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inserto - Per ritus et preces insieme I La riforma liturgica voluta e promossa dal Concilio Vaticano II è in una fase avanzata di realizzazione ma non certo ancora conclusa. Anzi, a ben considerare gli obiettivi prefissati, essa non potrà mai essere considerata com- piuta del tutto. Finalizzata a promuovere la partecipazione attiva e consapevole dei fedeli alla liturgia, la riforma dei riti e dei testi della celebrazione è un compito ad ampio raggio e a lungo termine, realtà dinamica in continuo sviluppo. Per ritus et preces 1. L’adattamento dei riti per la partecipazione dei soggetti Con le reiterate edizioni dei libri liturgici ci si propone di adattare meglio i riti alle caratteri- stiche culturali e alle esigenze spirituali delle sin- gole assemblee e nel contempo costituiscono un forte incentivo a promuovere la formazione dei soggetti. La partecipazione interna e consapevo- le al mistero di Cristo comporta anche e necessa- riamente quella esterna per ritus et preces (SC, n. LITURGIA: DALLA RIFORMA AL RINNOVAMENTO – Per ritus et preces – Assemblea: soggetto della celebrazione Itinerario di formazione liturgica: l’Eucaristia di Nunzio Conte* 48). La formazione liturgica dei soggetti e l’adat- tamento dei riti e dei testi della celebrazione co- stituiscono le coordinate essenziali imprescindi- bili per raggiunge l’obiettivo della partecipazio- ne. La formazione e l’adattamento per quanto distinti non sono compiti separabili: la formazio- ne appella all’adattamento come l’adattamento esige e promuove la formazione. Lo stretto rac- cordo tra riforma dei riti e rinnovamento dei fe- deli e delle comunità cristiane, spinge Giovanni Paolo II a indicare, quale «impegno concreto» per l’anno dell’Eucaristia e non solo, «quello di studiare a fondo, in ogni comunità parrocchiale, i Principi e norme per l’uso del Messale Roma- no», che egli a ragione considera, nella prospet- tiva più globale dell’ordinamento dell’anno litur- gico, «la via privilegiata per essere introdotti nel mistero della salvezza» (Mane nobiscum Domine, n. 17). 2. La nuova edizione dell’Introduzione al Messale Con la editio typica tertia del Missale Roma- num (a. 2002) è stato rivisto anche il testo del- l’Institutio generalis, pubblicato come fascicolo a parte già nell’anno 2000 in latino e dal 25 genna- io del 2004 disponibile anche in lingua italiana. La nuova edizione conferma globalmente e so- stanzialmente l’impianto di quella precedente, apportando anche lievi ma significativi aggiorna- menti. La lettura attenta del testo è un diritto e un dovere di ogni fedele e più ancora di chi è chiamato in forza dell’ordinazione sacra ad esse- re pastore e guida del popolo santo di Dio. Sen-

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Inserto notiziario giugno 2006

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inserto - Per ritus et preces insieme I

La riforma liturgica voluta e promossa dal

Concilio Vaticano II è in una fase avanzata di

realizzazione ma non certo ancora conclusa.

Anzi, a ben considerare gli obiettivi prefissati,

essa non potrà mai essere considerata com-

piuta del tutto. Finalizzata a promuovere la

partecipazione attiva e consapevole dei fedeli

alla liturgia, la riforma dei riti e dei testi della

celebrazione è un compito ad ampio raggio e

a lungo termine, realtà dinamica in continuo

sviluppo.

PPeerr rriittuuss eett pprreecceess

1. L’adattamento dei riti per la partecipazione deisoggetti

Con le reiterate edizioni dei libri liturgici cisi propone di adattare meglio i riti alle caratteri-stiche culturali e alle esigenze spirituali delle sin-gole assemblee e nel contempo costituiscono unforte incentivo a promuovere la formazione deisoggetti. La partecipazione interna e consapevo-le al mistero di Cristo comporta anche e necessa-riamente quella esterna per ritus et preces (SC, n.

LITURGIA: DALLA RIFORMA AL RINNOVAMENTO

– Per ritus et preces– Assemblea: soggetto della

celebrazione

Itinerario di formazione liturgica: l’Eucaristiadi Nunzio Conte*

48). La formazione liturgica dei soggetti e l’adat-tamento dei riti e dei testi della celebrazione co-stituiscono le coordinate essenziali imprescindi-bili per raggiunge l’obiettivo della partecipazio-ne. La formazione e l’adattamento per quantodistinti non sono compiti separabili: la formazio-ne appella all’adattamento come l’adattamentoesige e promuove la formazione. Lo stretto rac-cordo tra riforma dei riti e rinnovamento dei fe-deli e delle comunità cristiane, spinge GiovanniPaolo II a indicare, quale «impegno concreto»per l’anno dell’Eucaristia e non solo, «quello distudiare a fondo, in ogni comunità parrocchiale,i Principi e norme per l’uso del Messale Roma-no», che egli a ragione considera, nella prospet-tiva più globale dell’ordinamento dell’anno litur-gico, «la via privilegiata per essere introdotti nelmistero della salvezza» (Mane nobiscum Domine,n. 17).

2. La nuova edizione dell’Introduzione al MessaleCon la editio typica tertia del Missale Roma-

num (a. 2002) è stato rivisto anche il testo del-l’Institutio generalis, pubblicato come fascicolo aparte già nell’anno 2000 in latino e dal 25 genna-io del 2004 disponibile anche in lingua italiana.La nuova edizione conferma globalmente e so-stanzialmente l’impianto di quella precedente,apportando anche lievi ma significativi aggiorna-menti. La lettura attenta del testo è un diritto eun dovere di ogni fedele e più ancora di chi èchiamato in forza dell’ordinazione sacra ad esse-re pastore e guida del popolo santo di Dio. Sen-

insieme inserto - Per ritus et precesII

za sostituirsi all’obbligo di ciascuno della letturacompleta e meditata del testo, nell’intento di fa-cilitarne la comprensione, sono qui riportate al-cune note di commento al testo liturgico.

3. I presupposti teologici del testo liturgicoL’accostamento corretto e fruttuoso alla cele-

brazione dell’Eucaristia richiede la puntualizza-zione di alcuni presupposti fondamentali, checostituiscono nel contempo la chiarificazione delrinnovamento teologico e pastorale della cele-brazione. Anzitutto, il passaggio dal “rito” ai“soggetti”, e, dunque, lo spostamento di accentodal “sacramento” alla “celebrazione”.

La liturgia non è un rito da eseguire, anchese comporta necessariamente lo svolgimento diun rito, ma l’incontro salvifico tra Dio e il suopopolo, l’azione di Dio che santifica il suo popo-lo mediante Cristo nello Spirito e l’azione dellaChiesa che glorifica Dio in Cristo e nello Spirito.L’attenzione sui soggetti, porta anche a rivedereil nostro approccio al rito. Se nella concezioneScolastica, fissata sulle cose da fare, è stato pos-sibile scomporre la celebrazione in parti essen-ziali e parti secondarie, ponendo l’attenzionequasi esclusivamente sugli elementi consideratiessenziali (materia, forma e ministro), estromet-tendo di fatto tutto il resto, considerato non piùessenziale alla celebrazione (assemblea dei fedelie parola di Dio), nella prospettiva conciliare cen-trata sui soggetti si recupera la visione unitariadella liturgia. La celebrazione è l’assemblea deifedeli, ministerialmente presieduta ediretta, in azione cultuale e non sempli-cemente l’azione rituale del ministro avantaggio dei fedeli. I ritmi e i tempidella celebrazione non sono più dettatidal diritto, in prospettiva giuridica edessenzialista, ma dalla rivelazione, qua-le storia della salvezza in atto, il luogodell’intervento salvifico di Dio che ra-duna il suo popolo davanti a lui e perlui, perché accogliendo il dono dellasalvezza gli dia gloria mediante l’ascol-to della sua Parola e la partecipazionealla mensa del corpo e del sangue diCristo.

La liturgia dev’essere consideratanella sua realtà più vera di “azione sim-

bolica”, che annuncia e attua il mistero della sal-vezza, che porta la comunità cristiana all’espe-rienza gioiosa del Dio salvatore. A partire daquesta prospettiva, guardiamo alla Messa nellasua unità indivisibile ma scomponibile: “segno-simbolo di segni-simboli” tutti espressivi dellarealtà che evocano, come un “tutto” di “parti”,in cui il “tutto” postula la “parte” e la “parte”tende al “tutto”. Così, insieme agl’aspetti liturgi-co-pastorali di natura giuridico-rubricali, che ri-spondono alla domanda: «Come si celebra?»,emergerà soprattutto la natura teologico-liturgi-ca della celebrazione, che risponde alla doman-da: «Che cos’è l’Eucaristia?».

La celebrazione viene ricomposta nella suaintrinseca unità attorno ai segni “grandi” deisoggetti (assemblea dei fedeli e ministro), dellaParola e del sacramento. Nella celebrazione del-la Messa, memoriale del sacrificio della croce,«Cristo è realmente presente nell’assemblea riu-nita nel suo nome, nella persona del ministro,nella sua parola e in modo sostanziale e perma-nente sotto le specie eucaristiche» (OGMR, n.27). Tutto quanto è affermato nella visione dellaScolastica (la centralità del “sacramento”) è ri-proposto oggi con fedeltà ma in una visione piùampia e comprensiva. Dalla zummata che mettein evidenza la perla preziosa del sacramentol’obiettivo si allarga per riprendere l’anello dellacelebrazione in cui la perla è incastonata e comecustodita, formando un tutto armonico e insepa-rabile.

inserto - Assemblea: soggetto della celebrazione insieme III

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1. Il raduno dei fedeliNella prospettiva dei soggetti che celebrano,

la Messa va considerata a partire dall’assemblea,che costituisce il primo segno della celebrazione.La Messa s’inizia con alcuni riti, quali «l’introito,il saluto, l’atto penitenziale, il Kyrie, eléison, ilGloria e l’orazione (o colletta)», il cui scopo èquello di far sì che «i fedeli, riuniti insieme, for-mino una comunità e si dispongano ad ascoltarecon fede la Parola di Dio ed a celebrare degna-mente l’Eucaristia» (OGMR, n. 46).

Se l’azione cultuale comincia con i riti d’In-gresso, la celebrazione della Messa ha inizio an-cora prima con il raduno dei fedeli nella chiesa.La celebrazione della Messa, pertanto, non iniziaquando il presidente con i ministri si recano al-l’altare, ma - secondo una felice espressione deiVescovi italiani - molto prima nell’atto del radu-no della comunità cristiana, che si dispone allapartecipazione nella preparazione della liturgia:

«Il tutto inizia già quando, al suono dellacampana [...] i fedeli escono di casa e si avvianoverso la Chiesa. In quel momento che fa conver-gere i fedeli verso lo stesso luogo per diventare ilsoggetto attivo dell’unica azione, il mistero dellaChiesa trova una manifestazione sensibile, e in-sieme l’attuazione più piena (SC, n. 41). Lì si ve-de che la Chiesa - come dice san Cipriano - è“popolo radunato nell’unità del Padre, del Figlioe dello Spirito Santo” (De oratione dominica, n.23). È il nuovo popolo sacerdotale che Dio haconvocato in Cristo Gesù in modo permanente,ma che ha il suo tempo forte proprio nell’Euca-ristia, in cui la Chiesa si costruisce e si rinnovaincessantemente» (Eucaristia, comunione e co-munità (a. 1984), n. 36).

Il primo segno della celebrazione è, dunque,il raduno del popolo di Dio «di solito nella chie-sa oppure, se questa manca o è insufficiente, inun altro luogo decoroso che sia tuttavia degno diun così grande mistero», adatto «alla celebrazio-ne delle azioni sacre e all’attiva partecipazionedei fedeli» (OGMR, n. 288).

2. L’Assemblea, segno della presenza di CristoL’assemblea liturgica è «il primo grande se-

gno di cui si fa esperienza nella celebrazione, eall’interno del quale si pongono tutti gli altri. Es-

sa ha il suo punto di partenza nella iniziativa li-bera e gratuita del Signore che convoca i creden-ti intorno a sé» (Eucaristia, comunione e comuni-tà, n. 36).

La natura comunitaria della celebrazione, ri-badita con forza dal Concilio (SC, nn. 26-27),trova felice applicazione nell’Introduzione alMessale: «Quando il popolo è radunato, il sacer-dote e i ministri, rivestiti delle vesti sacre, si av-viano all’altare» (OGMR, n. 120). Si pone così inevidenza il ruolo attivo dell’assemblea nella cele-brazione mentre si sollecitano i pastori ad inten-sificare il loro impegno per rendere operativa ta-le realtà. Se infatti, «il vero soggetto della cele-brazione è sempre l’assemblea dei fedeli» (CEI,Il Rinnovamento della liturgia, n. 10), è necessa-rio e urgente risvegliare nella comunità cristianala coscienza della propria identità, che si esprimain una partecipazione sempre più consapevole eattiva al Mistero celebrato.

a. Partecipazione interioreTutti i fedeli, in virtù del loro regale sacerdo-

zio, conferito con il battesimo, sono abilitati al-l’offerta del sacrificio spirituale e, dunque, pos-sono e debbono riunirsi in assemblea «per ren-dere grazie a Dio, per offrire la vittima immaco-lata non soltanto per le mani del sacerdote maanche insieme con lui» (OGMR, n. 95). Infatti,«il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozioministeriale o gerarchico, quantunque differisca-no essenzialmente e non solo di grado, sono tut-tavia ordinati l’uno all’altro, poiché l’uno e l’al-tro, ognuno a suo modo, partecipano dell’unicosacerdozio di Cristo» (LG, n. 10). Pertanto, «in-torno all’altare stanno sacerdoti e fedeli, chesvolgono insieme la stessa azione sacra, anche secon uffici e compiti diversi, celebrano il memo-riale della morte e risurrezione di Cristo e parte-cipano alla Cena del Signore» (Rito della Dedi-cazione della chiesa e dell’altare, n. 42c).

Anche se la celebrazione eucaristica ha sem-pre «l’efficacia e la dignità che le sono proprie,in quanto è azione di Cristo e della Chiesa, nellaquale il sacerdote compie il suo ministero speci-fico e agisce sempre per la salvezza del popolo»(OGMR, n. 19), la Messa, tuttavia, comportaabitualmente la partecipazione dell’assembleadei fedeli, in quanto azione di tutto il popolo di

insieme inserto - Assemblea: soggetto della celebrazioneIV

Dio, in cui ognuno - ministro e fedele -, è attiva-mente coinvolto «secondo la diversità degli stati,degli uffici e dell’attuale partecipazione» (SC, n.26; OGMR, n. 91). Pertanto, «anche la parteci-pazione dei fedeli laici alla celebrazione dell’Eu-caristia e degli altri riti della chiesa non può es-sere ridotta ad una mera presenza, per di piùpassiva, ma va ritenuta un vero esercizio della fe-de e della dignità battesimale» (Redemptionis sa-cramentum (a. 2004), n. 37).

b. Partecipazione esternaLa partecipazione interiore dei fedeli alla li-

turgia, comporta anche quella esterna al rito intutto ciò che è di compe-tenza dei laici, senza, tutta-via, confondersi o sosti-tuirsi al compito specificodel ministro ordinato: «Sideve evitare il rischio dioscurare la complementa-rità tra l’azione dei chiericie quella dei laici, così dasottoporre il ruolo dei laicia una sorta, come si suoledire, di “clericalizzazio-ne”, mentre i ministri sacriassumono indebitamentecompiti che sono propridella vita e dell’azione deifedeli laici» (Redemptionissacramentum, n. 45). Lapartecipazione attiva dei fedeli è favorita con leacclamazioni e le risposte (OGMR, n. 35), con lasalmodia, i canti e le antifone (OGMR, nn. 39-41), con le azioni o i gesti e l’atteggiamento delcorpo (OGMR, n. 42b), e anche il sacro silenzionei momenti in cui è richiesto (OGMR, nn. 45;56). In questo senso, anche se l’efficacia della ce-lebrazione non sta nella continua modifica dei ri-ti, tuttavia, si dà ampio spazio all’adattamento,fondato «sul principio che ogni celebrazione ri-sponda alle necessità, alla capacità, alla prepara-zione dell’animo e all’indole dei partecipanti, se-condo le facoltà stabilite dalle norme liturgiche.

Nella scelta dei canti, delle melodie, delle orazio-ni e delle letture bibliche, nel pronunciare l’ome-lia, nel comporre la preghiera dei fedeli, nel ri-volgere talora le monizioni e nell’ornare secondoi vari tempi la chiesa esiste ampia possibilità diintrodurre in ogni celebrazione una certa varietàche contribuisca a rendere maggiormente evi-dente la ricchezza della tradizione liturgica e aconferire accuratamente una connotazione parti-colare alla celebrazione, tenendo conto delle esi-genze pastorali» (Redemptionis sacramentum, n.39).

L’acquisizione teologica della centralità del-l’assemblea nell’azione liturgica si traduce, in

termini pastorali, nell’im-pegno di tutti a fare assem-blea e a prendervi parte inmodo attivo e consapevo-le. Dai fedeli si esige chesiano solleciti e puntuali arecarsi nel luogo del radu-no, che implica la presenzadi tutti i battezzati, perchéil corpo di Cristo non ri-sulti mutilo di qualche suomembro: non importa chesi sia in pochi o in molti,ciò che conta è che ci sianotutti, e presenti fin dall’ini-zio. I fedeli manifestano laloro dignità di popolo sa-

cerdotale «con un profondo senso religioso econ la carità verso i fratelli che partecipano allastessa celebrazione. Evitino perciò ogni forma diindividualismo e di divisione, tenendo presenteche hanno un unico Padre nei cieli, e perciò tut-ti sono tra loro fratelli» (OGMR, n. 95), «formi-no invece un solo corpo, sia nell’ascoltare la pa-rola di Dio, sia nel prendere parte alle preghieree al canto, sia specialmente nella comune offertadel sacrificio e nella comune partecipazione allamensa del Signore. Questa unità appare moltobene dai gesti e dagli atteggiamenti del corpo,che i fedeli compiono tutti insieme» (OGMR, n.96).

* Nunzio Conte è professore ordinario di Teologia liturgica e Sacramentaria nelll’Istituto Teologico S. Tomma-so in Messina. È, inoltre, autore di pubblicazioni scientifiche.