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insieme inserto insieme I Non finirò mai di ringraziare il Signore per tutto quello che ha operato e opera nella mia vita. Il mio nome è Nino Baglieri, sono nato a Mo- dica il 01/05/1951. Ero un giovane pieno di salu- te con tanta voglia di vivere e tanti sogni da realiz- zare. Ho frequentato la scuola fino alla 5 a elemen- tare, non ho voluto studiare e sono andato a lavo- rare con i muratori. Mi piaceva divertirmi, cercare la gioia nelle cose del Mondo, ma restavo vuoto, deluso ed ero sempre in cerca di qualcosa che mi desse gioia. Sono cresciuto nell’oratorio salesiano “Istituto San Domenico Savio”. Don Bosco mi ha tenuto per mano e mi ha guidato nella vita. All’età di 17 anni ho avuto un infortunio sul lavoro. Era il 6 maggio del 1968, mi trovavo su un’impalcatura al quarto piano di un palazzo, ver- so le ore 11 si spezza un tavolone e precipito giù, 17 metri di altezza, un grido, sbatto a terra e non sento più niente. Mi sveglio in ospedale completa- mente paralizzato, avevo riportato la frattura del- la 5° 6° 7° cervicale. La stessa sera mi portarono all’ospedale a Siracusa, ero molto grave, si aspetta- va il mio decesso da un momento all’altro. Il pri- mario fece una proposta strana alla mamma: «Signora se suo figlio riuscirà a sopravvivere resterà paralizzato per tutta la vita, se lei vuole facciamo una puntura, mettiamo fine alla sofferen- za così non soffrirà ne lui ne lei». La mamma era ed è una donna di fede e ha detto di no: «Se Dio lo vuole lo prenda, se lo lascia così sono contenta di accudirlo per tutta la vita». La mamma ha accettato la Croce, ha det- to il suo Si al Signore. Grazie a quel si della mamma posso raccontare la mia storia. A Sira- cusa ho fatto le piaghe, sono rimasto 45 giorni. Poi mi hanno mandato a Ostia e qui so- no rimasto due anni. Poi finalmente a casa, su di una sedia a rotelle. Ero contento di essere a casa, rivedere gli amici, i parenti, stare con la mia fami- glia. Ogni mattino uscivo, mia sorella mi spingeva per le strade che avevo frequentato tutti i giorni per andare al lavoro. Le persone che mi conosceva- no avevano tutte quelle parole di commiserazione, tutti gli sguardi puntati su di me; io non accettavo tutto ciò e mi sono chiuso dentro per dieci lunghi anni, mi vergognavo a farmi vedere dalla gente, mi ero autoemarginato. Quanto odio, rancore, di- sperazione c’erano nel mio cuore; bestemmiavo dalla mattina alla sera, chiedevo al Signore di met- tere fine alla mia vita: «Che ho fatto di male per meritare una Croce così pesante». La mamma piangeva e pregava, chiedeva al Signore di darmi la forza di darmi un po’ di serenità. Dio ascolta le preghiere della mamma, ci fa conoscere il gruppo del Rinnovamento dello Spirito. La mamma co- minciò a frequentare le riunioni, si diceva che in questi incontri avvenivano delle guarigioni. Con questa speranza la mamma invitò a casa il sacerdo- TESTIMONIANZA DI NINO BAGLIERI G G i i o o r r n n a a t t a a d d i i s s p p i i r r i i t t u u a a l l i i t t à à d d e e l l l l a a F F a a m m i i g g l l i i a a S S a a l l e e s s i i a a n n a a - - R R o o m m a a 2 2 0 0 0 0 7 7 N. a Modica il 1° maggio 1951 — † a Modica il 2 marzo 2007

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Inserto notiziario marzo 2007

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Non finirò mai di ringraziare il Signore pertutto quello che ha operato e opera nella mia vita.

Il mio nome è Nino Baglieri, sono nato a Mo-dica il 01/05/1951. Ero un giovane pieno di salu-te con tanta voglia di vivere e tanti sogni da realiz-zare. Ho frequentato la scuola fino alla 5a elemen-tare, non ho voluto studiare e sono andato a lavo-rare con i muratori. Mi piaceva divertirmi, cercarela gioia nelle cose del Mondo, ma restavo vuoto,deluso ed ero sempre in cerca di qualcosa che midesse gioia. Sono cresciuto nell’oratorio salesiano“Istituto San Domenico Savio”. Don Bosco mi hatenuto per mano e mi ha guidato nella vita.

All’età di 17 anni ho avuto un infortunio sullavoro. Era il 6 maggio del 1968, mi trovavo suun’impalcatura al quarto piano di un palazzo, ver-so le ore 11 si spezza un tavolone e precipito giù,17 metri di altezza, un grido, sbatto a terra e nonsento più niente. Mi sveglio in ospedale completa-mente paralizzato, avevo riportato la frattura del-la 5° 6° 7° cervicale. La stessa sera mi portaronoall’ospedale a Siracusa, ero molto grave, si aspetta-va il mio decesso da un momento all’altro. Il pri-mario fece una proposta strana allamamma:

«Signora se suo figlio riuscirà asopravvivere resterà paralizzato pertutta la vita, se lei vuole facciamo unapuntura, mettiamo fine alla sofferen-za così non soffrirà ne lui ne lei». Lamamma era ed è una donna di fede eha detto di no: «Se Dio lo vuole loprenda, se lo lascia così sono contentadi accudirlo per tutta la vita». Lamamma ha accettato la Croce, ha det-to il suo Si al Signore.

Grazie a quel si della mammaposso raccontare la mia storia. A Sira-cusa ho fatto le piaghe, sono rimasto

45 giorni. Poi mi hanno mandato a Ostia e qui so-no rimasto due anni. Poi finalmente a casa, su diuna sedia a rotelle. Ero contento di essere a casa,rivedere gli amici, i parenti, stare con la mia fami-glia. Ogni mattino uscivo, mia sorella mi spingevaper le strade che avevo frequentato tutti i giorniper andare al lavoro. Le persone che mi conosceva-no avevano tutte quelle parole di commiserazione,tutti gli sguardi puntati su di me; io non accettavotutto ciò e mi sono chiuso dentro per dieci lunghianni, mi vergognavo a farmi vedere dalla gente,mi ero autoemarginato. Quanto odio, rancore, di-sperazione c’erano nel mio cuore; bestemmiavodalla mattina alla sera, chiedevo al Signore di met-tere fine alla mia vita: «Che ho fatto di male permeritare una Croce così pesante». La mammapiangeva e pregava, chiedeva al Signore di darmila forza di darmi un po’ di serenità. Dio ascolta lepreghiere della mamma, ci fa conoscere il gruppodel Rinnovamento dello Spirito. La mamma co-minciò a frequentare le riunioni, si diceva che inquesti incontri avvenivano delle guarigioni. Conquesta speranza la mamma invitò a casa il sacerdo-

TESTIMONIANZA DI NINO BAGLIERI

GGiioorrnnaattaa ddii ssppiirriittuuaalliittàà ddeellllaa FFaammiigglliiaa SSaalleessiiaannaa -- RRoommaa 22000077N. a Modica il 1° maggio 1951 — † a Modica il 2 marzo 2007

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te. Era il venerdì santo del 1978, non potrò maidimenticare questo giorno; erano le ore 16, venneil sacerdote con un gruppetto di persone, mi posele mani sulla testa e cominciò a pregare su di me.Invocò lo Spirito Santo e proprio in quel precisomomento, mentre invocava lo Spirito Santo, sentiiun grande calore, un formicolio per tutto il corpo,come se una forza nuova entrava in me e qualcosadi vecchio usciva. Provai subito una grande sereni-tà, una grande gioia, una gioia che non avevo maiconosciuto. In quel momento ho accettato la Cro-ce, ho detto Si al mio Signore e sono rinato a vitanuova, un uomo nuovo con un cuore nuovo. Inquel momento desideravo la guarigione fìsica, in-vece il Signore ha operato qualcosa di più grande,mi ha guarito nello spirito.

Dieci anni di disperazione cancellati in pochisecondi pur restando nelle stesse condizioni, nellestesse sofferenze ero felice. Mi regalarono il Nuo-vo Testamento così cominciai a leggere la Paroladi Dio, per un anno intero leggevo il Vangelo, eroassetato di conoscere il Signore. Più leggevo e piùmi chiedevo: «Come ho potuto bestemmiare il Si-gnore per tanti anni. Lui che è morto per me, hadato la Sua Vita per me». Ogni giorno che passavala gioia in me aumentava non la potevo conteneredentro, sentivo il bisogno di comunicarla agli altrie il Signore mi ha dato il Dono di scrivere con labocca.

Avevo dei ragazzi vicini di casa, gli facevo farei compiti; un pomeriggio mi chiedono di fare undisegno «Come dobbiamo farlo?» Lo Spirito San-

to mi illuminò, dissi: «Datemi una matita in boc-ca e un quaderno», cominciai a disegnare ed eromolto contento, disegnai i ragazzi e scrivevo il no-me sotto. In poche settimane ho imparato a scrive-re molto meglio di quando scrivevo con le mani.Per me è stato come se il Signore mi avesse affida-to una Missione:

scrivere quello che avevo vissuto, quello chesentivo dentro e comunicarlo agli altri, così ho co-minciato a scrivere delle poesie, delle preghiere. Lileggevo a una radio di Modica, poi a quella di Ra-gusa, così è cominciata la mia Missione: testimo-niare il Signore al mondo intero.

Cominciarono le prime telefonate, le prime vi-site, le prime lettere. Quante persone venivano atrovarmi a cui io potevo comunicare la fiaba del Si-gnore. In pochi mesi la mia testimonianza arriva-va in tutti i cinque continenti attraverso i giornalie le persone che venivano a trovarmi. Tutto è glo-ria di Dio, il Signore ha fatto di me un Suo testi-mone, ha cambiato la mia sofferenza in gioia perdare a tutti la Sua gioia. Attraverso gli scritti, i li-bri, la testimonianza mi fa camminare e mi fa ab-bracciare il Mondo intero pur restando fermo nelmio letto di sofferenza.

Sono trascorsi 38 anni da quel giorno della di-sgrazia divenuta ormai grazia, guardando indietronegli anni mi accorgo che se non era per quella ca-duta dal quarto piano non avrei mai incontrato ilSignore e gustare il Suo grande Amore. Il Signoreha acceso in me la voglia di vivere anche sotto ilpeso della Croce, di servirlo con la Croce e di testi-moniarlo con la mia Croce. Adesso so che le miesofferenze non sono inutili, servono a qualcosa, aqualcuno ed io mi sento utile a tanti fratelli perchéso che attraverso la preghiera, l’offerta della soffe-renza posso aiutare tanti ad incontrare Cristo.

In quante città d’Italia il Signore mi ha porta-to per testimoniarlo, quanta gente ho incontrato,ho toccato il loro cuore, quante esperienze belle miha fatto vivere: l’incontro con il Santo Padre Gio-vanni Paolo II, con il Rettor Maggiore Don EgidioViganò, al santuario della Madonnina delle lacri-me ho offerto a lui la mia vita e la mia croce pertutta la Famiglia Salesiana, con Don Vecchi, da-vanti a lui ho rinnovato i voti come Volontario conDon Bosco (C.D.B.).

Don Bosco mi è sempre stato accanto e da sem-pre desideravo di essere un Consacrato e il Signo-

Nino, la consigliera della F. S. e alcune FMA di Sicilia.

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re mi ha accontentato,facendomi entrare nellagrande Famiglia Salesia-na prima come Coopera-tore e ora C.D.B. I Sale-siani sono la mia fami-glia ed io sono fiero diappartenergli. Il Signoreha voluto che la mia ca-duta avvenisse il 6 mag-gio festa di S. DomenicoSavio, un piccolo grandeSanto della Famiglia Sa-lesiana e ogni anno cele-briamo la Santa Messa diRingraziamento nella fe-sta di S. Domenico Savioper quello che il Signoreha operato e opera nellamia vita ed io sono felicedi servire il Signore conla mia Croce, offrendo aLui le mie sofferenze peri bisogni della SantaChiesa, per il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti, i Missio-nari, per le vocazioni, per la Famiglia Salesiana eper tutti i giovani del Mondo affinchè possano tro-vare i figli di Don Bosco che li aiutano a trovareGesù. Per me Domenico Savio è il modello da imi-tare nella santità, stando allegro e facendo bene ilproprio dovere ed io chiedo al Signore di farmisanto stando sereno, accettando e vivendo la suavolontà istante per istante, accettando tutto conamore dalle Sue Mani. Dio è Amore, Lui mi ama,ed io più soffro e più mi accorgo di quanto Lui miama. Lui mi ha fatto Dono della Vita ed io questamia vita la vivo al suo servizio, non importa esse-re ammalati o sani, l’importante è vivere per il Si-gnore ed essere al servizio dei fratelli.

Da questo mio letto di dolore e di gioia, que-sto letto, che il Signore ha trasformato in Altaredove il mio corpo viene immolato e offerto al Si-gnore notte e giorno do Lode e Gloria a Dio per ilDono della vita e perché mi ama così come sono,con tutti i miei peccati, le mie miserie umane. E soche se Lui permette qualcosa su di me, lo fa per ilmio bene e non mi prova mai al di là delle mie for-ze, se mi offre una Croce da portare mi da anche laforza per portarla e di questa Croce ne fa un Dono

prezioso per me e per gli altri, per la mia salvezzae per la salvezza delle anime.

Carissimo Rettor Maggiore e tutti i Confratel-li Salesiani e membra tutte della Famiglia Salesia-na: vi ringrazio per avermi ascoltato, vi porto tut-ti nel mio cuore e vi ricordo nelle mie preghiere enella mia offerta di sofferenza al Signore.

Il Signore vi colmi di ogni bene, vi arricchiscasempre più del suo Amore, lo Spirito Santo vi usicome Lui vuole e vi colmi dei suoi Doni per esse-re sempre più santi ed avere il cuore grande comequello di Don Bosco per amare tutti i giovani delmondo.

Grazie perché mi aiutate a portare la mia testi-monianza nel Mondo, così anche se sono fermonella mia cameretta cammino per il mondo perparlare dell’Amore di Dio e delle opere meravi-gliose che Lui compie in un cuore che si apre a Luie si abbandona al Suo Amore per vivere la VeraVita, la vita che non finisce mai.

Gesù dice: «Io sono la Via, la Verità, la Vita»,accettiamo Gesù nella nostra vita e vivremo la Ve-ra Vita.

Vi voglio bene. Pregate per me.

Nino con alcuni dei partecipanti alla Giornata di Spiritualità della F. S.

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"Sta venendo la luce". Sono queste leparole proferite la sera prima di lasciarequesta terra da Nino Baglieri, 55 anni,modicano, tetraplegico dall'età di 17 an-ni, tanto caro a tutti i modicani per lasua testimonianza di vita in Cristo e no-to per la sua passione per la scrittura chemetteva in pratica scrivendo con la boc-ca, visto che aveva perso l'uso degli arti."Ha visto la luce prima di andarsene –ricorda commossa la sorella Rosa – havisto un luogo bello, il Paradiso, e la Ma-donna, ed alla mia domanda di comefosse la Madre Celeste, mi ha rispostoche è bellissima".La processione di gente, ieri mattina, eralunga dinanzi alla casa di Nino; tuttihanno voluto salutarlo: parenti, amici,conoscenti, parroci, giovani ed anziani.Sono le persone che lo hanno conosciu-to o hanno in qualche modo sentito par-lare di lui, della sua grande vita vissutaquasi tutta su di una carrozzina e a letto,della sua grande fede e amore per la vitae per Gesù. Nino, che nel 1982 è entra-to a far parte della Famiglia Salesiana,aveva perso l'uso degli arti superiori einferiori nel '68, quando, muratore, an-cora adolescente, cadde facendo un volodi 17 metri. Dopo un periodo di dispe-razione ed isolamento, grazie alle curepremurose dei familiari e particolarmen-te della mamma, alla quale Nino ha de-dicato una poesia carica d'amore, perquesta mamma che, come scrive Nino,gli è stata sempre accanto, soffrendo con

lui, pregando per lui e aiutandolo a por-tare la sua croce, ha riscoperto il sensodella vita ed ha preso sempre più co-scienza di avere una missione da com-piere: testimoniare a tutti Gesù Cristocrocifisso e risorto, in specie a quelli chesoffrono. "Nino stava male da una setti-mana raccontano i fratelli Giorgio, Giu-seppe e Rosa, e i cognati Paolo Zocco eOrazia – è stato all'ospedale di Ragusa,ma non si è voluto fare intubare, accet-tando la sua Croce fino alla fine". Si èspento alle 8 di ieri e qualche minuto do-po tutta Modica era in fila per salutarlo."Una persona meravigliosa e dolcissimadice don Gino, salesiano, amico di Ninoda 15 anni. Ha fatto il suo calvario inunione col Signore e con tanto amore. Cilascia un ricordo indelebile, e lui stesso,nella preghiera dei fedeli il giorno primadi morire, durante la celebrazione dellaMessa a casa sua, ha voluto ringraziaretutti, soprattutto la famiglia". A tutti la-scia un testamento spirituale, le sue poe-sie, i suoi scritti, l'esempio di un uomoche fino alla fine ha pensato agli altri,chiedendo, per i funerali che si terrannooggi alle 11,30 presso l'Oratorio DonBosco, di avere pochi fiori, destinando isoldi, invece, alle missioni. Nino vestenel giorno della sua morte tuta e scarpedi ginnastica: "Adesso voglio correre"ha lasciato scritto nel suo testamento.

VVaalleennttiinnaa RRaaffffaa

Fonte: [La Sicilia, Ragusa 3 marzo 2007].

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