Inserto_notiziario_giu05

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inserto 2 - Il cinema e la letteratura insieme I È questo il secondo incontro. Forse d’ob- bligo è dunque argomentare di Letteratura. Di quella Letteratura che al Cinema ha rega- lato storie. E non solo. Ad essa i grandi auto- ri cinematografici hanno attinto. E la stessa al Cinema ha guardato. Ai linguaggi, sempre pronti a cogliere il presente. Ai particolari, sempre riportati in quei primi piani così de- scrittivi. Dove nulla viene lasciato al caso. Ci- nema e Letteratura, allora, quale connubio in- dissolubile. E sin dalle origini. Sin da quando il Cinema ha cominciato a raccontare, a far emozionare. Alle grandi storie della Bibbia, ai grandi classici della Letteratura il Cinema ha costantemente attinto. Cercando, di volta in volta, di essere fedele alla narrazione, o alla stessa ispirarsi, o dalla stessa trarne libera- mente spunto. Per una idea altra, ancora. La Letteratura così ha finito per riguardarsi sul grande schermo. Tentando anche, e con suc- cesso, di scrivere per il Cinema. E’ in tal ma- niera che interessanti sceneggiature divengo- no, per il mondo editoriale, serie narrazioni da pubblicare. Un caso per tutti: le sceneggia- ture di Krzystof Kieslowski, Tre colori: film blu, film bianco, film rosso. Tre eccellenti lavo- ri narrativi per tre ottimi film. Sin dalle ori- gini, il Cinema ha avuto un buon rapporto con la Letteratu- ra. Un rapporto di collaborazio- ne, di aiuto. E ta- le momento di reciproca intera- zione ha interessato tutti i paesi. In Italia, il Cinema è stato legato sin dalle origini al- l’opera e alla personalità di Gabriele D’An- nunzio. Cabiria (l’opera prodotta in Italia nel 1914, in bianco e nero, con la regia di Giovanni Pastrone, e della durata di 150’) rappresentò un importante e particolare mo- mento nella cinematografia mondiale. Difat- ti, attraverso essa il regista ebbe modo di sperimentare le possibilità enormi della mac- china da presa. Possibilità riconosciute in America - dove il film fu proiettato per un anno intero - e in specie da David Wark Griffith, definito ‘il padre del linguaggio ci- nematografico’. Il regista statunitense river- sò nel suo film Intolerance (1916) tali espe- rienze. A tal punto che, nell’episodio babilo- nese, la bellezza scenografica supera quella presente nell’opera italiana. A questo, biso- gna aggiungere la sapiente costruzione del montaggio. MASS MEDIA E LINGUAGGI 1 La nascita del cinema: dalle origini al sonoro 2 Il cinema e la letteratura 3 Il cinema e la pittura 4 Il cinema e i nuovi linguaggi 2 Il cinema e la letteratura Itinerario di formazione ai mezzi di comunica- zione sociale di Sebastiano Mangiameli*

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Inserto notiziario giugno 2005

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inserto 2 - Il cinema e la letteratura insieme I

È questo il secondo incontro. Forse d’ob-bligo è dunque argomentare di Letteratura.Di quella Letteratura che al Cinema ha rega-lato storie. E non solo. Ad essa i grandi auto-ri cinematografici hanno attinto. E la stessa alCinema ha guardato. Ai linguaggi, semprepronti a cogliere il presente. Ai particolari,sempre riportati in quei primi piani così de-scrittivi. Dove nulla viene lasciato al caso. Ci-nema e Letteratura, allora, quale connubio in-dissolubile. E sin dalle origini. Sin da quandoil Cinema ha cominciato a raccontare, a faremozionare. Alle grandi storie della Bibbia, aigrandi classici della Letteratura il Cinema hacostantemente attinto. Cercando, di volta involta, di essere fedele alla narrazione, o allastessa ispirarsi, o dalla stessa trarne libera-mente spunto. Per una idea altra, ancora. LaLetteratura così ha finito per riguardarsi sulgrande schermo. Tentando anche, e con suc-cesso, di scrivere per il Cinema. E’ in tal ma-niera che interessanti sceneggiature divengo-no, per il mondo editoriale, serie narrazionida pubblicare. Un caso per tutti: le sceneggia-ture di Krzystof Kieslowski, Tre colori: filmblu, film bianco, film rosso. Tre eccellenti lavo-ri narrativi per tre ottimi film.

Sin dalle ori-gini, il Cinemaha avuto unbuon rapportocon la Letteratu-ra. Un rapportodi collaborazio-ne, di aiuto. E ta-le momento direciproca intera-

zione ha interessato tutti i paesi. In Italia, ilCinema è stato legato sin dalle origini al-l’opera e alla personalità di Gabriele D’An-nunzio. Cabiria (l’opera prodotta in Italianel 1914, in bianco e nero, con la regia diGiovanni Pastrone, e della durata di 150’)rappresentò un importante e particolare mo-mento nella cinematografia mondiale. Difat-ti, attraverso essa il regista ebbe modo disperimentare le possibilità enormi della mac-china da presa. Possibilità riconosciute inAmerica - dove il film fu proiettato per unanno intero - e in specie da David WarkGriffith, definito ‘il padre del linguaggio ci-nematografico’. Il regista statunitense river-sò nel suo film Intolerance (1916) tali espe-rienze. A tal punto che, nell’episodio babilo-nese, la bellezza scenografica supera quellapresente nell’opera italiana. A questo, biso-gna aggiungere la sapiente costruzione delmontaggio.

MASS MEDIA E LINGUAGGI

1 La nascita del cinema:dalle origini al sonoro

2 Il cinema e la letteratura

3 Il cinema e la pittura

4 Il cinema e i nuovilinguaggi

2 Il cinemae la letteratura

Itinerario di formazione ai mezzi di comunica-zione sociale di Sebastiano Mangiameli*

insieme inserto 2 - Il cinema e la letteraturaII

D’An-nunzio capìche il nuovomezzoespressivoera in gradodi offrireemozioni efascino deltutto parti-colari. Così,il romanzodannunzia-no arrivasullo scher-mo. E sulloschermo

giunge ancheun modo diatteggiarsi

che ad una esigenza estetica rimanda. Addi-rittura, attori e attrici dannunziani, che infilm non dannunziani si cimentano, riman-gono invece tali nelle movenze. Ossia, ripeti-tori di agitati tic, di delicati sospiri, di osten-tati spasimi. Ma a poco portava tale interpre-tazione.

Un’opera di Grazia Deledda, Cenere,diede modo a Febo Mari e Arturo Ambrosiodi girare nel 1916 (in bianco e nero e delladurata di 30’) un film alla sceneggiatura delquale partecipò anche la protagonista: Eleo-nora Duse. Non lusinghieri furono i risulta-ti, per un’opera filmica ancora una volta trat-ta da un’opera letteraria. Tant’è che neanchela Deledda volle esprimersi. E il silenzioscelse.

Nel Cinema italiano delle origini furonospesso presenti momenti che all’arte regio-nale si ispirarono. Un riferimento può anda-re certamente a Cenere, film in cui presentifurono le scene di vita del lavoro contadinonella Sardegna dell’epoca. Frequenti le fine-stre aperte sulle realtà dell’Italia meridiona-le. A queste, anche la critica ha guardato. So-

no spaccati di un verismo che radici hanno,o prendono spunto, da opere ancora unavolta letterarie. Film come Sperduti nel buio(1947, b/n, 105’), tratto da un dramma diRoberto Bracco, Assunta Spina (1948, b/n,91’), tratto da un romanzo di Salvatore DiGiacomo, e altri, altri film ancora, ci narranocome la Cinematografia alla letteratura attin-geva. E a piene mani. Ricordiamo, I promes-si sposi di Mario Camerini, prodotto nel1941.

Dal Cinema, anche Luigi Pirandello si fe-ce affascinare. Suo è il soggetto, scritto per ilregista tedesco Walter Ruttmann, che portòall’opera dal titolo Acciaio (1933). E, per ri-manere con Pirandello, c’è da ricordare cheMarcel L’Herbier nel 1925, e Pierre Chenalnel 1937 a Il fu Mattia Pascal pensarono.

Intanto, la narrativa del realismo euro-peo cominciò a dare vita ad un Cinema di re-spiro internazionale con opere a Maupassante Zola ispirate. Tra i grandi, anche GiovanniVerga fu considerato uno degli autori cui sipoteva degnamente attingere. A Verga, e aiMalavoglia, si ispirerà Luchino Visconti peril suo film La terra trema, siamo nel 1948. Equalche annodopo, lo stessoLuchino Vi-sconti all’operadi Tomasi diLampedusa at-tingerà, Il gat-topardo, perl’omonimofilm. Siamo giànel 1962. An-cora, nello stes-so periodo, nel1967, il lavorodi LeonardoSciascia A cia-scuno il suo sa-rà trasposto inchiave filmica

Cinema e letteraturaCopertina del libro edito daBUR Rizzoli

Cinema e letteraturaCopertina del libro edito daFeltrinelli

inserto 2 - Il cinema e la letteratura insieme III

da Elio Petri, con l’omonimo titolo. E sem-pre ad un’opera di Sciascia, Il giorno della ci-vetta (1963) Damiano Damiani penserà perla sua opera del 1969.

Altrove, la stessa cosa accade. Nel 1967,Mike Nichols gira Chi ha paura di VirginiaWoolf? (1962), tratto dall’opera omonima di

Edward Al-bee. Nel1973, Casa dibambola(1879) di Ib-sen diventaun film: il re-gista sarà Jo-seph Losey.Nel 1983,Carmen(1845) diProsper Mé-rimée vedràlo schermoper volontàdi CarlosSaura, col ti-tolo CarmenStory. E intempi più re-centi, il ri-cordo va a

Martin Scorsese che ha dato vita, nel 1993,all’opera di Edith Warthon L’età dell’inno-cenza (1920). Franco Zeffirelli nel 1996 hagirato Jane Eyre, tratto dal romanzo di Char-lotte Bronte del 1847. Gabriele Salvatoresnel 2003 ha tratto dal romanzo omonimo diNiccolò Ammaniti il film Io non ho paura. El’elenco potrebbe continuare, gli esempi nonmancano. Specie se ai grandi classici dellaletteratura ci si riferisce: Don Chisciotte, Dra-cula, Anna Karenina, Shakespeare, Il conte diMontecristo, Frankenstein o il Prometeo mo-derno, Faust, Iliade, Romeo e Giulietta.

Il momento concreto del realismo lette-rario e quello del realismo cinematografico

appartengono ad una necessaria forma dielaborazione artistica. Una forma che a unmondo rimanda. Anzi, a più mondi. E sonomondi che hanno un loro linguaggio. E’ talelinguaggio che alla realtà quotidiana spessorimanda, e si ispira. Ma che anche all’internodi quel mondo, del Cinema, del film peresempio rimane. Nel mondo del Cinema,tutto ciò permette allo sceneggiatore di po-ter creare una tipologia di linguaggio che inogni direzione possa andare. Così da dar vi-ta ad una molteplicità della lingua cinemato-grafica, sempre pronta ad accogliere realtà,anche diverse e varie, che dall’esterno posso-no presentarsi.

Tale contesto di ricerca del linguaggiopermette non soltanto al Cinema di poterprodurre nuovi linguaggi, di poter speri-mentare nuove forme di comunicazione, maoffre anche la possibilità alla letteratura dipoter innovarsi e sperimentare, a sua volta,una scrittura che possa continuamente rin-novare se stessa. Ogni opera cinematograficaacquisisce, in tal maniera, un suo specificocarattere. Carattere che trova altrettanti pre-cisi riferi-menti ini-ziali, intan-to, nell’au-tore del-l’opera stes-sa. Dunque,nelle formedi comuni-cazioneche, semprel’autore, havoluto pre-senti nel la-voro. Taliforme dicomunica-zione nonhanno sol-tanto un ri-

Cinema e letteraturaCopertina del volume edito daBompiani

Cinema e letteraturaCopertina del libro edito daBompiani

insieme inserto 2 - Il cinema e la letteraturaIV

ferimento nel linguaggio, specificamente.Ma anche in altri aspetti che rimandano al-l’immagine, al montaggio, alla regia, ai co-stumi, alla scenografia. E altri e meno evi-denti, ma ugualmente importanti, sono i lin-guaggi comunicativi che all’interno del filmsi ritrovano.

Il Cinema, così, a noi si presenta qualeArte che all’interno è laboratorio continuo.Un laboratorio che, attra-verso la costante attività disperimentazione, non soloriesce a produrre, ma an-che ad accogliere speri-mentazioni che da altre Ar-ti giungono. Accolte lenuove esperienze le riela-bora e le ripropone sottonuove forme di linguaggicomunicativi. Una conti-nua attività sperimentale,dunque, che porta il Cine-ma ad un livello di articola-zione e complessità comu-nicativa non sempre comu-ne, e non sempre presentein altre espressioni di natu-ra artistica.

La parola ha il poteredi creare immagini, figure,apparenze. È in grado diimitare la realtà, e di cre-arne di realtà. È in gradoanche di creare bellezza.E bruttezza. E così ancheil film. L’una su carta, l’altro su pellicola, fis-sano realtà. Vere o false. Belle o brutte. Il Ci-nema ha in sé la possibilità di costruire, met-tere insieme. E rappresentare. Il Cinema èriuscito in soli 100 anni a raggiungere risul-tati che lo vedono ora fra le Arti più impor-tanti. Alla parola ha attinto, ed oggi di quel-la parola si nutre. Nella consapevolezza disaperla gestire, di poterla trasformare. Laletteratura, se al Cinema prima ha dato, oggi

al Cinema si riferisce per poter acquisirenuovi stimoli. Stimoli che daranno modo al-la pagina, alla parola, alla letteratura di potercreare nuovi momenti attraverso i quali ma-nifestarsi. E ad un tempo evolversi. Da qui,nuovi e possibili modi del raccontare posso-no essere creati. Con essi nuovi generi lette-rari e nuovi modi di fare letteratura.

Con queste premesse, allora diventa im-portante saper leggere.Non basta leggere. Nonbasta. È importante saperleggere per conoscere unbuon libro e un buon film.Ed è ancor più importante,per offrire a noi stessi lapossibilità di acquisire in-tuizioni e capacità critiche.Momenti particolari che cipermettono di distinguerel’opera che al momento sicelebra da parte del granmondo della comunicazio-ne, da quell’opera che po-che attenzioni invece dallostesso mondo ottiene. Equesto perché spesso, ora-mai, la grande celebrazionenon ha motivazioni qualita-tive, ma commerciali.

Dunque, è proprioimportante saper leggerepoiché solo in tal manierasaremo in grado di distin-guere un’opera d’arte, da

un vero e proprio prodotto da supermerca-to.

Cinema e letteraturaPescatore che fuma presso la barcadi Giuseppe De NittisMilano. Collezione privata

* Sebastiano Mangiameli è docente di Elementi diiconografia e di linguaggio nelle Arti contemporaneepresso l’istituto Teologico San Tommaso di Messina, eresponsabile di corsi seminariali sulla drammaturgia aMessina, e sull’arte a Catania, presso lo Studio Teolo-gico San Paolo. Collaboratore di diverse riviste consaggi brevi e racconti, scrive e dirige cortometraggi se-lezionati in importanti festival nazionali.