INTERROGARSI EDUCARSI VIVERE Erminio Antonello Lineamenti di esperienza vincenziana CLV .
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LA CARITÀ ovvero L’AMORE
INTERROGARSI EDUCARSI
VIVERE
Erminio Antonello “ Lineamenti di esperienza vincenziana” CLV
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PERCHÉ CI AVVICINIAMO A CHI È NEL BISOGNO?
La carità
ovvero l’amore per
Cristo e,
in Cristo,
per ogni uomo
è lo scopo della vitaEducarsi alla carità è vivere crescendo nella familiarità con il significato che sostiene il gesto della carità.
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LE RAGIONI DELLA
NOSTRA AZIONE
CARITATIVA
• Soddisfare un bisogno della nostra natura
• Imparare a vivere come
Cristowww.sorelleministre.it
Siamo creati solidali
La nostra realizzazione passa attraverso il venire incontro al bisogno dell’altro.
Il soccorrere chi è nel bisogno è una legge dell’esistenza tanto che se non lo facciamo ci sentiamo in colpa e quando lo facciamo anche i nostri pesi si ridimensionano.
LA CARITÀ HA COME SCOPO
LA REALIZZAZIONE DI NOI STESSI“Non siamo noi la soluzione al bisogno dell’altro, possiamo solo fargli
compagnia.Il primo motivo per cui ci muoviamo nella carità è il desiderio di essere noi stessi felici e, con noi, aiutare anche gli altri ad esserlo.”www.sorelleministre.it
Imparare a vivere come Cristo
Gesù ci svela che la legge suprema dell’esistenza è la condivisione e la carità
“Carità è la presenza stessa di Cristo fra noi. E‘ Cristo fra noi la carità di
Dio”
Imparare a riconoscere Cristo presente e a vivere di Lui ci spinge all’azione caritativa: “L’AVETE
FATTO A ME” (Mt 25,40)
La persona, ogni persona, diventa se stessa quando si
sente amata.
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Imparare a vivere come Cristo Cristo non
ha preteso il cambiamento di chi incontrava
Superiamo la scandalo della diversità solo
imparando lo sguardo di Dio sull’altro, lo
sguardo di misericordia
La FATICA produce DOLORE che nasce
dall’accorgerci di non sapere colmare l’abisso della
diversità
Non pretende di cancellare la diversità, ne sa accogliere lo scandalo,
promuovendola verso ciò che è ultimamente buono e giustoLa condiscendenza
all’altro è sempre accompagnata da FATICA
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Imparare a vivere come CristoReciprocità: in un vero
rapporto di carità si riconosce anche quanto si riceve.
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•La carità è un atto di amore misericordioso quando attuandola siamo profondamente convinti che al tempo stesso noi la sperimentiamo da parte di coloro che la accettano da noi.
•La misericordia autenticamente cristiana è pure, in certo qual senso, la più perfetta incarnazione dell’uguaglianza tra gli uomini, e quindi della giustizia.
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GLI ATTEGGIAMENTI
DELL’AZIONE CARITATIVAAttenzione alla persona
Rivelare la
dignità
Far passare
dai bisogni al Bisogno
L’atto di soccorrere il bisogno dell’altro può scaturire da diversi impulsi della nostra sensibilità e va educato a….
Attenzione alla persona
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Oltre alla commozione, oltre alla particolare sensibilità,
oltre all’indole e anche oltre il risultato,
e quindi anche senza alcuna di queste spinte…
il motore della carità è:
l’amore che afferma il “tu” dell’altro.
La categoria che esprime la carità è quella del dono: stare di fronte all’altro riconoscendolo come persona significa
fare spazio a ciò che egli è sottraendolo al rischio di ridurlo ad “oggetto”
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Dare senza la carità si può,
ma è vanoSan Paolo scrive nell’Inno alla
Carità:
“..se anche distribuissi
tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser
bruciato,
ma non avessi la carità,
niente mi giova.”
Attenzione alla persona
Rivelare la dignitàL’apertura verso l’altro parte dal suo bisogno dobbiamo fare attenzione a…
Pretesa di risolvere i bisogno dell’altro
Pretesa di essere la risposta al bisogno dell’altro
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Rivelare la dignità
“La misura di ciò che l’altro ha veramente bisogno non sta in me: non sono io la misura
della sua necessità”
“L’altro propriamente non ha bisogno di me nè di ciò che io gli posso dare ma…
Le cose e la mia presenza MEDIANO qualcosa che supera me e le cose.”
L’altro ha bisogno di essere riconosciuto come Dio lo
riconosce: come “persona “ e come “figlio”
HA BISOGNO DI QUELLA DIGNITÀ CHE DIO SOLO DÀ
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Far passare dai bisogni al Bisogno
Condividere i bisogni fa allargare lo sguardo. L’altro ha bisogno
del senso della vita
Il linguaggio della carità introduce sempre,
misteriosamente ma in modo attuale, Cristo.
“Non ci siano riserve nell’associare la parola di
Cristo alle attività caritative”.
“Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si
compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di Lui grazie a
Dio Padre”
Occorre ricordarsi che il grande
bisogno di ogni uomo è il bisogno di Cristo
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INDICAZIONI PRATICHE
La carità nasce da un gruppo di persone in
comunione tra loro e che si verificano.
Il fare la carità non si identifica
con la carità, occorre
verificarsi sul perché del
proprio fare.
Il fare dà chiarezza perché la carità è
esperienza. Tuttavia il fare va sottoposto al giudizio di verità che ne fa emergere
le ragioni.
INDICAZIONI PRATICHE
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• La fedeltà crea una mentalità,
modella la persona e la libera dalla “voglia /non
voglia”
• mette in movimento la libertà
• plasma la persona
• La carità è Dio, è Gesù tra noi, è lo Spirito che ci abita.
• Solo in comunione con Dio possiamo alimentarla e rinsaldarne le motivazioni.
La carità chiede e implica fedeltà.
La carità fedele
richiede il dono del tempo libero
La carità mantiene la ricchezza di motivazione solo se è
pregata
Caritàin San Vincenzo de’ Paoli
Amiamo Dio, fratelli,
amiamo Dio, ma a spese delle nostre braccia, con
il sudore della nostra
fronte.
Non mi basta amare Dio se il mio
prossimo non lo ama.
Le opere di Dio non si
fanno quando lo
desideriamo noi, ma quando
piace a Lui. Non bisogna
saltare davanti alla Provvidenza.
Quando sarete vuoti di voi stessi, allora Dio vi
riempirà.
Bisogna essere come
i raggi del sole che si
posano continuamen
te sopra l’immondizia e nonostante questo non
si sporcano.
Il fine principale
per il quale Dio ci ha
chiamati è per amare
Nostro Signore
Gesù Cristo.
Bisogna santificare
queste occupazioni cercandovi
Dio e compierle per trovare
lui, piuttosto che per vederle fatte.
“Ti accorgerai
presto che la carità è un
fardello pesante...
Ma tu conserverai
la tua dolcezza ed il tuo sorriso. Non è tutto
dare il brodo e il pane...”
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