INSULAE URBANE VICENZA - Università Iuav di Venezia · 2010-11-04 · Iuav :82 2 Il nuovo PAT di...

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Iuav : 82 Urbano e/è sostenibile Roberta Albiero Il Laboratorio integrato di Sostenibilità 1B, tenutosi durante l’anno accademi- co 2009-2010, ha avuto il carattere di un esperimento unico, tranne che la permanenza degli assunti teorici che avevano contraddistinto i laboratori degli anni precedenti. Si è posto, ancora una volta, al centro della riflessione, l’idea di progetto urba- no come condizione imprescindibile per operare sulla città contemporanea. L’idea di progetto urbano ha costitui- to, infatti, il punto di partenza dell’av- ventura progettuale, contrapponendo- si a un’attitudine che ha portato, in anni recenti, alla proliferazione, all’in- terno della città, di oggetti-design autoreferenziali, sviluppati tecnologi- camente, iperperformanti e dalla forte immagine mediatica, ma sostanzial- mente sterili per la manifesta indiffe- renza verso il paesaggio urbano di cui sono parte. Nella ricerca e nell’attivazione di rela- zioni a più scale si situa il fondamen- to di ogni azione progettuale volta a rimettere in circolo energie capaci di rinnovare la città. L’ambito di sperimentazione è stato scelto con la preziosa collaborazione del Settore Urbanistica del Dipartimento Territorio del Comune di Vicenza. Ciò ha costituito l’occasione per un con- fronto diretto, mediante un caso stu- dio reale, con le linee guida del nuovo PAT di Vicenza, di recente approvazione. L’idea di una città più verde e sosteni- bile, attraversata da un sistema di par- chi e assi ciclopedonali, allo scopo di ridurre i flussi automobilistici e incre- verdi e della possibilità di nuove con- nessioni pedonali e ciclabili. I progetti hanno assunto le idee di con- tinuità e di discontinuità come meto- do di approccio alla città, spesso con- taminandole. Continuità è stata inte- sa come necessità del progetto di porsi quale prolungamento dell’evoluzione urbana, costituendo un naturale avan- zamento della storia morfotipologica della città. Discontinuità ha significato, invece, prendere atto della rottura che ogni processo di trasformazione induce, affermando la necessità del progetto di inserirsi nella contemporaneità. Da qui la nascita di tensioni che il progetto svi- luppa e sulle quali si interroga. Il tema dell’abitare ha stimolato spe- rimentazioni su differenti tipi residen- ziali, dalla torre, all’edificio in linea, dalla casa a patio ad aggregazioni più complesse; stanziali o temporanee, per utenti diversificati, mirando al rag- giungimento di una qualità spaziale che risulta parte della ricerca di una sostenibilità che non risiede soltanto nell’uso dei materiali appropriati e di un corretto utilizzo delle risorse ener- getiche, ma coinvolge i modi dell’oc- cupare e vivere lo spazio domestico. La corretta esposizione, la relazione con il paesaggio e il parco hanno fornito ulteriori elementi a supporto della qua- lità delle residenze, così come la pre- senza di spazi per l’attività sportiva e all’aria aperta e il trattamento del verde. Si è pensato, inoltre, a un uso delle risorse energetiche più raziona- le, sperimentando sistemi tecnologici atti a contenere il consumo energeti- co e capaci di utilizzare al meglio le risorse presenti. Diversi progetti hanno esplorato l’idea di flessibilità come pos- sibilità di accogliere trasformazioni funzionali nonché i processi di reversi- bilità attraverso l’utilizzo di tecnologie a secco. Il parco urbano ha costituito lo spun- to per lavorare sull’idea di vuoto come matrice urbana e non come spazio resi- duale, mentre il disegno dei percorsi ha stimolato una riflessione sulla vita all’interno del parco stesso, legata a pratiche sociali, alla sicurezza, all’ac- cessibilità, al comfort. L’idea di sostenibilità si è costruita, quindi, a partire dal significato urba- no dell’intervento per arrivare a met- tere in gioco le scelte costruttive e tec- nologiche, sviluppate fino alla scala del dettaglio. È stato chiesto agli studen- ti di riflettere simultaneamente sulle scelte urbane, in particolare gli aspet- ti morfologici e tipologici, e quelle costruttive, nel tentativo di andare oltre la progressione lineare che vede il progetto avanzare dalla scala urba- na fino al dettaglio secondo una pro- gressione scalare lineare. Ciò ha signi- ficato attuare continui cambi di scala, allontanando e avvicinando ripetuta- mente lo sguardo. Questo esercizio ha permesso, inoltre, di rafforzare l’inte- grazione tra le differenti discipline del laboratorio. I tempi molto limitati nei quali si è svol- to il Laboratorio hanno imposto un ritmo intensivo, più simile alla formu- la didattica del workshop, anche se i risultati raggiunti, come dimostrano gli elaborati presenti in queste pagi- ne, fanno pensare a tempi più estesi nei quali le idee e dei progetti sono stati elaborati e sedimentati, raggiungen- do quel grado di approfondimento che nasce soltanto da riflessioni e tentati- vi pazienti. giornale edito a conclusione del Laboratorio integrato di Sostenibilità 1B del Corso di laurea magistrale in Architettura per la Sostenibilità anno accademico 2009/2010 docenti Roberta Albiero, Alessia Vanin, Antonio Carbonari, Giovanni Mucelli a cura di Giuseppe Biasi Zappi Recordati Università Iuav di Venezia Santa Croce 191 Tolentini 30135 Venezia tel 041 257 1644 www.iuav.it © Iuav 2010 Iuav giornale dell’università iscritto al n 1391 del registro stampa tribunale di Venezia a cura del servizio comunicazione [email protected] ISSN 2038-7814 direttore Amerigo Restucci stampa Grafiche Veneziane Venezia mentare le connessioni verdi, ha costi- tuito il presupposto delle prime rifles- sioni progettuali. Il tema di progetto, mediante analisi e approcci, ha messo in gioco una parte di città ricca di contrasti, stratificazioni ma, soprattutto, in attesa di progetto. Abbiamo lavorato all’interno dell’idea di insula urbana intesa come parte significante di un contesto più ampio, non edificio, non quartiere ma parte di città riconoscibile, con l’obiettivo di rifondarne l’identità e al tempo stesso di attivare nuove relazioni, per continuità e/o discontinuità, con l’intorno. La presenza della ferrovia e del polo sanitario adiacente, ha permesso di declinare il tema del bordo come oppor- tunità per riflettere sull’idea di limite. La progettazione dello spazio pubblico ha costituito un obiettivo di primaria importanza, e attorno ad esso sono state progettate le singole insulae. Il programma funzionale, a carattere essenzialmente residenziale, è stato, infatti, integrato dalla presenza di un parco urbano e di attrezzature colletti- ve alla scala dell’insula e di porzioni più estese di città. Ciascun gruppo di studenti ha avuto così modo di analizzare e proporre un’i- dea di insula urbana nella quale le fun- zioni residenziali e pubbliche si inte- grassero tra loro in modo tale da costrui- re un unicum capace di risignificare l’in- tera area e di aprire a relazioni a scala più ampia. L’obiettivo di rendere attuale questa parte di città ha portato pensare a scene urbane nelle quali collocare atti- vità umane legate all’abitare, al tempo libero, ai servizi di supporto al quartie- re, al contatto con la natura e visiva- mente con il paesaggio dei colli Berici, alla coesistenza con l’infrastruttura, tenendo conto soprattutto degli spazi INSULAE URBANE VICENZA

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Page 1: INSULAE URBANE VICENZA - Università Iuav di Venezia · 2010-11-04 · Iuav :82 2 Il nuovo PAT di Vicenza Francesca Lazzari AssessoreallaProgettazione el’InnovazionedelTerritorio

Iuav : 82

Urbano e/è sostenibileRoberta Albiero

Il Laboratorio integrato di Sostenibilità1B, tenutosi durante l’anno accademi-co 2009-2010, ha avuto il carattere diun esperimento unico, tranne che lapermanenza degli assunti teorici cheavevano contraddistinto i laboratoridegli anni precedenti.Si è posto, ancora una volta, al centrodella riflessione, l’idea di progetto urba-no come condizione imprescindibile peroperare sulla città contemporanea.

L’idea di progetto urbano ha costitui-to, infatti, il punto di partenza dell’av-ventura progettuale, contrapponendo-si a un’attitudine che ha portato, inanni recenti, alla proliferazione, all’in-terno della città, di oggetti-designautoreferenziali, sviluppati tecnologi-camente, iperperformanti e dalla forteimmagine mediatica, ma sostanzial-mente sterili per la manifesta indiffe-renza verso il paesaggio urbano di cuisono parte.Nella ricerca e nell’attivazione di rela-zioni a più scale si situa il fondamen-to di ogni azione progettuale volta arimettere in circolo energie capaci dirinnovare la città.

L’ambito di sperimentazione è statoscelto con la preziosa collaborazione delSettore Urbanistica del DipartimentoTerritorio del Comune di Vicenza. Ciòha costituito l’occasione per un con-fronto diretto, mediante un caso stu-dio reale, con le linee guida del nuovoPAT di Vicenza, di recente approvazione.

L’idea di una città più verde e sosteni-bile, attraversata da un sistema di par-chi e assi ciclopedonali, allo scopo diridurre i flussi automobilistici e incre-

verdi e della possibilità di nuove con-nessioni pedonali e ciclabili.

I progetti hanno assunto le idee di con-tinuità e di discontinuità come meto-do di approccio alla città, spesso con-taminandole. Continuità è stata inte-sa come necessità del progetto di porsiquale prolungamento dell’evoluzioneurbana, costituendo un naturale avan-zamento della storia morfotipologicadella città. Discontinuità ha significato,invece, prendere atto della rottura cheogni processo di trasformazione induce,affermando la necessità del progetto diinserirsi nella contemporaneità. Da quila nascita di tensioni che il progetto svi-luppa e sulle quali si interroga.

Il tema dell’abitare ha stimolato spe-rimentazioni su differenti tipi residen-ziali, dalla torre, all’edificio in linea,dalla casa a patio ad aggregazioni piùcomplesse; stanziali o temporanee, perutenti diversificati, mirando al rag-giungimento di una qualità spazialeche risulta parte della ricerca di unasostenibilità che non risiede soltantonell’uso dei materiali appropriati e diun corretto utilizzo delle risorse ener-getiche, ma coinvolge i modi dell’oc-cupare e vivere lo spazio domestico. Lacorretta esposizione, la relazione conil paesaggio e il parco hanno fornitoulteriori elementi a supporto della qua-lità delle residenze, così come la pre-senza di spazi per l’attività sportiva eall’aria aperta e il trattamento delverde. Si è pensato, inoltre, a un usodelle risorse energetiche più raziona-le, sperimentando sistemi tecnologiciatti a contenere il consumo energeti-co e capaci di utilizzare al meglio lerisorse presenti. Diversi progetti hannoesplorato l’idea di flessibilità come pos-sibilità di accogliere trasformazioni

funzionali nonché i processi di reversi-bilità attraverso l’utilizzo di tecnologiea secco.

Il parco urbano ha costituito lo spun-to per lavorare sull’idea di vuoto comematrice urbana e non come spazio resi-duale, mentre il disegno dei percorsiha stimolato una riflessione sulla vitaall’interno del parco stesso, legata apratiche sociali, alla sicurezza, all’ac-cessibilità, al comfort.

L’idea di sostenibilità si è costruita,quindi, a partire dal significato urba-no dell’intervento per arrivare a met-tere in gioco le scelte costruttive e tec-nologiche, sviluppate fino alla scala deldettaglio. È stato chiesto agli studen-ti di riflettere simultaneamente sullescelte urbane, in particolare gli aspet-ti morfologici e tipologici, e quellecostruttive, nel tentativo di andareoltre la progressione lineare che vedeil progetto avanzare dalla scala urba-na fino al dettaglio secondo una pro-gressione scalare lineare. Ciò ha signi-ficato attuare continui cambi di scala,allontanando e avvicinando ripetuta-mente lo sguardo. Questo esercizio hapermesso, inoltre, di rafforzare l’inte-grazione tra le differenti discipline dellaboratorio.

I tempi molto limitati nei quali si è svol-to il Laboratorio hanno imposto unritmo intensivo, più simile alla formu-la didattica del workshop, anche se irisultati raggiunti, come dimostranogli elaborati presenti in queste pagi-ne, fanno pensare a tempi più estesi neiquali le idee e dei progetti sono statielaborati e sedimentati, raggiungen-do quel grado di approfondimento chenasce soltanto da riflessioni e tentati-vi pazienti.

giornale edito a conclusione delLaboratorio integrato di Sostenibilità 1Bdel Corso di laurea magistralein Architettura per la Sostenibilità

anno accademico2009/2010

docentiRoberta Albiero, Alessia Vanin,Antonio Carbonari, Giovanni Mucelli

a cura diGiuseppe Biasi Zappi Recordati

Università Iuav di VeneziaSanta Croce 191 Tolentini30135 Veneziatel 041 257 1644www.iuav.it

©Iuav 2010

Iuav giornale dell’universitàiscritto al n 1391 del registro stampatribunale di Venezia

a cura delservizio [email protected] 2038-7814

direttoreAmerigo Restucci

stampaGrafiche VenezianeVenezia

mentare le connessioni verdi, ha costi-tuito il presupposto delle prime rifles-sioni progettuali.Il tema di progetto, mediante analisi eapprocci, ha messo in gioco una partedi città ricca di contrasti, stratificazionima, soprattutto, in attesa di progetto.Abbiamo lavorato all’interno dell’ideadi insula urbana intesa come partesignificante di un contesto più ampio,non edificio, non quartiere ma parte dicittà riconoscibile, con l’obiettivo dirifondarne l’identità e al tempo stesso diattivare nuove relazioni, per continuitàe/o discontinuità, con l’intorno.La presenza della ferrovia e del polosanitario adiacente, ha permesso dideclinare il tema del bordo come oppor-tunità per riflettere sull’idea di limite.La progettazione dello spazio pubblicoha costituito un obiettivo di primariaimportanza, e attorno ad esso sonostate progettate le singole insulae.Il programma funzionale, a carattereessenzialmente residenziale, è stato,infatti, integrato dalla presenza di unparco urbano e di attrezzature colletti-ve alla scala dell’insula e di porzioni piùestese di città.Ciascun gruppo di studenti ha avutocosì modo di analizzare e proporre un’i-dea di insula urbana nella quale le fun-zioni residenziali e pubbliche si inte-grassero tra loro inmodo tale da costrui-re un unicum capace di risignificare l’in-tera area e di aprire a relazioni a scalapiù ampia.L’obiettivo di rendere attuale questaparte di città ha portato pensare ascene urbane nelle quali collocare atti-vità umane legate all’abitare, al tempolibero, ai servizi di supporto al quartie-re, al contatto con la natura e visiva-mente con il paesaggio dei colli Berici,alla coesistenza con l’infrastruttura,tenendo conto soprattutto degli spazi

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Iuav : 82 2Iuav :Il nuovo PAT di VicenzaFrancesca LazzariAssessore alla Progettazionee l’Innovazione del Territoriodel Comune di Vicenza

Il nuovo Piano di Assetto del Territoriodel Comunedi Vicenza si caratterizza peressere un piano credibile e operativo.È un piano strutturale in quanto deter-mina le grandi invarianti della organiz-zazione della città cui agganciare lepolitiche diffuse di riqualificazione deitessuti urbani per le quali detta rego-le e procedure affinché si possa ope-rare in un quadro unitario, evitando glisquilibri derivanti da decisioni legatealla contingenza.Per sostenere e rendere possibile il pro-getto di città, il piano non deve e nonvuole inventare un nuovo territorio, maattraverso un percorso analitico e pro-gettuale svela e rende espliciti alcunielementi che riconosce come decisiviper il governo delle trasformazioni.Vicenza vuole tornare ad affermare ilproprio ruolo nei confronti di un terri-torio molto più ampio rispetto ai suoiconfini senza dimenticare chi quotidia-namente la vive e la abita, attraverso unpercorso progettuale che assume ilruolo della città pubblica come la chia-ve per ridisegnare le diverse situazioniurbane. La rete dei servizi pubbliciappare oggi come una delle principalirisorse per il disegno della città.Sul piano politico e culturale l’obietti-vo del piano è ridisegnare per Vicenza ilruolo di capoluogo di provincia e diarea centrale veneta.Sul piano economico l’obiettivo è dipotenziare e rendere più riconoscibilile attività connesse ai settori avanzatidella ricerca e della produzione.Sul piano culturale l’obiettivo è di spin-gersi a diventare una città che non silimiti ad offrire passivamente ma cheproduca e promuova arte e cultura.Sul piano sociale l’obiettivo è di un sem-pre più efficiente rapporto con i citta-dini che faciliti l’integrazione tra etnie eculture e ponga attenzione alle realtàpiù deboli.Il piano propone un doppio livello diriorganizzazione funzionale della città.Il primo è quello alla grande scala cheriguarda l’organizzazione e la funzio-nalità del sistema dei grandi parchi, deigrandi servizi urbani, della mobilità suferro e della viabilità su gomma. Il siste-ma del verde e dei fiumi che entranofino nel cuore del centro storico, maanche la contestualizzazione di alcunegrandi opere realizzate o in via di com-pletamento come il teatro e il tribuna-le. Le aree dismesse come risorsa perridisegnare la città, soprattutto quellecomprese nel tessuto centrale comel’ex-Macello o San Biagio o la SpinaOvest. Il nuovo ruolo di alcuni ambitioggi poco valorizzati come il compen-dio della stazione ferroviaria e dell’a-rea FTV, i temi aperti come l’eventualespostamento dello stadio e la riorga-nizzazione degli uffici pubblici.Il secondo livello è quello della ricom-posizione dei tessuti della città esi-stente oggi slabbrati e privi di forma esostanza urbana. Questo secondo livel-lo appare concettualmente decisivo peril futuro della città. Infatti, mentre nelprimo livello si gioca l’immagine diVicenza alla scala regionale, nazionalee internazionale; sul secondo livello sigioca la qualità della vita quotidianadei suoi abitanti.Che il nuovo piano sia un piano di

riqualificazione della città esistente èespresso senza dubbio da due dati: ilprimo è che la dimensione della nuovaedificazione sarà quantitativamentecompatibile con la dimensione dellacittà; il secondo è che la localizzazio-ne di queste volumetrie è aderente altessuto edificato e tiene conto dellaaccessibilità ai servizi.Il nuovo piano definisce una dimensio-ne delle possibili trasformazioni lega-ta alla compatibilità ambientale e allasostenibilità della struttura portanteattraverso un processo di ridimensio-namento, di rilocalizzazione e di defi-nizione di nuove funzioni.Gli spazi per una progettazione inno-vativa sono ampi e il disegno del PATintende dimostrare come a partire daquesta attenzione per le funzioni e iluoghi pubblici si può innescare un pro-cesso di rinnovamento della qualitàurbana. La quantità delle trasformazio-ni in gioco, l’entità dei servizi, la dimen-sione delle aree che possono rendersidisponibili, il numero e la localizzazionedelle aree dismesse e di quelle desti-nate a liberarsi in tempi brevi richie-dono di essere affrontati mettendo apunto una strategia globale. Oggi que-sto disegno di insieme non è più dero-gabile e deve essere la struttura di basesu cui trovano la giusta collocazionele scelte relative alla dotazione infra-strutturale, i progetti di incrementodelle zone edificabili, il disegno dellearee produttive.Esso assume, quindi, il principio dellasostenibilità nel suo più esplicito signi-ficato e cioè come la definizione dellecondizioni ambientali e funzionalientro cui possono svilupparsi i proget-ti per lo sviluppo e la competitivitàdella città.L’amministrazione di Vicenza, infatti,attraverso il piano si è data l’obiettivodi stimolare e indirizzare le iniziativedegli operatori privati assumendosi ilcompito di promuovere le condizioniper l’attuazione: con la realizzazione diinfrastrutture di forte valenza urbanacome le reti del ferro e dei mezzi pub-blici, la valorizzazione delle stazioni fer-roviaria e della metropolitana di super-ficie, la creazione di attrezzature pub-bliche. Oppure con nuove regole eincentivi alla trasformazione minuta ealla riqualificazione diffusa che offronoalla struttura delle piccole e medieimprese un grande campo d’azione.Gli elementi strutturanti del nuovo PATsono tre: il sistema storico-ambienta-le, il sistema della mobilità, il sistemadelle frazioni.La struttura fisica di Vicenza viene ridi-segnata attraverso i suoi tre elementistrutturanti.Si è partiti con il sistema ambientaledisegnandone la forma e preservandogli ambiti di pregio da ogni previsionenon compatibile; a partire da essa si èdefinito lo spazio trasformabile al cuiinterno la nuova organizzazione dellamobilità disegna la struttura portantedelle relazioni funzionali fra i nuovi polidello sviluppo e della riqualificazione.Queste strategie hanno fortementecondizionato il disegno di piano che siè sviluppato avendo attenzione per ilrisparmio di suolo privilegiando l’usodi aree dismesse e rifunzionalizzandoquelle già costruite; attivandosi perincentivare il trasporto pubblico privi-legiando mezzi non energivori e noninquinanti e una mobilità ciclopedo-nale; prevedendo la compatibilitàambientale delle infrastrutture tecno-

logiche con la mitigazione e la riduzio-ne degli impatti; trovando le soluzioniper ampliare gli spazi verdi, pubblici eprivati, con la realizzazione di una reteecologica.La forma della città che il piano vuolecontribuire a determinare è quella diuna città aperta verso il territorio e arti-colata al suo interno; accessibile inmodo da esaltare le possibilità di rela-zioni tra tutti i suoi punti; attraversatada un sistema di spazi aperti a cuneofin nel cuore dell’area centrale non solocome contributo alla rigenerazioneambientale ma come aspetto portan-te del disegno fisico della città e di defi-nizione dei suoi bordi; costituita da uncomplesso di nuclei abitati basati sulleidentità sociali esistenti, sui nodi discambio che le mettono in rete, sullavalorizzazione degli elementi storicipresenti, ed intesi come punti dei tes-suti edilizi capaci di costruire magnetiattrattori di attività rivitalizzanti e qua-lificanti.In questo quadro si modificano le rela-zioni tra l’area centrale e le frazioni dacentripeta a un modello policentricodelle località in rete. Il PAT propone direalizzare unmodellomultipolare in cuile frazioni da periferie del centro diven-tano nuclei di un contesto più ampioche offre servizi e attrattività anche aiterritori dei comuni confinanti.Questo comporta una distribuzione deiservizi pubblici non centralizzata, undisegno della mobilità che non pena-lizza i centri delle frazioni, il potenzia-mento dei collegamenti ciclabili tra idiversi nuclei.Si passa quindi da un modello mono-centrico, costituito dal centro storicocircondato da una grande periferiasostanzialmente monofunzionale, a unmodello multipolare articolato all’in-terno dei tessuti periferici.L’attenzione per gli aspetti strutturali,per la valorizzazione delle relazioni piut-tosto che dei singoli punti trova tradu-zione anche nel rinnovato modello dilettura del tessuto storico della città.Il PAT, infatti, riconosce che uno deivalori principali che il piano deve tute-lare rispetto all’immagine di Vicenza,riconosciuta come patrimonio dell’u-manità, è quello di preservare l’integritànon solo del centro storico, ma delle retie del territorio su cui è inserito.Un piano così fortemente centrato sul-l’azione pubblica e sulla valorizzazio-ne dei servizi, non può dimenticare didare risposta alla domanda di abita-zione che proviene da un’utenza debo-le che è rappresentata in tutte le fascesociali, dai giovani agli anziani, dai sin-gle ai lavoratori precari, fino alla popo-lazione immigrata.Il nuovo piano svolge un ruolo impor-tante nel rilanciare il mercato delle loca-zioni a partire dal riutilizzo di alcuniedifici pubblici, liberati dalle funzioniamministrative che vengono centraliz-zate, inseriti nel tessuto edificato sto-rico secondo un criterio di integrazio-ne territoriale e quindi di inclusionesociale. Nelle aree di trasformazione ilPAT prevede che gli operatori cedanoall’Amministrazione una quota di dirit-ti edificatori che potrà essere utilizzataper le finalità istituzionali dell’Ammini-strazione, tra le quali l’edilizia residen-ziale pubblica e con finalità sociali; inaltre situazioni stabilisce che siano glioperatori stessi a destinare direttamen-te una quota dell’edificabilità a edili-zia residenziale con finalità sociali aprezzi o canoni convenzionati.

E per raggiungere l’obiettivo della ope-ratività il piano non può non occupar-si delle modalità attuative, questosignifica sia unmaggior impegno socia-le dell’iniziativa privata nei processi ditrasformazione e una più equa parte-cipazione di tutti i soggetti privati aivantaggi e svantaggi della trasforma-zione, ma anche un più puntuale ruolodel soggetto pubblico.Il nuovo PAT consente all’amministra-zione di prendere parte ai tavoli dinegoziazione con un progetto fortenelle scelte, chiaro negli obiettivi enelle regole, impegnativo nelle strate-gie, capace cioè di garantire la strut-tura urbanistica su cui confrontare ediscutere le condizioni di mercato.Ancora una volta il criterio della soste-nibilità, nelle sue diverse declinazioniambientali, sociali ed economichecostituirà lo strumento per la verificadi coerenza degli investimenti e delletrasformazioni, pubbliche e private.Vicenza si è posta la questione di recu-perare la dimensione dell’architettura edel progetto urbano costruendo altempo stesso quella base urbanisticala cui assenza rischia di essere dram-matica e di vanificare ogni sforzo ditrasformazione urbana. Un piano ditipo nuovo che individua gli ambiti ditrasformazione e offre ampi spazi allaprogettazione urbana ponendo obiet-tivi di natura qualitativa e fornendopochi dati quantitativi essenziali, nellaconsapevolezza che la qualità urbanae edilizia è uno dei fattori dell’attratti-vità, della competitività e dunque dellosviluppo. Il piano non vincola oggi ilprogetto di domani definendone subi-to tutte le caratteristiche: determina laqualità complessiva del progetto attra-verso la sua localizzazione nel quadrodel sistema delle relazioni urbane e conil sistema della mobilità.Vicenza è un capoluogo, uno dei cen-tri del sistema metropolitano venetodestinato a vedere rafforzato il suoruolo quando verranno realizzate leopere infrastrutturali in programma.Ed è una città d’arte non soltanto per lapresenza degli edifici palladiani e delcentro storico, ma anche per la diffu-sa città storica, nel loro insieme un uni-cum per la stratificazione di epoche eun patrimonio di conoscenza straordi-nario sulla storia delle trasformazionidella città nel lungo periodo. Non solo,Vicenza è anche una città dell’econo-mia: il comparto industriale costitui-sce una realtà e una dimensione pro-duttiva e occupazionale di alto livelloqualitativo e professionale.Per poter disegnare il proprio assettola città deve anche guardare fuori deisuoi confini e assumersi il compito diestendere la sua influenza su una mol-teplicità di situazioni periurbane diminori dimensioni. Infatti le relazionicon il suo entroterra sono forti: unaparte consistente dei comuni limitrofiha avuto sviluppi abitativi rilevanti acausa degli alti valori del mercato resi-denziale con conseguente forte pen-dolarità quotidiana. Queste relazioniextra comunali vanno razionalizzate eriqualificate facendo corrispondere ilivelli amministrativi e i livelli di piani-ficazione a partire dagli elementi strut-turali che sono: il sistema storico-ambientale e il sistema della mobilità.Modernizzazione e riqualificazionesono i due termini che devono trovareun percorso comune evitando di appa-rire e divenire obiettivi divergenti.Infatti modernizzazione non significa

solo nuovi grandi progetti ma anche esoprattutto attenzione alle funzioni chesi sceglie di localizzare, al loro mododi relazionarsi con la città nel suo com-plesso, ai processi più generali che laloro ubicazione induce. E d’altro latoriqualificazione non significa solo inter-vento diffuso e minuto né esclusivaazione sull’esistente. Ciascuno dei duetermini possiede una dimensionemicroe una dimensionemacro, così come cia-scuno dei due termini contiene ladimensione del nuovo intervento e delrecupero dei tessuti esistenti.

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Iuav : 82 3Iuav :Le “regole del gioco” di un costruiresostenibileGiovanni Mucelli

Il corso di Tecnologia dell’Architetturadel Laboratorio Intgrato di Sostenibilità1B si è posto come obiettivo quello diporre in relazione il progetto di archi-tettura con gli aspetti dello svilupposostenibile, assumendo la tecnologiacostruttiva come momento e strumen-to di interpretazione di questa relazioneimplica, non solo una riflessione sul rap-porto tecniche-ambientema anche unapluralità di saperi che inducono ad unconfronto con aree disciplinari diverse,necessariamente concorrenti, alla defi-nizione coerente e organizzata dei para-metri che definiscono funzionalmente eformalmente l’oggetto architettonico.Ciò, attraverso una conoscenza dellestrategie e degli strumenti di valuta-zione della sostenibilità edilizia e la lorotrascrizione coerente alla scala del pro-getto esecutivo, inteso come eserciziocritico di controllo e di verifica qualita-tiva, della scelta di tecnologie appro-piate ai principi del costruire sosteni-bile in relazione agli aspetti morfologi,funzionali ed energetici dell’oggettoarchitettonico.Progettare e costruire un edificio signi-fica attualmente, affrontare e risolve-re un’operazione delicata e complessadove le “regole del gioco” non posso-no più essere definite solo dalle con-dizioni qualitative vitruviane ma dal-l’approccio allo sviluppo sostenibileinteso come capacità di controllare lecaratteristiche di impatto ambientaleed energetico dell’edificio durantetutte le fasi del suo ciclo di vita: idea-tiva, costruttiva, gestionale, manuten-tiva e demolitiva.Principi non recenti, ma fino a poco fatempo dimenticati. Infatti, già neglianni ‘50 R. Buckminster Fuller fu ilprimo a coniare il termine "designambientale" sottolineando la ricerca diun'integrazione dell'uomo con l'ener-gia e le risorse naturali, e il cui primoobiettivo consiste in un razionaleimpiego del patrimonio mondiale: ilconsumo deve essere rigeneratore, sianel senso di un riciclo dei materiali, sianel senso che in ogni ciclo di utilizzodi un elemento si devono aggiungerealla cultura umana conoscenze che per-mettano un impiego delmateriale stes-so al prossimo ciclo. Ciò induce a unaprofonda riflessione sul modo di con-cepire e costruire l’edificio nel prossimofuturo: non più oggetto “immortale”ma tendenzialmente una macchinacomplessa smontabile e modificabilenel tempo nei suoi aspetti estetici efunzionali, posta temporaneamente inun luogo i cui materiali costruttivi para-dossalmente sopravviveranno (attra-verso le filiere di riciclo) più dell’edifi-cio stesso, impiegati in altri edifici osemplicemente riutilizzati come mate-riali di base in altri cicli produttivi. Sela costruzione a secco è in qualchemodo già presente come modalitàcostruttiva dei grandi edifici del ter-ziario, sicuramente la sua introduzio-ne nell’edilizia residenziale risulta ral-lentata. L’edificio e in particolare l’e-dificio residenziale, nell’immaginariocollettivo simbolicamente rappresen-ta ancora, specialmente in Italia, lasicurezza di un passato consolidato sianegli aspetti morfologici che costrut-tivi: una memoria costituita da matto-ni, malta, intonaco, calcestruzzo, mate-riali difficilmente separabili il cui desti-

Pont-PromenadeIl principio compositivo prende forma dallacontrapposizione della linea spezzata e lanaturalità della curva, intrinseca del luogo.L’edificio a nord chiude l’isolato affaccian-dosi sul parco. Unità abitative, commercia-li e direzionali sono distribuiti lungo spazipubblici in quota e intervallati dai giardi-ni pensili privati.A sud, la conflittualità con la ferrovia vienerisolta modellando il terreno a formare unapromenade che valorizzi il collegamento trail centro storico e il parco dei colli berici,oltre la ferrovia. La necessità di attenuareil rumore dei treni in prossimità delle resi-denze, ha portato il terrapieno ad un’altez-za utile per la collocazione di un polo com-merciale e un polo con funzioni legate all’o-spedale psichiatrico esistente.L’estrema tensione orizzontale dei due siste-mi è bilanciata dalla verticalità dell’edifi-cio direzionale e ricettivo, che si proponecome punto terminale del parco e nuovolandmark cittadino.L’accesso veicolare è organizzato con unsistema a pettine e parcheggi interrati, chegarantisce la massima fruibilità del parcoda parte del traffico ciclo-pedonale.L’orientamento degli edifici è stato ottimiz-zato con l’impiego di modelli digitali, men-tre la progettazione impiantistica e tecno-logica, supportata da programmi di calco-lo e verifica, prevede un alto grado di disas-semblabilità dei componenti, con attenzio-ne alla possibilità di riciclo, riuso e smalti-mento delle singole parti.

Alberto Brunello, Davide Fuser,Simone Peruzzo

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no, durante e alla fine del loro ciclo divita, sarà un miscuglio indifferenziatoda “occultare” in discarica con conse-guente spreco di energia e di risorse.Non a caso, l’edificio sino pochi annifa era considerato la pre-discarica dellaproduzione edilizia dove materiali, pro-dotti e sistemi costruttivi che lo costi-tuivano non avevano, per le loro carat-teristiche di non-reversibilità, pochissi-me possibilità di rientrare nel ciclomaterico attraverso le filiere di recupe-ro-riciclo con il risultato di un sempremaggior utilizzo di materie prime nonrinnovabili. È presumibile infatti, che unedificio durante il suo ciclo di vitasubirà delle sensibili trasformazioni emanipolazioni dovute alle sempre piùveloce e crescente domanda esigen-ziale tali da determinare una modifi-cazione/sostituzione (negli interventimantenzione e riqualificazione funzio-nale) degli elementi che costituiscono ilsistema tecnologico e impiantistico conconseguenti operazioni di sottrazionee addizione dimateriali e componenti apiù alto valore prestazionale. Interventitali da generare, da un lato, una dismis-sione di materiali e componenti obso-leti, non tanto dal punto di vista chi-mico-fisico e comportamentale, masemplicemente perché inadatti a nuovicriteri funzionali. Dall’altro, la produ-zione di un miscuglio eeterogeneo discarti difficilmente separabili difficil-mente recuperabli destinati per la quasitotalità a finire in discarica con conse-guente aumento del carico ambienta-le riferito all’occupazione del suolo einquinamento oltre, ovviamente, a unospreco di risorse e di energie intrinsecheincorporporte nei materiali.Inoltre in edilizia, a differenza del set-tore industriale, l’applicazione dellaqualità sostenibile, diventa un’opera-zione complessa in quanto per defini-re sostenibile un oggetto edilizio risul-ta necessaria la conoscenza dell’impat-to sull’ambiente dei processi di produ-zione di materiali e componenti chedefiniranno e caratterizzeranno costrut-tivamente l’oggetto architettonico.A tal proposito non va comunquedimenticata la profonda diversità traun prodotto industriale e un edificio ilprimo, nasce per miglioramenti suc-cessivi di prototipi mentre il secondo,è, e rimane un prototipo il cui marchiodi fabbrica (determinato dalle caratte-ristiche oltre che formali, funzionali etecnologiche), dato dal progettista, necondizionerà l’efficacia ambientale ecomportamentale anche dopo che ces-sarà di esistere.Tutto questo comporta ad assumerealcune regole tecnologicamente appro-priate, al fine di un costruire sosteni-bile. In primis la dis-assemblabilità inte-sa come l’attitudine di una soluzionecostruttiva/elemento tecnico dell'edi-ficio ad essere separato al termine dellasua fase di esercizio, impiegando laminima quantità di lavoro e di energiae generando la massima quantità dimateriali riusabili e/o riciclabili e laminima quantità di rifiuti eterogenei.La recuperabilità intesa come l’attitu-dine di una soluzione costrutti-va/elemento tecnico dell'edificio, altermine della sua fase di esercizio, diessere reimpiegato in modo analogo aquello della sua prima utilizzazione,oppure ad essere riutilizzato in altri pro-cessi costruttivi per la produzione inmodo differente da quello della suaprima utilizzazione o per la realizzazio-ne di un altro prodotto diverso da quel-

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Margine continuoObiettivo dell'intervento è aggiungere untassello al sistema del verde vicentino checomprende il Campo Marzio a Nord Estdella stazione e il parco immediatamenteattiguo a quest’ultimo, trattando l’areacome un parco e prendendo coscienza cheoccupandoci di una zona di limite, questanecessiti di una forte definizione diagram-matica in modo da marcare quale sia ilbordo dell’ edificato rispetto alla linea fer-roviaria.L’edificato si dispone lungo la fascia a Suddell’area rafforzando il limite con la ferro-via. Gli interventi nella zona est dell’areasi configurano come episodi nel parco ingrado di rivitalizzare un area altrimentipriva di attrattiva.La necessità di dare un disegno definitoall’ insieme ha portato alla decisione dilegare l’intervento con una copertura con-tinua che definisce percorsi concepiti comeun vero e proprio sistema distributivo dell’intera area di progetto. Questo segno legain maniera indissolubile i volumi proget-tati e si lega, a sua volta, con gli edifici esi-stenti a Nord, ricalcando, in negativo, legeometrie esistenti.Quest’operazione ha portato alla creazio-ne di “stanze” di parco, definendo inmanie-ra netta lo spazio urbano venutosi a gene-rare. La rigidità di questo sistema è rottada un segno libero che percorre spezza ilritmo del costruito interagendo con il siste-ma di spazi creato.Il verde, concepito come un vero e propriovolume, dà forza all’ insieme, contribuen-do ad enfatizzare i rapporti tra pieni e vuoti

Nicolò Agnolon, Enrico Marzaro,Davide Saviane

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lo che lo ha generato. Infine, di esserericiclato mediante l’introduzione diret-ta nel ciclo produttivo da cui è statogenerato.L’omogeneità intesa come come l’atti-tudine di una soluzione costrutti-va/elemento tecnico dell'edificio adessere realizzato con materiali omoge-nei (cioè con caratteristiche chimico-fisi-che compatibili) o in omomateriale inmodo tale che, al termine della sua fasedi esercizio, risulti facilitata la suaimmissione nelle filiere di recupero.Attualmente l’innovazione delle tec-niche costruttive e dei materiali ha rag-giunto livelli tali da permettere diattuare delle condizioni di comporta-mento funzionale sempre più integra-to tra il sistema costruttivo e i sistemienergetici-impiantistici che sfruttanole risorse naturali come il sole, il ventoe l’acqua. In particolare l’involucro, (maanche il sistema costruttivo nel suoinsieme) non è più progettato soloesclusivamente per la sua funzionalitàstorica di barriera a difesa dalle con-dizioni ambientali avverse ma comesistema attivo di captazione e/o reglo-lazione di energie rinnovabili, integra-to funzionalmente ai sistemi impian-tistici di climatizzazione e/o di utiliz-zazione. Ciò sottende l’applicazione diun’altra regola, vale a dire l’integra-zione funzionale intesa come l’attitu-dine di una soluzione costrutti-va/elemento tecnico dell'edificio adassumere caratteristiche e prestazio-ni tali da generare una sinergia com-portamentale con altri sistemi in virtùdel risparmio energetico.Infine, la regola dell’utilizzo di materialie prodotti riciclati intesa come l’attitu-dine di una soluzione costrutti-va/elemento tecnico dell’edificio aessere costituito da prodotti di scartoderivanti da filiere di recupero ediliziee/o industriali.Tali regole per la definizione di una tec-nologia appropriata (accanto a quelleriferibili alla qualità prestazionale) sonostate assunte quali imput progettualiper la definizione della tecnologiacostruttiva degli edifici previsti nell’e-sercizio progettuale del LaboratorioIntegrato allo scopo di generare, il piùpossibile, dei sistemi costruttivi soste-nibili valutando il grado di coerenza congli aspetti contestuali, compositivi e fun-zionali, a livello di dettaglio tecnologico.Livello che implica una forte maturitàconoscitiva, un forte senso critico e unacultura tecnica, sempre più articolata einterdisciplinare, coniugata con le inten-zioni progettuali tale, da far assumereai futuri architetti, un bagaglio di cono-scenza/conoscenza relativo alle proble-matiche progettuali e tecnologiche diun costruire sostenibile.

Il progetto delle struttureAlessia Vanin, Manuela Interlandi

Con l’anno accademico 2009-2010 ilcorso di Progettazione Strutturale èstato introdotto nel Laboratorio 1 delcorso di laurea magistrale in Architet-tura per la Sostenibilità.La preparazione di un percorso forma-tivo nuovo nell’esperienza del Labora-torio ha imposto due riflessioni.La prima, di carattere generale, hariguardato il livello di approfondimen-to delle tematiche strutturali: tale livel-lo sarebbe dovuto risultare appropriatoper un corso rivolto a dei futuri architetti.La seconda, di carattere particolare, ha

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Complesso residenzialee commercialeElemento legante del progetto è il parco, chesviluppandosi senza soluzione di continuitàsi propone come nuova via verde pubblicae potenzialmente espandibile, tessuto idea-le per l’insediamento del nuovo quartiere.L’intervento si compone di due sistemi giu-stapposti, caratterizzati per la loro diversadestinazione.Il primo è il grande elemento longitudina-le a destinazione commerciale che delimi-ta l’area, aumentando di volume nell’ap-prossimarsi alla testa residenziale dell’in-tervento ad ovest.Oltre a garantire schermatura acustica, ciòfa ricondurre i sei edifici del sistema in ununico gesto compositivo, diventando, ascala quasi territoriale, parte integrante deldisegno del parco da cui sorge, e dialogan-do nella sua accelerazione prospettica con ilflusso di traffico della ferrovia.Le residenze si organizzano secondo unimpianto a mezza corte per risolvere gliaspetti di illuminazione e di introspezione;la piazza soprelevata centrale introduce unadimensione di comunità non solita al con-dominio tradizionale.Il secondo sistema è costituito dalle resi-denze per studenti, soprelevate per preser-vare la continuità del parco e costruite asecco nell’ottica di ottenere la massima fles-sibilità per questa particolare tipologia diresidenza in relazione alle necessità future.

Davide Consolati, Alberto Cumerlato,Francesco Salvarani

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Iuav : 82 6Iuav :riguardato la declinazione che la trat-tazione di queste tematiche avrebbedovuto assumere nell’ambito di uncorso contestuale al corso di laureamagistrale in Architettura per laSostenibilità.Dal punto di vista strutturale si è rite-nuto che “architettura sostenibile” signi-ficasse “architettura ben progettata ecostruita”. Per poter essere realizzata,tipologia strutturale, materiali e solu-zioni costruttive devono essere scelti conconsapevolezza riguardo a prestazionigarantite e limiti posseduti. Con que-sto presupposto il progetto architetto-nico cresce dialogando con continuitàcon il progetto delle strutture, che diven-ta materia d’interesse e tema di studioe lavoro per l’architetto.Sulla scorta di queste considerazioni ilcorso si è proposto l’obiettivo di forni-re gli strumenti per eseguire un pro-getto di massima delle strutture, con-seguito mediante l’analisi critica delfunzionamento di diverse possibili tipo-logie strutturali, mediante la presen-tazione delle caratteristiche meccani-che di materiali da costruzione tradi-zionali ed innovativi, mediante lo stu-dio del comportamento in servizio e arottura degli elementi strutturali.Con questo background è stato possi-bile affrontare la fase operativa, con-sistente nella definizione di modelli dicalcolo che fossero la traduzione il piùpossibile fedele della realtà costruita,sia in termini di funzionamento strut-turale globale, sia in termini di relazio-ne mutua tra elementi strutturali. Laschematizzazione degli edifici operatadai modelli ha permesso di scenderegradualmente di scala, fino a conside-rare nello specifico i singoli elementistrutturali che sono stati dimensionatiutilizzando formulazioni analitichesemplici nella definizione ma corri-spondenti al comportamento reale siain termini di azione che in termini dirisposta strutturale.Il tema di progetto – lo sviluppo di uninsediamento residenziale con spaziannessi ad uso pubblico – ha dato lapossibilità di lavorare su strutture didimensioni tali da poter essere gover-nate dagli studenti nella loro globalitàcon gli strumenti forniti.Il luogo di progetto – l’area antistantealla stazione ferroviaria di Vicenza lam-bita da porzioni edificate esistenti –ha stimolato l’interesse sia nei confrontidi materiali e tipologie strutturali tra-dizionali, che di materiali e tipologiestrutturali meno consueti, indice di undiverso dialogo con il tessuto urbanoadiacente.Le funzioni che si vogliono attribuire aun edificio si ottengono attraverso lacostruzione di linee, superfici e volu-mi: necessariamente estetica e struttu-ra devono perciò convivere.Primo step dunque è stato definire “laragione d’essere” e le caratteristichedella costruzione considerata, differen-ziando parti strutturali e non, cioè dif-ferenziando l’“essenziale” dal “conve-niente” e dal “superfluo”.In generale i progetti sviluppati hannospaziato dall’adozione di soluzionistrutturali a telaio in acciaio o incemento armato, all’adozione di solu-zioni strutturali con pannelli prefabbri-cati in legno tipo x - lam.In ciascun caso poi la definizione dellamaglia strutturale è stata guidata siadalla necessità di integrazione con ilprogetto architettonico, sia dalla neces-sità di rispettare esigenze poste dal pro-

Parco di casaL’area di progetto è la prosecuzione delvuoto del CampoMarzio verso ovest, con laferrovia che ne delimita nettamente il latosud. Il lato nord, invece, alterna diversicaratteri: da edifici residenziali molto altia padiglioni bassi dell’area ospedaliera,fino a una zona di capannoni per la mag-gior parte in disuso.Il progetto prevede come idea di base ununico grande parco, via privilegiata per chisi muove a piedi o in bicicletta, d’accessoalla città e alla stazione da ovest; questidiviene così pretesto per proporre unasequenza di tre zone verdi tenute insiemeda una ‘spina’ di servizi e infrastrutture checorre lungo la ferrovia.In corrispondenza degli alti edifici trovia-mo un primo parco, con grandi spazi aper-ti, prati, viali e percorsi alberati. A ridossodella zona ospedaliera esso cambia conno-tati accogliendo dei campi sportivi, servitida un lungo e basso edificio, che, rivolto anord e chiuso a sud, si misura con i padi-glioni. Proseguendo viene introdotta la fun-zione residenziale cercando di far convive-re il bisogno di privacy delle abitazioni conil carattere pubblico e aperto del parco.Lo sforzo progettuale, dunque, si è concen-trato sulla definizione di una sezione dibase che permettesse la coesistenza di zoneresidenziali caratterizzate comunque dallaforte presenza di un verde pubblico, con dif-ferenze di altezze a protezione delle fac-ciate mediante arretramenti, brise soleil,vegetazione.

Gary Di Silvio, Pietro Luciani,Rocco Righetti

Green filterIl paradigma della reversibilità, le istanzedell’assemblaggio a secco e della prefab-bricazione leggera hanno permesso di rag-giungere alla scala costruttiva i seguentiobiettivi: formulazione di un processo soste-nibile nell’ottica di un abbassamento glo-bale dei costi, (costruzione, manutenzione,gestione) di una riduzione dei tempi dicostruzione, facilità di manutenzione e afavore della reversibilità; riutilizzo della com-ponentistica; durabilità programmata; rici-clo-riuso dei materiali; possibilità di riavvioper un nuovo ciclo insediativo-costruttivo.Obiettivi di risparmio ed efficienza energe-tica attraverso: progettazione bioclimaticacon soluzioni ad hoc per la fascia climati-ca di contesto e le condizioni microclimati-che locali; adozione collettori solari, siste-mi di raccolta accumulo acque meteoriche,riscaldamento a pavimento.Obiettivi di riduzione di emissioni di CO2:scelta di tecniche costruttive e materiali abasso impatto globale, dalla messa in operadell’edificio durante tutto il ciclo di vitadell'edificio sino alla dismissione.Il progetto si sviluppa considerando inmaniera compiuta il rapporto dell’edificiocon il clima. La costruzione è stata concepitaappositamente con il sistema ambientale incui è collocata, al fine di raggiungere altilivelli di comfort e di risparmio energeticoglobale.In particolare le strategie progettuali bio-climatiche si riferiscono a: orientamento eposizione dell’edificio; caratteristiche del-l’involucro Struttura/rivestimento; forme econfigurazione geometrica dell’edificio;sistemi solari passivi per il guadagno ter-mico; materiali e tecnologie.

Luca Ferrari, Maddalena Lazzarin,Chiara Zaratin

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Iuav : 82 7Iuav :getto degli impianti e da soluzioni tec-nico - costruttive utili a garantire ilcomfort abitativo. Infine obiettivo èstato quello di scegliere soluzioni chepotessero essere compatibili, se nonaddirittura convenienti, in caso dimodifica dell’assetto distributivo inter-no degli edifici (ad esempio nel casodi accorpamento di singole unità abi-tative).La scelta di materiali e tecniche costrut-tive di elementi portanti verticali edorizzontamenti è risultata – come ovvio– intimamente legata alla scelta dellatipologia strutturale, ma è stata ancheguidata dal criterio, suggerito dalladisciplina di Tecnologia dell’Architet-tura, e condiviso, della completa riuti-lizzabilità delmateriale in caso di demo-lizione parziale o totale degli edifici.La definizione dei modelli di calcoloha permesso di toccare con mano lastretta relazione esistente tra progettodelle strutture e progetto costruttivo,evidenziando come, per poter definireuna schematizzazione efficace dell’e-dificio, fondamentale ai fini del dimen-sionamento, sia necessario vagliare concura la traduzione in vincolo dei nodicostruttivi tra gli elementi strutturali.La maggior parte dei progetti elabo-rati evidenzia gli esiti di un lavoro con-tinuo e tenace, sviluppato in piena sin-tonia con lo spirito del Laboratoriointegrato che, interpretando in modoverosimile l’attività progettuale nellasua completezza, ha promosso una col-laborazione feconda tra le disciplinecoinvolte.

Tessuti urbani ed architetturabioclimaticaAntono Carbonari

È noto che i criteri progettuali dell’ar-chitettura bioclimatica pongono vin-coli abbastanza rigidi alla progettazio-ne, in particolare per quanto riguardai sistemi passivi per l’utilizzo della radia-zione solare ai fini della climatizzazioneambientale. Questi ultimi infatti con-dizionano gli orientamenti delle fac-ciate principali degli edifici, le distan-ze tra gli stessi e la localizzazione dellefunzioni interne.Se questo non impedisce la realizzazio-ne di tessuti edilizi di densità medio-alta, pone invece serie limitazioni allacreazione di spazi urbani, qualificabilie percepibili come tali. È difficile deli-mitare una piazza con edifici tutti orien-tati nella stessa direzione e con gliaffacci principali sullo stesso lato.L’interesse della disciplina “tecnica delcontrollo ambientale” nell’ambito diquesto laboratorio, che ha finora avutocome tema la progettazione di nuoviinsediamenti a prevalente destinazioneabitativa in aree urbane di media cen-tralità, è soprattutto questo: esplorarel’applicabilità dei principi dell’architet-tura bioclimatica in contesti urbani dimedia densità.In base all’esperienza di questi ultimianni penso si possano fare le seguenticonsiderazioni, valide in particolare peri climi del Nord Italia.Gli edifici specialistici sono in generemeno vincolati delle abitazioni perquanto riguarda l’orientamento: unasala polivalente o un centro commer-ciale non necessitano di affacci parti-colari, o di ambienti con finestraturedi cui vada controllato l’orientamento.Essi possono dunque essere utilizzatiper delimitare uno spazio urbano sui

Scenografia e TracciatoPorta ancora la cicatrice che la generò, lacittà. Come un ombelico. E da questa cica-trice prese forma e tutt’oggi prende ordine.Il decumano.Attorno a questa spina dorsale, il restodello scheletro fatto di colli, di mura, dicorsi d’acqua, della ferrovia, di piazze cheformano scenografie. La viabilità radialecon embrioni di griglie vi si adagiano.Volendo costruire un nuovo brano di cittàben integrato, non un mondo entro unmondo, abbiamo voluto riprendere la logi-ca e cercare gli ingredienti del progetto traquelli che erano già della struttura esi-stente.TEMA: la scenografia creata dal lavoraredegli spazi aperti della città.GIACITURA: quella del decumano che,come fascio proprio di rette, è rimasta es’è riproposta nel tempo anche nella nuovaviabilità. Nel suo restare e rinnovarsi ci hacolpiti.Le giaciture del progetto lavorano sullastessa del decumano per continuare la cittàanche fuori dalle mura. Per continuare undiscorso. Perché Vicenza è inscindibile dalsuo passato.Oltre a un tema che ci dava uno spazio -una piazza, oltre alle geometrie, c’era un’al-tra informazione che emergeva dall’analisidella città che non si poteva trascurare: laforte presenza di verde. Questo, però, sitrova diffuso nel tessuto urbano a “spot”.Il progetto poteva essere l’occasione per rial-lacciare questi “eventi” isolati in un sistema.Ecco allora come tutto è stato legato.

Giacomo Bandini, Lucia Miotti,Linda Zardo

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lati in cui l’orientamento ottimale nonsarebbe ottenibile. Questi edifici,soprattutto in aree semi-centrali, pos-sono contenere non solo funzioni di ser-vizio alle abitazioni o “di quartiere”(negori di uso quotidiano, asilo nidoetc.) ma anche servizi di scala superio-re, che servano a creare il dialogo trale parti di città.I principi bioclimatici vanno applicatianche agli spazi urbani: la configura-zione degli edifici, gli elementi di arre-do e la vegetazione possono essereusati per controllare i movimenti del-l’aria o il soleggiamento. Nel periodocaldo si può sfruttare il raffrescamen-to evaporativo fornito da fontane,vasche e piccoli corsi d’acqua.Nell’applicare i criteri bioclimatici tantopiù la densità edilizia aumenta tantopiù si deve ragionare per fasce vertica-li: i sistemi passivi ed i dispositivi cap-tanti sono maggiormente applicabilinella parte alta degli edifici, mentrenella parte più bassa e più ombreggia-ta si può cercare di perseguire unamag-giore compattezza, non eccedere neldimensionamento delle aperture vetra-te, fare affidamento sulla coibentazio-ne. Altre considerazioni vanno fatteriguardo l’accostamento delle funzioniinsediate ed i profili temporali di utiliz-zo degli spazi. È normale che un edifi-cio urbano ospiti attività terziarie aiprimi piani ed abitazioni ai piani supe-riori, ma in questo caso bisogna ricor-dare che di notte e nei giorni festivi iprimi piani non saranno utiizzati, per-tanto costituiranno solo degli spazi-tampone non climatizzati. Altre consi-derazioni andrebbero fatte sull’accosta-mento di funzioni che richiedono losmaltimento di calore (come le centra-li frigorifere dei supermercati) e funzio-ni che lo richiedono (abitazioni ed uffi-ci nel periodo invernale), ma qui ildiscorso si sposta sugli impianti: impian-ti a scala di quartiere od urbana.Sempre ragionando per fasce verticaliun’attenzione particolare va rivolta alruolo delle coperture, dove, nei contestiurbani, trovano più facile collocazionei dispositivi captanti: collettori PV ed adacqua calda. Si tratta di collettori chefunzionano tutto l’anno e che posso-no pertanto essere disposti su superfi-ci con ridotte inclinazioni. Ma sonocolocabili anche prese di luce per dispo-sitivi daylighting, questi ultimi sono diparticolare interesse nel caso di edificispecialistici che disponano di atria ocorti interne. Sono da considerareanche i tetti-giardino.Quando i vincoli bioclimatici si fannotroppo stringenti la sostenibilità del-l’insediamento può essere perseguitacon altri metodi: razionalizzazione deitrasporti urbani, riduzione degli spo-stamenti, soluzioni impiantistiche. Vadetto a tal proposito che l’atteggia-mento dei progettisti verso l’architet-tura bioclimatica sta cambiando: conil diffondersi di edifici ipercoibentatiil ruolo del guadagno solare ai fini dellaclimatizzazione può passare in secon-do piano rispetto, ad esempio, al ruolodell’inerzia termica delle masse inter-ne dell’edificio. Questa può consentireun adeguato utilizzo delle fonti inter-ne di calore, il cui ruolo viene cosìaccentuato, ed una stabilizzazionedelle temperature interne. Questo spo-stamento di attenzione, soprattutto inclimi caratterizzati da un’irradiazionenon particolarmente rilevante, rendemeno influente l’orientamento dell’e-dificio.

Iuav :

Il parco in terrazzaLa possibilità di collegare aree residualidel tessuto urbano di Vicenza attraversouna spina verde dall’area agricola nord aquella dei Monti Berici a sud, oltre la fer-rovia, preclusa alla cittadinanza per man-canza di un progetto di accessibilità, è ilpresupposto a scala territoriale del proget-to.L’intervento proposto aderisce al profi-lo dell’area individuata, è un gesto unicoe volutamente forte all’interno di unamaglia cittadina dalla scala minuta e com-patta e presenta un fronte esterno linearee chiuso, mentre all’interno si articola sulparco con arretramenti e restrizioni dellasezione. I moduli abitativi si sviluppano sudue livelli a partire da un ballatoio inter-medio, con doppie altezze e terrazze giar-dino private. Le scelte tecnologiche verto-no sulla contrapposizione tra monomate-ricità delle strutture in cemento armato eleggerezza degli involucri a secco.Prioritaria la disassemblabilità e l’integritàdegli strati funzionali, evitando assem-blaggi permanenti. La collocazione dei ser-vizi in blocchi alterni dotati di cavedio pergli impianti rende possibile l’eventualerimozione di pareti a secco che si è avutocura dimantenere prive di fori di servizio, invista di possibili variazioni d’uso del com-plesso. Tra i dispositivi di controllo solarepassivo, lamelle verticali orientabili per l’in-gresso dell’irraggiamento invernale e scher-matura estiva. La doppia superficie vetra-ta esposta a sud, con griglie di aerazionealla base e in cima, consente, attraversotale intercapedine, una ventilazione natu-rale determinata dalle differenze di pres-sione tra ambienti a temperature diver-se.Funzioni commerciali, di ufficio e unauditorium trovano collocazione in unpunto cruciale, la spina che corre lungo laferrovia e la scavalca: qui organico e arti-ficiale si scontrano, proiettando interfe-renze formali nel cuore del parco, dove èchiara la tensione tra linea curva e ango-lo retto, matrici dell’intero intervento.

Serena Casamento, Alessandro Zanguio,Daniele Zonta

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Iuav : 82 9Iuav :Infine va rilevata, direi quasi come feno-meno di costume, l’attenzione crescen-te alla climatizzazione estiva. Qui peròtorna alla ribalta l’orientamento, datoche un orientamento sbagliato delleaperture vetrate e/o la mancata pro-tezione delle stesse possono provoca-re il surriscaldamento degli ambientiinterni sia nel periodo caldo che nellestagioni intermedie.

Sostenibili densitàGiuseppe Biasi

Sul piano nazionale, lo sviluppo urbanodell'ultimo decennio ha visto confer-mare, nonostante il rallentamento cheha coinvolto lamaggior parte delle areeurbane, il progressivo rafforzamento didue figure territoriali: quella dell'asseVerona-Modena e quella del triangoloPadova-Venezia-Treviso.Tra queste si colloca, in attesa di unamaggior definizione, l’intera provinciadi Vicenza, che sebbene anch’essacaratterizzata da fenomeni di svilup-po, non trova una precisa collocazionenell'ambito regionale o territoriale.Mentre il destino della provincia sembraoscillare tra le influenze delle due areeadiacenti, il gap venutosi a crearepotrebbe rappresentare un punto diforza per la città stessa: se è vero quin-di che la città non trova una colloca-zione in ambito regionale, è anche veroche al tempo stesso questo processo neesalta l'unicità come luogo caratteriz-zato da uno standard qualitativo natodal compromesso tra la dimensioneurbana in sé, la collocazione nel siste-ma territoriale e la qualità stessa delpaesaggio che definisce ancora oggi laforma e il carattere della città. Risultaquindi necessario pensare alle possibi-li espansioni urbane proprio in questosenso, laddove il progetto si facciainterprete di questo compromesso.Si viene così a delineare un possibilescenario nello sviluppo del territorio,in grado di coniugare la struttura urba-na al paesaggio e a una qualità dell'a-bitare e che trova nella sostenibilitàuna possibile forma di identità.Tale relazione tende però a escludereun approccio esclusivamente di tipoenergetico-funzionalista ma piuttostoinduce a pensare alla sostenibilità congli strumenti del progetto urbano: dauna ricerca finalizzata al miglioramen-to degli standard e dell'efficienza ener-getica dei singoli edifici, la l'idea disostenibilità si sposterà verso un ambi-to più grande e complesso coinvolgen-do intere porzioni del tessuto urbano.In quest'ottica, le stesse scelte sulpiano tecnologico-energetico potreb-bero realmente significare uno scartorispetto ai consueti parametri di gestio-ne delle risorse.Se è infatti vero che le attuali atten-zioni finalizzate alla costruzione di unaarchitettura sostenibile, flessibile il cuidestino può essere in qualche modopensato come materiale da riciclare, èanche vero che tale attenzione al sin-golo oggetto spesso esclude un pen-siero più ampio in cui il tema della cittàdiventi centrale.Di fatto le politiche in atto relative allapromozione dell'efficienza energetica,concentrandosi sul singolo edificio,escludono valutazioni di tipo urbano.Paradossalmente, l’irreversibilità deiprogetti manifesto del MovimentoModerno potrebbe dimostrarsi sosteni-bile in termini di utilizzo del suolo, dipermeabilità dello stesso, di opere di

Disegnare un flussoA nord dell'area di progetto si estende ilcentro abitato di Vicenza che si espandedensificando di fatto la porzione di territo-rio settentrionale rispetto i binari ferroviariche sembrano tagliare nettamente in duel’area cittadina. Segnando l’andamentodegli assi viari principali esistenti nei pres-si dell’area di progetto si scopre come essasia compresa tra 3 linee forti, viale Verona,la ferrovia e il fiume Retrone, che conten-gono e comprimo l’area. Ognuna con la suavelocità e frequenza di percorrenza, con lapropria intensità sonora. L’area di progettovuole essere pensata come un elemento ingrado di unire due realtà oggi fisicamenteseparate, attraverso percorsi pedonali, cicla-bili, ponti e passerelle. Lungo il muro di con-fine sud della nostra area si sviluppa unpercorso pedonale e ciclabile. Viene così acrearsi un’inerzia nell’area derivata dal vet-tore immaginario che viene tracciato dallungo percorso che si dipana lungo l’asseest-ovest. L’area di progetto prende formada questo andamento e ne enfatizza la lon-gitudinalità estendendosi lungo quest’asse,richiamato dalla disposizione degli edifici,dellemasse verdi e dell’attacco a terra attra-verso percorsi, spazi di sosta e prato. L’areaè concepita come una sequenza di spaziscanditi da punti precisi di dilatazione ecompressione dell’area stessa che influi-scono sulla densità degli elementi di pro-getto, sia edificato che verde: nei punti dicompressione la concentrazione sarà mag-giore e gli elementi risulteranno appuntocompressi da un vettore forza, al contrarioverso i punti di dilatazione la densità andràdiminuendo lasciando più spazio al verdedel manto erboso.

Alessandra Dal Mos, Daniele Pasin,Tiziano Rumori

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urbanizzazione primarie, di sottoservizi...In questa ipotesi, il ripensare al pro-getto urbano in termini di sostenibi-lità significa abbandonare la microsca-larità degli interventi e ritornare a pen-sare alla città per parti morfologica-mente definite, confermando nuova-mente la centralità del progetto neldibattito sulla città contemporanea.Una possibile strada, in parte esplora-ta negli esercizi progettuali di questolaboratorio, indaga il rapporto tra unitàurbane e densificazione, dove la con-centrazione delle funzioni e delle atti-vità, e la conseguente variazione delrapporto tra pieno e vuoto, possanodiventare le operazioni strategicheverso un rinnovato rapporto tra la qua-lità del vivere e quella dell'ambienteal tempo stesso.Lavorare sul frammento urbano e sullaconcentrazione e rarefazione comerisposta alla dispersione e all'indivi-dualismo degli oggetti equivale oggia chiedersi se sia possibile pensare allacittà e non all'architettura in terminidi sostenibilità, se esista un rapportotra sostenibilità e pianificazione urba-na, e soprattutto se il modello di sud-divisione del suolo che ha caratteriz-zato le espansioni urbane degli ultimiventi anni possa rappresentare unmodello sostenibile.In quest'ottica la densità e l’unitarietàsembrano poter rispondere alla neces-sità di concentrazione delle risorse, siain termini di produzione che di gestio-ne nel lungo periodo, di connessionealle strutture e infrastrutture urbane eregionali e di quel necessario legamecon il paesaggio che ha accompagna-to la città nelle sue stesse fasi evolutive.

Vicenza interrottaAlvise Marzollo

La complessa forma e posizione del-l'area di progetto, stretta tra la ferroviae altre infrastrutture viarie della città diVicenza, ha permesso di svilupparesoluzioni inedite sotto molti aspetti.Innanzitutto per il programma allabase dell’intervento, messo a puntoliberamente e con riflessioni costruitesul campo per dare risposta alla com-plessità logistica, spaziale, sociale delluogo. Conseguentemente per le solu-zioni progettuali, indissolubili dalluogo stesso e dalle premesse svoltenell’analisi.Nella sovrapposizione dei vari livelli enella complessità delle sezioni cheattraversano gli edifici e che permet-tono di leggere la loro integrazione conil brano di città circostante, è possibi-le individuare il filo rosso di tutti i lavo-ri: la connessione tra parti di cittàdisgregate, poste "di spalle" rispettoalle infrastrutture limitrofe, e per que-sto in cerca di una polarità.La contaminazione tra le tipologie chene consegue approda a risultati forma-li certamente ambigui. O, meglio,sospesi, dove per sospensione s’intendenon una mancanza di validità, una“licenza dal reale” propria dell’eserci-zio progettuale, bensì in bilico tra mol-teplici componenti: l’intrinseca ten-denza a un “tipo”, una coerenza costrut-tiva attraverso l’uso tecnologico deimateriali, il sistema urbano di cui ilprogetto si fa interprete e che lo attra-versa. Tuttavia è nella componentetemporale che si realizza appieno ilsenso di tale sospensione. Differenti,infatti, sono i tempi che “attraversano”

Costruire nuove relazioniL’obiettivo primario è stato la realizzazionedi un’ architettura relazionale che potesseprender corpo partendo dai concetti di per-meabilità, accessibilità, flessibilità urbana esostenibilità.Il progetto si è sviluppato su di un traccia-to che si integra con la morfologia del ter-ritorio e con le linee degli assi viari princi-pali e dei margini dei lotti.Fondamentale è stata l’individuazione delvuoto: uno spazio verde realizzato su diffe-renti livelli attraversa l’area in lunghezza epermette di connetterne i vari settori. Conl’intento di realizzare una forma dinamicadei volumi, ci siamo ispirati al concetto dellacontinuità dinamica come forma unica,espresso in molte opere futuriste diBoccioni. Il procedimento di disegno si èbasato su una continua proiezione delleforme colte nel loro movimento che ha por-tato ad una relazione dinamica tra edificie paesaggio.La vicinanza con la ferrovia a sud ha sug-gerito di disporre parte dell’edificato lungola linea di confine, conferendole anche lafunzione di barriera antirumore, che perògarantisce la permeabilità visiva dall’ester-no. Il resto dell’edificato si sviluppa all’in-terno dell’area, suddiviso in 5 corpi checontengono alloggi e un altro corpo conesercizi commerciali e ristorante. L’internodegli edifici è concepito in modo tale dadistinguere tra spazi di collegamento, spazimotore e spazi di vita quotidiana. Tutti glialloggi sono caratterizzati da un doppioaffaccio e flessibilità degli spazi: le parti-zioni interne, realizzate con tecnologia asecco, sono facilmente smontabili.L’acqua piovana, raccolta in cisterne collo-cate nel piano interrato, è filtrata e riutiliz-zata per uso sanitario; tale processo avvienegrazie all’energia fornita da pannelli solariposti sul tetto.

Stefano Armellin, Federico Da Dalt,Fabio Zampese

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lo spazio: il tempo delle infrastrutture,di cui i manufatti sono parte integran-te, quello del parco e delle manifesta-zioni temporanee, quello della residen-zialità breve per artisti e studenti e infi-ne quello dei servizi stabili alla città.Una lettura della città nel suo insiemesottende tutti i progetti, che nello svi-luppo della parte assumono così ilsenso della città nel suo complesso.È attraverso quest’assunto, propriodella progettazione della città per partiteorizzata da Carlo Aymonino e da alcu-ni esponenti della Scuola di Veneziache può dirsi sostenibile un tale inter-vento a scala urbana: una riflessionesulla forma della città alla base dellasua sostenibilità.La pregnanza di tali riflessioni risiedenella possibilità di fornire strumenti uti-lizzabili per ipotesi diverse sul futurodella città stessa o della città in gene-rale e per questo non finalizzate ad unaprevisione unica del suo sviluppo,intendendo la forma della città, attra-verso l'architettura, come un proces-so, “di individuazione e formalizzazio-ne”, citando Luciano Semerani, carat-terizzato dai rapporti che ogni nuovointervento viene a stabilire entro uninsieme urbano.Scritti come “Architettura come feno-meno urbano” e “Rapporti urbani emodi d'uso dell'architettura” di CarloAymonino, sul ruolo del progetto edelle realizzazioni di architettura comerisultato conclusivo di un processo gno-seologico, o “Note per un'architetturatematica” e “L'architettura e la proget-tazione della città e nella città” diGianugo Polesello, sulla teoria del dop-pio, ossia il rapporto tra il telaio gene-rale di riferimento e il senso del singo-lo intervento, costituiscono un patri-monio di riflessioni anche se rilette al difuori dell'autonomia disciplinare cuitendevano, e ripropongono con forzauna riflessione sull’architettura dellacittà e sul territorio che riparta propriodalla costruzione di un rapporto soste-nibile tra loro.

Architettura durevoleo impermanente?Claudia Tessarolo

Il tempo come variabile di progettotende ad assumere, all’interno deldibattito culturale contemporaneo, unanuova dimensione e definizione. I pro-gettisti ma anche gli studenti si trovanodi fronte all’opportunità, già in fasemetaprogettuale, di operare una scel-ta in funzione del tempo di permanen-za dell’architettura.Al tradizionale concetto di durata, incui la dimensione temporale è connes-sa al concetto di manutenzione, si stadelineando il concetto di impermanen-za, in cui prevale il concetto di muta-zione, di cambiamento e di evoluzionenel tempo.Ma cosa significa architettura imper-manente? Quali sono le condizioni chepossono spostare la scelta ideativa, pro-gettuale e tecnologica, da un’architet-tura durevole ad un’architettura imper-manente? E quali sono i parametri discelta per progettare un’architetturaimpermanente?Il concetto di impermanenza è un’e-stensione del concetto di temporaneità,definisce le condizioni che potrebberoconsentire ad un’architettura di esserecostruita ma, anche trasformata, de-costruita e “fatta sparire” nel corso di

The Train TowersIl concetto chiave che ha guidato il proget-to di riqualificazione dell’area urbana inoggetto è stato quello del bordo, ovvero diuna barriera fisica che dividesse l’area dallalinea ferroviaria, di un edificio di servizi perproteggere nuclei abitativi concretizzatisipoi in piccole torri residenziali che non osta-colano la presenza del verde e si contrap-pongono alla massa chiusa del centro com-merciale a due piani.Le torri hanno base quadrata, sono com-poste da 11 piani fuori terra e uno interratocon i garage. Gli appartamenti sono suddivisiin 3 tipologie. La facciata sud si distinguedalle altre per una doppia parete vetrata,le cui aperture nelle fasce superiore ed infe-riore attuano un meccanismo passivo dicondizionamento chemigliora le condizionidi comfort degli ambienti.La struttura di cemento armato, con pila-stri a sezione rettangolare e travi in spes-sore. Le pareti sono realizzate con una solu-zione a secco che ne permette la disassem-blabilità e sono rivestite di doghe di acciaiozincato alle quali si interpongono finestree dispositivi luminosi. I pannelli sono dicolore scuro, e sono stati scelti tra altri rive-stimenti perché richiamano la matericitàdegli edifici industriali, con cui l’area con-fina a nord, e allo stesso tempo dominanol’area e il fronte della ferrovia.

Elettra Cattarin, Dario Marchiori

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un tempo stabilito a priori, minimiz-zando (nell’arco del suo ciclo di vita)l’impatto ambientale, sia nel momen-to della costruzione, come conserva-zione dell’ambiente naturale (in modoparticolare delle caratteristiche geo-morfologiche del suolo) che come uti-lizzo dei materiali, componenti e siste-mi costruttivi che possono, in fase didismissione, essere recuperati (ricicla-ti, riutilizzati e reimpiegati). Questo nonsignifica che l’edificio debba deperiree degradarsi rapidamente, ma che essopossa essere realizzato per quei tempidi durata previsti come necessari almomento della progettazione.I presupposti che vedono l’imperma-nenza come una possibile alternativa alcostruire permanente derivano da duecondizioni, dall’accelerazione e contra-zione del tempo e dalla sostenibilità.Ogni fenomeno in cui il tempo ha unruolo fondamentale non è più inter-pretabile, oggi, secondo i modelli chela nostra cultura aveva elaborato inrelazione ad un mondo quasi statico,tutto avviene rapidamente, la velocitànella fruizione e il consumo delle coseinfluenzano, inmodi diversi, anche l’ap-proccio al progetto d’architettura.Da una parte, dunque, vi è l’ esigenzadi progettare architetture che assecon-dano il cambiamento, dall’altra, in ter-mini di salvaguardia dell’ambiente vi èl’urgenza di progettare architetture chenon dissipano risorse e che consenta-no un costante recupero nel tempo deiprodotti/materiali impiegati evitando(minimizzando) la produzione di rifiuti.In un’ottica di sostenibilità ambienta-le un altro presupposto a favore del-l’architettura impermanente può esserequello relativo all’impiego consapevo-le e appropriato dell’uso del suolo, delcontrollo dell’intero ciclo di vita dell’e-dificio, dalla fase di ideazione, fino allafase di sparizione, con la conseguenteri-naturalizzazione delle aree. Uno deinodi critici ma anche tra i più interes-santi è la condizione di contaminazioneo non contaminazione del suolo del-l’architettura, un nodo che molte voltenell’architettura temporanea è statorisolto tramite un semplice appoggio,ma che implica però anche condizioniche non sono solo legate all’oggettoedilizio ma a tutta la rete infrastruttu-rale su cui si connette l’edificio stesso.Quindi il tema assumedimensioni diver-se, dalla fase di precostruzione (omeglio ideazione) dell’edificio si esten-de alla progettazione del sito, com-prendendo quindi tutti quei parametri(esposizione, orientamento, venti, risor-se, ecc) propri della progettazione soste-nibile, con un’eventuale e auspicabilepossibilità di una pianificazione flessi-bile, adattabile, integrabile, fruibile, ecc,oggetto pertanto di possibili e velocisostituzioni in funzione del cambia-mento esigenziale con un minor con-sumo di risorse e una maggiore tuteladell’ambiente.Progettare e costruire architettureimpermanenti porta inevitabilmentead implicazioni di natura tecnologica,il denominatore comune di questearchitetture è legato a un sempre piùsignificativo aumento di soluzioni tec-nologiche innovative che hanno favo-rito la diffusione della tendenza all’al-leggerimento e alla riduzione dellamateria. La condizione di impermanen-za si presta, infatti, favorevolmente allasperimentazione di nuove soluzioni tec-nologiche mutuate da altri settori –per esempio dal settore navale o da

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quello aeronautico – che offrono spes-so spunti formali e tecnologici, inol-tre la costruzione per parti, il montag-gio a secco e la componentistica di pre-cisione velocizzano i tempi di realizza-zione e agevolano gli interventi di sosti-tuzione dei componenti, senza più ricor-rere ad opere di demolizione e rico-struzione che portano ad un dispendiodi risorse soprattutto per lo smaltimen-to dei materiali.I presupposti (sociali, salvaguardia del-l’ambiente) che consentono l’imperma-nenza si inseriscono tra i presuppostiche condizionano l’atto progettuale, sidevono confrontare con i vincoli nor-mativi, i desideri del committente, l’am-biente fisico circostante, le condizioniculturali della società, la conformazio-ne e le particolarità dei luoghi, limita-zioni e vincoli economici, e molto altroancora.Non esiste dunque una soluzione unicao un metodo inteso come norma gene-rale, le soluzioni sono molteplici e siintrecciano con diversi vincoli; di voltain volta il progetto dovrà essere un pro-getto ad hoc che garantisce il soddi-sfacimento delle condizioni poste infase ideativa, metaprogettuale.Soprattutto nel caso della residenza, imateriali ancora oggi utilizzati sonoquelli legati alla tradizione, sorge dun-que la necessità di definire un rappor-to tramateriali e sistemi costruttivi (chepermettono garantire l’impermanen-za) e espressioni culturali, significa tro-vare e utilizzare prodotti e sistemicostruttivi, che consentono di volta involta in funzione delle condizioni spe-cifiche (culturali, ambientali, sociolo-giche), di soddisfare tutte le condizio-ni poste a priori nel progetto. In defi-nitiva non si tratta di stabilire se ope-rare in termini di impermanenza o di sta-bilità, almeno ad oggi, ma piuttostosaper definire una matrice (aperta) checonsenta, di volta in volta, di stabilireuna “strategia appropriata” in accordocon le necessità funzionali, sociali, psi-cologiche e ambientali.

LEED Neighborhood Development:un possibile strumento di lavoroSaverio Panata

Considerando la scala e il programmaproposto dal Laboratorio per l’area diVicenza, l’ampia operazione di “infill”impone di pensare le strategie sosteni-bili alla macroscala, non più e non solotenendo in considerazione le perfor-mances energetiche del singolo edificio,ma adottando soluzioni integrate tracostruito, paesaggio, infrastrutture, con-testo locale e regionale. Un approcciomolto spesso difficile da verificare oltrel’elenco delle “buone intenzioni”. Diquesta difficoltà di “misurare” l’im-pronta ecologica di un intervento ascala urbana, può essere testimone lapubblicazione del manuale LEED forNeighborhood Development, forse unodei primi tentativi, tra i numerosi siste-mi di certificazione esistenti, di con-frontarsi con la sostenibilità a scalaurbana. Il LEED è un sistema di classi-ficazione “dell'efficienza energetica edell' impronta ecologica degli edifici”basato su crediti numerici, determinatidalla “risoluzione” di potenziali impattiambientali, generati nella fase di pro-gettazione, costruzione, gestione emanutenzione dell’edificio rispetto a 3categorie: Smart Location and Linkage(punteggiomassimo 27), Neighborhood

Connessioni urbaneComposizione1. Riconnessione: tra Vicenza nord e Vicenzasud, oggi separate dalla linea ferroviaria. Ilparco connette inoltre Campo Marzio alParco Retrone, tramite un percorso alterna-tivo totalmente ciclo-pedonale, che superala ferrovia, scavalcandola tramite un ponte.2. Le tensioni della città disegnano il parco:le tensioni che confluiscono nell’area dise-gnano nel parco dei tracciati lineari, rico-noscibili tramite delle fasce caratterizzateinmodo diverso (aree a prato, aree boschive,percorsi pavimentati, piazze).3. Fulcro del sistema: nel punto di maggiortensione è stato pensato lo spazio pubbli-co principale: la piazza. Qui l’edificio resi-denziale raggiunge la maggiore altezza elo spazio pubblico si immedesima a spazioteatrale, di cui l’edificio ne è la quinta.4. Mimesi del costruito: al fine di rendere ilcostruito parte integrante del parco, tuttigli edifici presenti sono pensati come deirialzamenti delle fasce stesse.

Sostenibilità1. Minima superficie impermeabile: lo spa-zio pubblico è prevalentemente trattato aprato.2. Flessibilità d’uso e di funzione dello spa-zio abitativo: attorno ai vani scala doppiepareti accolgono gli impianti, il resto del-l’ambiente accoglie partizioni completa-mente rimovibili.3. Spazi tampone: articolano la facciata ecreano degli spazi di compensazione termi-ca tra interno ed esterno.4. Tecnologia a secco: ad eccezione dellaparte strutturale dell’edificio (realizzata tra-mite una struttura a pilastri in calcestruzzoarmato), tutte le pareti sono disassembla-bili e riciclabili.5. Tetto verde: svolge la duplice funzione diisolamento e mimesi del costruito con ilparco.

Valeria Lampariello, Laura Mattioli,Silvia Merlo

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Pattern and Design (punt. max. 44),Green Infrastructure and Buildings(punt. max. 29). Si può raggiungere unmassimo di 100 punti, più ulteriori 10punti di bonus nel caso di particolariinnovazioni nel processo. Per l’ambitatarga Platinum, la certificazione più altaprevista dal LEED-ND, occorre raggiun-gere almeno 80 punti.La categoria Smart Location andLinkage, prevede 9 crediti che valuta-no i valori di posizionamento e connes-sione dell’area rispetto all’esistente, inun’ottica di riduzione del consumo disuolo (SLL 1), di riduzione dell’uso del-l’automobile (SLL 3) e di mix funziona-le (SLL 5).Nella categoria Neighborhood Patternand Design, si valutano le azioni pro-gettuali legate alla qualità dello spa-zio urbano e del paesaggio, tese allariduzione del traffico veicolare: dallapromozione delle aree pedonali e dellepiste ciclabili (NPD 1), alla compattez-za dell’edificato (NPD 2), al mix funzio-nale di attività commerciali e servizi conle residenze insediate (NPD 3), al mixsociale da ottenere con un attentobilanciamento delle tipologie residen-ziali (NPD 4). Gli studenti hanno lavo-rato con tipologie completamente dif-ferenti anche dal punto di vista tecno-logico, in modo da proporre un’offertadiversificata, adatta a famiglie con red-diti diversi, anziani e studenti. Per otte-nere una riduzione delle superfici a par-cheggio (NPD 5), alcuni progetti, hannocreato una zona buffer nelle aree com-prese tra l’esistente e i nuovi edifici,mentre alcuni hanno preferito ricorrerea soluzioni semi-interrate modellandoil paesaggio in modo da ridurne l’im-patto visivo. Limitare l’accesso carrabi-le all’area, creare aree destinate allasocializzazione e a servizi per i residen-ti, organizzare una fitta rete di percorsipedonali e ciclabili sono strategiecostanti nei progetti al fine di incre-mentare l’accesso agli spazi comuni(NPD 9) e ai servizi pubblici (NPD 10).Un punto su cui invece si sarebbe potu-to lavorare di più, è il consumo di cibofresco locale, auto-prodotto o prove-niente da piccole produzioni (NPD 13),da ottenere sia con la creazione di ortiprivati o collettivi, gestiti dai residenti,da associazioni o scuole dell’area, siaattrezzando parte dello spazio apertoper un mercato settimanale di prodottilocali.I prmi tre criteri di Green Infrastructureand Buildings (GIB 1, GIB 2, GIB 3)impongono che gli edifici facenti partedel progetto di espansione urbana,siano, in percentuale rilevante, edificicertificati LEED o che adottino tecno-logie sostenibili certificabili. Il creditoGIB 4 interviene invece sulla gestionedelle risorse idriche imponendo unariduzione del 50% del fabbisogno diacqua per l’irrigazione degli spazi verdi.Alcuni progetti hanno previsto la rac-colta e il riciclo delle acque meteoricheprovenienti dalle coperture mentre altrihanno previsto il trattamento e l’usodell’acqua caduta sulle superfici imper-meabili.La gestione del rischio idraulico è pre-miata dal credito GIB 8. Il delicato equi-librio dell’area è stato affrontato siamediante l’uso di materiali porosi perla pavimentazione degli spazi aperti,sia progettando vasche di prima pioggiaper la filtrazione degli agenti inquinan-ti, sia con l’uso di vasche di laminazione.In questo ultimo caso le depressioni attead accogliere l’acqua in eccesso sono

Bordo≠LimiteIl progetto cerca risposte importanti arequisiti di sostenibilità sociale,urbana etecnologica; si creano quindi dei punti diaggregazione per incrementare le relazio-ni umane ed il senso di comunità. Oltrealle residenze per famiglie e un edificio peranziani, sono stati progettati spazi pubbli-ci che variano da ambienti commerciali, adaree sportive e di svago, fino a centri cul-turali, così da creare uno spazio usufruibi-le ventiquattro ore al giorno. Sul fronteurbano, come collegamento tra due partidi città divise dall’asse ferroviario, abbia-mo una fascia verde e di servizi, con la dop-pia funzione di “schermo” nei confrontidella ferrovia. Inoltre, predisponendo per-corsi ciclo-pedonali e una nuova fermatadel bus, si cerca di minimizzare l’uso del-l’auto. Gli stessi obbiettivi sono stati per-seguiti nelle scelte tipologiche per le abi-tazioni, costruite con tecnologia a secco,fornite di pannelli fotovoltaici e la cui col-locazione garantisce un orientamento a suddelle facciate principali, al fine di ottimiz-zare i guadagni termici.

Laura Durighello, Stefano Gambin

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diventate pretesto per il disegno e l’or-ganizzazione dello spazio aperto. Ilrequisito GIB 9 riguarda la riduzionedelle isole di calore. Crediti possonoessere raggiunti con l’uso, per le coper-ture, di materiali molto riflettenti o ditetti giardino, soluzione, quest’ultima,ampiamente adottata dagli studenti.Contribuisce inoltre al punteggio l’usodi materiali filtranti o con un buon fat-tore SRI (>29) per le superifici esterneorizzontali, oltre all’incremento dellesuperfici ombreggiate mediante pensi-line fotovoltaiche, pergole e filari dialberi. L’orientamento degli edificifacenti parte dell’area di progetto èvalutato globalmente dal criterioGIB 10,al fine di ottenere le condizioni ottima-li per l’impiego di strategie solari atti-ve e passive. I GIB Credit 11 premia laproduzione “on-site” di almeno il 5%delcosto globale di energia termica ed elet-trica del progetto, considerato nella suatotalità. Fotovoltaico, eolico, geotermi-co, micro-idroelettrico o biomassa sonoalcune delle strade indicate. In questofrangente, gli studenti hanno elabora-to strategie legate all’uso di fonti rin-novabili convincenti a livello del singo-lo edificio ma si sono di rado “misura-ti” con un “pensiero” globale per l’areadi progetto. Il ricorso al teleriscalda-mento che porta all’acquisizione di 2punti per il credito GIB 12, è stato affron-tato da alcuni gruppi di lavoro ma nonè riuscito a diventare elemento artico-lante, considerando l’infrastruttura chenecessita, per il disegno del paesaggio.Il criterio GIB 15 impone il riuso di pro-dotti di riciclo del patrimonio edilizioesistente o in demolizione o più sem-plicemente di materiali riciclati. Datal’elevata cubatura da demolire, le pro-poste per l’impiego deimateriali di scar-to hanno spaziato da un semplice manon sempre fattibile riuso come inertiper il c.a., fino ad un uso “esposto” nel-l’arredo urbano o nei dispositivi di ridu-zione dell’inquinamento acustico pro-veniente dalla vicina ferrovia.La rapida rassegna dei criteri adottatidal LEED-ND per “misurare” la sosteni-bilità di nuovi interventi a scala urba-na è funzionale a dimostrare come que-sto strumento di certificazione, ancorapoco diffuso in Italia, può costituire unvalido strumento di lavoro anche pergli studenti. La capacità di poter misu-rare quantitativamente e qualitativa-mente le strategie sostenibili dispiegatenell’intera area di progetto, ad una scalaurbana e non più architettonica, costi-tuisce uno strumento di verifica dellescelte operate, costringendo ad un con-tinuo salto di scala e ad un controllomolto preciso delle relazioni tra spazioaperto e costruito, tra scelte dei mate-riali e soluzioni tecnologiche.

Abitare-Percorrere-SocializzareIl progetto prevede la piantumazione di unbosco misto di latifoglie nel parco. Esso,come volume verde, determina una seriedi vuoti ombreggiati, pause dalla città edal suo caos. Il Verde diviene il vero fron-te urbano. Le residenze si concentrano inuna di queste “pause” della macchia albe-rata. I volumi dei nuovi edifici si imposta-no lungo la direzione Est-Ovest, accompa-gnando con i loro margini il visitatore versoil parco. In direzione trasversale Nord Sudsi determina, al contrario, un gradiente dipermeabilità, massima nel contatto tra inuovi edifici e gli alti margini dell’areaindustriale e minimo verso la ferrovia e lanuova infrastruttura; ciò si concretizzaattraverso l’innalzamento su pilotis dellafascia di residenze a contatto con l’areaindustriale e dei relativi spazi semi-pubbli-ci, attraverso la spaccatura della fascia cen-trale di costruito e in ultimo attraverso lachiusura verso la ferrovia con una fasciadi abitazioni a corte che divengono muroe margine duro dell’intervento.Necessaria e attenta è stata la costruzionedello spazio pubblico, unificato, tra le fascecostruite, attraverso la modellazione delsuolo, unito alla piastra semi-pubblica supilotis attraverso grandi rampe tra gli albe-ri. Si è ricercata la massima varietà tipolo-gica delle residenze non solo in ragionedelle diverse condizioni dei vari corpi di fab-brica, ma anche dal punto di vista dell’of-ferta economica. Ultima ma non menoimportante serie di considerazioni hariguardato l’esposizione solare, la scherma-tura e l’attento studio dei sistemi costrut-tivi in nome del risparmio energetico e delladis-assemblabilità garantita da un sistemastrutturale in pannelli di legno lamellare.

Nicola Collazuol, Alice De Sisti,Daniele Macor

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Università Iuav di VeneziaCorso di laurea specialistica inArchitettura per la SostenibilitàLaboratorio integrato di Sostenibilità 1B

docentiRoberta Albierocomposizione architettonicaAlessia Vaninprogettazione strutturaleAntonio Carbonarifisica del controllo ambientaleGiovanni Mucellitecnologia dell'architettura

collaboratori alla didatticaGiuseppe Biasi Zappi RecordatiAlvise Marzollocomposizione architettonicaManuela Interlandiprogettazione strutturaleAlberto Gonzatofisica del controllo ambientaleSaverio PanataClaudia Tessarolotecnologia dell'architettura

contributi diarch. Antonio Bortoliarch. Giovanni Rocaarch. Simonetta Rossettiarch. Cecilia Rostagniarch. Giorgio Scarmoncin

studenti a.a. 2009/2010Nicolò AgnolonStefano ArmellinGiacomo BandiniAlessio BarolloWilliam BianchiLuigi BisogninAnna BollettaElisa BortolozzoDavid BraidoAlberto BrunelloMarco CaorliniMarta CasaSerena Casamento BarbittaElettra CattarinNicola CollazuolLinda ComerlatiDavide ConsolatiClaudio CoruboloAlberto CumerlatoFederico Da DaltAlessandra Dal MosAnna Dal PassoAlice De SistiCristina DiazGary Di SilvioLaura DurighelloLuca FerrariDavide FuserStefano GambinValeria LamparielloLetizia LanziMaddalena LazzarinPietro LucianiLuca LunardiDaniele MacorDario MarchioriEnrico MarzaroLaura MattioliSilvia MerloLucia MiottiLudmille Naywosz PaszkiewiczDaniele PasinSimone PeruzzoNicoletta PetrallaRocco RighettiAnnalisa RighettiTiziano RumoriFrancesco SalvaraniDavide SavianeChiara TrevisiolPaola VianelloSilvia VicentiniFabio ZampeseAlessandro ZanguioChiara ZaratinLinda ZardoDaniele Zonta