Intervista a Igor Sibaldi

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INTERVISTA A IGOR SIBALDI 1) Normalmente le grandi domande sull'esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicit che tutti rincorriamo, che cos' per lei la felicit?Carissimo , se per felicit Lei intende una sovrabbondanza di energie e di sentimenti (una fecondit com nel senso latino del termine); una capacit di provare desideri, di non nasconderli e di realizzarli; unesuberante inventiva, che riempia di novit ogni giornata; una sensazione di riuscita, sia nel presente sia, pi ancora, nel futuro; il piacere di sentirsi liberi, nel pieno possesso dei propri diritti; una vivace curiosit; e una bella sete di verit e di giustizia, cos come ne hanno solitamente i bambini; se per felicit Lei intende queste cose, penso proprio che si tratti del principale nemico dellordine sociale in cui viviamo. Per mantenersi, tale ordine richiede infatti che gli individui si accontentino di mirare a un moderato benessere, e nellattesa di raggiungerlo si rassegnino a subire una lunga serie di frustrazioni, che la maggioranza ritiene indispensabili per ragionamenti del tipo se ognuno potesse fare quello che vuole nessuno andrebbe pi a lavorare. E la maggioranza degli individui obbedisce, accontentandosi e rassegnandosi. Altro che rincorrere la felicit! Ogni occidentale conduce una sua guerra personale, purtroppo vittoriosa, contro quella felicit nemica, nella quale si troverebbero le risposte a quelle che Lei chiama le grandi domande dellesistenza - le quali certamente sorgono in presenza del dolore, ma non perch sia il dolore a provocarle, bens perch chi agisce contro la felicit incappa inevitabilmente nel dolore. Gran parte di queste domande hanno, in realt, a loro fondamento uno schema assai elementare: Perch vivo cos male? E anche la risposta sarebbe elementare, richiederebbe soltanto leliminazione del punto interrogativo: Proprio perch vivo cos male. Ma per timore di questa risposta, e delle conseguenze che essa avrebbe nei rapporti con lordine vigente, la maggioranza si tiene aggrappata alle domande e alle dolorose condizioni in cui le domande sono destinate a restare tali.

2) Dottor Sibaldi cos' per lei l'amore?Attualmente, una delle tante parole incerte della lingua italiana. E le parole incerte generano inevitabilmente retorica di bassa lega. In italiano possiamo dire, per esempio, amore filiale, ma se una figlia dicesse al padre: Io ti amo! leffetto sarebbe preoccupante.

perch amore deriva dal latino amor, desiderio appassionato ed esclusivo (giustamente una vecchia canzone segnalava che Amore vuol dir gelosia), e amor a sua volta risale al sanscrito kama, desiderio sessuale. dunque sensato, in italiano, dire che Dio ama gli uomini, dato che secondo la religione cristiana Dio ha avuto un figlio da un essere umano; ed sensato dire che qualcuno ami Dio, perch possibile desiderare un rapporto appassionato con una Divinit. Ma non appena si parla di amore per gli altri, di amore per il prossimo, si nella spiacevolissima situazione di non sapere esattamente cosa si stia dicendo: si prova cio un senso di inadeguatezza ma invece di accorgersi che il senso di inadeguatezza dovuto a una carenza della lingua italiana, si crede che inadeguato sia colui che sta usando quel verbo. I pi reagiscono a tale sensazione in modo punitivo: autopunitivo, pensando Mi sento incerto quando parlo dellamore per il prossimo, e di sicuro perch non amo abbastanza, e dunque sono meschino; oppure aggressivo, quando pensano che nel mondo non ci sia abbastanza amore per il prossimo, perch la gente cattiva. Altri invece, pi giustamente, percepiscono qualcosa di falso nellespressione amore per il prossimo, ma ne deducono che i buoni sentimenti sono qualcosa di melenso.

Altre lingue sono pi fortunate. In latino si diceva Diliges proximum tuum. La dilectio, cio la capacit di preferire, era una parola bella e chiara. In greco, diliges era agapeseis, e lagape era trattare con grande affetto: unaltra parola splendida. In inglese c love, in tedesco Liebe, in russo ljubv (tutti apparentati al latino liber, libero), ovvero il lasciare che una persona sia com davvero, perch ci piace cos com. In queste altre lingue un concetto che si spiega da s, senza lasciare equivoci. Ma in italiano, parlare damore in una sede diversa da quella del corteggiamento spinto, solo una trappola. Temo la si debba a certe incongruenze storiche del cattolicesimo; e attualmente non lascia scampo, in questa lingua.

3) Come spiega l'esistenza della sofferenza in ogni sua forma?Come un segnale che qualcosa non va. Confido che Lei non intender questa risposta in modo semplicistico. Un organismo soffre quando c qualcosa di sbagliato, o nellorganismo stesso, o nel comportamento del suo proprietario, o nelle circostanze. Il qualcosa di sbagliato pu essere di due tipi: uninsufficienza (per esempio una malattia ereditaria), e in tal caso la sofferenza indica che vi l una sfida da vincere (trovare la cura); oppure un errore commesso da chi soffre o da altri, e in tal caso richieder una correzione. Penso sia il modo pi ottimistico di spiegare la sofferenza; in ogni caso, il mio.

4) Cos' per lei la morte?Sicuramente non quello che avverr dopo il decesso. Non mi pare che saperlo in anticipo sia una questione urgente, cos come non lo sarebbe il voler sapere, il giorno del matrimonio, cosa capiter dopo il divorzio. Nella morte, vedo unespressione dellatteggiamento che si ha verso la vita: ed unespressione infallibile e utilissima. Per esempio: pi uno pensa alla morte, e di certo - meno ha voglia di pensare alla propria vita, perch la vita che sta facendo non gli piace e lo annoia. Pi uno pensa alla morte come al giudizio finale, e meno ha voglia di fare i conti con se stesso e con gli altri altrimenti non li rimanderebbe al futuro. E cos via.

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?Non sarei cos sicuro che siamo nati. Conosco moltissime persone che non sono nate affatto, cio non ci sono ancora; e moltissime altre che stavano nascendo ma hanno smesso (spero momentaneamente) di partorirsi. Personalmente, sono alle prese con alcune fasi delicate del mio parto, e uno dei miei obiettivi nel breve periodo riuscire a tirar fuori altre membra della mia personalit da quella madre pigrissima che il passato. Poi, mi auguro di progettare molto meglio la mia idea principale, che quella di superare e far superare il maggior numero possibile di confini, di unire culture e mentalit tra loro lontane nel tempo e nello spazio. ci che ho sempre fatto finora, prima come studioso di letterature dellEuropa orientale; poi, come studioso di testi antichi, di mitologia e di psicologia del profondo. Ma confido di migliorare molto, gi durante il prossimo periodo neonatale.6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?Certamente s. Ne ho parlato a lungo nei miei libri sullAngelologia, che quellantichissima tipologia psicologica (egizio-ebraica) basata sulla convinzione che ciascun individuo abbia una sua personale direzione da seguire, nellattraversare il Mar Rosso, e disponga di tutte le energie per esserne allaltezza.7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ci nonostante viviamo in un'epoca dove l'individualismo viene sempre pi esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?La mia idea diametralmente opposta. Viviamo in unepoca di tremenda massificazione, nella quale la stragrande maggioranza delle persone non ha in s pi nulla che si possa chiamare veramente io. Pensano con la mente degli altri, desiderano quello che desiderano gli altri, fanno soltanto quello che fanno gli altri. Forse per individualismo lei intende quella particolare forma di egoismo su cui la pubblicit fa leva per spingere la gente a comprarsi cose? Ma anche questa massificazione. Unevoluzione culturale pu passare, oggi, soltanto attraverso la riscoperta del proprio io. Ma, proprio come duemila anni fa, molti sono i chiamati e pochi accettano, dato che essere diversi oggi ancora faticosissimo.

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?In nessun modo, se si ha voglia di essere saggi e si ha qualche simpatia per ci che gli antichi chiamavano Dio. Si sa, in teologia, che per Dio non esiste il bene e il male, ma solo il giusto e lo sbagliato. Nelle edizioni italiane della Bibbia, l dove si legge lalbero della conoscenza del bene e del male c un grave errore di traduzione: in ebraico era il diramarsi della conoscenza del giusto e dello sbagliato. E il giusto e lo sbagliato hanno sempre avuto la caratteristica, appunto, di diramarsi, come viticchi che continuamente si intrecciano gli uni con gli altri. Riconoscerli in quei loro intrecci ottima cosa, e richiede onest interiore, libert, apertura, pazienza, capacit dialettica (nel senso filosofico: tesi, antitesi, e sintesi che diventa una nuova tesi, con una nuova antitesi ecc.). Saltare alle conclusioni e credere di dover indicare che cosa Bene e che cosa Male invece unoccupazione brutale, utile soltanto a chi si occupi di propaganda, o voglia diffondere odio e discordia.9) L'uomo, dalla sua nascita ad oggi sempre stato angosciato e terrorizzato dall'ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?A dire il vero, a me lignoto ha sempre interessato moltissimo, al punto che fatico un po a immaginarmi qualcuno che ne sia terrorizzato. Che tipo di persona potrebbe aver paura dellignoto? Forse un uomo molto religioso, che teme di scoprire in unaltra religione qualcosa di meglio di ci che gli insegna la sua. O forse uno a cui piaccia avere ragione, e odia avere torto. Ma nella vita, si sa, o hai ragione o sei felice. I testi sacri (non le religioni, purtroppo), i grandi pensatori, la ragione, limmaginazione, larte sono sempre state maniere di esplorare lignoto, non certo di difendersene: daltronde, come potrebbe esserci la conoscenza, se non ci fosse lignoto nella quale esercitarla e farla progredire. A me sono stati di grande aiuto i testi di cui parlo pi di frequente, cio la Bibbia e i Vangeli; alcuni filosofi che amo molto: Eraclito, Hegel, Adorno, Castaneda; e anche (me lo conceda) alcuni animali, dai quali ho imparato moltissimo: molti gatti, un paio di cani, e nellagosto scorso anche un giovane rondone che aveva avuto alcuni gravi problemi, e con il quale ho trascorso unintera giornata indimenticabile, prima che un veterinario lo rimettesse in sesto.

10) Qual per lei il senso della vita?Penso proprio che la vita sia il senso di tutto. E anche qui questione di parole. Noi, con vita intendiamo spesso la durata di una vita; ma qualche anno fa, ho scoperto con grande gioia che in greco cera la parola zo, che indica un concetto sconosciuto alla civilt occidentale: lenergia specifica di tutto ci che vive, e che si contrappone non alla morte, ma alla non-vita ovvero a tutte le cose e a tutti gli uomini che non vivono affatto, ma si limitano a durare per un po. Questa zo (che una e la stessa in tutti i viventi) a mio parere ci che per noi pu dare senso a tutto, un po come i punti cardinali danno senso a qualsiasi posizione o direzione.