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Internet News Novembre 2006 Selezione di informazioni economiche dai più importanti siti internet italiani 30 novembre 2006 Eventi e indicatori: http://www.comune.brescia.it/statistica Catalogo pubblicazioni Unità di Staff Statistica: http://www.comune.brescia.it/statistica Internet news: http://www.comune.brescia.it/statistica

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Internet News Novembre 2006 Selezione di informazioni economiche dai più importanti siti internet italiani 30 novembre 2006 Eventi e indicatori: http://www.comune.brescia.it/statistica Catalogo pubblicazioni Unità di Staff Statistica: http://www.comune.brescia.it/statistica Internet news: http://www.comune.brescia.it/statistica

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Internet News è ottenuto mediante la consultazione di alcuni dei più importanti siti internet di informazione italiani, in particolare delle pagine di economia, o di istituti di ricerca pubblici e privati, ad accesso gratuito. La selezione degli articoli viene ottenuta tramite ricerca con “parole chiave”:

inflazione, prezzi, commercio, consumatori, distribuzione commerciale, economia o in base alle valutazioni del selezionatore, dettate dalle rilevanze del momento. Questa pubblicazione viene realizzata nell’ambito delle attività di documentazione per la “Rilevazione ISTAT dei prezzi al consumo per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo” e ha lo scopo di fornire informazioni sullo scenario economico entro il quale i prezzi si formano. Principali fonti degli articoli: Agenzie di stampa e giornali quotidiani ADNkronos on line - Italy Global Nation http://www.adnkronos.it/ AFFARI ITALIANI – Quotidiano on line http://canali.libero.it/affaritaliani/ AGI on line http://www.agi.it/ ANSA.it http://www.ansa.it/ Bresciaoggi http://www.bresciaoggi.it/ EuroNews http://www.euronews.net/ GOOGLE News Italia - Motore di ricerca di news http://news.google.it/ Il Brescia http://www.ilbrescia.com/ Il Corriere della sera http://www.corriere.it/ Il Giornale http://www.ilgiornale.it/ Il Giornale di Brescia http://www.giornaledibrescia.it/ Il Sole 24 ore http://www.ilILSOLE24ORE.com/ In Italia on line http://www.italiaonline.it/ Italiaoggi http://www.italiaoggi.it/ La Repubblica http://www.repubblica.it/ La Stampa Web http://www.lastampa.it/ QuiBrescia.it http://www.quibrescia.it/ RAI news 24 http://www.rainews24.it/ TG Fin http://www.TGFin.it/ Istituti di ricerca pubblici e privati, Associazioni di categoria AltroConsumo http://www.altroconsumo.it/ AGCM - Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato http://www.agcm.it/ CNCU - Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti http://www.tuttoconsumatori.it/ Confartigianato – Centro studi http://www.confartigianato.it/ Confcommercio – Centro studi http://www.confcommercio.it/ Confindustria – Centro studi http://www.confindustria.it/ INFOCOMMERCIO - News http://www.infocommercio.it ISAE – Istituto di Studi e Analisi Economica http://www.isae.it/ ISMEA - Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare http://www.ismea.it/ ISTAT – Istituto Nazionale di Statistica http://www.istat.it/ LAVOCE Info http://www.lavoce.info/ Movimento Consumatori http://www.movimentoconsumatori.it/ Internet News è a cura di Marco Palamenghi - Unità di staff Statistica - Comune di Brescia. Disclaimer - La selezione e i contenuti dei documenti riportati non rappresentano necessariamente il pensiero dell’Amministrazione comunale, della Commissione comunale di controllo per la rilevazione dei prezzi al consumo o dei suoi membri. Documenti, dati e informazioni sono tratti da soggetti terzi e riflettono le loro opinioni personali. L’Unità di staff Statistica del Comune di Brescia non effettua alcun controllo preventivo in relazione al contenuto, alla natura, alla veridicità e alla correttezza di materiali, dati e informazioni pubblicati, né delle opinioni che in essi vengono espresse. L'unico responsabile è il soggetto che ha fornito i documenti, i dati o le informazioni o che ha espresso le opinioni. In ogni caso l’Unità di staff Statistica del Comune di Brescia farà in modo di adottare ogni misura ragionevolmente esigibile per evitare che siano pubblicate opinioni manifestamente diffamatorie ed offensive o chiaramente in contrasto con diritti di terzi. In considerazione del fatto che documenti, dati, informazioni e opinioni di cui sopra sono resi accessibili nelle forme sopra indicate, l’Unità di staff Statistica del Comune di Brescia non può essere ritenuta responsabile, neppure a titolo di concorso, di eventuali illeciti che attraverso di essi vengano commessi, né comunque di errori, omissioni ed inesattezze in essi contenuti. Qualora il lettore riscontri errori, omissioni ed inesattezze nei documenti, dati o informazioni pubblicati, o nelle opinioni espresse, ovvero ritenga che tali documenti, dati, informazioni o opinioni violino i propri diritti, è pregato di rivolgersi l’Unità di staff Statistica del Comune di Brescia per le necessarie rettifiche.

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Sommario Siti internet per approfondimenti: ...................................................................................................... 7 --------------------------------------------------------------------------------------------- .......................................... 7 ISMEA.it ............................................................................................................................................. 7 Indicatori e prezzi dei prodotti agricoli e della pesca sui mercati all’origine ..................................... 7 MAPOSSERVA.it ............................................................................................................................... 7 L'Osservatorio Prezzi del Ministero dello Sviluppo Economico........................................................ 7 ISTAT.it .............................................................................................................................................. 8 Prezzi: dati congiunturali.................................................................................................................... 8 AGENZIATERRITORIO.it .................................................................................................................. 9 Agenzia del Territorio – Osservatorio del Mercato Immobiliare........................................................ 9 --------------------------------------------------------------------------------------------- .......................................... 9 ISTAT.it ............................................................................................................................................ 10 Indici dei prezzi al consumo ............................................................................................................ 10 ISTAT.it ............................................................................................................................................ 11 Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali................................................................... 11 ISAE.it .............................................................................................................................................. 12 Forte discesa dell’inflazione che si attesta in ottobre all’1,8%........................................................ 12 AFFARITALIANI.it............................................................................................................................ 14 Trichet non tocca i tassi. Ma apre ad un nuovo rialzo per dicembre .............................................. 14 ALTROCONSUMO.it ....................................................................................................................... 15 Posta prioritaria obbligatoria per tutti............................................................................................... 15 ILSOLE24ORE.com......................................................................................................................... 17 Oggi le stime Ue: per l'Italia deficit al 2,9% e Pil in rialzo ............................................................... 17 TGFin ............................................................................................................................................... 18 Esselunga attacca ancora Coop...................................................................................................... 18 ILSOLE24ORE.com......................................................................................................................... 18 Bankitalia agli istituti di credito: eliminate i costi di chiusura dei conti correnti ............................... 18 TGFin ............................................................................................................................................... 18 Ue: manovra promossa con riserva ................................................................................................ 19 ALTROCONSUMO.it ....................................................................................................................... 20 Mozzarelle di bufala agli ormoni: ancora un caso di cattiva comunicazione.................................. 20 AFFARITALIANI.it............................................................................................................................ 21 "Quando un’impresa dipende dagli alti volumi di Wal-Mart come dalla cocaina”........................... 21 ILBRESCIA.com .............................................................................................................................. 22 Vendemmia, un'annata record per le bollicine di Franciacorta....................................................... 22 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 23 Che si fa domenica? Si va al centro commerciale .......................................................................... 23 Da Brescia a Sonico, apriranno dieci nuove strutture..................................................................... 24 ILBRESCIA.com .............................................................................................................................. 25 Scocca l'ora della Freccia rossa quasi 50 mila metri di shopping .................................................. 25 Ventitré bar e ristoranti: sarà concorrenza spietata ........................................................................ 26 Per chi vende abiti difficoltà in vista: «Sì alla protesta ma serve qualità» ...................................... 26 BRESCIAOGGI.it ............................................................................................................................. 27 Sportelli, il record è di Rimini ........................................................................................................... 27 QUIBRESCIA.it ................................................................................................................................ 27 Contratti gas "carpiti in malafede", Asm protesta............................................................................ 27 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 28 Centro chiuso: torna l’amarezza dei commercianti ......................................................................... 28 Vigile elettronico e residenti: «Non ci ha cambiato molto la vita»................................................... 29 ILBRESCIA.com .............................................................................................................................. 30 Farmaci al supermarket prezzi giù del 10 per cento ....................................................................... 30 La ricetta salva i camici bianchi e la clientela resta numerosa ....................................................... 30

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Dall'inizio del prossimo anno viaggiare in bus costerà di più.......................................................... 31 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 32 Prodotti russi «made in Italy» .......................................................................................................... 32 Il primato di Agroittica di Calvisano ................................................................................................. 32 Monsieur-zar Petrossian tranquillizza: lo storione non è a rischio.................................................. 33 AGCM.it............................................................................................................................................ 33 Obbligare i medici ad indicare nelle ricette anche i generici a più basso costo ............................. 33 QUIBRESCIA.it ................................................................................................................................ 34 Verdi e commercianti contro il Piano regionale............................................................................... 34 BRESCIAOGGI.it ............................................................................................................................. 34 Si alleano Verdi e commercianti ...................................................................................................... 34 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 35 Altri «no» al Piano regionale sul commercio ................................................................................... 35 BRESCIAOGGI.it ............................................................................................................................. 36 Rca, Brescia si scopre risparmiosa ................................................................................................. 36 Decisivo scegliere una tariffa su misura.......................................................................................... 37 Dallo studente neo-patentato all’imprenditrice................................................................................ 37 INFOCOMMERCIO.it....................................................................................................................... 38 E’ sempre primavera negli investimenti immobiliari nel commercio ............................................... 38 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 39 Immobili, il mercato frena Ma i prezzi non caleranno...................................................................... 39 Redditività in calo Il top nel centro................................................................................................... 39 Per le case il Garda batte tutti ......................................................................................................... 41 Si annuncia aria di ripresa ............................................................................................................... 41 Se sono piccoli il mercato li premia ................................................................................................. 41 ISTAT.it ............................................................................................................................................ 42 Stima preliminare del PIL................................................................................................................. 42 ILSOLE24ORE.com......................................................................................................................... 43 Il Pil nel 3° trimestre 2006: +0,3% congiunturale e +1,7% annuo .................................................. 43 ISTAT.it ............................................................................................................................................ 45 Indici dei prezzi al consumo ............................................................................................................ 45 ISTAT.it ............................................................................................................................................ 47 Commento ISAE ai dati ISTAT sulla stima preliminare del PIL ...................................................... 47 AFFARITALIANI.it............................................................................................................................ 48 Via libera del Parlamento Ue alla liberalizzazione dei servizi......................................................... 48 TGFin ............................................................................................................................................... 48 "Telefonini, ricariche troppo care".................................................................................................... 48 TGFin ............................................................................................................................................... 48 In Europa inflazione in calo ............................................................................................................. 49 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 50 Consumatori più tutelati ................................................................................................................... 50 BRESCIAOGGI.it ............................................................................................................................. 51 Il blocco riesce, ma con lo «sconto» ............................................................................................... 51 INFOCOMMERCIO.it....................................................................................................................... 52 L’Italia nella mira degli investitori internazionali .............................................................................. 52 TGFin ............................................................................................................................................... 53 Ferrovie,"aumenti a partire dal 3%"................................................................................................. 53 QUIBRESCIA.it ................................................................................................................................ 53 Vescicolare, allevamenti suini in ginocchio ..................................................................................... 53 ISAE.it .............................................................................................................................................. 54 Torna a crescere a novembre la fiducia dei consumatori ............................................................... 54 ILBRESCIA.com .............................................................................................................................. 56 La Loggia pronta a ridurre l'Ici: in arrivo sconti sulle prime case.................................................... 56 QUIBRESCIA.it ................................................................................................................................ 57 Il Comune è pronto ad uno sconto sull'Ici ....................................................................................... 57 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 58

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Brescia, le code costano 500 mln l’anno......................................................................................... 58 TAV: quattro anni di dibattito e il percorso non è ancora definitivo ................................................ 58 «Le istituzioni evitino i contrasti» ..................................................................................................... 59 ILBRESCIA.com .............................................................................................................................. 60 Malattia dei suini, niente allarme, ma saranno abbattuti 8mila capi ............................................... 60 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 61 Suini malati, il problema è economico............................................................................................. 61 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 62 Il 30 novembre l’Outlet raddoppia ................................................................................................... 62 AFFARITALIANI.it............................................................................................................................ 62 La denuncia del Codacons: "Aumenti anche oltre il mille per cento" ............................................. 62 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 63 Stop agli aumenti al casello............................................................................................................. 63 CONFCOMMERCIO.it ..................................................................................................................... 64 Il futuro incerto frena i consumi degli italiani ................................................................................... 64 L’incerto orizzonte della ripresa....................................................................................................... 64 Consumi: tra low cost e high quality................................................................................................ 65 Il ricorso al credito che fluidifica i consumi delle famiglie europee ................................................. 68 OPINIONEBS.net............................................................................................................................. 69 Brebemi, via all'accordo di programma ........................................................................................... 69 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 69 Brebemi, l’accordo si scrive in aprile ............................................................................................... 69 ILBRESCIA.com .............................................................................................................................. 70 Bollette Telecom troppo salate colpa della pirateria informatica .................................................... 70 ISTAT.it ............................................................................................................................................ 71 Indice del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio ..................................................... 71 TGFin ............................................................................................................................................... 73 Bancomat, prelievo costerà meno................................................................................................... 73 CONFESERCENTI.it ....................................................................................................................... 74 ''Con tredicesima più acquisti ma niente spese folli'' ...................................................................... 74 Natale 2006: tredicesime e consumi ............................................................................................... 74 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 76 Bollo auto, cartelle «pazze» ............................................................................................................ 76 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 77 Record in acquacoltura.................................................................................................................... 77 Il futuro del pesce sicuro è in allevamento ...................................................................................... 78 INFOCOMMERCIO.it....................................................................................................................... 78 2006 e 2007, anni record per i centri commerciali in Europa ......................................................... 78 BRESCIAOGGI.it ............................................................................................................................. 79 La Loggia abbassa l’Ici sulla prima casa......................................................................................... 79 «I sindaci del centrodestra ora frenano, noi tagliamo» ................................................................... 80 QUIBRESCIA.it ................................................................................................................................ 80 La Giunta ha deciso, in due anni Ici al minimo................................................................................ 80 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 81 Prima casa, la Loggia fa sconti sull’Ici............................................................................................. 81 BRESCIAOGGI.it ............................................................................................................................. 82 Tredicesime, l’83% è già speso....................................................................................................... 82 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 83 Antibiotici ai pesci, chiesto il processo ............................................................................................ 83 ILBRESCIA.it ................................................................................................................................... 84 A Brescia è già arrivato il Natale ..................................................................................................... 84 ILBRESCIA.it ................................................................................................................................... 85 Piacciono i farmaci nel market......................................................................................................... 85 BRESCIAOGGI.it ............................................................................................................................. 86 Legge lombarda anti-smog.............................................................................................................. 86 BRESCIAOGGI.it ............................................................................................................................. 87

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Brescia consolida la crescita ........................................................................................................... 87 GIORNALEDIBRESCIA.it ................................................................................................................ 88 L’assicurazione premia le bresciane al volante .............................................................................. 88 Dal 1° gennaio in vigore l’indennizzo diretto e l’agente multimandatario ....................................... 89 Brescia spende per l’auto 4,5 miliardi di euro l’anno ...................................................................... 90 Le frodi calano del 3% ..................................................................................................................... 91

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Siti internet per approfondimenti: --------------------------------------------------------------------------------------------- ISMEA.it Indicatori e prezzi dei prodotti agricoli e della pesca sui mercati all’origine Sin dal 1965 l’Ismea ha istituito, in accordo con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, la rete di rilevazione dei prezzi all’origine, con l’obiettivo di monitorare il mercato dei prodotti agricoli e della pesca sui mercati all’origine nazionali. Tendenze Mensili – Andamento medio mensile Tendenze Settimanali – Andamento medio settimanale Ultime Quotazioni - Rilevazioni degli ultimi 7 giorni Indice Prezzi - Dal 1977 i prezzi rilevati sono utilizzati per l’elaborazione dell’indice dei prezzi all’origine dei più importanti prodotti agricoli, che rappresenta uno dei principali compiti istituzionali dell’Istituto. L’attività di rilevazione dei prezzi ed elaborazione dell’indice è compresa nel Piano Statistico Nazionale. Sono riportati gli indici dei prezzi per filiera con il grado di dettaglio della categoria e del prodotto. Indice Costi - L’indice elaborato dall’Ismea si differenzia dall’indice dei prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori elaborato dall’Istat, poiché l’Ismea si pone nell’ottica dell’azienda agricola e considera tutte le spese che l’azienda sostiene per ottnere prodotti agricoli, compreso il costo del lavoro dipendente. Sono riportati gli indici dei prezzi dei mezzi correnti alla produzione per categoria di spesa e per filiera con il grado di dettaglio del totale agricoltura e della varietà. Import Export - Sono riportati le medie dei prezzi per il commercio con l'estero per filiera con il grado di dettaglio dell'aggregato di prodotto e del prodotto. Settori di analisi:

Generale Ortaggi Oli e olive mensa Cereali e coltivazioni industriali Fiori e piante Animali e carni Frutta Vini Lattiero caseari

www.ismea.it MAPOSSERVA.it L'Osservatorio Prezzi del Ministero dello Sviluppo Economico L'Osservatorio Prezzi è un nuovo servizio di informazione, trasparenza e orientamento ai consumatori realizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), Direzione generale Armonizzazione del Mercato e Tutela dei Consumatori in collaborazione con le Amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, con l'ISTAT, l'UNIONCAMERE, le le Associazioni dei Consumatori, le parti sociali e con l'IPI. L'iniziativa rappresenta un punto di riferimento, sia per i consumatori, sia per gli operatori economici, per documentarsi sull'andamento dei prezzi dei beni e dei servizi di largo consumo sulla loro variabilità e sulle dinamiche inflazionistiche. Come funziona l'Osservatorio nazionale prezzi: È stato individuato un paniere composto da beni e servizi, che rispecchia le voci di spesa più comuni delle famiglie italiane. Di questi vengono periodicamente rilevati i prezzi e le tariffe assicurando - quanto a numero di osservazioni, struttura merceologica del paniere, copertura territoriale - un sufficiente grado di rappresentatività. Per ciascun prodotto vengono rilevati i prezzi medi, minimi e massimi tenendo conto delle diverse fasce di consumo e delle diverse aree territoriali e quale elemento principale dell'"informazione al consumatore", ne vengono comunicati i livelli sull'intero territorio nazionale. Le fonti dell'Osservatorio nazionale Prezzi ISTAT – ACNIELSEN – EUROSTAT – INFOMERCATI - ISMEA www.maposserva.it/

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ISTAT.it Prezzi: dati congiunturali Prezzi al consumo

- -Indici dei prezzi al consumo (NIC, FOI) - -Indici dei prezzi al consumo armonizzati per i Paesi U.E. - Italia - -Indici armonizzati dei prezzi al consumo per i paesi U.E. - indici generali per paese

Prezzi alla produzione

- -Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali - -Indici del costo di costruzione di un fabbricato residenziale - -Indici dei costi di costruzione di un tronco stradale - Trimestrale - -Indici dei costi di costruzione di un capannone industriale - Trimestrale

Le statistiche dei prezzi sono rivolte a produrre indicatori idonei ad esprimere la dinamica temporale media dei prezzi praticati nelle diverse operazioni di mercato e nelle diverse fasi della commercializzazione dei prodotti mercificati. Strumento metodologico fondamentale di tale sistema sono i numeri indici, che esprimono le variazioni nel tempo dei prezzi di un campione di prodotti riferito ad un determinato periodo scelto come base. Allo stato attuale il sistema degli indici dei prezzi risulta così articolato: 1. Indici relativi alla fase della produzione, che misurano l'andamento dei prezzi dei prodotti nel primo stadio della loro commercializzazione sul mercato interno. Gli indici di questo gruppo riguardano solo i beni e si dividono in:

- - indici dei prezzi della produzione agricola, a loro volta distinti in indici dei prodotti e dei servizi acquistati dagli agricoltori ed indici dei prezzi alla produzione dei prodotti venduti dagli agricoltori;

- - indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali - - indici del costo di costruzione di alcuni manufatti dell’edilizia (fabbricato residenziale, capannone

industriale e tronco stradale. 2. Indici dei prezzi al consumo, che si riferiscono alla fase di scambio in cui l'acquirente e' un consumatore finale; gli indici elaborati sono:

- - indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività; - - indice armonizzato dei prezzi al consumo per i Paesi della Unione Europea - - indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati.

www.istat.it/prezzi/dati_congiunturali/

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AGENZIATERRITORIO.it Agenzia del Territorio – Osservatorio del Mercato Immobiliare Osservatorio del mercato immobiliare Il Decreto legislativo del 30 luglio 1999, n. 300, stabilisce (comma 3, articolo 64) che L’Agenzia del Territorio gestisce l’Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI). L’Osservatorio ha il duplice obiettivo di concorrere alla trasparenza del mercato immobiliare e di fornire elementi informativi alle attività dell’Agenzia del Territorio nel campo dei processi estimali. Ciò avviene, da un lato, mediante la gestione di una banca dati delle quotazioni immobiliari, che fornisce una rilevazione indipendente, sull’intero territorio nazionale, delle quotazioni dei valori immobiliari e delle locazioni, dall’altro, valorizzando a fini statistici e di conoscenza del mercato immobiliare le banche dati disponibili nell’amministrazione e, più in generale, assicurando la realizzazione di analisi e studi.. La Direzione Centrale Osservatorio del Mercato Immobiliare è strutturata come segue:

- Ufficio Analisi e Studi - Area Osservatorio Valori di Mercato

o Ufficio Metodologie dell'Osservatorio o Ufficio Gestione Banca Dati

L’attività di rilevazione ed elaborazione dei dati sul territorio nazionale ai fini della determinazione delle quotazioni immobiliari è svolta dagli Uffici Provinciali del Territorio. Presso ciascun ufficio operano dei tecnici rilevatori del mercato immobiliare, che svolgono attività diretta secondo Piani Operativi di Rilevazione i cui obiettivi sono stabiliti all’inizio di ogni anno. L’attività degli Uffici Provinciali si avvale anche della rete costituita dai rapporti di collaborazione siglati dall’Agenzia con alcune importanti associazioni ed ordini professionali al fine di garantire, in modo stabile e trasparente, fonti informative necessarie a svolgere le indagini di mercato, nonché la partecipazione degli operatori tecnici e di mercato al Comitato consultivo misto. L’Agenzia del Territorio ha ritenuto importante costruire un rapporto di collaborazione, su base strutturale, stabile e visibile, in particolare con le associazioni degli intermediari immobiliari. Collaborazione che prevede un’attività operativa sinergica, per l’ampliamento dei flussi informativi, per il miglioramento e lo sviluppo della rilevazione attraverso la cooperazione:

- nella ricerca degli elementi tecnico economici contenuti in apposite schede di rilevazione; - nella fornitura delle indicazioni dell’andamento del mercato immobiliare.

Allo stato attuale tali rapporti sono stati siglati con le seguenti strutture ed organizzazioni: - FIAIP - Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali - FIMAA - Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari - CNI - Consiglio Nazionale degli Ingegneri - AICI - Associazione Italiana Consulenti Immobiliari

Sono inoltre stati siglati accordi di collaborazione finalizzati allo studio e alla conoscenza del mercato immobiliare, con alcuni istituti di area scientifica, istituti universitari e enti pubblici:

- Nomisma - Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne - Tecnoborsa - Cresme - Istat - Econpubblica - Università Bocconi - Agenzia delle Entrate

www.agenziaterritorio.it/servizi/osservatorioimmobiliare/index.htm ---------------------------------------------------------------------------------------------

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ISTAT.it 31 Ottobre 2006 Indici dei prezzi al consumo Ottobre 2006: indici provvisori Sulla base dei dati pervenuti, l’Istituto nazionale di statistica stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), relativo al mese di ottobre 20061, presenti una variazione di meno 0,1 rispetto al mese di settembre 2006 e una variazione di più 1,8 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In base alla stima provvisoria, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra nel mese di ottobre una variazione di più 0,3 per cento rispetto al mese precedente e una variazione di più 2,0 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Si ricorda che dall’inizio del 2002 l’IPCA viene calcolato considerando anche i prezzi che presentano riduzioni temporanee (sconti, saldi, vendite promozionali, ecc.); la dinamica di tale indice, quindi, può risultare differente da quella dell’indice NIC. In particolare, le differenze tra le variazioni congiunturali dei due indici risultano più ampie nei mesi in cui si concentrano le vendite promozionali e i saldi di fine stagione e nei mesi immediatamente successivi.

Sulla base dei dati finora pervenuti gli aumenti congiunturali più significativi dell’indice per l’intera collettività si sono verificati per i capitoli Istruzione (più 1,4 per cento), Abbigliamento e calzature (più 0,5 per cento) e Comunicazioni (più 0,4 per cento); una variazione nulla si è verificata nel capitolo Bevande alcoliche e

tabacchi; variazioni negative si sono registrate nei capitoli Servizi sanitari e spese per la salute (meno 1,2 per cento), Trasporti (meno 1,1 per cento) e Ricreazione, spettacoli e cultura (meno 0,8 per cento). Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi (più 4,9 per cento), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (più 4,6 per cento), Servizi ricettivi e di ristorazione e Altri beni e servizi (più 2,8 per cento per entrambi). Variazioni tendenziali negative si sono verificate nei capitoli Comunicazioni (meno 2,9 per cento) e Servizi sanitari e spese per la salute (meno 1,2 per cento).

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ISTAT.it 31 Ottobre 2006 Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali Settembre 2006

L’Istituto nazionale di statistica comunica che, sulla base degli elementi finora disponibili, nel mese di settembre 2006 l’indice generale dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali venduti sul mercato interno con base 2000=100 è risultato pari a 117,7, con una diminuzione dello 0,9% rispetto al mese precedente e

un aumento del 5,4% rispetto al mese di settembre 2005. L’indice calcolato al netto dell’energia ha registrato una variazione congiunturale pari a più 0,1%, mentre quella tendenziale è stata pari a più 4,1%. La variazione della media dell’indice generale negli ultimi dodici mesi rispetto a quella dei dodici mesi precedenti è risultata pari a più 5,3%. La variazione della media dell’indice generale dei primi nove mesi del 2006 rispetto a quella dei primi nove mesi del 2005 è stata pari a più 5,7%. Analisi per raggruppamento principale di industrie In termini congiunturali, i prezzi dei beni di consumo hanno registrato una diminuzione dello 0,1%, quelli dei beni strumentali un aumento dello 0,2%, i prezzi dei beni intermedi un incremento dello 0,1% e quelli dell’energia una diminuzione del 4,2%. Rispetto al mese di settembre 2005, si registrano le seguenti variazioni: più 1,8% per i beni di consumo (più 2,3% per i beni di consumo durevoli e più 1,7% per i beni di consumo non durevoli), più 1,8% per i beni strumentali, più 7,2% per i beni intermedi e più 10,6% per l’energia. Nei primi nove mesi del 2006, l’incremento più elevato rispetto allo stesso periodo del 2005 è stato registrato dal raggruppamento dell’energia (più 18,8%). Analisi per settore di attività economica La diminuzione congiunturale più rilevante è stata registrata nel settore dei prodotti petroliferi raffinati (meno 9,6%). Decrementi congiunturali sono stati inoltre riscontrati nei settori del cuoio e prodotti in cuoio e degli altri manufatti (compresi i mobili) (per entrambi meno 0,3%), dei prodotti alimentari, bevande e tabacco (meno 0,2%, dovuto principalmente al calo dei prezzi della carne e prodotti a base di carne), degli apparecchi elettrici e di precisione (meno 0,2%) e dei mezzi di trasporto (meno 0,1%). Gli aumenti congiunturali più significativi sono stati registrati nei settori del legno e prodotti in legno (esclusi i mobili) (più 0,8%), dei prodotti dell’industria tessile e dell’abbigliamento, dei prodotti chimici e fibre sintetiche ed artificiali, dei prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi e delle macchine ed apparecchi meccanici (per tutti e quattro i settori, più 0,3%). Rispetto al mese di settembre 2005, gli aumenti più rilevanti sono stati registrati nei settori dell’energia elettrica, gas e acqua (più 24,2%), dei metalli e prodotti in metallo (più 11,3%) e dei prodotti delle miniere e delle cave (più 11,0%). L’unica variazione tendenziale in diminuzione è stata riscontrata nel settore dei prodotti petroliferi raffinati (meno 3,6%). Nei primi nove mesi del 2006, gli incrementi più elevati, rispetto allo stesso periodo del 2005, sono stati riscontrati nei settori dell’energia elettrica, gas e acqua (più 23,4%), dei prodotti delle miniere e delle cave (più 15,0%) e dei prodotti petroliferi raffinati (più 13,2%).

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ISAE.it 31 ottobre 2006 Commento ISAE alla stima ISTAT dei prezzi al consumo - Ottobre 2006 Forte discesa dell’inflazione che si attesta in ottobre all’1,8% Il valore più basso dal giugno 2005. • La dinamica congiunturale dei prezzi è risultata negativa (-0,1%) per il secondo mese consecutivo ed è stata fortemente influenzata dalla riduzione dei prezzi dei medicinali, determinata da provvedimenti legislativi. • Al netto degli effetti stagionali, l’inflazione evidenzia un rallentamento ancora più marcato: l’indicatore elaborato dall’ISAE in base alla stima preliminare diffusa dall’ISTAT indica un tasso di crescita dei prezzi negli ultimi tre mesi intorno all’1% su base annua. • I rincari delle tariffe energetiche, in seguito agli adeguamenti trimestrali stabiliti dall’Autorità di settore, sono stati compensati dai ribassi dei listini dei prodotti energetici liberalizzati. Spinte al rialzo sono venute da alcune voci di spesa (abbigliamento e calzature tra i beni; istruzione nel caso dei servizi) usualmente interessate nel mese dalle revisioni stagionali dei prezzi, mentre in recupero sono risultati anche i prezzi relativi ai prodotti della telefonia.

In ottobre, in base alla stima preliminare diffusa dall’ISTAT, l’inflazione ha segnato un forte rallentamento. Il ritmo di crescita annuo dei prezzi al consumo è sceso dal 2,1% di settembre all’1,8%, riportandosi sul livello del giugno dello scorso anno. Il dato di ottobre, se confermato dall’ISTAT, potrebbe portare l’incremento medio annuo dei prezzi nel 2006 al 2,1%, appena inferiore al 2,2% stimato dall’ISAE. Indicazioni di una marcata

decelerazione della dinamica inflazionistica che avvalorano questo risultato finale vengono del resto anche dall’indice al netto dei fattori stagionali elaborato dall’ISAE. Il profilo di crescita dei prezzi sulla base di questo indicatore risulta in netto rallentamento, con un tasso di inflazione destagionalizzato, calcolato sugli ultimi tre mesi, che si è portato attorno ad un valore dell’1% su base annua, dall’1,5% del mese precedente. La stima ISTAT per l’indice armonizzato a livello europeo segnala un tasso tendenziale al 2%, anch’esso in forte discesa rispetto al 2,4% di settembre. Il differenziale inflazionistico a nostro sfavore nei confronti dei partner dell’area euro si dovrebbe essere ridotto a 0,4 punti percentuali (dopo i sette decimi di settembre), poiché la stima flash dell’EUROSTAT ha messo in evidenza una decelerazione estremamente limitata dell’incremento su base annua dei prezzi al consumo nei dodici paesi dell’area (1,6%, dopo l’1,7% di settembre). La dinamica congiunturale dell’indice per l’intera collettività (-0,1%) è risultata fortemente influenzata dalla riduzione del 3,5% circa dei prezzi dei medicinali in seguito a provvedimenti legislativi; tale flessione ha determinato un contributo negativo alla variazione dell’indice complessivo pari ad un decimo di punto. In discesa sono risultati i prezzi dei trasporti aerei e marittimi, mentre anche il capitolo relativo alle attività ricreative ha evidenziato, in linea con il profilo stagionale, una variazione congiunturale negativa. Per quanto riguarda le altre importanti voci di spesa, gli effetti sull’indice generale dei rincari stabiliti dall’Autorità di settore per le tariffe energetiche (+1,6% per l’energia elettrica e +0,6% per il gas), in base anche agli andamenti dei mesi precedenti del prezzo del petrolio, sono stati pienamente compensati dai ribassi nei prezzi dei carburanti e dei prodotti energetici liberalizzati in generale, che hanno già incorporato le recenti

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riduzioni delle quotazioni petrolifere. Le voci dell’indice che hanno mostrato i rincari maggiori sono state prevalentemente quelle interessate dagli aggiornamenti stagionali dei prezzi: abbigliamento e calzature (+0,5%) nel caso dei beni, spese per l’istruzione (+1,4%) per i servizi. In entrambi i casi, gli aumenti sembrerebbero essersi realizzati con intensità pari o leggermente superiore rispetto all’usuale profilo stagionale. In recupero è risultata la dinamica congiunturale dei prezzi dei servizi ricettivi e di ristorazione, così come quelli relativi ai prodotti della telefonia. Per quanto riguarda le aspettative inflazionistiche, gli indicatori che si ricavano dalle inchieste dell’ISAE per i consumatori e gli imprenditori forniscono segnali non concordi per i due gruppi di intervistati. Per i primi, accanto ad una sostanziale stabilità dei giudizi circa gli sviluppi correnti dell’inflazione, sono emerse valutazioni relativamente più pessimistiche riguardo all’andamento prospettico, con un aumento di coloro che si aspettano prezzi in crescita agli attuali ritmi a fronte della riduzione di quanti ne prevedono una stabilità. Leggermente diverso è lo scenario inflazionistico prospettato dalle imprese. Il quadro complessivo del settore manifatturiero appare, infatti, caratterizzato da una maggiore diffusione di attese di rialzi dei listini, ma al suo interno le imprese che producono beni per il consumo finale confermano le indicazioni di minori tensioni per il brevissimo termine emerse il mese precedente, con la riduzione (nei dati al netto della stagionalità) di coloro che prospettano rialzi nei listini.

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AFFARITALIANI.it Bce Trichet non tocca i tassi. Ma apre ad un nuovo rialzo per dicembre Giovedí 02.11.2006 17:15 La squadra di Trichet non tocca il costo del denaro. Perfettamente in linea alle attese di mercati finanziari e analisti il direttivo dalla Banca centrale europea riunito oggi ha optato per una conferma dei tassi di riferimento della zona euro. Il tasso minimo sul rifinanziamento principale resta così a 3,25%, livello a cui è stato innalzato il 5 ottobre scorso con una stretta monetaria da 25 centesimi. Confermati anche, rispettivamente a 2,25% e 4,25%, il tasso sui depositi overnight presso l'istituto centrale di Francoforte e quello sui rifinanziamenti marginali. Il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, ha però ribadito che serve "una forte vigilanza" per garantire la stabilità dei prezzi confermando le attese. Gli analisti infatti si aspettano che, dopo aver rialzato per cinque volte consecutive i tassi di interesse, la Bce aumenti ancora il costo del denaro di un altro 0,25% a dicembre. Nel corso della conferenza stampa tenuta dopo la riunione del Consiglio direttivo, Trichet ha spiegato che "se le nostre previsioni continueranno a essere confermate", cioè se la crescita economica proseguirà e l'inflazione resterà alta, "rimarremo impegnati a ridurre ulteriormente la politica monetaria accomodante". Trichet ha anche messo in risalto che la massa monetaria continua ad espandersi a tassi sostenuti con incrementi superiori al 10% e nel medio periodo rappresenta un rischio per i prezzi. E la massa monetaria è alimentata dalla richiesta di prestiti del settore privato. Quanto alla crescita economica, per Trichet la ripresa nell'area euro continuerà anche nel secondo semestre, nonostante sia possibile un rallentamento. Per questo, secondo l'Eurotower, le risorse che gli stati dell'Eurozona dovessero ottenere da una crescita economica maggiore delle previsioni dovrebbero essere destinate interamente per ridurre il deficit. E proprio a questo proposito il presidente dell'Eurotower ha dato ragione al governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, sulla necessità che la Finanziaria non sia annacquata. "Sono completamente d'accordo con Mario Draghi che ciò che è straordinariamente importante nella congiuntura attuale è che la Finanziaria italiana, rispetto al risultato finale in termini di deficit, non sia annacquata in nessun modo e che passi l'iter parlamentare senza essere indebolita. A questo stadio, direi che ciò è assolutamente cruciale" ha detto il presidente della Bce. Infine, l'inflazione. I prezzi nell'Eurozona resteranno elevati sopra il 2% nel 2006 e probabilmente rimarranno allo stesso livello nel 2007, ha annunciato Trichet. Secondo l'Eurotower "non si possono eslcudere nuovi rialzi del prezzo del petrolio" e i rischi per la stabilità dei prezzi "restano crescenti".

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ALTROCONSUMO.it Altroconsumo Posta prioritaria obbligatoria per tutti Paghiamo di più per recapiti meno puntuali 02-11-2006 Il semplice invio delle lettere da maggio 2006 può avvenire solo tramite posta prioritaria. Purtroppo ad un aumento dei prezzi per il consumatore non è corrisposto un aumento della qualità del servizio: quattro lettere su dieci arrivano in ritardo. E’ quanto emerge dal test che Altroconsumo, associazione indipendente di consumatori, ha condotto su sette città italiane – Bari, Bologna, Genova-Sori, Milano, Napoli, Roma, Torino – per fotografare l’efficienza e la puntualità del servizio di posta prioritaria. E’ risaputo: dal maggio 2006, il ministero delle Comunicazioni ha abolito la posta ordinaria, il cui costo del francobollo era di 0,45 euro, aumentando di un terzo il prezzo del servizio, diventato obbligatoriamente di posta prioritaria, portando il francobollo al costo fisso di 0,60 euro. Altroconsumo ha voluto vederci chiaro, e ha preso carta e penna, busta e francobollo. Durante dieci giorni, alle stessa ora, sono state inviate sei lettere in posta prioritaria, utilizzando sempre le stesse cassette della posta delle sette città coinvolte. Sessanta lettere per città, per un totale di 420 missive. Controllando la data di consegna, Altroconsumo ha verificato se i tempi promessi dalle Poste nei propri obiettivi qualità siano stati rispettati. La risposta è negativa. Quasi quattro lettere su dieci sono arrivate in ritardo, ben oltre le 24 ore, dunque né nel giorno di spedizione né nel giorno lavorativo successivo. Oltre al danno, la beffa: Altroconsumo ricorda che non sono previsti rimborsi per eventuali ritardi. Oltre una lettera su quattro è arrivata dopo due giorni, mentre sei missive tra quelle spedite si sono perse per strada. Maglia nera a Bari, con solo il 37% delle lettere consegnate entro le 24 ore, il peggior risultato tra le città del test. La palma dell’efficienza va al comune alle porte di Genova (Sori), con l’85% delle buste arrivate nei tempi previsti. A prezzi più alti oggi corrisponde una qualità del servizio ridotta, ma non solo: purtroppo abbiamo assistito ad uno scadimento nel tempo del livello di qualità del servizio stesso di posta prioritaria. Nel 2002, da una precedente inchiesta di Altroconsumo, era ben il 90% delle missive ad arrivare entro le 24 ore: oggi siamo solo al 61%.

Posta prioritaria: prova pratica

Lettere consegnate (%)

Città di partenza

Numero lettere spedite

Lettere perse (%) dopo 2

giorni dopo 3 giorni

oltre 3 giorni

entro 24 ore

Milano 60 - 20 10 10 60

Torino 60 2 13 3 2 80

Bologna 60 - 45 7 - 48

Roma 60 5 12 7 - 77

Napoli 60 2 35 13 7 43

Bari 60 2 55 7 - 37

Genova (Sori) 60 - 10 2 3 85

Totale 420 1 27 7 3 61

Fonte: Altroconsumo, novembre 2006

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La posta prioritaria ieri e oggi

2002 Consegna 2006

prioritaria ordinaria

entro 24 ore 61% 90% 1%

entro 2 giorni 88% 97% 64%

entro 3 giorni 95% 98% 91%

Fonte: Altroconsumo, novembre 2006 Altroconsumo ricorda: per il 2009 è previsto un allargamento del mercato ad altri operatori e nel frattempo, in regime praticamente di monopolio, è il consumatore a rimetterci, in termini di scarsa efficienza del servizio e di non corrispondenza di un rimborso in caso di standard qualitativi non rispettati. La differenziazione dell’offerta del servizio postale sia in termini di servizi che di prezzo è improrogabile perchè ci sia concorrenza nel settore.

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ILSOLE24ORE.com 4 novembre 2006 Oggi le stime Ue: per l'Italia deficit al 2,9% e Pil in rialzo Le previsioni economiche d'autunno della Commissione europea saranno pubblicate lunedì 6 novembre, ma le anticipazioni delle agenzie di stampa fanno già capire che il giudizio sui conti pubblici italiani e sull'efficacia della manovra finanziaria per il 2007 sarà positivo. L'Esecutivo europeo indicherà infatti le stime su deficit e Pil dell'Italia per il 2006-2008, delineando prospettive più rosee di crescita per l'anno in corso, che passerebbe dall'1,7% previsto in settembre all'1,8 per cento (la Finanziaria del Governo indica per quest'anno l'1,6 per cento). Un altro dato fondamentale è il rapporto deficit/Pil per il 2007: pari al 2,9%, che sancisce l'affidabilità delle misure volute dal ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa per riportare i conti italiani in linea con il Patto di stabilità. La correzione del deficit pubblico italiano nel 2006 e nel 2007 sarebbe pertanto in linea con le raccomandazioni Ecofin. Per il 2006, come previsto dal Governo, il rapporto sarà del 4,8% a causa degli effetti della sentenza della Corte di Giustizia europea sull'Iva per le auto aziendali. Più lenta la discesa del debito pubblico, che alla fine del prossimo anno per la Commissione dovrebbe restare intorno al 107% (nella manovra è previsto il 107,6% nel 2006 e il 106,9% nel 2007). Le previsioni Ue saranno sottoposte lunedì sera all'Eurogruppo, al quale parteciperà per l'Italia il ministro Padoa-Schioppa. Da parte sua il commissario Ue per gli Affari economici, Joaquin Almunia, aveva già espresso un parere favorevole sulla Finanziaria 2007, spiegando che se il testo uscirà immutato dal dibattito parlamentare sarà in grado di riportare il deficit/Pil al di sotto del 3 per cento. L'appuntamento del 6 novembre a Bruxelleas era da mesi visto come la prima tappa veramente importante per verificare l'effettiva fiducia nei confronti della linea impostata da Padoa-Schioppa. Preoccupazioni che restano. L'Italia rimane un «motivo di preoccupazione» per Bruxelles e il dibattito parlamentare che porterà all'approvazione definitiva della manovra rimane oggetto di attento monitoraggio. Nel corso di una conferenza stampa a Roma, in seguito alla serie di incontri con i rappresentanti del Governo e con il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi del 23 ottobre, Almunia aveva sottolineato come «l'Italia registra disavanzi fra i più considerevoli nella Ue e quest'anno il deficit sarà di gran lunga superiore al 4% del Pil. Il debito pubblico, che è oltre il 100% del Pil, è tornato a crescere per la prima volta negli anni 90». Tutte preoccupazioni che verranno con ogni probabilità ribadite nel corso della conferenza stampa di lunedì prossimo, in cui Almunia commenterà le previsioni. Anche perché, come da lui già sottolineato, se la Finanziaria 2007 è efficace, «tutti coloro che conoscono le vere sfide della finanza italiana sanno bene che questa non è la fine della storia». L'Italia per Bruxelles resta dunque un Paese «sotto stretta sorveglianza», perchè sempre «a medio rischio» sul fronte della sostenibilità delle finanze pubbliche. Il nostro Paese dovrà compiere ulteriori sforzi: sul fronte del del debito, in particolare, priorità assoluta dovranno essere la ricostituzione dell'avanzo primario (scivolato sotto lo zero nel 2006) e la prosecuzione del piano di liberalizzazioni e privatizzazioni. La Commissione Ue, in altri termini , sembra fidarsi di Padoa-Schioppa, ma non del tutto di quanto accadrà in Parlamento da oggi alla fine dell'anno: grande è il timore che la manovra possa essere stravolta dagli emendamenti, mettendo a rischio anche il piano di rientro del deficit.

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TGFin 6/11/2006 Esselunga attacca ancora Coop "Strumentale la difesa dell'italianità" Tra Coop ed Esselunga la guerra riesplode nel weekend. Sabato e domenica scorsi l'azienda guidata da Caprotti ha infatti pubblicato inserzioni su 37 quotidiani nazionali per respingere le avance della catena concorrente, che ha subito manifestato con forza il suo interesse, nel nome dell'italianità, non appena l'azienda è stata messa sul mercato. Ma con la sua inserzione Esselunga ribadisce: strumentale quella difesa dell'italianità. Nella pubblicazione infatti l'azienda sottolinea che "non è il caso che Coop si erga a difesa dei nostri colori. Lo fa per ragioni meramente strumentali". In effetti, nel suo interesse per Esselunga, Coop ha sempre sottolineato con forza la sua intenzione di non lasciare che il patrimonio cada in mani straniere. Esselunga, si legge nell'inserzione, è "un'azienda italiana. La nostra bandiera è sempre stato il tricolore, che per noi non è una recente scoperta". Con le dichiarazioni di Soldi sulla stampa, negli ultimi due anni, "si è instillato nella mente di clienti, fornitori, giornalisti, bancari, professori, il concetto che una azienda di distribuzione alimentare italiana, se a capitale straniero, riempia i suoi scaffali di prodotti esteri. Una favola, un'autentica panzana, con la quale si inducono a spericolate dichiarazioni autorevoli personaggi quali Pierluigi Bersani, Cesare Geronzi, Romano Prodi, Paolo De Castro". Proprio per questo, sottolinea Esselunga, "dev'essere ben chiaro che i prodotti alimentari sono prevalentemente locali (nazionali) e lo sono perchè legati al territorio e a secolari abitudini alimentari". "Non sta a noi" mette in evidenza Esselunga "argomentare su quali siano le ragioni che spingono Coop a una campagna propagandistica del genere". Coop, si legge ancora nell'inserzione, "è un concorrente, seppur anomalo, e della qualità della concorrenza è scorretto parlare. Possiamo solo affermare che là dove noi non siamo presenti, il livello di competitività di Coop è carente. Spiace trovarsi nel turbine di una querelle inevitabilmente polemica, ma Esselunga è spintonata e assediata da ben troppo tempo". ILSOLE24ORE.com 6 novembre 2006 Bankitalia agli istituti di credito: eliminate i costi di chiusura dei conti correnti Le banche italiane devono «rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno dispiegarsi della concorrenza» ed è «opportuno che i costi direttamente o indirettamente connessi con la chiusura dei rapporti in essere con le banche siano eliminati, favorendo così la mobilità». Lo dice il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, nel suo intervento alla Decima Convention dell'Abi. I consumatori, aggiunge il direttore generale di Bankitalia, devono avere «pieno accesso a informazioni esaustive circa il prezzo e la qualità del servizio offerto in modo da poter comparare le condizioni praticate da diversi intermediari per contratti con caratteristiche simili». Secondo Saccomanni «la redditività dei principali gruppi bancari italiani è oggi sostanzialmente in linea con quella dei concorrenti dell'area dell'euro». Permangono però «forti differenze nei confronti dei paesi anglosassoni dove l'ampiezza dei mercati finanziari offre maggiori fonti di ricavo. Il livello di efficienza operativa nei grandi gruppi italiani - continua Saccomanni - si colloca in una posizione intermedia, inferiore a quello dei concorrenti spagnoli e superiore a quello delle banche tedesche e francesi. In base a rilevazioni ancora preliminari, a giugno di quest'anno il coefficiente patrimoniale dei principali gruppi era del 10,2% in leggero aumento alla fine dello scorso anno». Per quanto riguarda la concorrenza, Saccomanni segnala un aumento «nei mercati dei prestiti alle imprese e della raccolta dove i margini di profitto si sono ridotti in misura rilevante». Continuano però ad esistere alcuni settori caratterizzati «da una scarsa permeabilità alla concorrenza: è il caso - continua Saccomanni - di alcuni mercati al dettaglio come ad esempio i pagamenti di importo contenuto e il credito al consumo». TGFin

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6/11/2006 Ue: manovra promossa con riserva Oggi attese le "Previsioni d'autunno" Bruxelles promuoverà con riserva la Finanziaria italiana. La pagella dell'Unione Europea, attesa in giornata nel documento sulle "Previsioni d'autunno", darà al nostra Paese una valutazione appena sopra la sufficienza, di fatto comunque una promozione. La manovra consentirà infatti ai conti di migliorare, con un rapporto deficit/Pil al 2,9% nel 2007 e con un debito pubblico al 107%. Restano però le riserve: se anche il governo, grazie alla manovra, rispetterà gli impegni presi con l'Europa, il Paese resta, a parere degli esperti di Bruxelles, "malato" sul fronte dei conti pubblici. Se anche infatti la situazione migliorerà, secondo l'Europa l'Italia avrebbe bisogno di maggiori tagli strutturali alla spesa e di significative liberalizzazioni. Le previsioni, oltre alla riduzione del rapporto deficit/Pil e al lieve ridimensionamento del debito pubblico, parlano di una crescita dell'1,7% del Prodotto interno lordo nel 2006, che nel 2007 scenderà però di nuovo per fermarsi all'1,4%. Saranno questi i voti di Bruxelles: una valutazione che si pone appena sopra la sufficienza dunque per la Finanziaria firmata Padoa-Schioppa. L'Italia, dunque, riuscirà a farcela. Le perplessità comunque restano. A rendere note le previsioni d'autunno sarà il commissario Ue Joaquin Almunia, che parlerà di un Paese con molto da fare ancora sul fronte dei conti pubblici. Per guarire l'Italia non solo dovrà approvare e attuare alla lettera la cura prevista nella manovra per il 2007, ma anche compiere ulteriori sforzi sul fronte dei tagli alle spese e su quello delle liberalizzazioni. Solo così l'Italia potrà sperare di uscire dal gruppo degli Stati di Eurolandia considerati da Bruxelles "a medio rischio" per la sostenibilità finanziaria. Non a caso l'Europa continuerà a tenere "sotto stretta sorveglianza" i nostri conti. E se per Francia e Germania si va ormai verso l'archiviazione della procedura di infrazione per deficit eccessivo, per il nostro Paese la strada da fare resta ancora lunga. Il ministro lo sa e ha più volte fatto capire che difenderà con i denti la manovra di bilancio in Parlamento, per sventare tutti i tentativi di "ammorbidirla". Intanto in queste ore sarà a Bruxelles per raccogliere i frutti del duro lavoro svolto negli ultimi mesi e per ricevere, alla luce delle stime di Almunia, il via libera definitivo alla sua manovra anche da parte dei colleghi dell'Eurogruppo. Con una promessa: l'Italia proseguirà nei suoi sforzi per rendere stabile la riduzione del disavanzo sotto il 3% e per aggredire un debito pubblico ancora troppo elevato. L'ALTO DEBITO CONTINUA A PREOCCUPARE L'EUROPA In effetti, con il rientro del deficit sotto il 3%, è soprattutto l'andamento del debito a preoccupare Bruxelles. Del resto nella Finanziaria si prevede che il rapporto debito-Pil resti sopra il 100% ancora fino al 2010. Una discesa troppo lenta a fronte della quale l'Europa chiede all'Italia di fare di più. A partire da una ricostituzione dell'avanzo primario che sia la più rapida possibile. E su questo Padoa-Schioppa si impegnerà con forza, pur cosciente che partendo da un avanzo sotto lo zero (-0,3% nel 2006) la strada sarà lunga e difficile. L'obiettivo che il ministro dell'Economia indicherà ai suoi colleghi di Eurolandia è quello di un avanzo primario già al 2% nel 2007 e via via in salita fino a sfiorare il 5% nel 2011 (la Finanziaria prevede il 4,8%). Padoa-Schioppa, inoltre, ribadirà l'importanza della Finanziaria anche sul fronte dello sviluppo, a partire da misure come la riduzione del cuneo fiscale che grava sul costo del lavoro. Anche se le stime d'autunno sulla crescita dell'Italia sono state riviste al rialzo da Almunia (la previsioni di primavera erano dell'1,3% nel 2006), Bruxelles insiste sul persistere di debolezze strutturali nella nostra economia, che penalizzano soprattutto la competitività delle imprese. E se nel 2006 l'economia di Eurolandia metterà a segno un +2,5%, in Italia si prevede soltanto un aumento dell'1,7% destinato però a scendere negli anni successivi. La missione europea di Padoa-Schioppa si chiuderà martedì con la riunione dell'Ecofin.

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ALTROCONSUMO.it Mozzarelle di bufala agli ormoni: ancora un caso di cattiva comunicazione 06-11-2006 Il 9 ottobre 2006 i NAS mettono i sigilli a 9 allevamenti di bufale del casertano. Sequestrate migliaia di confezioni di anabolizzanti (somatotropina ), 1.500 animali chiusi nelle stalle, 36 decreti di perquisizione. La comunicazione da parte dei NAS usa toni allarmistici, parlando di utilizzo di un ormone dannoso per l'uomo e ancora più allarmistici sono i toni usati dai media lanciando l'allarme mozzarelle cancerogene. Il 15 ottobre, pochi giorni dopo, il Consorzio per la Tutela del Formaggio Mozzarella di Bufala Campana acquista mezze pagine sui quotidiani, precisando in pratica che i NAS si erano sbagliati, hanno commesso un errore di comunicazione , e riportano il link ad una pagina dell'Istituto Superiore di Sanità (pagina peraltro incredibilmente irrecuperabile dalla home page dello stesso sito) con l'opinione del dottor Macrì, direttore del dipartimentodi sanità alimentare e animale dell'ISS. Il documento del dottor Macrì è tranquillizzante e sufficientemente equilibrato: si afferma che non esiste alcun rischio cancerogeno, ma esistono altri problemi legati soprattutto alla salute animale, ma che potrebbero avere conseguenze anche per la salute umana. Si spiega che l'utilizzo della somatotropina, detta anche ormone della crescita, per incrementare illegalmente la produzione di carne o di latte, è stata vietata in Europa, mentre è consentita negli Usa (qualche anno fa, alcuni lo ricorderanno, se ne parlò molto proprio a proposito delle importazioni di carne dall'America). La decisione europea, supportata dalle opinioni di diversi comitati scientifici sempre europei, si è basata su una serie di certezze e alcuni dubbi su potenziali rischi. Cerchiamo di chiarire:

• il trattamento con la somatotropina provoca alterazioni negli animali trattati, soprattutto sottoforma di mastiti e affezioni podali;

• la cura degli animali ammalati di mastite potrebbe comportare un incremento dell'impiego di antibiotici con conseguenti effetti negativi (residui e resistenza ai farmaci);

• gli effetti biologici di alcuni metaboliti della somatotropina (cioè sostanze prodotte dall’organismo a partire dalla somatotropina) non sono del tutto chiariti: non esiste un'evidenza scientifica, ma diversi studi hanno sollevato dei dubbi circa possibili interferenze con il sistema endocrino e anche sul legame con alcune forme tumorali.

• Il ministro De Castro ha in seguito usato toni rassicuranti parlando di assoluta innocuità della sostanza.

Ancora una volta si è fatta molta confusione, si è creato uno scandalo e il giorno dopo lo si è smentito, diffondendo in entrambi i casi informazioni probabilmente sbagliate. Sbagliato parlare di mozzarelle cancerogene, ma anche sbagliato smentire in maniera così decisa ogni rischio, in particolare da una pagina a pagamento acquistata dai produttori. La somatotropina è un ormone il cui utilizzo è vietato in Europa, quindi nella mozzarella non deve esserci. L'utilizzo è stato vietato perchè comporta dei rischi per la salute dell'animale senza dubbio, ma possibili conseguenze anche per la salute umana, senza dimenticare alcune incertezze che impongono la massima cautela. Non dimentichiamo infine che non abbiamo certamente bisogno di incrementare la produzione di latte in Europa (le quote latte servono anzi a ridurla, per evitare il crollo dei prezzi). Quello che è successo è grave. È grave che possa succedere in barba ai controlli ufficiali, all'autocontrollo, alle regole e alle certificazioni del consorzio di tutela. C'è un rischio per la salute per coloro che hanno mangiato queste mozzarelle? Se sì, minimo: stiamo parlando di possibili effetti sul lungo termine, quindi non creiamo panico. Certo è che a questo punto è giusto poter scegliere di non mangiare più quei prodotti. Ma chi sono i colpevoli? I nomi dei nove allevamenti sequestrati non sono stati resi pubblici. Ancora una volta silenzio. E così il consumatore non compra la mozzarella di bufala, perchè non capisce se si stia parlando di un rischio reale o meno e non ha strumenti per scegliere, quindi applica il suo principio di precauzione e non compra. I produttori onesti sono fortemente penalizzati e ne subiscono un danno. La fiducia cala. Alla domanda del lettore, ma allora la possiamo mangiare o no, rispondiamo in linea di massima di sì, ma vorremmo poter rispondere altro: questi sono i nomi degli allevamenti, i prodotti coinvolti sono stati tutti bloccati e si chiamano in questo modo, il Ministero è intervenuto e ci terranno aggiornati. Sarebbe bello .

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AFFARITALIANI.it Effetto Wal-Mart Parla con Affari Charles Fishman "Quando un’impresa dipende dagli alti volumi di Wal-Mart come dalla cocaina” “Compromette la qualità del prodotto e il trattamento dei lavoratori" Martedí 07.11.2006 18:44 Nessuno aveva mai osato tanto: sfidare il muro di silenzio che avvolge Wal-Mart, la più grande catena di distribuzione del mondo. Un'impresa che ha cambiato il modo di fare business: con 6100 centri vendita in tutto il mondo, 313 miliardi di dollari di fatturato, la feroce determinazione a garantire i prezzi più bassi ogni giorno, Wal-Mart è l'impresa che più di ogni altra ha cambiato le abitudini dei consumatori e le filiere produttive dei beni che finiscono sugli scaffali. Nessuno aveva mai indagato su come questa colosso riesca a garantire la continua riduzione dei prezzi. E nessuno aveva mai ipotizzato gli effetti collaterali di questa strategia economica. Ci ha pensato Charles Fishman, giornalista, o meglio senior editor, di Fast Company, vincitore nel 2005 del prestigioso Gerald Loeb Award, il più importante premio nel campo del giornalismo d'affari, con un articolo proprio su Wal-Mart, prima appendice di una ricerca che lo ha portato a pubblicare "Effetto Wal-Mart. Il costo della convenienza" , già nei bestseller del Wall Street Journal. Definito dal The Economist “il libro più documentato ed equilibrato sugli effetti economici, sociali e ambientali del gigante della grande distribuzione fondato in America da Sam Walton”, "Effetto Wal-Mart” analizza le conseguenze di Wal-Mart sull’economia mondiale. Come è nata l’idea di scrivere questo libro? “La prima occasione per avvicinarmi al caso Wal-Mart fu un articolo commissionatomi dalla redazione di Fast Company. Mi chiedevano di studiare chi fosse il variegato (e in perenne crescita) popolo di Bentonville, nel cuore rurale dell’Arkansas, dove nel 1962 è stata fondata Wal-Mart. Mi sforzai di indagare invece perchè le aziende decidessero di assecondare Wal-Mart andando a trasferirsi in un posto triste come Bentonville. Ci misi tre mesi a trovare abbastanza materiale da scriverci un pezzo. Dipendenti e fornitori mantenevano un rigoroso silenzio. Ma l’articolo destò scalpore e un amico mi suggerì di ampliare l’indagine per scrivere il primo libro su questa azienda. La prospettiva mi stuzzicava... ed eccomi qui”. Come ha fatto a superare l’omertà di dipendenti e fornitori? “Ho chiesto aiuto agli ex manager dell’azienda e a dirigenti in pensione delle imprese fornitrici. Tutti gli altri preferiscono tacere”. Per quale motivo dipendenti e fornitori di Wal-Mart non parlano dell'azienda? ”Per paura che venga tolto loro l’ordine. Di fatto una clausola del contratto impedisce di fornire informazioni su Wal-.Mart, senza l’autorizzazione dell’azienda”. Quali sono gli effetti più evidenti delle aperture di nuove sedi di Wal-Mart? “Una leggera riduzione di posti di lavoro e un aumento della povertà nelle zone in cui si insediano i suoi centri. Ma non mi fermerei a questi macrofenomeni sociali”. Cinque dei 10 maggiori fornitori di Wal-Mart nel 1994 sono oggi falliti o sono stati rilevati per evitare il fallimento. Perché? “La pressione sui fornitori (o mi accontenti, o cerco un altro fornitore) è tale che la maggior parte di essi è costretta a cedere alle continue richieste di riduzione dei prezzi, beneficiando i clienti di Wal-Mart, ma innescando un processo dalle conseguenze imprevedibili. Sono rimasto colpito dall’affermazione di un presidente di un’industria tessile “Ci stiamo comprando la nostra disoccupazione”. È vero. Quando un’impresa “finisce per dipendere dagli alti volumi garantiti da Wal-Mart come dalla cocaina”, come dice un ex imprenditore, vengono inevitabilmente compromesse la qualità del prodotto e il trattamento dei lavoratori e infine viene il turno della delocalizzazione in Cina o della chiusura”. Alcuni dei prezzi di Wal-Mart sono troppo bassi per essere realistici. Come si spiegano? “Ho ripercorso la filiera del salmone fino agli allevamenti in Cile e ho scoperto che possono fornire il pesce a quei prezzi solo grazie al totale disinteresse per i danni che apportano all’ambiente. Allo stesso modo sono risalito agli impianti tessili che lavorano per Wal-Mart nel Bangladesh e ho trovato condizioni di lavoro insostenibili”. Che idea si è fatto di Wal-Mart, alla fine?

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“Non si può non mettere sotto accusa una politica del lavoro che ha portato a migliaia di cause per straordinari non pagati, utilizzo di immigrati irregolari e per la pratica di chiudere i dipendenti a chiave nei supermercati per avere un maggiore controllo. Ma riconosco il fascino di una cultura aziendale che porta ogni manager a sentirsi parte dell’impresa. Uno di essi (in pensione, naturalmente), per spiegare che cosa li spinga ad arredare gli uffici con le sedie dei campionari dei fornitori e a risparmiare sulle mance durante le trasferte, mi rispose: “Puoi dire che Wal-Mart guadagna 10 milioni di dollari l’anno, ma non è il modo di pensare di chi ci lavora. Se spendevi un dollaro, la domanda era: quanti dollari di merce devi vendere per recuperarlo? A noi ne servivano 35”. Si ventilava che Wal-Mart fosse interessata ad acquistare Esselunga. Cosa ne pensa? “Nelle mie ricerche nessuno mi ha parlato di un progetto simile. E io, personalmente, dubito che Wal-Mart si dedicherà molto all’Europa. La sua attenzione si concentra su Cina e Sud America, dove le forze sindacali sono più deboli”. Charles Fishman, Effetto Wal-Mart, I costi nascosti della convenienza, Milano, Egea, 2006, 274 pagine, 19 euro Nicole Cavazzuti ILBRESCIA.com Il bilancio 2006. Al top soprattutto la qualità, grazie alle abbondanti e inaspettate piogge di agosto Vendemmia, un'annata record per le bollicine di Franciacorta Stagione positiva anche per i rossi del Garda, il Groppello e il Lugana Emanuele Colosso brescia@ ilbrescia.com 08.11.2006 Sarà un'annata record quella 2006 per la vendemmia nel Bresciano. Soprattutto dal punto di vista della qualità, sia per le bollicine di Franciacorta che per il Lugana che per i rossi del Garda classico. La vendemmia nel Bresciano si chiude con un bilancio nettamente positivo, sintetizzato dalle prime stime del Centro vitivinicolo provinciale che parlano di un calo produttivo molto meno drastico di quanto ci si aspettasse a luglio, e di un’annata qualitativamente sopra la media per gran parte delle produzioni del vigneto bresciano. IN TOTALE, NELLE CANTINE bresciane dovrebbero essere stati depositati poco più di 284 mila quintali di uva, che daranno origine a una produzione in vino pari a 192 mila ettolitri. «C’è un leggero calo produttivo generalizzato - spiega Marco Tonni, tecnico del Centro Vitivinicolo - contenuto però rispetto alle previsioni, grazie a un agosto piovoso, che ha rimediato alla forte siccità dei mesi precedenti facendo guadagnare qualità a tutte le uve». Sergio Grazioli, assessore provinciale all'Agricoltura e presidente del Centro provinciale vitivinicolo, conferma: «Annata ottima». La Franciacorta gioca in pole position ed è una delle poche zone a fare registrare un incremento produttivo grazie all’entrata a regime dei molti impianti messi a dimora negli ultimi anni per la produzione di Docg. Oltre il 50 per cento della produzione di uva bresciana, circa 150 mila quintali, è destinata alla produzione di Franciacorta, e rispetto allo scorso anno si registra un incremento produttivo del 5, 10 per cento. A questo quantitativo si aggiungono le uve per i Doc: il terre Bianco è ormai ridotto al lumicino (7 mila quintali di uve, 4.600 ettolitri di vino), il rosso si conferma sulle posizioni dello scorso anno con 30 mila quintali di uve raccolte . A due mesi di distanza d a ll ’inizio della raccolta delle uve per le basi, il direttore del Consorzio di tutela Adriano Baffelli conferma le valutazioni positive della prima ora. «I Franciacorta 2006, che assaggeremo non prima del novembre 2008, saranno di ottimo livello, freschi ed eleganti - spiega -. E ci sono tutte le carte in regola per chiudere l’anno positivamente anche dal punto di vista produttivo». Soddisfatto anche il Presidente del consorzio Garda classico Paolo Turina: «Ci sono ottime aspettative per i rossi, in particolare modo per il Groppello ». Infine, le piccole Doc: Botticino, Capriano, Cellatica e San Martino totalizzerebbero insieme 5 mila quintali di uva circa, per una produzione in vino poco inferiore ai 4 mila ettolitri.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Giovedì 09 novembre 2006 Si conferma nel Bresciano la tendenza nazionale a trascorrere il tempo libero nelle cittadelle dello shopping. Ma con distinguo Che si fa domenica? Si va al centro commerciale Nei fine settimana è boom, nei giorni feriali le mamme portano i bambini a giocare e i giovani s’incontrano Francesca Sandrini Lo chiama «il parco», lei. Anche se l’erba è sintetica e l’orizzonte quello della provinciale 510. La giovane madre spiega entusiasta: «Qui è pulito e non ci sono balordi; ci vengo tutti i giorni con mia figlia dopo esserla andata a prendere all’asilo a Rodengo, facciamo merenda al bar e poi lei gioca per un paio d’ore». La piccola chiede aiuto per arrampicarsi sullo scivolo, la mamma interrompe il discorso ma subito lo riprende: «Adesso purtroppo comincia il brutto tempo, ma nella bella stagione, a metà pomeriggio c’è pieno di bambini appena usciti da scuola». Non solo shopping, quindi, al Franciacorta Outlet Village di Rodengo Saiano, che conferma una tendenza nazionale: i centri commerciali si vanno affermando come le nuove piazze. Luoghi di divertimento e ritrovo oltre che di spese. Anzi: secondo una ricerca di imminente pubblicazione, soltanto il 36% dei frequentatori farebbe acquisti. Ma quest’ultimo dato è smentito dal centro franciacortino: «Da noi il rapporto visitatori-scontrini è di uno a uno», riferiscono all’Ufficio Relazioni esterne, rivendicando nello stesso tempo la propria specificità: «Siamo un outlet (e non un centro commerciale) e quindi abbiamo regole precise: i clienti sanno che qui trovano merce scontata, con l’indicazione del prezzo originario, ma non un assortimento completo». È altresì vero che il villaggio di Rodengo si propone di unire shopping e intrattenimento - con 85 esercizi commerciali, cui stanno per aggiungersene altri 75, e un programma di attività ricreative -, senza trascurare «la sinergia con gli enti locali per promuovere il territorio, perché il nostro pubblico (soprattutto famiglie, più di 60mila persone soltanto nel fine settimana) viene anche da fuori Brescia: dalla provincia di Milano soprattutto, ma anche da Veneto e Friuli, Trentino e addirittura Piemonte». Ecco infatti, sotto i portici della cittadella che si va addobbando di luminarie natalizie, il milanese Leonardo. Nel giorno feriale, dice di essere passato «per caso» («sono un fornitore, ma di altri centri»); il sabato con la famiglia, però, l’appuntamento è quasi fisso. Il programma: partenza nella tarda mattinata, un giro per negozi, pranzo e altre due ore di relax e giochi per i bambini. Ma attenzione: «Qui l’ambiente è arioso, piacevole, mentre altre realtà sono opprimenti. E comunque la giornata all’outlet non sostituisce una gita fuori porta». Quasi tutti tengono a sottolineare di non essere «animali da centro commerciale», come se si trattasse di una frequentazione compromettente. Alle Porte Franche di Erbusco è raro incontrare qualcuno che non si trovi lì «per la prima volta-per l’unica visita dell’anno-per una compera e via». In effetti, nel primo pomeriggio di un giorno qualsiasi della settimana, l’atmosfera è quella del mordi e fuggi: mamma e figlia hanno fatto la spesa settimanale al supermercato e poi correranno a prendere il bambino a scuola, a Paderno Franciacorta; le due signore arrivate dalla Bergamasca per «sbirciare prezzi e idee» hanno intenzione di fermarsi un paio d’ore, come sempre in prossimità del Natale, nel periodo dei saldi e in primavera; e la coppia di Iseo, nella mezza giornata di libertà dai turni di lavoro, non sta certo perdendo tempo, impegnata com’è nella ricerca di un giubbino da portare in vacanza («perché noi le ferie non le abbiamo ancora fatte»). Non manca però chi, tra vetrine e scale mobili, ha tutta l’aria di passeggiare senza fretta. È il caso di molte, moltissime giovani madri con figlioletti al seguito. «Quando fa freddo, ci rifugiamo qui», spiega una di loro mentre, poco lontano, una signora che potrebbe essere una nonna commenta: «Bisognerebbe dire a tutte queste mamme di portare i bambini all’aria aperta, mica qui. Io? Non ci vengo mai». Ma è soprattutto all’ora di pranzo con i lavoratori in pausa e la sera con i giovani che le Porte Franche si animano. E nel fine settimana è boom. Di clienti nei negozi - nei primi dieci mesi di quest’anno il fatturato è aumentato del 6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso - e di avventori nei locali che costituiscono parte integrante dei 120 esercizi del centro commerciale. D’altra parte - ricorda il direttore Massimiliano Peron - «le Porte Franche sono nate proprio come centro per il tempo libero». Così, nella «piazza del divertimento», si trovano la multisala cinematografica «Multiplex» - dove l’anno scorso sono stati staccati 400mila biglietti d’ingresso - e l’attrezzatissima sala giochi «Tribeca», un saloon e un ristorante messicano che promette di servire pasti «fino a tarda notte», un american bar e un ristorante specializzato in sushi... La gente apprezza, testimonia il direttore parlando di 70mila presenze tra il venerdì sera e la domenica,

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quando molti «fanno giornata» al centro perché, a suo avviso, «vi trovano concentrate tutte le opportunità di svago attuali», compresa la passeggiata per negozi. Confermano baristi e commesse e, tra i frequentatori abituali, due ragazzine di Sarnico che dichiarano di passare alle Porte Franche un paio d’ore quasi tutte le domeniche. Il «premio fedeltà», però, va a Monica e Cinzia, entrambe di 17 anni, sedute su una panchina al Franciacorta Outlet Village: «Siamo sempre qui, ovviamente dopo i nostri impegni di studio e lavoro. Il paese è piccolo, conosciamo tutti e un po’ ci annoiamo. Così veniamo all’outlet, dove ci divertiamo soprattutto quando facciamo acquisti. Di sera, però, è chiuso quasi tutto e allora... ci trasferiamo alle Porte Franche, dove ci sono molti locali e la gente giusta». Da Brescia a Sonico, apriranno dieci nuove strutture Dieci nuovi centri commerciali - con caratteristiche anche molto diverse tra loro - apriranno prossimamente in provincia di Brescia dove, secondo dati della Provincia relativi al 2005, ve ne sono in 28 Comuni per una superficie complessiva di 375mila metri quadrati. Le nuove realtà, in costruzione e autorizzate, sono il Transalproject 2000 a Brescia (più noto come «Freccia Rossa») con una superficie di quasi 15mila metri quadrati; l’Italmark di Ghedi (10.850 metri quadrati), il Cedro 99 di Lonato (28.200), l’Italmark di Mairano (8.605), il San Marco di Roè Volciano (7mila), il Tre Laghi e il Mella 2000 di Roncadelle (entrambi di 7.500 metri quadrati), l’Iper di Verolanuova (11.700), il Bennet di Gavardo, il Carrefour di Orzinuovi e l’Italmark di Sonico. Resta infine all’orizzonte il grande, discusso progetto di Castenedolo, con lo stadio nella zona della «Fascia d’Oro». Da parte sua, il Franciacorta Outlet Village - aperto dal luglio del 2003 - inaugurerà entro la fine dell’anno la «fase 2», ovvero una nuova superficie edificata di 11mila metri quadrati (che si aggiungono ai 24.449 attuali) dove apriranno 75 negozi. La commercializzazione è in corso, riferiscono all’Ufficio Relazioni esterne, sottolineando inoltre che «anche in questo caso l’architettura è stata curata e in modo tale da riprendere quella dei borghi della Franciacorta». Una scelta cui si deve, secondo lo stesso ufficio, parte del successo riscosso dal centro. E del successo dà conto non soltanto il numero dei frequentatori «reali» - ormai ben oltre i 200mila al mese del 2005: soltanto nei fine settimana sono 60mila -, ma anche, per esempio, quello dei clienti che hanno partecipato a un recente concorso on line. Come dire che la «comunità» dei centri commerciali è anche virtuale. Più di sei milioni all’anno sono gli ingressi alle Porte Franche di Erbusco, il cui direttore Massimiliano Peron fornisce anche i numeri del fatturato dei primi dieci mesi del 2006: 110-120 milioni di euro. Ma - aggiunge - manca ancora il mese «clou», dicembre. Quanto ai possibili ampliamenti del centro, inaugurato nell’ottobre del 1998, il direttore dichiara che «ogni tanto qualcuno ne parla, ma per ora sulla carta non c’è niente». Di concreto, piuttosto, oltre al volume di affari c’è lo sforzo per fare del centro qualcosa di più di un luogo di shopping: «Abbiamo finito di festeggiare il nostro ottavo anno di attività e abbiamo aderito alla campagna "Bambini a colori", con la collaborazione dell’Ospedale dei bambini di Brescia».

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ILBRESCIA.com 09.11.2006 LA CITTÀ CHE CAMBIA. IL NUOVO VOLTO DEL COMPARTO MILANO Scocca l'ora della Freccia rossa quasi 50 mila metri di shopping Il mega complesso commerciale sorgerà proprio alle porte del centro storico. Sarà un ponte con la prima periferia, per gli ideatori, ma i negozianti tremano. di Emanuele Colosio

Un centro nel centro. Questo sarà Freccia rossa, il nuovo centro commerciale che sorgerà tra circa un anno nella zona del comparto Milano e che quando fu presentato (circa un anno fa) si poneva l’obbiettivo, come affermarono gli stessi investitori, «di diventare il ponte che collegherà il centro storico con il nuovo quartiere che sorgerà tra via Milano e il ring». Freccia Rossa sarà il più grande mega store cittadino in Italia con i suoi quasi 50mila metri quadri di area occupata (dei quali circa 29mila coperti) per un investimento complessivo pari a 140 milioni di euro. Grazie alla partnership con il Comune di Brescia, Freccia Rossa sorgerà in una posizione privilegiata e centralissima, a ridosso del cuore medievale della città, con un’offerta commerciale già ben definita. Sono infatti previste un totale di circa 130 attività delle quali una settantina dedicate all’ab bigliamento. Sicuri alcuni prestigiosi marchi come Zara, Zara Home, Bershka, Pull and Bear e Oysho, che apriranno negozi di grandi dimensioni all’interno del centro commerciale. A spalleggiare questi grandi nomi tanti piccoli negozi d’abbigliamento, gestiti soprattutto da commercianti che probabilmente si trasferiranno dai negozi del centro, prospettando quindi un certo esodo dal centro storico. Ci saranno poi 23 locali destinati a diventare bar e ristoranti, che proporranno un ventaglio di offerte gastronomiche sia italiane sia internazionali. Oltre a tutto questo Fraccia Rossa prevede anche l’installazione di una Multisala cinematografica, un supermercato da 3.300 metri quadrati e un centro fitness, oltre ad un Family entertainment center. Ovviamente ci saranno locali destinati ai servizi degli avventori, come un punto informazioni, un servizio di kindergarten e una nursery per chi arriva con famiglia al seguito. Non sarà un problema trovare parcheggio, dato che i due piani sottoterra potranno ospitare 2.500 automobili (mille saranno di proprietà del Comune di Brescia). Dai numeri sembra veramente una grande scommessa, e c’è chi è pronto a giurare che più che un ponte

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con la zona dentro le mura diventerà questo il vero centro della città. I locali. Da stabilire la qualità dell'offerta Ventitré bar e ristoranti: sarà concorrenza spietata A che i baristi sono preoccupati per la prossima apertura di Freccia Rossa, ma sicuramente meno dei negozi d’abbigliamento. Il motivo è semplice: 23 bar e ristoranti all’interno del maxi centro commerciale sembrano troppi rispetto alla ricettività del centro e la concorrenza si annuncia spietata. Inoltre «bisogna vedere che bar e ristoranti verranno inseriti - afferma Marco Ravelli, cuoco in una trattoria del centro storico - Se sono tutti locali riconducibili a grandi catene la qualità sarà sicuramente diversa da quella che può offrire un ristorante gestito in maniera autonoma - spiega - e noi siamo italiani, persone che per mangiare bene non risparmiano». La preoccupazione arriva però dal fatto che il centro commerciale potrebbe spostare buona parte delle persone dal centro storico alla zona del comparto Milano «cambiando radicalmente la geografia e l’afflusso delle persone in città - spiega Luigi, che lavora in un bar di corso Palestro - questo potrebbe comportare una crisi dei bar che vivono di persone di passaggio e non di clientela fissa». TUTTI CONCORDI comuque nel credere che un centro di tale proporzioni non porterà sicuramente benefici al commercio del centro storico dove molti ristoranti sono in vendita, come ad esempio due in piazza del Mercato. «Vendo per andare in pensione - afferma il proprietario della Trattoria da Ceco da 29 anni nella piazza - ma sono curioso di vedere come andrà a finire». E. C. I negozi. Necessarie iniziative mirate Per chi vende abiti difficoltà in vista: «Sì alla protesta ma serve qualità» Freccia Rossa non sarà un centro nel centro, ma diventerà il centro vero e proprio. Sono convinti i negozianti d’a b b igliamento dentro le mura, che vedono nel futuro centro commerciale un vero e proprio concorrente che parte con un notevole vantaggio rispetto a loro. «Non hanno il problema delle zone a traffico limitato e conseguente vigile elettronico che invece abbiamo noi, i parcheggi sono gratuiti, sarà una struttura nuova e riscaldata. Sono più che preoccupata» afferma Valentina, proprietaria del negozio “Alle occasioni” di corso Garibaldi in centro città. E come lei sono tanti i commercianti che vedono il nuovo grande centro commerciale più come una minaccia che una opportunità per chi lavora all’intero del centro storico. «Si dica chiaramente che si vuole che il centro diventi un'unica zona pedonale per gli amanti dell’happy hour e che tutte le attività commerciali si spostino fuori dalle mura», afferma Alessandra, commessa di un negozio di abbigliamento lungo corso Palestro. «Rispetto a 15 anni fa ci sono l’80% in meno di persone che girano per le vie del centro» afferma Mirko, responsabile dei negozi d’ab bi gli am en to “Griffer” in contrada del Cavalletto e Corso Cavour, che però pensa che «di fronte all’offensiva dei centri commerciali dovremmo rispondere non demonizzandoli ma differenziandoci. Bisogna puntare sulla qualità per fare in modo che la gente venga in centro ad acquistare perché sa che qui si trova il meglio». Non esclude però che ci debbano essere anche manifestazioni di dissenso da parte dei commercianti, «ma di carattere più incisivo di una chiusura del giovedì pomeriggio. Dovremmo far venire “fame di centro” alle persone, magari anche accorciando la settimana». Insomma, lotta dura contro il mega centro, ma anche nuove strategie commerciali. Ognuno ha le sue ricette, ma sicuramente il problema della concorrenza dei grandi centri esiste. E Freccia Rossa, aperto sette giorni su sette, potrebbe contribuire a rendere irreversibile questa crisi. E.C. Freccia rossa non ci farà concorrenza perchè siamo un negozio sui generis, una cooperativa Margherita Salvatori - NEGOZ IANTE Forse perderemo clienti all'inizio quando ci sarà la novità, ma non per sempre: nei centri commerciali non c'è il rapporto umano - Giorgia Rossi - BARISTA Perderemo clienti all'inizio per il pranzo. Se la cosa durerà mi inventerò qualcosa per la sera Ornella Boroni - BARISTA

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BRESCIAOGGI.it Giovedì 9 Novembre 2006 STATISTICA. Verona quinta e Brescia settima nella classifica nazionale Sportelli, il record è di Rimini Milano. Non è Milano ma Rimini la città con una maggiore densità di sportelli bancari in rapporto alla popolazione. Per il Friuli Venezia Giulia, tra le prime 20 città vi è Trieste (17/a), con uno sportello ogni 1.713 residenti. Se il capoluogo lombardo ne ha più in assoluto (2.398) e vanta il maggior numero di sedi amministrative (124), nella provincia della Rivera romagnola, la cui popolazione cresce enormemente nei mesi estivi da 280mila a oltre 1 milione di persone, può infatti contare su 278 filiali pari a uno sportello ogni 1.032 abitanti. Ma il primato di Rimini, dove negli ultimi sei anni gli sportelli sono saliti del 44%, è condiviso anche da altre città dell’Emilia Romagna che occupano i primi posti della classifica. Dietro Rimini si trova infatti Ravenna (1 ogni 1145 abitanti), Bologna e Parma. Quinta è Verona seguita da Reggio Emilia, e Brescia è settima, mentre Roma è diciannovesima (1 ogni 2003 residenti con un totale di 1900 filiali) seguita da Torino e Bari che è anche la prima città del Sud. QUIBRESCIA.it 10.11.2006 Contratti gas "carpiti in malafede", Asm protesta (red.) Asmea, braccio operativo di Asm, denuncia alcuni casi di concorrenza sleale nei suoi confronti. "Anche a Brescia, da via Milano alla zona di San Polo", si legge in un comunicato stampa dell'azienda bresciana, "sono giunte in questi giorni direttamente ad Asm o alle Associazioni dei consumatori segnalazioni di venditori senza scrupoli che per conto di Enel Gas propongono nuovi contratti premettendo che Asmea sarà assorbita da Enel Gas, promettendo sconti (tutti da verificare), regalando abbonamenti a pay-tv o carte di credito (che poi si devono invece pagare)". La multiutility di via Lamarmora ha, inoltre, riportato un estratto della revoca inviata ad Enel Gas da un cittadino bresciano: “...il vostro incaricato si è presentato presso la mia abitazione chiedendomi la bolletta del gas e sostenendo che dal gennaio del prossimo anno la società Asmea sarebbe confluita in Enel Gas e che pertanto era necessario rifare il contratto. Successivamente alla firma ho verificato presso l’Asmea che ha smentito categoricamente il fatto. Il vostro incaricato mi ha anche fatto firmare altri documenti relativi ad una carta di credito gratuita che chiedo vengano immediatamente annullati. "Ben venga la concorrenza", conclude il comunicato, "ma leale, con offerte trasparenti e senza condizionare subdolamente le persone".

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GIORNALEDIBRESCIA.it Venerdì 10 novembre 2006 Le associazioni di categoria affrontano nuovamente il tema delle telecamere che impediscono l’ingresso in auto a chi non ha il permesso Centro chiuso: torna l’amarezza dei commercianti «La Confesercenti ha lasciato il tavolo di trattativa con l’Amministrazione comunale: è questa la notizia». Lo ha ribadito, lo ha quasi urlato mercoledì sera all’Hotel Vittoria il presidente dell’associazione Pier Giorgio Piccioli, nell’assemblea degli associati. Una serata tesa, in cui non sono mancati attimi di contestazione, anche in toni coloriti, dell’operato dei rappresentati sindacali, e in cui qualcuno ha scelto di lasciare anzitempo la sala convinto che «non è più il tempo delle chiacchiere, ma bisogna agire». Eppure aprendo l’assemblea il vicepresidente Franco Baitelli e il direttore Alessio Merigo avevano espresso posizioni dure, seppur con toni pacati, parlando di rapporti bruscamente interrotti e accusando apertamente il sindaco e la sua Giunta, chiedendo di «pubblicare i nomi e i cognomi dei responsabili dello scempio del centro», e ancora dell’«incoraggiamento del degrado della nostra città, un degrado che avanza laddove si disincentivano le nostre attività». Sulla carta il tema della serata era nuovamente quello della «persistenza dei cantieri Metrobus in alcune zone della città antica», e degli effetti sull’accessibilità al centro, con l’ormai inevitabile corollario delle Ztl e del vigile elettronico che le sorveglia. Nella sua introduzione Alessio Merigo ha puntato il dito contro «la follia» di prevedere l’entrata in funzione delle telecamere, proprio nel periodo più critico per i cantieri. Sul banco degli imputati anche il «Gratta e Sosta», «Una soluzione che il nostro assessore ha copiato da Bologna, dove però la sera e il sabato l’accesso è libero. Avevamo chiesto delle fasce orarie, non per tutte le strade, e invece l’unica risposta che abbiamo avuto è stata il Gratta e sosta». Il giudizio più pesante è riservato a Brescia Mobilità, definita «l’aggravante più pesante». «Il tavolo del Comune non ci soddisfa, e quindi riapriremo la vertenza» ha concluso Merigo prima di cedere la parola ai commercianti in sala, circa una settantina. Il primo ad alzarsi però non è stato un esercente, ma Michele Sgarro, rappresentante bresciano dell’organizzazione della destra radicale Forza Nuova. «Il nostro movimento avverte le vostre stesse preoccupazioni. Qui però si usano parole troppo democratiche, ma noi non crediamo nella democrazia, perché in città è morta». Qualche applauso in sala, poi il gruppetto di militanti della formazione di destra se ne va, perdendosi, poco più tardi la stigmatizzazione del presidente Piccioli: «Considerazioni di tipo politico non appartengono alla volontà della nostra associazione». Parole diverse e stesso tono brusco per un «rappresentante di un circolo culturale di via Trieste» che propone di «interrompere le relazioni e passare alla lotta» e chiede all’associazione di «intervenire in modo drastico, indicando a tutti le azioni da intraprendere», Ma poi non resta in sala abbastanza per ascoltare le risposte della Confesercenti. Si alza anche Maurizio Margaroli, artigiano del centro ma anche presidente forzista della Quarta circoscrizione per cui «tutti i passi compiuti dall’Amministrazione disegnano il progetto di far morire il centro storico». Tocca al presidente Piccioli provare ad imporsi, catturare l’attenzione di chi è rimasto in sala. «Non dobbiamo mollare, la strada è già tracciata, ma non possiamo buttarci a mare, perché sappiamo che una sola mossa sbagliata ci farebbe annegare tutti». La serata si conclude meglio di come era partita, con la promessa di concordare con le altre associazioni di categoria i termini di una protesta più incisiva e la disponibilità dei commercianti a seguire le linee di Confesercenti. (p. ber.)

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L’OPINIONE DI CHI VIVE IN CENTRO DOPO L’INTRODUZIONE DELLE TELECAMERE «DISPENSA MULTA» Vigile elettronico e residenti: «Non ci ha cambiato molto la vita» «La vita in centro al tempo del vigile elettronico? È più o meno uguale a prima». Parola di residenti. Tanto per cominciare, sottolinea chi in centro storico abita - e in alcuni casi lavora anche - la sostanza non è cambiata: «Gli automobilisti privi di permesso non possono entrare in alcune zone esattamente come in passato; l’unica differenza è che adesso la multa scatta automaticamente». Peccato che il timore di dover pagare 68 euro per l’illecito ingresso in centro (più eventuali 35 di sosta abusiva) abbia indotto non pochi a esagerare: «C’è addirittura chi crede non si possa più percorrere nemmeno corso Martiri della Libertà», riferisce la barista dell’ultimo tratto di corso Palestro, verso via Pace e via San Francesco d’Assisi. E aggiunge, riferendosi alla propria parte di strada: «A questo punto, azzardo che qui sarebbe meglio pedonalizzare, e valorizzare la via come si è fatto con la porzione di corso Palestro prima dell’incrocio con corso Martiri». A tal fine è stata anche organizzata una raccolta di firme da inviare al sindaco Corsini, non prima però d’aver coinvolto i residenti. Per i quali il problema numero uno rimane quello dei parcheggi (anche perché i posti auto privati sono una rarità). Spiega Laura, che abita in via San Francesco e lascia l’automobile per strada, ovviamente con permesso: «Per fortuna utilizzo poco la macchina, ma il sabato sera non ci sono novità rispetto a prima: negli spazi riservati a noi residenti si trovano auto non autorizzate». Conferma Monica, che vive in una traversa di corso Garibaldi, e articola ulteriormente il discorso: «I residenti del centro storico si dividono in due gruppi: quelli della zona verso il ring, che in caso di emergenza-parcheggio, dopo aver girato e rigirato senza esito, possono appunto utilizzare questo sfogo; e quelli che sono stati penalizzati dalla chiusura di piazza Paolo VI e piazza del Foro. Ho molti amici - assicura - che fanno i chilometri tra casa e automobile finalmente parcheggiata. Ma - aggiunge - questa situazione precede l’entrata in vigore del vigile elettronico». A questo riguardo, l’osservazione è un’altra: «Non è cambiato niente di sostanziale per chi abita in centro storico in generale, mentre è cambiato molto per chi ci vive ma ha bisogno di chi non ci vive». Un gioco di parole? Per nulla. E Monica non si riferisce soltanto agli artigiani che si fanno pregare per varcare le mura venete, ma anche e soprattutto a quella rete di aiuti che facilita la vita - quando non è addirittura fondamentale - di famiglie con bambini e anziani. Un esempio su tutti? «Ci sono nonni che prima riportavano i nipotini dai genitori al termine della giornata di lavoro, arrivando fin sotto casa, e ora non possono più farlo: una complicazione di cui molti avrebbero fatto volentieri a meno». (fr. s.)

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ILBRESCIA.com 10.11.2006 LIBERALIZZAZIONI . DOPO IL DECRETO BERSANI Farmaci al supermarket prezzi giù del 10 per cento Nonostante le furenti polemiche dei primi tempi, oggi la situazione si è del tutto stabilizzata. E per i cittadini c'è un servizio in più. di Emanuele Colosio Comprare i farmaci da banco nei centri di grande distribuzione costa meno che nelle farmacie. Dopo le furenti polemiche che accompagnarono le nuove normative inserite dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni è ora di cominciare a tirare le somme e capire se e quanto un consumatore può risparmiare se si serve nei centri di grande distribuzione. Se si prendono in considerazione da un parte un grande centro di distribuzione bresciano, che ha inserito nei suoi spazi un nuovo reparto dove si possono trovare tutti i farmaci da banco vendibili senza ricetta medica, e dall’ a l t ra alcune farmacie del centro storico, non c’è paragone tra i prezzi: in media si risparmia il 10% se si acquista nei grandi supermercati. Così il reparto del centro commerciale è sempre affollato, ed è praticamente impossibile trovare il commesso farmacista libero da impegni: la coda è da mettere in conto. Dopo l’attesa però un farmacista in camice bianco e munito di spalletta di riconoscimento serve i clienti, ai quali non è data alcuna possibilità di prendere da soli questo tipo di prodotti. Entrambe le tipologie di esercizi, comunque, applicano sconti sui prezzi di listino, ma se quelli delle farmacie cittadine si aggirano sul 10%, quelli della grande distribuzione lo applicano del 20% su una grande quantità di prodotti. Va detto comunque che sono pochissimi i centri di grande distribuzione che usufruiscono di questa opportunità, probabilmente perchè la gran parte degli esercizi non può permettersi l’assunzione di un farmacista all’interno del reparto dedicato all’esclusiva vendita dei prodotti. Molto soddisfatta anche la Federconsumatori: «Lo avevamo preannunciato, e adesso che la liberalizzazione dei farmaci da banco è diventata realtà notiamo con piacere che un consumatore può risparmiare fino al 30% rispetto al prezzo indicato dalle case farmaceutiche acquistando il prodotto in un supermercato» afferma Fausto Filippini, responsabile cittadino. La ricerca è stata compiuta analizzando i prezzi dell’ipermercato Auchan e mettendoli a confronto con quelli ufficiali delle ditte farmaceutiche e quelli praticati dalle farmacie. La risposta di Federfarma, comunque, non si è fatta attendere, e attraverso un comunicato ha fatto sapere che «le farmacie effettuano sconti fino al 30%». «Non è vero - replica Filippini - basta fare un giro tra i negozi per rendersene conto». E non si ferma qui, annunciando per i prossimi mesi «un’i ni z i ati va che coinvolga i consumatori per richiedere che anche le farmacie alzino la percentuale di sconto portandola almeno al 20%». La polemica quindi continua, ma nessuna paura: nel caso di mal di testa il consumatore adesso sa anche come risparmiare. Lo confermano la code di persone munite di carrello della spesa che attendono il proprio turno e la consulenza del farmacista. I prezzi non sono visibili, ma consultabili solo attraverso l’adde tto posto dietro il bancone. Questo fa in modo che molte persone in coda abbiano scelto di rivolgersi alla grande distribuzione non perché conoscano l’eventuale risparmio economico al quale vanno incontro, ma semplicemente perché si trovano nel supermercato per le normali spese di casa: “Per me questo servizio è molto comodo - afferma Luisa Comelli , in coda ad attendere il proprio turno nel settore dedicato ai prodotti farmaceutici - perché in questo modo faccio la spesa e compro anche i farmaci». A conferma della tesi che molti non conoscono il prezzo del prodotto che acquisteranno la signora Comelli aggiunge di «non avere valutato se costa meno il prodotto qui o in farmacia, per me sarebbe ugualmente più comodo anche se costasse uguale o poco più». Della stessa opinione Carla, giovane mamma che con il figlio ha appena acquistato un collutorio per la gola: «Mi sono servita qui perché in questo modo risparmio tempo rispetto a recarmi in farmacia». In centro. Molti utenti non cambiano La ricetta salva i camici bianchi e la clientela resta numerosa Se gli affari nei supermercati procedono, per quanto riguarda la libera vendita dei farmaci da banco, le farmacie non sembrano risentire particolarmente degli affetti della liberalizzazione. Entrando in una qualsiasi farmacia della città si nota da subito come il lavoro non manchi, e spesso ci si ritrova in coda ad aspettare il proprio turno così come accade nei supermercati. Sembrano essere quasi confermate dunque le stime secondo le quali solo il 10% dei prodotti venduti in farmacia sono farmaci da banco, e che il resto del guadagno provenga soprattutto dalla vendita di farmaci prescritti attraverso una ricetta medica, una distribuzione ancora prerogativa esclusiva delle farmacie. Effettivamente le persone che incontriamo

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cercano prodotti farmaceutici vendibili solo attraverso la prescrizione del medico e chi compra altro solitamente lo fa abbinando l’acquisto con una medicina prescritta dal dottore di fiducia. «Anche se risparmiassi recandomi al supermercato - afferma una signora uscendo da una farmacia in pieno centro - compro qui perché mi sento più sicura e poi unisco le spese, dovendo comprare spesso medicine». Un altro anziano avventore invece i conti li fa, e afferma che «quello che risparmierei per un prodotto lo spenderei in benzina per recarmi all’ipermercato. In più qui in farmacia risparmio tempo». Giulia Frassine invece fa un ragionamento semplice «se sono ammalata che voglia posso avere di recarmi al supermercato per comprare delle medicine? Preferisco la farmacia sotto casa ». Insomma, tempo e comodità sono due variabili fondamentali. Le farmacie sembrano quindi non risentire della concorrenza della grande distribuzione, sicuramente aiutate dal loro ruolo di presidio sanitario che continuano a mantenere, oltre che dal fatto che effettivamente i farmaci da banco non sono la fonte di guadagno principale di questi esercizi. Senza grandi dissesti sembra quindi che la riforma sulla liberalizzazione dei farmaci da banco sia stata ormai assimilata dai bresciani, che liberamente decidono da chi e come servirsi, anche in base alle proprie convinzioni e comodità. Il decreto Bersani creò un’aspra polemica tra le associazioni dei consumatori e Federfarma. Entrambi però sembrano avere avuto ragione su alcune posizioni che li contraddistinguevano. Per esempio le associazioni dei consumatori salutavano positivamente il decreto assicurando che «in questo modo scenderanno i prezzi dei farmaci da banco in Italia, tra i più cari in Europa». Questo effettivamente è avvenuto, anche se solo nei centri di grande distribuzione, ma c’è chi è pronto a scommettere che le farmacie presto si adegueranno. Federfarma invece aveva spinto perché i farmaci nei supermercati venissero accompagnati dalla presenza di un farmacista addetto alla vendita. Cosa che si è poi in effetti verificata. Mobilità. Il biglietto ordinario di Brescia Trasporti potrebbe aumentare dai cinque ai dieci centesimi Dall'inizio del prossimo anno viaggiare in bus costerà di più In alternativa, nel 2007, la Loggia dovrebbe versare altri 700mila euro alla società Brescia Trasporti Oggi la corsa ordinaria per la città costa un euro Andrea Tortelli - andrea.tortelli@ epolis.sm Dai primi mesi del prossimo anno viaggiare in bus per la città costerà qualche centesimo di più. La questione non è ancora stata affrontata in maniera organica da Palazzo Loggia e Brescia Trasporti, la società, controllata dal Comune, che gestisce il servizio urbano. Ma sul fatto che qualche numero andrà ritoccato verso l'alto - come spiega l'assessore alla Mobilità Ettore Brunelli - ci sono pochi dubbi. LA GARA d'appalto che Brescia Trasporti si è aggiudicata nel 2004, infatti, prevedeva - nero su bianco - che ogni anno la società ha diritto a aumentare il prezzo al pubblico di abbonamenti e biglietti (fino a cinque centesimi) entro i massimali fissati dalla Regione. In alternativa laLoggia è obbligata a compensare il mancato introito con un versamento, che alle attuali condizioni costerebbe alla Loggia circa 700mila euro. Lo scorso anno, la soluzione concordata fu quella di aumentare in maniera minima gli abbonamenti. Ma quando - il 31 agosto del 2006 - avrebbe dovuto scattare il nuovo aumento, la Loggia ha deciso di prendere tempo per analizzare meglio la questione. Questa pausa costerà al Comune diverse migliaia di euro, ma come chiarisce Brunelli, «è difficile pensare che anche nel 2007 potremo sopperire al mancato aumento con risorse pubbliche. Ogni anno», continua, «versiamo nelle casse di Brescia Trasporti 5 milioni e 200mila euro perché i contributi regionali (proporzionali al numero di chilometri percorsi) e le entrate commerciali (biglietti e abbonamenti costituiscono circa il 40 per cento delle entrate della società) non bastano a garantire il servizio. Se non lo facessimo», continua Brunelli, «la società sarebbe costretta a tagliare diverse corse oppure a un pesante passivo che ricadrebbe comune sul Comune, che ne è il principale azionista. Oltretutto», chiarisce, «per tutte le società di trasporti questa è stata un'annata particolarmente difficile visto che i prezzi di metano e diesel - che sono ovviamente una delle principali voci di spesa - in pochi mesi sono cresciuti del 40-50 per cento ». Ma le casse comunali non potrebbero sopportare questa ulteriore spesa «tanto più alla luce dei tagli previsti dalla nuova Finanziaria». Per questo la scelta più probabile sarà quella di un aumento, magari parzialmente lenito da un intervento della Loggia. Nelle prossime settimane la giunta discuterà dei tempi (quasi sicuramente i primi mesi del prossimo anno) e soprattutto su come distribuire l'aumento. Se la scelta sarà quella di privilegiare gli abbonamenti - comepare logico - ciascun biglietto potrebbe aumentare di 5-10 centesimi.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Venerdì 10 novembre 2006 L’azienda bresciana protagonista sul mercato americano Prodotti russi «made in Italy» Il New York Times «scopre» l’agroalimentare bresciano Alessandro Cheula CALVISANO - Non solo caviale bresciano ma pure vodka italiana. E non c’è solo il Beluga, Sevruga ed Oscetra, le massime qualità del caviale selvatico. C’è anche il caviale di allevamento di Calvisano. Lo dice il New York Times che il mese scorso ha dedicato alla Agroittica di Calvisano una lunga citazione nel contesto di un articolo sul caviale nel mondo. L’allevamento bresciano sta andando bene anche sul mercato nordamericano, il più ambito ma anche il più esigente e difficile del pianeta. La settimana scorsa al Daniel’s di New York, uno dei ristoranti più «in» della città, Sandro Cancellieri ha presentato i due marchi aziendali di «farmed caviar» (caviale di allevamento) della Agroittica, il Calvisius e il Casanava Caviar de Venise. La novità questa volta era l’abbinamento delle uova di storione alla vodka italiana di Roberto Cavalli, noto stilista che ha voluto cimentarsi anche nell’alimentare. «La cosa interessante, che da noi non potrebbe mai accadere - dice Cancellieri - era la presenza al Daniel’s degli chef dei più famosi ristoranti di New York, che hanno voluto sincerarsi di persona della qualità del nostro prodotto». Ma la cosa più incredibile, come ricorda Cancellieri citando la stampa newyorchese, è che forse per la prima volta al mondo due esclusivi prodotti russi - il caviale e la vodka - sono oggi appannaggio di due aziende italiane. La prossima vernice, e forse il prossimo abbinamento commerciale, potrebbero essere realizzati con uno spumante bresciano della Franciacorta. Un’ipotesi allo studio, ma se gli Stati Uniti hanno accolto bene il caviale bresciano e la vodka italiana, perchè non potrebbero fare altrettanto con due prodotti tipici dell’alimentare «made in Brescia»? Ma non c’è il rischio che la quantità vada a scapito della qualità? «No - risponde pronto Cancellieri - la qualità è sempre figlia di una quantità ben gestita e ben coltivata, come avviene in altri prodotti di grande qualità e grandi volumi quali i formaggi e gli stessi spumanti; la quantità insomma, a un certo punto del suo sviluppo, diventa qualità, ovviamente se c’è anche la professionalità; l’Agroittica ne è una conferma, basti pensare che vent’anni fa nessuno credeva in questo prodotto». Con lo storione bianco Il primato di Agroittica di Calvisano CALVISANO - Se il caviale selvatico, lo storione del Mar Caspio, è seriamente minacciato nella sua sopravvivenza, non così il «white sturgeon» americano e siberiano, lo storione bianco dell’Agroittica di Calvisano. Siamo nella maggiore azienda al mondo di caviale «seminaturale», quello che si estrae dallo storione di allevamento. Oltre venti tonnellate annue di pregiatissimo caviale che per l’80% prendono la via dei mercati esteri, Europa e Stati Uniti in particolare. Per inciso, dire «in cattività» è riduttivo, poichè nelle 150 vasche di acqua sorgiva, estese su settanta ettari di superficie, la «cattività» non è propriamente quella paragonabile a un acquario di pesci rossi. Ieri mattina Giovanni Pasini e Sandro Cancellieri, rispettivamente presidente e amministratore delegato dell’Agroittica Lombarda, hanno presentato alla rete di vendita e agli operatori specializzati due nuovi impianti. Si è trattato della struttura di estrazione e confezionamento, completa delle fasi di lavaggio, sgravatura e asciugatura, e del laboratorio di monitoraggio della «stadiazione» (grado di maturazione) delle femmine di storione. Nulla da invidiare, per quanto riguarda l’asettica rarefazione dell’ambiente e gli automatismi tecnologici a supporto dell’intervento umano, ad un avanzato impianto farmaceutico. Un investimento di 1,5 milioni di euro per una realtà che con 110 occupati produce circa 20 tonnellate l’anno di caviale e un fatturato 2005 di 20 milioni di euro che a fine 2006 saliranno a 22 milioni. Una quantità che ha saputo generare la migliore qualità oggi esistente sul mercato. Ma ciò che più colpisce è la «produttività», per così dire, delle femmine di storione. Possono tenere in placenta fino al 10-12% del loro peso. Da un esemplare adulto di 50-60 chili, una stazza per la quale occorrono almeno 10 anni di allevamento, si possono estrarre 10-12 chili di preziose uova, che opportunamente trattate e lavorate andranno alla clientela con il marchio Calvisius, uno dei due brand aziendali (l’altro è il Casanova Caviar de Venise, coniato appositamente per il mercato nordamericano). Si tratta di due qualità di caviale «malossol», vale a dire con poco sale ossia non più del 3% del peso delle uova, che costituiscono la punta di diamante della gamma Agroittica. Nonostante tutta la tecnologia automatizzata, la salatura viene fatta a mano da una operatrice con un movimento delicatissimo per non compromettere la sferica compattezza delle uova. Le novità presentate ieri fanno della Agroittica l’impianto

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oggi più moderno attrezzato del mondo. a. ch. E’ IL MAGGIOR IMPORTATORE EUROPEO DI CAVIALE Monsieur-zar Petrossian tranquillizza: lo storione non è a rischio CALVISANO - Il consumo mondiale di caviale selvatico è di 150 tonnellate annue, di cui il 50% proveniente dal contrabbando e il resto da produzione legale contingentata (l’Iran, ad esempio, non può esportare più di 40 tonnellate annue). Ma pesca di frodo e più ancora inquinamento stanno mettendo a dura prova la stessa sopravvivenza della spacie, che nel solo Mar Caspio si è ridotta negli ultimi 15 anni di ben quaranta volte. «Il caviale è come il buon vino, non basta raccogliere buone uova, occorre prepararle e conservarle», dice Armen Petrossian, il primo importatore europeo di caviale del Caspio. Il 6 settembre scorso è stato uno dei relatori più ascoltati e applauditi al convegno internazionale sul caviale organizzato a Calvisano dalla Agroittica Lombarda. Petrossian è anche il maggiore esperto di caviale al mondo. Di origine armena, controlla il 20% del mercato mondiale con la Maison Petrossian, sede a Parigi e filiale a New York. Al convegno bresciano del settembre scorso fu tra coloro che, pur preoccupati della drastica riduzione delle specie, non è stato tra i più pessimisti. Da una parte la politica di ripopolamento della specie, dall’altra la nascita di nuovi allevamenti nel mondo fanno bene sperare in un aumento dell’offerta nei prossimi anni. La situazione insomma, nonostante gli allarmi ambientali da prendere molto sul serio, non è poi così tragica. Nel senso che non è a rischio lo storione, che oggi è una specie protetta. Nei prossimi anni, secondo Petrossian, vi sarà aumento di offerta di caviale e riduzione dei prezzi. Il caviale, come ogni grande prodotto alimentare esclusivo, è anche una grande cultura, oltre che un grande business. Basti pensare che il giro d’affari mondiale delle pregiatissime uova di storione ammonta a 1 miliardo di dollari, di cui il 50% è traffico illegale. L’aumento dei prezzi, che negli ultimi anni è stato esponenziale a causa della riduzione dell’offerta, ha consentito ad azienda come la Agroittica di conquistare ulteriori quote di mercato grazie ad un ottimale rapporto qualità-prezzo. (a. ch.) AGCM.it Farmaci: Antitrust a Governo e Parlamento Obbligare i medici ad indicare nelle ricette anche i generici a più basso costo Per ridurre il conflitto di interessi in medicina, con risparmi per le famiglie e il Servizio Sanitario Nazionale Introdurre nella normativa farmaceutica l'obbligo per il medico di prescrivere il principio attivo o di indicare nella ricetta la facoltà, per i pazienti, di acquistare un farmaco generico a più basso costo, sostituibile a quello prescritto. Lo chiede l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato al Governo e al Parlamento, in una segnalazione approvata nella riunione del 9 novembre 2006. Per l'Autorità questa misura potrebbe ridurre gli effetti del conflitto di interessi in medicina legato al finanziamento, da parte delle imprese farmaceutiche, delle spese di viaggio e di ospitalità in occasione di corsi, convegni, congressi e visite ai laboratori e ai centri di ricerca aziendali. Contestualmente verrebbe favorita la concorrenza fra farmaci, incentivando l'utilizzo dei farmaci generici o, in ogni caso, di quelli a più basso costo, facilitando la riduzione della spesa farmaceutica a carico delle famiglie e del Servizio Sanitario Nazionale. Secondo l'Autorità dovrebbe in ogni caso essere fatta salva la possibilità, per il medico, di specificare, per motivi clinici, la non sostituibilità del farmaco. La segnalazione sottolinea che l'ospitalità dei medici a carico del settore farmaceutico rappresenta un aspetto rilevante, anche se non esaustivo, del conflitto di interessi in medicina. Si tratta di un fenomeno da mettere sotto osservazione e disciplinare, anche per evitare distorsioni della libera concorrenza. Più in generale il conflitto di interessi in medicina è collegato ad una più vasta tela di relazioni tra ricerca scientifica, farmacologia, prevenzione e cura, industria farmaceutica. La soluzione del problema va cercata prima di tutto sul terreno etico e nell'aumento delle risorse pubbliche da destinare alla ricerca scientifica. Sul piano concorrenziale, il conflitto di interessi può comportare possibili distorsioni a favore delle industrie che spendono di più in finanziamenti di iniziative convegnistiche. Misure volte a favorire la concorrenza tra imprese e il confronto tra farmaci equivalenti sono dunque senz'altro preferibili a interventi che inducano le imprese a riduzioni concertate del finanziamento delle spese di viaggio e di ospitalità per i medici. Ciò almeno fino a quando l'intervento sulle risorse pubbliche nel settore interessato non sarà adeguato alle necessità. Roma, 11 novembre 2006

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QUIBRESCIA.it Domenica 12 novembre 2006 Verdi e commercianti contro il Piano regionale (red.) Prove di dialogo tra commercianti a Verdi ambientalisti Bresciani. Idee diverse tra le parti sulla pedonalizzazione del centro storico tra le parti lasciano spazio alla polemica comune contro la realizzazione di nuovi grandi centri commerciali. Le associazioni dei negozianti e i responsabili del partito ecologista si sono seduti allo stesso tavolo per fare una valutazione, tutta la negativo, del piano triennale regionale del commercio. "E' inefficace, in quanto arriva nel momento nel quale ormai il mercato è saturo - affermano i Verdi - per questo motivo proponiamo che vengano annullate tutte le autorizzazioni per i grandi centri commerciali non ancora attivate prima del 31 dicembre 2005". Una proposta che se messa in pratica si tradurrebbe in non pochi grattacapi per molti progetti in via di definizione. Tra questi ci sono “Tre laghi” e “Mella 2000” a Roncadelle, “Cedro 99” a Lonato, altri a Roè Vociano, Ghedi, e Mairano, ma soprattutto c'è il "Global Stadium" di Castenedolo, che per ora rimane solo sulla carta. Pareri più cauti, ma non per questo meno contrari, giungono dai commmercianti: "Non vogliamo giudicare il piano prima che venga messo in pratica - ha detto il vicedirettore di Confesercenti Fabio Baitelli - restiamo a vedere però come si agirà su questioni importanti come il progetto di Castenedolo, verso il quale non nascondiamo la nostra avversione. E' sbagliato pensare di trasferire i centri urbani in grandi cattedrali artificiali, sarebbe invece necessario agire con una pianificazione urbanistica seria e precisa, che eviti la possibilità di utilizzare stratagemmi come quelli adottati per approvare la costruzione del centro commerciale “Le Vele” di Desenzano, o addirittura la mancanza di controlli come nell’allargamento del “Franciacorta outlet” di Rodengo Saiano". Una delle soluzioni proposte dai commercianti passa per la disincentivazione: "abbassare le rendite altissime che le speculazioni immobiliari sui centri commerciali producono: dopo 18 mesi l’investimento comincia a fruttare, favorendo in questo modo il proliferare di queste strutture. Per disincentivare basterebbero più tasse, oppure prendere spunto da altri Paesi come l’Olanda, dove chi costruisce un centro commerciale è obbligato a investire denaro a sostegno delle piccole attività locali. Un nuovo fronte comune, tra verdi e commercianti, che segna "un riavvicinamento dopo i fraintendimenti degli ultimi tempi dove sembrava che noi Verdi fossimo contro il commercio del centro storico - ha affermato Paolo Vitale, consigliere comunale per i Verdi - quando invece uno dei nostri obbiettivi è incentivare il ritorno a questo tipo di attività". BRESCIAOGGI.it Domenica 12 novembre 2006 CONTRO I GRANDI CENTRI Si alleano Verdi e commercianti «Il piano regionale chiude la stalla a buoi già fuggiti» «Non vogliamo i centri commerciali e non vogliamo un centro storico desertificato: su questo i commercianti e il movimento dei Verdi la pensano allo stesso modo». Il consigliere comunale dei Verdi Paolo Vitale, nella sede dei gruppi consiliari in corsetto Sant’Agata, sottolinea più volte tale concetto rilevando che la contrapposizione tra commercio al minuto e ambientalismo è infondata. Vitale non nega le differenze, che pur esistono, rispetto a processi e metodi per raggiungere l’obiettivo, ma il dialogo e il confronto è importante e può portare anche a qualche risultato. Lo spunto della condivisione degli obiettivi possibili è il piano regionale del commercio approvato lo scorso 2 ottobre. «Per noi è inefficace e rivela che la Regione chiude la stalla quando i buoi sono già scappati», afferma Salvatore Fierro del coordinamento provinciale dei Verdi. «La situazione - rilevano i Verdi - sta sfuggendo di mano: la provincia di Brescia detiene il record lombardo (e quindi europeo) di densità commerciale con 2 metri quadri di vetrine per abitante, il 25% in più rispetto alla media regionale, in futuro le cose peggioreranno ulteriormente con l’avanzata di nuovi centri commerciali dal momento che nei prossimi due anni si aggiungeranno 7 nuovi centri commerciali in città e provincia». Da qui le proposte: innanzitutto la necessità di annullare tutte le autorizzazioni di grandi superfici di vendita non ancora attive rilasciate fino al 31 dicembre 2005, dall’altra un progetto di legge che preveda contributi a sostegno delle attività dei commercianti al minuto. «Il piano regionale è stato presentato a "impatto zero" - ricorda il vicedirettore di Confesercenti Fabbio

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Baitelli -: vedremo se sarà così». Ad ogni modo non lasciano ben sperare per le sorti del piccolo commercio gli aspetti assenti nel piano, dalla programmazione urbanistica alla mancata funzione di controllo della regione. Per non parlare degli «accordi di programma» che di fatto permettono di derogare dal piano generale. Ad associarsi a tali riflessioni anche il rappresentante di Ascom Carlo Massoletti, secondo il quale la situazione dei centri commerciali è «esuberante». Ma come risolvere la situazione? Forse è già tardi ma almeno prevedere forme più mirate di incentivo al piccolo commercio e di disincentivo ai centri commerciali potrebbe aiutare. Ma la questione non riguarda solo il commercio al minuto: Baitelli e Massoletti ricordano che le grandi aree di vendita «consumano» grandi porzioni di territorio e «promuovono» una grande mobilità di mezzi privati. È qui che le posizioni di commercianti e ambientalisti si incontrano. Paolo Vitale ricorda, a titolo di esempio, che la superficie del futuro centro commerciale di Castenedolo occuperà una porzione di territorio grande quanto l’intero centro storico di Brescia (escludendo l’area del Castello). Le prove di dialogo tra ambientalisti e commercianti interessano anche la città: le differenze restano a proposito di zona a traffico limitato e vigile elettronico, ma diversi possono essere i punti di incontro. «Non siamo contrari a priori alla pedonalizzazione di certe porzioni del centro storico», affermano Fabbio Baitelli e Carlo Massoletti, l’importante è che ci sia anche un’adeguata rete di servizi. Quali? Parcheggi innanzitutto, ma anche «mezzi pubblici adeguati laddove viene tolto il traffico privato». Un esempio potrebbero essere i bus navetta, ritenuti troppo costosi dall’amministrazione, ma da altri molto meno, soprattutto rapportando tali costi alle spese che si stanno sostenendo per il metrobus. Thomas Bendinelli GIORNALEDIBRESCIA.it Domenica 12 novembre 2006 LA POSIZIONE DI VERDI, CONFESERCENTI E ASCOM Altri «no» al Piano regionale sul commercio Il coordinamento provinciale dei Verdi commenta negativamente i contenuti del «Programma triennale di sviluppo del commercio» approvato dal Consiglio regionale il 2 ottobre scorso. «Il nuovo Programma è inefficace rispetto alla situazione creatasi in Lombardia e in particolare in provincia di Brescia - commenta Salvatore Fierro, coordinatore provinciale dei Verdi -. Siamo alla saturazione completa del mercato e le norme restrittive varate nel Programma risultano tardive. La nostra provincia detiene il record lombardo di densità commerciale con 2mq di vetrine per abitante: il 25% in più rispetto alla media». Una percentuale che ha risentito dell’apertura di due nuovi supermercati di 8mila metri quadrati a Gavardo e Verolanuova. «Nei prossimi due anni se ne aggiungeranno altri 7 - continua Fierro -. Oltre a produrre impatti rilevanti sul territorio metteranno in ginocchio il piccolo commercio ed il tessuto socio-economico dei piccoli centri. Noi proponiamo di annullare tutte le autorizzazioni all’apertura di grandi superfici non ancora attive, rilasciate fino al 31 dicembre 2005, e abbiamo presentato un progetto di legge per l’erogazione di contributi a sostegno di lavoratori e commercianti penalizzati da lavori considerati di pubblica utilità». Sostanzialmente in sintonia con le posizioni dei Verdi anche la Confesercenti, invitata insieme ad Ascom, alla conferenza stampa indetta dagli ambientalisti bresciani in palazzo Bianchini. «Questo Programma è stato presentato ad "impatto zero", ma noi non ne siamo convinti - commenta Fabio Baitelli, vicedirettore del centro servizi per il commercio di via Salgari -. Prevede accordi di programma, a lato del piano regionale, che permettono di eludere la stessa programmazione quando sussistono altre intese tra gli enti interessati. Questo non è accettabile. Il Piano manca totalmente di programmazione urbanistica e soprattutto non prevede un incisivo controllo regionale sulla reale osservanza della normativa». «Si parla molto di salvaguardia della salute e dell’ambiente - aggiunge Carlo Massoletti, presidente dell’Ascom -. In provincia esiste una concentrazione assurda di metri quadrati commerciali che non solo mettono in crisi il commercio tradizionale ma promuovono la nobiltà. Il previsto centro commerciale di Castenedolo, per rientrare nei costi, dovrebbe realizzare qualcosa come 25 milioni di presenze all’anno. Vale a dire una intera popolazione di acquirenti che si riverserà sulle nostre strade». l. ro.

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BRESCIAOGGI.it Lunedì 13 Novembre 2006 L’INCHIESTA - Su 168 casi bresciani elencati nel «Libretto rosso» in 7 il premio supera i 2 mila euro, in 55 i mille, in 30 è sotto i 500 Rca, Brescia si scopre risparmiosa Lo rivela «Quattroruote»: in provincia i maggiori ribassi 2006 sulle assicurazioni Ma in generale l’aumento è stato del 4,4% di Mimmo Varone Brescia si aggiudica il record dei ribassi delle polizze auto. Le donne di 35 anni che vivono in provincia quest’anno risparmieranno più delle altre italiane per assicurarsi. E pure i maschi quarantenni avranno un conto più leggero di quasi 60 euro. Ma non è tutto oro quello che luce, e i conti finali dicono che mediamente nelle agenzie assicurative si spenderà di più rispetto a un anno fa. E si è ancora fortunati a vivere al Nord, perché al Centro-sud gli aumenti sono da vera e propria stangata. A rivelarlo è il «Libretto rosso» di Quattroruote, indagine annuale del mensile automobilistico arrivata alla quinta edizione, che ha fatto le pulci ai prezzi delle Rca fissati dalle compagnie in 107 città italiane. Tra le 618 migliori tariffe, la diminuzione maggiore si riscontra proprio nella nostra città, è vero, ed è relativa a una donna tipo di 35 anni proprietaria di una Fiat Punto 1.3 MJ. Lo scorso anno il prezzo più conveniente, per lo stesso profilo di assicurato, era praticato da Genertel con 432 euro. Quest’anno Dialogo ne chiede 301 facendo risparmiare ben 131 euro. Il premio più basso che si riscontra in città è quello di 243 euro proposto dalla stessa Dialogo a un uomo di quarant’anni alla guida di una Ford Focus 1.6 diesel. Anche qui, rispetto ai 301 chiesti dalla Linear nel 2005, fanno 58 in meno. Nel Bresciano, su 168 casi elencati nel «Libretto rosso», in 7 il premio supera i duemila euro, e in 55 i mille, tutti nei profili che riguardano il neopatentato con la Panda e l’uomo di 24 anni con Renault Scénic 1.9 diesel, generalmente i più penalizzati dalle compagnie. Sono trenta, invece, le situazioni in cui il premio è inferiore ai 500 euro (quasi tutti relativi al 40enne). Insieme ai ribassi, però, ci sono pure i rincari, e alla fine sono questi a prevalere. Se si guarda a quelle 618 tariffe migliori (il «Libretto» ne analizza quasi 18 mila), si scopre che nel complesso dei 103 capoluoghi di provincia (esclusi quelli sardi non presenti l’anno scorso) aumentano del 4.4 per cento. Scavando più a fondo, si vede pure che in ben 420 casi (68 per cento) aumentano, in dieci restano invariate e solo in 188 diminuiscono. Se non bastasse, in 190 casi gli aumenti sono superiori al 10 per cento e ben 33 volte superano il 20. E si parla delle tariffe più convenienti. Se si passa alle peggiori, la situazione si fa più pesante, e sempre Dialogo arriva a proporre ad un neopatentato di Brescia la bella cifra di 2.401 euro, vale a dire 177 più di quanto chiedeva Sasa l’anno scorso. A parte i ribassi da record, dunque, i rincari ci sono pure da noi, che rispetto alle città medie più vicine non siamo neanche messi tanto bene. E la cosa non dipende dal tasso di motorizzazione piuttosto elevato che abbiamo, con 63 auto ogni 100 abitanti. Bergamo ne ha 62, e paga mediamente di meno (vedi tabella) in diversi profili di assicurato, tanto con il 18enne motorizzato Panda 1.2 quanto con l’uomo di 40 anni o con la donna di 50 su Audi A4 2.0d. A contare sono soprattutto le dimensioni della città, più che il tasso di motorizzazione. Verona, ugualmente vicina ma più grande, ha tariffe più salate di Brescia nonostante le auto in circolazione siano di meno (61 ogni 100 abitanti). Nella città scaligera un neopatentato non paga meno di 1.118 euro (Fata), e arriva a sborsarne fino a 3.115 se si rivolge a Dialogo, mentre da noi la stessa compagnia ne chiede al massimo 2.401. Dialogo, detto per inciso, è un caso a sé, in genere ha le tariffe più basse, ma ai neopatentati chiede cifre esorbitanti. Se invece si va a Siena, che di auto per 100 abitanti ne ha più di Brescia (66), si spende di meno, e in certi casi anche parecchio meno. Un giovane di 18 anni paga 958 euro con Fata contro i 1.095 chiesti a un coetaneo nostrano da Assitalia. Con l’uomo di 40 la Leonessa segna il ribasso record a 243 euro, ma la città del Palio fa ugualmente bene con 245, e pure con la donna 50enne (349 euro) si avvicina molto ai 346 di Brescia. L’affollamento di auto, insomma, non pare avere una grossa importanza. E la cosa diventa ancora più evidente guardando alle grandi città, dove di auto, in proporzione, ce ne sono meno che da noi, e le tariffe arrivano a quote stratosferiche. A Milano, che di auto per 100 abitanti ne ha 56 (e si piazza in 18ª posizione nella classifica dell’Ecosistema urbano di Legambiente contro la posizione numero 66 di Brescia), un giovane di 18 anni deve sborsare almeno 1.208 euro per assicurasi, un uomo di 40 anni 284 e una donna cinquantenne 404. A Palermo (57 auto per 100 abitanti, quasi come Milano) la solita Dialogo arriva a chiedere ben 5.472 euro

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a un neopatentato, che comunque non può spenderne meno di 1.228 con Assitalia, la più conveniente. La realtà è che le tariffe più basse sono in media al Nord e per di più la distanza tra le città settentrionali e meridionali sta aumentando. Solo tre, contro le sette di un anno fa sono le città del Sud nelle prime 20 posizioni, e nessuna del Centro. Tra queste ultime, per trovare la prima, che è Siena, bisogna scendere al 27° posto. Se poi si va a Roma, che in più ha ben 73 auto ogni 100 abitanti, un giovane fresco di patente può spendere fino a 5.100 euro. Sono prezzi massimi, si dirà, ma pure i minimi non scherzano. Chi ha 18 anni nella Capitale deve sborsare almeno 1.490 euro, quasi un terzo in più rispetto a Brescia. Se non bastasse, la tariffa più bassa d’Italia si trova proprio ad Aosta, la città più affollata di auto (maglia nera nella classifica Legambiente). Qui gli uomini di 40 anni pagano appena 185 euro, mentre l’anno scorso il primato spettava a Isernia, dove Zuritel chiedeva 212 euro. Ancora ad Aosta, una donna di 35 anni paga oggi 228 euro contro i 299 richiesti un anno fa da Genertel, e da nessun’altra parte si spende meno. Per contro, a Napoli un neopatentato dovrebbe sborsare con Dialogo la cifra davvero stratosferica di 9.749 euro, la più alta in assoluto. Nella città partenopea la polizza può costare quanto, se non di più del valore di un’auto. Anche sul fronte delle assicurazioni Rc auto, insomma, le due Italie si fanno più evidenti. E distanti. - L’OFFERTA / Prezzi e politiche commerciali variano da compagnia a compagnia Decisivo scegliere una tariffa su misura Esistono sconti per le famiglie e per chi guida poco. Ma contano anche tempi e garanzie La forbice delle tariffe assicurative è ampia, e si giustifica con diverse ragioni. Innanzitutto va tenuto presente che molte compagnie (Genertel, Zuritel, Linear, Direct line…) sono telefoniche e per ciò stesso sono in grado di praticare prezzi più bassi grazie all’abbattimento dei costi delle agenzie. Ma vanno tenute in buona considerazione, nella scelta della polizza, pure le garanzie prestate e i massimali di rimborso, che possono variare a seconda delle compagnie. Insomma, il costo della polizza non è l’unico elemento da valutare, al momento della scelta - suggerisce il «Libretto rosso» di Quattroruote che ha messo sotto la lente le maggiori compagnie (coprono l’80 per cento del mercato del ramo auto). Ciascuna di esse, in genere, propone «politiche» diverse, che è bene prendere in attento esame al momento della scelta, per individuare la soluzione che meglio si adatta alle proprie esigenze. Linear, ad esempio, fa sconti alle polizze della stessa famiglia quando si assicurano più veicoli. Lascia la stessa classe a chi fa un incidente, purchè sia almeno in classe 4, e fa altri sconti a chi è in classe 1. Carige sconta chi si dichiara guidatore esclusivo e offre condizioni di favore a nuclei familiari con più vetture assicurate. Vittoria concede fino al 35 per cento di bonus a dipendenti e familiari del ministero della Difesa, nonché altre agevolazioni ai soci del Touring. E ancora, Genertel punta molto sulla personalizzazione delle tariffe, prendendo in considerazione fino a 24 parametri (sistemi di sicurezza attiva esp, protezioni contro il furto, eccetera). Fondiaria-Sai predilige i guidatori rispettosi del Codice e abbatte i premi a chi non ha fatto incidenti per 5 anni. Cattolica pratica sconti a polizze dello stesso nucleo familiare e ai conducenti esclusivi. Direct line sconta i contratti stipulati tramite Internet e quelli rinnovati almeno 4 giorni prima della scadenza. Anche Allianz Subalpina è molto attenta alle esigenze delle famiglie e tra l’altro assicura la seconda auto in classe 11 anziché 14, oltre a praticare sconti a guidatori esperti. Dialogo offre il 19 per cento di sconto ai clienti dalla classe 6 in giù che decidono di comprare un’altra auto. Sara ha in catalogo polizze vantaggiose per chi installa un apparecchio satellitare, per chi fa pochi chilometri o non ha avuto decurtazione di punti sulla patente (20 per cento di sconto). Aurora, poi, concede a un nuovo assicurato dello stesso nucleo familiare la migliore classe di merito al posto di quella d’ingresso. E chi non causa incidenti da più anni lascia la propria classe se ne fa uno. Genialloyd predilige i guidatori esperti, con sconti maggiori a chi mantiene tutti i 20 punti della patente. Chi è nelle prime classi del bonus, poi, può mantenere il beneficio anche se provoca un sinistro. Unipol, invece, insiste con la sua polizza abbinata al localizzatore satellitare «Unibox», con risparmi del 20 per cento sulla Rca e del 50 su furto e incendio. Quanto a Ras, offre prodotti calibrati. Paga meno chi ha età superiore ai 26 anni, con sconti aggiuntivi al guidatore esclusivo. Una polizza particolare permette di pagare solo i giorni di utilizzo dell’auto (week-end o 30 giorni a scelta). Assitalia, invece, si conferma la più conveniente in 44 città su 107, ed è una delle poche ad avere un piccolo occhio di riguardo per i neopatentati, dai quali si tengono alla larga soprattutto le compagnie di vendita diretta, quelle telefoniche. Una compagnia non vale l’altra, insomma, e le tariffe vanno valutate per quello che offrono. L’importante, come al solito, è saper scegliere. mi.va. - I SEI PROFILI DELL’INDAGINE DI «QUATTRORUOTE» Dallo studente neo-patentato all’imprenditrice

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Pur nella mole di dati raccolti da «Quattroruote», le tariffe indicate si riferiscono soltanto a un campione di profili del conducente, che sono sei a fronte dei migliaia che esistono nella realtà. E le tariffe stesse sono calcolate su standard che in genere non comprendono molte opzioni offerte dalle compagnie. I profili, nel dettaglio, si riferiscono in primo luogo a un giovane di 18 anni, studente, neopatentato e neoassicurato, con una Panda 1.2 benzina da 44 kW e 14 cv fiscali immatricolata nel 2006. Il secondo profilo è relativo a una donna di 35 anni casalinga, con patente da 15 anni e proveniente dalla ottava classe di merito, che non ha avuto alcun sinistro negli ultimi 5 anni e assicura una «Grande Punto» Mjt 16v nuova turbodiesel da 55kW e 15 cv fiscali. Il terzo profilo descrive un uomo di 40 anni impiegato in azienda privata, con patente da 22 anni, da 2 in prima classe e senza sinistri nell’ultimo lustro. Assicura una Ford Focus 1.6 Tdci nuova con motore turbodiesel 80 kW 17 cv fiscali. Il quarto si riferisce a un uomo di 24 anni agente di commercio, con patente da 4 anni e proveniente dall’11ª classe di merito, senza alcun sinistro dichiarato. Assicura una Renault Scénic 1.9 Dci immatricolata nel 2005, con motore turbodiesel 88 kW e 19 cv. Il quinto profilo appartiene a una donna di 50 anni, imprenditrice e con patente da 30 anni, proveniente dalla terza classe, senza sinistri negli ultimi 5 anni. Possiede una Audi A4 2.0 16v Tdi Avant immatricolata nel 2005, motore turbodiesel 103 kW e 20 cv fiscali. Infine, il sesto profilo riguarda un uomo di 65 anni, pensionato, con patente da 35 anni, proveniente dalla settima classe e con un sinistro nell’ultimo anno. Guida una Peugeot 307 1.4 16v 5 porte del 2004, con motore a benzina da 65 kW e 15 cv fiscali. Per ciascuno i premi sono sempre lordi e arrotondati all’euro, riferiti a un nuovo assicurato e con massimale di 1.550.000 euro. La guida del veicolo è limitata all’assicurato intestatario, i premi sono riferiti al capoluogo di provincia e i veicoli hanno equipaggiamento di serie. Tutti i contraenti, inoltre, sono italiani, con un’altra auto in famiglia assicurata con altra compagnia. La percorrenza media è di 15 mila km all’anno, la vettura è stata acquistata senza finanziamento e ricoverata in box. Al contraente non è mai stata sospesa la patente e i sinistri, quando ci sono stati, si intendono già pagati e limitati ai danni a cose. mi.va. INFOCOMMERCIO.it Distribuzione moderna E’ sempre primavera negli investimenti immobiliari nel commercio (12/11/2006) La Francia è il principale mercato dell’immobiliare commerciale europeo 2006: 30% del totale, 410 progetti presentati. Lo mostra lo studio realizzato dalla francese Procos, la federazione per l’urbanesimo e sviluppo del commercio specializzato. Il volume programmato è superiore a quello dell’anno scorso di 800.000 mq ed è legato soprattutto alla creazione di 31 nuovi parchi di attività, che rappresentano il 45% delle superfici in progettazione in Francia. La seconda posizione, però, è occupata dall’Italia, che ha progredito del 14,9% nei confronti del 2005 (+110% sul 2002), grazie soprattutto ai 185 progetti più grandi, di cui 19 nuove aperture entro quest’anno e ben 68 annunciate per il prossimo. La Spagna, con i suoi 164 progetti, è piuttosto stabile, dal momento che l’anno scorso ne ha presentati 170, anche se si stanno sviluppando, in compenso, le grandi operazioni (>60.000 mq). Alla fine del 2008 la Spagna dovrebbe raggiungere nei centri commerciali il quarto posto europeo (300 mq ogni 1.000 abitanti), contro il nono di solo un anno fa. Anche la Polonia presenta un buon sviluppo: +30% dei progetti, raggiungendo il numero di 134. A raggio internazionale, secondo Jones Lang LaSalle, gli investimenti immobiliari commerciali sono aumentati, nel primo semestre, del 30%, toccando i 225,9 miliardi di euro, che potrebbero raggiungere, entro l’anno, i 475 miliardi. Gli investimenti all’estero trovano in capo gli Usa (38%), la Germania (19%), il Regno unito (14%), la Francia (8%) e il Giappone (5%).

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GIORNALEDIBRESCIA.it martedì 14 novembre 2006 Immobili, il mercato frena Ma i prezzi non caleranno Le previsioni 2007 del Listino della Borsa immobiliare di Brescia Gianni Bonfadini BRESCIA - Il mercato immobiliare - anche bresciano - pare aver imboccato un periodo di stabilità. Non è una gran novità. Sul fatto che dopo la corsa degli anni scorsi ci si potesse attendere (forse anche sperare) un momento di relax erano in tanti a prevderlo. Stupisce, semmai, che anche nel 2006 il mercato sia stato relativamente tonico, forse sopra le attese di tanti. Adesso, a 2006 in via di archiviazione, torna l’annuale domanda: crescerà ancora oppure sarà il prossimo l’anno della frenata? Come sempre è difficile dirlo. Ma certo qualche dato più preciso lo si può dare sull’anno che mandiamo alla memoria e, sulla scorta di analisi, buon senso e dati storici, tentare qualche valutazione. Ieri, in Camera di commercio, ci ha provato il Listino della Borsa Immobiliare Bresciana, presenti Mario Gioia, che del listino è presidente, con il presidente del Comitato di sorveglianza Giancarlo Morghen e il direttore, l’ex segretario generale della Cdc, Carmelo Antonuccio. L’occasione dell’incontro è l’ormai apprezzato e consolidato appuntamento semestrale con le rilevazioni dei prezzi nelle circoscrizioni della città, oltre che in circa 170 Comuni bresciani. È una mappatura che poche provincie hanno e che la Borsa Immobiliare rende noti come elemento importante del mercato che, per definizione, è diffusione e conoscenza dei prezzi. Come è andata, dunque? Mario Gioia e Giuliano Marini del Listino hanno tracciato un rapido profilo sugli andamenti che abbiamo alle spalle e su quelle che - prevedibilmente - avremo nei prossimi mesi. Come accennato, il 2006 ha segnato un primo momento di calma relativa del mercato. Le ragioni sono abbastanza evidenti: 1) il mercato che molto ha corso negli anni passati (per prezzi e numero di transazioni); 2) si avvertono, anche a livello psicologico, gli effetti dell’aumento del costo del danaro (+1% in un anno, ma su un mutuo al 5%, significa un aumento degli interessi del 20%); 3) ci sono effetti di saturazione sul mercato che resta relativamente vivace per gli immobili di qualità, ma che è in difficoltà per le fasce più basse (di prezzo e di reddito). A livello provinciale, nel 2006 si è registrato un calo del 3-3,5% quanto a transazioni complessive (residenziale e non che a consuntivo definitivo d’anno dovrebbero essere sotto le 20mila dell’anno scorso. Il che non significa - avvertono le agenzie immobiliari che aderiscono al listino - che vi sia stato un calo nei prezzi. Intendiamoci: le trattative si allungano, ed è anche possibile quindi che in fase di "stretta" si possa anche avere qualche sconto, ma a livello complessivo (questo dicono gli operatori) i prezzi non calano: al massimo crescono meno, o non crescono. In particolare, le indicazioni sui prezzi bresciani per il 2006 sono di un aumento medio complessivo del mercato del 5-5,5%, al lordo dell’inflazione al 2%. Questi gli elementi con i quali - sempre a parere delle agenze immobiliari - occorrerà fare i conti per il prossimo anno. In pratica: è probabile che cali ulteriormente il numero delle compravendite (la stima è del 3% circa) ma con eguale probabilità i prezzi tenderanno a stabilizzarsi sulle cifre attuali, oppure si incrementeranno di meno. Fra sei mesi verificheremo le previsioni. DATI DELLA CITTA’ Redditività in calo Il top nel centro I prezzi, come ricordiamo qui accanto, nel residenziale crescono, ma a ritmi più calmi rispetto al passato. I dati analizzati e diffusi dal Listino della Borsa Immobiliare dicono alcune cose che val la pena sottolineare. Analizzando l’andamento del mercato dal 1999 al 2003, si nota come il reddito del residenziale in città è stato del 7% al lordo dell’inflazione. Se la stessa analisi la si conduce sul periodo 2001-2006, si vede che questa redditività (sempre lorda) è scesa al 5,3%. Come a dire che la corsa è in frenata da qualche tempo, anche se - e la cosa è stata ribadita a più riprese anche ieri - è difficile immaginare un calo nelle quotazioni. Semmai si allungano i tempi di trattativa. Quanto alle valutazioni medie dei prezzi, il listino della Borsa relativo al periodo aprile-ottobre 2006 ricalca anche qui e per gran parte le quotazioni del semestre precedente. C’è la conferma che negli ultimi sei anni il mercato in città trova la sua miglior performance (+46%) nell’area piazza Duomo-Zanardelli-via Musei.

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I PREZZI IN PROVINCIA Per le case il Garda batte tutti Il Garda batte tutti. Non c’è quasi partita. Se si valuta l’andamento dei prezzi residenziali in provincia, ai primi tre posti si piazzano tre paesi del Garda: Salò, San Felice e Desenzano. La classifica prende in considerazione gli andamenti dei prezzi negli ultimi 6 anni, dal 2001 a quest’anno. Gli incrementi di Salò sono del 76%, di San Felice e Desenzano del 66%. Marone (Lago d’Iseo) segue con il 59%, quindi torna il Garda con Moniga (57%). Occorre arrivare al sesto posto per distaccarsi dalle rive lacustri: Castelmella registra un 54% e via a seguire ancora Garda: Manerba e Soiano (52%), Puegnago (51%) e Chiari (50%). La classifica è frutto del lavoro che il Listino ha fatto in questi anni e che consente, come visto, di avere ormai una sorta di sequenza storica dei prezzi dei paesi in provincia. Applicando lo stesso criterio ai fabbricati produttivi, al primo posto si piazza Paitone (+64% nei sei anni), quindi Iseo (+58%). Per le aree residenziali è stato invece Bassano Bresciano a primeggiare (+123%), seguito da Sellero in Val Camonica (+120%). Se poi si fa sintesi dei vari indicatori (quindi andamento del residenziale, del produttivo, delle aree fabbricabili), Coccaglio si conferma ancora come miglior piazza assoluta con un aumento del 67% nei sei anni, seguita da Bassano (+62%), Palazzolo (+58%), Salò (+57%) e Sale Marasino (+57%). CAPANNONI Si annuncia aria di ripresa Il capannone annuncia aria di ripresa: quella economica in primis, e quindi di conseguenza quella che interessa il settore industrial-artigianale. Non è che sia una ripresa travolgente, né economica né, quindi, per i capannoni. Vero è, però, che rispetto agli anni precedenti qualche segno di miglioramento c’è. Qui i discorsi si intrecciano, visto che due sono i mercati in questione: quello più generale e quello particolare degli immobili. Grandi segnali di effervescenza ancora non si registrano per i capannoni. Ma le imprese costruttrici con tutta evidenza mettono nel conto il fatto che, prima o poi, qualcosa si muoverà anche sul versante immobiliare. Diversamente non si spiegherebbero le decine di zone artigianal-industriali che ancora stanno crescendo e ampliandosi in molti paesi della provincia. L’attesa, in poche parole, è che con il cambio del ciclo economico le aziende decidano al gran salto: e quindi installarsi o in una azienda oppure ampliare le attuali strutture. NEGOZI & CO. Se sono piccoli il mercato li premia Se sono piccoli il mercato li premia. Capita con i negozi quello che accade nelle piccole unità abitative: proporzionalmente vengono pagati di più. È fra le poche note positive su questo comparto che emergono dalle valutazioni del Listino Immobiliare per il quale «il mercato dei fabbricati commerciali-direzionale si conferma limitato» con il distinguo sopra ricordato e con l’aggiunta: ben posizionati. L’immobile che va di più è, in pratica, un piccolo negozio in una delle zone più a denso traffico commerciale. I dati del Listino confermano sostanzialmente quelli dei sei mesi precedenti. Nelle zone di maggior pregio in città, e quindi nel quadrilatero Zanardelli-X Giornate- Duomo-Mazzini, i prezzi massimi si confermano sugli 8mila euro al metro quadro con punte minime di 5.300. Nel Centro i prezzi oscillano fra i 3.200 e 4.700 euro, mentre nel semicentro ring siamo sui 2400-3.350 euro. Sono prezzi che ricalcano alla lettera quelli di 6 mesi prima, con l’eccezione di un aumento di 50 euro sulla fascia massima del semicentro-ring. In una situazione complessivamente non brillante, gli agenti immobiliari bresciani vedono però un cenno di ripresa, almeno a livello d’interesse, per negozi ed uffici. Un refolo di speranza che le complicazioni fiscali emanate nei giorni scorsi rischiano di raffreddare. Anche qui occorrerà attendere per una valutazione più analitica.

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ISTAT.it 14 novembre 2006 Stima preliminare del PIL III trimestre 2006 Sulla base delle informazioni finora disponibili, nel terzo trimestre del 2006 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2000, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente e dell’1,7 per cento rispetto al terzo trimestre del 2005. Il risultato congiunturale del PIL è la sintesi di un aumento del valore aggiunto dell’industria e dei servizi e di una sostanziale stazionarietà dell’agricoltura. Il terzo trimestre del 2006 ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2005. Nel terzo trimestre il PIL è cresciuto in termini congiunturali dello 0,7 per cento nel Regno Unito, dello 0,4 per cento negli Stati Uniti, mentre si è registrata una crescita nulla in Francia. In termini tendenziali, il PIL è cresciuto del 2,9 per cento negli Stati Uniti e del 2,8 per cento nel Regno Unito. Secondo la prassi corrente, sono comunicati i dati trimestrali revisionati a partire dal primo trimestre 2004. La metodologia utilizzata per la stima preliminare del PIL è analoga a quella seguita per la stima completa dei conti trimestrali. La mancanza totale o parziale di alcuni indicatori alla data della stima preliminare comporta un maggiore ricorso a tecniche statistiche di integrazione. Di conseguenza, le stime preliminari trimestrali possono essere soggette a revisioni di entità superiore rispetto alle stime correnti, diffuse a 70 giorni dalla fine del trimestre.

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ILSOLE24ORE.com Il Pil nel 3° trimestre 2006: +0,3% congiunturale e +1,7% annuo I dati provvisori Istat di contabilità nazionale sul periodo luglio-settembre segnalano un rallentamento della ripresa dell'economia italiana. La crescita congiunturale del Pil rimane un po' al di sotto delle attese, mentre si stabilizza la dinamica tendenziale annua, che conferma la svolta ciclica in atto. La stima preliminare Istat sul terzo trimestre 2006. Anche Eurolandia si presenta in modesta frenata, come anticipato dalla stima flash di Eurostat, che indica una crescita dello 0,5% trimestrale e del 2,6% annuo nello stesso periodo. L'economia italiana, deludendo parzialmente le attese, ha mostrato un significativo rallentamento del Pil nel terzo trimestre 2006, dopo il sensibile recupero (+0,8% e +0,6% congiunturale, rivisti al rilazo) nella prima metà di quest'anno, in un contesto di moderata ripresa della produzione industriale, che sconta peraltro il freno della perdita di competitività e della domanda interna per consumi che continua a essere debole. E' quanto mettono in evidenza i più recenti dati congiunturali, a cominciare dalla stima preliminare del Pil per il terzo trimestre 2006, resa nota dall'Istat il 14 novembre, mentre i dati completi nel dettaglio delle loro componenti arriveranno il prossimo 7 dicembre. I valori destagionalizzati e corretti con il numero di giorni lavorativi indicano una crescita del Pil pari a +0,3% sul periodo precedente, che si conferma a +1,7% in termini annui; il dato tendenziale dei primi tre quarti del 2006 segna così un sostanziale progresso rispetto alla pressoché impercettibile dinamica dei singoli trimestri del 2005. I primi nove mesi di quest'anno si sono delineati, nel loro complesso, un periodo favorevole per la nostra economia, che sembra avere finalmente imboccato la strada della ripresa. L'attività produttiva è, infatti, uscita dalla lunga stagnazione che l'ha caratterizzata per ben un quinquennio, mostrando chiari spunti di risveglio. L'effetto di trascinamento dei primi tre trimestri sull'intero 2006 è, inoltre, rilevante ed è pari a +1,7%; esso rappresenta, in altre parole, la variazione che si otterrebbe nella media dell'anno se il livello del Pil restasse fermo nel quarto trimestre. Nei primi tre quarti del 2006 si registra, in particolare, un contributo moderatamente favorevole del commercio estero (esportazioni nette), ma anche la conferma del recupero della domanda interna, nonostante la persistente debolezza dei consumi; nello stesso tempo, si verifica un certo decumulo di scorte, che dovrebbe influenzare positivamente l'andamento della produzione industriale (e del Pil) nell'ultima parte dell'anno. Questa evoluzione dovrebbe portare a un aumento del Pil intorno all'1,7% (1,8% corretto per i

giorni lavorativi) nella media del 2006. Con la crescita zero del 2005, così come nel 2003 e a fronte dell'1,1% nel 2004, l'economia italiana ha fatto segnare il peggior risultato dal 1993 (-0,9%) e si è confermata il fanalino di coda dell'area euro, dove il Pil è invece aumentato dell'1,3% nel suo complesso. Se si tiene conto dei giorni lavorativi in meno (quattro) rispetto a un anno prima, la variazione è pari a +0,1%, ma resta pur sempre impercettibile. E' quanto hanno messo in evidenza i conti economici nazionali 2001-2005, resi noti dall'Istat il 1° marzo, nella periodica revisione generale realizzata secondo le regole dell'Unione europea, che ha visto il passaggio al nuovo sistema dei conti Sec 2000. La stima monetaria del Pil, in particolare, è stata rivalutata del 2,5-2,8% nel quinquennio, grazie al miglioramento dei metodi e delle fonti statistiche utilizzate; i servizi di intermediazione finanziaria indirettamente misurati (Sifim) sono stati, a loro volta, allocati nei settori utilizzatori finali, innalzando il livello dei consumi

privati e pubblici, così come delle esportazioni e importazioni. Il ritocco in aumento del calcolo del Pil ha, inoltre, lievemente ridimensionato l'incidenza dei principali aggregati del bilancio pubblico (spese, pressione fiscale, debito), rendendo un po' meno pesanti i relativi parametri, a cominciare dal rapporto debito/Pil. Ma la tendenza al deterioramento degli ultimi anni non cambia, trattandosi di un recupero solo apparente. Nello scenario di una buona tenuta della ripresa nell'economia internazionale, trainata dai paesi emergenti dell'Asia (Cina e India in testa), a cui si è di recente aggiunto il Giappone, ma con un minore contributo degli Stati Uniti, Eurolandia registra a sua volta qualche perdita di colpi: il Pil, nel terzo trimestre 2006, ha un po' rallentato la velocità di espansione, mettendo a segno lo 0,5% in termini congiunturali e il 2,6% in

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quelli tendenziali (+0,9% e +2,7% rispettivamente nel secondo trimestre). L'aumento medio annuo previsto per il 2006 è, inoltre, pari al 2,5-2,7% nel complesso dell'eurozona. Considerando, in particolare, i maggiori paesi, il quadro non è, tuttavia, privo di ombre: permangono i dubbi, infatti, sullo stato di salute italiano e francese; l'economia tedesca manifesta diffusi spunti di ripresa, anche se con una situazione in chiaroscuro, mentre le economie spagnola e britannica (quest'ultima fuori dall'eurozona) si presentano ben impostate. Il cambio più forte, per contro, da un lato può rallentare la dinamica dei prezzi in Europa, ma dall'altro crea problemi alla competitività delle imprese, frenando la crescita delle esportazioni. La difficile evoluzione congiunturale della nostra economia è confermata dal risultato a consuntivo del 2005, che sconta l'effetto frenante nella prima parte dell'apprezzamento dell'euro sulla domanda estera, le continue impennate del petrolio e la sempre diffusa incertezza nella fiducia (e nei comportamenti di spesa) delle famiglie e delle imprese sul fronte interno. Nei dati complessivi dell'anno, la produzione industriale è stata caratterizzata da una perdurante fase di ristagno; e il suo andamento tendenzialmente stazionario trova riscontro nella mancata svolta ciclica favorevole, che ha interessato la maggioranza dei comparti manifatturieri. Segnali di difficoltà, sia pure episodici e intermittenti, sono arrivati inoltre dai settori dei servizi. Nei primi tre quarti del 2006, la domanda mondiale sempre vivace e il graduale rafforzamento di quella interna (investimenti) sono tornate a dare un certo vigore alla dinamica del Pil, bilanciando così l'influenza negativa del tasso di cambio. Prospettive più favorevoli per la congiuntura italiana sono delineate, infine, dagli indicatori anticipatori dell'attività economica - come quelli elaborati dall'Isae e dalla Banca d'Italia - che mostrano un profilo ciclico orientato a una moderata ripresa, dopo aver fatto segnare un significativo rialzo già nell'ultima parte del 2005. Il quadriennio 2002-2005 si è svolto, in particolare, per l'economia italiana nel segno della più completa stagnazione: la crescita del Pil è stata di appena lo 0,3% medio annuo e per trovare un valore più basso occorre tornare a dieci anni prima (1993). Una performance così mediocre ha collocato il nostro paese nelle posizioni di coda nell'area dell'euro, cresciuta in media dell'1,3% nello stesso periodo (+0,9% nel 2002, +0,8% nel 2003, +2,0% nel 2004 e +1,3% nel 2005); solo la Germania (+0,5%) ha fatto meglio di poco dell'Italia. La fase di ristagno è da ricondurre a una serie di fattori negativi, dalla persistente debolezza della domanda interna alle difficoltà delle esportazioni per il rafforzamento del cambio e la crisi di competitività nei grandi mercati di sbocco. Nonostante il miglioramento rispetto agli ultimi anni, l'Italia continua ad avere performance non certo brillanti nei confronti dei principali partner europei. Il divario di crescita con il resto di Eurolandia rimane ampio anche nel 2006 e si conferma intorno al punto percentuale (che non è poco). Sull'onda della sensibile frenata della congiuntura internazionale, l'economia italiana - com'era, del resto, nelle attese - aveva fatto segnare già nel 2001 un netto rallentamento del suo ritmo di sviluppo. Dopo il buon risultato del primo trimestre, il Pil non aveva infatti registrato ulteriori aumenti nei successivi periodi, andando così a chiudere l'anno su un incremento medio dell'1,8% (dal 3,6% messo a segno nel 2000), ma solo grazie al trascinamento dell'ultimo quarto del 2000 e del trimestre iniziale del 2001. La battuta d'arresto è stata, soprattutto, l'effetto dello sfavorevole andamento dell'industria manifatturiera, mentre i servizi e le costruzioni hanno messo in evidenza una sostanziale tenuta, anche se con una dinamica in progressiva frenata. Dal lato della domanda interna, la perdita di colpi della crescita ha risentito del ristagno dei consumi privati e della caduta degli investimenti. Per quanto concerne la spesa delle famiglie, hanno influito sia l'erosione del potere d'acquisto, indotta dal risveglio dell'inflazione nella prima metà del 2001 e successivamente dall'effetto changeover dell'euro, sia le negative conseguenze del crollo della fiducia. Sulla frenata degli investimenti si è fatto sentire, invece, l'effetto altalenante della recente legge di incentivazione fiscale (Tremonti bis), insieme all'incertezza sulle prospettive della domanda nel contesto di un rallentamento della congiuntura interazionale. Se la domanda estera netta ha fornito nel 2002-2003 e nel 2005 un contributo negativo alla crescita, anche su quella interna i problemi non sono, dunque, mancati: la compressione del reddito disponibile delle famiglie, con un potere d’acquisto in crescita zero tra moderazione salariale, inflazione sempre significativa ed elevata pressione fiscale, ha determinato un’evoluzione dei consumi privati che è proceduta con il freno tirato, rendendo così ancora deboli i sintomi di ripresa dell’economia. Questa crescita dal passo lento e incerto ha portato a un consuntivo di aumento del Pil per il periodo 2001-2005 pari ad appena lo 0,6% in media. 14 novembre 2006

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ISTAT.it 15 novembre 2006 Indici dei prezzi al consumo Ottobre 2006 Le rilevazioni correnti sui prezzi al consumo svolte dall’Istituto nazionale di statistica danno luogo ad un sistema di indici costituito da:

-indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC); -indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati (FOI); -indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi dell’Ue (IPCA).

Ai sensi della legge 5.2.1992, n. 81, i due indici nazionali, espressi entrambi in base 1995=100, sono calcolati anche al netto dei consumi dei tabacchi. Nel mese di ottobre 20061 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività comprensivo dei tabacchi è stato pari a 130,3, registrando una variazione di meno 0,1 per cento rispetto al mese di settembre 2006 e una variazione di più 1,8 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente; al netto dei tabacchi l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, pari a 129,7,

ha presentato nel mese di ottobre 2006 una variazione congiunturale di meno 0,2 e una variazione tendenziale di più 1,7 per cento. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, comprensivo dei tabacchi, nel mese di ottobre 2006 è stato pari a 129,0, con una variazione di meno 0,2 per cento rispetto a settembre 2006 e una variazione di più 1,7 per cento rispetto ad ottobre 2005; le corrispondenti variazioni registrate dall’indice calcolato al netto dei tabacchi sono state, rispettivamente, meno 0,2 e più 1,7 per cento, mentre il livello dell’indice è stato pari a 128,2. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), che a partire dagli indici relativi a gennaio 2006 viene diffuso in base 2005=100, nel mese di ottobre è stato pari a 103,1 registrando una variazione di più 0,2 per cento sul piano congiunturale e una variazione di più 1,9 per cento in termini tendenziali. L’IPCA viene inviato mensilmente all’Eurostat secondo un calendario prefissato. Tale indice, relativo al mese di ottobre 2006, verrà diffuso da Eurostat il giorno 16 novembre 2006, contestualmente a quelli degli altri paesi della Ue. Indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) Nel mese di ottobre gli aumenti congiunturali più significativi sono stati rilevati per i capitoli Istruzione (più 1,3 per cento), Abbigliamento e calzature e Comunicazioni (più 0,4 per cento per entrambi), Prodotti alimentari e bevande analcoliche e Altri beni e servizi (più 0,2 per cento per entrambi); variazioni nulle si sono verificate nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi e Servizi ricettivi e di ristorazione; variazioni negative si sono registrate nei capitoli Servizi sanitari e spese per la salute (meno 1,2 per cento), Trasporti (meno 1,0 per cento) e Ricreazione, spettacoli e cultura (meno 0,8 per cento). Gli

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incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi (più 4,9 per cento), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (più 4,6 per cento) e Altri beni e servizi (più 2,8 per cento); variazioni tendenziali negative si sono verificate nei capitoli Comunicazioni (meno 2,9 per cento) e Servizi sanitari e spese per la salute (meno1,2 per cento). Indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) Gli aumenti congiunturali più significativi si sono verificati nei capitoli Istruzione (più 1,3 per cento), Comunicazioni (più 0,5 per cento) e Abbigliamento e calzature (più 0,4 per cento); variazioni negative si sono registrate nei capitoli Servizi sanitari e spese per la salute e Trasporti (meno 1,2 per cento per entrambi) e Ricreazione, spettacoli e cultura (meno 0,6 per cento). Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi (più 5,4 per cento), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (più 4,5 per cento) e Altri beni e servizi (più 2,9 per cento); variazioni tendenziali negative si sono registrate nei capitoli Comunicazioni (meno 3,4 per cento) e Servizi sanitari e spese per la salute (meno 1,1 per cento). Indice armonizzato dei prezzi al consumo per i paesi dell’Unione europea (IPCA) (comprensivo delle riduzioni temporanee di prezzo) – Italia Gli aumenti congiunturali più significativi si sono verificati nei capitoli Abbigliamento e calzature (più 3,3 per cento), Istruzione (più 1,3 per cento) e Altri beni e servizi (più 0,5 per cento); variazioni congiunturali

negative si sono verificate nei capitoli Trasporti (meno 1,1 per cento), Ricreazione, spettacoli e cultura (meno 0,8 per cento), Servizi sanitari e spese per la salute (meno 0,4 per cento) e Bevande alcoliche e tabacchi (meno 0,1 per cento). Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi (più 4,9 per cento), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (più 4,6 per cento) e Altri beni e servizi (più 2,9 per cento); variazioni tendenziali negative si sono verificate nei capitoli Comunicazioni (meno 2,7 per cento) e Servizi sanitari e spese per la salute (meno 0,4 per cento).

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ISTAT.it Roma, 14 novembre 2006 Commento ISAE ai dati ISTAT sulla stima preliminare del PIL (III trimestre 2006) - Si modera la crescita italiana nel terzo trimestre, dopo un primo semestre più robusto di quanto

precedentemente stimato. - L’ISAE prevede una dinamica ancora moderata nel quarto trimestre, a riflesso del rallentamento atteso

per la produzione industriale. - Tale profilo porta a confermare la previsione ISAE di un incremento del PIL pari all’1,8% (a parità di

giorni lavorativi) nella media del 2006. Secondo le valutazioni preliminari diffuse oggi dall'ISTAT, il prodotto interno lordo italiano (PIL) nel terzo trimestre dell’anno ha registrato un aumento sui tre mesi precedenti pari allo 0,3%. Una dinamica che segna una moderazione rispetto ai robusti andamenti dei primi sei mesi, rivisti peraltro al rialzo nell’attuale release per un decimo di punto con riferimento tanto al primo, quanto al secondo trimestre. Con il dato del terzo trimestre, la crescita acquisita per il 2006, quella cioè che si otterrebbe se il livello del PIL rimanesse invariato negli ultimi tre mesi, sarebbe pari all’1,7%. L’ISAE stima, comunque, un’evoluzione ancora positiva per il quarto trimestre dell’anno, anche se in ulteriore, parziale moderazione rispetto al terzo trimestre. L’attenuazione della dinamica della produzione industriale, attesa dall’ISAE per il periodo ottobre-dicembre, condizionerebbe l’andamento complessivo dell’economia nell’ultima parte del 2006. Nella direzione di un contenimento della crescita si muove anche l’indicatore anticipatore dell’attività economica elaborato dall’ISAE, “appiattitosi” nelle ultime valutazioni riferite ad agostosettembre. Nell’insieme, l’ISAE conferma la stima di un aumento del PIL (corretto per le giornate lavorative) dell’1,8% nella media del 2006.

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AFFARITALIANI.it Bolkestein Via libera del Parlamento Ue alla liberalizzazione dei servizi Mercoledí 15.11.2006 18:00 Il Parlamento europeo ha dato il suo via libera definitivo alla direttiva Bolkestein. Dopo due anni di percorso più che accidentato, ora la direttiva sui servizi, quella che tutti conoscevano con il nome del Commissario Europeo competente, passa al vaglio dei ministri dei Paesi membri. Solo che dello spirito originario del testo resta ben poco, dopo la lettura a Strasburgo lo scorso febbraio. Una prima discussione parlamentare che ha portato infatti all'eliminazione del "principio del Paese d'origine", il quale aveva scatenato un'ondata di proteste nelle piazze di mezza Europa. L'idea era: l'azienda ad esempio polacca che voglia operare in Germania, rispetta la legislazione polacca, non quella tedesa. Un principio discriminatorio secondo sinistre e sindacati. Uno dei punti che hanno contribuito al fallimento dei referendum sulla Costituzione Europea in Francia e nei Paesi Bassi. Il testo, che ora attende l'approvazione dei Ministri dei Venticinque, include dunque una serie ridotta e variegata di servizi che potranno essere prestati da un'azienda anche in un altro Stato membro. Si va dall'architettura ai servizi di consulenza, dal turismo ai servizi a domicilio. Sono invece esclusi altri numerosi servizi ritenuti sensibili come l'audiovisivo, la sanità, la sicurezza e i trasporti. I gruppi liberali dell'europarlamento e le principali federazioni padronali europee, lamentano il fatto che il potenziale di liberalizzazione del testo è drasticamente diminuito. Gli Stati membri avranno almeno due anni per recepire la direttiva TGFin 15/11/2006 "Telefonini, ricariche troppo care" Authority e Antitrust contro "balzello" Quel balzello fisso che paghiamo ai gestori telefonici ogni volta che acquistiamo una ricarica per il nostro cellulare costa troppo. Lo hanno detto l'Autorità per le Comunicazioni e l'Antitrust, che bocciano quei costi, applicati soltanto in Italia. Le Autorità, come scrive la "Repubblica", ipotizzano la possibilità di cancellare questo costo fisso, da cui i gestori incassano 1,7 miliardi all'anno. I ricavi dovuti proprio a questo aggravio sono saliti negli ultimi tre anni del 30,2%. E a fare le spese di questo costo aggiuntivo sono soprattutto le fasce deboli, visto che i 5 euro di ricarica valgono tanto per i 50 euro dello studente quanto per i 250 euro del manager. Ancora peggio va a chi compra le ricariche mini, quelle che comprendono tre euro di telefonate e un euro di costo. Chi ricarica il telefono con 250 euro spendendone 5 di "tassa" versa soltanto il 2% in più, chi si ferma a tre euro più uno versa addirittura il 33% in più per questo costo "fittizio". E quello che sottolineano le due Authority è anche il fatto che solo in Italia siamo costretti a pagare questa gabella aggiuntiva. Così, nel documento redatto per segnalare questa situazione, si arriva a ipotizzare addirittura la cancellazione di questo costo. Inoltre, se guardiamo agli ultimi sconti sui costi di ricarica lanciati in questi ultimi tempi da alcuni operatori, si nota che vanno ad agevolare soprattutto chi spende tanto, quindi ancora una volta i ricchi. Tutte situazioni che vengono rimarcate da Antitrust e Authority per sottolineare le anomalie del caso italiano. Non convince l'arringa di difesa di Tim, Vodafone, Wind e Tre, che hanno ricordato che il servizio di ricarica a loro costa, in quanto devono pagare sia l'edicolante che vende le loro tessere sia le banche che vendono il traffico telefonico via bancomat. Ma i costi arrivano a 769 milioni, molto meno dei ricavi effettivi. E ancora, resta il fatto che le ricariche vengono pagate in anticipo, assicurando quindi un certo vantaggio finanziario ai gestori. Infine, Authority e Antitrust fanno notare come i gestori sul fronte di questi costi non si facciano assolutamente concorrenza, applicando costi molto simili. TGFin

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16/11/2006 In Europa inflazione in calo Eurostat: a ottobre scende all'1,6% Inflazione ancora in calo in Europa. Secondo i dati Eurostat a ottobre nell'Eurozona l'indice dei prezzi al consumo si è attestato all'1,6%, dall'1,8% di settembre. Caro-vita in discesa anche nell'Ue a 25, con un tasso all'1,8%, dall'1,9% del mese precedente. L'inflazione più bassa è stata registrata in Lussemburgo (0,6%), Repubblica Ceca (0,8%) e Finlandia (0,9%); quella più alta in Ungheria (6,3%) e Lettonia (5,6%) ed Estonia (3.8%). L'Italia ha fatto registrare un tasso di inflazione ad ottobre dell'1,9%, sopra la media della zona euro, ma ben al di sotto del 2,4% di settembre. Il dato del nostro Paese, però - sottolinea Eurostat - è ancora provvisorio. La Germania è l'unico Paese di Eurolandia con un incremento dei prezzi, si è passati dall'1% di settembre, all'1,1% di ottobre. I tassi più elevati di crescita si sono avuti per i settori abitazioni (3,6%), educazione (3,4%) e alimentari (3%). I più bassi interessano invece i settori comunicazioni (-2,6%), trasporti (-0,7%) e cultura (0%).

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GIORNALEDIBRESCIA.it Venerdì 18 novembre 2006 Presentata in Loggia la Consulta composta dalle diverse Associazioni Consumatori più tutelati Un servizio per arginare e denunciare i numerosi imbrogli Claudia Ziliani Contratti con compagnie telefoniche, contenziosi con Compagnie assicurative, multiproprietà, acquisti per posta o televisione, servizi bancari. Sono queste le "fregature" di cui si lagnano più frequentemente i bresciani. Non tutti però sanno che rivolgendosi agli sportelli delle associazioni di tutela dei consumatori possono ricevere un valido aiuto per risolvere i piccoli grandi problemi quotidiani. Brescia da oggi ha uno strumento in più a tutela il cittadino. Il Comune ha deciso di costituire la Consulta dei diritti del consumatore, un nuovo organismo nato su sollecitazione delle stesse associazioni dei consumatori, che intendono così dare il loro contributo, potenziando, in termini complessivi, la qualità e l'efficacia delle tutele in favore del cittadino-consumatore e del cittadino-utente. La notizia è stata data mercoledì a Palazzo Loggia dal Sindaco Paolo Corsini, dall'assessore alla Partecipazione Claudio Bragaglio, dal coordinatore e dai rappresentanti delle diverse associazioni che comporranno la nuova Consulta: Adiconsum, Federcosumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Unione Consumatori. Il coordinatore sarà Cesare Roboni mentre il Comune di Brescia, anche in base allo viluppo dell'attività prevista in fase costitutiva e sperimentale della Consulta definirà presto un apposito regolamento e un preciso organigramma che entrerà in funzione, con tutta probabilità, già all'inizio del prossimo anno. «Sono state le stesse associazioni a proporci la costituzione della Consulta, abbiamo deciso di accettare - spiega l'assessore Bragaglio - perché riteniamo che il cittadino consumatore debba essere tutelato, ma anche per valorizzare l'impegno delle singole associazioni nel loro ambito specifico di attività, per rendere più efficace e visibile il loro lavoro». Le associazioni dei consumatori operano nel rispetto del decreto legislativo 28 agosto 1997, n 281, ora integrato nel Codice del Consumo (decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206), nelle rispettive sedi in città e con sportelli aperti al pubblico nei Comuni più significativi della Provincia. «Ogni associazione affronta un campo vastissimo di problematiche - spiega il coordinatore della Consulta Cesare Roboni -. Conosciamo le norme e le facciamo rispettare ma purtroppo siamo ancora abbastanza sconosciuti. Le nostre associazioni sono basate sul volontariato, hanno poche risorse e poca immagine». Il sogno sarebbe riscuotere il consenso raggiunto nei Paesi del Nord Europa o negli Stati Uniti «dove le associazioni dei consumatori - aggiunge Roboni - influenzano anche gli indici di Borsa. Proprio per questo chiediamo un ruolo e un tavolo su cui ragionare per dare al consumatore più conoscenze e per rafforzare attraverso le istituzioni, come il Comune, le proposte complessive. Ogni giorno affrontiamo piccole ma dolorose situazioni. C'è bisogno di una maggiore informazione attraverso conferenze, convegni, divulgazioni specifiche». La Consulta dei diritti del consumatore è già attiva. Le associazioni che la compongono continueranno a lavorare nelle proprie sedi. Ecco numeri e gli indirizzi. Adiconsum, via Altipiano d'Asiago 3, tel. 030/3844700, 030/3844702. Movimento consumatori, via Cipro, 30. tel. 030/2427872- 030/ 2420773. Unione nazionale consumatori comitato provinciale. Via Gramsci, 30. Tel: 030/3758777. Federconsumatori Brescia. Via Fratelli Folonari,7 Tel. 030/ 3729251-252. Lega Consumatori Acli. Via Corsica 165. Tel: 030/22294011-017.

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BRESCIAOGGI.it Lunedì 20 novembre 2006 Strade deserte e centro storico pieno di gente, presi d’assalto i negozi. Però non tutti i commercianti, a fine giornata, erano soddisfatti Il blocco riesce, ma con lo «sconto» Gli automobilisti hanno riacceso i motori alle 18, anzichè alle 20. Multati 70 «furbi» di Mimmo Varone Blocco quasi riuscito, e centro storico pieno di gente. La mancanza di preavviso (il presidente della Regione Formigoni ha deciso di fermare il traffico solo venerdì pomeriggio) ha impedito a Comune e Provincia un’informazione capillare, e qualche bresciano in più ha preso l’auto. Qualcun altro ha fatto finta di non sapere, e le pattuglie della polizia municipale hanno inflitto 70 multe. A considerare che in giro comincia ad esserci pure qualche Euro 4, ad ogni modo, i “furbi” non sono stati tantissimi. L’impressione netta, però, è che molti abbiano anticipato alle 18 la fine del blocco. Intorno a quell’ora il traffico sui viali cittadini è quasi tornato quello consueto di una qualsiasi domenica. Ma dalla Centrale di via Donegani parlano comunque di una situazione “non male”. Oggi dovremmo capire anche se c’è stato qualche effetto sulle Pm10 arrivate a livelli preoccupanti nei giorni scorsi. Una nota dell’Arpa Lombardia anticipa (sulla base delle rilevazioni alle 18 di ieri) una «tendenza alla riduzione generalizzata in tutte le aree critiche» e prevede «il rientro nei limiti per i prossimi giorni». C’è da sperarci molto, anche per via del blocco non del tutto riuscito. I controlli a Brescia sono stati affidati a cinque pattuglie in mattinata e sei nel pomeriggio. Hanno presidiato per lo più i quadranti del centro storico, e qualcuna si è spinta in semiperiferia. Hanno fermato 320 automobilisti, e circa un quinto è risultato irregolare. «Abbiamo deciso di fare molta prevenzione dislocando le pattuglie ai varchi transennati - dice la vicecomandante Elsa Boemi -, anche perché molti potevano non essere informati». Tant’è che di telefonate in Centrale, durante la giornata, «ne sono arrivate tantissime» aggiunge. E tuttavia l’impossibilità di usare l’auto non ha tenuto la gente a casa. Nel pomeriggio le vie del centro apparivano affollate, tanto da far pensare ad un inconfessato bisogno di mollare le quattroruote, ogni tanto, e di prendersela comoda. Il riscontro puntuale si ha dal consuntivo di Brescia Trasporti a fine giornata. Dopo una mattinata «tranquillissima», nel pomeriggio c’è stato bisogno di otto autisti di rinforzo (due di essi sugli articolati da 18 metri) sulle linee che volta a volta rischiavano situazioni critiche. E alla fine «nessuno è rimasto a piedi - dice il direttore di via San Donino Claudio Garatti -, quelli in attesa alle fermate sono sempre riusciti a salire tutti». Indispensabili sono state le due navette, perché i parcheggi dell’Ortomercato e dell’area spettacoli viaggianti di via Borgosatollo sono stati presi d’assalto dalle auto. Meno ce n’erano all’Auchan di Concesio, anche se la navetta ha funzionato a pieno ritmo con i residenti del Prealpino e di Bovezzo. La normalità è tornata intorno alle 19 o poco prima, e senza grosse lamentele «a parte per la linea 7 - ammette Garatti - che di domenica ha passaggi dilatati». In ogni caso, con i tempi troppo stretti del preavviso «non si poteva fare di più». Ieri non c’era neanche il biglietto unico valido per tutta la giornata, come accade di solito nelle giornate di blocco. La cosa non sembra aver frenato la gente, che si è riversata in massa in centro. E ha riempito i negozi, come a far le prove generali di Santa Lucia prossima ventura. Diverse botteghe che si affacciano sulle vie storiche sono rimaste chiuse, ma quelle aperte hanno avuto da fare, e davvero tanti pacchetti sono spuntati tra le mani delle coppie a spasso. Naturalmente i commercianti non sono contenti, o almeno così dicono. Il responsabile Ascom per il centro storico Carlo Massoletti ammette che di persone in giro ce ne siano tante, e che entrino pure nei negozi, tuttavia «osservano e non comprano - dice -, fanno acquisti solo quando vengono in macchina». Sembra una battuta, però Massoletti è serio, nel suo negozio di corso Zanardelli. Anzi, «riscontriamo il fenomeno da tempo - aggiunge - e non ce lo spieghiamo, tanto che abbiamo intenzione di incaricare uno studioso di marketing per capirci di più». Per la verità non tutti vedono così nero. E poco più in là, in via X Giornate, un altro Massoletti, l’Antonio che è presidente del consorzio Bresciacentro organizzatore delle Shopping Night, non trova connessioni tra gli acquisti e le automobili. «Mi sembra che la gente compri ugualmente - dice -, se non si tratta di articoli pesanti o ingombranti». Che peraltro sono da un pezzo non si trovano più in centro. Gli stop domenicali faranno appena il solletico alle polveri fini, forse, ma almeno in vista delle feste sembrano dare una bella spinta agli acquisti.

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INFOCOMMERCIO.it L’Italia nella mira degli investitori internazionali (20/11/2006) 5th Avenue di New York continua a detenere il canone commerciale annuo di proprietà di primo livello più alto del mondo con 11.364 euro al mq. E’ seguita dal Causeway Bay di Hong Kong (9.544), Champs Elysées di Parigi (6.775: 1° posto in Europa), New Bond Street di Londra (5.667: 2° in Europa), Ginza di Tokyo (5.486) e Grafton Street di Dublino (4.496: 3° in Europa). Secondo lo studio di Cushman & Wakefield Main Streets Accross The World 2006 (da gennaio a giugno), la classifica rispetta, nei primi sei posti, quella dell’anno scorso. Una progressione hanno presentato Bahnhofstrasse di Zurigo (3.517 euro), che ha ottenuto il 7° posto contro il 10° dell’anno scorso (4° posto in Europa), seguita da Pitt Street Mall di Sydney (3.294), passata dal 7° all’8°; al 9° posto si piazza Myeongdong di Seoul (3.169), che l’anno scorso era all’8°; al 10°, con 3.000 euro (5° posto in Europa) Kaufingerstrasse di Monaco e Ermou di Atene (che l’anno scorso era al 12° posto), al 12° Preciados di Madrid (2.580 (6° posto in Europa), al 13° Orchard Road di Singapore (2.459) e finalmente al 14°, a pari merito, via Montenapoleone di Milano e via Condotti di Roma, che l’anno scorso occupavano il 15° della classifica mondiale (ma 6° di quella europea: ora si piazzano al 7°), dove ora si pone Tverskiaya di Mosca (2.197), caduta dall’11° posto dell’anno scorso (all’8° di quella europea). La classifica continentale della crescita nei confronti dell’anno scorso vede in testa, invece, l’Asia-Pacifico con +21,6% (attestandosi su 1.756 euro all’anno al mq), seguita dalle Americhe con +14,5% (1.497), dall’Africa e Medio oriente con +13,0% (530) e dall’Europa con +7,8% (1.535). Segmentando quest’ultima, è l’Europa centro-orientale a crescere maggiormente con un +13,9% (824), mentre quella occidentale (1.812) ed Eurolandia (1.689) si assestano su un +5,4%. Alcune osservazioni. L’andamento del mercato delle proprietà commerciali ha registrato un andamento superiore rispetto a quello degli ultimi 3 anni. In generale la maggiore attenzione nelle zone dell’Europa è rivolta verso quella centro-orientale, mercato che offre molte opportunità occupazionali, di sviluppo e d’investimento. Nel contesto europeo l’Italia continua a essere un mercato particolarmente interessante, al punto di essere diventata un mercato di riferimento per tutti gli operatori internazionali, sempre più determinati a entrarvi. In Italia i canoni delle principali vie di lusso hanno subito un incremento percentuale, anche se inferiore a quelli degli anni precedenti. Vi sono particolarmente attive le catene di abbigliamento e intimo, sia nazionali sia internazionali. Stiamo assistendo a piani di sviluppo aggressivi, concentrati soprattutto nel centro-sud, che per gli operatori internazionali rappresenta un’area “tutta da costruire”. Si registra, infine, una costante crescita del numero degli investitori istituzionali nel retail, modificando radicalmente gli equilibri nel rapporto contrattuale tra proprietario e conduttore, rafforzando al tendenza all’incremento dei canoni di locazione e, contestualmente, una riduzione delle buone uscite.

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TGFin 21/11/2006 Ferrovie,"aumenti a partire dal 3%" L'a.d. Moretti: "Rincari sotto il 20%" Gli aumenti dei biglietti dei treni arriveranno presto, questo è ormai certo, ma saranno comunque contenuti. Parola dell'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti che dichiara: i rincari avranno "percentuali variabili in relazione alla qualità oggi esistente a partire dal 3% per quelli a più bassa qualità dentro però la fascia alta". Ma si escludono, comunque, "aumenti del 20%". Moretti ha spiegato ancora una volta che il ritocco delle tariffe riguarderà "i treni a lunga percorrenza, Intercity, Eurostar, Alta velocità, per tutti i treni insomma che non sono coperti da contratto di servizio, così come non aumenteranno il trasporto locale, regionale, metropolitane o treni espressi coperti da servizi di Stato". Tra i criteri scelti per stabilire la percentuale di aumento del costo del biglietto, Moretti ha indicato "la qualità, la sicurezza ("Siamo al primo posto in Europa e questo ha un costo"), il comfort e la velocità". Frequenza e velocità sono considerate ''due leve che danno grandi vantaggi ai nostri clienti - ha detto - ma non abbiamo ancora stabilito la parte di forbice dal 3% in poi''. L'amministratore delegato di Ferrovie ha chiarito che la forbice non è ancora stata stabilita perché ''stiamo studiando l'elasticità della domanda rispetto alla nostra capacità di aumentare i prezzi senza ridurre l'accesso ai clienti''. Di una cosa è convinto Moretti: ''Rimarremo enormemente competitivi''. Un nuovo capitolo per le Ferrovie si aprirà anche sul fronte pubblicità: ''Faremo pubblicità non piu' istituzionale - ha spiegato Moretti - come le Ferrovie hanno fatto fino ad ora, ma solo di prodotto comparativo, in cui si mette a fronte il costo, il tempo, la qualità dei nostri prodotti e i costi, i tempi e la puntualità di prodotti concorrenti, dall'automobile all'aereo, e - ha sottolineato - per quanto riguarda la qualità, indicando la percentuale di probabilità che si ha di arrivare puntuali in treno, in macchina o in aereo''. QUIBRESCIA.it 22 novembre 2006 Vescicolare, allevamenti suini in ginocchio (red.) Rischia di compromettere irreversibilmente l'intero settore bresciano dell'allevamento di suini il virus di vescicolare che ha colpito il nostro territorio. A causa dei quattro focolai accertati, tre a San Paolo e uno a Ospitaletto, tutti i maiali allevati in provincia non potranno più essere nè venduti nè macellati. I capi "bresciani" sono un milione e 350 mila, distribuiti in 900 allevamenti. Si stima che il giro d'affari annuo del comparto si aggiri intorno agli 800 milioni di euro. Tutti I maiali che si trovano nelle quattro fattorie contaminate, inoltre, dovranno essere abbattuti. Ad ogni modo Carmelo Scarcella, direttore generale dell'Asl di Brescia, ha tenuto a precisare che si tratta di un'emergenza economica e non sanitaria. ''La malattia non è trasmettibile all'uomo'', ha chiarito. La patologia, simile al vaiolo anche se non trasmissibile ad altre specie animali, è arrivata nella nostra provincia a causa di un camion che proveniva dal macello di Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo.

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ISAE.it 22 novembre 2006 Torna a crescere a novembre la fiducia dei consumatori • Dopo il calo dello scorso mese, l’indice destagionalizzato sale a 109,2 (da 108,6), tornando leggermente al di sopra dei valori medi del terzo trimestre; l’indice grezzo cresce di un punto (da 106,5 a 107,5), quello depurato anche dai fattori erratici è sostanzialmente stabile a 109,1 (109,2 a ottobre) • Sono in calo per il secondo mese consecutivo le opinioni sul quadro economico generale, con il relativo indice che scende da 97 a 96,3 ma tornano a migliorare quelle sulla situazione personale degli intervistati (da 113 a 115) • Migliorano leggermente sia i giudizi sulla situazione corrente, con l’indicatore che passa da 112,1 a 112,5 sia quelli le aspettative a breve termine, con relativo indicatore che sale da 103 a 103,7 • Indicazioni in parte contrastanti vengono invece sia dal mercato dei beni durevoli sia dalle valutazioni sui prezzi: i giudizi sulla convenienza presente degli acquisti tornano a scendere rispetto ad ottobre mentre le attese a breve termine recuperano leggermente • Dal lato dei prezzi, scendono i giudizi sugli aumenti registrati negli ultimi 12 mesi, ma tornano a salire le preoccupazioni circa la presenza di possibili tensioni inflazionistiche nei prossimi 12 mesi • La fiducia migliora nel Nord Est, al Centro e soprattutto nel Mezzogiorno; continua a scendere invece nel Nord Ovest. Recuperano ovunque le opinioni sulla situazione personale degli intervistati, mentre andamenti differenziati si registrano per quelle sulla situazione generale del paese

La fiducia dei consumatori italiani Secondo l’inchiesta condotta dall’ISAE su un campione di 2000 intervistati tra i giorni 2 e 15 del mese, la fiducia dei consumatori torna a crescere a novembre, salendo a 109,2 da 108,6 di ottobre e tornando leggermente al di sopra dei valori medi del terzo trimestre. L’indice depurato anche da fattori erratici è sostanzialmente stabile (a 109,1 da 109,2 di ottobre), quello grezzo sale da 106,5 a 107,5. Sono in calo per il secondo mese consecutivo le opinioni sul quadro economico generale, con il relativo indice che scende da 97 a 96,3 ma tornano a migliorare quelle sulla situazione personale degli intervistati (da 113 a 115). Migliorano leggermente sia i giudizi sulla situazione corrente, con l’indicatore che passa da 112,1 a 112,5 sia quelli le aspettative a breve termine, con relativo indicatore che sale da 103 a 103,7. Indicazioni in parte contrastanti vengono dal mercato dei beni durevoli e dal lato dei prezzi: i giudizi sulla convenienza presente degli acquisti tornano a scendere rispetto ad ottobre, le attese a breve termine recuperano invece leggermente rispetto al mese passato. Dal lato dei prezzi, scendono i giudizi relativi agli aumenti registrati negli ultimi 12 mesi, ma tornano ad intensificarsi i timori inflazionistici per i prossimi 12 mesi. Guardando alla disaggregazione territoriale dei risultati, l’indice migliora nel Nord Est, al Centro e soprattutto nel Mezzogiorno; continua a scendere invece nel Nord Ovest. Recuperano ovunque le opinioni sulla

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situazione personale degli intervistati, mentre andamenti differenziati si registrano per quelle sulla situazione generale del paese Quadro economico generale Il calo dell’indice relativo al quadro economico del paese è dovuto esclusivamente al deteriorarsi dei giudizi sulla situazione economica corrente, in presenza di una sostanziale stabilizzazione delle aspettative a breve termine e di un lieve miglioramento di quelle di disoccupazione. Più nel dettaglio, dopo il calo di ottobre, scendono ancora i giudizi sulla situazione economica del paese, con un calo del relativo saldo da -73 a -77 sui valori dello scorso agosto. Di contro, le attese a breve termine sulla stessa variabile sono stabili a -21 in termini di saldo e quelle sulla disoccupazione calano da 37 a 35, a segno di minori preoccupazioni circa le prospettive del mercato del lavoro. Continuano inoltre a diminuire i giudizi sulla dinamica corrente dei prezzi, con il saldo ponderato grezzo relativo agli aumenti registrati negli ultimi 12 mesi che scende a 58 da 62: scendono dal 44 al 43 e dal 19 al 18 per cento rispettivamente quanti reputano i prezzi “abbastanza” e “molto” aumentati, mentre cresce dal 18 al 19% quanti li giudicano invece “poco” aumentati rispetto ai 12 mesi precedenti. Il saldo sugli andamenti attesi per i prossimi 12 mesi recupera invece a -1 (da -5): aumentano infatti dal 6 al 9% quanti prevedono forti aumenti per il prossimo futuro, a scapito di quanti si attendono aumenti pari o poco inferiori a quelli correnti. Situazione personale Le indicazioni sulla situazione personale degli intervistati sono invece in netto miglioramento rispetto allo scorso mese, grazie soprattutto ad un forte aumento della convenienza presente del risparmio. Più nel dettaglio, i giudizi sulla situazione economica della famiglia sono stabili sui livelli di saldo raggiunti ad ottobre (-41), mentre migliorano leggermente (da -8 a -7) le previsioni sulla stessa variabile. Gli intervistati dichiarano però maggiori difficoltà a far “quadrare” il bilancio familiare, con il relativo saldo che scende da 7 a 4 sui valori dello scorso giugno; i consumatori che hanno partecipato all’indagine ISAE esprimono anche valutazioni meno favorevoli circa la convenienza all’acquisto di beni durevoli. Indicazioni positive giungono infine per quanto riguarda il risparmio: il saldo relativo alle possibilità future recupera da -74 a -70, quello sulla convenienza attuale balza da 106 a 124, sui massimi dal febbraio di quest’anno. La fiducia dei consumatori su base territoriale Il miglioramento della fiducia registrato a livello nazionale è sintesi di dinamiche differenziate a livello territoriale: l’indice è in miglioramento nel Nord Est e nel Centro-Sud mentre è in peggioramento nel Nord Ovest. In particolare, il progresso della fiducia è più intenso nel Mezzogiorno (dove l’indice recupera più di tre punti) rispetto al Nord Est e al Centro, dove dell’indice è inferiore a un punto. Analizzando le componenti del clima, si segnala un miglioramento diffuso e marcato delle opinioni sul quadro personale mentre segnali in parte contrastanti provengono da quelle sul quadro economico generale. Nord Ovest: l’indice peggiora per il secondo mese consecutivo scendendo da 109,7 a 108,2 e riportandosi sui livelli dello scorso agosto. Il deterioramento è dovuto soprattutto ad opinioni complessivamente negative riguardanti il quadro economico generale (il deterioramento è in atto dallo scorso ottobre); a ciò corrispondono anche valutazioni meno positive sul quadro corrente e futuro. Gli unici segnali positivi provengono dalle opinioni sul quadro personale che risultano in miglioramento. Nord Est: l’indice passa da 109,6 a 109,9, a fronte di giudizi e previsioni contrastanti: sono in peggioramento infatti le opinioni sul quadro economico generale e quelle sul quadro futuro mentre le valutazioni sul quadro personale e su quello corrente sono improntate ad un maggiore ottimismo. Centro: la fiducia sale da 110,1 a 110,9 rimanendo sui valori medi degli ultimi quattro mesi. Si segnala un deciso miglioramento dei giudizi e delle previsioni sul quadro economico generale, meno intenso per il quadro personale. Sono improntate ad un maggiore ottimismo anche le opinioni sul quadro corrente, mentre quelle sulle prospettive future sono in deterioramento per il secondo mese consecutivo. Mezzogiorno: il Mezzogiorno è la ripartizione in cui l’indice di fiducia registra l’incremento più marcato: l’indicatore sale da 107,1 a 110,4. Il miglioramento è essenzialmente dovuto ad un deciso ottimismo rilevato nelle opinioni sul quadro economico generale e, soprattutto, su quello personale. L’ottimismo è più contenuto per le valutazioni sul quadro corrente e su quello futuro.

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ILBRESCIA.com Mercoledì 22 novembre 2006 Imposte. L'aliquota verso il quattro per mille, detrazioni variabili a seconda del valore delle abitazioni La Loggia pronta a ridurre l'Ici: in arrivo sconti sulle prime case Perplessità nella Cdl Maione (Fi): «Piangevano miseria, dove hanno trovato i soldi?» andrea.tortelli@ epolis.sm La promessa verrà mantenuta. La Loggia, infatti, definirà a giorni il “piano finanziario” per ridurre l'Ici - a partire dal 2007 - sulle 43mila prime case della città. Una scelta annunciata dal vicesindaco Luigi Morgano e assessore al Bilancio lo scorso giugno. Ma resa ancora più significativa dal fatto che la Finanziaria al vaglio delle Camere prevede nuovi sacrifici per i comuni (riducendo ulteriormente i contributi dallo Stato) e che l'Imposta sulla casa è oggi la principale fonte di introito delle casse della Loggia alla voce tributi (nel 2005 sono entrati 52 milioni). I PARTICOLARI del progetto, al momento, sono ancora allo studio (mancano ancora alcuni dati da parte degli uffici).Ma l'assessore al Bilancio - anche nella riunione di giunta che si è tenuta ieri - avrebbe confermato l'intenzione di investire oltre due milioni di euro per ridurre di un punto l'aliquota Ici sull'abitazione principale, che attualmente è del 5 per mille con la detrazione di 139 euro e 50 centesimi (250 per i bisognosi con un non autosufficiente a carico, le famiglie numerose e i nuclei che ospitano un minore in affido). Per rendere più equa la misura, però, Morgano starebbe studiando anche la possibilità di applicare detrazioni variabili alle prime case a seconda del loro pregio (minori per le ville, maggiori per le abitazioni più modeste). Una proposta - nei prossimi giorni ne discuterà l'intera maggioranza - che va incontro alle richieste avanzate a fine ottobre dalla civica corsiniana (il capogruppo Angelo Abrami e l'assessore Valter Braghini), che aveva sottolineato come una riduzione generalizzata dell'aliquota non aiuterebbe a sufficienza le rendite catastali più basse. E quindi suggerito di aumentare le detrazioni portandole a circa 200 euro perché «in questo modo, di fatto, l'Imposta comunale sui redditi verrebbe azzerata per circa 17mila famiglie bresciane». MA SE NEL centrosinistra tutti parlano di iniziativa importante, all'opposizione c'è invece chi manifesta perplessità per la scelta della giunta. «Per noi», spiega il consigliere di Forza Italia Giorgio Maione, «l'Ici è una gabella che va colpire la proprietà della casa e quindi la stragrande maggioranza dei bresciani. Qualsiasi iniziativa per alleggerirne il peso», continua, «è benvenuta, ma nel concreto ho forti dubbi su quello che sta facendo la Loggia. L'anno scorso Corsini piangeva miseria per i tagli della Finanziaria di Berlusconi, mentre oggi - che la nuova manovra impone limiti ancora più pesanti ai Comuni - i soldi ci sono. Mi viene il sospetto che mentissero », chiarisce, «o che stiano facendo un'azione propagandistica in vista delle elezioni del 2008. Inoltre», conclude Maione, «non vorrei che i benefici della riduzione fossero pagati con la rivalutazione delle rendite catastali: sarebbe davvero una presa in giro». Il quadro attuale Oggi si va dal 5 al 7 per mille il saldo da pagare entro il 20 Oggi l'Ici sulla prima casa (e relative pertinenze) è del 5 per mille con detrazioni di 139,50 euro che scendono a 110 nel caso di abitazioni date in affitto agevolato e salgono a 250 per le famiglie in difficoltà. Su terreni e altri fabbricati l'aliquota è del 6.5 per mille, mentre per le case sfitte si sale al 7. Non c'è obbligo di versamento se l'imposta annuale è inferiore a dieci euro. Entro il 30 giugno va versato l'acconto. Dall'1 al 20 dicembre 2006 va invece versato il saldo (la differenza tra l’imposta annuale e l’acconto già versato).

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QUIBRESCIA.it Mercoledì 22 novembre 2006 Il Comune è pronto ad uno sconto sull'Ici (red.) Lo avevano annunciato lo scorso giugno, e ora sembra dalle parole si possa passare ai fatti. Stiamo parlando dell'Amministrazione di Palazzo Loggia e del suo "Piano finanziario" per ridurre l'Ici sulle 43mila prime case della città. Il lieto annuncio arriva dall'assessore al Bilancio, nonché vice sindaco, Luigi Morgano, che ha dichiarato l'intenzione della Giunta di investire oltre due milioni di euro per ridurre di un punto l'aliquota Ici sull'abitazione principale, che attualmente è del cinque per mille con la detrazione di 139 euro e 50 centesimi (250 per i bisognosi con un non autosufficiente a carico, le famiglie numerose e i nuclei che ospitano un minore in affido). Una manovra decisamente importante per le casse comunali, se si pensa che l'Imposta sulla casa rappresenta l'entrata maggiore per il bilancio di Palazzo Loggia. Un progetto definitivo, però, sulla carta ancora non c'è, perché alcuni particolari tecnici sono ancora al vaglio degli uffici amministrativi. Tra le intenzioni annunciate da Morgano, inoltre c'è anche quella di cercare di rendere l'Ici più equa, con aliquote differenziate a seconda del valore e del pregio dell'immobile. Una proposta, quest'ultima, che va incontro alle richieste avanzate a fine ottobre dalla Lista civica per Corsini, che aveva sottolineato come una riduzione generalizzata dell'aliquota non aiuterebbe a sufficienza le rendite catastali più basse, suggerendo di aumentare le detrazioni portandole a circa 200 euro perché fare in modo che l'Imposta comunale venga azzerata per circa 17mila famiglie bresciane. Ma se per la maggioranza si tratta di una scelta importante, dall'opposizione si denuncia qualche perplessità in merito. "Per noi l'Ici è una gabella che va colpire la proprietà della casa e quindi la stragrande maggioranza dei bresciani - ha dichiarato il consigliere di Forza Italia Giorgio Maione sulle pagine odierne del quotidiano Il Brescia -. Qualsiasi iniziativa per alleggerirne il peso è benvenuta, ma nel concreto ho forti dubbi su quello che sta facendo la Loggia. L'anno scorso Corsini piangeva miseria per i tagli della Finanziaria di Berlusconi, mentre oggi - che la nuova manovra impone limiti ancora più pesanti ai Comuni - i soldi ci sono. Mi viene il sospetto che mentissero, o che stiano facendo un'azione propagandistica in vista delle elezioni del 2008". "Inoltre - conclude l'intervista di Maione -, non vorrei che i benefici della riduzione fossero pagati con la rivalutazione delle rendite catastali: sarebbe davvero una presa in giro".

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GIORNALEDIBRESCIA.it Mercoledì 22 novembre 2006 Ieri videoconferenza all’Associazione Industriale Bresciana: è tempo di passare dalla gomma alla rotaia Brescia, le code costano 500 mln l’anno Il sistema non può reggere e se l’Italia rinuncia alla ferrovia Lisbona-Kiev i danni saranno enormi Troppi camion, pochi treni. L’Italia ha privilegiato il trasporto merci su gomma anche per le lunghe tratte. L’errore non è stato corretto in tempo ed oggi ne paghiamo le conseguenze. Solo nel nostro territorio (Brescia e provincia) il costo dello «stare in coda» è calcolabile in 500 mln di euro l’anno, una bella fetta sul totale dell’importo che il sistema Paese paga in rallentamenti, ovvero 15 miliardi di euro l’anno. Altro dato. È di 60 il numero medio/orario di veicoli da trasporto in transito sulle nostre principali arterie (comprese statali e provinciali). La media Ue è di 26 mezzi/ora. Questo è il quadro nel quale l’Italia si deve muovere (sic). L’ultima vera chance a disposizione prima che la «paralisi» diventi irreversibile si chiama alta capacità ferroviaria, ovvero il sistema dei treni veloci che dovrebbero attraversare il bel Paese da Nord a Sud e da Ovest a Est. Il condizionale calza soprattutto per la seconda interconnessione, quella che è parte integrante del Corridoio V, ovvero la tratta Lisbona-Kiev, direttrice utile a collegare l’Italia col cuore pulsante dell’Europa industriale e con i Paesi emergenti dell’Est che entro il 2014 copriranno il 9,4% del Pil mondiale. L’Italia (accade troppo spesso in tanti settori) rischia di perdere il treno. Di questi ed altri problemi si è parlato ieri nel corso di un’iniziativa partita da Confindustria, recepita da Aib e messa in opera attraverso un collegamento in videoconferenza tra i presidenti delle associazioni imprenditoriali che, idealmente, rappresentano il percorso Ovest-Est della futura Tav: Torino, Genova, Milano, Brescia, Bologna, Venezia e Trieste. Il progetto ferroviario ha un’importanza nevralgica per migliorare l’efficienza del sistema logistico nazionale, rilanciare la crescita, sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle aree emergenti dell’economia mondiale. L’intervento del presidente degli industriali bresciani, Franco Tamburini, ha preso le mosse dalla stringente attualità, ovvero dalla recente visita a Brescia del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro. «Tra le opere infrastrutturali prioritarie - ha detto Tamburini - il ministro si è soffermato anche sull’alta velocità. In particolare, Di Pietro ha promesso che i 6 miliardi di euro ancora mancanti per la tratta Torino-Verona verranno reperiti con un emendamento governativo alla Finanziaria che prevede per Rfi (le ferrovie) la possibilità di indebitarsi per l’intera cifra. Prendiamo atto delle affermazioni del ministro che, almeno, contribuiscono a riaccendere i riflettori sui molti nodi infrastrutturali ancora aperti nel nostro territorio: Tav, ma anche autostrada della Valtrompia, Brebemi e viabilità della Valle Sabbia e della Valcamonica. Tuttavia - ha proseguito Tamburini - servono risposte forti e certe. Soprattutto perché ad oggi il progetto definitivo per l’alta velocità nella tratta Milano-Verona non è ancora stato approvato, né risultano disponibili le risorse necessarie alla sua realizzazione». «Non dimentichiamo - ha detto ancora Tamburini - che soltanto a fine settembre di quest’anno il viceministro alle Infrastrutture, Cesare De Piccoli, ribadiva che per la Tav che va da Milano a Verona, quindi anche per la tratta che riguarda direttamente il territorio bresciano, e poi da Verona a Padova, non c’era un euro, pur considerando quest’opera un’assoluta priorità nazionale». Claudio Venturelli Infrastrutture il sistema delle imprese dichiara l’emergenza: trasporti veloci, oppure è il declino TAV: quattro anni di dibattito e il percorso non è ancora definitivo Centododici chilometri, attraverso il territorio di 31 Comuni della Lombardia e di 4 del Veneto. E con interconnessioni con Treviglio e Brescia. Sono questi, in estrema sintesi, i numeri della tratta Milano-Verona dell’Alta capacità. Il nuovo progetto è sostanzialmente fermo alla Conferenza dei servizi del 2002, almeno per quanto riguarda le tratte non ancora finanziate. Una delle indicazioni di fondo emerse allora fu: limitare le «sottrazioni» di territorio. Il che significa, per la nostra provincia, un tracciato in parallelo rispetto a porzioni della futura autostrada Brebemi, fatto che ha già determinato dei costi aggiuntivi (150mln di euro) al progetto autostradale, soprattutto in ragione del tratto Travagliato-Castenedolo di quella che sarà la cosiddetta «corda molle» al di sotto del territorio del

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capoluogo ed al segmento ferroviario da Calcinato a Verona. Comunque, stando almeno al risultato di quella Conferenza dei Servizi, la «questione Brescia» inizia a Bergamo, ovvero a Treviglio. Poco dopo il superamento del grosso centro bergamasco il tracciato corre appena al di sopra di Caravaggio ed Antegnate e appena al di sotto di Calcio. L’ingresso in provincia di Brescia avviene tra Urago d’Oglio e Rudiano, per poi passare tra Chiari a nord e Castelcovati e Castrezzato a sud. A metà strada tra Bargnana e Travagliato la linea si biforca. A nord per il potenziamento ferroviario verso il capoluogo, a sud per la prosecuzione della linea maggiore. Il primo viene ottenuto attraverso un segmento di nuova realizzazione che va ad innestarsi, ad ovest di Ospitaletto, sulla direttrice tradizionale, nella quale i binari vengono raddoppiati per l’ingresso (non certo) nella Stazione di Brescia. La prosecuzione, invece, avviene accanto alla strada provinciale 19, sino ad inserirsi fra Borgo Poncarale e Borgosatollo. Una volta sfiorato Castenedolo il percorso si dirige verso il punto, appena prima di Calcinatello, in cui la linea ritrova i treni provenienti da Brescia lungo i vecchi binari. Da questa intersezione in poi il tracciato dell’Alta capacità corre nei pressi dell’autostrada A4, passando sotto Lonato e Peschiera del Garda. In vista ci sarebbe anche la stazione di Montichiari. Dopo la visita del ministro Di Pietro il presidente degli industriali critica Provincia e Loggia «Le istituzioni evitino i contrasti» Una critica severa, ma anche costruttiva. Così Franco Tamburini non tralascia l’appunto: «Il sindaco di Brescia e il presidente della Provincia non erano assieme ad accogliere e interloquire con Di Pietro. Non entro nel merito delle polemiche su quanto accaduto - dice ancora - ma ritengo opportuno, per il futuro, che le istituzioni non si dividano su temi fondamentali come quelli delle infrastrutture». Il presidente di Aib auspica un’alleanza oltre gli schieramenti. «Perché - aggiunge - pensare che l’Italia non sia in grado di organizzarsi per garantire oggi e finanziare al momento dovuto un’opera che ci si è impegnati a realizzare entro il 2010 e completare entro il 2020 come la tratta del Corridoio V è semplicemente assurdo». «È indispensabile che anche a livello locale si riescano a superare le problematiche e le criticità che riguardano il territorio bresciano. Alcuni Comuni hanno stralciato dal proprio Piano Regolatore il tracciato della Tav, altri hanno fatto ricorso al Tar chiedendo di annullare la delibera di approvazione del progetto preliminare del tratto Milano-Verona». «Occorre superare i campanilismi e condividere la realizzazione di una infrastruttura con valenza ben più che sovracomunale. Il passaggio del Corridoio V nel territorio bresciano è fondamentale per realizzare una forma di trasporto intermodale che coinvolga anche il trasporto aereo, quindi si deve considerare la necessità di collegare l’Aeroporto di Montichiari con la Tav». «In conclusione credo che vada aggiunta un’altra considerazione, altrettanto irrinunciabile: qual è il costo del non Corridoio?». La questione diventa ancora più ostica se si prende in esame il «blocco» in Val di Susa. «Pensare che il percorso in galleria è stato voluto proprio per soddisfare le esigenze ambientali...».

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ILBRESCIA.com Mercoledì 22 novembre 2006 Virus Mvs. L'Asl esclude il rischio di un'epidemia, ma il settore potrebbe subire un duro colpo Malattia dei suini, niente allarme, ma saranno abbattuti 8mila capi «Brescia non è zona endemica, infatti, era dal 2000 che non si registravano casi» Alessandro Di Pasquali - brescia@ ilbrescia.com «Non è una situazione di emergenza, non c’è alcun rischio sanitario». Questo il messaggio lanciato dall’Asl di Brescia in merito alla diffusione della malattia vescicolare del suino (Mvs) sul territorio della provincia dopo l’i n di v i du a zi one di tre focolai nel comune di San Paolo. UNA MALATTIA non trasmissibile all’uomo e provocata da un enterovirus che non è particolarmente pericolosa nemmeno per i suini ma la cui sintomatologia è però, a livello clinico ed anatomico, indistinguibile dall’afta epizootica. Per prevenire la diffusione, il 17 novembre il ministero della Salute ha emanato un’ordinanza che interessa le province di Brescia, Bergamo, Verona, Padova e Vicenza e che vieta la movimentazione dei suini provenienti da questi territori e il riaccreditamento, l’esecuzione cioè di nuovi esami che ne dimostrino la sterilità, degli allevamenti sul territorio provinciale. Conseguenza di questo, le misure adottate dall’Asl di Brescia che prevedono: abbattimento e di- struzione per circa 8mila capi, l’emissione delle ordinanze relative alle zone di protezione e sorveglianza, rispettivamente fino a tre e fino a 10 chilometri, attorno ai focolai individuati, censimento degli animali negli allevamenti in cui è stata rilevata la presenza dell’Mvs e attivazione delle procedure necessarie alla riacquisizione dell’accreditamento. Nessun rischio per l’uomo e solo misure cautelative, non vi sarebbe nemmeno il pericolo di un’epidemia dato che gli allevamenti sono sottoposti a severi controlli. In effetti, il virus è, con tutta probabilità, giunto con animali provenienti da altre province anche perché, come spiega il direttore sanitario dell'Asl, Annamaria Indelicato «Brescia non è zona endemica della malattia ed, infatti, era dal 2000 che non si riscontrava». Nessun allarme quindi, anche se il blocco dei suini bresciani potrebbe avere ripercussioni non indifferenti sul comparto, importante realtà economica per la provincia. Il dato Test positivi pure a Ospitaletto Ieri è stata notificata al dipartimento veterinario dell'Asl la positività sierologica ai test di screening effettuati in un allevamento del Comune di Ospitaletto, ma si attende una risposta definitiva. La chiave 1. Oltre 1 milione di animali Un settore importante per la provincia di Brescia quello dell’allevamento suinicolo. Sono, infatti, 882 gli allevamenti, di cui 238 situati nell’area soggetta a restrizione, per un totale di 1.350.000 animali. 2. Servono circa 50mila esami Il blocco dei suini sul territorio della provincia di brescia resterà effettivo finché non si ritornerà ad una situazione di “pericolozero ”, ovvero solo quando gli allevamenti saranno stati tutti riaccreditati, procedura già in corso ma che richiede circa 50mila esami. 3. Tempi più brevi coi veterinari Per evitare le negative ripercussioni economiche, Asl sta valutando la possibilità di impiegare anche i veterinari che già operano negli allevamenti per ridurre i tempi necessari all’esecuzione dei controlli.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Mercoledì 22 novembre 2006 Sulla malattia vescicolare nel Bresciano intervengono i direttori generale e sanitario dell’Asl e il direttore del Dipartimento veterinario Suini malati, il problema è economico Oggi vengono abbattuti ottomila animali a S. Paolo. Altro focolaio a Ospitaletto Anna Della Moretta S. PAOLO - Ottomila maiali di tre allevamenti di San Paolo vengono abbattuti oggi. Altre migliaia, di un allevamento nel comune di Ospitaletto che, con ogni probabilità, faranno la stessa fine. Un’ecatombe, con un enorme danno economico per gli allevatori e per un settore economicamente molto attivo della nostra provincia, causata da focolai di malattia vescicolare. Tre quelli accertati nella Bassa, dunque, mentre per quello di Ospitaletto si attende la conferma della positività sierologica che dovrebbe giungere già nella giornata di oggi. Poi, scatterà il provvedimento di abbattimento degli animali. Ricadute economiche e non sanitarie, dal momento che la malattia vescicolare del suino non è trasmissibile all’uomo ed ha carattere benigno anche per lo stesso animale. Vale a dire che il maiale guarirebbe comunque, basta dargli il tempo necessario che, secondo gli esperti, non è nemmeno troppo lungo. Invece, la tutela dei mercati della carne ha altre regole. A tutela delle quali venerdì scorso il ministero della Salute ha inviato un’ordinanza all’Asl di Brescia dal titolo: «Misure sanitarie urgenti in materia di prevenzione nella diffusione della malattia vescicolare del suono nelle province di Brescia, bergamo, Verona, Padova e Vicenza» che dispone «il divieto di movimentazione dei suini e l’obbligo della riaquisizione dell’accreditamento di tutte le aziende suinicole nelle province interessate». Il direttore generale dell’Asl di Brescia, Carmelo Scarcella, affiancato dal direttore sanitario Annamaria Indelicato e da Gaetano Penocchio, direttore del Dipartimento veterinario, durante una conferenza stampa ieri ha assicurato innanzitutto la popolazione sul fatto che «non corre alcun rischio di carattere sanitario» in relazione alla malattia che ha colpito alcuni suini e ha altresì assicurato gli allevatori su un rapido controllo a campione di tutti gli allevamenti della nostra provincia affinché vengano riaccreditati e possano di nuovo far circolare animali e carni. Rassicurazione per la popolazione e preoccupazione per gli allevatori è stata espressa ieri anche dal sindaco di San Paolo, Fausto Gardoni e dall’assessore all’Agricoltura della Provincia Sergio Grazioli. «L’Asl ha ricevuto giovedì scorso la comunicazione telefonica che segnalava la positività sierologica per malattia vescicolare dei suini nei tre allevamenti di San Paolo dall’Istituto zooprofilattico di Brescia - ha spiegato Scarcella -. Gli allevamenti sono stati controllati dal Distretto medico veterinario di Orzinuovi in seguito ad una correlazione epidemiologica con una stalla di sosta di Verona, già focolaio della malattia, e posti sotto sequestro cautelativo con divieto di movimentazione degli animali. Dopo la conferma ufficiale della malattia, abbiamo emanato le ordinanze di abbattimento e di distruzione dei capi». Ieri sono state individuate le ditte incaricate dell’abbattimento dei suini e dello smaltimento delle carcasse, mentre le spese relative all’indennizzo degli allevatori per gli animali perduti saranno anticipate dall’Asl e sucecssivamente rimborsate dallo Stato. Per riaccreditare gli allevamenti da oggi inizieranno indagine a campione in tutta la provincia (leggasi prospetto a fianco). «Interventi che comporterebbero tempi lunghi se effettuati da personale dipendente o convenzionato, con notevoli ripercussioni negative sul comparto produttivo - è stato sottolineato ieri nella sede dell’Asl -. Per questo, verranno utilizzati anche veterinari dell’Asl, che già operano negli allevamenti e che rappresentano una buona opportunità per contrarre i tempi di esecuzione dei controlli. Le attività di prelievo - hanno aggiunto - iniziano oggi fuori dalla zona di restrizione, ovvero da quella non interessata a focolai della malattia vescicolare. All’interno di questa zona, invece, i prelievi inizieranno dopo che saranno terminate le operazioni di abbattimento e di distruzione degli animali». Un lavoro che coinvolge diverse professionalità, in particolare i laboratori dell’Istituto zooprofilattico che nei prossimi giorni dovranno eseguire circa cinquantamila esami per escludere la positività degli animali presenti negli allevamenti della nostra provincia.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Mercoledì 22 novembre 2006 Il villaggio dello shopping aperto da tre anni a Rodengo Saiano aggiunge settanta nuovi negozi agli 83 già esistenti Il 30 novembre l’Outlet raddoppia RODENGO SAIANO - Si inaugura giovedì 30 novembre l’ampliamento del Franciacorta Outlet Village, la cittadella sorta nel 2003 a Rodengo, in fregio alla Sebina Orientale. Con l’apertura del secondo lotto il numero di negozi aumenterà da 83 ad oltre 150. La «Fase 2» era già prevista nel piano originario dell’«European fashion Center I srl», la società proprietaria del centro franciacortino ed autorizzato in origine per quanto riguarda le licenze commerciali Sull’area complessiva di 175mila metri quadrati l’azienda ha costruito in una prima tranche dell’operazione negozi per 25 mila metri quadrati, ai quali si aggiungono ora gli 11.500 della fase 2, che si sviluppa lungo due vie parzialmente coperte da vetrate. Il Franciacorta Outlet Village, presieduto dall’imprenditore bergamasco Antonio Percassi, diviene così la più grande «industria commerciale» della Franciacorta, con una potenzialità occupazionale di circa 750 persone (prevalentemente donne), ed un indotto che coinvolge 400 aziende, nella grande maggioranza bresciane e bergamasche. Le cifre che riportiamo nella tabella qui accanto sono indicative del successo arriso all’iniziativa commerciale, realizzata in joint-venture da tre importanti gruppi editoriali: il gruppo Percassi, bergamasco, la «primavera Spa», bresciana, e lo statunitense Craig Realty Group. «Oltre che per i successi aziendali raggiunti in questi tre anni - afferma Giovanbattista Pini, proprietario con Franco Colosio della Primavera Spa -, sono orgoglioso di quello che abbiamo realizzato in termini di servizio al territorio. Il consistente investimento, ma soprattutto l’esperienza delle due diverse anime della proprietà hanno permesso di riqualificare con un progetto commerciale d’avanguardia una zona originariamente indicata dal Piano regolatore come insediamento produttivo-industriale. Si è creato così un borgo polifunzionale a cui presto si affiancherà l’importante progetto museale "Città delle Macchine", curato dalla fondazione Micheletti, e che ancora una volta ci vede coinvolti come sponsor privati a fianco di Regione, Università, provincia e Comune. E non dimentichiamoci delle oltre sessantamila presenze settimanali, che creano un’incredibile opportunità per la Franciacorta di essere apprezzata, conosciuta e visitata». AFFARITALIANI.it Cara Frutta La denuncia del Codacons: "Aumenti anche oltre il mille per cento" Mercoledí 22.11.2006 15:19 Rincari oltre il mille per cento per frutta e verdura. Mentre è in corso oggi il "Giorno bianco" dei consumatori indetto da Codacons, Adusbef e Contribuenti.it per protestare contro la Finanziaria e il caro-vita, il Codacons si rivolge all'Antitrust, ai Nas di tutte le regioni e all'Agenzia delle Entrate per denunciare le speculazioni sui prezzi dell'ortofrutta. Uno studio dell'associazione dimostra infatti come sui prezzi di frutta e verdura vi siano forti ricarichi, anche superiori al mille per cento (del 1.150 per cento per le carote, tra l'origine e il prezzo al dettaglio, il 450 per cento per i cavolfiori), nei passaggi della filiera dal campo alla tavola. Speculazioni che comportano maggiori esborsi per le famiglie, e che pesano come macigni sui bilanci dei cittadini a reddito medio-basso. Il Codacons ha presentato un esposto all'Antitrust, ai Nas delle varie regioni e all'Agenzia delle Entrate, sulla base della legge 231/2005 che prevede esplicitamente azioni di contrasto dei fenomeni di andamento anomalo dei prezzi nelle filiere agroalimentari, chiedendo di effettuare controlli a tappeto nei mercati e supermercati di tutta Italia incriminando per truffa e aggiotaggio i venditori che praticano ricarichi esagerati e speculativi sui prezzi.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Mercoledì 22 novembre 2006 Si apre un nuovo fronte tra società e ministro delle Infrastrutture Stop agli aumenti al casello I rincari passeranno attraverso nuove regole ROMA - Strada tutta in salita per Autostrade che punta all’adeguamento dei pedaggi a partire dal prossimo gennaio. Si apre così un nuovo fronte tra la società e il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro che oggi ha impresso un brusco stop sulla strada degli adeguamenti dei pedaggi autostradali che per molte concessionarie, tra cui Autostrade per l’Italia, dovrebbero scattare dal prossimo gennaio. Gli aumenti «non sono automatici - ha sancito Di Pietro, a margine di un incontro all’Anas -, lo ha già detto il Tar nel caso di Strada dei Parchi. Le tariffe vengono stabilite attraverso una variabile che può essere positiva o negativa a secondo degli investimenti, la qualità del servizio e tutto il resto. Questo delta lo discuteremo insieme in modo concordato e condiviso se possibile. Altrimenti, come prevede la concessione, ci sarà un terzo che decide per tutti. La concessione prevede che se le due parti non sono d’accordo vanno da un terzo che si chiama arbitro o giudice che decide per loro». Intanto, Autostrade ha già presentato all’Anas, come previsto dalla convenzione, le proprie richieste di aumento che, secondo indiscrezioni, si aggirano intorno al 2%. Gli aumenti tariffari richiesti da Autostrade saranno valutati ed eventualmente concessi in base alle nuove norme previste dall’articolo 12 del collegato alla Finanziaria, ha detto il presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, confermando che «la società ha inviato la sua proposta come previsto dalla formula del ’price cap’. L’Anas sta facendo la sua istruttoria e trasferirà al ministero la sua proposta». E alla domanda se verranno applicate le nuove regole previste dall’art.12 del decreto collegato, Ciucci ha risposto: «A mio parere sì, visto che è la legge». Immediata, la levata di scudi dei consumatori. «Caro ministro - è l’appello di Federconsumatori - blocchi questi aumenti e proceda alla riforma delle concessioni. Avrà tutto il nostro appoggio. Lo scorso anno si sono già verificati aumenti che avrebbero dovuto essere del 2,8%, invece, attraverso arrotondamenti e recuperi vari, hanno toccato, in diverse tratte, il 10 e il 20%. Sarebbe assurdo che oggi - prosegue l’associazione degli utenti - si procedesse ad un ulteriore ingiustificato aumento incrementando gli utili della società Autostrade e penalizzando i cittadini». Intanto l’Anas mette a disposizione di utenti e cittadini Pronto Anas, un numero telefonico unico (841.148) che dalle 8 alle 20, 365 giorni l’anno compresi Natale e Pasqua, fornirà informazioni e ascolterà le segnalazioni dei cittadini. Nel sottolinearne l’importanza, Di Pietro ha spiegato che il servizio «sarà utile anche per risolvere i cosiddetti ’buchi neri’, piccole opere che non rendono funzionali le grandi infrastrutture. Vogliamo mettere in condizioni il cittadino di far sentire la propria voce, segnalando tutte queste cose che non funzionano, creando una sinergia positiva tra cittadino e Stato, possiamo così costruire una banca dati per programmare gli interventi mirati sulla rete stradale». Non solo. Il ministro ha dato indicazioni affinchè «tutte le segnalazioni che riceverà l’Anas in ordine all’inefficienza delle concessionarie autostradali dovranno essere formalizzate in contestazioni». Infatti, ha detto ancora, «lo scopo principale e fondamentale di Pronto Anas è fare in modo che la rete stradale e quella autostradale data in concessione funzioni davvero». Il ministro ha citato l’esempio dei fatti del dicembre 2005 quando «a causa di eventi atmosferici del tutto prevedibili come la neve a dicembre, Autostrade per l’Italia non ha saputo far fronte all’emergenza, creando un disastro e bloccando l’intero Paese».

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CONFCOMMERCIO.it Mercoledì 22 novembre 2006 Il futuro incerto frena i consumi degli italiani La sintesi del rapporto Censis-Confcommercio Presentato questa mattina a Roma, presso la sede nazionale di Confcommercio, il rapporto Censis–Confcommercio “I consumi in Italia e in Europa nel 2006”, un’indagine comparativa che “fotografa” le tendenze della domanda interna e l’evoluzione dei modelli di consumo nel 2006 in Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna. Il rapporto è stato illustrato e commentato dal il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, e dal direttore Generale del Censis, Giuseppe Roma. Dall’indagine emerge in particolare che la ripresa dei consumi in Italia appare ancora lontana, mentre sembra più viva la domanda interna in Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna, Nel nostro paese, le famiglie restano in bilico tra voglia di futuro, ottimismo e moderazione nelle spese ma prevale la sensazione di incertezza per l’immediato, anche a causa di segnali poco rassicuranti provenienti dal sistema politico ed economico. I modelli di consumo sono sempre più alla ricerca di un equilibrio tra qualità e prezzo; molto elevato il ricorso alla multicanalità, ovvero l’utilizzo di un mix di formule distributive diverse; in Italia e negli altri Paesi aumenta la quota di mercato delle marche commerciali e si rafforzano i mercati rionali; discreta, nel nostro paese, la diffusione di prodotti da agricoltura biologica, di erboristeria, del commercio equo e solidale e i cibi etnici; cresce l’utilizzo del credito al consumo. Italiani molto più pessimisti circa l’immediato futuro (il 34,2%) rispetto agli altri Paesi (il 5% degli inglesi, il 10,4% dei tedeschi, il 19,6% dei francesi); gli ottimisti sono quasi il 45%, meno che in Gran Bretagna, Spagna e Germania; - a settembre, solo il 31% delle

famiglie italiane ha incrementato i consumi rispetto al trimestre precedente (contro l’oltre 45% di francesi, spagnoli e inglesi);

- solo il 30% degli italiani prevede di aumentare i consumi negli ultimi mesi dell’anno, contro il 55% della Spagna e il 53% della Germania;

- più che negli altri paesi, in Italia pesa la percezione di una limitata disponibilità di reddito che per il 14,5% è addirittura critica;

- il 78% delle famiglie italiane acquista prodotti a marchio commerciale (nel 2004 erano il 66%); in Gran Bretagna lo fa oltre il 90%;

- in Germania le maggiori percentuali di consumatori di prodotti biologici (94% delle famiglie), cibi etnici (76%), commercio equo e solidale (57%), prodotti di erboristeria (47,4%); in Italia “tirano” principalmente frutta e verdura biologica (li acquista il 42% delle famiglie);

- per l’acquisto di prodotti freschi, buone le “performance” dei mercati rionali in Spagna e in Italia scelti, rispettivamente, dal 42,5% e dal 40% delle famiglie; in Italia tiene anche il negozio di quartiere (31,5%) che, invece, è praticamente “sconosciuto” negli altri paesi;

- in espansione, in tutti i paesi, il ricorso a forme di pagamento rateizzato, utilizzato in Italia e Spagna dal 35% della popolazione, in Germania e Gran Bretagna dal 38%, in Francia dal 32%.

L’incerto orizzonte della ripresa Sembra diradarsi il grigiore che per lungo tempo ha “parlato” di stagnazione dei consumi in Italia, ma la vera ripresa nel nostro Paese appare ancora di là da venire. Siamo imbrigliati in un atteggiamento di cautela che in molti altri Paesi europei ha lasciato, invece, il posto ad un più evidente dinamismo. Francia, Gran Bretagna, Spagna e persino la Germania, dopo un prolungato periodo di difficoltà economiche, mostrano consumi vitali. In un panorama europeo in cambiamento e forse in ripresa, l’Italia appare ancora sotto sforzo, incapace di liberare appieno le proprie energie e una spinta alla crescita che sia il segnale di vera ripresa. Così, siamo

Andamento dei consumi delle famiglie nel periodo giugno-settembre 2006 rispetto ai quattro mesi precedenti

31,546,1

38,8 44,5 46,4

58,5

46,5 56,6 47,253,0

10,0 7,4 4,6 0,68,3

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Italia Francia Germania Spagna GranBretagna

DiminuitiRimasti costantiAumentati

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sempre al punto di partenza: una quota consistente delle famiglie oscilla tra “voglia di futuro” e la sensazione che occorra moderare le spese, in una diffusa sensazione di incertezza, a tratti di pessimismo marcato. Se il 34,2% degli italiani guarda con pessimismo all’immediato futuro a fronte del 19,6% dei francesi, del 10,4% dei tedeschi, del 29,1% degli spagnoli e del 5% degli inglesi, una ragione ci sarà, sebbene essa resti per il momento piuttosto imperscrutabile; forse vi è un mix di fattori politici e di ordine economico che non consentono di far diradare del tutto le nubi all’orizzonte. Naturalmente occorre guardare anche il risvolto della medaglia. In Italia gli ottimisti sono in maggior numero rispetto ai pessimisti (quasi il 45%) e in una proporzione molto simile a quanto rilevato in Francia (43,7% degli intervistati) e in Gran Bretagna (45%), ma meno che il Germania (71%) e in Spagna (50%). Questo clima si riflette sull’andamento complessivo delle spese delle famiglie: in Italia tutto sembra fare intravedere, pur in una percezione di graduale miglioramento, un dinamismo molto meno diffuso che negli altri Paesi presi in considerazione. A settembre solo il 31% delle famiglie contattate ha segnalato un incremento dei consumi (rispetto ai tre mesi precedenti), a fronte del 46,1% dei francesi, del 38,8% dei tedeschi, del 44,5% degli spagnoli e del 46,4% degli inglesi. In Italia la quota maggioritaria dei rispondenti segnala una sostanziale stabilità delle spese familiari. Specularmente questo disegno complessivo si ripete per ciò che concerne le previsioni di spesa dell’ultima parte dell’anno: in Italia appena il 30% delle famiglie contattate prevede di intensificare i propri consumi, a fronte di quote ben più consistenti negli altri Paesi (37,3% in Francia, 53% in Germania, 54,9% in Spagna, 44,4% in Gran Bretagna). Il 58% delle famiglie italiane prevede di mantenere i propri livelli di spesa piuttosto stabili, forse il segnale di una cautela e circospezione non riscontrabile altrove con la medesima intensità. Pesa infine in Italia, più che negli altri Paesi analizzati, la percezione di disponibilità di reddito piuttosto limitate: il 54% degli intervistati in Italia considera sufficienti le proprie capacità di spesa e di consumo, ma il 14,5% le considera piuttosto critiche; si tratta in questo caso della quota più elevata rilevata tra i 5 Paesi presi in considerazione, mentre la quota di chi ha indicato buone possibilità di spesa è del 29,6% tra le famiglie italiane, in media con quanto rilevato nel resto del campione. Non siamo, con ciò, un Paese depresso e sottoposto ad una ineluttabile deriva di impoverimento perchè le situazioni di vero disagio economico e sociale sono molto circoscritte, forse ben più che in altri Paesi europei. Eppure transitiamo verso una lentissima ripresa, tra fasi alterne, soprattutto negli ultimi mesi, di quasi euforia e rinserramento in posizioni prudenziali. Scarsi appaiono in Italia i segnali rassicuranti - per le famiglie - provenienti sia dal sistema politico che da quello economico e questo porta a pensare che lo scenario dei prossimi mesi sarà ancora improntato alla cautela. Consumi: tra low cost e high quality Indipendentemente dal clima che si respira, i comportamenti di consumo sono sottoposti ovunque a trasformazioni abbastanza rilevanti. Le marche commerciali sembrano conquistare larghe quote di mercato, creando ormai un ruolo di complementarietà con le marche industriali e alcuni prodotti di nicchia, dal biologico all’equo e solidale, dall’alimentare tipico ai prodotti naturali, conquistano spazi crescenti in Italia e negli altri Paesi considerati. Si è rafforzato infine, negli ultimi anni in Italia e in Spagna il ruolo dei mercati rionali, mentre ovunque aumenta l’interesse delle famiglie per le grandi superfici commerciali inclusi gli hard discount. “Avanzano” le marche commerciali Più che la ricerca del prezzo più basso da parte di un largo numero di consumatori europei, vi è l’affannosa rincorsa ad un equilibrio ottimale tra prezzo e qualità dei prodotti, il raggiungimento di una posizione di medietà che ormai molti vedono sostanziarsi nelle marche commerciali e nelle moderne superfici di vendita della grande distribuzione organizzata o ancor di più nell’intenso ricorso alla multicanalità, cioè al mix tra forme distributive diverse.

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Il 78% delle famiglie italiane acquista regolarmente prodotti alimentari (prodotti da forno e scatolame) con marca commerciale, ma la percentuale risulta ancora più elevata in Paesi come la Francia (81,4% di acquirenti), la Germania (89,6%) e la Gran Bretagna (91,4%) dove tale tipologia di prodotti è entrata nei circuiti distributivi da più lungo tempo. In Italia la propensione all’acquisto di prodotti caratterizzati da private labels è in aumento considerevole, nel 2004 il 66% delle famiglie effettuava più o meno regolarmente acquisti di prodotti alimentari con marche commerciali a fronte del 78% rilevato nel 2006. Tranne che in Germania e in Gran Bretagna, la principale motivazione all’acquisto di prodotti con private labels è la convenienza in termini di prezzo, ma si rivela più che apprezzabile il numero di consumatori che indica come prima motivazione all’acquisto la buona qualità dei prodotti a marca commerciale. Ciò che è interessante, inoltre è che in Italia, la propensione all’acquisto di tali prodotti aumenta all’aumentare delle disponibilità di reddito, a conferma del loro forte appeal anche presso le famiglie che teoricamente esprimono consumi piuttosto selettivi (fortemente improntati alla ricerca di qualità dei prodotti più che alla convenienza di prezzo). Consumi alimentari legati alla tradizione ma cresce la voglia di “nuovo” Particolari categorie di prodotto, come quelli provenienti da agricoltura biologica, quelli erboristici, quelli del commercio equo e solidale o i cibi etnici, trovano nel nostro Paese un discreto livello di diffusione, ma per ora più contenuto rispetto a ciò che si può constatare in Germania, in Francia e in Gran Bretagna. Solo frutta e verdura biologica denotano una certa “attenzione” dai consumatori italiani con un 42% di acquirenti saltuari o regolari, contro il 94% dei tedeschi che primeggiano anche nei prodotti erboristici (47,4%) e nei cibi etnici (76%). Sembra emergere in Italia un modello di consumo, soprattutto dal punto di vista alimentare, fortemente agganciato a elementi tradizionali accompagnato da una parallela riscoperta del buon vivere e dell’esaltazione della qualità dei prodotti. Per tali motivi probabilmente si rileva nel nostro Paese una apertura minore a categorie merceologiche connotate da elementi di novità o di diversità rispetto alla tradizione, come nel caso dei cibi etnici, o del commercio equo e solidale. Tuttavia, osservando in filigrana i dati disponibili occorre osservare che in Italia le giovani generazioni presentano una apertura maggiore a tali categorie di prodotto rispetto alle persone più avanti nell’età; così se solo il 26% degli ultrasessantacinquenni consuma prodotti di agricoltura biologica, la quota sale al 46% tra i trentenni, i quarantenni e i cinquantenni. Vi sono dunque in Italia, come nel resto d’Europa, dei segmenti della popolazione fortemente aperti al nuovo, sebbene la manifestazione di comportamenti innovativi si manifesti

nel nostro Paese con relativa lentezza. Trovando spazio crescente anche tra gli scaffali della grande distribuzione organizzata, si va dunque rapidamente diffondendo una serie di nuovi prodotti che richiamano inevitabilmente una dimensione “responsabile” e consapevole” del consumo, oltre alla semplice ricerca di novità e di esotismo. Il consumo di frutta e verdura biologica, guidato dal duplice desiderio di salutismo e di forme di agricoltura eco-compatibili, costituisce l’esempio più rilevante e significativo della crescente importanza attribuita al vivere in armonia con il proprio corpo e con la natura.

Percentuale di famiglie che acquistano saltuariamente o regolarmente prodotti biologici, prodotti del commercio equo e solidale, prodotti

erboristici e cibi etnici

41,9

27,3

28,2

15,3

55,5

56,9

21,6

53,9

93,8

56,6

47,4

76

35,8

37,3

40,3

35,7

57,8

50,8

36,4

61,4

0102030405060708090

100

Frutta e verdurabiologica

Prodotti del commercioequo e solidale

Prodotti erboristici Cibi etnici

Italia Francia Germania Spagna Gran Bretagna

Percentuale di utilizzatori di prodotti a marca commerciale(private labels )

78,373,5

81,4 81,889,6 90,4

76,5 77,5

91,4 92,2

0102030405060708090

100

Prodotti da forno e scatolame Prodotti per la casa

Italia Francia Germania Spagna Gran Bretagna

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Centri commerciali: non solo shopping La ricerca di un mix complesso tra qualità e prezzo e fra tradizione e innovazione si estrinseca anche nell’approccio che le famiglie oggi manifestano nei confronti dei diversi canali distributivi. Divenuti, insieme a ipermercati e supermercati, il più importante canale attraverso il quale gli intervistati effettuano i propri acquisti, gli shopping center si propongono non soltanto come punto di riferimento per i processi di consumo, ma come spazio d’aggregazione per giovani e famiglie. Intorno a loro è pensata la costruzione di questi grandi edifici, all’interno dei quali oltre ai punti vendita convergono servizi, divertimenti ed offerte per il tempo libero. Se fino ai primi anni ‘90 erano pensati come degli scatoloni basati sul concetto di economicità, che avevano la vendita quale unico obiettivo e che si presentavano pertanto come degli anonimi contenitori di spazi, privi d’aree di percorrenza e di sosta, i centri commerciali sono ormai dei posti vivi e vibranti, in cui il comfort del cliente-consumatore è divenuta la preoccupazione principale delle società che li gestiscono, così come la ragione fondamentale del loro successo. Viva la multicanalità, ovvero il mix tra mercati, negozi di vicinato e grandi superfici. Nonostante i timori di quanti criticano la diffusione di questi spazi, preoccupati che il ruolo egemone che vanno assumendo possa impoverire un tessuto commerciale locale composto in larga misura di piccoli negozi specializzati e di luoghi di vendita alternativi, l’indagine riscontra una marcata propensione dei cittadini alla multicanalità dei consumi. Si tratta di un dato che lascia supporre la possibilità di un positivo intreccio tra grande distribuzione, piccoli commercianti di quartiere, mercati rionali ed hard discount. Ognuno di questi canali d’acquisto ha infatti un diverso potere d’attrazione, in grado di avvicinare una clientela che ha gusti, desideri e necessità differenti che talvolta coesistono in una stessa famiglia. Supermercati e ipermercati – compresi quelli all’interno dei centri commerciali – costituiscono di gran lunga il canale d’acquisto prevalente per quanto riguarda pasta, bevande, carne e cibi in scatola. In tutti i Paesi analizzati è in questi spazi che all’incirca quattro famiglie su cinque effettuano con la maggior frequenza i propri acquisti. Ma il piccolo negozio di vicinato e il mercato rionale mantengono ancora una certa importanza almeno in alcuni Paesi europei nel caso dell’acquisto di prodotti freschi e verdura. In particolare: - in Italia sono il 39,2% le famiglie che scelgono i mercati per l’acquisto di prodotti freschi, mentre un

considerevole 31,5% si rivolge ai negozi specializzati; - in Francia il negozio di quartiere è decisamente meno diffuso, ma il 31,3% degli intervistati preferisce il

mercato rionale a supermercati e ipermercati; - la Spagna è il Paese in cui i mercati godono della maggior fortuna, essendo il canale preferito

addirittura dal 42,5% delle famiglie. Si tratta di una percentuale superiore a quella di coloro che effettuano questo tipo di acquisti in prevalenza presso la grande distribuzione, che come abbiamo visto si limita al 41,1%;

- tra i Paesi considerati, la Germania è l’unico in cui il negozio di quartiere viene preferito ai mercati rionali, ciò perché in proporzione meno diffusi. La percentuale di famiglie che si rivolgono a queste forme tradizionali di distribuzione è tuttavia piuttosto modesta, arrivando rispettivamente al 17% e all’11,8%;

- in Gran Bretagna i negozi di quartiere non sono molto diffusi, utilizzati appena dal 4,6% del campione, e neppure i mercati rionali godono di molta fortuna,

I principali canali d'acquisto di frutta e verdure fresche

49,8

4,3

39,231,5

57,5

5,2

31,3

6

67,6

3,611,8

17

41,1

2,8

42,5

13,6

63,8

15 16,6

4,6

0102030405060708090

100

Supermercati eipermercati

Hard discount Mercato rionale Negozio di quartiere

Italia Francia Germania Spagna Gran Bretagna

I principali canali d'acquisto di pasta, bevande, carne e cibi in scatola

85

12,56,7

21,2

80,4

11,24,4 4

87,2

15

1,2

16,6

75,5

4,5

15,8

4,2

84,8

9,84,4 1

0102030405060708090

100

Supermercati eipermercati

Hard discount Mercato rionale Negozio di quartiere

Italia Francia Germania Spagna Gran Bretagna

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utilizzati dal 16,6% degli intervistati. Questo Paese si contraddistingue per una discreta quota della popolazione (15%) che sceglie di comperare frutta e verdura in prevalenza presso degli hard discount.

I due Paesi nei quali meno della metà delle famiglie effettua l’acquisto di frutta e verdura presso supermercati e ipermercati sono Italia e Spagna, le uniche nazioni caratterizzate da una consolidata tradizione di negozi di quartiere e soprattutto di mercati rionali. Il ricorso al credito che fluidifica i consumi delle famiglie europee Negli ultimi anni presso le famiglie europee si è registrato un consistente aumento del ricorso a forme di indebitamento, sia in termini di valore complessivo dei finanziamenti contratti che per quanto riguarda la loro diffusione. Il crescente utilizzo anche in Italia di forme di pagamento rateizzate (attraverso il credito al consumo) desta una serie di preoccupazioni, venendo spesso interpretata come l’espressione di un possibile disagio delle famiglie, costrette ad indebitarsi per far fronte alle spese correnti. In verità, fermo restando che occorre mantenere elevato il livello di attenzione nei confronti dei cambiamenti in atto, gli indicatori disponibili sembrano disegnare uno scenario in cui l’ipotesi di sovraindebitamento appare piuttosto remota. E’ interessante comunque analizzare il livello di indebitamento e in particolare l’approccio degli europei al credito al consumo. A tale aspetto l’indagine Censis-Confcommercio ha dedicato un focus approfondito. La percentuale di famiglie che ricorrono allo strumento del credito al consumo è compresa tra il 30% e il 40% della popolazione in tutti e cinque i Paesi, mentre più variabile è la quota di quanti hanno contratto un mutuo. Per quanto riguarda esclusivamente il credito al consumo esso appare in rapida espansione: in Italia vi fa ricorso il 35% delle persone contattate, in Francia il 32%, in Germania in Gran Bretagna il 38% e in Spagna il 35%. La grande maggioranza degli utilizzatori di tale forma di pagamento è soddisfatta del servizio finanziario. Le ragioni del ricorso allo strumento creditizio vanno dalla possibilità di spendere poco alla volta, senza intaccare i risparmi personali, alla facoltà di acquistare articoli che altrimenti non ci si potrebbe permettere. Quest’ultima risposta prevale soprattutto nell’opinione degli intervistati francesi, tedeschi e spagnoli, mentre la prima sembra essere la motivazione principale per la quale vi ricorrono le famiglie italiane e britanniche. I casi in cui si riscontrano delle difficoltà sono ovunque piuttosto contenuti e comunque è raro che si traducano in una situazione di insolvenza, con scadenze non rispettate. Sono pochi inoltre gli intervistati che si lamentano del livello degli interessi gravanti su questo strumento, mentre la maggior parte di coloro che hanno incontrato dei problemi sostiene che avrebbe avuto bisogno di rate di minore importo oppure di pagamenti più dilazionati nel tempo.

Percentuale di famiglie che ricorrono allo strumento del credito al consumo o che pagano un mutuo per l'acquisto della casa

3532

3835

38,4

14,1

31,1

15,4

37,9

22,8

05

10

15202530

354045

Italia Francia Germania Spagna Gran Bretagna

Credito al consumo Mutuo per la casa

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OPINIONEBS.net Giovedì 23 novembre 2006 Brebemi, via all'accordo di programma Coinvolte Province Bergamo,Brescia, Lodi E Cremona La Giunta regionale ha dato ufficialmente il via libera alla promozione dell'Accordo di programma per la realizzazione della Bre.Be.Mi., il collegamento autostradale Milano-Brescia. Lo ha fatto approvando la proposta presentata dal presidente Roberto Formigoni e dall'assessore alle Infrastrutture e Mobilità, Raffaele Cattaneo. Il provvedimento individua, come soggetti interessati all'Accordo di Programma, oltre a Regione Lombardia, quattro province attraversate dall'opera, e cioè Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi, Anas, Autostrade Lombarde Spa e Ministero delle Infrastrutture. A questi enti si aggiungerà, entro il 31 gennaio 2007, una rappresentanza (massimo nove) delle amministrazioni comunali. Al Comitato dell'Accordo, così composto, potranno eventualmente aderire altri soggetti, "considerata – specifica la delibera - la complessità che la realizzazione dell'intervento presenta" e comunque "purché non venga interrotto il processo decisionale". L'Accordo di Programma dovrà essere definito entro il 30 aprile 2007. "L'atto di questa mattina - commenta l'assessore Cattaneo – è l'ulteriore conferma che Regione Lombardia è assolutamente determinata nel voler fare le opere infrastrutturali di cui il nostro territorio ha bisogno. Dopo la promozione degli Accordi per la Pedemontana e la Tem, oggi diamo il via Accordo di programma per la Bre.Be.Mi. Si tratta di opere tutte prioritarie per la Lombardia. Abbiamo attivato lo strumento amministrativo migliore per governare la realizzazione di progetti complessi, come lo è la Bre.Be.Mi. Attraverso l'Accordo specificheremo compiti, tempi e responsabilità, ma sopratutto ricercheremo le soluzioni maggiormente condivise ai problemi con tutti i soggetti coinvolti". GIORNALEDIBRESCIA.it Giovedì 23 novembre 2006 La Regione Lombardia promuove la conferenza per accelerare il progetto Brebemi, l’accordo si scrive in aprile Gli enti locali attorno ad un tavolo per prendere una decisione (vera) La decisione era nell’aria dopo l’emendamento alla Finanziaria (art. 145) che ha dato il via libera alla partnership degli enti locali nella gestione organizzativa, logistica e progettuale della direttissima Brescia, Bergamo Milano. E ieri la Giunta regionale ha dato il via libera alla promozione dell’Accordo di programma per la realizzazione della Bre.Be.Mi., il collegamento autostradale Milano-Brescia, approvando la proposta presentata dal presidente Roberto Formigoni e dall’assessore alle Infrastrutture e Mobilità, Raffaele Cattaneo. Il provvedimento individua, come soggetti interessati all’Accordo di Programma, oltre a Regione Lombardia, quattro province attraversate dall’opera e cioè Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi, Anas, Autostrade Lombarde Spa e Ministero delle infrastrutture. A questi enti si aggiungerà, entro il 31 gennaio 2007, una rappresentanza (massimo nove) delle Amministrazioni comunali. Al Comitato dell’Accordo, così composto, potranno eventualmente aderire altri soggetti, «considerata - specifica la delibera - la complessità che la realizzazione dell’intervento presenta» e comunque «purchè‚ non venga interrotto il processo decisionale». L’Accordo di programma dovrà essere definito entro il 30 aprile 2007. «L’atto di ieri - ha commentato l’assessore Cattaneo - è l’ulteriore conferma che Regione Lombardia è assolutamente determinata nel voler fare le opere infrastrutturali di cui il nostro territorio ha bisogno. Abbiamo attivato lo strumento amministrativo migliore per governare la realizzazione di progetti complessi, come lo è la Brebemi. Attraverso l’Accordo specificheremo compiti, tempi e responsabilità, ma soprattutto ricercheremo le soluzioni maggiormente condivise ai problemi con tutti i soggetti coinvolti». «Da bresciana, prima ancora che da rappresentante delle istituzioni, saluto con grande soddisfazione il via libera alla promozione dell’Accordo di programma per la realizzazione della Brebemi». Questo invece è il commento rilasciato da Viviana Beccalossi, vicepresidente della Regione. «Ancora una volta la Regione dimostra di affrontare questioni difficili e complesse come queste in maniera seria e concreta. Da troppi anni i bresciani attendono la realizzazione di un’infrastruttura che ha una significato fondamentale non solo per l’economia, ma più in generale per la qualità della vita di tutti coloro che vivono a Brescia e in provincia di Brescia. Ora dobbiamo puntare dritti e decisi alla realizzazione dell’opera attraverso una collaborazione fattiva tra tutti i soggetti chiamati in causa». Claudio Venturelli

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ILBRESCIA.com Giovedì 23 novembre 2006 Truffe. Oltre sei mila casi accertati in tutta la provincia, ma soprattutto in Valcam o n i ca Bollette Telecom troppo salate colpa della pirateria informatica A causa degli 899 e delle connessioni internet, Federconsumatori spiega come difendersi Alessandro Romele - brescia@ ilbrescia.com È problema bollette pazze in Valcamonica. Nell’ultimo bimestre centinaia di camuni hanno ricevuto dalla Telecom la solita bolletta telefonica, ma questa volta il prezzo da pagare è risultato molto più alto del solito. Ai consumatori infatti sono giunte bollette telefoniche gonfiate, sovraprezzate anche di alcune centinaia di euro. «Questo perché risulta da queste bollette che i consumatori hanno effettuato telefonate ai numeri cosiddetti speciali, del tipo 899 - spiega Ilenia Negri, la responsabile del Federconsumatori in Vallecamonica - ma la truffa si sviluppa soprattutto in rete, per chi naviga in internet con una linea non Adsl ». E il problema non è certo circoscritto: «Nella provincia bresciana sono oltre 6mila i casi di persone che denunciano il fatto, centinaia in Valcamonica. Succede che i navigatori della rete incappano nei dialer, programmi di Internet che vengono presentati come gratuiti ma che invece provocano costi altissimi di collegamenti telefonici ». Che fare? «Per ovviare al problema le associazioni dei consumatori si sono mobilitate contro Telecom - continua la Negri - ma come prima cosa l’azienda ha rifiutato di stornare queste quote altissime, pretendendo comunque il pagamento delle bollette da parte dei malcapitati». In seguito all’intervento delle associazioni dei consumatori e soprattutto alla trasmissione di denuncia “Mi Manda Rai Tre”, condotta dal giornalista Andrea Vianello, un esponente di Telecom è stato costretto a dichiarare che i consumatori colpiti possono pagare solo la parte di traffico non contestabile, ovvero tutto l’importo riconducibile alle telefonate ed i collegamenti alla rete internet dimostrabili. «Previa denuncia alle autorità di pubblica sicurezza queste persone possono pagare solo la differenza a Telecom, ma devono segnalare l’atto al 187 trasmettendo una copia del bollettino di pagamento della tariffa ». Per questa ed altre azioni i consumatori possono recarsi alla sede della Federconsumatori di Darfo Boario Terme: «Noi possiamo fornire tutta l’assistenza circa le modalità con cui effettuare il versamento, le modalità con cui inoltrare il reclamo a Telecom, ma prima di tutto illustrare alla gente come disattivare gratuitamente i numeri speciali tra cui appunto questi 899, che tanto hanno fatto temere i consumatori». Ma c’è un colpevole per quanto riguarda questa vicenda? «Difficile, se non impossibile, identificarlo - conclude Negri - queste bollette sono arrivate a chi usa internet, Telecom ovviamente ha fatturato queste numerazioni, ma la colpa va ricercata nella pirateria informatica».

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ISTAT.it Giovedì 23 novembre 2006 Indice del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio Settembre 2006 L’Istituto nazionale di statistica comunica che nel mese di settembre 2006 l'indice generale del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio, con base 2000=100, è risultato pari a 104,9 con un aumento dell’1,8 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. L’incremento tendenziale relativo al totale delle vendite è la sintesi di risultati positivi che hanno riguardato sia le vendite di prodotti alimentari (più 2,4 per cento) sia quelle di prodotti non alimentari (più 1,5 per cento). Per una migliore interpretazione degli indicatori qui presentati occorre considerare che essi si riferiscono al valore corrente delle vendite e incorporano, quindi, la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi. A settembre 2006 l’indice destagionalizzato del valore del totale delle vendite al dettaglio, pari a 109,0, ha registrato un incremento dello 0,1 per cento rispetto al mese di agosto 2006. L’indice destagionalizzato del valore delle vendite dei prodotti alimentari (pari a 116,4) e quello dei prodotti non alimentari (pari a 104,2) sono entrambi aumentati in termini congiunturali dello 0,1 per cento. Analisi secondo la forma distributiva

L’aumento tendenziale dell’1,8 per cento del valore del totale delle vendite è la risultante di variazioni positive sia delle vendite della grande distribuzione (più 2,7 per cento), sia di quelle delle imprese operanti su piccole superfici (più 1,2 per cento). La dinamica delle vendite della grande distribuzione è risultata più favorevole rispetto a quella delle vendite delle imprese operanti su piccole superfici sia per i prodotti alimentari (più 2,6 rispetto a più 1,6 per cento) sia per i prodotti non alimentari (più 3,4 rispetto a più 1,1 per cento). Nel complesso dei primi nove mesi del 2006, il valore del totale delle vendite ha registrato un aumento tendenziale dell’1,3 per cento. Le vendite della grande distribuzione

sono aumentate del 2,3 per cento e quelle delle imprese operanti su piccole superfici dello 0,7 per cento. Le vendite di prodotti alimentari e quelle di prodotti non alimentari hanno segnato, nel confronto tendenziale relativo ai primi nove mesi dell’anno, una crescita rispettivamente dell’1,9 e dell’1,0 per cento. Nel mese di settembre 2006 tutte le forme di vendita della grande distribuzione hanno registrato variazioni tendenziali positive (Tabella 3). Gli incrementi più elevati hanno riguardato gli hard discount (più 5,0 per cento) e gli altri specializzati (più 4,6 per cento). Anche

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nel periodo gennaio-settembre 2006 tutte le tipologie della grande distribuzione hanno segnato, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un aumento del valore delle vendite. Gli hard discount hanno registrato l’incremento di maggiore entità (più 4,4 per cento), seguiti dagli ipermercati (più 2,9 per cento). Analisi secondo la dimensione delle imprese Con riferimento alla dimensione delle imprese (Tabella 4), nel mese di settembre 2006 il valore delle vendite ha registrato aumenti tendenziali contenuti nelle piccole imprese e nelle medie imprese (rispettivamente più 0,9 e più 1,4 per cento) ed un incremento più significativo nelle grandi imprese (più 2,6 per cento). Nel periodo gennaio-settembre del 2006 il valore delle vendite ha segnato, rispetto allo stesso periodo del 2005, variazioni positive dello 0,2 per cento nelle piccole imprese, dello 0,6 per cento nelle medie imprese e del 2,0 per cento nelle grandi imprese. Con riferimento alla dimensione delle imprese (Tabella 4), nel mese disettembre 2006 il valore delle vendite ha registrato aumenti tendenziali contenuti nelle piccole imprese e nelle medie imprese (rispettivamente più 0,9 e più 1,4 per cento) ed un incremento più significativo nelle grandi imprese (più 2,6 per cento). Nel periodo gennaio-settembre del 2006 il valore delle vendite ha segnato, rispetto allo stesso periodo del 2005, variazioni positive dello 0,2 per cento nelle piccole imprese, dello 0,6 per cento nelle medie imprese e del 2,0 per cento nelle grandi imprese. Analisi secondo la tipologia merceologica dei prodotti non alimentari Con riferimento al valore delle vendite di prodotti non alimentari, nel mese di settembre 2006 (Tabella 5) si sono registrati incrementi nella totalità dei gruppi di prodotti. Gli aumenti più elevati hanno riguardato i gruppi di utensileria per la casa e ferramenta (più 2,8 per cento) e mobili, articoli tessili, arredamento (più 2,2 per cento). Nei primi nove mesi del 2006 gli incrementi tendenziali più consistenti hanno riguardato i gruppi prodotti farmaceutici (più 1,6 per cento) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (più 1,4 per cento), mentre l’unica variazione negativa ha riguardato il gruppo supporti magnetici, strumenti musicali (meno 0,1 per cento). Giorni di apertura dichiarati dalle imprese commerciali Nel mese di settembre 2006 le imprese al dettaglio hanno dichiarato un numero medio di giorni di apertura pari a 25,6. Gli esercizi della grande distribuzione sono rimasti aperti, in media, per 26,5 giorni e le imprese operanti su piccole superfici per 25,1 giorni. Rispetto a settembre 2005 il numero medio dei giorni di

apertura è aumentato di 0,1 giorni per le imprese della grande distribuzione ed è rimasto invariato per le imprese operanti su piccole superfici.

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TGFin 24/11/2006 Bancomat, prelievo costerà meno Abi: tagli alle commissioni tra banche Novità in arrivo per le commissioni bancarie: a partire dal primo gennaio 2007 le banche si impegneranno a ridurre le spese sui servizi di pagamento e bancomat. In particolare con l'inizio del nuovo anno caleranno del 10,67% i costi sul prelievo bancomat da sportelli di altre banche e del 57% quelli per il Rid veloce. Il taglio riguarderà quindi servizi piuttosto limitati e l'effettivo risparmio per i clienti è piuttosto esiguo, ma è comunque un punto di partenza. A rendere noti gli impegni assunti da Abi e Cogeban, a seguito dell'istruttoria per possibile intesa restrittiva della concorrenza, avviata il 29 marzo 2006 l'Antitrust, è stata l'Antitrust. L'Autorità, che nella riunione del 23 novembre 2006 ha disposto la pubblicazione degli impegni, aveva deliberato l'istruttoria per accertare l'esistenza di violazioni della normativa antitrust, consistenti nella fissazione collettiva a livello associativo del valore massimo delle commissioni interbancarie che governano l'offerta dei servizi per il prelievo di contanti con il Bancomat presso sportelli di altre banche e per i servizi di pagamento RID (Rapporti Interbancari Diretti) e Ri.Ba (Ricevuta Bancaria Elettronica). Il nuovo livello massimo delle commissioni proposto da ABI e Co.Ge.Ban viene considerato un tetto per i valori futuri che verranno determinati con ulteriori innovazioni a partire dal luglio 2007. Tali minori valori conseguono l'applicazione di una nuova metodologia di calcolo che, rispetto al passato, prevede da subito l'orientamento ai soli costi diretti attraverso, tra l'altro, l'esclusione della voce dei 'costi indiretti' e della voce del 'mark up' (margine di profitto), oltre all'inclusione di risparmi di costo derivanti da innovazioni di processo. E' prevista, sempre dal gennaio 2007, spiega l'Antitrust, l'eliminazione della commissione per il servizio 'Ri.Ba con tramite' e l'accorpamento di quelle 'RID utenze' e 'RID commerciale' in una unica commissione. Inoltre, dal luglio 2007, le rilevazioni sui costi verranno, innanzitutto, effettuate su campioni di banche piu' rappresentativi di quelli attuali; in secondo luogo, la determinazione dei valori delle commissioni interbancarie avverra' sulla base di criteri di efficienza, escludendo il 25% delle banche con i costi piu' elevati; per le commissioni attinenti ai servizi Ri.Ba e RID, la percentuale delle banche escluse salira' al 50% dal luglio 2008. Infine, ogni due anni verrà verificata la possibilità di ridurre ulteriormente le commissioni alla luce di eventuali riduzioni di costo, fermo restando come tetto massimo il valore della precedente rilevazione. I terzi interessati avranno 30 giorni di tempo a far data da oggi per esprimere le loro osservazioni. Nel caso in cui gli impegni presentati o eventuali modifiche accessorie, introdotte dalle parti per tener conto delle osservazioni presentati dai terzi, venissero ritenuti adeguati, la procedura sarà chiusa, entro il 24 marzo 2007, senza sanzioni e senza accertamento dell'infrazione, in applicazione delle nuove regole del diritto antitrust.

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CONFESERCENTI.it 24/11/2006 Natale 2006: PublicaRes Swg-Confesercenti, ''Con tredicesima più acquisti ma niente spese folli'' Il 2006 sarà un Natale all’insegna della speranza. Non sarà ancora un Natale di spese folli, di consumi alle stelle, ma gli italiani sono pronti a spendere quanto hanno in tasca per godersi il periodo delle feste. In strenne finiranno circa 4 miliardi di Euro con un incremento del +2,1% rispetto alle feste precedenti. Le tredicesime aumentano quest’anno di 648 milioni di euro, per un totale di circa 32,146 miliardi, la spesa per gli acquisti di Natale sarà di 16,4 mld di euro, vale a dire 688 mln (+4,4%) in più rispetto al 2005. Secondo quanto emerge dall’indagine PublicaRes Swg – Confesercenti sulle spese natalizie e sull’impiego delle tredicesime, gli italiani nel 2006 saranno prudenti nei consumi natalizi, in quanto non sussistono ancora scenari stabili e favorevoli. Le condizioni economiche delle famiglie continuano infatti a pesare sulla propensione di spesa. L’atteggiamento dei consumatori è quello di guardare al Natale con la speranza di uscire presto da una situazione difficile.

Gli italiani nel 2006 spenderanno meno per sé e cercheranno di limitare i regali a parenti ed amici. Non intendono invece comprimere i regali per il partner e i bambini. Il tema dei prezzi incombe meno che in passato sulle famiglie: al centro della attenzione mediatico-politica negli ultimi anni, la questione inflattiva si è raffreddata. Il tema caro-Euro ha lasciato spazio al peso delle tasse e delle tariffe (+4%). Non a caso gli italiani che dichiarano di essere condizionati dai prezzi, risultano essere il 36%, contro il 43% dello scorso anno. Dove si concentrano le spese natalizie nel 2006? Cambierà la qualità dei consumi: dal regalo, dall’oggetto che dura lo spazio di una festa, ai beni ‘durevoli’, che rimangono nel tempo o esperienze, come i viaggi, che arricchiscono le persone. Aumenteranno le spese per la casa e la famiglia, di 606 milioni

(+2,1%) rispetto al 2005. Tra gli acquisti di Natale quest’anno andranno bene abbigliamento (+2%), mobili ed elettrodomestici per la casa (+5%), aumenteranno del 2% le spese destinate al viaggio mentre diminuiranno gli acquisti per i giocattoli (-8%) e i libri (-5%) . Anche quest’anno sono i prodotti tecnologici ad essere tra le strenne più ambite. Una fetta significativa delle intenzioni di spesa riguarda gli Mp3 (e in questo caso il lettore per antonomasia, l’Ipod) e i supporti alla visione della tv. Stenta a decollare il videofonino, ancora lontano, dall’appeal esercitato dal modello tradizionale. Il computer

Natale 2006: tredicesime e consumi (valori in milioni di euro)

2005 2006 Var.

2005-04

Tredicesime 31.498 32.146 648

Tredicesima spesa per acquisti 15.713 16.401 688

Come viene utilizzata la tredicesima:

spese per casa e famiglia 11.853 12.459 606

saldare conti in sospeso 9.059 8.976 - 83

pagare rata mutuo 852 849 - 3

risparmio 5.875 5.920 45

regali 3.860 3.942 82

Valore delle tredicesime percepite: in Italia settentrionale 16.068 16.399

in Italia centrale 6.446 6.579 nel Mezzogiorno 8.985 9.170

Lavoratori percettori di tredicesima (mgl) 16.117 16.534 Pensionati percettori di tredicesima (mgl) 16.562 16.757

Totale (mgl) 32.679 33.291 Fonte: elaborazioni Confesercenti su dati Istat e indagine Publica RS-SWG Lo screening della Confesercenti è stato condotto da Publica Res - SWG attraverso un sondaggio telefonico CATI ed ondine CAWI su un campione nazionale stratificato per quote di 600 rappresentativi dell’universo di maggiorenni residenti in tutt’Italia. I dati sono ponderati al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di zona, sesso, età; tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti da Istat.

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portatile non è il prodotto tecnologico più richiesto (-6%) sebbene sia desiderato soprattutto dai 25-34enni, il telefonino invece è sempre più richiesto (+8%) dai 45-54enni. Diminuisce di 14 punti rispetto al 2005 la propensione all’acquisto di tv al plasma. I canali commerciali tradizionali perdono terreno a favore degli acquisti via internet (+2%), che presentano un trend crescente, e dei mercatini (+5). Le grandi strutture commerciali dove i più si rivolgeranno per gli acquisti di Natale sono Più frequentate al nord, mentre esercitano poco appeal tra le persone con più di 54 anni. Alla speranza però fa da contraltare il giudizio negativo dato dal 55% degli italiani intervistati sulla manovra finanziaria. “ Non è un caso che proprio le tasse e le tariffe condizionano di più gli italiani. Questo giudizio - ha dichiarato Marco Venturi - presidente di Confesercenti – non poteva non creare un atteggiamento di cautela e di attesa che deve indurre il Parlamento e il Governo a ripensare alcuni punti qualificanti della manovra economica. I l nostro Paese non ha solo il problema di risanare i conti pubblici, ma deve riuscire a rimettere in moto il sistema produttivo, incentivando le imprese ad investire e soprattutto favorendo la voglia di consumare delle famiglie.”

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GIORNALEDIBRESCIA.it Sabato 25 Novembre 2006 Inviati dalla Regione anche a Brescia numerosi avvisi di accertamento Bollo auto, cartelle «pazze» Possibilità di difesa entro 60 giorni, ma costerà almeno una raccomandata Lo Stato che fa il furbo? Lo Stato che vuole fare cassa? Lo Stato che fa il furbo per far cassa? Dipende dai punti di vista. Intanto le «cartelle pazze» relativamente al pagamento del bollo dell’auto del 2003 inviate dalla Regione Lombardia stanno arrivando. Quante? Quante sono non si sa, ma numerosi bresciani che hanno versato il bollo le stanno ricevendo con conseguente inevitabile perdita di tempo e - se tutto va bene - con il costo di una raccomandata da sostenere. L’effetto/seccatura della «cartella pazza» sul cittadino è a cascata: nella cassetta postale c’è la ricevuta gialla del portalettere che non avendo trovato nessuno in casa avverte della raccomandata giacente in posta. Ma si dovrà attendere il giorno successivo per poterla ritirare. La busta è verde ed è spedita dal «Servizio notificazione atti amministrativi»: contiene un avviso di accertamento e contestuale applicazione di sanzioni, un modulo pre-stampato per compilare una memoria difensiva relativa all’avviso di accertamento ed una suadente lettera di accompagnamento che inizia così: «Gentile signore, come forse saprà, Regione Lombardia - titolare della riscossione e del controllo della tassa automobilistica regionale - ha incaricato l’Automobil Club d’Italia di verificare la correttezza dei dati tecnici e fiscali dei veicoli inseriti negli archivi regionali con particolare riferimento all’anno 2003. Dalla verifica è emerso che per il veicolo di sua proprietà risulterebbero delle irregolarità nel pagamento...», oltre, naturalmente, ad un immancabile bollettino di versamento. A questo punto al contribuente non rimane da fare altro che sperare di aver conservato diligentemente le «attestazioni di versamento», controllarne la corrispondenza dell’anno di riferimento e... difendersi. Spendendo, però: tempo ed euro. Perché occorrerà fare la fotocopia dell’attestazione, si dovrà compilare la memoria difensiva (le opzioni sono: versamento corretto, errore regione beneficiaria, errore targa, errore scadenza, errore dati tecnici del veicolo, veicolo in esenzione, decesso proprietario, eventi legati al veicolo), mettere tutto in una busta recarsi in posta e con due euro e 80 cent (sarebbero 5.421 lire!) rispondere con lettera raccomandata che però viene spedita solamente se accompagnata previa compilazione di un piccolo modulo. Se volete maggiori informazioni: possono essere ottenute o telefonicamente 199.72.82.82, oppure sul sito dell’Aci www.aci.it o - infine - in Regione: www.tributi.regione.lombardia.it.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Sabato 25 Novembre 2006 La Lombardia lancia una campagna a favore del suo pesce allevato e Brescia scopre ... Record in acquacoltura Svetta il caviale, ma le trote sono duemila tonnellate Gianmichele Portieri BRESCIA - Brescia, nell’immaginario collettivo, erano le armi della Valtrompia, poi il tondino ha soppiantato il mito, arrivati a tempi più vicini ci ha pensato la Franciacorta a dare dei bresciani un’immagine meno arcigna, poi si è ammesso che il latte è prodotto principe della nostra Bassa. «Tutto da rifare», come diceva Gino Bartali. Il caviale è da primato europeo e lo sarà sempre di più. Ultimissimo grido: non c’è solo il mito di Agroittica di Calvisano, ci sono altri due allevamenti di storioni (95% della produzione nazionale) e c’è un largo tessuto di allevamenti di pesce che dalla Bassa sale lungo le valli specializzandosi nella «coltivazione» della trota. Il risultato è che Brescia si ritrova largamente in testa in Lombardia, dove assicura la metà circa della produzione, ed occupa un posto di rilievo in Italia (il 7% in peso della produzione), pur essendo lontanissima dal mare. Ma il mare, come vedremo, diventerà sempre più un optional per chi pretende la tracciabilità degli alimenti. A svelare il volto inedito della Lombardia è stata ieri l'assessore regionale all’Agricoltura Viviana Beccalossi (per l’occasione orgogliosamente anche bresciana) con il presidente dell’Ersaf Francesco Mapelli, il presidente dell’Associazione piscicoltori italiani Pierantonio Salvador e la studiosa dell’Istituto di ricerca per alimenti e nutrizione del Ministero delle politiche Agricole Elena Orban. L’occasione è stata offerta dal lancio di una campagna a favore del consumo del pesce ed in particolare quello allevato, ma si è trasformata in una fiduciosa escursione in un settore economico quanto mai promettente, frutto, dice la Beccalossi, di una virtuosa sinergia tra privato e pubblico. C’è tanto privato di certo nei successi bresciani, ma c’è anche un Ersaf che conduce ricerche sul Dna delle specie di allevamento per dare basi scientifiche all’iniziativa economica. La Beccalossi si è subito avventurata in una cavalcata di cifre. In Lombardia ci sono 60 impianti di allevamento (contando solo quelli di caratura industriale, 16 sono a Brescia) che sfornano 4.400 tonnellate di trote l’anno, cioè 10 milioni di trote che sono il 20% della produzione nazionale. Ma ci sono le 650 tonnellate l’anno di anguille che è primato nazionale (ma la patria delle anguille non era Comacchio?). E si arriva allo storione ed al caviale di Calvisano che ha avuto avvedutezza, ricerca avanzata e fortuna per esserci in un momento di grande penuria di caviale selvaggio. Ma di questo e di Agroittica, che rappresenta la più parte del fatturato bresciano nel settore, si sapeva. Forse era meno noto che esistono ben tre siti che allevano storione e uno di essi, la Vip di Orzinuovi, lo fa per uno scopo diverso. L’impianto infatti lavora per il programma di ripopolamento:lo storione c’era nel Po ed ora tornerà nella stessa specie che era autoctona nel fiume. Abituati a mettere in fila dati di bilancio ed a ragionare in termini «industriali», i bresciani rischiano di trascurare (ma non è accaduto ieri all’incontro del Pirellino) che il futuro schiude anche

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prospettive di primario interesse nella «rinaturalizzazione» degli specchi d’acqua a servizio dei pescatori dilettanti. Sono un esercito, dice la Beccalossi, e se ne parla poco perchè sono meno rumorosi dei cacciatori. Ma sono una risorsa economica. Prospettive brillanti anche per una regione «continentale» come la nostra, parola dei ricercatori del Ministero dell’agricoltura Il futuro del pesce sicuro è in allevamento BRESCIA - Gli storioni e soprattutto il caviale di allevamento hanno portato Brescia in giro per il mondo proprio in quel settore del lusso che ha superato alla grande anche i momenti bui dell’economia di questi anni. È quello il business dell’allevamento? A guardare i fatturati si direbbe proprio di sì, ma sia il presidente degli allevatori di pesce Salvador che la studiosa Elena Orban, guardano più avanti. Il tema è di quelli assai seri: se si vuole (e la si vuole) la tracciabilità dei cibi, se si vogliono precise garanzie per la salute, persino il caviale iraniano lascia piuttosto a desiderare quanto a garanzie sanitarie. Se, oltre che alla gola, si pensa alla salute, molto meglio quello che arriva da Calvisano. A dirlo è l’Istituto di ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione di Roma. Si tratta di un dubbio estremo, ma che spiazza completamente i vari Pangazio del Vietnam e Persico africano che impazzano a prezzi bassissimi sul nostro mercato. Alla lunga spiazza anche il pesce pescato (ricordando che in cottura il mercurio si concentra). Mentre la trota bianca batte il salmone dieci ad uno per chi vuol stare a dieta con pochi grassi. Musica per le orecchie del presidente dell’Associazione piscicoltori che è in grado di proporre, tramite i soci, allevamenti con la certificazione ambientale Emas. Il pesce, dice Salvador, è inoltre una sensibilissima sentinella per l’ambiente. Se l’acqua è inquinata lo segnala subito e, per converso, può essere allevato solo in acque purissime. La Beccalossi, all’idea che il mare diventi un optional per mangiare il pesce se la ride e già studia un rilancio d’immagine lombarda costringendo Roberto Formigoni a regalare per Natale solo caviale bresciano e bollicine di Franciacorta. INFOCOMMERCIO.it 2006 e 2007, anni record per i centri commerciali in Europa (25/11/2006) La gla dei centri commerciali europei raggiungerà quest’anno circa 95,7 milioni di mq e il prossimo anno circa 108 milioni. E’ la prevsione dell’ultimo studio di Cushman & Wakerfield (a giugno 2006), che analizza gli shopping center superiori ai 5.000 mq di gla. Un bel balzo, non c’è che dire, se si considera che nel 2005 il gla era di circa 88 milioni. Ciò vuol dire che quest’anno le nuova superficie sarà globalmente di 7,4 milioni di mq (6,4 di nuovi centri e 1 di estensione per quelli esistenti) e il prossimo di 8,5 milioni, contro i 5,2 dell’anno scorso, record storico. Solo nel primo semestre di quest’anno sono stati consegnati al mercato 2,4 milioni di mq: +44% nel confronti dello stesso semestre del 2005. Lo sviluppo più significativo è stato registrato nell’Europa centrale e orientale con una media di 1.000 mq di gla all’anno a partire dal ’98. L’Italia si pone al terzo posto della classifica dello sviluppo, con circa 1 milione di gla di nuove aperture/espansioni nel periodo 2006-07, contro circa 1,5 milione della Russia e 1,3 milione della Polonia. Nei paesi dell’Ue sono disponibili 181 mq di gla ogni 1.000 abitanti. Nella classifica l’Italia è sotto la media con 150 mq, dopo i 520 circa della Norvegia (in testa), ma anche dopo i 290 dell’Austria, i 260 dell’Irlanda, i 230 del Regno Unito, i 225 della Spagna, i 220 della Francia e i 180 del Portogallo, e prima, però, dei 140 della Germania e i 120 della Polonia. In Italia la tendenza attuale è il pluralismo dei format, che può soddisfare nuove fasce di utenti e differenti comportamenti d’acquisto: centri e parchi commerciali, parchi tematici, multiplex, stazioni, aeroporti, stadi e factory outlet. In Italia, che possiede circa 230 centri commerciali >5.000 mq di gla, i 10 maggiori shopping center sono situati in comuni tra i 2.000 e i 5.000 abitanti: ciò vuol dire che i consumatori sono obbligati a uscire dalle aree in cui risiedono per fare la spesa (“evasione di spesa”). L’Italia si assiste a circa 15 aperture all’anno di centri con gla superiore ai 15.000 mq. Il tempo di realizzazione di un centro commerciale <5.000 mq di gla è di 11/12 anni, il più lungo all’interno dell’Ue: in altre parole, gli shopping center nascono già vecchi, con rischi e costi maggiori per gli sviluppatori, che si traducono in una forte crescita dei canoni medi (con picchi di 800-900 euro al mq) e con pochissime differenze fra nord e sud. Attualmente il canone medio, escludendo l’ancora alimentare, è compreso tra il 350 e 400 mq per le piccole superfici e i 150 e 180 euro per le medie. Il fatturato medio delle gallerie è di circa 4.000 euro al mq. Negli ultimi 10 anni si è assistito alla crescita del rapporto affitto+spese/fatturato: ciò porta a una selezione naturale delle insegne e alla ricerca di merchandising mix che massimizzino il fatturato. Per questo la commercializzazione è e sarà sempre più, per un centro commerciale, una variante cruciale: solo essa può garantire alla proprietà immobiliare il giusto mix che paghi un affitto sostenibile.

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BRESCIAOGGI.it Domenica 26 Novembre 2006 Un punto in meno nei prossimi due anni sull’imposta immobiliare. Nelle tasche dei bresciani resteranno 2,5 milioni di euro La Loggia abbassa l’Ici sulla prima casa Aliquota ai minimi di legge dal 5 scende al 4 per mille Non cambia nulla per le case affittate e sfitte. Addizionale Irpef inapplicata I sessantasettemila proprietari di prime case pagheranno meno di Ici. Nel giro di due anni - hanno annunciato il sindaco Paolo Corsini e il vice Luigi Morgano - l’aliquota sull’abitazione principale verrà ridotta di un punto: da 5 per mille al 4 per mille; il che vuole dire che ai contribuenti resteranno in tasca 2,5 milioni di euro. La decisione di Giunta verrà presentata al Consiglio per l’approvazione nei prossimi giorni, quando andrà in discussione il bilancio. Con questa scelta la Loggia conferma quanto lo stesso sindaco aveva anticipato a Bresciaoggi il giorno seguente il varo della bozza di Finanziaria da parte del consiglio dei ministri. La manovra tagliando i trasferimenti agli enti locali, non avrebbe lasciato scelta - si disse -: i municipi avrebbero dovuto innalzare le tasse a partire da quella sulle case, la più consistente per gettito a figurare nei bilanci comunali. Corsini quel giorno spiegò che non solo l’Ici a Brescia non sarebbe stata toccata, ma che era allo studio semmai la possibilità di abbassarla. Così l’imposta nel giro di due esercizi scende di un punto, è intesio, solo quella sulla prima casa; ma è oltre la metà del patrimonio edilizio cittadino: 67 mila case su 103.704. L’aliquota, come noto, viene fissata dai comuni, i cui margini di manovra su questa importante leva fiscale e voce di bilancio, sono però stabiliti dalla legge. Che indica un «range» dal 4 al 7 per mille. Con la riduzione, dunque, Brescia scende al minimo consentito dal legislatore. L’operazione - ha spiegato l’assessore al bilancio, Luigi Morgano - avverà in due «movimenti»: 0,75 per mille di taglio nel 2007 e 0,25 nel 2008, accompagnati dalle relative detrazioni. Ma è un’operazione articolata in modo da raggiungere risultati perequativi. L’obiettivo non è solo la riduzione in sè ma una riduzione «qualificata», modulata in modo da ottenere l’effetto di incidere di più sui proprietari di case «normali» e di non grande pregio. Non che sarà escluso dal beneficio chi abita in ville o gode di appartamenti in palazzi di prestigio, ma sarà un beneficio meno consistente. Fino a non esserlo per nulla nei casi di alloggi piccoli ma molto di pregio, che vedranno l’aliquota incrementarsi. Le detrazioni: per queste categorie di case sarà di 139,50 euro, mentre per il «grosso», da quelle popolari a quelle cosidette di tipo civile, risulta di 104 euro. Restano invece invariate le altre aliquote Ici. Ossia: per gli immobili dati in locazione con canone determinato ai sensi dell’articolo 2 comma 3 della legge 431 del ’98 è fissata in 4,25 per mille con detrazione di 110 euro; per quanto riguarda gli immobili sfitti, l’aliquota è nella misura del 7 per mille; infine, quella ordinaria, che si applica ai terreni agricoli, alle aree edificabili e ad altri fabbricati, è invece del 6,5 per mille. Morgano non ha mancato di accennare alle altre detrazioni «specifiche», che concorrono a contenere i costi per la casa delle famiglie. I 139 euro (o 104) salgono a 250 nel caso i componenti del nucleo siano almeno sei, oppure quando c’è un minore in affido o la famiglia, con un reddito Isee non superiore ai 12 milioni di euro, abbia una persona non autosufficiente bisognosa di assistenza. Ovvio, che optando per il 4 per mille, la Loggia ha messo in conto una contrazione del gettito, stimata per il 2007 in 2 milioni e 400 mila euro. La contrazione verrà assorbita da maggiori introiti derivanti dall’attività di liquidazione e di contrasto all’evasione, quantificati in 3 milioni e 800 mila euro. La previsione complessiva di gettito nel 2007 è dunque di 50 milioni e 900 mila euro. Morgano ha anche ricordato che l’Amministrzione anche nel prossimo triennio continuarà a non applicare l’addizionale Irpef. Eugenio Barboglio

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Corsini e Morgano in coro: «I sindaci del centrodestra ora frenano, noi tagliamo» «L’opposizione dirà che questa è propaganda, ma lo chiederei ai cittadini che alla fine dell’anno avranno più soldi in tasca se è propaganda o sono fatti». Paolo Corsini dando notizia della decisione di abbattere l’Ici di un punto nel giro di due anni è come se li sentisse gli avversari politici. I quali già l’indomani di una Finanziaria che sembrava mettere alle strette i Comuni non lasciandogli alternativa all’aumento delle tasse locali, avevano accusato il sindaco di non essersi espresso, di un silenzio connivente con il governo solo perchè era un governo di centrosinistra. Ora Corsini gli attacchi non li aspetta li previene: «Diranno che il Comune non si spreca certo nel ridurre l’Ici, tanto ha i dividendi dell’Asm. Voglio dirlo ancora una volta: i dividendi non c’entrano nulla con la tassa sugli immobili perchè vanno negli investimenti in conto capitale, non certo per finaziare la spesa corrente. Se fosse così come faremmo a garantire i servizi se domani quanto viene da via Lamarmora non affluisse più per mille ragioni?». Ma il sindaco non si ferma qui. Il centrodestra che lo aveva accusato di silenzio dopo la Finaziaria di Prodi, gli fa venire in mente un altro silenzio, quello che a sua volta il centrodestra, Berlusconi per primo, non ha rispettato in campagna elettorale, facendo proprio dell’abolizione dell’Ici l’ultima trincea della campagna elettorale. «Dopo la promessa di Berlusconi, moltio sindaci di centrodestra, anche uno che peraltro stimo molto come persona serie, la Moratti, avevano dichierato che si poteva fare, e che lo avrebbero fatto. Noi allora preferimmo tacere, rimandando qualsiasi determinazione ad una analisi dei conti. Ora leggo sui giornali che proprio ieri la Moratti ha convocato una conferenza stampa per spiegare che un ritocco della tassa sugli immobili è impossibile, i conti dell’ente che presiede non glielo permettono». Il sindaco Corsini ripete «alla politica delle cicale abbiamo preferito quella delle formiche». E scegliendo in questo tempo il profilo basso ha aspettato come il cinese sulla riva del fiume: «Soggetti terzi e obiettivi dicono che il termoutilizzatore è il migliore del mondo, dicono che il nostro sistema educativo anche a livello di intergrazione è un modello...». Dunque, riflette ad alta voce, «è solo propaganda? Vogliamo chiamarli così i 2,5 milioni di euro che resteranno nelle tasche dei bresciani con l’Ici al 4 per mille» e.b. QUIBRESCIA.it Domenica 26 Novembre 2006 La Giunta ha deciso, in due anni Ici al minimo (red.) La riduzione dell'Ici da parte del Comune di Brescia annunciata dal nostro sito qualche giorno fa, è ormai ufficiale. A rendere nota della decisione della Giunta di palazzo Loggia ci hanno pensato sabato sindaco e vicesindaco. Il taglio avverrà nei prossimi due anni e, come anticipato, l'aliquota scenderà dal 5 al 4 per mille, con differenze in base al pregio degli immobili. Il piano di riduzione prevede l'abbassamento dello 0,75 nel 2007, e di un ulteriore 0,25 nell'anno successivo. Soddisfatto il sindaco Paolo Corsini, il quale si è detto compiaciuto e non ha risparmiato una frecciata a quanti lo avevano criticato: "Brescia anche in questo caso ha attuato la politica della formica invece di quella della cicala. Diversamente da Berlusconi e dalla Moratti non ci siamo lanciati in spericolate promesse durante la campagna elettorale, ma ci siamo assunti un impegno che oggi, grazie alle risorse accumulate, siamo in grado di mantenere. Un impegno che comporta un ritocco di bilancio di circa 2 milioni e 400mila euro, a vantaggio dei nostri cittadini". Una somma decisamente alta che, secondo le parole del vice sindaco e assessore al Bilancio, Luigi Morgano, "non deriva, come dice qualcuno, dai dividendi dell'Asm, ma da maggiori introiti derivanti dall'attività di liquidazione e di contrasto all'evasione, quantificati in 3 milioni e 800mila euro". Parafrasando un po' il regista Nanni Moretti, il Primo cittadino ha dichiarato, inoltre, che la sua Amministrazione ha voluto compiere un atto da Giunta di centro sinistra quale è, andando incontro a tutti i cittadini e cercando allo stesso tempo di rendere eque le riduzioni. Per gli immobili di tipo signorile, ville, villini, palazzi e castelli (circa 3600 su un totale di 67mila prime case) la detrazione sarà minore. Per fare qualche esempio, nel 2007 gli immobili dal valore catastale fino a 250mila euro andranno a finire sotto soglia, mentre quelli fino a 500mila registreranno un risparmio del 32%; così a scalare fino alle rendite oltre i 3 milioni che godranno di una riduzione del 14%.

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GIORNALEDIBRESCIA.it Domenica 26 Novembre 2006 Per le abitazioni residenziali e popolari previsti risparmi fino al 32%. Dell’11-12% in media per quelle di lusso Prima casa, la Loggia fa sconti sull’Ici Corsini e Morgano: «Nel biennio 2007-2008 l’aliquota sarà abbassata dal 5 al 4 per mille» Marco Tedoldi «L’aliquota Ici sulla prima abitazione calerà in due anni dal 5 al 4. E già nel 2007 sarà abbassata di tre quarti di punto». Lo hanno annunciato ieri il sindaco Paolo Corsini e il vicesindaco Luigi Morgano, sottolineando come «la decisione presa dalla Giunta abbia un notevole rilievo sotto il profilo economico-finanziario tanto per il Comune quanto per le famiglie». Corsini ha poi messo in evidenza come «per il momento Brescia sia l’unico Comune italiano che sta per deliberare un abbassamento dell’Ici sulla prima casa: Ici che sarà diminuita dello 0,75 già l’anno prossimo e dello 0,25 nel 2008». Di conseguenza «in due anni arriveremo a un’aliquota sulla prima casa del 4, ossia al valore minimo per legge». Il primo cittadino ha poi sottolineato come «anche in questo caso l’Amministrazione comunale abbia preferito alla politica della cicala quella della formica»: «diversamente da Berlusconi e da Letizia Moratti, non ci siamo lanciati in spericolate promesse durante la campagna elettorale, ma ci siamo assunti un impegno che oggi, grazie alle risorse accumulate, siamo in grado di mantenere. Un impegno che comporta un ritocco del bilancio a vantaggio dei nostri cittadini per circa 2 milioni e 400mila euro». Non solo però dovrebbe essere abbassata l’aliquota Ici: Corsini ha infatti annunciato che «il Comune di Brescia, come soli pochi altri capoluoghi di provincia, non intende applicare neanche nel prossimo triennio l’addizionale Irpef». Tornando all’abbassamento dell’Ici, Corsini ha poi puntualizzato che «quella che la Giunta si è proposta è una redistribuzione equitativa, con particolare attenzione a chi ha maggiori bisogni e necessità: si è voluto compiere, insomma, un atto da Amministrazione di Centrosinistra quale siamo». Su questo punto Morgano ha precisato, dopo aver ricordato che in città le case adibite ad abitazione principale sono 67mila su un totale di 103.704 fabbricati, che «per le abitazioni di tipo signorile, ville, villini, castelli e palazzi (ossia per 3.600 delle 67mila unità), la detrazione sarà ridotta da 139,50 a 104 euro». Confermate invece le altre detrazioni già in vigore quest’anno, vale a dire: «La detrazione per gli immobili con canone calmierato resta a 110 euro; rimane a 250 euro quella per i nuclei familiari di almeno sei componenti, con un minore in affido o con Isee non superiore ai 12mila euro». Per tutti gli altri tipi di abitazione principale la detrazione rimane fissata a 139,50 euro». Morgano ha poi sottolineato che «la riduzione dell’aliquota agevolata del 4,25 nel 2007 si applica anche agli immobili locati con canone calmierato» e che «per gli immobili che non siano adibiti a prima abitazione l’aliquota ordinaria rimane al 6,5, mentre per gli immobili sfitti al 7. «Per quanto riguarda i box auto della prima casa (fino a un massimo di due per abitazione), invece, «verrà applicata l’aliquota del 4,25». Il vicesindaco ha poi osservato che «in generale il risparmio di imposta per i fabbricati in categorie normali è molto significativo (da un minimo di 16 a un massimo del 32%)» e che «anche per le abitazioni di lusso si attesta mediamente attorno all’11-12%». Ma come si finanzierà un’operazione che dovrebbe comportare una contrazione del gettito di 2 milioni e 400mila euro per il solo 2007? «L’operazione - ha spiegato Morgano anticipando possibili critiche dell’opposizione - non sarà finanziata con i dividendi dell’Asm, ma grazie a maggiori introiti derivanti dall’attività di liquidazione e di contrasto all’evasione, quantificati in 3 milioni e 800mila euro». «Naturalmente - ha precisato lo stesso Morgano in conclusione - riteniamo di avere tutti gli elementi per osservare la Legge Finanziaria e per mantenerci all’interno del patto di stabilità».

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BRESCIAOGGI.it Domenica 26 Novembre 2006 I dati dell’Adusbef indicano in 5,4 miliardi gli euro da spendere sui 32,5 disponibili. I soldi saranno elargiti dal 15 dicembre Tredicesime, l’83% è già speso Buona parte della gratifica natalizia volerà via tra bolli, Ici, rate e canoni Roma. Ancora un Natale non ricco per gli italiani che si preparano ad affrontare le festività di fine anno con pochi soldi da spendere per le strenne da mettere sotto l’albero. Neppure l’atteso arrivo della tredicesima sarà sufficiente per potersi finalmente concedere quelle spese per scopi più piacevoli che si rinviano nel corso dell’anno: oltre l’83% delle gratifiche natalizie, infatti, volerà via in una sequela di tasse, bolli, Ici, rate e canoni che i contribuenti sono chiamati a pagare a dicembre. Secondo i calcoli fatti dall’Adusbef, infatti, dopo aver fatto fronte a tutte le scadenze di fine anno, alle famiglie italiane resterà da spendere in regali e svaghi poco meno del 17% del monte tredicesime, pari 5,4 miliardi su un totale di 32,5 miliardi. Le tredicesime saranno pagate da venerdì 15 dicembre: quest’anno saranno di 900 milioni superiori al 2005 e i 32,5 miliardi totali saranno così ripartiti: 9,8 miliardi ai pensionati, 8,10 miliardi ai lavoratori pubblici e 14,60 ai dipendenti privati. «Ma dopo un anno durissimo di rincari ed aumenti che hanno falcidiato i redditi delle famiglie resterà ben poco per festeggiare: sarà un Natale tra i più difficili, con una tredicesima più che falcidiata per gli aumenti infiniti iniziati a gennaio 2006 con le tariffe autostradali, di luce, gas e benzina, e per i nuovi balzelli introdotti in finanziaria: Ici, bollo auto e moto, ticket, addizionali Irpef ed altri rincari», dice il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti. A fine anno, oltre alla busta paga più pesante, arrivano anche le consuete scadenze: il 59% del totale, pari a 19,2 mld di euro, verrà speso per pagare tasse, imposte, bolli, mutui e assicurazioni. In particolare a bruciare un’ampia fetta delle tredicesime sarà l’Ici, l’imposta comunale sugli immobili, che dovrà essere versata entro il 20 dicembre e per la quale verranno versati in totale 5,6 mld di euro, il 17,2 % del monte tredicesime totale. Anche l’Rcauto si mangerà 4,5 miliardi di euro, il 13,85% delle tredicesime, mentre 4,1 miliardi di euro, serviranno per pagare le rate dei mutui per la casa, (200 milioni in più rispetto al 2005). Altri 3,5 miliardi di euro se ne andranno per pagare le tasse di auto e moto (il 10,77%), mentre 1,5 miliardi (il 4,62%) spariranno per il canone Rai. Dopo aver «ipotecato» la tredicesima per pagare tasse, ratei e bollette delle utenze domestiche, un ulteriore 24,3%, pari a 7,9 miliardi di euro, servirà per pagare i prestiti contratti con banche e finanziarie. Per scopi più piacevoli restano quindi solo 5,4 miliardi di euro, meno del 17% del monte tredicesime che potranno essere utilizzati per cenone, regali, qualche viaggio e «qualcosa da mettere da parte per future esigenze». Adusbef non vede infatti con ottimismo la congiuntura economica e si attende «una crisi ancor più profonda dei consumi legata anche alle minori disponibilità finanziarie delle famiglie, costrette ad indebitarsi anche per acquistare i beni essenziali e ad acquistare i libri a rate, per mandare i figli a scuola».

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GIORNALEDIBRESCIA.it Domenica 26 Novembre 2006 Chiuse le indagini sulla somministrazione di medicinali vietati in alcuni allevamenti bresciani nell’estate del 2003 Antibiotici ai pesci, chiesto il processo Indagati dirigenti d’azienda, commercianti e veterinari Pierpaolo Prati Commercio e somministrazione di medicinali pericolosi, ma anche di sostanze alimentari non genuine. Acquisto clandestino e uso sanitariamente incontrollato di sostanze farmacologicamente attive, alcune delle quali bandite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che le vieta in modo assoluto per il grave rischio per la salute dei consumatori. Sono alcune delle accuse che il sostituto procuratore Antonio Chiappani contesta a vario titolo a nove persone: dirigenti della Agroittica di Calvisano, ma anche veterinari, commercianti di medicinali e rappresentanti legali di altri allevamenti, di trote (come la Troticultura Scaglia) e conigli (Allevamento cunicolo Minuti). Per queste accuse la Procura ha chiesto siano rinviati a giudizio i commercianti Fabio Tentori, 37enne comasco; Carlo Giuseppe Colombo, 49enne di Como, ritenuti i fornitori delle sostanze nocive. Sandro Cancellieri, mantovano di 62 anni legale rappresentante dell’Agroittica di Calvisano nella calda estate del 2003, quando partirono le indagini, e Mario Pazzaglia, 44 anni di Ascoli in quel periodo direttore dell’allevamento ittico. Ma il processo il pm l’ha chiesto anche per i fratelli Giuseppe e Sergio Minuti e per il 52enne vicentino Giovanni Benetti, amministratori dell’Allevamento cunicolo Minuti; per i veterinari Paolo Bravaccini, forlivese di 37 anni, e Filippo Gasparri, ravennate di 32; e per Gianfranco Scaglia, 57enne lenese rappresentante legale della Troticoltura Scaglia. La vicenda venne a galla nell’estate di tre anni or sono. I carabinieri del Nucleo antisofisticazione scoprirono in un deposito di un allevamento fusti e taniche di antibiotici vietati. Sulla base di questo ritrovamento la Procura chiese ed ottenne il sequestro delle vasche dell’Agroittica a Calvisano e Viadana, nelle quali erano contenute tonnellate di pesce, ma anche di altri allevamenti. Complessivamente vennero sequestrate 30mila tonnellate di pesci, polli, tacchini e conigli, oltre a cinque quintali di principio attivo vietato. Secondo la ricostruzione dell’accusa il giro era alimentato dagli stessi veterinari. Erano loro ad indicare agli allevatori alle prese con il rischio di morìe, più alto in quel periodo a causa delle elevatissime temperature che si erano abbattute sul Nord Italia, i nomi dei commercianti comaschi ai quali rivolgersi per risolvere il problema. Erano questi, infatti, a procurare gli antibiotici e le sostanze, alcune ritenute cancerogene e mutagene, in grado di guarire gli animali ammalati. Le aziende, l’Agroittica in particolare, si era difesa spiegando di non avere alternative e che i 30mila esemplari di pesce importato dall’Asia non sarebbero sopravvissuti senza quel trattamento e che, in ogni caso, quelle sostanze non avrebbero lasciato traccia alcuna, una volta che i «cuccioli» di persico spigola fossero cresciuti e pronti alla commercializzazione. Nel corso della stessa indagine, il pm ha ipotizzato inoltre la violazione delle norme poste a protezione delle acque. Il pm Antonio Chiappani ritiene che l’Agroittica Lombarda, in assenza di autorizzazione, scaricava nei vasi, spesso con portata nulla e quindi equiparabili al suolo, acque reflue industriali senza rispettare i parametri previsti per la presenza di cloruro (trovato in concentrazioni doppie rispetto a quelle consentite) e fosforo. Secondo l’accusa inoltre l’azienda recuperava mediante compostaggio i rifiuti derivanti dalla pulizia delle vasche.

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ILBRESCIA.it Lunedì 27 Novembre 2006 Domenica di shopping. Moltissime persone hanno preso d'assalto il centro storico A Brescia è già arrivato il Natale Centinaia tra negozi e bancarelle Gli alpini hanno cucinato quasi mille salamine e preparato litri di vin brulè e cioccolata Emanuele Colosio - brescia@ ilbrescia.com Le bancarelle di Santa Lucia, inaugurate questo fine settimana a Brescia città, sono già un successo. È sicuramente presto per cominciare a trarre i bilanci dell’iniziativa, ma i segnali che arrivano dagli afflussi di persone sono molto incoraggianti, sicuramente grazie all’abitudine che i bresciani ormai hanno per questa iniziativa, ma probabilmente anche grazie alla nuova ubicazione in piazza Paolo VI, per la prima volta libera da automobili parcheggiate durante il periodo natalizio, che è sicuramente più affascinante rispetto alla precedente localizzazione in piazza Rovetta. «È ancora presto per fare una valutazione commerciale – afferma Maria Gritti, che gestisce una bancarella che propone delle bellissime candele da lei stessa prodotte - ma devo dire che questo posto mi piace molto di più di quello dell’anno scorso e devo complimentarmi con l’amministrazione comunale per l’efficiente organizzazione». La gente che si sofferma è davvero molta, e lo confermano gli Alpini arrivati da Fiumicello che propongono panini con la salamina, vin brulè e cioccolata calda, riscuotendo un grande successo. «Abbiamo già cucinato settecento salamine e di questo passo questa sera arriveremo sicuramente a mille» dice un giovane alpino dedito alla preparazione, mentre non si contano i litri di vin brulè che finiscono a fiumi nei bicchieri dei bresciani a spasso per le bancarelle. Le proposte dei venditori vertono su articoli di tutti i tipi e per tutti i gusti, ovviamente l’articolo che la fa da padrone è quello prettamente riconducibile al periodo natalizio, come gli addobbi o le candele raffiguranti il presepe, ma c’è spazio anche per salumi, formaggi, oggetti d’artigianato, incensi e addirittura un banco che attira la curiosità dei molti avventori attraverso la vendita di penne, anche in legno, dove viene inciso seduta stante attraverso un procedimento meccanico il proprio nome, «una vera rarità nei nostri tempi dove ormai questo tipo di oggetti sono prodotti esclusivamente attraverso la stampa laser» sponsorizzano gli stessi venditori. Tante sono le famiglie a spasso per le bancarelle e la maggior parte sono estremamente soddisfatte dell’iniziativa «che finalmente dà il via al periodo dell’anno che preferisco, quello natalizio» come afferma Oriella Botti, anche lei estimatrice della nuova localizzazione, come anche Andrea Spezi, che con la famiglia sorseggia una calda cioccolata secondo lui «molto buona e a prezzi decisamente modici. Sono le iniziative come queste quelle che riportano i bresciani a vivere la loro città, speriamo che si trovi il modo affinchè si possano ripetere in maniera diversa anche nel resto dell’anno». Effettivamente la città è piena di gente che cammina per le vie più frequentate, e i negozi aperti sicuramente agevolano l’afflusso in massa, anche se c’è qualcuno che qualche critica la muove, come Donato che fa notare come «tutti vendono le stesse cose di sempre. Siamo fermi a dieci anni fa con la differenza che i prezzi aumentano sempre più». A Brescia insomma è già aria di Natale, aiutati dall’arrivo della ricorrenza di Santa Lucia che come ogni anno anticipa di qualche settimana rispetto ad altre città italiane il periodo natalizio, scacciando almeno per un po’ tutte le polemiche rispetto all’accessibilità nel centro storico. Passeggiando per il centro l'assenza di macchine è sicuramente una cosa positiva.

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ILBRESCIA.it Lunedì 27 Novembre 2006 Sanità . La Lombardia, con i suoi otto punti vendita già attrezzati, è la seconda Regione d'Italia Piacciono i farmaci nel market Presto al via nuovi punti vendita Gli sconti più consistenti sono in media del 30%, con punte anche del 40-50% Roberta Marilli - [email protected] La concorrenza fa bene alla salute. E al portafoglio. A cento giorni dall’entrata in vigore del decreto Bersani che ha liberalizzato la vendita di farmaci da banco e senza obbligo di prescrizione (Otc e Sop in sigla) gli effetti benefici sui prezzi dei medicinali cominciano a farsi sentire. Gli sconti più consistenti si registrano nella grande distribuzione: in media un ribasso del 30%, con punte anche del 40-50%. Ma c’è di più: anche le farmacie tradizionali, deposta l’ascia di guerra contro il titolare delle Attività produttive, iniziano ad applicare tariffe speciali con sconti medi del 15%. IL BUSINESS del “farmaco libero” sta prendendo piede, soprattutto al Nord. Al ministero della Salute sono arrivate 370 dichiarazioni di volontà di avvio di vendita: 316 riguardano piccoli esercizi e 54 la media e grande distribuzione (anche se i numeri ufficiali dei supermercati sono più elevati perché basta una sola comunicazione per più esercizi). La Lombardia è la seconda regione dopo l’Emilia- Romagna con più punti vendita già attrezzati: otto contro i 14 della prima della classe. Il primo a partire è stato Carrefour con i due punti “Parafarmacia” di Assago e Limbiate. L’ha seguito a ruota la Coop con ben 4 corner all’interno degli ipermercati di Crema, Cremona e nei due di Mantova. Seguono l’ Auchan con un punto vendita a Roncadelle (Brescia) e l’iper-Standa di Castellanza (Varese). C’è poi la parafarmacia aperta a settembre all’interno dell’ipermercato Conad di Casalpusterlengo (Lodi). La Coop (la più attiva nel settore con 36 corner già aperti e altri 17 in apertura in tutta Italia) ha in programma di inaugurarne un altro entro i primi mesi del 2007 a Novate Milanese, 8 chilometri a nordest di Milano. E sono solo i primi passi. Perchè la febbre da “farmaco nel carrello” ha già contagiato tanti consumatori: secondo stime della Nielsen presto i corner dei supermercati assorbiranno il 15% delle vendite totali dei farmaci senza obbligo di ricetta e già oggi sono 3mila le confezioni acquistate ogni settimana. La corsa al corner dei farmaci, quindi, è solo iniziata e nei prossimi mesi dovrebbe crescere a dismisura. Il dato Le nuove aperture richieste Il business del “farmaco libero” sta prendendo piede, soprattutto al Nord Italia . Al ministero della Salute sono arrivate 370 dichiarazioni di volontà di avvio di vendita: 316 riguardano piccoli esercizi e 54 fanno riferimento alla media e grande distribuzione, anche se i numeri ufficiali dei supermercati sono più elevati perché basta una sola comunicazione per più di un esercizio.

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BRESCIAOGGI.it mercoledì 29 novembre 2006 Le norme approvate dal Consiglio regionale: controlli su riscaldamento e consumi, «certificazione» per le case Legge lombarda anti-smog Da ottobre 2007 stop alle auto non catalitiche. Le moto ferme a luglio di Tiziano Cubani Dal 1 ottobre 2007 le auto non catalitiche non potranno più circolare in Lombardia. Questa è infatti una delle norme della legge quadro sulla lotta allo smog approvata ieri dal consiglio regionale, con l’ astensione del centrosinistra. Lo stop per gli autobus e moto e motorini a due tempi non catalizzati arriverà prima, già a luglio del prossimo anno (i quattro tempi non saranno fermati), mentre dal 1 ottobre 2008 saranno bloccati anche i diesel euro 1. I lombardi che acquisteranno un’auto nuova a gpl, metano, elettrica, ibrida o bifuel, rottamando allo stesso tempo una vettura diesel di classe Euro 0, Euro 1, Euro 2 o Euro 3, riceveranno dalla Regione Lombardia un contributo a fondo perduto di 2.000 euro. Lo stanziamento complessivo a disposizione è di 5.000.000 euro, che permetterà di contribuire all’acquisto di 2.500 nuove vetture ecologiche. Le misure previste dal testo - che è nato dall’unione di un provvedimento della giunta con proposte presentate da Verdi, Ds, Prc e dai consiglieri Silvia Ferretto (An) e Elisabetta Fatuzzo (partito Pensionati) - riguardano tutti i settori, dal riscaldamento al traffico, dall’ agricoltura al campo dell’energia, e prevedono multe salate per i trasgressori. Chi, invece, userà olio pesante (vietato) per far andare la caldaia dovrà pagare fra i cinque e i dieci mila euro. E ancora per chi non farà le verifiche dei gas di scarico della macchina, la «stangata» sarà di 300 euro. Ad esempio, chi andrà in giro con un auto non catalitica dall’ottobre prossimo rischierà una multa fino a 450 euro. E se rifarà lo stesso errore dovrà pagare una multa raddoppiata. Su questo i controlli della polizia locale aumenteranno: la legge impone ai Comuni infatti di dotarsi delle apparecchiature necessarie. E per facilitare gli accertamenti, le macchine avranno un adesivo, più precisamente una vetrofania, che indica quanto inquinano. L’attenzione è anche per il riscaldamento e per il consumo di energia: il testo introduce la certificazione energetica (una sorta di cartellino che dice quanto «consuma» una casa, esattamente come ora succede per le lavatrici) e per gli impianti di riscaldamento e di condizionamento definisce dei requisiti minimi. E poi ancora si parla di aumento del trasporto pubblico locale. Mentre il consiglio regionale discuteva le misure contro l’inquinamento dell’aria, il consiglio comunale esprimeva serie preoccupazioni per la situazione e l’assessore all’ecologia della Loggia boccia le scelte compiute definendole «un piano inefficace: parla di area vasta critica, limitandosi a fare scelte a macchia di leopardo; non ci sono soldi; non c’è impegno adeguato sul trasporto pubblico locale». Brunelli non ha nascosto che la situazione bresciana è preoccupante: «In un anno ci sono stati 112 superi, 20 soltanto nel mese di novembre non ancora concluso». Ed ha snocciolato alcuni studi che ipotizzano: con il blocco del traffico in tutta l’area critica per 10 giovedì le polveri sottili scenderebbero dello 0.86%, con quello di 10 domeniche dello 0,63; con le targhe alterne per i 6 mesi invernali si avrebbe un calo del 4,33 e con la riduzione di 20 chilometri della velocità autostradale si arriverebbe a -7,25. È chiaro che l’assessore bresciano insiste affinchè si prenda quest’ultimo provvedimento. Il consiglio lombardo, comunque, non lo ha nemmeno preso in considerazione. La legge regionale che punta a far rientrare la situazione regionale entro i parametri normali nell’arco di tre anni, punta tutto sulle nuove vetture, meno inquinanti. Il consigliere regionale Ennio Moretti (Lega Nord), relatore del provvedimento, ha spiegato che il pdl si articola su due ambiti principali. «Uno - ha detto Moretti - prevede le disposizioni generali per conseguire la riduzione delle emissioni in atmosfera e l'altro prevede la prima attuazione di specifiche misure di intervento tese ad accelerare gli effetti della riduzione». Per Arturo Squassina (Ds) «non sarà la bacchetta magica ma credo questa legge rappresenti un passo avanti. Chi lo può negare? - si è chiesto - però non fermiamoci. Resta che dall'impianto di questo provvedimento vorrei risposte sul ruolo di Comuni e Province e sugli strumenti e relativi finanziamenti che verranno messi a disposizione dell'Arpa per i controlli che sarà chiamata ad effettuare». Un giudizio parzialmente positivo anche dall’esponente di Rifondazione comunista Osvaldo Squassina: «Abbiamo ottenuto che arrivasse prima dell’inverno una legge quadro contro lo smog con un’impostazione complessiva finalmente strutturale, a largo spettro e non, come sempre finora, fatta di rattoppi. Purtroppo

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alla fine ha pesato la consueta tendenza della giunta Formigoni a rendere non vincolante l’attuazione». Nel pomeriggio è stata sospesa per alcuni minuti la seduta del consiglio regionale. Con il voto segreto è infatti passato (27 sì, 25 no e una astensione) un emendamento presentato dal capogruppo della Margherita Guido Galperti per inserire anche le macchine agricole fra i veicoli che possono essere esentati dalle limitazioni del traffico. Galperti, nel suo intervento, ha parlato di un provvedimento «classista» perchè prevedeva l’esenzione delle «auto storiche spesso costose e non dei trattori». BRESCIAOGGI.it mercoledì 29 novembre 2006 L’indagine Aib. Il mese scorso produzione ancora in aumento. E le prospettive rimangono positive Brescia consolida la crescita L’industria bresciana consolida la crescita e si rafforza con prospettive positive. È quanto emerge dall’indagine congiunturale di ottobre condotta dal Centro studi dell’Aib. Consolidata, quindi, la ripresa in atto dall’ultimo trimestre del 2005. E l’espansione dell’attività dovrebbe proseguire anche questo mese, grazie soprattutto all’incremento della domanda interna. Il mese scorso - come emerge dall’indagine - la produzione è aumentata nei settori «carta e stampa», «chimico, gomma e plastica», «metallurgico e siderurgico», «meccanica tradizionale e mezzi di trasporto», «tessile». È diminuita, invece, nei settori «calzature», «legno e mobili in legno», «maglie e calze». Le prospettive a breve termine sono per un leggero aumento. In particolare, la produzione dovrebbe crescere nei settori «abbigliamento», «agroalimentare e caseario», «meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche», «meccanica tradizionale e mezzi di trasporto»; dovrebbe rimanere stabile nei settori «chimico, gomma e plastica», «materiali da costruzione ed estrattive», «metallurgico e siderurgico», «tessile»; dovrebbe invece diminuire nei settori «legno e mobili in legno», «maglie e calze». La dinamica della produzione ha evidenziato un aumento in tutte le classi dimensionali, in particolare nelle imprese maggiori e grandi. Le prospettive a breve indicano un ulteriore incremento, in particolare nelle imprese grandi e maggiori. In dettaglio, la produzione in ottobre è aumentata per 30 imprese su 100 (57 nella rilevazione di settembre), è rimasta invariata per 54 (34) e diminuita per 14 (9). Le aziende soddisfatte dei propri livelli di attività, in rapporto alla potenzialità aziendale, sono il 9% (19% in settembre) e quelle insoddisfatte il 27% (25%). L’utilizzo degli impianti riflette sostanzialmente l’andamento dell’attività produttiva, con una percentuale del 22% di imprese che dichiara di averlo aumentato, del 67% di quelle che non lo ha variato e dell’11% di quelle che lo ha diminuito. Il livello di utilizzo della capacità produttiva, rispetto al potenziale, è giudicato alto dal 10% delle aziende, basso dal 33% e normale dal 57%. Le vendite sul mercato nazionale sono cresciute per il 30% delle imprese (51% nella precedente rilevazione).

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GIORNALEDIBRESCIA.it mercoledì 29 novembre 2006 RC AUTO Ecco le polizze più convenienti sulla piazza secondo l’indagine di Quattroruote: Dialogo vince in 5 profili su 6 L’assicurazione premia le bresciane al volante La proprietaria di una Punto risparmia anche 130 euro rispetto al 2005. Tartassati, invece, i 24enni Luca Nobilini BRESCIA - Donna al volante, assicurazione più conveniente. Il luogo comune che vuole il sesso debole poco a suo agio con l’utilitaria era già stato demolito dalla statistiche sugli incidenti, ora una conferma viene da un accurato studio svolto sulle tariffe applicate dalle società assicurative nelle principali città italiane. In questo ultimo anno, le polizze sono risultate tutte premianti per la categoria delle automobiliste, a cui sono state riservate le maggiori diminuzioni di costo. Il taglio record, oltre il 30%, secondo la ricerca condotta dal mensile Quattroruote (qui sotto la tabella che riguarda la nostra città) si è registrato proprio a Brescia, dove la Dialogo (compagnia telefonica di Fondiaria Sai) offre alle 35enni proprietarie di una Punto 1.3 MultiJet l’assicurazione annua al prezzo di 301 euro, contro la precedente profittevole polizza proposta per il 2005 da Genertel a 432 euro.

A fronte della contrazione della spesa, generalizzata per tutte le persone che rientrano nel profilo 2 (appunto donne con utilitaria), la bilancia dei costi si appesantisce per i giovani. I premi più onerosi sono riservati ai neopatentati, rei di inesperienza e quindi considerati a più elevato rischio di incidente. Altra categoria vessata quella dei ventiquattrenni, su cui grava il maggior numero di rincari registrati negli ultimi 12 mesi, 42 su 50. A livello aggregato il dato, per quanto riguarda l’ultimo anno, registra una crescita dei premi assicurativi che è stata in media del 4,4%. Il campione analizzato, raccogliendo le proposte delle prime 28 assicurazioni nazionali nei 107 comuni italiani definisce piuttosto fedelmente l’universo delle

Rc auto come un settore variegato e con evidenti discontinuità tra proposte, condizioni, diverse località e parametri anagrafici. Le anomalie geografiche dividono l’Italia in Nord/Sud e province/me-tropoli condensando in Napoli le condizioni più sfavorevoli per assicurare una vettura: metropoli del Sud. Non a caso sotto il Vesuvio si paga l’Rc auto più salata d’Italia: 9.749 euro. Notevoli anche le differenze all’interno delle stesse compagnie, ciascuna risulta profittevole per alcuni profili ed al contempo decisamente anti-economica per altri. Emblematico il caso della Dialogo che a Brescia offre le migliori tariffe per 5 delle 6 categorie che rappresentano le maggiori classi di automobilisti, ma riserva alla sesta, quella dei neopatentati uno dei premi più elevati riscontrati all’interno del profilo 1, 2.265 euro, due volte il più economico, 1.095 euro, proposto da Assitalia.

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TASSE E INFLAZIONE Un quarto al Fisco Quanto incide il fisco sulla rc auto? Bisogna sapere che quasi un quarto del costo della polizza viene raccolto dalle compagnie assicurative e «girato» nelle casse dello Stato. Precisamente, l’Erario riscuote il 12,5% dell’intero premio come imposta ed un ulteriore 10,50% per compensare in via forfettaria i costi sostenuti dalle strutture sanitarie per la cure e il ricovero degli infortunati in incidenti stradali. Per quanto riguarda i rincari: l’inflazione è il tetto massimo di riferimento per l’incremento della Rc auto. Tale valore rappresenta la soglia, in termini percentuali, oltre la quale (ai sensi di legge) il contraente può disdire il contratto anche oltre il termine previsto dal contratto stesso e fino al giorno di scadenza indicato in polizza. Per l’anno 2006 il tasso di inflazione programmata risulta pari all’1,7%. FENOMENO IN CRESCITA Compagnie fantasma Attenzione alle compagnie fantasma: l’Isvap (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) segnala che il fenomeno è in costante aumento: erano tre quelle smascherate nel 2003, cinque quelle pizzicate nel 2005, già 4 quelle denunciate nel primo trimestre dell’anno in corso (le ultime in ordine di tempo sono state: European Insurance Service Ltd e Intercontinentale Assicurazioni spa). Chi avesse pagato il premio a queste «compagnie» non assolve all’obbligo assicurativo previsto e quindi non solo non è garantito in caso di incidente rischia anche (a norma di legge) il sequestro del veicolo e una sanzione che può arrivare anche a 2.427,35 euro. Per verificare preventivamente che le polizze stipulate siano emesse da imprese autorizzate è possibile consultare il sito: www.isvap.it oppure telefonare allo 06 421331. PARAMETRI TARIFFARI Conta la potenza... Questi i principali parametri tariffari del veicolo. Potenza (in c.v. o kw). È l’elemento più rilevante in termini di leva sul premio: con il crescere della cilindrata infatti aumenta sia la frequenza dei sinistri che il costo medio del danno, per cui è direttamente correlato con il costo del premio assicurativo. Provincia di immatricolazione. Dopo la potenza è l’elemento più rilevante riguardo l’incidenza del premio annuo, il parametro dipende dal livello di incidenti registrato nel Comune di residenza dell’assicurato. Alimentazione del veicolo. Il diesel costa più del benzina, la ragione sta nella maggiore percorrenza media che si riscontra per questo tipo di auto rispetto le sorelle che viaggiano con la verde. A.B.S e Airbag. La diminuzione del costo dovuto a questi congegni si giustifica nel tentativo di aumentarne l’utilizzo, che in ultima analisi tutela oltre al conducente anche le compagnie riguardo i futuri rimborsi per sinistri. ...Ma anche l’età Età dell’assicurato. Le statistiche raccontano che i giovani provocano più incidenti, in ragione di questo si giustificano i superpremi applicati da quasi tutte le compagnie agli assicurati di età inferiore ai 24/25. Sesso. Le donne causano meno incidenti rispetto i coetanei maschi, per questo il superpremio che interessa le neopatentate è inferiore rispetto a quello previsto per gli uomini. Anzianità di patente. Più è datato l’esame di guida meno si causano incidenti. Secondo le indagini, inoltre, le persone coniugate e con figli piccoli provocano meno incidenti: per loro premi mitigati. Professione. Alcune mansioni obbligano ad un uso notevole dell’automezzo, questo incide sulle statistiche dei sinistri ed in ultima analisi sull’ammontare del premio. Bonus/malus. Rappresenta la clausola di personalizzazione del rischio. Ogni periodo trascorso senza cagionare incidenti viene «premiato» con una diminuzione del costo della polizza. I COSTI DELL’AUTO Dal 1° gennaio in vigore l’indennizzo diretto e l’agente multimandatario BRESCIA - Ha passato la teoria, ora vediamo come si comporterà con la «pratica». Il decreto promosso dal ministro per lo Sviluppo Pierluigi Bersani, introduce nuove liberalizzazioni in termini di polizze Rc auto, innovative e migliorative in teoria, bisogna vedere se queste apporteranno significativi benefici alla «pratica»: ad esempio se arriveranno le tanto attese diminuzioni dei premi (alcune stime misurano i vantaggi apportati dal decreto, in 120-150 euro per polizza). Tra gli aspetti caratterizzanti la nuova normativa, ci siamo già occupati dell’indennizzo diretto, che consente all’automobilista danneggiato di rivalersi sulla sua assicurazione senza più dover chiedere l’indennizzo alla compagnia del conducente che ha causato il sinistro. Questa circostanza accorcerà i tempi di rimborso e

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limiterà le uscite del perito con conseguente leggera diminuzione (nel lungo periodo) del costo dell’assicurazione. Altrettanto interessanti, per quanto riguarda il decreto Bersani, le modifiche riguardanti il ruolo dell’agente. Prima era obbligato da un vincolo di contratto a presentare solo prodotti di un’unica compagnia, dal 1° gennaio potrà consigliare ed indirizzare i clienti su differenti assicurazioni e proporre varie polizze. Ne conseguirà una maggiore trasparenza ed una migliore concorrenza per il mercato, che si monetizzerà nelle tasche del consumatore attraverso una diminuzione dei costi. Le assicurazioni sono «un tipico caso di pseudo-liberalizzazione» in cui all’apertura del mercato non sono seguite delle «modifiche strutturali», ha detto recentemente Bersani. «Per questo non ho intenzione di rinviare la riforma che dall’1 gennaio introdurrà l’abolizione dell’agente monomandatario e l’obbligo per i cittadini di rivolgersi alla propria assicurazione per essere reintegrati in caso di danno». Secondo il ministro «questi due meccanismi porteranno ad un qualche effetto», ma se così non fosse «ne inventeremo un altro». Per Bersani infatti «non è possibile che abbiamo le rc auto fra le più alte e siamo quelli più fedeli alle nostre compagnie». In media infatti il consumatore italiano resta dodici anni con la propria compagnia di assicurazione, contro i quattro del consumatore tedesco e i due anni e mezzo di quello inglese, «che pagano assicurazioni più basse delle nostre». Nel meccanismo quindi «c’è qualcosa che non gira» ha concluso Bersani. Sul versante della liberalizzazione,in realtà qualcosa si è mosso anche sul fronte delle compagnie, che hanno introdotto le polizze a consumo. Il prodotto, particolarmente indicato per chi usa raramente l’auto prevede due diverse tipologie di contratto. Uno calcola il premio a seconda dei giorni di uso della vettura (offrono questa assicurazione compagnie come Ras - Guida su misura, Sara - Free day, Zuritel - per i soci Ac o Genialloyd), l’altro in base ai chilometri che si percorrono durante l’anno (Sara - Free km, Axa - Autometrica, Dialogo Assicurazioni o Lloyd Adriatico). Per entrambi questi prodotti è previsto il pagamento di una quota fissa (circa il 50% di quanto sarebbe normalmente previsto per l’assicurazione "ordinaria") e di una parte commisurata ai giorni di utilizzo o ai km percorsi. Nella polizza «a giorni» esiste una comunicazione obbligatoria da trasmettere alla compagnia per garantirsi la copertura per il giorno in cui si intende usare l’auto. Nella polizza «a chilometri» è necessario montare un sistema Gps riconosciuto e accettato dall’impresa assicuratrice. Simulando varie tipologie di polizze e di profili di sottoscrittori, Altroconsumo riporta nel proprio sito alcuni raffronti tra diverse compagnie e diversi prodotti. Dai confronti emerge che le «polizze a consumo» raramente si dimostrano più profittevoli delle normali. lu. nob. La ricerca di Lease Plan Italia mostra che, con i rincari della benzina, ci costa più il carburante che la vettura Brescia spende per l’auto 4,5 miliardi di euro l’anno ROMA - Cresce la spesa degli italiani per gli autoveicoli sotto la spinta soprattutto del caro-benzina: nel 2006 sfonderà quota 200 miliardi di euro arrivando a 207,7 miliardi. Di cui oltre 4,5 miliardi in provincia di Brescia. La stima è dell’Ufficio Studi LeasePlan Italia, big del noleggio a lungo termine, che ha fatto i conti su quanto costa agli italiani acquistare e utilizzare autoveicoli e ha rilevato nel 2005 una crescita del 4,03% rispetto l’anno precedente, a quota 198 miliardi, destinata appunto a crescere nell’anno in corso, soprattutto per effetto del carobenzina. «L’incremento registrato nel 2005 dalla spesa per autoveicoli in Italia è senz’altro ragguardevole - nota Massimo Falcioni, direttore commerciale di LeasePlan Italia - in quanto è pari al 13,96% del prodotto interno lordo». Il carocarburante - rilevano i ricercatori LeasePlan - ha scavalcato la spesa sostenuta per l’acquisto di auto nella classifica degli oneri che più pesano sulle tasche degli automobilisti. Nel 2005 la spesa per gli acquisti di carburante ha registrato un incremento dell’11%, salendo a 56,7 miliardi dai precedenti 51,1 miliardi. Il balzo è stato soprattutto trainato dall’aumento dei prezzi che nella media annua sono saliti rispetto al 2004 dell’ 8,53% per la benzina e del 17,98% per il gasolio. Seconda maggior voce di spesa è risultata quella relativa all’acquisto di autoveicoli a cui sono stati destinati 52,4 miliardi di euro, con un incremento sul 2004 contenuto nello 0,58%. La terza voce per importanza è quella relativa alla manutenzione, pari a 31,5 miliardi di euro. Rispetto al 2004 l’aumento è del 3% e deriva dalla dinamica dei prezzi delle prestazioni di officina e da una maggior spesa per le revisioni. La quarta voce di spesa riguarda l’assicurazione rc auto e ammonta a 22,4 miliardi con un incremento sul 2004 contenuto nello 0,60% e quindi decisamente inferiore ai forti aumenti degli anni precedenti. Alla spesa

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per la copertura rc auto occorre aggiungere quella per l’assicurazione incendio e furto, che assorbe 3,6 miliardi (+0,31% sul 2004). La spesa per i pneumatici sempre per il 2005 è stata di 9,5 miliardi (+1,35%), quella per il ricovero di 7 miliardi (+1,41%), quella per i pedaggi autostradali di 5,8 miliardi (+2,39), quella per i lubrificanti di 3,5 miliardi (+5,03). Infine la spesa per le tasse è stata di 5,6 miliardi (+1,82%), escludendo dal conto le imposte inglobate nel prezzo d’acquisto. LeasePlan ha disaggregato i dati anche a livello provinciale e regionale. UN TERZO E’ IN CAMPANIA Le frodi calano del 3% ROMA - Diminuiscono in Italia le truffe alle compagnie di assicurazione. Nel 2005, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Isvap, l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni, le frodi nell’Rc-auto sono state il 3,71% in meno rispetto all’anno prima. Segno di una maggiore correttezza degli automobilisti, che però non è equamente diffusa su tutto il territorio nazionale. Se infatti al Nord, e in particolare in Valle d’Aosta, gli assicurati sembrano ligi e trasparenti nei confronti delle compagnie, al Centro e in modo ancora più marcato al Sud, la tentazione di guadagnare più del dovuto da un incidente è piuttosto diffusa. Lo scorso anno, si legge in una circolare dell’Isvap sui fenomeni criminosi, le truffe a danno delle assicurazioni nel ramo rc auto sono state 90.322, con un’incidenza del 2,81% rispetto al numero complessivo di incidenti (era del 2,91% nel 2004). L’importo totale delle frodi è stato di 316,8 milioni di euro, ovvero il 2,44% dell’ammontare dei risarcimenti (2,47% nel 2004) e all’1,75% dei premi del ramo. L’analisi a livello territoriale, sottolinea l’Istituto, evidenzia che in alcune aree dell’Italia meridionale e insulare «il fenomeno criminoso, anche se in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente, continua a mostrare livelli sensibilmente superiori rispetto alla media nazionale». In Campania il numero di incidenti connessi con reati sono stati lo scorso anno 34.000 (+5,9%), circa un terzo del totale nazionale, con un’incidenza sul numero complessivo di sinistri del 13,11%.