Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language...

24
48 trimestrale transardennese dei traduttori italiani Direzione generale della Traduzione – Commissione europea http://ec.europa.eu/translation/italian/magazine Inter@lia SOMMARIO Pag. CULTURALIA europalia.brasil (Laura Boselli) 2 Mosaico russo (Giulia Gigante) 6 Dizionario affettivo della lingua ebraica (Elena Colombo) 9 TERMINOLOGIA Unionale: nascita di un neologismo ( Francesca Nassi) 10 Preferenza unionale? Sì grazie (Alessandra De Martino) 11 EVENTI XI giornata REI (Arianna Mellini Sforza) 15 IL PELO NELL’UOVO Divagazioni sulla pratica del tradurre (Domenico Cosmai) 19 Comitato di redazione: L. Boselli , E. Colombo , R. Gallus , G. Gigante , F. Nassi , Collaboratori: A. De Martino , D. Cosmai , A. Mellini Sforza Grafica: O. Maffia Settembre 2011 BRUXELLES 4 ottobre 2011 - 15 gennaio 2012

Transcript of Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language...

Page 1: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

48

trimestrale transardennese dei traduttori italiani Direzione generale della Traduzione – Commissione europea

http://ec.europa.eu/translation/italian/magazine

Inter@lia

SOMMARIO

Pag.

CULTURALIA europalia.brasil (Laura Boselli) 2

Mosaico russo (Giulia Gigante) 6

Dizionario affettivo della lingua ebraica (Elena Colombo) 9

TERMINOLOGIA Unionale: nascita di un neologismo ( Francesca Nassi) 10

Preferenza unionale? Sì grazie (Alessandra De Martino) 11

EVENTI XI giornata REI (Arianna Mellini Sforza) 15

IL PELO NELL’UOVO Divagazioni sulla pratica del tradurre (Domenico Cosmai) 19

Comitato di redazione: L. Boselli, E. Colombo, R. Gallus, G. Gigante, F. Nassi,

Collaboratori: A. De Martino, D. Cosmai, A. Mellini Sforza

Grafica: O. Maffia

Settembre 2011

BRUXELLES 4 ottobre 2011 - 15 gennaio 2012

Page 2: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Culturalia - europalia.brasil

2

Ad ottobre si inaugurerà a Bruxelles la ventitreesima edizione del festival europalia, interamente dedicata al Brasile1.

Con quasi 200 milioni di abitanti, il Brasile figura tra le nazioni più popolose del mondo. La sua società multietnica discende principalmente da indios dell'Amazzonia, schiavi africani e numerosissimi immigrati provenienti da svariate parti d'Europa. Il Brasile ha saputo fare tesoro di questo mosaico culturale e non stupisce che il tema principale di europalia.brasil sia la diversità. I curatori, mossi dal desiderio di presentare al pubblico belga ed europeo la cultura ricca e diversificata di questo paese, hanno pensato un programma ricchissimo con l'intento di mostrare che il Brasile non è uno, ma tanti.

Per dare conto di tale molteplicità, gli eventi che compongono il calendario di europalia.brasil sono numerosi e altrettanto vari: dall'arte alla musica al cinema alla danza alla gastronomia, sarà impossibile per il visitatore non sentirsi trasportato, fosse solo per qualche ora, tra i colori di questa terra.

Paese di contrasti sul piano geografico, economico e sociale, il Brasile può vantare una cultura ricca e sfaccettata che si esprime in tutte le discipline artistiche, dalle arti plastiche al design al cinema, tutte degnamente rappresentate nel programma di europalia.brasil.

Un calendario così ricco non poteva restare circoscritto entro i confini di Bruxelles: saranno infatti decine i musei e i centri culturali che ospiteranno gli eventi di europalia.brasil in tutto il Belgio e in alcuni paesi confinanti.

europalia.brasil

4 ottobre 2011 - 15 gennaio 2012

1 Continua, con il Brasile, la strada intrapresa nelle ultime edizioni di europalia, dedicate a paesi BRICS nel 2005 (Russia) e nel 2009 (Cina). L'acronimo BRICS identifica un gruppo di paesi accomunati, tra le altre cose, da popolazioni numerose, territori molto vasti e soprattutto dal fatto di essere economie emergenti in rapida crescita: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

Page 3: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Culturalia - europalia.brasil

3

Festa di apertura Un po' in anticipo rispetto all'inizio ufficiale del festival, il 18 settembre (in occasione della domenica

senz'auto) il Mont des Arts accoglierà attività all'aperto per adulti e bambini: concerti di percussioni, danza afrobrasiliana, dimostrazioni di capoeira, degustazione di specialità locali e tanto altro.

ARTE

La storia dell'arte brasiliana, dalle origini alla produzione contemporanea, verrà tracciata attraverso circa venti mostre. Di queste, una in particolare merita di essere considerata mostra "faro" sia per la ricchezza del materiale esposto che per la funzione, espressamente ricercata dai curatori, di tenere il filo di tutti gli altri progetti del festival. Si tratta della mostra Brazil.Brasil ospitata al Palais des Beaux-Arts. Ognuna delle esposizioni allestite nelle 30 sale sarà dedicata a un aspetto diverso della cultura brasiliana secondo una ripartizione tematica e non cronologica. Questa costellazione di piccole esposizioni — la costituzione del paese nel corso del XVI e XVII secolo, il barocco, i tropici, l'arte dell'Amazzonia ma anche il calcio o il carnevale e molte altre — offrirà ai visitatori non una ma molteplici visioni del paese e consentirà di cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Sempre al Palais des Beaux-Arts la mostra di arte contemporanea Art in Brazil descriverà invece l'evoluzione dell'arte brasiliana dagli anni '50 ai giorni nostri. Alcune delle esposizioni allestite al Palais des Beaux-Arts sono correlate ad altre iniziative di europalia.

Una delle sale, ad esempio, sarà dedicata agli indios, protagonisti anche di una mostra più estesa ospitata al Musée du Cinquantenaire: Indios no Brasil. Descrivendo le popolazioni autoctone del Brasile, l'esposizione ne rifletterà l'estetica eterogenea attraverso i magnifici ornamenti di piume, le ceramiche, i tessuti, ma anche la scultura, il canto e la danza.

In pieno centro a Bruxelles, invece, la Centrale électrique ospiterà Incorporations, uno sguardo sull'arte contemporanea interpretata da artisti afro-brasiliani.

Al museo del Grand Hornu, la mostra Perles de liberté sarà dedicata all'arte afro-brasiliana e al valore simbolico di questi meravigliosi gioielli.

Page 4: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Culturalia - europalia.brasil

4

Al M_HKA di Anversa, A Rua esplorerà l'arte carioca di Rio de Janeiro e il ruolo della strada nella produzione artistica contemporanea.

Un'attenzione particolare sarà riservata all'architettura, al design e alla fotografia, come testimoniano le mostre dedicate a Paulo Mendes da Rocha, tra gli architetti contemporanei più influenti del Brasile, alla designer Lina Bo Bardi o a Sérgio Bernardes, creatore del padiglione brasiliano all'Expo universale del 1958, e per questo celebrato proprio all'Atomium.

La mostra Fotografia histórica & contemporânea presenterà la fotografia brasiliana in tutta la sua diversità, dai primi cliché alle ultime tendenze della fotografia contemporanea.

Nel campo dell'architettura, Brasília intende mostrare la monumentalità e l'utopia delle costruzioni moderne della città.

Come accennato, i luoghi di europalia.brasil si estendono ben oltre Bruxelles: numerosi eventi e mostre saranno ospitati in altre città del Belgio – al Museo della maschera di Binche si terrà la mostra Samba etc. Carnavals du Brésil, mentre Ostenda ospiterà la mostra di fotografia Copacabana; a La Louvière, presso il Centre de la gravure et de l’image imprimée, sarà invece allestita la mostra Gravura Extrema.

MUSICA & Co.

In Brasile la musica fa parte della vita quotidiana, nei centri urbani come nelle campagne, per questo non sorprende che il programma musicale sia particolarmente ricco e articolato. Gli importanti movimenti migratori che hanno attraversato il Brasile hanno portato allo sviluppo di svariati generi musicali con influenze europee, africane, arabe e indiane. Grazie a europalia.brasil sarà possibile apprezzare ognuna di queste tradizioni e coglierne le reciproche influenze e contaminazioni, senza trascurare la musica tradizionale né le creazioni contemporanee.

Page 5: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Culturalia - europalia.brasil

5

Laura B oselli

Il programma musicale comprende le sezioni samba, musica strumentale, tradizionale, popolare, indigena e pop/rock/electro/sperimentale… insomma, musica per tutti i gusti. Sarebbe impossibile (e inutile) elencare qui le decine di concerti e spettacoli che movimenteranno il festival, per questo rimandiamo senz'altro al programma ufficiale. Per quanto riguarda la danza e il teatro, il festival si concentrerà principalmente sulla scena artistica contemporanea ma non senza evocare le origini e la tradizione.

Infine, attraverso "mini festival", conferenze e seminari, anche il cinema e la letteratura saranno rappresentati nella loro storia e nelle espressioni più attuali.

CLUB.BRASIL

Visto il successo della Casa del thé allestita in occasione di

europalia.china, anche in questa occasione il Mont des Arts ospiterà

il centro di informazione di europalia, che diventerà un angolo di

Brasile nel cuore di Bruxelles: non solo un centro di

documentazione, quindi, ma anche luogo di incontro, un caffé-

ristorante e una sala per spettacoli. Nei fine settimana il club

ospiterà eventi gratuiti, concerti e corsi di ballo.

Nella presentazione del festival, il Club è descritto come "un

concentrato di sole e di allegria brasiliana nel cuore dell'inverno

brussellese".

Non possiamo che augurarcelo!

Il programma dettagliato del festival è disponibile all'indirizzo

http://www.europalia.be/

Page 6: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Culturalia -Mosaico russo

6

Nuovi fenomeni linguistici Il primo fenomeno, più tangibile, è l'assimilazione di parole straniere, soprattutto di origine inglese o americana, comicamente traslitterate in base al loro suono - come l'usatissimo imidzh (image) o il meno chiaro piar (P.R.) -, a volte storpiate, a volte modificate aggiungendo loro la terminazione russa che serve per formare un diminutivo. Il termine diventa così quasi irriconoscibile, come accade ad esempio per "badzhik" (il badge con l'aggiunta del suffisso russo –ik). Non mancano esempi di parole derivate da altre lingue, come nel caso di filibustier, paparazzi, miazmy (miasmi) per l'italiano e mezal'jans (mésaillance) o suare (soirée). Si riscontra poi il ritorno di termini del lessico religioso, come i biblismi, e il recupero di termini politici di epoca zarista che erano scomparsi durante il periodo sovietico, come gubernator. Un altro caso tipico è lo sdoganamento dell'argot, con la legalizzazione di termini e metafore provenienti dal mondo della mala. A ciò si aggiunge una serie di giochi di parole, per lo più intraducibili, che esprimono ironia o sarcasmo nei confronti del potere, dei suoi simboli e delle sue politiche. È così che per alludere alla mancata irreprensibilità dei deputati si parla di deputanty, giocando con l'assonanza con la parola "puttane" o per classificare il cinismo di Eltsin si parla di eltsinizm (Eltsin+tsinizm). La democrazia (demokratija) diventa d'ermokratija, sostituendo alla radice "demo", la parola "d'ermo" (merda). Non sfugge a questo processo neanche l'aquila bicefala, emblema della Russia, che viene trasfigurata come mostruosa mutazione genetica dovuta a Chernobyl.

Note a margine di una Russia che

cambia

Finiti i tempi in cui "leggere era più interessante che vivere", in metropolitana gli sguardi sono un po' vacui e gli occhi, quando non vagano nel vuoto, si perdono nella triste contemplazione del display del telefonino, in attesa di un messaggio che forse non arriverà mai. La vita si fa più vorticosa in una Mosca in continuo mutamento e restauro, che ha lucidato le sue cupole dorate nel tentativo di far dimenticare settant'anni di storia. Inevitabilmente, anche la lingua cambia e si evolve.

MOSAICO RUSSO

Page 7: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Culturalia - Mosaico russo

7

La moda del post-industriale Si diffonde sempre più a Mosca la passione per i centri industriali in

disuso che vengono riciclati diventando dei

grossi contenitori per performance di vario

genere, atelier artistici, laboratori di

fotografia, studi di architettura e design.

Ne è un esempio l'ex-fabbrica di cioccolato "Ottobre rosso", sull'isola di fronte al

Cremlino, proprio accanto alla nuova gigantesca statua di Pietro il Grande, opera

molto controversa dell'altrettanto controverso scultore georgiano Tsereteli. Il

luogo, suggestivo con i suoi archi e passaggi in muratura tra le diverse ali del

complesso e la vista sulla Moscova, lascia presupporre interessanti sviluppi.

L'altro conglomerato industriale destinato al recupero come centro di arte

moderna e design si trova accanto al Kurskij Vokzal, una delle innumerevoli stazioni ferroviarie della

città. È il "Vinzavod" dove si produceva vino con uva proveniente

dal Caucaso e dalla Crimea e che ora è il fulcro di un grandioso

progetto di ristrutturazione sui suoi circa ventimila metri quadri. Le

idee non mancano, ma, allo stadio in cui si trova, il

progetto appare un po' velleitario considerato il

panorama attuale di edifici sbrindellati, vetri rotti,

cumuli di detriti, rovine da dopoguerra, operai che

girovagano trasportando carriole e fango. Di tanto in

tanto, si scorge uno spazio restaurato, piccola oasi in

mezzo al disordine e alla sporcizia, che ospita un negozio di mobili o di oggetti design non si capisce a chi

destinato o una galleria d'arte dall'aspetto esclusivo.

Qualche tessera del mosaico

Nel rutilante gioco di contrasti che da sempre è una caratteristica della Russia, tutto

convive in una confusione estremamente vitale.

Monumento a Pietro il Grande di Tsereteli

L’ex-fabbrica «Ottobre rosso»

L’ingresso dell’ex-fabbrica "Vinzavod"

Page 8: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Culturalia - Mosaico russo

Giulia Gigante

8

Mentre la radio "Humour FM" trasmette ininterrottamente aneddoti e

barzellette e "Radio Šanson" imperversa con un repertorio inesauribile di

canzoni della mala, i teatri di Mosca, nonostante siano più di 150, registrano

costantemente il tutto esaurito.

Gli abitanti di un edificio del centro svolgono le loro

riunioni di condominio sul pianerottolo del terzo piano

aggiungendo ai posti della scalinata quelli offerti da

sedie e sgabelli portati da casa

Sul ponte di ferro che porta alla piazza Bolotnaja, i

catenacci lasciati dagli innamorati che hanno gettato la

chiave nella Moscova sono talmente tanti che hanno

formato dei veri e propri alberi di ferro (gli "alberi

dell'amore") da cui pendono, a imperitura memoria, i

lucchetti à la Moccia.

I "bardi", musicisti e cantautori, cantano in appositi

caffè e tutto si confonde negli slarghi informi e senza

nome, ai margini di piazze e incroci importanti. Sono

luoghi strani dove sciamano torme di persone, s'intasano

fiumi di autoveicoli e convergono i viali alberati con le

immancabili statue di scrittori, gli stradoni trafficati, le

uscite dei sottopassaggi e le piccole vie pedonali,

sopravvissute ad un'altra epoca.

Sono luoghi amorfi e caotici che segnano il passaggio tra tempi e

luoghi diversi e che appaiono in qualche modo simbolici di una

realtà in continuo divenire.

Page 9: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Culturalia -Bruno Osimo

9

È un dizionario con tanto di ordine alfabetico (crescente ebraico) ma non si trova, salvo equivoci, sullo scaffale dei dizionari. Per la prima volta Bruno Osimo, traduttore dal russo, insegnante di traduzione e autore di diversi manuali di traduzione, accantona questo terreno professionale per abbracciare un genere molto più intimo. Sceglie però la struttura del dizionario, un po' per "confondere le idee", come confessa lui stesso, un po' per riprodurre la sua ossessività e la ricerca di un ordine anche dove non c'è. L'alfabeto ci accompagna quindi lungo il percorso della vita del protagonista, da "papà" (aba)1 a "traduzione" (targùm), attraverso quarantacinque pezzi di un puzzle (che l'autore definisce "voci") legati tra loro da rimandi intratestuali sullo stile di "link telematici". La scelta del numero non è casuale, ma rimanda direttamente alla kabalah, in cui quarantacinque vuol dire "estraneo", "ebreo". Quanto alle "voci", l'autore non avrebbe potuto

scegliere un termine più appropriato di questo: fin dalle prime pagine si ha l'impressione di sentire la sua voce, il suo tono pacato ma polemico, il suo umorismo sottile e raffinato, inconfondibile per chi ha avuto il piacere di conoscerlo o per chi, come me, ha avuto la fortuna di poter seguire le sue lezioni.

Voce dopo voce, i ricordi emergono con una ricchezza di dettagli tale da far pensare a qualcuno che il piccolo Bruno prendesse appunti, oltre a fare "l'agente segreto". Nei quarantacinque frammenti di memoria i fatti storici dell'epoca si legano all'esperienza personalissima del protagonista, "ebreo tra i non ebrei, diversamente ebreo tra gli ebrei" (frequenta la scuola ebraica ma è "poco kashèr"), e della sua famiglia: il nonno farmacista costretto dalle leggi razziali a fare lo spazzino, il padre cacciato per lo stesso motivo dalla Casa dello Studente ma per fortuna non dal Politecnico (né dal Regio Casino di via Viberti), gli zii fuggiti in California e in Inghilterra e la madre, vera protagonista del libro, che non parla ebraico né italiano, ma parla il "mammese" o "tamponico". "Questa lingua", spiega Osimo, "non descrive la realtà come appare, ma come apparirebbe se non facesse paura. Se non mettesse in imbarazzo. Se non facesse provare dei sentimenti. Più che una lingua, è una difesa". Così il giovane Bruno comincia fin da piccolo a tradurre dalla lingua materna per orientarsi nel mondo, fino a diventare un esperto di linguaculture. Perché "il traduttore è esperto nel pensiero altrui e nei modi di esprimerlo. Il traduttore è esperto del confine tra il proprio modo di vivere e di vedere il mondo (la propria "cultura") e il modo di vivere e di vedere il mondo altrui (i sette miliardi di "culture altrui" più sette miliardi al quadrato di combinazioni). Il traduttore è esperto nella differenza, e nella possibilità di comunicarla. Il traduttore è esperto nelle sfumature di senso. Il traduttore è esperto nell'arte

Dizionario affettivo della lingua ebraica di Bruno Osimo

Storia di una vita e di un'epoca in quarantacinque voci

1 È proprio Felice Osimo, padre di Bruno, all'origine di questo libro; come racconta l'autore, tutto è cominciato preparando un omaggio fotografico al padre per il ventesimo anniversario della sua scomparsa (http://www.trad.it/felice.htm).

Bruno Osimo

Elena Colombo

Bru

no O

sim

o co

n E

lena

Col

ombo

Page 10: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Terminologia - Unionale

10

Unionale: nascita di un neologismo

Addio, comunitario: breve nota per traduttori e lettori

Come tutti ben sappiamo, l'entrata in vigore del trattato di Lisbona ha comportato la scomparsa della Comunità europea, sostituita dall'Unione europea, e con essa la necessaria eliminazione dell'aggettivo "comunitario" da tutti i nostri documenti di qualsiasi tipo e argomento. La scomparsa dell'aggettivo è stata oggetto di un ampio dibattito che non occorre qui riassumere, incentrato sull'eventuale necessità di introdurre un nuovo aggettivo per sostituirlo. Il motivo per cui il problema si pone in sede di traduzione piuttosto che di redazione è il fatto che la lingua da cui più spesso traduciamo, l'inglese, utilizza naturalmente "Union" anche in funzione aggettivale.

Nella riunione plenaria dei linguisti italiani del 17 maggio scorso, cui hanno partecipato i rappresentanti di traduttori, giuristi linguisti e terminologi di tutte le istituzioni europee (Commissione, Consiglio, Parlamento, Comitato economico e sociale, Comitato delle regioni, Corte di giustizia e Banca centrale) e dell'Ufficio delle pubblicazioni, sono emerse posizioni diverse e talvolta contrastanti, a partire dalle quali è stato comunque possibile giungere a una posizione ufficiale unanime. Si raccomanda, in particolare, di tradurre "Union/European Union/EU", in posizione aggettivale negli originali in lingua inglese, in tre possibili modi:

1. con la formula "dell'Unione/dell'Unione europea" prescritta dal trattato di Lisbona ogniqualvolta possibile;

2. con la sigla "UE" liberamente nei testi non normativi e limitatamente ai casi consentiti dai servizi giuridici della Commissione e del Consiglio nei testi normativi;

3. con il neologismo "unionale" nei rimanenti casi.

I "rimanenti casi" sono perciò quelli in cui un aggettivo non può essere sostituito da un complemento di specificazione, vuoi per motivi stilistici, come ad esempio la sovrabbondanza di complementi che renderebbero il termine poco comprensibile, vuoi per evitare imprecisioni, e ciò nei testi "normativi", in cui non si può usare liberamente la sigla "UE" in funzione aggettivale.

L'articolo che pubblichiamo qui di seguito illustra appunto uno di questi casi. Poiché l'introduzione di un neologismo – sia pure in contesti ben delimitati – non è mai indolore, sarebbe utile che i traduttori che si trovino di fronte a casi del genere inviassero di volta in volta le loro testimonianze, o almeno le segnalassero. E, viceversa, i casi in cui si trovano brillanti soluzioni alternative potrebbero altrettanto utilmente essere testimoniati.

Francesca Nassi

Page 11: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Terminologia - Unionale

11

L'espressione Community preference, che ricorre spesso nei testi legislativi e programmatici dell'Unione, è una formula a prima vista banale, tradotta da sempre in italiano con "preferenza comunitaria". Con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona e l'uscita di scena della Comunità, l'espressione, come c'era da aspettarsi, si è trasformata in Union preference o EU preference. La defunta "preferenza comunitaria" ha così lasciato dietro di sé un vuoto incolmabile, specie per i traduttori. In mancanza infatti di un aggettivo in italiano che faccia riferimento all'Unione, ci si è barcamenati tra "preferenza dell'Unione", "preferenza all'Unione", o ancora "preferenza ai cittadini dell'Unione", non sapendo in realtà che pesci pigliare, visto che raramente i testi si premurano di definire il concetto.

Il problema è in effetti spinoso, visto che il "principio della preferenza comunitaria", molto ricorrente nei testi dell'Unione ma ancor più ricorrente nella letteratura specialistica, è estremamente 'anguillesco' e non è mai stato definito in modo esaustivo. Un esempio per tutti: il Dizionario dell'Unione europea delle edizioni Simone (consultabile online) definisce la preferenza comunitaria come "il principio in base al quale, nell’ambito della politica agricola comune (PAC), gli Stati membri sono incoraggiati ad acquistare prodotti dal mercato comunitario anziché da quello internazionale".

La preferenza comunitaria e l'unione doganale

Il motivo per cui la definizione del Simone è circoscritta alla PAC è di ordine storico. La preferenza comunitaria ha cominciato infatti a muovere i primi passi con il trattato CEE e con la creazione dell'unione doganale. In materia agricola, il trattato CEE (titolo II "Agricoltura", articolo 44) dava facoltà agli Stati membri di applicare un sistema di prezzi minimi (par. 1) che non dovevano però avere per effetto una riduzione degli scambi e non dovevano essere applicati in modo da ostacolare lo sviluppo di una "preferenza naturale" tra gli Stati membri (par. 2). Come si vede, il trattato non usa l'aggettivo comunitario, che peraltro all'epoca non era ancora in voga nell'accezione conosciuta oggi.

In realtà la vera madrina della "preferenza comunitaria" sarà la Corte di giustizia: in una sentenza resa poco prima che la rivoluzione giovanile infiammasse le piazze d'Europa, la Corte stabiliva infatti che "Le finalità enumerate dall'articolo 9 del trattato CEE comprendono la tutela degli interessi tanto dei produttori quanto dei consumatori [...] Nel ponderare detti interessi il Consiglio deve, se del caso, tener conto del principio detto della "preferenza comunitaria", che è uno dei principi fondamentali del trattato e che in materia agricola è espressamente menzionato nell'articolo 44, n. 2."1.

Il principio tenuto a battesimo dalla Corte, in evidente odore di protezionismo, conoscerà alterne vicende. Sul versante agricolo, l'evoluzione del commercio internazionale e la crescente pressione (soprattutto americana) porteranno alla firma, nel 1994, del trattato di Marrakech che mette fine all'eccezione agricola, ovvero la non-applicazione delle regole del GATT all'agricoltura. È un primo colpo duro per la preferenza comunitaria, che verrà poi messa ulteriormente sotto pressione dai successivi allargamenti dell'Unione2.

1 Sentenza del 13 marzo 1968 nella causa 5-67, W. Beus GmbH & Co. contro Hauptzollamt München. 2 Si veda la relazione n. 112 del Senato della Repubblica francese, dicembre 2005, Rapport d'information fait au nom de la délégation pour l’Union européenne sur la notion de préférence communautaire, consultabile al seguente indirizzo: http://www.senat.fr/rap/r05-112/r05-1121.pdf

Preferenza unionale?

Sì, grazie

Page 12: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Terminologia - Unionale

12

Con il trattato di Amsterdam, entrato in vigore nel 1999, l'articolo 44 del trattato CEE viene completamente soppresso, anche se, nella dichiarazione n. 14 sull'abrogazione dell'articolo 44 del trattato che istituisce la Comunità europea, gli autori precisano che "L'abrogazione dell'articolo 44 del trattato che istituisce la Comunità europea [...] non ha alcuna incidenza sul principio della preferenza comunitaria quale definito dalla giurisprudenza della Corte di giustizia."3.

La Corte di giustizia si pronuncerà, dal canto suo, nel 2005 affermando che "Anche se la «preferenza comunitaria» è una delle considerazioni di ordine politico sulle quali le istituzioni comunitarie si sono basate in sede di adozione del regime di scambi con i paesi terzi, tale preferenza non ha tuttavia il carattere di un presupposto legale la cui violazione comporti l’invalidità di un atto di diritto derivato"4. Da principio fondamentale del trattato, la preferenza comunitaria viene così declassata ad opzione politica che non può essere invocata sul piano giuridico.

La preferenza comunitaria e il mercato del lavoro

Contemporaneamente, il principio della preferenza comunitaria si andava però affermando su un altro versante: quello del mercato del lavoro.

La risoluzione del Consiglio del 20 giugno 1994 sulle limitazioni all'ammissione di cittadini extracomunitari nel territorio degli Stati membri per fini di occupazione5 stabilisce che gli Stati membri devono tener conto "delle richieste di accesso sul loro territorio per fini di occupazione solo qualora l'offerta di posti di lavoro proposta in uno Stato membro non possa essere coperta dalla manodopera nazionale e comunitaria o dalla manodopera non comunitaria che risiede legalmente e a titolo permanente in detto Stato membro e che già fa parte del regolare mercato del lavoro di detto Stato." Il chiarimento del Consiglio, testualmente ripreso come definizione del principio di preferenza comunitaria nel Libro verde sull'approccio dell'UE alla gestione della migrazione economica6 del 2004, fa luce sul concetto: la preferenza è accordata alla manodopera nazionale, comunitaria e non comunitaria residente legalmente e a titolo permanente negli Stati membri.

Nel frattempo, gli atti di adesione del 2003 e del 2005 stabilivano che, in applicazione del principio della preferenza comunitaria, i lavoratori migranti provenienti da paesi terzi, che soggiornano e sono occupati in uno Stato membro di nuova adesione, non possono beneficiare di un trattamento più favorevole di quello riservato ai cittadini di quello Stato. Rispetto alla definizione desunta dalla Commissione nel 2004, gli atti di adesione danno quindi una valenza più protezionistica alla preferenza comunitaria definendola come un trattamento di favore per i lavoratori migranti degli Stati membri.

I testi di indirizzo politico in materia di migrazione e occupazione che si sono succeduti hanno evocato sistematicamente il principio della preferenza comunitaria. Così, il Piano d’azione sull’immigrazione legale7 del 2005 annuncia un pacchetto di strumenti costituito da una direttiva quadro generale e da quattro direttive specifiche; il piano spiega che la direttiva quadro non influirà sull'applicazione del principio della preferenza comunitaria e, alla nota 11, riprende la risoluzione del Consiglio del 1994, facendo tuttavia notare che i trattati di adesione del 2003 e 2005 danno la preferenza ai lavoratori che sono cittadini degli Stati membri rispetto ai cittadini di paesi terzi per quanto riguarda l’accesso ai mercati del lavoro degli Stati membri. Come dire: un colpo al cerchio e uno alla botte.

3 GU C 340 del 10.11.1997. 4 Sentenza del 10 marzo 2005 nella causa C-342/03, Regno di Spagna contro Consiglio dell’Unione europea. 5 GU C 274 del 19.9.1996, pagg. 3–6. 6 COM(2004) 811 definitivo. 7 Comunicazione della Commissione, Piano d’azione sull’immigrazione legale, COM(2005) 669 definitivo.

Page 13: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Terminologia - Unionale

13

I testi successivi, pur evocando sistematicamente il principio, non ne danno alcuna definizione. Così la comunicazione del 2008 sulla politica d’immigrazione comune per l’Europa8, il Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo9 del 2008, l'Agenda per le nuove competenze e per l'occupazione del 201010.

Quanto ai testi normativi, la direttiva 2009/50/CE del Consiglio sui lavoratori altamente qualificati11 stabilisce espressamente che, nell’attuare la direttiva, "gli Stati membri sono tenuti a rispettare il principio della preferenza comunitaria enunciato, in particolare, nelle disposizioni pertinenti degli atti di adesione del 2003 e del 2005."

La Union preference

Il termine Union preference fa il suo ingresso trionfale con il Programma di Stoccolma12 del 2010. Nel riconoscere all'immigrazione per motivi di lavoro il merito di concorrere alla competitività dell'economia, il Consiglio europeo ritiene che l'Unione debba promuovere la creazione di sistemi di ammissione flessibili:

Altra occorrenza d'eccezione del termine: la recente direttiva sui trasferimenti intrasocietari13 che al considerando 8 afferma:

inglese italiano

These systems must have due regard for Member States’ competences, especially for managing their labour markets, and the principle of Union preference.

Questi sistemi devono tenere debitamente conto delle competenze degli Stati membri, in particolare per gestire i rispettivi mercati del lavoro, e del principio di preferenza dell'Unione.

8 Comunicazione della Commissione, Una politica d’immigrazione comune per l’Europa: principi, azioni e strumenti, COM(2008) 359 definitivo. 9 Documento del Consiglio 13440/08, http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/08/st13/st13440.it08.pdf 10 Comunicazione della Commissione, Un'agenda per nuove competenze e per l'occupazione: Un contributo europeo verso la piena occupazione, COM(2010) 682. 11 Direttiva 2009/50/CE del Consiglio, del 25 maggio 2009, sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati. 12 Programma di Stoccolma, Un'Europa aperta e sicura al servizio e a tutela dei cittadini, GU C 115 del 4.5.2010, pagg. 1–38. 13 Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi nell'ambito di trasferimenti intrasocietari, COM(2010) 378 definitivo, 2010/0209 (COD).

inglese italiano

This Directive should be applied without prejudice to the principle of Union preference as regards access to Member States’ labour market as expressed in the relevant provisions of Acts of Accession. According to that principle, the Member States should [...] give preference to workers who are nationals of the Member States over workers who are nationals of third-countries

La presente direttiva deve applicarsi fatto salvo il principio della preferenza ai cittadini dell'Unione per quanto riguarda l'accesso al mercato del lavoro degli Stati membri, enunciato nelle disposizioni pertinenti degli atti di adesione. In osservanza di tale principio, gli Stati membri devono introdurre [...] un trattamento preferenziale per i lavoratori cittadini degli Stati membri rispetto a quelli che sono cittadini di paesi terzi in ordine all'accesso al proprio mercato del lavoro

Page 14: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Terminologia -

14

Terminologia - Unionale

Alessandra De Martino

Il considerando 8 definisce quindi la Union preference come un trattamento preferenziale per i lavoratori cittadini degli Stati membri, il che ha spinto il traduttore ad esplicitare il concetto e a parlare di "preferenza ai cittadini dell'Unione". Tuttavia lo stesso considerando 8 precisa chiaramente che il principio della Union preference è lo stesso enunciato dagli atti di adesione. Come tutti ricordiamo, l'adesione più recente (Bulgaria e Romania) risale al 2005, ovvero prima del trattato di Lisbona, e il relativo atto di adesione parla ovviamente di Community preference, tradotto in italiano con "preferenza comunitaria"14. Quindi laddove il testo inglese della direttiva sui trasferimenti intrasocietari si limita a sostituire Community con Union, il testo italiano, non potendo fare appello ad un aggettivo che sostituisca "comunitario", slitta verso un concetto differente, quello della preferenza limitata ai cittadini dell'Unione.

Conclusioni

Questo breve e, necessariamente, lacunoso excursus mostra chiaramente il carattere ambiguo del principio della preferenza comunitaria che, nel tempo, è stato inteso a beneficio di realtà diverse: beni agricoli comunitari, mercato del lavoro dell'Unione, cittadini degli Stati membri, ecc. A ben riflettere, quest'ambiguità non sorprende perché, trattandosi di una considerazione di ordine politico, come precisato dalla Corte nel 2005, la preferenza comunitaria è in realtà un 'contenitore' che può riempirsi e svuotarsi a seconda dell'opportunità del momento, pur mantenendo la stessa denominazione. L'entrata in vigore del trattato di Lisbona e il conseguente passaggio da Community preference a Union preference non hanno infatti modificato nella sostanza il principio che continua ad essere applicato in modo flessibile.

Alla luce di questa considerazione, le traduzioni italiane di Union preference fin qui proposte sono un tentativo lodevole quanto impreciso di ovviare alla mancanza nella lingua italiana di un aggettivo riferito all'Unione che, come "comunitario", restituisca al nostro concetto tutta la sua complessità. I testi in materia di migrazione e occupazione sono in tal senso illuminanti: laddove l'originale inglese usa coerentemente lo stesso termine, indipendentemente dal contesto e dalla specifica interpretazione che si vuole dare del principio, l'italiano, non disponendo di un aggettivo riferito all'Unione, ricorre a termini diversi a seconda dei casi, con il rischio di tradirne il significato. Parlare infatti di "preferenza all'Unione" o di "preferenza dell'Unione" non tiene debitamente conto di quanto specificato chiaramente dal Consiglio nel 1994, e cioè che a beneficiare della preferenza non è la Comunità bensì la forza lavoro presente sul suo territorio, sia essa costituita da cittadini comunitari o da cittadini di paesi terzi che vi risiedono legalmente. Lo stesso dicasi per la "preferenza ai cittadini dell'Unione" che, restringendo il concetto ai soli cittadini degli Stati membri, esclude quelli di paesi terzi soggiornanti legalmente e rende il principio più protezionistico di quanto già non sia.

A questo punto la domanda sorge spontanea: che fare? La soluzione più sensata rimane a mio avviso "preferenza unionale", soprattutto se si considerano due esigenze fondamentali che il termine italiano deve rispettare: 1) garantire la coerenza terminologica rispetto al predecessore – la "preferenza comunitaria" – per non alterare la flessibilità del concetto; 2) garantire la corrispondenza biunivoca tra il concetto espresso e il termine che lo designa e evitare la proliferazione di soluzioni diverse per un principio che, per quanto ambiguo, rimane sostanzialmente lo stesso.

14 Si veda, ad esempio, l'allegato VI: Elenco di cui all'articolo 20 del Protocollo: misure transitorie, Bulgaria, GU L 157 del 21.6.2005.

Page 15: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Eventi

15

XI Giornata REI

Bruxelles, 20 maggio 2011

Un nuovo diritto europeo dei contratti: m ission im possible per il traduttore?

L'XI Giornata REI ne discute…

Quante volte un traduttore si può imbattere, nel tradurre un testo giuridico, in termini quali termination, good faith o merger clause, il cui corrispondente in italiano non esiste, non sembra corrispondere al contenuto dell’istituto giuridico nazionale o si presta a molteplici interpretazioni, peraltro confliggenti? Qualche elemento per sciogliere simili dubbi in futuro è stato fornito da esperti di diritto, linguistica e traduzione impegnati in un nuovo progetto di armonizzazione attualmente discusso a livello dell’Unione europea.

L’undicesima Giornata REI si è tenuta a Bruxelles il 20 maggio scorso ed ha riunito traduttori, linguisti e giuristi intorno al tema del “Diritto europeo dei contratti e traduzione - Dal Progetto di Quadro comune di riferimento a un futuro strumento dell'Unione europea nel settore del diritto europeo dei contratti”.

Il Progetto di Quadro comune di riferimento (PQCR) è il risultato del lavoro di un articolato gruppo di studiosi, finanziato dalla Commissione europea tramite il 6° Programma Quadro per la Ricerca dal 2005 al 2009. Il gruppo (Network of Excellence COPECL -"Common Principles of European

Contract Law") ha portato avanti un poderoso lavoro di ricerca, analisi di fonti e lavori anteriori, e di comparazione giuridica per redigere un testo che, nell’intenzione iniziale della Commissione europea, doveva fungere da “strumentario” ad uso e consumo del legislatore europeo al momento della redazione di nuove norme o della revisione di quelle esistenti in materia di diritto dei contratti.

L’approccio della Commissione europea, sin dall’inizio pragmatico, è stato quello di cercare una soluzione a problemi concreti riscontrati nel funzionamento del mercato interno: lo scambio di beni e servizi è regolato dalle norme di diritto contrattuale e, a livello transnazionale, non sempre le regole in materia di legge applicabile (regolamento “Roma I”) sono in grado di agevolare detti scambi, dal momento che non risolvono le incoerenze né colmano le lacune di istituti giuridici inesistenti o troppo diversi da un ordinamento nazionale all’altro.

I consumatori spesso non sono in grado di controllare se un contratto proposto da un operatore commerciale stabilito in un altro Stato membro rispetti pienamente le norme che tutelano i loro

Page 16: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Eventi

16

diritti a livello locale o nazionale; pur potendosi avvalere del principio del regolamento Roma I, secondo cui la scelta della legge applicabile al contratto non può privarli dei diritti loro garantiti dal diritto nazionale, quei consumatori saranno comunque diffidenti verso l’offerta che proviene da un ordinamento giuridico straniero e tenderanno a preferire ad essa quella di un operatore locale. Al tempo stesso, una piccola impresa che voglia lanciare il proprio prodotto su un nuovo mercato nell’UE-27 rischia di essere scoraggiata dai costi legali che comporta il necessario adattamento del contratto nazionale a potenziali clienti stranieri tutelati da norme giuridiche diverse negli altri 26 Stati membri.

Per dare un reale incentivo al mercato interno, specie nei settori che coinvolgono privati o piccole o medie imprese, la Commissione europea è dell'avviso che occorra lavorare ad un ravvicinamento delle norme generali che regolano il contenuto stesso del contratto. Questo permetterebbe di incrementare la fiducia fra imprese e consumatori e contrastare almeno in parte quell’effetto di "stagnazione" del potenziale di crescita economica dell’Unione europea.

È emersa chiaramente, nel corso degli anni, l’esigenza di ravvicinare i diritti nazionali in questo campo, al di là di quanto non facessero già specifiche normative settoriali dell'Unione. Da qui l’idea di un intervento sul diritto dei contratti in generale, nella forma di un quadro comune di riferimento: principi, definizioni di concetti di base e clausole-tipo dovevano formare il contenuto del QCR per diventare in primo luogo uno strumento ad uso e consumo del legislatore europeo per “legiferare meglio”, senza precludere la possibilità di farne uno “strumento facoltativo” per il legislatore nazionale nella fase di attuazione della legislazione europea e per gli utenti del diritto che intendessero sceglierlo come corpus di norme che regola un determinato contratto (legge applicabile).

Dal canto suo, il Parlamento europeo non si è limitato negli anni a richiamare la necessità di risistemazione dell'acquis del diritto dell’Unione

sulla base di un insieme di principi e regole-tipo, ma ha auspicato che si giunga ad un vero e proprio diritto europeo dei contratti, per taluni da battezzare senza remore “codice civile europeo”. Anche il Consiglio, sia pur su toni meno avanguardistici, ha più recentemente rilevato la necessità di una maggior coerenza nel campo del diritto dei contratti nell'Unione europea, nel rispetto tuttavia delle culture giuridiche nazionali.

Questa rivoluzione “discreta” ha raggiunto uno stadio avanzato e si è concretizzata in un testo a cura di un ristretto gruppo di esperti nominati dalla Commissione e incaricati di rielaborare il contenuto del PQCR. Ridimensionato rispetto a quest’ultimo sia nel tenore che nella portata, il testo che ha visto la luce a maggio 2011 è uno “studio di fattibilità”, maggiormente a vocazione normativa di quanto non fosse il PQCR, che era apparso troppo ampio e forse troppo completo per poter essere discusso a livello di Consiglio dei Ministri e di Parlamento europeo.

Lo studio di fattibilità, snello e concentrato sulle norme che regolano i soli contratti di compravendita, oltre ad alcuni contratti di servizi connessi (installazione, manutenzione, ecc.), è stato voluto dalla Commissione europea per semplificare e allo stesso tempo rendere più accessibili agli utenti, nel massimo rispetto del rigore scientifico che è proprio del diritto, le norme elaborate nel PQCR. Se il fine di questa operazione è ancora da negoziare politicamente fra le istituzioni dell’Unione, la gamma delle possibilità che si aprono è già stata presentata dalla Commissione nel Libro verde del luglio 2010 e spazia dall’ “innocuo” studio di fattibilità fino all’eventuale adozione di un regolamento (per sua natura, vincolante), basato sul medesimo studio, che introdurrebbe nel diritto nazionale un corpus omogeneo di norme sostitutive di quelle nazionali ma che troverebbero applicazione solo ai fini della conclusione di contratti transnazionali.

Fra questi due estremi giacciono soluzioni più mediane: uno “strumentario” ad uso e consumo del legislatore UE nella forma di accordo interistituzionale, una raccomandazione non vincolante, una direttiva di armonizzazione minima.

Page 17: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Eventi

17

È interessante notare che un’ulteriore opzione, meno estrema del regolamento sostitutivo delle norme nazionali, sarebbe quella di istituire un regime a cui le parti possono volontariamente (cioè facoltativamente) fare riferimento nello stabilire il loro rapporto contrattuale e che coesisterebbe con le norme nazionali, senza necessariamente sostituirle. Questo complesso di norme sarebbe quindi una sorta di 28° regime, il cui contenuto stabilito per regolamento non sarebbe modificabile dal legislatore nazionale, ma che non sostituendo le norme nazionali, rimarrebbe un’opzione a disposizione delle parti contrattuali che vi si vogliano riferire per regolare il loro rapporto giuridico.

Qualcuno si può chiedere perché interessarsi ad un progetto di cui ancora non si conosce il fine esatto né la forma o il contenuto precisi; per un traduttore può essere particolarmente frustrante (ma decisamente nella norma) lavorare su qualcosa suscettibile di mutare in modo sostanziale e più volte in corso d’opera, se non addirittura di essere “abortito” politicamente.

Non è la prima volta che la REI si occupa di questo progetto, che ha ormai raggiunto un certo grado di maturazione dopo oltre un decennio di studi, riflessioni, ambiziosi slanci innovatori e brusche frenate nel processo di armonizzazione di una materia, quella del diritto civile, che sta al centro dei rapporti fra individui in ogni ordinamento giuridico, incluso quello dell'Unione. Nel 2009 il Progetto di Quadro comune di riferimento è stato oggetto di dibattito in occasione dell’ottava Giornata REI. Se le sorti politiche del progetto di armonizzazione – perché di questo, in fondo, si tratta – rimangono ancora incerte, il progetto linguistico ha invece già messo al lavoro giuristi, linguisti e traduttori, nell’intento di dare la forma linguistica appropriata a questo strumento di integrazione europea.

La traduzione giuridica, è risaputo, pone non pochi problemi anche a chi di traduzione e di diritto si intende. La traduzione sia del PQCR che del futuro documento basato sullo studio di fattibilità è

particolarmente insidiosa perché occorrerà veicolare, in tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea, concetti e disposizioni in molti casi frutto di un processo di comparazione/astrazione a partire dalle tradizioni giuridiche nazionali, dal diritto internazionale e dall’acquis del diritto dell’Unione, quando non addirittura creati ex novo. Occorre tenere presente che in tale processo si è usato l’inglese come lingua veicolare, senza che tuttavia il ricorso a questa lingua comporti necessariamente un riferimento ad istituti giuridici di common law anglosassone.

Gli interventi degli oratori alla Giornata REI hanno chiarito infatti come la maggiore difficoltà degli esperti che hanno redatto lo studio di fattibilità sia stata per l’appunto quella di distaccarsi (sic) dalla terminologia utilizzata in particolari contesti nazionali per non dare adito ad interpretazioni erronee della ratio delle singole norme (oltre che di suscitare discussioni senza fine in seno alle istanze accademiche e politiche sulla supremazia del tal istituto giuridico nazionale su altri). Attraverso un’opera di “neutralizzazione” si sta quindi giungendo progressivamente ad una vera e propria nuova terminologia propria dell’Unione europea che, più che in altri casi, una volta adottata dagli Stati membri, avrà come risultato un ravvicinamento degli ordinamenti nazionali e delle loro regole.

Molti gli spunti che gli interventi degli oratori hanno fornito alla discussione: i rappresentanti delle istituzioni, Fernando Paulino Pereira per il Consiglio e Dirk Staudenmayer per la Commissione, hanno fatto il punto sull'avanzamento del dialogo interistituzionale su questo tema che vede attualmente una certa convergenza di opinioni, ma in cui molto è ancora da decidere. Barbara Pozzo, dell’Università dell’Insubria, ha illustrato il concetto di inglese come “lingua franca” nella redazione delle norme di diritto europeo. Anna Veneziano, dell’Università di Teramo, ha descritto il lavoro svolto dal gruppo di esperti e richiamato l’uso di fonti “extra-acquis dell’Unione” derivate anche dal diritto internazionale o dal diritto comparato e della relativa terminologia (non sempre

Page 18: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Eventi

18

Arianna Mellini Sforza

esistente in italiano) di cui ha riportato esempi particolarmente rilevanti; sempre Veneziano ha sottolineato l’importanza della scelta fatta dal gruppo di esperti di un registro linguistico più accessibile, adatto alla comprensione di utenti non professionisti. Ripercorrendo le tappe del progetto e della sua evoluzione, Marisa Meli, dell’Università di Catania, ha fatto riferimento alla vocazione che questo progetto ha di rendere nelle varie lingue ufficiali concetti non già di diritto nazionale bensì di diritto dell’Unione, suggerendo l’idea che un tale processo possa portare senza scandali alla “convivenza” di due linguaggi giuridici di diritto dei contratti accessibili agli utenti – il diritto nazionale e il diritto dell’Unione – in un sistema che sempre più si forgia come multilevel. Elena Ioriatti, dell’Università di Trento, ha sviluppato il concetto del duplice obiettivo del QCR e del suo successore, ossia creare tanto un nuovo quadro giuridico quanto la relativa terminologia, obiettivo che deve tener conto del principio della parità di trattamento degli utenti del diritto - europeo e nazionale. Infine, Carlo Marchetti, dell’Università di Milano, si è soffermato su alcuni esempi di termini e sul livello di tecnicismo utilizzato dal gruppo di studiosi nell’elaborazione del PQCR, anche rispetto alle scelte del gruppo di esperti per la redazione dello studio di fattibilità.

Il ruolo dei traduttori è emerso quindi, più che mai, come la chiave di volta di un processo che non si limita a trasformare (o ridurre) il testo originale nel diritto/linguaggio di ogni paese, ma deve piuttosto contribuire all'affermazione e al rafforzamento del linguaggio e per ciò stesso dell’ordinamento dell’Unione. Gabriella Rojatti, della Direzione

generale della Traduzione, ha a questo scopo richiamato la scelta del Dipartimento di lingua italiana di dotarsi dei mezzi necessari per rispondere a questa interessante sfida professionale e culturale mediante la creazione di un pool giuridico ad hoc e un coordinamento più stretto con i servizi di traduzione delle altre istituzioni impegnate sullo stesso fronte.

Nel prossimo autunno, la Commissione europea scioglierà la riserva su quale opzione adottare per proseguire sulla via dell'armonizzazione del diritto dei contratti a livello europeo. Comincerà allora il dibattito politico-istituzionale in seno all’Unione, mentre i traduttori avranno già sperimentato le difficoltà di questa interessante materia. Il loro ruolo, che spesso resta nascosto negli anfratti dell'iter procedurale delle istituzioni europee, per una volta è stato riconosciuto come fondamentale da tutti i partecipanti all'XI Giornata REI: i traduttori sono chiamati ad essere, infatti, più che mai coautori di una terminologia nuova, che non solo ha valenza linguistica, ma influirà in misura sostanziale sul funzionamento degli ordinamenti nazionali che si misureranno, in un modo o nell’altro, con lo "strumento" infine adottato dalle istituzioni europee.

Anche per questo aspetto, il progetto del diritto europeo dei contratti è particolarmente innovatore, poiché farà assaporare ai traduttori, forse, la soddisfazione di partecipare alla creazione di un nuovo frammento di costruzione dell’Unione europea.

Page 19: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Il pelo nell’uovo

19

In un racconto di Hanif Kureishi, la protagonista, un mix di decadenza e

cosmopolitismo tutto europeo, passa le giornate a letto a leggere "Baudelaire,

Huysmans e Genet in francese, e Proust in inglese, perché a quanto pare la

traduzione di Scott Moncrieff lo migliorava"1. E perché no? L'esperienza

quotidiana non insegna forse che da elaborati nefandi possono sorgere, a colpi

di cesello, traduzioni sublimi? Vero, ma non sembrerebbe questo il caso. Basta

andarsi a rileggere il bell'articolo che Cristina Cona ha dedicato anni fa su

queste pagine2 alla prima traduzione inglese della Recherche per rendersi conto

del torto che quel traditore di Moncrieff ha fatto al creatore di Albertine.

A incominciare dal titolo Remembrance of Things

Past, ripreso pari pari dal sonetto 30 di Shakespeare,

che, come giustamente sottolinea la Cona, e come tutti i proustiani doc ben sanno,

"indica uno sforzo attivo, esatto opposto del concetto proustiano di «memoria

involontaria» che costituisce il cardine e il senso stesso della Recherche"3. Eppure,

nonostante sfrondoni e travisamenti, la versione di Moncrieff non solo ha goduto

per decenni di un generale apprezzamento in quanto traduzione, ma, più

sorprendentemente, è assurta a parte integrante del canone letterario anglofono, il

che ci riporta allo snobismo bellettristico della vedova di Kureishi. Insomma, il rapporto tra la versione di

Proust e quella di Moncrieff sembra riflettere il classico paradosso secondo cui nel passaggio da un idioma

all'altro il testo letterario da un lato resta lo stesso, perché si limita a riprodurre l'originale con parole

straniere, e al tempo stesso diventa un altro, cioè inizia a vivere di vita propria, seguendo un percorso di

crescita e inserimento nella cultura L2 che non necessariamente coincide con quello dell'opera madre nella

di Domenico Cosmai

1 H. Kureishi, "La vedova", in Tutti i racconti, Bompiani, 2011. 2 C. Cona, "Alla ricerca del passato prossimo", in Tracce 13/2000, pagg. 5-7. 3 Id., pag. 5.

Marcel Proust

Page 20: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Il pelo nell’uovo

20

cultura L1. Parliamo naturalmente dei casi migliori, visto che di traduzioni degne di essere chiamate

classiche non ce ne sono poi tante. E infatti, ogni 20 o 30 anni, ciascuna generazione provvede a

riappropriarsi linguisticamente delle grandi opere straniere, con modalità che tendono a ripetersi. Ognuno

stima la propria versione migliore delle precedenti e ne spiega il perché e il percome in estenuanti "note del

traduttore", anche se è tutto da dimostrare che ci sia un effettivo miglioramento rispetto a quanto prodotto

in passato. Talora tendiamo naturalmente a ritenere più "giusta" una traduzione solo perché ricalca le

convenzioni redazionali e gli stilemi tipici dei nostri tempi, il che ce la rende in qualche modo più

riconoscibile e gradita.

Il fenomeno per il quale una traduzione entra a pie' pari nel canone letterario della cultura che l'ha prodotta

è stato per anni il cavallo di battaglia della cosiddetta scuola di Tel Aviv, in particolare degli studiosi

israeliani Gideon Toury e Itamar Even-Zohar. In una serie di articoli pubblicati tra il 1970 e il 1977 e

raccolti nel 1978 con il titolo Papers in Historical

Poetics, Even-Zohar ha esposto i fondamenti di una

teoria, detta dei "polisistemi", che per prima ha

riconosciuto l'importanza della letteratura tradotta

nella storia letteraria di un paese. Questa importanza

può essere "primaria", quando crea o concorre a creare

nuovi motivi e modelli culturali, o "secondaria",

quando rafforza elementi e modelli esistenti. Non è un

caso che questa teoria sia nata in Israele, paese in cui

mancava per motivi storici un canone letterario

autoctono, e il cui ambiente culturale ancora negli

anni '70 del secolo scorso dipendeva massicciamente

dalle traduzioni di testi stranieri antichi e moderni. Ma

neanche i paesi con tradizioni letterarie più

consolidate sfuggono all'analisi di Even-Zohar: si

pensi a quanto le traduzioni ottocentesche dei grandi

romanzi russi, mutuate per lo più dal francese,

abbiano influito sulle letterature occidentali coeve. In

Page 21: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Il pelo nell’uovo

21

sostanza, l'idea alla base del discorso di Even-Zohar (e ripresa dal semiologo russo Yurij Lotman) è che un

testo non esiste in sé, ma va sempre determinato storicamente sia nel contesto della cultura dominante –

quella originale, nel caso dei testi tradotti – sia in quella dominata, cioè quella della lingua di arrivo.

Fatalmente, essendo stato da poco in Asia Centrale, mi torna in mente un caso che riguarda proprio

quell'angolo di mondo. Mentre scrivo ho davanti a me un'edizione inglese in ottavo di fine Ottocento. Al

centro della copertina in cartoncino verde, inscritti in un rettangolo diviso in due da uno stemma in rilievo,

campeggiano, in alto, la scritta Rubaiyat of Omar Khayyam e, in basso, il nome FitzGerald. Aprendo il

volume ci si trova, dopo poche pagine vuote, dinanzi a un ritratto protetto da un foglio di carta velina. Non

si tratta però di Omar Khayyam, sommo matematico, astronomo e filosofo arabo-persiano dell'XI secolo,

oltre che autore dei versetti noti come Quartine o, in arabo, Rubayyat (dalla radice araba rb' = quattro),

bensì di un barbogio vittoriano in redingote e fazzoletto da collo: Edward FitzGerald, per l'appunto, il

traduttore, anzi l'autore (o viceversa).

Fino a che punto traduttore, e fino a che punto autore? Per capire l'entità del dilemma basterà prendere a

esempio una celebre quartina. Eccola nell'originale farsi, per chi l'intende, e nella prima traduzione italiana

condotta direttamente sui manoscritti originali, quella di Francesco Gabrieli del 1944:

La quartina 137 di Gabrieli corrisponde alla 102 nell'edizione in prosa di Edward Heron-Allen (1898) e in

quella poetica di Arthur B. Talbot (1908):

137.

Khayyam, se sei ebbro di vino, stai allegro! Se siedi in compagnia d'una guancia di tulipano, stai allegro! Giacché in ultima fine sarai nulla, pensa che il non essere sia pari all'essere, e stai allegro!

Page 22: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Il pelo nell’uovo

22

Come si vede, le versioni di Gabrieli e dei traduttori inglesi differiscono di

poco sul piano semantico. L'unico elemento degno di nota è il trattamento

della metafora esotica "guancia di tulipano" / tulip-cheeked, per indicare

l'amante, che Heron-Allen sceglie di neutralizzare con il termine darling

nell'ambito di una generale strategia traspositiva di domestication. Sul

piano stilistico, la versione di Talbot, pur essendo posteriore a quella di

Heron-Allen, appare più paludata, caratterizzata com'è da arcaismi (thou,

art, reposest, wilt, naught) e da un fraseggiare complesso (since the end of

all things is that thout wilt be naught) che ne rende anche la recitazione

difficoltosa. Non conosco il farsi ma mi sembra assodato, viste le analogie,

che le tre traduzioni sono tutte rappresentazioni fedeli, se non proprio

letterali, di uno stesso testo originale. Se è così, che dire della versione di

FitzGerald (1859), in cui la medesima quartina reca il numero romano

XLVII?

XLVII

And if the Wine you drink, the Lip you press, End in the Nothing all Things end in--Yes- Then fancy while Thou art, Thou art but what Thou shalt be--Nothing--Thou shalt not be less.

102. Khayyám, though drunk, lift up thy cheerful voice, Be happy with the darling of thy choice; If in the end of things thou must be naught, Imagine thou art nothing now. Rejoice!

102. Khayyam, if thou art drunk with wine, be happy, if thou reposest with one tulip-cheeked, be happy, since the end of all things is that thou wilt be naught; whilst thou art, imagine that thou art not, - be happy!

Page 23: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Il pelo nell’uovo

23

Si capisce perché Gabrieli, commentando l'esito di FitzGerald, abbia parlato di "ardito e libero calco,

rifusione e contaminazione di più originali persiani"4. No, non è la fedeltà il pregio delle quartine

fitzgeraldiane, e del resto FitzGerald non se ne curava, come ammette in una lettera del 27 aprile 1859

all'orientalista Edward B. Cowell: "I suppose very few People have ever taken such Pains in Translation as

I have: though certainly not to be literal. But at all Cost, a Thing must live: with a transfusion of one’s own

worse Life if one can’t retain the Original’s better. Better a live Sparrow than a stuffed Eagle"4. E le

quartine, le "squisite" quartine fitzgeraldiane, come le definisce anche un rigoroso filologo come Gabrieli,

vivono. Non della luce riflessa delle traduzioni, ma del fulgore delle vere opere d'arte, che nascono e

partono per il mondo a permeare del proprio spirito nuovi lettori, nuovi scrittori e nuove opere artistiche.

Per i vicoli di Samarcanda e Bukhara, il vociare dei venditori ambulanti di miniature e libri ricorda ancora

oggi ai turisti la figura di Omar Khayyam, poeta "dell'amore, del vino e delle donne". Non tutti sarebbero

d'accordo con questa visione di un uomo che fu anche un grande pensatore e sufi. Poco importa: anche in

Asia Centrale, nelle zone dove Khayyam ha vissuto nove secoli fa, si è affermata quell'immagine

tradizionale di poeta pessimista e gaudente, che, come conclude Gabrieli, possiamo pur chiamare

all'ingrosso fitzgeraldiana. Il che, per una traduzione, fedele o infedele che sia, non è un risultato da poco.

4 F. Gabrieli, "Introduzione", in O. Khayyam, Quartine-Rubayyat, Newton Compton, 1991, pag. 9. 5 E. FitzGerald, Letters of Edward FitzGerald in Two Volumes (ed. By W. A. Wright), Macmillan and Co., 1901,Vol. II, pag. 5.

Page 24: Inter@lia 48 - European Commission | Choose your language ...ec.europa.eu/translation/italian/magazine/documents/issue48_it.pdf · cogliere e apprezzare il mosaico culturale del Brasile.

Interalia

“La

vita

si f

a pi

ù vo

rtic

osa

in u

na M

osca

in c

onti

nuo

mut

amen

to e

res

taur

o, c

he h

a lu

cida

to le

su

e cu

pole

dor

ate

nel t

enta

tivo

di f

ar d

imen

tica

re s

etta

nt'a

nni d

i sto

ria.