Insalata mania. - glunews.net · acqua per una ventina di minuti prima di usarle: perderanno un...

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Sport Il pilates. Focus Ipoglicemia. Attualità La filosofia del Piano Nazionale sul diabete. ANNO VI • N.2 • GIUGNO 2013 • Quadrimestrale di aggiornamento per diabetici e non 2,50 • copia omaggio Insalata mania.

Transcript of Insalata mania. - glunews.net · acqua per una ventina di minuti prima di usarle: perderanno un...

Sport

Il pilates.

Focus

Ipoglicemia.

Attualità

La filosofiadel PianoNazionalesul diabete.

ANNO VI • N. 2 • GIUGNO 2013 • Quadrimestrale di aggiornamento per diabetici e non€2,50 • copia omaggio

Insalatamania.

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EDITORIALE pag. 3

FOCUS pag. 4Ipoglicemia.

ALIMENTAZIONE pag. 10Insalata mania.

LA POSTA DEI LETTORI pag. 14

SPORT pag. 16Il pilates.

ATTUALITÀ pag. 20La filosofia del Piano Nazionale sul diabete.

CAPIRE LE ANALISI pag. 24VES (velocità di eritrosedimentazione).

STRUMENTI DI MISURAZIONE pag. 26Ad ognuno il suo profilo.

DIABETENIGMISTICA pag. 28

DOLCI CURIOSITÀ pag. 30

GLUNews • ANNO VI • N. 2 • GIUGNO 2013Quadrimestrale di aggiornamento per diabetici e nonUscite: Febbraio, Giugno, Ottobre | Tiratura: 25.000 copie

Direttore ResponsabileMaria Margherita Rossetti

Coordinamento ScientificoProf. Andrea GiaccariProfessore di Endocrinologia, Docente di diabetologiaPoliclinico Gemelli [email protected]

con la collaborazione di:Dott.ssa Caterina ConteSpecialista in Medicina InternaPoliclinico Gemelli Roma

Edizione, Redazione & Progetto GraficoCARISM S.r.l. - Torino

Stampa GRAF ART - Torino

Registrato al Tribunale di Torino, N. 44 - 28 Maggio 2008.

www.glunews.net

Sommario

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Editoriale

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ne delle persone che cercano notizie, contenuti e strumenti affidabili e verifi-

cati sul mondo del diabete.

Vogliamo rendere questo progetto multicanale unico nel suo genere ed in

linea col nuovo Piano Nazionale sul diabete (di cui trovate un’interessante arti-

colo in questo numero) con l’obiettivo di dare davvero a tutti la possibilità di

reperire in maniera semplice e diretta e nel modo più personalizzato possibile

le informazioni e le risposte che cercano: dalla rivista al sito web, dalle app ai

social network: tutto questo è GLUNews.

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Ipoglicemia.

“Stavo bene, ma il medico mi ha prescritto delle analisi di routine ed è venuto

fuori che ho il diabete. Mi ha dato una medicina che mi ha fatto male, sarà ipo-

glicemia?”

Capita, purtroppo spesso, di ascoltare storie simili. L’ipoglicemia è il principale

“nemico” della terapia del diabete. In forma lieve può essere semplicemente fasti-

diosa, mentre episodi più gravi possono avere conseguenze anche pericolose per

la vita. La paura dell’ipoglicemia è comune tra le persone con diabete di tipo 1,

ma anche tra le donne con diabete gestazionale e persone con diabete di tipo 2

in terapia con certi farmaci.

L’ipoglicemia non spaventa solo chi ha il diabete: il timore dell’ipoglicemia iatro-

gena (causata dal medico) rappresenta una limitazione anche per il diabetologo,

che spesso rischia di essere troppo permissivo nella prescrizione della terapia.

Ma cos’è l’ipoglicemia, e quali sono le cause? L’ipoglicemia è una condizione in

cui i livelli di zucchero (glucosio) nel sangue si riducono eccessivamente.

FOCUS

A. Giaccari

Il glucosio è essenziale per la vita, perché è la

principale fonte di energia per le cellule che for-

mano il nostro corpo ed è quasi l’unica forma

di energia in grado di far funzionare il nostro

cervello. I livelli di glucosio sono strettamente

controllati, perché sia l’ipoglicemia sia l’ipergli-

cemia possono avere conseguenze dannose per

la salute. Durante la digestione il corpo trasfor-

ma i carboidrati complessi assunti con il pasto

(pane, pasta, riso, ecc.) in molecole più piccole

che possano essere assorbite.

La principale di queste molecole è il glucosio.

Durante la digestione il glucosio passa dall’inte-

stino al sangue ma, fatta eccezione per alcuni

organi come il cervello, non può entrare nelle

cellule senza l’aiuto dell’insulina, un ormone

prodotto dal pancreas.

L’aumento dei livelli di glucosio nel sangue

dopo un pasto costituisce un “segnale” per il

pancreas, che inizia a rilasciare insulina.

L’insulina, a sua volta, fa entrare il glucosio nelle

cellule, che lo usano come “carburante”. Il glu-

cosio che non è utilizzato immediatamente

viene conservato nel fegato e nei muscoli.

Quando il glucosio entra nelle cellule la glicemia

si riduce, tornando ai livelli normali (70-100

mg/dL), e il pancreas smette di produrre insulina

per evitare che la glicemia scenda troppo.

Anche quando non mangiamo, durante il digiu-

no, il cervello e tutto l’organismo utilizzano

come fonte di energia il glucosio che era stato

immagazzinato nel fegato; se finisce, il fegato

ne produce di nuovo utilizzando le proteine.

Nelle persone affette da diabete l’azione del-

l’insulina prodotta dal pancreas è meno effica-

ce, o perché se ne produce poca (diabete di

tipo 1) o perché le cellule non sentono l’effetto

dell’insulina (diabete di tipo 2).

Senza l’aiuto dell’insulina il glucosio non può

entrare nelle cellule e i livelli di glicemia salgo-

no. Per evitare questo, vengono prescritti far-

maci che aiutano a ridurre la glicemia (ipoglice-

mizzanti), fino all’insulina.

In particolari condizioni, alcuni di questi farma-

ci (insulina o medicinali che stimolano la produ-

zione di insulina indipendentemente dalla con-

centrazione di glucosio nel sangue) possono

abbassare troppo i livelli di glucosio e provoca-

re ipoglicemia. Altri farmaci, come la metformi-

na, il pioglitazone o le gliptine (chiamate anche

inibitori del DPP-4) se assunti da soli o in com-

binazione fra loro non causano mai ipoglice-

mia. Va sottolineato che l’ipoglicemia da far-

maci si verifica solo quando la dose del farma-

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L’ipoglicemia da farmacisi verifica solo quandola dose del farmaco ètroppo alta rispettoai valori di glucosionel sangue.

co è troppo alta rispetto ai valori di glucosio

nel sangue, ad esempio se per sbaglio si

prende una pillola in più o troppe unità di

insulina, se si mangia meno del solito o se si

esagera con l’attività fisica. L’ipoglicemia

può essere anche causata dal consumo

eccessivo di bevande alcoliche o, in certi

casi, dalla presenza di altre malattie.

COME RICONOSCEREL’IPOGLICEMIA?Dal punto di vista “numerico”, si parla di

ipoglicemia quando i livelli di glucosio scen-

dono al di sotto di 70 mg/dL. Tuttavia è

bene sapere che, in persone che hanno il

diabete da molto tempo o quelle in cui la

glicemia è poco controllata, i sintomi del-

l’ipoglicemia possono presentarsi anche a

valori più elevati, in alcuni casi fino a 100

mg/dL. Questo accade perché l’organismo

nel tempo si adatta a livelli di glucosio più

alti e percepisce come troppo bassi valori di

glicemia altrimenti normali. In ogni caso, il

corpo ha bisogno di un costante rifornimen-

to di glucosio (proveniente dal pasto o dalle

riserve nel fegato).

Quando il glucosio nel sangue si riduce trop-

po a causa di un dosaggio di farmaco ecces-

sivo o perché il corpo ne consuma di più (ad

esempio nell’attività fisica intensa), il nostro

cervello non ha più l’energia necessaria a

svolgere le sue funzioni e si manifestano i

sintomi dell’ipoglicemia.

Questi rappresentano un “segnale d’allar-

me”, è il modo in cui il corpo ci informa che

ha bisogno di carburante. È quindi impor-

tante essere in grado di riconoscerli.

Ne sono esempi la confusione mentale, i

disturbi della vista (“vederci doppio” e offu-

scamento della vista), ansia, sudorazione,

sensazione di fame, palpitazioni (il cuore che

“batte in gola”), debolezza e tremori. Nei

casi più gravi, se l’ipoglicemia non viene

riconosciuta e trattata subito, si può arrivare

alla perdita di coscienza e perfino al coma.

Sintomi simili possono essere causati anche

da altre malattie e l’unico modo per essere

certi che si tratti davvero di ipoglicemia è

misurare i livelli di glucosio nel sangue.

È possibile che alcune persone affette da

diabete non avvertano i sintomi precoci del-

l’ipoglicemia. Questo avviene soprattutto

nelle persone che hanno il diabete non

tenuto sotto controllo per molto tempo, o

quando gli episodi di ipoglicemia si verifica-

no spesso. Nel primo caso la mancanza di

sintomi è dovuta ai danni che il diabete pro-

voca a livello del sistema nervoso, la cosid-

6

FOCUS

detta “neuropatia diabetica”. Nel caso delle

ipoglicemie frequenti, con il tempo il corpo svi-

luppa una sorta di tolleranza. Entrambe le

situazioni causano una riduzione della sensibili-

tà e dell’efficienza con cui il corpo segnala che

i livelli di glucosio nel sangue sono troppo bassi.

Alcuni farmaci, come i beta-bloccanti (usati per

la terapia dell’ipertensione arteriosa), possono

talvolta avere lo stesso effetto. In assenza di sin-

tomi si corre il rischio di accorgersi dell’ipoglice-

mia solo quando si presentano segni più gravi,

come perdita di coscienza o crisi epilettiche. Va

inoltre ricordato che in alcune persone, ad

esempio coloro che oltre al diabete soffrono di

malattie del cuore, gli episodi di ipoglicemia

possono aumentare la probabilità di eventi car-

diovascolari molto gravi, come l’infarto o l’ictus.

Chi legge questa rivista sa bene che i diabeto-

logi raccomandano di mantenere i valori di

emoglobina glicata (HbA1c, un’analisi del san-

gue che riflette i valori di glicemia nei 2-3 mesi

precedenti) al di sotto del 7%. Tuttavia, per evi-

tare l’ipoglicemia e le sue conseguenze delete-

rie, nelle persone considerate più fragili è

opportuno “allentare” questo obiettivo, e pre-

scrivere terapie meno aggressive. Si ritiene che

valori di emoglobina glicata pari a 7,5%-8,5%,

secondo i casi, siano accettabili nelle persone

che non avvertono i sintomi dell’ipoglicemia, in

quelle che hanno presentato episodi di ipogli-

cemia particolarmente gravi o frequenti e

quando l’ipoglicemia potrebbe avere conse-

guenze particolarmente gravi, come nei bambi-

ni o nelle persone anziane affette da altre

malattie.

COME AFFRONTAREL’IPOGLICEMIA?Nei casi di ipoglicemia lieve o moderata, cioè i

casi in cui si è ancora coscienti e in grado di

prendere provvedimenti da soli, è sufficiente

mangiare un po’ di zucchero, o carboidrati a

rapido assorbimento. Prima, però, si deve

innanzi tutto verificare che i livelli di glucosio

nel sangue siano effettivamente bassi (al di

sotto dei 70 mg/dL). Una volta confermata

l’ipoglicemia, si deve agire secondo la “regola

del 15”: assumere 15 grammi di glucosio (un

cucchiaio di zucchero o miele, 3 o 4 zollette di

zucchero o mezzo bicchiere di succo di frutta),

ricontrollando la glicemia dopo 15 minuti per

assicurarsi che sia salita almeno a 70 mg/dL. Se

questo non accade, si devono assumere altri

carboidrati a rapido assorbimento e ripetere

questi passaggi finché la glicemia non rimane

stabilmente sopra a 70 mg/dL. È importante

sapere che l’azione dell’insulina o di altri farma-

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Confusione mentale,offuscamento della vista,ansia, sudorazione,sensazione di famee palpitazioni sonosintomi di ipoglicemia.

ci può essere prolungata nel tempo e causa-

re nuovi episodi di ipoglicemia nelle ore suc-

cessive: dipende da quanto dura il farmaco

che ha provocato l’ipoglicemia. Una volta

ristabilita la glicemia, si devono mangiare

dei carboidrati a lento assorbimento (ad

esempio 50 grammi di pane), soprattutto se

il pasto successivo è lontano. Se si hanno

sintomi tipici dell’ipoglicemia ma non si ha a

disposizione un glucometro, nel dubbio

conviene comunque assumere zuccheri, per

poi misurare la glicemia appena possibile.

Nel caso di ipoglicemia grave, quando si

perde coscienza, è invece necessario l’aiuto

di altre persone. L’ipoglicemia grave si mani-

festa raramente e principalmente nelle per-

sone con il diabete di tipo 1. L’iniezione

intramuscolare (come una qualsiasi altra

iniezione) di glucagone, un ormone che ha

effetti opposti a quelli dell’insulina e quindi

aumenta rapidamente la glicemia, è la tera-

pia da somministrare in questi casi.

Il diabetologo istruirà i familiari su come

affrontare eventuali episodi di ipoglicemia

grave; con un po’ di istruzioni si può essere

anche più rapidi ed efficaci del 118.

COME PREVENIREL’IPOGLICEMIA?L’ipoglicemia iatrogena è la più frequente

causa di ipoglicemia. È importante informa-

re il medico sulle proprie abitudini alimenta-

ri e sul livello di attività fisica che si svolge in

modo che, insieme, si possa determinare

qual è la dose giusta di farmaco ipoglicemiz-

zante da assumere. In generale, prima di

modificare la terapia anche su suggerimen-

to di un medico, si deve sempre consultare il

diabetologo. Sarà utile prendere nota delle

situazioni in cui si è manifestata l’ipoglice-

mia (cosa si stava facendo, quando e cosa si

era mangiato, quando erano stati assunti i

farmaci, che sintomi si sono avuti e quali

erano i valori della glicemia) per aiutare il

diabetologo a gestire al meglio le eventuali

modifiche della terapia.

Il diabetologo inoltre spiegherà come com-

portarsi nelle diverse situazioni, ad esempio

nel caso di attività fisica intensa. L’esercizio

fisico è fondamentale per il benessere gene-

rale, specialmente nelle persone con diabe-

te, perché può aiutare a ridurre i livelli di gli-

cemia (i muscoli consumano più glucosio

durante l’attività fisica) e la necessità di far-

maci. Tuttavia, nelle persone in terapia con

farmaci che possono causare ipoglicemia, i

livelli di glucosio nel sangue possono abbas-

sarsi eccessivamente durante l’attività fisica

intensa e/o prolungata (ad esempio una par-

FOCUS

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tita di calcio o di tennis). Prima di iniziare l’atti-

vità fisica è buona regola misurare la glicemia e,

se questa è inferiore a 100 mg/dL, mangiare un

po’ di carboidrati a lento assorbimento (ad

esempio due frutti o 5-6 fette biscottate).

Una situazione in cui l’ipoglicemia può essere

particolarmente rischiosa è la guida. Per evitare

pericoli per se stessi e per altri, le persone che

sanno di essere a rischio dovrebbero controlla-

re la glicemia prima di iniziare a guidare e,

durante i lunghi viaggi, fare piccoli spuntini a

base di carboidrati a lento assorbimento per

mantenere i livelli di glucosio costanti.

Infine, è importante alimentarsi regolarmente,

senza saltare i pasti e, nel caso in cui si beva del-

l’alcol, farlo con moderazione e sempre durante

un pasto che contenga carboidrati.

La paura dell’ipoglicemia tra le persone con

diabete è comune e giustificata, ma rappresen-

ta anche una delle principali cause di aumento

di peso. Spesso, infatti, per il timore di “anda-

re in ipoglicemia”, i pazienti esagerano con gli

zuccheri. Per questo è fondamentale, nel

sospetto di ipoglicemia, controllare sempre i

livelli di glucosio; se questi sono normali, non si

deve mangiare nulla: non c’è alcuna ipoglice-

mia da trattare e, mangiando, si induce solo il

contrario, l’iperglicemia.

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10

Negli ultimi decenni l’insalata è diventata un piatto sem-

pre più presente sulle nostre tavole, specialmente duran-

te l’estate, quando l’arsura estiva ci fa venire voglia di

mangiare pietanze fresche e leggere. Nelle diete ipocalo-

riche l’insalata non manca praticamente mai, tanto che

molti la considerano un alimento “per chi deve dimagri-

re”. Ma di che si tratta esattamente? Con il termine

“insalata” si fa riferimento a una varietà di piatti di ogni

genere, dalla semplice “insalata verde” alle più ricche

insalate di riso o pasta, fino alla non proprio dietetica

“insalata russa”.

Oggi voglio parlarvi dell’insalata classica, quella a base di

ortaggi a foglia consumati prevalentemente crudi (lattu-

ga, indivia, radicchio, ecc.). Negli anni, da semplice con-

torno l’insalata si è guadagnata la dignità di vero e pro-

prio piatto unico, grazie all’aggiunta di una varietà di altri

Insalata mania.

ALIMENTAZIONE

C. Conte

ingredienti. La verdura fresca, più spesso la lattu-

ga, costituisce la base di questo piatto. La lattu-

ga, come i suoi “sorelle e fratelli” (indivia, radic-

chio, sono tutte molto simili fra di loro), è compo-

sta per circa il 95% da acqua, e per questo ha

poche calorie (19 kcal per 100 grammi). Dal

punto di vista calorico è un cibo molto vantaggio-

so, perché anche mangiandone in gran quantità

le calorie ingerite sono poche. Basti pensare che,

in termini di calorie, mezzo chilo abbondante di

lattuga (una quantità enorme!) equivale ad un

pacchetto di crackers da 25 grammi. Lattuga e

crackers non sono diversi solamente dal punto di

vista calorico: a differenza dei crackers, la lattuga

contiene pochi carboidrati, pochissimo sodio

(sale) e praticamente nessun grasso (come tutti i

vegetali, non ha colesterolo) un dato importante

per chi deve stare attento a peso, glicemia o pres-

sione alta. Inoltre la lattuga, come altri ortaggi,

contiene le fibre, un tipo di carboidrato che il

corpo non può digerire né assorbire e perciò si

limita a “transitare” per l’intestino, rallentando

l’assorbimento degli altri carboidrati (zuccheri)

durante la digestione, aumentando il senso di

sazietà e aiutando la regolarità intestinale. I bene-

fici delle fibre vegetali non si limitano agli effetti

immediati: consumare fibre alimentari può ridur-

re il rischio di malattie cardiovascolari come pres-

sione alta, infarto e ictus, a ridurre il colesterolo

totale e quello LDL (il colesterolo cattivo). Per

queste ragioni, le linee guida europee per la pre-

venzione delle malattie cardiovascolari racco-

mandano di assumere da 30 a 45 g di fibre al

giorno, da cibi integrali, frutta e verdure.

Nonostante le ottime proprietà dietetiche (e

sazianti) della lattuga, un pasto solo a base di

questo alimento, oltre a non essere sufficiente a

soddisfare il fabbisogno nutrizionale dell’organi-

smo (che richiede carboidrati, proteine e modiche

quantità di grassi), potrebbe essere piuttosto

insoddisfacente per il palato. Le “insalatone”

estive, invece, sono un ottimo piatto unico, i cui

ingredienti possono variare secondo i gusti perso-

nali. Ma fate attenzione a cosa aggiungete alla

lattuga e a come la condite, altrimenti perfino

l’insalata può trasformarsi in una minaccia per la

linea e per la salute!

L’insalatona ideale, per essere considerata un

piatto unico, deve contenere carboidrati, grassi e

proteine nella giusta proporzione. In questo piat-

to, gli ortaggi sono la principale fonte di carboi-

drati. Possiamo aggiungere verdure a piacimen-

to, cotte o crude: pomodori, rucola, ravanelli,

finocchi, cetrioli, peperoni, verdure grigliate (al

naturale, non intrise d’olio!)... Si ritiene che alcu-

ne di queste abbiano anche proprietà “medicina-

li”: rucola e sedano, ad esempio, sarebbero utili

a combattere l’acidità gastrica e l’ulcera, mentre

pomodori e aglio sarebbero in grado di abbassa-

re la pressione arteriosa.

Ci sono però alcuni ortaggi e cereali con cui non

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L’insalatona ideale,per essere considerataun piatto unico,deve contenere carboidrati,grassi e proteinenella giusta proporzione.

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bisogna esagerare, come carote, patate, legu-

mi (fagioli, ceci) e mais, perché contengono

più carboidrati rispetto ad altri.

Dal punto di vista calorico sono invece “peri-

colosissime” le olive, che nascondono una

discreta quantità di grassi: basti pensare che

dalla spremitura delle olive si produce l’olio...

Lo stesso vale per le noci e altra frutta secca,

come mandorle e nocciole. Tuttavia questi ali-

menti, se consumati in quantità moderata,

possono offrire dei benefici per la salute: uno

studio pubblicato recentemente sull’autorevo-

le rivista scientifica New England Journal of

Medicine ha dimostrato che aggiungere olio

extravergine d’oliva o semi oleosi (noci, man-

dorle, nocciole) alla Dieta Mediterranea può

ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Ciò

non significa che, siccome fanno bene, pos-

siamo abusarne: la quantità raccomandata è

pari a 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva al

giorno (compreso tutto quello che usiamo sia

per cucinare che per condire) o 30 grammi di

frutta secca (5-6 noci) al giorno.

Mangiandone di più si rischia solo di ingrassa-

re! Aggiungendo un paio di noci e un cuc-

chiaio di olio extravergine d’oliva alla nostra

insalata ci garantiremo un apporto di grassi

equilibrato, con beneficio per la salute.

Infine, le proteine. Anche qui possiamo sbiz-

zarrirci, ma vale sempre la regola di non esa-

gerare, per evitare di ingerire troppe calorie o

grassi di origine animale che, al contrario di

ALIMENTAZIONE

Esempi di valori nutrizionali di alcuni alimentiAALLIIMMEENNTTOO CCAALLOORRIIEE PPRROOTTEEIINNEE ((GG)) GGRRAASSSSII ((GG)) CCAARRBBOOIIDDRRAATTII ((GG)) FFIIBBRREE ((GG)) SSOODDIIOO ((MMGG)) CCOOLLEESSTTEERROOLLOO ((MMGG))

Lattuga (8 foglie grandi, 240 g circa) 21,6 4,4 1,0 5,2 3,6 21,6 0Pomodoro da insalata (grandezza media, 120 g circa) 20,4 1,4 0,2 3,4 1,2 3,6 0Finocchi crudi (mezzo, 115 g circa) 10,3 1,38 tracce 1,1 2,5 4,6 0Olive nere (4 grandi, 20 g circa) 47,0 0,3 5,0 0,2 0,8 10,8 0Noci secche (due, 10 g circa) 68,9 1,4 6,8 0,5 0,6 0,2 0Olio extravergine d’oliva (un cucchiaio, 10 g circa) 89,9 0 10 0 0 tracce 0Tonno in scatola al naturale (una scatola piccola, circa 56 g sgocciolato) 57,7 14 0,2 0 0 211,1 35,3Acciughe sotto sale (due, 15 gr circa) 85,6 3,7 0,5 0,3 0 397* 17,8Mozzarella vaccina (40 g) 101,2 7,5 7,8 0,3 0 80 18,4Feta (30 g) 75 4,7 6,0 0,5 0 432 20,4Uovo di gallina(uno medio, 60 g circa) 76,8 7,44 5,2 tracce 0 82,2 222,6

* Valore medio. Il contenuto di sodio varia da 362,2 mg a 432,5 mg per 15 grammi.

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quelli contenuti in olio e noci, possono avere

conseguenze negative sulla salute. Gli ingredien-

ti che più comunemente si aggiungono alle insa-

latone sono il tonno in scatola (scegliete quello al

naturale, che praticamente non contiene grassi)

o le acciughe sotto sale (lasciatele a mollo in

acqua per una ventina di minuti prima di usarle:

perderanno un po’ di sale e saranno più gonfie e

gustose), la mozzarella o la feta (come tutti i for-

maggi contengono parecchi grassi, e meno pro-

teine rispetto a pesce o carne, perciò non

aggiungetene più di 30-40 grammi a persona,

daranno gusto all’insalata senza appesantirla

troppo), e le uova (non più di uno a settimana,

meglio evitare se avete il colesterolo alto). Per

condire l’insalatona usate un po’ d’olio extraver-

gine d’oliva (misuratelo!), aceto di vino (quello

balsamico, se lo preferite, va benissimo, ma

poche gocce, c’è zucchero) o succo di limone. Il

sale, se proprio non potete farne a meno, va

usato in quantità minima. Ci sono alternative con

cui sostituirlo per insaporire le insalate, dal pepe

all’aglio in polvere; provate ad aggiungere un po’

di basilico o di zenzero fresco. Alcuni prodotti,

come peperoncino, aglio, cipolla e zenzero,

avrebbero addirittura il potere di ridurre coleste-

rolo e trigliceridi. Anche in Italia ormai si trovano

al supermercato i cosiddetti “dressing”, usati

negli Stati Uniti per condire l’insalata. In genere

questi contengono molti grassi, come olio o

maionese, ma anche zuccheri: assolutamente da

evitare. Per gli altri tipi di insalata (di pollo, di

mare, di riso, ecc.) vale sempre la regola genera-

le di non esagerare con le quantità, e soprattut-

to con i condimenti. Usate poco di tutto, ne trar-

ranno beneficio sia il gusto che la salute.

Abbondate con le verdure, preferite quelle fre-

sche (ricche di vitamine e antiossidanti) e ricorda-

te di lavarle sempre bene. Buon appetito!

Pomodori a sorpresa

IINNGGRREEDDIIEENNTTII PPEERR 22 PPEERRSSOONNEE::• 4 pomodori rossi medi• Riso integrale (100 grammi)• Tonno al naturale (una scatola da 160 gr)• Un’acciuga sotto sale• 3-4 capperi• Un mazzetto di prezzemolo• Qualche foglia di basilico• 2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva

PPRREEPPAARRAAZZIIOONNEE::Sciacquate il riso e mettetelo in una pentola con3 bicchieri d’acqua fredda e un pizzico di sale.Coprite la pentola, accendete il fuoco e cuoce-te per circa 40 minuti dall’ebollizione. Intantotritate acciuga, capperi, prezzemolo e basilico,metteteli in una ciotola con il tonno a pezzetti emescolate. Lavate i pomodori, tagliate la partesuperiore e svuotateli con un cucchiaino.Quando il riso sarà cotto scolatelo, unitelo aglialtri ingredienti, mescolate e condite con l’olio.Riempite i pomodori con il composto e coprite-li con la parte superiore. Mettete in frigo perun’ora prima di servire.

VVaalloorrii nnuuttrriizziioonnaallii (approssimativi) a porzione: Calorie: 355 KcalCarboidrati: 43 gProteine: 21 gGrassi: 11 g

Esempi di valori nutrizionali di alcuni alimenti ALIMENTO CALORIE PROTEINE (G) GRASSI (G) CARBOIDRATI (G) FIBRE (G) SODIO (MG) COLESTEROLO (MG)

Lattuga (8 foglie grandi, 240 g circa) 21,6 4,4 1,0 5,2 3,6 21,6 0Pomodoro da insalata (grandezza media, 120 g circa) 20,4 1,4 0,2 3,4 1,2 3,6 0Finocchi crudi (mezzo, 115 g circa) 10,3 1,38 tracce 1,1 2,5 4,6 0Olive nere (4 grandi, 20 g circa) 47,0 0,3 5,0 0,2 0,8 10,8 0Noci secche (due, 10 g circa) 68,9 1,4 6,8 0,5 0,6 0,2 0Olio extravergine d’oliva (un cucchiaio, 10 g circa) 89,9 0 10 0 0 tracce 0Tonno in scatola al naturale (una scatola piccola, circa 56 g sgocciolato) 57,7 14 0,2 0 0 211,1 35,3Acciughe sotto sale (due, 15 gr circa) 85,6 3,7 0,5 0,3 0 397* 17,8Mozzarella vaccina (40 g) 101,2 7,5 7,8 0,3 0 80 18,4Feta (30 g) 75 4,7 6,0 0,5 0 432 20,4Uovo di gallina(uno medio, 60 g circa) 76,8 7,44 5,2 tracce 0 82,2 222,6

* Valore medio. Il contenuto di sodio varia da 362,2 mg a 432,5 mg per 15 grammi.

Caro Professore,ho letto che esiste un tipo di intervento che fa guarire dal diabete. Guarire! Ho chiestoal mio medico, ma mi ha sconsigliato. Il figlio di una mia amica, invece, fa il chirurgo alPoliclinico e mi ha detto che si può fare. Vorrei andare a visita, ma non so che fare. Leiche dice? Maria

Cara Maria,in effetti esistono alcuni tipi di intervento cosiddetti di “chirurgia bariatrica” che permettono diottenere la “remissione” (temporanea scomparsa) del diabete. In generale sono interventi sull’in-testino che permettono ad esempio di restringere lo stomaco (così la fame finisce prima) oppuredi non assorbire quello che mangiamo (perdendo così cibo non digerito con le feci). In atre paro-le, sono interventi che permettono prevalentemente (altri meccanismi sono ancora in fase di stu-dio) di dimagrire. Sono indicati soprattutto in persone con grande obesità che non riescono aseguire una dieta. Ovviamente l’intervento può determinare problemi e complicanze. Una perso-na su tre che subisce l’intervento, infine, ha nuovamente il diabete entro 5 anni, nonostante ildimagrimento. E se il suo diabetologo ritiene che dimagrire (molto) non è per Lei importante, evi-terei di pensare all’intervento. Operarsi è facile (talvolta costoso). Ma non si torna indietro.Penso che in un prossimo futuro affronteremo l’argomento su un Focus.

Gentile professore,sono un ragazzo di 20 anni, circa un anno fa mi hanno diagnosticato un’intolleranza alglutine. Io ancora oggi non effettuo la dieta, la settimana scorsa ho scoperto di esserediabetico, può dipendere dalla celiachia? Io ho anche una poliartrite e una tiroidite.Quindi potrei avere una malattia autoimmunitaria? Cosa mi consiglia di fare?

Carissimo,tutte le malattie che hai citato sono su base autoimmune.Accade spesso che chi ha una malattia autoimmune ha un maggiore rischio di averne altre. Manon sono una la causa dell’altra. Suggerisco di farti seguire da un diabetologo che sia specialista,o abbia esperienza, in endocrinologia. Soprattutto, leggi quanto scritto qualche numero fa daAnnamaria. Nella rubrica Alimentazione c’è proprio un articolo “Celiachia e diabete”, con tantipiccoli trucchi per superare questa comune associazione.

CChhiieeddii aall PPrrooffeessssoorree è un servizio di GLUNews offerto a tutti i suoi abbonati, che possono porre i loro quesiti alla nostra Redazione Scientificatramite il sito wwwwww..gglluunneewwss..nneett. Le domande più cliccate verranno riportate sulla rivista in forma anonima in modo da essere un utile supportosu problematiche condivise.

HHaaii dduubbbbii ssuull ddiiaabbeettee?? CCoorrrrii aa rreeggiissttrraarrttii ssuu gglluunneewwss..nneett ee CChhiieeddii aall PPrrooffeessssoorree!!

Il servizio non vuole in alcun modo interferire o sostituirsi alle indicazioni terapeutico/cliniche dei medici di riferimento, ma offrire un utile strumentodi informazione dedicato a fornire spiegazioni maggiormente dettagliate e specifiche su problematiche legate alla corretta gestione del diabete.

CHIEDI AL PROFESSORE

16

SPORT

Il Pilates è uno sport che nasce dalla fusione delle disci-

pline fisiche occidentali con quelle spirituali orientali.

Gli esercizi portano alla cooperazione tra la mente ed il

corpo al fine di raggiungere il controllo, la precisione e la

fluidità dei movimenti, il tutto coordinato dalla respira-

zione. Ne deriva un'ottima disciplina che distende e

potenzia la muscolatura migliorandone l'elasticità, age-

vola la postura e regolarizza la respirazione.

Attraverso una serie di esercizi si arrivano a riconoscere

tanto i punti di forza quanto le debolezze fisiche, così da

poter dedicare la giusta attenzione là dove è più necessario.

Con l'utilizzo della muscolatura addominale e profonda

si favorisce la concentrazione, migliorando progressiva-

mente la coordinazione, l'allineamento e l'equilibrio del

proprio fisico.

Il Pilates è un metodo concepito per essere praticato

tanto come esercizio fine a se stesso quanto in abbina-

M. Daghero

Il Pilates.

mento ad altre discipline, così da integrare la

preparazione fisica e poter prevenire o ridurre i

rischi di lesioni od eventi traumatici nell'eserci-

zio sportivo in genere.

È una ginnastica adatta veramente a tutti, indi-

pendentemente dall'età, dalla corporatura o

dalle condizioni fisiche, in quanto gli esercizi

sono modulabili secondo le esigenze individuali.

In caso di diabete il Pilates assume un'elevata

importanza in quanto, oltre ad aiutare e miglio-

rare il metabolismo, sviluppa una motivazione

psicologica che aumenta il senso di equilibrio,

sicurezza e benessere, riduce notevolmente gli

stati di ansia, depressione e soprattutto aumen-

ta la fiducia in sé stessi.

La tecnica del Pilates si suddivide in due catego-

rie: il lavoro sul materassino ed il lavoro sulle

macchine, entrambe con una numerosa varietà

di esercizi che derivano da sei principi fonda-

mentali:

1 CONCENTRAZIONELa mente ed il corpo annullano tutti gli altri

pensieri, focalizzandosi unicamente sul movi-

mento e sul pensare prima di muovere.

2 RESPIRAZIONENel Pilates il respiro riveste una parte fonda-

mentale negli esercizi. Si inspira sempre con il

naso e si espira contemporaneamente tanto

con il naso quanto con la bocca, soprattutto

quando lo sforzo è maggiore e questa è vera-

mente un'azione complessa e difficile da attua-

re e perfezionare.

3 BARICENTROBisogna migliorare il nostro equilibrio ed identi-

ficare la zona centrale del torace, che nel Pilates

è definito il "Power House" ed è corrisponden-

te alla 3a-4a vertebra lombare, dietro all'ombeli-

co. L'esercizio viene gestito dalla contrazione

degli addominali. Sedersi in posizione eretta e

bilanciata ci educa ad una corretta postura che,

a sua volta, non espone il fisico a correzioni e

tensioni muscolari che provocano dolori fisici e

danneggiano gli organi interni come cuore,

stomaco ed intestino.

4 CONTROLLOContrastare la forza di gravità per rafforzare

tutto il corpo. Più il movimento è lento e più si

sollecitano fibre muscolari che sviluppano così

una forza maggiore.

5 FLUIDITÀ DI MOVIMENTOGli esercizi vanno eseguiti con regolarità di

movimento, sempre uguali, continui ed armo-

nizzati con il respiro.

17

Il pilates aumenta il senso di equilibrio, sicurezza e benessere, riduce notevolmente gli stati d’ansia e aumenta la fiducia in sé stessi.

18

SPORT

6 PRECISIONEAssumere determinate pose è decisamente

difficile per un principiante, ma la precisione

delle posizioni nel Pilates è fondamentale ed

un progressivo allenamento coadiuvato

dalla giusta respirazione portano ad una

buona riuscita degli esercizi.

Ovviamente, per chi ha il diabete e fa sport,

tutto questo non deve far trascurare le nor-

mali attenzioni come il giudizio del proprio

medico curante sulla scelta dello sport che si

vuole praticare, seguire con scrupolosa atten-

zione la dieta, fattore molto importante, quin-

di stare alle normali regole alimentari consu-

mando pasti facilmente digeribili prima di

recarsi in palestra ed essere sempre muniti di

riserva d'acqua e qualche bustina di zucchero

da consumare in caso di crisi ipoglicemiche.

Informare un amico/a o, meglio ancora,

l'istruttore della palestra sulla vostra condi-

zione per affrontare in modo corretto even-

tuali emergenze.

In ultimo l'equipaggiamento: il Pilates non

richiede particolari abbigliamenti, è impor-

tante però che quelli utilizzati siano in tessu-

ti che permettano una buona traspirazione e

non sintetici che possono invece provocare

fastidiose irritazioni cutanee.

Nella borsa avere sempre un ricambio di

tutto l'abbigliamento, oltre al necessario per

una salutare doccia a fine esercizio e, non si

sa mai, il necessario per misurare la glicemia

ed iniettarsi un po’ di insulina.

1 2

10 ESERCIZI DI PILATES DA FARE A CASA.Ogni singolo esercizio và ripetuto fino ad arrivare, con gradualità, ad una decina di volte.

Mettersi in posizione eretta con lebraccia distese verso l'alto e piegarsipoi lentamente verso il basso fino atoccare il suolo.

Mettersi in posizione eret-ta con addominali attivi,spalle abbassate, braccia emani distese ed inclinarsilentamente prima a destrae poi a sinistra.

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19

Stare seduti con gambe distese in avan-ti, braccia distese ai lati e ruotare con-temporaneamente il torace, il collo ed ilcapo.

Stare seduti con le braccia distese inavanti e tirare all'indietro l'ombelicoarcuando il bacino tenendo erette testa espalle.

Stando seduti tirare all'indietro l'ombeli-co arcuando il bacino, gambe distese inavanti, braccia distese ai lati e ruotarecosì il torace, il collo ed il capo tenendoperò fermo il bacino.

Sdraiarsi a terra con le gambe piegateed i piedi che spingono verso l'alto,tenere l'ombelico verso l'internoarcuando l'addome, sollevare poi latesta inspirando e, tenendole parallele,anche le braccia. Riabbassare poi testa ebraccia espirando.

Piedi e braccia a terra con addominaliattivi, sollevare lentamente il bacino finoad arrivare alla posizione finale con ilcorpo staccato dal suolo stando appog-giati solamente su testa, braccia e piedi.

Stendersi pancia a terra con le bracciapiegate mettendo le mani sotto la fronte,distendere le gambe ed i piedi, inspiraree sollevarle le gambe simulando il movi-mento del nuoto.

Mettersi con braccia e ginocchia a terra(posizione quadrupedia), tenere le ginoc-chia leggermente aperte, spalle e bracciadistese, addominali in tensione. Allungare alternativamente e lentamen-te le braccia distendendole al massimo.

Sdraiarsi su di un fianco, con il braccio a terracompletamente disteso e l'altro posizionato amò di piedestallo. Mettere in tensione gliaddominali alzando verso l'alto la gamba epoi fletterla richiamandola verso il busto. Ripetere l'esercizio poi anche sull'altro fianco.

La filosofiadel Piano Nazionale

sul diabete.

20

ATTUALITÀ

L’idea che mi ha sempre guidato nei 20 anni di professio-

ne come medico clinico e nei lavori di cui mi occupo oggi

al Ministero della Salute Italiano è che il malato con dia-

bete è il protagonista nella lotta alla malattia e il medico

è lo strumento della scienza, che lavora accanto alla per-

sona in una sorta di “alleanza terapeutica”, dove il cura-

re deve avere il significato di “prendersi cura”.

E l’idea di un cambiamento nell’assistenza, che preveda un

passaggio dal “curare” al “prendersi cura” e la necessità

di una modifica culturale e operativa che il Sistema Sanitario

deve attuare per recuperare comportamenti che tengano in

considerazione il malato come persona, sono il filo condut-

tore del Piano sanitario nazionale sulla malattia diabetica,

recepito con l’Accordo Stato - Regioni del 6 Dicembre 2012

e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 7 Febbraio 2013.

P. Pisanti

STORIADI UN DOCUMENTO CONDIVISO.Il documento, elaborato nell’ambito della

“Commissione nazionale permanente sul diabe-

te”, che opera presso la Direzione generale della

programmazione dello stesso Ministero dal 2003,

è stato predisposto con l’obiettivo di dare seguito

alle indicazioni europee, con le quali si invitano gli

Stati membri ad elaborare e implementare Piani

nazionali per la lotta contro il diabete.

Il Piano nasce dalla volontà del Ministero della

Salute non solo di individuare strategie per

rendere attuali e innovativi i contenuti delle

norme specifiche sul diabete ma soprattutto di

utilizzare modalità operative basate su un

ampio dialogo e collaborazione fra tutti i prin-

cipali protagonisti dell’assistenza al diabete, in

una reale sinergia fra le Regioni, le

Associazioni professionali, il Volontariato, le

Istituzioni pubbliche e private.

Il Piano, predisposto in una prima versione nel

2007, è stato poi revisionato e integrato da un

gruppo redazionale interno alla Commissione e

sottoposto all’esame delle Associazioni dei

pazienti e dei tecnici designati dalle Regioni,

che ne hanno apprezzato i contenuti e hanno

proposto alcune modifiche e integrazioni, rece-

pite all’interno del testo finale.

Il passaggio politico è stato facilitato dal fatto che

esso è in linea con gli indirizzi regionali attuali ma

soprattutto in quanto, in sintonia con le necessi-

tà del Sistema Sanitario, risponde alle esigenze sia

del mondo scientifico che del volontariato.

UNA STRATEGIA INTEGRATA.Il documento si connota come un provvedi-

mento “cornice” e si propone di dare omoge-

neità alle indicazioni e alle attività regionali e

locali, fornendo indicazioni per il miglioramen-

to della qualità dell’assistenza che tengano

conto dell’evoluzione scientifica e tecnologica e

dei nuovi modelli organizzativi.

Nel riprendere le indicazioni degli ultimi Piani

Sanitari Nazionali 2003-2005 e 2006-2008, il

Piano Diabete evidenzia la necessità di ricercare

differenti e nuovi equilibri in cui la persona, e

non la malattia, sia al centro del percorso assi-

stenziale e di sviluppare linee di lavoro che por-

tino all’integrazione fra ospedale e territorio,

alla salvaguardia della funzione della rete spe-

cialistica e alla rivalutazione del ruolo del medi-

co di medicina generale (MMG) e del pediatra

di libera scelta (PLS).

In quest’ottica il Piano, nel riaffermare le finalità

generali individuate dalla legge 115/87 e dal

Protocollo di intesa del 30 luglio 1991, che

hanno stabilito i canoni dell’assistenza e delinea-

21

Il Piano diabete evidenzia la necessità di ricercare differenti e nuovi equilibri in cui la persona, e non la malattia, sia al centro del percorso assistenziale...

to l’organizzazione dell’assistenza diabetolo-

gica, individua strategie per rendere attuali e

innovativi i contenuti di tali provvedimenti,

che già garantiscono una efficace tutela.

Non c’è alcun dubbio che a oltre 20 anni

dalla sua approvazione la legge 115/87 si

dimostra ancora molto attuale. Il legislatore

ha previsto la necessità di definire modelli di

cura integrati che sono lo strumento vincen-

te. Era però necessario rafforzare i contenu-

ti delle norme con uno strumento strategi-

co e il Piano Nazionale Diabete, nel parlare

di efficacia, efficienza, appropriatezza ed

equità di accesso ai servizi sanitari, vuole

essere questo.

Il documento, nel proporre obiettivi, strate-

gie e strumenti volti a superare i problemi

riscontrati in termini di prevenzione e promo-

zione della salute, riorganizzazione delle cure

primarie, integrazione delle reti assistenziali,

integrazione tra diversi livelli di assistenza e

integrazione socio-sanitaria, vuole essere la

risposta ai bisogni di salute delle persone a

rischio o con diabete, nel rispetto delle dispo-

nibilità delle risorse economiche, umane e

strutturali del nostro paese.

In particolare il Piano evidenzia che è neces-

sario che il Servizio Sanitario Nazionale nelle

sue articolazioni, le Associazioni di Pazienti,

la comunità medica e scientifica, le persone

con diabete e tutti coloro che li assistono si

adoperino per assicurare un efficace coordi-

namento dei Servizi.

CONTRO IL “VUOTOASSISTENZIALE”.Una delle criticità maggiormente evidenziate

dai cittadini a cui il Piano intende rispondere

riguarda la mancanza di continuità delle

cure, percepita spesso come “vuoto” assi-

stenziale, e quindi come abbandono istitu-

zionale, sia in termini temporali di copertura

oraria che come mancanza di integrazione

tra strutture e professionisti diversi. E per

affrontare il problema della continuità delle

cure il documento pone l’accento sulla

necessità di una modifica culturale e opera-

tiva in cui si valorizzano le azioni concordate

in un approccio globale, ricordando che il

bene “salute” è prodotto dall’impegno di

vari e differenti interlocutori non solo prove-

nienti dal mondo sanitario.

Le strategie in esso identificate, che hanno

come obiettivo il pieno benessere fisico, psi-

cologico e sociale sia dell’individuo che della

collettività, pongono l’accento sulla necessi-

ATTUALITÀ

22

tà di una migliore organizzazione dei Servizi,

una maggiore responsabilizzazione di tutti gli

interlocutori compreso la persona con diabete,

allo scopo di prevenire o ritardare il più possibi-

le l’insorgenza delle complicanze.

Pertanto il Piano, nel ricordare che gli elementi

essenziali per una migliore tutela della persona

con diabete sono l’organizzazione e la corretta

allocazione delle risorse umane e strutturali, indi-

vidua le modalità per perseguire dei buoni risulta-

ti nell’assistenza ed evidenzia la necessità di imple-

mentare i livelli Essenziali di Assistenza secondo le

priorità di salute delle persone con diabete nel

rispetto delle evidenze scientifiche, dell’Health

Technology Assessment, dell’appropriatezza delle

prestazioni e della condivisione dei Percorsi

Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA).

Il Documento, inoltre, focalizza l’attenzione

sulla importanza di implementare i processi di

informazione finalizzati a rendere la persona

sempre più consapevole della propria situazio-

ne clinica, delle alternative terapeutiche possi-

bili, e della propria responsabilità anche in ter-

mini di promozione e prevenzione della malat-

tia e delle complicanze. A tal proposito eviden-

zia l’importanza di rafforzare, nei confronti

della persona con diabete, l’approccio “educa-

tivo” e “formativo” di cui sicuramente l’ascolto

e il dialogo sono gli elementi fondamentali da

cui non si può prescindere.

24

CAPIRE LE ANALISI

A molti di voi sarà capitato di trovare la

parola “VES” sul referto delle analisi di labo-

ratorio prescritte dal medico. Si tratta di una

delle analisi che vengono prescritte più

comunemente. Ma cosa indica, e perché

rientra quasi sempre tra le analisi “di con-

trollo” che il medico richiede?

VES è un acronimo che sta per “Velocità di

EritroSedimentazione”, un termine “medi-

chese” che indica semplicemente la velocità

con cui i globuli rossi (eritrociti, dal greco

erythrós, rosso, e kýtos, cavità, cellula) si

depositano sul fondo di una provetta. È

un’analisi in grado di rivelare la presenza di

infiammazione. Cerchiamo di capire come

funziona e cosa significa.

Il sangue è formato da una parte liquida, il

plasma, e da una parte “corpuscolata”, cioè

le cellule del sangue (globuli rossi, globuli

bianchi, piastrine, di cui abbiamo parlato in

una precedente rubrica).

Normalmente le cellule circolano nel sangue

le une separate dalle altre, come tante mac-

chine su un’autostrada, senza aderire tra

loro. Grazie a delle cariche elettriche negati-

ve presenti sulla loro superficie, infatti, esse

si “respingono” le une dalle altre.

Per misurare la VES, il sangue prelevato

viene messo in una provetta in cui i globuli

rossi lentamente si depositano sul fondo, e

la parte liquida del sangue resta sulla super-

ficie. Esattamente come quando si mette

VES(velocità di eritrosedimentazione).

A. Giaccari

25

dello zucchero in un bicchier d’acqua senza

mescolarlo: lo zucchero si deposita sul fondo

del bicchiere, e l’acqua rimane sopra.

La VES misura la distanza che i globuli rossi per-

corrono in un’ora. In altre parole, con che velo-

cità si depositano sul fondo della provetta. In

alcune condizioni, per esempio quando è in

atto un’infiammazione, la capacità dei globuli

rossi a respingersi si riduce, e questi tendono ad

aderire tra loro. Se si formano degli ammassi di

globuli rossi, questi si depositeranno più velo-

cemente sul fondo della provetta, perché pesa-

no di più, e la VES sarà aumentata.

Come se nel nostro bicchiere invece che zuc-

chero sfuso mettessimo delle zollette: andran-

no a fondo più velocemente!

Essendo una velocità, la VES si misura in milli-

metri/ora (similmente alla velocità di una mac-

china, misurata in chilometri/ora).

I valori normali variano in base all’età e sono

maggiori nella donna. I laboratori indicano che

i valori dovrebbero essere inferiori a 20 mm/h

nella donna e a 15 mm/h nell’uomo.

Una regola generale che tiene conto dell’età e

del genere è: VES uomo = età/2; VES donna =

(età+10)/2.

Ora sappiamo cosa succede in laboratorio. Ma

cosa indica l’aumento della VES? Innanzi tutto

va chiarito che la VES è un’analisi piuttosto

aspecifica. Ciò significa che la VES non indica

una malattia in particolare, perché ci sono mol-

tissime ragioni (patologiche e non) per cui si

può avere un’alterazione di questa analisi.

Generalmente la VES aumenta nelle malattie

che comportano un’infiammazione: malattie

autoimmuni, alcune forme di artrite, tumori,

ma anche nella semplice influenza!

La VES è un campanello d’allarme che indica la

presenza di infiammazione, ma per arrivare a

una diagnosi è importante che insieme alla VES

vengano richieste altre analisi più specifiche, in

base ai sintomi che la persona riferisce e alla

visita effettuata dal medico.

La VES può anche essere richiesta come con-

trollo di routine in persone che stanno bene,

per verificare che non ci siano patologie

“nascoste”. Una volta che è stata fatta la dia-

gnosi, la VES può essere ripetuta per verificare

l’andamento della malattia e/o l’azione della

terapia, ad esempio se gli antinfiammatori stan-

no facendo effetto.

Bisogna infine tenere presente che ci vuole

qualche giorno prima che la VES si riduca e che

ci sono condizioni (anemia, diabete, gravidan-

za, malattie del cuore) che possono alterarne i

valori senza che ci sia un vero e proprio proces-

so infiammatorio in corso.

La VES, quindi, potrebbe essere considerata

un’analisi di prima battuta: “se alta, c’è qualco-

sa che non va”. Purtroppo non è sempre così.

Può alzarsi per banalità, può rimanere normale

anche in presenza di malattie gravi. Per questo

è indispensabile che venga integrata con le

altre analisi (e la visita del Paziente).

26

Come molti di voi già sapranno, l’automonitoraggio dei

livelli glicemici è uno strumento essenziale per tenere sotto

controllo il diabete e, in particolare, il rischio di complican-

ze diabetiche che più frequentemente colpiscono l’occhio,

il rene, il sistema nervoso e il sistema cardiovascolare e

che, spesso, per la loro gravità arrivano ad incidere pesan-

temente sulla qualità di vita della persona.

L’impegno di chi da anni lavora in questo campo è allora

quello di sensibilizzare il più possibile tutte le persone con

il diabete sulla necessità di seguire, con costanza e regola-

rità, una serie di semplici ma preziose misure che rendono

possibile combattere l’insorgenza delle complicanze di

questa malattia.

Fra quelle misure di prevenzione, di fondamentale impor-

tanza è l’autocontrollo dei livelli di glicemia, che oggi può

essere eseguito con estrema facilità, grazie all’uso di prati-

STRUMENTIDI MISURAZIONE

Ad ognuno il suo

profilo.

ci e piccoli apparecchi (i glucometri) che consen-

tono di avere il risultato del test in pochi secon-

di e con una micro goccia di sangue capillare.

Autocontrollo non significa, però, solo cono-

scenza del singolo valore di glicemia: nelle

recentissime “Raccomandazioni per l’autocon-

trollo della glicemia nel paziente diabetico”,

documento elaborato da un Gruppo di lavoro

che ha visto insieme le più importanti Società

Scientifiche del settore, si insiste molto sulla

gestione quotidiana del diabete da parte del

paziente, intesa come insieme delle competen-

ze teoriche e pratiche attraverso “piani indivi-

duali di autogestione” ovviamente sviluppati

tra personale sanitario e paziente.

RACCOMANDAZIONI PERL’AUTOCONTROLLO DELLA GLICEMIANEL PAZIENTE DIABETICOGruppo di lavoro AMD-SID-SIEDP-OSDI-SIBioC-SIMeL

Per “educare il paziente”, vengono in aiuto anche

gli stessi glucometri: attualmente in commercio

ce ne sono che hanno tante possibili funzioni

attivabili ed utilizzabili di volta in volta in base ai

bisogni personali e della specifica situazione.

In questo senso il glucometro oltre ad essere uno

strumento di misura e verifica, diventa strumen-

to educativo: ad esempio la possibilità di visualiz-

zare sul display un grafico che riporta gli ultimi

valori dei test glicemici effettuati, con preimpo-

stabili e personalizzabili i limiti inferiore e supe-

riore che non dovrebbero essere superati per un

buon compenso, permette in modo semplice di

avere sotto controllo da parte del paziente l'an-

damento di un profilo glicemico.

Gli schemi di profili glicemici possibili sono diver-

si e vanno adattati alla condizione e alle abitudi-

ni di vita, ma la possibilità di visualizzare in una

sola immagine, tutti insieme, più valori, fa sì che

chi utilizza correttamente i glucometri (soprat-

tutto quelli di ultima generazione) diventi più

consapevole dei rapporti esistenti tra terapia

(insulina o ipoglicemizzanti orali), comportamen-

to alimentare, attività fisica e andamento glice-

mico. La prima cosa da fare è sempre rivolgersi

al proprio medico curante o al diabetologo e

condividere con lui informazioni e strategie.

27

Avere le abilità necessarie per effettuare

la rilevazione della propria glicemia

Saper interpretare i risultati come base

per intraprendere una azione.

Percepire i collegamenti tra specifici com-

portamenti (alimentazione, esercizio fisi-

co) e i risultati della misurazione glicemi-

ca, prendendo da questi la motivazione

al cambiamento dei comportamenti

Mettere in atto autonomamente com-

portamenti correttivi, farmacologici e

non, in risposta ai risultati delle misura-

zioni glicemiche, soprattutto per la pre-

venzione del rischio ipoglicemico

Tutte le persone con il diabetedovrebbero essere educate a:

DIABETENIGMISTICA

Il termine che apparirà nelle caselle gialle deriva dal greco e si scrive υπογλυκαιµία. Risolvete il cruciverba e saprete di cosa si tratta.

ORIZZONTALI

1 L’occhio del sottomarino - 10 Vi nacque san Francesco - 14 Fertile, produttivo - 15 Infermiere Professionale -16 La mitologica madre di Perseo - 17 In marcia - 19 Si riducono oliando - 23 L’acido della vita (sigla) - 24Combustibile per autotreni - 27 Sono pari nel cloro - 28 Strade di montagna - 29 Si ripetono nell’indomito - 31Organizza viaggi turistici - 33 L’arma del cowboy - 35 Mai dati alle stampe - 36 Senza compenso o... senza moti-vo - 39 Si ottiene dividendo per due - 42 Scavano nel nostro inconscio - 44 La parola... per i parigini - 45 IlMontale premio Nobel (iniz.) - 46 Come Sopra - 47 Quelle in bronzo servono per la produzione della pasta - 49Lo affila il barbiere - 50 Pianta erbacea diffusa nelle regioni temperate.

VERTICALI

1 Il budino che... si mangia a Londra - 2 Un legno pregiato - 3 Ricopre le rive del fiume - 4 La... proverbiale rab-bia di Achille - 5 Piccolo fucile mitragliatore - 6 La provincia lariana (sigla) - 7 L’osmio in chimica - 8 Pianta carno-sa delle regioni calde - 9 La Muti attrice (iniz.) - 11 Servizio Ispettivo Tributario - 12 La differenza tra le quotazio-ni che negli ultimi tempi ha fatto... tribolare l’Italia - 13 Appaiono nelle pellicole in lingua straniera - 18 Si scartae poi si gusta - 19 Scalano pareti - 20 Il numero richiesto dal medico - 21 Ispidi, pungenti - 22 È finito a mezza-notte - 25 Fu re degli Unni - 26 Si pratica per tenersi in forma - 30 Si effettua per eliminare le imperfezioni resi-due - 32 Donne colpevoli - 33 I successori di Pietro - 34 Lo sono i frutti da spremuta - 37 Pacco di cinquecentofogli - 38 Prefisso che vale “metà” - 40 Il nome del regista Kusturica - 41 Negatrice di ogni divinità - 42 La ics trai fattori - 43 Informazioni per l’Accoglienza Turistica - 48 Nota musicale... operativa.

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Mangiare insalata fa bene (lo abbiamo visto in altrepagine della rivista), ma quale varietà scegliere? Noi, nel dubbio, ve le elenchiamo (quasi) tutte quisotto in ordine alfabetico, sta a voi inserirle nello sche-ma, rispettando lunghezza e incroci.

Buon appetito!

BBEELLGGAA CCIICCOORRIIAA GGEENNTTIILLIINNAA IINNDDIIVVIIAA LLAATTTTUUGGAA MMEESSTTIICCAANNZZAA MMIINNUUTTIINNAA RRAADDIICCCCHHIIOO RRIICCCCIIAA RRUUCCHHEETTTTAA RRUUCCOOLLAA SSCCAARROOLLAA VVAALLEERRIIAANNAA

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182945736

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CCrruucciippuuzzzzllee……iinn iinnssaallaattaa

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Se vogliamo bere una bibita dolce, la scelta migliore sembra ricadere sullebevande dolcificate con lo zucchero, piuttosto che quelle contenenti dol-cificanti artificiali, come aspartame, saccarina, acesulfame K e simili.

Secondo i ricercatori francesi dell’INSERM, l’Institut National de la Santé etde la Recherche Médicale, “Contrariamente al pensiero convenzionale, ilrischio di diabete è più alto con le bevande light, rispetto alle normalibevande zuccherate”, si legge nel comunicato INSERM.Il Comunicato INSERM riporta i risultati di un largo studio condotto su66mila donne francesi e pubblicato sul Journal of Clinical Nutrition.L’intento della ricerca era fare luce sull’impatto sulla salute da parte dellebevande light, poiché di quelle zuccherate già si sapeva che possonoaumentare il rischio di diabete.

Il team di scienziati ha analizzato la mole di dati raccolta durante il perio-do di studio per valutare la prevalenza del diabete tra un gruppo di donneche avevano bevuto entrambi i tipi di bevanda (zuccherata e dolcificataartificialmente) e coloro che avevano bevuto solo succo di frutta non zuc-cherato. I dati hanno così mostrato che, rispetto alle bevitrici di succo difrutta, le donne che bevevano l’uno o l’altro tipo di bibita subivano unamaggiore incidenza di diabete.Le cose tuttavia cambiavano quando si analizzavano le differenze d’inci-denza del diabete tra chi beveva le bibite zuccherate e quelle light. Tra chibeveva “light”, il rischio aumentava del 15% in più, rispetto alle bevitricidi bibite zuccherate, a seguito di un consumo di 500 ml a settimana. Rischio che aumentava addirittura del 59%, se si bevevano fino a 1,5 litridi bevanda light a settimana.Come ci si aspettava, tra le donne che bevevano solo il succo di frutta al100%, non vi è stato un aumento del diabete.

Meglio dunque il comune zucchero che non i dolcificanti che troviamonelle cosiddette bevande “light” che, come il nome vorrebbe far credere,spesso sono considerate più sane e leggere.FONTE: WWW.LASTAMPA.IT - SALUTE

Bevande “light” aumentano il rischio diabete

DOLCI CURIOSITÀ

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L'aceto è stato usato sin da tempi remoti non solo come condimento, maanche a scopo medicinale. All’aceto, o meglio agli aceti, viste le tante varianti disponibili (di vino, bal-samici, di frutta, di riso) sono state attribuite numerose proprietà: si dice,in particolare, che agiscano sulle riserve di “grasso”, che siano antitumo-rali e utili per il controllo della glicemia. Ma mentre per i primi due effetti non ci sono sufficienti riscontri scientifi-ci, sul controllo della glicemia esistono molti dati. A conferma, possiamo citare uno degli studi più recenti, pubblicato sulDiabetes Metabolism Journal, dal quale si è osservato che diete ad elevatocontenuto di grassi, abbinate con aceto balsamico, aiutavano ad attenua-re gli effetti negativi dei grassi sulle cellule beta del pancreas, quelle chesecernono insulina quando aumentano i livelli di glucosio nel sangue. In pratica, si potrebbe ipotizzare un effetto preventivo nei confronti deldiabete, in quanto le cellule che producono insulina sarebbero menoesposte ai rischi di una dieta ricca di grassi. L'ingrediente attivo è l'acido acetico, ma i meccanismi non sono ancorachiariti. Per esempio, si ipotizza che l'acido acetico possa rallentare losvuotamento dello stomaco e inibire l'attività degli enzimi digestivi presen-ti nell'intestino tenue, limitando la completa digestione dell'amido e,quindi, l'assorbimento del glucosio; o potrebbe aumentare la captazionedi glucosio da parte del tessuto muscolare, sottraendolo dal circolo.Questo effetto si è osservato sia in soggetti sani sia in diabetici. L'aspetto positivo è che per ottenere il beneficio dell’aceto ne basta laquantità che comunemente si aggiunge all'insalata.FONTE: WWW.CORRIERE.IT - SALUTE

L’aceto contro il diabete

Halle Berry, nata nel 1966, è un attrice e modella statunitense nota per isuoi ruoli in film come Monster’s Ball, dove ha vinto un Premio Oscarcome migliore attrice nel 2002, X-Men, I Flintstones, Cloud Atlas, ecc.Nel 1989, l’attrice è andata in coma diabetico durante le riprese di uno showtelevisivo e successivamente le è stato diagnosticato il diabete di tipo 1. Da allora, la Berry ha parlato apertamente di controllo del diabete. Ha aderito come primo ambasciatore nazionale ad una campagna di ser-vizio pubblico chiamato Diabetes Aware (Diabete Consapevole). La campagna informa gli americani circa l'importanza della diagnosi deldiabete, del monitoraggio e della corretta gestione di questa malattia cro-nica e progressiva.

Halle Berry