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INTERNET: www.mariabolognesi.it E-mail: [email protected] Poste Italiane S.p.a. Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Rovigo - Trimestrale In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente che si impegna a pagare la tassa dovuta. PERIODICO DEL CENTRO MARIA BOLOGNESI ATTORE DELLA CAUSA DI CANONIZZAZIONE DELLA SERVA DI DIO MARIA BOLOGNESI ANNO XVII N. 2 APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2008 Niente ti turbi niente ti spaventi. Tutto passa Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla. Dio solo basta. S. Teresa d’Avila

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PERIODICODEL CENTRO MARIA BOLOGNESIATTORE DELLA CAUSADI CANONIZZAZIONEDELLA SERVA DI DIOMARIA BOLOGNESI

ANNO XVII N. 2APRILE - MAGGIO - GIUGNO 2008

Niente ti turbi niente ti spaventi.Tutto passa Dio non cambia.

La pazienza ottiene tutto.Chi ha Dio non manca di nulla.

Dio solo basta.S. Teresa d ’Avila

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2 Finestre Aperte

Allora come rieducarci alla pazienza se non ispirandoci alla pazienza misericordiosa del Padre.

Nei giorni della sua elezione al papato, nell’aprile 2005, Benedetto XVI ha parlato della pazienza di Dio: “Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore... Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza... il mondo viene sal-vato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini. La sapienza del cuore contempla anche la pazienza. Il tempo non scorre invano”. Il passo perpetuo delle lancette dell’oro-logio, dunque, non ci è nemico.

Nel Vangelo di Matteo, dove si racconta la parabola del grano e della zizzania, leggiamo l’esortazione a lasciar cre-scere entrambi per non correre il rischio di strappare il grano nello sradicare l’erba cattiva.

È uno dei tanti inviti alla pazienza e alla saggezza del saper aspettare che sgorgano dalla Sacra Scrittura. Il figlio prodigo (Lc 15,11-32) sarebbe stato perduto per sempre se il padre non avesse atteso pazientemente il suo ritorno; la dramma e la pecora (Lc 15,1-10) non sarebbero mai state ritrovate senza una lunga e fiduciosa ricerca. Quale sorte sarebbe toccata a Maria di Magdala, al pubblicano Zaccheo e agli Apostoli se Gesù non li avessi attesi?

Impazienti nella sala d’attesa della vita

Il più faticoso pazientare, peraltro mal superato, dai disce-poli fu proprio quello tra il venerdì della Passione e la Pasqua, proprio quei giorni però sono l’esempio vivo di come grazie alla fede un doloroso inizio possa concludersi in un luminoso tramonto.

Se vogliamo annunciare la speranza dobbiamo vestire di pazienza le nostre azioni. Non è facile, ma nemmeno impossi-bile, perché Dio tiene conto della nostra umanità.

Basta entrare in una sala d’attesa di un dentista e osservare le persone che aspettano per interpretare tutto ciò che è oppo-sto alla pazienza: chi batte nervosamente il piede, chi guarda continuamente l’orologio, chi sfoglia ossessivamente una rivista, chi cammina avanti indietro battendo i tacchi... Chiari sintomi di impazienza. S. Agostino, il grande Vescovo e Padre della Chiesa, riteneva che questa derivasse soprattutto dal fatto che abbiamo troppe cose per la testa e non ci concediamo mai un momento di pace e di silenzio.

Ogni volta che ci stiamo avvicinando ad una priorità inte-riore qualcosa o qualcuno ci richiama indietro, come fossimo palloncini legati ad un elastico, sollecitati da qualsiasi vibra-zione esteriore.

Abbiamo fretta di correre per appagare i nostri desideri, ma spesso proprio la fretta ci fa inciampare prima di arrivare

Tutto sembra franare sotto i nostri piedi, le cose non fun-zionano, gli amici sono indiscreti, in famiglia non ci si capi-sce, il quotidiano è insopportabile, basta niente perché tutti si mettano a gridare, a difendere le proprie ragioni, a erigere un muro sempre più insormontabile di non ascolto, e ognuno, da una parte e dall’altra di questo muro, parla nell’idioma coniato dal proprio egoismo, ripropone quella Babele in cui non c’è posto per l’intelligenza, per la tolleranza, per la pazienza. Incomincia dalla mattina, fino alla sera, in un lavorio incre-dibile di imprecazioni contro l’altro che in qualche modo ci mette i bastoni tra le ruote.

Immaginiamo di trasferire questo disagio analizzando una giornata tipo: appena svegli troviamo il bagno occupato e i calzini spaiati, solo una goccia di caffè nella moka, la coda al semaforo, il collega o il cliente petulante, un documento importante che tarda ad arrivare e la sera distrutti rincasiamo, mentre entriamo in doccia o la caldaia è bloccata e l’acqua è ghiacciata o suona puntualmente il telefono.

In queste scene quasi fantozziane dobbiamo aggiungere una dose massiccia di un certo ingrediente affinché i ritmi con-vulsi della vita moderna non ci portino a perdere il controllo.

Non avete indovinato di che cosa si tratta? Vi svelo un pic-colo indizio: è quella cosa che perdiamo facilmente. A questo punto avrete sicuramente capito che si tratta della pazienza.

Prevedibile è che ognuno di noi risponda giustificandosi che non è una qualità che appartiene al proprio carattere o che sono gli altri a minare la nostra sopportazione. Entrambe non sono giustificazioni poiché la pazienza non è semplicemente un atteggiamento interiore, ma una vera e propria virtù che come cristiani siamo chiamati ad esercitare.

Ogni giorno una briciola

Vi sembrerà una tematica inconsueta da affrontare, ma sono convinta che se ogni giorno ognuno aggiungesse una briciola di pazienza in più al suo stile di vita, probabilmente il mondo sarebbe meno affamato di vendetta e meno anime si perderebbero nella folle corsa.

La pazienza non è solo necessaria per non far implodere il nostro sistema nervoso, essa rappresenta anche una forma di energia indispensabile. Pensiamo al contadino: prepara il terreno, dissodandolo e concimandolo, semina, annaffia e soprattutto aspetta. Cita un vecchio adagio: ogni frutto ha la sua stagione, ma purtroppo l’uomo moderno è stordito come la pallina di un flipper, così coglie i frutti senza aspettare che siano maturi.

La mancanza dell’esercizio della pazienza si manifesta sia nelle giovani generazioni che si comportano come farfalle volando di fiore in fiore, mentre sono ancora bruchi, e sia negli anziani tant’è che si parla di impazienza senile dettata dalla sensazione di avere il tempo contato.

Editoriale

LA PAZIENZA FA SBOCCIARE LE ROSE“Lasciate che crescano entrambi...

...fino alla mietitura” (Mt 13,30).

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Finestre Aperte 3

sommario

EditorialeLa pazienza fa sbocciare le rose .............. pag. 2

25 aprileLa iucunditas di Maria Bolognesi .......... » 4

Il diarioMaria Bolognesi: epistola d’amore ........ » 6

Passa il testimone .................................... » 7

Sulle ali della PoesiaUna poesia per l’Italia ............................ » 8

1 maggioMaria Bolognesi, rosario di beatitudini .. » 10

Maria Bolognesi sorgente di musica ....... » 11

Un fiore di sangue nascosto ................... » 12

La posta di Maria ........................................ » 14

Una poesia per il quadro ............................ » 16

In ossequio al decreto di Urbano VIII, si dichiara di non voler attribuire a quanto di straordinario è narrato in questo giornale altra fede se non umana e di non voler prevenire il giudizio definitivo della Chiesa, al quale la Redazione intende sotto-mettere in tutto il suo.

Il Consiglio Direttivodel Centro ringrazia per le offerte

pervenute per la Causae le opere di Maria.

Per offerte:Conto Corrente Postale 26145458

FINESTRE [email protected]

Direttore Responsabile:Mons. Daniele Peretto

Direttore: Giuseppe Tesi

Vicedirettore: Ludovica Mazzuccato

Sede e Redazione:Centro Maria Bolognesi

Via G. Tasso, 49 - 45100 RovigoTelefax: 0425.27931

Aut. Trib.: Rovigo n. 8/92 del 30/07/1992

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in meta e anche quando riusciamo a raggiungerli siamo troppo stanchi per goderne pienamente. Il matematico e filosofo fran-cese Blaise Pascal scriveva che l’infelicità di un uomo inzia quando diventa inca-pace di starsene tranquillo nella propria stanza.

Forse, inconsciamente, abbiamo paura di essere pazienti perché il significa-to etimologico della parola pazienza deriva dal latino volgare patire. Sarebbe però riduttivo fermarsi a que-sto significato. La pazienza

dell’uomo è espressione della fede nella pazienza di Dio: una pazienza che esprime e rende presente la Sua misericordia. La pazienza è riflesso della carità, quando viene considerata nel suo aspetto di sopportazione del prossimo, come capacità di portare gli uni i pesi degli altri; è riflesso della speranza, quando è considerata nel suo aspetto di perseveranza nelle tribolazioni.

La scelta della sopportazione, dell’offrire l’altra guancia, unisce la virtù della pazienza alla disponibilità al perdono che passa attraverso e oltre l’offesa. Anzitutto, passa attraverso di essa, e non cerca invece di passare subito oltre: non tenta cioè di esorcizzare l’offesa mediante il disprezzo.

Nel Nuovo Testamento, in particolare in S. Paolo, il termi-ne che viene tradotto con pazienza è hypomonè: la resistenza, la capacità, cioè, di non scappare via quando un peso schiaccia dall’alto. Attraverso la resistenza l’uomo apprende positiva-mente la verità della propria speranza nelle cose patite. La virtù della pazienza educa a rispettare i tempi di Dio e di chi ci sta accanto e a riconoscere Dio come il giusto, che lavora nei tempi lunghi della storia.

“La pazienza è amara ma il suo frutto è dolce” (J.J. Rousseau)

Parlando di pazienza viene in mente una figura biblica molto nota: Giobbe e la sua pazienza. Però, se approfondiamo questo personaggio ci rendiamo conto che non era poi così paziente come siamo abituati a immaginare. Colpito da disgra-zie e sofferenze inaudite, egli si ribella, impreca contro Dio, dice che la collera di Dio si è abbattuta su di lui a torto, perché è innocente. Il concetto di pazienza non è necessariamente legato ad accettare passivamente e con rassegnazione le avver-sità, anzi, qualche volta, di fronte a qualcosa d’ingiusto, ci si può e ci si deve ribellare. Giobbe è un uomo di fede, ma la sua è una fede non silente, una fede che reagisce, che addirittura contende con Dio e che poi, proprio perché è stata passata al vaglio della ragione, sbocca in una fede ancora maggiore.

Nella Passione, Cristo incarna la pazienza: tolleranza, umiltà, carità, tranquillità, circostanza fortuita – anche la tentazione può divenire circostanza – affinché qualcosa resti, qualcosa il cui raggiungimento ha comportato la difficoltà, l’impegno e la disposizione costante.

Madonna della pazienza, Santuario della Cesarea (NA)

continua a pag. 4

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4 Finestre Aperte

La sofferenza cui pensiamo nel pronunciare la parola pazienza, non è patimento, passività, accettazione della morte, ma fa parte di quella dolcissima conquista che ci porta più vicini a Dio e meno irascibili tra noi.

Occorre dare tempo al tempo – come spesso amava ripete-re Giovanni XXIII, motivando quella sua espressione sempre serena e rasserenante – in questo modo ciò che assorbiamo dal mondo può essere filtrato dalla nostra anima per diventare come la perla nell’ostrica.

Tra i Padri della Chiesa è soprattutto San Gregorio Magno ad occuparsi della pazienza, parlandone come della “virtù spe-cifica dei tempi difficili”; si tratta, infatti, di una declinazione particolare della virtù della fortezza che assume un’importan-za decisiva soprattutto nelle persecuzioni e nelle tribolazioni e consiste nel sopportare il male presente, perché il Signore lo trasformi in bene per il futuro.

La pazienza, pillola miracolosa

La pazienza come peculiarità dell’amore è sottolineata da S. Paolo (1 Corinzi, cap. 13) quando elenca le quattordici qualità dell’amore: la prima e l’ultima sono la pazienza. S. Paolo non parla della “pazienza”, ma – in modo operativo e dinamico – dice che la carità pazienta.

Pensiamo quindi, quanto gioverebbe ai nostri legami affet-tivi rapportarsi con maggior pazienza.

Sicuramente tutti soffriremo meno di pressione alta.“Abbiate grande pazienza con tutti ma soprattutto con voi

stessi”, si raccomandava S. Francesco di Sales, allora allonta-niamo da noi la fretta di tagliare il fico sterile.

Mi tornano alla mente le parole di risposta di un’ultra-centenaria intervistata alla tv; alla domanda di quale fosse il segreto della sua longevità: accettare con pazienza tutto ciò che nel corso della vita ci può capitare... pensando che Dio non ci abbandona mai!

La pazienza è la più eroica delle virtù, giusto perché non ha nessuna apparenza d’eroico, asseriva Giacomo Leopardi, “ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza” (Rm 8,25).

Maria Bolognesi, maestra di pazienza

E quando proprio ci scappa di perdere la pazienza?Pensiamo a Maria Bolognesi, paziente nella povertà e nella

malattia, con i famigliari, con i bisognosi e con chi la criticava e la umiliava. E quando le forze umane venivano meno, pro-vata dalla sofferenza fisica, Maria pregava. Sgranava paziente-mente il Rosario e aspettava fiduciosa che Gesù suggerisse al suo cuore ogni soluzione. In questo modo la voglia di sbuffare anche per noi si trasformerà in un sospiro di sollievo!

E per gli amici della Serva di Dio, che hanno vissuto in questi ultimi mesi gli avvenimenti legati alla traslazione delle sue spoglie mortali nella chiesa di Bosaro, si propone la paziente attesa di poterla chiamare Beata.

Ludovica Mazzuccato

continua da pag. 3

CuriositàPazienza si chiama anche una parte dell’abito di alcuni ordini religio-si ed ha lo stesso significato di scapolare.

Giornata di preghiera

LA IUCUNDITAS DI MARIA BOLOGNESI! Nel pomeriggio di venerdì 25 aprile presso la Chiesa

Parrocchiale della Sacra Famiglia di Ferrara, per il terzo anno consecutivo è stata celebrata la S. Messa presieduta da Padre Raffaele Talmelli, oblato benedettino vallombrosano, il quale durante l’omelia ha offerto un commento partico-larmente toccante alle Letture del giorno.

Significativo il passaggio che andiamo a riportare:«Durante il nostro viaggio terreno, o dalle nostre case

fino alla chiesa – ma è l’allegoria del viaggio che ognuno di noi sta compiendo su questa terra – abbiamo sicuramente bisogno di compagni di viaggio: abbiamo sempre bisogno di qualche autista, o di qualcuno che ci dà qualche soccorso lungo la strada per potere arrivare alla meta. La meta di ogni cristiano qual è? Conoscere ed amare Dio quaggiù per goderlo eternamente in cielo – diceva il vecchio Catechi-smo di San Pio X. Allora, in questo cammino per conoscere ed amare Dio quaggiù, ecco dove ci dobbiamo fermare ed ogni tanto alzare lo sguardo, per ricordarci che è un viaggio con uno scopo ben preciso: godere la presenza di Dio eter-namente in cielo con lui. Durante questo viaggio il Signore ha seminato dei compagni e delle compagne di viaggio che ci aiutano anche quando si è stanchi, riescono a prenderci sotto braccio e ci avvertono anche dei metodi per fare meno

25 aprile 2008 Chiesa della Sacra Famiglia (FE)

I celebranti: da destra Mons. Daniele Peretto, Padre Raffaele Talmelli e Padre Antonio dei Carmelitani Scalzi

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Finestre Aperte 5

25 aprile 2008 Chiesa della Sacra Famiglia (FE)

fatica, ci avvertono dei pericoli. Que-sti compagni di viaggio sono proprio i Santi, i Santi che il Signore ha messo nella nostra vita.

San Pietro oggi suggerisce di umi-liarsi sotto la potente mano di Dio, perché Dio resiste ai superbi. In che modo umiliarsi? Gettando in Lui ogni preoccupazione. Non è facile, perché gli esseri umani hanno l’intelligen-za, fanno i loro conti, i loro calcoli, le loro previsioni; umanamente noi tutti facciamo quello che possiamo. Però, dopo avere fatto tutto quanto era in nostro potere, vediamo che le cose non stanno prendendo il verso desiderato, che ci sarebbe piaciuto e per il quale abbiamo pregato. Cosa bisogna fare allora? Dal nostro com-portamento si capisce quali siano le persone che stanno camminando sulla via della santità rispetto a quelle che stanno arrancando ancora un po’ nelle retrovie.

Gettando in Lui ogni preoccupa-zione. San Pietro non si riferisce sol-tanto ad alcuni tipi di preoccupazione, bensì a tutte. Anche la parola greca riportata nel testo originale dice pro-prio: “tutte le preoccupazioni”. Allora capiamo perché i santi sono sempre sereni e perché sul loro volto brilla quella gioia che i teologi hanno chia-mato “iucunditas”.

Possiamo capire bene – chi l’ha conosciuta lo sa – che se c’era la gioia sul volto di Maria Bolognesi, se c’era la serenità sul suo sguardo, se c’era la iucunditas, non era certo perché

tutte le cose le andavano bene, perché godeva di una buona salute, perché aveva avuto delle fortune finanziarie, o perché i suoi progetti stavano pren-dendo tutti la via migliore. La sua è stata una vita disseminata di spine e di croci a più non posso, ma nulla poteva farle perdere quel sorriso delle labbra, e quando le labbra non potevano più sorridere, le ridevano gli occhi! Era la gioia della iucunditas che brilla sul volto di chi si è abbandonato com-pletamente a Dio, nonostante tutte le avversità che il maligno semina sulla nostra esistenza. C’è chi vi riesce meglio, chi vi riesce solo in parte e chi per niente. Non bisogna però mai perdere la speranza, perché la vita cri-stiana è un cammino e la misericordia di Dio è infinita.

I cristiani sono chiamati a mettere in pratica la parola di Dio nella loro

Assemblea dei fedeli

vita, e bisognerebbe avere tante testi-monianze di cristiani dal volto sereno, perché di fronte ai loro problemi sanno gettare in Dio ogni loro preoccupazio-ne. Non che non le abbiano, ma sanno che, se il Signore lo permette, è per un bene maggiore, e se non lo capiremo di qua, lo capiremo nella vita eterna, dove – disse un Santo – avremo la gioia di comprendere tutti i perché della Provvidenza, della nostra vita personale e della storia del mondo.

In questa occasione chiediamo proprio a Dio, per intercessione della Serva di Dio Maria Bolognesi, la gra-zia di sapere anche noi gettare in Dio ogni nostra preoccupazione, e in cam-bio avremo la serenità del cuore».

Si è rivelato particolarmente inte-ressante scoprire la iucunditas e lascia-re che ne entrasse un po’ nel cuore!

La S. Messa è stata allietata dalla Corale Polifonica di Porotto (FE) diretta dal Maestro Teresa Auletta; un grazie particolare ad ogni suo compo-nente che offrendo il proprio talento ha permesso all’assemblea di lodare Dio attraverso la suggestiva arte della musica e del canto.

Ringraziamenti dovuti anche al parroco della Chiesa della Sacra Famiglia, don Andrea Turazzi, sempre generoso nell’ospitalità, a Padre Tal-melli e a tutti i concelebranti.

Un arrivederci alla città di Ferrara che, come accolse Maria Bologne-si, ogni anno accoglie calorosamente questa iniziativa.

La Corale Polifonica di Porotto (FE)

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6 Finestre Aperte

Ai giorni nostri, alienati dalla faci-lità quasi ossessiva di comunicare, lo strumento epistolare è finito nel dimenticatoio e con esso la magia della parola scritta a mano, che come un’onda arriva a lambire il cuore di chi la beve con gli occhi, spesso assetati di speranza e di bisogno di comprensione.

La Serva di Dio Maria Bolognesi, nel coltivare con infinita dedizione e delicatezza d’animo la moltitudine di rapporti umani, utilizzava con assidui-tà anche la corrispondenza epistolare.

Ella, infatti, lascia in eredità spiri-tuale un patrimonio infinito di corri-spondenza, indispensabile per ridise-gnare la sua spiritualità, e altrettanto utilissima come mappa di fede a cui affidarsi.

Proponiamo un breve brano tratto dal suo diario del 1967, dal quale emerge come la vita della Serva di Dio fosse una lettera d’amore inte-ramente dedicata al suo prossimo. Si prende sempre cura di tutti, specie di quelli che sono disperati perché hanno perso la fede o stanno attraver-sando un momento di sbandamento che rischia di portarli fuori strada; e se non può arrivare a far loro del bene direttamente con la parola, si prodiga attraverso la corrispondenza. Que-sto mezzo, che cura con attenzione, diventa occasione per lei di indicare alle persone la via dell’amore che tiene uniti.

È il 26 marzo, giorno di Pasqua, e Maria annota:

“... penso a tanti giovani sventu-rati, a gente senza fede, senza cuore, senza pietà: sono proprio sofferenze che non si possono misurare.

Ho dei casi veramente tristi, pie-tosissimi, di gente fuori strada; Gesù non può lasciarmi così amareggiata, supplico sempre la sua misericordia e

Maria Bolognesi: epistola d’amore

Il Diario

la santa mano della Madonna, dispen-satrice di grazie.

Per la soluzione di certi casi pas-sano anni e anni... Ho avuto una giovane disperata per quante ne ha fatte. Pianino la presi, le parlai in lungo e in largo della misericordia di Dio; [le dissi che] se vuole, le troverò un sacerdote per ritornare a respira-re quella pace santa che da anni le manca.

Ho combinato tutto, ho parlato per bene con un missionario, gli ho spie-gato ogni cosa chiedendo che usasse tanta pietà con questa giovane e non la sgridasse.

Nella vita quante dure prove e quante anime vanno perdute!

Voleva confessarsi in mia presenza. Le dissi: “guardi sorellina, il sacerdo-te sa tutto, gli ho spiegato io, lei ripeta le stesse cose e troverà un papà”.

La giovane venne fuori dal con-fessionale piangendo e mi abbracciò, ripetendomi che voleva confessarsi e comunicarsi ogni domenica.

Nel mio piccolo vedo, sento e mi rattristo per certi casi. Quanto vorrei fare per queste anime”.

Si sarebbe tentati di associare le sofferenze fisiche e morali di Maria, anima particolarmente generosa e sen-sibile, ai tanti problemi che affliggono le persone che ama; sappiamo quanto soffra e preghi per vederle guarite, mentre, talvolta la loro vita si sta spegnendo o si è già spenta, perché la volontà di Dio è sovrana.

Per esempio, la morte del giova-ne Paolo di Ferrara, un ragazzo di 18 anni, non la trova impreparata al contrario dei genitori; infatti, profon-damente addolorati per questo evento luttuoso, riversano sul fragile fisico di Maria le loro amarezze, non solo, ma anche alcuni dubbi sul suo modo di procedere.

Con eleganza, tatto e carità cristia-na, Maria prontamente dipana il gro-viglio di tanti pensieri contorti, senza lasciarsi abbattere da quanti non sanno usare nei suoi confronti la stessa carità che Cristo vuole si usi, sempre, verso ogni fratello.

Leggiamo ora parte della lettera accorata scritta da Maria ai genitori di Paolo:

“...Non scrivo per persuadere, scrivo con il cuore, abbracciandovi nel dolore. Al caro Paolo, che dal Paradiso gode e vi è vicino, voi avete fatto tutto e a lui i medici hanno fatto tutte le cure necessarie. Pure il dot-tore vi disse che non è questione né di denti né di fisici deboli, in quelle malattie...

Per Paolo avevo fatto promesse anch’io, anche se non vi conoscevo. Credetemi, potete parlare con qua-lunque persona o medico, vi diranno quello che vi scrivo io. Di casi ne ho visti a centinaia ed è difficile che sbagli...

State certi, non avete rimorsi nel-l’animo: gli ammalati non solo li seguo con il cuore e la preghiera, ma ricorro sempre a spiegazioni mediche quando non ci arrivo...”.

Attraverso l’esempio di Maria Bolognesi, possano queste righe non solo riaccendere in noi la voglia di usare il mezzo epistolare per tene-re vivi i rapporti interpersonali, ma anche ci ricordino di parlare con il cuore, perché in esso Gesù riversa tutto il suo amore per ognuno di noi.

Documenti tratti da Maria Bolognesi, una mistica

innamorata di Cristo, dei poveri e degli ammalati di G. Giacomini

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Finestre Aperte 7

Passa il testimone

Villanova Mondovì, 12 Febbraio 2008

Molto Reverendo Parroco di Bosaro,

Sono una Suora Missionaria della Passione di N.S.G.C. di Villano-va Mondovì. Mi chiamo Suor Rosina (Manfrinato Anna Maria). Nella trasmissione del 31 Gennaio, durante la “Serata Sacerdotale”, di “Radio Maria”, ho sentito parlare di Maria Bolognesi e mi ha fatto tanto piacere perché mi ha fatto rivivere i ricordi della mia fanciullezza. Penso questa fosse già la seconda trasmissione, comunque posso confermare tutto quello che è stato detto, in quanto io l’ho conosciuta personalmente, poiché siamo state vicine di casa, tra le borgate “la Banchina” e “la Masa”, perché lei era ospite della famiglia Piva Ferdinando.

Era soprannominata Maria Battisguazzo. Intratteneva i bambini, compreso mio fratello Ermes Dante, che aveva 3 anni: li faceva giocare, insegnava loro a scrivere, a pregare e faceva loro fare delle processioni per onorare la Madonna. Alla festa del Corpus Domini poi, si preoccupava che fossimo tutti ben vestiti, ci dava i cestini con i petali di rosa da spargere davanti al Santissimo. Desiderava e faceva in modo che la Processione fosse molto solenne.

In quel tempo il Parroco era Don Sante Magro.Ricordo che Maria portava sempre un vestito nero, lungo a pie-

ghe con un colletto bianco a punta. Aveva gli occhiali e camminava molto raccolta.

Qui con me ho una zia novantaquattrenne, proveniente da Cre-spino, che ha conosciuto molto bene la famiglia di Maria. Quando le ho parlato della trasmissione lei mi ha detto: “la famiglia Bolognesi era molto povera, spesso non avevano da mangiare, Maria era molto buona”.

Il 2 settembre 1951 io sono venuta in Piemonte perché insistevo che volevo farmi Suora e il Parroco Don Sante mi ha indirizzata a questa Congregazione dove c’erano già altre compaesane, compresa una mia zia che veniva da Crespino. Poi il Parroco conosceva bene la Fondatrice.

Da quel periodo non ho più avuto contatti con Maria Bolognesi, anche se da qualche anno ne sentivo parlare.

Mi auguro che al più presto si possa raggiungere il traguardo della Beatificazione a gloria di Dio e a bene delle anime.

Reverendo Parroco, mi permetto di inviarle una mini biografia della nostra Fondatrice, Serva di Dio, Madre M. Margherita Lazzari, pensando di fare cosa gradita.

Prometto un particolare ricordo nella preghiera secondo le Sue intenzioni, fiduciosa del Suo ricambio all’Altare.

Auguro buona Quaresima e Santa Pasqua; il Cristo Risorto illu-mini il nostro cammino, perché possiamo seguire le sue orme.

Gradisca devoti ossequi. Suor Rosina Manfrinato

Maria Bolognesi:IL DONOdi averti conosciuta

Abitavamo a “Crespino” nel Polesinedove le acque del fiume Poscorrevano languideverso la foce del mare.Vestita di nero attraversavi di frettale vie del paese. Ti additavano come “ragazza strana”ma il Signore – proprio allora –germinava nel tuo cuore il suo misericordioso amore-amare.

La vita mi ha portato lontano.Tu sei rimasta perché la tua bontàaveva il respiro del cielo.Cominciasti a spargere il benelenendo la sofferenza degli ammalatinegli ospedali, amando i bambini,distribuendo ai poveri un pezzo di pane,vestendoli, accogliendoli, creature di Dio.

Cristo crocifisso ti aveva scelta come sposa per condividere con “Lui”la passione del Calvario.Segretamente parlavi con il tuo sposo divino...

Ti hanno risvegliata dal sonnoabissale della morte corporaleper tumulare le tue spoglienella chiesa di Bosaro dovehai ricevuto il Sacramento del Battesimo.Innumerevoli pellegrini verrannoa porgerti preghiere di intercessione,accenderanno candele votive, ti manderanno un bacio, così, con la mano.

Quando anch’io verrò a trovarti,non parleremo della nostra estrema povertàma ricorderemo la bellezza della campagnastemperata nei tuoi disegni colorati,i prati verdi d’estatei filari dei pioppiil canto del cucùloi cespugli di rose profumatenegli orti delle vecchie case del borgoil cielo trapuntato di stelleche le acque del fiume rispecchiavanotrascinando il tremolio argentatoverso il paradiso dei Santi.

Andrea Rino FarolfiMaria Bolognesi alle elementari

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8 Finestre Aperte

ITALIA

Maria Angela Nonanta di Asti

Italia paese dai mille colorit’immagino come una bella reginail cui capo è coronato da tanti orile ALPI e gli APPENNINIe tutti i tuoi verdeggianti giardinipercorsi dai fiumi tuoi gagliardi che...scendono a mareed a personaggi illustri fan pensarepoeti, santi, navigatori a cui hai dato i nataliper vederli poi prendere le ali!ITALIA, o patria mia bellapure nella “MONNEZZA” di NAPOLIriesci a trovare una stellada appiccicaread un finto mare pulitoche il core sa sempre portare in carrozzelladeh ITALIA, quanto sei bella!In TE, PATRIA mia TANTI hanno credutoecco ti saluta con onore il giovane EROECADUTO.

La natura del bel Paese si intreccia con il passato e con il presente per tracciare un affresco patriottico e realista.

ITALIA

Marco Boncianidi Firenze

Siamo la risacca del passatoSulla spiaggia animali mortiSogni infranti come onde sugli scogli.Sparsi tra le dune salmastreMostrine e corone di imperatoriAllori di poeti e cetre di aedi.Là dove la risacca schiumaI detriti che non vogliono andare a fondoNonostante i capitani abbiano giàAbbandonato la nave. L’Italia spiegata nella metafora del mare, elemento che appartiene al suo paesaggio. La nave sta affondando, ma l’italiano non va a fondo.

ITALIA

Daniela Muraca di Rovigo

O cara terra,dal sole scaldatae che al sole sempre aspirise nubi nere il tuo orizzonte spezzano,ad una ragazza somiglicon zaino e libri in spalla,di corsa alla stazione verso un trenoe verso un giorno ancora nuovodi studio e di speranza,aurora di amicizia e di nascenti amori.Ma anche una madre premurosa sembriun po’ affannata,divisa fra la scrivania in ufficioed il focolare a casae che subito ti spaventise il telefono suonae tu chiedi:“Il bimbo come sta?”“Oh, la febbre ha!”Che dire se le sacre vesti indossidell’abito talare?Anche tu, sorella, lo sguardo offriper conforto donarecon quiete nei gestie con il sorriso fugace, ma deciso.O dolce Italia,nell’abbracciare ogni ruolotu sei un popolo ed una Nazionese ti scoprirai bambina felicein un solo afflato d’amore.

L’autrice umanizza l’Italia e con la voglia di farla crescere si riscopre nell’amore comune per la patria il punto dove ripartire.

ITALIANA-MENTE

Agnese Monaco di Roma

Italiana è la mia mente,dolce sibilo di tricolori trasparenze,ove il cuor spesso si infervora,ricordando sommi poeti,musicisti e letterati,che della nazione ne fecero stendardo.Tra laico e divino il soave stivale,accoglie a sé i suoi figli,reduci di tormenti ed atroci guerre,uniti nella pace e nell’amor glorioso.Nel perdono è il nostro dono,per color che ci hanno ferito,distruggendo giovani vitedi color che hanno sacrificato l’anima per giustizia e libertà.Italiana è la mia mente,universale è il mio cuore,di Dio è la mia anima.

Il gioco di parole che inizia dal titolo sotto-linea che per l’autrice l’essere italiani non è semplicemente un fatto anagrafico, ma bensì un modo di pensare.

TERRENO NATALE

Elisa Lodi di S. Giorgio Mantovano (MN)

I mpareggiabile di storia T radizioni e memorie A ttenta all’ appetito L ibidine di gusti e sapori I ntrovabile dovizia sonora, A ncor’oggi mi commuove.

In passato si è raggiunt I Altri luoghi e cin T’ Il cuore di placat A Veemenza guardando il cie L Mai si scordano i terreni natal I Ché se si fugge poi si torn A.

La bella idea del doppio acrostico fa sopras-sedere a qualche licenza poetica di troppo, ma sicuramente la poesia della giovane autrice riesce a tracciare un ritratto efficace.

Rubrica a cura di Ludovica Mazzuccato

UNA POESIA PER L’ITALIALe poesie premiate

L’ampia partecipazione alla tematica tricolore ha superato le nostre aspettative; indubbiamente questo ha reso più ardua la scelta, ma è una soddisfazione immensa immergersi nei versi ricevuti perché essi sono pregni del passato, del presente e del futuro della nostra società.

La sensibilità poetica dei partecipanti si è rivelata in grado di fotografare con sano realismo l’oggi del nostro paese e, con l’originalità che contraddistingue il made in Italy, di costruire solide speranze in nome di una storia scritta con il sangue dei patrioti.

Da segnalare la grande maggioranza di concorrenti poetesse: a quanto pare le nuove eroine sono armate di penna! Ancora una volta, grazie a tutti gli artisti che, dando adesione alle nostre iniziative, permettono alla poesia di continuare ad entrare dalle nostre finestre!

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Finestre Aperte 9

Sulle ali della PoesiaBELL’ITALIA

Chiara Sorino di Monopoli (BA)

Ho chiesto di viverein un Paese dalla Luna d’argento.

E il folletto, nella sua sfera magica,mi ha condotto per manotra chiese e monumenti,rovine e musei,mare e montagne,colline e alture ambrate.

Era un sogno sorvolarelo Stivale dalle millee mille sfumature,col fiato mozzato e l’orgoglio nel cuore!

Un sogno presto sconfittodalle brutture della società,dall’inflazione, dalla disoccupazione.

E mi chiedo perché, bell’Italia,patria di artisti, poeti e viaggiatori,mi costringi a volare altrovee a guardarti con nostalgia, lontano.Eppure, desideravo soltantoun futuro nella terra degli avi,quella cerniera con l’Est,spesso sola e dimenticata.

La fantasia è il filo d’Arianna che collega questi versi e conduce il lettore in un viaggio disincantato attraverso l’Italia.

PATRIA MIA

Daniela Sias di Porto Ceresio (VA)

Io ti guardo Patria mia,piango per la nostalgiache ne è stato dei valori?Cosa sono i tuoi colori?

Rosso il sangue innocente,guarda quante morti bianchecom’è dura la salitae non sembra mai finita!

Però sola non son io che lassù c’è ancora Dioè Lui la nostra rispostatutto il resto poco importa.

Dai! Facciamoci coraggioe lanciamo il messaggioperché brilli ancora il solee risplenda il tricolore.

Perché il verde sia speranzaperché il bianco la purezzaperché il rosso solo amoreoh! Italia del mio cuore!

Versi consapevoli ma estremamente pieni di speranza che lavano il tricolore con la fede per renderlo più brillante.

RICORDI ITALIANI

Anna Maria Vannini di Livorno

Mille città fatate sotto lo stesso sole.Sorridon nella notte casette e campanili, sotto un cielo di cartadisegnano un presepe. Ogni tuo sasso è storia, ogni tuo fiore è arte.Parole dolci, care,lievi, come poesie.La pioggia danza e cantail vento è sinfonia.Il tuo mare e il tuo cielo nasconderò negli occhied il tuo caldo sole proteggerò nel cuore.Lascerò le ferite e il dolore,le bellezze violateed i fiori spezzati.Infilerò in valigia soloi sogni in riva al mare,i tramonti infuocati,le notti al chiar di lunaall’ombra di un sospiro.

Quasi un delicato quadro naïf: in questo paese si può ancora sognare!

QUESTO PAESE

Crescenzo Invigorito di Afragola (NA)

È come l’uva questo paese,raccolto a chicco a chiccospremuto del sangue senzaun grido di dolore.È come la vite questo paese,concimata di sole e di speranza,dai morti del risorgimento edalle bombe dei carnefici.È di nuovo morto questo paese,ucciso da un assassino invisibile,sventrato delle sue intimità,che con vergogna prima la genteportava coperte quando usciva.È seppellito ormai questo paese,sotto il fango martoriatoda milioni di piedi cheancora calpestano e nonsanno cos’è un paese.

Originale il paragone enologico, settore in cui l’Italia è rinomata. Tra le righe si legge che sono gli italiani a fare l’Italia e da lì si deve ricominciare.

Per scoprire il tema della prossima iniziativa

andare a pag. 16!Partecipate numerosi!

PAESE MIO

Eliana Leoni di Nuoro (NU)

O patriota,scegli il meglio della tua vita e consegnalo alle genti che per sfortuna non recarono preghierae tutto taceva in quel giaciglio senza figli e ossa.O patriota,conserva il loro suggello di pace recondita,che la solitudine ha fatto allontanare dal destino di una lotta.Patria, cielo piumato e raggio di meriggio,poni al capo una corona di stelle,che il Diletto sia voce del tormento,del suo paese accolto nella lirica di un deserto.

Il patriota non è solo un personaggio del passato, il suo spirito aleggia e vive in ogni italiano affinché ci sia sempre voglia di lottare.

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10 Finestre Aperte

La festa di S. Giuseppe lavoratore nella Chiesa di Bosaro (RO) è stata vissuta come un momento di intensa comu-nione, infatti la S. Messa delle 10.30 è stata presieduta da S.E. Mons. Lucio Soravito de Franceschi, Vescovo di Adria-Rovigo, in occasione della tumulazione della Serva di Dio Maria Bolognesi.Il Vescovo, dopo aver scandito durante l’omelia la necessità di portare nel luogo dove si lavora i valori della cristianità, ha pronunciato un breve discorso che pensiamo sia dovero-so riportare: esso infatti rappresenta il fiore – che profuma della spiritualità della Serva di Dio – che appuntiamo all’occhiello dell’operazione esumazione-tumulazione.Gioiosa conclusione, palpabile atmosfera di una comunità con il cuore in festa, che si stringe intorno al suo buon pastore per ringraziare Dio di aver donato un esempio di fede come quello di Maria Bolognesi.

Intervento, al termine della S. Messa, di S.E. Mons. Lucio Soravito de Franceschi, Vescovo di Adria-Rovigo

Il 15 aprile scorso è avvenuta l’esumazione delle spoglie mortali della Serva di Dio Maria Bolognesi dal cimitero di Rovigo e la sua traslazione e tumulazione in questa chiesa parrocchiale, nel paese in cui Maria Bolognesi è nata, è stata battezzata ed è vissuta nei primi anni della sua vita.

Si è potuto pervenire a questa tumulazione privilegiata, come viene chiamata canonicamente, grazie al fatto che è in atto la Causa di beatificazione di Maria Bolognesi; ma per questo stesso motivo, questa traslazione si è dovuta fare in forma strettamente privata, come prescrivono le norme

canoniche relative alle cause di beatificazione, perché la beatificazione non può avvenire a furor di popolo, ma deve avvenire in base a regolare processo, che deve svolgersi con piena normalità.

In questo momento ho il dovere e insieme il piacere di ringraziare quanti si sono adoperati perché questa trasla-zione potesse realizzarsi. Quando mi è stata fatta questa richiesta, sia dal Centro Maria Bolognesi che dal postulato-re della causa padre Tito Sartori, mi sono reso pienamente disponile perché questa traslazione avvenisse.

È avvenuta grazie alla collaborazione pronta di molte persone: innanzitutto il Tribunale Ecclesiastico di Rovigo con il Delegato vescovile Mons. Claudio Gatti, il Promo-tore di giustizia Mons. Valerio Valentini, il Notaio Mons. Giorgio Seno e lo stesso Postulatore della Causa di beatifi-cazione Padre Tito Sartori; poi il vostro parroco don Camil-lo Magarotto, che ha creato le condizioni e si è adoperato in tutti i modi perché questa traslazione avvenisse; il Centro Maria Bolognesi e in particolare la sua Presidente dottores-sa Giuseppina Giacomini; l’Amministrazione Comunale di Bosaro, in particolare il Vice Sindaco Oscar Tosini, che è qui presente a rappresentare l’Amministrazione, che ha tra l’altro esplicato con dedizione particolare le varie pratiche burocratiche, soprattutto nell’ambito civile, necessarie per la traslazione di una salma; poi il personale medico del-l’Asl 18 di Rovigo, gli operai addetti alle onoranze funebri del cimitero di Rovigo, l’Architetto e l’impresa che hanno realizzato in questa chiesa la tomba, semplice ma insieme luminosa (che quasi dà luce a tutta la chiesa ed è anche significativo questo fatto), in cui oggi riposano le spoglie mortali della Serva di Dio Maria Bolognesi. Poi, non so se ho dimenticato altre persone, ecco in caso mi fossi dimen-ticato voglio davvero ringraziare tutti quelli che si sono adoperati in tutti i modi perché questa traslazione potesse avvenire.

Sono convinto che per voi, per tutti noi, ma per voi in particolare fratelli e sorelle della comunità di Bosaro, natu-ralmente in particolare per il Centro Maria Bolognesi e per tutti quanti hanno conosciuto e stimato Maria Bolognesi, accogliere le spoglie della vostra compaesana dalla fede luminosa non sia soltanto un fatto materiale per ricordarla, ma sia una modalità encomiabile per onorarla e per esaltare il suo esempio di vita cristiana.

Accogliendo Maria Bolognesi nella vostra chiesa in un tempo di crisi di ideali, voi la proponete a tutti come un modello di vita semplice da imitare, come un invito a tenere saldi i valori della fede cristiana, della libera fede,

MARIA BOLOGNESI, ROSARIO DI BEATITUDINICelebrata una S. Messa dal Vescovo per la tumulazione

1 maggio 2008 Bosaro - Chiesa di S. Sebastiano

S.E. Mons. Vescovo e i concelebranti

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della sobrietà, della solidarietà, dell’amore ai piccoli e ai poveri. Penso che abbiamo più che mai bisogno di tenere stretti questi valori per non smarrirli in questo tempo, in questa cultura “liquida”, come la chiamano i sociologi, in cui non si hanno spesso punti di riferimento. Tenere vive le testimonianze di questi testimoni della fede e di questi valori è davvero importante.

Rispettosi del giudizio della Congregazione per le Cause dei Santi, attendiamo con pazienza il momento in cui ci tro-veremo qui per chiamare Maria Bolognesi con il titolo che si addice a chi ha trasformato la sua esistenza in un rosario di beatitudini. E io mi auguro che anche lo svolgimento del Sinodo che stiamo per incominciare – sarà indetto per saba-to 10 maggio – possa diventare uno stimolo, un’occasione ulteriore per accelerare questa beatificazione.

Nel frattempo gustate la gioia di averla in mezzo a voi e vivete quei valori che la nostra Serva di Dio ha praticato, per dare un senso autentico alla vostra vita e per contribuire a costruire un mondo sempre più giusto, più fraterno e più solidale.

Ora procediamo: mi avvicinerò alla tomba, ci avvicine-remo con i sacerdoti e i ministranti alla tomba dove ripo-sano le spoglie mortali della Serva di Dio Maria Bolognesi per l’aspersione e l’incensazione, quello che facciamo sempre in tutte le situazioni per i nostri cari che salutiamo, dove l’aspersione ricorda che grazie al Battesimo la sua vita, come la nostra, ha dentro di sé i germi della risurre-zione, e l’incensazione viene a ricordare che quel corpo, come i corpi di tutti i battezzati, sono sacri perché sono stati tempio dello Spirito Santo e perché sono destinati alla risurrezione finale.

Accompagniamo ora con la preghiera questo momento in cui vogliamo onorare la nostra Serva di Dio:

“Il Signore sia con voi, preghiamo:Ascolta o Dio la preghiera che la comunità dei credenti innalza a te nella fede del Signore risorto e conferma in noi la beata speranza che insieme alla nostra sorella Maria, dolce esempio di perfetta carità, risorgeremo in Cristo a vita nuova per Cristo nostro Signore”. Amen

Bosaro - Chiesa di S. Sebastiano

Il momento dei ringraziamenti con il Sindaco di Rovigo

Dall’incensazione al tumulo all’armonia dell’organo

MARIA BOLOGNESI SORGENTE DI MUSICA

Dopo la commovente S. Messa nella mattinata presso la Chiesa Parrocchiale di Bosaro (RO), presieduta da S.E. Mons. Lucio Soravito, nel tardo pome-riggio la prof. Paola Chiarion ha tenuto un concerto d’organo presso la Chiesa S. Maria dei Sabbioni di Rovigo.

Eccellente l’esecuzione mu-sicale dai toni raffinati ed ele-ganti, tipici di un’artista che attraverso la musica fa traspari-re la sua anima sensibile e delicata; da Domenico Zipoli a Pietro Morandi, un applauditissimo excursus dal ’600 all’800 che ha fatto rivivere il prezioso Callido, organo del 1700, presente nella chiesa di viale Oroboni.

Tra il pubblico anche il Sindaco di Rovigo, Prof. Fau-sto Merchiori, che ha donato alla prof. Chiarion, al Retto-re della Chiesa Mons. Daniele Peretto e agli organizzatori il gagliardetto della Città di Rovigo.

Gli intermezzi musicali sono stati allietati dalla lettura di poesie di Giuseppina Giacomini, Presidente del Centro Maria Bolognesi, tratte dal volume “Maria Bolognesi Segreta Sorgente” e recitate da Ludovica Mazzuccato.

Una serata veramente speciale che ha favorito una piacevole scoperta: sotto il segno della Serva di Dio si possono vivere momenti indimenticabili perché una goc-cia di quella “sorgente” che è Maria Bolognesi si rigenera nei cuori come preghiera, poesia o nota, essendo Maria sempre pronta per donarsi a tutti noi, dissetando il nostro bisogno di speranza!

Un grazie speciale alla prof. Chiarion che ha offerto il suo talento affinché si creasse questa occasione in più per divulgare la figura della Serva di Dio.

S.E. Mons. Vescovo benedice il tumulo

Prof. Paola Chiarion

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12 Finestre Aperte

A offrirmi l’ispirazione del titolo è prima di tutto un ricordo d’infanzia. Un’infanzia vissuta (e goduta) nel mio Polesine in un piccolo paese di cam-pagna, con un gruppo di piccoli amici fedeli, errando per campi arati e semi-nati di fresco o rigurgitanti di tenere piantine appena spuntate, tra filari di uve mature e distese di grano.

In particolare, in primavera, cor-rendo sui prati verdissimi, alla caccia di... viole mammole, piccole e nasco-ste tra le foglie. E il grido di gioia di chi correva di più e arrivava prima: “Ecco le viole! Ho trovato, ecco le viole!”.

Le piccole viole dei prati saran-no sempre il simbolo dell’umiltà. Ci sono persone virtuose che fanno sfog-gio delle loro virtù. Al contrario, altre persone che preferiscono nasconder-le, contente solo di essere viste dal Signore. Questi sono gli umili, i santi. Queste sono le viole mammole della santità.

Maria Bolognesi era umile. Ma essa non era semplicemente una per-sona umile. Era un’anima dotata di doni straordinari, che essa però cer-cava di nascondere, anche se ciò la faceva apparire agli occhi dei super-

Maria Bolognesi UN FIORE DI SANGUE NASCOSTO

ficiali e degli increduli una fanatica religiosa, una “fissata”, una malata mentale. Pensiamo ai fenomeni misti-ci che Maria ha cercato sempre di tenere lontani dagli occhi dei curiosi e degli esaltati.

Basti pensare a due fatti in se stessi visibili: gli anelli preziosi del fidanza-mento e del matrimonio spirituale che Maria ricevette in dono da Gesù e che ella portò al dito durante molti anni facendoli passare quasi inosservati.

I fenomeni mistici rilevanti nella vita di Maria Bolognesi sono, assieme agli anelli, le visioni estatiche, i sudori di sangue, le stimmate e le flagella-zioni; a tal riguardo, invito a leggere quanto il Postulatore della causa di canonizzazione, Padre Tito M. Sartori, nel suo libro “Maria Bolognesi - Vita - Esperienze Mistiche - Spiritualità” ha evidenziato con competenza e mas-sima chiarezza.

A prova della riservatezza della nostra Serva di Dio riguardo ai fatti straordinari che si ripetevano nella sua vita, abitualmente con cadenza setti-manale il venerdì alle ore 15.00, vor-rei ricordare qualche fatto così come mi arriva alla memoria tra tutti quelli presentati in una biografia storica a

firma G. Giacomini non ancora data alle stampe e che ho avuto il piacere di ricevere in dono.

Un giorno, un medico non ben identificato riesce ad entrare, con spe-ciosi pretesti, nella “scuoletta” o asilo che Maria aveva realizzato. In sostan-za l’astuto inquisitore avrebbe voluto convincerla a recarsi nel suo ambula-torio un certo venerdì pomeriggio per essere sottoposta a visita medica, pre-vista dai regolamenti didattici. Maria spiega che lei non è una vera maestra ma solo una persona che custodiva i bambini mentre i genitori erano al lavoro nei campi. Lei insegnava ai bambini a pregare e a comportarsi civilmente. Per il resto – la visita –disse che non aveva nessuna intenzio-ne di comparire in quell’ambulatorio, nonostante la minaccia della prigione nel caso che non avesse obbedito. In ogni caso, da persona prudente, chie-se consiglio al suo confessore che la tranquillizzò dicendole di dimenticare il fatto.

Mi pare di capire che Maria fosse molto gelosa della sua “intimità” col Signore. A quel tempo, durante gli anni della sua permanenza a Crespino (RO), la sua confidente fu la signora Angela Barban in Piva, che l’amava come una mamma.

Lo stesso amore materno Maria lo esperimentò anche nella famiglia Guerrato di Rovigo, dove la signora Vanda la accolse e la curò come una figlia. Durante la quaresima e l’av-vento, momenti di grandi sofferenze mistiche, Maria lasciava la città di Rovigo per recarsi a Ferrara nel mona-stero delle Suore Agostiniane; attesa e accolta come una sorella, qui le sue “estasi” e le sudorazioni di sangue avvenivano in un clima di preghie-ra, di rispetto, vissute in solitudine nella cameretta della foresteria, quindi senza alcun pericolo di “spettatori” curiosi di toccare con mano la fonda-tezza di quanto si raccontava in certi ambienti ristretti.Maria nella malattia intenta alla sua corrispondenza

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Finestre Aperte 13

Infatti, Maria Bolognesi non aveva piacere di essere vista durante i feno-meni straordinari di cui era portatrice. Odiava mettersi in mostra o esse-re comunque oggetto di curiosità. Si nascondeva dai giornalisti che la per-seguitavano in vari modi. Manifesta-va la sua profonda amarezza quando veniva a sapere che qualche persona aveva potuto assistere a certi incontri estatici del venerdì nonostante tutte le sue raccomandazioni, quindi contra-riamente alla sua volontà e alle diretti-ve del suo confessore.

C’è un altro episodio nella vita della nostra Maria, che mette in luce il suo pudore spirituale, che sdegna il chiasso e la propaganda intorno a fatti misteriosi che meritano il silenzio rispettoso.

Senza fare il nome della perso-na, ricordo che un sacerdote intorno agli anni sessanta, ben conosciuto da Maria ancor prima della sua ordina-zione sacerdotale, essendo molto inte-ressato a conoscere i fenomeni mistici nella chiesa, da Roma giunse a Rovigo col proposito non solo di assistere alle estasi di Maria, ma anche di leggere il contenuto del diario della stessa, onde conoscerne a fondo l’esperienza spirituale.

Non sappiamo se il Signore abbia permesso al sacerdote di vedere Maria durante un’“estasi”; quanto però al diario ricevette un “no” secco da lei, motivato anche dall’obbligo fattole dal proprio direttore spirituale, Mons. Aldo Balduin.

Agli inizi degli anni cinquanta, c’era stato anche un altro fatto dolo-roso direttamente riconducibile ai fatti mistici, avente come protagonista il suo primo direttore spirituale, di cui però Maria era completamente estra-nea, ma che la fece soffrire molto. Si tratta dell’imprudenza commessa in buona fede dal sacerdote Don Bassia-no Paiato, l’anziano direttore che fin dall’inizio aveva seguito le vicende spirituali di Maria: desideroso di far conoscere alla gente i tesori di grazia operati da Dio nel cuore della giovane da lui diretta, ritenne utile divulgare un’immagine con stampigliata l’effi-gie dell’Ecce Homo rimasta impressa sul fazzoletto posto sulla ferita al costato di Maria durante l’estasi del

7 aprile 1950 in occasione del vener-dì santo. (Tito M. Sartori, o.c.), la qual cosa provocò la giusta reazione della Curia Vescovile, che con proprio decreto ne proibì la diffusione.

Da parte sua, la Serva di Dio era decisa a difendere e a nascondere il suo segreto, il “segreto del Re” direb-be la Sacra Scrittura. Sì, perché il Padre ha deciso di nascondere queste cose ai sapienti e di rivelarle ai piccoli e agli umili.

Il suo grande interlocutore e confi-dente fu sempre il suo diario che essa cominciò a scrivere per obbedienza al confessore, con l’obbligo di dire tutto ciò che le accadeva al presente, ma anche ciò che riguardava la sua vita trascorsa. Maria non divulgò mai nulla del suo “segreto”. Se zoppicava per il dolore delle stimmate dei piedi, trova-va sempre una scusa per giustificarsi.

Sopportava la compassione degli increduli, gli scherni dei beffardi e gli insulti di chi pensava di avere qualche superiorità su di lei. Un amico mio carissimo, che oggi giustamente onora e prega Maria Bolognesi, ricorda che,

vedendola passare discreta e raccolta nel suo vestito nero, i bambini (lui era uno di loro) si mettevano a ridere... Era questa la via scelta da Dio per lei: la via della croce, del disprezzo e delle umiliazioni. Ciò che essa sperimenta-va nel segreto – le gioie del Paradiso e i gemiti della Passione – doveva rima-nere nascosto agli occhi del mondo. E se è vero che Maria si è fatta santa (questo però lo dirà solo la Chiesa) non è per le estasi, o altri fenome-ni soprannaturali; se sarà proclamata “santa”, lo sarà per l’eroismo delle sue virtù, per la fortezza con cui ha saputo vivere il mistero della Croce.

Ho iniziato il discorso col ricordo delle viole mammole colte dagli inno-centi nel fondo dei prati. Maria Bolo-gnesi fu una di queste viole nascoste nel giardino della santità cristiana, vista solo dagli angeli e dalle persone sem-plici e rette. A queste ultime, fu dato di godere il profumo dolcissimo della sua presenza, della sua parola ricca di sapienza, della sua carità senza limiti.

D. Stanislao M. Avanzo O.S.B.

Maria musicista autodidatta

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14 Finestre Aperte

A Maria Bolognesi

c/o Centro Maria Bolognesi

Via G. Tasso, 49

45100 ROVIGO

La POSTA di MARIAIMPROVVISO DONO DEL CIELO

Legnago, 21 maggio 2008

Avevamo deciso, con Gabriela, di recarci al Santuario di Lendinara, B. V. del Pilastrello.

Era molto tempo che non vi facevo visita e per lei era la prima volta.

Dopo la visita e la Messa a cui abbiamo partecipato, abbiamo conosciuto una coppia di coniugi che, molto gen-tilmente, hanno incominciato a raccontarci di una donna, Serva di Dio, il cui corpo sarebbe stato riesumato e traslato nei prossimi giorni, perché morta in concetto di santità, per la quale la “causa di beatificazione” era già ben avviata.

Ci hanno parlato così bene di lei e con entusiasmo che ne siamo rimasti ammirati e desiderosi di andare ben presto presso la sua tomba.

Ci hanno dato un’immaginetta con la reliquia e un opu-scolo dove brevemente era riportata la vita della Serva di Dio.

All’inizio della settimana seguente, mi venne l’impulso di recarmi al cimitero di Rovigo, sul luogo di sepoltura di questa Serva del Signore, per renderle omaggio e chiedere intercessione.

Abbiamo invitato un vecchio amico, Pietro, totalmente ignaro delle nostre intenzioni, che abbiamo spiegato poi cam-min facendo... E così ci siamo avviati verso Rovigo.

Era il pomeriggio del 15 aprile scorso, non molto presto e l’aria era un po’ fredda.

Qualche piccolo contrattempo nel percorso. Arrivati presso il cimitero cittadino non sapevamo dove poter cercare. Quale tomba poteva essere? E dove? Il cimitero era vasto, silenzioso e semi deserto, col vento che sferzava tra lapidi e viali.

Abbiamo chiesto informazioni ad una signora, che – ci ha detto – persi i familiari, frequentava ogni giorno il cimitero; sentiva molto la sua solitudine e vi trovava conforto in quelle visite.

Ci accompagna sulla tomba della Serva di Dio che cono-sceva come “la suora”.

Ebbe un attimo di perplessità o smarrimento quando vide la terra smossa di fresco e priva della tomba.

Disse: “Doveva essere qui, se non mi sbaglio, ma non c’è niente”.

Allora capii immediatamente che “quel corpo” era già stato prelevato come ci avevano accennato quei coniugi incontrati a Lendinara, ma che neppure loro sapevano quan-do ciò sarebbe avvenuto.

Mi venne in mente Bosaro, anzi avevo scritto Bosaro ma senza sapere se fosse corretto e dove fosse questa località.

Non sapevo nemmeno se chi stavamo cercando fosse nata o vissuta là.

Chiesi alla signora di prima se ci potesse indicare la stra-da: non era lontano.

Nel percorso... la presi comoda... temporeggiai pure rispondendo ad una telefonata di una certa importanza che tra l’altro riguardava mamma...

Quindi “perdetti tranquillamente” tempo... anche se sem-brano talvolta programmate perfino le “perdite di tempo”...

Arriviamo a Bosaro, chiediamo della chiesa, nulla sapen-do della traslazione e tumulazione ivi eseguita, né se fosse veramente quello il luogo cercato.

Non conoscendo con sicurezza nessun luogo, poteva essere per noi ovunque.

Siamo entrati in chiesa: la Messa era già iniziata, ma da poco. Osserviamo se ci fosse stato qualcosa di insolito o strano, ma non c’era niente di strano. Eravamo in fondo alla chiesa, non sapendo che lì, alla nostra destra, era appena stato posto il corpo della Serva di Dio.

Quando abbiamo sentito il celebrante nella breve ome-lia dire delle rinnovate esequie e della tumulazione appena avvenuta, quasi di nascosto, siamo rimasti alquanto attoniti e commossi.

Poi alla fine della Messa, abbiamo conosciuto alcuni parenti della Serva di Dio ed altre persone del Centro Maria Bolognesi, assieme alle quali abbiamo sostato sulla tomba in un’atmosfera come di festa.

La tomba era semplice, bella, luminosa, un po’ in contra-sto con la chiesa, d’uno strano antico fascino.

Abbiamo cercato di raccoglierci in preghiera, non sapendo d’essere “i primi visitatori”... spero senza qualche gelosia... Il merito d’aver notato in noi questa “prima visita”, è stato del Parroco, persona cortese e dall’aspetto e dal fare devoto.

Abbiamo vergato il primo nuovo registro, col nostro nome e qualche intenzione... più di cuore che di penna...

Il tumulo della Serva di Dio

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Finestre Aperte 15

Comunicazione per chi riceve Finestre Aperte

TUTELA DATI PERSONALI

Nel rispetto di quanto disposto dal D. Lgs 196/2003 Le comunichiamo che i suoi dati fanno parte dell’archivio elettronico del Centro Maria Bolognesi e saranno usati esclusivamente per comunicarLe le nostre iniziative.In qualsiasi momento e gratuitamente Lei potrà richiedere modifiche, aggiornamenti, integrazione o cancellazione degli stessi attraverso richiesta scritta da inviare a:CENTRO MARIA BOLOGNESI - via G. Tasso, 49 - 45100 ROVIGOIn caso di cancellazione del nominativo non potremmo più spedirLe alcuna informazione.Non ricevendo nessuna comunicazione in merito, ci consideriamo autoriz-zati a conservare nel nostro archivio elettronico i Suoi dati personali nel rispetto del D. Lgs 196/2003.La ringraziamo per l’attenzione e cogliamo l’occasione per augurare pace e serenità a Lei e a tutti i suoi cari, con un ricordo nella preghiera.

Centro Maria Bolognesi

La POSTA di MARIAA Maria Bolognesi

c/o Centro Maria Bolognesi

Via G. Tasso, 4945100 ROVIGO

Questa breve descrizione, per noi densa di significato – almeno per me – è qualcosa che il Cielo offre talvolta come d’improvviso...

L’inizio della conoscenza e di quel po’ che sappiamo di Maria Bolognesi – che ci proponiamo di ben conoscere – è per noi segno e invito: un invito per meglio conoscere i doni della santità.

“Nemmeno si accende una lucerna per metterla sotto il moggio; la si pone invece sul candelabro affinché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt. 5,15). L’invito di scri-vere la presente è di Gabriela, che ho pienamente condiviso.

Nevio

UN PENSIERO PER MARIA BOLOGNESI

Sotto quel marmo, nell’ombra della lucegiace il tuo Corpo.“Ove” quella rosa bianca, simbolo della tua purezza.Il seme della tua vita, quel giorno dal Cielo,sulla terra sei arrivata, per portare gioia,e seminare amore.Ora che al Cielo sei tornata,“O Maria Bolognesi” volgi il tuo sguardosu di noi e quella rosa bianca:profuma di gioia, raccoglie l’amore,che hai seminato, sul terreno della vita!

Bertilla Cusin

Caro Lettore,

ti scriviamo questa comunicazione per informarti che il bollettino di conto corrente postale che troverai all’interno di questo numero di Finestre Aperte, riporta la causale “contri-buto traslazione spoglie della Serva di Dio”.

Ciò significa che tutte le offerte pervenute tramite bollet-tino postale saranno a sostegno dei costi sostenuti dal Centro Maria Bolognesi per adempiere all’esumazione dei resti mor-tali della Serva di Dio.

Ci auguriamo di essere riusciti, attraverso i nostri articoli, a farti vivere in prima persona questo momento così partico-lare che si è concluso con la tumulazione delle spoglie della Bolognesi nella chiesa parrocchiale di Bosaro (RO), fatto straordinario tenendo conto che si tratta della prima Serva di Dio a riposare in una chiesa parrocchiale del Polesine.

Donare un piccolo contributo per questa operazione significa evitare di togliere risorse alla Causa che ha bisogno di continuare ad avere i “mezzi” necessari per “marciare” in quel di Roma, nella concreta speranza che si realizzi il desi-derio espresso dal Vescovo Lucio Soravito De Franceschi, di poter gioire per la beatificazione di Maria Bolognesi entro il triennio sinodale che è stato indetto nella Diocesi di Adria-Rovigo.

Ti ringraziamo, sin da ora, anche per il sostegno che avrai modo di darci in futuro per sostenere la Causa di Canonizza-zione, l’aiuto per i poveri e le iniziative mirate alla divulga-zione della vita della Serva di Dio.

Ricordandoti che le nostre “finestre” sono le tue, ti salu-tiamo fraternamente.

La Redazione

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Spedire a: Centro Maria Bolognesi - Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo

Ogni mese, il giorno 30, alle ore 9.00 (se festivo ore 10.30),

viene celebrata una S. Messaper la Serva di Dio

Maria Bolognesi presso il Tempio cittadino “La Rotonda” di Rovigo

“UNA POESIA PER IL QUADRO”La nuova iniziativa, promossa dalla rubrica “Sulle ali della Poesia”, desidera mettere in risalto il talento pittorico di Maria Bolognesi e promuovere l’interazione tra le arti – come già sperimentato con successo nel 2007 – perciò la nuova tematica a cui ispirarsi sarà il dipinto qui pubblicato, opera della Serva di Dio.L’interpretazione del dipinto avvenga con estrema libertà, in modo da far emergere la vostra fantasia.

Per partecipare è sufficiente spedire entro il 25 agosto 2008 una poesia a tema, che non superi i 30 versi, in unica copia, corredata dalle proprie generalità (nome, cognome, indirizzo, data di nascita, telefono, e-mail) e dall’autoriz-zazione al trattamento dei dati personali.Per spedire le opere (per posta, per fax o per e-mail in file .doc), per richiedere Finestre Aperte e ricevere informazio-ni, rivolgersi a:

Centro Maria BolognesiVia G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo

Telefax: 0425.27931e-mail [email protected] - www.mariabolognesi.it

Sul prossimo numero di Finestre Aperte – che uscirà a set-tembre – verranno pubblicate le opere selezionate ispirate al quadro in oggetto, accompagnate da un commento della poetessa Ludovica Mazzuccato. Tra queste, le più meritevoli a giudizio insindacabile della redazione – che si riserva di cestinare quelle che in qual-siasi modo offendano i valori morali cristiani o che non rispettino il presente regolamento – verranno premiate con un grazioso omaggio.Vi preghiamo vivamente di divulgare, con la sensibilità particolare degli artisti, questa iniziativa perché crediamo che l’arte sia mezzo di comunicazione di disarmante effi-cacia.