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Integrare le risorse digitali online: modelli di didattica collaborativa

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Disclaimer

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INDICE

1. Learning Objects ............................................................................................................................. 4

1.1 Definizioni............................................................................................................................... 4

1.2 Utilizzo dei LO ....................................................................................................................... 5

1.3 I repository .............................................................................................................................. 7

1.4 Creare Learning Object ......................................................................................................... 8

1.5 Open Educational Resources ............................................................................................... 9

1.6 Come creare OER ................................................................................................................. 11

2. Ricerca delle risorse digitali ........................................................................................................ 13

2.1 Le tecniche di ricerca ........................................................................................................... 14

2.2 Cosa sono i motori di ricerca .............................................................................................. 17

3. Cooperative Learning e peer education .................................................................................... 31

3.1 I presupposti teorici ............................................................................................................. 31

3.2 I punti fondamentali ............................................................................................................ 32

4. Google Apps for Education ......................................................................................................... 34

4.1 Classroom ............................................................................................................................. 35

4.2 Gmail ..................................................................................................................................... 45

4.3 Drive ...................................................................................................................................... 50

4.4 Google Calendar .................................................................................................................. 59

4.5 Google Vault ......................................................................................................................... 63

4.6 Google Sites .......................................................................................................................... 69

4.7 Hangouts ............................................................................................................................... 75

Bibliografia e Sitografia ................................................................................................................... 82

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1. LEARNING OBJECTS

Nella didattica odierna, sia quella tradizionale sia quella informatizzata e telematica, si parla sempre più spesso di Learning Object (LO), oggetti per l’apprendimento. Darne una definizio-ne unica e univoca non è semplice, dato che, a partire dal 1994, anno della prima definizione, numerose altre si sono succedute nel corso degli anni.

Innanzitutto possiamo individuare i LO come appartenenti allo schema di programmazione object oriented, usata nel settore informatico, dove i contenuti sono considerati componenti, ov-vero objects, indipendenti l’uno dall’altro e quindi riusabili in diversi contesti a seconda delle necessità.

Il termine Learning riporta però alla sfera della didattica e dell’apprendimento; perciò li pos-siamo inserire in quel nuovo modo di fare didattica attraverso l’utilizzo di tecnologie infote-lematiche.

L’idea di base dunque è che si possono creare piccoli contenuti, strutturati in blocchi indipen-denti dal contesto e dagli altri blocchi. In questo modo ogni LO può essere utilizzato in modi ogni volta differenti, in attività diverse, ricombinati, spostati o eliminati.

Sono elementi digitali, nascono pensati per una loro fruizione e un loro utilizzo attraverso strumenti informatici, quali computer o LIM. Vengono inseriti in appositi repository, magaz-zini virtuali in Rete, che raccolgono e organizzano i diversi LO e li mettono a disposizione di altri utenti.

1.1 Definizioni

Tra le definizioni che ne sono state date, due sono le più accreditate e autorevoli in ambito internazionale.

• La definizione che ne dà l’LTSC (Learning Technology Standard Commette) è «ogni entità digitale o non digitale che può essere utilizzata, riutilizzata o indicata come riferimento durante l’apprendimento supportato dalle nuove tecnologie. (...)

� Esempi di learning object possono includere contenuti multimediali, contenuti educativi, obiettivi d’apprendimento, software per la didattica e strumenti per la didattica e persone, organizzazioni, o eventi a cui si fa riferimento durante l’apprendimento supportato dalle nuove tecnologie»1

1 Bianchi F., Learning Object, tesi discussa da Federica Bianchi, presso l’Università degli Studi di Torino (relatore prof. Alessandro Perissinotto).

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• La definizione che ne dà David Wiley è «ogni risorsa digitale che può essere riutilizzata per supportare l’apprendimento»2. Quindi Wiley intende qualsiasi contenuto può essere erogato attraverso la rete, come immagini, video o audio, testi, animazioni, piccole applica-zioni, pagine web complesse. Sostanzialmente questa definizione rispetto alla precedente restringe il campo dei LO eliminando l’idea che i LO possano essere non digitali e non si possano riutilizzare. Infine non vengono semplicemente utilizzati durante l’insegnamento ma diventano risorse indispensabili per supportare l’apprendimento.

1.2 Utilizzo dei LO

Gradualmente diverse istituzioni, che si occupano di istruzione e formazione, sono passate dall’erogazione del materiale didattico in modo monolitico a una erogazione basata appunto sui Learning Object. Questo vuol dire passare da un approccio per cui una singola lezione era immaginata e progettata come un’unità a sé stante, come un unico blocco che non poteva essere utilizzato in modo diverso da come era stato progettato, a un approccio in cui il mate-riale didattico di una lezione è creato da diversi blocchi, ognuno autonomo e indipendente dal contesto, perciò riadattabile a esigenze diverse.

Il LO è una risorsa didattica che si può erogare a distanza, con diversi formati, utilizzabile all’infinito, in percorsi di apprendimento personalizzati in base alle esigenze, con specifici obiettivi didattici.

Il contenuto dei LO deve avere determinate caratteristiche:

• Modulare, autonomo e trasportabile all’interno di ambienti e applicazioni diverse; • Non sequenziale, quindi utilizzabile in momenti e posizioni diversi • Multimediale e interattivo; • Accessibile a più utenti e adattabile a utenti con diverse esigenze; • Semplificato, cioè deve contenere elementi il più diretti possibile; • Informativo, pratico o integrato, ovvero il contenuto deve dare solo informazioni nel primo

caso, nel secondo deve essere altamente interattivo per favorire l’apprendimento attraverso la pratica (giochi, simulazioni, test, ecc.), nel terzo caso è la combinazione dei primi due.

2 Bianchi F., Learning Object, tesi discussa da Federica Bianchi, presso l’Università degli Studi di Torino (relatore prof. Alessandro Perissinotto).

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Raffigurazione schematica dei Learning Objects.

Caratteristiche dei Learning Objects.

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1.3 I repository

Un repository è un deposito di oggetti, nello specifico Learning Objects. Si tratta di database che memorizzano gli oggetti comprensivi di contenuto e metadati, ovvero quelle informazioni che servono per spiegare attraverso parole chiave il contenuto e l’obiettivo formativo del LO stesso. I metadati servono per organizzare e suddividere i LO e per essere trovati facilmente quando ricercati o richiamati. Spesso i repository memorizzano al loro interno solo i metadati, in modo da contenere, e restituire, solamente gli indirizzi ipertestuali che rimandano al LO relativo, che può essere collocato ovunque nella rete.

La maggior parte dei repository funziona come un portale web al quale si accede per la ricerca; ma il termine indica anche le piattaforme integrate, dove sono archiviati i LO in sistemi più complessi.

Di seguito un elenco di banche dati e portali di accesso a risorse didattiche.

• CAREO, Campus Alberta Repository of Educational Objects. Canadese, raccoglie materiali didattici per diverse discipline, per insegnanti ed educatori. www.careo.org

• Edutopia. Progetto creato dalla George Lucas Educational Foundation, del celebre regista George Lucas, per favorire l’accesso e la distribuzione di risorse tecnologiche innovative per l’istruzione. www.edutopia.org

• Europeana. Biblioteca digitale europea contenente materiale audio-visivo proveniente da tutti i Paesi europei. www.europeana.eu

• Learner Resources. Distribuzione di un’ampia collezione di video didattici e altri materiali, nell’ambito dell’iniziativa della Annenberg Media Foundation, allo scopo di migliorare la scuola e la didattica attraverso l’uso delle tecnologie. www.learner.org

• MERLOT. Portale che raccoglie materiale didattico online creato e messo a disposizione da chi e per chi si registra al sito. L’obiettivo è quello di creare una comunità di insegnanti e professionisti che condividano i materiali e le proposte didattiche, migliorando l’efficacia dell’insegnamento. www.merlot.org

• OER Commons. Open Educational Resource, progetto che ha preso avvio nel 2002 con lo scopo di creare uno spazio di condivisione di materiali ed esperienze didattiche. www.oercommons.org

• Open Course Ware. È il primo, e tra i più interessanti, progetto di creazione di un archivio per contenuti didattici. È stato voluto e creato dal MIT di Boston, che ha reso disponibili gratuitamente, purché l’utilizzo non abbia fini commerciali, i propri materiali didattici. Altre importanti università hanno poi seguito l’esempio. www.ocw.mit.edu

• Winsconsin Online Resource Center. È una biblioteca digitale che contiene Learning Objects creati da centinaia di autori e utilizzabili liberamente. www.wisc-online.com

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1.4 Creare Learning Object

Un LO può essere creato con software differenti e avere formati di vario tipo. Molto utile l’ap-plicazione gratuita eXeLearning, che permette di creare in modo facile ed intuitivo dei LO an-che interattivi, con verifiche a risposta multipla, cloze ecc. ecc. Il LO creato può essere diffuso per essere riutilizzato (e quindi anche modificato) nel formato elp, oppure essere distrubuito agli studenti in formato web, per esempio.

In figura c’è la schermata principale di eXelearning. Nella parte centrale è visualizzato il modo in cui si presenta il LO.

Sulla sinistra c’è una sezione verticale con una serie di menu: attività interattive, attività non interattive, info non testuali ed info testuali.

Sempre nella barra di sinistra c’è il profilo, con tutte le pagine del LO schematizzate ad albero.

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Aprendo il menu delle attività interattive compaiono tutte le attività di questo tipo che eXele-arning permette di inserire in un LO.

1.5 Open Educational Resources

Recentemente, accanto al termine Learning Object, ha preso piede la definizione Open Educa-tional Resources (OER), ovvero le risorse educative aperte. Le OER hanno acquisito importanza a livello internazionale soprattutto a seguito di grandi iniziative di condivisione e messa a disposizione di risorse, volute e create da prestigiose università.

Importante è l’aggettivo aperte per queste risorse, che indica che sono disponibili gratuitamen-te, con la possibilità di ri-usarle e adattarle alle proprie esigenze.

Learning Object e OER si sono sviluppati principalmente in ambito anglosassone, perciò si trovano soprattutto in lingua inglese, sebbene negli ultimi anni, di pari passo con la diffusione della LIM nelle scuole, si sono create possibilità anche in Italia. Più avanti è presente un elenco dettagliato.

Un docente che stia cercando delle risorse didattiche online da utilizzare con la LIM, dovrà in-nanzitutto mettersi nell’ottica che, per sviluppare le sue lezioni in modo efficace, difficilmente troverà del materiale che può utilizzare esattamente com’è. Dovrà piuttosto ri-usarlo, ovvero

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adattarlo alle sue esigenze e alle esigenze specifiche della classe. Per questo è importante tro-vare delle risorse che consentano di essere modificate.

In quest’ottica, la licenza d’uso dei materiali non è una fattore secondario, sebbene spesso non venga tenuta in considerazione. Lo standard attualmente che gestisce le licenze d’uso per le OER è la Creative Commons (CC). La Creative Commons mette a disposizione dell’autore un’ampia gamma di possibilità, consentendo di creare una licenza componibile dall’autore stesso. In questo modo è possibile scegliere quali diritti lasciare agli utilizzatori. La CC mette a disposizione sei tipi di licenze, dalla più aperta, che consente a terzi di distribuire, modificare, ottimizzare e utilizzare anche a fini commerciali l’opera di un autore, alla più restrittiva, che consente a terzi soltanto di scaricare e condividere l’opera. Per maggiori informazioni https://creativecommons.org/licenses/

Quindi nel momento in cui si deve cercare una risorsa da ri-utilizzare è importante avere presente l’utilizzo consentito per quella risorsa e regolarsi eventualmente di conseguenza e consapevolmente.

Una volta scelte le risorse didattiche l’insegnante potrà adattarle al contesto specifico della classe, sia prima della lezione, a casa, in fase di preparazione, sia in classe coinvolgendo gli studenti nella modifica: per esempio per aggiungere sottotitoli a video reperiti su Youtube, o la modifica di una voce su Wikipedia.

Elenco di raccolte di contenuti didattici in lingua italiana

• Agenzia Nazionale per l’Autonomia Scolastica (Indire), che si occupa anche di innovazio-ne tecnologica, specificamente per la LIM, insieme all’ANSAS, ha creato il portale Scuola Digitale. www.scuola-digitale.it/lavagna

• GOLD. La banca dati delle pratiche didattiche, contenente non solo materiali ma anche buone pratiche e progetti. Il sito non è più aggiornato perché il progetto è concluso, ma ciò che è stato già caricato rimane disponibile. www.gold.indire.it/gold2/

• Rai Educational. Il portale della Rai per l’educazione, mette a disposizione tantissimi vi-deo utilizzabili a scopo didattico ed educativo. I video di Rai Educational sono soggetti a un copyright restrittivo, infatti è possibile visualizzarli liberamente solo dal portale www.cultura.rai.it/

Siti, portali, blog, social network, offrono immense possibilità, sono gestiti da insegnanti sin-goli o gruppi di insegnanti afferenti alla stessa scuola, da associazioni, o Enti. Pubblicano in rete i loro materiali didattici e li rendono disponibili.

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Proporre un elenco di questi è impossibile, però si possono ritrovare in rete facendo delle ricerche adeguate. Alcuni siti si propongono di raccogliere i diversi link che poi portano alle relative risorse digitali. Se ne citano due come esempi:

• www.atuttascuola.it • www.docenti.skuola.net

Un’altra alternativa sono i materiali creati dalle diverse case editrici, che hanno iniziato a pro-porre contenuti digitali da tempo. Sono però contenuti a pagamento e non sono liberamente distribuibili. Per fare alcuni esempi:

• www.online.scuola.zanichelli.it/ideelim/ • www.giuntiscuola.it/lavitascolastica/materiali-didattici/In-classe-con-la-LIM/ • www.erickson.it/Pagine/Promo-LIM.aspx

Infine ricordiamo che ogni software LIM, dai produttori delle lavagne, che quindi accompa-gnano la lavagna acquistata, hanno a corredo una sezione di risorse multimediali e digitali, utilizzabili per preparare le lezioni. Inoltre, alcune case produttrici mettono a disposizione ulteriori risorse sul loro sito:

• http://www1.prometheanplanet.com/it/server.php?show=nav.16272 • www.exchange.smarttech.com/index.html?lang=it_it

1.6 Come creare OER

Ovviamente una OER può essere realizzata in diverse forme e differenti modi. Il tipo più semplice è il documento, in genere in formato PDF. Ormai tutti o quasi i word processor con-sentono di convertire un documento in PDF, pertanto è inutile descriverne dettagliatamente la creazione. Diverso è il discorso della realizzazione di ebook in formato epub. Questo formato permette una migliore multimedialità del prodotto e una maggiore interattività. Un modo molto semplice per creare ebook è quello di utilizzare appositi tool on line. Ad esempio, il sito www.epubeditor.it permette di creare ebook in formato epub gratuitamente, almeno nelle sue funzioni di base. Completamente gratuito è, invece, http://www.scribaepub.info/. Negli ebo-ok così creati è possibile inserire oltre a testo ed immagini, anche video, collegamenti e quiz interattivi. Purtroppo c’è ancora molta strada da fare per giungere ad un utilizzo più diffuso degli epub.

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Altri tipi di OER sono corsi o tutorial video. Se, da un lato, la creazione di un videocorso pro-fessionale richiede risorse e mezzi tecnici di alto livello, un video didattico, semplice, breve, magari utilizzabile con la metodologia della Flipped Classroom, può essere realizzato con mezzi tecnici alla portata di chiunque e software gratuiti. Il software Jing, per esempio, per-mette di realizzare semplici ma efficaci video in modo gratuito. Il limite principale sta nella durata massima di 5 minuti. In realtà video troppo lunghi non sono compatibili con le normali curve di attenzione degli studenti. Video troppo prolissi, inoltre, risultano noiosi e poco coin-volgenti. Un’unità complessa può anche essere suddivisa in più video. Fatte queste conside-razioni, il limite di 5 minuti, che comunque non è di certo un elemento positivo, non sembra più essere così negativo. Per utilizzare Jing, scaricabile gratuitamente dal sito https://www.techsmith.com/jing.html, è necessaria una registrazione. Altro strumento on line per realizzare videolezioni o video tutorial è ScreenCast o Matic. https://screencast-o-matic.com/. In versio-ne gratuita ha un limite di 15 minuti di registrazione. Esiste anche un software open source, piuttosto valido, ma non troppo semplice da utilizzare, l’OBS (https://obsproject.com/). I video realizzati possono essere facilmente diffusi, in pieno spirito OER, grazie a YouTube.

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2. RICERCA DELLE RISORSE DIGITALI

Per reperire le risorse digitali sul web è utile sapersi muovere con sicurezza nel campo delle ricerche online, ovvero bisogna imparare a ricercare efficacemente ciò che interessa, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione.

Gli ultimi dati statistici sulla mole dei dati condivisi sono stati pubblicati da DOMO, in una maniera molto curiosa.

Ci dicono cosa viene caricato in Internet ogni minuto.

Ecco di seguito l’elenco:

• Il mobile Web si arricchisce di 217 nuovi utenti. • Gli utenti Web di YouTube caricano sulla piattaforma 48 ore di nuovi video. • Si spediscono oltre 204 milioni di messaggi di posta elettronica. • Sul motore di ricerca di Google vengono immesse oltre 2 milioni di nuove query. • Gli utenti di Facebook condividono 684.478 nuovi contenuti. • I consumatori spendono 272.070 dollari nello shopping online sui siti di e-commerce. • Gli utenti di Twitter inviano oltre 100.000 nuovi tweet. • Apple riceve circa 47.000 richieste di download di app. • I brand e le organizzazioni che hanno una fan page di Facebook ricevono 34.722 nuovi Mi

piace. • I blogger che hanno un blog su Tumblr pubblicano 27.778 post. • Gli utenti di Instagram condividono oltre 3.600 nuove foto. • Gli utenti di Flickr pubblicano 3.125 nuove fotografie. • Gli utenti web di FourSquare fanno 2.083 check-in. • Vengono messi online 571 nuovi siti web. • Gli utenti di WordPress pubblicano 347 nuovi post sui loro blog.

Nelle prossime pagine si vedranno quali strumenti e quali regole utilizzare per districarsi al meglio tra questa enorme mole di informazioni.

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2.1 Le tecniche di ricerca

Che cos’è una query

Letteralmente, significa richiesta, domanda, interrogazione. In informatica, è un elemento stretta-mente connesso a un altro: i database.

Prima di spiegare cosa è una query, vediamo, quindi, cosa sia un database.

Un database è un archivio di dati strutturati, di dati, cioè, organizzati in modo tale da facilitar-ne la consultazione. Possiamo paragonare il database a una biblioteca. Se si vuole cercare un libro in biblioteca, ci si rivolge al bibliotecario che ha una mappa contenente l’indicazione dei codici dei libri, sistemati per stanze, scaffali e ripiani. Va a prendere il libro che serve, incrociando i dati in suo possesso. Nel libro, poi, l’indice dice dove trovare l’argomento che interessa.

Allo stesso modo, in un database, le informazioni sono organizzate in una struttura logica che permette di accedere con facilità a ogni dato. Con la piccola differenza che, in questo caso, si parla di dati disponibili in Rete.

Non è un caso, quindi, se molti motori di ricerca universitari o di biblioteche virtuali (definiti OPAC) utilizzano proprio un sistema di questo genere.

Il modo per accedere a questi dati è la query.

In pratica, è molto semplice: si compone una query ogni volta che si inseriscono una serie di parole nel campo di ricerca di un qualsiasi motore di ricerca.

Inserendo, ad esempio, a cosa serve una query, ogni parola (che si definisce chiave) sarà come un filtro per tutte le pagine web che il motore di ricerca ha nel suo database. In pochissimo tempo, restituirà l’elenco delle pagine filtrate (in cui, in sostanza, ci sono le parole ricercate). Nel caso specifico, Google trova circa 294.000 pagine, in 0,34 secondi, che contengono la query a cosa serve una query.

Esempio di compilazione e invio di una query in Google

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Come raffinare la ricerca sul Web

Una recente ricerca certifica che tre studenti americani su quattro non sa utilizzare gli strumen-ti disponibili per fare correttamente e, quindi, ottimizzare le ricerche online.

Hack College (uno storico sito americano per studenti), partendo da questo dato, ha pub-blicato un post interessante da cui prendere spunto per mettere assieme tutte le indicazioni necessarie.

Un punto fondamentale, subito, all’inizio: per fare una ricerca perfetta si deve sapere bene cosa si cerca.

Se si sa, quindi, che si vuole cercare un certo tipo di documento (un PDF o un doc, una jpeg o una png) è bene indicarlo, inserendo l’estensione nella nostra ricerca. Scrivi così: filetype:pdf.

Se si conosce anche il titolo o, almeno, una parola del titolo del documento, si può inserirla nella ricerca scrivendo così intitle:parola.

Per ricerche meno definite, invece, si possono utilizzare i cosiddetti operatori (attivi in Google):

• parola parola indica a Google di cercare proprio e solo le parole che sono tra le virgolette, in quella combinazione soltanto e non anche, quindi, le singole parole (ad esempio, pannelli solari);

• -parola esclude la parola indicata dalla ricerca (ad esempio, pannelli solari –installazione); • ~parola estende la ricerca ai sinonimi della parola indicata (ad esempio, fotovoltaico ~pan-

nelli); • *parola indica a Google di cercare il risultato che meglio si accoppia alla parola indicata; • parola-parola consente di ricercare con maggiore precisione termini strettamente connessi

(per esempio, baby-sitter); • $numero consente, ad esempio, di ricercare un prodotto per il prezzo indicato (per esem-

pio, $400); • OR fa una doppia ricerca: fa una ricerca per ognuno dei termini scritti prima e dopo, anziché

fare una ricerca che soddisfi entrambi, assieme; • site:nomedelsitosenzawww cerca solo all’interno di un sito (ad esempio, site:eipass.com).

Non è necessario tenere a mente tutti gli operatori. Ci ha pensato Google, predisponendo un apposito servizio di ricerca avanzata, Google Advance Search.

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Google Advance Search.

Cosa si può cercare online?

Probabilmente sarebbe più facile rispondere alla domanda cosa non si può cercare online?

Sono così tanti i servizi che è possibile ricercare o di cui si può usufruire direttamente online che, in pratica, si trova tutto.

Per fare un esempio. Per gli amanti della lettura (anche molto impegnata) ci sono diversi motori di ricerca interessanti. Google mette a disposizione Google Scholar, uno strumento semplice e immediato per cercare letteratura accademica. Con un unico servizio, infatti, si può effettuare ricerche tra molte discipline e fonti: documenti approvati per la pubblicazione, tesi, libri, ab-stract e articoli di case editrici accademiche, ordini professionali, database di studi non ancora pubblicati, università e altre organizzazioni accademiche.

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In sintesi, Google Scholar:

• Cerca in diverse fonti utilizzando un unico e pratico sito. • Trova documenti, abstract e citazioni. • Individua un documento completo nella tua biblioteca oppure sul Web.

Google Scholar è una finestra sugli studi più rilevanti nel campo della ricerca accademica mon-diale. Se si ha un account Google, si può contare su funzioni ulteriori; in questo caso, ad esem-pio, si può gestire una personale biblioteca online dei libri o degli articoli ricercati.

2.2 Cosa sono i motori di ricerca

Normalmente, si parla genericamente di ricerche sul web, senza tenere in considerazione che, in realtà, esistono due strumenti distinti per farle.

Spesso i due strumenti vengono utilizzati indifferentemente, ignorandone le peculiarità che, invece, ne dovrebbero far preferire uno rispetto all’altro, a seconda degli obiettivi di ogni spe-cifica ricerca.

Per Web directory, quindi, intendiamo strumenti (Yahoo!, Dmoz e Virgilio o molte altre setto-riali) che si caratterizzano per:

• La struttura gerarchica ad albero, • L’indicizzazione della sola homepage, • L’inserimento manuale dei siti da parte degli addetti al servizio.

In una directory, i siti vengono archiviati in categorie a seconda dell’argomento trattato. Dal menù principale, scendiamo di livello fino a quando non troviamo il sito o la lista di siti che interessa.

La caratteristica fondamentale della directory è il modo in cui sono raccolte le informazioni: in questo caso, non esistono software che estraggono dati dal Web. Sono i webmaster (coloro che costruiscono e aggiornano il sito) a proporre e descrivere specifiche categorie, normalmente esaminate e approvate, prima della pubblicazione, dai redattori del sito (normalmente, i pro-prietari).

Questa selezione manuale, rigida e pensata, sicuramente aumenta la qualità delle directory, visto che elimina molti siti spazzatura (sono quelli che offrono informazioni poco utili o erronee). Lo svantaggio è rappresentato dal fatto che occorre fare molta manutenzione, dato che i siti pos-sono scomparire o variare di contenuti, e quindi occorre tenerli sempre aggiornati.

Le directory più organizzate hanno un motore di ricerca interno che può effettuare ricerche utiliz-zando il titolo e le descrizioni dei siti catalogati.

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Si definiscono Search Engine, invece, strumenti di ricerca (ad esempio Google, Altavista o Arianna) gestiti automaticamente da programmi chiamati spider (o crawler o ragni, in italiano), che scandagliano il Web, indicizzando i documenti all’interno dei propri database.

Un motore di ricerca è un enorme archivio di dati riguardanti le pagine online; considerata la mole sempre crescente, si tratta sicuramente della risorsa più completa a disposizione del na-vigatore.

Per i motori di ricerca si parla di pagine e non di siti, come avviene nelle directory. La cosa è evi-dente quando, durante una ricerca, succede che siano visualizzate diverse pagine di uno stesso sito. Il motore, infatti, archivia tutte le pagine dei siti Web che trova.

In più, i motori di ricerca aggiornano spesso le pagine e, quindi, offrono una situazione sempre molto aggiornata del Web.

Come scegliere cosa utilizzare per le nostre ricerche?

Si deve scegliere quale dei due strumenti utilizzare a seconda di ciò che si sta effettivamente cercando.

Se si cerca un elenco di siti che sono normalmente curati e aggiornati da webmaster e redattori, o che, essendo molto simili, si occupano tutti di un argomento comune, è preferibile utilizzare una directory.

Se si sta cercando una pagina precisa o un argomento molto specifico, è preferibile utilizzare il motore di ricerca.

Un paio di esempi chiariranno il quadro.

Se si deve organizzare un viaggio a Roma, non si sa in quale albergo pernottare e si vogliono avere diverse alternative, è consigliabile utilizzare una directory che restituisce vari risultati. Se si cerca, invece, un hotel con specifiche caratteristiche (ad esempio, sia a quattro stelle, ac-colga animali domestici o abbia una zona benessere e relax), è meglio usare il motore di ricerca.

Se normalmente si leggono giornali online e si intende cercarne uno in particolare (come ad esempio, il Fatto Quotidiano o il Corriere della Sera), è preferibile utilizzare un motore di ricer-ca per trovarne le pagine. Se si cerca la lista dei maggiori quotidiani nazionali, è meglio utilizzare una directory.

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Scegliere il motore di ricerca più adatto per le nostre ricerche

Se è vero che molti motori di ricerca sono generalisti (non si occupano, cioè, di singoli argo-menti) è altrettanto vero che ce ne sono alcuni molto specializzati. Approfondendo in breve l’argomento, introduciamone un terzo tipo: gli aggregatori, capaci di indicizzare non tutto il Web ma porzioni specifiche di esso, come, ad esempio, le immagini, i suoni, i video, i blog.

I motori di ricerca di ultima generazione (o quelli normalmente aggiornati o in evoluzione) sono infatti sempre più in grado di interpretare gli oggetti multimediali per come sono realizzati, utilizzando sempre più questi oggetti (e non l’eventuale risorsa testuale annessa) per la loro corretta interpretazione.

Alcuni aggregatori, ad esempio, sono in grado di realizzare ricerche di immagini partendo da una immagine simile a quella che stiamo cercando; altri ancora sono capaci di geolocalizzare per miscelare e filtrare i risultati raccolti nel territorio oppure con le attività di ricerca svolta precedentemente.

L’unico vero modo per conoscere i migliori motori disponibili è fare un’esperienza diretta. Proponiamo, di seguito, un lungo elenco. Sono tutti i motori di ricerca attualmente attivi in Ita-lia. Vicino alla denominazione, quando è il caso, indichiamo il settore e/o l’argomento di cui si occupano. Tra questi, sicuramente si troverà quello che fa al caso proprio, per ognuna delle ricerche. Nell’elenco non inseriamo quelli più conosciuti che abbiamo già nominato.

Abacho

ABCItaly, raccoglie tutti i siti d’Italia suddivisi in categorie.

Abraham Search, motore di ricerca internazionale per il tuo business.

Arcano WebTracer, motore di ricerca italiano per siti professionali.

Aristotele

Atlaszone, consente di trovare i siti internet seguendo un percorso territoriale.

Blues Pages

Click Web

Dica33.net, è un progetto di catalogazione di siti dedicati alla salute.

Dive3000Search

Ezilon Italia

Gepooz, generalista, è il primo motore di ricerca che si è occupato di annunci e offerte di la-voro.

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Gloo

Hotbot

Iasse, è un motore di ricerca di siti amatoriali Italiani.

La Ragnatela

Lycos

Metacom

Net-Parade.it

Pagine Gialle, molto famoso e utilizzato per cercare un’azienda, tramite specifici filtri (prodotti, servizi, marchi o per nome)

Parti Da Qui

Pippo

Rafnet

SearchOnline.it

Searchy.it

Sharelook

Spiritual è un contenitore di siti web, appuntamenti, corsi e directory per chi è appassionato di… spirituale.

The Spider

Il Trovatore

Tutto Gratis è una guida alle migliori risorse gratis della rete: software, giochi, video, musica, internet, sms...

Walhello

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L’interfaccia di un motore di ricerca

Si sceglie Google per vedere meglio come, in pratica, funzionino i motori di ricerca, sofferman-doci sugli strumenti messi a disposizione per ottimizzare la ricerca.

Google è sicuramente il motore generalista più completo e strutturato.

Dopo aver apprezzato la rinomata pulizia stilistica del portale, vediamo gli elementi disponi-bili. Comprenderemo subito che si tratta di qualcosa in più di un semplice motore di ricerca.

In alto a destra ci sono gli elementi che consentono di (o, meglio, invitano a) utilizzare un account Google, per usufruire dei relativi servizi.

Da qui, infatti, si può accedere a

• Google+ (il social Network di Google, sullo stile di Facebook, per intenderci). • Gmail, la casella di posta elettronica di Google. • Ricerca per immagini; si vedrà tra breve che è un ambito molto curato da Google, visto il

grande utilizzo che se ne fa oramai sul web. • Gruppo di App (strumenti) che Google offre a tutti gli utenti e che, ovviamente, avendo un

account Google, si possono gestire cambiandone l’ordine o inserendone molti altri.

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• Accesso all’account Google: è un login in cui inserire la password per poi navigare usufruen-do di tutte le funzionalità disponibili.

Al centro della videata, campeggia la stringa (il campo) in cui inserire la query.

Per avviare la ricerca, si deve cliccare su Cerca con Google.

Il tasto Mi sento fortunato non ha un’utilità pratica; è quasi un gioco: cliccandoci dopo aver in-serito la query, Google apre direttamente la pagina che risulta essere la prima nella ricerca, contando sul fatto che, già lì, troverai quello che effettivamente ti serve… in pratica, bisogna essere molto fortunati!

Cliccando sull’icona del microfono a destra, si può eseguire una ricerca vocale.

Nella barra in basso, a sinistra, c’è un menù commerciale (con le voci, Pubblicità, Soluzioni Azien-dali e Informazioni), in cui si può capire come trovare nuovi clienti per l’impresa o l’attività

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(AdWords) o guadagnare online (AdSense) e tenersi aggiornato con tutte le novità e le inizia-tive di Google.

A destra, ci sono le condizioni di utilizzo (Privacy e Termini) e le Impostazioni.

Prima di soffermarci sulle impostazioni, una nota che ci pare interessante in relazione ai Ter-mini di servizio di Google (è una delle sezioni di Privacy e Termini).

Nel sottotitolo in alto, è indicata la data dell’ultima modifica; tra parentesi, un link consente di andare a visualizzare tutte le versioni precedenti. In realtà, non ci sono proprio tutte: mancano le prime; erano quelle in cui Google, agli inizi della sua attività e prima di uno specifico e terri-bile evento storico, assicurava l’assoluta riservatezza dei dati degli utenti; assicurava, cioè, che non avrebbe mai consegnato a nessuno tali dati.

Dopo il fatidico 11 settembre, le cose sono molto cambiate; forse si ricorderà la famosissima legge con cui Bush ha scardinato questa segretezza, per consentire alle istituzioni di acquisire dati e notizie sugli utilizzatori dei più grandi motori di ricerca e social network.

Oggi, in estrema sintesi, a differenza di quanto accadeva all’inizio del 2000, da un lato, sono molti di più i dati che questi portali acquisiscono dagli utenti (oltre agli anagrafici, ci sono quelli relativi a interessi, contatti, amicizie, attività) e, dall’altro, non ci sono più limitazioni all’acquisizione di tali notizie da parte degli enti governativi.

Cliccando su Impostazioni, si apre un menù tramite cui accedere a diverse opzioni che consen-tono di perfezionare la ricerca.

Cliccando su Impostazioni di ricerca, si potrà:

• Nella sezione Risultati di ricerca, attivare il filtro SafeSearch (lo vedremo dopo) e gestire altre opzioni secondarie.

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• Nella sezione Lingue, scegliere in quale lingua visualizzare i risultati delle ricerche. • Nella sezione Posizione, indicare dove ci si trovi: Google aiuterà a trovare informazioni più

pertinenti quando si ricerca o usi, ad esempio, Maps. • Da Guida, si accede alle informazioni online che Google offre per sapere tutto del funzio-

namento del sistema.

Cliccando su Ricerca avanzata, si accederà alla videata già vista quando abbiamo parlato di Google Advance Search.

Cliccando su Cronologia, si potrà gestirla con tutti gli strumenti a disposizione, solo dopo aver fatto accesso con l’account Google.

Cliccando su Guida per la ricerca, si accederà direttamente alla stessa Guida online di cui dice-vamo poco fa.

Cliccando su Invia feedback, si potrà dare un piccolo contributo alla continua crescita di Go-ogle! Chi lo gestisce, infatti, conferma la propria propensione all’ascolto e alla condivisione, consentendoci di dire la nostra sul servizio; non è dato sapere quanto siano ascoltate o prese in considerazione tali indicazioni.

Gli strumenti e i filtri dell’interfaccia

Una volta che si è digitata la query nel campo di ricerca e avviato il motore, si vedrà la lista dei risultati in una pagina successiva.

Vediamola, per comprendere come e quanto è possibile settare la ricerca direttamente da qui.

Cerchiamo la parola casa.

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Sotto il campo di ricerca, si visualizza un menù; sono indicate tutte le varie opzioni tramite cui Google può filtrare la ricerca «casa» (e ogni altra, chiaramente).

In automatico si apre l’elenco delle informazioni trovate nel Web (infatti, si vede la parola in rosso e sottolineata). Se clicchiamo su Immagini, vedremo una videata con tutte le immagini trovate per questa ricerca. Allo stesso modo, potremo cercare la Mappa (relativa alla prima risposta della ricerca) e, poi, Video, Notizie e, cliccando su Altro, anche Shopping, Libri, Voli e App, sempre correlate alla query inserita nel campo di ricerca.

Poco sotto, si visualizza il numero di pagine ritrovate in relazione alla nostra ricerca e il tem-po impiegato da Google per metterli nell’ordine ora a disposizione: 1.360.000 risultati in 0,5 secondi.

Rispetto a questo risultato, si possono filtrare le pagine trovate, azionando le opzioni rapide disponibili cliccando su Strumenti di ricerca.

Si visualizza un ulteriore menu, tramite cui settare velocemente i seguenti elementi della ricer-ca:

• Paese in cui fare la ricerca. • Lingua in cui vedere visualizzate le risposte. • La data di pubblicazione delle pagine tra cui cercare. • Ricercare solo le specifiche parole indicate nella query, per rendere più precisa la ricerca. Go-

ogle, come abbiamo già accennato, integra i termini che digiti nella query con sinonimi e pa-role che hanno la stessa radice, suggerendoti, inoltre, correzioni ortografiche e termini alternativi.

� Se si sta cercando qualcosa di molto specifico, queste opzioni non sono affatto utili, anzi. Per eliminarle, clicca su Tutti i risultati e spunta Verbatim.

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La ricerca per immagini

Le immagini (foto, loghi, icone, quadri, ecc.) sono una delle risorse maggiormente ricercate sul Web, per le motivazioni più disparate.

Come possiamo vedere anche nell’immagine precedente, per trovarle, Google ha previsto un’apposita voce di menù. Si può cliccarci prima di inserire la query, ma anche dopo.

Si aprirà una pagina in cui saranno ordinate tutte le immagini ritrovate in relazione alla query. Continuiamo con il nostro esempio; avendo inserito la query «casa», clicchiamo su Immagini.

Cliccando sull’immagine che piace di più o che sembra più in linea con le proprie esigenze, si aprirà un’area al centro della pagina, in cui si potranno visualizzare:

• Una riproduzione più grande dell’immagine stessa sulla sinistra. • Il link del sito da cui è stata filtrata. • Le dimensioni. • Due pulsanti: Visita la pagina riporta alla pagina da cui è stata filtrata l’immagine; Visua-

lizza l’immagine consente di aprire un’altra videata in cui si visualizza solo l’immagine. • Otto immagini correlate.

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In basso

• È riportata la frase: Le immagini potrebbero essere soggette a copyright. Se si sta cercando un’immagine da riutilizzare e non si vuole correre il rischio di incorrere in una violazione, si provi a utilizzare gli Strumenti di ricerca avanzata. Vedremo tra breve come.

• La possibilità di Inviare un feedback a Google.

Vediamo ora gli Strumenti di ricerca avanzata per le immagini; si sarà capito che ci sono stru-menti di ricerca specifici per ognuna delle voci del menù di Google.

Strumenti di ricerca per la voce di menù Immagini

In questo caso, si possono filtrare le immagini, per

• Dimensioni. • Colore. • Tipo (quasiasi tipo o volti, foto, Clip art, Disegni, Animate). • Ora (data di inserimento).

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• Diritto di utilizzo (non filtrate in base alla licenza, contrassegnate per essere riutilizzate con modifiche, contrassegnate per essere riutilizzate, contrassegnate per il riutilizzo non com-merciale con modifiche, contrassegnate per il riutilizzo non commerciale).

Da Altri strumenti, si attivi la spunta Mostra dimensioni per vedere, già nell’anteprima, le dimensioni di tutte le immagini trovate

Si può copiare, stampare o salvare l’immagine che si è scelto. Per farlo, si apra il menù conte-stuale con il tasto destro del mouse e si scelgano le opzioni preferite.

Menù contestuale

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Chiudiamo l’argomento vedendo il modo più innovativo di cercare immagini… utilizzare al-tre immagini! Clicca sull’icona nel campo di ricerca.

Finestra di dialogo Ricerca tramite immagine

Nella finestra di dialogo, si può:

• Incollare l’URL dell’immagine di cui si dispone e tramite cui si vuole trovare notizie e im-magini correlate

• Caricare un’immagine che si ha sul tuo computer.

Clicca su Ricerca tramite immagine per avviare la ricerca. Anche in questo caso, Google mette a disposizione una specifica sezione in cui settare tutte le opzioni possibili per fare una ricerca mirata e appropriata.

Cliccare su http://www.google.com/advanced_image_search per vedere come funziona.

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3. COOPERATIVE LEARNING E PEER EDUCATION

Il Cooperative Learning è una metodologia di insegnamento/modalità di apprendimento se-condo la quale gli studenti apprendono in piccoli gruppi, cooperando al raggiungimento di un obiettivo in modo corresponsabile. L’insegnante ha il ruolo di organizzatore e di facilitatore. Per prima cosa deve strutturare l’ambiente di apprendimento in modo da favorire un clima re-lazionale positivo e poi deve organizzare i gruppi ed il lavoro cercando di creare quello spirito di gruppo grazie al quale si lavora tutti insieme, aiutandosi reciprocamente, con il contributo e la responsabilità di tutti.

3.1 I presupposti teorici

Primo presupposto teorico di riferimento è la teoria dei campi e quella dei climi di Kurt Lewin. Secondo queste teorie, il campo psicologico di ogni individuo comprende, oltre a se stesso, anche una serie di fattori ambientali. I livelli da considerare sono principalmente tre: il livello sociale/ambientale (eventi, fatti, persone che si verificano, accadono, si incontrano al di la della volontà dell’individuo); il livello dello spazio di vita (con le rappresentazioni psicologiche della vita dell’individuo); il livello di frontiera, zona di incontro dei due livelli precedenti. In un gruppo gli individui si amalgamano creando qualcosa di diverso, di nuovo. All’interno del gruppo ciascun individuo deve trovare un equilibrio tra i tre livelli, tra il dentro e il fuori. Si può creare, quindi, un’interdipendenza tra gli elementi del gruppo in funzione del compito da assolvere. Nel Cooperative Learning questa interdipendenza porta alla responsabilizzazione di ciascun individuo all’interno del gruppo. L’atmosfera che si viene a creare è in grado di modificare il comportamento dei singoli individui.

Altro presupposto teorico è l’ipotesi del contatto di Gordon Allport. Secondo questa teoria spesso il conflitto, il pregiudizio e la discriminazione tra individui nasce dalla mancanza di co-noscenza. La possibilità di incontrarsi tra individui, ma soprattutto tra gruppi differenti, per-mette di scoprire che molti pregiudizi erano errati. Quindi il contatto genera relazioni positive.

La teoria dell’Apprendimento Centrato sulla Persona, di Rogers, consente a ciascun individuo di calarsi empaticamente nei panni dell’altro e così di accettarlo.

Secondo Vygotskij l’apprendimento non è solo un’attività individuale, ma è possibile grazie all’interazione e al confronto con gli altri.

Le teorie del costruttivismo sociale propongono che si possa costruire una nuova conoscenza a partire dalle conoscenze singole, tramite un’osservazione seguita da una rielaborazione di gruppo, comune.

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Infine le teorie motivazionale, secondo le quali l’interazione e l’interdipendenza tra soggetti porta a risultati positivi superiori rispetto a quelli ottenibili dal singolo individuo.

3.2 I punti fondamentali

Primo punto fondamentale è l’interdipendenza positiva tra gli elementi del gruppo. Ciascun elemento cerca di migliorare gli altri, oltre che se stesso, per migliorare i risultati del gruppo.

Secondo punto è la responsabilità individuale e di gruppo. Il gruppo è responsabile nel suo insieme dei risultati ottenuti, ma ciascun elemento è responsabile del rendimento del gruppo.

Altro punto è l’interazione costruttiva. Si ottiene quando gli studenti si supportano e si spro-nano a vicenda in un gruppo.

Poi c’è l’attuazione di abilità sociali all’interno del gruppo. Ogni studente si impegna nel pro-prio ruolo e cerca di instaurare un clima positivo e favorevole al raggiungimento dell’obiettivo.

Infine la valutazione di gruppo. Il gruppo autovaluta i propri risultati (oltre ad essere poi va-lutato) cercando di migliorare il proprio modo di lavorare.

Un setting che favorisca questa metodologia si sta gradualmente diffondendo anche in Italia, grazie ai finanziamenti di cui all’avviso 2 - 12810 del 15/10/2015 -FESR – Realizzazione AM-BIENTI DIGITALI. Sempre più scuole sono dotate di ambienti con banchi modulari con cui comporre gruppi (isole), in genere da sei studenti l’uno, e strumenti tecnologici per ciascun gruppo. Il docente, non più trasmettitore di conoscenze, ma facilitatore, non ha più la cattedra con visione frontale sugli studenti, ma un banco mobile da collocare dove più occorre, a secon-da della situazione.

I gruppi devono essere costituiti da quattro/sei studenti e possono essere creati e organizzati secondo diverse metodologie. Il particolare il modello Jigsaw prevede la formazione di gruppi iniziali organizzati in modo tale che ciascun gruppo si specializzi su un certo aspetto del tema da approfondire. Successivamente si formano altri gruppi con un elemento per ogni aspetto, in modo da avere tutti gli aspetti in ciascun gruppo. Nella prima fase gli studenti studiano insieme, nella seconda diventano esperti della propria parte di studio nei nuovi gruppi.

Molti studi confermano la validità del Cooperative Learning, anche perché, in aggiunta agli obiettivi didattici, permette di acquisire competenze relazionali.

La Peer Education è una strategia educativa che cerca di attivare un processo di passaggio di conoscenze, emozioni, competenze ed esperienze tra elementi di pari status di un gruppo. Può essere un’esperienza profonda e intensa, con forte sintonia tra i soggetti coinvolti e va oltre la classica pratica educativa. Le attività educative tra pari possono essere educative, organizzate o informali e hanno lo scopo di mettere in comune saperi, abilità e credenze. Nei paesi anglo-

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sassoni la Peer Education è utilizzata principalmente per l’educazione alla salute e la preven-zione del disagio.

Progettare un intervento di Peer Education non è semplice. Bisogna, come sempre, partire dagli obiettivi e dai bisogni dei destinatari e dai mezzi disponibili. E’ opportuno che l’analisi dei bisogni coinvolga direttamente gli studenti, in modo da far percepire come l’intervento sia mirato e centrato su di loro e non generico. Gli effetti positivi “collaterali” della Peer Education sono un miglioramento delle capacità relazionali, affettive e comunicative. Analisi effettuate su alcune esperienze di Peer Education (per esempio Tobler, N.S. (1986). Meta-Analysis of 143 Adolescent Drug Prevention Programs: Quantitative Outcome Results of Program Participan-ts Compared to a Control or Comparison Group. Journal of Drug Issues. 16(4), 537-67. Tobler, N.S. (1992). Drug Prevention Programs Can Work: Research Findings. Journal of Addictive Diseases. 11(3), 1-28 e Bangert-Drowns, R.L. (1988). The Effects of School-Based Substance Abuse Education: A Meta-Analysis. Journal of Drug Education. 18(3), 243-64) riportano risul-tati positivi sulle conoscenze acquisite, ma non sempre sugli atteggiamenti, sulle abilità e sui comportamenti.

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4. GOOGLE APPS FOR EDUCATION

Google Apps for Education è una suite di software e strumenti di tipo cloud, messi a disposi-zione delle istituzioni scolastiche per realizzare soluzioni di comunicazione e collaborazione integrata.

Nella pagina https://support.google.com/a/answer/2856827?hl=it si trovano le informazioni di base per l’utilizzo di Google Apps for Education.

Ci sono dei requisiti di idoneità per cui un’istituzione può accedere all’utilizzo di Google Apps for Education, in quanto deve rientrare in una delle seguenti categorie:

• Istituto non profit di istruzione primaria, secondaria o superiore, accreditato da un organi-smo di accreditamento generalmente accettato.

• Organizzazione non profit registrata.

Verificati i requisiti, si può registrare l’istituzione compilando il form al seguente indirizzo https://www.google.com/a/signup/u/0/?enterprise_product=GOOGLE.EDU#0.

Con Google Apps for Education è possibile creare, condividere e pubblicare documenti e file in tempo reale, visibili da tutti gli utenti registrati appartenenti all’istituzione. Si può quindi usufruire dei servizi da diversi dispositivi, quali computer, smartphone, tablet, in qualsiasi momento della giornata e ovunque ci sia una connessione internet.

La gamma di prodotti di Google Apps for Education comprende Classroom, Gmail, Drive, Calendar, Vault, Docs Sheets Slides, Sites e Hangout. Questi prodotti consentono a studenti e insegnanti di lavorare insieme anche fuori dalla classe, in un ambiente virtuale dove rimanere in comunicazione e scambiarsi file e materiali; inoltre i docenti possono comunicare tra di loro, con la segreteria e il dirigente scolastico, in un’organizzazione condivisa e collaborativa.

Nella procedura di registrazione della propria istituzione/organizzazione, è richiesto di di-mostrare di essere l’amministratore del sito web (l’istituzione deve avere un proprio dominio registrato); per questo passaggio potrebbe essere utile il supporto del web master o del tecnico informatico dell’istituto.

A questo punto si può iniziare a utilizzare una versione base di Google Apps, per la versione Education è necessario che Google verifichi la proprietà del dominio; affinché l’attivazione sia completa servono in media dieci-quindici giorni.

Durante la fase di attivazione del servizio c’è un po’ di lavoro da fare: dalla creazione degli ac-count, alla distribuzione delle credenziali, alla manutenzione degli account (docenti trasferiti, nuovo personale, ecc). Per questo è importante che un piccolo staff si occupi dell’amministra-zione: sono sufficienti due persone, un docente FS e/o assistenti amministrativi.

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Completate le procedure di registrazione e attivazione, si possono utilizzare i servizi offerti da Google Apps for Education, le cui funzionalità sono trattate nel dettaglio in questo capitolo.

4.1 Classroom

Google Classroom è una piattaforma online pensata per creare un unico sistema di lavoro cen-tralizzato – senza supporto cartaceo – per docenti e studenti.

Con Classroom i docenti possono assegnare i compiti/test di valutazione e raccoglierli, creare automaticamente la copia di un documento Google per ogni studente; inoltre è possibile cre-are cartelle di Drive per ciascun compito e studente, in modo che ogni attività sia monitorata e ben organizzata.

Ogni studente può controllare le scadenze dalla pagina Compiti e svolgerli nei tempi e nei modi che stabilisce; mentre i docenti possono vedere in tempo reale chi sta svolgendo i compi-ti, fornire feedback/suggerimenti e assegnare voti, direttamente in Classroom.

Google Classroom è integrato in Google Apps, cui si accede tramite la schermata di login, in-serendo la propria e-mail e la password: essendo riservato a enti e scuole che abbiano scelto i servizi di Google Apps for Education, il servizio deve essere stato precedentemente abilitato da un responsabile tecnico o da un amministratore di sistema.

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Infatti per un utente non abilitato appare la seguente schermata di errore:

La schermata di Login di Google Classroom è uguale alle altre Google Apps.

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L’immagine che segue mostra la schermata di benvenuto, dalla quale è possibile creare il pri-mo Corso online cliccando sul simbolo “+”, evidenziato dalla freccia in alto a destra.

La funzione che permette di creare il corso si chiama Crea corso.

Dopo aver cliccato sulla funzione Crea corso, bisogna inserire il nome del corso stesso (nell’e-sempio «Sicurezza informatica A»).

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Le voci presenti sono Stream, Studenti e Informazioni. Con Stream si ha una panoramica del cor-so e si evidenzia il Codice Corso in basso a sinistra.

Utilizzando il Codice Corso gli studenti possono iscriversi allo stesso.

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La voce Studenti riporta i permessi di cui questi ultimi godono, come evidenziano le due figu-re seguenti.

Inoltre nella voce Studenti è presente la funzione Invita, che permette di spedire a un elenco di destinatari l’invito per accedere al corso in questione.

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Nell’esempio non è presente alcun contatto in rubrica, pertanto in questo caso si procede inse-rendo manualmente gli indirizzi di posta elettronica degli studenti.

Nell’esempio sono stati inseriti tre nominativi di studenti, con i relativi indirizzi e-mail.

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Bisogna quindi mettere un segno di spunta accanto allo studente che si vuole invitare.

In basso a sinistra è presente un cerchio recante il simbolo “+”, il quale apre un menu che per-mette di riutilizzare un post scritto in precedenza, creare una domanda, creare un compito online oppure creare un annuncio da spedire per e-mail agli studenti.

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Di seguito, ecco l’esempio di un annuncio che viene anche evidenziato nella schermata Stream vista in precedenza.

Inoltre è possibile creare anche altri corsi, quindi caricare veri e propri contenuti multimediali, utilizzando i tasti evidenziati in figura; in particolare:

• Il primo tasto (graffetta) permette di caricare un allegato dal proprio computer; • Il secondo tasto permette di caricare un allegato da Google Drive (una sorta di contenitore

online); • Il terzo tasto (play) permette di caricare un video;

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• Il quarto tasto crea un link a un contenuto esterno (sito, video ecc.).

Questo è un esempio di caricamento contenuto da Google Drive (nella stessa funzione è anche previsto il caricamento da computer tramite la funzione Trascina qui il file).

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Ecco un testo caricato sulla piattaforma (nell’esempio si tratta di un libro denominato Libro Fondamenti di Informatica).

Creando altri corsi è possibile specificare informazioni dettagliate, come di seguito:

L’immagine che segue mostra il calendario incorporato in Google Classroom, che evidenzia in azzurro il giorno in cui si tiene il corso.

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4.2 Gmail

Registrazione e funzioni salienti

Il passo preliminare per l’utilizzo di qualsiasi servizio Google è la registrazione di una casella di posta elettronica. Basta collegarsi al sito www.gmail.com e cliccare sulla voce Crea un Ac-count.

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Nella schermata che appare, l’utente va a inserire tutti i dati richiesti:

Bisogna prestare attenzione alla fase in cui è richiesto il nome della casella di posta: in caso di omonimia, il sistema propone diverse alternative. Non utilizzare spazi. Inoltre si consiglia di scegliere password alfanumeriche.

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A seguire sono elencati i termini di trattamento dei dati personali: l’utente quindi scorre nella lettura degli stessi, poi clicca su Accetto.

A seguire, una schermata di benvenuto informa l’utente che la procedura di registrazione è andata a buon fine. Quindi cliccare su Continua e vai a Gmail per visualizzare la propria posta.

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Compare una sequenza di informazioni sulle caratteristiche salienti di Gmail. Cliccando su Avanti diverse volte si conclude la presentazione.

Infine l’utente può visionare la propria casella di posta, con tre messaggi di benvenuto gene-rati automaticamente.

Per scrivere un nuovo messaggio, cliccare sul tasto Scrivi.

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In basso a destra compare la finestra Nuovo messaggio, nella quale inserire destinatario, oggetto, corpo del testo ed eventualmente allegati (tasto con il simbolo della graffetta).

In alto a destra, in corrispondenza del tasto composto da nove quadratini neri, si trova una funzione fondamentale: una sorta di quadro strumenti Google, che comprende tutte le funzio-ni che sono incorporate nell’account Google appena aperto. Il menu in figura non le contiene tutte, in quanto cliccando su Altro (in basso nel menu) si aprono ulteriori funzioni. Di seguito un elenco delle più importanti:

• Google Drive (un contenitore di file sempre disponibile online); • Google Calendar (un calendario per memorizzare appuntamenti); • Google Vault (una cassaforte online in cui conservare la posta, inclusa in Google Apps

Unlimited o Google App for Education); • Google Documents (una funzione per creare documenti, fogli di calcolo o presentazioni

online); • Google Sites (uno strumento per creare velocemente siti);

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• Google Hangouts (una funzione che permette di effettuare videochiamate anche di grup-po).

4.3 Drive

Google Drive è un contenitore di file online che permette di archiviare copie dei propri file: in questo modo l’utente può sempre disporre dei propri contenuti digitali, pur non avendo a disposizione un device, ma semplicemente collegandosi al proprio account Google. È quindi una possibilità molto utile per il recupero dei file in caso di perdita per furto o rottura del pro-prio dispositivo.

Il servizio è gratuito e disponibile per chiunque abbia un account Google e prevede uno spazio di archiviazione di ben 15 GB; ed è disponibile in due modalità:

• Completamente online (per usarlo è sufficiente collegarsi al sito http://drive.google.com). • Installando il programma sul proprio dispositivo (funzione Scarica Drive per PC).

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Di seguito è riportata la schermata principale di Drive.

Per caricare un file su Drive, bisogna cliccare su Nuovo, quindi appare un sottomenu che per-mette di creare una cartella o procedere al caricamento del file dal proprio dispositivo. L’uten-te può notare che è possibile creare direttamente da qui documenti Google (testi, fogli di cal-colo o presentazioni).

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Scegliendo la funzione Caricamento di file, il contenuto selezionato viene caricato su Drive (nell’esempio si tratta di una foto denominata 1100-xx):

Una volta terminato il caricamento, nel caso di immagini viene visualizzata la miniatura in modalità anteprima; analogamente si procede per qualsiasi tipo di file.

Google Drive è utilizzabile su qualsiasi dispositivo scaricando il programma di installazione. Sono disponibili versioni per Android, Mac OSx, iOS e Windows. Nell’esempio è riportato il procedimento di installazione per PC Windows.

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Cliccando sul tasto Download for pc vengono visualizzati i termini di licenza per l’utilizzo del programma, quindi dopo averli letti bisogna cliccare su Accetta ed installa.

Successivamente si apre una finestra che permette di scaricare il file di installazione. Nell’e-sempio è riportato il messaggio relativo a Mozilla Firefox. Questo messaggio potrebbe differi-re leggermente in base al browser utilizzato.

Il file così scaricato si chiama Googledrivesync.exe. Fare doppio clic per aprirlo.

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Si avvia lo scaricamento del programma; da questo punto in avanti l’installazione è totalmen-te automatizzata.

Quando viene visualizzato il messaggio “Installazione completata”, fare clic su Chiudi. Il pro-gramma è pronto per l’utilizzo.

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Una schermata di benvenuto introduce l’utente a Drive. Cliccare su Inizia:

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Qui l’utente inserisce i propri dati di accesso, poi clicca su Accedi:

A questo punto un breve tutorial conduce l’utente nella panoramica di Drive: bisogna cliccare su Avanti diverse volte per visualizzare le caratteristiche salienti del programma.

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Drive resta silente nel dispositivo: una piccola icona triangolare vicino all’orologio di sistema in basso a destra indica che il programma è attivo.

Cliccando sull’icona in figura precedente, si apre la cartella Google Drive, dove è già presente il file 1100-xx, in quanto è stato automaticamente copiato dal server di Drive: tutti i contenuti presenti in questa cartella si sincronizzano con il contenitore online. Istantaneamente l’utente può disporre di due copie dei propri file: una copia nella cartella Google Drive del dispositivo e un’altra copia di sicurezza sul server online.

Cliccando sull’icona in basso a sinistra, viene visualizzato un elenco delle ultime operazioni fatte su Drive (evidenziate da un cerchietto verde). Nell’esempio è stata creata una cartella,

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Cartella 1, e caricata la foto 1100-xx: il simbolo verde conferma che il caricamento sul server (sincronizzazione) è andato a buon fine.

4.4 Google Calendar

Google Calendar è un calendario intuitivo e funzionale alle attività dell’utente, con molte fun-zioni automatizzate, che permette di annotare appuntamenti e di condividerli con amici o colleghi.

Per accedervi, l’utente deve cliccare App Google dal proprio account Google, quindi scegliere Calendar dal menu che appare.

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L’applicazione visualizza la settimana corrente, evidenziando in grigio il giorno attuale e con una riga rossa l’ora esatta, come nell’immagine che segue:

Cliccando sul tasto rosso Crea a sinistra, si crea un evento da annotare sul calendario: è possi-bile inserire un titolo, il luogo di svolgimento dell’appuntamento, l’ora esatta. Inoltre vi sono le utili funzioni Notifiche Popup (avviso con un messaggio a schermo 30 minuti prima dell’ap-puntamento) e Aggiungi invitati (indicando le e-mail degli utenti che si intende invitare, questi riceveranno una e-mail di invito all’evento stesso).

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L’esempio che segue mostra l’evento chiamato Riunione, con svolgimento il 26 Febbraio 2016, dalle ore 11 alle 12 in località Sesto San Giovanni (MI). Nel campo Descrizione è possibile defi-nire i dettagli relativi all’appuntamento.

Questo il dettaglio della voce Aggiungi invitati, con i permessi evidenziati dal segno di spunta:

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La figura che segue mostra come l’evento appare nel calendario.

I tasti funzione permettono di spostarsi in modo intuitivo nel calendario.

La voce Altro permette anche di stampare il calendario corrente.

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La voce Agenda riporta, oltre all’elenco delle attività, anche le festività nell’anno in corso: si può notare come l’evento creato dall’utente è previsto dalle 11 alle 12, mentre le festività sono pre-viste Tutto il giorno.

4.5 Google Vault

Google Vault è tra gli strumenti di Google Apps, e ha la funzione di conservare, archiviare, cercare ed esportare le email e i messaggi chat del proprio ente organizzativo (associazione, scuola, azienda ecc.).

Non è necessaria l’installazione di alcun software in quanto Vault è interamente basato sul Web: è incluso in Google Apps Unlimited o Google Apps for Education; quindi è necessario che prima dell’utilizzo venga configurato da un amministratore di sistema.

Le principali funzioni di Vault sono:

• Archiviazione email e chat • Conservazioni per controversia legale • Ricerca di file in Google Drive • Ricerca email e chat • Esportazione di email specifiche.

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La schermata di benvenuto si presenta come nella figura che segue. Le sessioni di salvataggio delle e-mail o di altri elementi si chiamano Pratiche.

Per avviare il processo di salvataggio delle mail aziendali, l’utente deve cliccare su Crea nuova pratica (nell’esempio la pratica creata si chiama Pratica test).

Ecco come si presenta la pratica appena creata:

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A questo punto bisogna procedere con il processo conservazione cliccando sul tasto Crea Con-servazione.

Quindi si avvia la procedura guidata, molto intuitiva: il sistema archivia automaticamente le e-mail che soddisfano determinati requisiti, da specificare in basso (date di invio oppure pre-senza di allegati).

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L’immagine che segue mostra un esempio di schema di conservazione.

Si può specificare il salvataggio di e-mail di uno o più utenti oppure dell’intero ente (ad esem-pio tutti gli utenti del dominio eipass.com).

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Ecco come si presenta la condizione di salvataggio per l’intero dominio eipass.com.

Una volta terminato il settaggio, bisogna cliccare su Salva.

Ecco come si presenta la pratica al termine dell’impostazione: vengono salvate le e-mail di tutto il dominio eipass.com (quindi di tutte le caselle di posta che terminano con @eipass.com) con data di invio tra il primo febbraio 2016 e il 29 Febbraio 2016.

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In alternativa si può creare la pratica di salvataggio dati per un singolo utente, come riportato di seguito.

Ecco la pratica per uno o più utenti specifici.

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L’immagine che segue visualizza un tipico errore che talvolta si riscontra: il sistema avvisa l’utente che non è possibile procedere in quanto è necessario acquistare una licenza che abiliti la funzione Vault.

4.6 Google Sites

Google Sites è l’applicazione di Google per costruire siti internet in modo immediato e intuiti-vo, autonomamente senza programmazione html: requisito di utilizzo è essere in possesso di un dominio internet (esempio: eipass.com).

Con Sites l’utente può creare documenti, video, calendari, presentazioni, immagini e allegati, condividendoli con un gruppo ristretto di persone oppure rendendoli pubblici.

Le funzioni principali di Sites sono:

• Creazione di un sito web • Aggiunta o modifica di pagine in modo autonomo • Inserimento immagini, video, mappe e moduli • Personalizzazione dell’aspetto del sito • Condivisione di contenuti.

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Di seguito è riportata la schermata principale del programma, cui si accede tramite l’indirizzo https://www.google.com/sites/ inserendo nome utente e password.

Il tasto Crea avvia la procedura di creazione del sito in modo intuitivo.

Quindi all’utente viene richiesta la posizione del sito all’interno del dominio (bisogna indicare il nome del sito) e cliccare sulla verifica Non sono un robot, poi viene visualizzata una scherma-ta per scegliere il tema visivo del sito.

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Seleziona un modello di sito permette di scegliere un tema adeguato facendo clic in una delle voci proposte:

Sites propone temi grafici in linea con la scelta dell’utente:

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Nell’esempio è scelto il tema Classroom site.

Confermare la scelta cliccando sul tasto Seleziona.

Poi, cliccare sul tasto Crea per avviare la procedura automatizzata di creazione del sito.

Attendere qualche secondo mentre il sito viene creato.

Dopo la creazione, il sistema propone una schermata del sito in oggetto, con in alto a destra le funzioni principali. Il tasto con il simbolo + permette di aggiungere una pagina, mentre il tasto matita permette di modificare la pagina corrente. In più è possibile condividere con altri utenti la pagina in fase di creazione con la funzione Condividi.

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L’immagine che segue riporta un semplice esempio di modifica pagina, che si ottiene cliccan-do direttamente nella pagina, come nella scrittura di un documento Word.

Terminata la modifica, bisogna cliccare su Salva.

Ecco il risultato della modifica. Il testo Inserimento testo prova compare nella pagina che abbia-mo modificato.

Facendo clic sul tasto + è possibile aggiungere altre pagine e modificarle con il metodo appena illustrato.

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Bisogna nominare la pagina digitando nel riquadro bianco e cliccando su Crea. Nell’esempio la pagina si chiama Pagina 5.

Ecco la Pagina 5 appena creata, con il testo inserito all’interno.

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4.7 Hangouts

Hangouts è un servizio di messaggistica istantanea e videochiamata disponibile su Google, se abilitato dall’amministratore del dominio dell’utente.

Si tratta di un servizio per i membri di un’organizzazione/azienda, i quali possono attivare videoconferenze in HD con tutto il team attraverso i propri dispositivi mobili.

Avendo una serie di strumenti integrati, è un servizio performativo che permette di ottimizza-re tempi e contenuti delle riunioni in tutta sicurezza, in quanto i contenuti di stream audio e video di Hangouts sono crittografati.

Come tutti i servizi Google, è disponibile entrando nel proprio account con e-mail e password e cliccando sul menu App Google in alto a sinistra.

Dopo aver cliccato sulla voce di menu corretta appare questo breve messaggio di benvenuto.

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Immediatamente dopo, appare la schermata principale di Hangouts, che propone tre funzioni basilari molto intuitive. Videochiamate, chiamata solo audio oppure invio messaggio.

Se è la prima volta che si usa Hangouts, dopo aver cliccato videochiamata, è necessario instal-lare un piccolo programma aggiuntivo (plug-in) che ne permette il corretto funzionamento, cliccando su Installa Plug-in.

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Viene quindi richiesto di salvare il file di installazione:

Dopo aver scaricato il file GoogleVoiceAndVideoSetup.exe, avviare con un doppio clic la pro-cedura di installazione automatica, che termina con il seguente messaggio. Fare clic su Chiudi.

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Funzionamento

Il sistema a questo punto è pronto per la prima videochiamata. Per avviarla, cliccare sul tasto +.

È necessario immettere un nome per la videochiamata. Nell’esempio è Chiamata 1.

Cliccando sulla freccia bianca, ha inizio la videochiamata.

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La notifica avvisa l’utente che è l’unico partecipante alla videochiamata: cliccare sul tasto Invi-ta persone per aggiungere utenti.

Notare che il sistema limita le chiamate al proprio dominio (nel caso è eipass.com). Cliccando su Cambia è possibile estendere l’invito anche a utenti che non appartengono allo stesso domi-nio.

In entrambi i casi, basta scrivere le e-mail degli invitati e poi cliccare sul tasto Invita: gli invita-ti ricevono una notifica per e-mail e decidono se accettare o meno.

Nel caso in esame, una notifica ricorda all’utente che la chiamata in corso è limitata agli utenti del dominio eipass.com.

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Durante la videochiamata, se ci si sposta nella casella di posta, una notifica posta lateralmente a sinistra ricorda all’utente che sta partecipando a una sessione Hangouts.

Facendo clic su Hangout vuoto, compare questa notifica sulla destra dello schermo:

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Infine si può notare che è possibile inviare un messaggio di testo anche scrivendolo nel box Invia un messaggio e premendo Invio sulla tastiera.

La figura che segue mostra una videochiamata con quattro utenti.

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www eipass com