Innovazione cumulativa e...

66
Innovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di “Economia di Internet e dell’Information Technology” 1 dicembre 2010

Transcript of Innovazione cumulativa e...

Page 1: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa e brevettiBozza Capitolo 6 di “Economia di Internet e dell’Information Technology”

1 dicembre 2010

adrianobirolo
Nota
.: Politica economica STEFANO COMINO - FABIO MANENTIECONOMIA DI INTERNET & DELLE INFORMATION AND COMMUNICATION TECHNOLOGYI mercati high-tech tra innovazione, reti e standard 2011 - pp. VIII-344 - € 30,00 - ISBN 978-88-348-8613-7Testi-Studi-Materiali - 04Questo volume si propone come un testo di economia industriale applicata ai settori delle Information & Communication Technology; la presentazione dei modelli teorici è accompagnata con continui riferimenti a casi concreti e ciò rende la presentazione dei vari argomenti più vivace ed interessante. I diversi capitoli passano in rassegna le principali tematiche legate ai settori dell’ICT: funzionamento dei mercati in presenza di esternalità di rete (dirette ed incrociate), e-commerce e mercati digitali, innovazione nei settori ad alta intensità tecnologica, antitrust nei settori delle ICT. Il testo si rivolge ad un pubblico che, fornito di una preparazione di base in microeconomia e teoria dei giochi, desidera approfondire la conoscenza degli aspetti economici dei settori High Tech.1. Economia di Internet e delle ICT. – 2. I Mercati Digitali. – 3. Esternalità di Rete. – 4. Le Reti a Due Versanti. – 5. Accesso ed Interconnessione. – 6. Innovazione Cumulativa e Brevetti. – 7. Imitazione, Open Source e File Sharing. – 8. Aspetti Antitrust dei Mercati High Tech. – Bibliografia.
Page 2: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 2

Page 3: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Indice

6.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

6.2 Brevetti e altri meccanismi di appropriazione degli investimenti in ricerca 6

6.2.1 Un tour guidato all’ufficio brevetti . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

6.2.2 Le funzioni del brevetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8

6.2.3 Altri meccanismi di appropriazione . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

6.2.4 Proliferazione e utilizzo strategico dei brevetti . . . . . . . . . . . 13

6.3 Sulle spalle dei giganti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

6.3.1 Il brevetto ottimale in presenza di innovazione isolata . . . . . . . 20

6.3.2 Innovazione cumulativa: il modello di Green e Scotchmer . . . . . 23

Politica brevettuale nel caso di simmetria informativa . . . . . . . 26

6.3.3 Asimmetria informativa e il problema dell’hold-up . . . . . . . . . 32

6.4 Selve di brevetti e la tragedia degli anticommons . . . . . . . . . . . . . 38

6.4.1 Contratti di licenza e selva di brevetti . . . . . . . . . . . . . . . . 39

6.5 Brevetti deboli, quali le conseguenze? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44

6.5.1 Il modello di Farrell e Shapiro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48

Perizia dell’ufficio brevetti e benessere sociale (analisi ex-post) . . 56

Brevetti deboli ed incentivi all’innovazione (analisi ex-ante) . . . . 59

6.6 Appendice matematica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62

Page 4: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 4

6.1 Introduzione

Molti dei prodotti e delle tecnologie che costituiscono la grande famiglia dell’Information

& Communication Technology presentano un elevato grado di complessita. Prendiamo

ad esempio il nostro telefono cellulare. Oltre ad essere uno strumento di comunicazione,

esso ci permette di effettuare una serie di molteplici operazioni, quali ad esempio scattare

una fotografia o annotare i nostri appuntamenti come se fosse un’agenda elettronica; nel

caso di un modello piu sofisticato, lo possiamo utilizzare persino come lettore di brani

musicali in formato MP3 scaricati da Internet, o come un computer palmare connesso

alla rete. Grazie al progresso tecnologico, alla convergenza nei servizi di comunicazione

ed alla digitalizzazione dell’informazione e stato cosı possibile riunire all’interno di un

unico prodotto, il telefono cellulare, tutta una serie di funzionalita e di servizi che sono

stati sviluppati in passato da vari soggetti economici per altre piattaforme tecnologiche.

Analogamente, la tecnologia di compressione dei dati dei formati audio e video digitali

nota con l’acronimo MPEG (Motion Picture Expert Group), e la combinazione di piu

tecnologie sviluppate da una molteplicita di soggetti diversi. Nella sua versione di base, la

tecnologia MPEG incorpora una serie di brevetti di cui sono titolari oltre venti istituzioni

ed imprese differenti: si va dalla Columbia University, ad imprese attive nella telefonia,

da operatori del settore informatico fino a veri e propri giganti dell’elettronica quali LG

Electronics e Philips.1

Questi due semplici esempi evidenziano come nelle moderne economie, e nei settori

legati all’Information & Communication Technology in particolare, il processo innov-

ativo si discosti sensibilmente dal modello tradizionale, caratterizzato da innovazioni

isolate ed indipendenti le une dalle altre. Al contrario, nelle ICT, la dinamica delle

innovazioni ha sempre piu una natura che viene definita cumulativa, ossia caratterizzata

da una sequenza di innovazioni nella quale le invenzioni successive rappresentano dei

miglioramenti di tecnologie o di prodotti in precedenza sviluppati da altri.

La forte cumulativita del processo innovativo ha delle importanti conseguenze circa il

funzionamento e l’efficienza dinamica dei sistemi economici. Da un lato, le “innovazioni

iniziali”, quelle che si collocano nelle prime fasi della sequenza innovativa, hanno un

elevato valore sociale: esse contribuiscono al benessere della societa non solo direttamente

ma anche indirettamente in quanto ispirano e creano un terreno fertile per le invenzioni

di generazione successiva; in assenza delle prime, le successive innovazioni avverrebbero

con ritardo o, addirittura, non vedrebbero mai la luce.

Dall’altro lato, la cumulativita del processo innovativo richiede sempre piu spesso che

gli innovatori che sviluppano tecnologie o prodotti di generazione successiva stabiliscano

1Si fa riferimento in particolare alla versione MPEG-2; per maggiori dettagli si veda Serafino (2007).

Page 5: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 5

delle relazioni contrattuali con gli inventori che li hanno preceduti. Come si evince dai

due esempi citati in apertura, questo fenomeno e particolarmente marcato nei settori

legati all’elettronica e all’informatica dove spesso un nuovo prodotto incorpora un nu-

mero molto elevato di componenti, aspetto che richiede, oltre a competenze specifiche,

anche il controllo o l’accesso alle molteplici tecnologie alla base delle componenti; solo

raramente, infatti, accade che un’impresa abbia un controllo proprietario su tutte le

componenti incorporate nei prodotti da essa realizzati. Nell’esempio del telefono cellu-

lare da cui siamo partiti, l’impresa produttrice del telefono difficilmente sara titolare dei

brevetti relativi alla macchina fotografica, ai protocolli di trasmissione, al software per

la navigazione in rete, al software per l’agenda elettronica, e cosı via; dunque, essa dovra

necessariamente ottenere la licenza d’uso da coloro che controllano tali tecnologie.

Questo ed il prossimo capitolo sono dedicati ad analizzare alcuni degli aspetti salienti

del processo innovativo di tipo cumulativo. Nel presente capitolo concentriamo l’atten-

zione sul ruolo dei brevetti. Come documentiamo nelle prossime pagine, questo stru-

mento legale sta assumendo un ruolo sempre piu centrale nelle economie moderne. Oltre

a rappresentare uno mezzo attraverso il quale le imprese si appropriano degli investi-

menti in ricerca e sviluppo, negli ultimi anni, ed in particolare nelle industrie altamente

innovative, ha assunto sempre di piu una valenza di tipo strategico. Questo nuovo ruo-

lo svolto dai brevetti e strettamente legato a quanto detto sopra. In un contesto di

innovazione cumulativa, spesso accade che un’impresa si trovi nella necessita di dover

contrattare con altri operatori i termini di uso delle reciproche tecnologie; in questi casi,

l’aver accumulato consistenti portafogli di brevetti garantisce all’impresa una piu forte

posizione negoziale che le puo permettere di spuntare condizioni piu vantaggiose durante

le contrattazioni.

Dopo aver fornito delle evidenze circa la proliferazione del numero di domande di

brevetto e la crescente importanza strategica di questo strumento legale, presenteremo

un’analisi formale che ci permettera di discutere della politica brevettuale ottimale in

un contesto di innovazione cumulativa. Successivamente, ci occuperemo piu nello speci-

fico delle negoziazione degli accordi di licenza tra innovatori di generazione successiva

affrontando alcuni dei temi piu discussi dalla letteratura economica. Nel prossimo capi-

tolo ci occuperemo di altri strumenti, diversi dai brevetti, attraverso i quali le imprese

si appropriano degli investimenti in ricerca e sviluppo. In particolare ci occuperemo di

modelli alternativi di innovazione, i cosiddetti modelli di innovazione “aperta”, o open

innovation.

Page 6: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 6

6.2 Brevetti e altri meccanismi di appropriazione

degli investimenti in ricerca

Prima di addentrarci nella discussione degli aspetti salienti del processo innovativo di

tipo cumulativo, e utile iniziare questo capitolo discutendo dei meccanismi attraverso

i quali le imprese possono appropriarsi dei risultati dei loro investimenti in ricerca e

sviluppo. In questa sede dedichiamo particolare attenzione ai brevetti; nelle pagine che

seguono richiameremo brevemente obiettivi e finalita istituzionali di questi strumenti

legali. Inoltre, grazie al ricorso ad alcune recenti statistiche, vedremo come nella realta

a queste finalita ed a questi obiettivi se ne sono affiancati altri che possono essere definiti

come non propriamente istituzionali.

6.2.1 Un tour guidato all’ufficio brevetti

Iniziamo con una breve descrizione delle caratteristiche istituzionali dei brevetti. Il

nostro intento non e quello di fornire una presentazione esaustiva del sistema brevettuale

e del suo funzionamento ma, piu semplicemente, di evidenziarne gli aspetti piu rilevanti

ai fini dell’analisi che andremo a svolgere nei paragrafi seguenti.2

Il brevetto e uno strumento giuridico che conferisce al suo titolare un monopolio

temporaneo per lo sfruttamento dell’invenzione. Nello specifico, al titolare del brevetto

e attribuito il diritto esclusivo di impedire l’utilizzo, la commercializzazione, o l’impor-

tazione del prodotto, o l’implementazione del processo produttivo oggetto della pro-

tezione brevettuale. Quindi, per mezzo del brevetto, il titolare ha la possibilita di im-

pedire a terzi non autorizzati l’utilizzo dell’invenzione; per questa ragione, spesso si dice

che un brevetto conferisce un “diritto negativo” al suo titolare. Questa considerazione,

che potrebbe apparire irrilevante e, al contrario, molto importante nel caso dell’Informa-

tion & Communication Technology. Come detto, le tecnologie e i prodotti dell’ICT sono

caratterizzati da un’elevata complessita e non sono rari i casi in cui essi sono coperti da

una molteplicita di brevetti sovrapposti. In tali circostanze, nessuno dei soggetti titolari

di brevetto ha la possibilita di utilizzare la tecnologia o commercializzare il prodotto

senza aver prima concordato una licenza d’uso con gli altri titolari. Nella letteratu-

ra economica questa situazione e indicata con il termine di blocking patents in quanto

ciascun titolare di brevetto ha, di fatto, un diritto di veto sull’utilizzo della tecnologia.

Ma andiamo con ordine e vediamo come si dovrebbe comportare un’inventore che

2Seppur i principi ispiratori e le norme fondamentali siano sostanzialmente comuni, le legislazionibrevettuali dei diversi paesi presentano alcune differenze; in questa sede facciamo principalmente riferi-mento al caso italiano. Una presentazione esaustiva della legislazione brevettuale italiana, alla quale ciispiriamo in queste pagine, e fornita in UIBM (2009).

Page 7: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 7

desiderasse brevettare la propria innovazione. Il primo passo e quello di depositare la do-

manda presso l’ufficio brevetti del paese presso il quale si vuole richiedere la tutela.3 La

domanda di brevetto deve essere corredata da una serie di informazioni, le piu rilevanti

sono la descrizione dell’invenzione e le “rivendicazioni”(spesso indicate con il termine an-

glosassone di claims). Nella descrizione, il richiedente deve illustrare dettagliatamente il

funzionamento dell’invenzione; in particolare, la descrizione deve essere cosı approfondi-

ta e chiara da permettere, ad una persona con comprovata esperienza tecnica nello stesso

settore, di ricostruire e mettere in pratica l’invenzione sulla sola base delle informazioni

specificate nella domanda di brevetto. A loro volta, le rivendicazioni definiscono che

cosa e oggetto di tutela brevettuale; esse sono dunque fondamentali in quanto stabilis-

cono l’ambito di tutela del brevetto e quindi concorrono a determinarne la cosiddetta

“ampiezza”.

Ricevuta la domanda, l’ufficio brevetti valuta se sono soddisfatti i requisiti necessari

per concedere il brevetto. I principali requisiti oggetto di indagine da parte dell’ufficio

sono quelli di seguito elencati. In particolare, per essere brevettabile, un’invenzione deve:

- avere come oggetto una materia brevettabile;

- essere nuova (requisito di novita);

- implicare un’attivita inventiva (requisito di non ovvieta);

- essere atta ad avere una applicazione industriale (requisito di industrialita o

utilita).

L’articolo 45, comma 2, del codice della proprieta intellettuale (CPI) stabilisce che

non tutte le materie possono essere oggetto di brevetto. In particolare, sono escluse: le

scoperte, le teorie scientifiche e i metodi matematici, nonche i programmi di elaboratore

ed altre attivita intellettuali e ludiche.4

I requisiti di novita e non ovvieta sono i piu difficili da verificare e richiedono una

preparazione tecnica specifica da parte dell’esaminatore dell’ufficio brevetti. Un’inven-

zione e da considerarsi nuova “se non e compresa nello stato della tecnica” (art. 46

del CPI). Per valutare la sussistenza del requisito di novita l’ufficio brevetti deve pro-

cedere ad un accurato studio dello stato dell’arte da intendersi come tutto quell’insieme

di informazioni rese accessibili al pubblico, in qualunque parte del mondo, e attraverso

3In Italia ci si deve rivolgere all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. E anche possibile rivolgersi agliuffici sovra-nazionali, come, ad esempio, lo European Patent Office.

4I successivi commi 4 e 5 stabiliscono che sono altresı escluse dalla possibilita di ottenere brevetto imetodi per il trattamento chirurgico, terapeutico e di diagnosi, nonche le razze animali e procedimentibiologici per l’ottenimento delle stesse.

Page 8: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 8

qualsiasi mezzo, dunque altri brevetti, altre domande di brevetto ma anche letteratura

scientifica ed altre pubblicazioni.

Il requisito di non ovvieta stabilisce che un’invenzione per essere brevettabile deve

implicare un’attivita inventiva. Nello specifico, l’art. 48 del CPI chiarisce come ci sia

attivita inventiva quando, per una persona esperta del settore, l’invenzione non risulta

in modo evidente dallo stato della tecnica. L’ultimo dei requisiti elencati e quello di in-

dustrialita. Come risulta chiaro dalla parola stessa, affinche l’invenzione sia brevettabile

e necessario che essa sia suscettibile di fabbricazione o utilizzazione in qualsiasi genere

di industria, compresa quella agricola.

La durata della fase istruttoria dell’ufficio brevetti e in genere piuttosto lunga; spesso

possono passare anche due o tre anni tra il momento in cui la domanda e depositata ed

il momento in cui il brevetto viene concesso (o negato). In questa fase e possibile che

l’ufficio ritenga necessari degli incontri con il soggetto che ha depositato la domanda;

durante tali incontri e poi possibile che l’ufficio richieda una modifica dei termini della

domanda come, ad esempio, una diversa specificazione delle rivendicazioni.

Una volta concesso, il brevetto tutela l’invenzione per vent’anni a partire dalla data

del deposito della richiesta, sempre che il titolare continui a versare, con cadenza plurien-

nale, i diritti di rinnovo. Come detto, durante il periodo di validita, il brevetto conferisce

la facolta di impedire a terzi non autorizzati di utilizzare l’invenzione. Cio significa che,

nel caso ritenga che altri stiano abusivamente utilizzando la sua invenzione, il titolare ha

la possibilita di rivolgersi al tribunale per bloccare tale comportamento e per ottenere

il risarcimento del danno eventualmente subito. La durata del dibattimento puo essere

molto lunga e, onde evitare il perpetrarsi del comportamento (potenzialmente) abusivo,

il tribunale puo emanare un provvedimento cautelare, immediatamente esecutivo, con

cui impone la sospensione dell’utilizzo dell’innovazione. Ovviamente, a conclusione delle

indagini, il tribunale puo stabilire che non c’e stata violazione del brevetto, chiudendo

la citazione con un giudizio sfavorevole al titolare. Ma il tribunale puo andare oltre;

esso puo assolvere l’impresa accusata in quanto, a suo giudizio, il brevetto e invalido.

In altri termini, il tribunale puo spingersi fino a dichiarare nullo il brevetto qualora es-

so ritenga che sia stato erroneamente concesso ad una invenzione priva dei requisiti di

brevettabilita.

6.2.2 Le funzioni del brevetto

Come appena ricordato, il brevetto determina la creazione di una posizione monopolisti-

ca in capo al suo titolare. Questa posizione rende possibile la realizzazione di profitti che

compensano l’inventore per gli investimenti in attivita di ricerca e sviluppo. In assenza

di brevetto, e la tesi di fondo tradizionale, l’invenzione puo essere facilmente imitata da

Page 9: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 9

altri operatori concorrenti, portando ad una erosione dei profitti di cui l’innovatore puo

appropriarsi; in questo modo si ridurrebbero gli incentivi a condurre attivita di ricerca.

Dunque, senza un sistema di tutela brevettuale, si assisterebbe inevitabilmente ad una

diminuzione degli investimenti in ricerca e sviluppo da parte degli agenti economici; le

conseguenze potrebbero essere estremamente negative per la societa nel suo complesso

che si vedrebbe privata di investimenti altamente desiderabili dal punto di vista sociale.

Inoltre, attraverso lo strumento brevettuale si assicura una adeguata circolazione della

conoscenza; infatti, non solo l’invenzione diviene di pubblico dominio allo scadere dei

venti anni di protezione brevettuale, ma anche, fin da subito e durante la fase di validita

del brevetto, la descrizione dettagliata del funzionamento dell’invenzione richiesta all’at-

to del deposito della domanda garantisce una significativa diffusione dell’informazione

relativa all’innovazione.

Ma queste non sono le uniche finalita dei brevetti. Questi strumenti legali hanno

anche un ruolo importante nel creare un mercato delle innovazioni, in cui un inventore

puo rivendere la sua innovazione ad altri soggetti interessati. Grazie ai brevetti si crea,

dunque, un “mercato delle idee” sulla cui piazza si comprano e si vendono innovazioni;

si parla in proposito di funzione transattiva dei brevetti. In verita, una innovazione

potrebbe essere venduta anche in assenza di un brevetto che ne tuteli la proprieta; tut-

tavia, come osservato da Arrow (1962), un soggetto interessato all’acquisto di una nuova

tecnologia difficilmente sarebbe disposto a comprare l’innovazione “a scatola chiusa”.

Inoltre, anche l’inventore sarebbe a sua volta riluttante ad illustrare nel dettaglio il fun-

zionamento della sua innovazione; se lo facesse, infatti, egli correrebbe il rischio che il

potenziale acquirente, una volta capito il funzionamento, utilizzi/replichi l’invenzione

senza pagare alcunche. In questo contesto, i brevetti facilitano la compravendita delle

innovazioni: infatti, impedendo l’utilizzo di una innovazione in assenza di una specifica

licenza d’uso, il brevetto fa sı che l’inventore possa illustrare nel dettaglio le caratteris-

tiche della propria innovazione senza correre il rischio di essere “truffato” da un’impresa

che utilizzi l’innovazione senza pagare. In altre parole, la presenza dei brevetti favorisce

la cessione delle innovazioni dall’inventore ad altri soggetti utilizzatori, rendendo piu

fluido/efficiente il mercato delle idee.

La funzione transattiva dei brevetti e importante non solo perche facilita la diffusione

della conoscenza all’interno del sistema economico, ma anche perche favorisce la special-

izzazione del lavoro tra agenti economici. Se il mercato delle idee funziona in maniera

adeguata, coloro che sono piu portati o piu interessati all’attivita di ricerca e sviluppo vi

si possono dedicare completamente, ottenendo poi una remunerazione dalla vendita delle

invenzioni ad altri soggetti che invece si impegnano nella fase di commercializzazione. E

questo il caso delle cosiddette fabless firms - letteralmente imprese senza impianto - che

Page 10: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 10

nell’industria chimica e in quella dei semiconduttori si occupano esclusivamente dello

sviluppo di innovazioni che poi rivendono sul mercato (si vedano Arora e Fosfuri, 2000

e Hall e Ziedonis, 2001).

Riquadro 1 - Il mercato delle idee in Europa

Come evidenziato da Athreye and Cantwell(2005), a partire dagli anni novanta vi e statoun notevole aumento nel volume e nel valoredelle licenze aventi ad oggetto la compraven-dita di tecnologia. In un recente lavoro ap-parso su Research Policy, Gambardella e altri(2007) analizzano i contratti di licenza con-clusi da imprese europee. I dati su cui si basail lavoro dei tre autori sono tratti da una sur-vey condotta su un campione di imprese tito-lari di brevetto in Francia, Germania, GranBretagna, Italia, Olanda e Spagna (la cosid-detta survey PatVal-EU). Il lavoro e diviso indue parti; nella prima parte, gli autori sti-mano un modello probit per stabilire qualisiano le principali determinanti della conces-sione di un brevetto in licenza. I risultati ot-tenuti sono in linea con le previsioni teoricheed evidenziano come la probabilita di con-cedere in licenza un brevetto cresca con la suaampiezza (misurata in termini del numero dirivendicazioni incluse nel brevetto) e decrescacon la dimensione dell’impresa titolare dellostesso (dunque imprese di maggiori dimen-sioni hanno minore propensione a concederein licenza le proprie tecnologie). Inoltre, gliautori trovano che esiste una correlazione pos-itiva tra valore economico del brevetto (ap-prossimato in vario modo fra cui, ad esempio,il numero di Paesi dove il titolare ha chiestouna protezione brevettuale) e la probabilitache esso venga concesso in licenza; quindi,brevetti di maggior valore parrebbero averemaggior mercato.La seconda parte dell’indagine e probabil-mente quella piu interessante. Gli autori in-

fatti osservano che accanto all’11% di brevet-ti che sono effettivamente concessi in licenza,ve ne e un altro 7% che i titolari sarebberodisposti a cedere ma che restano invenduti.Quali sono le ragioni di queste mancate licen-ze? Esistono due possibili spiegazioni alterna-tive: i) i brevetti coprono delle tecnologie discarso interesse e per la quali non c’e una unaeffettiva domanda, ii) la presenza di costi ditransazione legati alla difficolta di individuarecompratori o ad asimmetrie informative divario genere, impedisce la conclusione dei con-tratti di licenza. Per verificare quale sia la sp-iegazione piu verosimile i tre autori studianoquali sono le determinanti della disponibilitaa concedere in licenza il brevetto da parte deltitolare (informazione presente nella surveyPatVal-EU). Gli autori non trovano una sig-nificativa differenza tra le determinanti delladisponibilita a concedere un brevetto in licen-za da quelle che portano all’effettiva conces-sione. Questo risultato sembrerebbe suggerireche gli innovatori valutano in modo analogo ibrevetti che sarebbero disposti a concedere inlicenza e quelli che effettivamente concedono;gli autori interpretano questo risultato comeun’evidenza del fatto che la mancata conces-sione in licenza dei brevetti sia legata non allaqualita dei brevetti stessi ma a delle frizionipresenti nel mercato delle idee. In altre pa-role, il mercato delle idee potrebbe essere qua-si il 70% piu grande di quello che effettiva-mente e se non ci fossero delle frizioni, pas-sando cosı dall’attuale 11% di brevetti con-cessi in licenza, ad una percentuale intorno al18%.

Infine, un’ulteriore e rilevante funzione svolta dai brevetti e quella di segnalazione.

Cosı come documentato in un recente lavoro di Pluvia Zuniga e Guellec (2009), la tito-

larita di uno o piu brevetti facilita l’accesso al credito da parte delle imprese. Infatti,

Page 11: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 11

e soprattutto per il caso di nuove imprese tecnologiche, la presenza di asimmetria in-

formativa rende particolarmente complicata la relazione con banche o altre istituzioni

finanziarie, spesso incapaci di valutare con sufficiente grado di certezza le qualita dei

soggetti richiedenti un finanziamento. In questo senso, un’impresa puo segnalarsi come

un agente altamente innovativo attraverso la titolarita di un consistente portafoglio di

brevetti, limitando i problemi di asimmetria informativa e facilitando quindi l’accesso al

credito.

6.2.3 Altri meccanismi di appropriazione

Anche se in questo capitolo concentriamo la nostra attenzione sui brevetti, va sotto-

lineato che questo strumento legale non rappresenta l’unico meccanismo attraverso il

quale un’impresa puo ottenere una adeguata remunerazione per i propri investimen-

ti in ricerca e sviluppo. A questo proposito, e interessante il lavoro di Cohen e altri

(2000). I tre autori hanno condotto uno studio che ha coinvolto 1.478 imprese mani-

fatturiere statunitensi impegnate in attivita di ricerca e sviluppo. I risultati ottenuti

ed illustrati nella Tabella 6.1 evidenziano come gli imprenditori intervistati non vedano

il brevetto come lo strumento piu efficace per assicurarsi adeguati ritorni commerciali

dalle proprie innovazioni. Nello specifico, Cohen e altri (2000) considerano sei possi-

bili meccanismi attraverso cui le imprese possono appropriarsi del valore generato dalle

proprie innovazioni: il segreto industriale (Secrecy), i brevetti (Patents), altri strumenti

legali (Other legal), il vantaggio di essere i primi a giungere con il prodotto sul mercato

(Lead time) e la possibilita di vendere servizi (Comp. Sales/serv.) o prodotti (Comp.

Sales/prod.) complementari.

Secrecy Patents Other Lead Comp. Sales Comp. SalesSecrecy Patents legal time services production

Food 58,54 18,26 21,18 53,37 39,83 51,18Textiles 63,7 20 25,87 58,26 55,22 58,26Paper 55 36,94 26,45 47,1 40 39,84Printing/Publishing 32,5 12,08 21,67 48,33 66,25 60,42Petroleum 62 33,33 6,33 48,67 40,33 35,67Chemicals, nec 52,77 37,46 21,62 48,62 44,92 41,31Basic Chemicals 48 38,86 11,57 38,29 45,86 44,71Plastic Resins 55,93 32,96 18,15 38,33 44,63 46,11Drugs 53,57 50,2 20,82 50,1 33,37 49,39Miscellaneous Chemicals 70,69 39,66 25,52 55,52 55,17 48,97Rubber/Plastic 56,86 32,71 10,14 40,86 34,29 37,71Mineral Products 46,11 21,11 12,22 39,72 37,78 40Glass 46,67 30,83 11,67 50 62,5 70Concrete, Cement, Lime 45 30 17,5 38 45,5 40

Page 12: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 12

Metal,nec 65,83 20 5 50,83 58,33 61,67Steel 37 22 11,5 61,5 34,5 42Metal Products 43,07 39,43 18,18 48,18 37,05 40,11General Purp. Machinery, nec 49,19 38,78 20,88 52,23 41,15 43,65Special Purp. Machinery, nec 45,08 48,83 23,05 59,69 46,33 51,09Machine Tools 61,5 36 9 61 43 34,5Computers 44,2 41 27,2 61,4 40,2 38Electrical Equipment 39,09 34,55 15 33,41 32,27 31,82Motor/Generator 50,91 25,23 19,09 48,86 47,27 45,23Electronic Components 34,04 21,35 20,19 45,58 50 51,15Semiconductors 60 26,67 22,5 53,33 42,22 47,5Communications Equip. 47,21 25,74 20,15 65,59 42,06 41,18TV/Radio 50 38,75 35,63 53,75 24,38 38,75Medical Equipment 50,97 54,7 29,03 58,06 52,31 49,25Precision Instruments 47,29 25,86 20,86 54,14 49,57 45,57Search/Navigational Equip. 48,95 28,68 24,08 46,84 32,89 40,53Car/Truck 42,22 38,89 19,44 65,56 41,67 42,22Autoparts 50,83 44,35 15,65 64,35 44,84 53,06Aerospace 55,1 32,92 16,15 58,02 34,58 46,88Other Manufacturing 49,29 33,81 26,61 63,51 42,56 45,3ALL 51 34,83 20,71 52,76 42,74 45,61

Tabella 6.1: meccanismi di appropriazione dell’innovazione di prodotto, Cohen e altri (2000).

La domanda posta agli imprenditori era la seguente: “nei passati tre anni per quale

percentuale delle vostre innovazioni un determinato meccanismo [segreto industriale,

brevetto ...] si e rivelato efficace nel proteggere il vostro vantaggio competitivo?”

Dall’osservazione dei dati presentati in Tabella 6.1 emergono alcune interessanti con-

siderazioni. Guardando ai vari settori e leggendo i dati per riga e possibile notare come

le imprese utilizzino piu di un meccanismo per proteggere una stessa innovazione, anche

in considerazione del fatto che le diverse fasi attraverso le quali l’innovazione viene im-

plementata possono richiedere l’utilizzo di piu strumenti. Andando a guardare il dato

aggregato (ALL) emerge che i brevetti si trovano al penultimo posto in quanto ad effi-

cacia, mentre sono il vantaggio dall’essere i primi a commercializzare il prodotto ed il

segreto industriale i due meccanismi ritenuti piu efficaci per il mantenimento del proprio

vantaggio competitivo; seguono a ruota la possibilita di vendere prodotti o servizi com-

plementari all’innovazione. Considerando i dati disaggregati per settore, si nota come

solamente nel caso dei prodotti farmaceutici (Drugs) e degli strumenti medicali (Medical

Equipment) i brevetti siano risultati uno strumento di tutela efficacie per almeno il 50%

delle innovazioni.

Page 13: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 13

6.2.4 Proliferazione e utilizzo strategico dei brevetti

Se si osservano i dati relativi al numero di domande di brevetto depositate presso le

varie sedi degli uffici brevetti negli ultimi cinquanta anni, cio che balza subito all’occhio

e l’esplosione delle domande a partire dalla meta degli anni ottanta (si veda la Figura

6.1).

Figura 6.1: domande di brevetto depositate presso l’USPTO, Hall e altri, (2001)

Anche se si tratta di un fenomeno diffuso e comune a diversi settori dell’economia,

l’aumento dell’attivita brevettuale e principalmente concentrato nei settori emergenti,

fra i quali spiccano i settori dell’ICT e quello farmaceutico-medicale; cosı, tra i primi anni

ottanta e la fine degli anni novanta, negli Stati Uniti il numero di richieste di brevetto

depositate presso l’USPTO - l’ufficio brevetti statunitense - relative alle Computer and

Communication Technology e quintuplicato, ed il loro peso, in percentuale rispetto al

numero complessivo delle domande, e passato dal 5 al 20% (si veda in proposito Hall e

altri, 2001).

Ad una prima lettura, la proliferazione del numero delle richieste di brevetto sembra

difficilmente conciliabile con quella che e l’evidenza empirica circa il ruolo di tale stru-

mento legale come meccanismo di appropriazione dei risultati delle attivita di ricerca e

sviluppo. Come abbiamo ricordato nelle pagine precedenti, lo studio di Cohen e altri

(2000) evidenzia infatti che le imprese tendano a reputare come strumenti piu efficaci

il segreto industriale, il lead time e la possibilita di vendere prodotti e servizi collegati

all’innovazione.5

5Confrontando i dati con quelli di un’analisi simile condotta negli anni ottanta - si veda Levin ealtri (1987) - Cohen e altri (2000) notano come, anche temporalmente, non vi sia stato un significativo

Page 14: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 14

Riquadro 2 - Uso strategico dei brevetti

L’importanza assunta dai brevetti come stru-mento strategico per competere nei settori adalta intensita tecnologica e supportata ancheda molte evidenze di tipo aneddotico. Di se-guito se ne propongono alcuni esempi.

Il risiko dei telefonini. Un recente esempiodi come i brevetti siano utilizzati con finalitastrategiche ci viene dal mercato della telefo-nia cellulare e dal segmento degli smartphonein particolare. Qui la posizione di leadershipdi Nokia e stata significativamente scalfitada Apple con il suo iPhone. Nell’ottobre del2009, la compagnia di Espoo ha denunciatoalla Corte Federale del Delaware il concor-rente americano per la violazione di diecibrevetti Nokia che coprono degli aspetti cen-trali dei protocolli di Gsm, Umts e Wifi. Lareazione di Apple non si e fatta attendere. Apochi mesi di distanza la contromossa di Cu-pertino e stata quella di denunciare a sua vol-ta Nokia per la violazione di tredici brevettitargati Apple. Non e la prima volta che Applesi trova coinvolta in una guerra di brevetti. Eancora pendente alla Corte distrettuale di SanFrancisco la disputa con la societa taiwaneseElan Microelectronics. Quest’ultima ha de-nunciato Apple per violazione di due suoibrevetti legati alla tecnologia touch-screen;per tutta risposta, Apple ha denunciato Elanper violazione di tre suoi brevetti.

IBM vs Sun Microsystems. Gary Reback, inun articolo apparso su Forbes nel 2002, rac-conta di un utilizzo che potremmo definire“estorsivo” dei brevetti. La storia risale aglianni ottanta ed ha come protagonisti IBMe Sun Microsystems, che era allora una pic-cola impresa. Secondo quanto riportato daReback, IBM imputo a Sun la violazione disette dei suoi brevetti. Alle argomentazionidi Sun in cui si dettagliava per quale motivonon c’era violazione, la replica di IBM fu piuo meno la seguente: “OK, forse non state vi-olando questi sette brevetti, ma noi abbiamo10.000 brevetti; volete che vi portiamo altrisette brevetti che sicuramente violate, op-pure ci staccate un assegno da 20 milioni didollari e chiudiamo qui la contesa?” Rebackriferisce, che dopo brevissime negoziazioni,

Sun stacco l’assegno (si veda la rivista Forbesdel 24 giugno 2002).

Scoprire di avere un Rembrandt in soffitta.Secondo Jaffe e Lerner (2004) il “clima” piufavorevole alla tutela della proprieta intellet-tuale che si e venuto a creare soprattutto negliStati Uniti ha spinto gli operatori di mercatoa tutelare in maniera piu aggressiva i propribrevetti. Accade cosı che alcune imprese in-tentino delle cause giudiziarie per cercare divedersi riconosciuto il pagamento delle licenzee un eventuale risarcimento per la violazionedi brevetti che esse stesse non hanno maiutilizzato e che avevano ormai “dimentica-to in soffitta”. Nel 2000, British Telecomscoprı di possedere un brevetto emesso dal-l’USPTO relativo alle cross-reference negliipertesti. Pur non utilizzando direttamentetale tecnologia, British Telecom cerco di farfruttare il brevetto citando in giudizio Prodi-gy, un Internet Service Provider. Analogo ilcomportamento di Texas Instruments che piuvolte ha portato in giudizio degli operatoriche, a suo dire, violavano alcuni dei brevettisul design di circuiti integrati. Ironicamente,a sottolineare come i titolari di brevetti spes-so cerchino di ottenere dei ritorni commercialida innovazioni di fatto mai utilizzate, Jaffe eLerner parlano di imprese che cercano di farfruttare i “Rembrandt” che avevano dimenti-cato in soffitta.

La strategia di Oracle. Jerry Baker, vicepres-idente di Oracle, sottolineando come sia vir-tualmente impossibile sviluppare dei prodot-ti sofware senza il rischio di violare un buonnumero di brevetti detenuti da altre imp-rese, cosı descrive la strategia di Oracle rel-ativamente alla gestione della sua proprietaintellettuale: As a defensive strategy, Ora-cle has expended substantial money and ef-fort to protect itself by selectively applying forpatents which will present the best opportu-nities for cross-licensing between Oracle andother companies who may allege patent in-fringement. If such a claimant is also a soft-ware developer and marketer, we would hopeto be able to use our pending patent applica-tions to cross-license and leave our businessunchanged.a

aEsempio ripreso da Boldrin e Levine (2008).

aumento nell’efficacia dello strumento brevettuale.

Page 15: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 15

Secondo i tre autori, pero, questa contraddizione costituirebbe solo apparentemente

un paradosso e si spiegherebbe considerando l’importante funzione strategica che oggi-

giorno svolgono i brevetti. Come abbiamo detto nell’Introduzione, un’impresa che opera

in un settore a tecnologia complessa raramente ha il controllo proprietario su tutte le

componenti tecnologiche che utilizza; dunque, essa deve negoziare degli accordi di licen-

za d’uso con i proprietari di tali componenti.6 Detenere un consistente portafoglio di

brevetti e molto importante per l’impresa in quanto aumenta la sua forza contrattuale

durante questa fase di negoziazione. Spesso oggetto della contrattazione sono accordi di

licenza incrociata in cui due o piu imprese si concedono, vicendevolmente, l’accesso alle

rispettive tecnologie e dove il risultato dell’accordo puo essere fortemente sbilanciato a

favore di chi mette il maggior numero di brevetti sul tavolo delle negoziazioni. Oltre

a potenziare la capacita negoziale, l’accumulo di brevetti puo avere anche finalita piu

difensive, in previsione di eventuali azioni legali intentate da parte di altre imprese, o

offensive, per bloccare o rendere comunque meno agevole l’attivita produttiva di imprese

concorrenti.

Brevetti Brevetti Rapportosoftware totali software/totali

1976 765 70226 1,1%1977 884 65269 1,4%1978 897 66102 1,4%1979 795 48854 1,6%1980 1080 61819 1,7%1981 1275 65771 1,9%1982 1402 57888 2,4%1983 1443 56860 2,5%1984 1939 67200 2,9%1985 2453 71661 3,4%1986 2657 70860 3,7%1987 3530 82952 4,3%1988 3495 77924 4,5%1989 4974 95537 5,2%1990 4704 90364 5,2%1991 5347 96513 5,5%1992 5862 97444 6,0%1993 6756 98342 6,9%

6La distinzione tra settori che utilizzano delle tecnologie “semplici” o “complesse” riguarda il numerodi brevetti che mediamente gravano sul medesimo prodotto o processo produttivo. In questo senso, isettori legati all’ICT e all’elettronica sono considerati esempi di settori a tecnologia complessa; viceversaquello chimico rappresenta un settore a tecnologia semplice in cui sul medesimo prodotto o processoproduttivo tipicamente grava un numero molto piu contenuto di brevetti.

Page 16: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 16

1994 8031 101676 7,9%1995 9000 101419 8,9%1996 11359 109645 10,4%1997 12262 111983 10,9%1998 19355 147519 13,1%1999 20385 153486 13,3%2000 21065 157595 13,4%2001 23406 166158 14,1%2002 24891 167438 14,9%

Tabella 6.2: brevetti software concessi dall’USPTO, Bessen and Hunt (2007).

La tesi secondo cui i brevetti svolgerebbero un’importante funzione strategica ha

trovato supporto in vari contributi empirici. Di particolare interesse a questo riguardo e

lo studio presentato da Bessen e Hunt (2007) relativo ai brevetti software concessi dal-

l’USPTO tra il 1976 e il 2002. La Tabella 6.2 conferma i dati che avevamo evidenziato

sopra; si nota un chiaro aumento di brevetti software sia in termini assoluti, che in re-

lazione al numero totale di brevetti concessi. L’ultima colonna della tabella evidenzia che

i brevetti software rappresentavano l’1, 1% del totale nel 1976 ed hanno raggiunto una

quota pari al 14, 9% del totale nel 2002. La successiva Tabella 6.3 raggruppa le imprese

che detengono brevetti software per settore di appartenenza. Come si puo notare, ben il

75% dei brevetti software e detenuto da imprese attive nel settore manifatturiero, ed in

modo particolare nel settore dell’elettronica (28%) e dei macchinari industriali e com-

puter (24%), mentre solo il 5% del totale sono i brevetti concessi ai Software publishers,

ossia a coloro che svolgono esattamente l’attivita di commercializzazione del software.

In direzione opposta va il dato relativo alla distribuzione settoriale degli ingegneri e dei

programmatori (colonna (b) della tabella), verosimilmente il personale principalmente

addetto alla scrittura di nuovo software; come si vede, solo l’11% dei programmatori ed il

32% del totale di ingegneri e programmatori trovano impiego nel settore manifatturiero.

Escludendo che la produttivita degli ingegneri e dei programmatori impiegati nel settore

manifatturiero possa essere tanto piu elevata e tale da giustificare una differenza cosı

netta nel numero di brevetti concessi, questo dato suggerisce come ci sia una scarsa cor-

rispondenza tra imprese che creano nuovo software ed imprese che detengono i brevetti.

Piu realisticamente, ed in linea con l’idea di un loro uso strategico, il maggior numero

di brevetti detenuto da imprese attive nei settori dell’elettronica e dei macchinari tro-

verebbe una giustificazione nella maggiore propensione a brevettare da parte di questi

operatori.

Page 17: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 17

Software Programmers ProgrammersPatents and Engineers

(a) (b) (c)

Manufacturing 75% 11% 32%Chemicals (SIC 28) 5% 1% 2%Machinery (SIC 35) 24% 3% 7%Electronics (SIC 36) 28% 2% 7%Instruments (SIC 38) 9% 1% 4%

Nonmanufacturing 25% 89% 68%Software Publishers (SIC 7372) 5%

33% 18%Other software (SIC 737 exc 7372,IBM) 2%

Tabella 6.3: brevetti, programmatori e ingegneri per settore, Bessen and Hunt (2007).

Una conferma a questa tesi viene fornita dall’analisi proposta dagli stessi Bessen e

Hunt. Sulla base di un approfondito studio econometrico, i due autori concludono che

l’aumento delle spese in ricerca e sviluppo e l’aumento del numero di programmatori

ed ingegneri informatici assunti dai diversi operatori possono spiegare solo una minima

parte della crescita esponenziale del numero dei brevetti software. La spiegazione piu

verosimile e che vi sia stato un incremento della propensione a richiedere il brevetto per

finalita strategiche, come appunto suggerito dai dati della Tabella 6.3.

Secondo molti autori, un altro importante fattore che ha contribuito a stimolare la

corsa al brevetto e stato il continuo e crescente rafforzamento della tutela garantita alla

proprieta intellettuale. Emblematico e il caso degli Stati Uniti dove l’ammissione alla

brevettabilita di nuove materie prima escluse, quali il software, le biotecnologie e persi-

no i cosiddetti business methods,7 nonche una serie di modificazioni procedurali,8 hanno

creato un ambiente piu favorevole ai brevetti, incentivandone quindi l’acquisizione da

parte delle imprese. Tutto cio ha reso piu facile ottenere un brevetto e ne ha aumen-

tato i benefici una volta ottenuto; in altri termini, a parita di investimenti in attivita

innovative, brevettare e diventato piu vantaggioso.

Ma se la corsa al brevetto e un dato acquisito, quali sono le sue possibili conseguen-

ze? Secondo molti osservatori si e assistito ad un serio peggioramento della qualita

dei brevetti concessi; come avremo modo di vedere nella Sezione 6.5, e opinione dif-

fusa che sempre piu spesso venga concessa la tutela brevettuale ad invenzioni che non

7Uno degli esempi piu eclatanti di brevetto su un business method e quello ottenuto da Amazon peril cosiddetto one click shopping di cui riferiamo nel Riquadro 4.

8Ci si riferisce in particolare all’istituzione di un’unica corte competente, in appello, per tutte lecause relative a brevetti, la Court of Appeals of Federal Circuit. A proposito degli effetti delle recentimodifiche al sistema brevettuale statunitense si veda Gallini (2002).

Page 18: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 18

dovrebbero superare nemmeno la fase istruttoria degli uffici brevetti, se questi agissero

con sufficiente scrupolo. La preoccupazione maggiore e che il combinato disposto del

rafforzamento della tutela brevettuale, nella direzione appena indicata, con la minore

qualita dei brevetti concessi possa minare gli incentivi alle attivita di ricerca sviluppo.

L’argomento e semplice: ai giorni nostri, con tutti i brevetti che ci sono in giro, la prob-

abilita per un’impresa innovatrice di violarne almeno uno e di essere coinvolta in una

lunga e dispendiosa causa o di dover pagare delle ingenti licenze e aumentata e di molto;

si tratta in tutta evidenza di una situazione che puo disincentivare gli investimenti in

ricerca da parte delle imprese in contrasto con le finalita di fondo dei brevetti.

6.3 Sulle spalle dei giganti

La letteratura economica tradizionale analizza il processo innovativo ricorrendo a mod-

elli spesso molto stilizzati nei quali l’innovazione viene rappresentata come un evento

singolo o, in gergo, come innovazione “isolata”. Pur se costituisce un punto di analisi

importante da cui partire, questo modo di rappresentare l’innovazione non descrive in

maniera adeguata la realta dei settori industriali di frontiera. In questi contesti, gli as-

petti salienti del progresso tecnologico sono, da un lato, la sua cumulativita e, dall’altro,

il fatto che alla creazione della conoscenza contribuiscono diverse generazioni di inven-

tori. L’innovazione procede, quindi, lungo una sequenza di avanzamenti incrementali in

cui gli inventori migliorano le tecnologie sviluppate da altri o ne ampliano l’applicabilita,

adattandole a contesti diversi rispetto a quelli per le quali erano state originariamente

concepite. Pensiamo ad esempio al settore informatico. Spesso accade che un nuovo

software necessiti di alcune funzionalita gia presenti in altri pacchetti informatici; in

questi casi, tipicamente, i programmatori evitano inefficienti duplicazioni attraverso il

cosiddetto “riuso”: parti di codice sorgente gia esistenti vengono incorporate nel nuovo

programma. Allo stesso modo, come gia accennato nell’introduzione, nei settori dell’elet-

tronica o dei semiconduttori, a causa della loro complessita, e sempre meno frequente il

caso di imprese dotate del controllo proprietario su tutte le componenti tecnologiche di

cui hanno bisogno. Cio che accade, quindi, e che per la creazione di nuovi prodotti, o per

migliorare i propri processi produttivi, l’impresa debba affidarsi a porzioni di tecnologia

sviluppate da altri.

Questi aspetti del processo innovativo rendono ancora piu complicato il compito delle

autorita di politica economica volto a stimolare in maniera adeguata le attivita di ricerca

e sviluppo. Dal punto di vista dell’efficienza economica, infatti, e necessario che tutti gli

innovatori presenti nella sequenza di innovazioni abbiano i corretti incentivi ad innovare.

Cio complica la definizione della politica brevettuale ottimale in quanto gli interessi dei

Page 19: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 19

diversi innovatori nella sequenza sono, in generale, confliggenti: un rafforzamento della

tutela brevettuale irrobustisce gli incentivi agli innovatori presenti nelle fasi iniziali della

sequenza, ma cio puo andare a discapito degli inventori di generazione successiva.

Andando un po’ piu nel dettaglio, nel caso di innovazione isolata, per determinare la

politica brevettuale socialmente ottima e sufficiente considerare il trade-off tra incentivi

all’innovazione da un lato e riduzione della perdita secca di benessere sociale derivante

dalla creazione di una posizione monopolistica dall’altro. Quando l’innovazione e cu-

mulativa vi sono due ulteriori aspetti di cui si deve tener conto. In primo luogo, coloro

che innovano nelle fasi iniziali dello sviluppo di una determinata tecnologia creano le

fondamenta sulle quali si baseranno le invenzioni degli innovatori futuri. Come disse

Isaac Newton “se ho visto cosı lontano e perche sono salito sulle spalle dei giganti”;

cio sta quindi a significare che le “fortune” degli innovatori di generazione successiva

si devono anche agli sforzi di coloro che li hanno preceduti.9 Il valore sociale di una

innovazione iniziale risiede quindi non solo nel valore dell’invenzione per se ma anche

nel fatto che essa contribuisce in modo piu o meno sostanziale alle innovazioni future; in

altri termini, le attivita di ricerca e sviluppo dei primi innovatori creano un’esternalita

positiva a favore degli inventori di generazione successiva.

Una maniera per ricompensare un innovatore iniziale per l’esternalita positiva che il

suo investimento genera e quello di concedergli/le un brevetto sufficientemente ampio

e tale da garantirgli/le adeguati introiti derivanti dalla concessione di licenze.10 Infat-

ti, in presenza di un brevetto ampio, per poter commercializzare le loro innovazioni,

gli inventori di generazione successiva dovranno contrattare un accordo di licenza con

l’innovatore iniziale, dividendo con quest’ultimo parte dei benefici derivanti dalla loro

innovazione. Cosı, riprendendo l’esempio dell’introduzione, un innovatore che incorpori

la tecnologia MPEG nei propri prodotti, deve negoziare una serie di accordi di licenza

con tutti i titolari dei brevetti delle tecnologie sottostanti. Questo fatto evidenzia il

secondo importante aspetto che caratterizza un processo di innovazione avente natura

cumulativa: gli inventori di generazione successiva, dovendo dividere i profitti derivanti

dalle loro innovazioni con i titolari di brevetto, possono, a loro volta, avere insuffici-

enti incentivi ad investire in attivita di ricerca e sviluppo; in gergo si dice che si e in

9Anche questo e i paragrafi che seguono sono il frutto di un processo di innovazione cumulativa e lespalle sulle quali poggiano sono molto larghe. Si veda Scotchmer (2004) per una recente ed esaustivadisamina del tema.

10Secondo la teoria economia, la presenza di esternalita positive giustificherebbe un ruolo attivo delGoverno nell’economia e l’utilizzo di strumenti come, per esempio, gli incentivi fiscali, i sussidi allaricerca o il finanziamento pubblico della ricerca di base. In questa sede, focalizziamo l’attenzione suibrevetti e non ci occupiamo di altri tipi di interventi pubblici finalizzati ad incentivare gli investimentiin ricerca e sviluppo.

Page 20: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 20

presenza del rischio di hold-up delle innovazioni future. Come vedremo nei paragrafi

che seguono, un aspetto cruciale e quello legato all’efficienza della contrattazione degli

accordi di licenza tra innovatori successivi.

Nelle pagine che seguono formalizziamo la discussione appena fatta, iniziando dal

caso di innovazione isolata.

Riquadro 3 - La cumulativita del processo innovativo

Molte ICT sono caratterizzate da un elevatolivello di cumulativita. Si pensi ad esempioad un prodotto che e sotto gli occhi di tutti:il foglio elettronico Microsoft Excel. Si trattadi un applicativo basato sul suo predecessoreLotus 1-2-3 che, a sua volta, attingeva a pienemani da VisiCalc, il primo foglio elettronicoper personal computer che si e diffuso su vastascala. Pur se con prestazioni molto migliorateche li hanno resi molto piu facili da utilizzareanche da mani non esperte, ancora oggi i foglielettronici utilizzano molte delle funzionalitadi base che erano state sviluppate alla finedegli anni settanta dagli ideatori di VisiCalc.

Ma la cumulativita del processo innovativonon e presente solo nel software. E istrut-tivo in questo senso il caso del laser, prob-abilmente una delle scoperte piu importantidel ventesimo secolo e la cui storia e breve-mente ripresa nel libro di Suzanne Scotchmer(si veda Scotchmer, 2004). Il laser fu inven-tato negli anni cinquanta da Charles Townese dai suoi colleghi i quali si basarono sullescoperte scientifiche di Einstein e su una se-rie di ricerche sulla tecnologia radar che er-

ano state portate avanti durante la secon-da guerra mondiale. L’equipe di Townesscoprı la maniera di creare energia attra-verso la “stimolazione” degli atomi; era na-to il maser, il predecessore del laser. Su-perando una serie di difficolta tecniche e permezzo dell’uso di nuovi materiali fu possi-bile sviluppare la tecnologia laser che perme-tte la creazione ed amplificazione della luceattraverso la stimolazione degli atomi.Come riporta Scotchmer (2004), sia il laserche il maser erano delle “scoperte in cer-ca di applicazione”: pur intuendo le poten-zialita delle nuove tecnologie gli inventori nonerano in grado di valutarne le immediateapplicazioni.Al giorno d’oggi, le applicazioni del lasersono le piu svariate; si va dalla medici-na alle telecomunicazioni e dalla lettura diCD e DVD alla scrittura di CD nei mas-terizzatori. Molti brevetti utilizzano la tec-nologia laser; come documentato dal sitohttp://www.patentweb.de/laser/ nel peri-odo 1997-2002, l’ufficio brevetti degli StatiUniti ha rilasciato oltre 1.000 brevetti cheutilizzano la tecnologia laser.

6.3.1 Il brevetto ottimale in presenza di innovazione isolata

Consideriamo un’impresa che ha la possibilita di intraprendere un progetto di ricerca.

Il progetto e rappresentato dalla coppia di parametri {v, c} che hanno la seguente inter-

pretazione: investendo un ammontare di denaro c > 0 in attivita di ricerca e sviluppo,

Page 21: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 21

6

-.........................................

...

.................

AB

C

E

F

D

MC

pm

MR

qmq

p

.......................qc

Figura 6.2: profitti e benessere sociale - innovazione isolata

l’impresa ottiene un’innovazione il cui valore e v > 0.11 L’innovazione e brevettabile;

inoltre, essa non e basata su una qualche scoperta antecedente e non rappresenta la base

per ulteriori miglioramenti o innovazioni successive. In gergo si dice che l’innovazione e

“isolata”.

Una volta ottenuta l’innovazione, l’impresa passa alla fase di commercializzazione,

ossia utilizza l’innovazione per realizzare un nuovo prodotto destinato ai consumatori

finali. Nel prosieguo normalizzeremo ad 1 la durata della fase di commercializzazione,

ossia il ciclo di vita del nuovo prodotto.

La Figura 6.2 rappresenta il mercato per il nuovo prodotto; la linea MC indica il

costo marginale (e medio) di produzione, mentre D e la domanda di mercato.

Quando non e protetta da brevetto, l’innovazione viene imitata e altre imprese con-

correnti entrano nel mercato. In questo modo, nella fase di commercializzazione, si

configura un contesto perfettamente concorrenziale: il prezzo di equilibrio e pari al costo

marginale di produzione, MC, e la quantita scambiata e qc. Dunque, l’innovatore, cosı

come tutte le altre imprese sul mercato, ottiene profitti nulli, mentre, il benessere sociale,

inteso come la somma tra il surplus dei consumatori e il surplus dei produttori, e al suo

livello massimo. Nella Figura 6.2, il benessere sociale corrisponde all’area del triangolo

ABC e rappresenta il valore dell’innovazione v definito in avvio di questa sezione.

11Di seguito definiamo in maniera piu precisa il significato del parametro v. Come vedremo, v

rappresenta il benessere sociale che si realizza quando l’innovazione viene utilizzata da un’industriaperfettamente concorrenziale.

Page 22: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 22

Al contrario, quando l’innovazione e protetta da brevetto, il prodotto finale viene re-

alizzato esclusivamente dall’impresa che lo ha inventato. In questo caso, essa agisce come

monopolista e vende la quantita qm (in corrispondenza della quale il costo marginale di

produzione coincide con il ricavo marginale, MR) al prezzo pm. Pertanto, l’impresa ot-

tiene dei profitti pari all’area del rettangolo AEFpm; ovviamente, la concentrazione della

produzione nelle mani di un’unica impresa incide negativamente sul benessere sociale a

causa della tipica perdita secca associata ad una posizione monopolistica. In figura, il

benessere sociale in presenza di brevetto e pari all’area del trapezio AEFC ; dunque, la

perdita secca e data dal dall’area del triangolo EBF.

Per rendere piu agevole quanto andremo ad argomentare nelle prossime pagine, e

utile introdurre la seguente notazione. I profitti di cui si appropria l’inventore quando

l’innovazione e coperta da brevetto sono una frazione x ∈ [0, 1] del valore dell’innovazione

v. Dunque, vx corrisponde all’area del rettangolo AEFpm. A sua volta, la perdita secca

di benessere sociale e pari ad una frazione d ∈ [0, 1] del valore dell’innovazione; dunque

dv corrisponde all’area del triangolo EBF.

Passiamo ora a definire il valore sociale dell’innovazione. Come appena detto, in

assenza di tutela brevettuale, l’innovazione viene imitata e l’innovatore ottiene profitti

nulli. Pertanto, l’esistenza di un sistema di brevetti rappresenta una condizione neces-

saria per incentivare l’investimento nel progetto di ricerca. Coerentemente con questo

fatto, andiamo a definire il valore sociale dell’innovazione condizionato alla presenza di

un brevetto di durata T ∈ [0, 1]. Distinguiamo due periodi. Nella fase finale del ciclo

di vita del prodotto, nel periodo compreso tra gli istanti T ed 1, il brevetto e scaduto e

l’invenzione diviene di pubblico dominio; il mercato per il prodotto finale diviene, per-

cio, perfettamente concorrenziale ed il benessere sociale che si genera e esattamente pari

a v (il valore dell’innovazione viene interamente goduto). Nella fase iniziale del ciclo

di vita del prodotto, ossia fino all’istante T , il brevetto e valido; durante questa fase,

l’innovazione viene sfruttata da una sola impresa che, agendo come monopolista, causa

una perdita secca di benessere sociale che si riduce fino a v − dv.

Da tutti questi argomenti, e ricordando che la realizzazione del progetto di ricerca

richiede il sostenimento del costo c, possiamo derivare il valore sociale dell’innovazione:

T (v − dv) + (1− T )v − c = v (1− dT )− c. (1)

Come anticipato sopra, l’impresa innovatrice ottiene profitti solamente durante il periodo

di validita del brevetto. Nello specifico essa ottiene un ammontare pari a vxT dalla

commercializzazione del prodotto e, dunque, la realizzazione del progetto di ricerca le

frutta un ammontare pari a:12

vxT − c. (2)

12Per semplicita di analisi stiamo ipotizzando che il flusso di profitti che ottiene durante la fase di

Page 23: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 23

Ma quanto deve essere estesa la durata del brevetto? Per determinare la durata so-

cialmente ottima del brevetto dobbiamo massimizzare il valore sociale dell’innovazione

(1) condizionatamente al fatto che l’impresa trovi conveniente investire in ricerca e

sviluppo o, in termini formali, che l’espressione (2) sia positiva o, al limite, pari a zero.

Svolgiamo la nostra analisi sotto l’ipotesi che la realizzazione dell’innovazione sia so-

cialmente desiderabile.13 Inoltre, ipotizziamo che, data una durata del brevetto sufficien-

temente estesa, l’investimento di c da parte dell’impresa sia profittevole; formalmente,

l’espressione (2) deve essere positiva per qualche valore di T ∈ [0, 1].14

Le espressioni (1) e (2) evidenziano il trade-off esistente tra perdita secca ed in-

centivi all’innovazione. Aumentando la durata T del brevetto, si allunga il periodo di

tempo in cui il benessere sociale e ridotto a causa delle perdita secca; d’altro canto,

un T piu elevato incrementa i profitti di cui si appropria l’innovatore incentivandone

l’investimento nel progetto di ricerca. In questo contesto semplificato, la definizione

della politica brevettuale socialmente ottima (la durata ottima del brevetto) e piuttosto

semplice. Infatti, dal punto di vista sociale, e ottimale fissare T in modo che i profitti

che l’innovatore ottiene nella fase di commercializzazione siano esattamente pari ai costi

necessari per lo sviluppo della sua invenzione. Valori di T piu bassi non sono ottimali

in quanto non inducono l’investimento da parte dell’innovatore; valori di T superiori

non sono ugualmente desiderabili poiche incrementano la durata della posizione monop-

olistica senza incidere sulla decisione se intraprendere o meno il progetto di ricerca. Il

seguente risultato riassume l’analisi fin qui condotta.

Risultato 1. In caso di innovazione isolata, la durata socialmente ottima del brevetto

e T = c/vx, ossia il valore T tale che vxT − c = 0.

6.3.2 Innovazione cumulativa: il modello di Green e Scotchmer

Passiamo ora ad analizzare un processo innovativo di tipo cumulativo.15 In particolare,

supponiamo che vi siano due potenziali innovatori, l’impresa A e l’impresa B, ognuno

dei quali decide se realizzare un proprio progetto di ricerca. I due progetti sono se-

quenzialmente legati; quello dell’impresa A permette lo sviluppo di una tecnologia di

commercializzazione non venga scontato; il fattore di sconto e quindi assunto essere pari a 1.13Formalmente, ipotizziamo che l’espressione (1) sia positiva per una qualsiasi durata del brevetto;

in particolare, dato che v (1− dT )− c e decrescente in T , e sufficiente che la (1) sia positiva per T = 1.14Da notare che quello su cui ci si concentra e il caso di maggior interesse. Ad esempio, se la

realizzazione del progetto non fosse mai profittevole, la conclusione sarebbe semplicemente che l’impresanon investe qualsiasi sia la politica brevettuale.

15In questa sezione presentiamo una versione semplificata del modello di Green e Scotchmer apparsosul RAND Journal of Economics nel 1995.

Page 24: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 24

base sulla quale l’impresa B puo apportare il proprio contributo, sviluppando una nuova

applicazione. Dunque, quest’ultima impresa non puo dar corso alla sua innovazione se

A ha non ha realizzato la propria.

I progetti di ricerca di ciascuna impresa hanno la stessa natura del progetto visto

nel paragrafo precedente. Entrambi possono essere descritti da una coppia di parametri

valore/costo dell’innovazione, {vi, ci}, dove il pedice i specifica se si tratta del progetto

dell’impresa A oppure B. Entrambe le innovazioni sono brevettabili e, se non sono pro-

tette da brevetto, vengono imitate da un’industria perfettamente concorrenziale. Inoltre,

entrambe le innovazioni hanno un ciclo di vita di durata 1.

Per semplificare l’analisi, supponiamo che la commercializzazione delle due inno-

vazioni avvenga in settori industriali - o in paesi - diversi. Questo fatto implica che i

due innovatori operano su mercati distinti e, quindi, nella fase di commercializzazione,

non sono in concorrenza fra di loro.16

Nel prosieguo concentriamo l’analisi su due dimensioni del brevetto. La prima di-

mensione e la durata, indicata, come nel paragrafo precedente, da T , con T ∈ [0, 1].

La seconda dimensione del brevetto, che diventa rilevante nel contesto di innovazione

sequenziale, e l’ampiezza, indicata dal parametro β, con β ∈ [0, 1]. In particolare, β rap-

presenta la probabilita che la seconda innovazione violi il brevetto posto a tutela della

prima. Se il brevetto ottenuto dall’impresa A e molto ampio, allora esso tutela non solo

l’innovazione per se, ma anche un vasto spettro di applicazioni ed utilizzi; cio implica

che, quanto piu elevata e l’ampiezza, tanto maggiore e la probabilita che la seconda

innovazione violi il brevetto di cui e titolare il primo innovatore.

In caso di violazione del brevetto, per poter commercializzare la propria innovazione,

l’impresa B deve stipulare un accordo di licenza con il primo innovatore.17 Se le parti non

raggiungono un accordo, l’ammontare della licenza e determinato in sede giudiziale da

un tribunale; assumiamo che il tribunale imponga al secondo innovatore un pagamento

pari alla meta dei profitti che questi ottiene durante la fase di commercializzazione

dell’innovazione.

Come nel caso di innovazione isolata, nella fase di commercializzazione, durante il

periodo di validita del brevetto, l’impresa i e in grado di appropriarsi di una quota

x ∈ [0, 1] del valore vi, con i = A,B. Scaduto il brevetto, l’innovazione viene imitata

16Il modello puo essere esteso al caso di competizione fra le imprese, come dimostrato nell’articolooriginario di Green e Scotchmer.

17Da notare che stiamo considerando una situazione in cui entrambe le invenzioni sono sufficien-temente innovative da meritarsi la protezione brevettuale, ma, quando c’e violazione del brevetto, laseconda innovazione non puo essere sfruttata commercialmente senza l’esplicito consenso del primo in-novatore. Relativamente alla seconda innovazione ci troviamo dunque di fronte ad una situazione diblocking patents di cui abbiamo parlato nella Sezione 6.2.1.

Page 25: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 25

da altre imprese e questo fatto annulla i profitti che l’innovatore ottiene nella restante

fase del ciclo di vita del prodotto, tra T e 1. In conclusione, dalla commercializzazione

della propria innovazione, l’impresa i ottiene complessivamente profitti pari a vixT , con

i = A,B.

Il valore sociale delle due innovazioni. Il valore sociale della seconda innovazione

e del tutto analogo a quanto visto per il caso di innovazione isolata. Anche per l’inno-

vazione dell’impresa B dobbiamo distinguere due periodi. Durante il periodo di validita

del brevetto, l’innovazione genera un valore sociale pari a vB − dvB; alla scadenza del

brevetto, scatta la concorrenza fra le imprese ed il benessere sociale legato alla seconda

innovazione aumenta fino a vB. Formalmente:

T (vB − dvB) + (1− T )vB − cB = vB (1− dT )− cB. (3)

Veniamo ora alla prima innovazione; per definirne il valore sociale dobbiamo tener

conto di due componenti distinte. Infatti, l’innovazione di A ha valore per se e, inoltre,

essa “apre la strada” alla seconda innovazione. La prima componente del valore sociale

dell’innovazione di A, indicata come Valore intrinseco nell’espressione (4), e analoga

all’espressione (3). Il secondo termine, indicato come Esternalita, mette invece in luce

il contributo dell’impresa A all’innovazione successiva. Il progetto del primo innovatore

genera un’esternalita positiva in quanto rende possibile la realizzazione dell’invenzione

dell’impresa B. Formalmente, quindi, il valore sociale della prima innovazione e pari a:

vA (1− dT )− cA︸ ︷︷ ︸V alore intrinseco

+ vB (1− dT )︸ ︷︷ ︸Esternalita′

. (4)

Prima di addentrarci nell’analisi del modello e utile sottolineare che, nel contesto che

stiamo analizzando, il valore dell’esternalita e massimo; infatti, abbiamo ipotizzato che

in assenza della prima innovazione la seconda non si possa realizzare. Astraendo per un

istante dal nostro modello e pensando ad un contesto piu generale, e verosimile che le

innovazioni iniziali non contribuiscano in maniera cosı dirimente a quelle di generazione

successiva; le innovazioni iniziali possono piu semplicemente creare un terreno fertile per

il progresso tecnologico riducendo i costi o i tempi necessari per la realizzazione delle

innovazioni successive, o aumentando la probabilita che un inventore “abbia l’idea” per

sviluppare una nuova applicazione o un miglioramento della tecnologia esistente. In

questi casi, il valore dell’esternalita generata dall’innovatore iniziale e rappresentato

dal minor costo, dalla accelerazione o dalla maggior probabilita con cui l’innovazione

successiva si realizza.

Page 26: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 26

Il timing del gioco. Riprendendo quanto detto finora possiamo riassumere la

sequenza del gioco in cui sono coinvolte le due imprese come segue:

t1: la prima a “muovere” e l’impresa A. Essa decide se realizzare il proprio progetto

di ricerca {vA, cA} oppure no; se lo fa, allora richiede la tutela brevettuale per la

propria innovazione. Se l’impresa decide di non sviluppare l’innovazione il gioco

termina;

t2: se l’impresa A sviluppa l’innovazione, allora l’impresa B muove. Sapendo se il

proprio progetto di ricerca {vB, cB} viola o meno il brevetto posto a tutela della

prima innovazione, essa decide se investire cB oppure no; nel caso lo faccia, allora

B ottiene l’innovazione che poi protegge richiedendo tutela brevettuale.

Come anticipato sopra, quando la sua innovazione viola il brevetto detenuto da A,

l’impresa B non puo passare alla fase di commercializzazione senza aver prima sotto-

scritto un accordo di licenza d’uso con il primo innovatore. Nelle pagine che seguono,

seguendo la versione originale del modello presentata da Green e Scotchmer (1995), ipo-

tizzeremo che la contrattazione fra i due innovatori avvenga in un contesto di simmetria

informativa: durante la fase di negoziazione le due parti sono a conoscenza del val-

ore e dei costi di entrambe le innovazioni. Detto in altri termini, sia A che B conoscono

{vA,cA} e {vB,cB}. Come risultera chiaro quando presenteremo la Sezione 6.3.3, l’ipotesi

di simmetria informativa e cruciale per i risultati che ci apprestiamo a presentare.

La contrattazione dell’accordo di licenza avviene prima che l’impresa B abbia effet-

tuato l’investimento cB; l’accordo prevede che B corrisponda ad A un pagamento per la

licenza d’uso della tecnologia dell’impresa A. Nel caso non si raggiunga un accordo, e il

tribunale a decidere; esso impone il pagamento vBxT/2 a favore del primo innovatore,

ossia un pagamento pari alla meta dei profitti derivanti dalla commercializzazione della

seconda innovazione. Nel prosieguo indichiamo con il simbolo L(T ) l’ammontare della

licenza pagata dall’impresa B in caso di violazione del brevetto.

L’obiettivo delle prossime pagine e quello di definire la politica brevettuale - durata T

ed ampiezza β - ottima dal punto di vista sociale. Analogamente a quanto fatto nel caso

di innovazione isolata, svolgeremo la nostra analisi supponendo che la realizzazione di en-

trambe le innovazioni sia socialmente desiderabile e che sia possibile definire una politica

brevettuale tale che ad entrambe le imprese sia conveniente investire in innovazione.

Politica brevettuale nel caso di simmetria informativa

Il primo passo necessario al fine di individuare i valori di T e β che massimizzano il

benessere sociale e quello di caratterizzare il comportamento delle due imprese.

Page 27: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 27

-

vBxT2cBcB

B innovaL(T ) = vBxT/2

B innovaL(T ) = (vBxT − cB)/2

B non innova

......

Figura 6.3: la scelta del secondo innovatore

Iniziamo a considerare che cosa accade una volta che la prima innovazione e stata

sviluppata. Il Risultato 2 evidenzia sotto quali condizioni anche il progetto relativo alla

seconda innovazione viene intrapreso e qual e l’ammontare della licenza che l’impresa B

deve pagare al primo innovatore in caso di violazione del brevetto; la Figura 6.3 fornisce

un’interpretazione grafica del risultato.18

Risultato 2. L’impresa B realizza la propria innovazione se e solo se i profitti ottenuti

durante la fase di commercializzazione superano i costi dell’investimento in ricerca:

vBxT ≥ cB; quando l’innovazione viola il brevetto del primo innovatore, B paga una

licenza:

L(T ) =

{vBxT−cB

2se cB ≤ vBxT < 2cB;

vBxT2

se vBxT ≥ 2cB.

Anche se il risultato appena enunciato puo apparire banale, in realta lo e solamente in

relazione al caso in cui la seconda innovazione non viola il brevetto detenuto dall’impresa

A; in questo caso, infatti, B gode interamente dei profitti derivanti dalla commercializ-

zazione della propria innovazione dunque, affiche il progetto di ricerca venga intrapreso,

e sufficiente che vBxT ≥ cB.

In realta il Risultato 2 e interessante poiche dimostra che tale condizione assicura che

l’impresa B intraprenda il progetto anche quando questo viola la protezione brevettuale

che tutela l’innovazione di A. Questo risultato non e scontato poiche, in questo caso, il

secondo innovatore non gode per intero di vBxT in quanto deve pagare la licenza d’uso

all’impresa A. Come si evidenzia nella dimostrazione in appendice, anche quando vBxT e

appena sufficiente a coprire cB, le due imprese riescono ad accordarsi per un pagamento

L(T ) che renda profittevole per il secondo innovatore la realizzazione del progetto. La

ragione di cio e presto detta. Quando vBxT ≥ cB le due imprese hanno convenienza a

trovare un accordo. Se non lo fanno, infatti, l’impresa B non realizza il proprio progetto

ed ottiene profitti nulli; d’altro canto, se la seconda innovazione non vede la luce, anche

il primo innovatore non ottiene alcun ritorno per la licenza d’uso.

18La dimostrazione formale del Risultato 2 viene presentata nell’appendice matematica.

Page 28: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 28

Il Risultato 2 e molto importante. Come abbiamo detto all’inizio di questa sezione,

uno degli aspetti rilevanti del processo di innovazione sequenziale e che l’eccessiva pro-

tezione delle innovazioni iniziali possa mettere a rischio la realizzazione di quelle future

dando cosı origine al problema dell’hold-up. Il Risultato 2 implica che, nel contesto che

stiamo studiando, la contrattazione dell’accordo di licenza avviene in maniera efficiente

e cio elimina il rischio di hold-up. Infatti, l’unica condizione rilevante affinche l’impresa

B realizzi il suo progetto e che i profitti complessivi che si ottengono durante la fase

di commercializzazione siano superiori alle spese di ricerca e sviluppo. Per evidenziare

questo risultato enunciamo il seguente corollario.

Corollario 1. La contrattazione tra gli innovatori e efficiente e non c’e mai hold-up

della seconda innovazione.

Vale la pena a questo punto fare una breve riflessione sul ruolo giocato dalle due

dimensioni del brevetto. Come appena detto, in base al Risultato 2, la condizione

vBxT ≥ cB e necessaria e sufficiente a garantire la realizzazione della seconda inno-

vazione e cio indipendentemente dal fatto che ci sia o meno violazione del brevetto

dell’impresa A. Dunque, delle due dimensioni del brevetto solo la durata incide sul-

la decisione del secondo innovatore circa la realizzazione o meno del suo progetto di

ricerca. Al contrario, l’ampiezza incide esclusivamente sulla divisione dei profitti legati

alla seconda innovazione. Un aumento di β porta ad una divisione dei profitti meno

favorevole all’impresa B, senza pero influenzarne la decisione di investimento. Queste

considerazioni sono riassunte nel seguente corollario:

Corollario 2. L’ampiezza del brevetto incide sulla divisione dei profitti fra le due

imprese ma non sulla decisione se realizzare o meno la seconda innovazione.

Concentrando l’attenzione per il momento sulla sola seconda innovazione, le indi-

cazioni di policy che emergono dalla nostra analisi sono chiare. L’ampiezza del brevetto

non influenza la decisione del secondo innovatore se intraprendere o meno il proprio

progetto di ricerca; dunque, β puo essere fissato a un livello qualsiasi. Per quanto

concerne la durata del brevetto, posto che la seconda innovazione vede la luce quando

vBxT ≥ cB, valgono le medesime considerazioni fatte nel caso di innovazione isolata.

Per determinare la durata socialmente ottima del brevetto e necessario bilanciare gli

effetti della perdita secca con gli incentivi ad innovare per l’impresa B. Pertanto, in

analogia a quanto evidenziato dal Risultato 1, guardando esclusivamente al benessere

sociale generato dalla seconda innovazione ed evidenziato nell’espressione (3), la durata

socialmente ottima del brevetto e TB come di seguito definito.

Definizione 1. TB e la durata T tale vBxT − cB = 0.

Page 29: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 29

La scelta del primo innovatore e la politica brevettuale socialmente ottima.

Definito cio che accade una volta che la prima innovazione e stata realizzata, analizziamo

ora il comportamento dell’impresa A.

Come indicato dall’espressione (5), il primo innovatore gode di due diverse fonti di

profitto: essa ricava vAxT direttamente dalla commercializzazione della propria inno-

vazione (Profitti diretti); inoltre, nel caso in cui anche B sviluppi il suo progetto, allora

con probabilita β ci sara violazione del brevetto e, in questo caso, A riceve da B la cifra

L (T ) sotto forma di pagamenti di licenza (Profitti da licenza). Dunque, dal proprio

progetto di ricerca, l’impresa A ottiene:

vAxT︸ ︷︷ ︸Profitti diretti

+ βL (T )︸ ︷︷ ︸Profitti da licenza

− cA. (5)

Come si puo facilmente verificare, l’espressione (5) e una funzione crescente della durata

e dell’ampiezza del brevetto.

Sappiamo che la cumulativita del processo innovativo rende la realizzazione della

prima innovazione altamente desiderabile dal punto di vista sociale; infatti, solamente

se A realizza il suo progetto la sequenza delle innovazioni ha origine. Come anticipato

sopra, la prima innovazione ha valore non solo per se ma anche in quanto genera un

esternalita positiva rendendo possibile il progetto dell’impresa B. Dunque, durata ed

ampiezza del brevetto devono garantire che la realizzazione della prima innovazione sia

profittevole per l’impresa A.

La determinazione concreta delle due dimensioni del brevetto che risultano ottimali

dal punto di vista sociale dipende dall’entita dei profitti diretti che la prima innovazione e

in grado di generare. In proposito, e possibile delineare due possibili scenari: i) la prima

innovazione a modesto valore commerciale (vA contenuto) e ii) la prima innovazione

genera buoni ritorni commerciali (vA piu elevato).

Se il valore di vA e contenuto ci troviamo di fronte al caso di un primo innovatore

impegnato in attivita di “ricerca di base”; in questo caso e evidente come al fine di in-

durre A ad effettuare l’investimento, i proventi derivanti dall’attivita di licenza devono

essere sufficientemente consistenti. Al contrario, quando vA e maggiore, siamo di fronte

ad un’innovazione che di per se e suscettibile di un proficuo sfruttamento commerciale; i

profitti che A puo ottenere dallo sfruttamento diretto della sua innovazione sono piu ele-

vati e, in tal caso, l’esigenza di garantire al primo innovatore adeguati profitti attraverso

l’attivita di licenza e meno pressante.

Ma andiamo con ordine ed identifichiamo formalmente la politica brevettuale

socialmente ottima. Per farlo, e opportuno distinguere due casi a seconda che la

prima innovazione generi bassi o elevati ritorni commerciali. Un’interpretazione grafica

Page 30: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 30

-

β = 1T = T > TB

β = 1T = TB

β qualsiasiT = TB

vAxTB

La prima innovazione

genera consistenti profitti

La prima innovazione

genera modesti profitti

...

...

...

...

...

..

...cAcA − L(TB)

...

Figura 6.4: politica brevettuale socialmente ottima

dell’analisi che ci apprestiamo a presentare e fornita dalla Figura 6.4.19

Caso I. La prima innovazione genera modesti ritorni commerciali. Consideriamo il caso

in cui la prima innovazione ha scarsi impieghi commerciali. Riprendendo l’interpre-

tazione data sopra, supponiamo di essere in un contesto in cui il primo innovatore e

impegnato in una attivita ricerca di base; vA ha un valore molto contenuto e il beneficio

sociale derivante dalla prima innovazione e principalmente legato all’esternalita positiva

cui essa da origine. Al fine di incentivare il primo innovatore ad investire nel progetto di

ricerca e necessario garantirgli/le adeguati profitti dall’attivita di licenza. Ma qual e la

maniera socialmente preferibile per aumentare βL(T )? Detto in altri termini, su quale

dei due strumenti, ampiezza e durata del brevetto, e meglio fare leva?

L’ampiezza del brevetto non ha effetti sulla creazione di posizioni di monopolio ma

incide semplicemente su come A e B si dividono i profitti legati alla seconda innovazione.

Inoltre, in base al Corollario 2, un aumento di β non influenza nemmeno la decisione

se realizzare o meno la seconda innovazione. Di conseguenza, aumentare l’ampiezza

del brevetto ha l’effetto (positivo) di incrementare gli incentivi ad investire del primo

innovatore senza avere nessun tipo di controindicazione. Cosı, come indicato nella Figura

6.4, e socialmente ottimo fissare β al suo valore massimo, cioe 1. Al contrario, un

aumento di T incentiva gli investimenti in ricerca ma porta con se l’effetto negativo

di un allungamento del periodo di tempo in cui vi e la perdita secca derivante dalla

posizione di monopolio. Pertanto, T viene fissato al livello minimo che incentiva il

primo innovatore ad effettuare l’investimento.

Come indicato nella Figura 6.4 ci sono due possibili casi da considerare. Quando i

profitti diretti sono cosı bassi che nemmeno un brevetto di massima ampiezza e di durata

19La derivazione formale della politica brevettuale socialmente ottima viene presentata nell’appendicematematica.

Page 31: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 31

TB, non rende profittevole la realizzazione della prima innovazione, allora l’unica maniera

per indurre l’impresa A ad effettuare l’investimento e quello di aumentare la durata oltre

TB; in questo caso, come indicato nella figura, la durata ottima e T definita come il valore

T che permette all’impresa A di coprire i costi dell’investimento: vAxT +L(T )− cA = 0,

con T (> TB). Viceversa, se i profitti diretti sono sufficientemente elevati e tali che

un brevetto di ampiezza 1 e durata TB rende profittevole la realizzazione della prima

innovazione, allora TB e la durata socialmente ottima. Con una durata piu bassa, infatti,

l’impresa B non investirebbe ed il primo innovatore non otterrebbe profitti dall’attivita

di licenza; aumentare T oltre TB non e auspicabile: aumenterebbe la perdita secca legata

ad entrambe le innovazioni senza influenzare le decisioni di investimento nei progetti di

ricerca.

Dunque quando vA e sufficientemente basso, vale la seguente osservazione:

Osservazione 1. Quando l’innovazione iniziale genera modesti ritorni commerciali, e

necessario garantire al primo innovatore elevati profitti dall’attivita di licenza. A tal fine,

la politica brevettuale socialmente ottima richiede: un brevetto di ampiezza massima e

di durata sufficientemente estesa e tale da incentivare il primo innovatore ad investire

nelle attivita di ricerca e sviluppo.

Casi II. La prima innovazione garantisce consistenti ritorni commerciali. Consideriamo

ora il caso in cui la prima innovazione sia suscettibile di impiego commerciale e i profitti

diretti che genera siano elevati. In particolare, supponiamo che valga la condizione

vAxTB ≥ cA: quando la durata del brevetto e TB i profitti diretti generati dalla prima

innovazione sono sufficienti a coprire i costi dell’investimento in ricerca. In questo caso,

dato che con una durata del brevetto pari a TB entrambi i progetti di ricerca vengono

intrapresi, l’ampiezza e del tutto irrilevante dal punto di vista del benessere sociale.

L’unica funzione di β in questo contesto e quello di influenzare la divisione dei profitti

tra le due imprese. Dunque, la politica brevettuale socialmente ottima e: durata pari a

TB e β qualsiasi.

Osservazione 2. Quando l’innovazione iniziale genera elevati ritorni commerciali, il

primo innovatore investe in attivita di ricerca e sviluppo indipendentemente dai ritorni

che ottiene sotto forma di licenza. L’ampiezza del brevetto puo essere fissata a qualsiasi

livello mentre la durata e definita in modo da bilanciare gli incentivi agli investimenti

da parte delle due imprese con la perdita secca derivante dalle posizioni di monopolio.

Durata ottima del brevetto: innovazione isolata ed innovazione cumulativa.

Prima di concludere la trattazione del modello di Green e Scotchmer, confrontiamo la

durata socialmente ottima del brevetto in caso di innovazione cumulativa, con quello

Page 32: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 32

che sarebbe il valore ottimale di T nell’ipotesi in cui una sola impresa avesse la pos-

sibilita/capacita di intraprendere entrambi i progetti di ricerca. Questo confronto e

interessante in quanto il caso di un’unica impresa innovatrice coincide, di fatto, con

quello di innovazione isolata: e come se tale impresa avesse la possibilita di realizzare

un progetto di ricerca il cui valore e pari a vA + vB ed il cui costo e cA + cB. Dunque,

attraverso la nostra analisi, possiamo verificare se un processo di innovazione cumulativa

richieda dei brevetti di durata piu o meno lunga rispetto al caso di innovazione isolata.

Il confronto formale e realizzato dal seguente risultato:

Risultato 3. La durata socialmente ottima del brevetto quando i due progetti di ricerca

sono condotti da due imprese distinte e superiore a quella che si avrebbe nel caso di

un’unica impresa innovatrice.

Cerchiamo di capire l’intuizione alla base del risultato appena enunciato, pur senza

darne una dimostrazione formale. Se un’unica impresa ha l’opportunita di realizzare

entrambe le innovazioni, allora, ovviamente, una volta sviluppata la prima procede con

la seconda senza dover pagare alcunche in termini di licenza. I profitti dell’impresa sono

complessivamente pari a vAxT − cA + vBxT − cB. In questo contesto, in analogia con

quanto evidenziato dal Risultato 1, la durata ottima del brevetto e quel T tale per cui

vAxT − cA + vBxT − cB = 0.

Quando ad innovare sono due imprese distinte si ha che, anche in presenza di brevetto

con ampiezza massima, il secondo innovatore riesce ad appropriarsi di una quota dei

profitti relativi alla sua innovazione. Di conseguenza, il primo innovatore ottiene dei

profitti inferiori a vAxT − cA + vBxT − cB; naturalmente, se la durata del brevetto e tale

che vAxT − cA + vBxT − cB = 0, l’impresa A non trova profittevole la realizzazione del

proprio progetto e, pertanto, e necessario aumentare T per incentivarla ad investire.

L’implicazione del Risultato 3 e dunque interessante. La durata ottima del brevetto

in un contesto in cui gli innovatori sono agenti economici distinti (caso di innovazione

cumulativa), e maggiore rispetto al caso in cui l’innovatore e uno solo (caso di innovazione

isolata).

6.3.3 Asimmetria informativa e il problema dell’hold-up

Il modello che abbiamo appena presentato ci ha portato ad una importante conclusione

di policy: in un contesto di innovazione cumulativa i brevetti dovrebbero essere ampi.

Infatti, l’ampiezza del brevetto e uno strumento piu efficiente della durata per incre-

mentare i profitti che ottengono gli innovatori iniziali, ricompensandoli cosı per l’ester-

nalita positiva generata dai loro investimenti. All’aumento dell’ampiezza del brevetto

Page 33: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 33

non e associato un incremento della perdita secca generata dalla posizione monopolisti-

ca, cosı come invece accade nel caso di una maggiore durata; inoltre, come evidenzia il

Corollario 1, la contrattazione tra gli innovatori e efficiente e, dunque, un aumento di β

non provoca l’hold-up delle innovazioni future.

Molto importante per l’analisi condotta nella sezione precedente e l’ipotesi, che im-

plicitamente abbiamo fatto fin qui, di simmetria informativa tra le parti: durante la fase

di contrattazione dell’accordo di licenza, A e B sono pienamente informate sui costi e

sul valore di entrambe le innovazioni. L’obiettivo di questa sezione e quello di analizzare

con maggior dettaglio il tema della contrattazione tra innovatori al fine di valutare la

generalita dei risultati sinora ottenuti. Nel mondo reale, infatti, molti fattori possono

rendere complicate le transazioni degli accordi di licenza fra innovatori di generazione

successiva. Le imprese potrebbero avere delle valutazioni discordanti circa, ad esempio, il

valore della seconda innovazione o rispetto al fatto che vi sia effettivamente violazione del

brevetto del primo innovatore. Vale la pena sottolineare, infatti, che stiamo analizzando

transazioni relative ad innovazioni che, intrinsecamente, sono difficili da valutare per le

parti. Questa divergenza di opinioni potrebbe ritardare o impedire il raggiungimento di

un accordo mutuamente soddisfacente.

Nel prosieguo analizziamo il caso in cui la difficolta a contrattare i termini dell’ac-

cordo di licenza sia legato alla presenza di asimmetria informativa sull’entita dei costi di

ricerca. Come avremo modo di evidenziare nelle prossime pagine, l’asimmetria informa-

tiva puo rendere inefficiente la contrattazione tra i due innovatori e cio puo modificare

le conclusioni cui siamo giunti nella sezione precedente rispetto alla politica brevettuale

socialmente ottima.

Riprendiamo il modello di Green e Scotchmer appena analizzato e modifichiamolo in

modo da rendere esplicito il ruolo dell’informazione.20 In particolare, ipotizziamo che ci

sia asimmetria informativa relativamente ai costi di ricerca. Formalmente, assumiamo

che per ciascuna impresa i = A, B, i costi ci siano la realizzazione di una variabile casuale

che si distribuisce uniformemente nell’intervallo (0, 1), e che solo l’impresa i osservi tale

realizzazione prima di decidere se intraprendere o meno il progetto di ricerca. In altre

parole, il valore concreto di ci e informazione privata dell’impresa i. Assumiamo inoltre

che le realizzazioni di cA e cB siano statisticamente indipendenti; questo fatto implica

che, osservando la realizzazione di cA, l’impresa A non possa dedurre alcuna informazione

circa il valore assunto da cB e viceversa.

Inoltre, per semplificare l’analisi, ipotizziamo che durante il periodo di validita del

brevetto, l’inventore sia in grado di appropriarsi interamente del valore dell’innovazione.

Formalmente i profitti derivanti dalla commercializzazione dell’innovazione sono dunque

20L’analisi che ci apprestiamo a presentare si ispira al lavoro di Bessen (2004).

Page 34: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 34

pari a vi;21 nei termini della notazione precedentemente introdotta, stiamo quindi con-

siderando il caso in cui x = 1, ossia il caso in cui il monopolio e efficiente dal punto

di vista sociale (la perdita secca e nulla, d = 0). Da notare che questa ipotesi ci per-

mette di eliminare dal tavolo della discussione il parametro T , relativo alla durata del

brevetto. Infatti, quando la perdita secca e nulla, qualsiasi valore di T che stimoli le

imprese a realizzare i propri progetti di ricerca e ottimale dal punto di vista sociale.

In particolare, nel prosieguo analizziamo il ruolo dell’ampiezza del brevetto supponendo

che la sua durata sia massima: T = 1. Questo fatto implica che i profitti derivanti dalla

commercializzazione dell’innovazione dell’impresa i siano complessivamente pari a vi.

Infine, ipotizziamo che durante la contrattazione dell’accordo di licenza sia l’impre-

sa A a fare una proposta alla controparte. A sua volta, l’impresa B puo accettare o

meno la proposta del primo innovatore; in caso di rifiuto, se c’e violazione del brevetto,

l’ammontare della licenza e stabilito dal tribunale in misura pari a vB/2, in analogia a

quanto abbiamo visto nella sezione precedente.

Contrattazione e hold-up della seconda innovazione. Di seguito verifichiamo se,

come avviene nel caso di simmetria informativa, la contrattazione tra gli innovatori e

efficiente e tale da rendere remunerativo l’investimento dell’impresa B. La prima e impor-

tante osservazione da fare e che, contrariamente a quanto avveniva nel caso precedente

in cui il valore di L(T ) dipendeva da cB (si veda il Risultato 2), quando c’e asimme-

tria informativa non e possibile scrivere dei contratti di licenza che dipendano dalla

realizzazione dei costi di B; infatti, come detto sopra, tale realizzazione e conosciuta

esclusivamente dal secondo innovatore. Pertanto la proposta contrattuale dell’impresa

A puo specificare esclusivamente il pagamento di una quota s ∈ (0, 1) del valore vB della

seconda innovazione. Da notare che deve essere s ≤ 1/2; infatti, proposte contrattuali

che prevedano valori di s superiori verrebbero certamente rifiutate dall’impresa B che

preferirebbe pagare la licenza vB/2 imposta dal tribunale.

Non conoscendo l’effettiva realizzazione di cB, il primo innovatore sa che la proposta

s ≤ 1/2 viene accettata dall’impresa B solamente se, al netto del pagamento della licenza,

essa ottiene dei profitti positivi, ossia se (1− s) vB ≥ cB. Quindi, data l’ipotesi che i

costi si distribuiscono uniformemente in (0, 1), A e in grado di stimare che:

- con probabilita (1− s)vB, B accetta la proposta e paga svB;

- con probabilita 1− (1− s)vB, B non accetta la proposta e non sviluppa il proprio

progetto. In questo caso i proventi da licenza di A sono nulli.

21Ad esempio, possiamo pensare al caso in cui l’inventore e in grado di discriminare perfettamente trai suoi clienti appropriandosi completamente del benessere sociale. In termini della Figura 6.2, i profittidell’impresa corrispondono all’area del triangolo ABC.

Page 35: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 35

Dunque, data una certa proposta s ≤ 1/2, dalla concessione della licenza il primo

innovatore ottiene un profitto atteso pari a (1− s) sv2B. Dato questo profitto atteso,

qual e il valore ottimale di s per l’impresa A? Grazie ad una semplice massimizzazione,

e facile verificare che per per il primo innovatore e ottimale fissare s = 1/2. Quest’ultimo

fatto ha due rilevanti implicazioni. In primo luogo, la proposta contrattuale del primo

innovatore coincide con il pagamento imposto dal tribunale. La seconda, e piu impor-

tante, implicazione e che la contrattazione tra gli innovatori non e efficiente e quindi non

elimina il rischio di hold-up della seconda innovazione. In particolare, quando il costo

di ricerca dell’impresa B e sufficientemente elevato, formalmente quando cB ∈ (vB/2, 1),

la seconda innovazione, pur se socialmente desiderabile, non viene realizzata in quanto

non profittevole.22

Il risultato che segue riassume la discussione fin qui fatta.

Risultato 4. In presenza di asimmetria informativa, la contrattazione tra gli innovatori

e inefficiente. In caso di violazione del brevetto detenuto A, quando cB ∈ (vB/2, 1) c’e

hold-up della seconda innovazione: B non intraprende il progetto di ricerca anche se la

sua realizzazione sarebbe desiderabile dal punto di vista sociale.

Da notare come, al contrario di quanto avveniva nel caso di simmetria informativa

in cui l’ampiezza del brevetto incideva unicamente sulla ripartizione dei profitti fra gli

innovatori, quando c’e asimmetria informativa, β ha anche un ruolo rilevante nel de-

terminare il rischio di hold-up; infatti, una maggiore ampiezza aumenta la probabilita

con cui la seconda innovazione viola il brevetto della prima, dunque aumenta la proba-

bilita che un’innovazione di generazione successiva venga inefficientemente bloccata. Il

corollario che segue formalizza questo risultato.

Corollario 3. In presenza di asimmetria informativa, l’ampiezza del brevetto incide

sulla divisione dei profitti fra le due imprese ed anche sulla decisione se realizzare o

meno la seconda innovazione. All’aumentare di β aumenta il rischio di hold-up.

Ampiezza brevettuale ottimale. Per definire l’ampiezza ottimale del brevetto e

necessario analizzare il comportamento del primo innovatore. Come sappiamo, nel caso

22Come nelle sezioni precedenti, stiamo considerando il caso in cui la realizzazione delle due inno-vazioni sia socialmente desiderabile. Per quanto concerne la seconda innovazione questo fatto richiedeche vB ≥ 1 (vB deve essere superiore o uguale a cB , con cB ∈ (0, 1)); dunque, quando cB ∈ (vB/2, 1),si ha che la realizzazione della seconda innovazione e socialmente desiderabile ma privatamente nonprofittevole. Da notare inoltre che nel modello da noi discusso abbiamo implicitamente ipotizzato chevB ≤ 2; il caso vB > 2 non e interessante in quanto non ci sarebbe mai rischio di hold-up della secondainnovazione: dato il pagamento imposto dal tribunale, l’investimento da parte di B sarebbe sempreprofittevole.

Page 36: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 36

di innovazione cumulativa, l’impresa A ha due fonti di profitto: i profitti diretti derivanti

dalla commercializzazione della sua invenzione, e i proventi derivanti dall’attivita di

licenza. Dunque, il primo innovatore intraprende il proprio progetto di ricerca quando:23

vA︸︷︷︸Profitti diretti

+ β(vB

2

)2

︸ ︷︷ ︸Profitti da licenza

− cA ≥ 0. (6)

Valutando l’espressione (6) alla luce del Corollario 3, e possibile evidenziare l’effet-

to di un aumento dell’ampiezza brevettuale. Da un lato, l’aumento di β incentiva la

realizzazione della prima innovazione poiche provoca un incremento dei proventi attesi

dall’attivita di licenza; dall’altro, pero, acuisce il problema di hold-up della seconda inno-

vazione causato dall’inefficiente contrattazione tra le parti. Nel determinare l’ampiezza

ottimale del brevetto il regolatore dovra quindi bilanciare questi due effetti; un esempio

numerico ci aiutera a capire meglio questi argomenti.

Un esempio. Consideriamo un regolatore che ha come obiettivo quello di definire

l’ampiezza del brevetto che massimizza il benessere sociale, W . Coerentemente con il

modello che stiamo studiando, ipotizziamo che il regolatore non conosca la realizzazione

effettiva dei costi di ricerca delle due imprese; l’unica informazione a sua disposizione

e che i costi cA e cB si distribuiscono uniformemente in (0, 1). Il benessere sociale in

funzione di β e dato, dunque, dalla seguente espressione:

W (β) = I(II + III + IV ),

dove:

I = pr

(vA − cA + β

(vB

2

)2

≥ 0

), II = vA − E

[cA|vA − cA + β

(vB

2

)2

≥ 0

],

III = βpr(cB ≤ vB

2

)(vB − E

[cB|cB ≤ vB

2

]), IV = (1− β) (vB − E[cB]) .

Il termine I indica la probabilita che l’impresa A intraprenda il proprio progetto,

dando cosı inizio alla sequenza delle innovazioni; come sappiamo, e un evento che si

realizza quando la condizione (6) e verificata. Il termine II rappresenta il beneficio so-

ciale derivante dalla realizzazione della prima innovazione, pari a vA al netto del valore

23Per quanto concerne i profitti da licenza va notato che: con probabilita βvB/2, ossia quando laseconda innovazione viene realizzata e c’e violazione del brevetto, l’impresa A ottiene il pagamentovB/2.

Page 37: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 37

atteso dei costi di ricerca condizionati al fatto che l’espressione (6) e verificata. Infine,

i termini III e IV rappresentano i benefici sociali legati alla realizzazione della secon-

da innovazione e distinguono il caso in cui vi e violazione del brevetto (termine III)

da quello in cui non c’e violazione (termine IV ): quando c’e violazione del brevetto,

eventualita che si verifica con probabilita β, la seconda innovazione viene realizzata se

cB ≤ vB/2 e genera un beneficio sociale pari a vB − E[cB|cB ≤ vB/2]; se non c’e vi-

olazione del brevetto detenuto da A, la seconda innovazione viene sempre realizzata e

genera un beneficio sociale pari a vB − E[cB].

Siamo ora in grado di determinare il valore di β socialmente ottimo. Per semplicita

espositiva ipotizziamo che vB sia pari a 1. Utilizzando le ipotesi circa la funzione di

distribuzione che caratterizza i costi delle imprese, si puo verificare che l’ampiezza βW

che massimizza W (β) e:

βW =

{1− vA se vA ≤ 1

0 se vA > 1

Questo risultato ha una sua naturale interpretazione; ricordato che nel caso che sti-

amo qui analizzando d = 0, ossia non vi e perdita secca legata alla presenza del brevetto,

il trade-off rilevante e quello evidenziato sopra: all’aumentare di β si danno maggiori

incentivi alla realizzazione della prima innovazione, ma si rende piu concreto il rischio

di hold-up della seconda. Per incentivare A ad investire quando il valore di vA e molto

contenuto, ossia quando A e impegnata in attivita di ricerca di base con scarsi ritorni

commerciali, e necessario garantirle una consistente remunerazione in termini di licenze

d’uso. L’ampiezza ottimale del brevetto e in questo caso molto elevata. All’aumentare

del valore di vA l’ampiezza ottimale decresce: i benefici commerciali derivanti dalla pri-

ma innovazione sono via via piu elevati e quindi il valore di β viene ridotto per diminuire

il rischio di hold-up della seconda innovazione. Quando vA ≥ 1 i profitti derivanti dal-

la commercializzazione della prima innovazione sono sufficienti a coprire l’investimento

in ricerca, indipendentemente dall’effettiva realizzazione di cA. Pertanto, l’impresa A

investe sicuramente anche se non ottiene nulla dall’attivita di licenza. In questo caso,

dal punto di vista sociale e ottimale fissare β = 0 per non disincentivare la seconda

innovazione.

E opportuno concludere questa parte evidenziando un’importante implicazione della

nostra analisi. In un contesto di innovazione cumulativa in cui la contrattazione fra

le parti e inefficiente, non e sempre vero che una tutela brevettuale piu marcata porti

ad un aumento degli investimenti in ricerca; nel caso in cui vA e elevato e sufficiente a

garantire l’investimento del primo innovatore, una maggiore ampiezza del brevetto ha

esattamente l’effetto opposto in quanto comporta una riduzione della probabilita che la

seconda innovazione venga realizzata.

Page 38: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 38

6.4 Selve di brevetti e la tragedia degli anticom-

mons

Abbiamo visto come l’accresciuta propensione a brevettare da parte delle imprese abbia

condotto ad una esplosione dei brevetti. Questo fenomeno si e manifestato in modo

particolarmente intenso nei settori dove si realizzano prodotti complessi basati su diverse

tecnologie, spesso protette da brevetti la cui titolarita e diffusa tra una pluralita di

soggetti. Nell’introduzione a questo capitolo abbiamo gia parlato della tecnologia di

compressione dei dati MPEG e di come essa incorpori un elevato numero di brevetti la

cui proprieta e nelle mani di piu di venti diversi operatori. Ancora piu eclatante e il caso

della telefonia cellulare di terza generazione. Come documentato da Goodman e Myers

(2005), il numero di brevetti essenziali che coprono la tecnologia alla base di questi servizi

e pari a ben 7.796! Anche in questo caso la proprieta dei brevetti e diffusa all’interno

di un vasto pool di operatori. Traducendo dall’espressione inglese patent thicket, quello

che accade in questi casi e che la tecnologia e protetta da una “selva di brevetti”.

In uno studio relativo alla ricerca biomedica, Heller e Eisenberg (1998) mettono in

guardia circa i potenziali rischi legati alla presenza di una selva di brevetti su di una

determinata tecnologia. Imprese potenzialmente interessate all’utilizzo della tecnolo-

gia sono costrette a negoziare delle licenze d’uso con tutti i diversi titolari di brevetto.

Ne consegue che i tempi necessari per poter ottenere l’autorizzazione all’utilizzo del-

la tecnologia si allungano enormemente, rendendo eccessivamente dispendioso l’intero

processo di negoziazione dei contratti di licenza. L’elevata frammentazione della pro-

prieta della tecnologia puo dunque comportare una riduzione dell’utilizzo della stessa

e, di conseguenza, un rallentamento del processo creativo. Usando le parole di Heller e

Eisenberg, la presenza di una selva brevetti puo portare alla cosiddetta “tragedia degli

anticommons”.24

A fare da contraltare a queste considerazioni vi e l’interessante osservazione di Licht-

man (2006), secondo cui la frammentazione della proprieta facilita, anziche complicare,

la negoziazione dei contratti di licenza. La ragione e la seguente: quanto maggiore e

la frammentazione della proprieta, tanto piu piccola e la porzione di tecnologia di cui e

detentore il singolo titolare di brevetto; questo fatto porta ad una diminuzione del valore

24La tragedy of the commons, espressione utilizzata da Garrett Hardin in un articolo pubblicato suScience alla fine degli anni sessanta, e quel fenomeno per cui risorse economiche sulle quali non esisteun proprietario che ne regoli l’utilizzo tendono ad essere sovrautilizzate. Gli esempi noti in letteraturasi legano spesso ai casi delle risorse naturali, come ad esempio i commons, pascoli dell’Inghilterra pre-industriale, sui quali di fatto non veniva esercitato il diritto di proprieta e che furono oggetto di eccessivosfruttamento con conseguente depauperamento della risorsa stessa. La tragedia dell’anticommons e ilfenomeno opposto: l’eccessiva frammentazione della proprieta porta ad un sottoutilizzo della risorsa.

Page 39: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 39

negoziale di ogni accordo di licenza e, di conseguenza, anche il vantaggio, per il titolare

del brevetto, di negoziare in maniera aggressiva risulta piu contenuto. Per questa ragione

l’incremento del numero di brevetti che coprono una determinata tecnologia renderebbe,

in realta, piu celere e meno dispendiosa per l’innovatore la negoziazione relativa ad una

singola licenza.

Quale delle due argomentazioni e esatta? Le selve di brevetti allungano i tempi di

negoziazione riducendo gli incentivi ad investire, oppure e vero il contrario? Si tratta di

un argomento estremamente rilevante soprattutto in relazione ai settori dell’ICT dove

le selve di brevetti e la frammentazione tecnologica sono la norma. Per chiarire questo

argomento facciamo ricorso ad un recente lavoro di Galasso e Shankerman (2010).

6.4.1 Contratti di licenza e selva di brevetti

L’obiettivo di Galasso e Shankerman (2010) e di studiare come la frammentazione della

proprieta della tecnologia incida sul tempo che l’innovatore impiega nello stipulare i

contratti di licenza a lui necessari. In base agli argomenti suggeriti da Heller e Eisenberg

(1998), l’aumento della frammentazione accresce la complessita del processo negoziale

e quindi allunga il tempo necessario alla conclusione delle transazioni. Al contrario,

secondo la tesi di Lichtman (2006), un elevato numero di brevetti riduce l’importanza

della singola contrattazione, portando ad una accelerazione del processo negoziale.

Nello specifico, nel modello di Galasso e Shankerman (2010) si considera un inno-

vatore che desidera sviluppare un progetto di ricerca. Per farlo egli deve utilizzare una

tecnologia gia esistente e sulla quale grava una selva di n brevetti di cui sono titolari

altrettante imprese distinte; per avere accesso alla tecnologia ed intraprendere cosı il

proprio progetto, l’innovatore deve stipulare dei contratti di licenza con i diversi titolari

di brevetto. Pertanto, n rappresenta il livello di frammentazione della proprieta della

tecnologia: piu elevato e n, maggiore e la frammentazione.

Se l’innovatore stipula un accordo di licenza con tutti gli n titolari di brevetto, allora

il suo progetto di ricerca genera profitti pari a v. In caso stipuli un contratto di licenza

solamente con un numero m < n titolari di brevetto, egli puo comunque realizzare il

progetto ma profitti che ottiene sono inferiori. Infatti, non potendo utilizzare le porzioni

della tecnologia legate agli n − m brevetti per i quali non e stato siglato l’accordo di

licenza, l’innovatore sara costretto ad utilizzare delle soluzioni tecniche piu obsolete ma

non coperte da brevetto, oppure, laddove possibile, dovra investire delle risorse per la

realizzazione di tecnologie alternative a quelle brevettate.

Page 40: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 40

Formalmente, profitti derivanti dal progetto di ricerca sono:{

v se n accordi sono stati stipulati,

vmn

se m < n accordi sono stati stipulati,(7)

dove, come evidenziato da queste espressioni, i profitti ottenuti dall’innovatore sono una

funzione crescente del numero m di brevetti per i quali e stato stipulato l’accordo di

licenza.

Seguendo il modello originale, ipotizzeremo che, al di fuori delle spese relative agli

accordi di licenza, l’innovatore non debba sostenere altri costi per la realizzazione del

progetto di ricerca.

Frammentazione e negoziazione del singolo contratto di licenza. Consid-

eriamo dunque la negoziazione tra uno degli n titolari di brevetto e l’innovatore che

necessita della licenza d’uso della tecnologia. Supponiamo che le parti non sappiano con

certezza se l’innovazione viola il brevetto oggetto di negoziazione oppure no, e che l’inno-

vatore abbia un vantaggio informativo a questo riguardo. Dunque, assumiamo che solo

l’innovatore conosca l’esatta probabilita, p ∈ (0, 1), con cui la propria innovazione viola

effettivamente il brevetto; al contrario, la controparte non conosce il valore puntuale di

p ma solo che esso e la realizzazione di una variabile causale distribuita uniformemente

in (0, 1).

Il timing che caratterizza la singola contrattazione tra le due parti e il seguente:

t1: il titolare del brevetto propone un contratto di licenza all’innovatore. Nello speci-

fico, egli propone di cedere in licenza il proprio brevetto a fronte di un pagamento

pari a L;

t2: l’innovatore puo accettare o rifiutare la proposta. In caso di accettazione, il brevet-

to viene ceduto in licenza dietro il pagamento di L. In caso di rifiuto della propos-

ta, le parti, a fronte di un costo pari a S per spese legali, si rivolgono al tribunale

affinche questi determini le condizioni d’uso della porzione di tecnologia oggetto

della contrattazione.

Con probabilita (1− p) il tribunale verifica che non c’e violazione del brevetto e quin-

di permette l’utilizzo gratuito della porzione di tecnologia. Al contrario, con probabilita

p il tribunale verifica che c’e violazione del brevetto ed impone un pagamento a favore

del titolare. Seguendo Galasso e Shankerman (2010), ipotizziamo che, per la determi-

nazione dell’ammontare della licenza, il tribunale utilizzi la regola dell’arricchimento

indebito: l’innovatore paga alla controparte la differenza tra i profitti ottenuti utiliz-

zando il brevetto e quelli che realizzerebbe se non avesse accesso all’n-esima frazione

Page 41: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 41

della tecnologia; formalmente, in base all’espressione (7), il tribunale stabilisce un paga-

mento pari a v − v(n − 1)/n = v/n. L’espressione v/n rappresenta quindi il valore del

brevetto per l’innovatore; si noti che tale valore e decrescente in n, ossia si riduce con la

frammentazione della proprieta della tecnologia.

Come detto, l’obiettivo di Galasso e Schankerman e di studiare l’impatto della fram-

mentazione della proprieta della tecnologia sulla durata complessiva delle negoziazioni.

Nel caso le parti si accordino senza andare in tribunale, la negoziazione relativa al sin-

golo brevetto ha durata minima, qui normalizzata a δ = 0. Al contrario, se le parti

non raggiungono un accordo e quindi si rivolgono al tribunale, allora i tempi della con-

trattazione si dilatano; formalmente, in questo caso, la negoziazione relativa al singolo

brevetto ha durata δ = 1.

Consideriamo nel dettaglio la negoziazione. Se accetta la proposta del titolare del

brevetto, l’innovatore paga L. In caso di rifiuto e di ricorso al tribunale l’innovatore,

oltre a dover sostenere le spese legali S, sa che con probabilita p, verificato che c’e

effettiva violazione del brevetto, il tribunale imporra il pagamento v/n. Di conseguenza

l’innovatore accetta la proposta del titolare del brevetto se L ≤ pv/n + S, ossia se:

p ≥ (L− S)n/v. (8)

Cosı espressa, questa condizione indica che l’innovatore accetta la proposta contrat-

tuale della controparte quando sa che la probabilita che il tribunale prenda una decisione

a lui sfavorevole e sufficientemente elevata.

Consideriamo ora il titolare del brevetto; pur non conoscendo l’esatta probabilita

con cui vi e violazione del suo brevetto (l’effettivo valore di p), ne conosce la funzione

di ripartizione ed e quindi in grado di calcolare il suo pay-off atteso. Dunque, data una

certa proposta contrattuale L, il titolare del brevetto ottiene:

π(L) =(1− (L− S)

n

v

)L

︸ ︷︷ ︸Ricavi attesi da accordi di licenza

+

∫ (L−S)nv

0

(pv

n− S

)dp.

︸ ︷︷ ︸Proventi da provvedimento giudiziario

A parole, con probabilita (1− (L− S) n/v), ossia la probabilita che la condizione (8)

sia verificata, l’innovatore accetta la proposta ed in questo caso il titolare del brevetto

ottiene il pagamento L. Con probabilita complementare, ossia quando p e compreso

tra 0 e (L− S) n/v, la proposta viene rifiutata ed il titolare del brevetto ottiene un

pagamento atteso pv/n al netto delle spese legali a suo carico S.

Differenziando rispetto a L l’espressione π(L) e possibile determinare la proposta del

titolare del brevetto; grazie a semplici passaggi algebrici si puo verificare che il contratto

proposto prevede un pagamento L∗ = v/n − S. E interessante a questo punto valutare

l’effetto della frammentazione della proprieta della tecnologia su L∗.

Page 42: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 42

Risultato 5. Quanto piu frammentata e la proprieta della tecnologia, tanto meno ag-

gressivo e il comportamento negoziale del titolare di brevetto. Formalmente, L∗ e una

funzione decrescente di n.

Al momento di formulare la sua proposta, il titolare del brevetto e conscio del fat-

to che, in caso di rifiuto, le condizioni di licenza verranno stabilite dal tribunale; in

questo caso: egli sostiene le spese legali S ed ottiene il pagamento v/n con probabilita

p. Di conseguenza, all’aumentare della frammentazione tecnologica, il vantaggio di “an-

dare in tribunale”, e vedersi riconosciuto v/n, si assottiglia e il titolare del brevetto

preferisce ridurre le sue richieste al fine di evitare le spese legali. Detto in altri termini,

all’aumentare di n il valore di ognuna delle frazioni che compongono la tecnologia e

piu contenuto; in questo caso, il titolare del brevetto ha meno convenienza a rivolgersi

al tribunale per ottenere tale valore e, di conseguenza, egli negozia in maniera meno

aggressiva chiedendo un pagamento L inferiore.

Determinato L∗ e ora possibile calcolare qual e, in equilibrio, la probabilita di ac-

cettazione della proposta da parte dell’innovatore e, dunque, anche la durata attesa della

negoziazione; si tratta di una valutazione fondamentale per verificare quale fra le tesi di

Lichtman e quella degli anticommons sia maggiormente accettabile.

Sappiamo che le parti si accordano su una licenza senza ricorrere al tribunale se la

condizione (8) e verificata; sostituendo L∗ all’interno della (8), si ottiene che in equilib-

rio le parti raggiungono un accordo senza rivolgersi al tribunale quando il valore di p

osservato dall’innovatore e superiore a p∗ = 1 − 2Sn/v; al contrario, quando p < p∗ le

parti non raggiungono un accordo e le condizioni del contratto di licenza sono stabilite

dal tribunale. Di conseguenza, ricordato che, in caso di intervento del tribunale la ne-

goziazione ha durata δ = 1, mentre ha una durata pari a δ = 0 nel caso di accordo tra

le parti, allora la durata attesa della singola negoziazione e:

E [δ] = 1

∫ p∗

0

1dp + 0

∫ 1

p∗1dp = 1− 2S

n

v, (9)

dove, se p e inferiore a p∗, allora le parti finiscono in tribunale, mentre per p ≥ p∗ la

transazione avviene direttamente fra le parti. Osservando l’espressione (9) e immediato

verificare il seguente risultato:

Risultato 6. La durata attesa della singola negoziazione decresce all’aumentare della

frammentazione della tecnologia; E[δ] e decrescente in n.

Il Risultato 6 e una diretta conseguenza del precedente Risultato 5. All’aumentare

della frammentazione della tecnologia, il valore della singola negoziazione si riduce.

Dunque, il titolare del brevetto abbassa le proprie richieste al fine di evitare le spese

legali e questo comportamento rende piu celere la negoziazione.

Page 43: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 43

Nel loro lavoro, Galasso e Shankerman testano empiricamente il Risultato 6. L’analisi

e condotta su dati statunitensi relativi a contenziosi giudiziari legati a brevetti. Per ogni

caso di contenzioso, i due autori sono in grado di calcolare la durata della negoziazione

sulla base della differenza temporale fra il momento di apertura e quello di chiusura

della causa di fronte ad una corte distrettuale. La durata della negoziazione cosı definita

rappresenta la variabile dipendente dell’analisi. Fra le diverse variabili esplicative consid-

erate, quella di maggior interesse e quella relativa alla frammentazione della proprieta

della tecnologia definita dagli autori a partire da un’attenta disamina dei documenti

brevettuali. L’analisi empirica conferma il Risultato 6 in quanto mostra come, effettiva-

mente, in presenza di una tecnologia maggiormente frammentata il processo negoziale

tenda a concludersi piu velocemente.

Frammentazione e durata complessiva delle negoziazioni. L’analisi fin qui con-

dotta sembra andare nella direzione suggerita da Lichtman (2006): all’aumentare della

frammentazione, la negoziazione relativa al singolo brevetto diviene piu semplice e spedi-

ta. Per valutare appieno l’effetto della frammentazione tecnologica sulla durata dell’in-

tero processo negoziale dobbiamo pero considerare un ulteriore effetto. Un aumento di n

implica, ovviamente, anche una crescita del numero di accordi di licenza che e necessario

stipulare. In altri termini, anche se la singola negoziazione si conclude in maniera piu

spedita, il processo negoziale potrebbe allungarsi con n a causa dell’aumentato numero

di transazioni che devono essere portate a termine.

Al fine di considerare anche questo secondo aspetto e necessario fare delle ipotesi

circa il timing del processo negoziale. I due scenari estremi sono: i) l’innovatore con-

duce simultaneamente tutte le negoziazioni relative agli n brevetti necessari per la sua

tecnologia, e quindi l’intero processo negoziale ha durata minima, ii) le negoziazioni

avvengono in maniera sequenziale, una alla volta e quindi l’intero processo negoziale ha

durata massima. Con negoziazione simultanea di tutti gli n accordi di licenza, l’espres-

sione (9) rappresenta non solo la durata della singola negoziazione ma anche quella di

tutto il processo negoziale. In questo caso quindi la tesi di Lichtman sarebbe supportata

anche con riferimento al processo di negoziazione nella sua interezza.

Nel caso opposto in cui invece l’innovatore negozia in maniera sequenziale un contrat-

to per volta, la durata attesa delle n negoziazioni e semplicemente pari ad n volte la du-

rata attesa di ciascuna negoziazione: nE[δ]. L’effetto dell’aumento della frammentazione

e quindi dato da:

∂ (nE[δ])

∂n= E[δ]︸︷︷︸

Effetto selva >0

+ n∂E[δ]

∂n.

︸ ︷︷ ︸Effetto Lichtman <0

(10)

Page 44: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 44

Il primo termine della derivata e positivo e, come indicato in Galasso e Shankerman

(2010), rappresenta “l’effetto selva”: all’aumentare di n aumenta il numero delle ne-

goziazioni e questo, senza alcun dubbio, tende ad accrescere la durata complessiva delle

contrattazioni. Il secondo termine e negativo e rappresenta “l’effetto Lichtman” eviden-

ziato dal Risultato 6. L’impatto complessivo della frammentazione sulla durata delle

negoziazioni e quindi incerto; il segno dell’espressione (10) dipende, infatti, da quale fra

i due effetti prevalga.25

6.5 Brevetti deboli, quali le conseguenze?

E opinione diffusa che alla corsa al brevetto cui si e assistito negli ultimi anni si sia ac-

compagnato un marcato abbassamento del livello qualitativo delle invenzioni cui e stata

concessa la tutela brevettuale. Cosı ad esempio, nell’agosto del 1995, a circa due anni

dal deposito della domanda, l’ufficio brevetti statunitense concedeva il brevetto ad un

nuovo metodo per far esercitare il gatto di casa (brevetto n. 5.443.036). Come mostrato

nella Figura 6.5, tratta dal documento originale, il metodo consiste nel proiettare una

luce laser sul pavimento, sul muro o su altra superficie opaca e di muoverlo in maniera

casuale in modo da attirare l’attenzione dell’animale. Dalla lettura dell’abstract del

brevetto si apprende che questo metodo non solo permetterebbe di mantenere allenato il

proprio gatto, ma sarebbe anche adatto all’allenamento di qualsiasi altro animale dotato

di uno spiccato istinto di caccia!

Questo esempio si commenta da solo; e non e l’unico caso di brevetto davvero biz-

zarro, per non dire altro. Si pensi che ci sono brevetti che proteggono invenzioni che e

difficile non definire sciocche, come un sandwich al burro di arachidi e gelatina, o altri

brevetti concessi a protezione di invenzioni del tutto fantasiose, come quello relativo alla

macchina dal moto perpetuo in grado di sconfiggere la forza di gravita o alla tecnologia

per viaggiare piu velocemente della luce.26 Questi esempi paradossali, e che per certi

versi possiamo accogliere con un sorriso, rappresentano dei casi eclatanti di un fenomeno

di piu rilevanti dimensioni. Secondo molti esperti, sempre piu di frequente si riconosce la

tutela brevettuale ad innovazioni inutili, ovvie, e che non dovrebbero superare il vaglio di

una disamina scrupolosa da parte degli uffici competenti. Usando l’espressione suggerita

25I dati sui quali Galasso e Schankerman sviluppano la loro analisi empirica si riferiscono alla singolanegoziazione, dunque, non e possibile valutare direttamente il segno dell’espressione (10). In ogni caso,sulla base di valutazioni indirette, i due autori sostengono che e presumibile che la frammentazionetenda a rendere piu celere il processo di negoziazione. Per un’analisi piu dettagliata si veda l’articolooriginale.

26Si vedano a questo proposito Jaffe e Lerner (2004) e Lemley e altri (2005).

Page 45: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 45

da Farrell e Shapiro (2008), possiamo dire che attualmente in circolazione vi e un buon

numero di “brevetti deboli”.

Figura 6.5: il brevetto USPTO n.5.443.036

Ma che cosa e andato storto? Cosa non sta funzionando nell’attuale sistema brevet-

tuale? Da piu parti si e sottolineato come l’aumento delle domande depositate abbia

messo sotto pressione gli uffici brevetti: sottoposti ad un carico di lavoro crescente, gli

uffici non avrebbero la possibilita di dedicare un tempo adeguato alla verifica dei req-

uisiti di brevettabilita. Infatti, anche se dal momento del deposito della domanda a

quello della concessione del brevetto possono passare due o tre anni, si e stimato come

un esaminatore dell’ufficio statunitense dedichi mediamente (solo!) 18 ore per studiare

la richiesta, raccogliere informazioni sullo stato dell’arte, redigere dei report preliminari,

ed, eventualmente, per incontrare il richiedente del brevetto o un suo rappresentante

legale (si veda in proposito Lemley e Shapiro, 2005). Sotto accusa c’e anche il sistema

di finanziamento degli uffici brevetti le cui risorse sono definite in proporzione ai diritti

riscossi per deposito, concessione e mantenimento dei brevetti; questo sistema di remu-

nerazione puo incentivare gli uffici ad aumentare il numero di domande esaminate a tutto

discapito del tempo concretamente dedicato allo studio di ogni singolo caso. Un’ulteriore

Page 46: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 46

causa del moltiplicarsi dei brevetti di scarsa qualita e poi legata alle difficolta materiali

di verificare i requisiti di novita e non ovvieta dell’innovazione. Questo e soprattutto

il caso dei settori ad alta intesita tecnologica la cui continua evoluzione rende molto

complessa la disamina dello stato dell’arte.

Riconosciuto il fenomeno ed individuate le possibile cause, e naturale chiedersi quali

possano essere le conseguenze della presenza di brevetti deboli e quali gli eventuali rimedi

per eliminare, o perlomeno limitare, il fenomeno stesso. Come osservano Lemley e altri

(2005) dato che e molto improbabile che qualcuno possa essere accusato di viaggiare

piu veloce della luce, il brevetto cui accennavamo sopra e che tutela appunto un metodo

per viaggiare a tale velocita non avra conseguenze pratiche.

Ma si tratta di un esempio estremo che tende a sottovalutare i possibili effetti di

un brevetto debole; differenti possono essere le conclusioni se consideriamo, invece, il

caso piu interessante di un potenziale utilizzatore di una tecnologia coperta da brevetto

debole e la relazione che si instaura fra lui ed il titolare del brevetto stesso. Entrambe le

parti sanno che il brevetto e stato concesso in maniera superficiale e che in caso di con-

tenzioso giudiziario un tribunale, dopo una disamina approfondita del caso, con elevata

probabilita lo dichiarerebbe invalido. Un approccio minimalista al problema porrebbe

l’accento sulle modeste conseguenze di un brevetto debole: poiche tutti sanno che il

brevetto non passerebbe il vaglio piu attento di un tribunale, nessuno sara disposto a

pagare cifre elevate per ottenere la tecnologia in licenza; di conseguenza, anche gli effetti

pratici dell’esistenza del brevetto non possono che essere limitati. In base a questa vi-

sione, la presenza di brevetti di scarsa qualita rappresenta un fenomeno tutto sommato

accettabile: i benefici che potrebbero derivare a seguito di una loro eliminazione sareb-

bero tutto sommato limitati e comunque inferiori ai costi. Infatti, una riqualificazione,

al rialzo, degli standard per tutte le domande depositate comporterebbe un considerev-

ole aggravio nelle spese di gestione degli uffici brevetti. Inoltre, cio porterebbe ad un

ulteriore aumento dei tempi necessari per la concessione dei brevetti, gia eccessivamente

lunghi.27

Non sempre pero questa visione ottimistica trova riscontro nella realta; il caso ripor-

tato nel Riquadro 4 relativo all’annosa controversia legale tra Amazon e Barnes&Noble

testimonia chiaramente i potenziali effetti negativi della presenza di brevetti deboli.

27Come brevemente accennato sopra, tra la richiesta e la concessione di un brevetto passano medi-amente dai due ai tre anni, un tempo davvero spropositato in un mondo dinamico come l’attuale. Siveda in proposito Lemley and Shapiro (2005).

Page 47: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 47

Riquadro 4 - One click shopping vs express lane

Nell’autunno del 1997 Amazon fece domandadi brevetto per la tutela di un’invenzione no-ta come one click shopping. Tale invenzionefacilita gli acquisti online, richiedendo all’u-tente di registrare una sola volta il proprionome, indirizzo e le informazioni relative al-la carta di credito. Tutte queste informazionivengono registrate sul sito di Amazon e ren-dono piu spediti gli acquisti successivi; infat-ti, in caso di una seconda visita, l’utente nondeve reinserire tali informazioni e puo final-izzare l’operazione di acquisto letteralmenteattraverso un singolo click del mouse.Secondo molti esperti informatici l’invenzionedi Amazon era simile ad altri metodi di paga-mento online e, comunque, era caratteriz-zata da uno scarsissimo contenuto tecnico.

Nonostante cio, a due anni circa dal momentodel deposito della domanda, l’ufficio brevettistatunitense concedette il brevetto.Poche settimane dopo, Amazon cito ingiudizio il proprio concorrente Barnes&Noblecolpevole, a suo dire, di utilizzare il meto-do di pagamento chiamato express lane inviolazione del brevetto di one click shop-ping. L’iter giudiziario fu tutt’altro che rapi-do. Un’ingiunzione del tribunale intimo aBarnes&Noble di non utilizzare express lane.Dopo varie peripezie giudiziarie - ad oltre unanno di distanza la Corte d’Appello annullol’ingiunzione del tribunale - si giunse ad unaccordo extragiuziale che mise la parola finealla tormentata vicenda.

Il quadro che abbiamo sommariamente delineato in queste pagine e estremamente

complesso. E senz’altro vero che un buon numero di brevetti su invenzioni sciocche o in-

verosimili non avranno alcun rilievo pratico ed e quindi condivisibile la posizione secondo

cui non e auspicabile che tutte le numerosissime richieste di brevetto siano esaminate

in maniera scrupolosa da parte degli uffici competenti. La questione e quindi quella

di individuare le invenzioni per le quali e invece importante che il controllo dell’ufficio

brevetti sia particolarmente attento. La soluzione alla questione non e semplice; una

strada da percorrere puo essere quella di coinvolgere maggiormente quei soggetti che

sono in possesso di informazioni rilevanti relativamente all’invenzione, fra cui, in primo

luogo, l’inventore stesso ed i potenziali concorrenti. Una delle proposte sul tavolo e

quella di istituire un doppio regime brevettuale con brevetti che potremmo definire di

“serie A” e brevetti di “serie B”. Un brevetto di serie B sarebbe piu facile da ottenere,

meno costoso per il richiedente ma garantirebbe una tutela piu limitata. Viceversa, un

brevetto di serie A dovrebbe essere concesso dopo un severo controllo dell’ufficio brevetti

ed essere piu oneroso per il richiedente in cambio, pero, di una tutela piu ampia. Questo

sistema a doppio binario dovrebbe poter garantire una maggior efficienza del processo

di concessione dei brevetti; l’inventore, che ha una piu approfondita conoscenza della

propria invenzione, sceglierebbe il brevetto di serie A solo se ritenesse che l’invenzione

possa garantirgli un ritorno adeguato.

Un modo per coinvolgere maggiormente imprese concorrenti o terze parti nel processo

decisionale e quello di potenziare il cosiddetto meccanismo di opposizione. Tale mec-

Page 48: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 48

canismo permette di impugnare la decisione di concessione di un brevetto. In Europa,

ad esempio, nei nove mesi successivi alla concessione del brevetto, tutti coloro, imprese

concorrenti o altri soggetti, che sulla base di concrete evidenze ritengano che l’inno-

vazione non soddisfi i requisiti per la brevettabilita, possono rivolgersi alla divisione per

le opposizioni dello European Patent Office e chiedere il riesame del caso. A conclusione

del riesame, l’ufficio puo confermare la validita del brevetto, cosı come modificarne la

portata o anche revocarlo.

Molto interessante nel contesto delle conseguenze dei brevetti deboli e il lavoro di

Farrell e Shapiro (2008), che presentiamo nelle pagine seguenti in versione semplificata.

La questione che si pongono i due autori e proprio quella che emerge dalla nostra dis-

cussione: in quali contesti (per quali innovazioni) e auspicabile un controllo piu attento

e scrupoloso da parte dell’ufficio brevetti?

6.5.1 Il modello di Farrell e Shapiro

Farrel e Shapiro (2008) prendono le mosse da due fatti stilizzati che emergono dalla

discussione appena condotta. Il primo e legato al comportamento degli uffici brevetti.

Gli esaminatori di un ufficio dedicano un tempo limitato alla verifica della sussistenza dei

requisiti di brevettabilita; dunque, essi tendono a concedere la tutela anche ad invenzioni

che non la meritano, in quanto gia ricomprese nello stato dell’arte od ovvie.28 Cosı, in

caso di concessione di un brevetto, possono essere accadute due cose:

1. l’innovazione soddisfa i requisiti di novita e non ovvieta (e una “vera” innovazione),

e quindi l’ufficio brevetti, analizzato lo stato dell’arte, non ha trovato invenzioni

simili in quanto effettivamente non ce ne sono;

2. l’innovazione non soddisfa i criteri di brevettabilita (e una “falsa” innovazione) e

l’ufficio non ha trovato altre invenzioni simili in quanto non ha dedicato un tempo

sufficiente allo studio dello stato dell’arte.

Il secondo fatto stilizzato su cui si basa il lavoro di Farrell e Shapiro e che, al contrario

dell’ufficio brevetti, nei casi, certamente meno numerosi, in cui si dovesse giungere ad un

contenzioso giudiziario, la disamina dei tribunali amministrativi e molto approfondita.29

28E verosimile che l’ufficio brevetti possa compiere anche errori di segno opposto: negare il brevettoad invenzioni che in realta lo meriterebbero. Dato pero che il problema empiricamente piu rilevante equello dei brevetti deboli, questo secondo tipo di errori non viene considerato.

29Va ricordato infatti che la percentuale di brevetti che danno origine a contenzioso giudiziario e ridot-ta ed e pari a circa l’1, 5%. Nella maggior parte dei casi il contenzioso viene risolto stragiudizialmente;solo lo 0.1% dei brevetti porta ad una causa risolta in tribunale (dati tratti da Lemley e Shapiro, 2005e relativi all’ufficio brevetti statunitense).

Page 49: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 49

Di conseguenza, il giudizio del tribunale e piu accurato rispetto a quello dell’ufficio

brevetti.

Innovazioni vere, innovazioni false e scrupolosita dell’ufficio brevetti. Vedi-

amo ora come “tradurre” questi due fatti stilizzati in un modello formale. Consideriamo

una tecnologia per la quale e stata depositata la domanda di brevetto. Supponiamo che

con probabilita θ ∈ (0, 1) la tecnologia sia nuova e non ovvia e rappresenti quindi una

vera invenzione; con probabilita complementare, 1 − θ, la tecnologia replica principi e

funzionalita di altre tecnologie gia esistenti e quindi, non essendo una vera innovazione,

non meriterebbe di ricevere la tutela brevettuale.

La disamina dell’ufficio brevetti e imperfetta. Esso concede il brevetto non solo

quando la tecnologia e una vera innovazione, ma, in taluni casi, commettendo un errore,

lo conferisce anche in caso di falsa innovazione. Nel prosieguo indichiamo con α ∈ [0, 1] la

probabilita che l’ufficio brevetti decida, correttamente, di negare la concessione di tutela

brevettuale ad una falsa invenzione; dunque, 1 − α e la probabilita con cui l’ufficio si

sbaglia e concede erroneamente il brevetto. Il parametro α puo essere quindi considerato

come una misura della perizia con la quale l’ufficio opera: piu elevato e α piu virtuoso e

il suo comportamento. Da notare che, dato che 1 − θ e la probabilita che la tecnologia

non sia una vera innovazione, allora (1 − θ)(1 − α) rappresenta la probabilita di errore

da parte dell’ufficio brevetti.

Da tutto quanto detto segue che a fronte ad una domanda di brevetto, l’ufficio

dovrebbe concedere la protezione con probabilita θ (ossia nel caso di vera innovazione),

mentre, in realta, lo concede con probabilita θ+(1−θ)(1−α). Quindi, condizionatamente

al fatto di aver ricevuto la tutela brevettuale, ricorrendo alla nota regola di Bayes, si ha

che la probabilita che la tecnologia rappresenti una vera innovazione e pari a:

θ ≡ θ

θ + (1− θ)(1− α).

Nel prosieguo faremo riferimento a θ come alla qualita del brevetto, ossia la prob-

abilita che esso sia stato concesso ad una vera innovazione. Chiaramente, quanto piu

e diligente l’ufficio brevetti tanto piu elevata e la qualita del brevetto concesso: all’au-

mentare di α la probabilita θ cresce e quando α = 1, allora la tecnologia che ha ricevuto

il brevetto e sicuramente una vera invenzione, θ = 1.

Al contrario dell’ufficio brevetti, nel caso di contenzioso giudiziario, il tribunale esam-

ina con cura l’invenzione, procedendo ad uno studio esaustivo dello stato dell’arte. Per

semplicita, ipotizziamo che la disamina del tribunale sia perfetta e che quindi esso valuti

sempre correttamente se l’invenzione a cui e stato concesso il brevetto sia effettivamente

tale. Dunque, dato che, con probabilita θ, la tecnologia brevettata rappresenta una vera

Page 50: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 50

invenzione, allora con la stessa probabilita il tribunale stabilisce che la tecnologia merita

effettivamente tutela e conferma la validita del brevetto; con probabilita 1−θ, il tribunale

individua l’esistenza di tecnologie simili e dichiara invalido il brevetto, sovvertendo la

decisione dell’ufficio.

Seguendo Farrell e Shapiro diremo che il brevetto e “debole” quando α < 1. In questi

casi, l’ufficio brevetti concede la tutela anche a false innovazioni e, quindi, esiste una

probabilita strettamente positiva, 1 − θ > 0, che la sua decisione sia invalidata da un

successivo giudizio del tribunale che dichiara invalido il brevetto. Se α = 1, il brevetto

e “forte”: il tribunale non lo invalidera mai (1− θ = 0), in quanto sicuramente concesso

ad una vera innovazione.

Il modello. Passiamo ora a considerare piu nel dettaglio il modello proposto da Farrell

e Shapiro. Consideriamo un mercato in cui sono presenti due tipologie di operatori: un

laboratorio di ricerca, R, ed n imprese a valle, con n ≥ 1. Il laboratorio ha sviluppato

una tecnologia ed ha ottenuto un brevetto a tutela della stessa. In base a quanto discusso

sopra, il brevetto del laboratorio e di qualita θ ≤ 1. Le n imprese a valle sono interessate

all’utilizzo della tecnologia al fine di produrre un bene per i consumatori finali. Per

semplicita di analisi, ipotizziamo che il laboratorio non sia in grado di produrre il bene e

che pertanto esso non possa vendere direttamente ai consumatori. Assumiamo, inoltre,

che gli unici costi di produzione per le imprese a valle siano quelli relativi alle licenze

che devono pagare al laboratorio per l’utilizzo della tecnologia; infine, supponiamo che

la domanda del bene da parte dei consumatori finali sia p = a− bQ, con p che indica il

prezzo e Q la quantita complessivamente venduta.

Piu nel dettaglio, la sequenza di eventi che caratterizza la relazione tra il laboratorio

e le imprese a valle e la seguente:

t1: il laboratorio offre la propria tecnologia in licenza non esclusiva a ciascuna delle

imprese. Ipotizziamo che la proposta contrattuale di R consista in una licenza a

due stadi L(q) = F +rq, dove F rappresenta un pagamento in somma fissa ed r e la

royalty che l’impresa paga al laboratorio per ogni unita di prodotto che essa vende

ai consumatori; dunque, rq indica l’ammontare complessivo delle royalty dato un

livello di produzione q. Ipotizziamo, inoltre, che il laboratorio sia vincolato a fare

delle proposte non discriminatorie: la tecnologia deve essere offerta a tutte le n

imprese alle medesime condizioni contrattuali;

t2: ciascuna delle imprese a valle decide se accettare o meno la proposta contrattuale

del laboratorio. In caso di accettazione, essa prende le proprie decisioni di pro-

duzione e paga L (q) al laboratorio, come previsto dal contratto stipulato. Nel

Page 51: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 51

caso di rifiuto della proposta contrattuale, l’impresa puo comunque decidere di

utilizzare la tecnologia; in questo caso pero il laboratorio ha, a sua volta, la pos-

sibilita di citare in giudizio l’impresa per utilizzo abusivo della tecnologia stessa.

Come abbiamo evidenziato sopra, con probabilita θ il tribunale dichiara valido il

brevetto: in questo caso l’impresa non puo piu utilizzare la tecnologia e quindi

deve rinunciare ad operare sul mercato. Con probabilita complementare, 1− θ, il

tribunale dichiara invalido il brevetto, dunque sia l’impresa citata in giudizio che

tutte le altre imprese possono utilizzare la tecnologia gratuitamente;

t3: le imprese a valle prendono le proprie decisioni di produzione; assumiamo che, nel

caso n ≥ 2, esse competano alla Cournot.

Nell’analisi che segue ipotizziamo che sia il laboratorio che le n imprese a valle

conoscano il valore di θ. Inoltre, per semplicita, ipotizziamo che in caso di contenzioso

giudiziario non ci siano spese legali a carico di alcuno. Questa seconda ipotesi ha due ril-

evanti conseguenze; innanzitutto, nel caso di (presunto) utilizzo abusivo della tecnologia,

il laboratorio, non dovendo sostenere alcun costo legale, trova sempre profittevole citare

in giudizio l’impresa. In secondo luogo, in caso di rifiuto della proposta contrattuale,

un’impresa a valle ha sempre convenienza ad utilizzare la tecnologia del laboratorio;

infatti, per l’impresa la scelta e fra non utilizzare la tecnologia, e non ottenere alcun

profitto, ed utilizzarla, ottenendo quindi profitti positivi nel caso il tribunale verifichi

l’invalidita del brevetto. In assenza di costi legali, la seconda alternativa e sempre

preferibile alla prima.

Come detto sopra, l’obiettivo di Farrell e Shapiro e quello studiare le conseguen-

ze della presenza di brevetti deboli per poi verificare se una maggiore scrupolosita da

parte dell’ufficio brevetti (un incremento di α) possa portare ad un miglioramento del

benessere sociale. Ma andiamo per gradi; prima di determinare l’equilibrio di mercato

e utile analizzare il caso benchmark. In particolare, consideriamo il caso in cui vi sia

un’unica impresa che vende ai consumatori finali, la quale sia anche proprietaria della

tecnologia necessaria alla produzione; in altri termini, analizziamo il caso di monopolio

verticalmente integrato.

Benchmark: monopolio verticalmente integrato. La caratterizzazione del com-

portamento del monopolista verticalmente integrato e piuttosto semplice: esso sceglie

la quantita q da produrre in modo tale da massimizzare i suoi profitti (a− bq)q. Ovvi-

amente, essendo proprietario della tecnologia, il monopolista non ha alcuna licenza da

pagare e quindi opera con costi di produzione nulli, come evidenziato dalla funzione

di profitto. In tutta evidenza si tratta di un contesto standard di monopolio come

Page 52: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 52

6

-......................................................

............................

q

p = a− bq

qm

pm

a

RM

SurplusCons.

SurplusProduttore

Figura 6.6: monopolio verticalmente integrato

rappresentato dalla Figura 6.6; l’impresa massimizza i suoi profitti producendo quella

quantita in corrispondenza della quale il ricavo marginale RM e pari al costo marginale

di produzione, che nel nostro caso e nullo.

Attraverso semplici passaggi algebrici, e facile verificare che la quantita ottima per

il monopolista e il corrispondente prezzo sono:

qm =a

2b, pm =

a

2

A sua volta il surplus del produttore (profitti del monopolista) e SPm = a2/4b, mentre

quello del consumatore e SCm = a2/8b. Dunque, il benessere sociale in caso di monopolio

verticalmente integrato e

Wm = SCm + SPm =3a2

8b.

Equilibrio di mercato e benessere sociale. Torniamo ora al caso generale di n im-

prese a valle e di un laboratorio R a monte. Il primo passo per determinare l’equilibrio di

mercato e quello di definire sotto quali condizioni un’impresa a valle accetta la proposta

contrattuale del laboratorio, posto che le altre (n− 1) imprese l’hanno accettata. Per

farlo dobbiamo calcolare i profitti che l’impresa ottiene nei due casi: quando accetta la

proposta e quando la rifiuta.

Se l’impresa accetta il contratto proposto dal laboratorio, il mercato a valle prende

la forma di un oligopolio alla Cournot in cui tutte le n imprese hanno il medesimo

costo marginale r, ossia la royalty da pagare a R per ogni unita venduta. In questo

Page 53: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 53

caso, l’impresa sceglie la quantita q al fine di massimizzare i suoi profitti che sono pari

a (a− b (q + Q−i)) q − rq − F , dove Q−i indica la quantita prodotta complessivamente

dalle altre (n− 1) imprese.

Sfruttando il fatto che le imprese a valle sono simmetriche, determiniamo la quantita

prodotta da ciascuna di esse ed il prezzo di mercato. Si puo verificare che entrambe

queste variabili sono funzione di r. Formalmente:

q (r) =a− r

b (n + 1), p (r) =

a + nr

n + 1. (11)

Sostituendo le espressioni appena trovate nella funzione di profitto, si ha che, dati r

ed F , accettando la proposta del laboratorio, l’impresa a valle ottiene profitti pari a:

π(r)− F, dove π(r) ≡ 1

b

(a− r

n + 1

)2

.

Vediamo ora cosa succede quando l’impresa a valle rifiuta la proposta del laboratorio.

Come discusso sopra, in assenza di spese legali, l’impresa utilizza comunque la tecnologia

e il laboratorio la cita in giudizio. Il contenzioso che cosı si apre puo avere due esiti. Con

probabilita θ il tribunale dichiara valido il brevetto, all’impresa viene vietato l’utilizzo

della tecnologia ed i suoi profitti sono nulli. Con probabilita (1− θ) il tribunale dichiara

nullo il brevetto cosicche la tecnologia puo essere utilizzata gratuitamente da tutti gli

operatori a valle.

Formalmente, se il brevetto viene invalidato e come se r ed F fossero nulli. Dunque,

quantita e prezzo che prevalgono sul mercato corrispondono alle espressioni indicate nella

(11) valutate in r = 0; allo stesso modo, dato che F = 0, i profitti netti dell’impresa

a valle sono pari a π(0). Tutto cio detto, i profitti attesi che l’impresa ottiene quando

rifiuta la proposta contrattuale del laboratorio sono pari a θ0 + (1− θ)π (0).

A questo punto siamo in grado di valutare la scelta dell’impresa a valle; essa accetta

la proposta del laboratorio solo se i profitti che cosı ottiene sono maggiori di quelli in

caso di rifiuto:

π (r)− F ≥ (1− θ)π (0) . (12)

Consideriamo ora il laboratorio. Nel definire la propria proposta contrattuale, esso

sceglie i due strumenti a sua disposizione, la royalty r ed il pagamento in somma fissa

F , in modo da massimizzare i ricavi complessivi da licenza, sotto il vincolo che ciascuna

impresa a valle abbia convenienza ad accettare il contratto di licenza offerto (ossia che

la condizione (12) sia soddisfatta). Formalmente il problema di massimizzazione del

Page 54: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 54

laboratorio e:

maxr,F

n (rq (r) + F )

c.v. π (r)− F ≥ (1− θ)π (0) .

Il laboratorio sa che, una volta accettato il contratto, un’impresa a valle produce

q(r); pertanto, i profitti che ottiene sono pari rq(r) + F per ognuna delle n imprese a

valle. Ovviamente, dato che i suoi profitti crescono con F , il laboratorio pone la parte

fissa della tariffa al livello massimo possibile: F e fissato al livello tale per cui il vincolo

del suo problema di massimizzazione e soddisfatto in termini di uguaglianza:

F = π (r)− (1− θ)π (0) . (13)

Sostituendo questa espressione di F nella funzione di profitto del laboratorio, e pos-

sibile semplificare il problema di massimizzazione vincolata riducendolo alla seguente

ottimizzazione libera:

maxr

n(rq (r) + π (r)− (1− θ)π (0)

).

dove q(r) e π(r) sono quelle precedentemente trovate. Dalla condizione del prim’ordine

si ha che il valore ottimale della royalty e pertanto pari a:

r∗ =a

2− a

2n.

Sostituendo r∗ nell’espressione (13), si ottiene che la parte fissa della tariffa a due

stadi ottimale e pari a:

F ∗ =a2

4

1 + n(2 + n(4θ − 3)

)

n2 (1 + n)2 b.

A questo punto abbiamo tutti gli elementi per determinare prezzo e quantita di

equilibrio, nonche il livello di benessere sociale raggiunto. Sostituendo, r∗ nelle espres-

sioni (11), otteniamo il prezzo di equilibrio e quantita complessivamente venduta.

Formalmente:

p∗ =a

2, e Q∗ =

a

2b.

Il lettore attento avra notato come prezzo e quantita di equilibrio coincidano esat-

tamente con quelli ottenuti nel caso benchmark di monopolio verticalmente integrato.

Conseguentemente, anche il surplus del consumatore e quello del produttore (somma dei

profitti del laboratorio e dei profitti delle n imprese a valle) corrispondono rispettiva-

mente a SCm e SPm calcolati precedentemente, e quindi il benessere sociale e pari a

Wm. Il laboratorio riesce dunque a replicare perfettamente l’equilibrio di mercato che

prevarrebbe nel caso in cui esso fosse anche produttore unico a valle.

Page 55: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 55

E importante sottolineare come questo risultato di monopolizzazione del mercato a

valle venga raggiunto indipendentemente dalla qualita del brevetto: l’equilibrio con mo-

nopolio verticalmente integrato viene replicato tanto nel caso in cui α e basso (brevetto

estremamente debole, con θ uguale o prossimo a 0), che nel caso in cui α assume valori

prossimi a 1 (brevetto di qualita elevata, con θ uguale o prossimo ad 1).

Risultato 7. Indipendentemente dalla qualita del brevetto (indipendentemente dai valori

di α e θ), il laboratorio fissa L(q) in modo da replicare l’allocazione di equilibrio nel caso

di monopolio verticalmente integrato; il prezzo di equilibrio coincide con pm, la quantita

scambiata coincide con qm ed il benessere sociale e Wm.

Si noti che il Risultato 7 non implica che il laboratorio ottiene gli stessi profitti che

otterrebbe se fosse anche produttore unico a valle. Infatti, una variazione di θ incide

sulla suddivisione del surplus del produttore tra laboratorio e imprese a valle. Come si

puo facilmente verificare, F ∗ cresce con θ e con esso anche la quota di surplus di cui si

appropria il laboratorio a spese delle imprese a valle.

Il Risultato 7 puo essere riletto alla luce della teoria standard relativa alla tariffa a

due stadi in contesti di relazioni verticali; in base a questa teoria, la parte variabile e

quella fissa di una tariffa svolgono due funzioni differenti: con la prima, che influenza

il costo marginale per le imprese a valle, il monopolista a monte incide sul prezzo di

vendita che si forma sul mercato finale, mentre la parte fissa della tariffa viene utilizzata

per estrarre i profitti alle imprese a valle. Dunque, tornando al nostro laboratorio, questi

utilizza i due strumenti, r ed F , nel seguente modo:

i) la royalty viene fissata in modo che il prezzo di equilibrio nel mercato a valle co-

incida con quello praticato dal monopolista verticalmente integrato. Cosı facendo,

R si assicura che il surplus del produttore e massimizzato. Come si puo notare

dall’espressione di r∗, la royalty ottimale e pari a 0 se n = 1 e cresce con la nu-

merosita delle imprese a valle. Infatti, con una sola impresa operante sul mercato

finale ci si trova gia in un contesto monopolistico, dunque con r = 0 si replica pm;

con valori piu elevati di n, il mercato a valle diventa via via piu competitivo e, di

conseguenza, il prezzo di equilibrio tende a ridursi rispetto a pm. Per compensare

questo abbassamento del prezzo rispetto al livello ottimale, il laboratorio fissa una

royalty via via piu elevata; in questo modo, R aumenta il costo marginale di pro-

duzione delle imprese neutralizzando l’effetto sul prezzo della maggior concorrenza

e riuscendo cosı a replicare ancora una volta pm;

ii) massimizzato il surplus del produttore grazie alla royalty, il laboratorio usa la parte

fissa F per appropriarsene della maggior parte. Come abbiamo notato sopra, F ∗ e

Page 56: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 56

una funzione crescente di θ. Infatti, quando aumenta la probabilita che il brevetto

sia valido, il profitto atteso che le imprese a valle ottengono rifiutando la proposta

del laboratorio, pari a (1 − θ)π(0), decresce; cio spiega perche esse siano disposte

ad accettare proposte contrattuali meno vantaggiose che implicano un pagamento

fisso piu elevato. E interessante inoltre notare che si possono avere casi in cui

F ∗ < 0, ossia casi dove e il laboratorio ad effettuare un pagamento in somma fissa

a favore delle imprese a valle. La ragione per cui cio puo accadere e intuitiva. Come

abbiamo evidenziato nel punto i), quando n e elevato, il laboratorio sceglie una

royalty molto alta per mantenere il prezzo finale al livello desiderato pm; dunque,

al fine di rendere la proposta contrattuale accettabile per le imprese a valle, R puo

essere indotto ad effettuare un trasferimento a loro favore.

Possiamo ora affrontare il quesito centrale posto da Farrell e Shapiro: il benessere

sociale aumenta se la disamina dell’ufficio brevetti e piu approfondita? Di seguito anal-

izziamo il quesito sotto due punti di vista: in un’ottica ex-post, ossia considerando il

caso in cui il laboratorio abbia gia sviluppato la tecnologia, ed in un’ottica ex-ante, ossia

considerando che la tecnologia non sia stata ancora sviluppata.

Perizia dell’ufficio brevetti e benessere sociale (analisi ex-post)

Qual e l’effetto sul benessere sociale di un aumento della perizia con la quale l’ufficio

brevetti svolge il suo compito? Come discusso sopra, all’aumentare di α diminuiscono

i casi in cui l’ufficio concede (erroneamente) il brevetto al laboratorio. Dunque, per

valutare l’effetto di una maggiore scrupolosita dell’ufficio dobbiamo confrontare il be-

nessere sociale che si ottiene in equilibrio quando il brevetto viene concesso e quando

invece viene negato.

Consideriamo il laboratorio R che presenta la domanda di brevetto per un’inno-

vazione che, con probabilita θ, e una vera invenzione. L’ufficio concede il brevetto con

probabilita θ + (1− θ)(1− α) = 1 − α(1 − θ); in questo caso, vale l’analisi condotta

nel paragrafo precedente e, pertanto, il benessere sociale e pari a Wm. Con probabilita

complementare, pari a α(1 − θ), l’ufficio nega il brevetto al laboratorio; in questo ca-

so tutte le n imprese a valle possono utilizzare liberamente la tecnologia. Utilizzando

le espressioni in (11), sappiamo che, in assenza di brevetto, ciascuna impresa produce

q (0) = a/b(n+1) e, di conseguenza, l’equilibrio di mercato e caratterizzato da un prezzo

pari p(0) = a/(n + 1) e da una quantita complessivamente venduta pari a na/b(n + 1).

Attraverso semplici passaggi algebrici e possibile calcolare il benessere sociale che risulta

essere W = [na2 (2 + n)]/[2 (1 + n)2 b].30

30Dall’analisi condotta, sappiamo che una variazione di α incide su θ e, dunque, anche su F ∗ e su come

Page 57: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 57

Tutto cio detto, si ha che, quando α e la perizia con cui l’ufficio brevetti procede alla

disamina del caso, il livello di benessere sociale atteso e pari a:

E[W ] = (1− α(1− θ))Wm + α(1− θ)W,

dove, come visto, i termini Wm e W non dipendono da α. A questo punto, per val-

utare l’effetto sul benessere sociale di una maggior perizia da parte dell’ufficio brevetti,

deriviamo la funzione E[W ] rispetto ad α:

dE[W ]

dα= (1− θ)(W −Wm).

E immediato osservare che un aumento della perizia con cui l’ufficio analizza le do-

mande di brevetto aumenta il benessere sociale quando W > Wm; infatti, all’aumentare

di α cresce la probabilita con cui si realizza W anziche Wm. Confrontando queste due

espressioni del benessere sociale si ottiene il seguente risultato:

Risultato 8. Una maggiore perizia da parte dell’ufficio brevetti:

a. non ha effetto sul benessere sociale atteso quando n = 1 (e W = Wm);

b. porta ad un incremento del benessere sociale atteso quando n > 1 (e W > Wm).

Si puo facilmente verificare che in presenza di un’unica impresa a valle che utilizza la

tecnologia di R, allora W = Wm; infatti, indipendentemente dalla presenza o meno di

brevetto, l’equilibrio di mercato e sempre quello di monopolio. Pertanto, quando n = 1,

che l’ufficio brevetti sia piu o meno scrupoloso nell’analisi delle domande che gli vengono

sottoposte non ha alcun effetto su E[W ].

E importante sottolineare come questa osservazione abbia valenza ben piu ampia

rispetto a quanto detto sinora. Si puo infatti dimostrare che quand’anche ci fossero piu

imprese a valle interessate all’utilizzo della tecnologia, ma queste operassero in mercati

distinti senza essere quindi in competizione fra loro, allora sarebbe ancora vero che una

disamina piu accurata da parte dell’ufficio brevetti non apporterebbe alcun migliora-

mento al benessere sociale atteso. La ragione di questo fatto e semplice: se le imprese

operano su mercati distinti, allora e possibile considerare ciascuna relazione tra il labo-

ratorio e la singola impresa a prescindere da quanto succede negli altri mercati; in altre

parole, ciascuna relazione laboratorio-impresa risulterebbe a se stante ed equivarrebbe

al caso n = 1 analizzato in precedenza. Il seguente corollario riassume la discussione

appena fatta.

Corollario 4. Se non c’e competizione a valle, una disamina piu accurata da parte

dell’ufficio brevetti non ha effetti sul livello di benessere sociale atteso.

laboratorio e imprese a valle si dividono il surplus del produttore. Essendo questi dei puri trasferimentitra R e le imprese a valle non incidono sul livello di benessere sociale.

Page 58: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 58

Considerando che nell’analisi compiuta abbiamo implicitamente ipotizzato che una

disamina piu accurata non comporti un aggravio nei costi amministrativi dell’ufficio

brevetti, questo corollario evidenzia che, nel caso non ci sia competizione fra i poten-

ziali utilizzatori della tecnologia, una valutazione piu scrupolosa non e socialmente

desiderabile.

Al contrario, nel caso ci sia competizione nell’utilizzo della tecnologia, una maggiore

perizia da parte dell’ufficio brevetti accresce il benessere sociale, come evidenziato nella

seconda parte del Risultato 8. La ragione di cio e legata alla forma di mercato che prevale

nei casi di concessione e di diniego del brevetto. Se il brevetto viene concesso, sappiamo

che indipendentemente dal numero di imprese a valle, il laboratorio e in grado di replicare

l’equilibrio di monopolio verticalmente integrato (Risultato 7); in caso di rifiuto della

domanda di brevetto il mercato che si sviluppa a valle e, invece, di tipo oligopolistico

caratterizzato da prezzi di equilibrio piu bassi e da un livello di benessere sociale piu

elevato. Sulla base di questo ragionamento deriviamo questa ulteriore osservazione:

Corollario 5. Il beneficio derivante da una disamina piu approfondita da parte del-

l’ufficio brevetti cresce con il grado di concorrenza a valle; formalmente, la differenza

W −Wm e una funzione crescente di n.

Quando n > 1, non solo una disamina piu approfondita da parte dell’ufficio brevetti

e auspicabile, ma lo e tanto di piu quanto maggiore e il numero di imprese che utilizzano

la tecnologia. Come evidenziato sopra, la ragione di questo risultato sta nel fatto che

quando n e grande e non viene concesso il brevetto, il livello di benessere sociale e molto

elevato in quanto il mercato e fortemente concorrenziale. Ovviamente, se si potesse

aumentare la perizia dell’ufficio brevetti senza aggravare in maniera significativa i costi

amministrativi associati alla sua gestione, la situazione ideale si avrebbe quando α = 1,

ossia quando la disamina dell’ufficio brevetti e perfetta.

Nell’introduzione a questa sezione, abbiamo sottolineato come le opinioni circa le

conseguenze legate alla presenza dei brevetti deboli siano estremamente variegate. Sec-

ondo alcuni osservatori, la presenza di brevetti di scarsa qualita puo avere ripercussioni

negative sul funzionamento dei mercati, mentre, secondo una visione piu ottimistica,

tali brevetti non comporterebbero rilevanti conseguenze a livello pratico. I risultati del-

l’analisi di Farrell e Shapiro permettono di far luce su questo dibattito. Reinterpretando

il Risultato 8, possiamo dire che la visione ottimistica trova conferma quando la pre-

senza di brevetti deboli non altera l’equilibrio di mercato. Cio e quanto accade quando

n = 1 o, piu in generale, quando le imprese che utilizzano la tecnologia non sono in

competizione fra di loro. In questo caso, indipendentemente dalla presenza di brevetto,

su ogni singolo segmento di mercato si ha un’equilibrio monopolistico. Una disamina

piu approfondita da parte dell’ufficio brevetti non altera l’equilibrio di mercato ma ha

Page 59: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 59

il solo effetto di far cambiare la suddivisione dei profitti dell’industria tra laboratorio

e imprese a valle. Al contrario, la visione pessimistica circa gli effetti della presenza

dei brevetti deboli trova conferma quando c’e competizione nell’utilizzo della tecnologia.

In questo caso, il laboratorio impone un contratto di licenza che prevede delle royalty

molto elevate, riuscendo cosı a replicare, in modo surrettizio, l’equilibrio monopolistico.

Una disamina piu approfondita da parte dell’ufficio brevetti e socialmente auspicabile

in quanto, ogniqualvolta il brevetto non viene concesso, si passa da un equilibrio di

monopolio ad uno di oligopolio.

Brevetti deboli ed incentivi all’innovazione (analisi ex-ante)

Nell’analisi appena proposta abbiamo studiato gli effetti sul benessere sociale atteso di

una maggiore scrupolosita dell’ufficio brevetti sotto l’ipotesi che il laboratorio avesse

gia in mano la propria innovazione. Dato che uno degli obiettivi principali dei brevetti

e quello di fornire incentivi alle attivita di ricerca e sviluppo, e interessante estendere

l’analisi muovendosi in una prospettiva ex-ante, ossia prima che l’innovazione abbia

avuto luogo.

Consideriamo, dunque, che il laboratorio abbia la possibilita di investire in un proget-

to di ricerca per lo sviluppo di una innovazione. Se R effettua l’investimento, allora

ottiene l’innovazione che con probabilita θ rappresenta un vero avanzamento nello stato

della tecnica (e una vera innovazione), mentre con probabilita 1− θ essa replica concetti

e tecniche gia esistenti (e una falsa innovazione). Ovviamente, se il laboratorio non

investe nel progetto allora la sua innovazione non si realizza.

In questo contesto, seguendo il lavoro di Farrell and Shapiro (2008), analizziamo

i benefici derivanti dalla presenza di brevetti deboli confrontando il benessere sociale

atteso nei due seguenti scenari: i) presenza di brevetti deboli; ii) assenza di una qualsiasi

tutela brevettuale. Inoltre, per semplificare la nostra analisi, nello scenario i) assumiamo

che l’ufficio brevetti non faccia alcuna attivita di filtro e conceda la tutela a tutte le

domande depositate; nei termini del modello introdotto nelle pagine precedenti, cio

significa porre α pari a zero. Si noti che con quest’ultima assunzione stiamo considerando

il caso pio sfavorevole al regime di brevetti deboli.

Sulla base di queste ipotesi, nello scenario i), il laboratorio effettua l’investimento,31

ottiene il brevetto e, come dimostrato sopra, il mercato perviene sempre ad un equilibrio

di tipo monopolistico. Detto in altri termini, nel regime i), il benessere sociale atteso e

pari a Wm.

31Stiamo implicitamente ipotizzando che i costi di realizzazione del progetto siano sempre inferiori aiprofitti che il laboratorio ottiene dalla vendita della propria innovazione.

Page 60: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 60

Passiamo ora a considerare lo scenario ii) caratterizzato dall’assenza di tutela brevet-

tuale per le innovazioni. In questo caso, assente ogni tutela contro il rischio di imi-

tazione della propria innovazione da parte di laboratori ed imprese concorrenti, R non

intraprende il progetto di ricerca. Per valutare il benessere sociale dobbiamo distinguere

due casi. Sappiamo che con probabilita θ quella del laboratorio, se realizzata, avrebbe

costituito un vera innovazione; in questo modo, dato che R non investe il benessere

sociale e nullo. Al contrario, con probabilita 1 − θ, l’innovazione del laboratorio non

avrebbe rappresentato alcun miglioramento tecnologico; in questo caso, le n imprese a

valle hanno comunque accesso ad una tecnologia perfettamente equivalente e tale da

permettere loro la realizzazione della produzione. In questo caso il benessere sociale e

pari a W , la cui espressione e stata precedentemente definita. Dunque, in assenza di

tutela brevettuale il benessere sociale atteso e pari a (1− θ)W

Siamo ora nella posizione di poter confrontare i due scenari in termini di benessere

sociale atteso. Un regime con brevetti deboli e preferibile ad uno che non garantisce la

tutela brevettuale alle innovazioni quando Wm ≥ (1− θ)W . Semplici passaggi algebrici

ci permettono di derivare il seguente risultato:

Risultato 9. In un contesto in cui il laboratorio investe nel progetto di ricerca solo in

presenza di tutela brevettuale ed in cui la perizia dell’ufficio brevetti e minima (α = 0),

il regime di brevetti deboli garantisce un miglioramento del benessere sociale atteso se

θ ≥ [2n + n2 − 3]/[4n(2 + n)].

Quello appena evidenziato e un risultato facilmente interpretabile alla luce di tutto

quanto visto fin qui: incentivare l’investimento del laboratorio attraverso un sistema

di brevetti deboli e preferibile dal punto di vista sociale quando la probabilita che R

sviluppi una vera innovazione e sufficientemente elevata.

Da questo risultato segue un’importante osservazione:

Corollario 6. Il valore soglia [2n + n2 − 3]/[4n(2 + n)] evidenziato nel Risultato 9 e:

i) pari a 0 quando n = 1;

ii) una funzione crescente di n.

Quando non c’e competizione nel mercato a valle, allora il valore soglia di θ e nullo:

un regime con brevetti deboli e sempre preferibile ad uno che non garantisce la tutela

brevettuale (parte i) del Corollario 6). Infatti, come discusso sopra, quando n = 1 tanto

in presenza che in assenza di brevetti, l’equilibrio di mercato che prevale e sempre di

tipo monopolistico. In questo caso, dunque, la presenza di brevetti e auspicabile in

quanto incentiva il laboratorio ad effettuare l’investimento. Quando, invece, a valle ci

sono piu imprese in competizione fra loro, oltre all’effetto di incentivare l’investimento,

Page 61: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 61

il regime brevettuale porta con se anche una conseguenza negativa: nel caso R non

fosse un vero innovatore, allora senza brevetti sul mercato a valle si perverebbe ad un

equilibrio piu concorrenziale. Questa seconda conseguenza della presenza dei brevetti

e tanto piu significativa quanto piu elevato e n e, dunque, quanto piu potenzialmente

concorrenziale e il mercato a valle; per questa ragione il regime brevettuale diventa via

via meno desiderabile all’aumentare competitivita del mercato a valle: il valore soglia di

θ a partire dal quale il regime brevettuale e preferito cresce con n (parte ii) del corollario).

In conclusione, anche quando si considerano gli incentivi che i brevetti danno alle

attivita di ricerca e sviluppo, l’indicazione che deriva dall’analisi di Farrell e Shapiro e

piuttosto chiara: gli effetti di benessere causati dalla presenza di brevetti deboli sono

molto diversi a seconda che ci sia o meno competizione a valle nell’utilizzo della tec-

nologia. Ritornando alla discussione fatta nell’introduzione, sia dall’analisi ex-post (il

laboratorio ha gia ottenuto l’innovazione) che da quella ex-ante (il laboratorio deve an-

cora decidere se investire in attivita di ricerca) emerge una chiara indicazione circa quali

innovazioni debbano essere analizzate con maggiore perizia da parte dell’ufficio brevet-

ti. Posto che analizzare nel dettaglio tutte le domande depositate comporterebbe un

insostenibile aggravio nei costi amministrativi, il suggerimento che deriva dall’analisi

svolta e che l’ufficio brevetti dovrebbe dedicare maggiore attenzione a quelle tecnologie

che potenzialmente sono di interesse di un vasto numero di imprese che si trovano in

competizione fra di loro.

Page 62: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 62

6.6 Appendice matematica

Dimostrazione del Risultato 2. Se la seconda innovazione non viola il brevetto de-

tenuto da A, allora, banalmente, la condizione vBxT ≥ cB, e sufficiente ad assicurare

che l’impresa B investe nel progetto. Concentriamoci quindi sul caso piu interessante,

ossia quello in cui la seconda innovazione viola il brevetto posto a tutela della pri-

ma. Distinguiamo due sotto-casi a seconda del valore commerciale dell’innovazione: i)

cB ≤ vBxT < 2cB e ii) vBxT ≥ 2cB. Nel primo caso, e facile vedere che, in assenza

di un accordo di licenza con A, l’impresa B non trae profitto dallo sviluppo del suo

progetto. Infatti, in assenza di un accordo, l’ammontare delle licenze da pagare al primo

innovatore e stabilito dal tribunale in misura pari a L (T ) = vBxT/2, dunque, se vale la

condizione i), la parte restante dei profitti di cui si appropria l’impresa B non e sufficiente

a coprire i costi di ricerca e sviluppo, vBxT/2 < cB. Quindi, in assenza di un accordo

esplicito fra le parti B non investe e ottiene profitti nulli; tuttavia, se B non investe, e

non commercializza alcuna innovazione, A non ottiene alcun provento da licenza, una

eventualita che danneggia anche il primo innovatore. Da tutto cio discende che le due

imprese hanno convenienza a trovare un accordo che ripartisca il valore generato da B

in maniera diversa da quanto farebbe il tribunale; in particolare, l’accordo e tale per

cui A e B dividono in parti uguali i profitti derivanti dalla seconda innovazione al netto

pero dei costi di ricerca e sviluppo, cosa che permette a B di coprire i costi del proprio

investimento.

Formalmente, ciascuna parte ottiene la meta di vBxT − cB; in questo modo B

trova conveniente intraprendere il proprio progetto di ricerca ed A ottiene L (T ) =

(vBxT − cB)/2 sotto forma di licenza. In gergo, si dice che l’impresa B e in grado

di “minacciare in modo credibile” il primo innovatore comunicandogli che, in assen-

za di un esplicito accordo di licenza diverso da quello imposto dal tribunale, essa non

svilupperebbe l’innovazione. Tale minaccia e credibile in quanto, effettivamente, senza

accordo, l’impresa B non ha convenienza a sviluppare il progetto; la minaccia e inoltre

vantaggiosa per B in quanto le permette di spuntare un accordo di licenza meno oneroso

rispetto a quello che imporrebbe il tribunale: le imprese dividono in parti uguali non

tutti i profitti derivanti dalla commercializzazione (come imposto dal tribunale), ma i

profitti al netto dei costi di ricerca e sviluppo.

Consideriamo ora il caso ii) in cui vBxT ≥ 2cB. Questa volta, la minaccia dell’im-

presa B di non sviluppare il proprio progetto di ricerca senza un esplicito accordo con

l’impresa A non e credibile, in quanto, anche in assenza di accordo, e quindi pagando

l’ammontare di denaro imposto dal tribunale, la realizzazione del progetto e comunque

profittevole. Anticipando questo fatto, l’impresa A sa che senza accordo ottiene sicu-

ramente il pagamento L (T ) = vBxT/2 e quindi, in fase di contrattazione con B, non

Page 63: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 63

sara disposta ad accettare un ammontare di denaro inferiore. Dal canto suo, l’impresa B

non e disposta a pagare piu di vBxT/2. In conclusione, abbiamo mostrato che, quando

vBxT/2 ≥ cB, le imprese non stipulano un accordo di licenza diverso da quello imposto

dal tribunale; inoltre, abbiamo mostrato che B realizza il suo progetto di ricerca e, in

caso di violazione del brevetto, paga ad A una licenza pari a L (T ) = vBxT/2.

¥

Definizione della politica brevettuale socialmente ottima nel modello di

Green e Scotchmer (Sezione 6.3.2). L’obiettivo della politica brevettuale e quello

di indurre le due imprese ad investire nel progetto di ricerca, riducendo al minimo la

perdita secca derivante dalle posizioni di monopolio e causata dalla durata del brevetto.

Ricordiamo che TB e la durata minima che rende profittevole l’investimento dell’impresa

B. Di seguito definiamo la politica brevettuale ottima concentrandoci sulle tre regioni

individuate dalla Figura 6.4.

Se vAxTB ≥ cA, allora, con un brevetto di durata TB, la prima innovazione e prof-

ittevole anche senza i proventi dall’attivita di licenza. Dunque, β puo essere fissato a

qualsiasi livello. Per quanto concerne la durata, a seconda del valore dei diversi parametri

del modello, due sono i casi possibili. Nel primo caso, risulta socialmente desiderabile

ridurre la durata de brevetto al di sotto di TB: cosı facendo la seconda innovazione non

viene sviluppata, ma si riduce la perdita secca relativa alla prima innovazione; in questo

caso la durata ottima e il livello di T tale che vAxT − cA = 0. Il secondo caso possibile e

quello in cui il beneficio derivante dallo sviluppo della seconda innovazione sia superiore

al guadagno derivante dalla riduzione della perdita secca relativa alla prima innovazione;

in questo caso la durata ottima del brevetto e TB ed entrambe le innovazioni vengono

sviluppate (e questo il caso su cui ci concentriamo nel testo).

Se cA > vAxTB ≥ cA−L(TB), allora, con brevetto di durata TB, i profitti diretti non

sono sufficienti ad incentivare l’investimento dell’impresa A. Come discusso nel testo la

maniera socialmente preferibile per aumentare i profitti del primo innovatore e quella di

aumentare l’ampiezza del brevetto. Dunque la politica brevettuale socialmente ottima

in questo caso prevede ampiezza β = 1 e durata T = TB in modo da incentivare la

realizzazione della seconda innovazione.

Infine, se vAxTB < cA−L(TB), allora, anche con un brevetto di ampiezza massima, la

durata TB, non rende profittevole per il primo innovatore realizzare il proprio progetto:

vAxTB + L(TB) − cA < 0. Dunque, e necessario incrementare la durata del brevetto

oltre TB. In questo caso la politica brevettuale socialmente ottima e β = 1 e durata T ,

definito come il valore di T tale che vAxT + L(T )− cA = 0.

¥

Page 64: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 64

Page 65: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Bibliografia

Arora, A. and Fosfuri, A. (2000). The market for technology in the chemical industry:

causes and consequences. Revue D’Economie Industrielle, 92:317–333.

Arrow, K. (1962). Economic welfare and the allocation of resources for invention. In

Nelson R.R. ed. (1962). The rate and direction of inventive activity: economic and

social factors. Princeton: Princeton University Press.

Athreye, S. and Cantwell, J. (2005). Creating Competition? Globalisation and the Emer-

gence of New Technology Producers. Open University Discussion Paper in Economics

52.

Bessen, J. (2004). Holdup and licensing of cumulative innovations with private

information. Economic Letters, 82:321–326.

Bessen, J. and Hunt, R. (2007). An empirical look at software patents. Journal of

Economics & Management Strategy, 16(1):157–189.

Boldrin, M. and Levine, D. (2008). Against Intellectual Monopoly. Cambridge University

Press.

Cohen, W., Nelson, R., and Walsh, J. (2000). Protecting their intellectual assets: ap-

propriability conditions and why U.S. manufacturing firms paten (or not). NBER

Working Paper, 7552:–.

Farrell, J. and Shapiro, C. (2008). How strong are weak patents. American Economic

Review, 98(4):1347–1369.

Galasso, A. and Schankerman, M. (2010). Patent thickets, Courts and the market for

innovation. RAND Journal of Economics, 41:472–503.

Gallini, N. T. (2002). The economics of patents: lessons from recent U.S. patent reform.

Journal of Economic Perspectives, 16(2):131–154.

Page 66: Innovazione cumulativa e brevettistatic.gest.unipd.it/.../Manenti-Innovazionecumulativaebrevetti.pdfInnovazione cumulativa e brevetti Bozza Capitolo 6 di \Economia di Internet e dell’Information

Innovazione cumulativa 66

Gambardella, A., Giuri, P., and Luzzi, A. (2007). The Market for Patents in Europe.

Research Policy, 36:1163–1183.

Green, J. R. and Scotchmer, S. (1995). On the division of profit in sequential innovation.

RAND Journal of Economics, 26(1):20–33.

Hall, B., Jaffe, A., and Trajtenberg, M. (2001). The NBER patent citations data file:

lessons, insights and methodological tools. NBER Working Paper, 8498:–.

Hall, B. and Ziedonis, R. (2001). The patent paradox revisited: an empirical study

of patenting in the U.S. semiconductor industry, 1979-1995. RAND Journal of

Economics, 32(1):101–128.

Heller, M. and Eisenberg, R. (1998). Can patents deter innovation? The anticommons

in biomedical research. Science, 280:698–701.

Jaffe, A. B. and Lerner, J. (2004). Innovation and its discontents. Princeton University

Press: Princeton, New Jersey.

Lemley, M. A., Lichtman, D., and Sampat, B. (2005). What to do about bad patents?

Regulation, Winter:10–13.

Lemley, M. A. and Shapiro, C. (2005). Probabilistic patents. Journal of Economic

Perspectives, 19(2):75–98.

Levin, R., Klevorick, A., Nelson, R., and Winter, S. (1987). Appropriating the returns

from industrial R&D. Brookings Papers on Economic Activity, pages 783–820.

Lichtman, D. (2006). Patent Holdouts in the standard-setting process. Academic Council

Bulletin, 1.3:–.

Pluvia Zuniga, M. and Guellec, D. (2009). Who licenses out and why? Lessons from a

Business Survey. OECD Science, Technology and Industry Working Papers, 2009/5.

OECD publishing.

Scotchmer, S. (2004). Innovation and Incentives. MIT Press, Cambridge MA.

Serafino, D. (2007). Survey of patent pools. KEI Research Note, 6:–.

UIBM (2009). Brevetti: introduzione all’utilizzo per le piccole e medie imprese. Ufficio

Italiano Brevetti e Marchi.