Inserto "Giù all'Ovest" - Febbraio 2010

4
I supplemento al numero 2 - Anno II - febbraio 2010 di Piazza del Grano Sin dall’immediato dopo- guerra ci hanno costante- mente ripetuto che gli Stati Uniti erano il nostro futuro; che dovevamo guardare a loro, che ci precedevano di qualche decennio, per sa- pere cosa sarebbe accadu- to, prima o poi, anche a ca- sa nostra. Scienza, tecnolo- gia, consuetudini, cultura e politica ci sarebbero arriva- ti dagli Stati Uniti e noi, al- leati “minori”, non avrem- mo potuto che omologarci. Per fortuna i profeti di sventura non hanno avuto ragione, o almeno non l’- hanno avuta del tutto. L’Europa occidentale, ben- ché succube del potente al- leato d’oltre oceano, ha mantenuto una sua identità sino ad immaginare, traina- ta dalle più evolute social- democrazie nordiche, il progetto di una identità propria, sociale e solidale. Destreggiandosi come pote- va (a volte dignitosamente a volte subdolamente) nello scontro tra i due grandi del- la terra USA ed URSS, l’Euro- pa ha costruito un progetto unitario diverso, se non persino antagonista sia a quello americano che a quello sovietico (o meglio a quello “russo” dopo la fine della rivoluzione d’ottobre). Una unità “plurale” è stata quella prefigurata dai fon- datori dell’Europa Unita. Una unità tra tanti diversi che mantenevano le proprie peculiarità culturali, stori- che e linguistiche. Una unità nella quale gli Stati tradizio- nali si sarebbero dissolti per dare vita ad un nuovo sog- getto fatto di popoli e non di nazioni. E’ stato detto: una unità di Comuni. La dissoluzione dell’Impero russo ha posto improvvisa- mente fine alla divisione in due del mondo e l’Impero USA è sembrato invincibile. Travolta sotto le macerie del “muro di Berlino” l’Euro- pa ha abbandonato il pro- getto politico dell’unione dei popoli ed è rapidamen- te scivolata verso una unio- ne esclusivamente moneta- ria, finanziaria e commer- ciale, incapace di compren- dere ed intercettare le nuo- ve grandi realtà emergenti al di fuori del perimetro del controllo dell’Impero ame- ricano. A questo punto i profeti di sventura hanno avuto ragione e l’America è piombata nelle nostre case esportandoci la sua deva- stante crisi economica, cul- turale e morale. L’Europa incapace di pro- durre una propria politica estera autonoma si è acco- data alle guerre del petro- lio, nascoste dietro le finte guerre al terrorismo, impo- ste dal potente alleato ame- ricano, vedendo in prima fi- la proprio quei paesi e quei partiti che più degli altri avevano combattuto l’inge- renza, quanto meno cultu- rale e morale, degli USA. Anche in Europa l’etica della politica, anche quella più ipocrita, ha ceduto alla po- tenza dell’immagine e del successo personale, lo Stato sociale sta franando lascian- do campo aperto al nuovo far west della legge del più forte, al mito del “privato”. In questo inserto non pre- tendiamo di descrivere i tanti aspetti del gigante americano, cercheremo so- lamente di trattarne alcuni scegliendoli tra quelli che maggiormente dovrebbero metterci in guardia dalla profezia dell’omologazione. Certamente l’America è molto di più di quello che descriveremo e molto mi- gliore, avendo ben presente la distinzione che c’è tra go- vernanti e governati, essen- do pienamente convinti che non è vero che i popoli me- ritano sempre i governi che si sono dati o che gli sono stati imposti (anche se que- sto lo affermiamo - onesta- mente - magari proprio guardando a “casa nostra”). I dati, i fatti, i riferimenti in genere contenuti negli arti- coli dell’inserto risentono sicuramente dell’imposta- zione ideologica dichiarata dall’editore, ma trovano tutti riscontro preciso, pun- tuale e pienamente verifica- bile anche con semplici ri- cognizioni in internet. Diverse o contrarie testi- monianze, informazioni e precisazioni saranno sicu- ramente recepite da questo periodico che offrirà il giu- sto spazio al confronto, purché corretto e soprat- tutto documentato. Giù all’Ovest Nell’agosto 2005 uno dei più grandi uragani della storia si è abbattuto sulle coste meridionali dell’est degli Stati Uniti penetran- do nelle regioni interne fi- no a colpire e devastare la città di New Orleans. In verità quando Katrina ha raggiunto New Orleans ave- va già perso la maggior par- te della sua forza e quindi si è trattato di un urgano di medie dimensioni. Tuttavia, il pessimo stato di manutenzione del sistema di protezione fluviale che circonda la città ha ceduto, sommergendo d’acqua e fango l’intera New Orleans. L’arrivo dell’uragano era sta- to annunciato per tempo al momento della sua massi- ma potenza e quando era oramai prevedibile la rotta. Molti abitanti di New Orle- ans avevano quindi asciato la città per rifugiarsi altrove in attesa del passaggio di Katrina. Molti, ma non tutti, anzi forse assai pochi. Non si era trattato, infatti, di una evacuazione program- mata ed ordinata, bensì del solo allontanamento spon- taneo da parte di quegli abi- tanti che avevano mezzi e destinazioni ove andare. La maggior parte degli abi- tanti di New Orleans sono dunque rimasti non per in- coscienza o disinformazio- ne ma solamente perché non sapevano come e dove andare; decine di migliaia si sono rifugiati in un im- pianto sportivo, il Super- dome, dove sono rimasti imprigionati per diversi giorni. I morti nella sola città di New Orleans sono stati circa 1.600. L’uragano ha colpito New Orleans il 29 agosto, ma ci sono voluti almeno 5 giorni prima che in città arrivasse- ro i primi aiuti. In verità non si è neppure trattato, come primo arrivo, di veri e propri aiuti ai so- pravvissuti, ma di militari della Guardia Nazionale ac- corsi nella città per domare rivolte e saccheggi dei di- sperati in cerca di acqua pu- lita e di cibo. I giornali e le televisioni americane di quei giorni hanno dato un risalto esagerato alla situazione del- la sicurezza pubblica al pun- to che il governatore dello Stato ha annunciato l’arrivo di truppe speciali ritirate dal fronte dell’Iraq o dell’Afgani- stan con l’ordine di sparare: “Hanno M16 e sono pronti e carichi. Queste truppe sanno come sparare e uccidere e mi aspetto che lo facciano”. Tre giorni sono trascorsi dall’evento prima che il pre- sidente degli Stati Uniti, Bush, si decidesse a inter- rompere le proprie vacanze e a sorvolare a bassa quota l’area devastata a bordo del suo Air Force One per ren- dersi conto del disastro. Katrina ha messo a nudo, per chi ancora non voleva rendersene conto, non solo l’esistenza di interi Stati in condizioni di estrema po- vertà a livello del terzo mondo all’intero dei ricchis- simi Stai Uniti, ma soprat- tutto la disumanità del si- stema di potere americano capace di dissipare somme incredibili nelle guerre di conquista ed occupazione nelle più disparate regioni del mondo ed incapace, o meglio del tutto disinteres- sato a proteggere i propri cittadini più poveri da even- ti climatici, bensì anche gra- vi, ma assolutamente preve- dibili e monitorabili. Il 12 maggio 2008 uno dei più violenti terremoti della storia cinese ha colpito una regione molto estesa e in- tensamente abitata dell’in- terno della Cina, lo Sichuan. Le vittime hanno raggiunto la enorme cifra di circa 9.000 morti e decine di mi- gliaia di feriti. Poche ore do- po la scossa l’Esercito del Popolo, il più numeroso del mondo, era in marcia verso la zona del sisma con deci- ne di migliaia di sodati “ar- mati fino ai denti” ma di pa- le e picconi e di ogni mezzo necessario al soccorso della popolazione. E’ stato detto che si è tratta- ta della più grande opera- zione di soccorso civile del- la storia. Alla testa delle truppe di c’era anche il pri- mo ministro Wen Jibao, an- che lui intento a scavare, aiutare e soccorrere. Certamente si è trattato di un messaggio politico, ma quanto diverso da quello di un presidente che sorvola a 3.000 metri di altitudine l’area allagata o di quello (più basso) che in doppio petto blu e sorriso da spiag- gia consegna un ventina di chiavi di mini appartamenti spendendo solo per la ceri- monia l’equivalente del co- sto di almeno 4 o 5 di quelle modeste abitazioni. Il lato oscuro dell’impero Dal rischio omologazione alla costruzione dell’Europa unita Bombardamento USA della città di Falluja in Iraq (estate 2005) - Il materiale lanciato dagli elicotteri è “fosforo bianco”, arma di distruzione di massa che disintegra i corpi umani ma conserva i “beni”. La Guardia Nazionale e l’Esercito del Popolo Da New Orleans allo Sichuan Modi diversi di affrontare le emergenze: l’utilizzo dell’esercito e delle armi per ripristinare la sicurezza da parte del Governatore statunitense; la pala, il piccone ed ogni altro mezzo utile per prestare soccorso da parte del primo ministro cinese Sichuan - I soccorsi dellesercito del Popolo dopo il terremoto New Orleans - Militari schierati con le armi verso i civili

description

Mensile d'informazione politica e cultura dell'Associazione comunista "Luciana Fittaioli", via del Grano 11-13 Foligno (PG) Italia

Transcript of Inserto "Giù all'Ovest" - Febbraio 2010

Page 1: Inserto "Giù all'Ovest" - Febbraio 2010

I

supplemento al numero 2 - Anno II - febbraio 2010 di Piazza del Grano

Sin dall’immediato dopo-guerra ci hanno costante-mente ripetuto che gli StatiUniti erano il nostro futuro;che dovevamo guardare aloro, che ci precedevano diqualche decennio, per sa-pere cosa sarebbe accadu-to, prima o poi, anche a ca-sa nostra. Scienza, tecnolo-gia, consuetudini, cultura epolitica ci sarebbero arriva-ti dagli Stati Uniti e noi, al-leati “minori”, non avrem-mo potuto che omologarci.Per fortuna i profeti disventura non hanno avutoragione, o almeno non l’-hanno avuta del tutto.L’Europa occidentale, ben-ché succube del potente al-leato d’oltre oceano, hamantenuto una sua identitàsino ad immaginare, traina-ta dalle più evolute social-democrazie nordiche, ilprogetto di una identitàpropria, sociale e solidale.Destreggiandosi come pote-va (a volte dignitosamente avolte subdolamente) nelloscontro tra i due grandi del-la terra USA ed URSS, l’Euro-pa ha costruito un progettounitario diverso, se non

persino antagonista sia aquello americano che aquello sovietico (o meglio aquello “russo” dopo la finedella rivoluzione d’ottobre).Una unità “plurale” è stataquella prefigurata dai fon-datori dell’Europa Unita.Una unità tra tanti diversiche mantenevano le propriepeculiarità culturali, stori-che e linguistiche. Una unitànella quale gli Stati tradizio-nali si sarebbero dissolti perdare vita ad un nuovo sog-getto fatto di popoli e non dinazioni. E’ stato detto: unaunità di Comuni.La dissoluzione dell’Imperorusso ha posto improvvisa-mente fine alla divisione indue del mondo e l’ImperoUSA è sembrato invincibile.Travolta sotto le maceriedel “muro di Berlino” l’Euro-pa ha abbandonato il pro-getto politico dell’unionedei popoli ed è rapidamen-te scivolata verso una unio-ne esclusivamente moneta-ria, finanziaria e commer-ciale, incapace di compren-dere ed intercettare le nuo-ve grandi realtà emergential di fuori del perimetro del

controllo dell’Impero ame-ricano. A questo punto iprofeti di sventura hannoavuto ragione e l’America èpiombata nelle nostre caseesportandoci la sua deva-stante crisi economica, cul-turale e morale.L’Europa incapace di pro-durre una propria politicaestera autonoma si è acco-data alle guerre del petro-lio, nascoste dietro le finteguerre al terrorismo, impo-ste dal potente alleato ame-ricano, vedendo in prima fi-la proprio quei paesi e queipartiti che più degli altriavevano combattuto l’inge-renza, quanto meno cultu-rale e morale, degli USA.Anche in Europa l’etica dellapolitica, anche quella piùipocrita, ha ceduto alla po-tenza dell’immagine e delsuccesso personale, lo Statosociale sta franando lascian-do campo aperto al nuovofar west della legge del piùforte, al mito del “privato”.In questo inserto non pre-tendiamo di descrivere itanti aspetti del giganteamericano, cercheremo so-lamente di trattarne alcuni

scegliendoli tra quelli chemaggiormente dovrebberometterci in guardia dallaprofezia dell’omologazione.Certamente l’America èmolto di più di quello chedescriveremo e molto mi-gliore, avendo ben presentela distinzione che c’è tra go-vernanti e governati, essen-do pienamente convinti chenon è vero che i popoli me-

ritano sempre i governi chesi sono dati o che gli sonostati imposti (anche se que-sto lo affermiamo - onesta-mente - magari proprioguardando a “casa nostra”).I dati, i fatti, i riferimenti ingenere contenuti negli arti-coli dell’inserto risentonosicuramente dell’imposta-zione ideologica dichiaratadall’editore, ma trovano

tutti riscontro preciso, pun-tuale e pienamente verifica-bile anche con semplici ri-cognizioni in internet.Diverse o contrarie testi-monianze, informazioni eprecisazioni saranno sicu-ramente recepite da questoperiodico che offrirà il giu-sto spazio al confronto,purché corretto e soprat-tutto documentato.

Giù all’Ovest

Nell’agosto 2005 uno deipiù grandi uragani dellastoria si è abbattuto sullecoste meridionali dell’estdegli Stati Uniti penetran-do nelle regioni interne fi-no a colpire e devastare lacittà di New Orleans.In verità quando Katrina haraggiunto New Orleans ave-va già perso la maggior par-te della sua forza e quindi siè trattato di un urgano dimedie dimensioni.Tuttavia, il pessimo stato dimanutenzione del sistemadi protezione fluviale checirconda la città ha ceduto,sommergendo d’acqua efango l’intera New Orleans.L’arrivo dell’uragano era sta-to annunciato per tempo almomento della sua massi-ma potenza e quando eraoramai prevedibile la rotta.Molti abitanti di New Orle-ans avevano quindi asciatola città per rifugiarsi altrovein attesa del passaggio diKatrina. Molti, ma non tutti,anzi forse assai pochi.Non si era trattato, infatti, diuna evacuazione program-mata ed ordinata, bensì del

solo allontanamento spon-taneo da parte di quegli abi-tanti che avevano mezzi edestinazioni ove andare.La maggior parte degli abi-tanti di New Orleans sonodunque rimasti non per in-coscienza o disinformazio-ne ma solamente perchénon sapevano come e doveandare; decine di migliaiasi sono rifugiati in un im-pianto sportivo, il Super-dome, dove sono rimasti

imprigionati per diversigiorni. I morti nella solacittà di New Orleans sonostati circa 1.600.L’uragano ha colpito NewOrleans il 29 agosto, ma cisono voluti almeno 5 giorniprima che in città arrivasse-ro i primi aiuti.In verità non si è neppuretrattato, come primo arrivo,di veri e propri aiuti ai so-pravvissuti, ma di militaridella Guardia Nazionale ac-

corsi nella città per domarerivolte e saccheggi dei di-sperati in cerca di acqua pu-lita e di cibo. I giornali e letelevisioni americane di queigiorni hanno dato un risaltoesagerato alla situazione del-la sicurezza pubblica al pun-to che il governatore delloStato ha annunciato l’arrivodi truppe speciali ritirate dalfronte dell’Iraq o dell’Afgani-stan con l’ordine di sparare:“Hanno M16 e sono pronti ecarichi. Queste truppe sannocome sparare e uccidere e miaspetto che lo facciano”.Tre giorni sono trascorsidall’evento prima che il pre-sidente degli Stati Uniti,Bush, si decidesse a inter-rompere le proprie vacanzee a sorvolare a bassa quotal’area devastata a bordo delsuo Air Force One per ren-dersi conto del disastro.Katrina ha messo a nudo,per chi ancora non volevarendersene conto, non solol’esistenza di interi Stati incondizioni di estrema po-vertà a livello del terzomondo all’intero dei ricchis-simi Stai Uniti, ma soprat-

tutto la disumanità del si-stema di potere americanocapace di dissipare sommeincredibili nelle guerre diconquista ed occupazionenelle più disparate regionidel mondo ed incapace, omeglio del tutto disinteres-sato a proteggere i propricittadini più poveri da even-ti climatici, bensì anche gra-vi, ma assolutamente preve-dibili e monitorabili.Il 12 maggio 2008 uno deipiù violenti terremoti dellastoria cinese ha colpito unaregione molto estesa e in-tensamente abitata dell’in-terno della Cina, lo Sichuan.Le vittime hanno raggiuntola enorme cifra di circa9.000 morti e decine di mi-gliaia di feriti. Poche ore do-po la scossa l’Esercito delPopolo, il più numeroso delmondo, era in marcia versola zona del sisma con deci-

ne di migliaia di sodati “ar-mati fino ai denti” ma di pa-le e picconi e di ogni mezzonecessario al soccorso dellapopolazione.E’ stato detto che si è tratta-ta della più grande opera-zione di soccorso civile del-la storia. Alla testa delletruppe di c’era anche il pri-mo ministro Wen Jibao, an-che lui intento a scavare,aiutare e soccorrere.Certamente si è trattato diun messaggio politico, maquanto diverso da quello diun presidente che sorvola a3.000 metri di altitudinel’area allagata o di quello(più basso) che in doppiopetto blu e sorriso da spiag-gia consegna un ventina dichiavi di mini appartamentispendendo solo per la ceri-monia l’equivalente del co-sto di almeno 4 o 5 di quellemodeste abitazioni.

Il lato oscuro dell’imperoDal rischio omologazione alla costruzione dell’Europa unita

Bombardamento USA della città di Falluja in Iraq (estate 2005) - Il materiale lanciato dagli elicotteri è “fosforobianco”, arma di distruzione di massa che disintegra i corpi umani ma conserva i “beni”.

La Guardia Nazionale e l’Esercito del Popolo

Da New Orleans allo SichuanModi diversi di affrontare le emergenze: l’utilizzo dell’esercito e delle armi perripristinare la sicurezza da parte del Governatore statunitense; la pala, il picconeed ogni altro mezzo utile per prestare soccorso da parte del primo ministro cinese

Sichuan - I soccorsi dellesercito del Popolo dopo il terremoto

New Orleans - Militari schierati con le armi verso i civili

Page 2: Inserto "Giù all'Ovest" - Febbraio 2010

II

Il Muro dell

Si calcola che negli StatiUniti vi siano circa 12 milio-ni di lavoratori clandestini,il dato è però assolutamen-te approssimativo sia per ladifficoltà di censirli che perl’enorme tourn over. La leg-ge americana, infatti, puni-sce i clandestini con cinquemesi di carcere, quindi a fi-ne pena, procede alla de-portazione oltre i confini.Nessuna sanzione è inveceprevista per i datori di lavo-ro anche quando sono a co-noscenza della irregolaritàdei loro dipendenti.Una indagine sul lavoroclandestino, pubblicata sulNew York Times nel maggio2008, ha denunciato condi-zioni di lavoro drammatichesubite dai clandestini sottola minaccia della denuncia edella deportazione.Si parla di 14 ore di lavoro algiorno, anche con turnicompleti notturni, paghe dipoche centinaia di euro enessuna assistenza. E’ notoche in diversi casi sono pro-prio le ditte statunitensi,specialmente quelle che ne-cessitano di lavoratori sta-gionali come alcune aziendeagricole, ad organizzare iltrasporto di questi lavorato-ri, o comunque ad assumerlianche se a conoscenza delfatto che i documenti diquesti non sono in regola,spesso approfittando della

cosa per pagarli meno diquanto dovuto chiudendopoi anche un occhio sull’ap-plicazione delle norme di si-curezza. D’altro canto moltedi queste aziende dipendo-no da questo tipo di mano-dopera, in mancanza dellaquale potrebbero diventareeconomicamente meno con-venienti. E’ stato avanzato ilsospetto che siano proprio idatori di lavoro a denuncia-re periodicamente la pre-senza dei clandestini, maga-ri in occasione di riduzionianche stagionali del fabbi-sogno, in modo di liberarsi acosto zero dei lavoratori ineccesso, salvo poi a riassu-mere al bisogno nuovi di-sperati entrati o rientraticlandestinamente.Il Washington Post nel mesedi maggio 2009 ha dato lanotizia di un “giro di vite”da parte dell’amministrazio-ne Obama che sta amplian-do un programma avviatodalla precedente ammini-strazione Bush per identifi-care gli immigrati clandesti-ni detenuti nelle carceri lo-cali, al fine di allontanarlidagli Stati Uniti. Il segretario per la SicurezzaInterna Janet Napolitano èstata “molto chiara” nell’af-fermare che la priorità del-l’amministrazione è quelladi allontanare dal Paese iclandestini.

Il disastro negli Stati Unitinon è arrivato con l'uraganoKatrina. Il disastro era già là.Dalle acque stagnanti diNew Orleans sono emerse,oltre ai cadaveri, anche lereliquie di una società giàcostretta in ginocchio benprima di venire colpita dallafuria della natura. Tassi di analfabetismo tra ipiù elevati; criminalità inaumento; omicidi in crescitadel 7%; un sistema scolasti-co in cui nel 2004 10milabambini su 60mila (il 96 percento afroamericani) sonostati sospesi da scuola. I cit-tadini delle periferie più av-vilite hanno avuto a che fareper anni con povertà e di-soccupazione cronica, e peranni sono stati ignorati datutti i livelli di governo.Nel rapporto delle NazioniUnite del 2005 sulla povertànel mondo vengono indivi-duate ampie regioni degliStati Uniti povere quanto unPaese del Terzo Mondo. Ilrapporto dipinge il cuposcenario di un pianeta dovei Paesi più poveri sono assaipiù poveri di 15 anni fa, adispetto dei roboanti pro-clami elencati dalla NazioniUnite nei cosiddetti “obietti-vi del millennio”: dimezzarela povertà; ridurre di dueterzi la mortalità infantile;fermare il contagio del-l'Aids. Mentre alcune nazio-

ni stanno progredendo ver-so tali obiettivi in molti tragli Stati più poveri le condi-zioni di vita si sono aggra-vate e questo, contro ognipronostico, è successo an-che negli Usa. Il documentoè un pungente atto d'accusadella politica, nazionale edestera, degli Stati Uniti con-tro la povertà, accusati diperseguire una strategia mi-litare ipertrofica e una stra-tegia per lo sviluppo umanoinconsistente. L'indicatorepiù significativo è dato daltasso di mortalità infantile. Fino al 2000 gli Usa hannoassistito ad una sua pro-gressiva diminuzione, mada allora il trend si è inverti-to, ed il tasso è aumentatoanziché diminuire, raggiun-gendo il livello di quello diPaesi come la Malesia. Inol-tre, pesanti disuguaglianzegravano sui nuovi nati dellasocietà americana. I bambi-ni di colore hanno infatti ildoppio di probabilità deibianchi di morire prima delcompimento del primo annodi vita. Sebbene per la sani-tà gli Usa spendano pro-ca-pite il doppio di altri Paesisviluppati, la spesa sanitariaè enormemente sbilanciataa favore dei bianchi. Altri dati contenuti nelle accu-se dell'Onu che evidenzianoforti disuguaglianze socialisono: la probabilità doppia di

una madre di colore di far na-scere un figlio sottopeso, ri-spetto ad una madre bianca;la mancanza di servizi socialie assistenza medica per unapersona ogni sei; infine, l'au-mento del 20 per cento dellapovertà infantile. Negli StatiUniti sono 43,6 milioni le per-sone senza assistenza sanita-ria, pari al 15,2% della popola-zione. Di questi circa 8,5 mi-lioni sono bambini e adole-scenti. Gli Stati Uniti sono ilpaese occidentale con il piùalto numero di poveri, ed es-sendo anche la prima potenzamondiale, questo dato, nellasua crudezza, apre la porta aduna riflessione sul rapportotra economia di mercato e sta-to sociale, che negli USA, no-toriamente, vede la primaprevalere sul secondo. I tassidi povertà riflettono anche unelemento di discriminazioneetnica (sono più alti per la po-polazione afro-americana eper quella di origine ispanicae asiatica) e colpiscono ben il17,6% della popolazione conmeno di 18 anni. A questi dati va aggiunto unaltro elemento importanteche è il numero di personeche si trova appena sopra lalinea di povertà. Sono 12,5milioni le persone che supe-rano di poco la linea di po-vertà e sono definite come“near poor”, cioè quasi po-

veri. Sono persone che vivo-no in famiglie generalmentemonoreddito, per le qualiun evento critico (un divor-zio, una malattia, un infor-tunio) può determinare unrapido peggioramento dellecondizioni di vita. Se som-miamo le persone economi-camente povere con quellevulnerabili arriviamo ad unastima di 48,4 milioni di per-sone che versano in precariecondizioni economiche.Nonostante le grandi promes-se elettorali e il grande clamo-re internazionale l’ammini-strazione Obama ha visto boc-ciato il piano di estensionedell’assistenza sanitaria aduna parte della popolazionepiù povera. Benché non si trat-tasse di un vero e proprio si-stema sanitario nazionale co-me lo conosciamo in Europa,ma di una modesta assistenzasanitaria pubblica di puraemergenza e marginalità lelobby farmaceutiche non han-no impedito l’approvazione ri-baltando i risultati delle primevotazioni del Congresso. Se ciò non bastasse proprionegli ultimi giorni del mese digennaio 2010 lo stesso Con-gresso ha deliberato un fortetaglio alla spesa pubblica checertamente colpirà i servizisociali visto che, al contrario,l’impegno militare all’estero èpersino stato incrementatodal “premio nobel per la pa-ce… a futura memoria”.

Il far-west del lavoroCondizioni drammatiche per i clandestini

Negli USA i lavoratori clandestini sonoconsiderati criminali, ma nessunasanzione è prevista per i datori di lavoro

La fine del “sogno” americanoLa rivoluzione promessa da Obama è fallita, le lobby detengono il potere

48 milioni di poveri senza assistenza sanitaria, tassi di analfabetismo tra i più elevatidel mondo, mortalità infantile a livello della Malesia, sono questi i dati più rilevanti diuna società che si definisce esempio di “democrazia”

Page 3: Inserto "Giù all'Ovest" - Febbraio 2010

III

la Vergogna

Contro la disoccupazione, at-tualmente al 10,2 per cento,gli Stati Uniti impiegano un”cuscino temporaneo” costi-tuito da sussidi governativipari in media a 300 dollari almese (poco più di 200 euro!)per la durata di 79 settimane,un’ancora di salvezza per chi,rimasto senza lavoro, devemettere insieme il pranzo conla cena mentre cerca un altroimpiego. Secondo quantoscrive il New York Times nellaattuale situazione di gravissi-ma recessione il sistema èsaltato.Molti disoccupati infatti re-stano tali più del numero del-le settimane in cui ricevono isussidi, e secondo le stimedel National Employment LawProject (NELP) entro il 2009 il

numero dei lavoratori disoc-cupati senza alcun redditoavrebbe raggiunto la cifra diun milione e mezzo. Attual-mente i sussidi per la disoc-cupazione vengono erogati a9 milioni di persone.A causa dell’attuale emergen-za la durata dei sussidi è giàstata prolungata dal Con-gresso, ma di fronte alla pro-spettiva di milioni di perso-ne indifese contro povertàappare inevitabile un prolun-gamento del periodo di ero-gazione del sussidio, special-mente in Stati dove i senzalavoro stanno raggiungendopercentuali drammatiche,come in Michigan, dove sonoil 15,2 per cento.Il termometro più concreto dicome l’economia in crisi stia

mettendo sul lastrico le fami-glie americane è l’amaro suc-cesso dello Snap. Per la gentee i giornali si chiamano sem-pre “food stamps”, buoni fe-derali per l’acquisto di cibo,ma il governo Bush un annofa decise di chiamare il pianodi assistenza federale per bi-sognosi Supplemental Nutri-tion Assistance Program. Stamps o Snaps che siano,queste tesserine caricate elet-tronicamente sono la versio-ne del nuovo millennio delletessere sanitarie di guerra in-trodotte da Franklin DelanoRoosevelt dal 1939 al 1943,poi riesumate da Lyndon Joh-nson con la sua Great Societynegli Anni 60. In disgrazianell’America reaganiana,quando chi li utilizzava pas-

Il muro di TiJuana provoca almeno due morti al giorno, dal 1994 ad oggi infatti secondo l’American CivilLiberties Union le vittime circa 5600. Per Obama “non è una priorità della amministrazione USA”

California e di altri Stati delSud continua a dipendere dallavoro sottopagato dei mi-granti che riescono ugual-mente a passare. Le autoritàamericane dichiarano diavere respinto, nel solo2005, più di 1 milione e 200mila persone (più di 520 milanel 2009). Il presidente delMessico Felipe Calderon, inoccasione di un incontro conil Presidente Obama, avvenu-to nell’agosto 2009, hachiesto “il rispetto” da partedegli Stati Uniti “dei diritti

umani e del lavoro degli im-migrati” messicani e dei lorofamiliari negli Stati Uniti.L’Ambasciatore USA in Mes-sico ha replicato che la ques-tione “non è nelle priorità”della “nuova” amminis-trazione Obama.Il 9 novembre 2009, durantela celebrazione del venten-nale dell’abbattimento del“Muro di Berlino”, il Presi-dente Obama, non potendointervenire di persona, ha in-viato un video messaggioproiettato sui maxischermi

della Porta di Bradeburgo nelquale ha esaltato la cadutadel Muro che “ci ricorda comeil destino é determinato daquello che fanno i popoli”, ecome “nonostante la violenzae la repressione i tedeschidell'Est hanno vinto perchécredevano che il mondo pote-va cambiare”. I tedeschi, non imessicani! La cosa peggiore è che a fes-teggiare con Obama in videoe con la Clinton di personac’erano anche molti ex comu-nisti di casa nostra.

sava per un pigro che nonaveva voglia di lavorare, han-no ripreso vita sotto Clinton eanche sotto il conservatore“compassionevole” GeorgeBush. Ora, con Obama e la di-soccupazione al 10,2 per cen-to associata al record di exproprietari che hanno persola casa, i buoni «nutrizionali»sono tornati in auge. Semprepiù richiesti, e sempre menobollati come una vergognapersonale, tanto larga è diven-tata la loro diffusione.Gli aventi diritto sono i nucleifamiliari con reddito inferioreal 130 per cento del livello dipovertà fissato dal governo:una famiglia di quattro perso-ne in questa condizione ottie-ne una somma mensile di500-580 dollari (circa 400 eu-ro). Le cifre variano perchépossono essere combinatecon altri piani di welfare, co-me gli aiuti ai minori e ai rico-veri di emergenza. Il numerodi chi riceve i food stamps hafatto un balzo di nove milioni

dal dicembre 2007, mese uffi-ciale di avvio della recessio-ne, arrivando a 36,5 milioni.Un americano su otto va oraal supermercato con la “cartadi credito” firmata dal gover-no e si calcola che, nelle case,un bambino su quattro bene-fici del sussidio. Le statistichedel fenomeno, rilevato daun’inchiesta del New York Ti-mes su base nazionale, illu-strano un ricorso squilibratosu base etnica ai food stamps:li chiede il 12,5 per cento de-gli americani, che però sonoper l’8 per cento bianchi, il 28per cento neri, il 15 per centolatinos.Non tutti i bisognosi peròhanno fatto domanda: si cal-cola che solo i due terzi degliaventi diritto l’abbia fatta edunque ci siano almeno altri15-16 milioni di persone chehanno titolo. Il Missouri ha ilrecord nazionale di aventi di-ritto: in 21 contee dello Statoun bambino su due mangiagrazie ai buoni.

Il “welfare” all’americanaSussidi di 200 euro a termine per i disoccupati; “carte di credito” per i poverida 400 euro con i quali fare la spesa per mangiare

La barriera di separazione traStati Uniti e Messico, detta an-che Muro messicano o Murodi Tijuana, è una barriera disicurezza costruita dagli StatiUniti lungo la frontiera con ilMessico. Il suo nome ufficialein Messico è quella di Murodella vergogna. Il suo obbiet-tivo è quello di impedire agliimmigranti illegali, in partico-lar modo messicani e cen-troamericani, di oltrepassareil confine statunitense.La sua costruzione ha avutoinizio nel 1994, secondo l'ot-tica di un triplice progettoantimmigrazione: il progetto"Gatekeeper", conosciuto an-che come "OperacionGuardian" in California, ilprogetto "Hold-the-Line" inTexas e il progetto "Safe-guard" in Arizona. Secondoalcuni esperti queste oper-azioni sarebbero solo unamanovra per convincere icittadini statunitensi dellasicurezza e impenetrabilitàdei confini, mentre l'econo-mia continuerebbe a benefi-ciare del continuo flusso diforza lavoro a basso costo inarrivo da oltre frontiera.La barriera è fatta di lamierametallica sagomata, alta daidue ai quattro metri, e sisnoda per chilometri lungola frontiera tra Tijuana e SanDiego. Il muro è dotato d’illu-minazione ad altissima in-tensità, di una rete di sensorielettronici e di strumen-tazione per la visione nottur-na, connessi via radio allapolizia di frontiera statu-nitense, oltre ad un sistemadi vigilanza permanente, ef-fettuato con veicoli ed elicot-teri armati. Il confine tra Sta-

ti Uniti e Messico, lungo3,140 km, attraversa territoridi diversa conformazione,aree urbane e deserti. La bar-riera è situata nelle sezioniurbane del confine, le areeche, in passato, hanno vistoil maggior numero di attra-versamenti clandestini. Ilrisultato immediato dellacostruzione della barriera èstato un numero semprecrescente di persone chehanno cercato di varcare ille-galmente il confine, attraver-so il Deserto di Sonora, o val-

icando il Monte Baboquivari,in Arizona. Questi migrantihanno dovuto percorrere cir-ca 80 km di territorio inospi-tale prima di raggiungere laprima strada, nella riservaindiana Tohono O'odham.L’American Civil LibertiesUnion calcola che dal 1994 aoggi siano morti 5.600 clan-destini e accusa il governodegli Usa di una sostanzialeipocrisia: la barriera e i con-trolli in sostanza servireb-bero soprattutto da alibi,perché poi l’economia della

Page 4: Inserto "Giù all'Ovest" - Febbraio 2010

Legislazioni deboli e impu-nità diffusa per gli abusi,sistematiche campagne didisinformazione e d'inti-midazione: sono questi iprincipali fattori che han-no permesso alle grandiaziende americane di svi-luppare, in particolare nel-l'ultima decade, praticheantisindacali sofisticatecapaci di minare l'unità ela forza dei lavoratori.Il fatto che i sindacati co-prano, attualmente, il 12,4%della forza lavoro negli Usanon è dunque fatto casualema è la logica conseguenzadi un sistema che, soprat-tutto nel settore privato,impedisce ai lavoratori diaderire ai sindacati.Il gruppo di ricerca sulmondo del lavoro pressola scuola di relazioni indu-striali dell'Univesità diCornell ha denunciato l'in-tensificazione dell'ostilitàda parte delle aziende neiconfronti delle organizza-zioni sindacali.Lo studio, diffuso dall'Epi(Economic Policy Institu-

te) e dal Fondo Americanoper i diritti all'educazionedel lavoro, analizza unaserie di problemi esplosiin tutta la loro gravità du-rante la compiacente am-ministrazione Bush. La ricerca dimostra come ilavoratori del settore pri-vato, negli Usa, siano sot-toposti a una serie di pres-sioni che ne impedisconol'associazione: “I datori dilavoro - si spiega nel rap-porto - stanno usando unarsenale di tattiche legalie non legali per interferirecon i piani dei dipendentiche vogliono organizzar-si; tutto ciò avviene, ov-viamente, in un quadro ditotale impunità”.Lo studio, che si basa suidocumenti del National La-bor Relations Board (NLRB),fa riferimento a rapporti re-datti dalle stesse compa-gnie, a interviste realizzatecon i lavoratori e a investi-gazioni indipendenti supratiche di intimidazione.I risultati sono allarmanti:il 63% delle aziende ingag-

gia degli addetti specializ-zati a investigare le predi-sposizioni sindacali deisingoli dipendenti attra-verso colloqui obbligatorie personali. Gli stessi ad-detti, in molti casi, hannoanche la possibilità di or-ganizzare delle vere e pro-prie sessioni antisindacali.Il 57% delle aziende, inol-tre, minaccia i lavoratoripaventando la chiusuradelle fabbriche mentre il47% minaccia i dipendenticon tagli di stipendio e be-nefit. Il numero dei datoridi lavoro che usano più didieci tattiche di coercizio-ne è, infine, duplicato ne-gli ultimi anni.E' interessante notare co-me, in generale, le compa-gnie si affidino a tattichesempre più aggressive,che prevedono tagli e li-cenziamenti, piuttosto chepromettere premi, incenti-vi, o anche “regali” per nonaderire ai sindacati. Leaziende insomma si trasfor-mano nel vero Grande Fra-tello dei lavoratori spiando-

ne i comportamenti e in-fluenzandone le azioni.E’ stato accertato un climadi opposizione antisinda-cale fatto d'interrogatori edi sorveglianza, di minac-ce e di abusi con il fine diconvincere gli impiegatiche aderire a un sindacatoè rischioso. Si calcola chenegli Stati Uniti ci siano al-meno 30.000 azioni illega-li da parte delle compagnieogni anno nei confronti deipropri dipendenti.Ma è da sottolineare che lamaggior parte delle azioni

L' “Employee Free ChoiceAct” è una proposta di leg-ge sulla libertà sindacalenegli Stati Uniti elaboratadalle Organizzazioni Sin-dacali americane, che l'-hanno presentata nel 2007e che oggi, nonostante lepromesse elettorali diObama, ha ben poche pos-sibilità di essere accoltadal Congresso americanonel marasma della crisieconomica in corso.L'obiettivo del disegno dilegge era quello di "istitui-re un sistema più sempli-ce per permettere ai lavo-ratori di costituire orga-

IV

nizzazioni sindacali, diaderirvi e di svolgere atti-vità sindacale; ... per atti-vare obbligatoriamenteprovvedimenti contro lecondotte anti sindacaliche si verificano durantegli sforzi organizzativi;..... per permettere ai di-pendenti di decidere libe-ramente se vogliono sin-dacalizzarsi e negoziaresalari equi, tutele e condi-zioni di lavoro, senza il ti-more di minacce, mole-stie, punizioni e paura diperdere i loro mezzi disussistenza".La legislazione americana

attualmente in vigore pre-vede una procedura moltocomplessa che passa attra-verso le elezioni tra i lavo-ratori affinché vi sia il rico-noscimento della rappre-sentanza sindacale e quin-di del diritto alla contratta-zione collettiva che si svi-luppa a livello di singololuogo di lavoro. Il meccani-smo funziona così: per at-tivare il processo, un lavo-ratore chiede la "blankcard" a un'Organizzazionesindacale; questa card(adesione sindacale) deveessere firmata dai suoi col-leghi/e; quando almeno il

30% della forza lavoro pre-sente in azienda (inteso co-me luogo di lavoro) ha fir-mato la card, il datore di la-voro può decidere di rico-noscere il sindacato inazienda o indire elezioni ascrutinio segreto chieden-do ai lavoratori se voglionosindacalizzarsi.Nella pratica, il processodi riconoscimento del sin-dacato avviene solo quan-do il 50% + 1 dei lavoratorifirma l'adesione sindacale.Se il datore di lavoro indi-

Inserto a cura di Sandro Ridolf i

Diritto di associazione sindacale ce le elezioni e la maggio-ranza dei lavoratori siesprime a favore (50%+1),la legge prevede una pro-cedura che certifica chequel sindacato - in quelluogo di lavoro - è ricono-sciuto ed è il soggetto tito-lato ad avviare la contrat-tazione collettiva.Nella pratica indire le ele-zioni tra i lavoratori non èun processo semplice, acausa dell'opposizionedelle aziende che fanno ditutto per ostacolarle: spes-so addirittura il clima èostile, caratterizzato daintimidazioni, paure e ri-torsioni da parte dei datoridi lavoro, al punto tale chele OOSS americane sosten-gono che le elezioni sianouno strumento anti demo-cratico. Infatti la legislazio-ne prevede che le impresepossano licenziare i lavo-ratori nella fase di sindaca-lizzazione e possono met-tere in campo ogni azioneche ritengono opportunaper ostacolare l'iscrizioneal sindacato, prima e du-rante le elezioni.Anche quando le elezionisanciscono il consenso, leaziende possono conte-stare i risultati e invalidarei voti e quindi ritardareper anni non solo il rico-noscimento sindacale masoprattutto l'avvio deicon-fronti sindacali. Spessoqueste controversie fini-scono al Tribunale del La-voro, con feroci battaglielegali che richiedono an-che un grande esborsoeconomico da parte dei la-voratori e dei Sindacati chehanno indetto le elezioni.L'ultima versione dellaproposta dell'Employee

Free Choice Act prevedeche: le elezioni non si svol-geranno, se la maggiorparte dei lavoratori firmal'adesione sindacale; il di-ritto a indire elezioni ascrutinio segreto viene ri-conosciuto ai dipendenti,nel caso in cui l'adesione alsindacato è firmata da unaminoranza dei lavoratori enon dalla maggioranza; aldatore di lavoro non vienepiù riconosciuta la possi-bilità di indire elezioni ascrutinio segreto; aboliscela complessa procedura dicertificazione della rap-presentanza sindacale edel diritto alla contratta-zione collettiva; vengonostabilite sanzioni nel casoin cui il datore di lavoropratica condotte anti-sin-dacali quando i lavoratorisi stanno sindacalizzandoattraverso la firma dellacard; sono previste proce-dure di conciliazione e ar-bitrato per la risoluzionedelle controversie (senzadover più ricorrere al tri-bunale del lavoro).Quand’anche dovesse ap-prodare al Congresso mol-to probabilmente il testoattuale della bozza di leggenon sarà votato nella suaforma attuale a causa del-l'opposizione dei SenatoriRepubblicani e dei Demo-cratici più conservatori.Infatti, anche se sono solo40 i senatori repubblicani,i sostenitori del Free Choi-ce Act non hanno ad oggi i60 voti al Senato necessariaffinché la legge venga ap-provata. Lo Statuto dei La-voratori, ma persino la“famigerata Legge Biagi”sono solo un “sogno” neidemocratici Stati Uniti.

“Lo sciopero” - dipinto di Robert Koheler pubblicato il 1° maggio 1886

antisindacali sia perfetta-mente legale.Negli ultimi trent'anni,l'ineguaglianza fra i pro-fitti delle aziende e i gua-dagni dei lavoratori è cre-sciuta minando il poteredi acquisto delle persone.L’economia americana in-fatti ha puntato tutto sul-l'aumento della produttivi-tà mettendo in secondopiano la capacità dei lavo-ratori di beneficiare a livel-lo salariale delle miglioriperformance industriali.Un dato estremamente elo-

quente emerge dall’enor-me divario, in fortissimoaumento, tra i salari dei di-pendenti comuni ed i diri-genti di alto livello, divarioche ha raggiunto negli ulti-mi anni quota 500 a 1.La stampa ha riportato ilparagone emblematico diun dirigente della Walt Di-sney che percepisce unreddito di 9.000 (novemila)volte superiore alla retribu-zione di una sarta messica-na che cuce i vestiti dellebambole dei personaggidella stessa Walt Disney

«Negli USA la condottaantisindacale è legale»

Spionaggio, intimidazioni e minacce di licenziamenti vengono usati per impedire la formazione di sindacali aziendali

Un dirigente può arrivare a guadagnare fino a 500 volte lostipendio medio di un dipendente comune

Andrea Sacco e Bartolomeo Vanzetti - Due emigrati italiani degli anni venti giustiziati sulla sedia elettrica il 23Agosto 1927 con laccusa di essere stati autori di una rapina a South Baintree in cui morirono due persone. Dal-laccusa vennero scagionati nel 1977 dal governatore del Massachusettes che riconobbe ufficialmente gli erroricommessi nel processo e riabilitò completamente la memoria dei nostri compatrioti, la cui unica colpa era stataquella di aver partecipato come protagonisti a degli scioperi per chiedere migliori condizioni lavorative e salaripiù alti (Sacco fu precedentemente arrestato nel 1916 proprio con laccusa di propaganda politica).

Ancora oggi un “sogno” per milioni di lavoratori americani