Introduzione CAPITOLO I – Spoltore alle origini: la ... · 1.8 Dopo l’unificazione italiana...

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1 UNIVERSITÁ DEGLI STUDI “G. D’ANNUNZIO” -PESCARA- FACOLTÁ DI SCIENZE MANAGERIALI CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN MANAGEMENT E SVILUPPO SOCIOECONOMICO PROVA FINALE IN Storia Economica dei paesi e delle regioni in via di sviluppo TITOLO L’ECONOMIA DI PAESE IN UN’AREA METROPOLITANA: SPOLTORE DAL FASCISMO AD OGGI RELATORE LAUREANDO COSTANTINO FELICE FRANCESCO VERZELLA ANNO ACCADEMICO 2007/2008 2 Indice Introduzione 4 CAPITOLO I – Spoltore alle origini: la tradizione storiografica dalla preistoria alle soglie del fascismo 1.1 La terra dei cinque borghi 7 1.2 Le origini 8 1.3 Spelt, Sepoltorium o Sepultor-is ? 9 1.4 Spoltore nel medioevo 10 1.5 La città nel Seicento 14 1.6 La Grande depressione 19 1.7 L’abolizione delle leggi feudali 21 1.8 Dopo l’unificazione italiana fino alle soglie del fascismo 23 CAPITOLO II – Spoltore nel 900’: dal fascismo al boom economico 2.1 Il nuovo secolo 26 2.2 La perdita dell’autonomia 28 2.3 Spoltore 1943-1944: le testimonianze 31 2.4 L’Abruzzo postbellico tra mercato nero e forme di accumulazione 33 2.5 Spoltore nel boom economico 35

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UNIVERSITÁ DEGLI STUDI “G. D’ANNUNZIO”

-PESCARA-

FACOLTÁ DI SCIENZE MANAGERIALI

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN MANAGEMENT E SVILUPPO SOCIOECONOMICO

PROVA FINALE IN

Storia Economica dei paesi e delle regioni in via di sviluppo

TITOLO

L’ECONOMIA DI PAESE IN UN’AREA METROPOLITANA:

SPOLTORE DAL FASCISMO AD OGGI

RELATORE LAUREANDO

COSTANTINO FELICE FRANCESCO VERZELLA

ANNO ACCADEMICO 2007/2008

2  

Indice

Introduzione 4

CAPITOLO I – Spoltore alle origini: la tradizione storiografica

dalla preistoria alle soglie del fascismo

1.1 La terra dei cinque borghi 7

1.2 Le origini 8

1.3 Spelt, Sepoltorium o Sepultor-is ? 9

1.4 Spoltore nel medioevo 10

1.5 La città nel Seicento 14

1.6 La Grande depressione 19

1.7 L’abolizione delle leggi feudali 21

1.8 Dopo l’unificazione italiana fino alle soglie del fascismo 23

CAPITOLO II – Spoltore nel 900’: dal fascismo al boom

economico

2.1 Il nuovo secolo 26

2.2 La perdita dell’autonomia 28

2.3 Spoltore 1943-1944: le testimonianze 31

2.4 L’Abruzzo postbellico tra mercato nero e forme di accumulazione 33

2.5 Spoltore nel boom economico 35

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CAPITOLO III – Fotografia del territorio di Spoltore

3.1 Breve premessa 38

3.2 Istruzioni per l’uso 40

3.3 Rielaborazione grafica del progetto 41

3.4 Valori percentuali della fotografia del territorio 50

3.5 Classificazioni Ateco nell’anno 2007 53

CAPITOLO IV – Il Boom demografico, le attività produttive e

la ricchezza 4.1 Il boom demografico 61

4.2 Le attività produttive e commerciali 65

4.3 La ricchezza e gli occupati spoltoresi 69

CAPITOLO V – Considerazioni e prospettive 5.1 Il pendolarismo 75

5.2 Il confronto tra occupati e addetti 80

5.3 Spoltore nell’area metropolitana 83

5.4 Il rapporto con Pescara e considerazioni 85

5.5 Conclusioni 89

Spoltore com’era ieri, com’è oggi … 92

Appendice 98

Ringraziamenti 104

Bibliografia, sitografia 105

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Introduzione

Non c’è nulla di più importante, per un grande Paese,

della sua memoria storica. Un Paese senza memoria è un Paese senza identità.

E chi non ha identità non ha futuro.

L’obiettivo della trattazione consiste nella conoscenza delle determinanti che

hanno permesso ad un paese fondato su una economia di tipo rurale di

diventare la terza città della Provincia di Pescara, dopo lo stesso capoluogo e

Montesilvano.

In questo mio lavoro parto da un dato di fatto oggettivo: Spoltore, oggi, sfiora

i diciottomila abitanti ed ha acquisito la nomenclatura di Città.

Comparando la situazione attuale con quella di circa cinquanta anni fa,

possiamo osservare che Spoltore ha quasi triplicato il numero dei suoi

abitanti.

La crescita vertiginosa nelle cifre dell’anagrafe induce ad una seria riflessione

sulle cause che hanno permesso siffatto straordinario risultato.

Spoltore negli ultimi dieci anni ha fatto registrare mediamente un incremento

di circa quattrocento unità abitative l’anno.

Il fenomeno appena descritto, inserito in un ragionamento più ampio, assume

connotati, se è possibile, assai più sorprendenti.

La tendenza, che si manifesta soprattutto all’indomani della conclusione della

seconda guerra mondiale, è quella da parte dei centri urbani di “risucchiare” i

paesi limitrofi. La città offre maggiori opportunità di lavoro e di

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sostentamento; gli abitanti dei paesi lasciano il proprio territorio di

appartenenza per approdare nei grandi centri, nella speranza (reale) di

assicurare una vita migliore a se stessi e alla propria famiglia.

Considerando che Pescara, in questo periodo storico, ha avuto una crescita

economica straripante, sorprende come mai non sia riuscita ad attrarre verso

di se, la vicina comunità di Spoltore.

A questa prima questione fondamentale tenterò di dar risposta tramite

l’ausilio di dati (gentilmente concessi dall‘Istituto Nazionale di Statistica,

dall’Ufficio Anagrafe del Comune di Spoltore, dalla Camera di Commercio di

Pescara e dell’Ufficio Settore Urbanistica e Territorio del Comune di

Spoltore) e di testimonianze di esperti che hanno analizzato l’evoluzione

storica del territorio comunale.

Altre domande sorgono spontanee. Come può il territorio di Spoltore

sostenere tale impressionante crescita in termini di risorse economiche? Quali

sono i centri produttivi che un tempo “sfamavano” cinquemila individui e

oggi ne “sfamano” quasi il quadruplo? Quali sono i rapporti di forza tra

Pescara e Spoltore? Quale delle due città trae vantaggio o svantaggio da

questa situazione? Possiamo considerare Spoltore un dormitorio oppure una

realtà che si alimenta delle proprie attività produttive? Quanto la vicinanza di

Spoltore a Pescara e alla costa ha inciso su tale sviluppo?

In questo mio elaborato tento di fornire risposte attendibili, frutto di attente

riflessioni, cercando di non incorrere in facili e semplicistiche assunzioni.

Per tale motivo la mia analisi inizia dalle origini di Spoltore poiché ritengo

che un fenomeno possa essere compreso soltanto inserendolo in un contesto

storico di riferimento e osservandone il profilo evolutivo.

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In un secondo momento, analizzo i dati ed i numeri in mio possesso, tende

sempre ben in mente l’obiettivo conoscitivo della mia trattazione.

Nell’ultima parte traggo le conclusioni, fornendo le risposte agli interrogativi

che hanno spinto la mia curiosità, motivandomi nella scelta di questo

argomento per la discussione della tesi.

Un’ultima considerazione è doverosa. Il mio lavoro vuole essere considerato

come una fotografia in movimento. Auspico che questa ricostruzione

economica e storica possa dare il via ad un dibattito serio e costruttivo circa

l’evoluzione del territorio, povero per anni, e che oggi, si sta godendo il

proprio meritato riscatto sociale.

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CAPITOLO I – Spoltore alle origini: la tradizione

storiografica dalla preistoria alle soglie del fascismo

1.1 La terra dei cinque borghi

Spoltore sorge sulle colline abruzzesi a ridosso del Mar Adriatico, ha

un'estensione di circa 40 km² e una densità abitativa pari a 479 ab./km².

Confina a nord con i comuni di Montesilvano e Cappelle sul Tavo, ad est con

Pescara, a sud con San Giovanni Teatino, ad ovest con Cepagatti, Moscufo e

Pianella. E’ costituito da cinque frazioni, non a caso il Comune è spesso

denominato “La terra dei cinque borghi”: Villa Raspa, a contatto con il

capoluogo Pescara, è in fase di espansione e lì si trovano diversi servizi

all'avanguardia. Lungo la fascia fluviale e la nazionale n. 602 sono stati

installati stabilimenti per la lavorazione del marmo, depositi di oli minerali,

officine meccaniche ed elettromeccaniche, concessionarie per la vendita di

auto, autocarrozzerie, stabilimenti per la produzione di prodotti caseari,

mobilifici, centri sportivi. La cultura locale, fatta eccezione per i primi nuclei

di abitanti colà installati oltre un secolo fa, risente dell’influsso di quella

pescarese. Spoltore capoluogo è invece più antico e caratteristico, e il suo

centro storico si contraddistingue per essere molto interessante e ricco di

bellezze artistiche. Santa Teresa che si trova nella zona opposta del paese, era,

venti anni fa, quasi inesistente: solo alcune case in prevalenza di agricoltori

fiancheggiavano la nazionale n. 602 alla biforcazione della strada provinciale

per Caprara d’Abruzzo e lungo il primo tratto di questa arteria. Nel corso

degli ultimi anni sono sorti numerosi fabbricati ed è stata configurata un’area

residenziale che va sempre più estendendosi nella parte a monte tutta esposta

8  

a mezzogiorno. Non vi mancano officine, stabilimenti vari, servizi, diversi

negozi e serre per la coltivazione di piante, nonché imprese di costruzioni

edili che operano sul posto. Caprara d'Abruzzo dista da Spoltore circa 10 km

per strada normale e circa 3,5 km in linea d’aria. L’economia della frazione è

essenzialmente agricola. Le sue origini si perdono nel tempo, ma è accreditata

l’ipotesi che esse si siano avute da tribù slave dette “Schiavoni” dedite

all’allevamento di greggi di capre. Villa Santa Maria con le sue costruzioni si

adagia sulla dorsale di un colle ed è percorsa interamente da una strada che, in

dolce declino, va dalla nazionale n. 16 bis al fosso Salvadonne. Gli abitanti

sono in prevalenza coltivatori agricoli, ma altri esercitano la propria attività

nel campo imprenditoriale anche a Pescara o nell’interna zona. La coltura

preminente è quella del carciofo che ha reso consistenti vantaggi economici a

tutta la popolazione da circa trent’anni a questa parte.

Negli ultimi decenni il comune di Spoltore sta avendo un grande sviluppo

sotto il profilo demografico tanto da risultare allo stato attuale il terzo centro

della provincia pescarese dopo Pescara e Montesilvano.

1.2 Le origini

“Le tracce della prima presenza dell’uomo nella terra di Spoltore si fanno

risalire a circa 700-350.000 anni fa, nell’era paleolitica inferiore, presenza

suffragata dal ritrovamento di manufatti musteriani nella contrada

Cavaticchio superiore; quelli del paleolitico superiore (11.500-10.00 anni fa)

sono stati rinvenuti in Cavaticchio inferiore” (V. Conti 1992, p. 35).

Alcune tombe, lapidi, parti di colonne, pavimenti riemersi in varie

circostanze, accreditano la presenza dei romani nel territorio. Più tardi nel

9  

periodo normanno il feudo appartiene alla Contea di Loreto, per poi passare in

seguito, sotto numerosi casati. Col titolo di Baronia nel 1496 è affidato a

Ferdinando Castriota, detto Manfredino, la cui famiglia vi esercita pieno

potere per più di cinquanta anni. In questo periodo l'impianto urbano assume i

connotati che, con poche modificazioni, conserverà fino ai giorni nostri. Nel

1927, dopo un periodo abbastanza buio, Spoltore cessa di appartenere alla

provincia teramana per confluire in quella di Pescara. Nel febbraio 1928 perde

la sua autonomia amministrativa ed entra a far parte del territorio comunale di

Pescara. Riacquisisce il Municipio il primo settembre del 1947.

1.3 Spelt, Sepoltorium o Sepultor-is?

“Non è facile spiegare l’origine ed il significato del nome Spoltore, preso

dalla località intorno all’anno mille” (G.Pace 1997, p. 39).

Il nome “Spoltore” ha un'origine tardo-romana o alto-medievale. E’ opinione

diffusa che derivi dal germanico Spelt: farro, spelta, la cui coltivazione era nel

passato assai diffusa nel territorio. Altri autorevoli studiosi, al contrario, non

concordano con la suddetta provenienza del termine. Marcello De Giovanni

(1974), a tal proposito, soltanto in un primo momento riconduce il nome alla

voce osca Spelta, ma in seguito il De Giovanni (1978) giunge a

un’interpretazione diversa ricorrendo al latino Sepoltorium (“luogo nel quale

si seppellisce”) e Sepultor-is (“seppellitore, colui che seppellisce”).

De Giovanni, in quest’occasione, esclude la parola “spelta” poiché non

rappresenta una buona forma latina. La questione non è di facile soluzione

soprattutto perché quasi tutti gli autori concordano su una premessa generale.

10  

“Pochi dei toponimi che l’Abruzzo moderno ha ereditato dal medioevo,

costituiscono un elemento sicuro di continuità rispetto alle strutture demiche

dell’età preromana e romana” (L. Pellegrini 1990, p. 237). Da tale

affermazione si possono dedurre le molteplici difficoltà che trovano dinanzi la

loro strada, gli studiosi che tentano di fornire un’interpretazione certa e

univoca all’origine del termine Spoltore. Inoltre certezze non se ne hanno

neppure sul nome prima dell'arrivo dei longobardi: alcuni identificano il

centro con Angulum, una delle città vestine, altri invece lo escludono.

Lasciando alle spalle le varie controversie circa l’etimologia del nome è tacito

che in questa terra vive una popolazione fiera e bellicosa, la quale trae vita

essenzialmente dalla pastorizia, dalla coltivazione della terra,

dall’allevamento del bestiame, non disdegnando, al tempo stesso, di esercitare

la caccia e la pesca lungo il fiume.

1.4 Spoltore nel medioevo

Con la fine dell’impero romano, Spoltore subisce le invasioni e i domini

rispettivamente bizantino, longobardo, franco e normanno. Tra saccheggi,

devastazioni e incendi Spoltore si ritrova nella condizione di piccolo

agglomerato governato dal castello nel quale vive il signore, la sua famiglia, i

servi, gli armati, mentre tutt’intorno al versante che guarda a mezzogiorno vi

sono le case misere dei popolani e dei braccianti impegnati nel lavoro dei

campi. Si conosce ben poco sulla condizione e sui modi di vita nel Castello di

Spoltore: la vita cittadina si svolge nel largo antistante alla fortezza; il centro

abitato è costituito, oltre che dalla rocca, da una trentina di povere abitazioni. “Non occorre grande fantasia per immaginare un mondo dominato dalla

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diffusa povertà, con pochissimi privilegiati, dove la fatica umana è

costantemente vanificata da eventi naturali e antropici imprevedibili e

incontrollabili. L’attività produttiva, legata esclusivamente al lavoro dei

campi, si caratterizza per la coltivazione del lino, dei legumi, del grano, degli

olivi, ma soprattutto delle vite” (G. Pace 1997, p. 66). A tal riguardo Vincenzo Conti (1982, p. 40) fornisce una descrizione degli

aspetti socioeconomici che si manifestano in questa epoca buia del comune di

Spoltore. L’autore asserisce che “la popolazione era costituita, quasi

interamente, di braccianti agricoli ed artigiani; poche e misere le famiglie dei

contadini che possedevano piccoli appezzamenti appena fuori le mura. Ai

braccianti erano riservate le piccole abitazioni, talvolta fatte di fango e

paglia impastati, che occupavano gli spazi attorno al castello e all’interno

della rocca, alla cui difesa essi, in quanto servi della gleba, erano tenuti a

concorrere come estremo baluardo in caso di attacco [...] l’agricoltura, un

tempo fiorente, subì un duro colpo, perché venivano coltivati i soli campi

posti subito al di là della cinta muraria; gli altri rimasero per lungo tempo

incolti a causa delle frequenti scorrerie dei saraceni che incutevano terrore

fra i contadini, tenendoli, perciò, lontani dai campi”.

 

 

 

12  

Alla fine del 1400 Spoltore si trova in un periodo di svolta durante il quale la

società cittadina, che in precedenza aveva fornito scarsi segni di sé, inizia a

mostrare un profondo quanto determinante cambiamento. Comincia un’epoca

di fervore edilizio nonostante le gravi difficoltà economiche che pervadono la

regione. Si registra per Spoltore la sua seconda e più importante espansione

edilizia, tanto da poter affermare che l’impianto urbano della città “si sia

delineato con le caratteristiche giunte fino a noi nel periodo compreso tra il

1480 ed i primi anni del 1600” (G. Pace 1997, p. 78).

La motivazione principale di quello che può essere considerato come un vero

e proprio punto di svolta nella vita di Spoltore è dovuta all’intraprendenza di

una decina di famiglie spoltoresi che possiedono patrimoni importanti, pari

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quasi a quelli del feudatario e dei maggiori enti religiosi e si sono sottratti alla

loro influenza.

Un altro fenomeno assai rilevante che si manifesta all’inizio del 1500 a

Spoltore come in altre realtà dell’entroterra abruzzese, poco distanti da

Pescara (Penne, Loreto, Città S. Angelo e Moscufo), è la nascita delle figure

dei corrispondenti e dei mercanti forestieri. Tali categorie di commercianti al

continuo vagare da un mercato a un altro, preferiscono stanziarsi su una

località prescelta quasi a sede della loro reperibilità fisica. Inizialmente

scelgono di insediarsi nelle località marittime (Ancona, Giulianova, Pescara,

Ortona, Vasto), ma in un secondo momento il fenomeno si estende ai paesini

dell’interno come Spoltore.

14  

1.5 La città nel Seicento

Il Libro Catasto dell’Università di Spoltore del 1645 offre un contribuito

fondamentale alla conoscenza della comunità spoltorese nella metà del

Seicento. Per decenni se ne era persa del tutto la memoria, infatti, soltanto gli

addetti ai lavori erano informati della sua esistenza. Il Libro Catasto è stato

rinvenuto soltanto qualche anno fa nel Municipio di Spoltore; il motivo

dell’oblio deve additarsi al trasferimento dell’Archivio Comunale di Spoltore

a Pescara, in seguito alla perdita dell’autonomia municipale (1927–1947).

Il pubblico registro classificato dagli esperti come “pre-onciario” rappresenta

per gli studi storici un elemento d’indubbia importanza. Alessandra Bulgarelli

afferma che “questo documento costituisce una tessera, che congiuntamente

alle altre reperibili qua e là negli archivi provinciali e locali, può in parte

consentire di ricostruire il quadro delle vicende della struttura tributaria

periferica […] Ad un secondo livello di approccio, il catasto in oggetto

costituisce una miniera inesauribile di informazioni sulla realtà locale di

Spoltore e dell’area ad esso afferente”.

Il primo interessante aspetto che emerge dallo studio del libro Catasto è la

ripartizione delle tasse: differentemente da ciò che avviene oggi, non risulta

tassato il singolo per il reddito prodotto, ma direttamente la comunità, la quale

ripartisce le imposte in base alle proprietà possedute e al capitale dichiarato.

Il secondo aspetto è definito dalle seguenti affermazioni di Giustino Pace

(1997, p. 105-106).

“ Le poche famiglie benestanti vivono di rendita, garantite dal sistema del

tomolo per tomolo: per ogni tomolo di terra affittata o concessa il padrone

riceve un tomolo di grano. Una trentina di altre famiglie, o poco più, più

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fortunate, sbarca il lunario coltivando il proprio terreno. La restante parte

dei contadini si divide in due categorie: i massari, che, contratto l’impegno

con il proprietario della masseria, si sforzano di ricavarne il necessario per

sé e per il concessionario e i braccianti, che si offrono quotidianamente ai

vari conduttori”.

Terzo aspetto, di non poco conto, è costituito dalla presenza sul territorio di

numerosissimi vigneti: la coltivazione più diffusa è quella della vite, seguita

da quella dei cereali ed in particolare dal grano saraceno. Da un punto di vista

economico questo dato è assai importante: il vino rappresenta il secondo

alimento nutritivo. La popolazione bagna il pane con il vino per gonfiarsi lo

stomaco percependo così una sensazione di sazietà.

Una quarta riflessione che emerge dal Libro del Catasto è riconducibile alla

dislocazione delle case, la cui maggioranza si trova entro le mura. Pochissime

sono le case sparse o di campagna poiché “la gran massa dei residenti, a

sera, preferisce affidare la propria sicurezza alle muraglie, che cingono

l’abitato, piuttosto che alle insicure pareti di terra che limitano le case

agricole” (G. Pace 1997, p. 107).

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Il Libro Catasto permette una ricostruzione abbastanza fedele dei vari rioni

del centro abitato. Si scopre così che nel paese la trama dei quartieri

contribuisce a comporre l’unitarietà cittadina. Essi sono quattro: il quarto di S.

Maria, il quarto di S. Pietro, il quarto di Giovanni e il quarto di S. Antonio.

Tutti i quartieri si affacciano sulla Piazza Publica o S. Maria, la piazza

divenuta da circa due secoli il fulcro della vita cittadina. Essa costituisce il

punto di riferimento della vita economica e sociale cittadina; attorno ad essa il

feudatario possiede una “casa per habitatione” dotata di “ogni conforto” e

non manca la presenza di chi conta e che anche in tale maniera vuole

riaffermare i propri diritti sull’intera comunità.

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1.6 La Grande depressione

Il catasto onciario del 1743 fotografa lucidamente quanto sia impietosamente

drammatica la situazione economico-sociale cittadina. Emergono nel

documento la disparità e l’iniquità sociale della realtà spoltorese del tempo.

Il numero delle famiglie benestanti locali si assottiglia mentre aumentano i

braccianti e i massari che lavorano duramente nei campi nell’intento di

rendere sopportabile la sopravvivenza loro e dei propri familiari.

Le condizioni di vita sono ardue e disumane, è un fenomeno che si manifesta

anche nel resto della regione e nel mezzogiorno d’Italia.

Gli anni successivi sono ancora più duri dei precedenti, inizia una nuova fase

più critica che dura per molti decenni. Lo stato con il passare del tempo è

sempre più incapace di affrontare i mali sociali. “La mancanza delle garanzie

personali e l’obbedienza cieca agli ordini del Re, richiesta da solerti

funzionari statali, che pur di dimostrare zelo personale, calpestano anche i

diritti più elementari, rendono continuamente tesi i rapporti tra

amministratori comunali e gli organi statali territoriali. Sono rare, infatti, le

relazioni serene e costruttive tra le autorità locali e quelle superiori” (G.

Pace 1997, 234).

Nel periodo storico preso in esame, le alternative al lavoro nei campi oppure a

quello artigianale sono poche. Una decina di persone pratica il commercio

locale di generi di prima necessità e di vestiario, attività poco incentivate a

causa di una limitata domanda che proviene dall’utenza e dalla prassi della

fornitura a credito. Non si hanno notizie, al contrario, dell’attività legata

all’approvvigionamento delle pelli e delle stoffe, che aveva riscosso un

discreto successo specialmente nella seconda metà del Cinquecento.

20  

Di notevole entità è il commercio di alcuni prodotti locali più abbondanti:

vino, olio, grano, canapa, lino offerti nei mercati delle Marche e di Ancona.

Nella situazione appena descritta, s’inserisce il fenomeno della prima

esplosione demografica alla quale, si vedrà più avanti, seguirà una seconda

esplosione demografica di proporzioni assai più elevate. L’aumento della

popolazione non fa che aumentare il numero delle persone che non hanno

cibo per sopravvivere e un tetto dove ripararsi la notte o nel lungo inverno.

La crisi economica, tra le conseguenze negative che trascina con sé, produce,

all’interno della comunità spoltorese, l’esplosione della violenza. Aumenta in

modo impressionante l’elenco dei morti assassinati per furto o per vendetta e,

quando non sono arrestati gli autori dei delitti, diventano manovalanza delle

grandi bande di briganti che popolano la regione.

Spoltore conosce il fenomeno del brigantaggio, assai diffuso in Abruzzo e nel

Mezzogiorno. La ragione fondamentale dell'esistenza del brigantaggio

abruzzese e meridionale in genere è individuata nelle condizioni economiche,

politiche e sociali di queste popolazioni. Briganti, infatti, possono essere tutti:

il povero bracciante, come il nobile e il ribelle avventuriero; il pastore del

tratturo, come l'artigiano intraprendente o squattrinato; il giovane scapestrato,

come il frate devoto.

Una concausa è individuata nella volontà diffusa di farsi giustizia da sé senza

ricorrere alla legge. Punire di persona chi ha commesso un torto per

dimostrare la propria virilità, comporta inevitabilmente la latitanza, che in

molti casi si trasforma in banditismo. Altro motivo che conduce al

brigantaggio è il rifiuto del servizio militare e la diserzione: molti giovani

preferiscono la vita della “macchia” alla divisa militare.

21  

1.7 L’abolizione delle leggi feudali

È possibile leggere l’evoluzione non solo dell’economia familiare ma anche

dell’economia del paese ricorrendo ad una data emblematica che funge il

ruolo di spartiacque: 1808, abolizione delle leggi feudali. Sino ad allora si

aveva una economia paesana cittadina di questo tipo: grandi ricchezze nelle

mani di una decina di famiglie e una frammentazione delle proprietà delle

casette e delle terre piuttosto marcata ma con dimensioni molto limitate . “La

pubblicazione delle leggi passate alla storia come eversive della feudalità

provocano anche a Spoltore, come del resto in tutto il mezzogiorno d’ Italia,

grandi speranze e notevoli scontenti. A nutrire il primo sentimento sono

ovviamente i contadini che sperano di poter divenire, finalmente, padroni

delle terre che lavorano […] i feudatari, laici o religiosi, ciascuno per la

propria sfera, mal sopportano che i fondi e le rendite siano assoggettati a

tutti i tributi, che larga fetta delle terre ecclesiastiche siano espropriate, che i

demani, nei quali sono esercitati gli usi civili, siano ripartiti tra i baroni e le

università, perché queste, a loro volta, possano dividere la propria parte in

quote da assegnare ai contadini, ma soprattutto rifiutano l’abolizione delle

giurisdizioni e dei proventi baronali” (G. Pace 1997, p. 269-270).

L’abolizione delle leggi feudali ha avuto come conseguenza, tra le altre, la

parcellizzazione delle proprietà, che contrasta con lo status quo dei secoli

precedenti, nella quale poche famiglie possedevano la quasi interezza dei

patrimoni del territorio salvaguardando così l’unità delle proprietà.

Per evitare la dispersione del patrimonio, soprattutto i figli dei piccoli

proprietari dal secondo genito in poi non si sposano ma continuano a vivere in

famiglia (in capillis).

22  

Spoltore a metà dell’Ottocento si differenzia poco rispetto alla Spoltore dei

decenni precedenti. Pasquale Castagna ne “Il regno delle due sicilie”, opera

dedicata a Ferdinando II, fornisce una interessante descrizione della

condizione di vita degli abitanti.

“Il maggior numero degli abitanti in paese [...] attende ai lavori di

campagna. Vi sono artigiani e trafficanti, i quali vanno a portar olio al

Pontificio ed alle provincie lombarde. Molti si davano a questi traffici, ma la

mancanza di una strada da ruota fino alla consolare e distrettuale, il poter

entrare or si or no, le tariffe doganali così varie e discordanti, tutte queste

cose sono venute assottigliando il numero di questi industriali. Le strade

interne sono a ciottoli, anguste ed erte; quelle di campagna, come tutte le

altre della provincia, sono una rovina; già d’inverno non è chi possa

camminarle, d’està solo tanto quanto. La via che conduce alla distrettuale

(n.d.r. la via per Penne) verso ponente, e l’altra che porta alla consolare

verso oriente chiedono riparazioni e restauri. Vi è una Casa Comunale, un

Corpo di guardia, un forno pubblico, un macello, diciotto trappeti, tre mulini,

i quali nelle state tacciono perché seccano i rivi che li animano; pozzi e

cisterne entro la terra, quattro fontane fuori, tre delle quali sono buone di

acqua potabile, una l’ha salmastra; ma l’andarvi è incomodo d’està;

pericoloso di verno” (P. Castagna 1853, p. 134).

23  

1.8 Dopo l’unificazione italiana fino alle soglie del fascismo

“L’Abruzzo all’indomani dell’Unità, quando assai più delle testimonianze

letterarie o di viaggio cominciano a rendere il vero volto le grandi inchieste e

le freddi rilevazioni della statistica, presenta un quadro socio-economico

fortemente segnato da miseria e ritardi. I principali indicatori dello sviluppo

lo schiacciano entro parametri da profondo sud. Anzitutto l’alto tasso di

ruralità. Erano le campagne a dominare il paesaggio regionale […]

24  

l’Abruzzo si affaccia al nuovo secolo con un profilo economico che vede oltre

tre quarti dei suoi abitanti impegnati in lavori agricoli” (C. Felice 2007, p.

53-54-57).

Analoga è condizione socio-economica di Spoltore che con l’unificazione

nazionale non vede cambiamenti sostanziali. Contadini e braccianti

continuano a svolgere il lavoro duro nei campi conducendo un’esistenza

precaria e senza prospettive interessanti. Le famiglie borghesi sono

preoccupate dalle nuove idee di giustizia sociale e di dignità umana che si

diffondono in Europa e temono di perdere gli ultimi privilegi di cui godono.

Gli artigiani dipendono sia dalla massa contadina, che dà loro lavoro

attraverso la forma dello staglio, sia dai benestanti, che li temono per le idee

da loro professate.

Una seconda ondata di incremento demografico si manifesta nel 1861. Al

contrario del risultato del censimento riguardante l’anno 1871, il dato va in

controtendenza e si registra una diminuzione degli abitanti spoltoresi per

tornare in seguito ad aumentare in modo costante: è il primo segnale del

fenomeno dell’emigrazione. “L’offerta di lavoro sul posto è molto limitata.

L’agricoltura, ancora legata a metodi primitivi e senza l’uso dei mezzi

meccanici, offre solo occupazioni stagionali. Le botteghe artigiane

sopravvivono con il lavoro degli apprendisti, che non ricevono salario e

devono accontentarsi di qualche regalia nelle grandi occasioni o feste. Scarsi

posti di lavoro, anch’essi stagionali, sono disponibili presso le tre fornaci,

delle quali due sono situate lungo la strada per Cappelle sul Tavo e la terza a

Cavaticchi […] L’unica fabbrichetta del luogo, nella quale trovano

occupazione stagionale una ventina di donne […] è la filandra Sonsini […]

25  

Molti avviata un’attività professionale, artigianale o commerciale, si

stabiliscono nella vicina Pescara […] Chi ha la possibilità, e sono pochi,

raggiunta Sulmona, sale sul treno e raggiunge Roma; chi non può viaggia a

piedi per una settimana […] Un’altra via della speranza sono gli Stati Uniti

d’America. Molti, raggiunto il nuovo continente, vi si stabiliscono facendo

perdere le loro tracce, non pochi, però, accumulato un piccolo capitale,

tornano a Spoltore per investirlo in un’attività commerciale o nell’acquisto di

un podere da coltivare” (G. Pace 1997, p. 322-323).

A cavallo del XX secolo diventa inarrestabile la richiesta di condizioni umane

e sociali meno precarie. Le varie amministrazioni comunali che si succedono

si prodigano in tale direzione non conseguendo però il successo sperato. Ciò

talvolta è dovuto alle scarse risorse del Comune, altre all’incostanza degli

amministratori nel perseguire l’obiettivo prefissato, altre ancora allo scarso

peso di Spoltore nell’ambito del territorio, che al termine di questa fase,

diventerà il cuore della nuova provincia di Pescara.

26  

CAPITOLO II – Spoltore nel 900’: dal fascismo al boom economico

2.1 Il nuovo secolo

Il fenomeno dell’emigrazione della popolazione dal Mezzogiorno d’Italia e

dall’Abruzzo apre anche il nuovo secolo. “Una vasta letteratura ha insistito

soprattutto sulle conseguenze sfavorevoli – per le località di partenza –

dell’emigrazione: perdita di risorse umane, invecchiamento e

femminilizzazione della popolazione, mancato innesco di uno sviluppo

autoctono” (C. Felice 2007, p. 214). Valutando attentamente la vicenda nel suo complesso, sia dal lato sociale, sia

da quello economico, occorre necessariamente riconoscere che i vantaggi

hanno ampiamente bilanciato gli aspetti negativi. “L’esodo migratorio serve anzitutto a trarre fuori dall’indigenza – da uno

stato di precarietà che peraltro si andava viepiù aggravando – settori non

piccoli della società: si determina, insomma, quanto meno un arresto della

caduta, che consente all’emigrante – di recuperare il diritto di cittadinanza

entro l’ordinamento giuridico nel quale egli continua a riconoscersi” (E. Sori

1979, p. 160-161). “Ma grazie alle rimesse dall’estero poterono anche

registrarsi un‘espansione dei consumi e un complessivo miglioramento del

tenore di vita” (C. Felice 2007, p. 222).

Nei capitoli successivi saranno analizzati nel dettaglio i flussi migratori del

comune di Spoltore, si giungerà a risultati parzialmente in controtendenza con

quelli degli altri Comuni della regione. Spoltore ottiene solitamente dei saldi

positivi perché l’emigrazione è di tipo stagionale. Inoltre molti di coloro i

27  

quali hanno accumulato un piccolo capitale negli Stati Uniti, tornano a

Spoltore per investirlo in attività commerciali e nell’acquisto di un podere da

coltivare.

“Malgrado la continua emigrazione di un gran numero di persone verso gli

Stati Uniti d’America e gli altri luoghi dove maggiori sono le possibilità di

lavoro, Spoltore registra un incremento demografico di oltre 700 anime. Una

parte della nuova popolazione si stabilisce in campagna, dove, con il

miglioramento dell’ordine pubblico garantito dallo Stato unitario, la vita è

ormai sufficientemente sicura; il resto intorno al centro abitato, andando ad

aumentare il numero delle abitazioni sorte fuori dalle mura cittadine” (G.

Pace 1997, p. 335).

I cittadini di Spoltore, nonostante la loro condizione nella maggioranza dei

casi sia ancora di estrema povertà, nutrono grandi speranze per il futuro.

L’aspirazione più diffusa tra le famiglie è di vedere i propri figli sui banchi di

scuola perché si avverte un forte bisogno di istruzione, quale strumento di

elevazione culturale e di emancipazione, nonché di parità sociale. La richiesta

di condizioni umane e sociali meno precarie e di servizi moderni diventa

inarrestabile.

Uno tra gli eventi più drammatici della storia di Spoltore si manifesta

all’inizio degli anni venti: la filossera. Il flagello della filossera, già diffusasi

qualche anno prima in Europa e poi in Italia, si diffonde rapidamente e nessun

intervento umano sembra dare i frutti sperati. La viticoltura, che vanta una

tradizione plurisecolare nel paese, subisce un durissimo contraccolpo dal

quale si risolleverà solamente parecchi anni dopo. E’ incontenibile la rabbia

dei contadini che per combattere la malattia, di fronte all’indifferenza dello

28  

Stato, propone di costruire un consorzio, ma senza ottenere alcun risultato.

Soltanto qualche anno dopo sarà scoperto il rimedio con l’introduzione nel

nostro continente del vitigno americano, l’unico resistente alla malattia.

2.2 La perdita dell’autonomia

Nel mese di dicembre del 1926 il Governo centrale assume una decisione che

avrà conseguenze rilevanti per l’intera zona vestina. Il giorno sei, il Consiglio

dei Ministri approva il provvedimento, riportato nel successivo “Regio

Decreto n.1 del 2 Gennaio 1927”, e pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale

dell’11 gennaio 1927”, esecutivo il giorno dopo, che riordina le circoscrizioni

provinciali e in cui è prevista la costituzione della nuova Provincia di Pescara,

con l’elenco di tutti i Comuni che ne faranno parte, tra cui “Castellammare

Adriatico”. Ma all’art. 4 è evidente ciò che sta accadendo: “Il comune di

Castellammare è unito a quello di Pescara”.

Poiché si eleva Pescara a rango di Provincia, dall’annessione non può che

venirne fuori un comune con il nome Pescara. Si riporta l’estratto del

provvedimento, così come pubblicato dal Regio Decreto n.1 del 2 gennaio

1927:

“Regio Decreto – Legge 2 gennaio 1927, n°1 (raccolta 1927).

Riordinamento delle circoscrizioni provinciali. (Pubblicato nella Gazzetta

Ufficiale dell’11 gennaio 1927, n.7).

Vittorio Emanuele III

Per grazia di Dio e per volontà della nazione Re d’ Italia (…omissis…)

Articolo 1

29  

Sono istituite le seguenti Provincie con la circoscrizione territoriale per

ciascuna di esse sotto indicata:

(…omissis…)

9 – Provincia di Pescara con capoluogo Pescara, comprende: i comuni di

Abbateggio, Bolognano, Caramanico, Lettomanoppello (…omissis),

Spoltore, ecc. ..

Articolo 4

Il Comune di Castellammare Adriatico è unito a quello di Pescara”.

“Il territorio del Comune di Spoltore, che apparteneva alla Provincia di

Teramo venne aggregato, infatti, con R.D.L. 2-1-1927 a quello di Pescara,

città che fu contemporaneamente elevata a Capoluogo di Provincia […] Il

provvedimento di annessione, imposto dall’alto, non fu ben accetto alla

stragrande maggioranza della popolazione, tanto che ingenerò un moto di

ribellione che si tradusse in una pubblica manifestazione di sonora protesta,

però subito repressa dalle forze di polizia che effettuarono molti arresti,

specie di elementi antifascisti […] A questi provvedimenti, che erano definiti

sovversivi, seguì una serie di persecuzioni cui furono assoggettati gli elementi

che non ancora si erano piegati al nuovo regime e che costituirono

l’obbiettivo di macchinazioni che avevano lo scopo di fiaccarne lo spirito e di

appagare antichi rancori” (V. Conti 1982, p. 64).

Sulla stessa lunghezza d’onda si rivelano le parole di Giustino Pace (1997, p.

363) che pone l’accento nei confronti dell’iniziale euforia per la nuova

circoscrizione pescarese.

“La soddisfazione degli spoltoresi di avere il capoluogo provinciale a breve

distanza dura, però, poco più di un anno. Improvvisamente, con il R. D. 16

30  

febbraio 1928, n. 36, anche il territorio di Spoltore è aggregato a quello di

Pescara. S’interrompe in tal modo una plurisecolare autonomia comunale, di

cui gli spoltoresi andavano orgogliosi. La giustificazione dell’annessione è, a

dir poco, disarmante: le risorse, specie agricole, non erano sufficienti e non

erano adeguate alle necessità di Pescara […] La reazione popolare si limita

ad un’unica pubblica manifestazione di protesta in piazza, nella quale i

presenti fischiano la decisione […] Tornata la calma, i fascisti pescaresi

celebrano l’annessione il 4 marzo, esaltando la disciplina dei nuovi cittadini

ed inneggiando al futuro della città dannunziana”.

Il giornalista e critico d’arte Tommaso Paloscia in un suo editoriale contenuto

nell’opera “Il martirio di una città” di A. Bertillo e G. Pittarello (1998, p. 270)

descrive lucidamente le conseguenze degli avvenimenti appena citati.

“Spoltore è una borgata che ha avuto giorni sereni fino ai prodromi della

guerra […] Il cruccio degli spoltoresi, immutato da quando c’era stata

l’aggregazione del comune al neo-capoluogo, non aveva mai avuto cenni di

cedimento; per cui la tensione continuava a manifestarsi fra i contadini che

solevano ritrovarsi alla Porta anche per esternare disapprovazioni verso la

debolezza del sindaco e l’ingordigia del prefetto, accusato di aver voluto

intascare le tasse di Spoltore. Gli è che agli spoltoresi andava di traverso non

solo il contributo dovuto al capoluogo, in grano ed olio, ma anche e

soprattutto il boccone delle tasse all’ufficio appositamente impiantato nel

paese. E poi c’era la faccenda che Pescara aveva incluso fra i suoi cittadini

anche quelli di Spoltore; la qual cosa provocava insanabili questioni di

prestigio.

31  

I commenti, sempre aspri e sempre uguali, sono andati avanti fino allo

scoppio della seconda guerra mondiale”.

2.3 Spoltore 1943-1944: le testimonianze

Sotto i bombardamenti gran parte della popolazione pescarese per cercare un

luogo di riparo, si trasferisce nella vicina Spoltore, località assai più sicura. Il

flusso “migratorio” si manifesta tra il 1943 e il 1944 e continua dopo la guerra

a causa dei saccheggi effettuati dai nazisti nei centri abitati.

Si riportano in questa sede estrapolazioni di alcune testimonianze da parte di

storici che hanno vissuto sulla propria pelle quei giorni nefasti. Gli scritti sono

contenuti nel volume “Il martirio di una città, Pescara e la guerra

1940/1944” (A. Berillo e G. Pittarello 1998, p. 269-270-272-274).

“La guerra per il posto al sole è finita tragicamente e, con quella, il fascismo

incaricato di assicurare radiosi destini alla patria. Ma sono rimasti i

tedeschi. Anzi, ne sono calati qui moltissimi altri e le cose vanno viepiù

deteriorandosi. C’è un superaffollamento nei paesi di campagna perché la

gente della città (e di Pescara in particolare) dapprima a causa dei

bombardamenti e poi costretta dai nazisti che hanno voluto mano libera nel

saccheggio dei centri cittadini, è stata scacciata dalle loro abitazioni e si è

rifugiata quasi tutta nei paesini e nei borghi della provincia. Un esodo che in

realtà ha fornito agli spoltoresi l’occasione di farsi presuntuosi solo perché

era loro concessa una rivincita sugli ex rivali del capoluogo che

mendicavano pane e alloggio. Purtroppo la vita è diventata dura anche per

loro. Dapprima i tedeschi alle costole (il che vuol dire tedeschi per le vie,

32  

sulla piazza, in cantina, nella stalla e persino in camera da letto) e poi le

retate” (T. Paloscia 1998, p. 269-270).

“Spoltore era una frazione del Comune di Pescara, ma dopo il

bombardamento del capoluogo la popolazione di Pescara si trasferì in buona

parte a Spoltore, dove si trasferì anche la sede municipale. In conseguenza di

ciò il paese accolse circa dodicimila sfollati, provenienti in parte anche dai

paesi sfollati della Provincia di Chieti. Siccome Spoltore rappresentò in

questa zona il più avanzato dei centri non sfollati, la massa di quei profughi

era rappresentata da gente povera che non aveva mezzi per recarsi in paesi

più lontani e tranquilli, o da coloro che non volevano allontanarsi dai loro

interessi, o infine da coloro disposti a sfidare ogni pericolo per ottenere una

più rapida liberazione. E’ anche da tener presente che a Spoltore erano

affluiti, col Municipio di Pescara, molti gerarchi e ufficiali della Milizia,

anche di grado elevato. In complesso durante il periodo della occupazione

tedesca Spoltore aveva perduto il suo carattere di pacifica frazione agricola

ed aveva assunto quella di un popoloso paese amorfo, con netto predominio

dell’elemento cittadino pescarese” (M. Russo 1998, p. 270-272-274).

“Dal giorno del primo bombardamento di Pescara, 31 agosto 1943, gli uffici

comunali di quella città furono trasferiti nei locali della Delegazione

comunale di Spoltore nell’antica e vecchia sede di via delle Rose. Appena

avuta notizia della fuga del Re, l’allora delegato podestarile Giuseppe

D’Albenzio, con un coraggioso atto di cui si assunse tutta la responsabilità,

ordinò la distribuzione alla popolazione, in ragione di 2 quintali pro capite,

del grano ammassato nei magazzini del Consorzio Agrario di Spoltore, in

previsione delle immancabili requisizioni che i tedeschi avrebbero effettuato.

33  

Fu, così, che la cittadinanza in seguito si salvò dalla fame” (V. Conti 1998, p.

270).

2.4 L’Abruzzo postbellico tra mercato nero e forme di

accumulazione

Nell‘immediato dopoguerra al persistere delle difficoltà economiche si

accompagna un’intensificarsi dell’evasione dal sistema annonario: il regime

vincolistico finisce con il produrre illegalità e contrabbando.

Il mercato nero è un fenomeno che investe anche l’Abruzzo ed è di grande

rilevanza per comprendere i meccanismi della ricostruzione post-bellica. Nel

1944 si legge sul periodico locale “Risorgere”: “sotto gli occhi dei tutori

della legge gli speculatori, per nulla molestati, fanno a gara per praticare il

prezzo più alto. In certe salumerie del centro si affrettano, per i delicati palati

dei ricchi, odorosi prosciutti, sottratti chissà a quale ammasso, al modico

prezzo di 800 lire il chilo e si vende burro fragrante a 650 lire; altrove si

vende zucchero (di quale provenienza?) a lire 800 e tutti conoscono spacci

che vendono merce precedentemente imboscata alle famiglie facoltose e

arricchitesi illecitamente, mentre gli impiegati e gli operai a reddito fisso non

possono acquistare neanche i dadi per condire la minestra”.

“Viene in tal modo a delinearsi una caratteristica sempre più vistosa della

ricostruzione: il contrasto stridente tra la ricchezza di pochi spesso

sfacciatamente ostentata, e le penose ristrettezza dei più […] Si possono

leggere almeno tre categorie di borsari neri: coloro che lo fanno perché non

trovano altra fonte di vita, coloro che lo fanno semplicemente per difendersi

34  

dagli effetti perversi del commercio illegale e infine quelli che

deliberatamente scelgono tale strada come la più idonea ai fini di un

rapporto di arricchimento […] Per la grande maggioranza della popolazione

rurale il ricorso alla vendita clandestina di qualche prodotto della terra o del

bestiame altro non era che un forzato espediente di difesa dalle distorsioni

del mercato, le quali altrimenti l’avrebbero immiserita ulteriormente” (C.

Felice 2007, p. 389-391-392).

Molti scritti narrano di una posizione di maggiore forza della campagna

rispetto alla città. Approfondendo in maniera più dettagliata l’argomento ne

viene fuori che ad approfittare di tale vantaggio non sono i lavoratori della

terra, la grande massa dei coltivatori diretti, il cui ricorso al mercato nero è

dettato dalle irrinunciabili esigenze di economia familiare. Ci sono i

proprietari terrieri che praticano il contrabbando per ragioni tutt’altro che

difensive o di sopravvivenza. Questi ultimi non hanno nulla a che vedere con

la categoria dei “contadini”, cioè con coloro che “lavorano la terra”

direttamente o in proprio. Il mondo delle campagne è assai variegato e nel

criminalizzarlo in blocco si compie un falso storico.

Chi si avvantaggia del particolare squilibrio città/campagna che viene a

determinarsi è l’ambiente di tipo urbano (anche gli agrari abitano in città), per

il quale il contrabbando non è un espediente difensivo, ma un disegno

lucidamente perseguito per soddisfare i propri interessi.

Inoltre, “sono alquanto circoscritti gli ambiti dell’economia che all’indomani

della guerra, sia pure per vie traverse, tornano a operare secondo una

moderna logica di profitto capitalistico […] è soprattutto l’antico mondo

agro-pastorale, con il suo consueto corredo di attività artigianali, che sembra

35  

riprendere vitalità: un universo economico la cui produzione eccedente

l’autoconsumo difficilmente usciva dagli asfittici circuiti del commercio

locale. Non a caso tornano a rianimarsi i mercati e le fiere di un tempo” (C.

Felice 2007, p. 394).

2.5 Spoltore nel boom economico

Nel corso degli anni sessanta l’economia abruzzese viene occupata

prevalentemente dall’agricoltura. Nonostante nel corso del decennio il

primato dell’occupazione viene conquistato dall’industria (dal 33,8 % del

1961 passa al 37 % degli attivi nel 1971), il peso dell’agricoltura continua ad

essere eccessivo. Ad esempio nel 1963 il settore dell’industria supera quello

dell’agricoltura, ma questo avviene soltanto a causa dell’effetto indotto dalla

provincia di Pescara, fino ad allora la più avanzata in questo senso.

L’anno 1971 vede la mutazione del quadro descritto: si manifesta un forte

balzo in avanti dell’industria superiore ai dati dell’intero Mezzogiorno.

“L’incidenza del settore industriale nel Pil regionale sale al 31,3 %: è ormai

il livello più alto tra tutte le regioni del Sud, Isole comprese. Lo scatto più

lungo viene compiuto dalle provincie dell’Aquila (quasi 6 punti percentuali) e

di Chieti (6,4 punti), mentre più lentamente procedono Teramo e Pescara. La

provincia maggiormente industrializzata, stando a questo indicatore, è ora

quella di Chieti (Pescara consolida invece il suo primato commerciale,

mentre il terziario pubblico al vertice rimane L’aquila), che un tempo

risultava la più ruralizzata […] I settori secondario e terziario si affermano

prepotentemente mentre il primario indietreggia drasticamente, quest’ultimo

36  

continua però ad esercitare, anche dal lato produttivo, un peso senz’altro

considerevole” (C. Felice 2007, p. 478-479).

Spoltore in questo periodo è ricca di ortaggi, frutta olivicoltura e si inserisce

in un contesto provinciale che vede le colline pescaresi appoderate grazie agli

impianti irrigui di destra e sinistra del fiume.

I fattori che hanno prodotto lo sviluppo abruzzese sembrano essere

essenzialmente tre: fattori endogeni (connessi alla presenza di microstrutture

diffuse sul territorio); fattori esogeni (legati allo sviluppo della grande

impresa di origine esterna); il contesto istituzionale.

Anche Spoltore vede manifestarsi nel suo territorio il così detto boom

economico. Infatti, al termine della seconda guerra mondiale, dopo un primo

periodo di ristrettezza e di ristagno, inizia un lento ma progressivo sviluppo

economico e delle attività in ogni campo. Tale sviluppo ha permesso

l’elevazione della condizione economica della popolazione e la costituzione

di molte imprese artigianali tecnologicamente avanzate: officine meccaniche,

fabbriche e negozi di mobili, autocarrozzerie, laboratori fotografici, oleifici,

camicerie, stabilimenti per lavorazione di marmi, imprese edili e di

costruzioni stradali, fabbriche di caldaie per impianti di riscaldamento,

imprese di installazioni di impianti idrici, ecc.

“I negozi di generi alimentari, di abbigliamento, di calzoleria, rosticceria,

pizzeria, bar, si sono accresciuti di numero ed hanno ammodernato locali,

suppellettili ed attrezzature. I servizi ed uffici comunali, che all’epoca del

ripristino dell’autonomia amministrativa al Comune di Spoltore (1947)

disponevano di appena una quindicina di dipendenti, sono divenuti, a causa

delle accresciute esigenze e necessità, tanto vari e numerosi da richiedere un

37  

organico di 105 unità fra funzionari, impiegati ed operai, oltre a 25 forfettari.

In contrapposizione a questo sviluppo, sono in evidente crisi le antiche

sartorie e calzolerie che un tempo costituivano le attività portanti

dell’artigianato e dell’economia locale: molte di esse hanno smesso l’attività

e la manodopera relativa è stata assorbita negli stabilimenti di Pescara o nel

settore terziario e della pubblica amministrazione. Gli artigiani fabbri e

falegnami, ridotti notevolmente di numero, hanno ora convertito l’attività,

producendo i manufatti in serie ed assemblano i profilati di alluminio” (V.

Conti 1982, p. 159).

Contributi notevoli per l’economia locale sono offerti dalla presenza della

Casa di Cura De Cesaris e dalla fornace De Leonarids, il cui ruolo sarà

oggetto di analisi nel prosieguo della trattazione.

38  

CAPITOLO III – Fotografia del territorio di Spoltore

3.1 Breve premessa

La conoscenza dei bisogni dei residenti, la verifica delle inefficienze del

sistema e la determinazione delle sue potenzialità di sviluppo rappresentano

aspetti fondamentali per una programmazione sostenibile delle attività

economiche del Comune.

Avere una nitida immagine dell’ambiente di riferimento e delle sue direttrici

evolutive significa poter prendere decisioni massimizzando la soddisfazione

derivante dal risultato.

Tale immagine è definibile nel migliore dei modi attraverso la diretta

espressione dei protagonisti della realtà comunale: i cittadini e gli

imprenditori, cuore pulsante della vita sociale ed economica della comunità;

monitorare il territorio attraverso la loro esperienza quotidiana significa

acquisire dati che, adeguatamente aggregati in funzione degli obiettivi,

producono il livello di informazione utile alla definizione degli interventi da

effettuare.

Su questi presupposti fonda il progetto “Fotografia del Territorio” voluto

dall’Amministrazione Comunale di Spoltore al fine di migliorare i servizi

erogati, adeguare le infrastrutture, consolidare la realtà imprenditoriale

presente e favorire lo sviluppo delle nuove imprese.

Una “fotografia” che intende volgere all’analisi del tessuto economico del

territorio, mediante un’approfondita indagine sulle circa 1500 imprese già

insediate sul territorio per la verifica della presenza delle attività, della

capacità espansiva del sistema imprenditoriale, dell’opportunità di creazione

39  

di sinergie tra gli imprenditori locali, della potenzialità di produzione di

economia, ricchezza e occupazione.

Un sistema, dunque, che permette la reale conoscenza del territorio e delle

dinamiche che quotidianamente si innescano su di esso modificando bisogni e

priorità d’intervento.

Tutto ciò è stato possibile grazie all’implementazione dei dati già esistenti e

mediante interviste agli imprenditori che operano sul territorio di Spoltore.

 Articolo de "Il Centro"del 17/11/2006 

40  

3.2 Istruzioni per l’uso

In questa trattazione, vista la vastità dello studio, si è preferito soffermarsi su

taluni aspetti quantitativi, indicatori delle varie attività economiche presenti

nel territorio di Spoltore. L’intento principale dell’autore non consiste nel

verificare la soddisfazione dei cittadini nei confronti delle varie attività

presenti sul territorio ma di verificarne la portata. Si analizzano il numero

delle aziende, degli addetti dipendenti e non, classificati in base alla

provenienza ed altri fattori sostanziali.

Lo studio si riferisce all’anno 2005 e nasce dall’esigenza di approfondire il

volume della crescita economica che si è avuto nel corso degli ultimi quindici

anni nel comune di Spoltore.

Nel paragrafo seguente sono presenti istogrammi 2d per facilitare la

comprensione dei dati e per garantire una comparazione visiva delle voci

analizzate.

Il risultato verso il quale si giunge non manca di sorprese: a cominciare

dall’apparente contraddizione che vede le aziende distribuite quasi

uniformemente sulle cinque frazioni mentre gli addetti impiegati nella

stragrande maggioranza dei casi in un’unica frazione.

Altre considerazioni che si traggono dallo studio sono la netta prevalenza di

Ditte Individuali e di Commerci all’ingrosso e al dettaglio.

Successive considerazioni altrettanto importanti possono essere effettuate dal

lettore nella visione dei successivi grafici.

41  

3.3 Rielaborazione grafica del progetto

Si riporta di seguito l’elaborazione grafica del progetto “Fotografia del

territorio”, accompagnata da una breve descrizione degli effetti conoscitivi

ottenuti da tale lavoro.

Le aziende sono equamente distribuite nelle tre frazioni maggiori del Comune

e collocate in maggioranza relativa nella frazione di Santa Teresa. La ditta

individuale prevale nettamente su tutte le altre tipologie di aziende; la somma

delle s.n.c, delle s.a.s e delle s.rl. non raggiungono neppure la metà del dato

complessivo delle ditte individuali.

 

Figura 1‐ Numero di aziende per frazione 

42  

 

Figura 2 ‐ Numero di aziende per ragione sociale 

 

I settori verso i quali le aziende sono maggiormente orientate consistono in

prevalenza nel commercio all’ingresso e al dettaglio. Seguono le aziende

impiegate in attività di agricoltura, caccia e silvicoltura, di costruzioni e di

attività manifatturiere. Poco sviluppati risultano i settori della produzione e

della distribuzione di energia, della pesca, degli alberghi e dei ristoranti.

La frazione che annovera maggiori addetti, come anticipato in precedenza, è

quella di Santa Teresa che vede quasi 2.500 impieghi. Spoltore e Villa Raspa

fanno registrare un numero di addetti assai meno elevati, mentre le frazioni

minori presentano cifre piuttosto scarse di impiegati.

 

43  

 

Figura 3 ‐ Numero di aziende per attività 

 

 

Figura 4 ‐ Numero addettti per frazione 

44  

Circa 2.500 sono gli addetti impiegati nelle ditte individuali, mentre si

riscontra un impiego totale negli altri settori assai poco significativo. Quasi

inesistente è il numero delle cooperative.

Il settore dell’agricoltura, della caccia e della silvicoltura ha il maggiore

numero di addetti (quasi 1.800) e distanzia di parecchio il numero degli

addetti impiegati nelle attività manifatturiere, del commercio all’ingrosso e al

dettaglio e delle costruzioni.  

 

Figura 5 ‐ Numero addetti per ragione sociale 

45  

 

Figura 6 ‐ Numero addetti per attività 

 

La maggior parte degli addetti dipendenti sono impiegati nell’agricoltura,

caccia e silvicoltura, distanziati di molto, sono gli impieghi nelle attività

manifatturiere, del commercio all’ingrosso e al dettaglio delle costruzioni;

inoltre questi ultimi sono impiegati nelle ditte individuali e lavorano

prevalentemente nella frazione di Santa Teresa.

46  

 

Figura 7 ‐ Numero addetti dipendenti per attività 

 

Figura 8 ‐ Numero addetti dipendenti per ragione sociale 

47  

 

Figura 9 ‐ Numero addetti dipendenti per frazione 

Gli addetti indipendenti sono impiegati prevalentemente nell’attività di

commercio all’ingrosso e al dettaglio ma il loro numero supera di poco quello

degli impieghi nelle attività di agricoltura, caccia e silvicoltura e nelle attività

di costruzioni.

Altro dato importante consiste nel loro impiego quasi uniformemente

distribuito nei territori di Spoltore, Santa Teresa e Villa Raspa.  

48  

 

Figura 10 ‐ Numero addetti indipendenti per frazione 

 

Figura 11 ‐ Numero addetti indipendenti per ragione sociale

49  

 

Figura 12 ‐ Numero addetti indipendenti per attività 

Le tabelle riportate in precedenza indicano in linea generale che Spoltore

possiede un numero elevato di ditte individuali che si occupano dei settori

dell’agricoltura, caccia e silvicoltura e del commercio all’ingrosso e al

dettaglio. Molti degli addetti sono impiegati proprio in questi settori, mentre

si riscontra un impiego assai limitato nel settore del terziario.

Altra osservazione doverosa scaturisce dai dati presentati dalla frazione di

Santa Teresa. Quest’ultima fondamentalmente eguaglia il numero delle

attività presenti nelle altre frazioni più importanti di Spoltore (Spoltore

capoluogo e Villa Raspa). Il dato strabiliante è che la frazione attrae un

numero sensazionale di forza lavoro.  

 

50  

3.4 Valori percentuali della fotografia del territorio

Di seguito sono riportate, sottoforma di valori percentuali, le varie attività

presenti nel comune di Spoltore in base alla loro ragione sociale, ubicazione e

mercato. Il metodo dei valori percentuali permette di avere una visione più

ampia dei fenomeni in precedenza descritti e illustrati mediante istogrammi.

CLASSIFICAZIONE PER RAGIONE SOCIALE

NUMERO DI AZIENDE 18,04% AGRICOLTURA, CACCIA E SILVICOLTURA

2,68% ALBERGHI E RISTORANTI

4,64% ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI

0,00% AMMINISTRAZIONE PUBBLICA (NOTA: LE ATTIVITA’ DELLA P.A. QUI PREVISTE NON COMPORTANO ISCRIZIONE)

1,81% ATTIVITA' FINANZIARIE

7,54% ATTIVITA' IMMOBILIARI; NOLEGGIO; INFORMATICA; RICERCA; ALTRE ATTIVITA' PROFESSIONALI ED IMPRENDITORIALI

11,88% ATTIVITA' MANIFATTURIERE

0,00% ATTIVITA' SVOLTE DA FAMIGLIE E CONVIVENZE (NOTA: ATTIVITA’ NON PRESENTE NEL REGISTRO IMPRESE)

32,10% COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI, MOTOCICLI

15,36% COSTRUZIONI

0,14% ESTRAZIONE DI MINERALI

0,43% ISTRUZIONE

0,00% ORGANIZZAZIONI ED ORGANISMI EXTRATERRITORIALI (NOTA: ATTIVITA’ NON PRESENTE NEL REGISTRO IMPRESE) 0,07% PESCA, PISCICOLTURA E SERVIZI CONNESSI

0,00% PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA

0,36% SANITA' ED ASSISTENZA SOCIALE

4,93% TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI

51  

NUMERO DI ADDETTI  

41,45% AGRICOLTURA, CACCIA E SILVICOLTURA

0,98% :ALBERGHI E RISTORANTI

4,27% ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI

0,00% AMMINISTRAZIONE PUBBLICA (NOTA: LE ATTIVITA’ DELLA P.A. QUI PREVISTE NON COMPORTANO L’ISCRIZIONE)

0,42% ATTIVITA' FINANZIARIE

6,06% ATTIVITA' IMMOBILIARI; NOLEGGIO; INFORMATICA; RICERCA; ALTRE ATTIVITA' PROFESSIONALI ED IMPRENDITORIALI)

14,71% ATTIVITA' MANIFATTURIERE

0,00% ATTIVITA' SVOLTE DA FAMIGLIE E CONVIVENZE (NOTA: ATTIVITA’ NON PRESENTE NEL REGISTRO IMPRESE)

13,69% COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI, MOTOCICLI

12,89% COSTRUZIONI

0,49% ESTRAZIONE DI MINERALI

0,28% ISTRUZIONE

0,00% ORGANIZZAZIONI ED ORGANISMI EXTRATERRITORIALI (NOTA: ATTIVITA’ NON PRESENTE NEL REGISTRO IMPRESE) 0,00% PESCA, PISCICOLTURA E SERVIZI CONNESSI

0,00% PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA

1,54% SANITA' ED ASSISTENZA SOCIALE

3,22% TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI

 

52  

CLASSIFICAZIONE PER UBICAZIONE NUMERO DI AZIENDE  

4,95% CAPRARA

1,45% FRASCONE

33,74% SANTA TERESA

29,25% SPOLTORE

28,10% VILLA RASPA

2,51% VILLA SANTA MARIA NUMERO DI ADDETTI  1,70% CAPRARA

0,32% FRASCONE

61,95% SANTA TERESA

18,15% SPOLTORE

17,00% VILLA RASPA

0,88% VILLA SANTA MARIA  

MERCATO (DATO AGGREGATO) 39,00% LOCALE

25,15 % REGIONALE

10,17 % NAZIONALE

2,79 % INTERNAZIONALE

 

53  

3.5 Classificazione Ateco nell’anno 2007

La classificazione delle attività economiche Ateco è una tipologia di

classificazione adottata dall'Istituto Nazionale di Statistica italiano rilevazioni

statistiche nazionali di carattere economico. È la traduzione italiana della

Nomenclatura delle Attività Economiche (Nace) creata dall'Eurostat, adattata

dall'Istat alle caratteristiche specifiche del sistema economico italiano.

Attualmente è in uso la versione Ateco 2007, entrata in vigore dal 1º gennaio

2008, che sostituisce la precedente Ateco 2002, adottata nel 2002 ad

aggiornamento della Ateco 1991. Le seguenti tabelle analizzano le attività

economiche di Spoltore nel periodo 2003-2007 comparandone, in un secondo

momento, i risultati con quelli degli altri Comuni della Provincia di Pescara.

Dalle prime tabelle si può osservare che Spoltore si fonda prevalentemente

sulle attività di commercio dei beni personali, delle costruzioni e

dell’agricoltura, caccia e silvicoltura. Mentre le prime due attività fanno

registrare un incremento progressivo del loro numero, la caccia, l’agricoltura

e la silvicoltura vedono, seppur di poco, diminuire la propria consistenza nel

corso dei cinque anni di riferimento.

Altro fatto importante che vale la pena sottolineare è la scarsità degli alberghi

e dei ristoranti, nonostante l’ottima collocazione del comune di Spoltore ( è

poca la distanza che lo separa dalla costa e dalle montagne).

R – Imprese Attive

A – Imprese Registrate

I – Imprese Iscritte

C – Imprese Cessate

54  

Spoltore Settore ATECO

R 2007 

A 2007 

I 2007 

C 2007 

R 2006 

A 2006 

I 2006 

C 2006 

Agricoltura,  caccia  e silvicoltura 

241 241 9 13 245 245 13 18

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 

1 1 0 0 1 1 0 0

Estrazione di minerali 

1 1 0 0 1 1 0 0

Attivita' manifatturiere 

194 169 14 13 183 159 12 7

Energia elettrica, gas e acqua 

0 0 0 0 0 0 0 244

Costruzioni  260 237 24 13 244 223 13 6

Commercio beni personali. per la casa

534 482 32 42 526 473 26 28

Alberghi e ristoranti  54 44 2 2 52 44 2 3

Trasporti,magazzinaggio e comunicazione 

63 59 1 5 61 56 0 1

Intermediazionemonetaria e finan. 

27 26 5 0 22 21 1 4

Immobili,noleggio, informatica,ricerca

135 126 9 13 121 113 2 4

Pubblica amministrazione 

0 0 0 0 0 0 0 0

Istruzione  5 4 0 1 5 3 0 0

Settore Sanita' e altri servizi sociali 

7 5 0 1 8 5 0 0

Altri servizi Pubblici e sociali 

71 68 3 4 70 67 2 4

Imprese non classificate 

90 9 25 3 105 12 41 3

 

55  

Spoltore Settore ATECO

R 2005 

A 2005 

I 2005 

C 2005 

R 2004 

A 2004 

I 2004 

C 2004 

Agricoltura,  caccia  e silvicoltura 

245 245 7 13 251 251 11 15

Pesca,piscicoltura  e servizi connessi 

1 1 0 0 1 1 0 0

Estrazione di minerali 

1 1 0 0 1 1 0 0

Attivita' manifatturiere 

176 153 11 12 171 150 4 9

Energia elettrica, gas e acqua 

0 0 0 0 0 0 0 0

Costruzioni  236 215 21 11 220 196 17 17

Commercio beni personali, per la casa

522 469 36 26 507 459 35 26

Alberghi e ristoranti  48 41 4 2 41 35 1 4

Trasporti,magazzinaggio e comunicazione 

62 57 1 6 68 61 2 6

Intermediazionemonetaria e finanz. 

25 23 1 3 28 27 2 2

Immobili,noleggio, informatica,ricerca

119 110 9 7 113 105 11 4

Pubblica amministrazione 

0 0 0 0 0 0 0 0

Istruzione  5 4 0 0 5 4 1 0

Settore Sanita' e altri servizi sociali 

8 5 0 0 7 5 0 0

Altri servizi Pubblici e sociali 

67 64 2 4 67 65 2 6

Imprese non classificate 

92 10 29 5 92 10 33 6

                                    

56  

Spoltore Settore ATECO

   R     2003 

   A     2003 

I 2003 

C 2003 

Agricoltura, caccia e silvicoltura  255 255 8 7

Pesca,piscicoltura e servizi connessi 

1 1 0 0

Estrazione di minerali  1 1 0 0

Attivita' manifatturiere 175 156 9 9

Energia elettrica, gas e acqua 

1 1 0 0

Costruzioni  218 195 15 12

Commercio beni personali, per la casa 

483 436 22 34

Alberghi e ristoranti  41 36 4 3

Trasporti,magazzinaggio e comunicazione 

68 64 5 2

Intermediazionemonetaria e finanz. 

26 25 2 1

Immobili,noleggio, informatica,ricerca

104 97 10 7

Pubblica amministrazione 0 0 0 0

Istruzione  4 3 0 0

Settore Sanita' e altri servizi sociali 

6 4 0 1

Altri servizi Pubblici e sociali 

68 67 1 1

Imprese non classificate  93 9 37 4

                                                                                                 

57  

Settore ATECO R 2007

A 2007

I 2007

C 2007

R 2006

A 2006

I 2006

C 2006

ABBATEGGIO 47 40 3 1 45 40 6 2ALANNO 436 414 14 17 439 417 26 16BOLOGNANO 100 84 6 7 103 88 7 14BRITTOLI 46 45 1 6 50 49 3 4BUSSI SUL TIRINO 155 145 9 6 152 141 11 10CAPPELLE SUL TAVO 347 308 21 29 354 310 23 25CARAMANICO TERME 232 215 15 12 229 212 13 8CARPINETO DELLA NORA 112 110 4 4 112 111 8 5CASTIGLIONE A C. 69 62 2 6 74 66 5 3CATIGNANO 210 202 6 10 215 208 8 6CEPAGATTI 1.119 998 70 54 1.100 982 81 57CITTA' SANT'ANGELO 1.462 1.284 140 93 1.410 1.254 90 84CIVITAQUANA 192 177 13 11 192 178 6 16CIVITELLA CASANOVA 284 268 8 13 290 275 13 16COLLECORVINO 717 658 39 43 720 664 39 32CORVARA 52 49 3 1 50 48 0 4CUGNOLI 238 228 12 11 237 227 10 15ELICE 262 249 11 15 265 254 19 17FARINDOLA 177 170 9 9 177 168 6 7LETTOMANOPPELLO 193 180 16 13 192 180 10 8LORETO APRUTINO 976 920 65 61 970 911 46 57MANOPPELLO 650 579 45 39 638 564 45 40MONTEBELLO DI B. 128 118 5 3 126 116 11 8MONTESILVANO 4.772 4.086 443 318 4.627 3.968 437 329MOSCUFO 370 335 20 21 372 342 23 23NOCCIANO 214 203 13 17 219 208 20 14PENNE 1.382 1.290 87 66 1.360 1.270 79 89PESCARA 15.171 12.277 1.074 962 15.114 12.234 1.091 916PPESCOSANSONESCO 51 51 1 3 52 52 7 1PIANELLA 1.000 920 53 56 998 925 51 61PICCIANO 142 128 11 7 139 127 10 12PIETRANICO 75 72 3 2 74 71 2 1POPOLI 437 372 41 21 416 348 28 36ROCCAMORICE 70 66 7 3 66 64 3 4ROSCIANO 366 347 23 29 370 353 22 22SALLE 29 25 1 2 30 26 1 3SANT'EUFEMIA A M. 48 39 4 1 45 37 3 3SAN VALENTINO 147 136 12 7 138 128 7 7SCAFA 372 332 29 38 384 342 33 30SERRAMONACESCA 65 61 5 3 62 59 2 6SPOLTORE 1.683 1.472 124 110 1.644 1.423 112 78TOCCO DA CASAURIA 289 260 28 14 274 249 25 13TORRE DE' PASSERI 302 258 28 20 294 250 30 19TURRIVALIGNANI 73 63 4 3 71 63 7 4VICOLI 54 54 2 1 53 53 4 4VILLA CELIERA 75 71 1 5 79 75 1 6

 

58  

Settore ATECO R 2005

A 2005

I 2005

C 2005

R 2004

A 2004

I 2004

C 2004

ABBATEGGIO 40 36 2 2 42 38 4 0 ALANNO 431 408 16 16 430 406 24 19 BOLOGNANO 108 92 12 11 108 94 5 5 BRITTOLI 51 51 1 3 54 54 2 4 BUSSI SUL TIRINO 151 141 7 9 154 144 6 12 CAPPELLE SUL TAVO 358 313 21 16 353 309 29 18 CARAMANICO TERME 225 211 10 9 224 209 11 15 CARPINETO DELLA NORA 108 107 4 4 107 106 8 5 CASTIGLIONE A C. 72 65 4 2 71 65 2 2 CATIGNANO 216 211 12 9 216 209 9 9 CEPAGATTI 1.072 962 74 42 1.035 917 78 55 CITTA' SANT'ANGELO 1.400 1.234 114 95 1.371 1.211 110 74 CIVITAQUANA 201 188 11 5 194 183 4 6 CIVITELLA CASANOVA 294 280 18 17 292 276 22 16 COLLECORVINO 709 651 44 34 698 645 49 34 CORVARA 54 51 4 2 51 48 1 1 CUGNOLI 241 230 12 7 234 223 14 15 ELICE 262 253 13 12 260 249 15 9 FARINDOLA 177 169 10 6 173 164 7 12 LETTOMANOPPELLO 191 177 19 19 191 178 20 10 LORETO APRUTINO 982 927 57 33 955 900 56 41 MANOPPELLO 633 557 52 25 604 541 49 30 MONTEBELLO DI B. 122 114 6 8 124 117 7 7 MONTESILVANO 4.501 3.850 392 258 4.373 3.747 372 232 MOSCUFO 365 339 19 19 366 344 24 12 NOCCIANO 213 202 7 14 221 208 15 17 PENNE 1.374 1.286 90 64 1.342 1.246 91 66 PESCARA 14.961 12.144 1.112 802 14.666 11.880 1.127 802 PPESCOSANSONESCO 46 46 2 1 44 44 1 2 PIANELLA 1.007 942 66 63 1.002 942 51 48 PICCIANO 139 126 12 4 133 121 11 8 PIETRANICO 73 72 4 2 69 67 4 7 POPOLI 423 350 31 16 408 344 28 18 ROCCAMORICE 66 64 7 5 64 62 4 3 ROSCIANO 367 352 24 22 368 357 33 24 SALLE 32 27 1 2 34 29 1 2 SANT'EUFEMIA A M. 45 37 7 4 42 37 3 1 SAN VALENTINO 139 126 13 6 130 117 8 9 SCAFA 383 342 39 21 361 321 30 29 SERRAMONACESCA 66 62 1 1 65 61 3 3 SPOLTORE 1.607 1.398 121 89 1.572 1.370 119 95 TOCCO DA CASAURIA 263 239 17 17 262 236 14 10 TORRE DE' PASSERI 285 246 23 15 279 243 18 18 TURRIVALIGNANI 68 65 11 5 60 56 3 3 VICOLI 53 53 4 4 53 53 2 3 VILLA CELIERA 84 80 11 7 80 78 4 8

 

59  

Settore ATECO R 2003

A 2003

I 2003

C 2003

ABBATEGGIO 38 35 2 0ALANNO 426 401 21 25BOLOGNANO 110 97 7 3BRITTOLI 56 54 8 7BUSSI SUL TIRINO 160 149 6 7CAPPELLE SUL TAVO 347 306 29 15CARAMANICO TERME 228 208 22 11CARPINETO DELLA NORA 104 104 7 4CASTIGLIONE A CASAURIA 70 64 6 3CATIGNANO 215 205 10 9CEPAGATTI 1.008 891 91 40CITTA' SANT'ANGELO 1.332 1.192 103 77CIVITAQUANA 194 187 4 12CIVITELLA CASANOVA 286 277 17 9COLLECORVINO 680 630 27 33CORVARA 51 48 3 7CUGNOLI 238 226 12 10ELICE 253 242 9 12FARINDOLA 178 169 7 13LETTOMANOPPELLO 180 167 19 13LORETO APRUTINO 942 895 48 58MANOPPELLO 586 531 46 36MONTEBELLO DI BERTONA 123 118 8 8MONTESILVANO 4.215 3.620 373 265MOSCUFO 351 330 20 15NOCCIANO 223 212 19 7PENNE 1.320 1.239 80 75PESCARA 14.352 11.731 1.076 862PPESCOSANSONESCO 45 45 4 4PIANELLA 994 940 52 46PICCIANO 131 122 8 8PIETRANICO 71 68 3 2POPOLI 398 339 30 30ROCCAMORICE 63 62 4 2ROSCIANO 358 351 16 15SALLE 35 30 0 4SANT'EUFEMIA A MAIELLA 40 34 3 1SAN VALENTINO 131 120 8 5SCAFA 363 325 28 23SERRAMONACESCA 65 60 2 3SPOLTORE 1.544 1.350 113 81TOCCO DA CASAURIA 259 233 19 13TORRE DE' PASSERI 279 242 31 17TURRIVALIGNANI 59 55 4 4VICOLI 53 53 2 3VILLA CELIERA 84 81 3 6

 

60  

A livello provinciale Spoltore si colloca al terzo posto per numero di attività

dietro il Capoluogo Pescara e Montesilvano seguito a breve distanza dai

comuni di Città Sant’Angelo e Penne. L’ordine appena elencato ricalca

appieno la classifica dei residenti per comune della provincia pescarese.

Dalla tabella di seguito si evince un tasso di sviluppo positivo delle attività

spoltoresi per tutti i quattro anni presi come riferimento, anche se si manifesta

una leggera flessione nell’anno 2007.

TASSI ANNUI PERCENTUALI 

2004 2005 2006 2007 

TASSO DI NATALITA’ 7,70 % 7,70 % 6,97 % 7,54 % 

TASSO DI MORTALITA’ 

6,15 % 5,66 % 4,85 % 6,69 % 

TASSO DI SVILUPPO  1,55 % 2,03 % 2,11 % 0,85 % 

Tassi annui percentuali delle imprese di Spoltore 

61  

CAPITOLO IV – Il Boom demografico, le attività

produttive e la ricchezza

4.1 Il boom demografico

Spoltore ha assistito negli ultimi cinquanta anni ad una crescita spaventosa

della popolazione. Una crescita che sia in termini assoluti che in termini

percentuali supera di gran lunga quella di altri comuni della provincia.

Innanzitutto è necessario quantificare tale aumento demografico e in una

seconda fase analizzare i motivi di questo trend.

Gli articoli del quotidiano “Il centro” riportati di seguito, testimoniano come

l’attenzione pubblica si sia occupata di questo fenomeno.

 

Articolo tratto da "Il Centro" del 31/01/2005 

62  

 

Articolo tratto da "Il Centro" del 27/01/2006 

La popolazione residente nel Comune di Spoltore ha sempre segnato un

continuo e progressivo incremento che appare più marcato dal 1931 in poi.

Dai 220 fuochi del 1532 (circa 1.200 persone quasi tutte residenti nel

capoluogo e a Caprara) si passa ai 226 fuochi (209 a Spoltore e 16 a Caprara)

per circa 1240 unità complessive secondo quanto è documentato nelle mappe

del Cartaro e nei relativi elenchi del XVII secolo. Nella prima metà del secolo

XVII gli abitanti sono circa 3000 e circa 4000 quelli che abitano nel territorio

comunale verso l’anno 1850.

63  

In cinquant’anni, dal 1850 al 1900, la popolazione cresce di oltre 1000 unità,

raggiungendo le oltre 5.500 unità alla conclusione della prima guerra

mondiale.

Alla fine del 1930 gli abitanti sono 5.800; dal 1931 al 1981 la popolazione

quasi raddoppia, sia per effetto dell’incremento naturale che per l’eccedenza

degli immigrati sugli emigrati. Il saldo attivo, come accennato dei precedenti

paragrafi, costituisce uno dei massimi indici d’incremento demografico di

tutta la Regione, contrapponendosi così al diffuso decremento nei Comuni

registrato nell’ultimo secolo e nel censimento del 1971.

Il fattore che incide maggiormente è la forte immigrazione proveniente dai

Comuni dell’interno, iniziata poco dopo la fine dell’ultimo conflitto e quella

delle Provincie meridionali ed insulari. Quest’ultimo tipo di immigrazione è

favorita dallo sviluppo edilizio che si verifica dagli anni 60’ in poi ai margini

del centro abitato capoluogo, nelle frazioni di Villa Raspa e Santa Teresa e

nella contrada Pescarina inferiore, le quali essendo prossime a Pescara,

consentono un più agevole collegamento con il capoluogo di Provincia.

Il trend positivo continua e si rafforza negli anni successivi. Nel 1980

Spoltore supera i diecimila abitanti e da questa data la crescita fa registrare

ritmi vertiginosi che in meno di venti anni permettono di far toccare a

Spoltore il tetto dei 18.000 abitanti. La tabella riportata di seguito illustra

anno per anno il numero degli abitanti spoltoresi. Il lettore, in tal modo, può

soffermarsi sulle cifre della crescita e osservare con mano il fenomeno atipico

che si è registrato in un paese che ha vissuto quasi nell’anonimato per secoli

interi.

64  

Abitanti 1861/1874 1875/1991 1992/2008

31/12/1861 4.461 31/12/1975 9.366 31/12/1992 13.188

31/12/1871 4.274 31/12/1976 9.508 31/12/1993 13.694

31/12/1881 4.511 31/12/1977 9.616 31/12/1994 13.810

31/12/1901 5.245 31/12/1978 9.616 31/12/1995 13.876

31/12/1911 5.348 31/12/1979 9.928 31/12/1996 13.898

31/12/1921 5.816 31/12/1980 10.189 31/12/1997 14.293

31/12/1931 5.977 31/12/1981 10.539 31/12/1998 14.645

31/12/1936 6.303 31/12/1982 10.741 31/12/1999 15.205

31/12/1951 6.781 31/12/1983 10.987 31/12/2000 15.521

31/12/1961 7.439 31/12/1984 11.417 21/10/2001 15.695

31/12/1968 8.261 31/12/1985 11.651 31/12/2002 16.064

31/12/1969 8.467 31/12/1986 11.892 31/12/2003 16.281

31/12/1970 8.516 31/12/1987 12.138 31/12/2004 16.546

31/12/1971 8.476 31/12/1988 12.374 31/12/2005 16.913

31/12/1972 8.626 31/12/1989 12.566 31/12/2006 17.240

31/12/1973 8.965 31/12/1990 12.848 31/12/2007 17.711

31/12/1974 9.189 31/12/1991 12.935 31/08/2008 17.967 Tabella – Anagrafe del comune di Spoltore dal 1861 ad oggi 

65  

4.2 Le attività produttive e commerciali

La prima vera attività produttiva che sorge a Spoltore, di una certa rilevanza,

è la Fornace De Leonardis, in contrada Casalice. Si tratta di una fonte di

lavoro alternativa a quella agricola che perdura per circa tutto il ventesimo

secolo, con un boom di occupati nel secondo dopoguerra fino alla fine degli

anni settanta, quando l’attività principale da produttiva di laterizi si trasforma

in commerciale di laterizi ed alluminio. Nel periodo di massimo splendore

arriva ad avere diverse decine di dipendenti (quasi esclusivamente operai) con

salari decisamente superiori a quelli di altri settori trainanti come l’edilizia.

All’inizio degli anni novanta inizia un rapido declino con la chiusura

definitiva alla fine dello stesso decennio. Attualmente, secondo il P.R.G.

vigente, l’area della fornace De Leonardis (circa 10 ettari) ha destinazione

produttiva e commerciale e negli ultimi anni si sta popolando di capannoni

produttivi e commerciali di piccola e media superficie (tra i 500 mq e i 1500

mq).

Subito dopo la seconda guerra mondiale altra fonte di occupazione stabile per

gli spoltoresi, è rappresentata dalla Clinica privata De Cesaris. Nella maggior

parte dei casi gli spoltoresi sono occupati come portantini o inservienti.

L’occupazione in clinica ha rappresentato una fonte di reddito sicura per

alcune decine di famiglie tra gli anni sessanta e gli anni ottanta. Alla fine

degli anni ottanta si manifesta con tutti i suoi effetti il declino provocando la

conseguente chiusura nel decennio successivo. Oggi è sede di una Residenza

Sanitaria Assistita.

All’inizio degli anni sessanta le attività produttive e commerciali si spostano

lungo le sponde del fiume Pescara, in pianura.

66  

Proprio a confine con il Comune di Pescara, nasce l’industria di pavimenti e

manufatti in cemento Alici. La vita di tale industria è breve. L’avvento e la

forte diffusione delle mattonelle in ceramica negli anni settanta fanno entrare

in crisi la produzione che chiude negli anni ottanta. Attualmente i capannoni

sono utilizzati per piccole attività commerciali e produttive diverse. Il P.R.G.

vigente consente interventi di recupero urbanistico della zona attraverso piani

particolareggiati di iniziativa privata che escludono attività produttive ma

consentono residenza ed attività commerciali.

Andando verso ovest, sempre tra gli anni sessanta e settanta, sorgono:

- Laureti carburanti, un’attività commerciale con un forte sviluppo e una

discreta occupazione. Successivamente l’attività si ritrova, a causa dello

sviluppo urbano di Villa Raspa, in piena zona residenziale, divenendo con

essa incompatibile.

- Di Gregorio Marmi, un centro di lavorazione delle pietre e dei marmi di

notevole rilevanza che è stato in piena attività fino alla fine degli anni novanta

e che tuttora esiste anche se in condizioni notevolmente ridotte. Anche questa

attività è attualmente in piena zona residenziale.

- Di fronte a Di Gregorio Marmi, la Vi.Be, industria specializzata nella

costruzione di ribaltabili per autocarri. Tale ditta che ha conosciuto solo

espansione, ritrovatasi come le precedenti in piena zona residenziale, si è

spostata con notevole ampliamento nella zona produttiva di S. Teresa. (zona

P.I.P. piano di insediamenti produttivi);

- A metà strada tra Villa Raspa e S. Teresa, all’inizio degli anni settanta,

sorge la OREM, fabbrica di ascensori. Si tratta di una discreta realtà

produttiva tuttora con attività decisamente rilevante.

67  

- All’ingresso di Santa Teresa, sempre all’inizio degli anni settanta, nasce il

Pastificio Riviera, una piccola fabbrica di pasta che esaurisce la sua attività

nei primi anni novanta;

- All’estremità ovest, a confine con il comune di Cepagatti, negli anni

sessanta sorge la Di Zio Serbatoi. Tale industria che fino alla fine degli anni

novanta è stata la più rilevante delle attività produttive presenti sul territorio

di Spoltore, è ancora presente ma con minore incidenza.

Le attività sopra descritte sono accomunate da due caratteristiche:

- tutte di tipo produttivo, con irrilevanti presenze commerciali;

- tutte nate e localizzate senza alcuna pianificazione, data la mancanza di

qualsiasi strumento urbanistico.

Il primo vero strumento urbanistico, a Spoltore, è il P.d.F. (Piano di

Fabbricazione), nato nel 1976.

Tale strumento non tiene sostanzialmente conto delle attività esistenti (salvo

la Fornace De Leonardis con una variante del 1983), permettendo in alcuni

casi anche la commistione tra zone produttive e zone residenziali, come a

Villa Raspa. L’unica previsione urbanistica ragionata è il Piano di Zona P.I.P.

a Santa Teresa, che però rimarrà senza attuazione fino alla fine degli anni

novanta.

La spinta maggiore all’insediamento di nuove attività commerciali e

produttive arriva a metà degli novanta. In parte è dovuto alle previsioni del

P.R.G., adottato nel 1988 ma entrato in vigore nel 1994, in parte per

l’impegno delle Amministrazioni comunali del periodo.

Si attua finalmente il Piano di Zona P.I.P. di S. Teresa dove si insediano

diverse attività produttive moderne e molto vivaci sul mercato. Molte di

68  

queste attività sono il risultato del trasferimento da zone incompatibili per

destinazione come avviene nel caso della zona residenziale di Villa Raspa.

La prima ed estremamente rilevante attività commerciale nasce con il Piano

Direzionale di Villa Raspa. In sostanza si tratta di un polo direzionale e

commerciale integrato in ambito urbano. Si sviluppa su circa 52 ettari con

insediamenti direzionali (uffici pubblici e privati, banche, sedi di enti, ecc.)

commerciali (vendita al dettaglio), ricettive e di spettacolo (bar, ristoranti,

cinema, ecc.). Esso ha la caratteristica di integrarsi perfettamente con

l’ambiente urbano di Villa Raspa e Frascone per le seguenti peculiarità:

- collegamento diretto alla grande viabilità (circonvallazione), con

diminuzione del disagio traffico a carico di Villa Raspa;

- realizzazione di grandi spazi per parcheggi e verde a potenziamento e

integrazione delle scarse infrastrutture esistenti a Villa Raspa;

- basso impatto paesaggistico ed ambientale con edifici di altezza modesta

con diffusione estensiva.

A tali peculiarità va aggiunta la circostanza che la potenzialità occupazionale

in atto e prevista raggiunge oltre le 500 unità. Un numero davvero

considerevole per un territorio come quello di Spoltore.

69  

4.4 La ricchezza e gli occupati spoltoresi

Il 24 settembre 2008 sul quotidiano “Il Messaggero d’Abruzzo” esce un

articolo dal titolo “Paperone abita a Spoltore. Reddito medio oltre 25 mila

euro, parte la rimonta di Pescara”.

L’articolo fa riferimento alla rielaborazione dei dati Istat 2007 realizzata

dell’istituto Sintesi. Nel dettaglio si afferma che i nuclei familiari che stanno

meglio dopo quelli pescaresi (29.035) sono quelli spoltoresi (25.308), i quali

fanno registrare in percentuale un trend positivo rispetto al 1999 del 26,8 %.

Inoltre, gli spoltoresi, sempre nel dato provinciale, si piazzano al secondo

posto nella graduatoria dei redditi per contribuente: 14.501 euro di reddito

denunciato, meglio del 22,2 % rispetto alla rilevazione precedente. Al primo

posto si collocano i pescaresi con una media di 17.703 euro dichiarati al fisco

l’anno scorso, il 23,8 % in più del 1999.

Scorrendo la classifica del reddito per abitante, al comando degli incrementi

percentuali c’è Spoltore che fa registrare un più 36 %; l’anno scorso i suoi

residenti abbiano prodotto utili per 9.502. E’ il dato percentuale nettamente

migliore della provincia se si pensa che i pescaresi si fermano a 12.183 euro a

testa, meglio cioè del 19,3 % rispetto al 1991.

Si può affermare, dunque, che “Spoltore sia divenuta una città ricca”, e ciò è

un fatto che emerge anche dalla rielaborazione dei dati Istat.

70  

Articolo da "Il Messaggero D'Abruzzo” del 24/09/2008 

 

Ad ulteriore conforto della tesi che Spoltore sia divenuto un comune ricco, ci

si avvale di alcuni dati statistici forniti dalla Camera di Commercio di

Pescara. I dati, accuratamente rielaborati, fanno riferimento all’anno 2005 e

intendono osservare la ricchezza degli spoltoresi e la loro propensione al

consumo. Per avere un quadro di riferimento generale si è preferito inserire i

dati in un contesto più ampio che è quello provinciale. In tale modo è

possibile comparare la situazione reddituale degli spoltoresi con quella dei

cittadini degli altri Comuni della Provincia.

Nel 2005 Spoltore si colloca al terzo posto, dietro Pescara (18.332 euro) e

Montesilvano (14.857), nella classifica, su base provinciale, del reddito

procapite (14.454). Inoltre ogni cittadino consuma mediamente 12.089 euro

l’anno ed in questa classifica si colloca al quarto posto, dietro Pescara

(15.329), Montesilvano (12.425) e Popoli (12.263).

71  

La situazione del 2005 per Spoltore è si positiva, ma non brillante come

quella del 2007. In due anni Spoltore ha migliorato la sua classifica ed oggi

rappresenta una bellissima realtà della provincia di Pescara.

Di seguito si riporta in dettaglio il dato di tutta la Provincia, fornito di

un’ulteriore classificazione dei consumi pro-capite.

A seguire altre tabelle illustrano gli occupati e i non occupati residenti a

Spoltore in merito al Censimento Istat del 2001.

Come già accennato, Spoltore non presenta problemi occupazionali

importanti. Fondamentalmente, il dato generale dell’occupazione rispecchia il

dato nazionale e si attesta mediamente al di sopra di quello regionale.

Si è più volte affermato che l’intento conoscitivo della trattazione è

principalmente quello di spiegare le cause del forte sviluppo che ha “subito” o

“alimentato” il territorio.

Osservati l’andamento demografico e del reddito, si tratta ora di fornire

risposte plausibili alle domande implicitamente ed esplicitamente formulate

nel corso dell’elaborato. Preso atto della forte espansione di Spoltore sotto

tutti i punti di vista è lecito, in quest’ultima fase, fornire risposte agli

interrogativi che ci si è posti.

Proprio verso questa direzione si dirige l’ultimo capitolo che intende

approfondire le determinanti dello sviluppo attraverso rielaborazioni delle

informazioni in possesso.

72  

COMUNE Popolazione Reddito %pensioni Totale Aliment.Consumi per abitanteConsumi Altri residente 2005 pro-capite reddito consumi abbigliam. abitazione fuori casaconsumi Abbateggio 440 10.010 24,0 8.946 1.431 447 1.70 468 4.899 Alanno 3.694 12.522 18,6 11.068 1.992 631 2.76 573 5.105 Bolognano 1.214 12.065 19,5 10.784 1.725 539 2.15 558 5.804 Brittoli 383 9.530 32,7 8.518 1.363 426 1.61 426 4.685 Bussi sul tirino 2.885 13.288 25,1 11.745 2.114 669 2.93 591 5.434 Cappelle 3.789 12.744 12,2 11.264 2.028 642 2.81 556 5.222 Caramanico 2.090 11.621 18,9 10.069 1.812 574 2.51 516 4.649 Carpineto 721 10.175 27,6 9.094 1.455 455 1.72 457 4.999 Castiglione a c. 903 11.633 17,6 10.397 1.663 520 1.97 546 5.692 Catignano 1.496 10.919 18,6 9.460 1.561 473 1.89 494 5.040 Cepagatti 9.838 12.932 13,2 11.184 2.013 637 2.79 610 5.127 Citta' s.angelo 13.309 13.622 12,4 11.521 2.189 855 3.22 679 4.572 Civitaquana 1.351 10.317 24,2 9.221 1.521 461 1.84 479 4.915 Civitella c. 2.022 10.197 24,8 8.835 1.590 504 2.20 446 4.086 Collecorvino 5.577 11.317 16,4 9.788 1.762 558 2.44 514 4.507 Corvara 291 10.860 29,2 9.706 1.553 485 1.84 530 5.293 Cugnoli 1.633 11.079 21,2 9.599 1.584 480 1.92 497 5.118 Elice 1.750 10.325 21,8 8.946 1.476 465 1.78 463 4.752 Farindola 1.736 10.107 23,0 8.757 1.445 455 1.75 464 4.641 Lettomanoppello 3.122 11.181 16,2 9.882 1.779 563 2.47 473 4.596 Loreto aprutino 7.681 11.912 17,1 10.302 1.854 587 2.57 567 4.718 Manoppello 6.117 12.862 14,7 11.124 2.002 634 2.78 591 5.115 Montebello di b. 1.095 10.323 25,7 9.226 1.476 461 1.84 458 4.985 Montesilvano 44.481 14.857 10,4 12.425 2.361 922 3.47 712 4.951 Moscufo 3.250 11.411 16,9 10.086 1.815 575 2.52 502 4.672 Nocciano 1.790 11.091 16,1 9.609 1.585 500 1.92 503 5.099 Penne 12.568 13.804 13,9 11.545 2.193 857 3.23 692 4.570 Pescara 122.37 18.332 10,9 15.329 2.912 1.13 4.29 902 6.085 Pescosansonesco 549 10.470 22,5 9.358 1.497 468 1.77 494 5.121 Pianella 7.843 11.919 17,1 10.308 1.855 588 2.57 562 4.726 Picciano 1.377 10.693 21,6 9.557 1.529 478 1.91 481 5.158 Pietranico 600 11.100 26,7 9.921 1.587 496 1.88 519 5.433 Popoli 5.579 14.179 14,8 12.263 2.207 699 3.06 663 5.627 Roccamorice 1.015 10.694 21,6 9.558 1.529 478 1.91 468 5.172 Rosciano 3.170 11.379 17,1 10.058 1.810 573 2.51 507 4.652 Salle 307 10.011 25,7 8.948 1.432 447 1.70 465 4.903 Sant'eufemia. 324 10.444 25,1 9.335 1.494 467 1.77 499 5.101 San valentino in 1.924 11.265 19,7 9.760 1.659 556 2.44 540 4.564 Scafa 3.961 12.952 17,3 11.448 2.061 653 2.86 590 5.282 Serramonacesca 579 10.680 23,8 9.545 1.527 477 1.81 496 5.231 Spoltore 16.876 14.454 10,9 12.089 2.297 897 3.38 727 4.783 Tocco da casauria 2.821 12.395 14,7 10.956 1.972 624 2.73 555 5.065 Torre de' passeri 3.139 13.331 16,6 11.783 2.121 672 2.94 596 5.449 Turrivalignani 860 12.101 18,0 10.815 1.730 541 2.05 551 5.938 Vicoli 432 10.434 26,7 9.325 1.492 466 1.77 481 5.114 Villa celiera 823 9.736 35,5 8.702 1.392 435 1.65 465 4.756 Provincia di P. 309.78 15.185 19,3 13.040 2.380 872 3.42 725 5.641  

73  

OCCUPATI IN CERCA DI

OCCUPAZIONE

TOTALE

SPOLTORE 5.757 678 6.435

Popolazione residente di 15 anni e più per condizione professionale. Forze di lavoro. Fonte: Censimento Istat 2001.

STUDENTI CASALINGHE/I RITIRATI/E

DAL

LAVORO

IN ALTRA

CONDIZIONE

TOTALE

SPOLTORE 1.132 2.210 2.030 984 6.356

Popolazione residente di 15 anni e più per condizione professionale. Non forze di lavoro. Fonte: Censimento Istat 2001.

DIPENDENTE

O IN ALTRA

POSIZIONE

SUBORDINATA

INDIPENDENTE

TOTALE

IMPREND.

E LIBERO

PROFESS.

LAVOR.

IN

PROPRIO

SOCIO DI

COOP.

COADIUVANTE

FAMILIARE

SPOLTORE 4.104 516 976 88 73 1.653 5.757

Occupati per posizione nella professione. Fonte: Censimento Istat 2001.

74  

AGRICOLTURA INDUSTRIA COMMERCIO

SPOLTORE 223 1.641 1.469

TRASPORTI E

COMUNICAZIONE

CREDITO E

ASSICURAZIONI

SERVIZI ALLE

IMPRESE

NOLEGGIO

ALTRE

ATTIVITA’

SPOLTORE 331 528 1.565

TOTALE 5.757

Occupati per sezione di attività economica. Fonte: Censimento Istat 2001.

75  

CAPITOLO V – Considerazioni e prospettive 5.1. Il pendolarismo

Nella parte introduttiva della trattazione in esame ci si è posti alcuni

interrogativi ai quali, in questa sede, si cerca di dar risposta.

In concreto si analizza mediante dati estrapolati dai Censimenti Istat la

capacità di attrazione del Comune in riferimento alla sua natura di centro

produttivo o meno. Si tenta, dunque, di rielaborare informazioni quantitative

gentilmente fornite dall’Istituto Nazionale di Statistiche e di trasformarle in

informazioni che contengono indicazioni qualitative circa l’argomento preso

in esame.

E’ lecito e quanto mai doveroso chiedersi se questa espansione abitativa e

reddituale, come si è osservato dettagliatamente nei capitoli precedenti, sia

frutto di politiche attive e strategiche delle varie amministrazioni comunali

che si sono succedute nel corso degli anni oppure dipenda da fattori esterni

agli interventi di gestione della cosa pubblica.

Ritornando alle parole utilizzate nell’intervento introduttivo, possiamo

considerare Spoltore un dormitorio oppure una realtà che si alimenta delle

proprie attività produttive?

In questa prima fase ci si avvale di un dato che preso singolarmente non dà

informazione adeguate ma che inserito in un discorso più ampio rivela la vera

natura di Spoltore.

Il dato in questione è quello del pendolarismo e fa riferimento al Censimento

2001.

76  

COMUNI Luogo di destinazione

Nello stesso comune di dimora abituale

Fuori del comune Totale

Provincia di Pescara

Abbateggio 43 122 165

Alanno 870 757 1.627

Bolognano 220 275 495

Brittoli 36 87 123

Bussi sul Tirino 797 423 1.220

Cappelle sul Tavo 774 1.093 1.867

Caramanico Terme 568 306 874

Carpineto della Nora 85 148 233

Castiglione a Casauria 103 241 344

Catignano 377 346 723

Cepagatti 2.088 2.271 4.359

Città Sant'Angelo 3.072 2.695 5.767

Civitaquana 341 271 612

Civitella Casanova 337 412 749

Collecorvino 1.295 1.314 2.609

Corvara 17 60 77

Cugnoli 345 345 690

Elice 346 399 745

Farindola 289 394 683

Lettomanoppello 650 731 1.381

Loreto Aprutino 1.869 1.735 3.604

Manoppello 1.304 1.324 2.628

Montebello di Bertona 196 226 422

Montesilvano 9.645 10.080 19.725

Moscufo 602 989 1.591

Nocciano 380 381 761

Penne 4.901 1.533 6.434

Pescara 40.803 11.116 51.919

Pescosansonesco 83 138 221

77  

Pianella 1.790 1.678 3.468

Picciano 226 379 605

Pietranico 62 141 203

Popoli 1.669 776 2.445

Roccamorice 176 206 382

Rosciano 565 863 1.428

Salle 36 47 83

Sant'Eufemia a Maiella 38 46 84

San Valentino in Abruzzo Citeriore 431 388 819

Scafa 905 859 1.764

Serramonacesca 56 167 223

Spoltore 2.640 5.186 7.826

Tocco da Casauria 716 542 1.258

Torre de' Passeri 674 708 1.382

Turrivalignani 104 267 371

Vicoli 31 131 162

Villa Celiera 115 203 318

Totale 82.670 52.799 135.469

Popolazione residente che si sposta giornalmente per luogo di destinazione. Pescara (dettaglio comunale) ‐ Censimento 2001. 

Da Spoltore si spostano giornalmente 7.826 individui per motivi di studio e di

lavoro: 2.640 soggetti rimangono nello stesso comune di dimora, 5.186

soggetti si dirigono verso altri comuni.

Il capoluogo di Provincia, Pescara, a fronte di una popolazione residente di

116.286 unità genera spostamenti nella stessa città per 40.803 unità e verso

altri comuni per 11.116 unità.

Si prende ad esempio un’altra realtà metropolitana importante come quella di

Città Sant’Angelo. Nel comune in questione giornalmente 3.072 soggetti

78  

rimangono nel comune a fronte di 2.695 spostamenti verso altri Comuni per

un totale di 5.767 spostamenti giornalieri.

Il dato aggregato dell’intera Provincia vede 135.469 spostamenti giornalieri,

82.670 nel Comune di dimora, 52.799 verso altri comuni.

Nella tabella successiva si analizzano in termini percentuali i dati appena

descritti.

COMUNE Nello stesso Comune di

dimora attuale

Fuori dal Comune

SPOLTORE 34 % 66 %

PESCARA 79 % 21 %

CITTA’ S.ANGELO 53 % 47 %

PROVINCIA PE 61 % 39 %

Percentuali  della  popolazione  residente  che  si  sposta  giornalmente  per  luogo  di destinazione. Censimento 2001. 

 

Spoltore presenta l’incidenza maggiore di spostamenti giornalieri per motivi

di lavoro e di studio rispetto alle variabili considerate. Se a Pescara la

maggioranza assoluta della popolazione rimane in Città, il Comune di Città S.

Angelo manifesta una sostanziale parità, mentre il dato aggregato su base

provinciale indica una prevalenza, di non poca entità, del fenomeno di

rimanere a studiare e lavorare nel proprio Comune di appartenenza.

A Spoltore, al contrario, circa due persone su tre si spostano giornalmente per

motivi di lavoro e di studio.

79  

Il dato che ne viene fuori permette di fare una prima importante

considerazione: gli abitanti di Spoltore sono impiegati prevalentemente fuori

dal Comune.

Ulteriori e approfondite considerazioni possono essere effettuate osservando il

dato occupazionale facente riferimento sempre al Censimento del 2001.

I residenti di Spoltore che lavorano sono 5.757, circa il 30 % della totalità

della popolazione. Gli studenti e agli occupati che si spostano giornalmente

verso altri Comuni, come si è osservato precedentemente, sono 5.186. Si fa

presente che Spoltore è dotata di Asili Nido, Scuole Materne, Scuole

Elementari e di una Scuola Media Inferiore. Mancano nel territorio Scuole

Medie Superiori e Università. Con una forzatura, che in realtà lo è solo in

parte, si può affermare che i ragazzi Spoltoresi frequentano le scuole nel

proprio territorio di appartenenza fino all’approdo alla Scuola Media

Superiore e alcuni di loro proseguono il percorso di studi nelle tre Università

della Regione e fuori Abruzzo. Sono molto di più gli studenti che frequentano

le scuole fino alla classe della Terza Media Inferiore rispetto a coloro i quali

si trovano a studiare nei gradi più elevati di Istruzione.

Da tale ragionamento ne deriva che l’incidenza degli studenti che

giornalmente si sposta è minima rispetto al totale degli spostamenti giornalieri

verso altri Comune.

La maggior parte dei ragazzi in età scolastica rimane nel proprio Comune di

residenza. Ne consegue che una parte significativa dei 2.640 soggetti che

operano giornalmente nel Comune è determinata dagli studenti Spoltoresi.

80  

Alla luce di ciò dei 5.757 occupati residenti a Spoltore una fetta importante

non lavora nel territorio di appartenenza ma giornalmente si dirige verso

insediamenti produttivi collocati al di fuori della Comune.

5.2 Il Confronto tra occupati e addetti

Prima di proseguire nella ricerca delle risposte sulla reale natura produttiva di

Spoltore è bene chiarire alcuni aspetti. Nell’analisi che sarà effettuata in

questo paragrafo, si prendono in considerazioni due variabili che

apparentemente potrebbero avere la stessa consistenza: occupati e addetti. E’

necessario sin da subito compiere una distinzione tra i due termini per

interpretare in maniera più lineare possibile il confronto tra di essi.

Addetti e occupati vengono fuori da rilevazioni diverse e da modalità diverse

(è il motivo per cui spesso c’è differenza tra numero di occupati e addetti).

L’addetto è colui che lavora in proprio o alle dipendenze e che può essere

residente anche in un posto diverso da dove lavora ( come dire che gli addetti

a Spoltore potrebbero risiedere anche fuori Spoltore). Inoltre è il datore di

lavoro il soggetto dell’indagine. L’occupato invece è colui il quale risiede nel

territorio oggetto dell’indagine ed è il soggetto intervistato.

Ai fini del proposito conoscitivo di questa trattazione un buon metodo per

comprendere se Spoltore può essere considerato un “paese dormitorio”, è

quello di confrontare le due variabili prendendo come riferimento i

Censimenti svolti negli anni 1981, 1991 e 2001. Se i valori tendono a

coincidere, significa che Spoltore, nonostante la stragrande maggioranza della

popolazione residente lavori fuori dal comune, ha la capacità produttiva di

81  

“sfamare” i suoi abitanti e che con una programmazione mirata si potrebbe

nel futuro limitare il flusso verso l’esterno dei lavoratori spoltoresi.

Altrimenti se il numero degli addetti è assai più elevato di quelli degli

occupati, significa certamente che i centri produttivi di Spoltore non possono,

neanche potenzialmente “sfamare” gli abitanti di Spoltore.

Prima di assumere come corrispondenti a verità le ipotesi appena descritte è

necessario svolgere un’attenta analisi delle tabelle seguenti, frutto di

rielaborazioni dei Censimenti Istat riferiti agli anni 1981, 1991 e 2001.

Addetti

1981

Occupati

1981

SPOLTORE 1.704 3.403

PROVINCIA PE 56.989 89.711

Addetti e occupati 1981 a Spoltore e in Provincia di Pescara.  Fonte: Censimento Istat 1981 

Addetti

1991

Occupati

1991

SPOLTORE 2.510 4.638

PROVINCIA PE 64.228 98.096

Addetti e occupati 1991 a Spoltore e in Provincia di Pescara.  Fonte: Censimento Istat 1991 

Addetti

2001

Occupati

2001

SPOLTORE 2.713 5.757

PROVINCIA PE 66.964 105.131

Addetti e occupati 2001 a Spoltore e in Provincia di Pescara.  Fonte: Censimento Istat2001 

 

82  

Con i dati a disposizione è possibile costruire una tabella che indichi il

rapporto tra gli addetti e gli occupati nel comune di Spoltore e nella provincia

di Pescara negli anni 1981, 1991 e 2001.

ADDETTI/OCCUPATI 1981 1991 2001

SPOLTORE 50/100 54/100 47/100

PROVINCIA PE 63/100 65/100 63/100

Rapporto Addetti‐Occupati a Spoltore e nella Provincia di Pescara. Anni 1981, 1991, 2001. Fonte: Rielaborazioni dati Censimento Istat 1981, 1991, 2001 

Una prima informazione significativa che emerge dalle tabelle è che Spoltore

ha molti meno addetti rispetto agli occupati. Ciò equivale a dire che,

innanzitutto, la maggior parte della forza lavoro dei residenti a Spoltore non si

consuma nel territorio comunale. Inoltre, la seconda informazione, di non

minore importanza, è che i centri produttivi di Spoltore non riescono

potenzialmente a “sfamare” i residenti del Comune.

In poche parole, gran parte degli spoltoresi non lavora a Spoltore ma nei

centri limitrofi che hanno una maggiore attrattiva dal punto di vista

lavorativo.

Il dato spoltorese confrontato con quello della Provincia di Pescara assottiglia

le proporzioni della capacità di Spoltore di autoalimentarsi economicamente

visto che il dato aggregato dell’intera Provincia indica una propensione

generale all’espulsione dal territorio di residenza nell’ambito lavorativo.

83  

Il reddito dei cittadini della Provincia si determina in maniera importante

grazie al lavoro svolto in luoghi diversi dal territorio di residenza e Spoltore

rappresenta il comune che più di tutti subisce questo flusso.

Da tali considerazioni se ne deduce che il boom demografico spoltorese non

può essere spiegato in termini di occupazione. In sostanza, Spoltore non offre

impiego economico, quanto meno non per giustificare una tale crescita

spropositata dell’anagrafe. Ci sono altri motivi che hanno determinato questo

sviluppo che sicuramente non può essere spiegato dai centri produttivi situati

a Spoltore.

Nei successivi paragrafi si analizza il rapporto del comune con l’area

metropolitana e con la Città di Pescara, poiché alcune delle risposte alle

domande poste nella trattazione si possono trovare proprio analizzando questo

ambito.

5.3 Spoltore nell’area metropolitana

“L’area metropolita è sovrappopolata: crescita imprevista intorno a

Pescara”. Titola così un articolo apparso Venerdì 4 febbraio 2005 sul

quotidiano “Il Centro”. L’articolo in questione è frutto di uno studio

coordinato dal professor Nicola D’Antuono, docente di letteratura italiana

moderna e contemporanea, in collaborazione con la Cgil. Il lavoro disegna un

quadro ricco di luci ed ombre, con evidenti segnali di crisi e notevoli

potenzialità di sviluppo ancora inespresse.

Il dossier individua dal 1993 una sostanziale crescita demografica.

Montesilvano aumenta del 15,4 per cento, con 42.427 abitanti, Città

Sant’Angelo del 18,3, con 13.021 residenti e Spoltore del 19,1 per cento, con

84  

residenti pari a 16.510 unità (oggi gli abitanti sono circa 18.000). Si tratta di

una prova tangibile del dinamismo demografico dell’area in controtendenza

rispetto al dato provinciale, regionale e nazionale.

Inoltre, la popolazione nella periferia Nord-Est di Pescara è in larga parte

attiva. L’85 per cento del totale a Montesilvano e Spoltore è compreso tra

zero e sessantacinque anni. Il 50 per cento ha meno di quaranta anni e una

persona su tre ne ha meno di venticinque.

Da Pescara, l’immigrato si sposta sempre più verso la periferia. Il capoluogo

così accusa un calo del 9 per cento e Montesilvano una crescita del 4 per

cento. L’età media dell’immigrato è di trentatré anni, è impiegato

nell’edilizia, nell’industria oppure, nel caso delle donne, nel lavoro

domestico.

Inoltre altro aspetto da considerare è quello degli immigrati regolari. Il 73 per

cento di essi risiede in soli cinque comuni: Pescara, Montesilvano, Città

Sant’Angelo, Spoltore e Popoli. Le imprese di cittadini stranieri iscritte alla

Camera di Commercio tra i trenta e i quarantanove anni sono 1.890. Il 49,8

per cento opera nel commercio, seguito dai settori manifatturieri (11,2) e

agricolo (10,3).

La politica deve accorgersi di tale fenomeno e deve necessariamente riflettere

per impedire il rischio di una crescita senza regole. Per governare il fenomeno

sono state individuate cinque priorità di intervento:

1- Potenziamento delle infrastrutture (scuola, sanità, strade)

2- Crescita dell’urbanistica rispettosa dell’ambiente

3- Politiche sociali mirate alla popolazione reale

4- Integrazione culturale con gli immigrati

85  

5- Promozione turistica in nuovi mercati (Cina ed Est-Europa)

Le politiche di intervento descritte possono realmente diventare il motore

propulsore per una crescita sostenibile. Gli amministratori locali, anche nel

comune di Spoltore, devono agire seguendo un percorso logico frutto di una

programmazione studiata nei minimi dettagli senza perdere di vista gli

obiettivi della loro azione. Spoltore sicuramente continuerà nel suo trend

positivo di crescita e per questo solo un’attenta valutazione delle istanze dei

cittadini residenti e potenziali può garantire la sostenibilità dei processi in

atto. Evitare le facili speculazioni e i tornaconti immediati per affermare la

supremazia dei bisogni della comunità: queste devono essere le parole

d’ordine nell’azione quotidiana dei decisori pubblici.

5.4 Il rapporto con Pescara e considerazioni generali

L’annessione di Spoltore a Pescara del 1928 non fu sicuramente un fatto

positivo. Quando un comune perde la propria autonomia diventa

automaticamente periferia del comune che l’ha inglobato. Ciò ad esempio è

accaduto anche alla frazione di Caprara, che una volta aggregata a Spoltore ha

manifestato nel corso degli anni un rapporto litigioso dei confronti del

capoluogo. Analogo fenomeno si è riscontrato a San Silvestro divenuta da

tempo frazione di Pescara.

I cittadini di Spoltore, nel 1928 si sono visti considerati di seconda categoria;

il senso di appartenenza e a volta il“campanilismo” proprio delle piccole

realtà sono fattori importanti che incidono profondamente nel “sentire

comune” di una comunità. Oggi le cose sono un po’ cambiate, tutta questa

realtà viene superata dal concetto di città metropolitana inteso come un vasto

86  

luogo nel quale coesistono numerose località contigue dotate di una propria

autonomia.

Tornando agli anni del fascismo e dell’aggregazione di Spoltore a Pescara,

altro aspetto fondante della vicenda consiste nella localizzazione delle opere

pubbliche. Le opere con una forte attrazione sia di pubblico che di prestigio si

costruiscono nel centro, mentre quelle utili ma maggiormente degradanti per

gli occhi e per la popolazione residente vengono collocate in periferia.

E’ il caso dell’Università naturalmente costruita a Pescara (il centro) e della

discarica e del cimitero collocate a Spoltore (la periferia). E’ fuori dubbio che

il territorio della periferia viene danneggiato da queste scelte strategiche.

Altra considerazione da farsi scaturisce dall’esaurimento del territorio

comunale di Pescara. Il fenomeno preso in considerazione è quello del

decentramento, si assiste per forze di causa maggiore ad una tendenza ad

allargare lo spazio. Il decentramento iniziato negli anni novanta, contrasta con

la tendenza inversa di accentramento che si è verificata negli anni precedenti.

Pescara non ha più spazi nei quali collocare le strutture e soprattutto le

costruzioni abitative. Dunque i cittadini si sono riversati nelle zone limitrofe a

Pescara e in quei comuni che rendono possibile un facile accesso al

Capoluogo e ai suoi centri produttivi: Spoltore è in prima linea, collocata a

cinque minuti di macchina dal centro di Pescara e dai distretti industriali della

Provincia pescarese e di quella chietina.

Inoltre la favorevole posizione è determinata anche dalla vicinanza con la

costa che paradossalmente, in taluni casi, può essere raggiunta in minor tempo

rispetto ad alcuni quartieri di Pescara.

87  

Certamente però, il boom demografico non può essere spiegato solamente in

termini di vicinanza a Pescara, ai centri produttivi e alla costa.

Un contributo considerevole alla trattazione è rappresentato dal costo delle

case a Spoltore. In effetti, gli edifici ad uso abitativo fino a circa cinque anni

fa costavano meno che a Pescara, anche perché nel primo caso si assiste ad

una espansione urbanistica mentre nel secondo ad una contrazione dettata

dall’esaurimento del territorio. Oggi però, vista la sua posizione favorevole e

la tranquillità di vita, le case di Spoltore hanno eguagliato il prezzo delle case

di Pescara, e nonostante ciò la crescita demografica non si arresta.

Spoltore diventa una città residenziale anche perché si sono superati una serie

di limiti che il microcosmo, piccolo paese, si portava dietro da secoli vista la

sua propensione a conservare a lungo i caratteri tradizionali. Solo negli anni

70’- 80’ a Spoltore c’è stata l’inversione di tendenza, in precedenza, era un

paese chiuso, dove l’opinione pubblica non era libera come adesso e ci si

preoccupava delle “dicerie” della gente.

Anche l’agricoltura ha tentato un’estrema difesa di sopravvivenza

specialmente quella di tipo individuale. Ad esempio, Spoltore non ha mai

accettato la cooperazione come strumento di crescita; ci fu un tentativo

promosso dai coltivatori diretti di costituire una cooperativa, come accadde a

Tollo, a Bucchianico e in altri paesi abruzzesi, per mettere insieme i prodotti

dell’agricoltura e commerciarli. Il tentativo fallì perché fino all’ultimo è

prevalsa l’esigenza individualista su quella della cooperazione.

Altro fattore che ha inciso sulla crescita di Spoltore è la scolarizzazione.

Cinquanta anni fa i laureati a Spoltore non erano più di tre o quattro, oggi

sono migliaia. L’università in oltre ha permesso la riscoperta del territorio dal

88  

punto di vista storico ed economico. Fino a quando non si è insediata

l’Università, di Spoltore non si è interessato nessuno. E’ quest’ultima che ha

iniziato a fare ricerca interdisciplinare e a portare il suo fondamentale

contributo per lo sviluppo del territorio. Negli ultimi dieci, dodici anni c’è

stata un’inversione di tendenza: in una prima fase il territorio è stato

gelosamente salvaguardato, difeso, poi in una seconda fase lo si è considerato

come un territorio da sfruttare. Purtroppo quando si fanno considerazioni

come quelle appena espresse, non sempre la razionalità è il principio che

guida l’azione. In realtà accanto ad azioni sporadiche dissennate e senza

logica (classico esempio è la zona di Frascone che può essere definito come

un vero e proprio labirinto) c’è stato un tentativo di eseguire una

programmazione seria del territorio; non sempre ci si è riusciti, ma

originariamente l’idea era questa.

Intorno agli anni 70’-80’ si è avuta l’individuazione delle vocazioni

territoriali: si affermava che Villa Raspa dovesse essere commerciale, Santa

Teresa artigianale e Spoltore residenziale. Questa idea delle vocazioni

territoriali non è mai morta, tanto che spesso negli interventi degli

amministratori locali si sente ripetere questo concetto.

Un’ultima considerazione è doverosa. E’ necessario affermare l’importanza

del nucleo storico di un paese, il quale ha per sua natura la capacità di

mantenere la prevalenza sulle forze centrifughe, quindi un equilibrio di

sviluppo sano del territorio. A Montesilvano, ad esempio, il nucleo storico

non conta più niente da circa quaranta anni a questa parte, e si è avuto uno

sviluppo perverso del territorio: l’amore per il proprio territorio è una

garanzia per la sostenibilità della propria comunità.

89  

6.6 Conclusioni

Nel momento in cui si porta a conclusione un lavoro è sempre bene tirare le

somme. L’ultimo paragrafo della mia trattazione intende assicurarsi che nulla

sia stato lasciato al caso e che le domande poste nella parte introduttiva

abbiano ricevuto risposte concrete.

Quando mi sono “tuffato” nell’elaborazione della tesi di laurea, l’ho fatto

piantandomi alle spalle preconcetti e qualsiasi tipo di opinione precostituita.

Senza remore, mi sono lasciato coinvolgere personalmente ed emotivamente

nel percorso conoscitivo oggetto della mia trattazione.

Nei primi due capitoli ho voluto soffermarmi sull’aspetto storico del Comune

di Spoltore, inserito nei contesti economico, sociale e culturale. Una

popolazione costituita da contadini e braccianti che ha sofferto la fame ed è

stata vittima di numerose carestie, dominazioni e malattie. Persone che hanno

lottato per riportare a casa un pezzo di pane, per sfamare se stessi e la propria

famiglia. Hanno coltivato i campi sfruttando a pieno il territorio ricco di

vitigni ed uliveti. Sono partiti o hanno visto emigrare i propri familiari, per

cercare nuove fortune in luoghi che in quel momento promettevano una vita

più dignitosa. Alcuni di loro sono rimasti in quei luoghi, altri sono tornati per

investire i propri risparmi nel loro paese natio. Uomini e donne dalla grande

umiltà che con le loro azioni hanno contribuito allo sviluppo del Comune di

Spoltore. Oggi Spoltore, secondo i dati Istat, è uno dei Comuni d’Abruzzo più

ricchi e questo lo si deve anche al loro sacrificio.

Nel corso della trattazione ho analizzato la nascita di centri produttivi e il loro

impatto sul territorio. La fornace De Leonardis, la clinica privata De Cesaris,

90  

Laureti carburanti, la Vi.Be, la OREM, il Pastificio Riviera e la Di Zio

Serbatoi hanno visto l’impiego di numerosi spoltoresi nelle loro attività.

Il proliferarsi delle attività produttive e commerciali non sono riuscite a

spiegare il boom demografico che si è registrato dal dopoguerra in poi nel

Comune e che oggi viaggia con un trend vertiginoso e vede una crescita

media di quattrocento unità all’anno. In questo processo hanno contribuito

altri fattori quali la vicinanza al capoluogo di Provincia Pescara, alla costa e ai

centri produttivi e commerciali, la scolarizzazione, il basso costo delle case e

la tranquillità della vita.

Ho sottolineato più volte che gli addetti non coincidono con gli occupati

residenti: la maggior parte degli spoltoresi lavora fuori dal comune. Dunque,

Spoltore non ha la capacità di autoalimentarsi in termini economici ma

“sfrutta” i centri produttivi e commerciali situati all’esterno del territorio.

Tuttavia sarebbe ingeneroso definire Spoltore un “paese parassita”, poiché

sono state attuate delle politiche mirate per evitare che si facesse “risucchiare”

da Pescara. Alcune volte si è giocato anche in maniera scorretta ma tale

“gioco” è stato determinato per allontanare lo spettro che incombe sui piccoli

comuni che vedono assottigliarsi, negli anni, il numero della popolazione

residente. Spoltore è stata in grado di evitare questo processo, ed anche per

tale motivo può essere considerata a pieno titolo una “Città satellite”. Una

città che trae beneficio dalla favorevole collocazione nell’area metropolitana e

dalla vicinanza al comune di Pescara.

Per risorse, attitudine e volontà potenzialmente Spoltore può “camminare con

le proprie gambe” ma deve creare nuove attività mettendo a sistema le

capacità degli amministratori, degli imprenditori e degli opinion maker.

91  

Vi è la necessità di investire verso nuovi settori che favoriscano la presa di

coscienza da parte dei cittadini dell’importanza della sostenibilità ambientale.

Far coesistere sviluppo e rispetto dell’ambiente non solo è oggi possibile ma è

anche necessario e redditizio.

Certamente Spoltore ha delle sfide importanti dinanzi a se che possono essere

affrontate solamente con una pianificazione razionale degli interventi. Se in

passato si è registrato un trend positivo di crescita, in buona parte lo si deve a

fattori esterni all’attività comunale. Oggi però le cose stanno cambiando e

Spoltore deve acquisire maggiore consapevolezza del ruolo strategico che può

svolgere. Ogni azione deve essere studiata nei minimi dettagli, gli errori

commessi in questa fase hanno un valore assai maggiore rispetto al passato.

E’ il momento della svolta, la fase nella quale Spoltore può cambiare marcia,

non per godersi il meritato “riscatto sociale” ma per elevarsi a motore

economico dell’area metropolitana.

92  

Spoltore com’era ieri, com’è oggi…

1910 ‐ Borgo S.Lucia 

1922 ‐ Veduta da Montinope 

93  

1923 – Spoltore Ex Convento 

 1930 – Spoltore capoluogo 

94  

1986 – Villa Raspa di Spoltore. Foto: Dino Di Pietro 

2003 – Veduta panoramica Spoltore. Foto: Claudio Tatone 

95  

 2003 – Spoltore capoluogo. Foto: Claudio Tatone 

 2003 – Spoltore capoluogo. Foto: Claudio Tatone 

96  

 2007 – Spoltore Convento dall’alto 

2008 – Panoramica dal “Centro storico”. Foto: Martina Collevecchio, Francesca Carestia 

97  

 2008 – Panoramica dal “Centro storico”. Foto: Martina Collevecchio, Francesca Carestia 

98  

Appendice

99  

100  

101  

102  

103  

104  

Ringraziamenti

Sono tante le persone che hanno contribuito alla realizzazione della tesi di

laurea. Senza il loro ausilio questo lavoro non si sarebbe potuto svolgere e

anche per questo motivo non posso esimermi dal ringraziarli calorosamente.

Ognuno di essi ha speso una parte del proprio tempo per reperire informazioni

e apportare nozioni fondamentali alla trattazione. A loro va il mio grazie

sentito, di cuore, frutto di una stima personale che va oltre una tesi di laurea.

Sento il bisogno di nominarli tutti, tralasciando la loro funzione e la loro

posizione professionale, per rimarcare la mia gratitudine personale che va

oltre i ruoli e si manifesta nella vita di tutti i giorni.

Seguirà un elenco di nomi, che potrà sembrare insulso al lettore ma che per il

sottoscritto ha un valore privato assai più rilevante di tutto ciò che si possa

immaginare.

Grazie a Italia Baldonieri, Martina Collevecchio, Giustino Pace, Alessia

D’Intinosante, Luciano Di Lorito, Giuseppe De Sanctis, Claudio e Claudia

Tatone, Costantino Felice, Dino Di Pietro e Licia Natali.

Un ultimo pensiero è rivolto ai miei genitori ai quali dedico questo mio lavoro

ringraziandoli in particolare per avermi insegnato negli anni, tra le altre cose,

il significato ed il valore del termine “prospettiva”.

105  

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