Intervista su Avvenire: "La legge sugli educatori mette ordine tra due ruoli negli stessi ambiti"

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VkVSIyMjVm9sb0Vhc3lSZWFkZXJfU2t5IyMjZC5kYWdvc3Rpbm8jIyNBdnZlbmlyZSMjIzIzLTA0LTIwMTYjIyMyMDE2LTA0LTIzVDA4OjM0OjEyWiMjI1ZFUg== Il provvedimento Ci vorrà la laurea per diventare educatore. Due i profili: educatore socio- sanitario, per operare nei contesti medici; e socio- pedagogico con specificità più educative. Ma a chi già opera verrà riconosciuta l’esperienza acquisita sul campo Sulla salute delle donne c’è «un profondo divario da col- mare». Il richiamo del presidente della Repubblica, Ser- gio Mattarella, giunge in occasione della prima Giornata nazionale sulla salute della donna, (promossa dal Ministero della Salute su richiesta del comitato Atena Donna, co- stola della fondazione presieduta dal neurochirurgo Giu- lio Maira), che ieri ha focalizzato l’attenzione sulla strada ancora da fare. Il primo passo è però che le donne stes- se siano «più consapevoli della necessità di curarsi e fa- re prevenzione», ha affermato il ministro Beatrice Loren- zin, che ha presentato un Manifesto con dieci priorità, u- na sorta di “canovaccio” per le iniziative dei prossimi 5 an- ni. Alla Giornata ha anche aderito Scienza & Vita, che in un messaggio della sua presidente Paola Ricci Sindoni ri- corda che «oggi appare impellente la necessità di ricon- durre a unità la frantumazione del femminile cui stiamo as- sistendo». Per questo l’associazione vuole «farsi inter- prete di un nuovo femminismo che rimetta al centro la pie- nezza e la bellezza dell’essere donna» riportando in evi- denza «le differenze sessuali» e ribadendo con forza che «le donne, nel perseguimento della propria piena realiz- zazione, non debbano rinunciare a essere anche madri». L’iniziativa. Salute della donna un “Manifesto” per promuoverla Legge sugli educatori in arrivo Il sì della Camera a maggio La relatrice Santerini: la norma non sarà retroattiva ALESSIA GUERRIERI ROMA i affida loro il bene più prezioso, perché si oc- cupino della loro for- mazione. Lavorano a contat- to ogni giorno con la fragilità umana: minori, anziani, car- cerati, immigrati. Hanno il dif- ficile compito di ampliare le loro conoscenze, la scoperta del mondo e della relazione con gli altri, insomma la vita in tutta la sua pienezza. A loro, e- ducatori socio-sanitari e pe- dagogisti, è dedicata la legge appena licenziata dalla com- missione Cultura che fissa competenze e ruoli. L’obiettivo di fondo è che non ci si improvvisi più né l’uno né S l’altro. Troppe volte, infatti, la cronaca racconta di maltrat- tamenti in asili nido e case di cura da parte di persone che picchiano quando invece do- vrebbero proteggere. Un’esi- gua minoranza, certo, che tut- tavia mette in ombra il buon lavoro di tanti. Ecco perché di una norma per fare ordine si sentiva la necessità. Soprat- tutto di una legge che tentas- se di mettere paletti nel per- corso universitario di chi la- vorerà in questi settori, speci- ficandone ruoli e compiti. Frutto di due proposte, la n. 2656 con prima firmataria Vanna Iori (Pd) e la n. 3247 di Paola Binetti (Ap), il testo per la prima volta tenta di regola- mentare la figura dell’educa- tore, facendola uscire dall’e- quivoco di un doppio percor- so di laurea – oggi in Italia sia la facoltà di Medicina che Scienze della formazione sfor- nano educatori professionali – e dall’indistinto sbocco pro- fessionale. Dopo i quattro quinti dei vo- ti in commissione Cultura a Montecitorio due settimane fa, il testo unificato ha avuto ora i pareri di tutte le altre commissioni tranne di quel- la Bilancio, che «dovrebbe ar- rivare tra mercoledì e giovedì – spiega la relatrice Milena Santerini (Demos-Cd)–. Au- spichiamo poi di riunirci in commissione per la prima settimana di maggio». Se an- che in quella sede, nel recepi- mento dei pareri, sarà con- fermato il consenso di quat- tro quinti si potrà saltare l’e- same dell’Aula e andare di- rettamente al Senato. Ma i ti- mori di una mini-rivoluzione – c’è chi da anni fa l’educato- re anche senza titolo – hanno fatto venire qualche mal di pancia, dentro e fuori il Par- lamento. Sia chiaro, tenta di tranquillizzare la deputata, «la norma non è retroattiva, dun- que non cambia nulla per chi è già impiegato». Se non ba- stasse, si sta pensando a un emendamento "chiarificato- re". Le altre commissioni «ci invitano a definirlo meglio e a ribadire che la norma non può essere motivo di risolu- zione dei contratti». Tra le prime novità inserite c’è l’obbligo della laurea per di- ventare educatore. Il quadro di riferimento è il livello di co- noscenze stabilite dal Qeq, quadro europeo delle qualifi- cazioni professionali. Da que- sto punto di partenza si deli- neeranno due profili: quello dell’educatore socio-sanitario, con il compito di operare nei contesti in cui è richiesta an- che una preparazione medi- ca, e l’altro socio-pedagogico, con specificità più educative. Dieci gli ambiti previsti dalla legge (tra cui scolastico, socio- sanitario e della salute, della genitorialità e della famiglia, culturale, giudiziario; am- bientale, sportivo), 14 i servi- zi in cui potranno operare. E a chi lavora senza titolo univer- sitario, la legge riconosce l’e- sperienza sul campo, ma pre- vede percorsi privilegiati per chi vorrà uniformarsi nelle competenze ai laureati. Così per chi ha 3 anni nei servizi e ha superato un concorso pub- blico per educatore, basta «un corso intensivo di un anno, anche a distanza», spiega an- cora Santerini, «un percorso accettabile», e l’esonero per chi ha 25 anni di servizio o ol- tre 50 anni di età. Obiettivo di fondo sarà «l’unificazione dei titolo» tra due ambiti oggi di- stinti, perciò «viene agevolata l’acquisizione dei crediti nel- le università per prendere l’al- tro titolo». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista/1 Binetti (Ap): va difesa la specificità socio-sanitaria L’intervista/2 Iori (Pd): il testo mette ordine tra due ruoli negli stessi ambiti A giorni il parere della commissione Bilancio Se l’ampio consenso del primo via libera in commissione Cultura sarà confermato, si passerà direttamente in Senato. In arrivo il chiarimento nel testo che la norma non è motivo di rescissione dei contratti in essere ROMA er cercare di mettere ordine, nella «fretta» si rischia di fare più con- fusione, andando a sovrap- porre gli ambiti di sbocco tra gli educatori socio-sanitari e socio-pedagogici. Così da «cancellare la specificità» del- le due professioni e «rompere il principio di distinzione del- le professioni». Paola Binetti, deputata di Ap, solleva alcuni dubbi sul testo licenziato dal- la commissione Cultura di Montecitorio. Cosa non va nel ddl? Ampliare a dismisura gli am- biti per l’educatore socio-pe- dagogico mi lascia perplessa per più di un motivo. Come si può, già con la laurea trien- nale, operare in ambiti come l’immigrazione, la dispersione scolastica, le carceri, l’am- biente e i beni culturali? È im- possibile avere un curriculum triennale che possa fornire u- na alfabetizzazione in tutti questi settori. Credo che la so- vrapposizione degli sbocchi vada a discapito di un compi- to ben delimitato e molto de- licato che è quello dell’educa- tore socio-sanitario. Dicendo che i laureati in Scienze della formazione possono fare tut- to, viene scippata la loro spe- cificità. Poi ancora: se si dice che tutti gli educatori posso- no operare anche in ambito sportivo, ambientale e dei be- ni culturali, che faranno allo- ra i laureati in Scienze moto- rie e Belle Arti? Si rischia di creare una figura ibrida, che potendo fare tutto non sa fa- re nulla. L’obbligo della laurea non è garanzia di competenza? Non tutti si possono improv- visare educatori, certo. Ma ci sono qualità e competenze ol- P tre la laurea che con questa legge vengono messe ai mar- gini. Pensiamo ad esempio a tutti gli asili nido delle suore, i nidi condominiali e tutte quella piccole realtà in cui la presa in carico dei bimbi è af- fidata alle qualità umane non necessariamente alla laurea. Queste potrebbero essere fal- ciate. La legge prevede norme tran- sitorie per adeguarsi. Le norme transitorie, però, non risolvono i problemi di chi in questi anni, per aiutare i tempi di conciliazione casa- lavoro delle donne, ha messo su piccole realtà in cui lasci tuo figlio basandoti sulle ga- ranzie umane. Si è fatta in- somma una norma dal sapo- re demagogico e populista, non considerando le conse- guenze. La commissione Cultura ha votato quasi all’unanimità. Non credo si siano resi conto di tutte queste implicazioni, per questo credo vada porta- ta in Aula perché si possa ap- profondire l’argomento, dare un consenso informato e per- ché tutti si rendano conto di ciò che votiamo. Una legge sugli educatori può evitare il ripetersi di eventi di cronaca sui maltrattamenti? Non basta né una legge né la cornice formativa, l’auspicio è che si eserciti in quei conte- sti il giusto livello di controllo e di formazione continua del personale per cui si possa sta- re sereni. Il testo non lo pre- vede e non dice nemmeno che queste persone si debba- no specializzare nella forma- zione con degli indirizzi per diversi ambiti. Alessia Guerrieri © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA essuna confusione di ruoli. Anche se gli ambiti occupazio- nali sono in parte simili, «sono i compiti a cambia- re. La legge serve per met- tere ordine», per mettere fi- ne «alla possibilità che chiunque s’improvvisi e- ducatore». La deputata Pd Vanna Iori, firmataria del ddl sugli educatori unifi- cato con il testo di Paola Bi- netti, rivendica l’aver «riempito un vuoto nor- mativo» e l’aver voluto «ri- qualificare il livello educa- tivo, obbligando chi lavora in quel settore alla laurea». Il testo però non piace a tutti. Chi solleva obiezioni è una piccola minoranza, abbia- mo invece ricevuto un do- N cumento unitario della quattro maggiori associa- zioni di educatori e peda- gogisti a sostegno della leg- ge. Comprendo il timore di perdere spazio, dinanzi a qualcosa di nuovo, di chi e- ra in una posizione un po’ più avvantaggiata. Ma la realtà è che eravamo in presenza di una anomalia tutta italiana che consenti- va ad una facoltà di Medi- cina di formare degli edu- catori. In più con questa legge il titolo degli educa- tori è riconosciuto anche nel resto d’Europa. Non c’è il rischio di toglie- re sbocchi occupazionali ad altre lauree? No, nei primi articoli si de- finisce la figura professio- nale dell’educatore e del pedagogista e gli ambiti in cui possono operare. Sono settori in cui peraltro ope- rano già, ma con la speci- ficità del lavoro educativo. Se uno lavora in ambito sa- nitario, quindi, lo può fare solo limitatamente alle at- tività educative e relazio- nali. Anche se perciò gli ambiti di sbocco occupa- zionali sono simili, sono i compiti ad essere diversi. E chi non ha la laurea? Chi opera senza titolo e la- vora da almeno tre anni, con un anno facilitato di studi anche con corsi onli- ne può conseguire la lau- rea. Chi ha più di 50 anni o 25 anni di esperienza non ha bisogno nemmeno del titolo universitario, perché ha accumulato esperienza che è importante tanto quanto il titolo universita- rio. È vero che la laurea non basta, ma educatori non ci si improvvisa. Almeno però si parta da lì. Non dico che la legge ci porrà al riparo dagli episodi di maltratta- menti che la cronaca ci rac- conta, ma non guasterà. Certo so che è la formazio- ne permanente e il con- trollo la vera garanzia, ma la legge non aveva questo obiettivo. La preoccupa l’Aula? In commissione il testo ha avuto praticamente l’una- nimità ad eccezione dell’o- norevole Binetti, i pareri che stanno arrivando dal- le altre commissioni sono stati votati all’unanimità. Ecco perché non mi spa- venta il voto in assemblea, visto che abbiamo avuto un così ampio consenso dalle commissioni, perché tutti hanno capito che è u- na legge di buon senso. (A.Guer.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Dicendo che i laureati in Scienze della formazione possono fare tutto, viene scippata la loro peculiarità Ci sono qualità e competenze oltre la laurea, messe ai margini «Chi solleva obiezioni è una piccola minoranza, abbiamo invece ricevuto un documento delle quattro maggiori associazioni di educatori e pedagogisti a nostro sostegno» Maltrattamenti. A Milano e Rimini nuovi casi di violenze uovi, inquietanti casi di maltrat- tamenti a carico di anziani e bam- bini. Stavolta tocca a Milano e Ri- mini fare i conti con il “lato oscuro” del- l’assistenza sanitaria ed educativa, sco- prendo degli aguzzini al posto dei pro- fessionisti che dovrebbero prendersi cu- ra dei più fragili. Pugni in faccia, strattoni, botte, umilia- zioni continue, compreso l’uso di conte- nitori di feci e urine, tirati addosso o u- sati come oggetto contundente. È solo u- na parte della lunga serie di maltratta- menti subiti dai pazienti di una struttu- ra sanitaria per persone affette da pato- logie psichiatriche a Milano. La Polizia di Stato del capoluogo lombardo è interve- nuta, ha arrestato in flagranza di reato un operatore sociosanitario e ne ha indaga- ti in stato di libertà altri tre, con l’accusa di maltrattamenti e lesioni. L’indagine ha preso il via da un esposto N presentato verso la fine del 2014 dai re- sponsabili della comunità, struttura con- venzionata con la Asl di Milano, che se- gnalavano episodi di maltrattamenti a carico dei pazienti, alcuni immobilizza- ti a letto, altri del tutto inoffensivi. La vi- cenda è stata ricostruita grazie alle testi- monianze dei parenti dei degenti e di un operatore che più volte all’inizio del suo turno aveva constatato lesioni sospette. Tutti elementi che hanno portato all’in- stallazione di una serie di telecamere al- l’interno della struttura grazie alle quali, nei primi mesi del 2015, sono state regi- strate le violenze. E le telecamere sono state decisive anche per portare alla luce quello che accade- va in un asilo di Rimini. Bambini sgrida- ti e minacciati, strattonati più volte solo perché non erano in grado di tirarsi su da soli i pantaloni oppure perché non riu- scivano a raggiungere in tempo un luo- go nell’aula dove l’insegnante aveva de- ciso di radunarli. Sono alcuni dei com- portamenti di una maestra 61enne di u- na scuola materna arrestata sempre ieri. La donna non era nuova a questi episo- di: era già stata sospesa dal servizio per 10 giorni nel 2010 proprio per la sua ag- gressività. Le indagini dei militari, condotte attra- verso sistemi di intercettazione video- ambientali, erano iniziate su segnalazio- ne di un’altra insegnante che aveva rac- contato di aver assistito in diverse occa- sioni a una serie di condotte violente te- nute dalla collega nei confronti dei pic- coli a lei affidati nella sua sezione. Tali comportamenti stavano ingenerando nei bimbi stati di ansia e terrore. Le dichia- razioni della collega hanno trovato fin da subito un riscontro nelle immagini ac- quisite dai carabinieri a partire dal feb- braio di quest’anno, e dalle quali è emerso il comportamento della donna con i mi- nori. I bambini venivano quotidiana- mente maltrattati e mortificati dalla don- na: una situazione “abituale” di insoste- nibile disagio fisico ma soprattutto psi- cologico, che può, a dire del perito no- minato dal pubblico ministero, causare «danni irreparabili nelle relazioni com- portamentali e sul sistema cognitivo e di apprendimento di soggetti in età evolu- tiva» quali appunto i bimbi in questione. 6 Sabato 23 Aprile 2016 PRIMO PIANO A FIANCO DEI PIÙ FRAGILI Botte e umiliazioni sui pazienti malati in una clinica del capoluogo lombardo: arrestato un operatore. In manette anche un’altra maestra d’asilo Paola Binetti Vanna Iori

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Il provvedimentoCi vorrà la laurea perdiventare educatore. Duei profili: educatore socio-sanitario, per operare neicontesti medici; e socio-pedagogico conspecificità più educative.Ma a chi già opera verràriconosciuta l’esperienzaacquisita sul campo

Sulla salute delle donne c’è «un profondo divario da col-mare». Il richiamo del presidente della Repubblica, Ser-gio Mattarella, giunge in occasione della prima Giornatanazionale sulla salute della donna, (promossa dal Ministerodella Salute su richiesta del comitato Atena Donna, co-stola della fondazione presieduta dal neurochirurgo Giu-lio Maira), che ieri ha focalizzato l’attenzione sulla stradaancora da fare. Il primo passo è però che le donne stes-se siano «più consapevoli della necessità di curarsi e fa-

re prevenzione», ha affermato il ministro Beatrice Loren-zin, che ha presentato un Manifesto con dieci priorità, u-na sorta di “canovaccio” per le iniziative dei prossimi 5 an-ni. Alla Giornata ha anche aderito Scienza & Vita, che inun messaggio della sua presidente Paola Ricci Sindoni ri-corda che «oggi appare impellente la necessità di ricon-durre a unità la frantumazione del femminile cui stiamo as-sistendo». Per questo l’associazione vuole «farsi inter-prete di un nuovo femminismo che rimetta al centro la pie-nezza e la bellezza dell’essere donna» riportando in evi-denza «le differenze sessuali» e ribadendo con forza che«le donne, nel perseguimento della propria piena realiz-zazione, non debbano rinunciare a essere anche madri».

L’iniziativa. Salute della donnaun “Manifesto” per promuoverla

Legge sugli educatori in arrivoIl sì della Camera a maggioLa relatrice Santerini: la norma non sarà retroattivaALESSIA GUERRIERIROMA

i affida loro il bene piùprezioso, perché si oc-cupino della loro for-

mazione. Lavorano a contat-to ogni giorno con la fragilitàumana: minori, anziani, car-cerati, immigrati. Hanno il dif-ficile compito di ampliare leloro conoscenze, la scopertadel mondo e della relazionecon gli altri, insomma la vita intutta la sua pienezza. A loro, e-ducatori socio-sanitari e pe-dagogisti, è dedicata la leggeappena licenziata dalla com-missione Cultura che fissacompetenze e ruoli.L’obiettivo di fondo è che nonci si improvvisi più né l’uno né

Sl’altro. Troppe volte, infatti, lacronaca racconta di maltrat-tamenti in asili nido e case dicura da parte di persone chepicchiano quando invece do-vrebbero proteggere. Un’esi-gua minoranza, certo, che tut-tavia mette in ombra il buonlavoro di tanti. Ecco perché diuna norma per fare ordine sisentiva la necessità. Soprat-tutto di una legge che tentas-se di mettere paletti nel per-corso universitario di chi la-vorerà in questi settori, speci-ficandone ruoli e compiti.Frutto di due proposte, la n.2656 con prima firmatariaVanna Iori (Pd) e la n. 3247 diPaola Binetti (Ap), il testo perla prima volta tenta di regola-mentare la figura dell’educa-

tore, facendola uscire dall’e-quivoco di un doppio percor-so di laurea – oggi in Italia siala facoltà di Medicina cheScienze della formazione sfor-nano educatori professionali –e dall’indistinto sbocco pro-fessionale.Dopo i quattro quinti dei vo-ti in commissione Cultura aMontecitorio due settimanefa, il testo unificato ha avutoora i pareri di tutte le altrecommissioni tranne di quel-la Bilancio, che «dovrebbe ar-rivare tra mercoledì e giovedì– spiega la relatrice MilenaSanterini (Demos-Cd)–. Au-spichiamo poi di riunirci incommissione per la primasettimana di maggio». Se an-che in quella sede, nel recepi-

mento dei pareri, sarà con-fermato il consenso di quat-tro quinti si potrà saltare l’e-same dell’Aula e andare di-rettamente al Senato. Ma i ti-mori di una mini-rivoluzione– c’è chi da anni fa l’educato-re anche senza titolo – hannofatto venire qualche mal dipancia, dentro e fuori il Par-lamento. Sia chiaro, tenta ditranquillizzare la deputata, «lanorma non è retroattiva, dun-que non cambia nulla per chiè già impiegato». Se non ba-stasse, si sta pensando a unemendamento "chiarificato-re". Le altre commissioni «ciinvitano a definirlo meglio ea ribadire che la norma nonpuò essere motivo di risolu-zione dei contratti».

Tra le prime novità inserite c’èl’obbligo della laurea per di-ventare educatore. Il quadrodi riferimento è il livello di co-noscenze stabilite dal Qeq,quadro europeo delle qualifi-cazioni professionali. Da que-sto punto di partenza si deli-neeranno due profili: quellodell’educatore socio-sanitario,con il compito di operare neicontesti in cui è richiesta an-che una preparazione medi-ca, e l’altro socio-pedagogico,con specificità più educative.Dieci gli ambiti previsti dallalegge (tra cui scolastico, socio-sanitario e della salute, dellagenitorialità e della famiglia,culturale, giudiziario; am-bientale, sportivo), 14 i servi-zi in cui potranno operare. E a

chi lavora senza titolo univer-sitario, la legge riconosce l’e-sperienza sul campo, ma pre-vede percorsi privilegiati perchi vorrà uniformarsi nellecompetenze ai laureati. Cosìper chi ha 3 anni nei servizi eha superato un concorso pub-blico per educatore, basta «uncorso intensivo di un anno,anche a distanza», spiega an-cora Santerini, «un percorsoaccettabile», e l’esonero perchi ha 25 anni di servizio o ol-tre 50 anni di età. Obiettivo difondo sarà «l’unificazione deititolo» tra due ambiti oggi di-stinti, perciò «viene agevolatal’acquisizione dei crediti nel-le università per prendere l’al-tro titolo».

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L’intervista/1

Binetti (Ap): va difesala specificità socio-sanitaria

L’intervista/2

Iori (Pd): il testo mette ordinetra due ruoli negli stessi ambiti

A giorni il parere della commissione BilancioSe l’ampio consenso del primo via libera incommissione Cultura sarà confermato, si

passerà direttamente in Senato. In arrivo ilchiarimento nel testo che la norma non è

motivo di rescissione dei contratti in essere

ROMA

er cercare di mettereordine, nella «fretta» sirischia di fare più con-

fusione, andando a sovrap-porre gli ambiti di sbocco tragli educatori socio-sanitari esocio-pedagogici. Così da«cancellare la specificità» del-le due professioni e «rompereil principio di distinzione del-le professioni». Paola Binetti,deputata di Ap, solleva alcunidubbi sul testo licenziato dal-la commissione Cultura diMontecitorio.Cosa non va nel ddl?Ampliare a dismisura gli am-biti per l’educatore socio-pe-dagogico mi lascia perplessaper più di un motivo. Come sipuò, già con la laurea trien-nale, operare in ambiti comel’immigrazione, la dispersionescolastica, le carceri, l’am-biente e i beni culturali? È im-possibile avere un curriculumtriennale che possa fornire u-na alfabetizzazione in tuttiquesti settori. Credo che la so-vrapposizione degli sbocchivada a discapito di un compi-to ben delimitato e molto de-licato che è quello dell’educa-tore socio-sanitario. Dicendoche i laureati in Scienze dellaformazione possono fare tut-to, viene scippata la loro spe-cificità. Poi ancora: se si diceche tutti gli educatori posso-no operare anche in ambitosportivo, ambientale e dei be-ni culturali, che faranno allo-ra i laureati in Scienze moto-rie e Belle Arti? Si rischia dicreare una figura ibrida, chepotendo fare tutto non sa fa-re nulla.L’obbligo della laurea non ègaranzia di competenza?Non tutti si possono improv-visare educatori, certo. Ma cisono qualità e competenze ol-

Ptre la laurea che con questalegge vengono messe ai mar-gini. Pensiamo ad esempio atutti gli asili nido delle suore, inidi condominiali e tuttequella piccole realtà in cui lapresa in carico dei bimbi è af-fidata alle qualità umane nonnecessariamente alla laurea.Queste potrebbero essere fal-ciate.La legge prevede norme tran-sitorie per adeguarsi.Le norme transitorie, però,non risolvono i problemi dichi in questi anni, per aiutarei tempi di conciliazione casa-lavoro delle donne, ha messosu piccole realtà in cui lascituo figlio basandoti sulle ga-ranzie umane. Si è fatta in-somma una norma dal sapo-re demagogico e populista,non considerando le conse-guenze.La commissione Cultura ha

votato quasi all’unanimità.Non credo si siano resi contodi tutte queste implicazioni,per questo credo vada porta-ta in Aula perché si possa ap-profondire l’argomento, dareun consenso informato e per-ché tutti si rendano conto diciò che votiamo.Una legge sugli educatori puòevitare il ripetersi di eventi dicronaca sui maltrattamenti?Non basta né una legge né lacornice formativa, l’auspicioè che si eserciti in quei conte-sti il giusto livello di controlloe di formazione continua delpersonale per cui si possa sta-re sereni. Il testo non lo pre-vede e non dice nemmenoche queste persone si debba-no specializzare nella forma-zione con degli indirizzi perdiversi ambiti.

Alessia Guerrieri© RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA

essuna confusionedi ruoli. Anche se gliambiti occupazio-

nali sono in parte simili,«sono i compiti a cambia-re. La legge serve per met-tere ordine», per mettere fi-ne «alla possibilità chechiunque s’improvvisi e-ducatore». La deputata PdVanna Iori, firmataria delddl sugli educatori unifi-cato con il testo di Paola Bi-netti, rivendica l’aver«riempito un vuoto nor-mativo» e l’aver voluto «ri-qualificare il livello educa-tivo, obbligando chi lavorain quel settore alla laurea».Il testo però non piace atutti.Chi solleva obiezioni è unapiccola minoranza, abbia-mo invece ricevuto un do-

Ncumento unitario dellaquattro maggiori associa-zioni di educatori e peda-gogisti a sostegno della leg-ge. Comprendo il timore diperdere spazio, dinanzi aqualcosa di nuovo, di chi e-ra in una posizione un po’più avvantaggiata. Ma larealtà è che eravamo inpresenza di una anomaliatutta italiana che consenti-va ad una facoltà di Medi-cina di formare degli edu-catori. In più con questalegge il titolo degli educa-tori è riconosciuto anchenel resto d’Europa.Non c’è il rischio di toglie-re sbocchi occupazionaliad altre lauree?No, nei primi articoli si de-finisce la figura professio-nale dell’educatore e delpedagogista e gli ambiti incui possono operare. Sono

settori in cui peraltro ope-rano già, ma con la speci-ficità del lavoro educativo.Se uno lavora in ambito sa-nitario, quindi, lo può faresolo limitatamente alle at-tività educative e relazio-nali. Anche se perciò gliambiti di sbocco occupa-zionali sono simili, sono icompiti ad essere diversi.E chi non ha la laurea?Chi opera senza titolo e la-vora da almeno tre anni,con un anno facilitato distudi anche con corsi onli-ne può conseguire la lau-rea. Chi ha più di 50 anni o25 anni di esperienza nonha bisogno nemmeno deltitolo universitario, perchéha accumulato esperienzache è importante tantoquanto il titolo universita-rio. È vero che la laurea nonbasta, ma educatori non cisi improvvisa. Almeno peròsi parta da lì. Non dico chela legge ci porrà al riparodagli episodi di maltratta-menti che la cronaca ci rac-conta, ma non guasterà.Certo so che è la formazio-ne permanente e il con-trollo la vera garanzia, mala legge non aveva questoobiettivo.La preoccupa l’Aula?In commissione il testo haavuto praticamente l’una-nimità ad eccezione dell’o-norevole Binetti, i pareriche stanno arrivando dal-le altre commissioni sonostati votati all’unanimità.Ecco perché non mi spa-venta il voto in assemblea,visto che abbiamo avutoun così ampio consensodalle commissioni, perchétutti hanno capito che è u-na legge di buon senso.(A.Guer.)

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Dicendo chei laureati in Scienzedella formazionepossono fare tutto,viene scippatala loro peculiaritàCi sono qualitàe competenzeoltre la laurea,messe ai margini

«Chi solleva obiezioniè una piccolaminoranza, abbiamoinvece ricevutoun documentodelle quattro maggioriassociazionidi educatorie pedagogistia nostro sostegno»

Maltrattamenti. A Milano e Rimini nuovi casi di violenzeuovi, inquietanti casi di maltrat-tamenti a carico di anziani e bam-bini. Stavolta tocca a Milano e Ri-

mini fare i conti con il “lato oscuro” del-l’assistenza sanitaria ed educativa, sco-prendo degli aguzzini al posto dei pro-fessionisti che dovrebbero prendersi cu-ra dei più fragili.Pugni in faccia, strattoni, botte, umilia-zioni continue, compreso l’uso di conte-nitori di feci e urine, tirati addosso o u-sati come oggetto contundente. È solo u-na parte della lunga serie di maltratta-menti subiti dai pazienti di una struttu-ra sanitaria per persone affette da pato-logie psichiatriche a Milano. La Polizia diStato del capoluogo lombardo è interve-nuta, ha arrestato in flagranza di reato unoperatore sociosanitario e ne ha indaga-ti in stato di libertà altri tre, con l’accusadi maltrattamenti e lesioni.L’indagine ha preso il via da un esposto

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presentato verso la fine del 2014 dai re-sponsabili della comunità, struttura con-venzionata con la Asl di Milano, che se-gnalavano episodi di maltrattamenti acarico dei pazienti, alcuni immobilizza-ti a letto, altri del tutto inoffensivi. La vi-cenda è stata ricostruita grazie alle testi-monianze dei parenti dei degenti e di unoperatore che più volte all’inizio del suoturno aveva constatato lesioni sospette.Tutti elementi che hanno portato all’in-

stallazione di una serie di telecamere al-l’interno della struttura grazie alle quali,nei primi mesi del 2015, sono state regi-strate le violenze.E le telecamere sono state decisive ancheper portare alla luce quello che accade-va in un asilo di Rimini. Bambini sgrida-ti e minacciati, strattonati più volte soloperché non erano in grado di tirarsi su dasoli i pantaloni oppure perché non riu-scivano a raggiungere in tempo un luo-go nell’aula dove l’insegnante aveva de-ciso di radunarli. Sono alcuni dei com-portamenti di una maestra 61enne di u-na scuola materna arrestata sempre ieri.La donna non era nuova a questi episo-di: era già stata sospesa dal servizio per10 giorni nel 2010 proprio per la sua ag-gressività.Le indagini dei militari, condotte attra-verso sistemi di intercettazione video-ambientali, erano iniziate su segnalazio-

ne di un’altra insegnante che aveva rac-contato di aver assistito in diverse occa-sioni a una serie di condotte violente te-nute dalla collega nei confronti dei pic-coli a lei affidati nella sua sezione. Talicomportamenti stavano ingenerando neibimbi stati di ansia e terrore. Le dichia-razioni della collega hanno trovato fin dasubito un riscontro nelle immagini ac-quisite dai carabinieri a partire dal feb-braio di quest’anno, e dalle quali è emersoil comportamento della donna con i mi-nori. I bambini venivano quotidiana-mente maltrattati e mortificati dalla don-na: una situazione “abituale” di insoste-nibile disagio fisico ma soprattutto psi-cologico, che può, a dire del perito no-minato dal pubblico ministero, causare«danni irreparabili nelle relazioni com-portamentali e sul sistema cognitivo e diapprendimento di soggetti in età evolu-tiva» quali appunto i bimbi in questione.

6 Sabato23 Aprile 2016P R I M O P I A N O A FIANCO

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Paola Binetti Vanna Iori