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UNIVERSITÁ DEGLI STUDI “G. D’ANNUNZIO”
-PESCARA-
FACOLTÁ DI SCIENZE MANAGERIALI
CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN MANAGEMENT E SVILUPPO SOCIOECONOMICO
PROVA FINALE IN
Storia Economica dei paesi e delle regioni in via di sviluppo
TITOLO
L’ECONOMIA DI PAESE IN UN’AREA METROPOLITANA:
SPOLTORE DAL FASCISMO AD OGGI
RELATORE LAUREANDO
COSTANTINO FELICE FRANCESCO VERZELLA
ANNO ACCADEMICO 2007/2008
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Indice
Introduzione 4
CAPITOLO I – Spoltore alle origini: la tradizione storiografica
dalla preistoria alle soglie del fascismo
1.1 La terra dei cinque borghi 7
1.2 Le origini 8
1.3 Spelt, Sepoltorium o Sepultor-is ? 9
1.4 Spoltore nel medioevo 10
1.5 La città nel Seicento 14
1.6 La Grande depressione 19
1.7 L’abolizione delle leggi feudali 21
1.8 Dopo l’unificazione italiana fino alle soglie del fascismo 23
CAPITOLO II – Spoltore nel 900’: dal fascismo al boom
economico
2.1 Il nuovo secolo 26
2.2 La perdita dell’autonomia 28
2.3 Spoltore 1943-1944: le testimonianze 31
2.4 L’Abruzzo postbellico tra mercato nero e forme di accumulazione 33
2.5 Spoltore nel boom economico 35
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CAPITOLO III – Fotografia del territorio di Spoltore
3.1 Breve premessa 38
3.2 Istruzioni per l’uso 40
3.3 Rielaborazione grafica del progetto 41
3.4 Valori percentuali della fotografia del territorio 50
3.5 Classificazioni Ateco nell’anno 2007 53
CAPITOLO IV – Il Boom demografico, le attività produttive e
la ricchezza 4.1 Il boom demografico 61
4.2 Le attività produttive e commerciali 65
4.3 La ricchezza e gli occupati spoltoresi 69
CAPITOLO V – Considerazioni e prospettive 5.1 Il pendolarismo 75
5.2 Il confronto tra occupati e addetti 80
5.3 Spoltore nell’area metropolitana 83
5.4 Il rapporto con Pescara e considerazioni 85
5.5 Conclusioni 89
Spoltore com’era ieri, com’è oggi … 92
Appendice 98
Ringraziamenti 104
Bibliografia, sitografia 105
4
Introduzione
Non c’è nulla di più importante, per un grande Paese,
della sua memoria storica. Un Paese senza memoria è un Paese senza identità.
E chi non ha identità non ha futuro.
L’obiettivo della trattazione consiste nella conoscenza delle determinanti che
hanno permesso ad un paese fondato su una economia di tipo rurale di
diventare la terza città della Provincia di Pescara, dopo lo stesso capoluogo e
Montesilvano.
In questo mio lavoro parto da un dato di fatto oggettivo: Spoltore, oggi, sfiora
i diciottomila abitanti ed ha acquisito la nomenclatura di Città.
Comparando la situazione attuale con quella di circa cinquanta anni fa,
possiamo osservare che Spoltore ha quasi triplicato il numero dei suoi
abitanti.
La crescita vertiginosa nelle cifre dell’anagrafe induce ad una seria riflessione
sulle cause che hanno permesso siffatto straordinario risultato.
Spoltore negli ultimi dieci anni ha fatto registrare mediamente un incremento
di circa quattrocento unità abitative l’anno.
Il fenomeno appena descritto, inserito in un ragionamento più ampio, assume
connotati, se è possibile, assai più sorprendenti.
La tendenza, che si manifesta soprattutto all’indomani della conclusione della
seconda guerra mondiale, è quella da parte dei centri urbani di “risucchiare” i
paesi limitrofi. La città offre maggiori opportunità di lavoro e di
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sostentamento; gli abitanti dei paesi lasciano il proprio territorio di
appartenenza per approdare nei grandi centri, nella speranza (reale) di
assicurare una vita migliore a se stessi e alla propria famiglia.
Considerando che Pescara, in questo periodo storico, ha avuto una crescita
economica straripante, sorprende come mai non sia riuscita ad attrarre verso
di se, la vicina comunità di Spoltore.
A questa prima questione fondamentale tenterò di dar risposta tramite
l’ausilio di dati (gentilmente concessi dall‘Istituto Nazionale di Statistica,
dall’Ufficio Anagrafe del Comune di Spoltore, dalla Camera di Commercio di
Pescara e dell’Ufficio Settore Urbanistica e Territorio del Comune di
Spoltore) e di testimonianze di esperti che hanno analizzato l’evoluzione
storica del territorio comunale.
Altre domande sorgono spontanee. Come può il territorio di Spoltore
sostenere tale impressionante crescita in termini di risorse economiche? Quali
sono i centri produttivi che un tempo “sfamavano” cinquemila individui e
oggi ne “sfamano” quasi il quadruplo? Quali sono i rapporti di forza tra
Pescara e Spoltore? Quale delle due città trae vantaggio o svantaggio da
questa situazione? Possiamo considerare Spoltore un dormitorio oppure una
realtà che si alimenta delle proprie attività produttive? Quanto la vicinanza di
Spoltore a Pescara e alla costa ha inciso su tale sviluppo?
In questo mio elaborato tento di fornire risposte attendibili, frutto di attente
riflessioni, cercando di non incorrere in facili e semplicistiche assunzioni.
Per tale motivo la mia analisi inizia dalle origini di Spoltore poiché ritengo
che un fenomeno possa essere compreso soltanto inserendolo in un contesto
storico di riferimento e osservandone il profilo evolutivo.
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In un secondo momento, analizzo i dati ed i numeri in mio possesso, tende
sempre ben in mente l’obiettivo conoscitivo della mia trattazione.
Nell’ultima parte traggo le conclusioni, fornendo le risposte agli interrogativi
che hanno spinto la mia curiosità, motivandomi nella scelta di questo
argomento per la discussione della tesi.
Un’ultima considerazione è doverosa. Il mio lavoro vuole essere considerato
come una fotografia in movimento. Auspico che questa ricostruzione
economica e storica possa dare il via ad un dibattito serio e costruttivo circa
l’evoluzione del territorio, povero per anni, e che oggi, si sta godendo il
proprio meritato riscatto sociale.
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CAPITOLO I – Spoltore alle origini: la tradizione
storiografica dalla preistoria alle soglie del fascismo
1.1 La terra dei cinque borghi
Spoltore sorge sulle colline abruzzesi a ridosso del Mar Adriatico, ha
un'estensione di circa 40 km² e una densità abitativa pari a 479 ab./km².
Confina a nord con i comuni di Montesilvano e Cappelle sul Tavo, ad est con
Pescara, a sud con San Giovanni Teatino, ad ovest con Cepagatti, Moscufo e
Pianella. E’ costituito da cinque frazioni, non a caso il Comune è spesso
denominato “La terra dei cinque borghi”: Villa Raspa, a contatto con il
capoluogo Pescara, è in fase di espansione e lì si trovano diversi servizi
all'avanguardia. Lungo la fascia fluviale e la nazionale n. 602 sono stati
installati stabilimenti per la lavorazione del marmo, depositi di oli minerali,
officine meccaniche ed elettromeccaniche, concessionarie per la vendita di
auto, autocarrozzerie, stabilimenti per la produzione di prodotti caseari,
mobilifici, centri sportivi. La cultura locale, fatta eccezione per i primi nuclei
di abitanti colà installati oltre un secolo fa, risente dell’influsso di quella
pescarese. Spoltore capoluogo è invece più antico e caratteristico, e il suo
centro storico si contraddistingue per essere molto interessante e ricco di
bellezze artistiche. Santa Teresa che si trova nella zona opposta del paese, era,
venti anni fa, quasi inesistente: solo alcune case in prevalenza di agricoltori
fiancheggiavano la nazionale n. 602 alla biforcazione della strada provinciale
per Caprara d’Abruzzo e lungo il primo tratto di questa arteria. Nel corso
degli ultimi anni sono sorti numerosi fabbricati ed è stata configurata un’area
residenziale che va sempre più estendendosi nella parte a monte tutta esposta
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a mezzogiorno. Non vi mancano officine, stabilimenti vari, servizi, diversi
negozi e serre per la coltivazione di piante, nonché imprese di costruzioni
edili che operano sul posto. Caprara d'Abruzzo dista da Spoltore circa 10 km
per strada normale e circa 3,5 km in linea d’aria. L’economia della frazione è
essenzialmente agricola. Le sue origini si perdono nel tempo, ma è accreditata
l’ipotesi che esse si siano avute da tribù slave dette “Schiavoni” dedite
all’allevamento di greggi di capre. Villa Santa Maria con le sue costruzioni si
adagia sulla dorsale di un colle ed è percorsa interamente da una strada che, in
dolce declino, va dalla nazionale n. 16 bis al fosso Salvadonne. Gli abitanti
sono in prevalenza coltivatori agricoli, ma altri esercitano la propria attività
nel campo imprenditoriale anche a Pescara o nell’interna zona. La coltura
preminente è quella del carciofo che ha reso consistenti vantaggi economici a
tutta la popolazione da circa trent’anni a questa parte.
Negli ultimi decenni il comune di Spoltore sta avendo un grande sviluppo
sotto il profilo demografico tanto da risultare allo stato attuale il terzo centro
della provincia pescarese dopo Pescara e Montesilvano.
1.2 Le origini
“Le tracce della prima presenza dell’uomo nella terra di Spoltore si fanno
risalire a circa 700-350.000 anni fa, nell’era paleolitica inferiore, presenza
suffragata dal ritrovamento di manufatti musteriani nella contrada
Cavaticchio superiore; quelli del paleolitico superiore (11.500-10.00 anni fa)
sono stati rinvenuti in Cavaticchio inferiore” (V. Conti 1992, p. 35).
Alcune tombe, lapidi, parti di colonne, pavimenti riemersi in varie
circostanze, accreditano la presenza dei romani nel territorio. Più tardi nel
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periodo normanno il feudo appartiene alla Contea di Loreto, per poi passare in
seguito, sotto numerosi casati. Col titolo di Baronia nel 1496 è affidato a
Ferdinando Castriota, detto Manfredino, la cui famiglia vi esercita pieno
potere per più di cinquanta anni. In questo periodo l'impianto urbano assume i
connotati che, con poche modificazioni, conserverà fino ai giorni nostri. Nel
1927, dopo un periodo abbastanza buio, Spoltore cessa di appartenere alla
provincia teramana per confluire in quella di Pescara. Nel febbraio 1928 perde
la sua autonomia amministrativa ed entra a far parte del territorio comunale di
Pescara. Riacquisisce il Municipio il primo settembre del 1947.
1.3 Spelt, Sepoltorium o Sepultor-is?
“Non è facile spiegare l’origine ed il significato del nome Spoltore, preso
dalla località intorno all’anno mille” (G.Pace 1997, p. 39).
Il nome “Spoltore” ha un'origine tardo-romana o alto-medievale. E’ opinione
diffusa che derivi dal germanico Spelt: farro, spelta, la cui coltivazione era nel
passato assai diffusa nel territorio. Altri autorevoli studiosi, al contrario, non
concordano con la suddetta provenienza del termine. Marcello De Giovanni
(1974), a tal proposito, soltanto in un primo momento riconduce il nome alla
voce osca Spelta, ma in seguito il De Giovanni (1978) giunge a
un’interpretazione diversa ricorrendo al latino Sepoltorium (“luogo nel quale
si seppellisce”) e Sepultor-is (“seppellitore, colui che seppellisce”).
De Giovanni, in quest’occasione, esclude la parola “spelta” poiché non
rappresenta una buona forma latina. La questione non è di facile soluzione
soprattutto perché quasi tutti gli autori concordano su una premessa generale.
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“Pochi dei toponimi che l’Abruzzo moderno ha ereditato dal medioevo,
costituiscono un elemento sicuro di continuità rispetto alle strutture demiche
dell’età preromana e romana” (L. Pellegrini 1990, p. 237). Da tale
affermazione si possono dedurre le molteplici difficoltà che trovano dinanzi la
loro strada, gli studiosi che tentano di fornire un’interpretazione certa e
univoca all’origine del termine Spoltore. Inoltre certezze non se ne hanno
neppure sul nome prima dell'arrivo dei longobardi: alcuni identificano il
centro con Angulum, una delle città vestine, altri invece lo escludono.
Lasciando alle spalle le varie controversie circa l’etimologia del nome è tacito
che in questa terra vive una popolazione fiera e bellicosa, la quale trae vita
essenzialmente dalla pastorizia, dalla coltivazione della terra,
dall’allevamento del bestiame, non disdegnando, al tempo stesso, di esercitare
la caccia e la pesca lungo il fiume.
1.4 Spoltore nel medioevo
Con la fine dell’impero romano, Spoltore subisce le invasioni e i domini
rispettivamente bizantino, longobardo, franco e normanno. Tra saccheggi,
devastazioni e incendi Spoltore si ritrova nella condizione di piccolo
agglomerato governato dal castello nel quale vive il signore, la sua famiglia, i
servi, gli armati, mentre tutt’intorno al versante che guarda a mezzogiorno vi
sono le case misere dei popolani e dei braccianti impegnati nel lavoro dei
campi. Si conosce ben poco sulla condizione e sui modi di vita nel Castello di
Spoltore: la vita cittadina si svolge nel largo antistante alla fortezza; il centro
abitato è costituito, oltre che dalla rocca, da una trentina di povere abitazioni. “Non occorre grande fantasia per immaginare un mondo dominato dalla
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diffusa povertà, con pochissimi privilegiati, dove la fatica umana è
costantemente vanificata da eventi naturali e antropici imprevedibili e
incontrollabili. L’attività produttiva, legata esclusivamente al lavoro dei
campi, si caratterizza per la coltivazione del lino, dei legumi, del grano, degli
olivi, ma soprattutto delle vite” (G. Pace 1997, p. 66). A tal riguardo Vincenzo Conti (1982, p. 40) fornisce una descrizione degli
aspetti socioeconomici che si manifestano in questa epoca buia del comune di
Spoltore. L’autore asserisce che “la popolazione era costituita, quasi
interamente, di braccianti agricoli ed artigiani; poche e misere le famiglie dei
contadini che possedevano piccoli appezzamenti appena fuori le mura. Ai
braccianti erano riservate le piccole abitazioni, talvolta fatte di fango e
paglia impastati, che occupavano gli spazi attorno al castello e all’interno
della rocca, alla cui difesa essi, in quanto servi della gleba, erano tenuti a
concorrere come estremo baluardo in caso di attacco [...] l’agricoltura, un
tempo fiorente, subì un duro colpo, perché venivano coltivati i soli campi
posti subito al di là della cinta muraria; gli altri rimasero per lungo tempo
incolti a causa delle frequenti scorrerie dei saraceni che incutevano terrore
fra i contadini, tenendoli, perciò, lontani dai campi”.
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Alla fine del 1400 Spoltore si trova in un periodo di svolta durante il quale la
società cittadina, che in precedenza aveva fornito scarsi segni di sé, inizia a
mostrare un profondo quanto determinante cambiamento. Comincia un’epoca
di fervore edilizio nonostante le gravi difficoltà economiche che pervadono la
regione. Si registra per Spoltore la sua seconda e più importante espansione
edilizia, tanto da poter affermare che l’impianto urbano della città “si sia
delineato con le caratteristiche giunte fino a noi nel periodo compreso tra il
1480 ed i primi anni del 1600” (G. Pace 1997, p. 78).
La motivazione principale di quello che può essere considerato come un vero
e proprio punto di svolta nella vita di Spoltore è dovuta all’intraprendenza di
una decina di famiglie spoltoresi che possiedono patrimoni importanti, pari
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quasi a quelli del feudatario e dei maggiori enti religiosi e si sono sottratti alla
loro influenza.
Un altro fenomeno assai rilevante che si manifesta all’inizio del 1500 a
Spoltore come in altre realtà dell’entroterra abruzzese, poco distanti da
Pescara (Penne, Loreto, Città S. Angelo e Moscufo), è la nascita delle figure
dei corrispondenti e dei mercanti forestieri. Tali categorie di commercianti al
continuo vagare da un mercato a un altro, preferiscono stanziarsi su una
località prescelta quasi a sede della loro reperibilità fisica. Inizialmente
scelgono di insediarsi nelle località marittime (Ancona, Giulianova, Pescara,
Ortona, Vasto), ma in un secondo momento il fenomeno si estende ai paesini
dell’interno come Spoltore.
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1.5 La città nel Seicento
Il Libro Catasto dell’Università di Spoltore del 1645 offre un contribuito
fondamentale alla conoscenza della comunità spoltorese nella metà del
Seicento. Per decenni se ne era persa del tutto la memoria, infatti, soltanto gli
addetti ai lavori erano informati della sua esistenza. Il Libro Catasto è stato
rinvenuto soltanto qualche anno fa nel Municipio di Spoltore; il motivo
dell’oblio deve additarsi al trasferimento dell’Archivio Comunale di Spoltore
a Pescara, in seguito alla perdita dell’autonomia municipale (1927–1947).
Il pubblico registro classificato dagli esperti come “pre-onciario” rappresenta
per gli studi storici un elemento d’indubbia importanza. Alessandra Bulgarelli
afferma che “questo documento costituisce una tessera, che congiuntamente
alle altre reperibili qua e là negli archivi provinciali e locali, può in parte
consentire di ricostruire il quadro delle vicende della struttura tributaria
periferica […] Ad un secondo livello di approccio, il catasto in oggetto
costituisce una miniera inesauribile di informazioni sulla realtà locale di
Spoltore e dell’area ad esso afferente”.
Il primo interessante aspetto che emerge dallo studio del libro Catasto è la
ripartizione delle tasse: differentemente da ciò che avviene oggi, non risulta
tassato il singolo per il reddito prodotto, ma direttamente la comunità, la quale
ripartisce le imposte in base alle proprietà possedute e al capitale dichiarato.
Il secondo aspetto è definito dalle seguenti affermazioni di Giustino Pace
(1997, p. 105-106).
“ Le poche famiglie benestanti vivono di rendita, garantite dal sistema del
tomolo per tomolo: per ogni tomolo di terra affittata o concessa il padrone
riceve un tomolo di grano. Una trentina di altre famiglie, o poco più, più
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fortunate, sbarca il lunario coltivando il proprio terreno. La restante parte
dei contadini si divide in due categorie: i massari, che, contratto l’impegno
con il proprietario della masseria, si sforzano di ricavarne il necessario per
sé e per il concessionario e i braccianti, che si offrono quotidianamente ai
vari conduttori”.
Terzo aspetto, di non poco conto, è costituito dalla presenza sul territorio di
numerosissimi vigneti: la coltivazione più diffusa è quella della vite, seguita
da quella dei cereali ed in particolare dal grano saraceno. Da un punto di vista
economico questo dato è assai importante: il vino rappresenta il secondo
alimento nutritivo. La popolazione bagna il pane con il vino per gonfiarsi lo
stomaco percependo così una sensazione di sazietà.
Una quarta riflessione che emerge dal Libro del Catasto è riconducibile alla
dislocazione delle case, la cui maggioranza si trova entro le mura. Pochissime
sono le case sparse o di campagna poiché “la gran massa dei residenti, a
sera, preferisce affidare la propria sicurezza alle muraglie, che cingono
l’abitato, piuttosto che alle insicure pareti di terra che limitano le case
agricole” (G. Pace 1997, p. 107).
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Il Libro Catasto permette una ricostruzione abbastanza fedele dei vari rioni
del centro abitato. Si scopre così che nel paese la trama dei quartieri
contribuisce a comporre l’unitarietà cittadina. Essi sono quattro: il quarto di S.
Maria, il quarto di S. Pietro, il quarto di Giovanni e il quarto di S. Antonio.
Tutti i quartieri si affacciano sulla Piazza Publica o S. Maria, la piazza
divenuta da circa due secoli il fulcro della vita cittadina. Essa costituisce il
punto di riferimento della vita economica e sociale cittadina; attorno ad essa il
feudatario possiede una “casa per habitatione” dotata di “ogni conforto” e
non manca la presenza di chi conta e che anche in tale maniera vuole
riaffermare i propri diritti sull’intera comunità.
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1.6 La Grande depressione
Il catasto onciario del 1743 fotografa lucidamente quanto sia impietosamente
drammatica la situazione economico-sociale cittadina. Emergono nel
documento la disparità e l’iniquità sociale della realtà spoltorese del tempo.
Il numero delle famiglie benestanti locali si assottiglia mentre aumentano i
braccianti e i massari che lavorano duramente nei campi nell’intento di
rendere sopportabile la sopravvivenza loro e dei propri familiari.
Le condizioni di vita sono ardue e disumane, è un fenomeno che si manifesta
anche nel resto della regione e nel mezzogiorno d’Italia.
Gli anni successivi sono ancora più duri dei precedenti, inizia una nuova fase
più critica che dura per molti decenni. Lo stato con il passare del tempo è
sempre più incapace di affrontare i mali sociali. “La mancanza delle garanzie
personali e l’obbedienza cieca agli ordini del Re, richiesta da solerti
funzionari statali, che pur di dimostrare zelo personale, calpestano anche i
diritti più elementari, rendono continuamente tesi i rapporti tra
amministratori comunali e gli organi statali territoriali. Sono rare, infatti, le
relazioni serene e costruttive tra le autorità locali e quelle superiori” (G.
Pace 1997, 234).
Nel periodo storico preso in esame, le alternative al lavoro nei campi oppure a
quello artigianale sono poche. Una decina di persone pratica il commercio
locale di generi di prima necessità e di vestiario, attività poco incentivate a
causa di una limitata domanda che proviene dall’utenza e dalla prassi della
fornitura a credito. Non si hanno notizie, al contrario, dell’attività legata
all’approvvigionamento delle pelli e delle stoffe, che aveva riscosso un
discreto successo specialmente nella seconda metà del Cinquecento.
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Di notevole entità è il commercio di alcuni prodotti locali più abbondanti:
vino, olio, grano, canapa, lino offerti nei mercati delle Marche e di Ancona.
Nella situazione appena descritta, s’inserisce il fenomeno della prima
esplosione demografica alla quale, si vedrà più avanti, seguirà una seconda
esplosione demografica di proporzioni assai più elevate. L’aumento della
popolazione non fa che aumentare il numero delle persone che non hanno
cibo per sopravvivere e un tetto dove ripararsi la notte o nel lungo inverno.
La crisi economica, tra le conseguenze negative che trascina con sé, produce,
all’interno della comunità spoltorese, l’esplosione della violenza. Aumenta in
modo impressionante l’elenco dei morti assassinati per furto o per vendetta e,
quando non sono arrestati gli autori dei delitti, diventano manovalanza delle
grandi bande di briganti che popolano la regione.
Spoltore conosce il fenomeno del brigantaggio, assai diffuso in Abruzzo e nel
Mezzogiorno. La ragione fondamentale dell'esistenza del brigantaggio
abruzzese e meridionale in genere è individuata nelle condizioni economiche,
politiche e sociali di queste popolazioni. Briganti, infatti, possono essere tutti:
il povero bracciante, come il nobile e il ribelle avventuriero; il pastore del
tratturo, come l'artigiano intraprendente o squattrinato; il giovane scapestrato,
come il frate devoto.
Una concausa è individuata nella volontà diffusa di farsi giustizia da sé senza
ricorrere alla legge. Punire di persona chi ha commesso un torto per
dimostrare la propria virilità, comporta inevitabilmente la latitanza, che in
molti casi si trasforma in banditismo. Altro motivo che conduce al
brigantaggio è il rifiuto del servizio militare e la diserzione: molti giovani
preferiscono la vita della “macchia” alla divisa militare.
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1.7 L’abolizione delle leggi feudali
È possibile leggere l’evoluzione non solo dell’economia familiare ma anche
dell’economia del paese ricorrendo ad una data emblematica che funge il
ruolo di spartiacque: 1808, abolizione delle leggi feudali. Sino ad allora si
aveva una economia paesana cittadina di questo tipo: grandi ricchezze nelle
mani di una decina di famiglie e una frammentazione delle proprietà delle
casette e delle terre piuttosto marcata ma con dimensioni molto limitate . “La
pubblicazione delle leggi passate alla storia come eversive della feudalità
provocano anche a Spoltore, come del resto in tutto il mezzogiorno d’ Italia,
grandi speranze e notevoli scontenti. A nutrire il primo sentimento sono
ovviamente i contadini che sperano di poter divenire, finalmente, padroni
delle terre che lavorano […] i feudatari, laici o religiosi, ciascuno per la
propria sfera, mal sopportano che i fondi e le rendite siano assoggettati a
tutti i tributi, che larga fetta delle terre ecclesiastiche siano espropriate, che i
demani, nei quali sono esercitati gli usi civili, siano ripartiti tra i baroni e le
università, perché queste, a loro volta, possano dividere la propria parte in
quote da assegnare ai contadini, ma soprattutto rifiutano l’abolizione delle
giurisdizioni e dei proventi baronali” (G. Pace 1997, p. 269-270).
L’abolizione delle leggi feudali ha avuto come conseguenza, tra le altre, la
parcellizzazione delle proprietà, che contrasta con lo status quo dei secoli
precedenti, nella quale poche famiglie possedevano la quasi interezza dei
patrimoni del territorio salvaguardando così l’unità delle proprietà.
Per evitare la dispersione del patrimonio, soprattutto i figli dei piccoli
proprietari dal secondo genito in poi non si sposano ma continuano a vivere in
famiglia (in capillis).
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Spoltore a metà dell’Ottocento si differenzia poco rispetto alla Spoltore dei
decenni precedenti. Pasquale Castagna ne “Il regno delle due sicilie”, opera
dedicata a Ferdinando II, fornisce una interessante descrizione della
condizione di vita degli abitanti.
“Il maggior numero degli abitanti in paese [...] attende ai lavori di
campagna. Vi sono artigiani e trafficanti, i quali vanno a portar olio al
Pontificio ed alle provincie lombarde. Molti si davano a questi traffici, ma la
mancanza di una strada da ruota fino alla consolare e distrettuale, il poter
entrare or si or no, le tariffe doganali così varie e discordanti, tutte queste
cose sono venute assottigliando il numero di questi industriali. Le strade
interne sono a ciottoli, anguste ed erte; quelle di campagna, come tutte le
altre della provincia, sono una rovina; già d’inverno non è chi possa
camminarle, d’està solo tanto quanto. La via che conduce alla distrettuale
(n.d.r. la via per Penne) verso ponente, e l’altra che porta alla consolare
verso oriente chiedono riparazioni e restauri. Vi è una Casa Comunale, un
Corpo di guardia, un forno pubblico, un macello, diciotto trappeti, tre mulini,
i quali nelle state tacciono perché seccano i rivi che li animano; pozzi e
cisterne entro la terra, quattro fontane fuori, tre delle quali sono buone di
acqua potabile, una l’ha salmastra; ma l’andarvi è incomodo d’està;
pericoloso di verno” (P. Castagna 1853, p. 134).
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1.8 Dopo l’unificazione italiana fino alle soglie del fascismo
“L’Abruzzo all’indomani dell’Unità, quando assai più delle testimonianze
letterarie o di viaggio cominciano a rendere il vero volto le grandi inchieste e
le freddi rilevazioni della statistica, presenta un quadro socio-economico
fortemente segnato da miseria e ritardi. I principali indicatori dello sviluppo
lo schiacciano entro parametri da profondo sud. Anzitutto l’alto tasso di
ruralità. Erano le campagne a dominare il paesaggio regionale […]
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l’Abruzzo si affaccia al nuovo secolo con un profilo economico che vede oltre
tre quarti dei suoi abitanti impegnati in lavori agricoli” (C. Felice 2007, p.
53-54-57).
Analoga è condizione socio-economica di Spoltore che con l’unificazione
nazionale non vede cambiamenti sostanziali. Contadini e braccianti
continuano a svolgere il lavoro duro nei campi conducendo un’esistenza
precaria e senza prospettive interessanti. Le famiglie borghesi sono
preoccupate dalle nuove idee di giustizia sociale e di dignità umana che si
diffondono in Europa e temono di perdere gli ultimi privilegi di cui godono.
Gli artigiani dipendono sia dalla massa contadina, che dà loro lavoro
attraverso la forma dello staglio, sia dai benestanti, che li temono per le idee
da loro professate.
Una seconda ondata di incremento demografico si manifesta nel 1861. Al
contrario del risultato del censimento riguardante l’anno 1871, il dato va in
controtendenza e si registra una diminuzione degli abitanti spoltoresi per
tornare in seguito ad aumentare in modo costante: è il primo segnale del
fenomeno dell’emigrazione. “L’offerta di lavoro sul posto è molto limitata.
L’agricoltura, ancora legata a metodi primitivi e senza l’uso dei mezzi
meccanici, offre solo occupazioni stagionali. Le botteghe artigiane
sopravvivono con il lavoro degli apprendisti, che non ricevono salario e
devono accontentarsi di qualche regalia nelle grandi occasioni o feste. Scarsi
posti di lavoro, anch’essi stagionali, sono disponibili presso le tre fornaci,
delle quali due sono situate lungo la strada per Cappelle sul Tavo e la terza a
Cavaticchi […] L’unica fabbrichetta del luogo, nella quale trovano
occupazione stagionale una ventina di donne […] è la filandra Sonsini […]
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Molti avviata un’attività professionale, artigianale o commerciale, si
stabiliscono nella vicina Pescara […] Chi ha la possibilità, e sono pochi,
raggiunta Sulmona, sale sul treno e raggiunge Roma; chi non può viaggia a
piedi per una settimana […] Un’altra via della speranza sono gli Stati Uniti
d’America. Molti, raggiunto il nuovo continente, vi si stabiliscono facendo
perdere le loro tracce, non pochi, però, accumulato un piccolo capitale,
tornano a Spoltore per investirlo in un’attività commerciale o nell’acquisto di
un podere da coltivare” (G. Pace 1997, p. 322-323).
A cavallo del XX secolo diventa inarrestabile la richiesta di condizioni umane
e sociali meno precarie. Le varie amministrazioni comunali che si succedono
si prodigano in tale direzione non conseguendo però il successo sperato. Ciò
talvolta è dovuto alle scarse risorse del Comune, altre all’incostanza degli
amministratori nel perseguire l’obiettivo prefissato, altre ancora allo scarso
peso di Spoltore nell’ambito del territorio, che al termine di questa fase,
diventerà il cuore della nuova provincia di Pescara.
26
CAPITOLO II – Spoltore nel 900’: dal fascismo al boom economico
2.1 Il nuovo secolo
Il fenomeno dell’emigrazione della popolazione dal Mezzogiorno d’Italia e
dall’Abruzzo apre anche il nuovo secolo. “Una vasta letteratura ha insistito
soprattutto sulle conseguenze sfavorevoli – per le località di partenza –
dell’emigrazione: perdita di risorse umane, invecchiamento e
femminilizzazione della popolazione, mancato innesco di uno sviluppo
autoctono” (C. Felice 2007, p. 214). Valutando attentamente la vicenda nel suo complesso, sia dal lato sociale, sia
da quello economico, occorre necessariamente riconoscere che i vantaggi
hanno ampiamente bilanciato gli aspetti negativi. “L’esodo migratorio serve anzitutto a trarre fuori dall’indigenza – da uno
stato di precarietà che peraltro si andava viepiù aggravando – settori non
piccoli della società: si determina, insomma, quanto meno un arresto della
caduta, che consente all’emigrante – di recuperare il diritto di cittadinanza
entro l’ordinamento giuridico nel quale egli continua a riconoscersi” (E. Sori
1979, p. 160-161). “Ma grazie alle rimesse dall’estero poterono anche
registrarsi un‘espansione dei consumi e un complessivo miglioramento del
tenore di vita” (C. Felice 2007, p. 222).
Nei capitoli successivi saranno analizzati nel dettaglio i flussi migratori del
comune di Spoltore, si giungerà a risultati parzialmente in controtendenza con
quelli degli altri Comuni della regione. Spoltore ottiene solitamente dei saldi
positivi perché l’emigrazione è di tipo stagionale. Inoltre molti di coloro i
27
quali hanno accumulato un piccolo capitale negli Stati Uniti, tornano a
Spoltore per investirlo in attività commerciali e nell’acquisto di un podere da
coltivare.
“Malgrado la continua emigrazione di un gran numero di persone verso gli
Stati Uniti d’America e gli altri luoghi dove maggiori sono le possibilità di
lavoro, Spoltore registra un incremento demografico di oltre 700 anime. Una
parte della nuova popolazione si stabilisce in campagna, dove, con il
miglioramento dell’ordine pubblico garantito dallo Stato unitario, la vita è
ormai sufficientemente sicura; il resto intorno al centro abitato, andando ad
aumentare il numero delle abitazioni sorte fuori dalle mura cittadine” (G.
Pace 1997, p. 335).
I cittadini di Spoltore, nonostante la loro condizione nella maggioranza dei
casi sia ancora di estrema povertà, nutrono grandi speranze per il futuro.
L’aspirazione più diffusa tra le famiglie è di vedere i propri figli sui banchi di
scuola perché si avverte un forte bisogno di istruzione, quale strumento di
elevazione culturale e di emancipazione, nonché di parità sociale. La richiesta
di condizioni umane e sociali meno precarie e di servizi moderni diventa
inarrestabile.
Uno tra gli eventi più drammatici della storia di Spoltore si manifesta
all’inizio degli anni venti: la filossera. Il flagello della filossera, già diffusasi
qualche anno prima in Europa e poi in Italia, si diffonde rapidamente e nessun
intervento umano sembra dare i frutti sperati. La viticoltura, che vanta una
tradizione plurisecolare nel paese, subisce un durissimo contraccolpo dal
quale si risolleverà solamente parecchi anni dopo. E’ incontenibile la rabbia
dei contadini che per combattere la malattia, di fronte all’indifferenza dello
28
Stato, propone di costruire un consorzio, ma senza ottenere alcun risultato.
Soltanto qualche anno dopo sarà scoperto il rimedio con l’introduzione nel
nostro continente del vitigno americano, l’unico resistente alla malattia.
2.2 La perdita dell’autonomia
Nel mese di dicembre del 1926 il Governo centrale assume una decisione che
avrà conseguenze rilevanti per l’intera zona vestina. Il giorno sei, il Consiglio
dei Ministri approva il provvedimento, riportato nel successivo “Regio
Decreto n.1 del 2 Gennaio 1927”, e pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale
dell’11 gennaio 1927”, esecutivo il giorno dopo, che riordina le circoscrizioni
provinciali e in cui è prevista la costituzione della nuova Provincia di Pescara,
con l’elenco di tutti i Comuni che ne faranno parte, tra cui “Castellammare
Adriatico”. Ma all’art. 4 è evidente ciò che sta accadendo: “Il comune di
Castellammare è unito a quello di Pescara”.
Poiché si eleva Pescara a rango di Provincia, dall’annessione non può che
venirne fuori un comune con il nome Pescara. Si riporta l’estratto del
provvedimento, così come pubblicato dal Regio Decreto n.1 del 2 gennaio
1927:
“Regio Decreto – Legge 2 gennaio 1927, n°1 (raccolta 1927).
Riordinamento delle circoscrizioni provinciali. (Pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale dell’11 gennaio 1927, n.7).
Vittorio Emanuele III
Per grazia di Dio e per volontà della nazione Re d’ Italia (…omissis…)
Articolo 1
29
Sono istituite le seguenti Provincie con la circoscrizione territoriale per
ciascuna di esse sotto indicata:
(…omissis…)
9 – Provincia di Pescara con capoluogo Pescara, comprende: i comuni di
Abbateggio, Bolognano, Caramanico, Lettomanoppello (…omissis),
Spoltore, ecc. ..
Articolo 4
Il Comune di Castellammare Adriatico è unito a quello di Pescara”.
“Il territorio del Comune di Spoltore, che apparteneva alla Provincia di
Teramo venne aggregato, infatti, con R.D.L. 2-1-1927 a quello di Pescara,
città che fu contemporaneamente elevata a Capoluogo di Provincia […] Il
provvedimento di annessione, imposto dall’alto, non fu ben accetto alla
stragrande maggioranza della popolazione, tanto che ingenerò un moto di
ribellione che si tradusse in una pubblica manifestazione di sonora protesta,
però subito repressa dalle forze di polizia che effettuarono molti arresti,
specie di elementi antifascisti […] A questi provvedimenti, che erano definiti
sovversivi, seguì una serie di persecuzioni cui furono assoggettati gli elementi
che non ancora si erano piegati al nuovo regime e che costituirono
l’obbiettivo di macchinazioni che avevano lo scopo di fiaccarne lo spirito e di
appagare antichi rancori” (V. Conti 1982, p. 64).
Sulla stessa lunghezza d’onda si rivelano le parole di Giustino Pace (1997, p.
363) che pone l’accento nei confronti dell’iniziale euforia per la nuova
circoscrizione pescarese.
“La soddisfazione degli spoltoresi di avere il capoluogo provinciale a breve
distanza dura, però, poco più di un anno. Improvvisamente, con il R. D. 16
30
febbraio 1928, n. 36, anche il territorio di Spoltore è aggregato a quello di
Pescara. S’interrompe in tal modo una plurisecolare autonomia comunale, di
cui gli spoltoresi andavano orgogliosi. La giustificazione dell’annessione è, a
dir poco, disarmante: le risorse, specie agricole, non erano sufficienti e non
erano adeguate alle necessità di Pescara […] La reazione popolare si limita
ad un’unica pubblica manifestazione di protesta in piazza, nella quale i
presenti fischiano la decisione […] Tornata la calma, i fascisti pescaresi
celebrano l’annessione il 4 marzo, esaltando la disciplina dei nuovi cittadini
ed inneggiando al futuro della città dannunziana”.
Il giornalista e critico d’arte Tommaso Paloscia in un suo editoriale contenuto
nell’opera “Il martirio di una città” di A. Bertillo e G. Pittarello (1998, p. 270)
descrive lucidamente le conseguenze degli avvenimenti appena citati.
“Spoltore è una borgata che ha avuto giorni sereni fino ai prodromi della
guerra […] Il cruccio degli spoltoresi, immutato da quando c’era stata
l’aggregazione del comune al neo-capoluogo, non aveva mai avuto cenni di
cedimento; per cui la tensione continuava a manifestarsi fra i contadini che
solevano ritrovarsi alla Porta anche per esternare disapprovazioni verso la
debolezza del sindaco e l’ingordigia del prefetto, accusato di aver voluto
intascare le tasse di Spoltore. Gli è che agli spoltoresi andava di traverso non
solo il contributo dovuto al capoluogo, in grano ed olio, ma anche e
soprattutto il boccone delle tasse all’ufficio appositamente impiantato nel
paese. E poi c’era la faccenda che Pescara aveva incluso fra i suoi cittadini
anche quelli di Spoltore; la qual cosa provocava insanabili questioni di
prestigio.
31
I commenti, sempre aspri e sempre uguali, sono andati avanti fino allo
scoppio della seconda guerra mondiale”.
2.3 Spoltore 1943-1944: le testimonianze
Sotto i bombardamenti gran parte della popolazione pescarese per cercare un
luogo di riparo, si trasferisce nella vicina Spoltore, località assai più sicura. Il
flusso “migratorio” si manifesta tra il 1943 e il 1944 e continua dopo la guerra
a causa dei saccheggi effettuati dai nazisti nei centri abitati.
Si riportano in questa sede estrapolazioni di alcune testimonianze da parte di
storici che hanno vissuto sulla propria pelle quei giorni nefasti. Gli scritti sono
contenuti nel volume “Il martirio di una città, Pescara e la guerra
1940/1944” (A. Berillo e G. Pittarello 1998, p. 269-270-272-274).
“La guerra per il posto al sole è finita tragicamente e, con quella, il fascismo
incaricato di assicurare radiosi destini alla patria. Ma sono rimasti i
tedeschi. Anzi, ne sono calati qui moltissimi altri e le cose vanno viepiù
deteriorandosi. C’è un superaffollamento nei paesi di campagna perché la
gente della città (e di Pescara in particolare) dapprima a causa dei
bombardamenti e poi costretta dai nazisti che hanno voluto mano libera nel
saccheggio dei centri cittadini, è stata scacciata dalle loro abitazioni e si è
rifugiata quasi tutta nei paesini e nei borghi della provincia. Un esodo che in
realtà ha fornito agli spoltoresi l’occasione di farsi presuntuosi solo perché
era loro concessa una rivincita sugli ex rivali del capoluogo che
mendicavano pane e alloggio. Purtroppo la vita è diventata dura anche per
loro. Dapprima i tedeschi alle costole (il che vuol dire tedeschi per le vie,
32
sulla piazza, in cantina, nella stalla e persino in camera da letto) e poi le
retate” (T. Paloscia 1998, p. 269-270).
“Spoltore era una frazione del Comune di Pescara, ma dopo il
bombardamento del capoluogo la popolazione di Pescara si trasferì in buona
parte a Spoltore, dove si trasferì anche la sede municipale. In conseguenza di
ciò il paese accolse circa dodicimila sfollati, provenienti in parte anche dai
paesi sfollati della Provincia di Chieti. Siccome Spoltore rappresentò in
questa zona il più avanzato dei centri non sfollati, la massa di quei profughi
era rappresentata da gente povera che non aveva mezzi per recarsi in paesi
più lontani e tranquilli, o da coloro che non volevano allontanarsi dai loro
interessi, o infine da coloro disposti a sfidare ogni pericolo per ottenere una
più rapida liberazione. E’ anche da tener presente che a Spoltore erano
affluiti, col Municipio di Pescara, molti gerarchi e ufficiali della Milizia,
anche di grado elevato. In complesso durante il periodo della occupazione
tedesca Spoltore aveva perduto il suo carattere di pacifica frazione agricola
ed aveva assunto quella di un popoloso paese amorfo, con netto predominio
dell’elemento cittadino pescarese” (M. Russo 1998, p. 270-272-274).
“Dal giorno del primo bombardamento di Pescara, 31 agosto 1943, gli uffici
comunali di quella città furono trasferiti nei locali della Delegazione
comunale di Spoltore nell’antica e vecchia sede di via delle Rose. Appena
avuta notizia della fuga del Re, l’allora delegato podestarile Giuseppe
D’Albenzio, con un coraggioso atto di cui si assunse tutta la responsabilità,
ordinò la distribuzione alla popolazione, in ragione di 2 quintali pro capite,
del grano ammassato nei magazzini del Consorzio Agrario di Spoltore, in
previsione delle immancabili requisizioni che i tedeschi avrebbero effettuato.
33
Fu, così, che la cittadinanza in seguito si salvò dalla fame” (V. Conti 1998, p.
270).
2.4 L’Abruzzo postbellico tra mercato nero e forme di
accumulazione
Nell‘immediato dopoguerra al persistere delle difficoltà economiche si
accompagna un’intensificarsi dell’evasione dal sistema annonario: il regime
vincolistico finisce con il produrre illegalità e contrabbando.
Il mercato nero è un fenomeno che investe anche l’Abruzzo ed è di grande
rilevanza per comprendere i meccanismi della ricostruzione post-bellica. Nel
1944 si legge sul periodico locale “Risorgere”: “sotto gli occhi dei tutori
della legge gli speculatori, per nulla molestati, fanno a gara per praticare il
prezzo più alto. In certe salumerie del centro si affrettano, per i delicati palati
dei ricchi, odorosi prosciutti, sottratti chissà a quale ammasso, al modico
prezzo di 800 lire il chilo e si vende burro fragrante a 650 lire; altrove si
vende zucchero (di quale provenienza?) a lire 800 e tutti conoscono spacci
che vendono merce precedentemente imboscata alle famiglie facoltose e
arricchitesi illecitamente, mentre gli impiegati e gli operai a reddito fisso non
possono acquistare neanche i dadi per condire la minestra”.
“Viene in tal modo a delinearsi una caratteristica sempre più vistosa della
ricostruzione: il contrasto stridente tra la ricchezza di pochi spesso
sfacciatamente ostentata, e le penose ristrettezza dei più […] Si possono
leggere almeno tre categorie di borsari neri: coloro che lo fanno perché non
trovano altra fonte di vita, coloro che lo fanno semplicemente per difendersi
34
dagli effetti perversi del commercio illegale e infine quelli che
deliberatamente scelgono tale strada come la più idonea ai fini di un
rapporto di arricchimento […] Per la grande maggioranza della popolazione
rurale il ricorso alla vendita clandestina di qualche prodotto della terra o del
bestiame altro non era che un forzato espediente di difesa dalle distorsioni
del mercato, le quali altrimenti l’avrebbero immiserita ulteriormente” (C.
Felice 2007, p. 389-391-392).
Molti scritti narrano di una posizione di maggiore forza della campagna
rispetto alla città. Approfondendo in maniera più dettagliata l’argomento ne
viene fuori che ad approfittare di tale vantaggio non sono i lavoratori della
terra, la grande massa dei coltivatori diretti, il cui ricorso al mercato nero è
dettato dalle irrinunciabili esigenze di economia familiare. Ci sono i
proprietari terrieri che praticano il contrabbando per ragioni tutt’altro che
difensive o di sopravvivenza. Questi ultimi non hanno nulla a che vedere con
la categoria dei “contadini”, cioè con coloro che “lavorano la terra”
direttamente o in proprio. Il mondo delle campagne è assai variegato e nel
criminalizzarlo in blocco si compie un falso storico.
Chi si avvantaggia del particolare squilibrio città/campagna che viene a
determinarsi è l’ambiente di tipo urbano (anche gli agrari abitano in città), per
il quale il contrabbando non è un espediente difensivo, ma un disegno
lucidamente perseguito per soddisfare i propri interessi.
Inoltre, “sono alquanto circoscritti gli ambiti dell’economia che all’indomani
della guerra, sia pure per vie traverse, tornano a operare secondo una
moderna logica di profitto capitalistico […] è soprattutto l’antico mondo
agro-pastorale, con il suo consueto corredo di attività artigianali, che sembra
35
riprendere vitalità: un universo economico la cui produzione eccedente
l’autoconsumo difficilmente usciva dagli asfittici circuiti del commercio
locale. Non a caso tornano a rianimarsi i mercati e le fiere di un tempo” (C.
Felice 2007, p. 394).
2.5 Spoltore nel boom economico
Nel corso degli anni sessanta l’economia abruzzese viene occupata
prevalentemente dall’agricoltura. Nonostante nel corso del decennio il
primato dell’occupazione viene conquistato dall’industria (dal 33,8 % del
1961 passa al 37 % degli attivi nel 1971), il peso dell’agricoltura continua ad
essere eccessivo. Ad esempio nel 1963 il settore dell’industria supera quello
dell’agricoltura, ma questo avviene soltanto a causa dell’effetto indotto dalla
provincia di Pescara, fino ad allora la più avanzata in questo senso.
L’anno 1971 vede la mutazione del quadro descritto: si manifesta un forte
balzo in avanti dell’industria superiore ai dati dell’intero Mezzogiorno.
“L’incidenza del settore industriale nel Pil regionale sale al 31,3 %: è ormai
il livello più alto tra tutte le regioni del Sud, Isole comprese. Lo scatto più
lungo viene compiuto dalle provincie dell’Aquila (quasi 6 punti percentuali) e
di Chieti (6,4 punti), mentre più lentamente procedono Teramo e Pescara. La
provincia maggiormente industrializzata, stando a questo indicatore, è ora
quella di Chieti (Pescara consolida invece il suo primato commerciale,
mentre il terziario pubblico al vertice rimane L’aquila), che un tempo
risultava la più ruralizzata […] I settori secondario e terziario si affermano
prepotentemente mentre il primario indietreggia drasticamente, quest’ultimo
36
continua però ad esercitare, anche dal lato produttivo, un peso senz’altro
considerevole” (C. Felice 2007, p. 478-479).
Spoltore in questo periodo è ricca di ortaggi, frutta olivicoltura e si inserisce
in un contesto provinciale che vede le colline pescaresi appoderate grazie agli
impianti irrigui di destra e sinistra del fiume.
I fattori che hanno prodotto lo sviluppo abruzzese sembrano essere
essenzialmente tre: fattori endogeni (connessi alla presenza di microstrutture
diffuse sul territorio); fattori esogeni (legati allo sviluppo della grande
impresa di origine esterna); il contesto istituzionale.
Anche Spoltore vede manifestarsi nel suo territorio il così detto boom
economico. Infatti, al termine della seconda guerra mondiale, dopo un primo
periodo di ristrettezza e di ristagno, inizia un lento ma progressivo sviluppo
economico e delle attività in ogni campo. Tale sviluppo ha permesso
l’elevazione della condizione economica della popolazione e la costituzione
di molte imprese artigianali tecnologicamente avanzate: officine meccaniche,
fabbriche e negozi di mobili, autocarrozzerie, laboratori fotografici, oleifici,
camicerie, stabilimenti per lavorazione di marmi, imprese edili e di
costruzioni stradali, fabbriche di caldaie per impianti di riscaldamento,
imprese di installazioni di impianti idrici, ecc.
“I negozi di generi alimentari, di abbigliamento, di calzoleria, rosticceria,
pizzeria, bar, si sono accresciuti di numero ed hanno ammodernato locali,
suppellettili ed attrezzature. I servizi ed uffici comunali, che all’epoca del
ripristino dell’autonomia amministrativa al Comune di Spoltore (1947)
disponevano di appena una quindicina di dipendenti, sono divenuti, a causa
delle accresciute esigenze e necessità, tanto vari e numerosi da richiedere un
37
organico di 105 unità fra funzionari, impiegati ed operai, oltre a 25 forfettari.
In contrapposizione a questo sviluppo, sono in evidente crisi le antiche
sartorie e calzolerie che un tempo costituivano le attività portanti
dell’artigianato e dell’economia locale: molte di esse hanno smesso l’attività
e la manodopera relativa è stata assorbita negli stabilimenti di Pescara o nel
settore terziario e della pubblica amministrazione. Gli artigiani fabbri e
falegnami, ridotti notevolmente di numero, hanno ora convertito l’attività,
producendo i manufatti in serie ed assemblano i profilati di alluminio” (V.
Conti 1982, p. 159).
Contributi notevoli per l’economia locale sono offerti dalla presenza della
Casa di Cura De Cesaris e dalla fornace De Leonarids, il cui ruolo sarà
oggetto di analisi nel prosieguo della trattazione.
38
CAPITOLO III – Fotografia del territorio di Spoltore
3.1 Breve premessa
La conoscenza dei bisogni dei residenti, la verifica delle inefficienze del
sistema e la determinazione delle sue potenzialità di sviluppo rappresentano
aspetti fondamentali per una programmazione sostenibile delle attività
economiche del Comune.
Avere una nitida immagine dell’ambiente di riferimento e delle sue direttrici
evolutive significa poter prendere decisioni massimizzando la soddisfazione
derivante dal risultato.
Tale immagine è definibile nel migliore dei modi attraverso la diretta
espressione dei protagonisti della realtà comunale: i cittadini e gli
imprenditori, cuore pulsante della vita sociale ed economica della comunità;
monitorare il territorio attraverso la loro esperienza quotidiana significa
acquisire dati che, adeguatamente aggregati in funzione degli obiettivi,
producono il livello di informazione utile alla definizione degli interventi da
effettuare.
Su questi presupposti fonda il progetto “Fotografia del Territorio” voluto
dall’Amministrazione Comunale di Spoltore al fine di migliorare i servizi
erogati, adeguare le infrastrutture, consolidare la realtà imprenditoriale
presente e favorire lo sviluppo delle nuove imprese.
Una “fotografia” che intende volgere all’analisi del tessuto economico del
territorio, mediante un’approfondita indagine sulle circa 1500 imprese già
insediate sul territorio per la verifica della presenza delle attività, della
capacità espansiva del sistema imprenditoriale, dell’opportunità di creazione
39
di sinergie tra gli imprenditori locali, della potenzialità di produzione di
economia, ricchezza e occupazione.
Un sistema, dunque, che permette la reale conoscenza del territorio e delle
dinamiche che quotidianamente si innescano su di esso modificando bisogni e
priorità d’intervento.
Tutto ciò è stato possibile grazie all’implementazione dei dati già esistenti e
mediante interviste agli imprenditori che operano sul territorio di Spoltore.
Articolo de "Il Centro"del 17/11/2006
40
3.2 Istruzioni per l’uso
In questa trattazione, vista la vastità dello studio, si è preferito soffermarsi su
taluni aspetti quantitativi, indicatori delle varie attività economiche presenti
nel territorio di Spoltore. L’intento principale dell’autore non consiste nel
verificare la soddisfazione dei cittadini nei confronti delle varie attività
presenti sul territorio ma di verificarne la portata. Si analizzano il numero
delle aziende, degli addetti dipendenti e non, classificati in base alla
provenienza ed altri fattori sostanziali.
Lo studio si riferisce all’anno 2005 e nasce dall’esigenza di approfondire il
volume della crescita economica che si è avuto nel corso degli ultimi quindici
anni nel comune di Spoltore.
Nel paragrafo seguente sono presenti istogrammi 2d per facilitare la
comprensione dei dati e per garantire una comparazione visiva delle voci
analizzate.
Il risultato verso il quale si giunge non manca di sorprese: a cominciare
dall’apparente contraddizione che vede le aziende distribuite quasi
uniformemente sulle cinque frazioni mentre gli addetti impiegati nella
stragrande maggioranza dei casi in un’unica frazione.
Altre considerazioni che si traggono dallo studio sono la netta prevalenza di
Ditte Individuali e di Commerci all’ingrosso e al dettaglio.
Successive considerazioni altrettanto importanti possono essere effettuate dal
lettore nella visione dei successivi grafici.
41
3.3 Rielaborazione grafica del progetto
Si riporta di seguito l’elaborazione grafica del progetto “Fotografia del
territorio”, accompagnata da una breve descrizione degli effetti conoscitivi
ottenuti da tale lavoro.
Le aziende sono equamente distribuite nelle tre frazioni maggiori del Comune
e collocate in maggioranza relativa nella frazione di Santa Teresa. La ditta
individuale prevale nettamente su tutte le altre tipologie di aziende; la somma
delle s.n.c, delle s.a.s e delle s.rl. non raggiungono neppure la metà del dato
complessivo delle ditte individuali.
Figura 1‐ Numero di aziende per frazione
42
Figura 2 ‐ Numero di aziende per ragione sociale
I settori verso i quali le aziende sono maggiormente orientate consistono in
prevalenza nel commercio all’ingresso e al dettaglio. Seguono le aziende
impiegate in attività di agricoltura, caccia e silvicoltura, di costruzioni e di
attività manifatturiere. Poco sviluppati risultano i settori della produzione e
della distribuzione di energia, della pesca, degli alberghi e dei ristoranti.
La frazione che annovera maggiori addetti, come anticipato in precedenza, è
quella di Santa Teresa che vede quasi 2.500 impieghi. Spoltore e Villa Raspa
fanno registrare un numero di addetti assai meno elevati, mentre le frazioni
minori presentano cifre piuttosto scarse di impiegati.
43
Figura 3 ‐ Numero di aziende per attività
Figura 4 ‐ Numero addettti per frazione
44
Circa 2.500 sono gli addetti impiegati nelle ditte individuali, mentre si
riscontra un impiego totale negli altri settori assai poco significativo. Quasi
inesistente è il numero delle cooperative.
Il settore dell’agricoltura, della caccia e della silvicoltura ha il maggiore
numero di addetti (quasi 1.800) e distanzia di parecchio il numero degli
addetti impiegati nelle attività manifatturiere, del commercio all’ingrosso e al
dettaglio e delle costruzioni.
Figura 5 ‐ Numero addetti per ragione sociale
45
Figura 6 ‐ Numero addetti per attività
La maggior parte degli addetti dipendenti sono impiegati nell’agricoltura,
caccia e silvicoltura, distanziati di molto, sono gli impieghi nelle attività
manifatturiere, del commercio all’ingrosso e al dettaglio delle costruzioni;
inoltre questi ultimi sono impiegati nelle ditte individuali e lavorano
prevalentemente nella frazione di Santa Teresa.
46
Figura 7 ‐ Numero addetti dipendenti per attività
Figura 8 ‐ Numero addetti dipendenti per ragione sociale
47
Figura 9 ‐ Numero addetti dipendenti per frazione
Gli addetti indipendenti sono impiegati prevalentemente nell’attività di
commercio all’ingrosso e al dettaglio ma il loro numero supera di poco quello
degli impieghi nelle attività di agricoltura, caccia e silvicoltura e nelle attività
di costruzioni.
Altro dato importante consiste nel loro impiego quasi uniformemente
distribuito nei territori di Spoltore, Santa Teresa e Villa Raspa.
48
Figura 10 ‐ Numero addetti indipendenti per frazione
Figura 11 ‐ Numero addetti indipendenti per ragione sociale
49
Figura 12 ‐ Numero addetti indipendenti per attività
Le tabelle riportate in precedenza indicano in linea generale che Spoltore
possiede un numero elevato di ditte individuali che si occupano dei settori
dell’agricoltura, caccia e silvicoltura e del commercio all’ingrosso e al
dettaglio. Molti degli addetti sono impiegati proprio in questi settori, mentre
si riscontra un impiego assai limitato nel settore del terziario.
Altra osservazione doverosa scaturisce dai dati presentati dalla frazione di
Santa Teresa. Quest’ultima fondamentalmente eguaglia il numero delle
attività presenti nelle altre frazioni più importanti di Spoltore (Spoltore
capoluogo e Villa Raspa). Il dato strabiliante è che la frazione attrae un
numero sensazionale di forza lavoro.
50
3.4 Valori percentuali della fotografia del territorio
Di seguito sono riportate, sottoforma di valori percentuali, le varie attività
presenti nel comune di Spoltore in base alla loro ragione sociale, ubicazione e
mercato. Il metodo dei valori percentuali permette di avere una visione più
ampia dei fenomeni in precedenza descritti e illustrati mediante istogrammi.
CLASSIFICAZIONE PER RAGIONE SOCIALE
NUMERO DI AZIENDE 18,04% AGRICOLTURA, CACCIA E SILVICOLTURA
2,68% ALBERGHI E RISTORANTI
4,64% ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI
0,00% AMMINISTRAZIONE PUBBLICA (NOTA: LE ATTIVITA’ DELLA P.A. QUI PREVISTE NON COMPORTANO ISCRIZIONE)
1,81% ATTIVITA' FINANZIARIE
7,54% ATTIVITA' IMMOBILIARI; NOLEGGIO; INFORMATICA; RICERCA; ALTRE ATTIVITA' PROFESSIONALI ED IMPRENDITORIALI
11,88% ATTIVITA' MANIFATTURIERE
0,00% ATTIVITA' SVOLTE DA FAMIGLIE E CONVIVENZE (NOTA: ATTIVITA’ NON PRESENTE NEL REGISTRO IMPRESE)
32,10% COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI, MOTOCICLI
15,36% COSTRUZIONI
0,14% ESTRAZIONE DI MINERALI
0,43% ISTRUZIONE
0,00% ORGANIZZAZIONI ED ORGANISMI EXTRATERRITORIALI (NOTA: ATTIVITA’ NON PRESENTE NEL REGISTRO IMPRESE) 0,07% PESCA, PISCICOLTURA E SERVIZI CONNESSI
0,00% PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA
0,36% SANITA' ED ASSISTENZA SOCIALE
4,93% TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI
51
NUMERO DI ADDETTI
41,45% AGRICOLTURA, CACCIA E SILVICOLTURA
0,98% :ALBERGHI E RISTORANTI
4,27% ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI
0,00% AMMINISTRAZIONE PUBBLICA (NOTA: LE ATTIVITA’ DELLA P.A. QUI PREVISTE NON COMPORTANO L’ISCRIZIONE)
0,42% ATTIVITA' FINANZIARIE
6,06% ATTIVITA' IMMOBILIARI; NOLEGGIO; INFORMATICA; RICERCA; ALTRE ATTIVITA' PROFESSIONALI ED IMPRENDITORIALI)
14,71% ATTIVITA' MANIFATTURIERE
0,00% ATTIVITA' SVOLTE DA FAMIGLIE E CONVIVENZE (NOTA: ATTIVITA’ NON PRESENTE NEL REGISTRO IMPRESE)
13,69% COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI, MOTOCICLI
12,89% COSTRUZIONI
0,49% ESTRAZIONE DI MINERALI
0,28% ISTRUZIONE
0,00% ORGANIZZAZIONI ED ORGANISMI EXTRATERRITORIALI (NOTA: ATTIVITA’ NON PRESENTE NEL REGISTRO IMPRESE) 0,00% PESCA, PISCICOLTURA E SERVIZI CONNESSI
0,00% PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA, GAS E ACQUA
1,54% SANITA' ED ASSISTENZA SOCIALE
3,22% TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI
52
CLASSIFICAZIONE PER UBICAZIONE NUMERO DI AZIENDE
4,95% CAPRARA
1,45% FRASCONE
33,74% SANTA TERESA
29,25% SPOLTORE
28,10% VILLA RASPA
2,51% VILLA SANTA MARIA NUMERO DI ADDETTI 1,70% CAPRARA
0,32% FRASCONE
61,95% SANTA TERESA
18,15% SPOLTORE
17,00% VILLA RASPA
0,88% VILLA SANTA MARIA
MERCATO (DATO AGGREGATO) 39,00% LOCALE
25,15 % REGIONALE
10,17 % NAZIONALE
2,79 % INTERNAZIONALE
53
3.5 Classificazione Ateco nell’anno 2007
La classificazione delle attività economiche Ateco è una tipologia di
classificazione adottata dall'Istituto Nazionale di Statistica italiano rilevazioni
statistiche nazionali di carattere economico. È la traduzione italiana della
Nomenclatura delle Attività Economiche (Nace) creata dall'Eurostat, adattata
dall'Istat alle caratteristiche specifiche del sistema economico italiano.
Attualmente è in uso la versione Ateco 2007, entrata in vigore dal 1º gennaio
2008, che sostituisce la precedente Ateco 2002, adottata nel 2002 ad
aggiornamento della Ateco 1991. Le seguenti tabelle analizzano le attività
economiche di Spoltore nel periodo 2003-2007 comparandone, in un secondo
momento, i risultati con quelli degli altri Comuni della Provincia di Pescara.
Dalle prime tabelle si può osservare che Spoltore si fonda prevalentemente
sulle attività di commercio dei beni personali, delle costruzioni e
dell’agricoltura, caccia e silvicoltura. Mentre le prime due attività fanno
registrare un incremento progressivo del loro numero, la caccia, l’agricoltura
e la silvicoltura vedono, seppur di poco, diminuire la propria consistenza nel
corso dei cinque anni di riferimento.
Altro fatto importante che vale la pena sottolineare è la scarsità degli alberghi
e dei ristoranti, nonostante l’ottima collocazione del comune di Spoltore ( è
poca la distanza che lo separa dalla costa e dalle montagne).
R – Imprese Attive
A – Imprese Registrate
I – Imprese Iscritte
C – Imprese Cessate
54
Spoltore Settore ATECO
R 2007
A 2007
I 2007
C 2007
R 2006
A 2006
I 2006
C 2006
Agricoltura, caccia e silvicoltura
241 241 9 13 245 245 13 18
Pesca, piscicoltura e servizi connessi
1 1 0 0 1 1 0 0
Estrazione di minerali
1 1 0 0 1 1 0 0
Attivita' manifatturiere
194 169 14 13 183 159 12 7
Energia elettrica, gas e acqua
0 0 0 0 0 0 0 244
Costruzioni 260 237 24 13 244 223 13 6
Commercio beni personali. per la casa
534 482 32 42 526 473 26 28
Alberghi e ristoranti 54 44 2 2 52 44 2 3
Trasporti,magazzinaggio e comunicazione
63 59 1 5 61 56 0 1
Intermediazionemonetaria e finan.
27 26 5 0 22 21 1 4
Immobili,noleggio, informatica,ricerca
135 126 9 13 121 113 2 4
Pubblica amministrazione
0 0 0 0 0 0 0 0
Istruzione 5 4 0 1 5 3 0 0
Settore Sanita' e altri servizi sociali
7 5 0 1 8 5 0 0
Altri servizi Pubblici e sociali
71 68 3 4 70 67 2 4
Imprese non classificate
90 9 25 3 105 12 41 3
55
Spoltore Settore ATECO
R 2005
A 2005
I 2005
C 2005
R 2004
A 2004
I 2004
C 2004
Agricoltura, caccia e silvicoltura
245 245 7 13 251 251 11 15
Pesca,piscicoltura e servizi connessi
1 1 0 0 1 1 0 0
Estrazione di minerali
1 1 0 0 1 1 0 0
Attivita' manifatturiere
176 153 11 12 171 150 4 9
Energia elettrica, gas e acqua
0 0 0 0 0 0 0 0
Costruzioni 236 215 21 11 220 196 17 17
Commercio beni personali, per la casa
522 469 36 26 507 459 35 26
Alberghi e ristoranti 48 41 4 2 41 35 1 4
Trasporti,magazzinaggio e comunicazione
62 57 1 6 68 61 2 6
Intermediazionemonetaria e finanz.
25 23 1 3 28 27 2 2
Immobili,noleggio, informatica,ricerca
119 110 9 7 113 105 11 4
Pubblica amministrazione
0 0 0 0 0 0 0 0
Istruzione 5 4 0 0 5 4 1 0
Settore Sanita' e altri servizi sociali
8 5 0 0 7 5 0 0
Altri servizi Pubblici e sociali
67 64 2 4 67 65 2 6
Imprese non classificate
92 10 29 5 92 10 33 6
56
Spoltore Settore ATECO
R 2003
A 2003
I 2003
C 2003
Agricoltura, caccia e silvicoltura 255 255 8 7
Pesca,piscicoltura e servizi connessi
1 1 0 0
Estrazione di minerali 1 1 0 0
Attivita' manifatturiere 175 156 9 9
Energia elettrica, gas e acqua
1 1 0 0
Costruzioni 218 195 15 12
Commercio beni personali, per la casa
483 436 22 34
Alberghi e ristoranti 41 36 4 3
Trasporti,magazzinaggio e comunicazione
68 64 5 2
Intermediazionemonetaria e finanz.
26 25 2 1
Immobili,noleggio, informatica,ricerca
104 97 10 7
Pubblica amministrazione 0 0 0 0
Istruzione 4 3 0 0
Settore Sanita' e altri servizi sociali
6 4 0 1
Altri servizi Pubblici e sociali
68 67 1 1
Imprese non classificate 93 9 37 4
57
Settore ATECO R 2007
A 2007
I 2007
C 2007
R 2006
A 2006
I 2006
C 2006
ABBATEGGIO 47 40 3 1 45 40 6 2ALANNO 436 414 14 17 439 417 26 16BOLOGNANO 100 84 6 7 103 88 7 14BRITTOLI 46 45 1 6 50 49 3 4BUSSI SUL TIRINO 155 145 9 6 152 141 11 10CAPPELLE SUL TAVO 347 308 21 29 354 310 23 25CARAMANICO TERME 232 215 15 12 229 212 13 8CARPINETO DELLA NORA 112 110 4 4 112 111 8 5CASTIGLIONE A C. 69 62 2 6 74 66 5 3CATIGNANO 210 202 6 10 215 208 8 6CEPAGATTI 1.119 998 70 54 1.100 982 81 57CITTA' SANT'ANGELO 1.462 1.284 140 93 1.410 1.254 90 84CIVITAQUANA 192 177 13 11 192 178 6 16CIVITELLA CASANOVA 284 268 8 13 290 275 13 16COLLECORVINO 717 658 39 43 720 664 39 32CORVARA 52 49 3 1 50 48 0 4CUGNOLI 238 228 12 11 237 227 10 15ELICE 262 249 11 15 265 254 19 17FARINDOLA 177 170 9 9 177 168 6 7LETTOMANOPPELLO 193 180 16 13 192 180 10 8LORETO APRUTINO 976 920 65 61 970 911 46 57MANOPPELLO 650 579 45 39 638 564 45 40MONTEBELLO DI B. 128 118 5 3 126 116 11 8MONTESILVANO 4.772 4.086 443 318 4.627 3.968 437 329MOSCUFO 370 335 20 21 372 342 23 23NOCCIANO 214 203 13 17 219 208 20 14PENNE 1.382 1.290 87 66 1.360 1.270 79 89PESCARA 15.171 12.277 1.074 962 15.114 12.234 1.091 916PPESCOSANSONESCO 51 51 1 3 52 52 7 1PIANELLA 1.000 920 53 56 998 925 51 61PICCIANO 142 128 11 7 139 127 10 12PIETRANICO 75 72 3 2 74 71 2 1POPOLI 437 372 41 21 416 348 28 36ROCCAMORICE 70 66 7 3 66 64 3 4ROSCIANO 366 347 23 29 370 353 22 22SALLE 29 25 1 2 30 26 1 3SANT'EUFEMIA A M. 48 39 4 1 45 37 3 3SAN VALENTINO 147 136 12 7 138 128 7 7SCAFA 372 332 29 38 384 342 33 30SERRAMONACESCA 65 61 5 3 62 59 2 6SPOLTORE 1.683 1.472 124 110 1.644 1.423 112 78TOCCO DA CASAURIA 289 260 28 14 274 249 25 13TORRE DE' PASSERI 302 258 28 20 294 250 30 19TURRIVALIGNANI 73 63 4 3 71 63 7 4VICOLI 54 54 2 1 53 53 4 4VILLA CELIERA 75 71 1 5 79 75 1 6
58
Settore ATECO R 2005
A 2005
I 2005
C 2005
R 2004
A 2004
I 2004
C 2004
ABBATEGGIO 40 36 2 2 42 38 4 0 ALANNO 431 408 16 16 430 406 24 19 BOLOGNANO 108 92 12 11 108 94 5 5 BRITTOLI 51 51 1 3 54 54 2 4 BUSSI SUL TIRINO 151 141 7 9 154 144 6 12 CAPPELLE SUL TAVO 358 313 21 16 353 309 29 18 CARAMANICO TERME 225 211 10 9 224 209 11 15 CARPINETO DELLA NORA 108 107 4 4 107 106 8 5 CASTIGLIONE A C. 72 65 4 2 71 65 2 2 CATIGNANO 216 211 12 9 216 209 9 9 CEPAGATTI 1.072 962 74 42 1.035 917 78 55 CITTA' SANT'ANGELO 1.400 1.234 114 95 1.371 1.211 110 74 CIVITAQUANA 201 188 11 5 194 183 4 6 CIVITELLA CASANOVA 294 280 18 17 292 276 22 16 COLLECORVINO 709 651 44 34 698 645 49 34 CORVARA 54 51 4 2 51 48 1 1 CUGNOLI 241 230 12 7 234 223 14 15 ELICE 262 253 13 12 260 249 15 9 FARINDOLA 177 169 10 6 173 164 7 12 LETTOMANOPPELLO 191 177 19 19 191 178 20 10 LORETO APRUTINO 982 927 57 33 955 900 56 41 MANOPPELLO 633 557 52 25 604 541 49 30 MONTEBELLO DI B. 122 114 6 8 124 117 7 7 MONTESILVANO 4.501 3.850 392 258 4.373 3.747 372 232 MOSCUFO 365 339 19 19 366 344 24 12 NOCCIANO 213 202 7 14 221 208 15 17 PENNE 1.374 1.286 90 64 1.342 1.246 91 66 PESCARA 14.961 12.144 1.112 802 14.666 11.880 1.127 802 PPESCOSANSONESCO 46 46 2 1 44 44 1 2 PIANELLA 1.007 942 66 63 1.002 942 51 48 PICCIANO 139 126 12 4 133 121 11 8 PIETRANICO 73 72 4 2 69 67 4 7 POPOLI 423 350 31 16 408 344 28 18 ROCCAMORICE 66 64 7 5 64 62 4 3 ROSCIANO 367 352 24 22 368 357 33 24 SALLE 32 27 1 2 34 29 1 2 SANT'EUFEMIA A M. 45 37 7 4 42 37 3 1 SAN VALENTINO 139 126 13 6 130 117 8 9 SCAFA 383 342 39 21 361 321 30 29 SERRAMONACESCA 66 62 1 1 65 61 3 3 SPOLTORE 1.607 1.398 121 89 1.572 1.370 119 95 TOCCO DA CASAURIA 263 239 17 17 262 236 14 10 TORRE DE' PASSERI 285 246 23 15 279 243 18 18 TURRIVALIGNANI 68 65 11 5 60 56 3 3 VICOLI 53 53 4 4 53 53 2 3 VILLA CELIERA 84 80 11 7 80 78 4 8
59
Settore ATECO R 2003
A 2003
I 2003
C 2003
ABBATEGGIO 38 35 2 0ALANNO 426 401 21 25BOLOGNANO 110 97 7 3BRITTOLI 56 54 8 7BUSSI SUL TIRINO 160 149 6 7CAPPELLE SUL TAVO 347 306 29 15CARAMANICO TERME 228 208 22 11CARPINETO DELLA NORA 104 104 7 4CASTIGLIONE A CASAURIA 70 64 6 3CATIGNANO 215 205 10 9CEPAGATTI 1.008 891 91 40CITTA' SANT'ANGELO 1.332 1.192 103 77CIVITAQUANA 194 187 4 12CIVITELLA CASANOVA 286 277 17 9COLLECORVINO 680 630 27 33CORVARA 51 48 3 7CUGNOLI 238 226 12 10ELICE 253 242 9 12FARINDOLA 178 169 7 13LETTOMANOPPELLO 180 167 19 13LORETO APRUTINO 942 895 48 58MANOPPELLO 586 531 46 36MONTEBELLO DI BERTONA 123 118 8 8MONTESILVANO 4.215 3.620 373 265MOSCUFO 351 330 20 15NOCCIANO 223 212 19 7PENNE 1.320 1.239 80 75PESCARA 14.352 11.731 1.076 862PPESCOSANSONESCO 45 45 4 4PIANELLA 994 940 52 46PICCIANO 131 122 8 8PIETRANICO 71 68 3 2POPOLI 398 339 30 30ROCCAMORICE 63 62 4 2ROSCIANO 358 351 16 15SALLE 35 30 0 4SANT'EUFEMIA A MAIELLA 40 34 3 1SAN VALENTINO 131 120 8 5SCAFA 363 325 28 23SERRAMONACESCA 65 60 2 3SPOLTORE 1.544 1.350 113 81TOCCO DA CASAURIA 259 233 19 13TORRE DE' PASSERI 279 242 31 17TURRIVALIGNANI 59 55 4 4VICOLI 53 53 2 3VILLA CELIERA 84 81 3 6
60
A livello provinciale Spoltore si colloca al terzo posto per numero di attività
dietro il Capoluogo Pescara e Montesilvano seguito a breve distanza dai
comuni di Città Sant’Angelo e Penne. L’ordine appena elencato ricalca
appieno la classifica dei residenti per comune della provincia pescarese.
Dalla tabella di seguito si evince un tasso di sviluppo positivo delle attività
spoltoresi per tutti i quattro anni presi come riferimento, anche se si manifesta
una leggera flessione nell’anno 2007.
TASSI ANNUI PERCENTUALI
2004 2005 2006 2007
TASSO DI NATALITA’ 7,70 % 7,70 % 6,97 % 7,54 %
TASSO DI MORTALITA’
6,15 % 5,66 % 4,85 % 6,69 %
TASSO DI SVILUPPO 1,55 % 2,03 % 2,11 % 0,85 %
Tassi annui percentuali delle imprese di Spoltore
61
CAPITOLO IV – Il Boom demografico, le attività
produttive e la ricchezza
4.1 Il boom demografico
Spoltore ha assistito negli ultimi cinquanta anni ad una crescita spaventosa
della popolazione. Una crescita che sia in termini assoluti che in termini
percentuali supera di gran lunga quella di altri comuni della provincia.
Innanzitutto è necessario quantificare tale aumento demografico e in una
seconda fase analizzare i motivi di questo trend.
Gli articoli del quotidiano “Il centro” riportati di seguito, testimoniano come
l’attenzione pubblica si sia occupata di questo fenomeno.
Articolo tratto da "Il Centro" del 31/01/2005
62
Articolo tratto da "Il Centro" del 27/01/2006
La popolazione residente nel Comune di Spoltore ha sempre segnato un
continuo e progressivo incremento che appare più marcato dal 1931 in poi.
Dai 220 fuochi del 1532 (circa 1.200 persone quasi tutte residenti nel
capoluogo e a Caprara) si passa ai 226 fuochi (209 a Spoltore e 16 a Caprara)
per circa 1240 unità complessive secondo quanto è documentato nelle mappe
del Cartaro e nei relativi elenchi del XVII secolo. Nella prima metà del secolo
XVII gli abitanti sono circa 3000 e circa 4000 quelli che abitano nel territorio
comunale verso l’anno 1850.
63
In cinquant’anni, dal 1850 al 1900, la popolazione cresce di oltre 1000 unità,
raggiungendo le oltre 5.500 unità alla conclusione della prima guerra
mondiale.
Alla fine del 1930 gli abitanti sono 5.800; dal 1931 al 1981 la popolazione
quasi raddoppia, sia per effetto dell’incremento naturale che per l’eccedenza
degli immigrati sugli emigrati. Il saldo attivo, come accennato dei precedenti
paragrafi, costituisce uno dei massimi indici d’incremento demografico di
tutta la Regione, contrapponendosi così al diffuso decremento nei Comuni
registrato nell’ultimo secolo e nel censimento del 1971.
Il fattore che incide maggiormente è la forte immigrazione proveniente dai
Comuni dell’interno, iniziata poco dopo la fine dell’ultimo conflitto e quella
delle Provincie meridionali ed insulari. Quest’ultimo tipo di immigrazione è
favorita dallo sviluppo edilizio che si verifica dagli anni 60’ in poi ai margini
del centro abitato capoluogo, nelle frazioni di Villa Raspa e Santa Teresa e
nella contrada Pescarina inferiore, le quali essendo prossime a Pescara,
consentono un più agevole collegamento con il capoluogo di Provincia.
Il trend positivo continua e si rafforza negli anni successivi. Nel 1980
Spoltore supera i diecimila abitanti e da questa data la crescita fa registrare
ritmi vertiginosi che in meno di venti anni permettono di far toccare a
Spoltore il tetto dei 18.000 abitanti. La tabella riportata di seguito illustra
anno per anno il numero degli abitanti spoltoresi. Il lettore, in tal modo, può
soffermarsi sulle cifre della crescita e osservare con mano il fenomeno atipico
che si è registrato in un paese che ha vissuto quasi nell’anonimato per secoli
interi.
64
Abitanti 1861/1874 1875/1991 1992/2008
31/12/1861 4.461 31/12/1975 9.366 31/12/1992 13.188
31/12/1871 4.274 31/12/1976 9.508 31/12/1993 13.694
31/12/1881 4.511 31/12/1977 9.616 31/12/1994 13.810
31/12/1901 5.245 31/12/1978 9.616 31/12/1995 13.876
31/12/1911 5.348 31/12/1979 9.928 31/12/1996 13.898
31/12/1921 5.816 31/12/1980 10.189 31/12/1997 14.293
31/12/1931 5.977 31/12/1981 10.539 31/12/1998 14.645
31/12/1936 6.303 31/12/1982 10.741 31/12/1999 15.205
31/12/1951 6.781 31/12/1983 10.987 31/12/2000 15.521
31/12/1961 7.439 31/12/1984 11.417 21/10/2001 15.695
31/12/1968 8.261 31/12/1985 11.651 31/12/2002 16.064
31/12/1969 8.467 31/12/1986 11.892 31/12/2003 16.281
31/12/1970 8.516 31/12/1987 12.138 31/12/2004 16.546
31/12/1971 8.476 31/12/1988 12.374 31/12/2005 16.913
31/12/1972 8.626 31/12/1989 12.566 31/12/2006 17.240
31/12/1973 8.965 31/12/1990 12.848 31/12/2007 17.711
31/12/1974 9.189 31/12/1991 12.935 31/08/2008 17.967 Tabella – Anagrafe del comune di Spoltore dal 1861 ad oggi
65
4.2 Le attività produttive e commerciali
La prima vera attività produttiva che sorge a Spoltore, di una certa rilevanza,
è la Fornace De Leonardis, in contrada Casalice. Si tratta di una fonte di
lavoro alternativa a quella agricola che perdura per circa tutto il ventesimo
secolo, con un boom di occupati nel secondo dopoguerra fino alla fine degli
anni settanta, quando l’attività principale da produttiva di laterizi si trasforma
in commerciale di laterizi ed alluminio. Nel periodo di massimo splendore
arriva ad avere diverse decine di dipendenti (quasi esclusivamente operai) con
salari decisamente superiori a quelli di altri settori trainanti come l’edilizia.
All’inizio degli anni novanta inizia un rapido declino con la chiusura
definitiva alla fine dello stesso decennio. Attualmente, secondo il P.R.G.
vigente, l’area della fornace De Leonardis (circa 10 ettari) ha destinazione
produttiva e commerciale e negli ultimi anni si sta popolando di capannoni
produttivi e commerciali di piccola e media superficie (tra i 500 mq e i 1500
mq).
Subito dopo la seconda guerra mondiale altra fonte di occupazione stabile per
gli spoltoresi, è rappresentata dalla Clinica privata De Cesaris. Nella maggior
parte dei casi gli spoltoresi sono occupati come portantini o inservienti.
L’occupazione in clinica ha rappresentato una fonte di reddito sicura per
alcune decine di famiglie tra gli anni sessanta e gli anni ottanta. Alla fine
degli anni ottanta si manifesta con tutti i suoi effetti il declino provocando la
conseguente chiusura nel decennio successivo. Oggi è sede di una Residenza
Sanitaria Assistita.
All’inizio degli anni sessanta le attività produttive e commerciali si spostano
lungo le sponde del fiume Pescara, in pianura.
66
Proprio a confine con il Comune di Pescara, nasce l’industria di pavimenti e
manufatti in cemento Alici. La vita di tale industria è breve. L’avvento e la
forte diffusione delle mattonelle in ceramica negli anni settanta fanno entrare
in crisi la produzione che chiude negli anni ottanta. Attualmente i capannoni
sono utilizzati per piccole attività commerciali e produttive diverse. Il P.R.G.
vigente consente interventi di recupero urbanistico della zona attraverso piani
particolareggiati di iniziativa privata che escludono attività produttive ma
consentono residenza ed attività commerciali.
Andando verso ovest, sempre tra gli anni sessanta e settanta, sorgono:
- Laureti carburanti, un’attività commerciale con un forte sviluppo e una
discreta occupazione. Successivamente l’attività si ritrova, a causa dello
sviluppo urbano di Villa Raspa, in piena zona residenziale, divenendo con
essa incompatibile.
- Di Gregorio Marmi, un centro di lavorazione delle pietre e dei marmi di
notevole rilevanza che è stato in piena attività fino alla fine degli anni novanta
e che tuttora esiste anche se in condizioni notevolmente ridotte. Anche questa
attività è attualmente in piena zona residenziale.
- Di fronte a Di Gregorio Marmi, la Vi.Be, industria specializzata nella
costruzione di ribaltabili per autocarri. Tale ditta che ha conosciuto solo
espansione, ritrovatasi come le precedenti in piena zona residenziale, si è
spostata con notevole ampliamento nella zona produttiva di S. Teresa. (zona
P.I.P. piano di insediamenti produttivi);
- A metà strada tra Villa Raspa e S. Teresa, all’inizio degli anni settanta,
sorge la OREM, fabbrica di ascensori. Si tratta di una discreta realtà
produttiva tuttora con attività decisamente rilevante.
67
- All’ingresso di Santa Teresa, sempre all’inizio degli anni settanta, nasce il
Pastificio Riviera, una piccola fabbrica di pasta che esaurisce la sua attività
nei primi anni novanta;
- All’estremità ovest, a confine con il comune di Cepagatti, negli anni
sessanta sorge la Di Zio Serbatoi. Tale industria che fino alla fine degli anni
novanta è stata la più rilevante delle attività produttive presenti sul territorio
di Spoltore, è ancora presente ma con minore incidenza.
Le attività sopra descritte sono accomunate da due caratteristiche:
- tutte di tipo produttivo, con irrilevanti presenze commerciali;
- tutte nate e localizzate senza alcuna pianificazione, data la mancanza di
qualsiasi strumento urbanistico.
Il primo vero strumento urbanistico, a Spoltore, è il P.d.F. (Piano di
Fabbricazione), nato nel 1976.
Tale strumento non tiene sostanzialmente conto delle attività esistenti (salvo
la Fornace De Leonardis con una variante del 1983), permettendo in alcuni
casi anche la commistione tra zone produttive e zone residenziali, come a
Villa Raspa. L’unica previsione urbanistica ragionata è il Piano di Zona P.I.P.
a Santa Teresa, che però rimarrà senza attuazione fino alla fine degli anni
novanta.
La spinta maggiore all’insediamento di nuove attività commerciali e
produttive arriva a metà degli novanta. In parte è dovuto alle previsioni del
P.R.G., adottato nel 1988 ma entrato in vigore nel 1994, in parte per
l’impegno delle Amministrazioni comunali del periodo.
Si attua finalmente il Piano di Zona P.I.P. di S. Teresa dove si insediano
diverse attività produttive moderne e molto vivaci sul mercato. Molte di
68
queste attività sono il risultato del trasferimento da zone incompatibili per
destinazione come avviene nel caso della zona residenziale di Villa Raspa.
La prima ed estremamente rilevante attività commerciale nasce con il Piano
Direzionale di Villa Raspa. In sostanza si tratta di un polo direzionale e
commerciale integrato in ambito urbano. Si sviluppa su circa 52 ettari con
insediamenti direzionali (uffici pubblici e privati, banche, sedi di enti, ecc.)
commerciali (vendita al dettaglio), ricettive e di spettacolo (bar, ristoranti,
cinema, ecc.). Esso ha la caratteristica di integrarsi perfettamente con
l’ambiente urbano di Villa Raspa e Frascone per le seguenti peculiarità:
- collegamento diretto alla grande viabilità (circonvallazione), con
diminuzione del disagio traffico a carico di Villa Raspa;
- realizzazione di grandi spazi per parcheggi e verde a potenziamento e
integrazione delle scarse infrastrutture esistenti a Villa Raspa;
- basso impatto paesaggistico ed ambientale con edifici di altezza modesta
con diffusione estensiva.
A tali peculiarità va aggiunta la circostanza che la potenzialità occupazionale
in atto e prevista raggiunge oltre le 500 unità. Un numero davvero
considerevole per un territorio come quello di Spoltore.
69
4.4 La ricchezza e gli occupati spoltoresi
Il 24 settembre 2008 sul quotidiano “Il Messaggero d’Abruzzo” esce un
articolo dal titolo “Paperone abita a Spoltore. Reddito medio oltre 25 mila
euro, parte la rimonta di Pescara”.
L’articolo fa riferimento alla rielaborazione dei dati Istat 2007 realizzata
dell’istituto Sintesi. Nel dettaglio si afferma che i nuclei familiari che stanno
meglio dopo quelli pescaresi (29.035) sono quelli spoltoresi (25.308), i quali
fanno registrare in percentuale un trend positivo rispetto al 1999 del 26,8 %.
Inoltre, gli spoltoresi, sempre nel dato provinciale, si piazzano al secondo
posto nella graduatoria dei redditi per contribuente: 14.501 euro di reddito
denunciato, meglio del 22,2 % rispetto alla rilevazione precedente. Al primo
posto si collocano i pescaresi con una media di 17.703 euro dichiarati al fisco
l’anno scorso, il 23,8 % in più del 1999.
Scorrendo la classifica del reddito per abitante, al comando degli incrementi
percentuali c’è Spoltore che fa registrare un più 36 %; l’anno scorso i suoi
residenti abbiano prodotto utili per 9.502. E’ il dato percentuale nettamente
migliore della provincia se si pensa che i pescaresi si fermano a 12.183 euro a
testa, meglio cioè del 19,3 % rispetto al 1991.
Si può affermare, dunque, che “Spoltore sia divenuta una città ricca”, e ciò è
un fatto che emerge anche dalla rielaborazione dei dati Istat.
70
Articolo da "Il Messaggero D'Abruzzo” del 24/09/2008
Ad ulteriore conforto della tesi che Spoltore sia divenuto un comune ricco, ci
si avvale di alcuni dati statistici forniti dalla Camera di Commercio di
Pescara. I dati, accuratamente rielaborati, fanno riferimento all’anno 2005 e
intendono osservare la ricchezza degli spoltoresi e la loro propensione al
consumo. Per avere un quadro di riferimento generale si è preferito inserire i
dati in un contesto più ampio che è quello provinciale. In tale modo è
possibile comparare la situazione reddituale degli spoltoresi con quella dei
cittadini degli altri Comuni della Provincia.
Nel 2005 Spoltore si colloca al terzo posto, dietro Pescara (18.332 euro) e
Montesilvano (14.857), nella classifica, su base provinciale, del reddito
procapite (14.454). Inoltre ogni cittadino consuma mediamente 12.089 euro
l’anno ed in questa classifica si colloca al quarto posto, dietro Pescara
(15.329), Montesilvano (12.425) e Popoli (12.263).
71
La situazione del 2005 per Spoltore è si positiva, ma non brillante come
quella del 2007. In due anni Spoltore ha migliorato la sua classifica ed oggi
rappresenta una bellissima realtà della provincia di Pescara.
Di seguito si riporta in dettaglio il dato di tutta la Provincia, fornito di
un’ulteriore classificazione dei consumi pro-capite.
A seguire altre tabelle illustrano gli occupati e i non occupati residenti a
Spoltore in merito al Censimento Istat del 2001.
Come già accennato, Spoltore non presenta problemi occupazionali
importanti. Fondamentalmente, il dato generale dell’occupazione rispecchia il
dato nazionale e si attesta mediamente al di sopra di quello regionale.
Si è più volte affermato che l’intento conoscitivo della trattazione è
principalmente quello di spiegare le cause del forte sviluppo che ha “subito” o
“alimentato” il territorio.
Osservati l’andamento demografico e del reddito, si tratta ora di fornire
risposte plausibili alle domande implicitamente ed esplicitamente formulate
nel corso dell’elaborato. Preso atto della forte espansione di Spoltore sotto
tutti i punti di vista è lecito, in quest’ultima fase, fornire risposte agli
interrogativi che ci si è posti.
Proprio verso questa direzione si dirige l’ultimo capitolo che intende
approfondire le determinanti dello sviluppo attraverso rielaborazioni delle
informazioni in possesso.
72
COMUNE Popolazione Reddito %pensioni Totale Aliment.Consumi per abitanteConsumi Altri residente 2005 pro-capite reddito consumi abbigliam. abitazione fuori casaconsumi Abbateggio 440 10.010 24,0 8.946 1.431 447 1.70 468 4.899 Alanno 3.694 12.522 18,6 11.068 1.992 631 2.76 573 5.105 Bolognano 1.214 12.065 19,5 10.784 1.725 539 2.15 558 5.804 Brittoli 383 9.530 32,7 8.518 1.363 426 1.61 426 4.685 Bussi sul tirino 2.885 13.288 25,1 11.745 2.114 669 2.93 591 5.434 Cappelle 3.789 12.744 12,2 11.264 2.028 642 2.81 556 5.222 Caramanico 2.090 11.621 18,9 10.069 1.812 574 2.51 516 4.649 Carpineto 721 10.175 27,6 9.094 1.455 455 1.72 457 4.999 Castiglione a c. 903 11.633 17,6 10.397 1.663 520 1.97 546 5.692 Catignano 1.496 10.919 18,6 9.460 1.561 473 1.89 494 5.040 Cepagatti 9.838 12.932 13,2 11.184 2.013 637 2.79 610 5.127 Citta' s.angelo 13.309 13.622 12,4 11.521 2.189 855 3.22 679 4.572 Civitaquana 1.351 10.317 24,2 9.221 1.521 461 1.84 479 4.915 Civitella c. 2.022 10.197 24,8 8.835 1.590 504 2.20 446 4.086 Collecorvino 5.577 11.317 16,4 9.788 1.762 558 2.44 514 4.507 Corvara 291 10.860 29,2 9.706 1.553 485 1.84 530 5.293 Cugnoli 1.633 11.079 21,2 9.599 1.584 480 1.92 497 5.118 Elice 1.750 10.325 21,8 8.946 1.476 465 1.78 463 4.752 Farindola 1.736 10.107 23,0 8.757 1.445 455 1.75 464 4.641 Lettomanoppello 3.122 11.181 16,2 9.882 1.779 563 2.47 473 4.596 Loreto aprutino 7.681 11.912 17,1 10.302 1.854 587 2.57 567 4.718 Manoppello 6.117 12.862 14,7 11.124 2.002 634 2.78 591 5.115 Montebello di b. 1.095 10.323 25,7 9.226 1.476 461 1.84 458 4.985 Montesilvano 44.481 14.857 10,4 12.425 2.361 922 3.47 712 4.951 Moscufo 3.250 11.411 16,9 10.086 1.815 575 2.52 502 4.672 Nocciano 1.790 11.091 16,1 9.609 1.585 500 1.92 503 5.099 Penne 12.568 13.804 13,9 11.545 2.193 857 3.23 692 4.570 Pescara 122.37 18.332 10,9 15.329 2.912 1.13 4.29 902 6.085 Pescosansonesco 549 10.470 22,5 9.358 1.497 468 1.77 494 5.121 Pianella 7.843 11.919 17,1 10.308 1.855 588 2.57 562 4.726 Picciano 1.377 10.693 21,6 9.557 1.529 478 1.91 481 5.158 Pietranico 600 11.100 26,7 9.921 1.587 496 1.88 519 5.433 Popoli 5.579 14.179 14,8 12.263 2.207 699 3.06 663 5.627 Roccamorice 1.015 10.694 21,6 9.558 1.529 478 1.91 468 5.172 Rosciano 3.170 11.379 17,1 10.058 1.810 573 2.51 507 4.652 Salle 307 10.011 25,7 8.948 1.432 447 1.70 465 4.903 Sant'eufemia. 324 10.444 25,1 9.335 1.494 467 1.77 499 5.101 San valentino in 1.924 11.265 19,7 9.760 1.659 556 2.44 540 4.564 Scafa 3.961 12.952 17,3 11.448 2.061 653 2.86 590 5.282 Serramonacesca 579 10.680 23,8 9.545 1.527 477 1.81 496 5.231 Spoltore 16.876 14.454 10,9 12.089 2.297 897 3.38 727 4.783 Tocco da casauria 2.821 12.395 14,7 10.956 1.972 624 2.73 555 5.065 Torre de' passeri 3.139 13.331 16,6 11.783 2.121 672 2.94 596 5.449 Turrivalignani 860 12.101 18,0 10.815 1.730 541 2.05 551 5.938 Vicoli 432 10.434 26,7 9.325 1.492 466 1.77 481 5.114 Villa celiera 823 9.736 35,5 8.702 1.392 435 1.65 465 4.756 Provincia di P. 309.78 15.185 19,3 13.040 2.380 872 3.42 725 5.641
73
OCCUPATI IN CERCA DI
OCCUPAZIONE
TOTALE
SPOLTORE 5.757 678 6.435
Popolazione residente di 15 anni e più per condizione professionale. Forze di lavoro. Fonte: Censimento Istat 2001.
STUDENTI CASALINGHE/I RITIRATI/E
DAL
LAVORO
IN ALTRA
CONDIZIONE
TOTALE
SPOLTORE 1.132 2.210 2.030 984 6.356
Popolazione residente di 15 anni e più per condizione professionale. Non forze di lavoro. Fonte: Censimento Istat 2001.
DIPENDENTE
O IN ALTRA
POSIZIONE
SUBORDINATA
INDIPENDENTE
TOTALE
IMPREND.
E LIBERO
PROFESS.
LAVOR.
IN
PROPRIO
SOCIO DI
COOP.
COADIUVANTE
FAMILIARE
SPOLTORE 4.104 516 976 88 73 1.653 5.757
Occupati per posizione nella professione. Fonte: Censimento Istat 2001.
74
AGRICOLTURA INDUSTRIA COMMERCIO
SPOLTORE 223 1.641 1.469
TRASPORTI E
COMUNICAZIONE
CREDITO E
ASSICURAZIONI
SERVIZI ALLE
IMPRESE
NOLEGGIO
ALTRE
ATTIVITA’
SPOLTORE 331 528 1.565
TOTALE 5.757
Occupati per sezione di attività economica. Fonte: Censimento Istat 2001.
75
CAPITOLO V – Considerazioni e prospettive 5.1. Il pendolarismo
Nella parte introduttiva della trattazione in esame ci si è posti alcuni
interrogativi ai quali, in questa sede, si cerca di dar risposta.
In concreto si analizza mediante dati estrapolati dai Censimenti Istat la
capacità di attrazione del Comune in riferimento alla sua natura di centro
produttivo o meno. Si tenta, dunque, di rielaborare informazioni quantitative
gentilmente fornite dall’Istituto Nazionale di Statistiche e di trasformarle in
informazioni che contengono indicazioni qualitative circa l’argomento preso
in esame.
E’ lecito e quanto mai doveroso chiedersi se questa espansione abitativa e
reddituale, come si è osservato dettagliatamente nei capitoli precedenti, sia
frutto di politiche attive e strategiche delle varie amministrazioni comunali
che si sono succedute nel corso degli anni oppure dipenda da fattori esterni
agli interventi di gestione della cosa pubblica.
Ritornando alle parole utilizzate nell’intervento introduttivo, possiamo
considerare Spoltore un dormitorio oppure una realtà che si alimenta delle
proprie attività produttive?
In questa prima fase ci si avvale di un dato che preso singolarmente non dà
informazione adeguate ma che inserito in un discorso più ampio rivela la vera
natura di Spoltore.
Il dato in questione è quello del pendolarismo e fa riferimento al Censimento
2001.
76
COMUNI Luogo di destinazione
Nello stesso comune di dimora abituale
Fuori del comune Totale
Provincia di Pescara
Abbateggio 43 122 165
Alanno 870 757 1.627
Bolognano 220 275 495
Brittoli 36 87 123
Bussi sul Tirino 797 423 1.220
Cappelle sul Tavo 774 1.093 1.867
Caramanico Terme 568 306 874
Carpineto della Nora 85 148 233
Castiglione a Casauria 103 241 344
Catignano 377 346 723
Cepagatti 2.088 2.271 4.359
Città Sant'Angelo 3.072 2.695 5.767
Civitaquana 341 271 612
Civitella Casanova 337 412 749
Collecorvino 1.295 1.314 2.609
Corvara 17 60 77
Cugnoli 345 345 690
Elice 346 399 745
Farindola 289 394 683
Lettomanoppello 650 731 1.381
Loreto Aprutino 1.869 1.735 3.604
Manoppello 1.304 1.324 2.628
Montebello di Bertona 196 226 422
Montesilvano 9.645 10.080 19.725
Moscufo 602 989 1.591
Nocciano 380 381 761
Penne 4.901 1.533 6.434
Pescara 40.803 11.116 51.919
Pescosansonesco 83 138 221
77
Pianella 1.790 1.678 3.468
Picciano 226 379 605
Pietranico 62 141 203
Popoli 1.669 776 2.445
Roccamorice 176 206 382
Rosciano 565 863 1.428
Salle 36 47 83
Sant'Eufemia a Maiella 38 46 84
San Valentino in Abruzzo Citeriore 431 388 819
Scafa 905 859 1.764
Serramonacesca 56 167 223
Spoltore 2.640 5.186 7.826
Tocco da Casauria 716 542 1.258
Torre de' Passeri 674 708 1.382
Turrivalignani 104 267 371
Vicoli 31 131 162
Villa Celiera 115 203 318
Totale 82.670 52.799 135.469
Popolazione residente che si sposta giornalmente per luogo di destinazione. Pescara (dettaglio comunale) ‐ Censimento 2001.
Da Spoltore si spostano giornalmente 7.826 individui per motivi di studio e di
lavoro: 2.640 soggetti rimangono nello stesso comune di dimora, 5.186
soggetti si dirigono verso altri comuni.
Il capoluogo di Provincia, Pescara, a fronte di una popolazione residente di
116.286 unità genera spostamenti nella stessa città per 40.803 unità e verso
altri comuni per 11.116 unità.
Si prende ad esempio un’altra realtà metropolitana importante come quella di
Città Sant’Angelo. Nel comune in questione giornalmente 3.072 soggetti
78
rimangono nel comune a fronte di 2.695 spostamenti verso altri Comuni per
un totale di 5.767 spostamenti giornalieri.
Il dato aggregato dell’intera Provincia vede 135.469 spostamenti giornalieri,
82.670 nel Comune di dimora, 52.799 verso altri comuni.
Nella tabella successiva si analizzano in termini percentuali i dati appena
descritti.
COMUNE Nello stesso Comune di
dimora attuale
Fuori dal Comune
SPOLTORE 34 % 66 %
PESCARA 79 % 21 %
CITTA’ S.ANGELO 53 % 47 %
PROVINCIA PE 61 % 39 %
Percentuali della popolazione residente che si sposta giornalmente per luogo di destinazione. Censimento 2001.
Spoltore presenta l’incidenza maggiore di spostamenti giornalieri per motivi
di lavoro e di studio rispetto alle variabili considerate. Se a Pescara la
maggioranza assoluta della popolazione rimane in Città, il Comune di Città S.
Angelo manifesta una sostanziale parità, mentre il dato aggregato su base
provinciale indica una prevalenza, di non poca entità, del fenomeno di
rimanere a studiare e lavorare nel proprio Comune di appartenenza.
A Spoltore, al contrario, circa due persone su tre si spostano giornalmente per
motivi di lavoro e di studio.
79
Il dato che ne viene fuori permette di fare una prima importante
considerazione: gli abitanti di Spoltore sono impiegati prevalentemente fuori
dal Comune.
Ulteriori e approfondite considerazioni possono essere effettuate osservando il
dato occupazionale facente riferimento sempre al Censimento del 2001.
I residenti di Spoltore che lavorano sono 5.757, circa il 30 % della totalità
della popolazione. Gli studenti e agli occupati che si spostano giornalmente
verso altri Comuni, come si è osservato precedentemente, sono 5.186. Si fa
presente che Spoltore è dotata di Asili Nido, Scuole Materne, Scuole
Elementari e di una Scuola Media Inferiore. Mancano nel territorio Scuole
Medie Superiori e Università. Con una forzatura, che in realtà lo è solo in
parte, si può affermare che i ragazzi Spoltoresi frequentano le scuole nel
proprio territorio di appartenenza fino all’approdo alla Scuola Media
Superiore e alcuni di loro proseguono il percorso di studi nelle tre Università
della Regione e fuori Abruzzo. Sono molto di più gli studenti che frequentano
le scuole fino alla classe della Terza Media Inferiore rispetto a coloro i quali
si trovano a studiare nei gradi più elevati di Istruzione.
Da tale ragionamento ne deriva che l’incidenza degli studenti che
giornalmente si sposta è minima rispetto al totale degli spostamenti giornalieri
verso altri Comune.
La maggior parte dei ragazzi in età scolastica rimane nel proprio Comune di
residenza. Ne consegue che una parte significativa dei 2.640 soggetti che
operano giornalmente nel Comune è determinata dagli studenti Spoltoresi.
80
Alla luce di ciò dei 5.757 occupati residenti a Spoltore una fetta importante
non lavora nel territorio di appartenenza ma giornalmente si dirige verso
insediamenti produttivi collocati al di fuori della Comune.
5.2 Il Confronto tra occupati e addetti
Prima di proseguire nella ricerca delle risposte sulla reale natura produttiva di
Spoltore è bene chiarire alcuni aspetti. Nell’analisi che sarà effettuata in
questo paragrafo, si prendono in considerazioni due variabili che
apparentemente potrebbero avere la stessa consistenza: occupati e addetti. E’
necessario sin da subito compiere una distinzione tra i due termini per
interpretare in maniera più lineare possibile il confronto tra di essi.
Addetti e occupati vengono fuori da rilevazioni diverse e da modalità diverse
(è il motivo per cui spesso c’è differenza tra numero di occupati e addetti).
L’addetto è colui che lavora in proprio o alle dipendenze e che può essere
residente anche in un posto diverso da dove lavora ( come dire che gli addetti
a Spoltore potrebbero risiedere anche fuori Spoltore). Inoltre è il datore di
lavoro il soggetto dell’indagine. L’occupato invece è colui il quale risiede nel
territorio oggetto dell’indagine ed è il soggetto intervistato.
Ai fini del proposito conoscitivo di questa trattazione un buon metodo per
comprendere se Spoltore può essere considerato un “paese dormitorio”, è
quello di confrontare le due variabili prendendo come riferimento i
Censimenti svolti negli anni 1981, 1991 e 2001. Se i valori tendono a
coincidere, significa che Spoltore, nonostante la stragrande maggioranza della
popolazione residente lavori fuori dal comune, ha la capacità produttiva di
81
“sfamare” i suoi abitanti e che con una programmazione mirata si potrebbe
nel futuro limitare il flusso verso l’esterno dei lavoratori spoltoresi.
Altrimenti se il numero degli addetti è assai più elevato di quelli degli
occupati, significa certamente che i centri produttivi di Spoltore non possono,
neanche potenzialmente “sfamare” gli abitanti di Spoltore.
Prima di assumere come corrispondenti a verità le ipotesi appena descritte è
necessario svolgere un’attenta analisi delle tabelle seguenti, frutto di
rielaborazioni dei Censimenti Istat riferiti agli anni 1981, 1991 e 2001.
Addetti
1981
Occupati
1981
SPOLTORE 1.704 3.403
PROVINCIA PE 56.989 89.711
Addetti e occupati 1981 a Spoltore e in Provincia di Pescara. Fonte: Censimento Istat 1981
Addetti
1991
Occupati
1991
SPOLTORE 2.510 4.638
PROVINCIA PE 64.228 98.096
Addetti e occupati 1991 a Spoltore e in Provincia di Pescara. Fonte: Censimento Istat 1991
Addetti
2001
Occupati
2001
SPOLTORE 2.713 5.757
PROVINCIA PE 66.964 105.131
Addetti e occupati 2001 a Spoltore e in Provincia di Pescara. Fonte: Censimento Istat2001
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Con i dati a disposizione è possibile costruire una tabella che indichi il
rapporto tra gli addetti e gli occupati nel comune di Spoltore e nella provincia
di Pescara negli anni 1981, 1991 e 2001.
ADDETTI/OCCUPATI 1981 1991 2001
SPOLTORE 50/100 54/100 47/100
PROVINCIA PE 63/100 65/100 63/100
Rapporto Addetti‐Occupati a Spoltore e nella Provincia di Pescara. Anni 1981, 1991, 2001. Fonte: Rielaborazioni dati Censimento Istat 1981, 1991, 2001
Una prima informazione significativa che emerge dalle tabelle è che Spoltore
ha molti meno addetti rispetto agli occupati. Ciò equivale a dire che,
innanzitutto, la maggior parte della forza lavoro dei residenti a Spoltore non si
consuma nel territorio comunale. Inoltre, la seconda informazione, di non
minore importanza, è che i centri produttivi di Spoltore non riescono
potenzialmente a “sfamare” i residenti del Comune.
In poche parole, gran parte degli spoltoresi non lavora a Spoltore ma nei
centri limitrofi che hanno una maggiore attrattiva dal punto di vista
lavorativo.
Il dato spoltorese confrontato con quello della Provincia di Pescara assottiglia
le proporzioni della capacità di Spoltore di autoalimentarsi economicamente
visto che il dato aggregato dell’intera Provincia indica una propensione
generale all’espulsione dal territorio di residenza nell’ambito lavorativo.
83
Il reddito dei cittadini della Provincia si determina in maniera importante
grazie al lavoro svolto in luoghi diversi dal territorio di residenza e Spoltore
rappresenta il comune che più di tutti subisce questo flusso.
Da tali considerazioni se ne deduce che il boom demografico spoltorese non
può essere spiegato in termini di occupazione. In sostanza, Spoltore non offre
impiego economico, quanto meno non per giustificare una tale crescita
spropositata dell’anagrafe. Ci sono altri motivi che hanno determinato questo
sviluppo che sicuramente non può essere spiegato dai centri produttivi situati
a Spoltore.
Nei successivi paragrafi si analizza il rapporto del comune con l’area
metropolitana e con la Città di Pescara, poiché alcune delle risposte alle
domande poste nella trattazione si possono trovare proprio analizzando questo
ambito.
5.3 Spoltore nell’area metropolitana
“L’area metropolita è sovrappopolata: crescita imprevista intorno a
Pescara”. Titola così un articolo apparso Venerdì 4 febbraio 2005 sul
quotidiano “Il Centro”. L’articolo in questione è frutto di uno studio
coordinato dal professor Nicola D’Antuono, docente di letteratura italiana
moderna e contemporanea, in collaborazione con la Cgil. Il lavoro disegna un
quadro ricco di luci ed ombre, con evidenti segnali di crisi e notevoli
potenzialità di sviluppo ancora inespresse.
Il dossier individua dal 1993 una sostanziale crescita demografica.
Montesilvano aumenta del 15,4 per cento, con 42.427 abitanti, Città
Sant’Angelo del 18,3, con 13.021 residenti e Spoltore del 19,1 per cento, con
84
residenti pari a 16.510 unità (oggi gli abitanti sono circa 18.000). Si tratta di
una prova tangibile del dinamismo demografico dell’area in controtendenza
rispetto al dato provinciale, regionale e nazionale.
Inoltre, la popolazione nella periferia Nord-Est di Pescara è in larga parte
attiva. L’85 per cento del totale a Montesilvano e Spoltore è compreso tra
zero e sessantacinque anni. Il 50 per cento ha meno di quaranta anni e una
persona su tre ne ha meno di venticinque.
Da Pescara, l’immigrato si sposta sempre più verso la periferia. Il capoluogo
così accusa un calo del 9 per cento e Montesilvano una crescita del 4 per
cento. L’età media dell’immigrato è di trentatré anni, è impiegato
nell’edilizia, nell’industria oppure, nel caso delle donne, nel lavoro
domestico.
Inoltre altro aspetto da considerare è quello degli immigrati regolari. Il 73 per
cento di essi risiede in soli cinque comuni: Pescara, Montesilvano, Città
Sant’Angelo, Spoltore e Popoli. Le imprese di cittadini stranieri iscritte alla
Camera di Commercio tra i trenta e i quarantanove anni sono 1.890. Il 49,8
per cento opera nel commercio, seguito dai settori manifatturieri (11,2) e
agricolo (10,3).
La politica deve accorgersi di tale fenomeno e deve necessariamente riflettere
per impedire il rischio di una crescita senza regole. Per governare il fenomeno
sono state individuate cinque priorità di intervento:
1- Potenziamento delle infrastrutture (scuola, sanità, strade)
2- Crescita dell’urbanistica rispettosa dell’ambiente
3- Politiche sociali mirate alla popolazione reale
4- Integrazione culturale con gli immigrati
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5- Promozione turistica in nuovi mercati (Cina ed Est-Europa)
Le politiche di intervento descritte possono realmente diventare il motore
propulsore per una crescita sostenibile. Gli amministratori locali, anche nel
comune di Spoltore, devono agire seguendo un percorso logico frutto di una
programmazione studiata nei minimi dettagli senza perdere di vista gli
obiettivi della loro azione. Spoltore sicuramente continuerà nel suo trend
positivo di crescita e per questo solo un’attenta valutazione delle istanze dei
cittadini residenti e potenziali può garantire la sostenibilità dei processi in
atto. Evitare le facili speculazioni e i tornaconti immediati per affermare la
supremazia dei bisogni della comunità: queste devono essere le parole
d’ordine nell’azione quotidiana dei decisori pubblici.
5.4 Il rapporto con Pescara e considerazioni generali
L’annessione di Spoltore a Pescara del 1928 non fu sicuramente un fatto
positivo. Quando un comune perde la propria autonomia diventa
automaticamente periferia del comune che l’ha inglobato. Ciò ad esempio è
accaduto anche alla frazione di Caprara, che una volta aggregata a Spoltore ha
manifestato nel corso degli anni un rapporto litigioso dei confronti del
capoluogo. Analogo fenomeno si è riscontrato a San Silvestro divenuta da
tempo frazione di Pescara.
I cittadini di Spoltore, nel 1928 si sono visti considerati di seconda categoria;
il senso di appartenenza e a volta il“campanilismo” proprio delle piccole
realtà sono fattori importanti che incidono profondamente nel “sentire
comune” di una comunità. Oggi le cose sono un po’ cambiate, tutta questa
realtà viene superata dal concetto di città metropolitana inteso come un vasto
86
luogo nel quale coesistono numerose località contigue dotate di una propria
autonomia.
Tornando agli anni del fascismo e dell’aggregazione di Spoltore a Pescara,
altro aspetto fondante della vicenda consiste nella localizzazione delle opere
pubbliche. Le opere con una forte attrazione sia di pubblico che di prestigio si
costruiscono nel centro, mentre quelle utili ma maggiormente degradanti per
gli occhi e per la popolazione residente vengono collocate in periferia.
E’ il caso dell’Università naturalmente costruita a Pescara (il centro) e della
discarica e del cimitero collocate a Spoltore (la periferia). E’ fuori dubbio che
il territorio della periferia viene danneggiato da queste scelte strategiche.
Altra considerazione da farsi scaturisce dall’esaurimento del territorio
comunale di Pescara. Il fenomeno preso in considerazione è quello del
decentramento, si assiste per forze di causa maggiore ad una tendenza ad
allargare lo spazio. Il decentramento iniziato negli anni novanta, contrasta con
la tendenza inversa di accentramento che si è verificata negli anni precedenti.
Pescara non ha più spazi nei quali collocare le strutture e soprattutto le
costruzioni abitative. Dunque i cittadini si sono riversati nelle zone limitrofe a
Pescara e in quei comuni che rendono possibile un facile accesso al
Capoluogo e ai suoi centri produttivi: Spoltore è in prima linea, collocata a
cinque minuti di macchina dal centro di Pescara e dai distretti industriali della
Provincia pescarese e di quella chietina.
Inoltre la favorevole posizione è determinata anche dalla vicinanza con la
costa che paradossalmente, in taluni casi, può essere raggiunta in minor tempo
rispetto ad alcuni quartieri di Pescara.
87
Certamente però, il boom demografico non può essere spiegato solamente in
termini di vicinanza a Pescara, ai centri produttivi e alla costa.
Un contributo considerevole alla trattazione è rappresentato dal costo delle
case a Spoltore. In effetti, gli edifici ad uso abitativo fino a circa cinque anni
fa costavano meno che a Pescara, anche perché nel primo caso si assiste ad
una espansione urbanistica mentre nel secondo ad una contrazione dettata
dall’esaurimento del territorio. Oggi però, vista la sua posizione favorevole e
la tranquillità di vita, le case di Spoltore hanno eguagliato il prezzo delle case
di Pescara, e nonostante ciò la crescita demografica non si arresta.
Spoltore diventa una città residenziale anche perché si sono superati una serie
di limiti che il microcosmo, piccolo paese, si portava dietro da secoli vista la
sua propensione a conservare a lungo i caratteri tradizionali. Solo negli anni
70’- 80’ a Spoltore c’è stata l’inversione di tendenza, in precedenza, era un
paese chiuso, dove l’opinione pubblica non era libera come adesso e ci si
preoccupava delle “dicerie” della gente.
Anche l’agricoltura ha tentato un’estrema difesa di sopravvivenza
specialmente quella di tipo individuale. Ad esempio, Spoltore non ha mai
accettato la cooperazione come strumento di crescita; ci fu un tentativo
promosso dai coltivatori diretti di costituire una cooperativa, come accadde a
Tollo, a Bucchianico e in altri paesi abruzzesi, per mettere insieme i prodotti
dell’agricoltura e commerciarli. Il tentativo fallì perché fino all’ultimo è
prevalsa l’esigenza individualista su quella della cooperazione.
Altro fattore che ha inciso sulla crescita di Spoltore è la scolarizzazione.
Cinquanta anni fa i laureati a Spoltore non erano più di tre o quattro, oggi
sono migliaia. L’università in oltre ha permesso la riscoperta del territorio dal
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punto di vista storico ed economico. Fino a quando non si è insediata
l’Università, di Spoltore non si è interessato nessuno. E’ quest’ultima che ha
iniziato a fare ricerca interdisciplinare e a portare il suo fondamentale
contributo per lo sviluppo del territorio. Negli ultimi dieci, dodici anni c’è
stata un’inversione di tendenza: in una prima fase il territorio è stato
gelosamente salvaguardato, difeso, poi in una seconda fase lo si è considerato
come un territorio da sfruttare. Purtroppo quando si fanno considerazioni
come quelle appena espresse, non sempre la razionalità è il principio che
guida l’azione. In realtà accanto ad azioni sporadiche dissennate e senza
logica (classico esempio è la zona di Frascone che può essere definito come
un vero e proprio labirinto) c’è stato un tentativo di eseguire una
programmazione seria del territorio; non sempre ci si è riusciti, ma
originariamente l’idea era questa.
Intorno agli anni 70’-80’ si è avuta l’individuazione delle vocazioni
territoriali: si affermava che Villa Raspa dovesse essere commerciale, Santa
Teresa artigianale e Spoltore residenziale. Questa idea delle vocazioni
territoriali non è mai morta, tanto che spesso negli interventi degli
amministratori locali si sente ripetere questo concetto.
Un’ultima considerazione è doverosa. E’ necessario affermare l’importanza
del nucleo storico di un paese, il quale ha per sua natura la capacità di
mantenere la prevalenza sulle forze centrifughe, quindi un equilibrio di
sviluppo sano del territorio. A Montesilvano, ad esempio, il nucleo storico
non conta più niente da circa quaranta anni a questa parte, e si è avuto uno
sviluppo perverso del territorio: l’amore per il proprio territorio è una
garanzia per la sostenibilità della propria comunità.
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6.6 Conclusioni
Nel momento in cui si porta a conclusione un lavoro è sempre bene tirare le
somme. L’ultimo paragrafo della mia trattazione intende assicurarsi che nulla
sia stato lasciato al caso e che le domande poste nella parte introduttiva
abbiano ricevuto risposte concrete.
Quando mi sono “tuffato” nell’elaborazione della tesi di laurea, l’ho fatto
piantandomi alle spalle preconcetti e qualsiasi tipo di opinione precostituita.
Senza remore, mi sono lasciato coinvolgere personalmente ed emotivamente
nel percorso conoscitivo oggetto della mia trattazione.
Nei primi due capitoli ho voluto soffermarmi sull’aspetto storico del Comune
di Spoltore, inserito nei contesti economico, sociale e culturale. Una
popolazione costituita da contadini e braccianti che ha sofferto la fame ed è
stata vittima di numerose carestie, dominazioni e malattie. Persone che hanno
lottato per riportare a casa un pezzo di pane, per sfamare se stessi e la propria
famiglia. Hanno coltivato i campi sfruttando a pieno il territorio ricco di
vitigni ed uliveti. Sono partiti o hanno visto emigrare i propri familiari, per
cercare nuove fortune in luoghi che in quel momento promettevano una vita
più dignitosa. Alcuni di loro sono rimasti in quei luoghi, altri sono tornati per
investire i propri risparmi nel loro paese natio. Uomini e donne dalla grande
umiltà che con le loro azioni hanno contribuito allo sviluppo del Comune di
Spoltore. Oggi Spoltore, secondo i dati Istat, è uno dei Comuni d’Abruzzo più
ricchi e questo lo si deve anche al loro sacrificio.
Nel corso della trattazione ho analizzato la nascita di centri produttivi e il loro
impatto sul territorio. La fornace De Leonardis, la clinica privata De Cesaris,
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Laureti carburanti, la Vi.Be, la OREM, il Pastificio Riviera e la Di Zio
Serbatoi hanno visto l’impiego di numerosi spoltoresi nelle loro attività.
Il proliferarsi delle attività produttive e commerciali non sono riuscite a
spiegare il boom demografico che si è registrato dal dopoguerra in poi nel
Comune e che oggi viaggia con un trend vertiginoso e vede una crescita
media di quattrocento unità all’anno. In questo processo hanno contribuito
altri fattori quali la vicinanza al capoluogo di Provincia Pescara, alla costa e ai
centri produttivi e commerciali, la scolarizzazione, il basso costo delle case e
la tranquillità della vita.
Ho sottolineato più volte che gli addetti non coincidono con gli occupati
residenti: la maggior parte degli spoltoresi lavora fuori dal comune. Dunque,
Spoltore non ha la capacità di autoalimentarsi in termini economici ma
“sfrutta” i centri produttivi e commerciali situati all’esterno del territorio.
Tuttavia sarebbe ingeneroso definire Spoltore un “paese parassita”, poiché
sono state attuate delle politiche mirate per evitare che si facesse “risucchiare”
da Pescara. Alcune volte si è giocato anche in maniera scorretta ma tale
“gioco” è stato determinato per allontanare lo spettro che incombe sui piccoli
comuni che vedono assottigliarsi, negli anni, il numero della popolazione
residente. Spoltore è stata in grado di evitare questo processo, ed anche per
tale motivo può essere considerata a pieno titolo una “Città satellite”. Una
città che trae beneficio dalla favorevole collocazione nell’area metropolitana e
dalla vicinanza al comune di Pescara.
Per risorse, attitudine e volontà potenzialmente Spoltore può “camminare con
le proprie gambe” ma deve creare nuove attività mettendo a sistema le
capacità degli amministratori, degli imprenditori e degli opinion maker.
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Vi è la necessità di investire verso nuovi settori che favoriscano la presa di
coscienza da parte dei cittadini dell’importanza della sostenibilità ambientale.
Far coesistere sviluppo e rispetto dell’ambiente non solo è oggi possibile ma è
anche necessario e redditizio.
Certamente Spoltore ha delle sfide importanti dinanzi a se che possono essere
affrontate solamente con una pianificazione razionale degli interventi. Se in
passato si è registrato un trend positivo di crescita, in buona parte lo si deve a
fattori esterni all’attività comunale. Oggi però le cose stanno cambiando e
Spoltore deve acquisire maggiore consapevolezza del ruolo strategico che può
svolgere. Ogni azione deve essere studiata nei minimi dettagli, gli errori
commessi in questa fase hanno un valore assai maggiore rispetto al passato.
E’ il momento della svolta, la fase nella quale Spoltore può cambiare marcia,
non per godersi il meritato “riscatto sociale” ma per elevarsi a motore
economico dell’area metropolitana.
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Spoltore com’era ieri, com’è oggi…
1910 ‐ Borgo S.Lucia
1922 ‐ Veduta da Montinope
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1923 – Spoltore Ex Convento
1930 – Spoltore capoluogo
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1986 – Villa Raspa di Spoltore. Foto: Dino Di Pietro
2003 – Veduta panoramica Spoltore. Foto: Claudio Tatone
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2003 – Spoltore capoluogo. Foto: Claudio Tatone
2003 – Spoltore capoluogo. Foto: Claudio Tatone
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2007 – Spoltore Convento dall’alto
2008 – Panoramica dal “Centro storico”. Foto: Martina Collevecchio, Francesca Carestia
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2008 – Panoramica dal “Centro storico”. Foto: Martina Collevecchio, Francesca Carestia
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Appendice
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104
Ringraziamenti
Sono tante le persone che hanno contribuito alla realizzazione della tesi di
laurea. Senza il loro ausilio questo lavoro non si sarebbe potuto svolgere e
anche per questo motivo non posso esimermi dal ringraziarli calorosamente.
Ognuno di essi ha speso una parte del proprio tempo per reperire informazioni
e apportare nozioni fondamentali alla trattazione. A loro va il mio grazie
sentito, di cuore, frutto di una stima personale che va oltre una tesi di laurea.
Sento il bisogno di nominarli tutti, tralasciando la loro funzione e la loro
posizione professionale, per rimarcare la mia gratitudine personale che va
oltre i ruoli e si manifesta nella vita di tutti i giorni.
Seguirà un elenco di nomi, che potrà sembrare insulso al lettore ma che per il
sottoscritto ha un valore privato assai più rilevante di tutto ciò che si possa
immaginare.
Grazie a Italia Baldonieri, Martina Collevecchio, Giustino Pace, Alessia
D’Intinosante, Luciano Di Lorito, Giuseppe De Sanctis, Claudio e Claudia
Tatone, Costantino Felice, Dino Di Pietro e Licia Natali.
Un ultimo pensiero è rivolto ai miei genitori ai quali dedico questo mio lavoro
ringraziandoli in particolare per avermi insegnato negli anni, tra le altre cose,
il significato ed il valore del termine “prospettiva”.
105
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