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25autentiche emozioni

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32013 SOMMARIOL’EDITORIALELa stanza buia .......................................................................................................................... 5

ISTITUZIONI E PMIStart-up? Sì, grazie! .............................................................................................................. 6Previndapi ................................................................................................................................ 10ECONOMIA E MERCATOLa Green Economy potrebbe generarefino a 2 milioni di posti di lavoro................................................................................ 12

DOVE NASCONO LE IDEEInnovare i saperi per mantenereil manifatturiero italiano competitivo ...................................................................... 14

INNOVAZIONI & TECNOLOGIECultura della manutenzione degli impianti aeraulici ...................................... 16VR Reloaded .......................................................................................................................... 18Mould and... die? Non più, con lo stampo sostenibile! ................................ 20

AMBIENTE ED ENERGIALe bioenergie per il privato .......................................................................................... 24Efficienza energetica: fare di più consumando di meno .............................. 30Installazioni di ricerca a supporto delle tecnologie solari ............................ 32La raccolta differenziata della frazione organica domestica .................... 34

INNOVARE CON LA FORMAZIONEConcorsi Isfor API ............................................................................................................ 38La scuola dell’agrivillaggio e della decrescita felice ........................................ 40

EVENTIA Lecco è protagonista l’ambiente ........................................................................ 44World Maintenance Forum ........................................................................................ 48Klimaenergy e Klimamobility ........................................................................................ 50Ecomondo 2013 ................................................................................................................ 52

LE PMI SANNO INNOVAREReti di imprese: il caso NE.MO Network della meccanica molfettese ........................................................................................ 54Sviluppo e produzione di macchine spazzolatrici ad alto contenuto high-tech ...................................................................................... 58Lo sviluppo sostenibile. Il riciclo del polietilene. Dal granulo al fusto .. 60

DAL MONDO CONFAPIPromoter virtuale: la cultura tra marketing e spirito di servizio.............. 62La proprietà industriale: strumenti di ricerca gratuiti al servizio delle aziende.................................................................................................... 63

PMI, EUROPA, RICERCADa Sommact a IFACOM: verso lo “zero-defect manufacturing” ........ 64

SERVIZIO AI LETTORI ................................................................................................ 66

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L’EDITORIALE

LA STANZA BUIA

Avete dieci secondi per rispondere a questa do-manda: i nostri occhi possono vedere “fisica-mente” il passato? 1, 2, 3…10.La risposta è sì. Avete indovinato? Ovviamentechi di primo acchito ha risposto no vorrà ancheun esempio.Il sole dista dalla terra circa 147 milioni di chilo-metri, indicativamente la sua luce impiega 8 mi-nuti ad arrivare sul nostro pianeta. Concedete-mi quindi una digressione romantica: il sole è giàtramontato da alcuni minuti quando lo vediamoscomparire all’orizzonte. Quando guardate orgogliosi il vostro nuovissi-mo smart-phone o il PC di ultima generazionecredendo di avere tra le mani l’oggetto più sofi-sticato al mondo, in realtà state guardando qual-cosa di già obsoleto, perché, chissà come e chis-sà dove, qualcuno ha già pronto un modello an-cora più innovativo. È la vita che scorre, il tempo che passa e l’atti-mo presente contiene gli effetti del passato e lecause per il futuro. Oggi chi fa impresa si sentespesso scoraggiato perché si vede costretto adaffrontare muri apparentemente insormontabili.Eppure le potenzialità dell’uomo sono infinite e

le risposte sono sempre dentro di noi. Pensia-mo che alcune idee siano impossibili da realizza-re, ma solo perché la nostra mente razionale la-vora senza pausa per classificare, definire, inqua-drare, mettere limiti.Immaginiamo di camminare in una stanza buiacon una candela in mano: ciò che riusciamo a ve-dere è solo una minima parte di ciò che ci sta in-torno, eppure ci fidiamo solo di quello che i no-stri occhi possono scrutare. Magari la strada dapercorrere, la soluzione ai problemi è proprio apochi millimetri dallo spazio illuminato, da comeabbiamo ragionato fino a oggi.Molti imprenditori si alzano alla mattina con unpeso nel cuore e l’istinto di rinunciare ad andareavanti a lottare. Di fronte a tale scoraggiamentoè difficile trovare le parole giuste, occorrereb-bero più fatti, ma a volte anche non sentirsi solipuò essere di sollievo e anche una pacca sullaspalla o un abbraccio di solidarietà possono ri-dare fiducia almeno per un’altra giornata, duran-te la quale, chissà, il sole, attraverso una fessuradella stanza buia, può finalmente indicarci la viad’uscita.

Fabio Chiavieri

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ISTITUZIONI E PMI6 - 3/2013

Come si può evincere dallo stesso no-me, startup sono quelle imprese appe-na costituite o progetti di impresa che

operano in contesti innovativi e che sono ca-ratterizzati da intensi piani di espansione, i qua-li necessitano di determinati apporti di capita-le nelle fasi iniziali di sviluppo per conseguire ipropri obiettivi di realizzazione e maturazione

dell’idea imprenditoriale. Con il termine star-tup inoltre si identifica anche l’arco temporalein cui si avvia un'impresa sul mercato e nel cor-so del quale si delineano con chiarezza gli indi-rizzi strategici su cui costruire la propria atti-vità, pianificare i processi operativi aziendali ereperire i mezzi finanziari necessari per so-stentarli, al fine di acquisire autonomia e eco-

START-UP? SÌ, GRAZIE!Non una moda, ma un nuovo modo

di fare impresa… e potetescommetterci: funziona!

a cura diAndrea Mazza*

Secondo recenti statistiche, il fenomeno delle startup ha rappresentatonel corso di questi ultimi anni una tematica in continuo sviluppo e di sem-pre maggiore interesse, sia dal punto di vista sociale, sia sotto il profiloculturale ed economico. Queste iniziative imprenditoriali sono moltospesso associate ad una marcata vocazione all’innovazione e a forti ambi-zioni di crescita; ma cosa sono esattamente e quali sono le loro caratteri-stiche più significative? Come operano nel nostro complesso ecosistemaimprenditoriale, caratterizzato da un’inarrestabile e profonda internazio-nalizzazione? E soprattutto, per quale motivo esse hanno assunto un’im-portanza di così grande rilievo in un ambiente economico attuale semprepiù dinamico e in continua evoluzione?

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nomicità gestionale.L’incremento di tale fenomeno, individuato

nell’ordine di un migliaio di nuovi progetti al-l’anno solo nel nostro Paese, ha interessatoprogressivamente un contesto sempre più glo-bale, con una consistenza complessiva nel ter-ritorio italiano che si aggira tra le 4 e 8 milastartup. Queste vengono in genere formal-mente costituite una volta che la “business i-dea” è stata chiaramente definita e dopo averereperito i capitali necessari al suo persegui-mento. Sono tuttavia inclusi all’interno di talestima non solo imprese di nuova costituzione,come può facilmente dedursi dal generico con-cetto di startup, ma anche i cosiddetti “corpo-rate spin-off”, ovvero quelle iniziative innova-tive avviate da aziende già esistenti, con lo sco-po di supportare e nello stesso tempo di per-fezionare il core business d’impresa attraver-so processi di diversificazione e di continuo mi-glioramento della propria attività.Limitatamente al contesto nazionale, è rile-

vante sottolineare che il polo di maggiore at-trazione delle startup è localizzato nel Nord I-talia, che da solo raccoglie più del 50% dellestartup costituite sotto forma di impresa, sin-tomo di come tale area sia maggiormente sen-sibile alle esigenze di queste realtà imprendi-toriali, specialmente in fase di sviluppo, e rap-presenti quindi un terreno maggiormente fer-tile al loro insediamento. È tuttavia importan-te evidenziare anche come un elevato numerodi startup italiane abbia deciso di incorporarsiall’estero, soprattutto in paesi anglosassoni e-conomicamente molto sviluppati, quali RegnoUnito e Stati Uniti, che dispongono di un con-testo normativo flessibile e maggiormente fa-vorevole alla loro crescita, rappresentando diconseguenza una meta decisamente interes-sante per un’azienda con piani di sviluppo am-biziosi. La scelta di coltivare all’estero la pro-pria “business idea” è inoltre dettata dalla ri-cerca di mercati in grado di sostenere sia losviluppo delle startup sia le conseguenti neces-sità di fundraising proprie di qualsiasi idea in-novativa che desideri costituirsi come impresaautonoma e che richieda l’aggregazione di com-petenze specifiche e di lavoratori specializzatiper il conseguimento delle proprie strategie a-ziendali. Questa tendenza, conosciuta come“corporate drain”, in aumento negli ultimi an-ni, può essere interpretata come un segnaleche, ancora una volta, ci rivela quanto il nostroPaese sia poco competitivo nell’attrarre risor-se e investimenti, in particolare se diretti a fi-nanziare imprese innovative, dotate in quantotali di elevata mobilità e dinamicità operativa,soprattutto nelle prime fasi della propria esi-stenza.La necessità di venire incontro alle esigenze

di queste realtà aziendali in sempre più rapidaespansione ha quindi indotto anche il nostroordinamento ad adottare una serie di provve-dimenti normativi conformi alla natura dellestartup e alle loro necessità. E’ infatti propriocon questa finalità che tali propositi sono statirecentemente tradotti nel panorama legislati-vo italiano in un quadro di riferimento organi-co per favorire la nascita e la crescita di nuoveimprese innovative e nello stesso tempo limi-tare un fenomeno che tende a privare il nostroPaese di potenziali e promettenti contributoridi innovazione. A questo proposito, il Decre-to Legge 18 ottobre 2012, n. 179 recante “Ul-teriori misure urgenti per la crescita del Pae-se”, successivamente perfezionato dal Decre-to Legislativo n. 76/2013, ha introdotto per laprima volta nell’ordinamento italiano la defini-zione e gli specifici requisiti della startup inno-vativa e dell’incubatore di startup innovativecertificato, quest’ultimo qualificato come unasocietà che eroga servizi a sostegno della na-scita e dello sviluppo delle precedenti. Dal pun-to di vista giuridico, la norma delinea la star-tup innovativa come una società di capitali, co-stituita anche in forma cooperativa, di dirittoitaliano oppure Societas Europea, includendo-vi pertanto sia le S.r.l. (compresa la nuova for-ma di Società a responsabilità limitata semplifi-

INNOVARE 3/2013 - 7

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ISTITUZIONI E PMIISTITUZIONI E PMI8 - 3/2013

cata o a capitale ridotto), sia le S.p.A., le S.a.p.a.e anche le società cooperative. Inoltre, tra i cri-teri essenziali richiesti ad una società per esse-re considerata startup, è significativo ricorda-re che essa deve avere quale oggetto socialeesclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzio-ne e la commercializzazione di prodotti o ser-vizi innovativi ad alto valore tecnologico.Nello stesso tempo è premiata e rafforzata

la propensione all’investimento in startup in-novative attraverso una serie di numerosi in-centivi: in particolare, è previsto che per gli an-ni 2013, 2014 e 2015 è consentito alle perso-ne fisiche e giuridiche rispettivamente di de-trarre o dedurre dal proprio reddito imponi-bile una parte delle somme investite in impre-se innovative, sia direttamente sia tramite fon-di specializzati. Per quanto concerne invece l’accesso al cre-

dito, esse possono usufruire in via gratuita delFondo centrale di garanzia per le piccole e me-die imprese e di altre condizioni favorevoli esemplificate. Oltre a tali agevolazioni, viene an-che consentita alle startup una particolare mo-dalità di raccolta diffusa di capitale di rischio,nota come “crowdfunding”, attuata attraversoappositi portali online. Il Decreto ha istituitoinfine una specifica sezione del Registro delleImprese in cui startup innovative e incubatoricertificati sono tenuti a registrarsi tramite i-scrizione obbligatoria al fine di potere adotta-re quei benefici introdotti dalla normativa enello stesso tempo ottenere la massima pub-blicità e trasparenza.Dal punto di vista operativo, a seguito della

continua evoluzione del contesto economicointernazionale degli ultimi decenni e della glo-balizzazione dei mercati in cerca di nuovi sboc-chi, le startup hanno manifestato nel tempo unlegame sempre più stretto con la tecnologia el’informatica, adattandosi continuamente allerichieste del mercato e alle sempre più incal-zanti esigenze di innovazione e sviluppo tecno-logico. Oggi il prevalente campo di attività ditali imprese è infatti rappresentato in primoluogo dal web e dall’ICT (Information andCommunication Technology), che assorbonogran parte delle attuali idee imprenditoriali. Un evidente esempio dell’importanza delle

Information Technologies è fornito non solodal successo di grandi startup operanti nelmondo digitale, quali Apple, Google e Face-book, ma anche dalla rapida ascesa di nuoveconsolidate applicazioni informatiche comeDropbox e Instagram, che hanno saputo at-trarre l’attenzione e l’interesse di un pubblicosempre più vasto. Lo stretto contatto con la cultura digitale e

il conseguente rapporto con le tecnologie del-l’informazione hanno quindi contribuito a mi-

gliorare competitività e efficienza di questerealtà imprenditoriali, garantendone una cre-scente diffusione a livello internazionale e ren-dendo soprattutto più facile operare in conte-sti in cui la necessità di un solido network dicontatti è sempre più forte.Quindi, idea imprenditoriale, che funge da

stimolo costante all’investimento di energie erisorse; innovazione, diretta a migliorare il pro-cesso tecnologico e a fornire adeguate rispo-ste al mercato di riferimento; iniziativa, soste-nuta da un “business plan” che organizza e de-scrive in maniera logica gli aspetti operativi…e poi? Quali altri fattori sono alla base di ogniesperienza manageriale e rappresentano ele-menti determinanti perché una startup riescaa coltivare una strategia di successo e a cre-scere nel tempo? Sicuramente la motivazione,carburante psicologico di ogni sfida, in gradodi coordinare mezzi e sacrifici verso il raggiun-gimento del proprio scopo imprenditoriale,fornendo agli startuppers la determinazione,la costanza e l’impegno necessari per superarele difficoltà lungo il proprio percorso con rin-novata passione e dedizione. Questo però nonbasta per garantire il successo di un’impresainnovativa se manca la fattibilità, cioè non soloun ambiente culturale e normativo favorevoleal suo insediamento, dotato quindi di una legi-slazione e di un contesto tecnico-scientificoflessibili, lungimiranti e dinamici, ma soprattut-to un mercato in grado di assorbirne l’offerta.Per non privare il nostro Paese di importan-

ti occasioni volte alla promozione dello svilup-po economico nazionale, è dunque sempre piùforte e sollecita la spinta diretta a favorire ladiffusione delle startup nel territorio naziona-le attraverso una serie di incentivi, come l’of-ferta di tutti quei servizi di orientamento, for-mazione e consulenza finalizzati all’avvio dellapropria impresa. In particolare, la regione Lom-bardia rappresenta un importante centro di ag-gregazione per startuppers provenienti da tut-to il territorio italiano attraverso l’organizza-zione di concorsi e fiere delle startup, nel cor-so dei quali ogni impresa partecipante ha la pos-sibilità di presentare la propria attività a poten-ziali investitori, mettendo così in gioco se stes-sa e lo spirito di iniziativa che ha dato vita all’i-dea imprenditoriale. Sarà proprio in questocontesto e in un clima così propositivo che aMilano avranno luogo i Tavoli Expo 2015, oc-casione unica per dare la possibilità ad impren-ditori italiani ricchi di competenze e creativitàdi confrontarsi con competitors internazionalimettendo alla prova il proprio talento e le pro-prie capacità.

Andrea Mazza* JELiuc - Junior Enterprise LIUC

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ISTITUZIONI E PMI10 - 3/2013

PREVINDAPI

La previdenza è una delle priorità che loStato italiano ha dovuto affrontare e ri-solvere. Le numerose riforme intro-

dotte negli ultimi 20 anni hanno profonda-mente modificato il sistema di calcolodell’importo della pensione di base (In-ps): I motivi che hanno determinato le rifor-

me sono stati:- l’adeguamento del vecchio sistema al pro-

gressivo aumento della durata della vita me-dia (che determina l’allungamento del perio-do di pagamento delle pensioni);- il rallentamento della crescita economica

e l’aumentato tasso di disoccupazione (checausano la riduzione dell’ammontare dei con-tributi necessari a pagare le pensioni).Le principali modifiche sono state:- l’innalzamento sia dell’età richiesta per an-

dare in pensione e sia dell’anzianità contribu-tiva minima;- il progressivo passaggio per il calcolo del-

la pensione dal sistema retributivo a quellocontributivo per cui l’importo della pen-sione viene determinato dall’ammonta-re dei contributi versati durante la vitalavorativa e non più dalle ultime retri-buzioni percepite. Ne consegue che laprestazione di base (pensione Inps), di-minuirà progressivamente (anche sottoil 50%) rispetto all’ultima retribuzionepercepita prima del pensionamento -cosiddetto “tasso di sostituzione”.Queste le ragioni principali per cui alla pre-

videnza obbligatoria è stato affiancato il se-condo pilastro del sistema: la previden-za complementare.È quindi importante costruire una

pensione complementare fin dall’iniziodella carriera lavorativa; ritardare, an-che di pochi anni, l’inizio dei versamentiintegrativi significa ridurre l’ammonta-re della prestazione finale (pensionecomplementare), che servirà a contra-stare l’impoverimento della pensioneobbligatoria.PREVINDAPI è il fondo pensione per

dirigenti e quadri superiori della piccola emedia industria costituito - fin dal 1990 -allo scopo di fornire prestazioni di naturaprevidenziale aggiuntive ai trattamentipensionistici di legge, nell’interesse degliaventi diritto e senza alcun fine di lucro.

Destinatari del Fondo sono sia i dirigentiche i quadri superiori dipendenti delle Impre-se che applicano il contratto collettivo nazio-nale di lavoro stipulato fra Confapi e Feder-manager; è consentita l’iscrizione anche a di-rigenti di Imprese che applicano un diversocontratto.La pensione complementare Previndapi vie-

ne finanziata con i contributi del lavoratore,del datore di lavoro e col trattamento di finerapporto (TFR), beneficiando delle agevola-zioni fiscali previste per legge: i contributi ver-sati al Previndapi (quota azienda + quota la-voratore + eventuale quota di contribuzioneaggiuntiva e/o volontaria) sono deducibili dalreddito complessivo per un ammontare an-nuo non superiore ad € 5.164,57. La parte deicontributi versati - eccedente € 5.164,57 -che non ha fruito della deduzione, potrà es-sere comunicata dall’iscritto al Fondo, entroil 31 dicembre dell’anno successivo a quelloin cui è stato effettuato il versamento, ovve-ro, se precedente, alla data in cui sorge il di-ritto alla prestazione, a titolo di “quota di con-tr ibuzione non dedotta”. Conseguentemente,parte della prestazione riferita a tale quotanon dedotta sarà esentata dalla tassazione almomento della liquidazione delle prestazioni.La gestione assicurativa gestita da Pre-

vindapi offre tutele che altre forme di investi-mento non sono in grado di garantire: il con-solidamento delle prestazioni maturateal 31 dicembre di ogni anno e la certezza di unrendimento minimo, ad oggi del 2,5%.Il rendimento medio garantito negli

ultimi 3 anni è stato del 3,82%. Un risulta-to che ha assicurato un forte e costante con-solidamento delle prestazioni di ciascun iscrit-to, e che diventa ancor più significativo alla lu-ce dell’andamento del mercato finanziario; e-stendendo ulteriormente l’analisi delle perfor-mance ottenute dal Fondo fino ad oggi, i datievidenziano uno spread costantemente positi-vo rispetto alla rivalutazione del TFR di legge.Le prestazioni pensionistiche individuali

maturate sono commisurate ai contributi ver-sati, ai rendimenti realizzati dalla gestione as-sicurativa e all’età anagrafica dell’iscritto.Sul sito internet www.previndapi.it è

possibile reperire chiarimenti sulle modalitàdi adesione, versamento della contribuzione,nota informativa e altri dettagli sull’operati-vità del Fondo.

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Come sarà il tuo domanidipende dalle scelte di oggi.

La pensione integrativa Previndapi è la scelta migliore per garantirti un domani più sicuro e un presente senza preoccupazioni. Previndapi è un Fondo senza fini di lucro, costituito nel 1990 da Confapi-Federmanager per gestire la previdenza integrativa di tutti i dirigenti delle piccole e medie imprese. E non solo. Con il rinnovo del c.c.n.l. dirigenti industria, dal 2011, Confapi e Federmanager hanno introdotto la nuova figura manageriale del “quadro superiore”: un ruolo strategico determinante, che pur non avendo riconosciuta la qualifica dirigenziale, svolge funzioni di elevata responsabilità nell’ambito dell’organizzazione aziendale. Dunque, che tu sia un dirigente o un quadro superiore, fai la scelta giusta per il tuo futuro: chiama Previndapi.

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ECONOMIA E MERCATO12 - 3/2013

Nel Belpaese amiamo abusare di defini-zioni e parole, rendendo spesso ri-dondanti e vuote frasi che in sé con-

tengono invece tante opportunità e straordina-rie possibilità per il domani di questa Nazionee dei suoi cittadini. Per questa ragione preferi-sco partire dall’inizio, ossia dalla definizione diGreen Economy: «Un’economia fatta di impre-se, picco le, grandi o artigianali, e soprattutto diconsumi il cui impatto ambientale non so lo siaaccettabile per il nostro ecosistema, ma sipreoccupi addir ittura di miglio rare le passività

ambientali generate dall’azione umana, ponen-do nuove basi per la crescita felice dei nostr i si-stemi sociali ed economici puntando al benes-sere di tutti». Questa è chiaramente solo unadelle tante definizioni possibili. In particolare, sitraduce nella mia interpretazione personale diquella che sempre più si sta sviluppando comefilosofia della “Pull Economy”, dove il clienteregna sovrano e la reputation dei produttorinon può precludere da comportamenti etica-mente ed ambientalmente sani. Un esempio sututti è quello dei grandi brand come Apple,

Ford, Ikea, che ogni anno attraverso leproprie dichiarazioni di intenti e lescelte di politica ambientale si impe-gnano ad usare materie prime deriva-te dal circuito del riciclo e a diminuirel’uso di elementi tossici o la produzio-ne di CO2.Ma ora torniamo a casa nostra. Co-

sa significa in Italia Green Economy?Lo raccontano, tra gli altri, due giova-ni ricercatori, Federico Pontoni e Nic-colò Cusumano, nel loro studio“Green economy: per una nuova e mi-gliore occupazione”, dove in manierasintetica e puntuale hanno sviluppatoun’ipotesi che, partendo dal presenteper arrivare fino al 2020, pone unoscenario base secondo cui un’Italia ob-bligata a raggiungere gli obiettivi euro-pei già in essere potrebbe svilupparecirca 1.397.000 nuovi posti di lavorotra occupazione diretta, indiretta e in-dotta dalle attività ambientalmente sa-ne. Nella ricerca dei due giovani stu-diosi si dimostra quanto un’economia

LA GREEN ECONOMYPOTREBBE GENERAREFINO A 2 MILIONI DIPOSTI DI LAVORO

a cura diAngelo Bruscino*

Figura 1: incidenza percenturale delle imprese innovatrici/espositrici tra quelle che investono in tecnologia green e quelle che non lo hanno fattoFonte: Unioncamere 2012

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INNOVARE 3/2013 - 13

sostenibile generi ricchezza: per ognimilione di euro di fatturato generatodalle attività Green in Italia si produco-no 2,7 milioni sulla nostra economia.Per darci un’idea del valore di queste af-fermazioni si pensi che il turismo adesempio, ha un rapporto di moltiplica-zione pari soltanto a 1. Lo studio ascende a due ipotesi, do-

ve si prevedono due scenari, uno piùmoderato ed un altro più ottimistico inrelazione agli investimenti che verrannorealizzati nel settore nei prossimi anni,che vanno da un minimo di 28,3 miliar-di di euro l’anno ad un massimo di 34miliardi di euro l’anno per i prossimi 20anni. La conseguenza? A seconda delloscenario più o meno favorevole, unaforbice occupazionale che genererà di-rettamente da 173mila a 591mila nuoviposti di lavoro, diventando un vero eproprio motore di crescita per il PIL nazionale,sul quale inciderà per circa il 7,5% nei prossi-mi anni.Ma come ottenere in tempi di crisi questo

vero e proprio miracolo? Le ricette purtropporestano sempre le stesse: nuovi strumenti dicredito alle imprese che realizzino investimen-ti in formazione, in innovazione tecnologica ericerca scientifica; sburocratizzazione delle at-tività che incentrano il proprio business sull’at-tenzione all’ambiente; obbligare le amministra-zioni pubbliche a rispettare le leggi dello statonell’uso di materiale proveniente dal riciclo enell’obbligo dei Comuni grandi e piccoli a rea-lizzare una raccolta differenziata al 65%; crearevantaggi reali per chi si impegna a rispettarel’ambiente, evidenziando la preferenza sui ban-di pubblici per aziende certificate e qualificatesotto il profilo ambientale; promuovere condecisione tutte le attività che si preoccupino divalorizzare gli scarti e riconvertirli in materieprime utili per la produzione, per evitare ilDump Waste Landing, ossia lo smaltimento indiscarica. Insomma, per una volta non solo pre-dicare ma soprattutto fare bene…A tutti quelli che discutono continuamente

di Green Economy e dei suoi vantaggi racco-mando dunque la lettura dello studio di Ponto-ni e Cusumano nel quale è messo nero su bian-co quali sono le opportunità di uno svilupposostenibile, in particolar modo sotto il profilooccupazionale, vera drammatica emergenza diquesto triste presente. Una buona politica dei territori dovrebbe

velocemente dare seguito a queste opportu-nità, magari ragionando anche dei risultati ot-tenuti da un’indagine dell’ILO (l’Organizzazioneinternazionale del lavoro, un’agenzia Onu) cherecita: «Il passaggio verso una economia più

verde potrebbe generare tra i 15 e i 60 milionidi nuovi posti di lavoro nel mondo nei prossi-mi vent’anni e aiuterebbe decine di milioni dilavorator i ad uscire dalla povertà». Insommanon sembrano esserci evidenti controindica-zioni se non una: il tempo.Come ogni tipo di sviluppo, anche quello

Green vive del proprio tempo, e sprecarlo co-me siamo abituati a fare in Italia non solo nonci aiuterà a perseguirlo, ma ci farà rischiare didanneggiare sempre più non solo la nostraeconomia, ma anche la nostra gente, il nostroambiente. Leggiamo ogni giorno di quanti sifanno ancora scudo con quel “no a prescinde-re” su ogni argomento, che ha bloccato ed an-cora blocca la modernizzazione del nostropaese, dalla riforma costituzionale all’installa-zione di questo o quello stabilimento o infra-struttura. Si proceda, con attenzione, con ri-spetto delle regole, ma si proceda subito, pernon restare gli ultimi della classe, per non con-tinuare a perdere pezzi del nostro futuro, delnostro territorio e per dare sfogo alla nostragenialità, creatività, voglia di fare…I maggiori economisti del mondo, e tra que-

sti soprattutto Jeremy Rifkin, sono da tempod’accordo nell’indicare nell’Italia la piattaformadi lancio di una nuova rivoluzione industriale, diun nuovo spirito “Labor Intensive”. Questoper la sua conformazione geografica, per le suestraordinarie menti, per la nostra capacità diessere flessibili, per la nostra necessità di cre-scere e di proteggere un paese a ragione defi-nito tra i più belli del mondo. Ma mentre occhiestranei sembrano vedere in noi il seme delprogresso, noi continuiamo a vivere di un pas-sato che ormai sa solo divorare il suo futuro…

* Presidente Giovani Imprenditori Confapi Campania

Figura 2: occupati nella Green Economi al 2012 e al 2020

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DOVE NASCONO LE IDEE14 - 3/2013

Sono veramente molte ediffuse le ragioni che nelcorso dell’ultimo venten-

nio hanno aggravato la crisi delnostro apparato industriale.Sicuramente, tra la tante,un ruolo decisivo è stato

assunto dalla continuariduzione degli inve-stimenti fissi, dallaeccessiva focalizza-zione su produzioni a

basso valore con mano-dopera a limitata profes-sionalità e specializzazio-ne, ad esportazioni trop-

po sbilanciate, competitivamente, con iPaesi Emergenti e al conflitto tra leggi enormative imposte dall’Unione Europeae produzioni naturalmente inquinantiche possono essere risolte solo con in-vestimenti massici su miglioramenti tec-nologici della produzione.Recuperare i ritardi e tornare ad ac-

crescere la competitività nel settore ma-nifatturiero che ancora ci vede, comecontributo al Pil Nazionale, secondi inEuropa alla sola Germania, significacambiare i paradigmi ed affiancare aisaperi tradizionali i nuovi saperi orga-nizzati, declinati nelle conoscenzetecnico/gestionali.Solo agendo in questa direzionesi potranno superare le scelte in-dustriali, opportunistiche, tardi-ve o semplicemente errate

a cura diLuigi Pastore

INNOVARE I SAPERIPER MANTENERE

IL MANIFATTURIEROITALIANO

COMPETITIVO

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INNOVARE 3/2013 - 15

che hanno caratterizzato il passato e che sierano fondate su alcuni specifici elementi cheoscillavano tra un Paese in affanno e privo divisione, un capitalismo di relazione e control-lo, una classe dirigente in avanti con gli anni econ scarsa attitudine alla cultura globale e di-gitale, un’eccessiva attitudine alla manageria-lità, poco conosciuta, di proprietà troppo atti-ve nella gestione stessa dell’impresa o pocoinclini a delegare l’attività a dirigenti, spessotroppo timorosi, poco “specialisti” e, a volte,solo fedeli.Per queste ragioni diventa quindi indispen-

sabile riattivare un circuito virtuoso che par-tendo da scuole, enti di formazione ed univer-sità, avanzate ed innovative, consenta l’accre-scimento ed il trasferimento al sistema indu-striale italiano di nuovi saperi e conoscenzestrutturate che sono la condizione necessariaper tornare ad essere competitivi in mercatiche richiedono valore crescente di ciò che sipuò vendere.Occorre tuttavia che questi saperi si inte-

grino alla tradizione e all’heritage manifattu-riero italiano in un rapporto fecondo e dialet-tico tra territorio, ambiente, paesaggio, so-cietà e rete produttiva in modo da costituireil fondamento di una vera politica industriale.Tutto ciò per non spezzare la filiera e non

disperdere le conoscenze, dalla catena di subfornitura, alle piattaforme distributive e logi-stiche, che rende unico e distintivo un manu-fatto italiano.Infatti un prodotto ideato, modellato, ela-

borato e realizzato in Italia, vale molto di più,perché “incorpora” una specialistica tradizio-ne ed una spirale di manualità specializzata, diuno analogo solo pensato qui e poi fatto pro-durre là dove i costi manifatturieri sono piùbassi.Quindi solo una produzione integrata ed in-

tegrale di un prodotto italiano può essere al-l’altezza delle percezioni e delle aspettative dichi desidera il “made in Italy” di eccellenza.Sviluppare e realizzare prodotti di valore è

possibile solo là dove esiste una specifica, spe-cialistica e radicata cultura esperienziale e ar-tigianale/manifatturiera e sono ancora presen-ti passione per il lavoro ben fatto, identità, ap-partenenza territoriale, coesione sociale, sen-so dello scopo e responsabilità di ruolo tratutti gli attori e i portatori di interessi nel pro-cesso: dalla politica, alle parti sociali, agli intel-lettuali ai cittadini.Occorre rendere diffusa, sistemica e pro-

grammata la cultura dell’innovazione di pro-dotto, declinata dalla tradizione del bello e farconvergere le poche risorse, su iniziative prio-ritarie in grado di massimizzare i ritorni.Il contributo dello Stato, in termini di cre-

diti d’imposta più che di finanziamenti a fondoperduto, può essere l’occasione di stimoloche attiva specifici “cluster” di aziende a parti-colare vocazione tecnologica che fanno da“apripista” e tutor per realtà di più ridotte di-mensioni che faticano a seguire la rotta segna-ta.Questo per creare un ecosistema innovati-

vo diffuso che possa essere il terreno di cul-tura per ulteriori aggregazioni di realtà specia-lizzate in grado di seguire il percorso virtuoso.La strada del valore è infatti la sola oppor-

tunità per chi, come noi, non può più compe-tere sui costi e fa ancora fatica a comprende-re e padroneggiare le nuove tecnologie.Il valore non è però solo qualità funzionale,

ma anche e principalmente qualità emoziona-le, coniugata con soluzioni proposte e custo-mizzate sul cliente, servizi specifici e reputa-zione, conseguenza di esperienza di successo.È anche tempi di risposta che possano con-

tare su un controllo di tutte le fasi del pro-cesso produttivo e su una sua contrazione chenon sia però il risultato di una superficializza-zione di attività, ma di efficientazione dellespecialistiche azioni.Ecco perché i nostri imprenditori debbono

allenarsi managerialmente, grazie al supportodi specialisti e con la loro interazione, coglie-re il moderno, l’innovativo e il non replicabi-le che il mercato globale richiede.Non occorre inventare nulla di nuovo, po-

trebbero essere interessanti spunti quelli for-niti da altri Paesi che hanno saputo mantene-re il manifatturiero come occasione di ric-chezza.In questo l’esperienza tedesca può aiutare e

valutare le proposte che hanno permesso aquel Paese di rimanere competitivo pur conalti costi sia produttivi che di Stato sociale, po-trebbe costituire un precedente.Infatti la loro proposta sull’apprendistato e

sulla possibilità che almeno il 50% dei giovaniin età scolare, impari un mestiere, è certa-mente un metodo da valutare.Si potrebbero ottenere, da un lato, la dimi-

nuzione della disoccupazione giovanile e dal-l’altro la preservazione di mestieri e tradizioniuniche che rischierebbero di essere disperse.Ecco quindi che saperi confinali ed espe-

rienziali e nuove conoscenze organizzate, po-trebbero essere messe al lavoro in un pattoper la formazione giovanile in grado di riavvia-re la crescita.Se poi tutto ciò venisse indirizzato dallo

Stato, con una visione di medio periodo eduna cornice di politica industriale, su produ-zioni ed attività sostenibili, si potrebbe parlarenon solo di crescita economica, ma anche diprogresso sociale.

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INNOVAZIONI & TECNOLOGIE16 - 3/2013

CULTURA DELLAMANUTENZIONE DEGLIIMPIANTI AERAULICI

a cura diCristina Gualdoni

Le fotografie che mi sta mostrando sonoveramente impressionanti: che cosa rappre-sentano?

Questo è ciò che le telecameredei nostri robot a volte vedono an-nidarsi dentro i condotti degli im-pianti aeraulici dei luoghi dentro iquali noi tutti viviamo (palazzi uffici,centri commerciali, abitazioni, mez-zi di trasporto, ospedali, ecc.) e den-tro i quali trascorriamo indicativa-mente fino al 90% del nostro tem-po! Grazie alla video ispezione sipossono vedere comunemente icontaminanti di origine organica e i-norganica di vario genere presentinell’impianto, ma quello che preoc-cupa di più è ciò che non si vede eche purtroppo spesso si trova den-tro gli stessi impianti aeraulici: ag-

gregazioni di batteri, muffe, lieviti, virus, polveri econtaminanti chimici che possono causare tutta u-na serie di patologie che l’Organizzazione Mondia-le della Sanità ha raggruppato nella definizione diBuilding Related Illness (BRI - Malattie correlate a-gli edifici). Gli effetti documentati sulla salute del-l’uomo degli agenti patogeni che come abbiamodetto si possono trovare e diffondere dagli impian-ti aeraulici possono essere di diversa tipologia edintensità, più comunemente sono astenia, cefalea,tosse, senso di costrizione toracica, irritazione del-le mucose e della cute, bruciore ed arrossamento

degli occhi, malessere diffuso per poi passare incasi più gravi all’alveolite allergica estrinseca, all’a-sma bronchiale, alle dermatiti, riniti, orticaria dacontatto, polmonite da ipersensibilità (o “Febbredell’Umidificatore”) fino alla più temuta e perico-losa Sindrome del Legionario” (o Legionellosi). Che cosa sono gli impianti AERAULICI e

da quali componenti sono formati? Sono tutti gli impianti che, facendo circolare

l’aria in ambiente chiusi, garantiscono il benesseretermo-igrometrico degli occupanti, la movimenta-zione e la qualità dell’aria. In estrema sintesi, gliimpianti aeraulici svolgono una varietà di funzioni,che vanno dal controllo della temperatura e umi-dità ambientali all’apporto di aria rinnovata, alla di-luizione degli inquinanti interni e alla filtrazione del-l’aria stessa. Possono quindi essere impianti anchemolto complessi, di diverse tipologie e costituitida decine di componenti e sottosistemi. Bisognaconoscerli bene prima di iniziare un’attività di i-spezione o di pulizia! È necessario pertanto averedelle competenze di impiantistica meccanica.Perché oggi esiste un problema di IGIE-

NE negli impianti aeraulici?Esiste ed è molto serio.Come già detto nella nostra società trascorria-

mo fino al 90% del nostro tempo in luoghi chiusi.Il 30-40% di questo tempo si passa nei luoghi di la-voro. Esistono quindi fondati sospetti che sianoben maggiori i rischi sanitari associabili all’inquina-mento interno, rispetto all’inquinamento esterno.Si pensa ad esempio che il 40% delle assenze da la-

Intervista all’ing. Mangano di Techno One

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voro per malattia sia dovuto a problemi di qualitàdell’aria interna degli uffici .Uno studio del 1998, effettuato dalla Environ-

mental Protection Agency (USA), attraversol’IEMB (Indoor Environment Management Bran-ch), ha confermato che le concentrazioni indoordi inquinanti sono generalmente da 1 a 5 volte mag-giori a quelle outdoor. Inoltre accade che le con-dizioni termo-igrometriche che si prefigge di rag-giungere l’impianto aeraulico per garantire il no-stro benessere siano anche, purtroppo, le mede-sime condizioni ideali per la crescita e la prolifera-zione di molti microrganismi animali (batteri e vi-rus) e vegetali (muffe e lieviti). Alcune di questespecie sono patogene per l’Uomo e posso essereveicolate e diffuse dall’impianto in tutti i locali ser-viti. In particolare bisogna prevenire la diffusionedi malattie infettive trasmesse da nebulizzazionedell'acqua, come la tristemente nota Legionella.Un altro fenomeno assolutamente non trascu-

rabile è legato all’accumulo progressivo negli ap-parati di particelle inquinanti di natura chimica pro-venienti dall’esterno e dall’interno dell’edificiostesso (attraverso il circuito di ricircolo). Spessoqueste sostanze si presentano in forma di particel-le di dimensioni molto ridotte, tali da non esserefiltrabili efficacemente da impianti che non sianomantenuti molto accuratamente.Gli interventi richiedono pertanto anche buo-

ne competenze di biologia e conoscenze medichee chimiche! Qual è l’evoluzione normativa nel campo

della sanificazione aeraulica?Partendo dalla premessa che il D.Lgs. 81/2008

e s.m. sancisce l’obbligo per il datore di lavoro diprovvedere alla manutenzione e pulitura degli im-pianti di areazione che devono essere periodica-mente sottoposti a controlli, manutenzione, puli-zia e sanificazione per la tutela della salute dei la-voratori. Il panorama legislativo si è di recente evoluto

ed al fine di specificare tecnicamente le disposizio-ni del D.L. 81/2008 sono state emanate il 7 feb-braio 2013 delle nuove Linee-Guida emesse dallaPresidenza del Consiglio dei Ministri dal titolo“Procedura operativa per la valutazione e gestio-ne dei rischi correlati all’igiene degli impianti ditrattamento aria”. Il documento fornisce al datore di lavoro le in-

dicazioni pratiche per la valutazione e gestione deirischi correlati all’igiene degli impianti di tratta-mento aria e per la pianificazione degli interventidi manutenzione e si applica a tutti gli impianti ditrattamento dell’aria, a servizio di ambienti di la-voro chiusi.Il responsabile della pianificazione degli inter-

venti di manutenzione igienico sanitaria è il datoredi lavoro o un suo incaricato (RSPP, etc.) che prov-vede a far eseguire il compito a personale incari-cato specializzato e adeguatamente formato.

Risulta pertanto chiaro che taliattività vanno eseguite da perso-nale specializzato che abbia com-petenze specifiche nel campo del-l’igiene aeraulica. La frequenza deicontrolli è da stabilirsi sulla basedi una specifica Analisi del Rischiopreventiva e comunque almenoannualmente. Con quale metodo si ap-

proccia un impianto aeraulicoper valutare e accertare re-quisiti di igienicità o per la bo-nifica?Il primo passo è sempre quello

di effettuare una ispezione visiva etecnica dell’impianto per accertar-ne la situazione igienico sanitaria,mai partire per prima cosa con lapulizia! Come dal medico, per pri-ma cosa si eseguono esami ed ana-lisi: solo quando si arriva alla dia-gnosi si prescrive ed inizia la cura!L’ispezione dell’impianto per-

mette di verificare le condizioni i-gienico-sanitarie dell’impianto me-diante videoispezioni con utilizzodi sistemi robotizzati e sonde mu-nite di videocamera, e prelievi deicontaminanti presenti nelle con-dotte dell’aria (polveri, sedimenti, ecc.), permettedi definire la situazione attuale e capire se, è ne-cessario intervenire con una attività di bonifica (po-trebbe non essere necessario fare altro), dove(potrebbero esserci delle aree/impianti in cui è ne-cessario ed altre no) ed in che modo (una volta i-spezionato l’impianto si avranno gli elementi pereffettuare un intervento mirato) definisce unamappatura del rischio microbiologico dei singoliimpianti.Quali compe-

tenze sono neces-sarie per effettuarele verifiche/accer-tamenti e le boni-fiche degli impiantiaeraulici?Come abbiamo vi-

sto bisogna effettuareuno studio accurato diogni singolo impianto.È un approccio multi-disciplinare che richie-de l’intervento di per-sonale qualificato eformato che “deve sa-perne” di impiantisti-ca, biologia, chimica,metologie di pulizia …e sicurezza sul lavoro!

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Nel leggere di come “l’ultimissimo ritro-vato in fatto di tecnologia, chiamatorealtà virtuale, rivoluzionerà il mon-

do” si potrebbe nostalgicamente pensare più adun articolo pubblicato all’inizio degli anni 90 chead un resoconto sulle tecnologie emergenti più at-tuali. Eppure ci risiamo. Si chiama Oculus Rift, è unsistema per la realtà virtuale low-cost, il cui pro-totipo è stato assemblato in un garage con nastroadesivo e cartone da Palmer Luckey, un entusiastadella scena VR, e sta letteralmente sventolando infaccia al mondo le potenzialità di questa tecnolo-gia, generando forte attesa in relazione del suo ar-rivo sul mercato, previsto nel 2014.Quindi cosa è cambiato dalla scorsa iterazione?

Cosa fa pensare che non si tratti ancora di un ten-tativo fallimentare trainato dall’entusiasmo mal ri-posto d’appassionati e visionari? Un collega mi rac-conta di un suo ex-collega del gruppo realtà vir-tuale del CNR che saltellava contento come unbambino per il suo laboratorio perché, con unasemplice Silicon Graphics da 100 milioni (di lire),un casco con dei cavi lunghissimi e un paio di guan-ti sempre pesantemente cablati, riusciva a darel’impressione di interazione con due cubi dopo lagdi diversi decimi di secondo… insomma… pionie-ri di idee e di poche applicazioni.La differenza dal passato va cercata nello svilup-

po vertiginoso occorso nel mondo degli smart-phone, che ha reso disponibile, ad un prezzo ed u-na qualità impensabili fino a pochi anni fa, displaydi dimensioni ridotte ad altissima densità di pixelse sensori accurati e reattivi. Questo, unito al con-

siderevole quanto inevitabile aumento delle capa-cità di calcolo dei nostri computer, ha permessodi colmare le principali lacune storiche dei sistemiVR.L’ISTePS (Istituto Sistemi e Tecnologie per la

Produzione Sostenibile) della SUPSI considera oraconcretamente le opportunità di reali applicazioniche presentano sistemi di VR come l’Oculus Rift.Infatti, un campo di ricerca che nel mondo del ma-nifatturiero spicca per le sue opportunità di appli-cazione di sistemi VR sin da quando questa tecno-logia ha fatto capolino nei laboratori delle univer-sità, è sicuramente la virtualizzazione della fabbri-ca. Virtualizzazione intesa come il portare una fab-brica reale o futura a vivere all’interno di una mo-dellazione virtuale che permetta di monitorare, a-nalizzare, modificare, prevenire, verificare equant’altro puramente in termini informatici.Se si considerano infatti le reazioni che l’utiliz-

zo dell’Oculus Rift suscita a chi per la prima voltas’immerge in una realtà fatta di pixels ma che sem-bra possa essere toccata con mano, appare evi-dente che un primo settore a poter beneficiare diun mezzo con tale capacità di trasmettere un’e-sperienza immersiva quanto convincente, sia pro-prio quello della commercializzazione di prodottie servizi industriali. Nello specifico l’idea semplicequanto efficace è utilizzare la virtualizzazione dimacchinari, linee ed impianti di produzione, o piùprecisamente della modellazione 3d della loro geo-metria e cinematica, per presentare ad un poten-ziale cliente il prodotto “finito”. Oltre al “fattorewow” intrinseco all’esperienza VR, pragmatica-

INNOVAZIONI & TECNOLOGIE18 - 3/2013

VR RELOADEDRealtà virtuale nella

virtualizzazione industriale

a cura diMarino Alge*

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mente inutile quanto necessario nel mondo com-merciale, il sistema permetterebbe al cliente di far-si un’idea molto precisa e realistica degli ingombri,della scala e del funzionamento del prodotto, inmaniera per nulla distante da quanto gli sarebbepermesso fare trovandosi il prodotto reale sottoil suo naso, esattamente dove e come lo voleva. Iltutto evitando un doloroso nodo allo stomaco nelcaso dovesse realizzare che ripensandoci, magari,non era poi esattamente quello che s’immagina-va… o che gli serviva.Ma le potenzialità di un sistema VR non lo limi-

tano a fungere solo da gadget tecnologico con cuiammaliare i propri clienti. Infatti la sua capacità difar percepire una realtà ancora solo esistente neibit di una simulazione computerizzata in propor-zioni e presenza equiparabili al suo corrisponden-te reale, la rendono per esempio candidata idealeper studi d’ergonomia industriale. Già oggigiornosoftware avanzati di progettazione per impianti in-dustriali permettono di studiare la qualità ergono-mica di un design inserendo dei manichini virtualiche modellano il comportamento ed i limiti delcorpo umano. Ma, se invece di utilizzare un mani-chino, si potesse semplicemente scannerizzare ilproprio corpo per riprodurne un avatar virtuale,indossare un casco VR, e provare di persona se icontrolli sono comodi da raggiungere, se gli in-gombri non impediscono i movimenti, se la cine-matica della macchina non mette in pericolo la pro-pria sicurezza, ciò sarebbe quanto di più vicino pos-sa esserci all'ausilio di un prototipo, sempre re-stando in un mondo puramente immateriale.Infine la realtà virtuale diventa una nuova fron-

tiera di possibilità per l’implementazione del con-cetto di telepresenza. Come suggerisce la parola,la telepresenza mira a trasportare le conoscenze,capacità ed addirittura azioni di una persona in unluogo remoto senza richiedere un conseguentetrasporto della sua persona fisica. Immaginate cheun responsabile di produzione possa controllarela sua linea di produzione a Pechino muovendosiliberamente lungo l’intero processo per poi spo-starsi istantaneamente alla sua gemella a NuovaDelhi, il tutto interrotto da una breve pausa perpassare dal salotto alla cucina di casa sua per pre-pararsi un caffè. L’aumento di complessità delletecnologie e dei processi richiede personale sem-pre più qualificato e competente nella loro gestio-ne. Purtroppo, parallelamente, la globalizzazionecrea la necessità di lunghi e costosi spostamentirisultando spesso in giorni passati in aereo ed ho-tel per magari poche ore d’effettiva applicazionedel prezioso know-how. La telepresenza resa efficace dalla realtà virtua-

le comporterebbe, in attività che spaziano dallamanutenzione al training del personale, una note-vole riduzione dei costi e dei tempi d’attesa, da cuitrarrebbero benefici sia il promotore del servizioche il relativo cliente. Questi sono solo alcuni deipossibili campi dai risultati promettenti in cui l’I-STePS è intenzionato inoltrarsi per capire quan-to è profondo il potenziale rivoluzionario di unatecnologia che annuncia la sua entrata in massasul mercato a breve, col fine ultimo di renderedisponibile questi mezzi alle nostre aziende perla sostenibilità del nostro futuro.

* ISTePS - SUPSI

INNOVARE 3/2013 - 19

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La porta dell’ufficio di direzione si è appenachiusa alle sue spalle. Il corridoio che lo se-para dall’open-space dove lo aspettano i

progettisti degli stampi oggi sembra più corto delsolito e la preoccupazione si legge chiara sul suovolto. “Lo voglio sostenibile!” sono le parole deldirettore che ancora riecheggiano nella testa delproject manager. E questa eco gli ricorda chel’accoglienza dei suoi progettisti questa volta nonsarà così amichevole e, come già successe quan-do si parlava le prime volte di qualità o di ISO14001, i malumori, le resistenze e le perplessitàsi faranno di certo sentire tra i suoi collaborato-ri: “ma cosa vuole dire sostenibile?” e “come fac-cio io a sapere se quello che ho fatto è sosteni-bile?”Ma torniamo per un attimo anche dall’altra

parte della porta che si è appena chiusa. Nell’uf-ficio di direzione non si respira di certo un’ariamolto più distesa. Il mercato è sempre più vora-ce di “green”, “equo-solidale” e “responsabilitàsociale”, ma il direttore sa bene che ora non ba-sta rabbonire i clienti riempiendogli le orecchiecon certi termini: ora pretendono etichette, cer-tificazioni, rapporti annuali.Nonostante siano passati molti anni dall’or-

mai lontano 1987, quando la commissione

Brundtland diede la definizione di sostenibilità atutt’oggi universalmente riconosciuta, il concet-to risulta ancora piuttosto vago e fatica a trova-re una traduzione concreta nelle attività indu-striali ed imprenditoriali. Malgrado ancora qual-che confusione con “ecologico”, oggi è piutto-sto chiaro che “sostenibile” significa un perfettobilanciamento di aspetti economici, ambientali esociali, dimensioni spesso considerate tra loroconflittuali. Ma cosa significa quindi “prodottosostenibile”? In realtà il prodotto sostenibile nonesiste. Si può parlare di prodotti che siano “piùsostenibili” rispetto ad opportuni riferimentiscelti, come ad esempio versioni precedenti delprodotto in analisi o prodotti concorrenti simili.Tutto ciò lascia intuire la necessità dell’industriadi avere uno strumento oggettivo e quantitativoche possa essere usato come metro per misura-re la sostenibilità di un prodotto, di un servizioo di un sistema distributivo.

Il contributo di ISTePSÈ proprio in questo ambito che le attività di

ricerca dell’Istituto di Sistemi e Tecnologie perla Produzione Sostenibile (ISTePS) della SUPSI sisono mosse in questi anni a supporto delle im-prese. Il risultato ottenuto è un modello di va-lutazione (Sustainability Assessment Model– SAM) che permette di determinare gli im-patti di sostenibilità di un prodotto attraver-so il calcolo di opportuni indicatori. Similmente alle già note metodologie Life

Cycle Assessment (LCA) e Life Cycle Cost(LCC) che studiano gli impatti ambientali ed e-conomici, il modello si basa su un approccio

che considera l’intero ciclo di vitadel prodotto, “dalla culla alla tom-ba”. Ciò è necessario per non spo-stare i problemi sociali, ecologicio economici da una fase all’altradel ciclo di vita, rischiando di peg-giorare le prestazioni di sostenibi-lità complessive del prodotto.L’elemento innovativo intro-

dotto dal SAM di ISTePS consisteinvece nel considerare contempo-

a cura di Alessandro Fontana e Marzio Sorlini*

MOULD AND… DIE?NON PIÙ, CON LOSTAMPO SOSTENIBILE!

INNOVAZIONI & TECNOLOGIE20 - 3/2013

Figura 1 - La misura della sostenibilità durante la progettazione di prodotto, processo e supply chain

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INNOVARE 3/2013 - 21

raneamente le tre dimensioni della sostenibilitàcon l’intento di evitare che una scelta a favore diuna determinata area, per quanto fatta con buo-ne intenzioni, possa in realtà andare a sfavore diuna delle altre due. Pensiamo per esempio all’or-mai nota delocalizzazione delle produzioni ver-so paesi con manodopera a basso costo. Sicura-mente questa scelta ha impatti positivi sulla sfe-ra economica (misurabili con un minor costo diproduzione), ma può avere effetti negativi sul-l’ambiente (misurabile in un aumento delle emis-sioni nocive a causa di processi obsoleti o di mag-giori trasporti richiesti) e sociali (misurabile conl’aumento di infortuni all’interno della supplychain, viste le peggiori qualità degli ambienti la-vorativi).Un ulteriore elemento innovativo introdotto

da ISTePS nell’ambito della valutazione della so-stenibilità consiste nel dare la possibilità di valu-tare gli impatti di sostenibilità durante la proget-tazione del prodotto, momento del ciclo di vitain cui vengono determinati circa l’80% degli im-patti ecologici, economici e sociali. Questo harichiesto ai ricercatori di mettere in campo leproprie competenze nell’ambito della simulazio-ne dei processi produttivi e della virtualizzazio-ne della fabbrica e della catena distributiva. Pro-

vate per esempio ad immaginare di misurare ildelivery lead time di un prodotto che esiste so-lo sul foglio del progettista. Sarebbe impossibileandare a misurare sulla linea produttiva i tempinecessari per ogni singola operazione o andarea misurare i tempi medi di distribuzione del pro-dotto. Molti dei dati necessari al SAM devonoessere quindi ricavati da simulazioni (solitamen-te a eventi discreti, DES), del sistema produtti-vo e della supply chain, realizzate attraverso stru-menti software costruiti dallo stesso istituto di

Figura 2 - Progettazione dello stampaggio a iniezione

Fondo di Assistenza e Solidarietà Dirigenti e Quadri Superiori industria

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ricerca.A completamento del model-lo di valutazione e dei softwa-re per la simulazione, ISTePSsviluppa applicativi softwareche permettono il calcolo au-tomatizzato dei quaranta indi-catori che costituiscono il mo-dello. Tali software inoltre a-gevolano l’utente nella raccol-ta dei dati necessari, una dellefasi più dispendiose sia in tem-po che in denaro. L’utente infat-ti è chiamato a reperire informa-zioni sul prodotto (un prodottoè tipicamente costituito da centi-

nai di pezzi), sul sistema pro-duttivo (descritto dal costo,

dall’energia consumata e dal tempo ciclo di ogniprocesso che lo costituisce) e sulla supply chain(solitamente costituite da decine di fornitori).Non da ultimo questi software hanno lo scopodi visualizzare i risultati della valutazione tramiteinterfacce distinte rivolte ai due lati della portachiusa in incipit al nostro racconto.Il modello di calcolo e i supporti software so-

no stati sviluppati nell’ambito di progetti di ri-cerca europei e svizzeri e testati con successoin contesti manifatturieri molto differenti tra diloro: produzione di scarpe, manifattura di fili peril taglio della pietra, arredamento.

L’applicazioneDa alcuni mesi i ricercatori ISTePS stanno svi-

luppando una versione dedicata al complessomondo dello stampaggio plastico e… sì… ilproject manager incontrato all’inizio del nostroracconto sembra aver trovato uno strumentoper presentarsi serenamente ai “suoi” e lanciarela nuova sfida: costruire stampi più sostenibili.Questa versione personalizzata risponde alle

specifiche esigenze dei progettisti dell’aziendapartner con particolare riferimento alla velociz-zazione del processo di raccolta dati. Questo vie-ne ottenuto tramite l’integrazione con i sistemiinformativi aziendali (CAD, ERP,…) e un’inter-faccia grafica (GUI) dedicata. Plug-ins con isoftware aziendali esistenti permettono di repe-rire molte informazioni necessarie in modo au-tomatizzato. Il linguaggio usato dalla GUI invecerisulta famigliare ai progettisti dell’azienda chepossono per esempio indicare il numero di pia-stre che costituiscono lo stampo e la tipologiadello stampo (es. a canali caldi o a canali freddi),identificare le lavorazioni previste e scegliere dauna lista predefinita i fornitori utilizzati per l’ac-quisto dei componenti.A supporto della possibilità di realizzare la va-

lutazione della sostenibilità dello stampo duran-te la sua progettazione, ISTePS sta effettuando,in collaborazione con altri istituti SUPSI, uno stu-dio dello stampaggio ad iniezione. Lo studio per-metterà di ottenere la quantità di energia utiliz-zata nella fase di stampaggio, dato utile al calco-lo degli impatti ambientali ed economici dellostampo, senza una simulazione FEM (Finite Ele-ments Analysis) dello stampaggio del pezzo. Ciò

INNOVAZIONI & TECNOLOGIE22 - 3/2013

Figura 3 - Progettazione del processo produttivo e valutazione della sostenibilità

Figura 5 - Progettazione della supply chain

Figura 6 - Software a supporto della progettazione sostenibile di prodotto, processo e supply chain

Figura 7 - Software a supporto della progettazione sostenibile del prodotto

Figura 4 - Progettazione dello stampo

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permette di avere dati non reperibili sperimen-talmente (lo stampo è in progettazione, non èstato ancora costruito!) senza dovere attenderei tempi richiesti dalla simulazione dello stampag-gio (in alcuni casi si parla di qualche giorno!).Il sistema dedicato in fase di sviluppo ha lo

scopo ultimo di consentire il calcolo in temporeale degli indicatori di sostenibilità, permetten-do al progettista di misurare le conseguenze del-le sue decisioni sul singolo stampo: optare perun materiale con minori emissioni di CO2 equi-valenti associate, di minore costo, o fornito dapartner che non utilizzino lavoro minorile. In al-ternativa, tramite il confronto degli indicatori, ilprogettista potrebbe scegliere tra due soluzioniprogettuali differenti, stabilendo per esempio seè migliore uno stampo piùleggero, fatto da meno com-ponenti realizzato oltre o-ceano e più economico macon peggiori prestazioni nel-la fase di stampaggio e unostampo molto costoso, pe-sante, ma che assicura un mi-nore dispendio di materialeed energia durante l’iniezio-ne.

Ma i ricercatori ISTePS non vogliono dimen-ticare colui che, con il suo “Lo voglio sostenibi-le”, è stato il promotore di tutto ciò. Per la di-rezione è prevista un’apposita modalità di visua-lizzazione dei risultati dell’assessment che li ag-greghi per tipologia di prodotto, per impiantoproduttivo o per anno, pilotando le scelte stra-tegiche aziendali sia sugli stampi che sui mezziproduttivi e il parco fornitori. Inoltre i numeriottenuti dal SAM e dai relativi software potreb-bero essere utili nella redazione di rapporti disostenibilità o per intraprendere la strada dellacertificazione sostenibile di prodotto soddisfa-cendo l’affamato e consapevole mercato.

Alessandro Fontana e Marzio Sorlini* ISTePS - SUPSI

INNOVARE 3/2013 - 23

Figura 8 - Software a supporto della progettazione sostenibile del sistema produttivo

Figura 9 - Software a supporto della progettazione sostenibile della supply chain

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Come per i precedenti articoli, mi riallac-cio al promemoria della pubblicazionedel Secondo Trimestre di Innovare, le-

gato al mondo dell’apparato Pubblico, che dice-va «Rammento che i Minister i dello Sviluppo E-conomico e dell’Ambiente, con l’ultimo Decre-to 2013, hanno deliberato ed attuato il pr imoC onto Energia Termico da FER, che incentiva lasostituzione delle vecchie caldaie altamente in-quinanti a G aso lio , BTZ, Legna e C arbone connuove caldaie a biomassa (cippato di legna, pel-let, scarti o rganici agr ico li ed industr iali) in filie-ra co rta. Il Decreto suddivide l’incentivo previ-sto in tre parti (elettr ico , termico e C ertificatibianchi per l’efficienza energetica)».Purtroppo questo decreto attuativo non è

stato considerato neppure da questa enormefetta di mercato dell’energia, legata al contri-buente privato.Riconfermo quanto già spiegato nel prece-

dente articolo e cioè non ho trovato nessunoche conoscesse il nuovo Decreto.Il Privato è un mercato che ingloba circa 14

milioni di famiglie e migliaia di centri di attivitàvarie, suddivisi in ville mono/familiari, condomi-ni, residence, alberghi, piscine, micro-reti di te-leriscaldamento per zone residenziali, senzacontare le migliaia di centri commerciali con co-sti paurosi di gestione.Inoltre, sia il cittadino qualunque, che l’ammi-

nistratore di condominio, i gestori di residence,centri sportivi, piscine ecc, non si sono nemme-no interessati nel cercare di capire se queste rin-novabili si potevano prendere in considerazio-ne oppure no.Essendo la fetta di mercato principale dell’e-

nergia in Italia, è evidente che meno si sa e me-glio è per le lobby politiche/industriali, legati almondo delle energie fossili.Non per essere ripetitivo, ma la mancanza to-

LE BIOENERGIE PER IL PRIVATO3° trimestre 2013

a cura diIvano De Pellegrin*

AMBIENTE ED ENERGIA24 - 3/2013

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tale di comunicazione televisiva, di carta stam-pata e la stessa rete internet, non aiuta la gentenella ricerca del risparmio, lo si apprende ca-sualmente o per passaparola.La direttiva Europea “Pacchetto clima ener-

gia” 20/20/20 per la promozione dell’energiaprodotta da fonti rinnovabili, comporterebbe unmancato fatturato di energia elettrica e termicada fossili del 20%, pari a circa 2,5/3 miliardi di €all’anno.Sono sufficienti queste informazioni per farVi

capire quale potenziale potrebbe avere lo svi-luppo delle biomasse su tutto il territorio nazio-nale, isole comprese.Speriamo che, proprio l’attuale drammatica

situazione sociopolitica, ma soprattutto econo-mica del Paese, faccia aprire gli occhi ai cittadinied a tutta quella schiera di imprese legati in filodiretto al mondo dell’energia termica e che la-vorano a stretto contatto con le realtà quoti-diane di tutte le famiglie italiane e di quelle pic-cole imprese artigianali che sono obbligate ad u-tilizzare il termico, come pure le piscine, i cen-tri benessere ed i gestori di condomini ecc.Un fattore molto importante da considerare,

soprattutto dove si interviene sugli impianti diriscaldamento esistenti a gas o gasolio per l’in-

stallazione di una caldaia a biomassa, è lo spazioche, il più delle volte, non è sufficiente per lanuova installazione.Il motivo è semplice, nei primi anni 70/80 non

esistevano tutte le normative di sicurezza e ga-ranzia attuali quindi, gli installatori, i gestori dicondomini e le famiglie stesse, si sono ritrovatidegli impianti fuori norma (80% dei condominiin Italia sono fuori legge in fatto di sicurezza edemissioni, per non parlare delle abitazioni priva-te).Questo aspetto Vi può far comprendere che

per chi vuole fare realmente risparmiare il citta-dino, come noi, si trova di fronte ad una serie diproblematiche da affrontare che, nella maggiorparte dei casi, ti obbligano a rifiutare il poten-

INNOVARE 3/2013 - 25

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ziale intervento perché appunto non ci sono spa-zi sufficienti e margini di sicurezza che permet-tano di operare con serenità e serietà di com-petenza in materia, va considerato un fatto mol-to importante che il gas non ha bisogno di accu-muli, mentre il gasolio ed il pellet sì.Confrontando e paragonando i rendimenti

termici di gas/gasolio e pellet, si nota che il po-tere calorifico PCI del gas e del gasolio sono cir-ca di 8.500 e 9.000 Kcal/m3/kg, il pellet ne ha so-lo 4.500 Kcal/kg. Il peso in mucchio del pellet èdi circa 650 kg/m3 . Questo Vi fa capire che lostoccaggio è maggiore, anche se la fornitura la sipuò fare in più riprese, quindi 1 m3 di gas o 1litro di gasolio, corrispondono all’incirca a 2/2,5kg di pellet.Purtroppo nel 90% delle Regioni Italiane, gli

operatori di settore come co-struttori di caldaie, installatori,gestori e le stesse famiglie, si so-no fossilizzati, e questa è la paro-la giusta, sul gas e gasolio, dimen-ticandosi, o meglio non conside-rando assolutamente le rinnova-bili, come già detto aiutati di cer-to dalla totale disinformazione deimedia.Gli operatori delle energie fos-

sili, nelle Regioni virtuose, comele province Trentine ed Alto Ate-

sine, si sono convertiti, con ottimi risultati, sullerinnovabili biomasse in filiera corta, grande ri-sorsa dell’intero Paese.Ma attenzione, non c’è ricchezza di biomassa

solo in queste due regioni e nell’arco alpino, main tutta la dorsale appenninica, isole comprese,c’è la disponibilità di enormi quantitativi di bio-masse solide vergini in filiera corta da sfruttare.Dopo aver considerato gli aspetti tecnici, va

però analizzato anche l’aspetto economico, cioè

il risparmio.Confermo quindi che un privato può rispar-

miare il 45% se elimina il gas ed il 65% se elimi-na il gasolio, sostituendoli con il pellet. Se si uti-lizza il cippato, si deve aggiungere un ulteriore10% di risparmio.Per i condomini dipende tutto dall’ingordigia

dell’amministratore e dalla consapevolezza degliinquilini stessi i quali invece di pagare solo le spe-se condominiali alla scadenza, devono ancheinformarsi sugli sviluppi ed i miglioramenti tec-nici ed economici che le rinnovabili possono ga-rantire per il futuro.Non va dimenticato un fattore molto impor-

tante cioè l’inquinamento atmosferico. Non èvero che inquina solo il gasolio, anche il gas edoltretutto è il più usato in Italia ed è la causa delPM10 nei periodi invernali nelle nostre città.Gli esempi di Milano con il conseguente bloc-

co del traffico ecc, sono solo un disturbo per icittadini e soprattutto la colpa non è del trafficosu gomma, colpevole solo del 20% dell’inquina-mento, il vero problema sono le caldaie a gaso-lio ed a gas di medie e grosse dimensioni che,concentrate in zone ristrette dei centri urbani,sprigionano enormi quantità di inquinanti che ri-cadono tal quali al suolo, provocando tutta unaserie di problematiche che conosciamo.Un dettaglio: in centro a Milano ci sono an-

cora caldaie a carbone, come fare per romperequesta lobby di omertà e speculazione che dadecenni ci ha prosciugato le tasche? A Voi tro-vare la soluzione.Anche se noi sappiamo per certo che una so-

luzione per risolvere gradualmente il problemaeconomico ed ambientale c’è ed è quello di de-liberare un decreto o legge a livello nazionaleche dia piena libertà a tutti di scegliere l’energiache gli è più congeniale ed economica, evitandoperò di inserire nel decreto mille balzelli che

AMBIENTE ED ENERGIA26 - 3/2013

Costo energia primaria (gennaio 2012)

G.P.L. (domestico, sfuso)

Gasolio riscaldamento

Gasolio per serre

Metano (domestico)

Pellet in sacchi (15 kg)

Pellet sfuso

Legna (M20)

Cippato (M30) 32

35

47

54

71

90

115

182

I valori indicano il prezzo €/MWh

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scoraggerebbero la stragrande maggioranza del-le persone che vorrebbero cambiare, obbligan-do così il privato a sottomettersi, ancora unavolta, alle strategie politiche, strettamente lega-te alle multinazionali dell’energia fossile. Que-sto purtroppo, è quello che attualmente succe-de.Perché le biomasse anche per le famiglie e le

gestioni miste private/pubbliche?Di seguito tre aspetti fondamentali

A. Ambientali➢ Materia prima territoriale, annuale➢ Fonte energetica ad emissione zero di CO2➢ Elevata efficienza energetica con caldaie certificate rendimenti/emissioni

➢ Emissioni nettamente inferiori alle Normative vigenti

B. Sociali territoriali➢ Garanzia di stabilità economicacon contratti pluriennali

➢ Creazione di posti di lavoro nella filiera agro energetica che si va a creare

➢ Pulizia e manutenzione dei boschi, prevenzione e salvaguardia del dissesto idrogeologico

➢ Formazione e sensibilizzazione sulle tematiche energetiche/ambientali

C. Economici➢ Notevole riduzione dei costi energetici/stabilità di prezzo per gli utilizzatori del calore

Nota tecnica molto importante di compara-zione tra rinnovabili ed impianto a pompa di ca-lore.Vi confermo soprattutto per i non addetti ai

lavori, che negli ultimi anni sono stati realizzatidegli impianti 100% pompa di calore che, fattele dovute e serie verifiche di consumi, ci si è tro-vati con dei valori di consumo quasi uguali a quel-li del gasolio e leggermente superiori a quelli delgas.Perché Vi chiederete? È semplice, la pompa

di calore lavora 100% con energia elettrica ed ilkWora in Italia costa 3 volte tanto il resto d’Eu-ropa, quindi, per cercare di avvicinarsi ai realirisparmi che garantiscono le rinnovabili, biso-gna per forza installare un impianto fotovoltai-co che mi produca l’energia necessaria per ga-rantirmi il risparmio promesso dall’installatore.

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INNOVARE 3/2013 - 27

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Attenzione le caldaie a biomassa devono es-sere certificate dal costruttore e garantire leperformance richieste dal Decreto di Legge.Questo spero Vi faccia capire, una volta per

tutte, che le energie fossili, anche utilizzando leultime tecnologie in fatto di risparmio energeti-co, non potranno mai competere con le biomas-se solide in filiera corta.Come per la precedente edizione, legata al

mondo Pubblico, vi illustrerò tre casi specificireali: realizzati, in fase di realizzazione o verificatecnica ed economica.

1° Caso SpecificoVilletta monofamiliare nel comune di Casorezzo (Mi)Viene acquistata una villa monofamiliare degli

anni ’70 da ristrutturare, con caldaia a gasolio. L’architetto mi chiama per una richiesta di of-

ferta per una caldaia a biomassa.Per le volumetrie previste si assume una cal-

daia da 25/35 kWt per riscaldamento ed acquasanitaria.Se si considerano nel dettaglio tutti i costi di

smaltimento dell’impianto esistente, caldaia eserbatoio e l’installazione di una nuova caldaia acondensazione con pompa di calore ed annessofotovoltaico ecc. e la paragoniamo con una cal-daia a pellet di eguale potenza termica, conside-rando quindi le differenze di costo della spesa i-niziale, in 5 anni, anche senza gli incentivi termi-ci, la caldaia a pellet viene ripagata; al contrario,la caldaia a gas continuerà a consumare gas edelettricità con bollette sempre più care.In soldoni una caldaia di queste dimensioni Vi

potrà far risparmiare anche il 55%.È sottointeso che il pellet non lo si dovrà com-

perare al dettaglio, una società seria che operanel settore delle rinnovabili fornisce nel pac-chetto vendita, installazione e manutenzione, an-che la garanzia del pellet o cippato, con prezzigarantiti con contratti di 5 anni, rinnovabili.

2° Caso SpecificoCondominio nel comune di Bareggio (Mi)L’amministratore di un condominio anni ’80

è molto preoccupato perché gli inquilini, pro-prietari e non, dei 24 appartamenti, sono sul pie-de di guerra per il consumo di combustibile peril riscaldamento, cioè il gasolio.Ci contatta per verificare la fattibilità di so-

stituire la caldaia esistente da 160 kWt con unaa biomasse.Verificando le fatture di acquisto del gasolio,

ci rendiamo subito conto che per riscaldare so-lo le abitazioni, si spendono in totale €32.500all’anno.Attenzione, gli inquilini o proprietari oltre a

questa spesa hanno anche le bollette della lucee del gas per cucinare e per produrre l’acqua sa-

nitaria.È ovvio che questo è un esempio limite di mal

gestione e costruzione dello stabile in oggetto.Considerando il confronto costi gasolio/pel-

let, a parità di potenza termica Kcal consumatain un anno, passiamo da € 32.500 a € 11.250per il pellet.Potrete ben capire che stiamo solo gestendo

il calore per riscaldamento, se si aggiungesse l’ac-qua sanitaria, arriveremmo ad una differenza dicosto superiore al 65%.Questo margine, in certi casi, può anche es-

sere gestito dagli inquilini stessi.Sta di fatto che l’amministratore dovrà consi-

derare il rientro economico dell’investimentoprevisto in 5 anni e proporre agli inquilini un ri-sparmio variabile dal 30 al 35%, che non è male.E dopo 5 anni, cosa succederà? Provate ad in-

dovinarlo.

3° Caso SpecificoCentro sportivo con piscine coperte/scoperte nel comune di Vigevano (PV)Grazie ad un nostro collaboratore locale ed

alla buona volontà del Sindaco, siamo riusciti adimpostare un programma di proposte tecnicheper il contenimento dei costi di alcune attivitàprivate sui suoli comunali.Una di queste è un grosso Centro Sportivo,

nato e sviluppatosi nell’arco di 20anni, con suc-cessivi ampliamenti, sempre gestiti dal punto divista termico, senza tener conto dei costi di ge-stione che, negli ultimi 5 anni, sono diventatiproibitivi.La struttura è attualmente funzionante solo

ed esclusivamente perché i soci privati e, so-prattutto il Comune, hanno tappato i buchi digestione.La proposta da noi fatta è quella di sostitui-

re le 6 caldaie a gas installate con una piccolacogenerazione od una serie di caldaie a cippa-to in filiera corta, che permetteranno al cen-tro sportivo, di risparmiare oltre il 30% dei co-sti di gestione attuali, garantendo così un equi-librio di bilancio.Nel prossimo articolo trimestrale, parlere-

mo della gestione delle energie rinnovabili nelmondo agricolo, che ha un fatturato inferiorerispetto al mondo del privato, ma molto inte-ressante dal punto di vista dell’approvvigiona-mento delle biomasse combustibile in filieracorta. Riporteremo testimonianze dirette di agri-

coltori/allevatori che già utilizzano le FER edaltri che, per una serie di motivi non hanno ilcoraggio o la voglia di intraprendere questastrada.

Ivano De Pellegrin* IDP Tech

AMBIENTE ED ENERGIA28 - 3/2013

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INNOVARE 2/2013 - 29

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AMBIENTE ED ENERGIA30 - 3/2013

Attualmente un terzo dell’energia consu-mata nell’Unione Europea (UE) è spre-cata a causa di inefficienze.

L’efficienza energetica è una soluzione con-veniente per migliorare la sicurezza dell'approv-vigionamento energetico, ridurre le emissioni dicarbonio e i costi. Crea inoltre nuove opportu-nità economiche attraverso lo sviluppo di tec-nologie e servizi efficienti.

Efficienza energetica: un pilastrodella politica energetica dell’UE

Poiché l’efficienza energetica è un pilastrocentrale dell’obiettivo dell’UE di ridurre i con-sumi energetici del 20% entro il 2020, le attivitàdel JRC si focalizzano sulla diffusione delle tec-nologie più efficienti tramite la definizione di cri-teri per gli interventi che contribuiscano all’im-

plementazione di tecnologie per l’efficienza e-nergetica.Fornendo i dati, le analisi e gli indicatori sulle

misure e le politiche adottate, il JRC aiuta i re-sponsabili dell’UE a intraprendere decisioni so-stanziate.La maggior parte delle indicazioni riguarda le

società di servizi energetici (ESCO Energy Ser-vice Companies), le prestazioni energetiche de-gli edifici e l’efficienza dei prodotti secondo leregole delle Direttive Ecodesign.L'Ecodesign implica di prendere in considera-

zione tutti gli impatti ambientali di un prodottofin dai primi passi del suo sviluppo. Le DirettiveEcodesign forniscono un quadro coerente e in-tegrato che consente di definire, per alcuni pro-dotti, dei requisiti obbligatori.Il JRC fornisce inoltre un supporto scientifi-

co e tecnico al Patto dei Sinda-ci, un'iniziativa che coinvolgecittà degli Stati membri dell’UEe si estende ora ai paesi dell’Eu-ropa dell’Est, dell'Asia centralee del Mediterraneo del sud, nel-la preparazione di piani localiper uno sviluppo energetico so-stenibile (SEAP Sustainable E-nergy Action Plans) .

Efficienza energetica degli edifici

Il JRC ha promosso e gesti-sce i programmi GreenLight eGreenBuilding, iniziative che mi-rano a incoraggiare i vari attori,pubblici e privati, a intensificarei propri sforzi di risparmio e-nergetico.

EFFICIENZAENERGETICAFare di più

consumando di meno

a cura diJoint Research Centre (JRC)

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INNOVARE 3/2013 - 31

Il programma GreenLight incoraggia organi-smi pubblici e privati a installare tecnologie di il-luminazione energeticamente efficienti. Il JRCfornisce supporto come guida ampiamente ri-conosciuta all’installazione delle tecnologie piùavanzate per l’efficienza energetica. Il program-ma coinvolge attualmente più di 700 partecipan-ti che, grazie alle modifiche di illuminazione ap-portate, realizzano in totale un risparmio stima-to a oltre 300GWh all’anno.Il programma GreenBuilding mira ad aumen-

tare la sensibilità e a stimolare investimenti ag-giuntivi per l’efficienza energetica e le energierinnovabili tra i proprietari di edifici non resi-denziali, nuovi o ristrutturati. Con oltre 380partecipanti e 650 edifici, il programma realizzaun risparmio totale di oltre 514 GWh all’anno,ottenuto tramite miglioramenti dell’isolamentotermico e degli impianti di riscaldamento, di con-dizionamento e di illuminazione, dei sistemi dicontrollo e di gestione dell'energia.Per calcolare il risparmio di energia negli edi-

fici è necessaria una metodologia comune cheincluda tutti i fattori che generano consumo dienergia e che combini i risparmi energetici (peresempio l’isolamento), l’aumento dell’efficienzadei sistemi di riscaldamento e raffreddamento,l’utilizzo di fonti rinnovabili e il comportamentodegli occupanti. Il JRC collabora con il Comita-to Europeo di Standardizzazione (CEN) per losviluppo di una metodologia di calcolo omni-comprensiva.

EcodesignDurante il loro ciclo di vita, dalla produzione

al termine della vita utile, tutti i prodotti hannoun impatto sull’ambienteL'Ecodesign richiede di considerare tutti gli

impatti ambientali di un prodotto fin dall’iniziodel suo sviluppo. L’UE ha dotato le direttive diEcodesign di condizioni e criteri che aiutano iproduttori a sviluppare prodotti più compatibilicon l’ambiente. Si prevede che entro il 2020, leprime tredici indicazioni di Ecodesign consenti-ranno un risparmio di circa 336 TWh per anno,equivalente a oltre il 12% dell’intero consumodi energia elettrica nell’UE nel 2009.La Direttiva Ecodesign deve essere applicata

unitamente ad altri strumenti di politica energe-tica e consente alla Commissione europea di re-golamentare il livello minimo di prestazione deiprodotti. Di conseguenza, allontana dal merca-to i prodotti con le prestazioni peggiori, favo-rendo quelli più efficienti.

Codici di Condotta europei per l’ICTIl JRC sviluppa, congiuntamente alle aziende,

i Codici di Condotta (Codes of Conduct) per ilrisparmio energetico delle tecnologie dell'infor-mazione e della comunicazione (ICT). Si tratta

di una piattaforma che riunisce i responsabili eu-ropei per discutere e concordare azioni volon-tarie di miglioramento dell’efficienza energetica.Lo scopo principale dei codici è informare e sti-molare le aziende dell’ICT a ridurre il consumodi energia con modalità economicamente con-venienti, senza effetti negativi sul funzionamen-to delle installazioni o delle apparecchiature.Il consumo di energia in questo campo è in

rapido aumento e, vista la rapida diffusione dinuove tecnologie digitali, è probabile un'ulterio-re intensificazione del fenomeno. Attualmentesono stati sviluppati cinque Codici di Condotta:per gli alimentatori esterni (external power sup-plier), i servizi di televisione digitale, i gruppi dicontinuità (UPS uninterruptible power supply),le apparecchiature a banda larga e i centri di e-laborazione dati.Ad esempio, il Codice di Condotta per i cen-

tri di elaborazione dati riunisce una serie di rac-comandazioni di best practice per aree quali ilsoftware, l’architettura e l’infrastruttura IT. Adulteriore esempio, per una gestione efficientedelle condizioni ambientali, vi si raccomanda difornire il raffreddamento necessario esattamen-te dove è richiesto, sulla CPU del server e di e-vitare così un raffreddamento dispersivo.

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AMBIENTE ED ENERGIA32 - 3/2013

Il 24 giugno sono stati inaugurati i nuovi labo-ratori di ricerca presso l'European Solar Te-st Installation (ESTI), gestito dal servizio

scientifico interno della Commissione Europea,il Centro Comune di Ricerca (CCR). I rinnovatilaboratori permettono ad ESTI di valutare leprestazioni di nuovi e più avanzati dispositivi fo-tovoltaici (FV), effettuare ricerca prenormativae fornire un aiuto a sviluppare nuovi standardinternazionali nel settore.Considerando gli attuali costi di investimen-

to, minori di 1500 € / kW, il fotovoltaico rive-ste un'importanza strategica nel settore delle e-nergie rinnovabili competitive e offre un poten-ziale di incremento di efficienza a lungo termine

(dall'attuale 14% di efficienza delle celle FV adoltre il 60%). ESTI è un laboratorio di riferimen-to impegnato nella verifica dei risultati tecnolo-gici e nel facilitare i progetti Europei di Ricercae Sviluppo in quest'area a tradursi in prodotticommerciali. Máire Geoghegan-Quinn, commissaria per la

ricerca, l'innovazione e la scienza ha affermato:«Le tecnologie legate alle energie rinnovabili sonofattori chiave per la crescita, il lavoro e per una mi-gliore qualità della vita in Europa. Nella gara globa-le verso un'energia pulita e competitiva, il fotovoltai-co in specifico ha un enorme potenziale di incre-mento dell'efficienza e di riduzione dei costi. Unaforte ed attiva infrastruttura Europea di ricerca è

essenziale a questi scopi, cui parteintegrante sono i laboratori di rife-rimento come il Laboratorio di TestSolari (ESTI) del Centro Comunedi Ricerca».Un investimento di tre milio-

ni di Euro in apparecchiature etecnologie ai più alti livelli nellostato dell'arte permetterannoad ESTI di tenere il passo con ilmercato del FV in rapida evolu-zione e di renderlo in grado dirispondere alle future richiestelegate alla standardizzazione. ESTI fu pioniere nelle prove

di affidabilità dei primi prodottiFV negli anni '80, quando laCommissione Europea finanziòla prima fase pilota dei sistemi

NUOVEINSTALLAZIONI DI

RICERCA A SUPPORTODELLE TECNOLOGIESOLARI NELL'UNIONE

EUROPEAa cura di

Joint Research Centre (JRC)

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INNOVARE 3/2013 - 33

FV terrestri, e aiutò a fornire le basi degli stan-dard internazionali, supportando così un mer-cato Europeo che l'anno passato è stato del va-lore di 20-25 miliardi di Euro.Le nuove capacità includono, per esempio, la

taratura della potenza per i film sottili, il FV aconcentrazione o il FV organico, che contribui-ranno allo sviluppo dell'innovazione delle tec-nologie FV nell'UE. Più in dettaglio, queste nuo-ve apparecchiature permettono la verifica, ini-ziale e a lungo termine, delle prestazioni di que-sti nuovi prototipi e prodotti fotovoltaici. Unadi queste, il simulatore solare continuo per gran-di aree, apre nuove possibilità di misura con lasua capacità di fornire una condizione di 'pienosole' su un'area di misura di 2x2 metri e per unperiodo sino ad otto ore ed è il primo di que-sto tipo installato in Europa. La valutazione del-le prestazioni a lungo termine (oltre 20 anni) deipannelli FV è un fattore importante in quantodetermina il costo dell'elettricità solare dopo iltempo di ripagamento finanziario.

ESTI – L'installazione Europea di test solari

ESTI è un laboratorio di riferimento per la ve-rifica della potenza ed energia generata da di-spositivi fotovoltaici. Comprende installazioni alcoperto ed in campo che permettono non solola valutazione energetica ma anche studi sul tem-po di vita e l'invecchiamento delle celle solari incondizioni reali di funzionamento.Il suo ruolo è di diffondere un sistema di com-

parabilità delle misure sui dispositivi FV attra-

verso la produzione e la disseminazione di me-todi validati, le misure di riferimento, i confron-ti inter laboratorio e la formazione. ESTI forni-sce servizi di taratura gratuiti di dispositivi FV diriferimento per laboratori nazionali e anche ta-rature a pagamento per l'industria FV. In questomodo gli utenti possono riferire le loro misuredi irradianza direttamente al Sistema Internazio-nale di misura (SI).Su richiesta, ESTI può verificare tecnologie

sviluppate nell'ambito dei progetti Europei (adesempio nell'ambito dei Programmi Quadro,dell'Alleanza Europea sulla Ricerca Energetica edel Piano sulle Tecnologie Strategiche Energeti-che). Assieme alle Istituzioni Nazionali e all'indu-

stri, ESTI svolge ricerche allo scopo di sviluppa-re nuovi e migliori standard per le prestazioni el'affidabilità delle tecnologie innovative. Ha giàricoperto un ruolo importante nello sviluppodel corpo di norme oggi in vigore nel campo FV,aiutando così a sviluppare un mercato Europeotrasparente e competitivo nel fotovoltaico.Queste professionalità sul fotovoltaico si ri-

versano anche nelle attività del CCR di suppor-to alle politiche Comunitarie in relazione allosviluppo delle fonti rinnovabili e la loro integra-zione nel mercato.Da ultimo, ma non meno importante, ESTI è

parte del gruppo dei cinque laboratori di elitenel mondo che contribuisce a stilare la classificadei dispositivi fotovoltaici 'campioni di presta-zioni' pubblicato ogni sei mesi dal periodico Pro-gress in Photovoltaics.

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1 La raccolta della frazione organica in UELa raccolta separata degli scarti organici umidi

(scarto alimentare) rappresenta un elemento fon-damentale per il raggiungimento di molteplici o-biettivi di gestione, tra cui citiamo gli aspetti piùnoti:

n l’ottenimento di elevate percentuali di raccol-ta differenziata;

n una sostanziale riduzione della quantità di so-stanza organica conferita in discarica (come prer-scritto dalla direttiva UE sulle discariche recepitain Italia dal D.lgs 36/2003 e s.m.i.);

n la possibilità di contenere i costi complessiviattraverso una revisione di frequenze e modalitàdi asportazione del rifiuto residuo. Per raggiungere livelli di raccolta differenziata

stabili dalle norme nazionali vigenti risulta assolu-tamente necessario attivare in modo esteso la rac-colta dell’umido sia per le utenze domestiche chenon domestiche.La raccolta dell'organico domestico può avve-

nire attraverso tre sistemi:1) la raccolta senza sacco attraverso bidoni stra-

dali,2) raccolta porta a porta prossimale (conteni-

tori carrellati) senza sacco (modello tedesco),3) la raccolta con sacco biodegradabile in gene-

re con il sistema porta a porta prossimale (condo-miniale o stradale). In questa situazione è stato i-noltre osservato l'unico caso di raccolta porta aporta diretta alle famiglie.L’efficienza del tipo di raccolta utilizzato può es-

sere valutata sulla base dei quantitativi di Forsu in-

tercettati per abitante servito (kg/ab*anno) e dellaqualità della Forsu raccolta. Nel 2011, nell’UE, sono raccolti ed avviati a

compostaggio e digestione anaerobica circa 36,9milioni di tonnellate di RU, di cui il 93,9% (circa34,7 milioni di tonnellate) è avviato a tale forma digestione nei Paesi dell’UE 15. Rispetto al 2010 siregistra un incremento a scala di UE 27 del 3,7%(da circa 35,6 a circa 36,9 milioni di tonnellate),frutto di un aumento dello 0,8% nei vecchi Stati(da circa 34,3 a circa 34,7 milioni di tonnellate) edell’85,3% nei Paesi di più recente adesione (da cir-ca 1,2 a circa 2,2 milioni di tonnellate).Se si considera il dato pro capite, nell’UE 27 so-

no avviati a compostaggio 73 kg/abitante per annodi RU, in aumento di 2 kg/abitante rispetto al 2010.Nello stesso periodo nell’UE 15, il dato passa da86 a 87 kg/abitante per anno, mentre nei NSM siregistra un incremento dell’83,3% (da 12 a 22 kg/a-bitante per anno).

2 La raccolta della frazione organica in ItaliaL’analisi dei dati nazionali evidenzia come le “fra-

zione organica” (Forsu + rifiuti verdi da orti e giar-dini), siano la componente quantitativamente piùsignificativa tra le raccolte differenziate e quellacon la crescita maggiore negli ultimi anni.La frazione cellulosica e quella organica rappre-

sentano, nel loro insieme, circa il 65% del totaledella raccolta differenziata (63,9% nel 2011 e 65,6%nel 2012). Esse, inoltre, unitamente alle frazionitessili e al legno costituiscono i cosiddetti rifiutibiodegradabili. Il quantitativo di rifiuti biodegrada-

LA RACCOLTADIFFERENZIATADELLA FRAZIONE

ORGANICA DOMESTICAUn’eccellenza italiana

AMBIENTE ED ENERGIA34 - 3/2013

a cura diGiorgio Ghiringhelli, Michele Giavini*

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bili raccolti in modo differenziato siattesta, nel 2011, a quasi 8,4 milionidi tonnellate con una crescita per-centuale, rispetto al 2010, del 4,2%circa. Tale frazione costituisce, in ta-le anno di riferimento, una quota pa-ri al 70,6% circa del totale dei rifiutiraccolti in modo differenziato. Nel2012 il dato di raccolta si colloca apoco meno di 8,6 milioni di tonnel-late, con un peso percentuale pari al71,5%. L’incidenza media di tali rifiu-ti, rilevato nel periodo 2007-2011, èpari al 70,2% circa; includendo anchei dati 2012, si rileva una percentualemedia del 70,5%.Per quanto riguarda la raccolta

pro capite dell’anno 2011 si riscon-trano valori pari a 103 kg/abitanteper anno nel Nord, a oltre 62 kg/a-bitante per anno nel Centro e al disopra di 47 kg/abitante per anno nelSud. A livello nazionale il valore diraccolta differenziata pro capite del-la frazione organica si colloca, nel2011, a quasi 76 kg/abitante per anno. Il quantita-tivo supera gli 80 kg/abitante per anno nel 2012,con valori medi pari a 105 kg/abitante per anno alNord, 71 kg per abitante per anno al Centro e 55kg per abitante per anno al Sud.La percentuale di comuni che ha raccolto la fra-

zione organica in modo differenziato nell’anno2011, è pari, a livello nazionale, al 77,8% del totaledelle municipalità per le quali si dispone del datoin forma disaggregata (ISPRA, 2013).

2.1 Il “modello italiano” di raccolta della Forsu: sistema areato e raccolta domiciliarizzata

Il “modello italiano” di raccolta della frazioneorganica si basa essenzialmente su 2 elementi car-dine che lo rendono unico, per capacità quali-quan-titativa di intercettazione e confort per il cittadi-no, nel panorama mondiale: il sistema areato dicontenitori per la raccolta e il modello di prelievobasato sulla domiciliarizzazione spinta.Il sistema areato è composto da una pattumie-

rina ventilata con fori in tutta la superficie e sac-chetto in Mater-Bi o in carta traspirante e biode-gradabile/compostabile, incrementa i vantaggi a fa-vore del cittadino in termini di performance delprodotto e della tutela ambientale. Tale sistemainfatti consente la riduzione significativa dei cattiviodori e del percolato grazie all’evaporazione delvapore acqueo, incrementando la resistenza delsacchetto, riducendo le lacerazioni e le rotture. Ilrifiuto, continuamente areato, perde in media il20% del proprio peso in 5 giorni.Raccolta porta a porta o domiciliare (PP) si com-

pone di operazioni di prelievo dei rifiuti ad orari

prefissati presso le singole utenze, all’esterno del-la proprietà. Nel caso di condomini plurifamigliari,la raccolta porta a porta serve, di norma, più fami-glie con un singolo contenitore di maggiori dimen-sioni.2.2 La raccolta della frazione organica

(Forsu) in LombardiaLa raccolta differenziata della frazione organica

ha seguito in Lombardia un andamento pratica-mente lineare di crescita, consolidatosi a partiredalla metà degli anni ’90. Ad oggi, considerando i soli Comuni che inter-

cettano più di 40 kg/abitante.anno di Forsu, ovve-ro con un sistema di raccolta porta a porta e a re-gime, essa è effettuata (dati riferiti al 2010) da 721Comuni su 1546, pari al 46,6%.

2.3 Il caso della Provincia di VareseLa situazione gestionale al 2011 vede tutti i 141

Comuni della Provincia dotati di un sistema di rac-colta domiciliare secco-umido, che è stato porta-to a regime negli ultimi 10 anni.Il triennio 2003-2005 è stato quello in cui si è

realizzata la maggior attivazione della raccolta do-miciliare della Forsu sul territorio provinciale se-gnando l’innalzamento delle performance a livelloprovinciale.

2.4 Il caso di MilanoNella provincia di Milano il capolluogo rimane-

va l’unica importante realtà nella quale non era an-cora attiva la raccolta della frazione organica do-mestica. Infatti dopo le sfortunate sperimentazio-ni per la sua raccolta avviate già dal 1995, solo gra-zie al nuovo corso della giunta Pisapia è stato pos-

INNOVARE 3/2013 - 35

Sistema areato per la raccolta della Forsu composto da pattumierina areata e sachetto biodegradabile (Sartori Ambiente Srl)

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sibile da parte dell’azienda addetta al servizio diigiene urbana pianificare l’avvio sull’intera me-tropoli della raccolta selezionata della Forsu dautenze domestiche. Grazie alla raccolta selezionata dell’organico

domestico (che va ad aggiugersi a quella già atti-va per ristoranti, mense e mercati), Amsa stimadi recuperare a Milano circa 53.000 tonnellateall’anno, ovvero da stima progettuale 41 kg perabitante/anno, di rifiuto organico, con un incre-mento della percentuale di raccolta differenziatadi circa 10 punti. L’attivazione del nuovo servi-zio é graduale come previsto dal progetto, inquattro step progressivi per estendere il servi-zio a tutta la città entro la metà del 2014. Il mo-dello di raccolta scelto è basato sul sistema a-reato e sul prelievo domiciliarizzato della Forsu.I kit necessari alla nuova raccolta, consegnati

ai cittadini, sono composti da un cestello aeratoda 10 litri e una fornitura gratuita di sacchetticompostabili realizzati in Mater-Bi, grazie ad unaccordo tra il Comune di Milano e la società No-vamont.I dati dall’avvio della raccolta confermano

un’intercettazione superiore alle attese con ol-tre un chilogrammo di rifiuto umido alla setti-mana per abitante (1,8 kg), pari a circa 80-90 kgabitante/anno. Anche la “qualità del raccolto”appare buona fin dalle prime verifiche che han-no evidenziato minime quantità di frazioni estra-nee, come i sacchetti di plastica.

Giorgio Ghiringhelli, Michele Giavini*ARS ambiente Srl, Analisi Ricerche e Servizi

per l’Ambiente, Gallarate (VA)

Bibliografia

1) Scuola Agraria del Parco di Monza, L’efficacia economica e quali-quantitativa dei nuovi modelli di raccolta differenziataintegrata in relazione all’obiettivo di riduzione della produzione di RU, Monza, 2000.

2) M. Giavini, C. Garaffa, G.M. Motzo, "Successful Policies Supporting Residential Food Waste Collection: the CaseStudy of Sardinia, Italy", ISWA 2012 ;

3) M. Giavini, C. Garaffa, M. Centemero, G. Ghiringhelli, "Statistical analysis of residential food waste capture rates in I-taly at municipal and regional level", ORBIT 2012;

4) G. Ghiringhelli, M. Giavini, M. Centemero, "Statistiche sul tasso di intercettazione della FORSU a livello comunale inmacroaree", in Ecomondo, atti dei seminari, Maggioli ed., 2011;

5) M. Giavini, C. Garaffa "Intensive Source Separated Organics", Biocycle, n.4 April 2010;6) M. Giavini in qualità di consulente specialistico, "Valutazione statistico-economica dei modelli di gestione rifiuti in Re-gione Lombardia", Regione Lombardia - Cestec, febbraio 2010;

7) ANPA (2000), Manuale ANPA – La raccolta differenziata: aspetti progettuali e gestionali, Roma.8) Federambiente (2000), Primo studio sui sistemi integrati di rilevazione e quantificazione dei rifiuti urbani, Roma.9) E. Favoino, “La raccolta dello scarto compostabile: alcune riflessioni sulla efficacia dei modelli domiciliari italiani”.Scuola Agraria del Parco di Monza, aprile 2003

10) ARPA Lombardia, Rapporto sullo stato dell’ambiente, 2011;11) ISPRA, Rapporto sulla gestione dei rifiuti urbani, 2013;12) Giorgio Ghiringhelli, Michele Giavini, Rapporto sulla gestione rifiuti, OPR Varese, 2011;13) AA.VV, www.ecodallecittà.it, raccolta dell’umido a Milano, 2013.

Comuni attivi con la raccolta della Forsu in Lombardia, anni 1998 - 2010(ARPA Lombardia, 2012)

AMBIENTE ED ENERGIA36 - 3/2013

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L’Isfor Api attribuisce da sempre unagrande importanza alla creatività e allapotenzialità di ogni essere umano ed è

per questo che tende, come politica proget-tuale, a dare libera espressione a tutti coloroche, scevri da ogni retaggio o vincolo, decido-no scientemente e liberamente di mettersi ingioco.L’empowerment che da anni è diventato

l’approccio che la struttura utilizza per lavora-re con tutti ha consentito una reale trasforma-zione ed è per questo che nei progetti in cui èpossibile dare spazio a nuove pensabilità e anuove potenzialità, l’Isfor utilizza i concorsi.Nello specifico il concorso fotografico è aper-to a tutti coloro che desiderano esprimersi at-

traverso uno scatto, mentre il concorso sulleidee di impresa è aperto a giovani, che, all’in-terno del nostro progetto G.O.L.I.A. deside-rano valorizzare una loro idea di impresa.

Concorso fotograficoIn una fase di crisi come quella cha sta attra-

versando non solo l’Italia, ma tutta l’Europa,l’Isfor Api ha avvertito l’esigenza di capire co-me e con quali progetti potrebbe intervenireper sostenere e animare il mercato del lavoroe della formazione. Ma per attivare e idearenuovi progetti che realmente riescano a coglie-re le esigenze espresse e inespresse del mon-do circostante bisogna prima di tutto capire.Ecco perché si è pensato di ri-utilizzare lo stru-mento del concorso fotografico. La promozione del concorso “Con uno

scatto… Le emozioni del 2013 e le attese peril futuro”, ideato da Isfor Api, è stata avviatanei giorni scorsi. Tutti coloro che hanno dai18 anni in su residenti in Sardegna, hannotempo fino al 13 dicembre per inviare allapagina facebook di Isfor Api, una foto scatta-ta con l’i-phone, con l’i-pad, con il telefoni-no, con la macchina fotografica. Potrannomandare una foto per esprimersi, per comu-nicare le loro emozioni di quest’anno 2013o le loro attese per il futuro. Il 19 dicembreverrà organizzato un evento per la premia-zione delle 3 foto che maggiormente rappre-senteranno, su indiscusso giudizio della giu-ria, il tema individuato. Il giorno della premiazione le foto verran-

CONCORSI ISFOR API“Con uno scatto…Le emozioni del 2013 e le attese per il futuro”

e“G.O.L.I.A.

E… se creassi un’impresa?”

INNOVARE CON LA FORMAZIONE38 - 3/201338 - 1/2013

a cura diGabriella Longu*

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INNOVARE 3/2013 - 39

no esposte e noi attiveremo un dibattito contutti i partecipanti. La maggior parte delle fotoresterà esposta per un’altra settimana per da-re a tutti l’opportunità di vederle e a coloroche le avranno scattate la possibilità di mostra-re il proprio lavoro.Il concorso fotografico come strumento per

promuovere una comunicazione e uno scam-bio tra tutti coloro che inizialmente sarannoaccomunati unicamente dall’aver deciso di par-tecipare al concorso, ma saranno comunqueparte di una community che verrà creata sullapagina facebook di Isfor Api. Saranno tutti vei-coli per creare rete, per promuovere nuovesinergie.Isfor Api nel passato ha già utilizzato Il con-

corso come strumento per capire il concettodi “responsabilità sociale” in una realtà in cuiera importante coglierlo e capirlo in quanto lafoto parla da sola, esprime l’esprimibile e svelail proprio pensiero senza doversi pubblicamen-te esporre. La foto libera l’espressione e con-sente l’utilizzo di un linguaggio che non ha bi-sogno di mediare per esprimersi: ecco perchéabbiamo deciso di riutilizzare il concorso fo-tografico.

Concorso sulle idee di impresaI primi di novembre 2013 prenderà avvio il

concorso “G.O.L.I.A. E… se creassi una im-presa?” che l’Isfor Api, con una partnership eu-ropea formata da organizzazioni e scuole ro-mene e turche, sta promuovendo all’internodel progetto LLP TOI G.O.L.I.A., in Romania ein Turchia tra gli allievi delle scuole superiori

di età compresa tra i 17 e i 18 anni.I giovani avranno tempo fino al 30 marzo

2014, affiancati da alcuni docenti delle scuole etecnici della partnership, per ideare e svilup-pare un’idea di impresa. I giovani saranno in-fatti affiancati nello sviluppo dell’idea impren-ditoriale con un approccio empowered orien-ted. Questo al fine di rafforzare nei giovani laconsapevolezza delle proprie risorse e delletante possibilità che ciascuno può dare alla pro-pria vita. Questo al fine di far capire loro quan-ta energia ciascuno ha nel momento in cui “cre-de in qualcosa”.Il regolamento del concorso e i requisiti per

la selezione delle idee imprenditoriali sono sta-ti condivisi a Roma, l’11 ottobre 2013, da tutticoloro che sono coinvolti attivamente nel pro-getto G.O.L.I.A.: il direttore di progetto, gli o-peratori Isfor Api, i referenti e lo staff delleorganizzazioni partner e tutti i docenti romenie turchi che affiancheranno i giovani durante ilconcorso. I vincitori (4 giovani turchi e 4 romeni) vi-

vranno una esperienza di 15 giorni in Italia (aRoma e/o a Cagliari). Faranno uno stage in unaazienda similare a quella ipotizzata, si confron-teranno con propri coetanei, faranno lezionidi lingua italiana e saranno guidati a conoscerela cultura italiana e il territorio. Inizieranno acreare rete e relazioni anche con gli imprendi-tori che li accoglieranno e che, un domani, po-trebbero diventare anche loro, sostenitori nelnuovo “progetto impresa”.

* Isfor Api

G.O.L.I.A. Referenti, operatori del progetto e docenti romeni e turchi a Roma, ottobre 2013

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Lo scorso 7 settembre è nata a Vicofertiledi Parma una nuova realtà per la formazio-ne della piccola e media impresa e degli ar-

tigiani, delle amministrazioni locali e dell’acqui-rente critico e consapevole. Si tratta di una scuo-la realmente innovativa, che non ha eguali in Ita-lia. È l’unica che opera nell’ambito di un proget-to economico che coinvolge i produttori, gli u-tilizzatori e le amministrazioni che creano le re-gole. I fondatori Mauro Sandrini, Giovanni Leoni e

Giordano Mancini, assieme al presidente Mauri-zio Pallante, ritengono infatti che questo ap-proccio “olistico” sia l’unico che possa funzio-nare in questa dura fase di cambiamento. Infatti

se è vero che l’Italia vanta numerose eccellenzefra le grandi imprese e che le nostre “multina-zionali tascabili” si fanno onore nel mondo e-sportando merci nazionali, è anche vero che il99,03% delle imprese italiane è medio piccola eha bisogno del mercato interno, mercato chesta soffrendo moltissimo. Eppure ci sono 6 o 7milioni di persone in Italia che non trovano i pro-dotti che cercano, perché non rispondono allaloro esigenza primaria di “votare col portafo-glio”, ovvero di cambiare l’attuale stato di soffe-renza e di disvalore connesso al consumo com-pulsivo, attraverso le proprie scelte di acquistoed utilizzo di beni e merci. Sono persone che siriuniscono in Gruppi di Acquisto Solidale, in as-

a cura di Mauro Sandrini

INNOVARE CON LA FORMAZIONE40 - 3/201340 - 1/2013

LA SCUOLADELL'AGRIVILLAGGIO

E DELLA DECRESCITA FELICE

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sociazioni e in reti informate e di-namiche. A questi soggetti il ruolodi consumatori passivi rimbambitidalla pubblicità non sta assoluta-mente bene e, se non trovano quelche cercano, preferiscono non ac-quistare. Non si fanno neancheconvincere da marchi di qualità oda certificazioni ambientali: non sifidano se non “toccano con ma-no”. Noi li definiamo “acquirenticritici e consapevoli”, perché han-no un progetto condiviso da altrimilioni di persone come loro eperché si informano bene prima diacquistare qualunque cosa. Nel-l’ultimo decennio sono cresciuti dinumero e si sono dedicati moltoal loro territorio e specialmente aiprodotti alimentari non industria-li. Oggi sono pronti a fare il saltodi qualità verso altri beni ed altrimerci prodotti fuori dal loro rag-gio di azione e quindi di controllo.Adesso occorrono aziende in gra-do di soddisfare questo genere dirichiesta e di condividere gli stessivalori.

Perché l’Agrivillaggio e perché la Decrescita FeliceL’Agrivillaggio di Giovanni leoni

è un luogo fisico dove prendonocorpo le idee, le soluzioni e le tec-nologie che useremo nel futuroprossimo e che sono già disponi-bili. É un luogo dove nasce un nuo-vo paradigma per un futuro miglio-re e non spaventoso come quelloche l’attuale modello economicodominate ci vuole infliggere! Agri-villaggio fisico e Scuola prevalen-temente on line sono sinergici e sicompletano a vicenda.La cornice valoriale scelta per

la Scuola è quella del Movimentoper la Decrescita Felice, perchéfornisce la risposta più completaed organica sia in termini di analisidelle emergenze che formano ilcambiamento che stiamo vivendo,sia in termini di risposte concrete. Alcuni male informati confon-

dono la decrescita con la recessio-ne e non sanno che il movimentoda anni produce contenuti tecnicimolto validi, che ha un ComitatoScientifico che lavora costante-mente per declinare nella realtà lacornice valoriale di cui sopra. Con-

INNOVARE 3/2013 - 41

Per conoscere i temi e le date dei corsi per aziende visitate il sito:www.agrivillaggio.comUna Scuola Online, ma non solo: Ponti di Fiducia è

anche un laboratorio in aulaIl prossimo 16 novembre 2013, presso l’Agri-

villaggio di Vicofertile a Parma, si terrà un importantelaboratorio. Una giornata di studio e lavoro che ve-drà la presenza, inizialmente in aule diverse, di im-prenditori e di rappresentanti di GAS. Al termine del-la giornata le aule si fonderanno in gruppi di lavoro efinalmente si conosceranno! Si tratta di un format estremamente innovativo e

dalla grande rilevanza sia sul piano pratico che simbo-lico, perché sarà l’embrione del concetto di “co-pro-duttore”.

Per maggiori informazioni e per le iscrizioni visitate la pagina:

www.agrivillaggio.com/ponti

I corsi: dal dire al fare“bene” costruendo ponti di fiducia per una riconversione sincera e non opportunistaCome già accennato sopra, i corsi sono rivolti alle

persone, alle imprese ed alle amministrazioni. Il prin-cipale strumento impiegato è una forma avanzata diseminario via WEB, ovvero il webinar. Quelli per lepersone sono iniziati il 24 settembre 2013, mentrequelli per le imprese e le amministrazioni iniziano nel-la seconda metà di ottobre. Il webinar presenta offre numerosissimi vantaggi,

in particolare per le imprese. Consente infatti di ot-tenere informazioni importanti in pochissimo tempo,a basso costo ed in maniera replicabile, perché il we-binar si può seguire in diretta interagendo con i do-centi o in differita grazie ad una registrazione. La Scuo-la dell’Agrivillaggio e della Decrescita Felice cura conattenzione la qualità dei docenti e dello stile della co-municazione, in modo che anche le informazioni piùcomplesse ed articolate siano spiegate in modo sem-plice e diretto. Per avviare questo passaggio dal dire al fare bene

ci avvaliamo della metodologia "Ponti di fiducia" svi-luppata dal nostro direttore, Giordano Mancini, cheda anni aiuta le aziende a “navigare nella tempesta per-fetta” accompagnandole verso una riconversione e-cologica e sociale sincera e non opportunista.

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trariamente ad altri movimenti per la decrescitasia nazionali che esteri, che propongono un pro-getto essenzialmente politico finalizzato alla ri-duzione generalizzata e quantitativa dei consu-mi ed al regresso verso stili di vita molto più so-bri degli attuali, MDF propone di effettuare scel-te qualitative per mantenere e migliorare la qua-lità della vita delle persone grazie a tecnologieche ci consentano di avere gli stessi beni che u-tilizziamo oggi, riducendo l’uso di acqua, ener-gia e materiali e inoltre producendo meno rifiu-ti. Altri pilastri della cornice valoriale si concen-

trano sul promuovere stili di vita più sociali e fa-vorevoli al benessere della persona e dell’am-biente e sul fornire strumenti alle amministra-zioni locali perché favoriscano il cambiamento.Si tratta di fornire un orientamento, una nuovavia percorribile che poi ognuno fa sua a secon-da delle proprie condizioni culturali, economi-

che, fisiche, ecc.. Ogni imprenditore, ogni citta-dino ed ogni amministratore può cercare e tro-vare la sua via all’interno di una cornice valoria-le ben studiata e sufficientemente articolata danon essere parziale. E alla fine l’importante è ri-cordare che la Decrescita Felice è uno strumen-to da utilizzare e non l’obiettivo da raggiungereo il fine ultimo.In altre parole l'obiettivo della Scuola è quel-

lo di condividere le esperienze che, in Italia e nelmondo, danno risposte concrete ai problemi daaffrontare nella ricerca del difficile equilibrio frai conti da far tornare e le necessità reali del la-voro, della salute e del vivere bene. Cosa possi-bile se ognuno dei soggetti coinvolti collaboraattivamente per il risultato di comune interes-se. Nel caso degli acquirenti critici e consape-voli, delle piccole e medie imprese e degli arti-giani e delle amministrazioni locali, è ben possi-bile e in alcuni luoghi già accade, persino in Ita-lia, la patria dell’individualismo.Le esperienze che hanno dimostrato di fun-

zionare devono essere condivise il più possibileaffinché altri possano prenderne spunto e uncambiamento reale possa iniziare immediata-mente senza attendere decisioni dall'alto chenon arrivano mai. E quando arrivano, spesso,non sono quelle più adeguate ai bisogni delle per-sone e dell'ambiente.In sintesi il Progetto vuole contribuire alla

realizzazione di una realtà dove le persone po-tranno acquistare prodotti e servizi utili da a-ziende etiche ed eco attente, in un contesto po-litico ed amministrativo locale favorevole.

Mauro Sandrini

INNOVARE CON LA FORMAZIONE42 - 3/2013

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INNOVARE 3/2013 - 43

Il programma 2013 dei seminariper le aziende Mercoledì 16 ottobre, ore 16 onlineProdurre bene e trovare nuovi mercati con la decrescita felice Webinar gratuito di presentazione della Scuola ADF e dei seminari per le imprese(con Maurizio Pallante e Giordano Mancini).

Martedì 5 novembre, ore 16 online Presentazione della metodologia “Ponti di Fiducia”Webinar su come comprendere e affrontare i nuovi mercati domestici in crescita,dove i Gruppi di Acquisto Solidale e gli acquirenti consapevoli stanno rapidamentesostituendo i consumatori passivi (con Giordano Mancini e Mauro Sandrini)

Martedì 12 novembre, ore 16 online FINANZIAMENTI EUROPEI: il nuovo programma Horizon 2020,misure a favore dell'ambiente e strumenti per le PMIWebinar per capire come fare per accedere ai finanziamenti e le prospettive perpmi e artigiani nel nuovo programma Horizon 20–20 che si avvierà nel gennaio2014 (con Paolo Neri di Warrant e Giordano Mancini)

Sabato 16 novembre, ore 9 e 30 a Parma (solo residenziale) Ponti di FiduciaLaboratorio con imprese, professionisti, artigiani e rappresentanti dei Gruppi diAcquisto Solidale (Con Maurizio Pallante, Giordano Mancini, Gigi Perinello ed E-leonora Moretti)

Martedì 19 novembre, ore 16 online Innovare con prodotti ecologici “veri” (no green Washing) Webinar per capire come si calcola il vero impatto ambientale di un prodotto oservizio con il Life Cycle Assessment (LCA): le soluzioni per le PMI e gli artigiani(con Giuseppe Vignali, Università di Parma e Giordano Mancini)

Martedì 26 novembre, ore 16 online Nuovi mercati per le aziende green con l’Agrivillaggio Webinar sui prodotti, gli impianti, le tecnologie e le varie forniture necessarie allarealizzazione degli agrivillaggi nelle aree periurbane delle città (con Giovanni Leo-ni e Giordano Mancini)

Martedì 3 dicembre, ore 16 online La nuova distribuzione che salva la piccola impresa manifatturiera el’ambiente Webinar su come creare nuove forme di rete commerciale superando gli attualimodelli in crisi che vedono i grandi marchi strangolare i terzisti o delocalizzare,per continuare a vendere (con Gigi Perinello di Ragioniamo con i Piedi e Giorda-no Mancini)

Martedì 10 dicembre, ore 16 onlineAziende dell'economia del bene comune Webinar sull’esperienza di un migliaio di aziende bavaresi, austriache e italianeche si sono associate e seguono un metodo innovativo di autovalutazione percambiare l’economia nel pieno rispetto del pianeta e delle persone (con GunterReifer di Terra Institute e Giordano Mancini)

Martedì 17 dicembre, ore 16 onlineL’eco-design, la nuova frontiera dell’innovazione green Webinar sugli strumenti a disposizione della PMI e degli artigiani per realizzare acosti contenuti innovazione green di alta qualità (con Lucia Pietroni dell’Univer-sità di Camerino e Giordano Mancini)

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Si è tenuto recentemente nella cornice delPalazzo delle Paure di Lecco il convegno ‘Ilrecupero dei rifiuti: modelli a con-

fronto’, promosso da COBAT-ConsorzioNazionale Raccolta e Riciclo e CONAI-Consorzio Nazionale Imballaggi, con la col-laborazione del Centro Studi G.D.R. e con ilpatrocinio del Comune di Lecco. L’evento èstato un momento di confronto tra illustri rap-presentanti del panorama accademico, del mon-do imprenditoriale e i principali stakeholder diriferimento del settore del riciclo, della gestio-ne dei rifiuti e della sostenibilità ambientale. L’i-

niziativa si inserisce all’interno del programmadi appuntamenti organizzati dal Comune di Lec-co per celebrare il riconoscimento ‘Città Alpina2013’ che l’Associazione omonima ha conferitoall’Amministrazione comunale per l’impegnonella valorizzazione della salvaguardia del terri-torio e nella promozione dello sviluppo soste-nibile.Virginio Brivio, Sindaco del Comune di Lec-

co, Giancarlo Morandi, Presidente COBAT,e Giovanni Carpani, Presidente del CentroStudi G.D.R., hanno presentato le macro-tema-tiche al centro del dibattito per poi lasciare la

Nella ‘Città Alpina 2013’ un confronto tra autorevoli esperti

sui principali modelli di raccolta e riciclo dei rifiuti

A LECCOÈ PROTAGONISTA

L’AMBIENTE

EVENTI44 - 3/2013

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INNOVARE 3/2013 - 45

parola alla prima sessione di interventi coordi-nata da Giovanni Cocco, Ordinario di DirittoPubblico presso l’Università degli Studi di Mila-no-Bicocca, alla quale hanno partecipato con‘L’alternativa all’incenerimento dei rifiuti’ Vit-torio Cogliati Dezza, Presidente di Legam-biente, Mauro Colombo, Amministratore U-nico Silea SPA, e Marco Peverelli, DirettoreGenerale Silea SPA, con ‘SILEA: il sistema Lec-co’.Paolo Dell’Anno, Professore di Diritto del-

l’Ambiente presso l’Università Bocconi di Mila-no, già Consigliere Giuridico del Ministro del-l’Ambiente Clini, ha, poi, introdotto la secondaparte del Convegno che ha visto protagonistiMichele Zilla, Direttore Generale COBAT,con l’intervento ‘Il riciclo: dal piombo al sole’,Walter Facciotto, Direttore Generale CO-NAI, con ‘Il modello CONAI’, e Giovanni Car-pani, Presidente del Centro Studi G.D.R., con‘Modello termovalorizzatore o termovalorizza-tore modello?’«Lecco è onorata - ha aperto il convegno Vir-

ginio Brivio, Sindaco di Lecco - di poter ospita-re questo importante convegno, alla presenza di o-peratori autorevoli ed esperti del settore. Per la no-stra città è importate non fermarci alle performan-ce attuali, anche se molto positive, ma proseguire illavoro per raggiungere nuovi obiettivi. In primo luo-go è strategico proseguire l’azione di sensibilizza-zione di cittadini e imprese sulla corretta raccoltadei rifiuti, un fattore che incide direttamente sullacapacità di migliorare la qualità della vita in città. Insecondo luogo, vogliamo e dobbiamo lavorare pernon puntare solo sulla quantità nella raccolta diffe-renziata, ma anche e soprattutto sulla qualità. Pen-so, in modo particolare, all’implementazione dei seg-menti di rifiuti specifici, rispetto ai quali proprio du-rante i lavori odierni abbiamo avuto occasione di di-scutere approfonditamente e sui quali è possibile la-vorare con metodi nuovi e innovativi».«Siamo qui oggi, ospitati dal Comune di Lecco che

ringrazio - ha detto Giancarlo Morandi, Pre-sidente COBAT - per discutere di tematiche di-venute fondamentali per il nostro Paese, essendola gestione dei rifiuti una problematica da affron-tare con estrema urgenza in numerose zone d’I-talia. Sono 25 anni che COBAT opera in tal sen-so elaborando strategie e fornendo soluzioni peruna gestione sostenibile e integrata di varie ti-pologie di rifiuti e, attraverso la sensibilizzazionee l’informazione ai cittadini, si è reso promotoredi comportamenti virtuosi volti al corretto ricicloe recupero dei materiali giunti a fine vita. Abbiamoscelto la città di Lecco come palcoscenico per que-sto importante momento di dialogo e confronto traesperti del settore in quanto rappresenta una bestpractice a livello nazionale. Il riconoscimento ‘CittàAlpina 2013’ infatti testimonia la vocazione turisti-ca del territorio, la promozione di una cultura am-

bientale e il ruolo prezioso rivestito dalla montagnaall’interno del sistema economico e produttivo lec-chese».«Il Centro Studi G.D.R. da alcuni anni - ha dichia-

rato Giovanni Carpani, Presidente del Cen-tro Studi G.D.R. - promuove convegni principal-mente in materia di servizi pubblici locali. L’occasio-ne, si potrebbe anche dire il ‘trigger’, per indire que-sto Convegno di Lecco ci è stata offerta, o meglio èstata offerta a COBAT, dal Comune di Lecco, nel-l’ambito delle manifestazioni relative a Lecco CittàAlpina 2013. L’idea è quella di mettere insieme i ver-tici delle filiere che si occupano del recupero dei ri-fiuti coi vertici delle Associazioni Ambientaliste, per-ché ne nasca un confronto aperto e costruttivo. Im-portante sarà anche cogliere la testimonianza e l’e-sperienza della Società pubblica, costituita da tutti iComuni della Provincia di Lecco, e cioè di Silea Spa,che si occupa del ciclo integrato dei rifiuti. In questocontesto il mio intervento è invece finalizzato a fareil punto sul cosiddetto modello termovalorizzatore,e cioè su una politica - di difficile attuazione in Italia- che preveda questo tipo di trattamento dei rifiutinel contesto attuale».«Piuttosto che puntare oggi alla costruzione di

nuovi termovalorizzatori - ha affermato VittorioCogliati Dezza, Presidente di Legambiente -siamo entrati nella fase in cui è necessario comin-ciare a smantellare vecchi impianti di incenerimen-to, mandare a pieno regime solo quelli più modernie meno inquinanti, utilizzando il CSS come tecnolo-gia di passaggio in quanto garantisce la necessariaflessibilità alle quantità di rifiuti bruciati. Quattro iprincipali nodi da affrontare: legrandi città, dove èpiù difficile rag-g iunge rerisulta-t i

otti-m a l i

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nella raccolta differenziata, una vera politica di ridu-zione dei rifiuti su cui innanzitutto spetta al Mini-stero dell’Ambiente dettare le regole e gli obiettivi diun piano nazionale di riduzione con il necessariocoinvolgimento dei consorzi, l’urgenza di combatte-re la dittatura della discarica (utilizzando la leva fi-scale e il costo del conferimento) e di completare ilsistema degli impianti. L’incenerimento dei rifiuti, al-lo stato attuale, quindi, irrigidisce il sistema, obbligaad usare impianti per più di trent’anni bloccandoqualunque altra innovazione e modernizzazione delsistema».«Silea nasce nel 1995 dal Consorzio Intercomu-

nale per l’eliminazione dei rifiuti solidi urbani – haconcluso la prima sessione dei lavori Mauro Co-lombo, Amministratore Unico Silea SPA - fon-dato nei primi anni ’70 per scelta dei Comuni. Neglianni a divenire la società si è strutturata sviluppan-do una dotazione impiantistica che ha permesso alterritorio di gestire in termini di ecosostenibilità il ci-clo integrato dei rifiuti. Infatti incentivando le raccol-te differenziate, intercettando gran parte dei rifiutiche venivano conferiti al termovalorizzatore, il terri-torio ha raggiunto in questi anni una media del60,3% (dato 2012). Questo dimostra la comple-mentarità di un termovalorizzatore con impianti de-dicati alle raccolte differenziate. La ‘mission’ della so-cietà a medio termine sarà quello di portare questirisultati al 65% nel 2020».«Il COBAT, nei suoi 25 anni di storia - ha dichia-

rato, nel corso del suo intervento, Michele Zil-la, Direttore Generale COBAT - è andato incon-tro ad una profonda metamorfosi, divenendo da sog-getto istituzionale chiamato per legge a garantire laraccolta e il riciclo della batteria esausta a soggettoprivato espressione della volontà dei propri produt-tori e importatori aderenti, i quali delegano al con-

sorzio la gestione del fine vita dei propri prodotti, og-gi diversificati in pile ed accumulatori, apparecchia-ture elettriche ed elettroniche, pneumatici e modulifotovoltaici. Tale evoluzione è connessa all’avvento diun nuovo modo di concepire la normativa ambien-tale, e più nello specifico quella sulla gestione dei ri-fiuti, che il Parlamento Europeo ha ormai adottatoda diversi anni. COBAT diviene uno dei sistemi di rac-colta e riciclo di pile e accumulatori accanto a più dialtri 15 sistemi concorrenti, pur detenendo ancorala quota di mercato più importante e l’esperienzadi settore di più lunga data. La liberalizzazione deisettori la conseguente apertura a una gestione deirifiuti che contempli il mercato e la concorrenza han-no condotto COBAT alla decisione di diversificare lapropria attività al fine di garantirsi una concorren-zialità sul mercato divenendo un operatore multi-fi-liera. Di qui la scelta di ampliare il proprio core busi-ness a tutte le categorie di pile ed accumulatori, aiRAEE, ai Pneumatici ed ultimamente anche ai Mo-duli Fotovoltaici».«Il sistema CONAI rappresenta - ha concluso

Walter Facciotto, Direttore Generale CO-NAI - un modello realizzato di Green Economy. Tro-vano infatti applicazione i principi sia della respon-sabilità condivisa che ‘chi inquina paga’: i cittadiniche separano in casa i rifiuti di imballaggio, i comuniche organizzano la raccolta differenziata e le im-prese che si fanno carico di avviarli a riciclo e recu-pero. Si tratta di un comparto (raccolta, selezione,recupero e riciclo) che nel 2012 ha fatturato circa9 miliardi e mezzo di euro. Dal punto di vista am-bientale, in 15 anni il Sistema CONAI/Consorzi haevitato l'immissione in atmosfera di 82 milioni di ton-nellate di CO2; ha ridotto del 60% i rifiuti di imbal-laggi destinati alla discarica; ha contribuito a creareoltre 16mila posti di lavoro».

EVENTI46 - 3/2013

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Dal caosLuigi Pastore

al cosmo

In molti affermano che la crescente impreve-dibilità e casualità delle situazioni, rende su-perflua l’attività di analisi, previsione e pro-grammazione che avrebbe rischi, costi trop-po elevati e non è nel DNA dei nostri piccoliimprenditori.Chi ha elaborato questo testo è consapevoledi questa difficoltà, ma è convinto che per lePMI e i loro immaginifici titolari, allo stato at-tuale, un percorso metodologico e program-matorio, per quanto non esaustivo, è pursempre un avanzamento rispetto ai tentativied alle improvvisazioni del passato, che rap-presentano oggi il vero limite nello sviluppo diprogetti globali e competitivi.

Considerazioni sulla gestione del capitalismo individualedelle micro e piccole imprese

in vendita presso Mar.Te Edizioni srl - Per informazioni [email protected] - www.martedizioni.eu

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EVENTI

Si è tenuta dal 4 al 6 settembre scorsi a Lu-gano il World Maintenance Forum. L’even-to è stato organizzato da SUPSI, DTI-ISTe-

PS ed ha visto la partecipazione di circa 250 per-sone provenienti da tutto il mondo.L’evento si è articolato su 23 sessioni di lavo-

ro, con presentazioni tenute da oltre 100 rela-tori provenienti da 30 differenti paesi, tra cui imaggiori esperti mondiali.Una particolare menzione deve essere riser-

vata alle esperienze maturate nel contesto tici-nese ed alle relative presentazioni tenute duran-te il convegno.n Timothy Delcò, funzionario tecnico pressol’amministrazione cantonale ticinese, in qua-

lità di responsabile dell’ingegneria di manuten-zione per la gestione del patrimonio immobi-liare di proprietà dello stato, ha presentato il“Manuale di manutenzione: Programmazionedei controlli e degli interventi di manutenzio-ne”. Il Manuale costituisce un’ottima base perun cambio di metodo operativo nel campo del-la manutenzione degli edifici. Anziché consi-derare la manutenzione come intervento diurgenza in caso di guasto improvviso, si orga-nizza la manutenzione programmata, che ha i-nizio con una serie di controlli e ispezioni stra-tegicamente distribuiti e ritmati nei luoghi enel tempo.• Andrea Spiriti e Gabriela Gariani di

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WORLD MAINTENANCEFORUM

Gli interventi hanno trattato temi afferenti le diverse politiche, metodologie e tipologie ma-nutentive, applicate o applicabili a diversi settori, trattando in dettaglio:n Sviluppo e controllo delle attività a valore aggiunton Casi di studio nella gestione precoce dei patrimoni industrialin Gestione delle attività terziarizzate e della relativa Supply Chain n Casi di eccellenza di manutenzione nella farmaceutica, nell’alimentare e nella cosmetican Analisi del ciclo di vita e metodologie manutentive dei cespiti n Valutazione delle necessità di competenze, formazione, addestramento e qualifica delle professionalitàn Casi di eccellenza di manutenzione nella gestione dei patrimoni immobiliarin Sviluppo di nuove strategie nella gestione dei patrimoni e della manutenzionen Gestione dell’organizzazione della manutenzionen Casi di eccellenza di manutenzione nel settore aerospazialen Casi di studio di implementazione di gestione della manutenzione industrialen Valutazione dei rischi e dell’affidabilità per l’ottimizzazione della manutenzione negli impianti di processon Metodi innovativi di gestione nei settori delle infrastrutture e dei trasportin Metodi innovativi di monitoraggio ed applicazioni informatichen Formazione ed addestramento: come implementare un sistema di eccellenza mondiale nella manutenzione(World Class Maintenance)

n Gestione dei patrimoni basata sull’evidenza

a cura di Claudio Rolandi

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Avio Trace Swiss, e Diego Zucchiatti di Karen-SA, hanno coordinato le attività relative alla ma-nutenzione nel settore aerospaziale. Avio Tra-ve Swiss è la scuola ticinese approvata “PART147” per la formazione dei tecnici di manuten-zione per Boeing ed Airbus. L’addetto alla ma-nutenzione ha il dovere e la responsabilità perla certificazione della manutenzione degli aero-mobili, al fine di garantire la sicurezza delle ope-razioni e la navigabilità di aeromobili, motori ecomponenti, come previsto dalle norme nazio-nali e internazionali applicabili. Karen-SA, consede presso l’aeroporto di Lodrino, tra le altreattività è azienda di manutenzione certificata EA-SA PART-145 e stazione ufficiale di assistenzaper elicotteri Agusta-Westland. • Alessandro Villa e Doriano Fabris di

Helsinn Advanced Synthesys di Biasca hannopresentato i problemi connessi alle attività ope-rative e manutentive nel caso impianti per la pro-duzione di farmaci altamente attivi. Infatti, nel2011 Helsinn ha realizzato a Biasca un nuovo im-pianto dedicato allo sviluppo, all’analisi ed allafabbricazione di citotossici, per la produzionedei principi attivi per la cura di forme diverse ditumori.• Coordinato dal professor Paolo Pedrazzoli

e con il contributo di Stefano Mazzola e Gio-vanni Dal Maso di TTS di Milano, è stato pre-sentato un lavoro sviluppato in SUPSI, da partedi DTI-ISTePS, relativo agli ambienti virtuali.Questi ultimi sono un fattore chiave verso l'e-voluzione radicale nella formazione, manuten-zione e riparazione di impianti industriali e im-pianti di produzione. La simulazione 3D com-pleta di prodotti, processi e impianti favorisceun nuovo approccio alla documentazione tecni-ca e di assistenza, dove l'utente può essere fa-cilmente guidato attraverso le operazioni piùcomplesse e critiche.Infine, durante l’ultimo giorno, sono state ef-

fettuate visite guidate a:n KAREN-SA di Lodrinon OFIMA di Brissagon HELSINN di Biascan SBB Officine di BellinzonaAl termine del Forum è stata definita la fon-

dazione della nuova International MaintenanceAssociation (IMA), con soci fondatori:• Zohair Al Sarraj, Arabia Saudita, indicato

come Presidente, • Mohammad Al Fouzan, in rappresentan-

za di Omaintec (associazione delle aziende dimanutenzione dei paesi arabi),• Alan Wilson, esperto, Regno Unito,• Li Baowen, Università di Guangzhou, Cina,• Guido Walt, chairman del World Maintenance Forum, Svizzera,

• Emanuele Carpanzano, SUPSI.

È indubbio che in Ticino vi siano da un latocompetenze e dall’altro opportunità di sviluppoe di relazioni industriali in un settore dalle enor-mi potenzialità. La posizione della Svizzera al centro dell’Eu-

ropa, affacciata verso i paesi del Mediterraneo,la stabilità politica e la neutralità (come dettodal Presidente Zohair Al Sarraj) hanno portatoa individuare in Lugano la sede della nuova as-sociazione.

INNOVARE 3/2013 - 49

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EVENTI

L’appuntamento ha testimoniato il rinno-vato impegno da parte di Fiera Bolzanomirato a offrire una panoramica sulle so-

luzioni tecnologiche più innovative per l´approv-vigionamento energetico del comparto indu-striale, delle Pubbliche Amministrazioni e del ter-ziario. Al centro delle due manifestazioni, i mi-gliori prodotti e le best practices di aziende, Co-muni e Province più virtuosi, frutto di investi-menti in ricerca e innovazione sul fronte dellerinnovabili. «Nonostante la grande affluenza ai numerosi e-

venti formativi e informativi che si sono svolti nell’ar-co delle tre giornate, il binomio Klimaenergy-Klima-mobility - ha sottolineato Reinhold Marsoner, Di-rettore di Fiera Bolzano – ha registrato un buon15% in meno di visite rispetto all’edizione del 2012,dovuto alla situazione economica contingente, maanche alla crisi del settore fotovoltaico, che due annifa era ben rappresentato in fiera con la partecipa-

zione di circa cinquanta aziende e che oggi sono ri-maste in sei».«Il mercato italiano della gassificazione del legno

è per noi nuovo e molto importante. Con la nostrasede a Bolzano e con la nostra presenza a Klimae-nergy abbiamo l’obiettivo di posizionarci al suo in-terno», dichiara Stefan Knopf, responsabilemarketing della Burkhard Srl: «in ambito dell’ener-tour®, un gruppo di operatori ha visitato, tra gli altri,il nostro impianto a Sinigo. Siamo lieti di essere qui esiamo entusiasti della manifestazione: la fiera ha u-na buona presenza di pubblico, i media e gli opera-tori sono realmente interessati e per questo Klimae-nergy è e rimane la nostra fiera più importante in I-talia».«Dopo una fase di sviluppo durata 5 anni presen-

tiamo qui a Klimaenergy in anteprima al mercato i-taliano il nostro nuovo prodotto» spiega l’ingegnereThomas Tschaftary, amministratore delegatodella Ligento green power Srl: «Questa regione

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KLIMAENERGY EKLIMAMOBILITY 2013Energia rinnovabile e mobilitàsostenibile tra qualità e difficoltàSi sono concluse le edizioni 2013 di Klimaenergy e Klimamobility con tregiorni di manifestazione che ha visto da un lato un’offerta congressualeformativa ed informativa di altissima qualità con 455 partecipanti ai con-vegni e 300 presenze alla giornata dedicata alla gassi-ficazione, che si è rivelata una tematica centralenel mercato delle rinnovabili, ma per contro la

manifestazione ha registrato un calo sostanziosonelle visite passando dagli oltre 7.000 visitatori del-l’anno scorso a quasi 6.000 di quest’anno.

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INNOVARE 3/2013 - 51

sembra fatta apposta per questa tecnologia: vantauna vasta presenza di bosco, e quindi anche di le-gna, e soprattutto è esemplare per quanto riguardale piccole reti di riscaldamento – oltre 50 in provin-cia – per le quali sono concepiti i nostri impianti. Sia-mo molto soddisfatti della fiera sia per quanto ri-guarda l’organizzazione che la frequenza di visite alnostro stand e soprattutto riguardo la qualità».L’Ing. Wolfgang Holzfeind, amministratore

delegato della Geoliving GmbH è presente perla quarta volta a Klimaenergy e si dichiara moltosoddisfatto anche di questa edizione: «C’è statoun grande interesse da parte dei visitatori, abbiamolavorato bene e stabilito contatti interessanti». Anche Bernd Kolbe, amministratore delega-

to della Mennekes Electric Italia Srl ed esposito-re della Klimamobility, è rimasto positivamentecolpito della qualità dei visitatori così come lo èstato Gianni Scudeller, proprietario della JESSrl/Egemoni Bikes. La project manager di CHIC (Clean Hydrogen

in European Cities) della Società Strutture Tra-sporto Alto Adige S.p.A. (STA), Marlene Rinnerspiega: “Presentiamo al pubblico i nuovi autobusad idrogeno, che diverranno operativi nel serviziodi trasporto pubblico di Bolzano nel corso del me-se di ottobre. Con dei viaggi di prova abbiamo mo-strato i vantaggi di questa tecnologia e riscontratoun grande interesse dei presenti. Un importante appuntamento all’insegna del

rilancio del settore dell’efficienza energetica èstato quello di Venerdì 20 settembre per la con-segna dei certificati e delle targhette CasaClimaR ai primi 14 progetti pilota. CasaClima R è unnuovo protocollo istituito dall'Agenzia CasaCli-ma per edifici e unità abitative risanate per offri-re nuove proposte di soluzione alla crisi del set-tore edile. Il lancio del nuovo sigillo di qualità“CasaClima R” per il risanamento risulta in que-sto contesto particolarmente promettente. Allaluce del continuo spostamento degli investimen-ti nel settore della riqualificazione dell’esistente,il protocollo vuole essere un vademecum per ri-sanare edifici in modo energeticamente efficien-te e qualitativamente all’avanguardia. L‘indagine condotta da Fiera Bolzano su un

campione di 466 visitatori rivela che oltre il 60%degli intervistati è giunto da fuori Provincia, perla maggior parte dal nord (Trentino, Veneto,Lombardia), ma anche dal centro e dal sud (8,6%)del Paese, con una buona percentuale anche dal-l’Austria, Germania, Svizzera e Francia. La per-centuale degli operatori è aumentata su 72,3%dei visitatori (2012: 59,2%) e derivano principal-mente dai seguenti settori: energia (29,4%), am-ministrazione pubblica (9,5%), industria (9,3%),installazioni ed interventi edili (8,5%), studi di ar-chitettura, ingegneria e progettisti (8,3%). Lagrande maggioranza (90,5%) è soddisfatta dellamanifestazione e vuole ritornare (84,3%).

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EVENTI

Dal 6 al 9 novembre prossimi Ecomondo terrà a Rimini Fierala sua 17esima edizione, un tra-

guardo importante che la dice lunga sulradicamento dell’evento, diventato ap-puntamento immancabile per tutto ilcomparto del recupero dei materiali edello sviluppo sostenibile.A Ecomondo confluiranno contem-

poraneamente i perso-naggi strategici che in I-talia e in Europa pianifi-cano lo sviluppo sosteni-bile. Nelle prime duegiornate di manifestazio-ne, si terranno gli StatiGenerali della Green E-conomy che lanceran-no un “Green NewDeal” per l’Italia. L’inizia-tiva è promossa dal Con-siglio Nazionale dellaGreen Economy, forma-to da 66 organizzazionidi imprese del settorecoordinate dalla Fonda-zione Sviluppo Sosteni-bile e in collaborazionecon i Ministeri dell’Am-biente e dello SviluppoEconomico. Ecomondo negli anni

è cresciuta con un obiet-tivo: offrire ai propri vi-sitatori una panoramicaa 360 gradi su tutto l’u-

niverso della sostenibilità. Ecco perchéha sviluppato nuovi filoni espositivi che,via via, sono cresciuti fino a divenire ma-nifestazioni autonome, anche se sem-pre svolte in contemporanea. E’ il casodi Key Energy, fiera internazionale perl’energia e la mobilità sostenibili, chequest’anno celebra la settima, e di Coo-perAmbiente, fiera dell’offerta coo-perativa di energia e servizi per l’am-biente, di Legacoop. Ecomondo 2013 darà spazio ai pro-

getti più innovativi per le aree urbane,con un occhio particolarmente attentoal risparmio energetico, grazie al pro-getto della Città Sostenibile. E poi fo-

cus sul ciclo completo dell’acqua, svilup-pato e rilanciato con un progetto vertica-le che mira a coinvolgere le associazionidel Bacino del Mediterraneo e consacra-zione del filone della chimica sostenibile.Molte le novità. Cominciamo subito

con un’anteprima: Rimini Fiera SpA hastretto una partnership strategica conH2Roma che si trasferisce nel quartierefieristico riminese dal prossimo novem-bre, ossia dal 6 al 9, in contemporanea adEcomondo, dando vita a H2R – Mobi-lity for Sustainability. A tema motorie fonti rinnovabili, energia e mobilità da-vanti al cambiamento.Inoltre, Ecomondo offrirà grande visi-

bilità ad un gradito ritorno, quello diSal.Ve, il salone dei veicoli ecologiciin collaborazione con ANFIA, che met-terà sotto i riflettori le novità della rac-colta e del trasporto proposte dai grandiproduttori.Infine ci sarà il debutto di Key Wind,

salone dedicato all’energia eolica e pro-mosso in collaborazione con ANEV.«Da 17 anni il nostro è un appuntamento

fisso per la green economy – spiega Loren-zo Cagnoni, Presidente di Rimini Fiera -sempre in crescita, capace di accompagnarela performance industriale di un sistema diimprese che agli albori aveva una dimensio-ne artigianale e creativa, mentre oggi è dive-nuto strategico per l’economia mondiale emaniglia solida alla quale aggrapparci, nel no-stro Paese, per tornare a crescere».«In questo scenario fieristico – aggiunge

Simone Castelli, direttore businessunit di Rimini Fiera - trova la sua collo-cazione ideale l’appuntamento strategico de-gli Stati Generali della Green Economy. Lequattro giornate avranno il valore del con-fronto diretto: al dialogo ed alle strategie siaffiancheranno mille imprese che quotidia-namente ascoltano il mercato, eco innovano,ma chiedono alla politica decisioni lungimi-ranti, stabili e continue verifiche sulla loro ef-ficacia. Gli Stati Generali della Green Economyda un lato, le nostre manifestazioni dall’altro,si incontrano e camminano lungo un’unica li-nea, sono in grado di offrire una vision com-plessiva del settore, nelle sue due anime, quel-la politica e quella industriale: l’una lo spec-

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ECOMONDO 2013RIMINI FIERA

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chio dell’altra, l’una imprescindibile dall’altra fino a co-stituire un unicum».«Ecomondo 2013 punterà – prosegue Alessan-

dra Astolfi, project manager di della mani-festazione – a valorizzare ancor più il suo core bu-siness, esaltando l’utilizzo del rifiuto come risorsa, in li-nea con le direttive europee. Daremo spazio ai proget-ti più innovativi per le aree urbane, con un occhio par-ticolarmente attento al risparmio energetico, grazie alprogetto della Città Sostenibile. Ci focalizzeremo sul ci-clo completo dell’acqua, che svilupperemo e rilancere-mo con un progetto verticale che mira a coinvolgere leassociazioni del Bacino del Mediterraneo e consacre-remo il filone della chimica sostenibile, grazie alle col-laborazioni con Novamont, ENI/Versalis e Federchimi-ca».«A Ecomondo – conclude il Prof. Fabio Fava,

presidente del board scientifico – tutti i refe-renti istituzionali discutono e parlano delle nuove nor-mative, delle nuove regole, di nuovi standard ambien-tali, ma anche di nuove conoscenze, quindi di nuovetecnologie, di come queste possono essere trasferite, equindi di innovazione, quella che può garantire nuoveopportunità di mercato, nuova competitività e quindinuovi posti di lavoro, nuovi serviz».Affronteremo coi diretti protagonisti il nuovo

programma quadro con cui la Commissione euro-pea finanzierà la ricerca e l’innovazione in questisettori strategici per l’Europa, quindi del program-ma Orizzonte 2020, che sosterrà la ricerca e losviluppo industriale anche da un punto di vista e-conomico dal 2014 al 2020.Un evento da non perdere è la prima parte di

una nuova iniziativa che si avvierà quest’anno e chesi chiama Eco-Innovation: la prima parte vedrà lapartecipazione del Direttorato Generale Ricercae Innovazione della Commissione Europea, e quin-di la presentazione del programma quadro che so-sterrà la ricerca nei prossimi sette anni, dal 2014al 2020, ricerca industriale, la crescita industrialesoprattutto delle piccole aziende in Europa. Tutto questo sarà accostato agli Stati Generali

sulla Green Economy, un esempio assolutamenteunico per il nostro Paese di messa a punto con pie-na condivisone del Governo, ma anche degli atto-ri principali dell’innovazione di quelle che sono lepriorità da mettere in atto in Italia per sosteneree implementare l’innovazione e lo sviluppo indu-striale nei diversi ambiti della Green Economy”.Dal 6 al 9 novembre, saranno giornate ad alto

profilo di internazionalità. Dopo l’incremento dioltre il 10% ottenuto nel 2013, l’edizione 2013 pro-mette ulteriori incrementi della presenza estera.400 i buyers attesi, con delegazioni da 40 Paesi:dalle ex Repubbliche CSI, dai Balcani e dal Bacinodel Mediterraneo, Medio Oriente, Africa Subsaha-riana e America Latina.Grazie alla piattaforma telematica, verranno de-

finiti business meeting ‘one to one’ (lo scorso an-no furono 3.056) già prima delle giornate fieristi-

che, con calendari personalizzati secondo le ne-cessità di buyers e manager delle aziende.Le presenze estere sono definite dalle relazioni

attivate in questi anni in collaborazione con la re-te dei consulenti esteri di Rimini Fiera e collabo-ratori istituzionali quali UNIDO (United NationsIndustrial Development Organisations di Roma),ISWA (International Solid Waste Organisation) edEuropean Enterprise Network - rete di Unionca-mere.Le informazioni sul programma scientifico e gli

eventi sono aggiornate quotidianamente sul sitowww.ecomondo.com

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Parlare di reti di imprese non è mai facilein quanto sia i settori merceologici che gliuomini che lavorano nelle imprese pre-

sentano talmente tante varianti che non si puòdare una ricetta universale per fare rete.Mettere insieme delle imprese per realizzare

un piano strategico fatto di più obiettivi è qual-cosa che ha a che fare con il carattere, la pas-sione per il proprio lavoro, l’amore per il pro-prio territorio e la responsabilità di imprendi-tore.L’esperienza della rete Ne.Mo. racchiude tut-

te queste caratteristiche che si sono evolutelungo un percorso di oltre un anno per arriva-re alla decisione di formare una rete di impresee che sono in continua evoluzione nell’attuazio-ne del piano strategico.Per fare una breve cronistoria bisogna parti-

re dalla fine del 2011 quando un gruppo di a-ziende promotrici del settore della meccanicadi precisione ha iniziato una fase di “esplorazio-

ne” tra tutte le aziende dello stesso settore, del-l’area industriale allargata di Molfetta (in pro-vincia di Bari).Obiettivo della fase di esplorazione era quel-

lo di capire quanti imprenditori fossero interes-sati a un’ipotesi di aggregazione per risponderea nuove minacce del mercato e mutati scenaridi business nazionali ed internazionali. Come nel ciclismo il “gruppo” iniziale si è an-

dato sgranando lungo la strada fino ad arrivaread una quindicina di soggetti imprenditoriali piùorientati a creare un’aggregazione stabile. È stato un periodo in cui i più convinti hanno

frequentato convegni e raccolto informazionisul “contratto di rete”. Il caso ha voluto che la CCIAA di Bari pro-

prio nel primo semestre del 2012 avesse lancia-to il progetto RETI per accompagnare le impre-se, che avessero risposto ad un bando, in unpercorso di aggregazione con la possibilità diessere affiancate da consulenti per la migliore

a cura di Luigi La Forgia* e Marco De Candia**

RETI DI IMPRESE Il caso Ne.Mo. Network

della Meccanica Molfettese

LE PMI SANNO INNOVARE54 - 3/2013

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INNOVARE 3/2013 - 55

scelta dello strumento giuridico adatto alle stra-tegie che iniziavano a prendere forma nella te-sta degli imprenditori.È iniziato così, dopo la fase di esplorazione, il

periodo della consapevolezza.Consapevolezza delle proprie convinzioni,

dei propri mezzi (non solo materiali), delle ideepersonali e di quelle comuni, dello stare insie-me con rischi e opportunità. È stato in questa fase che abbiamo perso qual-

che altro pezzo. Non tutti erano disposti a con-dividere qualcosa della propria sfera aziendalepersonale con altri imprenditori di cui diversianche concorrenti sul mercato. E andando avanti tra riunioni settimanali fat-

te di tensione, leggerezza, business, previsioni,sogni, ottimismo, pessimismo si è arrivati al mo-mento della convergenza degli interessi e dellacondivisione degli obiettivi. Il contributo di tutti gli imprenditori colleghi

è stato fondamentale per capire quali erano lecose più importanti per le nostre imprese. For-mazione? Ricerca? Internazionalizzazione? Otti-mizzazione delle risorse? Efficienza? Investimen-ti comuni?Abbiamo capito che per le nostre Pmi tutto

ciò aveva un valore. Bisognava però dare dellepriorità perché le nostre organizzazioni non so-no in grado di assorbire tutte queste attività im-mediatamente. Sia per problemi di rilevanza de-gli investimenti che di “inadeguatezza organiz-zativa”.

Dovevamo mettere tutte le voci in un pianostrategico di alcuni anni dando ad ogni attività ilposto giusto nel momento giusto che non è maiquello veramente giusto ma il più opportuno.Ed è così che siamo arrivati alla stesura del Pia-no strategico della rete che poi è un elementofondamentale del contratto di rete. Insieme alpiano abbiamo poi stabilito un fondo che avreb-be garantito la copertura di spese ordinarie perl’attuazione del piano.Anche sulla decisione “finanziaria” abbiamo

perso qualche pezzo. La volontà di investire inun progetto comune è un indicatore importan-te di committement sull’intera iniziativa…Le imprese hanno così lavorato per diverse

settimane su una bozza del contratto di rete ap-portando le opportune modifiche e personaliz-zando i punti frutto di tanti scambi di idee, diriunioni, di pianificazioni, di punti di vista diver-si, di analisi della concorrenza, di analisi del mer-cato, ecc.Il 24 gennaio 2013 è nato Ne.Mo. Network

della Meccanica Molfettese con un contratto direte. Un bel momento. Abbiamo visto mesi didiscussioni e di lavoro iniziare a concretizzarsianche per la grande attenzione che ci è stata ri-servata da Confapi Bari e Bat e dalla LUM Schoolof Management, all'interno del Progetto "Goal:Reti e Distretti per l'Internazionalizzazione".Dal giorno successivo il piano strategico ha

incominciato a “vivere”. Abbiamo attivato rela-zioni industriali importanti come rete laddove

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LE PMI SANNO INNOVARE56 - 3/201356 - 3/2012

come singoli non eravamo considerati.Un’aggregazione non può prescindere da re-

lazioni industriali strutturate e portate avanticome elemento importante del piano strategi-co.Siamo stati contattati da Istituti di Credito

che volevano capire come supportare lo svi-luppo del nostro piano e come esserci utili peril raggiungimento dei nostri obiettivi. Siamo si-curamente contenti ma valuteremo solo “part-nership” e non semplici e rivisitati rapporti ban-cari.E il business? Certo c’è anche quello ed è la

cosa che tutti noi abbiamo ben chiaro. Infattisiamo tutti orientati sulla crescita di Ne.Mo. chedeve avvenire muovendo tutte le leve e usandotutti gli strumenti a nostra disposizione.Bandi Regionali, Nazionali, Europei, strumen-

ti per l’export, relazioni con i clienti, valigiettadel piazzista ... sono tutti ammessi per portareNe.Mo. su tavoli nuovi dove far valere l’eccel-lenza che le nostre imprese sono capaci di rea-lizzare e di dimostrare.Insieme pensiamo di far partire progetti di ri-

cerca per qualificare meglio la nostra offerta erenderci differenti in un mercato che conoscia-mo bene ma che dobbiamo aggredire in modonuovo. Stiamo attivando relazioni con Univer-sità e Centri di Ricerca per scambiare esperien-ze nei temi della meccanica, della progettazio-ne e della ricerca.Una strada impegnativa e difficile che percor-

sa insieme diventa più sostenibile. Stiamo ca-

pendo tante cose e stiamo crescendo come per-sone e come imprenditori che hanno comun-que alle spalle più di 20 anni di tradizione nellameccanica di precisione. Le iniziative come Ne.Mo. vanno sostenute

da un sistema e non solo dalle imprese. Un si-stema che deve facilitare le relazioni e gli scam-bi che alimentano gli affari. Lo abbiamo capitobene ed è per questo che come Ne.Mo. ci stia-mo impegnando, oltre che nel portare a casanuove commesse per le nostre imprese, anchein relazioni più forti con altri distretti produtti-vi, con associazioni di categoria con i rappre-sentanti politici del nostro territorio e con tut-te quelle Istituzioni che possono aprirci varchie spiragli su nuove opportunità di business.Ad oggi abbiamo diverse opportunità che si

trasformeranno a breve in commesse operati-ve e stiamo lavorando per andare all’estero (conil contributo della CCIAA di Bari) per delle mis-sioni economiche.Ci piace terminare questa breve testimonian-

za con una citazione che ci rappresenta e ci de-ve accompagnare nella nostra iniziativa.«Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto devi

essere disposto a fare qualcosa che non hai maifatto».

Luigi La Forgia *Presidente di Ne.Mo. e Presidente della sezione

Meccanica di Confapi Bari e BatMarco De Candia

** Coordinatore operativo di Ne.Mo. e segretariodella sezione Meccanica di Confapi Bari e Bat

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La Quickwood Esperia srl di Pavia di Udine,traendo spunto dall’esperienza e dal knowhow danese nel campo della produzione di

spazzole abrasive, ha applicato la “creatività tec-nologica” tutta italiana a un settore specifico, illegno-arredo, innovando radicalmente i proces-si della finitura di questo materiale. Grazie a unelevato contenuto high-tech e all’adozione di si-stemi software personalizzati, gli impianti di fini-tura sviluppati, prodotti e distribuiti dallaQuickwood possono eseguire qualsiasi tipo dilavorazione di finitura (levigatura del legno e car-teggia tura del fondo), fino a sostituire con al-trettanta efficacia un’operazione che ancora og-gi in molte realtà produttive della lavorazionedel legno viene eseguita manualmente.Fondata nel 1989 e da subito caratterizzata

da un’impronta fortemente orientata all’innova-zione, la Quickwood è dotata di struttura e per-sonale altamente qualificati in termini tecnologi-ci e commerciali. Avvalendosi della notevoleflessibilità offerta dell’innovativo sistema di la-

vorazione a spazzola, gli impianti realizzati nellostabilimento sito in provincia di Udine incontra-no tutte le crescenti esigenze delle piccole, me-die e grandi industrie che operano nel settoredel legno e dell’arredamento, in Italia e all’este-ro. Il circuito Quickwood è, infatti, presente sulterritorio nazionale, ma con le sue consociate,ha sedi anche i Danimarca (Quickood APS), inGermania (Quickwood Vertrieb), in Russia(Quickwood Russia), in Francia (Service Fran-cais), in Inghilterra (Quickwood UK), negli StatiUniti (Sand-tech Inc) e in Cina (Quickwood Ci-na).La Quickwood – spiega l’ing. Francesco Ce-

pile, Presidente della società friulana – ha all’at-tivo ben 9 brevetti, tutti nati dalla ricerca e daglistudi effettuati al proprio interno. Attualmente,a Pavia di Udine, occupa 35 addetti con un fat-turato di 5 milioni di Euro.L’azienda, in costante sviluppo, si è ora pro-

posta sul mercato con un ulteriore innovazionetecnologica, denominata “Pro Super”. Si tratta

a cura di Confapi FVG

SVILUPPO E PRODUZIONEDI MACCHINE

SPAZZOLATRICI AD ALTOCONTENUTO HIGH-TECH

LE PMI SANNO INNOVARE58- 3/201358 - 3/2012

La Quickwood di Pavia di Udine produceimpianti per ogni lavorazione di finitura

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INNOVARE 3/2013 - 59

di un nuovo sistema che è in grado di potenzia-re la struttura e i motori delle macchine rotantia quattro e a otto spazzole. Il potenziamento èstato pensato – continua l’ing. Cepile – per per-mettere alle macchine di supportare spazzolecon dimensioni di gran lunga maggiori di quelleattualmente in uso, fino a un massimo di 450 mmdi diametro, riducendo in tal modo lo stress dilavoro delle spazzole stesse ed elevando la ve-locità di lavorazione.Le ultime ricerche, svolte negli stabilimenti

della Quickwood e indirizzate allo studio deiflussi d’aria già presenti sulle apparecchiature,permettono, inoltre, di migliorare notevolmen-te anche la capacità di tenuta dei “tappeti di vuo-to”, pur mantenendo invariati i valori di assor-bimento dei motori. Si tratta di un deciso passoin avanti che ha sostanzialmente rinnovato an-che le spazzole – solitamente, ma erroneamen-te, intese come accessori di relativa importan-za, precisa l’ing. Cepile, anche per il loro limita-to valore commerciale, ma sulle quali la societàha sempre concentrato la propria attenzione –le quali, pur essendo all’occorrenza molto più“aggressive”, trattengono adeguatamente anchei pezzi di piccole dimensioni.La Quickwood, seguendo le attuali tendenze

del mercato, ha sviluppato anche la finitura del-la spigolatura dei pezzi, producendo il modelloQRC, una macchina di propria concezione ba-sata su una testa oscillante, dove agiscono delle“spazzole a tazza”, parimenti di propria produ-zione. Le dimensioni ridottissime del sistemapermettono di effettuare il lavoro direttamenteall’interno di una linea, senza occupare altri, o-nerosi spazi. A questo si aggiungono i modelliQTOS a testa traslante, QCS per la lavorazionetrasversale e il rotorbitale QOSC con recupe-ro automatico della carta abrasiva.Le macchine Quickwood sono concepite per

l’allestimento di un’ampia gamma di “optionalspersonalizzati” e sono, dunque, in grado di of-frire un prodotto finale capace di soddisfare lepiù particolari e variegate necessità di ogni uti-lizzatore. Carteggiare a mano, pertanto, nonserve praticamente più, perché con le tipologiedi macchine sviluppate dalla Quickwood è pos-sibile ottenere un risultato di medesima qualitàcon la massima efficienza e ben maggiore rapi-dità di lavorazione.Per ottenere questi risultati sono stati ese-

guiti negli anni ingenti investimenti, non soltan-to nella ristrutturazione dello stabilimento, peradeguarlo agli elevati canoni di qualificazione ri-chiesti, ma anche e soprattutto nella sezioneprogettistica e produttiva, costantemente rivol-ta alla soluzione di qualsivoglia problema di fini-tura, dal sagomato al verticale, dal manuale alcontrollo di assi: il vero fiore all’occhiello dellasocietà friulana.

Così la QuickwoodEsperia è divenuta laprima industria al mon-do a convertire il con-cetto delle spazzole a-brasive in modelli dispazzolatrici e utensilispazzolizzanti per la la-vorazione “a finire” dellegno e costituisce oggil’espressione di un co-stante e concreto impe-gno in R&S, volto a ot-timizzarle prestazionidelle proprie produzio-ni che stannoprogressivamen-te rivoluzionan-do l’intero com-parto. Infatti, ivantaggi del si-stema sono im-mediati e, fraquesti spiccano:un ciclo di lavo-ro automaticopassante conti-nuo, la riduzionedei tempi e deicosti certi dellacarteggiatura, ilnotevole rispar-mio delle quantità divernice applicata e laconseguente minore e-missione di polvere divernici inquinanti nel-l’ambiente.Ma sono la qualità e

l’integrità della spazzo-la a fare la differenza.Non a caso, la ricambi-stica è uno dei principa-li core business dellaQuickwood. Affinchépossa preservare neltempo il suo valore –prosegue l’ing. Cepile –,l’azienda interviene sostituendo soltanto quelleparti della spazzola realmente usurate, assicu-rando così lunga vita ed efficienza alla macchinae permettendo il recupero del prodotto. L’in-tercambiabilità di tutte le componenti dellemacchine spazzolatrici realizzate è, inoltre, unasoluzione volta ad assicurare alla clientela – allaquale viene garantita anche un’assistenza pun-tuale in tutto il mondo – non solo il conteni-mento degli spazi a magazzino per i ricambi, maanche la riduzione degli stessi costi di produ-zione.

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LE PMI SANNO INNOVARE60 - 3/201360 - 3/2012

LO SVILUPPO SOSTENIBILE IL RICICLO

DEL POLIETILENEDal granulo al fusto

a cura diPasquale Latorre*

Cresce la richiesta di adozione di pratiche produttive in lineacon il rispetto dell’ambiente e, se possibile, determinando unrisparmio economico. Ma allora perché nessuno utilizza il ri-

generato nella produzione di fusti in plastica? Perché, finora, nessunoè stato in grado di generare un materiale che fosse costante in qualitàe quantità tali da poterlo inserire stabilmente e definitivamente nel ci-clo produttivo. Questo vuoto è stato finalmente colmato da un’azienda materana,

Ecodesign Srl, a capitale interamente altamurano, che ha inventato ebrevettato RILENE, un nuovo prodotto ottenuto dalla miscelazionedi scarti sulla base di una ricetta inedita e di proprietà della stessa.Finora Ecodesign si limitava a produrre e commercializzare granuli

e semilavorati ottenuti dalla selezione e lavorazione di rifiuti raccoltiin maniera differenziata. I materiali in ingresso vengono selezionatiper garantire un flusso controllato per la successiva linea di lavaggio egranulazione, eliminando il rischio dell’introduzione di materiali nonconformi. RILENE, invece, consente di dare risposte ad un mercato della tra-

sformazione di materie plastiche che, soprattutto in questo momen-to, ha bisogno di qualità e quantità costanti nel tempo ad un prezzocompetitivo. Il nuovo brevetto garantisce il rispetto dell’ambiente poi-ché, in maniera certificata, è ottenuto da pratiche che realizzano i prin-cipi della riduzione delle emissioni, coniugando, attraverso il recupe-ro, i propositi di riutilizzo dei materiali sia esteticamente che mecca-nicamente, riproducendo le caratteristiche dei materiali di prima scel-ta (materiali c.d. vergini), ottenuti dallo sfruttamento oneroso e dan-noso delle fonti energetiche fossili.In pratica RILENE è un nuovo materiale che può essere utilizzato

in miscela o anche al 100% per la produzione di imballaggi flessibili erigidi. Ma l’applicazione inedita e rivoluzionaria è il suo utilizzo nel set-tore c.d. del soffiaggio delle materie plastiche, nello specifico, nellarealizzazione di flaconi, taniche e fusti di ogni tipo e genere. Il passaggio è epocale: dal granulo al fusto. Il riciclo è completo.Ecodesign srl è in grado di produrre annualmente 7.000.000 kg di

granulo rigenerato, collocandosi ai vertici della classifica italiana doveoccupa la leadership incontrastata delle aziende che lavorano scartiderivanti dal post-consumo. Di qui emerge il carattere innovativo erivoluzionario del progetto: il rigenerato rispetta l’ambiente e deter-mina un risparmio.

* Direttore Confapi Matera

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LE PMI SANNO INNOVARE62 - 3/2013

PROMOTER VIRTUALELa cultura digitaletra marketing

e spirito di servizio

Chi non vorrebbe avere un dipendente chenon sbaglia mai, lavori 24 ore su 24, cono-sca almeno una decina di lingue e sia dotato

di un bagaglio di informazioni e conoscenze virtual-mente infinite? A questo ha pensato Keep in Touch(www.keepintouchsrl.it) società di marketing e co-municazione con forte approccio all’innovazione ealla tecnologia di Levata di Curtatone (MN).«Il progetto nasce dall’idea che l’accesso facile e ve-

loce alle informazioni re-lative ad un prodotto o adun servizio sarà la sfidadel futuro – raccontaCorrado Ballerini diKeep in Touch – il con-sumatore infatti vuole es-sere informato, assistito,accompagnato nella scel-ta e chi può farlo megliodi un assistente/promotervirtuale che risponde atono senza essere inva-dente».L’idea è piaciuta

molto e tra le aziendeche l’hanno scelta tro-viamo l’Aeroporto diBologna che ha adotta-to questa tecnologia

per fornire informazioni ai passeggeri. Una sagomaanimata che rappresenta una steward di terra ri-sponde alle sollecitazioni dei viaggiatori sulle misuremassime consentite per i bagagli, le corsie preferen-ziali e dove andare per il check-in.La versione utilizzata per l’Aeroporto Marconi è

una “all-in-one” multilingua con banchetto integra-to, ingegnerizzata per consentire a tutti gli elementidella Virtual Promoter di essere solidali e formareun blocco unico, diminuendo significativamente gliingombri e aumentando sicurezza.«Certo è chiaro che questo sistema non consente di

fare a meno dei dipendenti in carne ed ossa – aggiungeCorrado Ballerini che si è occupato dell’idea e del

lancio del prodotto mentre il socio Nicola Romaniha lavorato alla parte software e hardware – la Vir-tual Promoter non può avere lo stesso contatto con iclienti o improvvisare ma è uno strumento di comunica-zione in più che completa l’offerta di servizi al cliente».La Virtual Promoter si anima grazie a una web-

cam che segnala il passaggio dell’utente; il softwarepoi gestisce il video di saluto e le successive intera-zioni, con tutti i dati che il cliente decide di inseriree in qualsivoglia numero di lingue. Oltre agli aspettiinformativi, che potrebbero essere utili anche perluoghi come alberghi, stazioni, musei o biblioteche,ci sono forti possibilità di sviluppo commerciale.«Virtual Promoter e Virtual Mascotte (la stessa idea

alla base del promoter virtuale ma declinata per i gio-vani con personaggi di fantasia o dei cartoon) sonobrevetti registrati e offrono grandi possibilità di imple-mentazioni – conclude Corrado Ballerini – una del-le più curiose ed efficaci è la possibilità di aggiungereun lettore di codici a barre: il cliente avvicina il prodot-to e la virtual promoter descrive tutti i pregi della mer-ce oltre a consentire la stampa di ticket per promozio-ni o prenotazioni».La Virtual Promoter non è solo utile sul piano

pratico ma può servire anche ad attirare il pubblico,sempre più interessato a queste esperienze di“realtà aumentata”: l’ologramma parlante diventapertanto un segno distintivo forte, marcando unadifferenza che nel marketing è già strategia.Si pensi ad esempio al Roberto (Bobo) Boninse-

gna, campione dell’Inter, della Juventus e della na-zionale, che nel Salone del Mobile di Milano acco-glieva i visitatori parlando della sua mantovanità. Na-turalmente non si trattava di Bonimba in carne edossa ma di un "Virtual Bobo" proiettato su un pan-nello di forma umana che ha riscosso curiosità e ungrande successo.«Creatività e innovazione da sempre contraddistin-

guono le aziende italiane – conclude Corrado Balleri-ni – in questo caso il virtuale è declinato secondo un’at-tenzione al gusto e alla qualità adeguati ai livelli del no-stro made in Italy».

* Apindustria Mantova

La Virtual Promoter in azione all’aeroporto di Bologna

a cura di Giacomo Cecchin*

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Brevetti, marchi, disegni e modelli sono tuttistrumenti per la tutela della proprietà indu-striale ed è importante per le aziende cono-

scerne i vari profili per poterli utilizzare al meglio.Per questo APINDUSTRIA in collaborazione con

lo Studio ing. Mari (www.mari.it) ha organizzato unaserie di appuntamenti gratuiti e interattivi dedicati aquesto tema.«Abbiamo pensato in particolare di segnalare alle a-

ziende la possibilità di sfruttare le banche dati gratuita-mente a disposizione su internet per ricerche utili ai finibrevettuali e non solo – sostiene Giovanni Acerbi, di-rettore dell’Associazione Piccole e Medie Industriedi Mantova – è importante infatti in caso di registrazio-ne di un brevetto o di un marchio poter verificare se esi-sta già qualcosa di analogo che impedisca di proseguirenell’iter procedurale».Il primo seminario ha riscontrato il gradimento

dei partecipanti che hanno potuto provare concreta-mente ad effettuare ricerche di anteriorità sui bre-vetti, sperimentando allo stesso tempo quanto siadifficile trovare quello che si cerca e quanto sia im-portante tuttavia fare questa verifica preventiva.I dati sono eclatanti: in Europa il deposito di dop-

pioni di invenzioni costa circa 20 miliardi di euro al-l’anno e meno del 10% delle imprese fa uso di ban-che dati nella fase di sviluppo di un prodotto. Que-sto fa sì che spesso le PMI cadono nell’errore di pen-sare di aver scoperto un nuovo ritrovato, in verità già conosciuto.L’ing. Marco Mari, relatore dell’incontro, ha infat-

ti spiegato come le ricerche nelle banche dati gratui-te siano fondamentali non solo per evitare di spen-dere tempo e risorse per un’invenzione che non ètale ma soprattutto per consentire un monitoraggiodelle nuove tecnologie e orientare e velocizzare laricerca anche in rapporto alle mosse eventualmentemesse in campo dalle aziende concorrenti.Durante l’incontro è stata simulata la procedura

di registrazione di un brevetto partendo da come ècomposto il fascicolo brevettuale (frontespizio, tito-lo, riassunto, descrizione, rivendicazioni e disegni)per arrivare al rapporto di ricerca che evidenzia limi-

ti e difetti della relazione e del prodotto oggetto del-la procedura. Dal 2008 anche le domande italiane dibrevetto per invenzione industriale sono infatti sog-gette ad una ricerca di anteriorità effettuata dall’uffi-cio europeo dei brevetti. È proprio questo rapportodi ricerca che fornisce all’imprenditore le indicazionifondamentali per decidere se ritirare la domanda, ab-bandonarla oppure procedere con l’esame per otte-nere la concessione. In questo momento della proce-dura gli eventuali riscontri negativi alle rivendicazionipossono consentire di tarare al meglio la richiesta bre-vettuale consentendo di specificare in modo dettaglia-to gli aspetti dell’invenzione davvero meritevoli di tu-tela brevettuale. Se la ricerca è importante, ancora dipiù lo è effettuarla con le strategie e le tecniche cor-rette. Occorre avere un’idea chiara delle finalità checi si pongono, utilizzare la creatività per intuire inquale categoria è stato registrato un brevetto e indi-viduare le giuste parole chiave o sinonimi.«Molto importante – ha concluso l’ing. Mari – è te-

nere ben presente che se anche con la ricerca preventivanon si è trovato nulla questo non vuol dire che l’invenzio-ne sia davvero brevettabile: l’assenza di prove non è unaprova di assenza».Sono in programma i prossimi incontri del ciclo di

appuntamenti che affronteranno il tema del marchioe dei disegni e modelli con lo stesso taglio interatti-vo del primo seminario.

* Apindustria Mantova

LA PROPRIETÀINDUSTRIALE

Strumenti di ricerca gratuitial servizio delle aziende

Alcuni dei partecipanti all’incontro sui brevetti: all’estrema destra il relatore l’ing. Marco Mari

a cura di Giacomo Cecchin*

DAL MONDO CONFAPI 3/2013 - 63

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PMI EUROPA E RICERCA64 - 3/2013

DA SOMMACT A IFACOM:VERSO LO

"ZERO-DEFECTMANUFACTURING"

Il progetto europeo di ricerca SOMMACT (SelfOptimisation Measuring MAChine Tools -www.sommact.eu), conclusosi nell'Agosto

2102, ha dimostrato la possibilità di ridurre del40% i costi della produzione di pezzi meccanicicomplessi singoli o in piccoli lotti applicando i se-guenti tre punti:

n misurazione degli errori geometrici dellamacchina e loro compensazione;

n misurazione direttamente in macchina e congaranzia di riferibilità delle caratteristiche dimen-sionali e geometriche del pezzo lavorato (on-ma-chine inspection);

n verifica dei principali errori della macchinain qualunque condizione termica e di carico alfine della loro compensazione e dell'analisi dellatendenza degli errori di macchina (manutenzio-ne predittiva).Partendo da questi risultati ALESAMONTI sta

partecipando ad un nuovo progetto europeo di

ricerca denominato IFaCOM (Intelligent FaultCorrection and Self Optimizing ManufacturingSystems - www.ifacom.org ), progetto finanziatodalla Commissione Europea nell'ambito del 7°Programma Quadro per la Ricerca e lo SviluppoTecnologico e coordinato dall'Università Nor-vegese della Scienza e della Tecnologia unitamen-te ad altri 5 partner accademici (Ecole Polytecni-que Federale di Lausanne - Svizzera, Rheinisch-Westfaelische Technische Hochschule di Aachen- Germania, Danmarks Tekniske Universitet diCoopenaghen - Danimarca, Leuphana Universi-tat Luneburg di Luneburg - Germania e l'Univer-sità degli Studi Federico II di Napoli) ed a 9 part-ner industriali (GKN AERO NORGE - Norvegia,EUROPEA MICROFUSIONI AEROSPAZIALI -Italia, AGIE CHARMILLE - Svizzera, ALESA-MONTI - Italia, CADCAMATION - Svizzera, I-NOSENS - Germania, STRECON - Danimarca,MONTRONIX - Italia e FIDIA - Italia). La "vision"di IFaCOM è il raggiungimento del concetto di"zero-defect manufacturing" per tutte le varie ti-pologie di produzione con particolare riguardoalla produzione di componenti ad elevato valore,alla produzione di una grande varietà di prodottirealizzati su specifica ed alla produzione di com-ponenti per alte prestazioni. È noto che nel processo di produzione di pez-

zi meccanici singoli o in piccoli lotti occorre con-siderare i seguenti tre componenti:

n la macchina utensile: i suoi errori geome-trici nelle condizioni di lavoro hanno effetti di-retti sull'accuratezza della lavorazione;

n il pezzo: i punti di appoggio del pezzo sullatavola ed il suo staffaggio generano delle defor-mazioni meccaniche (figura 1) che, unite alledeformazioni prodotte dagli effetti termici del-l'ambiente e della lavorazione stessa, influenzano

a cura di Gianfranco Malagola*

Figura 1: analisi delle deformazioni meccaniche

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l'accuratezza della lavorazione;n la tecnologia: i parametri di lavorazione le-

gati all'utensile hanno effetti sulla produttività esul trasferimento di energia termica al pezzo inlavorazione. L'analisi approfondita di queste tre compo-

nenti può portare a migliori accuratezze di la-vorazione delle parti strutturali delle macchineutensili con l'obiettivo di ridurre al 50% le tol-leranze di planarità, perpendicolarità e paralle-lismo delle superfici funzionali di tali parti; que-sto ha come beneficio una significativa riduzio-ne dei tempi di aggiustaggio manuale come adesempio i tempi di raschiettatura delle superficidi accoppiamento.Le attività di ricerca sono svolte su macchine

utensili impiegate nei reparti produttivi di ALE-SAMONTI e sui pezzi utilizzati per la costruzio-ne delle macchine utensili; su questi pezzi è giàdisponibile una progettazione con CAD 3D conanalisi FEM (Finite Element Method – Metodo de-gli elementi finiti) delle deformazioni meccanicheindotte dai punti di appoggio (figura 1).Per raggiungere gli obiettivi della ricerca si so-

no effettuate numerose misurazioni con sensorie strumenti di misura complessi. Le principali at-tività di misurazione riguardano:

n misurazione delle forze esercitate suipunti di appoggio del pezzo: quattro celle dicarico, ciascuna da 22 kN di carico nominale, so-no state interposte tra il pezzo e la tavola dellamacchina al fine di determinare le forze in giocosia in condizioni di appoggio sia in condizioni distaffaggio del pezzo;

n misurazione delle deformazioni delpezzo: tramite un laser a scansione (HAMAR L-743) e comparatori digitali si è in grado di verifi-care le deformazioni del pezzo (rettilineità e pla-narità) in relazione alle forze applicate sui puntidi appoggio (figura 2);

n misurazione delle temperature delpezzo: grazie a una telecamera a infrarossi (FLIRE40) è possibile avere una prima stima della tem-peratura del pezzo specie durante la lavorazionemeccanica (figura 3); misure più localizzate ed ac-curate della temperatura del pezzo sono realiz-zate utilizzando termoresistenze (PT100) con re-lativo sistema di acquisizione dati;

n misurazione dei parametri di lavora-zione del pezzo: al fine di correlare le gran-dezze in gioco durante le operazioni di tagliocon gli effetti termici sul pezzo, è stato installa-to sulla macchina utensile un sistema di misuraSpectra Gold della MONTRONIX in grado dimonitorare la coppia erogata dal mandrino, leforze di taglio e la potenza assorbita dal moto-re del mandrino;

n misurazione dell'usura degli utensili:tramite il laser TMSC della FIDIA si è in gradodi misurare la variazione dimensionale del pro-

filo dell'utensile in relazione alle diverse strate-gie di lavorazione adottate.Nell'ambito del progetto IFaCOM si è svilup-

pato anche un nuovo metodo per una efficien-te validazione dei processi di misura in relazio-ne al rischio derivante dall'intraprendere deci-sioni sulla base di risultati di misura errati. Perogni processo di misurazione si è valutata l'in-certezza di misura e gli indici di capacità dellostrumento e del processo.Lo scopo di tutte queste misurazioni è di e-

strapolare quelle condizioni di lavorazione idea-li che rappresentano un compromesso tra l'e-nergia termica trasferita al pezzo durante la la-vorazione e la produttività della lavorazione alfine di incrementarne l'accuratezza. Si potran-no così fornire al cliente informazioni utili permigliorare la produzione, limitando le deforma-zioni del pezzo dovute allo staffaggio ed agli ef-fetti termici dell'ambiente e della lavorazione.

*Direttore di stabilimento di Alesamonti Srl

INNOVARE 3/2013 - 65

Figura 2: misura delle deformazioni del pezzo

Figura 3: analisi della temperatura del pezzo

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