Intervista “speciale” primo piano al professor Stefano ... · quando si sono sbloccati dei...

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EMERGENCIES 182 EMERGENCIES 183 PRIMO PIANO di Franco Foresta Martin P rof. Gresta, dalla “spiaggia di velluto” della natia Seni- gallia, alla Laurea in Fisica presso lo storico Ateneo di Bolo- gna, dall’attività accademica e di ricerca a Catania, fino alla nomina di Presidente all’ Istituto Naziona- le di Geofisica e Vulcanologia a Roma. Ci può parlare di qualche aspetto umano e scientifico di questo suo lungo e gratificante itinerario? ”Innanzitutto grazie della domanda. In effetti è proprio sulla spiaggia di Se- nigallia che è sorta in me la passione per la sismologia. Fin da bambino sentivo i racconti dei miei genitori sul terremoto che aveva colpito se- veramente Senigallia nel 1930; poi nel 1972, avevo poco più di 15 anni, c’e’ stata la lunga sequenza sismica dell’Anconetano, (da febbraio a giugno centinaia di scosse ben avvertite dalla popolazione). Quell’estate ho avuto la fortuna d’incontrare proprio in spiaggia un dipendente dell‘ING che lavorava ad un locale Osservatorio sismolo- gico in Corinaldo, a pochi chilometri da Senigallia. Un pomeriggio mi ha fatto visitare l’Osservatorio, ho visto il mio primo sismometro e le relative registrazioni (i sismogrammi); da li è iniziata a maturare in me l’idea di di- ventare, da “grande”, un sismologo. Quindi è stato naturale, raggiunta la maturità, iscrivermi all’università di Bologna, per la laurea in fisica. Sono stati degli anni veramente belli, anche perché Bologna negli anni ‘70 era ancora una città molto accogliente, un “salotto” e all’Università i profes- sori erano veramente molto bravi. Al momento della scelta dell’argomento della tesi di laurea sono stato per qualche settimana combattuto tra la Fisica dell’astmosfera e la Sismologia. Poi il “richiamo della Terra” è stato più forte di quello dell’aria. E così nella primavera del 1980, da neolaureato, scopro che a causa di uno dei periodici blocchi di concor- si e assunzioni che caratterizzano il nostro Paese, a Bologna non c’era- no possibilità concrete di lavoro, a causa di diversi “precari” laureati- si già qualche anno prima di me. Quindi, spinto anche da “questioni di cuore” sono emigrato a Catania, letteralmente all’avventura. È stata la scoperta di “un nuovo mondo”; per un marchigiano mai spintosi più a sud di Roma, la Sicilia dei primi anni ‘80 è stata un’ottima palestra di vita. La mia fortuna è aver incontrato delle persone veramente buone e generose, che mi hanno sostenuto in quegli anni in cui, presi contatti con l’università di Catania, son stato anche io precario, svolgendo dei lavori saltuari, oltre alle classiche settimane di supplenze nelle scuole, per cercare di mantenermi. Poi ho avuto la fortuna di trovarmi nel posto giusto al momento giusto, quando si sono sbloccati dei concorsi al CNR. Da qui la mia avventura sullo studio della sismologia, all’inizio so- stanzialmente dei vulcani, con tante bellissime esperienze, soprattutto le collaborazioni con i colleghi stranie- ri sui vulcani siciliani e all’estero. È impossibile dimenticare le bevute di vodka e le partite a scacchi con colle- ghi russi fino alle quattro del mattino, per poi all’alba andare sui fianchi di un vulcano a installare stazioni sismiche. Intervista “speciale” al professor Stefano Gresta, Presidente dell’INGV In via del tutto eccezionale su questo numero della Rivista pubblichiamo un’intervista di Franco Foresta Martin - per 35 anni è stato redattore scientifico e ambientale del Corriere della Sera - al professor Stefano Gresta, Presidente dell’INGV Oppure le collaborazioni con colleghi, diventati poi amici, negli Stati Uniti o sul vulcano Melbourne, in Antartide. Senza trascurare la soddisfazione di aver “cresciuto” tanti studenti, poi laureati, fino a, per diversi di essi, ricercatori. E infine la Presidenza dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulca- nologia. “E poi ora, questo nuovo incarico, che è un incarico veramente stimolante. Le potenzialità dell’INGV sono enormi, le capacità dei ricercatori e di tutto il personale sono notevoli, quindi un incarico di responsabilità ma anche di grande soddisfazione”. Parliamo della geofisica ora, la geofisica come studio della terra solida, per meglio comprendere il funzionamento del nostro piane- ta, ma anche la geofisica come strumento per la prevenzione dei disastri naturali. Mettendomi nei panni del ricercatore lei ha già detto di ritenerla una ecceziona- le avventura intellettuale; invece mettendomi nei panni di un ma- nager di un grande istituto, come l‘INGV, come vive le aspettative della società civile nei vostri con- fronti? Per essere più espliciti: che cosa risponde a quanti desidere- rebbero una più efficace risposta della scienza rispetto al pericolo sempre incombente dei terremoti e di eruzioni vulcaniche? Come presidente dell’ INGV sono veramente fiducioso nelle capacità dei nostri ricercatori, dei nostri tec- nologi, dei nostri tecnici che manten- gono le reti di monitoraggio. Per quel che riguarda il nostro contributo alla prevenzione, fondamentalmente la scienza non dà certezze, man mano che si approfondiscono le conoscen- ze, se si è rigorosi nell’affrontare un problema, aumentano anche i dubbi, aumentano le incertezze su quelle che sono le nuove frontiere che si vanno Franco Foresta Martin per 35 anni redattore scientifico e ambientale del Corriere della Sera, autore di questa intervista A destra: Stefano Gresta, Presidente dell’INGV

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■ di Franco Foresta Martin

Prof. Gresta, dalla “spiaggia di velluto” della natia Seni-gallia, alla Laurea in Fisica

presso lo storico Ateneo di Bolo-gna, dall’attività accademica e di ricerca a Catania, fino alla nomina di Presidente all’ Istituto Naziona-le di Geofisica e Vulcanologia a Roma. Ci può parlare di qualche aspetto umano e scientifico di questo suo lungo e gratificante itinerario?”Innanzitutto grazie della domanda. In effetti è proprio sulla spiaggia di Se-nigallia che è sorta in me la passione per la sismologia. Fin da bambino sentivo i racconti dei miei genitori sul terremoto che aveva colpito se-veramente Senigallia nel 1930; poi nel 1972, avevo poco più di 15 anni, c’e’ stata la lunga sequenza sismica dell’Anconetano, (da febbraio a giugno centinaia di scosse ben avvertite dalla popolazione). Quell’estate ho avuto la fortuna d’incontrare proprio in spiaggia un dipendente dell‘ING che lavorava ad un locale Osservatorio sismolo-gico in Corinaldo, a pochi chilometri da Senigallia. Un pomeriggio mi ha fatto visitare l’Osservatorio, ho visto il mio primo sismometro e le relative registrazioni (i sismogrammi); da li è iniziata a maturare in me l’idea di di-ventare, da “grande”, un sismologo. Quindi è stato naturale, raggiunta la maturità, iscrivermi all’università di

Bologna, per la laurea in fisica. Sono stati degli anni veramente belli, anche perché Bologna negli anni ‘70 era ancora una città molto accogliente, un “salotto” e all’Università i profes-sori erano veramente molto bravi. Al momento della scelta dell’argomento della tesi di laurea sono stato per qualche settimana combattuto tra la Fisica dell’astmosfera e la Sismologia. Poi il “richiamo della Terra” è stato più forte di quello dell’aria. E così nella primavera del 1980, da neolaureato, scopro che a causa di uno dei periodici blocchi di concor-si e assunzioni che caratterizzano il

nostro Paese, a Bologna non c’era-no possibilità concrete di lavoro, a causa di diversi “precari” laureati-si già qualche anno prima di me. Quindi, spinto anche da “questioni di cuore” sono emigrato a Catania, letteralmente all’avventura. È stata la scoperta di “un nuovo mondo”; per un marchigiano mai spintosi più a sud di Roma, la Sicilia dei primi anni ‘80 è stata un’ottima palestra di vita. La mia fortuna è aver incontrato delle persone veramente buone e generose, che mi hanno sostenuto in quegli anni in cui, presi contatti con l’università di Catania, son stato anche io precario, svolgendo dei lavori saltuari, oltre alle classiche settimane di supplenze nelle scuole, per cercare di mantenermi. Poi ho avuto la fortuna di trovarmi nel posto giusto al momento giusto, quando si sono sbloccati dei concorsi al CNR. Da qui la mia avventura sullo studio della sismologia, all’inizio so-stanzialmente dei vulcani, con tante bellissime esperienze, soprattutto le collaborazioni con i colleghi stranie-ri sui vulcani siciliani e all’estero. È impossibile dimenticare le bevute di vodka e le partite a scacchi con colle-ghi russi fino alle quattro del mattino, per poi all’alba andare sui fianchi di un vulcano a installare stazioni sismiche.

Intervista “speciale” al professor Stefano Gresta, Presidente dell’INGVIn via del tutto eccezionale su questo numero della Rivista pubblichiamo un’intervista di Franco Foresta Martin - per 35 anni è stato redattore scientifico e ambientale del Corriere della Sera - al professor Stefano Gresta, Presidente dell’INGV

Oppure le collaborazioni con colleghi, diventati poi amici, negli Stati Uniti o sul vulcano Melbourne, in Antartide. Senza trascurare la soddisfazione di aver “cresciuto” tanti studenti, poi laureati, fino a, per diversi di essi, ricercatori.

E infine la Presidenza dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulca-nologia.“E poi ora, questo nuovo incarico, che è un incarico veramente stimolante. Le potenzialità dell’INGV sono enormi,

le capacità dei ricercatori e di tutto il personale sono notevoli, quindi un incarico di responsabilità ma anche di grande soddisfazione”.

Parliamo della geofisica ora, la geofisica come studio della terra solida, per meglio comprendere il funzionamento del nostro piane-ta, ma anche la geofisica come strumento per la prevenzione dei disastri naturali. Mettendomi nei panni del ricercatore lei ha già detto di ritenerla una ecceziona-le avventura intellettuale; invece mettendomi nei panni di un ma-nager di un grande istituto, come l‘INGV, come vive le aspettative della società civile nei vostri con-

fronti? Per essere più espliciti: che cosa risponde a quanti desidere-rebbero una più efficace risposta della scienza rispetto al pericolo sempre incombente dei terremoti e di eruzioni vulcaniche?Come presidente dell’ INGV sono veramente fiducioso nelle capacità dei nostri ricercatori, dei nostri tec-nologi, dei nostri tecnici che manten-gono le reti di monitoraggio. Per quel che riguarda il nostro contributo alla prevenzione, fondamentalmente la scienza non dà certezze, man mano che si approfondiscono le conoscen-ze, se si è rigorosi nell’affrontare un problema, aumentano anche i dubbi, aumentano le incertezze su quelle che sono le nuove frontiere che si vanno

■ Franco Foresta Martin per 35 anni redattore scientifico e ambientale del Corriere della Sera, autore di questa intervista

■ A destra: Stefano Gresta, Presidente dell’INGV

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esplorando. Per quel che riguarda i terremoti oggi siamo in grado di ben definire la pericolosità sismica di un’area con approcci che vanno ad integrare i terremoti, le deformazioni del suolo, la mappatura delle faglie. Questo è il massimo che si può fare, ma non soltanto per noi, è il massimo anche per la comunità scientifica in-ternazionale. Poi dal punto di vista del rischio sismico, il compito passa a chi deve ridurre la vulnerabilità degli edifici

e l’esposizione del territorio, in parole povere a chi deve programmare l’uti-lizzo del territorio stesso. Un discorso diverso riguarda i vulcani; per i vulcani le nostre conoscenze sono tali da ben comprendere i meccanismi delle dinamiche interne dei magmi. Per cui anche se non siamo ancora arrivati a delle previsioni deterministiche delle eruzioni, in maniera probabilistica con un certo margine d’incertezza per vulcani a condotto aperto, diciamo che siamo molto vicini al realizzare le previsioni“.

Passiamo alla stretta attualità. I tempi sono particolarmente difficili e non c’ è nessun aspetto della vita nazionale al riparo dalla grave crisi economica che stiamo attra-versando. Lei cosa direbbe ad un giovane che bussa alla sua porta perché ha il desiderio di dedicarsi agli studi di geofisica? C’ è ancora una prospettiva di soddisfazione per questi giovani?“Gli ripeterei quello che mi sono detto quando sono partito veramente all’av-ventura da neolaureato più di trenta anni fa, per andare ad “esplorare” la Sicilia: la passione per questo splendido lavoro va coltivata, con ogni mezzo e con molti sacrifici. I sacrifici sono necessari, ed oggi, rispetto a qualche decina di anni fa, il mondo è più aperto, per cui provare tutte le opportunità, non solo in Italia ma nel mondo. A partire dal dottorato di ricerca, appena laureati per andare ad acquisire altrove diverse esperien-ze, per conoscere la mentalità di altri

“Le potenzialità dell’INGV sono enormi - afferma Stefano Gresta presidente dell’INGV - le capacità dei ricercatori e di tutto il personale sono notevoli, quindi un incarico di responsabilità ma anche di grande soddisfazione”

ricercatori; opportunità all’estero ce ne sono, con la speranza ovviamente che quanto noi abbiamo formato durante un percorso scolastico fino alla laurea possa poi ritornare indietro con mag-giori competenze acquisite”.

Lei si trova alla presidenza dell’ INGV da circa sei mesi; ha quindi avuto il tempo di guardarsi attor-no, di capire le aree di eccellenza e anche le zone di sofferenza del suo Istituto. Come descriverebbe in poche parole, lo stato attuale e le prospettive di sviluppo per un Istituto come l’INGV?“Intanto eccellente è il compito svolto dalle nostre reti di monitoraggio, sia sull’intero territorio nazionale che per quello che riguarda più specificata-mente le aree vulcaniche. Eccellente è la qualità della produzione scientifica dei nostri ricercatori, ai massimi livelli mondiali sia nei settori della geofisica che della vulcanologia. Quello che ho notato, è che c’è necessità di valoriz-zare il lavoro già valido che viene già svolto da tecnici e tecnologi, un lavoro oscuro, che spesso è sconosciuto. Quindi in qualche modo deve esse-re valorizzato, per esempio andando ad incoraggiare la sottomissione a brevetto di tante applicazioni di tipo tecnologico che vengono sviluppate al nostro interno. Un’altra necessità è quella di un maggiore coordinamento delle attività sui progetti di ricerca, quindi la necessità di un ufficio che coordini i ricercatori delle diverse se-zioni, focalizzandoli senza disperdere energie per presentare magari piccoli programmi che non raggiungono una massa critica, invece indirizzandoli e incoraggiandoli a coordinarsi su pro-grammi di tipo multidisciplinare. Devo riconoscere che per questi, come per altri aspetti organizzativi, sia i compo-nenti del Consiglio di Amministrazione, che quelli del Consiglio Scientifico mi sono di grande aiuto. Sappiamo che la situazione attuale del Paese è difficile, però sono veramente fiducioso che l’ec-

cellenza dei nostri ricercatori, dei nostri tecnologi alla lunga pagherà. E non solo l’eccellenza su terremoti e vulcani, ma eccellenza anche in studi sull’ambien-te marino, l’atmosfera, il campo ma-gnetico terrestre, l’interno della Terra. Abbiamo degli ottimi laboratori, per cui pure nel difficile momento contingente, diciamo con qualche piccolo aggiusta-mento di tiro, si può senz’altro ancora migliorare quella che è già l’eccellente qualità del nostro Istituto”.

■ Sala sismica ■ Osservazione sottomarina

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i vulcani a condotto chiuso (esempio Vulcano e Vesu-vio) o la caldera dei campi Flegrei. Qui le dinamiche sono più lente e i processi che possono portare verso un'eruzione (testimoniati sostanzialmente da terremo-ti, deformazioni del suolo e variazioni geochimiche), durano, eventualmente, mesi o anni.

La rete di monitoraggio del Vesuvio, la situazione rilevata negli ultimi anniIl Vesuvio è molto ben monitorato dal punto di vista sismico, geochimico, delle deformazioni dl suolo. I ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano applicano me-todologie di avanguardia per comprendere la struttura interna e le sue eventuali variazioni. Potenziamento infrastrutturale e sensori in pozzo per ridurre i disturbi. Dal punto di vista sismico nell’ultimo anno ci sono stati circa 800 microterremoti ma localiz-zati meno di 50 terremoti di modesta magnitudo (infe-riore a 3) superficiali, deformazioni poco significative dovute a compattazione, degassamento intracraterico di origine meteorica.

L'attività didattica e culturale dell'INGVL'Istituto possiede 7 biblioteche e una biblioteca digitale con 500 periodici elettronici accessibile agli specialisti, ma è attento anche alla diffusione della cultura scientifica, mediante materiale divulgativo, visite guidate e seminari per le scuole, mostre dedi-cate alla geofisica, ai rischi naturali e ambientali, con un sito Internet molto ricco e ben strutturato e con la biblioteca scientifica per ragazzi "Nautilus".L'attività di divulgazione viene completata anche attra-verso tre musei (Museo dell'Osservatorio Vesuviano, Museo delle Isole Eolie, Museo di Rocca di Papa). Presso le sezioni dell'INGV nel territorio nazionale si svolgono frequentemente seminari di tipo divulgativo aperti al pubblico, visite guidate di scolaresche di ogni ordine e grado anche ai laboratori ed alle collezioni di strumenti storici dell'INGV, che provvedere anche al loro restauro. Molti ricercatori dell'INGV sono im-pegnati anche in progetti educativi presso le scuole per formare nei ragazzi e nei docenti una cultura della prevenzione. Lo stesso messaggio passa attraverso i musei storici INGV che sono in corso di miglioramento, con l’allestimento di sale multimediali.

COME FUNZIONA L'INGV570 tecnici-amministrativi e ricercatori di ruolo; circa 270 contratti a tempo determinato, più svariate de-cine di contrattisti, borsisti e dottorandi di ricerca. Per il 2012 Fondo Ordinario dal MIUR 45 milioni di euro; Protezione Civile 15 milioni di euro; progetti di ricerca (nazionali ed europei) circa 30 milioni di euro. L' INGV è costituito da 9 Sezioni (Milano, Pisa, Bologna, 3 sezioni a Roma, Napoli, Catania Palermo) 3 di queste sezioni (Roma, Napoli, Catania) hanno una sala operativa che opera h24 7 giorni su 7 e sono in pratica tre osservatori sismico (Roma) e vulcanico (Napoli e Catania). Ci sono poi diverse sedi distaccate: L’Aquila, Messina, Gibilmanna; Porto Venere; Arezzo; Lipari; alcune delle quali nascono come piccoli osservatori geofisici.

Le maggiori strutture nazionali, sia istituzionali che di ricerca, con le quali l'INGV si rapporta maggiormenteLe Università in primo luogo; l’Agenzia Spaziale Italiana, il CNR e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN); con questi soggetti sono in corso numerosi progetti la Protezione Civile e le Regioni. Ottime collaborazioni saranno intensificate soprat-tutto in chiave di progetti congiunti multidisciplinari, obiettivo richiesto dall’Europa.

Il rischio sismico in Italia e l'at-tività dell'INGV nel quadro del Servizio Nazionale della Prote-zione CivileRete sismica Nazionale (sala operativa a Roma), interfaccia con la Protezione Civile. Per ogni terremoto di magnitudo superiore a 2.5 (o avvertito dal-la popolazione): entro 2 minuti dalla registrazione del terremoto, localizzazione automatica. 5 mi-nuti per il perfezionamento della localizzazione e della magnitudo dei terremoti; entro 30 minuti i

dati definitivi. È un lavoro di grande responsabilità, svolto con estrema professionalità dai tecnici e ricer-catori dell'INGV. Dalla localizzazione e magnitudo del terremoto si ar-riva alla stima delle aree su cui il terremoto provoca determinati scuotimenti. Questo processo avviene in tempo praticamente reale. La produzione delle mappe di scuotibilità (sinonimo di pericolosità sismica) avviene tenendo conto di tutti i terremoti che in epoca storica hanno colpito il nostro paese. Mediante analisi di tipo statistico si arriva a definire la pericolosità sismica e (a parte la Sardegna e la pianura Padana) tutto il territorio nazionale presenta una certa pericolosità. Le Alpi, tutta la dorsale Appenninica, la Calabria e la Sicilia Orientale sono le aree a maggiore pericolosità sismica.

Il rischio vulcanico, come funziona il sistema di monitoraggio e di eventuale allarmePer quel che riguarda i vulcani, le sale operative di Napoli e Catania raccolgono in tempo reale i dati che provengono dalle reti di monitoraggio istallate sui vulcani attivi (Vesuvio, Campi Flegrei, Ischia, Stromboli per Napoli);

Stromboli, Vulcano, Etna per Ca-tania. I segnali che precedono l’inizio di una attività eruttiva sono molteplici: terremoti, tre-more vulcanico, deformazioni del suolo, parametri geochimi-ci, termici, gravimetrici, segna-li infrasonici sono analizzati in tempo reale e per i vulcani la cui dinamica è rapida perché il con-dotto è aperto (Etna e Stromboli) è ormai a buon punto un sistema di pre-allarme dell’attività erutti-va (qualche giorno o nel volgere di ore). Diverso è il discorso per

■ Stefano Gresta

L' INGV è costituito da 9 Sezioni: Milano, Pisa, Bologna, 3 sezioni a Roma, Napoli, Catania Palermo, 3 di queste sezioni - Roma, Napoli, Catania - hanno una sala operativa che opera h24, 7 giorni su 7

Le sale operative di Napoli e Catania raccolgono in tempo reale i dati che provengonodalle reti di monitoraggio istallate sui vulcani