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INSULA DI SANTA MARIA FORMOSA inizio – fine lavori aprile 1997 – novembre 2002 progetto ing. Fausto Frezza con ing. Celio Fullin, ing. Walter Gobbetto, geom. Davide Toniolo importo lavori 6.898.925,89 euro appaltatore associazione temporanea di imprese Savarese Costruzioni spa e Vincenzo Capriello sas subappaltatori Sacaim spa, Sicil Costruzioni snc indagini classificazione fanghi campionamento CNR di Venezia analisi Enichem – SIA di Porto Marghera certificato Assessorato all’ecologia del Comune di Venezia indagini geognostiche geologo Alessandro Carraio direzione lavori ing. Fausto Frezza con ing. Celio Fullin ing. Walter Gobbetto arch. Gianluca Bevilacqua arch. Matteo Fiorindo Insula spa direzione tecnica ing. arch. Ivano Turlon responsabile intervento geom. Giuliano Molon e arch. Michele Regini assistente tecnico geom. Elisabetta Pegoraro e geom. Marcello Chiosi ISOLA DI BORGOLOCO POMPEO MOLMENTI inizio – fine lavori gennaio 2002 – dicembre 2002 progetto ing. Guido Zanovello (Studio Altieri) importo lavori 514.847 euro appaltatore associazione temporanea d’imprese Pfaiffer e figlio srl, 3P costruzioni e restauri srl, Elettrosud srl subappaltatori MB Euganea pavimentazioni srl direzione lavori ing. Guido Zanovello con ing. Romano Fabbro coordinamento sicurezza ing. Guido Zanovello Insula spa direzione tecnica ing. arch. Ivano Turlon responsabile intervento ing. Dino Cimoli assistente tecnico geom. Raffaele Gozzo AREA TEATRO MALIBRAN 1° lotto inizio – fine lavori marzo 2001 – maggio 2001 progetto arch. prof. Antonio Foscari Widmann Rezzonico importo lavori 132.664,37 euro appaltatore Sacaim spa direzione lavori arch. prof. Antonio Foscari Widmann Rezzonico coordinamento sicurezza geom. Adriano Ciani Insula spa direzione tecnica ing. arch. Ivano Turlon responsabile intervento ing. Lorenzo Bottazzo assistente tecnico geom. Enrico Ballarin 2° lotto inizio – fine lavori giugno 2001 – settembre 2001 progetto arch. prof. Antonio Foscari Widmann Rezzonico importo lavori 119.687,03 euro appaltatore associazione temporanea di imprese Savarese Costruzioni spa e Vincenzo Capriello sas direzione lavori ing. Fausto Frezza coordinamento sicurezza ing. Fausto Frezza Insula spa direzione tecnica ing. arch. Ivano Turlon responsabile intervento geom. Giuliano Molon assistente tecnico geom. Elisabetta Pegoraro 3° lotto inizio – fine lavori aprile 2002 – settembre 2002 progetto arch. prof. Antonio Foscari Widmann Rezzonico importo lavori 218.672,46 euro appaltatore Pacella Pietro Impresa Costruzioni subappaltatori Carlucci sas direzione lavori geom. Riccardo Fontana coordinamento sicurezza geom. Adriano Ciani Insula spa direzione tecnica ing. arch. Ivano Turlon responsabile intervento ing. Lorenzo Bottazzo assistente tecnico geom. Enrico Ballarin

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INSULA DI SANTA MARIA FORMOSA

inizio – fine lavoriaprile 1997 – novembre 2002

progettoing. Fausto Frezza con ing. Celio Fullin, ing. Walter Gobbetto, geom. Davide Toniolo

importo lavori6.898.925,89 euro

appaltatoreassociazione temporanea di imprese SavareseCostruzioni spa e Vincenzo Capriello sas

subappaltatoriSacaim spa, Sicil Costruzioni snc

indagini classificazione fanghicampionamento CNR di Venezia analisi Enichem – SIA di Porto Marghera certificato Assessorato all’ecologia del Comunedi Venezia

indagini geognostiche geologo Alessandro Carraio

direzione lavoriing. Fausto Frezza con ing. Celio Fullining. Walter Gobbetto arch. Gianluca Bevilacqua arch. Matteo Fiorindo

Insula spadirezione tecnica

ing. arch. Ivano Turlonresponsabile intervento

geom. Giuliano Molon e arch. Michele Reginiassistente tecnico

geom. Elisabetta Pegoraro e geom. Marcello Chiosi

ISOLA DI BORGOLOCO POMPEO MOLMENTI

inizio – fine lavorigennaio 2002 – dicembre 2002

progettoing. Guido Zanovello (Studio Altieri)

importo lavori514.847 euro

appaltatoreassociazione temporanea d’impresePfaiffer e figlio srl, 3P costruzioni e restauri srl,Elettrosud srl

subappaltatoriMB Euganea pavimentazioni srl

direzione lavoriing. Guido Zanovello con ing. Romano Fabbro

coordinamento sicurezzaing. Guido Zanovello

Insula spadirezione tecnica

ing. arch. Ivano Turlonresponsabile intervento

ing. Dino Cimoliassistente tecnico

geom. Raffaele Gozzo

AREA TEATRO MALIBRAN

1° lotto

inizio – fine lavori marzo 2001 – maggio 2001

progettoarch. prof. Antonio Foscari Widmann Rezzonico

importo lavori132.664,37 euro

appaltatoreSacaim spa

direzione lavoriarch. prof. Antonio Foscari Widmann Rezzonico

coordinamento sicurezzageom. Adriano Ciani

Insula spadirezione tecnica

ing. arch. Ivano Turlonresponsabile intervento

ing. Lorenzo Bottazzo assistente tecnico

geom. Enrico Ballarin

2° lotto

inizio – fine lavorigiugno 2001 – settembre 2001

progettoarch. prof. Antonio Foscari Widmann Rezzonico

importo lavori119.687,03 euro

appaltatoreassociazione temporanea di impreseSavarese Costruzioni spa e Vincenzo Capriello sas

direzione lavoriing. Fausto Frezza

coordinamento sicurezzaing. Fausto Frezza

Insula spadirezione tecnica

ing. arch. Ivano Turlonresponsabile intervento

geom. Giuliano Molonassistente tecnico

geom. Elisabetta Pegoraro

3° lotto

inizio – fine lavoriaprile 2002 – settembre 2002

progettoarch. prof. Antonio Foscari Widmann Rezzonico

importo lavori218.672,46 euro

appaltatorePacella Pietro Impresa Costruzioni

subappaltatoriCarlucci sas

direzione lavorigeom. Riccardo Fontana

coordinamento sicurezzageom. Adriano Ciani

Insula spadirezione tecnica

ing. arch. Ivano Turlonresponsabile intervento

ing. Lorenzo Bottazzo assistente tecnico

geom. Enrico Ballarin

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SavareseCostruzioni

spa

Costruzioni opere marittime

via G. Melisurgo, 15 - 80133 Napolitel. 081 5520357 - fax 081 4203284

[email protected]

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Dal progetto alla realizzazione di cantiere

In un progetto di restauro, qualsiasi sia il manufattooggetto dell’intervento, il primo passo che ilprogettista deve compiere è quello di approfondire ilsuo livello di conoscenza non solo dal punto di vistageometrico dimensionale ma anche per ciò cheriguarda la sua storia, le sue caratteristiche fisiche echimiche, le condizioni statiche e le azioni a cui èsottoposto.Pertanto anche nel caso dell’intervento integratodell’insula di Santa Maria Formosa il primoapproccio alla stesura del progetto esecutivo è statoquello di definire quali fossero i dati necessari allaconoscenza di un organismo così vasto e complessocomposto da migliaia di tessere: palazzi, ponti,

fondamente, campi, ecc. Poiché buona parte dei datinecessari alla stesura del progetto riguardavamanufatti che si trovano al disotto del livello delmedio mare, quasi sempre ricoperti da decine dicentimetri di sedimenti, si è provveduto a unacampagna di rilievi visivi dello stato diconservazione dei paramenti fondazionali e difacciata degli elementi prospicienti i rii, effettuati incondizioni di bassa marea. Tale fase propedeutica,realizzata dagli stessi progettisti, ha permesso ditrarre i primi importanti elementi di riferimento perla definizione delle fasi progettuali articolate perindagini, rilievi e per la successiva redazione delprogetto esecutivo inteso come predisposizione dielaborati grafici e contabili per l’appalto dei lavori.

I principali interventi di manutenzionedell’insuladi FAUSTO FREZZA e GIANLUCA BEVILACQUA

L’estensione in superficie e nel tempo del cantiere dell’insula di Santa Maria Formosa

ha comportato di affrontare una serie di problematiche progettuali, tecniche e logistiche

che hanno costituito una notevole esperienza nel campo particolare della manutenzione urbana

del centro storico veneziano.

Dal momento della progettazione alla esecuzione dei vari lotti del cantiere, si è acquisita una tale massa

di conoscenze in materia che certamente costituisce un patrimonio da utilizzare nel futuro sia da parte

dei professionisti che da parte delle imprese che vi hanno operato, oltre che da parte della stessa società

Insula che ha la responsabilità tecnica e gestionale dell’intero “progetto integrato rii”.

È impossibile nel poco spazio offerto da questo Quaderno presentare una esauriente esposizione tecnica

delle varie fasi del lungo lavoro. D’altro canto, gran parte delle operazioni attuate sono le stesse che sono

state condotte in altri precedenti cantieri di Insula ed illustrate quindi in precedenti Quaderni.

Può essere utile, tuttavia, anche per un lettore non addetto ai lavori, oltre che descrivere alcuni specifici

interventi, conoscere taluni particolari aspetti attinenti all’introduzione di metodologie e tecniche più

recenti e in alcuni casi innovative, pur nel rispetto dei principi fondamentali del restauro funzionale

che ispirano l’intera operazione di manutenzione urbana operata da Insula. Secondo questi principi,

da sempre concordati con gli organi di tutela dei beni architettonici e ambientali, va preservato e tutelato

l’esistente, ricorrendo solo in casi particolari ai rifacimenti e alle sostituzioni.

Le tematiche che di più hanno richiesto uno sforzo interpretativo e di scelta tecnologica riguardano

le operazioni di infissione e di estrazione delle palancole Larsen per la messa in asciutto dei rii,

anche in confronto al tradizionale sistema delle ture, l’utilizzo delle iniezioni di leganti colloidali

per il recupero chimico-fisico e meccanico dei muri di sponda sommersi (proseguendo un dibattito

già svolto in precedenti “Insula Quaderni”), gli interventi di rialzo della pavimentazione in alcune aree

significative dell’insula ai fini della riduzione dell’impatto degli allagamenti provocati dalle acque alte,

fino all’utilizzo di nuovi materiali per il restauro e consolidamento dei ponti in ghisa (tema sul quale

l’arch. Ceriolo porta più avanti un approfondimento specifico). Sono interventi settoriali con propri

obiettivi e tecniche, che devono tuttavia inserirsi in un progetto unitario e integrato. Questo è l’aspetto

più suggestivo e complesso al tempo stesso del lavoro che è stato compiuto.

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Pertanto, sulla base dei primi rilievi visivi efotografici si è potuto programmare una campagnacompleta di indagini atte all’acquisizione di tutti gliulteriori dati necessari per la stesura del progetto.

Le indagini preliminari al progetto

Il primo elaborato, redatto in forma di schedesintetiche, è stato il rilievo di tutti i manufattipubblici prospicienti i rii, quali rive, fondamente eponti, restituito in scala 1:20, riportando oltre allecaratteristiche geometriche dei manufatti ancheindicazioni sui materiali, su tutte le emergenze dispicco quali parapetti, lampioni, pili porta bandieraanelli e pali di ormeggio, eventuali manufatti inlegno quali pontili, passerelle e altri elementi tipicidell’architettura minore veneziana funzionali allamobilità acquea. A questo si è affiancato il rilievoaltimetrico rispetto allo zero mareografico di Puntadella Salute, necessario per il controllo dei livelli diesondazione legati al fenomeno delle alte maree.Nei lavori di restauro è di fondamentale importanzaconcertare gli interventi, le scelte progettuali, deimateriali e delle metodologie con i tecnici dellaSoprintendenza per i beni architettonici; pertantosono stati individuati tutti gli edifici dell’area tutelatisecondo le leggi n° 364 del 1909, n° 1089 del 1939 en° 171 del 1973, in modo tale da essere pronti adattuare tutte quelle procedure necessarieall’ottenimento delle autorizzazioni anche nel casodi varianti o di interventi progettati in corso d’opera.Altro aspetto di notevole peso, come è statoprecedentemente rilevato citando l’esperienza di

Santa Maria di Zobenigo, riguarda la conoscenzadella rete di sottoservizi posata nel sottosuolo. Lasua razionalizzazione e il suo ammodernamento,come è noto, costituiscono elementi essenziali delprogetto integrato. È necessario pertanto procedereal rilievo delle reti idrica, elettrica,dell’illuminazione pubblica, telefonica e didistribuzione gas. È necessario inoltre conoscereesattamente la collocazione della rete dei “gatoli” edegli altri collettori fognari. Si è provveduto quindi all’individuazione dei diversitracciati distinguendo le vecchie linee abbandonateda quelle più recenti ancora in uso: questaoperazione, apparentemente banale, si rivela nellarealtà alquanto complessa in quanto non esiste unarchivio che documenti lo sviluppo cronologicodella posa in opera e dei successivi interventi diestensione, sostituzione e ammodernamento dellarete dei sottoservizi a Venezia. La precisione diquesto tipo di rilievo risulta essere particolarmenteimportante in corrispondenza dei ponti dove lospazio a disposizione per le diverse linee si riducenotevolmente e le sezioni delle condutture devonoconfrontarsi con le necessità strutturali dei ponti.Ulteriore operazione propedeutica è la raccolta deidati relativi alla mobilità acquea e al censimentodegli spazi a servizio dei vari operatori (quali Vesta ela categoria dei gondolieri) e in concessione aprivati e a strutture pubbliche. È evidente che talidati sono necessari per la programmazionedell’intervento, in pratica per definire una sequenzadi chiusura dei rii che arrechi il minor disagiopossibile alle attività economiche della città e chenon impedisca il regolare svolgimento dei servizi diemergenza pubblica quali idroambulanze, vigili delfuoco, polizia.Altri rilievi fondamentali sono quelli risultanti dalleindagini geognostiche e dalle prove geotecniche chesono finalizzate alla caratterizzazione dei terreni dalpunto di vista geomeccanico – e quindi allacomprensione delle caratteristiche fisiche emeccaniche del sottosuolo – e a determinare laportanza delle fondazioni o la spinta dei terreni nelcaso di muri di sponda. Questo tipo di indaginipermette, inoltre, di determinare la permeabilità deisuoli e il livello della falda, tutti dati necessari allacorretta esecuzione di casseri e mantelletti per lamessa in asciutto dei rii. Per quest’ultimaoperazione è necessario procedere al rilievoplanobatimetrico dei rii con la restituzione dellesezioni batimetriche, per definire e quantificare leoperazioni di pulizia e scavo atte a ripristinare la

Prelievo di una carota, rio di San Giovanni Laterano, aprile 1998

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sezione ideale individuata in -1,80 m sul medio mare(slmm) di profondità della cunetta centrale.Infine si ricorda che è stato a suo tempo eseguito uncampionamento dei fanghi per la lorocaratterizzazione ambientale: i campioni di fangoprelevati dal fondo di ciascun tratto di rio sono statisottoposti ad analisi chimica da parte del Cnr, dall’Asle dall’Università degli studi di Venezia (dipartimentodi scienze ambientali), al fine di classificare isedimenti in base ai requisiti e ai criteri del Dpr 915/82e della legge 360/91; ciò per individuare l’opportunosito per il loro smaltimento.Una volta completata la fase delle indaginipreliminari sopra descritta, è stata sviluppata unaserie di elaborati grafici che fossero in grado diinterfacciare e sintetizzare tutti i dati raccoltisuperando problemi di scala e di rappresentazione.Si è quindi redatta una mappa tematica sulla qualesono state sinteticamente riportate tutte leinformazioni necessarie al controllo dellaprogettazione e alla programmazione dei lavori inrelazione al coordinamento fra i vari soggetti checon competenze diverse interagivano conl’esecuzione dei lavori.Tale strumento ha anche reso possibile unmonitoraggio continuo sull’andamento dei lavori,nonché di effettuare le immancabili integrazioni emodifiche che durante il loro corso si sono resenecessarie a causa dei numerosissimi imprevistiincontrati.Al fine di individuare in maniera univoca i singolimanufatti o tratti di rive, per non incorrere in errori acausa delle omonimie della toponomastica venezianae per una veloce individuazione di ogni edificio,ponte, riva, fondazione, ecc. è stato attribuito uncodice numerico e un simbolo grafico. In questomodo la mappa ha funzione di indice per gli elaboratidel progetto esecutivo in cui, per ragioni di scala, isingoli interventi vengono riportati su schede.

L’organizzazione del cantiere

I cantieri d’acqua per la loro vastità e complessitàrichiedono un’attenta pianificazione eorganizzazione preliminare.Una volta definito con tutte le autorità competenti iltratto di canale da mettere in asciutto edeventualmente predisposte opere provvisorie qualipontili, passerelle e idranti necessarie a garantire lacontinuità dei servizi, si rende necessario definire glispazi da adibire all’accatastamento dei materiali edelle macchine oltre che individuare le vie perl’approvvigionamento dei materiali.

Si fa quindi richiesta di occupazione di spaziopubblico per la realizzazione di uno o più assiticercando di mediare tra le esigenze dell’impresaesecutrice e le necessità dei cittadini in particolarmodo di commercianti ed esercenti.La possibilità di accatastare nelle immediatevicinanze del cantiere tutti i materiali necessari allelavorazioni previste, senza essere costretti acontinui e onerosi trasporti rappresenta una grandeeconomia in termini di costi e di tempo.Per la realizzazione del cassero, oltre a tutti gliaccorgimenti tecnici di cui si parla più avanti, unaspetto che deve essere preso in considerazione è laposizione dove collocare le pompe per la messa inasciutto; infatti nonostante tali macchinari sianoconformi alle normative, la necessità di tenerle infunzione anche la notte ha richiesto spesso larealizzazione di appositi schermi per ridurreulteriormente l’inquinamento acustico.Una volta in asciutto, sul letto del canale, inadiacenza dei due fronti, si predispongono lepasserelle di servizio e quindi si procede alla pulizia

La passerella provvisoria realizzata durante il restauro di ponte delle “Paste”, giugno 2000

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L’insula di Santa Maria Formosa: i rii, le aree e i tempi di intervento

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dei paramenti murari con eventuale rimozionemediante scavo a mano di accumuli di fango alpiede dei fabbricati.Si può quindi realizzare l’accurato rilievo di tutto losviluppo del canale valutando gli stati di degrado edi dissesto e riportando la posizione di tutti gliscarichi in modo tale da definire puntualmente tuttigli interventi necessari.

La realizzazione delle opere

La fase realizzativa, che per la sua vastità earticolazione (si veda il dettaglio dei vari interventinella mappa precedente) può essere consideratal’intervento prototipo tra quelli eseguiti da Insulaspa, ha visto in massima parte l’applicazione delleprevisioni progettuali per quanto riguarda gliinterventi di manutenzione mentre per quantoriguarda gli interventi volti a risolvere problemi diordine statico, come i gravi dissesti riscontrati,hanno richiesto la definizione volta per volta diinterventi specifici.In particolar modo nei casi in cui si è resonecessario il rifacimento di interi tratti difondamente o muri di sponda, si è preferito all’usodiffuso di calcestruzzo, come previsto nel progetto,tecniche classiche volte alla ricostruzione dimanufatti in muratura piena eventualmenteinserendo dei cordoli in c.a. di ridotta sezione alpiede delle fondazioni. Discorso a parte meritano gli interventi sui pontiche hanno sollevato sempre notevoli problematichelegate alle esigenze strutturali spesso contrastanticon quelle delle reti dei sottoservizi che liattraversano.Inoltre, molto spesso su ponti che interessano nodicruciali della viabilità pedonale cittadina come il“ponte dei giocattoli” e il “ponte Coin”, attraversatida condotte idriche e di gas di primaria importanza,la definizione degli interventi oltre che considerarele necessità fisiche del manufatto ha riguardato lemodalità operative e la tempistica al fine di noncreare disagi al flusso pedonale oltre che scompensinell’erogazione dei servizi.Oltre ai ponti in muratura, dove la tipologia diintervento resta sostanzialmente sempre lamedesima, si è intervenuti su alcuni ponti in ghisa,importanti testimonianze di una precisa epocastorica, per i quali è stato fatto uso di tecniche emateriali innovativi, preservando gli elementistrutturali originali sia sotto il punto di vistadell’immagine che per quanto riguarda la lorofunzione primaria.

Interventi sui sottoservizi sui ponti dei “Giocattoli” e dell’Olio, marzo 1999 e settembre 2001

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Modalità di messa in asciutto dei rii

Le prime testimonianze sulla messa in asciutto deicanali veneziani per la pulizia e scavo dei fondalirisalgono al XIII secolo e avevano dato origine a unaconsuetudine che ciclicamente, con un periodo dicirca dieci anni, portava alla pulizia di tutti i canalicittadini.Anche la cosiddetta tecnica a umido è di anticatradizione ma è sempre stata utilizzata solamenteper brevi tratti o per scavi puntuali quando la messain asciutto non era perseguibile.Infatti, lo scavo in asciutto assicura la possibilità dieffettuare un preciso controllo delle strutturemurarie prospicienti il canale e quindi il lororipristino, la verifica della compatibilità delle sezionidi scavo con le quote di imposta delle fondazionidella riva e dei fabbricati nonché il risanamento deicollettori fognari.Pertanto la prassi era quella di pulire i rii per sezionicontigue messe in asciutto grazie a casseri ligneirealizzati da un doppio allineamento, di circa 60 cmdi interasse, di pali di rovere lunghi circa 4 m ediametro 20 cm. All’interno venivano dispostiorizzontalmente dei tavoloni e quindi si riempiva ilcassero di caranto, un’argilla sovraconsolidatapresente nella laguna di Venezia, che garantival’impermeabilità del sistema; per tenere il manufattoin assetto ed evitare lo spanciamento venivano postedelle travi orizzontali collegate tra loro da funi.Il lavoro veniva completato dai mantelletti, deisegmenti di cassero che, sul lato opposto a quello damettere in asciutto, raccordavano il cassero con ledue rive per evitare infiltrazioni. In concomitanzadella bassa marea si provvedeva a sigillaredefinitivamente il cassero e quindi si procedeva aprosciugare il rio contrastando la pressione idricaesterna con dei puntelli messi a contrasto sullefondazioni da risanare.

Dalla tradizione dei casseri in legno alle moderne

palancole Larsen

La tecnica dei casseri in legno (ture) è rimasta inuso per secoli, praticamente invariata, fino ai primidecenni del Novecento. Essa richiedeva tuttavia ungran dispendio di manodopera, per cui si reseronecessarie, con l’aumento del costo del lavoro, altretecnologie più moderne e meno costose, attraversol’introduzione delle palancole Larsen1.Queste palancole, così chiamate dal nome del suoinventore, furono importate per la prima volta dallaGermania dall’ingegner Focardi e soppiantaronovelocemente i casseri tradizionali in legno cherichiedevano una continua manutenzione oltre chela sorveglianza giorno e notte da parte di operaipreposti che controllavano la tenuta e azionavano lepompe. L’infissione delle palancole avveniva permezzo di battipalo meccanico che con colpi di unpesante maglio permetteva la loro penetrazione percirca 2 m, necessari a garantire la tenuta e prevenireeffetti di sifonamento. Più recentemente è stataintrodotta una nuova modalità di infissione basatanon più su colpi del maglio, ma su vibrazionitrasmesse alla palancola da una macchina

1 Negli anni trenta del secolo scorso, l’ingegner Eugenio Miozzi, assieme all’allora ingegnere capo del Genio civile Dino Alessi,promosse degli studi e delle prime realizzazioni di opere che, a loro giudizio, avrebbero potuto risolvere i problemi di pulizia deicanali. I due tecnici con il contributo del prof. Alessandro Ori, direttore dei servizi sanitari comunali, individuando come causaprimaria dei cattivi odori provenienti dai canali la sedimentazione e la decomposizione di materie organiche vegetali e animali,ritenevano che l’unica soluzione fosse quella di puntare a un periodo più breve di permanenza dei fanghi sul fondo dei canali.Realizzavano così le prime pavimentazioni dei fondi di tratti di canali delimitati da gargami in pietra per una rapida ed ermeticachiusura; questi interventi, a parere dei progettisti, oltre a consolidare con il calcestruzzo della platea le fondazioni degli edifici,permettevano l’uso di mezzi meccanici per la pulizia del fondo senza incorrere nel rischio di scavi troppo profondi o di danni aimanufatti. Interventi di questo tipo furono realizzati tra il rio di San Luca e il bacino Orseolo negli anni immediatamenteprecedenti il secondo conflitto mondiale e avrebbero dovuto essere completati dalla realizzazione di condotte fognarie collocatenel fondo dei canali minori, attraverso le quali allontanare i liquami nei canali di grande portata. Il tipo di intervento, da più particriticato, dopo il conflitto non fu più ripetuto a favore della ripresa dei metodi tradizionali coadiuvati dall’introduzione diinnovazioni quali le palancole Larsen, i battipali meccanici, i carrelli su binari e le macchine scavatrici.

Rio dei Mendicanti, chiusura con palancole, gennaio 2000

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idrodinamica che, in termini più efficaci, riprendequelle oscillazioni che venivano impressemanualmente ai pali alternativamente ai colpi delbattipalo.

Modalità e tecnologia di infissione ed estrazione

delle palancole tipo Larsen

Nell’insula di Santa Maria Formosa i casseri erelativi mantelletti di chiusura terminale sonosempre stati realizzati con palancole tipo Larseninfisse con vibratore idrodinamico. La lunghezza della palancolata metallica scelta perla chiusura dei tratti di canale è stata di 5,5 m conprofili da 100/120 daN/mq.La lunghezza della palancola è stata definita infunzione di due parametri: il primo relativo allaquota di protezione contro le alte maree (1,5 m circasul medio mare tenendo conto dell’onda dovuta altransito dei natanti 1,3+0,2 m); il secondo inrelazione alla profondità di infissione necessaria perevitare pericolosi sifonamenti (eccessive profonditàrisulterebbero però dannose in fase di estrazione),

tenendo in considerazione che a 10 m circa sotto ilmedio mare risulta frequente individuare un livellocostituito da argilla, il già citato caranto,caratteristica del passaggio tra il Pleistocene el’Olocene, il cui consolidamento si è avuta a seguitodi un lungo periodo di emersione. Pertanto generalmente la profondità di infissione – adistanza minima di 2 m circa dai paramenti spondali– è stata di circa 2 m dal fondo del canale essendogeneralmente la quota dell’alveo dei rii di circa -1,8m slmm, mentre in prossimità delle strutturefondazionali degli edifici e delle fondamente lachiusura con mantelletti ha richiesto gradualmentedi fermarsi sopra i massi fondazionali.I mantelletti comunque vengono realizzati dilarghezza e geometria tali da compensare con lapropria inerzia la ridotta profondità di infissione.L’infissione e successiva estrazione avviene conapparecchiatura adeguata alle prescrizioni dicapitolato e formata sostanzialmente da centralina,vibratore e mezzo di sollevamento.Il direttore lavori ha definito di volta in volta ladisposizione planimetrica e la forma dellapalancolata in base agli accordi assunti con i varienti interessati dalla viabilità pedonale e acquea(vigili del fuoco, gondolieri, trasportatori, serviziambientali, ecc.) nonché alle emergenze specifichedello stato di degrado visivamente individuabili incondizione di bassa marea anche con riferimento airilievi fatti propedeuticamente all’intervento.Da evidenziare inoltre che i tratti rettilinei parallelial fronte dei fabbricati e delle fondamente vengonosempre adeguatamente estesi oltre gli angoli al finedi scongiurare pericolosi sifonamenti attraverso glistessi.Come sopra accennato i tratti di cassero vengonopreferibilmente realizzati ortogonalmente al rio(interclusione diretta del tratto di rio), mentre neicasi di incroci particolari dove per necessità dipercorrenza dei natanti non risulta possibilel’adozione di tale soluzione vengono realizzati trattidi cassero rettilineo paralleli ai fabbricati, puntellatisui fabbricati stessi per contrastare la spintaidrostatica.Le terminazioni dei casseri vengono concluse conmantelletti generalmente a forma triangolareriempiti con argilla per ottenere la perfetta tenutaidraulica, previa disposizione di geotessuto perridurre al massimo la frequenza di ricaricadell’argilla.Qualsiasi operazione relativa alla realizzazione deicasseri di interclusione dei rii, oltre alla dotazione di

Infissione di palancole in rio di San Severo, novembre 1999

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attrezzature adatte (in particolare vibratori afrequenza variabile), richiede l’utilizzo di personalespecializzato in grado di governare le sequenzeoperative che caso per caso vengono a definirsidurante la fase di infissione.Dopo aver individuato la posizione specifica per larealizzazione, la quale dipende direttamente dallecondizioni al contorno, quali presenza di murispondali particolarmente degradati o dissestati,anditi d’angolo di edifici, situazioni specifiche chepotrebbero dar innesco a fenomeni di sifonamento ofiltrazioni veloci con asporto di materiale, si passaall’infissione delle palancole.Anche la disponibilità di contrastare la sommitàdella palancola al fine di renderla adeguatamenteefficiente nei confronti della spinta idrostaticarisulta determinante per l’assetto. In tal sensoesistono due possibilità: la più economica, checonsiste nel contrastarsi sulle strutture murariedegli edifici adiacenti; la seconda, più onerosa, checonsiste nell’infiggere ortogonalmente al cassero,dalla parte interna o esterna a seconda dei casi, piùelementi Larsen opportunamente intervallati atti a

creare i necessari controventi.La vibrazione indotta alla palancola produce unapellicola lubrificante fra superficie del fangoattraversato e quella della palancola rendendomaggiormente agevole l’infissione rispetto ad altrisistemi, quali i casseri lignei classici con pali battuti.Per contro la vibrazione può propagarsi attraversogli strati attraversati alle fabbriche vicine; tuttavial’elevata frequenza di infissione rispetto a quellapropria degli edifici interessati scongiura che possaesserci trasmissione di vibrazioni dannose per lastatica degli edifici medesimi.L’operazione di estrazione delle palancole avvienecon le stesse modalità di infissione.L’estrazione con il vibratore risulta sempreagevolata dalla formazione della pellicolalubrificante, tuttavia l’adesione fra l’acciaio e ilterreno non viene completamente eliminata ed èquesta che, quando il peso del terreno soprastantenon riesce più a controbilanciarla, crea ilsollevamento di quella parte di terreno in adiacenza.Tale quantità di terreno rimane comunque moltomodesta poiché, come detto sopra, l’effettolubrificante palancola-terreno viene coadiuvatodalla vibrazione trasmessa dal vibratore allapalancola.Pertanto l’utilizzo delle palancole per larealizzazione dei casseri allo stato attuale risultaancora il più opportuno rispetto agli altri duepossibili in ambiente veneziano: casseri (ture) inpali battuti o casseri realizzati con lo “still worker”.La presenza di strati limosabbiosi immediatamenteal di sotto dei piano fondale delle sponde e deifabbricati induce a prescrivere la massimaattenzione nell’esecuzione degli interventi al fine diimpedire assestamenti e sifonamenti a seguito delprolungarsi della messa in asciutto dei rii. Pertanto nella programmazione delle fasi diintervento, compatibilmente con la morfologia deicanali e le necessità legate alla navigazione, si èsempre cercato di limitare lo sviluppo dei trattiinterclusi e messi in asciutto al fine di conteneretemporalmente i lavori in 90 – 120 giorni, periodoindividuato dalla pratica storica come intervallo tragli inizi di due cantieri adiacenti.

Il cassero ligneo (tura)

Nel rio di San Provolo, in prossimità dell’incrociocon rio del Vin, trovandosi nella necessità direalizzare un cassero in un punto in cui l’accesso delpontone con il vibroinfissore non era possibile perla ridotta larghezza del rio, è stato necessarioChiusura di un rio con cassero ligneo

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riprendere la tecnica antica della tura in legnorealizzata come sopra accennato con una doppia filadi pali battuti.Le due file di pali disposti uno adiacente all’altrosono state poste a una distanza di circa 60 cm perottenere la solidarizzazione. È stato quindi dispostosull’intera altezza un tavolato su ambo le filerivestito all’interno con del geotessuto.I due allineamenti così realizzati sono stati collegatiper punti con cordino d’acciaio in modo da renderlicollaboranti nei confronti dell’azione generata dallaspinta idrostatica, riempiendo lo spazio interno fra idue allineamenti con caranto in modo da ottenere laperfetta tenuta della barriera così realizzata.Nella fase di messa in assetto con la disposizionedei collegamenti trasversali e il tavolato di tenutasono stati utilizzati i sommozzatori che hannopermesso così una maggiore velocità di esecuzione.Volendo fare un confronto fra il metodo della tura inlegno con quello del palancolato Larsen, si puòaffermare che il primo presenta l’unicol’inconfutabile vantaggio di adattarsi a tutti i casi

possibili, ma risulta sicuramente svantaggioso sottotutti gli altri aspetti.

Il consolidamento delle sponde e il restauro

dei ponti

L’insula di Santa Maria Formosa ha rappresentato ilpiù vasto cantiere messo in opera nell’ambito del“progetto integrato rii”. Proprio dalla esperienzaricavata nella sua lunga conduzione è maturata ladecisione di operare nel futuro con cantieri menoestesi e meno impattanti sulla vita cittadina.L’estensione delle sponde dei canali scavati a seccoè stata pari a 2,9 km e quella delle fondamente èstata di 0,8 km. Il numero dei ponti coinvolti nelleoperazioni di manutenzione sono stati ben 16.La filosofia dell’intervento manutentorio, come si èdetto, è stata quella di preservare il più possibilel’esistente evitando rifacimenti e sostituzioni. Ilsistema dell’iniezione di malte colloidali nel casodella manutenzione dei muri di sponda e l’adozionedi nuovi materiali come le fibre aramidiche e ipolimeri nel caso dei ponti in ghisa sono interessantiesempi di tecnologie innovative per il restaurofunzionale di infrastrutture antiche. Su questiparticolari aspetti si espongono di seguito alcuneosservazioni.

I muri di sponda

Le indagini hanno evidenziato che la maggior partedei muri di sponda è soggetta a un avanzatodegrado, con un diffuso deterioramento fisico deimateriali, mentre risultavano poco manifestifenomeni di dissesto, nel senso di unacompromissione statica del manufatto.Le previsioni progettuali quindi hanno mirato a unamanutenzione dei manufatti tramite smontaggi dielementi lapidei, pulizia, stuccature, interventi discuci-cuci, integrazioni: tutte lavorazioni tradizionalidi restauro; a queste sono stati affiancati interventicon metodologie più recenti quali le iniezioni inbassa pressione di malte colloidali a ritirocompensato.Laddove, in seguito alla messa in asciutto dei canalie all’asporto del fango in eccesso, sono emerse dellecondizioni di grave dissesto, si sono progettatiinterventi di ricostruzione dei massi fondazionaliper cantieri successivi poggianti su zatteroni ligneicon eventuale integrazione ed estensione dellapalificata; questa tecnica completamentetradizionale è stata talvolta integrata con larealizzazione di cordoli in cemento armato aprotezione del piede della fondazione.

Rio del Mondo Novo, consolidamento del muro di spondacon malte colloidali, giugno 2001

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Le tecnologie che attualmente vengono utilizzateper il recupero chimico-fisico e meccanico dellemurature, nel rispetto della morfologia dellestrutture esistenti senza procedere in modogeneralizzato alla loro sostituzione, è quella delleiniezioni a bassa pressione di leganti colloidali, lecui proprietà chimiche sono state nel corso degliultimi anni formulate in modo specifico in termini dicompatibilità per ciascuna tipologia di manufatto, ingrado di rigenerare l’efficienza originaria dei leganticostituenti le malte.Andando ad applicare questa tecnologia agli edificiveneziani sia per le strutture murarie in elevazionesopra il medio mare che per quelle parzialmenteimmerse come le strutture fondazionali, ci si trova aoperare in un contesto particolarmente delicato ecomplesso sia per l’aspetto architettonicodell’edilizia storica lagunare sia per l’aggressivitàdell’ambiente in cui si opera. A differenza delle strutture in elevazione, lestrutture immerse o parzialmente immerse,fondazioni o fondamente, sono sottoposte adaggressione chimico-fisico e meccanica, azionequest’ultima propria del moto ondoso. Il complessodi queste cause sinergicamente associate induce uneffetto distruttivo amplificato, in particolare incorrispondenza degli incroci fra i rii o di lorobrusche deviazioni e restringimenti.Il recupero strutturale di dette parti edilizie richiedeuna particolare attenzione affinché la sceltadell’intervento possa raggiungere lo scopoprogettuale del recupero nel rispetto della valenzastorico-architettonica dell’ambiente. In quest’ottica,sin dagli inizi del cantiere dell’insula di Santa Maria

Formosa è stata posta grande attenzione agliinterventi di consolidamento delle struttureimmerse con la tecnologia delle iniezioni di maltecolloidali specificamente diversificate in relazionealla matrice strutturale che ciascuna partepresentava sia nella scelta dei formulati chimici chenella definizione delle modalità tecnologiche diapplicazione.Per far questo, non ci si è limitati allo studio delleschede tecniche dei prodotti o alle provemeccaniche e chimiche di laboratorio ma si è datocorso a uno studio sperimentale compiutodirettamente in cantiere con l’esame dellecaratteristiche chimico-fisiche dei prodotti diiniezione, delle apparecchiature utilizzate, delladisposizione geometrica dei fori di iniezione del lorodiametro e profondità, dei tempi per l’effettuazionedelle singole operazioni, correlandoli alle resistenzemeccaniche successivamente rilevate con prove

Degrado del muro di sponda in rio di San GiovanniLaterano, gennaio 1999

Prove soniche ante e post consolidamento su paramentimurari in rio del Piombo. I grafici illustrano l’incrementopercentuale delle caratteristiche meccaniche deiparamenti murari rilevato alla profondità di 20 e 60 cmattraverso la misura della velocità di un impulsomeccanico (indagini eseguite da Tecniter srl - centroricerche applicate Ingegneria civile ed industriale)

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soniche o attraverso esame visivo diretto su caroteprelevate in sito, senza dimenticare tuttavia ilparametro economico che per interventi cosìestensivi presenta un grado di sensibilitàdecisamente determinante per la scelta finale delprodotto2.I laboratori chimici delle numerose ditte produttricidi materiali per iniezione hanno partecipato conentusiasmo allo studio del problema, coinvolgendoin modo attivo le loro organizzazioni tecnico-scientifiche, per la definizione di formulati aventicaratteristiche chimiche e fisiche compatibili sia coni materiali e le strutture degli edifici da consolidaresia con l’ambiente salmastro in cui le fondazionisono immerse. In effetti, per le caratteristiche sopramenzionate, la città di Venezia fornisce un severobanco di prova per il testaggio di prodotti miratiprevalentemente al mantenimento e al recuperodelle caratteristiche originarie dei materiali

tradizionalmente utilizzati nell’edilizia storica.La sperimentazione è stata effettuata su campioni,tratti di fondamente e fondazioni individuati comesignificativi e rappresentativi delle varie tipologie dicostruzioni veneziane, palazzi ed edilizia minore,che presentando matrice strutturale differenterichiedono approcci di studio diversi.Varie ditte hanno proposto quindi prodotti studiatiper soddisfare le caratteristiche prestazionalirichieste dalla direzione lavori, i quali sono statisistematicamente controllati nella loro fase diapplicazione e testati a ciclo di lavorazione conclusocon apparecchiatura sonica in grado di definirel’efficacia del prodotto attraverso la restituzione diun diagramma tridimensionale (tomografia sonica)indicante il grado di riempimento ottenuto alle varieprofondità, e quindi valutare l’effettivo recuperodell’omogeneità iniziale e delle originali riserve diresistenza meccanica.

Il ponte di Consafelzi restaurato, dicembre 1999

2 I risultati di questo studio sono stati pubblicati in “Insula Quaderni”, I muri di sponda, 9, 2001.3 In merito alle modalità di intervento sui punti, si veda: I. Turlon, I ponti veneziani, in “Insula Informa”, 4, 1999, pp. 4-5; idem,

I ponti veneziani, in “Insula Informa”, 5, 1999, p. 7; M. Regini, La manutenzione dei ponti in muratura e I. Turlon,La manutenzione dei ponti in ghisa, in “Insula Quaderni”, 3, 2000, pp. 61-63, 65-70.

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I ponti in ghisa: due casi di intervento con

tecnologie innovative

In altre pubblicazioni di Insula sono state descrittele impostazioni progettuali e le tecniche di restaurodei ponti in muratura veneziani3. In questaoccasione appare interessante riferire alcuni esempidi intervento per il recupero statico funzionale deiponti, caratterizzati da un’elevata specificità. Taleriferimento è ai ponti ottocenteschi in ghisa e ferroe all’applicazione di moderne tecnologie di restauro,partendo da una precisa valutazione dell’efficienzadegli elementi costitutivi, tali da garantire ilmassimo grado di conservazione materica dellemembrature strutturali, con interventi peraltrolocalizzati solo dove necessario.Gli approcci progettuali di questo tipo, messi in attonel cantiere di Santa Maria Formosa, riguardano duecasi, condotti a poca distanza l’uno dall’altro, neiponti di Consafelzi e della Corona.

Ponte di Consafelzi. È un ponte in ghisa, cheattraversa il rio del Pestrin in prossimità dellabiforcazione dei due rami del rio di San Giovanni inLaterano; realizzato nel 1852 dalla Fonderia Collaltodi Mestre, è costituito da tre arcate che coprono laluce di 11 m circa, collegate fra loro da traversi e daaltre strutture secondarie sostenenti i gradini.Come tutti i ponti in ghisa costruiti in quel periodo,si presentava in uno stato avanzato di ossidazione,generalizzato, con particolare intensità agli appoggie in tutte le parti di giunzione nonché con lestrutture secondarie di sostegno dei gradini ormaiirreparabilmente compromesse, conseguenza direttadella totale mancanza di manutenzione e daoccasionali interventi di riparazione conmetodologie improprie, quali la saldatura conelettrodi non specificatamente idonei.È stato quindi realizzato un modello matematico aglielementi finiti, fedelmente riproducente lageometria delle parti strutturali, successivamentestudiato con il codice di calcolo numerico Ansys cheha permesso di determinare gli stati tensionali localie definire di conseguenza gli interventi correttivisolo dove necessario.In questo senso l’intervento è consistito nellasostituzione delle strutture secondarie di sostegnodei gradini, riprodotte secondo il disegno originariocon fusione in ghisa, nella sostituzione delle“vaschette” costituenti le pedate – in precedenza diferro, con superficie di calpestio in asfalto – conaltre in acciaio inox con pedata in lastra di trachite,nella completa pulizia di tutte le superfici esposte

L’utilizzo del codice di calcolo agli elementi finiti, Ansys,ha permesso la determinazione puntuale degli statitensionali e deformativi nelle varie condizioni di carico,individuando in modo preciso i punti sui quali intervenirecon le tecnologie di consolidamento più idonee per ilrecupero conservativo del ponte dei Consafelzi. Dall’alto:mappatura degli stati tensionali lungo l’asse x; mappaturadelle deformazioni verticali per condizione di caricosimmetrico; deformazione vettoriale nella condizione dicarico asimmetrico

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con spazzolatura, sabbiatura (in modo da ottenere lacompleta rimozione dello strato ossidato) etrattamento protettivo e verniciatura a finire. Sololocalmente sono stati effettuati interventi diriparazione e ripristino della continuità strutturale,prevalentemente con la disposizione di elementiminuti collegati a parti sane con perni e bulloni.Discorso a parte merita lo studio eseguito sui tipi dicollante per il fissaggio della trachite alle vaschettein acciaio inox, in quanto le loro grandi dimensioni,,unite alla volontà di mantenerle il più possibilesottili, hanno richiesto un’attenta valutazione suglistati tensionali che vengono a prodursi a seguitodelle azioni cicliche e dinamiche per il passaggio deipedoni e di eventuali carrelli per il trasporto di cose.In tal senso oltre allo studio agli elementi finiti sonostate fatte delle prove di adesione per vari collanti,allo scopo di individuare il prodotto più adeguatononché di definire con precisione il tipo dipreparazione da attuarsi per le superfici dell’acciaioe della trachite, onde ottenere le capacitàprestazionali richieste.

Ponte della Corona. Sostanzialmente differente èstato il tipo di intervento attuato per il ponte inghisa della Corona sul rio del Remedio, realizzatonel 1851 anch’esso dalla Fonderia Collalto, in trearcate ribassate di luce 4,20 m, molto più contenutadi quella di Consafelzi.L’originale impalcato in pietra era stato sostituito inepoca recente con lamiere in acciaio inox ricopertedi catrame sostenuto da una struttura soprelevata inprofili a C che aveva reso necessaria la modifica deicollegamenti del parapetto alle strutture principali;

queste ultime riportavano i segni di molti interventicasuali e spesso invasivi che avevano portato a undecadimento vistoso dell’efficienza statica originale.Proprio per ripristinare la funzione portante degliarchi, fortemente compromessi, evitando disottoporre la ghisa ai violenti stress conseguenti aglistati di coazione termica procurati dalle saldature, èstato studiato dall’arch. Laura Ceriolo, con laconsulenza del prof. Angelo Di Tommaso e con ilcontributo delle aziende Dupont e Seal, un rinforzocon materiali compositi, consistente nel placcaggiocon fibre aramidiche e polimeri disposti sulle partinon direttamente visibili. (Si veda, più avanti,l’articolo di Laura Ceriolo per una descrizionedettagliata della tecnologia adottata).Il vantaggio che ne è derivato dall’adozione di questatecnica è stato l’aumento dei margini di capacitàportante della struttura ripristinando la continuitàstrutturale nei punti fratturati e/o attraversati dafessurazioni, conferendo nel contempo alla ghisa,notoriamente materiale fragile e difficilmentesaldabile, la capacità di resistere agli urti.L’intervento è consistito quindi nella rimozione dellasovrastruttura e di tutte le protesi che nel tempoerano state introdotte per il recupero delle capacitàportanti compromesse dalle numerose fatturazionipresenti, nella pulizia di tutte le superfici dallostrato di ossido e nell’applicazione di fibrearamidiche, come studiate dai progettisti arch.Ceriolo e prof. Di Tommaso, e nella ricostruzionedella struttura di impalcato in vaschette di acciaioinox livellate con impasto di inerti e resinaepossidica caricato con pigmenti adatti a ottenere ilcolore concordato con la Soprintendenza e unasuperficie antisdrucciolo.

Interventi di protezione locale dalle acque

medio-alte

Nell’ambito del “progetto integrato rii”, uno degliobiettivi del programma di manutenzione dei centristorici è quello cosiddetto della “difesa locale dallemaree medio-alte”. Questa particolare strategia diintervento ha avuto particolare peso e rilevanzaspecialmente dopo che il Comitato interministerialedi indirizzo, coordinamento e controllo per lasalvaguardia di Venezia (noto come “Comitatone”)ha deliberato nel marzo 2001 “di verificare in tempirapidi, d’intesa con la Soprintendenza, la possibilitàsotto il profilo della difesa architettonica, e fattasalva, ogni ulteriore valutazione di ordinegeotecnico, di elevare l’attuale quota di 100 cm delledifese locali costituite dalle ‘insule’ a quote

Il degrado delle arcate del ponte di Consafelzi, settembre 1998

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superiori, tendendo a 120 cm”4.In realtà, Insula fin dai suoi primi interventi avevaadottato questa prassi già prevista dal “progettointegrato rii” e peraltro frequentemente utilizzataanche nel lontano passato. Naturalmente lecondizioni odierne sono completamente mutate equesto tipo di intervento trova un obiettivo limitenella necessità di non interferire con i contestiarchitettonici e ambientali della città. È pertantoevidente che ogni intervento di rialzo dellapavimentazione pubblica deve essere sottopostoalla verifica e approvazione delle autoritàcompetenti, nella fattispecie la Soprintendenza per ibeni architettonici e per il paesaggio.È altrettanto evidente che un intervento di talgenere è facilmente attuabile nel momento in cuiinteri tratti di fondamente e rive vengonocompletamente rimossi e sconvolti dalle operazionidi manutenzione, per il risanamento delle sponde ela razionalizzazione delle reti di sottoservizi. Attuareun “recupero altimetrico” del piano di calpestiosignifica esporre i percorsi pedonali a un minornumero di allagamenti.Il beneficio è tangibile e immediato, misurabile dalnumero degli allagamenti evitati (che in media siriducono tra la metà e un quarto rispetto allasituazione precedente), mentre i costi sono assairelativi date le evidentissime economie di scala chesi verificano. L’utilità di questa operazione nel piùgenerale contesto di difesa di Venezia dalle acquealte è ormai incontestabile, essendo chiari i suoilimiti e la sua circoscritta efficacia alle maree chenon superano le quote di 100-120 cm sullo zeromareografico, che come è noto sono le piùfrequenti. I primi interventi di rialzo dellepavimentazioni sono stati adottati da Insulanell’ambito dei lavori nell’insula del Ghetto,caratterizzata da lunghe fondamente (Capuzine,Ormesini, della Misericordia) relativamente basse(tra quota +84 e +102 cm slmm) e quindifrequentemente soggette alle esondazioni. Adesempio, nel caso della fondamenta degli Ormesini èstato realizzato nel 1998 un rialzo medio di 17 cm(da +96 a +113 cm slmm) che ha significatomediamente un abbattimento dell’80% degli eventi dimarea negli anni successivi.In seguito, anche nelle successive “insule” si èfrequentemente intervenuti nelle situazioni più

adatte con interventi d recupero altimetrico. Inalcuni casi specifici (Percorso dei Tolentini, rio teràSan Leonardo, l’area di San Rocco-San Tomà, piùrecentemente salizzada San Salvador e intorno allachiesa dei Miracoli) il rialzo della pavimentazioneassume un’importanza prevalente e prioritaria nelcontesto di interventi diversi e integrati.Nell’ambito dei lavori dell’insula di Santa MariaFormosa sono stati effettuati in questo campo treprincipali interventi rispettivamente ubicati sufondamenta San Severo, su un percorso checomprende le fondamente dei Preti e Santa MariaFormosa e infine in corte del Cafetier. L’esigenza di progettare e realizzare interventi cosìdelicati in corso d’opera ha richiestol’organizzazione di uno staff articolato al fine dieseguire i rilievi architettonici e planoaltimetrici conparticolare attenzione all’alzato degli edifici, dicontattare e concordare gli interventi con i privati econtemporaneamente istruire le pratiche presso laSoprintendenza, il Comune e tutti gli organicompetenti per poter passare nel minor tempo dalprogetto all’esecuzione senza causare rallentamentialla programmazione del cantiere.

Fondamenta San Severo

Questo è stato il primo intervento di rialzo realizzatonell’ambito del cantiere dell’insula di Santa MariaFormosa e si è rivelato anche il più complesso siaper il carattere di pregio degli edifici prospicientiche proprio per la caratteristica di intervento pilota.La fondamenta di San Severo che va da calle largaSan Lorenzo fino al ponte di San Severo presentavaun notevole tratto con livelli inferiori a +1 m slmm,con molte soglie ben al disotto della quota diprotezione. Al fine di redigere il progetto è stato effettuato ilrilievo planoaltimetrico della pavimentazione dellafondamenta in relazione alle quote delle soglie e agliarchitravi degli accessi agli edifici e alle quote dellepavimentazioni e soffitti dei locali al piano terra.Dalla restituzione del rilievo è emerso che su unosviluppo complessivo di 128 m, circa 65 m sitrovavano a una quota inferiore a +1 m slmm diPunta della Salute; inoltre su 16 civici presenti lungodetto tratto, 7 si trovavano in corrispondenza dipavimentazione pubblica a quota inferiore a +1 m edi questi 4 avevano anche la soglia d’ingresso posta

4 Una sintesi dei risultati delle ricerche compiute da Insula, per conto del Comune, e dall’Isp, per conto del Consorzio Venezia Nuova,sono stati pubblicati rispettivamente in I “rialzi”, “Insula Quaderni”, 5, e in Difese locali, “Quaderno Isp 01”, entrambi editi nel 2000.

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a quota inferiore a +1 m slmm.Considerati i molti edifici di pregio come palazzoOtteboni, palazzo Querini, un bel palazzettorinascimentale e un palazzetto neoclassico dalrivestimento in pietra bugnato, si è optato per unintervento “leggero” sul costruito, ma che alcontempo riducesse il numero degli episodi annualidi esondazione.Il compromesso è stato individuato nella quota+1,05 m slmm alla quale innalzare la copertina inpietra d’Istria, raccordando quindi lapavimentazione con il piede dei fabbricati con unapendenza compresa tra 1 e 1,5% per garantire losgrondo diretto delle acque piovane in canale.L’innalzamento del paramento di sponda è statoottenuto mediante l’inserimento di mattoni pieni deltipo a mano e dove l’innalzamento è stato inferioreai 3–4 cm, dello spessore cioè della tavella in cotto,mediante spessori variabili delle malte diallettamento.Gli inserti sono stati collocati generalmente aldisotto della listolina di coronamento, così daottenere una localizzazione sempre riconoscibile e

tale da non modificare l’attuale immagine delparamento.Il riposizionamento degli elementi lapidei, eseguitodopo la pulizia e la rimozione di tutti gli elementimetallici è stato effettuato con l’inserimento diarpesi in acciaio inox. Ugualmente per la ringhierain ferro con colonnine in ghisa si è provveduto allarimozione, pulizia, trattamento passivante everniciatura e quindi posa in opera con fusione inpiombo.Ultimato l’intervento sugli spazi pubblici,programmato in modo tale da garantire in tutti imomenti la percorribilità della fondamenta, si è datocorso agli interventi sugli ingressi privati. È stataquesta la parte più delicata per il progettista, ildirettore dei lavori e l’impresa, dal momento cheoccorreva soddisfare le esigenze diverse di piùproprietari, spesso non coincidenti né tra condomininé con quelle dell’opera di interesse pubblico.Una volta concordato l’intervento, ottenute leautorizzazioni, definiti e approvvigionati i materiali,spesso cosa non facile dovendo integrarepavimentazioni realizzate in epoche diverse, non

La fondamenta San Severo a restauro ultimato: l’innalzamento del paramento di sponda è stato realizzato con l’inserimentodi mattoni pieni del tipo a mano, marzo 2001

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restava che programmare l’intervento in modo taleda realizzare, dove possibile, i lavori di modifica deiportoni in un solo giorno. Infatti è di prioritariaimportanza che ogni sera venga ripristinata lachiusura dei portoni in modo da garantire lasicurezza degli immobili ed evitare costi aggiuntividi guardiania notturna.Nel dettaglio, a San Severo le opere negli ingressiprivati hanno interessato quattro edifici per un totaledi 7 civici: 5003, 5004, 5006, 5007, 5008, 5009 e 5010.Nei casi dei civici 5003-5006-5007-5008-5010 il tipo diintervento è risultato particolarmente semplice inquanto i proprietari degli immobili avevano giàprovveduto, in tempi recenti, a eseguire degliinterventi di difesa delle alte maree innalzando lapavimentazione interna con l’esecuzione di bussoleo scalini di raccordo con la soglia.Di conseguenza l’intervento nelle proprietà privatesi è limitato al lievo accurato della soglia e alriposizionamento della stessa alla quota di progetto,superiore alla quota del selciato pubblico di 2 cm alfine di garantire la funzione di “battiacqua” e ilrifacimento della pavimentazione della bussola.Veniva infine modificato il portone, riducendonel’altezza complessiva, riposizionando la ferramentadi sostegno, attacco e chiusura, i campanelli e lebuche delle lettere al fine di permetterne unottimale utilizzo.Per l’intervento al civico 5009, dove lapavimentazione del grande androne in macigni ditrachite era in parte posta a quota inferiore rispettoa quella di progetto della fondamenta, si è dovutoinnalzare la pavimentazione su tutta la larghezza delfronte per una profondità di circa 6 m, oltrenaturalmente all’esecuzione degli interventi giàdescritti per i civici precedenti.Un caso a parte è rappresentato dall’interventoeseguito in corrispondenza del civico 5003, dovel’innalzamento del selciato stradale a +1,08 m slmme conseguentemente della soglia d’ingresso a +1,1 mslmm, avrebbe comportato un’altezza utile mediad’ingresso di circa 198 cm. Considerato che il primoarchitrave in pietra presentava una differenza diquota tra i due appoggi di 6 cm circa, è risultatoconveniente effettuare l’accurato smontaggio dellostesso e il successivo riposizionamentomantenendo, come quota minima, la quotadell’appoggio sinistro (a +3,11 m slmm). Talevariazione ha permesso sia il risanamento di unasituazione statica incerta sia di mantenere un’altezzautile del vano di ingresso pari a 2,10 m.L’intervento di rialzo effettuato sulla fondamenta

San Severo ha permesso di ridurre il numero deicasi di esondazione (basandosi sui dati degli anniprecedenti) di oltre il 50% rispetto al passato.

Fondamente dei Preti e Santa Maria Formosa

La fondamenta dei Preti si sviluppa lungo rio delMondo Novo dal ponte de le Bande fino al ponte deiPreti; su di essa hanno diretto affaccio 7 civici di cui2 con soglia a quota inferiore a +1,20 m slmm. Losviluppo complessivo della fondamenta è di 198 mqinteramente pavimentati in masegni di trachiteposati a giunto unito a eccezione di isolati rappezzieseguiti a giunto fugato; il parapetto è in muratura adue teste e coronamento in pietra d’Istria. Losmaltimento delle acque meteoriche avviene pernaturale deflusso verso il canale; non è presentequindi una rete di raccolta delle acque bianche.In seguito al rilievo si sono riscontrate, nel tratto piùstretto della fondamenta, quote altimetricheinferiori a +1,1 m slmm, con minimo di +0,96 mslmm.L’intervento ha richiesto in primo luogo ilrifacimento uguale all’esistente della riva inmuratura che si presentava in precarie condizionistatiche, con vistosi spanciamenti, e il conseguenterifacimento del parapetto con mattoni fatti a manocome per la riva e la riposa del coronamento inpietra d’Istria. Per quanto riguarda la pavimentazionepubblica, è stata prevista la realizzazione di unpercorso che unisce il ponte del Paradiso, il pontedei Preti e la riva a quota non inferiore a +1,18 mslmm, con pendenza della pavimentazione di circa il2% per garantire il naturale deflusso delle acqueverso il rio. Nel tratto di fondamenta antistante icivici 5849 e 5850, di larghezza compresa tra 5,5 e7,15 m, il displuvio è stato realizzato nel centro dellafondamenta introducendo 2 nuove forine a ridossodei palazzi che comunque restano accessibili conmaree fino +1,2 m.Nel tratto più stretto, verso il ponte dei Preti, ilpercorso in quota si sviluppa a ridosso dei fabbricatirendendo necessario l’intervento su due ingressiprivati, civici 5843 e 5845. Le lavorazioni all’internodegli edifici hanno riguardato solo le soglie e lebussole, con il rifacimento delle pavimentazioniuguali al preesistente. Il restauro con modifica deiportoni ha compreso la sostituzione dellaferramenta, la modifica delle inferriate e deisopraluce e l’esecuzione di lavori complementari(battiscopa, rivestimenti, gradini e simili). Il rialzo per circa 7 cm della pavimentazione incorrispondenza del ponte dei Preti ha comportato la

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necessità di intervenire sulla prima rampa del ponteal fine di assorbire la differenza di dislivello nelleprime 7 alzate che sono passate così da 15 a 14 cm;in tal modo si è evitata la creazione di un gradinocon alzata anomala che può rivelarsi alquantopericoloso per chi vi transita.Proseguendo lungo fondamenta dei Preti verso lachiesa di Santa Maria Formosa si arriva allafondamenta omonima, caratterizzata da una granderiva a gradini in pietra d’Istria di fronte al sagrato sullato meridionale della chiesa stessa. In questocontesto il progetto di rialzo si è rivelato abbastanzafacile poiché a fronte della quota della copertinapiuttosto bassa, tra +1,01 e +1,08 m, la quota alpiede degli edifici che si affacciano nellafondamenta varia tra +1,37 e +1,56 m. Questo hapermesso l’innalzamento della copertina a +1,20 mpur garantendo la pendenza della pavimentazionedel 2% su tutto il campo antistante la chiesa in mododa permettere lo sgrondo delle acque piovane incanale.Alla semplicità del progetto è corrisposta una faserealizzativa abbastanza complessa. Infatti, è statonecessario lo smontaggio di tutti gli elementi lapidei

della riva, la loro numerazione, la pulizia, larimozione degli elementi metallici quali grappe,perni e zanche e l’integrazione con tasselli deglielementi danneggiati per finire con il successivorimontaggio a quota di progetto, inserendo il nuovocorso integrativo a quota inferiore al livello delmedio mare. Particolare attenzione è stata posta albasamento dell’asta portabandiera adiacente allariva; è stata, anche per questo elemento, necessariala rimozione e il restauro, provvedendo anche allaverifica strutturale rinforzandone il dado difondazione per garantire la stabilità del pilo alleazioni del vento.

Corte del Cafetier

La corte del Cafetier, in prossimità di San Giovanni ePaolo, con affaccio sul rio dei Mendicanti,rappresenta un caso molto differente da quelliprecedentemente descritti, in quanto si trattainnanzitutto di una realtà di minor pregioarchitettonico. Questo intervento non ha significatoun mero rialzo della pavimentazione come modo diridurre gli allagamenti, ma anche il riordino delsottosuolo e in particolare del sistema di raccolta e

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Posa della astolina di coronamento in fondamenta dei Preti, rialzata a +1,20 m slmm, febbraio 2001

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scolo delle acque meteoriche: un altro caso, quindi,di intervento integrato di manutenzione erisanamento. Infatti, la corte, che presentava quotealtimetriche inferiori a +1 m slmm su tutta lasuperficie con punti inferiori a +0,80 m slmm, oltre apresentare un degrado elevatissimo dellapavimentazione, non disponeva di una rete per losmaltimento delle acque meteoriche e la suaconformazione a schiena d’asino provocava, inconcomitanza di piogge, il ristagno dell’acqua incorrispondenza delle soglie lungo il lato nord.Nella corte hanno diretto affaccio sette civici;un’altra abitazione si trova nella calle che collega lacorte con calle delle Erbe e ulteriori due nel ramo dicalle che si affaccia sul rio dei Mendicanti. Losviluppo complessivo della corte e dei due rami dicalle è di circa 174 mq.Il progetto realizzato, dopo la stesura di differentisoluzioni, è consistito nella realizzazione di unalinea per lo smaltimento della acque meteoriche concompluvio e forine al centro della corte in modo dagarantire un percorso a quota non inferiore a +1,14 m slmm lungo il perimetro della corte chepermette l’accesso ai diversi ingressi privati.Ad eccezione del civico 6404 (con soglia già a +1,15 mslmm) e del 6406, si è rispettata la quota della sogliarealizzando sulla pavimentazione esterna unabussola dotata di due forine. L’intervento si èconcluso con l’innalzamento della riva d’acqua sulrio dei Mendicanti a quota +1,15 m slmm.

Il restauro della fondamenta in pietra d’Istria

a San Giovanni Laterano Ramo Basso

Un intervento che merita un particolare cenno èquello che ha interessato il restauro dellafondamenta prospiciente il rio di San GiovanniLaterano Ramo Basso, che si sviluppa lungo la rivanord per una lunghezza di 60 m circa e una larghezzadi circa 1,65 m collegando ponte Cappello con calledi San Giovanni in Laterano. Tale intervento, infatti,è stato caratterizzato dall’uso di materiali innovativi,dimostrandone la compatibilità con la conservazionedell’aspetto e della funzione preesistenti.Tipologicamente diversa dalle fondamente classicheveneziane, quella in oggetto si presenta come unasorta di passerella sospesa, in quanto costituita dalastroni di pietra di spessore 10 cm circa posati asbalzo su barbacani in pietra d’Istria posti ainterasse di 160 cm circa. Questi, composti da dueelementi monolitici semplicemente sovrapposti,hanno dimensioni di 40x35x147 cm e 40x34x88 cm,mentre la lastra che costituisce impalcato e piano di

calpestio, sporge di 20 cm dalla mensola più alta epresenta dimensioni in pianta di 160x167 cm.Prima dell’intervento, la passerella si trovava in unpessimo stato di consistenza fisico e di conseguenzaanche statico. Le lastre dell’impalcato presentavanoi problemi maggiori in quanto lungo tutta la fasciaverso il muro, per una larghezza di circa 20 cm, erastata demolita per permettere il passaggio dellaconduttura dell’acquedotto ricoprendo tutto conuno strato di asfalto di qualche centimetro dispessore. Molti dei sottostanti barbacani avevanoperso la loro efficienza statica a causa difratturazioni e inoltre gli agganci del parapetto inferro si presentavano irrimediabilmentecompromessi sia per il cedimento della pietra cheper l’ossidazione del metallo.

L’uso della fibra di carbonio a base polimerica

Lo stato degli elementi lapidei, assieme alla richiestadella Soprintendenza di procedere all’esecuzione diinterventi aventi come filosofia di principio ilmantenimento e la conservazione dell’esistente,hanno fatto propendere verso l’adozione ditecnologie moderne che fossero compatibili conquelle tradizionali in modo da permettere ilrecupero completo del manufatto.Per il recupero della funzione statica degli elementi

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L’intervento con fibre di carbonio per il restauro deibarbacani, giugno 1998

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lapidei, soddisfacendo le caratteristiche diresistenza prescritte dalle normative vigenti, senzaattribuire quindi al materiale lapideo capacità diresistenza a trazione, si è scelto di utilizzare lelamine in fibra di carbonio a base polimerica.Questa è una tecnica che utilizza materiali da pocointrodotti nelle tecnologie del recupero statico dimanufatti edilizi di particolare pregio storicoartistico, quali lamine, teli e barre in fibra dicarbonio CFRP in sostituzione dell’acciaio perl’effettuazione di placcaggi strutturali, al qualerisultano preferibili, perché a fronte di una maggioreresistenza a trazione presentano peso e spessoridecisamente più contenuti, nonché una maggiorefacilità di applicazione (incollaggio diretto).La valutazione delle caratteristiche di resistenza edegli stati tensionali è stata ottenuta attraverso

calcoli statici effettuati con l’utilizzo del codice dicalcolo Ansys.Tale codice agli elementi finiti ha permesso lamodellazione matematica realistica dalla quale si èpotuto derivare in modo rigoroso la definizionedello stato tensionale dei singoli elementi prima edopo l’intervento.Per la ricomposizione minuta delle parti disgregate odemolite si è operato con i metodi classici,realizzando tassellature e utilizzando colle a base diresina epossidica o in certi casi, per fortuna nonnumerosissimi, realizzando connessioni con perni inacciaio inox a completa scomparsa. Inoltre sono statirimossi dalla pietra tutti gli elementi in ferro e, nelcaso di necessità, sostituiti con altri di acciaio inox.Le modalità operative hanno richiesto, in primo luogo,lo smontaggio di tutte le lastre dell’impalcato che èstato effettuato mediante sollevamento con martinettipoggianti su un ponteggio realizzato appositamente.Per il rinforzo delle lastre di impalcato sono stateutilizzate le lamine di carbonio Carbodur (CFRP) S512 (lamina a base di polimeri rinforzati con fibre alcarbonio con resistenza a trazione di 2400 N/mm2 emodulo di elasticità di 150.000 N/mm2), disposteall’intradosso della lastra di impalcato in numero di3 previa rettifica della superficie per ottenere lacomplanarità e rendere sicuro l’incollaggio eseguitocon adesivo Sikadur 30.I barbacani fratturati sono stati riparati conperniature cieche in acciaio inox AISI 316, fissatecon resina epossidica o arpesi sempre in acciaioinox AISI 316 fissati con piombo. Sono stati quindirinforzati nella parte estradossale dell’elementosuperiore, con la disposizione di una laminaCarbodur (CFRP) S 512 incollata con SiKadur 30inserita per un tratto di circa 20 cm entro lamuratura di sostegno.Al fine di ottenere una ripartizione uniforme deicarichi sui barbacani, fra questi e le lastre lapideesono state disposte delle lamine di piombo perottenere il livellamento e la compensazione delleasperità superficiali proprie della pietra.Il risultato ottenuto ha rispettato appieno quantoprevisto dal progetto e cioè il mantenimento e laconservazione dell’esistente migliorando lecaratteristiche meccaniche del manufatto senzaalterare l’aspetto originale.

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La fondamenta a restauro ultimato, settembre 1998

Il pessimo stato di consistenza fisico delle lastre di impalcato in pietra d’Istria di fondamenta San GiovanniLaterano, ramo basso, giugno 1998