Dialogare con lo scopo di conoscere reciprocamente la dottrina, la vita delle varie confessioni e stabilire gli elementi di santificazione

e di verità per comunicarli. Non solo parlare, ma pregare e stare aperti a riformare gli aspetti UMANI e TERRENI della Chiesa

pellegrina, che favoriscano una testimonianza più chiara della dottrina data da Cristo agli apostoli.

RIASSUNTO (Ut unum sint):

I. Il dialogo teologico deve svolgersi con chiarezza dottrinale e non cercando una pace fittizia che ne oscuri il senso di verità (c’è una

gerarchia di verità che non vanno trascurate, ma nemmeno assolutizzate)

II. In conseguenza si deve spiegare la dottrina con profondità e chiarezza

III. Lo stile del dialogo ecumenico dev’essere contrassegnato dall’amore per la verità, dalla carità e dall’umiltà (le divisioni nascono

dall’orgoglio)

IV. Nel cammino verso l’unità dev’esserci preghiera in comune e personale, per alimentare l’ecumenismo

V. La conoscenza reciproca e la formazione ecumenica dei fedeli e dei pastori, accompagnata dalla cooperazione tra i cristiani alla

PROMOZIONE UMANA.

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TEMA 8: Come dobbiamo intendere la SANTITÀ della Chiesa davanti ai peccati dei suoi membri? LG 39: “La Chiesa, il cui mistero è esposto dal sacro Concilio, è agli occhi della fede indefettibilmente santa”

Ma le evidenze non dicono questo: bisogna distinguere la santità della Chiesa e lo status dei peccati.

1. La Trinità è fonte e donante della santità della Chiesa

La Chiesa contiene elementi di santità che sono indefettibili, incrollabili: il dono di Dio diviene promessa e garanzia per coloro che lo

accolgono. Se si accetta il dono di santità della trinità, unito al dono della misericordia di Dio per sanare i peccati, saremo santi.

o La Chiesa è stata ELETTA e scelta dal Padre per compiere la sua volontà.

o Cristo si è DONATO alla Chiesa una volta per sempre in modo irrevocabile. Momento iniziale

Ef 5,25-26 “Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla, avendola purificata col lavacro dell'acqua per

mezzo della parola”. Indica il sangue in Croce, l’acqua del battesimo e la Parola di Dio come mezzi di santificazione.

o Lo Spirito Santo ABITA nella Chiesa: Cristo invia il suo Spirito affinché la Chiesa sia di continuo purificata.

LG 40 “I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in

Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò

realmente santi”

Elezione, autodonazione e inabitazione sono i doni di Dio e le sue promesse indefettibili alla Chiesa “le porte degli inferi non

prevarranno”

Questi doni sono anche una vocazione di ogni cristiano alla pienezza della carità e dunque alla santità

LG 41 “Tutti quelli che credono in Cristo saranno quindi ogni giorno più santificati nelle condizioni, nei doveri o circostanze che sono quelle

della loro vita, e per mezzo di tutte queste cose, se le ricevono con fede dalla mano del Padre celeste e cooperano con la volontà divina,

manifestando a tutti, nello stesso servizio temporale, la carità con la quale Dio ha amato il mondo”.

2. La santità è un impegno per ogni cristiano

È un dono che dev’essere accettato:

- Dono come realtà interiore, grazia santificante, soprattutto nel battesimo e nella conversione (ci rende capaci di essere santi) nel primo

momento ci configura con Cristo.

- Ma successivamente, questo dono deve realizzarsi nella vita quotidiana, attraverso un impegno verso la santità.

1 Pt 1,1-2: “ai fedeli eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per

essere aspersi del suo sangue” momento iniziale

1 Pt 1,15-16: “ad immagine del Santo che vi ha chiamati diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Voi

sarete santi, perché io sono santo” impegno

o Dio vuole che si rifletta in un progetto di santità: la santità della Chiesa si deve vedere in opere sante che scaturiscono dalla

santità personale.

o San Paolo chiama i cristiani “santi” sulla base della trasformazione ontologica ricevuta nel battesimo, poi bisogna essere capaci

di rifletterla in una vita santa.

- Mezzi di santità (LG 42) “ogni fedele deve ascoltare volentieri la parola di Dio e con l'aiuto della sua grazia compiere con le opere la sua

volontà, partecipare frequentemente ai sacramenti, soprattutto all'eucaristia, e alle azioni liturgiche; applicarsi costantemente alla

preghiera, all'abnegazione di se stesso, all'attivo servizio dei fratelli e all'esercizio di tutte le virtù” ciò che spinge tutti i mezzi di santità è

la carità: “La carità infatti, quale vincolo della perfezione e compimento della legge, regola tutti i mezzi di santificazione, dà loro forma e li

conduce al loro fine. Perciò il vero discepolo di Cristo è contrassegnato dalla carità verso Dio e verso il prossimo”.

3. La Chiesa è bisognosa di purificazione

Nessuno ha la pienezza della santità

- La Chiesa è santa perché provvista da Dio del dono della santità e deve esserlo attraverso le opere.

LG 8: “Ma mentre Cristo, «santo, innocente, immacolato» non conobbe il peccato e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo,

la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente

per il cammino della penitenza e del rinnovamento”

LG 15: “la madre Chiesa non cessa di pregare, sperare e operare, esortando i figli a purificarsi e rinnovarsi perché l'immagine di Cristo

risplenda più chiara sul volto della Chiesa” che si oscura col peccato.

- Una manifestazione della santità della Chiesa è il non espellere i peccatori, ma invitare tutti alla purificazione e al rinnovamento, inoltre

vuole accogliere tutti perché è MADRE tanto dei figli santi quanto dei peccatori.

4. Il rapporto tra santità della Chiesa e peccato nella Chiesa

La discussione nasce con la definizione antropologica dei protestanti “simul iustus et peccator” che si rispecchierebbe nella definizione di

Chiesa santa e peccatrice.

Risposte cattoliche:

o La santità della Chiesa è dono originario del Signore e rinnovata continuamente dallo Spirito (che dà agli uomini la vita ogni

qualvolta muoiano per il peccato)

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▪ L’uso di “ecclesia peccatrix” da parte di Ilario di Poitiers e di “casta meretrix” da parte di Ambrogio non vanno visti

come una conferma della tesi protestante, ma in riferimento all’universalità dell’azione santificante della Chiesa, i cui

santi all’origine sono stati peccatori e solo dopo la purificazione sono entrati a far parte di essa (figura di Rahab).

▪ La santità viene da Dio, dunque dire dell’uomo “santo e peccatore” è contraddittorio.

o Nella Chiesa sono stati depositati doni di santità che la rendono strumento di salvezza:

▪ Fede, sacramenti, doni gerarchici: sono realtà sante in se stesse perché derivano dalla fonte della santità e non da chi

li imparte (es. lettura della Parola di Dio o i sacramenti)

▪ La Chiesa è santa in quanto deposito di doni di santità, ma fino all’escatologia non raggiungerà la pienezza di santità.

o La santità richiede una risposta libera da coloro che sono chiamati da Dio. Si caratterizzano per le loro carità verso Dio e verso

il prossimo.

▪ Con il battesimo sono DAVVERO figli di Dio e santi; e così devono perseverare.

o Dobbiamo riconoscere che ci sono figli non perseveranti nella carità e che non possiedono lo spirito di Cristo avendolo perso

con il peccato.

▪ Per il battesimo rimangono nel seno della Chiesa, che come Madre non li disconosce

▪ Apportano un influsso negativo sulla santità della Chiesa universale (comunione dei peccati)

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TEMA 9: Quali realtà si inglobano quando si dice che la Chiesa è Cattolica? È un termine che non si trova nella Bibbia, è parte della Tradizione, ma viene a significare diverse realtà ecclesiali.

1. Una salvezza universale è annunciata nell’Antico Testamento

1. Il futuro popolo di Israele (senso amplio) è la salvezza universale

o Ha il suo punto di origine in Abramo, del quale tutti gli ebrei si riconoscono discendenti.

o Salvezza presente nella vocazione di Abramo e ripetuta a Isacco e Giacobbe

“in te si diranno benedette tutte le famiglie (nazioni) della terra” è una benedizione che sorpassa il solo Abramo. Attraverso il

popolo che nascerà da Abramo DIO VUOLE CHE LA SALVEZZA giunga a tutte le nazioni, è universale.

2. Rapporto tra le profezie e la salvezza universale

o Coscienza di Israele di essere eletto e salvato da Dio, guidato e di aver ricevuto la Terra Promessa

o Scoperta che Dio non è esclusivo di Israele, ma dirige la storia di tutti gli altri popoli. È presente nella storia universale.

o Di fronte alla sconfitta a causa del peccato del popolo, i profeti riaccendono la speranza con la promessa della venuta del

Messia, con toni di salvezza e giudizio universale.

2. Gesù predica un regno universale nel Nuovo Testamento

1. Gesù salvatore universale: la sua presentazione al tempio ha un senso epifanico messianico per Israele, ma c’è un’intenzione universale

nelle parole di Simeone “illuminerà tutte le nazioni”.

2. Gesù predica il Regno universale: “convertitevi perché il Regno dei cieli è arrivato” è una predicazione destinata principalmente a Israele,

ma aperta a tutti coloro che hanno fede “presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno

dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli” Mt 8,11.

- Anche nelle parabole ci sono indizi di universalità “Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo” Mt 13,37-38

- Anche nei testi di missione: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni”

3. Dimensione universale della Chiesa: Dio non esclude i gentili, gli atti degli apostoli sono quest’apertura universale della fede.

At 15,14-17 “Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. Con

questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta; ne

riparerò le rovine e la rialzerò, perché anche gli altri uomini cerchino il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome”

1 Tim 2,3-5 “vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore

fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti”

Gal 3,28 “Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”

Col 1,19 “Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza (riconciliare tutte le cose in Cristo)”

Ef 1,23: “La Chiesa è la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose”

3. Sviluppo storico del termine “cattolico”

I. PATRISTICA

- Ignazio di Antiochia: la Chiesa è cattolica in quanto universale, in contrapposizione alle chiese locali (visione geografica)

- Policarpo: la Chiesa è detta Cattolica in quanto VERA, ortodossa, in contrapposizione alle chiese eretiche (visione dogmatica: la Chiesa

cattolica conserva la totalità della fede).

- Agostino: totius orbis communio (senso geografico) e universaliter perfecta et in nullo claudica (dogmatico)

- Vincenzo di Lerins: trova la sintesi nella frase cattolico è ciò che è stato creduto ovunque, sempre e da tutti.

II. MEDIOEVO

- Significato Cristologico: la Chiesa continua l’opera di Gesù, distribuendo la grazia di salvezza a tutti gli uomini.

- Significato Antropologico: la Chiesa dà risposta a tutti gli interrogativi dell’uomo

III. RIFORMA

- Protestanti: prendendo la chiesa come comunità di credenti nella Scrittura, per cattolico intendono chi accetta tutta la scrittura,

rifiutando il senso geografico.

- Riformisti: si basano più sul senso geografico, provando che le eresie nascono sempre in un certo luogo, in una certa chiesa, mentre la

Chiesa cattolica è universale. Non discutono il senso dogmatico.

4. Le realtà inglobate dal concetto della cattolicità

1. Indole escatologica: ci spinge e ci rende capaci di aiutare Cristo a ricapitolare tutto il Lui. La Chiesa si inquadra nell’ambito della salvezza

universale di tutti gli uomini (non è cattolicità piena, ma in tensione, aspettando che si compia la ricapitolazione di tutti).

2. Universalità e intenzionalità (significato estensivo): La Chiesa da questa prospettiva è intenzionalmente cattolica, perché d’accordo con

la Volontà salvifica del Padre è inviata a tutti gli uomini: per questo è un significato estensivo.

- è una prospettiva che precede l’estensione geografica e storica (che ne sono conseguenza) ma è l’intenzione di raggiungere ogni uomo in

ogni tempo.

- La Chiesa è cattolica non perché sia estesa a tutte le nazioni (argomento dei protestanti contro) ma perché intende farlo.

- PLEROMA: la pienezza della verità si trova corporalmente in Cristo – per essenza – e si ritrova nella Chiesa – per partecipazione – e come

conseguenza Cristo ha già la pienezza perché è Dio, la Chiesa in fieri va crescendo, tendendo alla pienezza.

3. Ricapitolazione (significato inclusivo): lo scopo della Chiesa è includere tutti in essa.

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- Cattolica perché c’è posto per ognuno dentro la Chiesa.

- Inviata a tutti i popoli (estensivo) perché vuole farli parte del Corpo di Cristo senza esclusioni (inclusivo)

4. Adesione alla totale verità rivelata (significato dogmatico): per i Padri era cattolica perché accetta e conserva nel tempo la dottrina

trasmessa dagli apostoli (depositum fidei).

[Kath-olos: secondo la totalità]

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TEMA 10: I dodici e Paolo hanno avuto un ruolo speciale nella Chiesa oltre agli altri discepoli e ce

l’hanno ancora? La Chiesa ha una dipendenza dinamica dagli apostoli, è fondata su di essi (dipendenza storica), ma non sono solamente le pietre fondanti di questa

Chiesa.

l’apostolicità della Chiesa:

- Per i protestanti è la professione di fede apostolica, misurata sulla sola Scrittura

- Per altri si intende la tradizione, a partire dai Padri apostolici (in continuità con gli apostoli) e i concilii.

L’apostolicità del ministero:

- Per i protestanti è trasmesso alla Chiesa intera ed ogni singola comunità lo riceve in pienezza

- Per altri solo coloro che hanno ricevuto il ministero apostolico da Cristo tramite la consacrazione episcopale possiedono questa pienezza.

1. Gli apostoli del Nuovo Testamento

La parola “apostolo” non è usata univocamente nel Nuovo Testamento

- [apostolein=mandare, inviare] Cristo è l’inviato per eccellenza e sceglie i suoi inviati per unirli alla sua missione. “Mt 10,40 Chi accoglie

voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato” per Gesù è più che una delega, non manda altri in suo nome, ma è

presente.

o “2 Cor 5,20 Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo”

- L’invio dello Spirito agli inviati (Gv 20,21-23) non è figurato, Gesù parla con autorità.

o È un dono che dà la vita “2Cor 3,6 che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché

la lettera uccide, lo Spirito dà vita.”

- Per Paolo, in senso amplio, un apostolo è un fondatore di una comunità cristiana mediante l’annuncio del Vangelo (uomini e donne). Ma

non tutti i cristiani sono apostoli:

o “1Corinzi 15,3-7 apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior

parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli” in questo testo

Paolo riconosce tre categorie differenti di cristiani, una delle quali è riferita agli apostoli (in cui rientra lui stesso 1 Cor 9,5

“come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa?”)

- In San Luca, come specificazione magari, la parola apostoli è sempre riferita ai dodici –meno in At 14,14 in cui delinea Paolo e Barnaba.

o Gesù ha affidato ai 12 il compito di essere testimoni della risurrezione (compito intrasmissibile)

o Dirigono la Chiesa di Gerusalemme, Pietro ha un posto privilegiato

o “Mt 28,18-20 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,

insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” Gesù non parla di successori, gli apostoli sono la garanzia della

fedeltà della trasmissione del messaggio.

o “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” la missione apostolica di questo mandato deve continuare fino alla

fine dei tempi, allora è necessaria una successione.

- Nelle lettere pastorali vediamo che oltre alla priorità missionaira, c’è un interesse più pastorale: prendrsi cura del gregge già esistente. La

prima generazione sta per scomparire e c’è bisogno di trasmettere l’apostolicità di questo ministero alla seguente.

o Paolo lo trasmette a più persone “2 Tim 2,2 trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta

anche altri”

o LG 20 “il sacro Concilio insegna che i vescovi per divina istituzione sono succeduti al posto [ministerium] degli Apostoli quali

pastori della Chiesa”

Il ministero va al di là delle vite degli apostoli

2. Lo sviluppo della nozione di apostolicità

- Padri della Chiesa: consapevoli che esiste una tradizione che si trasmette attraverso la successione

o Clemente dice che fu per volontà di Gesù

o Importanza di difendere l’apostolicità contro gli gnostici e le sette (Ireneo dimostra per successione che la tradizione è

autentica).

o Tertulliano ha l’idea della Chiesa universale come apostolica, e le singole chiese si possono considerare apostoliche se eredi di

un mandato apostolico.

- Simboli dei primi Concilii (Costantinopoli 381) definizioni concordi alla tradizione precedente.

- Medioevo: l’apostolicità è considerata come firmitas, come sicurezza e solidità della dottrina.

o ST: apostolicità intesa in tre sensi: solidità della fede, origine del ministero apostolico, fedeltà alla dottrina apostolica

3. Apostolicità della Chiesa

CCC 857 La Chiesa è apostolica, perché è fondata sugli Apostoli, e ciò in un triplice senso:

- essa è stata e rimane costruita sul “fondamento degli Apostoli” (Ef 2,20), testimoni scelti e mandati in missione da Cristo stesso.

- custodisce e trasmette, con l'aiuto dello Spirito che abita in essa, l'insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli.

- fino al ritorno di Cristo, continua ad essere istruita, santificata e guidata dagli Apostoli grazie ai loro successori nella missione pastorale:

il collegio dei vescovi, “coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro e supremo pastore della Chiesa”.

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Analogia di Semeraro: Gesù chiama 12 apostoli, così come Israele era costituita di 12 tribù provenienti idealmente dall’estensione dei 12 figli di

Giacobbe. Allora possiamo vedere la Chiesa come un’estensione dei 12 apostoli, in quanto è:

- Fedele al deposito ricevuto all’origine.

- Decisa a vivere secondo la norma apostolica.

- Chiamata ad aiutare nella missione universale, che Cristo ha affidato agli apostoli.

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III. STRUTTURA DELLA CHIESA

TEMA 11: Quali categorie ci servono per riassumere le diverse vocazioni nella Chiesa? Alcuni preferiscono definire la struttura della Chiesa a partire dall’idea di comunione, altri di ministero o di sacramento. Ogni impostazione o

approccio è valido, ma ha i suoi difetti. Prendiamo come punto di partenza del discorso sulla struttura della Chiesa LA VOCAZIONE, e dunque gli

stati di vita nella Chiesa.

1. La vocazione in genere

I doni che Dio elargisce non sono solo per la santità del singolo chiamato, ma per tutti. La vocazione è una chiamata e una risposta fondata sul

desiderio di Dio ed articolata nell’impostare e nel vivere la propria vita (tanto in senso individuale come sociale).

- Vocazione: non è propria solamente dei chiamati alla vita consacrata (senso stretto), ma propria di tutte le persone chiamate alla vera

felicità (senso amplio) non solo la propria, ma anche collaborare con Dio per far felici gli altri.

- Siamo liberi di percorrerlo come stato di vita e di ratificarlo di fronte alla società (attraverso il matrimonio, l’ordinazione sacra o la

professione perpetua dei voti religiosi) in forma definitiva.

- Oltre a consigliare il cammino proprio di ognuno, Dio ha percorso il cammino in suo Figlio e ci invita a seguirlo, a fidarci di Lui (dinamica

vocazionale).

2. Dimensione collettiva e sociale della vocazione

- Non facciamo mai il cammino da soli: con Dio, con i compagni che ci aiutano, aiutando gli altri dispensando i doni che Dio ci ha dato.

- Nasciamo soggetti di diritti, bisognosi di aiuto, ma anche di doveri, di metterci al servizio degli altri.

o In quest’ottica la Chiesa ha una VOCAZIONE: Dio la chiama ad essere strumento per tutto il popolo umano, della sua grazia e

del suo Vangelo.

o LG 1: annunciando il Vangelo ad ogni creatura illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della

Chiesa.

- Vediamo aggruppamenti intorno ad una vocazione collettiva – senza perdere la dimensione individuale della vocazione – che chiamiamo

STATI DI VITA (chierico, laico e consacrato). Sono le forme storicamente centrali di appartenere alla Chiesa.

3. La vocazione clericale: i ministri sacri

- Clerico: si diventa mediante il sacramento dell’ordine (Vescovo, presbitero, diacono) anche se in passato esistevano i chierici minori non

ordinati (gli ordini minori non sono vigenti nel CJC del 1983).

o Ministro ordinato: denominazione comune, ma è meglio dire ministro sacro, perché sottolinea l’idea della dedizione al sacro

culto.

o Ministero: termine generale applicato a qualunque fedele che porta un aiuto nel culto o nel bene ecclesiale (es. ministero del

canto)

- LG 28: “Così il ministero ecclesiastico di istituzione divina viene esercitato in diversi ordini, da quelli che già anticamente sono chiamati

vescovi, presbiteri, diaconi”

o 3 gradi del ministero

o In ministero ecclesiastico è di istituzione divina

o Anticamente: attestato da Ignazio di Antiochia, ma non possiamo dire che fu così fin dall’inizio.

- Dei tre gradi dell’ordine due di essi sono sacerdoti ministeriali (vescovo e presbitero) e uno appartenente al sacerdozio comune (diacono)

e completano l’edificazione del corpo con il sacrificio eucaristico (LG 17).

- Ogni ministro, per grado, è investito di potestà sacra e ha vera autorità e dignità cristiana (intesa come servizio LG18).

- I ministri sacri sono “quelli tra i fedeli che vengono insigniti dell'ordine sacro sono posti in nome di Cristo a pascere la Chiesa colla parola e

la grazia di Dio” (LG 11). Questa definizione lascia spazio a tutti e tre i gradi, mentre alcuni di essi celebrano l’Eucaristia in nomine Christi

capitis.

4. La vocazione laicale

Definizione negativa: “Col nome di laici si intende qui l'insieme dei cristiani ad esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso sancito

nella Chiesa; dopo essere stati incorporati a Cristo col battesimo e costituiti popolo di Dio e, nella loro misura, resi partecipi dell'ufficio sacerdotale,

profetico e regale di Cristo (LG 31)”.

1. Essere incorporati a Cristo con il battesiomo è il punto di partenza della vocazione divina ed è universale (per questo la vocazione è

libera, tutti con il battesimo ricevono la loro, tuttavia la si può respingere).

o “CL 9: L'inserimento in Cristo per mezzo della fede e dei sacramenti dell'iniziazione cristiana è la radice prima che origina la

nuova condizione del cristiano nel mistero della Chiesa, che costituisce la sua più profonda «fisionomia», che sta alla base di

tutte le vocazioni e del dinamismo della vita cristiana dei fedeli laici”

o “CL 10: il Battesimo ci rigenera alla vita dei figli di Dio, ci unisce a Gesù Cristo e al suo Corpo che è la Chiesa, ci unge nello Spirito

Santo costituendoci templi spirituali”

2. L’indole secolare della vocazione laicale, cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio (LG 31):

o AD EXTRA:

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“CL 15: Il «mondo» diventa così l'ambito e il mezzo della vocazione cristiana dei fedeli laici, perché esso stesso è

destinato a glorificare Dio Padre in Cristo... i fedeli laici, infatti, «sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di

fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esercizio della loro funzione propria e sotto la guida dello spirito evangelico,

e in questo modo a rendere visibile Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza della loro vita e con il fulgore della fede,

della speranza e della carità”

o AD INTRA: collaborazione interna alla Chiesa senza convertirsi in clericalismo

“CL 23: I vari ministeri, uffici e funzioni che i fedeli laici possono legittimamente svolgere nella liturgia, nella

trasmissione della fede e nelle strutture pastorali della Chiesa, dovranno essere esercitati in conformità alla loro

specifica vocazione laicale, diversa da quella dei sacri ministri. «il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è

il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell'economia; così pure della cultura, delle scienze e

delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà

particolarmente aperte all'evangelizzazione, quali l'amore, la famiglia, l'educazione dei bambini e degli adolescenti, il

lavoro professionale, la sofferenza. Più ci saranno laici penetrati di spirito evangelico, tanto più queste realtà, senza

nulla perdere né sacrificare del loro coefficiente umano, ma manifestando una dimensione trascendente spesso

sconosciuta, si troveranno al servizio dell'edificazione del Regno di Dio»

5. La vocazione consacrata

“VC 29: La professione dei consigli evangelici appartiene indiscutibilmente alla vita e alla santità della Chiesa. Questo significa che la vita

consacrata, presente fin dagli inizi, non potrà mai mancare alla Chiesa come un suo elemento irrinunciabile e qualificante, in quanto espressivo

della sua stessa natura.”

Vivono come Cristo visse, rendono presente la forma di vita che Egli scelse. Sono esempio e segno escatologico per gli altri stati di vita.

- Con la professione dei consigli evangelici i tratti caratteristici di Gesù — vergine, povero ed obbediente —acquistano una tipica e

permanente «visibilità» in mezzo al mondo (VC 1)

- Religiosi + Istituti secolari + nuove forme di vita consacrata (VC 12) sono diversi modi di vivere questa professione dei consigli evangelici.

1. Ogni forma di vita consacrata è una ricerca di vivere la carità e l’imitazione di Cristo – casto povero e obbediente – attraverso la

professione dei consigli (per tutti) evangelici.

2. Una RISPOSTA RADICALE all’invito di Cristo: come ha stabilito un gruppo apostolico per seguirlo, così continua ad invitare in ogni tempo a

vivere la sua imitazione. (VC 14: Il fondamento evangelico della vita consacrata va cercato nel rapporto speciale che Gesù, nella sua

esistenza terrena, stabilì con alcuni dei suoi discepoli, invitandoli non solo ad accogliere il Regno di Dio nella propria vita, ma a porre la

propria esistenza a servizio di questa causa, lasciando tutto e imitando da vicino la sua forma di vita).

3. Un approfondimento della consacrazione Battesimale e uno sviluppo della Confermazione (vale per tutti, ma ha peculiarità per i

consacrati)

a. VC 30: la professione religiosa viene considerata come un singolare e fecondo approfondimento della consacrazione battesimale

in quanto, per suo mezzo, l'intima unione con Cristo, già inaugurata col Battesimo, si sviluppa nel dono di una conformazione

più compiutamente espressa e realizzata, attraverso la professione dei consigli evangelici. Questa ulteriore consacrazione,

tuttavia, riveste una sua peculiarità rispetto alla prima, della quale non è una conseguenza necessaria. In realtà, ogni rigenerato

in Cristo è chiamato a vivere, con la forza proveniente dal dono dello Spirito, la castità corrispondente al proprio stato di vita,

l'obbedienza a Dio e alla Chiesa, un ragionevole distacco dai beni materiali, perché tutti sono chiamati alla santità, che consiste

nella perfezione della carità.

b. VC 14: primo ed essenziale tra i consigli evangelici è il vincolo sacro della castità per il Regno dei Cieli

c. La santità è intesa come perfezione della carità, per ogni fedele;

d. il battesimo non richiede strettamente di vivere il celibato e la verginità, ma la professione dei consigli evangelici è uno sviluppo

anche della grazia del sacramento della Confermazione, e va oltre le esigenze normali della consacrazione crismale in forza di

un particolare dono dello Spirito.

4. I consacrati provengono da altri stati di vita: clerici o laici.

a. Quanto ai sacerdoti che fanno professione dei consigli evangelici, l'esperienza stessa mostra che il sacramento dell'Ordine trova

una peculiare fecondità in questa consacrazione, dal momento che essa pone e favorisce l'esigenza di una appartenenza più

stretta al Signore.

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TEMA 12: Descrivere la Chiesa come gerarchia è un attentato contro i suoi membri e alla libertà

umana? Nel linguaggio della Lumen Gentium, il sacerdozio ministeriale corrisponde al sacerdozio gerarchico. Distingue inoltre doni gerarchici dello Spirito

Santo dai doni carismatici.

- Approccio ecclesiologico gerarchico: Sorge un’ecclesiologia che difende la gerarchia e il sacerdozio gerarchico (creando polemica), ma

non è qualcosa di parziale?

- Approccio ecclesiologico carismatico: Dopo un periodo in cui si smette di parlare della dimensione gerarchica della chiesa, partire dal

Concilio Vaticano II si sviluppano due ecclesiologie in opposizione (gerarchica e della comunione) perché c’è sottintesa una percezione

della gerarchia che prevede limiti, mancanza di libertà, oppressione allo stesso Spirito.

1. La Chiesa ha una dimensione gerarchica

- In genere c’è una dimensione gerarchica: possiede una struttura e ha le differenze interne per il bene dell’insieme (punto di vista

fenomenologico)

o Immagine del Popolo di Dio: ruoli sociali diversi nel gruppo umano (tutti ugualmente rispettati)

o Immagine del Corpo mistico: ci sono membri più importanti per la vita del corpo.

- Gerarchica perché non è una scelta umana, ma è stata una decisione di Cristo che come successori degli apostoli stabilisce dei vescovi e

diaconi in ogni comunità (punto di vista apostolico). Fa dunque parte della natura stessa della Cheisa

- Pregiudizi sulla nozione e chiarimenti (Benedetto XVI 10/05/2010):

o Gerarchia: designazione tradizionale della struttura di autorità su tre livelli

o Malinteso: gerarchia considerata in contrasto con la flessibilità necessaria alla pastorale e all’umiltà evangelica e incluso alla

comunione (per gli abusi storici)

o Significato vero di gerarchia: “sacra origine”, cioè autorità che non ha origine dall’uomo ma dal sacramento; chi riceve il

sacramento entra in un legame di obbedienza a Cristo, in comunione con gli altri membri del Sacro ordine e ai fedeli affidatigli.

o L’autorità nella Chiesa è un servizio per tutti gli altri membri: custodire l’obbedienza, la fede e la comunione della Chiesa.

▪ Comunione gerarchica: non sono termini in opposizione, ma una cosa sola.

▪ L’amore ai fedeli si realizza portando ognuno all’incontro con Cristo, chi governa è come colui che serve; è il compito

del pastore: questa è la vera vocazione, dunque la comunione nella Chiesa è propriamente gerarchica.

- Gerarchica: un’origine divina che ha lo scopo di servire – tramite la sua autorità – il bene soprannaturale di tutto il corpo di Cristo e per

questo è una parte costitutiva della Chiesa (III parte della LG)

2. Il ministero del Romano Pontefice

Il vescovo di Roma (sede) è il vicario di Cristo in quanto successore di Pietro, pertanto autorità suprema e universale della Chiesa cattolica

romana.

- Mt 16,16-19 Testo principale sul primato.

o Dichiarazione di Gesù su Pietro, in ragione della rivelazione che il Padre gli ha fatto

▪ Pietro come portavoce degli apostoli

▪ Destinatario di una rivelazione privata

▪ Gesù dichiara un posto-una funzione speciale nella sua Chiesa

▪ Pietra: fermezza, fondamento, appoggio (termini che l’AT attribuisce a Dio) è Gesù che edifica la sua Chiesa su quel

fondamento.

▪ Chiesa: non è il popolo di Yahvé, ma è la Sua Assemblea che sta costruendo e convocando ora, sul fondamento di

Pietro

▪ Porte degli inferi: nel linguaggio biblico con porta intende la totalità della città; tutte le potenze degli inferi non

potranno prevalere

• Dimensione escatologica della Chiesa: il suo lavoro proseguirà attraverso i secoli.

▪ Chiavi: simbolizzano un potere

• In Is 22,20-22 Chiave della casa di Davide, data a Eliakim, suo prefetto. Detiene un certo potere e il governo

di essa (per i rabbini anche un’autorità).

- Lc 22,31-32 Cristo dà a Pietro il compito di sostenere i suoi fratelli, benché nella debolezza umana, lo istituisce più di un proprio

portavoce.

- Gv 21,15-17 Gesù affida il suo gregge a Pietro, non smette di essere Suo. Ma nel Vangelo di Giovanni l’unico pastore è Gesù, per questo è

da meravigliarsi che lo affidi a Pietro: non cancella Cristo come buon pastore, ma eleva Pietro a vicario, ad un incarico molto importante.

Abbiamo visto una parte biblica che sottolinea l’importanza di Pietro sugli apostoli, ora bisogna studiare nella storia, la preminenza della

Chiesa di Roma fin dagli inizi e trovarne le ragioni.

- Intendere la Chiesa come comunione di Chiese rende una visibilità della comunione il cuoi centro visibile è Roma.

o Ignazio di Antiochia: riconosce che Cristo presiede nella terra di Roma

o Ireneo: Chiesa grandissima e antichissima, per ragione della sua origine e tradizione autentica ogni altra dev’essere

necessariamente d’accordo con essa.

▪ Sede apostolica per eccellenza: vi è stato versato il Sangue di Pietro e di Paolo

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o Papa Stefano I (255) si impone su Cipriano di Cartagine usando Mt 16,18 nel parlare del primato e dell’importanza della chiesa

di Roma

o Cipriano riconosce Roma come sede apostolica petrina e centro dell’unità di tutti i vescovi.

- Elemento petrino: chi è Vescovo di Roma è successore di Pietro, perché è stato martirizzato come Vescovo di Roma a Roma.

o Dal V secolo si identifica la Chiesa Romana con la Chiesa di Pietro e come sede Papale.

o Chiavi: da Leone Magno cominciano a considerarsi in senso giuridico e temporale, come potere.

o Fino all’VIII secolo era comune il ricorso a Roma per promuovere l’unità tra le Chiese, per giudicare e convalidare i concili

ecumenici. Piena comunione e ruolo speciale in stabilire e promuovere l’unità della fede.

- PASTOR AETERNUS: documento con cui il Vaticano I dichiara il dogma del primato

o Usa un linguaggio giuridico preciso (primato di giurisdizione)

o Affronta un momento storico di pesanti sfide:

▪ Conciliariste: Gallicanesimo (autonomia di stato e Chiesa francese dal Papa) e Febronio (contro il primato

giurisdizionale del Papa); Giuseppinismo (re di Austria che voleva eliminare ogni giurisdizione papale nel suo stato)

▪ Monarchiste: Ultramontana (vede il Papa come un monarca assoluto a discrezione)

o PRIMO CAPITOLO: primato apostolico di San Pietro

▪ Problema medievale: qual è il potere conferito da Cristo a Pietro? Di ordine, cioè celebrare i sacramenti (munus

santificandi) o di giurisdizione, insegnare e governare (docendi, regendi)?

1. Pietro ha ricevuto un ruolo speciale rispetto agli altri apostoli

2. Ha ricevuto in modo DIRETTO E IMMEDIATO IL PRIMATO DA CRISTO: la Chiesa non è considerata apostolica perché

tramandata dagli apostoli, cioè come se Cristo avesse trasmesso il primato alla Chiesa e non a uno di essi (pensavano

che Cristo avesse fondato la Chiesa e poi essa dovesse nominare gli apostoli).

o SECONDO CAPITOLO: la perpetuità del ministero petrino nei Vescovi di Roma

▪ Pietro inteso come fondamento di un progetto di Cristo con una finalità escatologica (continuo e perenne segno di

salvezza). Ne consegue che chiunque succeda a Pietro in questa cattedra ottiene il primato su tutta la Chiesa.

Preminenza della Ciesa di Roma sull’universale chiesa per essere stata sede dell’episcopato petrino.

o TERZO CAPITOLO: il Vescovo di Roma non è un semplice ufficio, ma è una potestà

▪ Distinzione tra munus (ufficio) e potestas (autorità)

▪ Il documento vuole essere una dichiarazione di potere giurisdizionale: “Pieno e supremo potere giurisdizionale,

ordinario e immediato su tutte e singole le Chiese, fedeli e pastori”

1. PIENO: significa che non c’è una potestà ecclesiastica superiore

2. SUPREMO: Gli unici limiti sono il diritto naturale e il diritto divino

3. ORDINARIO: Non è una potestà delegata da Altro, ma agisce in nome proprio

4. IMMEDIATO: Perché può esercitare la sua potestà senza necessità di intermediari

5. UNIVERSALE: tutti sono legati per vincolo di obbedienza religiosa e gerarchica al Papa e di conseguenza può

pubblicare decreti (senza interferenza) validi per tutta la Chiesa.

3. Il ministero dei vescovi

Svolgono un ministero che assicura la permanenza della radice apostolica perché tramite loro si realizzi la trasmissione del messaggio

apostolico (Tradizione). È il ministero che assicura che questa trasmissione continui e che i tre aspetti dell’apostolicità della Chiesa si

mantengano.

1. È un successore degli apostoli: l’episcopato sta al vertice dei 3 ordini e si caratterizza per la successione divinamente istituita degli

apostoli (LG 20).

o Ecclesiologica e Cristologica: Cristo stesso vuole assicurare la permanenza della Chiesa attraverso l’istituzione e la successione

apostolica. In certo senso il ministero sacro rende presente Cristo (Chi ascolta voi ascolta me).

o Portano avanti la missione istituita da Cristo (LG 24) attraverso il munus: insegnamento e servizio.

▪ Spirito: dono gerarchico, oltre al carismatico, che appoggia il munus docendi.

▪ Apostoli: sono testimoni della risurrezione e hanno un ruolo nella fondazione della Chiesa per questo i Vescovi

propagano il Vangelo, assicurano la crescita della Chiesa e la guidano, ma senza quei tratti propri dell’apostolo

originario.

2. Ha la pienezza del sacramento dell’ordine:

o Dubbio medievale: nel distinguere i tre ordini tramite i poteri sacramentali

▪ Per gli scolastici la causalità di ognuno è che sia il Vescovo che il presbitero hanno potere sacramentale, ma il vescovo

ha una giurisdizione più amplia (diocesi) mentre il presbitero sarebbe primariamente causa (parrocchia).

o La Lumen Gentium deve tornare a sottolineare che il sacramento dell’ordine si ha in pienezza nell’episcopato in quanto

successore degli apostoli e gli altri ordini collaborano nel ministero apostolico.

▪ Il vescovo può agire in persona Christi capitis e in persona ecclesiae

3. Collegialità episcopale

o La comunione delle chiese particolari è radicata nella celebrazione dell’Eucaristia ed esprime la comunione tra i vescovi (che la

presiedono)

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o Formano un unico corpo, un collegio (ordine episcopale) – LG 22 – Il collegio apostolico aveva come capo Pietro e il collegio

episcopale il Romano Pontefice.

o Gesù affida a questo collegio una MISSIONE UNIVERSALE perpetuata fino ad oggi nel ministero episcopale strutturato

collegialmente. Ogni vescovo è un tralcio di questa collegialità apostolica che unisce tutte le chiese individuali in unità.

▪ Pietro aveva un compito preciso nell’unità

• Unità della moltitudine dei credenti

• Unità dei Vescovi

o Si è membro di questo collegio in virtù della consacrazione episcopale e l’unità di comunione con il romano pontefice

▪ Problema degli ortodossi che non sono in comunione con Roma? Valido ma illecito?

o Il vescovo è principio di unità della chiesa particolare: la rappresenta di fronte alla Chiesa universale e rappresenta la Chiesa

universale di fronte alla particolare (in persona ecclesiae) pertanto deve preoccuparsi anche delle necessità della Chiesa

universale e non deve proporre insegnamenti che vadano contro le dottrine universali.

4. Il ministero dei presbiteri

5. Il ministero dei diaconi

- Ricevono la grazia sacramentale per compiere il loro ministero clericale (non sono laici)

LG 29: “ai quali sono imposte le mani non per il sacerdozio, ma per il servizio” in comunione con il Vescovo e il presbitero

- Nel CV2 viene ristabilito il diaconato permanente nelle diocesi latine. Restano le domande:

o C’è carattere sacramentale?

o Si possono avere diaconesse?

La Lumen Gentium non parla di carattere, perciò resta il dubbio sulla causalità unica, cioè i diaconi non fanno cose che non

potrebbero fare i laici. C’è preminenza nel grado sacerdotale della causalità unica. Si dedicano alla liturgia, alla predicazione e

soprattutto alla carità.

- Compiti dei diaconi: non è facile riassumere gli attributi e le funzioni proprie

o Ministero clericale: ma non viene specificato cosa fanno i diaconi, che altri non facciano

o Figura presente negli Atti degli apostoli. Prima di determinarne la funzione propria possiamo vedere che è attestata da sempre

la loro presenza, anche se in occidente il diaconato è passato da permanente a transitorio ed è scomparso verso il 5 secolo.

▪ Una prospettiva meramente FUNZIONALE domanda che cosa faccia un diacono che altri non fanno, cosa che

ultimamente ha toccato anche la figura del Vescovo (è differenza sacramentale la loro proprietà giurisdizionale sui

presbiteri e la loro facoltà di ordinarli?): ma è attestato che sono i successori degli apostoli.

▪ Non basta solo l’aspetto funzionale, ma ONTOLOGICO: cosa sono? Come il sacramento dell’ordine li cambia in

qualcos’altro: più nei presbiteri (configurati a Cristo Capo, agiscono in persona Christi), ma anche nei diaconi

(configurati a Cristo che serve, che soffre), cosa che non tutti i fedeli possono fare come leggere il Vangelo,

presiedere la liturgia pubblica, di preferenza le opere caritative sono affidate ai diaconi.

- Diaconi permanenti: dal Concilio in poi si ristabiliscono. Poi nel ’67 Paolo VI dà indicazioni più chiare (Sacrum diaconatus ordinem):

c’erano funzioni svolte da laici (specialmente in territori di missione) che sarebbero state fortificate con la grazia del sacramento, un

diaconato stabile, non solo in visione funzionale, ma soprattutto segnato da un carattere indelebile.

- Motivi per ristabilirlo:

o Funzioni diaconali che arricchiscono la Chiesa e difficilmente potrebbero essere svolte da laici o sacerdoti (soprattutto dove

mancano o non possono arrivare)

o Rafforzare con la grazia del sacramento dell’ordine le funzioni circostanziali svolte dai laici.

o Provvedere ministri sacri quando c’è mancanza di clero (zone di missioni e persecuzioni)

- Ricevendo l’ordine sacro è configurato a Cristo servo, e segno di intermediazione tra la gerarchia clericale e i laici.

o Ad pascendum: grado intermedio tra gerarchia e popolo di Dio, quale interprete delle necessità e dei desideri delle comunità

cristiane, animatore del servizio, della diaconia.

o Tramite il servizio di Cristo che offre se stesso per tutti, si hanno gli altri gradi del sacerdozio.

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TEMA 13: Descrivere la Chiesa come carismatica è un attentato alla gerarchia? LG4: Lo Spirito “la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici”.

- Nell’azione del Pontefice ci sono doni gerarchici

- Bisogna comprendere i doni propri carismatici dell’episcopato.

È necessario distinguere i doni, perché alcuni dipendono da altri, ed evitare pure di contrapporre istituzione e carisma. Tramite la consacrazione

episcopale si trasmettono doni carismatici ai vescovi

- C’è una dimensione carismatica ecclesiale, ma tanto un dono carismatico come uno gerarchico sono al servizio della Chiesa.

1. I carismi in genere

- LG12: “lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di

virtù, ma « distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui » (1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali,

con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa”

o I carismi sono una realtà accanto a sacramenti, ministeri e virtù e in relazione con essi.

- LG 12: “E questi carismi, dai più straordinari a quelli più semplici e più largamente diffusi, siccome sono soprattutto adatti alle necessità

della Chiesa e destinati a rispondervi, vanno accolti con gratitudine e consolazione”

- LG 12: “Il giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato appartiene a coloro che detengono l'autorità nella Chiesa”

2. Vita consacrata e dimensione carismatica della Chiesa

- Vita consacrata: caratterizzata dal vivere i consigli evangelici secondo una forma designata in modo da rendere visibile la realtà

escatologica.

- È un modo di vivere nella Chiesa, secondo un carisma, l’aspetto pneumatologico della Chiesa

o LG 44: c’è un carisma che è in genere un dono dello Spirito Santo per il bene di tutta la Chiesa

o “Perciò la professione dei consigli evangelici appare come un segno, il quale può e deve attirare efficacemente tutti i membri

della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana”

o “manifesta a tutti i credenti i beni celesti già presenti in questo tempo, meglio testimonia l'esistenza di una vita nuova ed

eterna, acquistata dalla redenzione di Cristo, e meglio preannunzia la futura resurrezione e la gloria del regno celeste”

- L’iniziativa è dello Spirito Santo che fa sorgere forme di vita consacrata: è potenza carismatica infinita, che allo stesso tempo si avvale

dell’istituzione ecclesiale per concretizzarla.

o La forma carismatica non è esclusiva della vita consacrata, ma ogni persona riceve dei doni

- Ogni carisma è un bene se viene vissuto nella totalità della vita ecclesiale e se è garantito giuridicamente dalla Chiesa, cioè ottiene

spazio e autonomia per incarnarsi. Non c’è opposizione tra carisma e dimensione istituzionale della Chiesa, ma è un lavoro mutuo.

o La gerarchia protegge e mette in cooperazione i vari carismi.

3. Movimenti ecclesiali e nuove comunità

Un nuovo stile di aggregazione sociale

- Nuove comunità che nascono nell’ambito del rinnovamento carismatico e prendono uno stile differente da altri movimenti esistenti.

- GPII: Una concreta realtà ecclesiale di partecipazione prevalentemente laicale, un itinerario di fede e di testimonianza cristiana che

fonda il proprio metodo pedagogico su un carisma preciso, dato dallo Spirito vivificante al fondatore.

o Non possono aggiungere nulla al depositum fidei

o Ma la Chiesa sostiene e richiama a vivere questa stessa fede con intelligenza, creatività e adeguandosi alle sfide e alle urgenze

dei tempi e delle circostanze storiche.

o Non è un cammino a parte della vita cristiana, ciò che varia è la modalità di seguirlo in una donazione più generosa e una

esperienza e conoscenza più approfondite. Proprio per questo meritano l’attenzione da parte della Chiesa (tanto della

gerarchia come dei fedeli)

o Possono offrire un contributo prezioso alla dinamica vitale dell’unica Chiesa (evangelizzazione)

- Un movimento è un gruppo di persone che condividono un carisma, un’affinità che suscita una fraternità, una forma di vita

comunitaria che impulsa ad una vita cristiana migliore. È un metodo e un cammino esperienziale di vita cristiana, che suscita un

desiderio apostolico (ogni carisma è un dono da condividere con quanti sono lontani da Dio, missionarietà).

- Qual è la differenza con le tradizionali aggregazioni laicali?

o Accolgono i battezzati nei diversi stati di vita (anche chierici, consacrati, famiglie...)

o I carismi impulsano ad una TOTALITÀ della vita cristiana ecclesiale, non sono solo elementi spirituali parziali o elementi

materiali ecclesiali, ma offrono un cammino di vita cristiana, di dedizione e di missionarietà tramite il proprio carisma

▪ Ogni movimento porta con sé un modo di vivere della Chiesa: riflette la Chiesa ma non pretende rappresentarla

totalmente. Sono forme di vivere lo Spirito.

4. Criteri di ecclesialità nelle aggregazioni di laici

- GPII: L’entusiasmo iniziale dev’essere indirizzato a frutti di vita cristiana e ad una maturità nella fedeltà, sotto l’obbedienza all’autorità

ecclesiale e alla collaborazione.

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o La totalità, la forma propria di essere un cammino ecclesiale completo e l’autonomia, può portare a pregiudizi INTERNI ed

ESTRERNI – di esclusivismo – da parte dei movimenti, che possono portare a non rispettare le altre realtà o l’autorità stabilita.

o Da parte delle autorità ci si trova di fronte a realtà NUOVE, che non si possono comprendere o condizionare con categorie

tradizionali: c’è bisogno di prudenza e discernimento del vero carisma e della complementarietà di esso con le necessità

pastorali e la comunione ecclesiale.

1. CRITERI DI ECCLESIALITÀ: (regola per misurare il grado di maturità di un movimento ecclesiale)

a. Il primato dato alla vocazione di ogni cristiano alla santità

b. La responsabilità di confessare la fede cattolica (non devono esserci cose inconformi e per questo si verifica tanto la genuinità

di un carisma, come il suo uso corretto)

c. La testimonianza di una comunione salda e convinta (fede, sacramenti, ciò che è comune dev’essere visibile in disciplina e

culto)

d. La conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chiesa (ciascuno secondo l’apostolato proprio)

e. L’impegno di una presenza nella società umana (profetico: essere segno e testimonianza).

2. FRUTTI DEL SEGUIMENTO DEI CRITERI:

a. Il gusto rinnovato per la preghiera, la contemplazione, la vita liturgica e sacramentale

b. L’animazione per il fiorire delle vocazioni: al matrimonio cristiano, al sacerdozio ministeriale, alla vita consacrata.

c. La disponibilità a partecipare ai programmi e alle attività della Chiesa sia a livello locale, sia nazionale e internazionale (i

movimenti collaborano con le altre opere e iniziative ecclesiali, senza sfruttamento – es. Giornate Mondiali della Gioventù)

d. L’impegno catechetico e la capacità pedagogica nel formare i cristiani

e. L’impulso di una presenza cristiana nei diversi ambienti della vita sociale e la creazione e animazione di opere caritative,

culturali e spirituali.

f. Lo spirito di distacco e di povertà evangelica per una più generosa carità verso tutti.

g. La conversione alla vita cristiana o il ritorno alla comunione dei battezzati “lontani” (gioia e incontro con una realtà autentica,

ritorno alla Chiesa e a Cristo).

- I movimenti collaborano normalmente in una missione più universale della Chiesa, senza lasciare la dimensione locale, sono fenomeni

estesi in più parti del mondo, pertanto interessano pastoralmente al Papa e allo stesso tempo entrano un po’ in conflitto con i vescovi

locali (può crearsi nei laici una tendenza papista o al contrario gallicanista) dando vita a veri e propri attentati all’apostolicità della

Chiesa: così come gli apostoli hanno agito insieme, così il Capo agisce unitamente al collegio episcopale.

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IV. LO SCOPO DELLA CHIESA

TEMA 14: La Chiesa ha una missione e chi coinvolge? La Chiesa è uno strumento che vuol portare tutti verso Dio: cammino, pellegrinaggio

Il cristianesimo è il vangelo – in senso amplio – trasmesso in Scrittura e tradizione ed espresso in vita. Se linguaggio e forma di vita non sono

coerenti non si può aprire le porte a coloro che sono fuori: devono capire il linguaggio di cui parliamo. (Evangelii gaudium: la Chiesa ha una

missione)

Per tradurre il Vangelo dev’essere accolto come i bambini: con semplicità di vita.

PROLOGO DELLA EVANGELII GAUDIUM

[2-8] una gioia che si rinnova e si comunica

- Pericolo per i cristiani e per i mondani è la tristezza individualista di una coscienza isolata nei piaceri superficiali e nei propri interessi

- La missione comincia con la propria conversione: un’esperienza dell’amore di Dio da cui nasce la gioia e il desiderio di trasmetterlo agli

altri

[9-13] la dolce e confortante gioia di evangelizzare

- Ci realizziamo nella vita

- La legge della vita: cresce e matura nella misura in cui la doniamo per gli altri: è la missione

- Non è un compito personale ed eroico: solo Dio fa crescere, ama per primo ed invita ad amare.

[14-18] La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede

I cristiani hanno il dovere di condividere la gioia del Vangelo, di attrarre, ed i lontani hanno il diritto di conoscere Cristo. Collaborazione tra la

Chiesa di Roma e le chiese locali per i migliori mezzi di evangelizzazione.

1. Pastorale ordinaria. I fedeli che di solito si riuniscono con fede sincera

2. Cattolici allontanati. Pastorale delle persone battezzate che non vivono le esigenze del battesimo e non sentono più le consolazioni

della fede

3. Coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato.

CAPITOLO 1 LA TRASFORMAZIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA

Missionarietà per il Papa è una delle note fondamentali della Chiesa che è INVIATA.

[20-24] una Chiesa in uscita

- Dinamismo che Dio infonde ai credenti nella bibbia e nella Chiesa: andate ed evangelizzate tutte le genti

- La missione è un processo: prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare, festeggiare.

[25-33] pastorale in conversione

- Ogni comunità si converta personalmente e missionariamente: spera che tutte le comunità diventino un canale di evangelizzazione e

conversione più che di autoperseveranza.

[34-39] dal cuore del Vangelo

- Non trasmettere con insistenza una moltitudine di dottrine, ma sintetizzare e semplificare la proposta, senza perdere la profondità e la

verità del messaggio, in modo che arrivi a tutti senza eccezioni.

[40-45] la missione che si incarna nei limiti umani

- Aggiornare il modo di esprimere la parola di fronte ai cambi culturali

[46-49] una madre dal cuore aperto

- Così come Dio Padre ha le braccia aperte ai suoi figli.

CAPITOLO 2 NELLA CRISI DELL’IMPEGNO COMUNITARIO

[52-75] alcune sfide del mondo attuale

[76-109] tentazioni degli operatori pastorali (individualismo, intenzioni, ostacoli)

CAPITOLO 3 L’ANNUNCIO DEL VANGELO

[110-134] tutto il popolo di Dio annuncia il Vangelo

- La missione della Chiesa coinvolge tutti: idea della Chiesa come segno della necessità di qualcosa, nel viaggio da fare, è uno strumento

per prendere il cammino giusto.

- Chiesa come sacramento: c’è una componente visibile – un popolo concreto in missione:

o Dio dà origine a una via perché tutti gli esseri umani si uniscano con Lui, una cammino sicuro e giusto

o Un popolo dai molti volti, universale

o Ogni membro del popolo si Dio diventa discepolo missionario: strumento attivo di evangelizzazione

[135-144] l’omelia

[145-159] la preparazione della predicazione

[160-175] un’evangelizzazione per l’approfondimento del kerigma

CAPITOLO 4 LA DIMENSIONE SOCIALE DELL’EVANGELIZZAZIONE

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CAPITOLO 5 EVANGELIZZATORI CON SPIRITO

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TEMA 15: La Chiesa è davvero necessaria per salvarsi e ci si può salvare fuori dai suoi confini Per secoli si è affermato “extra Ecclesiam nulla salus”, dottrina sulla necessità della Chiesa per la salvezza. Anche la Lumen Gentium 14 afferma che

la Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza come strumento istituito da Cristo.

In tempi moderni, tuttavia, questa affermazione è parsa in contrasto con l’universalità della frase di 1Tim 2,4 “Dio vuole che tutti gli uomini siano

salvati”

- Contraddizione: la Chiesa sembra essere un limite alla volontà salvifica universale di Dio

- Accusa di ecclesiocentrismo: chi rimane fuori è condannato?

- La Chiesa è l’unica via di salvezza o le altre religioni sono valide

1. Percorso storico del principio “extra Ecclesiam nulla salus”

La critica di ecclesiocentrismo non prende in esame le circostanze concrete dei diversi periodi storici. Questa affermazione non è un dogma: oltre

alla dottrina oggettiva (necessità della Chiesa) vi è un aspetto soggettivo e un contesto specifico nel quale questo principio si applica.

- Origene e Cipriano: nel III secolo – parallelamente in occidente e in oriente – nasce questo concetto per definire l’ADESIONE alla Chiesa e

la necessità di RESTARE in essa per la salvezza.

o Esempi: casa, fortezza, che alla fine dei tempi resta salda per difendere dal giudizio; madre che ci apre la porta al Padre; arca da

cui sfuggire al diluvio.

o È un tempo in cui l’idea di formar parte della Chiesa non è una istituzione dogmatica, ma parenetica (un’esortazione morale)

- Irrigidimento del principio. Con Agostino contro i donatisti e Fulgenzio di Ruspe (532)

- Laterano IV (1215) fuori dalla Chiesa nessuno si salva

- Bonifacio VIII (Unam Sanctam) afferma il potere del Papa sui greci scismatici e ortodossi, coloro che non sono in comunione con la Sede

apostolica non sono di Cristo.

- Firenze (1442) i pagani, i giudei, gli eretici e gli scismatici se ne vanno al fuoco eterno se non si aggregano alla Chiesa.

Dal medioevo nascono applicazioni meno rigide:

- Pietro Lombardo (battesimo ex voto; Dio non ha legato il suo potere ai sacramenti)

- Dopo la scoperta dell’America un gran gruppo di persone che non hanno ricevuto l’annuncio, senza colpa non si sarebbero salvate,

sembra ingiusto.

- Pio IX (1854) idea dell’ignoranza invincibile nella Singulari quadam (nessuno può salvarsi fuori dalla Chiesa cattolica, questo è per fede,

ma al tempo stesso quando l’ignoranza è invincibile non c’è colpevolezza davanti al Signore). Cambia la prospettiva, la salvezza non è più

per pochi eletti, ma un dono offerto gratuitamente a tutti. Coloro che ne rimangono fuori sono quelli che non osservano le condizioni

minime.

2. Fondamenti teologici del passato per affermare la necessità della Chiesa

Principi teologici non superabili:

1. Legame tra Cristo, unico salvatore, e il suo Corpo, la Chiesa. Cristo continua la sua opera tramite il suo corpo (visibile, mistico) che è

la Chiesa intesa come sacramento. In forza di questo legame la Cheisa si può intendere come LUOGO dei mezzi di SALVEZZA.

Principalmente la fede e il battesimo.

2. Insistenza sulla fede: la persona deve fae qualcosa per raggiungere la salvezza, ottenere la giustificazione per la fede.

a. non è solo un atto di fiducia (fides qua), ma anche il contenuto (fides quae) necessario alla salvezza: non va saputo tutto il

catechismo, ma si impone con Eb 11,6 “chi infatti s'accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro

che lo cercano”

b. fede anche in un mediatore, Cristo, che chiede a Dio di fare qualcosa (contenuto cristologico minimo indispensabile

richiesto solo a coloro che non avevano ancora conosciuto la rivelazione storica custodita dalla Chiesa)

c. dopo l’evangelizzazione, l’idea di fede minima indispensabile decade (salvaguardando così i paesi di missione e anche chi

non ha ricevuto adeguatamente il Vangelo) tuttavia i non evangelizzati - per la giustizia di Dio - sono ancora tenuti a porre

un atto di fede su ciò che Dio ha fatto loro conoscere nell’anima. C’è un legame con la Chiesa perché c’è un’unica fede:

Dio rivela se stesso all’anima e questa è la nostra stessa fede, che riceviamo in pienezza per la rivelazione storica affidata

alla Chiesa.

3. Il desiderio del battesimo esplicito o implicito

a. Mc 16,15-16 “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo,

ma chi non crederà sarà condannato”

b. Nel caso del battesimo è il Signore a farne rilevare l’importanza salvifica, senza citare nemmeno il minimo di fede

indispensabile. È sufficiente il desiderio di salvarsi (ex voto):

▪ Esplicito: dei catecumeni (fin dai tempi dei padri)

▪ Implicito: disponibilità a fare la volontà di Dio per salvarsi, anche se non si conosce ancora il battesimo (dal 1940)

C’è un’unica fede per la quale Dio stabilisce il battesimo nella Chiesa con il fine di salvare tutti.

4. Presuppone una salvezza ultraterrena.

a. Non tutte le teologie recenti intendono il concetto di salvezza quale destino della natura umana: beatitudine, vedere Dio.

▪ La storia non è il luogo della salvezza, perché una è contingente, l’altra definitiva

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▪ La Chiesa come il luogo dei salvati. I mezzi sono sicuri e abbondanti, ma non ci si può fidare di considerarsi salvi

(peccato di presunzione) megli chiamarla “luogo in cui si hanno a disposizione in pienezza i mezzi per la salvezza”.

Coloro che vi appartengono hanno una posizione migliore per salvarsi.

• Mystici Corporis: missione di condurre tutti gli uomini alla Chiesa, luogo dei mezzi sicuri di salvezza, mentre

fuori di essa non c’è certezza.

b. La necessità della Chiesa è da intendere come qualcosa di funzionale e “relativa”.

▪ Funzionale: perché in essa vi sono i mezzi del battesimo e della fede

▪ Relativa: perché la necessità della Chiesa non è assoluta, in quanto Dio non ha legato la sua potenza solamente a tali

mezzi e può raggiungere gli uomini attraverso altre vie.

3. Critiche moderne alla dottrina sulla necessità della Chiesa

La teologia moderna si oppone non solo all’espressione “extra Ecclesiam nulla salus” ma alla necessità stessa della Chiesa, attraverso idee

teologiche diverse:

- Il pluralismo religioso è voluto da Dio, il cristianesimo è solo una tra le tante vie, o solo per i cristiani

- Diversi valutazioni sulla necessità e sul ruolo della Chiesa nella salvezza

1. Teologie politiche (es. della liberazione): hanno un concetto di “salvezza” (o di liberazione) e di “regno di Dio” che ha una

dimensione storica che non può e non dev’essere limitata a coloro che vivono nella Chiesa (umanitaria). La Chiesa è ancora

necessaria, in quanto forza messianica con il compito di trasformare l’umanità, ma non è l’unica forza. Ciò che è proprio della Chiesa

è tener viva nell’umanità la consapevolezza di quello che Dio vuole: un’umanità buona, libera e felice. Dio è sorgente di questa

prassi di liberazione e la Chiesa apre la strada ad altri gruppo sociali che portano avanti questo sforzo liberatore (che siano coscienti

o meno della salvezza finale).

2. Teologia delle religioni: la Chiesa non è luogo esclusivo dell’autentica esperienza di Dio (John Hick – Reality centeredness: centrato

in una realtà trascendente, che include anche religioni non teiste, come il buddhismo e il New Age). Si deve abbandonare una

dottrina che prevede la beatitudine ultraterrena come ottenibile solo mediante la Chiesa. Non ne nega la via di salvezza, ma

l’esclusività. È un dovere solo per i cristiani, ma esiste una pluralità di economie di salvezza, dimostrata dalla pluralità di religioni.

o Questo va d’accordo col principio scolastico “Deus virtutem suam sacramentis non allegavit” salvaguardando la libertà di Dio.

o Verità del rapporto di ogni religione con la realtà trascendente.

3. Una prospettiva soteriocentrica: invece di un’ecclesiocentrismo propone di mettere la salvezza al centro e non le vie per arrivarvici.

a. Promuovere un regno di giustizia e pace attraverso l’amore e la compassione verso tutti (Paul Knitter – Salvation businnes:

la missione della Chiesa è servire e promuovere il regno di amore e le religioni hanno il loro valore in quanto promuovono

il benessere dell’umanità).

4. La necessità della Chiesa

1. Dalla Chiesa intesa come corpo mistico di Cristo

o Dal legame mistico tra Cristo e la Chiesa risulta impossibile affermare che la salvezza di Cristo non passi necessariamente per la

Chiesa

o Se accettiamo che la salvezza dipende da Cristo, bisogna provare che la salvezza debba realizzarsi in qualche luogo che rifletta

con connotazioni cristologiche questa stessa salvezza (sarebbe difficile affermare che è il salvatore se non fosse presente

esplicitamente e visibilmente).

▪ Questo non è presente in tutta l’umanità (peccato, ingiustizie)

▪ Riconosciamo che nella Signoria di Cristo (dove Lui è riconosciuto) che si trova l’efficacia particolare della sua

salvezza: nelle comunità ecclesiali.

• Ogni cristiano viene liberato dalla schiavitù e annuncia Cristo al mondo.

• La salvezza deve avere connotazioni cristologiche (i suoi discepoli devono avere uno stile di vita cristiano,

proclamare l’annuncio del salvatore, trasformarsi coi sacramenti in Lui anche interiormente)

2. Dal concetto di salvezza

Il concetto di salvezza che le teologie moderne hanno influisce sul loro pensiero:

o Per le teologie politiche: la salvezza intramondana è in rapporto con l’escatologica (per esempio, per Gutierrez, la salvezza è

connessa alla liberazione economica, antropologica e teologica). Si tratta della stessa realtà su diversi strati, ultimo dei quali è

la liberazione dal peccato. La salvezza ha una dimensione storico-politica, detta “regno di Dio” che Gesù ha annunciato, di

un’umanità nuova libera da ogni forma di oppressione. La Chiesa in questo processo di liberazione storica (anche dei non

credenti) non è necessaria, quindi potrebbe anche essere sostituita da gruppi sociali più efficaci.

o Risposta: è vero che la salvezza ha una dimensione storica, se no la Chiesa non avrebbe ragione di esistere sulla terra e lavorare

per il miglioramento delle condizioni umanitarie. Ma la visione riduttiva alla salvezza intramondana impedisce di vedere la

capacità di salvezza ultraterrena che offre la Chiesa. Se invece basasse solo su una salvezza terrena, non si discosterebbe da

altri gruppi sociali. Questo tocca la natura sacramentale della Chiesa: si manifesta nella storia (visibilmente) ma è prodotta da

qualcosa di ultrastorico (invisibile) e il suo esito non dipende solamente da un’azione umana, per questo in comparazione ad

altri gruppi sociali cambia lo scopo (non è solo sollevare la miseria dell’umanità ma diffondere la carità di Cristo, liberare dalla

schiavitù del peccato).

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o Per le teologie delle religioni: hanno lo scopo di ricostruire parametri di un’esperienza salvifica al fine di rintracciarne ciò che è

comune alle varie religioni; quale sia il nocciolo dell’esperienza salvifica (comparano il cristianesimo con le altre religioni

chiedendosi se ci sia qualcosa di particolare o sia un’esperienza tra tante). Il concetto di salvezza è considerato

superficialmente: alcuni lo vedono come una situazione di pace, di rispetto del creato, di fraternità, ma anche un incontro con

la realtà trascendente innominabile.

▪ Alcuni parlano di auto trascendimento: non c’è qualcosa di oltre umano nell’esperienza salvifica. J. Hick presenta

l’incarnazione come un mito, i concilii come indebiti perché passano dal piano metaforico all’ontologico. Il valore

assoluto delle dottrine cristologiche per Hick era pura invenzione dei primi cristiani che non volevano essere

esclusivisti, ma parlavano per metafore. C’è bisogno di tornare alla metafora, evitando le manifestazioni storiche di

salvezza.

o Risposte:

▪ Dalla prospettiva storica: la teologia delle religioni afferma che c’è un assolutizzarsi nella storia delle religioni. Per

risolvere i conflitti bisogna tornare a relativizzare le espressioni cristologiche a mitiche ed enfatiche,. E queste

espressioni mitiche sono un’esperienza salvifica identica per tutte le religioni. Se, invece, si assolutizzano, sorgono i

conflitti.

• Finisce per appiattire l’esperienza storica delle religioni

• Non c’è più necessità di dialogo interreligioso se non ci sono differenze

Se non si sono resi conto della relatività della propria religione, gli esclusivisti e gli assolutisti sono colpevoli e hanno

un problema: dunque in conclusione non vanno rispettati. Ma questo è contraddittorio con il dire che tutte le

esperienze religiose hanno un loro valore, che è il punto di partenza di questo studio.

▪ Dalla prospettiva trascendente: ogni forma, storica/culturale/categoriale ha un valore relativo o assoluto

nell’incontro con la realtà ultima? Come si valuta il rapporto con la trascendenza? Non tutte le espressioni storiche

sono uguali, pertanto dev’esserci un modo di verificarne il valore di verità (ed approfittare di un dialogo interreligioso

arricchente) e se c’è un processo di arricchimento si può dinamicamente arrivare ad un’espressione religiosa ottima

(che implica una certa sintesi di contenuti).

• Cristo rivela il bene e il male di ogni esperienza religiosa. Non si tratta di assolutismo o esclusivismo, ma di

una necessità per arrivare alla verità.

• La loro logica porta a una necessità di ottimizzare la ricerca di verità.

• Il relativismo non serve, è una posizione inutile verso il bene e il vero.

o In conclusione: la Chiesa è necessaria perché permette di identificare il principio della trasformazione dell’umanità: che è Cristo

nella sua rivelazione storica.

▪ Essenziale è la Chiesa: un gruppo umano che permette di identificare Cristo come rivelazione storica di Dio e come

principio di trasformazione dell’umanità.

▪ La Chiesa non fa memoria di Cristo solo per se stessa, ma per la salvezza dell’umanità intera (missionarietà) ed è

minacciata da queste altre teologie.

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TEMA 16: Qual è il rapporto tra la Chiesa e il Regno di Cristo L’indole escatologica della Chiesa consiste nella sua tensione verso il compimento della sua apostolicità: portare il messaggio del Vangelo a tutto il

mondo e a tutti i tempo.

- Tensione tra il momento presente e il futuro, che spinge avanti verso la pienezza. È un processo storico verso l’unità piena, la santità

piena e la missione completata.

- Con la venuta di Cristo si è inaugurato il Regno, ma non si è compiuto (LG 3: “Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in

terra il regno dei cieli e ci ha rivelato il mistero di lui, e con la sua obbedienza ha operato la redenzione. La Chiesa, ossia il regno di Cristo

già presente in mistero, per la potenza di Dio cresce visibilmente nel mondo”)

- LG 5: “Il Signore Gesù, infatti, diede inizio ad essa predicando la buona novella, cioè l'avvento del regno di Dio da secoli promesso nella

Scrittura: « Poiché il tempo è compiuto, e vicino è il regno di Dio » (Mc 1,15; cfr. Mt 4,17). Questo regno si manifesta chiaramente agli

uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo. La Chiesa perciò, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i

suoi precetti di carità, umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di

questo regno costituisce in terra il germe e l'inizio. Intanto, mentre va lentamente crescendo, anela al regno perfetto e con tutte le sue

forze spera e brama di unirsi col suo re nella gloria”

C’è un legame tra la Chiesa e il Regno di Dio (è germe del Regno seminato da Cristo, la Chiesa è l’inizio del Regno con la missione di instaurarlo nel

mondo), che è presente in mistero. Dunque non è un rapporto facile:

- Loisy: Gesù predicò il Regno, ma ciò che abbiamo è la Chiesa (modernismo)

- Altri: identificano la Chiesa e il Regno

- Altri: il Regno è più amplio e va oltre la Chiesa (teologie politiche).

1. Con l’avvento di Cristo il Regno di Dio COMINCIA a compiersi pienamente

L’avvento del Regno è il nucleo fondamentale della predicazione di Cristo: con Cristo è arrivato, ma non pienamente, comincia a compiersi

nella storia (già) ma sarà compiuto nell’escatologia (non ancora).

2. Il momento di pieno compimento: la restaurazione di tutte le cose in Cristo

LG 48: “La Chiesa, alla quale tutti siamo chiamati in Cristo Gesù e nella quale per mezzo della grazia di Dio acquistiamo la santità, non avrà il

suo compimento se non nella gloria celeste, quando verrà il tempo in cui tutte le cose saranno rinnovate (cfr. Ap 3,21), e col genere umano

anche tutto l'universo, il quale è intimamente congiunto con l'uomo e per mezzo di lui arriva al suo fine, troverà nel Cristo la sua definitiva

perfezione”

- Signoria di Cristo: sulla creazione ma anche escatologica, Gesù è venuto per instaurare il Regno e per portarlo a compimento (già ma non

ancora)

o Con una decisione libera di Adamo si è rotta la signoria sulla creazione

o Con una decisione di Gesù viene per rimettere a posto tutte le cose, non solo il genere umano.

- La Chiesa contiene in germe questa pienezza che dev’essere raggiunta come in un pellegrinaggio (fase storica di restaurazione e

ristabilimento con Cristo) e poi avverrà la fase futura di riconciliazione con Dio che ha effetto anche cosmico per il vincolo che unisce

tutta la creazione.

3. La Chiesa è parte importante del Regno, ma non si identificano

Dominus Iesu, 19: “Affermare l'inscindibile rapporto tra Chiesa e Regno non significa però dimenticare che il Regno di Dio, anche se

considerato nella sua fase storica, non si identifica con la Chiesa nella sua realtà visibile e sociale. Infatti, non si deve escludere «l'opera di

Cristo e dello Spirito fuori dei confini visibili della Chiesa»”

Due motivi:

- Nella necessità della Chiesa abbiamo visto che il potere di Dio non è legato solo ai sacramenti e può raggiungere persone anche per altre

vie (Ad Gentes, 7). Se il Regno è l’opera della salvazione svolta da Dio, non è necessario essere un membro della Chiesa (storica).

- Costruire il Regno vuol dire lavorare per estirpare il male in tutte le sue forme: non solo nella dimensione terrena della salvezza, ma

l’opera di Dio e della Chiesa ha effetti trasformanti su tutta la società umana (salute, educazione, promozione umana) nel portare avanti

l’estensione del Regno di Cristo e dunque ha effetti che oltrepassano i confini della Chiesa (anche sui non battezzati).

Riassumendo questo rapporto:

- Gesù Cristo è già l’ESKATON, la realizzazione radicale della nostra realtà ultima, ciò che Dio vuole per ogni uomo, il punto di arrivo e

pienezza.

- La Chiesa come popolo di Dio e Corpo di Cristo fa parte di questa realtà ultima, ma non si identifica ancora con essa.

- Il Regno di Cristo è questa realtà ultima nella sua perfetta e divina attuazione, che abbraccia la Chiesa ma anche il mondo (oltre il genere

umano) ed è la restaurazione di tute le cose in Cristo.

4. La comunione dei Santi e la Chiesa totale

La Chiesa intesa come sacramento ha una missione per raggiungere l’unione con Dio ti tutta l’umanità.

- Comunione dei santi: non solo i battezzati, ma tutti i salvati che sono in comunione con Dio (idea agostinana di Ecclesia ab Abel). Dal

punto di vista dell’arrivo, sono parte della Chiesa, anche se storicamente e visibilmente no.

- Se siamo in stato di grazia siamo in comunione con i santi e parte della comunità dei salvati (in pellegrinaggio).

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Concezione di Chiesa totale: nasce dall’idea agostiniana che non tutti i salvati erano battezzati.

- LG 2: “tutti i giusti, a partire da Adamo, «dal giusto Abele fino all'ultimo eletto», saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale”

- Non è del tutto compiuto, perché prima del compimento i discepoli si trovano in tre stati possibili: in pellegrinaggio in terra, in

purificazione o nella gloria, e questo non rompe il vincolo di comunione tra loro, né lo scambio di beni spirituali.

5. L’ultima prova della Chiesa

Questo pellegrinaggio in quanto membra del Corpo di Cristo deve passare attraverso una prova finale e partecipare delle sue sofferenze:

- CCC 675: Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La

persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “Mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che

offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella

dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne

- CCC 677: La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest'ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua

morte e Risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa secondo un progresso ascendente, ma

attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male che farà discendere dal cielo la sua Sposa. Il trionfo di Dio sulla rivolta del

male prenderà la forma dell'ultimo Giudizio dopo l'ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa

Maria è segno di speranza certa e di consolazione per il popolo pellegrinante.