Inter-city

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Una silloge poetica profonda e meditata, dominata dai colori pastello, quella della Sallustio, che va ad arricchire il suo nutrito e variegato curriculum letterario. L’opera è impostata come una progressione di appunti e pensieri che si agglutinano attorno alla tematica del viaggio, come il titolo stesso intende rappresentare, giocando sia sulla tipologia di treno che quotidianamente l’autrice, Dirigente scolastica, prende per ragioni di lavoro, sia sulla progressione di città e paesini che lentamente scorrono dal finestrino.

Transcript of Inter-city

SpazioTempo

Collana di Narrativa e Poesia/9

curata da

Alessandro Lattarulo

Lucia Sallustio

INTER-CITy

Edizione ottobre 2014

ISBN 978-88-8459-304-7

WIP Edizioni SrlVia Capaldi, 37/A - 70125 Bari

tel. 080.5576003 - fax 080.5523055www.wipedizioni.it - [email protected]

In copertina:Ombre

fotografia di Manlio Ranieri

In quarta di copertina:Amori buttati

fotografia di Manlio Ranieri

è vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata,

senza l’autorizzazione dell’Autore e dell’Editore.

Indice

Prefazione ............................................................9di Vittorio VerducciInter-city ............................................................14di Gianni Antonio PalumboIntercity ..............................................................25Stazioni ..............................................................26Indifferenza .......................................................27Tapis roulant .....................................................28Ancora ................................................................29Pausa ..................................................................30Fuga ....................................................................31Miserere .............................................................33Grigi ...................................................................34Pensieri in corsa ................................................35Germogli ............................................................36Foschia ...............................................................37Bianco ritorno ...................................................38Battaglia ..............................................................39Annuncio ritardo ..............................................41A new Valediction ............................................42Controverse verità ............................................43Son tornate a suonare le campanelle .............44Bagliori di un amore ........................................45Immagini ...........................................................46Sono ancora qua ...............................................47Vaghezza metropolitana ..................................48Passa la tormenta .............................................49E fu poesia .........................................................51Prospettive ........................................................52

Consiglio .............................................................53Andata e ritorno ...............................................55Reti .....................................................................56E… .....................................................................57Il ricordo dei giorni ..........................................58Raminga .............................................................59Transumanza .....................................................60Verrà ...................................................................62Di speranza attesa ............................................63Contumelie ..........................................................65Rimpatrio...........................................................67Ed è già nostalgia .............................................69Un giorno viaggerò ..........................................70A una panchina .................................................71Uno di due (Assolo) .........................................72Arrivano così.....................................................73Partenza ..............................................................75Requiem di archetti ..........................................77Afghanistan .......................................................78Oggi, d’estate ....................................................79Interpretazioni ..................................................80Ri-corro ..............................................................81Gelsomini di Tangeri .......................................82Un pensiero .......................................................83Cantastorie ..........................................................85Storie d’estate ....................................................87Rimpiattino .......................................................88Mykonos ............................................................89Notte di San Lorenzo .......................................90Albeggia.............................................................91Rientro ...............................................................92

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PREFAZIONEdi Vittorio Verducci

Un lungo viaggio, come lascia intendere il titolo stesso della silloge, è questo libro di Lucia Sallustio, un lungo viaggio ca-ratterizzato da due elementi che fanno da sfondo a tutta l’opera: il treno e la stazio-ne, visti in uno spazio infinito, di cui non si intravvede, perciò, il traguardo, e in un tempo senza tempo, in cui la poetessa consuma la sua esistenza e dichiara il suo male di vivere, alla ricerca di un qualcosa che dia senso alla propria vita. Intorno c’è tanta gente, che guarda e non vede, che è muta, quasi senza volto: altrettanti elemen-ti di cui l’autrice, insieme al treno e alla stazione, si serve per comunicare gli stati psichici attraverso cui il suo malessere si esprime. Innanzitutto le attese e i sogni, che, come si legge nella poesia d’apertura, sono dei flash: brevi momenti che leniscono la stanchezza dello spirito, nell’aspettativa, vana, di giorni migliori. Aspettativa che è speranza, e anche ricerca d’amicizia, visti in un sorgere e spegnersi quasi simultaneo, con “i cuori” che “restano a navigare”: in una solitudine e in una incomunicabilità fatta di silenzi, simili a robot, ad automi in-

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coscienti su un “tapis roulant” ma senza vita, in un continuo, inquieto andare verso l’ignoto. Leggiamo qualche verso: “Tapis roulant / di gente meccanica / su piatta-forma ferroviaria / scorre a passo ritmato / presagendo frenetica giornata. / L’oc-chio smarrisce la coda / inghiottita veloce dall’antro. / Risale, contromano, / la nuo-va ondata / e l’ultima luna scompare”. Quelle della solitudine e dell’incomunica-bilità sono tematiche ricorrenti nel testo, a evidenziare e nel contempo a denunciare una amara condizione umana in un inces-sante viaggio alla ricerca del suo riscatto, che si illude di trovare ma che non rag-giunge. Una ricerca e un viaggio interrotti da brevi pause, poi la partenza ricomincia, e agli occhi della poetessa si ripresenta-no le immagini di stazioni deserte, oppu-re affollate, ma i volti restano senza volti, inespressivi, anonimi. E ciò è segno che le mancate speranze – che, secondo il co-pione già descritto, a tratti si riaccendono ma, brevi barlumi, di nuovo si spengono nell’abortire dei pensieri – sfociano nell’in-differenza, ma anche nel dolore, pure que-sto senza sfogo e senza volto. E dai versi emerge un mondo di desolazione, conno-tato da un colore, il grigio, che sfuma e as-

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sorbe tutti gli altri, ad accentuare ancor di più la condizione di sconforto: “Grigi ce-mentifici spenti / costeggiano la ferrovia. / Scorre la tavolozza dei grigi, / sfumano i pastelli delle case… / …Immagini in cor-sa / sempre più veloci / di mondi separati in solitari sistemi”. E in mezzo al grigiore, solitaria compagna, la noia, come si legge nei versi: “Verrà il tempo della noia / delle immagini sfocate / delle ore lente… / La paura sarà desiderio / di un altro giorno di malinconia”. Altrove la poetessa si doman-da se “germoglierà la parola”, intesa qua-le strumento di liberazione, e la risposta è positiva perché “si riscalderà infine il cuore / al colore dei frutti boicottati”, lascian-do uno spiraglio alla speranza: ma anche qui si tratta di brevi momenti, affermando lei subito dopo che “all’improvviso, / un manto di foschia / aggredisce e dirada il tutto”, e ricadendo nella disillusione. Mi viene spontaneo pensare al pessimismo di matrice montaliana, che, con l’Indifferenza chiamata divina, trova la strada, purtrop-po unica, del riscatto dai mali del mondo; e alla solitudine e alla incomunicabilità di cui parla Quasimodo, per un breve istante – perché si fa subito sera e giunge la morte – affrancati da un raggio di sole: come per

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costoro, anche per Lucia Sallustio si pre-sentano, pur se fugaci, gli squarci di luce in cui far riposare le sue ansie e i suoi tor-menti. Ed è l’incantata visione d’un “bian-co paese” che le appare nel “nitore del gior-no” dal finestrino d’un treno, nel mentre l’inonda la dolcezza del “desiderio di tor-nare a casa”; oppure una profonda voglia d’amore, espressa nei versi “nelle scatole dei ricordi, / nella fosforescenza della sera / ci ritrovammo abbracciati / nel bosco in-cantato”; è un intimo bisogno di Dio, a cui è grata per il dono del “nuovo giorno / ir-raggiato di sole / o coperto di nubi” e “per la gioia di vivere rinnovata”. Un bisogno del divino, comunque, schietto e genuino, senza ipocrisie, come lasciano intendere i versi: “Ma potresti chiedere a Padre Pio / di non intercedere così spesso / per spia-narmi la strada / alla beatificazione?”. Ma altri momenti le sono concessi per rifuggi-re dal male di vivere: sono gli attimi in cui s’immerge nella natura a consolare il do-lore – nell’“onirico splendore” di un’isola greca, o nelle “spiagge assolate / increspa-te dall’onda”; oppure nella magica visione del cielo, definito “oceano capovolto”, nel-la notte di San Lorenzo: notte di “desideri e d’impossibili realtà”, ma in cui una stella

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cadente è “gravida della sua pace” – è il conforto che le dà la poesia, assurta a ruolo di Musa liberatrice: “E tornò irrefrenabile, / di colpo la parola, / e si fece immagine, / pensiero e poi verso”. Un poetare intenso è, dunque, quello di Lu-cia Sallustio, intessuto delle inquietudini e dei problemi dell’esistere, e anche delle te-matiche sociali, come la povertà e l’emigra-zione, di cui emblematica è la disperazione di un ragazzo extracomunitario che sogna la Svezia lontana e pensa alla famiglia per-duta: un poetare, come s’è visto, connota-to di attese, ansie, desideri, in un’altalena di speranze (brevi) e di disillusioni, in un mondo che nullifica e non dà certezze. Una breve annotazione per quanto riguarda lo stile: scorrevole, mai ridondante, semplice sì, ma di una semplicità ricercata, raggiun-ta quindi dopo un attento lavoro linguisti-co. Ciò a testimonianza di un’autrice che alle tematiche profonde unisce una forma letteraria chiara, senza inutili orpelli, che si esplica in un linguaggio metaforico sì, ma mai pesante, a esprimere un sofferto vissu-to interiore: un’autrice assolutamente pa-drona dello stile e sicuramente valida sul piano letterario.

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INTER-CITYdi Gianni Antonio Palumbo

“Mi trovi sempre qui / al chiarore del gior-no / ad aspettare. / Occhi che fagocitano / passi erranti di migranti”. è con quest’im-magine, dominata dal senso di attesa, che si apre la silloge Inter-city di Lucia Sallu-stio, raffinata poetessa e narratrice (ricor-diamo il bel romanzo breve La fidanzata di Joe), molto attenta alle funzioni e ai valori espressivi della parola.Come già suggerisce il titolo, l’opera è im-postata come una progressione di appunti e pensieri, che si agglutinano attorno alla tematica del viaggio, echeggiata anche nei versi di Tennyson in esergo. Il viaggio è scandito secondo un duplice ritmo: è per-corso reale, della Dirigente che quotidia-namente macina chilometri in Intercity per raggiungere la sua sede scolastica, ma è al contempo itinerarium mentis di un’anima sognatrice. La Sallustio alterna la contem-plazione di “campi di carciofi” e “antichi casolari” al dischiudersi di un’altra dimen-sione, il vagare dell’anima “per viuzze an-tiche, / sotto gallerie e in piazze gremite”, in atmosfere a lei decisamente più consen-tanee, proprio come quella, panica, che

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pervade i versi dal titolo Gelsomini di Tan-geri. Nel finale, anche il viaggio reale, non più legato alle esigenze di lavoro, offre im-magini solari e rasserenanti, come quelle di Mykonos, pervasa di “onirico splendore”, ma anche foriera di quiete, con il suo esse-re “sofà in riva al mare”, preludio alla suc-cessiva riconciliazione con il mondo e con l’uomo, nella cornice siderale della notte di San Lorenzo. Rinnovata fede che indu-ce all’isolamento in “binario” del verbo “stare” a fine lirica, indice non di infernale ristagno o limbica ciclicità, ma di ritrovato vigore.L’io lirico appare, dunque, nella silloge, pe-rennemente sospeso tra una dimensione en rêve (“i castelli di Merlino”) e il quotidiano inventario di una realtà spesso permeata di “grigiore”. Quella che emerge, ad esempio, in Grigi, uno dei testi più interessanti della silloge, che muove da impressioni croma-tiche legate alla percezione del paesaggio (con i “grigi cementifici spenti”), per poi tradurre questi segni, pregni di suggestio-ni, in cantico dell’anima.Il motivo del viaggio è anche occasione per l’osservazione di microcosmi come quello di Rosina che, nel suo tessere “reti”, è quasi una Parca del giorno che muore, cui la Sal-

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lustio indirizza una delicata, e vigorosa al contempo, esortazione. O è il caso ancora del giovane afghano, con la sua Svezia so-gnata: a lui la Sallustio innalza un cantico augurale.Il viaggio metaforico, invece, è anche “no-stalgia”, è fluire dei ricordi, foriero di un senso lacerante di assenza, che induce a interrogarsi sulle radici dell’esistere, su chi (si pensi all’explicit straziante della monta-liana Casa dei doganieri) realmente sia parti-to o rimasto: “Io qui in partenza, / tu sei già partita. / Di te il ricordo dei giorni, / di me i giorni da ricordare”. La poetessa medita sul tempo stesso, che, come in Montale, è percepito con un senso di disorientamento, caratterizzato dalla perdita dei punti di ri-ferimento: “il calcolo delle ore / non ha più ragione”.Il tema della Morte – l’“Ultima Compa-gnia” o la “destinazione lontana” della locomotiva in Partenza – affiora costante-mente, evocato in maniera patente, come nei versi precedenti o nella bella e melan-conica Verrà, o eretto a presenza sottocuta-nea, che avvolge nel proprio movimento annichilente qualsiasi immagine di vita, pur non spegnendone il vigore. Se, infatti, la promessa di un altrove è talora oggetto

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di dubbio e discussione, in qualche modo l’arte assurge a strumento, forse illusorio, di persistenza (gli echi degli archetti della violinista Cipriani, che continuano a suo-nare “dai muri della” sua “stanza”).Accanto ai momenti in viaggio, l’autrice delinea attimi di stasi; talora essa assume quasi l’aura di un buen retiro, che consente di contemplare la “bruma” e coglierne la promessa di quiete, o prelude all’epifania della poesia, che sola può placare la “tor-menta” interiore. La Poesia stessa è intesa come viaggio e ha fragranze di pane fresco nell’immagine delle gerle di uno dei com-ponimenti della sezione conclusiva.Non manca l’ironia, che affiora dove non l’attenderesti, come nelle pagine che han-no sapore di metaletteratura, pratica cui la Sallustio non è estranea; si pensi, ad esem-pio, nell’antologia Chiedici la parola, alla Sposa del silenzio, ispirata a Espiazione di Ian McEwan. La studiosa delle lettere in-glesi recupera uno dei testi migliori di John Donne, per intrecciare A new Valediction, che assume le vesti della gratiarum actio, di sapore lievemente francescano, per poi vi-rare verso la chiusa arguta e inattesa (con l’apostrofe a Padre Pio).La Sallustio non esita a cimentarsi anche

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con il genere metrico dell’Haiku, riuscen-do a condensare nei tre versi e nelle di-ciassette sillabe un mondo concettuale che turbina. Queste prove, che intervallano il canzoniere del pendolare e ne scandisco-no i diversi momenti, non mancano di esi-ti felici, come in Battaglia o in questi versi: “Fuggivi, luna, / mentre io me ne stavo giù, / fugando nubi”.La raccolta si presenta notevolmente com-patta sotto il profilo stilistico, con una ten-denza all’alternanza di un incedere ora più dimesso e colloquiale, ora (come in Vaghezza metropolitana) più complesso e innervato dalla tradizione letteraria. Ta-lora, le due modalità di espressione del-la funzione poetica coesistono nel mede-simo testo. Si riscontra la tendenza a un uso, proprio della linea novecentista, di sostantivi deprivati dell’articolo, per ac-centuarne il senso di vaghezza, o di plu-rali astratti, forieri di un sentore di inde-terminato poetico. Le metafore fioriscono con efficacia e così ci ritroviamo dinanzi a un silenzio “coperta di feltro”, che espri-me bene l’idea di protezione che spesso tale stato di grazia – purtroppo sempre momentaneo (la coperta è “stracciata dal passo del rientro”) – può rappresentare. O

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citiamo ancora: “Sono pendolo / che mi-sura i giorni, / clessidra di grani di sale”. Piuttosto coeso appare anche il tessuto fo-nico, in un continuum di musicalità che non disdegna, delle volte (si veda Un giorno viaggerò), la rima, sebbene con una buona dose di autoironia. Nella consapevolezza che anche quello che i versi compiranno – analogo al reale, e metaforico al contem-po, sobbalzare del treno sui “campi di gra-no arso” nell’explicit – sarà un viaggio dalle destinazioni ignote e che ogni punto di ap-prodo sarà foriero di nuove attribuzioni di senso. E di nuove emozioni.

A Gabriella,a chi va e a chi resta

I cannot rest from travel: I will drink life to the lees: all times I have enjoyed

greatly, have suffered greatly, both with those that loved me, and alone.

Non posso fare a meno di viaggiare: berrò la vita fino al sedimento: tutto il tempo ho goduto

immensamente, ho sofferto immensamente, siain compagnia di chi mi amava, che in solitudine.

Lord Alfred Tennyson, Ulysses

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INTERCITY

Mi trovi sempre quial chiarore del giornoad aspettare.Occhi che fagocitanopassi erranti di migranti,vite stanche,orecchie che filtranospezzoni di discorsi,flash di speranze e attese,rimandi a tradimenti,anticipazioni di domani sognatiappena delineatinella bruma del mattino.Fari si accendono improvvisi,puntano discreti i viaggiatori.Arriva l’Intercity di soppiatto,timoroso di fermare l’incanto.Riparte lentoal fischio lungod’un giorno che s’apre.

1/Alessandro Lattarulo Senza

2/Giovannangelo SalveminiBisbigli nella notte

3/Giusy PorzioSimulacra. Nuovi cosmi dell’anima

4/AA. VV.Librando l’anima

5/AA. VV.Tra sogno e realtà

6/Renato NicassioUn moderato delirio. Sopravvivere a Bari

7/AA. VV.Violini infuocati

8/AA. VV.Passionali eccezioni

9/Lucia SallustioInter-city

SpazioTempo

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