INFRASTRUTTURE FERROVIARIE ELEMENTI...

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Infrastrutture Ferroviarie 1 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009 INFRASTRUTTURE FERROVIARIE ELEMENTI CARATTERISTICI La strada ferrata Meccanica della locomozione A.A. 2008-09 BOZZA VERSIONE NON REVISIONATA

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  • Infrastrutture Ferroviarie

    1 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    INFRASTRUTTURE FERROVIARIE

    ELEMENTI CARATTERISTICI

    La strada ferrata

    Meccanica della locomozione

    A.A. 2008-09

    BOZZA – VERSIONE NON REVISIONATA

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    Elementi caratteristici del sistema ferroviario tradizionale

    Si definiscono:

    Rotaia: l'elemento d'acciaio che costituisce il supporto e la guida del veicolo; la sua parte

    superiore, sulla quale avviene il moto delle ruote, prende il nome di superficie di

    rotolamento.

    Binario: l'insieme delle due rotaie; il piano tangente a

    esse (in sommità) prende il nome di piano del ferro.

    Traversa: l'elemento su cui sono fissate le rotaie;

    possono essere in acciaio, in legno e in cemento

    armato semplice o precompresso.

    Organi di attacco: i dispositivi che consentono il

    collegamento delle rotaie alle traverse.

    Armamento ferroviario: l'insieme delle rotaie, delle traverse e degli organi di attacco.

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    Elementi caratteristici del sistema ferroviario tradizionale

    Ballast (o massicciata): è lo strato di pietrisco sul quale poggiano le traverse.

    Strati di sub-ballast: sono strati di fondazione, in genere formati da materiali legati al

    bitume o a cemento; sono sempre presenti nelle nuove linee ad alta velocità.

    Piattaforma di posa: detta anche piattaforma stradale o piano di regolamento o piano di

    formazione, rappresenta il terreno su cui poggia la sovrastruttura ferroviaria, per lo

    spessore entro cui praticamente sono misurabili gli effetti prodotti dal passaggio dei veicoli

    (variabile in genere fra 30 cm e 1 metro).

    Banchine: parti estreme della piattaforma di posa, destinate al transito pedonale di servizio.

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    Elementi caratteristici del sistema ferroviario tradizionale

    Si definiscono inoltre:

    Corpo stradale: il solido geometrico delimitato dalla piattaforma di posa, dalle scarpate dei

    rilevati o delle trincee (o da eventuali muri di sostegno), dalla superficie del terreno (sede

    stradale) e dalle sezioni trasversali terminali del tronco che si considera.

    Scartamento: la distanza tra le due rotaie del binario misurata tra le facce interne delle

    rotai. Gli scartamenti usati dalle varie amministrazioni ferroviarie sono numerosi e diversi

    tra loro:

    sono variabili da 0,60 m a circa 1,70 m.

    In Italia il valore dello scartamento è di 1,435 m ed è comunemente chiamato scartamento

    ordinario (o normale). Tale misura vale peri rettifili e per le curve di grande raggio (R> 485

    m per le F.S.); in quelle di piccolo raggio (si provvede ad un leggero aumento dello

    scartamento che viene portato fino ad un massimo di 1,465 m (per R 300 m).

    Per le ferrovie secondarie è comunemente adottato uno scartamento ridotto pari a 0,95 m (in rettifilo).

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    Elementi caratteristici del sistema ferroviario tradizionale

    Intervia: la distanza tra i bordi interni di due rotaie appartenenti a due distinti binari.

    Normalmente l'intervia è fissato in 2,12 m in rettifilo, con maggiorazioni in curve di piccolo

    raggio.

    Nelle stazioni l'intervia minimo è di 2,50 m per permettere il passaggio di una persona tra

    due convogli affiancati.

    Per le nuove linee ad alta velocità il valore dell'intervia è stato portato a 2,567 m per

    contenere entro limiti accettabili le sovrapressioni che si manifestano al passaggio dei

    convogli.

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    Elementi caratteristici del sistema ferroviario tradizionale

    Sovralzo: con tale dizione s’intende la sopraelevazione della rotaia esterna (rispetto

    all'interna) che si realizza in corrispondenza delle curve per ridurre gli effetti della forza

    centrifuga (pericoli di svio di una ruota o di ribaltamento del veicolo)

    Il sovralzo massimo ammesso nelle linee ordinarie delle FS. è fissato in 16 cm e deriva da

    considerazioni riguardanti il comfort di marcia dei viaggiatori, in relazione alla necessità di

    limitare la sensazione di disagio e le difficoltà di equilibrio per chi sta in piedi a veicolo fermo

    o marciante a bassa velocità.

    Nella tabella sono riportati i sovralzi adottati dalle F.S. per alcuni valori dei raggi delle curve

    e delle velocità dei convogli.

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    LA PIATTAFORMA DI POSA

    La piattaforma di posa rappresenta il terreno su cui poggia la sovrastruttura ferroviaria e corrisponde a quello che in ingegneria stradale viene detto piano di sottofondo.

    Dal punto di vista delle caratteristiche meccaniche essa non differisce da quest'ultimo.

    Dal punto di vista geometrico la piattafonna viene realizzata con due piani inclinati spioventi verso l'esterno per facilitare lo scolo delle acque.

    L'inclinazione delle falde è del 3,5% (o del 3% se esiste uno strato di sub-ballast in misto legato a cemento o a bitume).

    In rettifilo l'intersezione delle falde (monta della piattaforma) avviene in asse al corpo stradale; in curva, invece, la monta è spostata verso l'esterno della curva se la linea è a semplice binario e verso l'interno se la linea è a doppio binario: in tal modo si realizza un risparmio di materiali nella formazione degli strati superiori. Il passaggio da un tipo di monta all'altro avviene lungo le curve di transizione.

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    LA PIATTAFORMA DI POSA

    La larghezza della piattaforma è funzione dello scartamento, dell'intervia, del

    numero dei binari, del sovralzo e dello spessore degli strati superiori.

    Dalla larghezza della piattaforma dipende poi la larghezza della sede stradale.

    A titolo indicativo nelle ferrovie a scartamento ordinario delle F.S. si hanno i valori

    minimi della larghezza della piattaforma indicati in Tabella.

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    SEZIONI FERROVIARIE

    Linee a semplice binario

    Linee a doppio binario

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    SEZIONI FERROVIARIE

    I valori diversi per le linee principali e secondarie sono dovute essenzialmente al

    maggiore spessore di massicciata richiesta dalle prime.

    Nelle linee percorse da convogli viaggianti ad alta velocità (> 200 km/h) la

    larghezza della piattaforma viene maggiorata.

    La maggiore intervia viene imposta per diminuire le notevoli sovrapressioni che

    altrimenti si creerebbero all'incrocio tra due convogli viaggianti ad alta velocità;

    anche le banchine laterali sono di larghezza maggiore a salvaguardia

    dell'incolumità del personale di linea.

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    IL SOTTOBALLAST

    La tendenza attuale è quella di costruire nuove linee percorribili ad alta velocità.

    È per tale motivo che viene realizzato, interposto tra la piattaforma di posa e la massicciata, lo strato di sottoballast (o sub - ballast).

    Tale strato è normalmente costituito da misto cementato o da conglomerato bituminoso.

    L'inserimento dello strato di sub-ballast legato, aumentando la rigidezza dell'intera sovrastruttura, garantisce una minore deformabilità e in definitiva una maggiore durata.

    Per dare un'idea della costituzione della sovrastruttura in presenza dello strato di

    sub-ballast si riporta la sezione corrente di un tronco della linea Roma - Firenze,

    - ballast (massicciata): spessore min. 35 cm - sub-ballast (in conglomerato bituminoso chiuso): 12 cm - strato di rilevato “supercompattato”: 25 cm

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    IL CORPO STRADALE

    Piano di posaPiano di posa BonificaBonifica Strato anticapillareStrato anticapillare

    Corpo del rilevatoCorpo del rilevato

    StratoStrato subsub--ballastballast 20 cm20 cm

    Terreno vegetale 30 cmTerreno vegetale 30 cm

    StratoStrato supercompattatosupercompattato 30 cm30 cm

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    IL CORPO STRADALE

    StratoStrato subsub--ballastballast 20 cm20 cmStratoStrato supercompattatosupercompattato 30 cm30 cm

    Piano di posaPiano di posa

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    IL CORPO STRADALE

    CunettoneCunettone

    StradelloStradello

    EmbriciEmbrici

    RecinzioneRecinzione

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    LA MASSICCIATA

    La massicciata, (o ballast), è costituita, generalmente, da uno o più strati di

    pietrisco interposto tra piano di regolamento e traverse.

    La massicciata ha il compito di:

    - distribuire i carichi verticali sul piano di regolamento del corpo stradale;

    - assicurare al binario le condizioni geometriche di progetto;

    - assorbire gli sforzi indotti nel binario dalla circolazione dei treni;

    - assorbire gli sforzi indotti nel binario dalle variazioni di temperatura;

    - costituire un drenaggio delle acque meteoriche;

    - conferire la binario elasticità;

    - realizzare un filtro tra binario ed ambiente nei confronti dei fenomeni vibrazionali.

    L’armamento (rotaie + traverse)

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    LA MASSICCIATA

    La presenza della massicciata, permeabile, in uno con la conformazione a schiena d'asino

    del piano di regolamento, garantisce che le traverse vengano a trovarsi in ambiente

    asciutto, il che prolunga la loro durata in opera.

    La sezione di una massicciata ha forma trapezoidale ed è costituita dalle seguenti parti:

    - cccaaassssssooonnneeettttttooo, che è la parte in cui sono annegate le traverse

    - uuunnnggghhhiiiaaatttuuurrraaa, che è la parte a sezione triangolare della massicciata;

    - ciglio della massicciata, l’uno o l’altro degli spigoli superiori;

    - piede dell’unghiatura, l’uno o l’altro degli spigoli tra unghiatura e banchina pedonale.

    piede dell’unghiatura

    ciglio della massicciata

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    SEZIONE TRASVERSALE DI UNA SOVRASTRUTTURA FERROVIARIA

    La massicciata è posata sul piano di sottofondo del corpo stradale ovvero su uno

    strato di sottoballast.

    In relazione allo spessore h della massicciata, misurato sotto la rotaia più bassa,

    si distinguono due tipi di linee denominate "A" quando h=50cm e "B" quando

    h=35cm.

    Le linee di tipo "A" sono quelle di grande comunicazione, mentre le "B" sono

    riservate alla rete secondaria.

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    SEZIONE TIPO DELLA MASSICCIATA

    Per una linea del tipo A a semplice binario la massicciata nelle tratte in rettifilo

    assume la forma di un trapezio-isoscele con altezza di 0,50 m, base minore di

    3,435 m e base maggiore di 4,90 m.

    Per una linea del tipo A in curva, a semplice o doppio binario, la massicciata ha

    forma trapezoidale. La base superiore ruota di un angolo intorno al punto in cui

    l'asse della rotaia interna alla curva poggia sulla traversa, mantenendo in tal

    modo lo spessore minimo di 0,50 m. Ne consegue un allargamento del corpo

    stradale.

    Nelle linee di tipo B la sezione della massicciata:

    - l’altezza è ridotta a 0,35 m;

    - la base minore resta di 3,435 m;

    - la base maggiore si riduce da 4,90 a 4,50 m;

    - le banchine pedonale sono larghe 0,50 m.

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    MASSICCIATA

    Il materiale lapideo da impiegare per la formazione della massicciata deve

    presentare un coefficiente di attrito interno non inferiore a 45° ed una massa

    volumica apparente non minore di 1,5t/m3.

    Deve essere composto da elementi compatti ad elevata spigolosità, di bassa

    porosità e non gelivi, caratterizzati da un coefficiente Los Angeles non superiore

    a 20-25 per linee ordinarie e inferiore a 16 per linee ad alta velocità.

    La granulometria di tale materiale è caratterizzata da pezzature comprese tra

    15/20mm e 60/65mm. In particolare l'Amministrazione Ferroviaria Nazionale

    prescrive che la pezzatura del pietrisco deve essere compresa tra 30 e 60mm per

    le linee ordinarie, mentre per l'alta velocità fa riferimento al fuso di riportato in

    figura.

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    Fuso granulometrico per l'alta velocità

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    RESISTENZE AL MOTO DEI VEICOLI

    ADERENZA

    In analogia al trasporto su gomma si definisce aderenza A il valore massimo della

    sollecitazione tangenziale trasmessa, attraverso il sistema ruota-rotaia, in

    condizioni di puro rotolamento. Essa rappresenta il limite superiore cui tende la

    forza di trazione.

    L'aderenza è proporzionale al peso che si scarica sulla ruota e dipende da diversi

    fattori tra i quali la velocità V, la natura del contatto ruota-rotaia e le condizioni

    di umidità e pulizia delle superfici a contatto, secondo la relazione:

    A = fa(v)·Pa

    - fa il coefficiente di aderenza;

    - Pa il peso aderente (è il peso gravante sulla ruota aderente (motrice e/o

    frenata)).

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    Il coefficiente d’aderenza in ferrovia

    In ferrovia il coefficiente d’aderenza fa (V = 0) (a velocità nulla) presenta valori

    pari a 0,25 o 0,35 a seconda che ci si trovi in presenza di cattivo o buono stato

    delle superfici a contatto.

    L’espressione sperimentale di Muller

    che ci permette di quantificare il

    coefficiente d’aderenza vale:

    *

    1 0.01

    adad

    ff

    V

    dove *

    adf è il coefficiente di aderenza

    in corrispondenza a V = 0.

    La sua variabilità contenuta è da porsi in relazione con la limitata superficie

    d’impronta (misurabile in mm2).

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    24 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Il coefficiente d’aderenza in ferrovia

    La superficie d’impronta varia al variare del peso ed

    è compresa all’incirca tra 200 e 300 mm2 per pesi da

    5 a 10 tonnellate.

    Ecco una casistica cui si potrà fare riferimento:

    ferro su ferro, rotaie umide o con foglie fa ≅ 0.25;

    ferro su ferro, rotaie asciutte fa ≅ 0.33.

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    25 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    IL COEFFICIENTE D’ADERENZA IN FERROVIA

    Un altro elemento che interviene a modificare le condizioni di aderenza è lo stato

    delle superfici a contatto; queste non sono quasi mai pulite: vi può essere

    polvere, olio, umidità, e ancora una leggera pellicola di ossido di ferro.

    Sulle strade, fad può assumere valori molto bassi in presenza di strade bagnate o

    ghiacciate.

    Nelle ferrovie, il ghiaccio non crea grossi problemi a causa delle grosse pressioni

    superficiali in gioco.

    Variazioni di carico istantaneo: causa molleggio degli ammortizzatori, possono

    verificarsi grosse variazioni di carico sulle ruote.

    Il rapporto tra la forza di trazione applicata a un asse e il carico gravante su di

    esso può superare il limite di aderenza, dando luogo allo slittamento.

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    26 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    IL COEFFICIENTE D’ADERENZA IN FERROVIA

    Sabbiatura: la presenza di sabbia sulle rotaie aumenta l’aderenza. Pertanto si

    effettua la “sabbiatura del binario” quando le condizioni di aderenza sono

    critiche.

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    27 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Aderenza al punto fisso: il punto di contatto ruota-superficie

    rimane fisso e nessuno dei due organi muta la superficie di

    contatto. Non si ha né rotazione né traslazione (sforzo di

    primo distacco).

    Slittamento puro: il punto di contatto sulla superficie rimane

    fisso, mentre la ruota nel suo moto di rotazione cambia

    continuamente la superficie di contatto (attrito radente).

    Pattinamento puro: il punto di contatto sulla ruota cambia

    continuamente per effetto della traslazione della ruota, che

    invece non cambia la superficie di contatto perché priva di

    moto di rotazione (attrito radente).

    Rotolamento: entrambi gli organi mutano le superfici a

    contatto reciproco. La forza trasmissibile dipende dal

    coefficiente di aderenza.

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    28 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Forze agenti su un veicolo

    Disporre di un determinato valore della forza di trazione F è condizione

    indispensabile, ma non sufficiente, affinché si produca il moto.

    Occorre che essa sia maggiore della somma delle resistenze non inerziali R e delle

    forze d'inerzia:

    PF R a

    g

    Il termine R è somma delle resistenze che si mobilitano in rettilineo e in

    orizzontale e delle resistenze dovute all'andamento plano-altimetrico della linea

    ferroviaria, per la presenza di curve e di pendenze.

    È da considerare che occorrerà assumere per fad un valore tale che il prodotto

    fad Pa sia sempre maggiore del valore max

    max

    MT

    r, essendo Mmax il più grande

    valore che assume la coppia in un giro della ruota motrice.

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    29 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Forze agenti su un veicolo

    Condizione di aderenza:

    fad Pa > Tmax

    A = Pa·tg( ) Pa·tg( ) = fad·Pa

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    30 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Forze agenti su un veicolo

    Lo studio della dinamica di un veicolo isolato si basa essenzialmente sull'analisi

    delle forze che agiscono sul veicolo e i legami tra esse esistenti.

    Consideriamo un veicolo, o insieme di veicoli, il quale è sottoposto durante il suo

    moto lungo il percorso alle seguenti forze:

    - forze dipendenti dalla MASSA del veicolo: forza peso, forza centrifuga, forza di

    inerzia.

    - le FORZE PASSIVE, o resistenze, che indicheremo genericamente con R, le quali

    si oppongono al moto del veicolo ed insorgono solo se il veicolo è in moto;

    - FORZE ATTIVE, o di trazione, che indicheremo

    genericamente con F, generate da meccanismi a

    bordo del veicolo o da altri veicoli. Verso del moto

    z

    y

    x

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    31 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Moto dei veicoli

    Forze in gioco: forze attive F, aventi la direzione di v

    forze passive (o resistenze) R, aventi direzione di v e

    verso opposto forze di inerzia

    Avviamento e marcia

    R a v F

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    32 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Moto dei veicoli

    Frenatura

    R af vFf

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    33 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Moto dei veicoli

    Resistenza al moto

    Ra v F

    R=R0+Re

    resistenza all’avanzamento resistenza accidentale

    R0 Re

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    34 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Forze che derivano dal contatto tra ruote e rotaie

    Resistenza al rotolamento

    Nasce per effetto della deformabilità della ruota e della rotaia su cui appoggia.

    Nel caso ferroviario, data l'elevata rigidezza della ruota e della rotaia, essa

    assume valori molto piccoli ma non trascurabili inferiori comunque a quelle della

    ruota di gomma sulla superficie stradale.

  • Infrastrutture Ferroviarie

    35 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza al rotolamento

    La resistenza aumenta con le dimensioni dell'area di contatto che dipendono dallo schiacciamento dei due corpi a contatto, ruota e rotaia, e quindi dall'entità dei carichi verticali.

    La distribuzione delle pressioni verticali nell'aria di contatto, a ruota ferma, ha una forma parabolica simmetrica rispetto alla mezzeria dell'area.

    La risultante delle pressioni verticali risulta pertanto applicata al centro dell'area allineata rispetto al carico verticale applicato dalla ruota all'appoggio.

  • Infrastrutture Ferroviarie

    36 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza al rotolamento

    Nel movimento di rotolamento la distribuzione delle

    pressioni verticali non è più simmetrica: le pressioni

    nelle zone anteriori dell'area rispetto al verso di

    marcia sono superiori a quelle posteriori.

    La risultante si sposta in avanti rispetto alla mezzeria dell'area e si quindi rispetto alla posizione del carico verticale.

    Nasce così una coppia che si oppone al rotolamento e determina la resistenza all'avanzamento.

    M’’ = PEquivalente al momento:

    R’’ D/2

    R’’ = 2 PD

    r’’ = 2 /D

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    37 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    La resistenza ai perni

    Dipende dal tipo di cuscinetto utilizzato, nell'accoppiamento tra assile ed il

    carrello, per consentire il moto relativo di rotazione.

    Tale accoppiamento può essere realizzato mediante cuscinetti a strisciamento o

    a rotolamento.

    I cuscinetti a strisciamento (utilizzati nei carri merci) sono costituiti da gusci di

    materiale antifrizione (bronzo) immersi nell'olio.

    Nel moto relativo nasce una resistenza che varia con la viscosità dell'olio e con la

    velocità.

    I cuscinetti a rotolamento, costituiti da sfere o rulli interposti tra due anelli in

    moto relativo tra loro, sono sempre più spesso utilizzati nei veicoli ferroviari.

    In questo caso il valore del coefficiente di attrito è pressoché costante con la velocità ed i suoi valori relativi sono sempre più bassi di quelli dei cuscinetti di strisciamento.

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    38 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    La resistenza ai perni

    Le resistenze complessive ai perni ed al rotolamento hanno valori dell'ordine di

    1-2 N per ogni kN di peso.

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    39 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    La resistenza ai perni

    M’ = fatt ·P·d/2

    R’·D/2

    '2 2

    att

    d Df P R

    ' attd

    R f PD

    Esprimendo P in [tonn], si ha:

    ' 1000attd

    R f PD

    [daN]

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    40 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    La resistenza ai perni

    Il coefficiente di attrito fatt è funzione del coefficiente di lubrificazione:

    nj

    p [adim]

    attf k j con k = 0.000456

    Tale relazione è valida a partire da un certo valore j in corrispondenza del quale,

    ha inizio la lubrificazione idrodinamica

  • Infrastrutture Ferroviarie

    41 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    La resistenza ai perni

    Valori di resistenza specifica in kg/tonn nel caso ferroviario per cuscinetti a

    strisciamento e cuscinetti a rotolamento.

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    42 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza al rotolamento e ai perni

    resistenza al rotolamento

    R1 = R’ + R’’ =·P·2

    att

    df

    D D r1 =

    2att

    df

    D D

    coppia resistente equivalente di rotolamento

    1 12 2

    att

    D dC R f P

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    43 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    GIUNZIONI ROTAIE:

    Tale resistenza è imputabile essenzialmente alla flessione elastica delle due

    testate delle rotaie, al passaggio del veicolo ed all'urto della ruota che passa da

    una rotaia all'altra per effetto della luce di dilatazione lasciata tra le due testate.

    Il valore medio della resistenza alle giunzioni delle rotaie r2 è pari a circa 0,5daN/t

    di peso.

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    44 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    RESISTENZA DOVUTA AL MOTO DI SERPEGGIAMENTO

    Il moto dei veicoli farroviari sul binario non è perfettamente rettilineo.

    I veicoli, principalmente a causa della conicità dei cerchioni e delle inevitabili piccole irregolarità del piano di rotolamento e della posa del binario, procedono con un moto di serpeggiamento che manda i bordini delle ruote ad urtare alternativamente contro le rotaie.

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    45 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    RESISTENZA DOVUTA AL MOTO DI SERPEGGIAMENTO

    La relativa resistenza dipende anche dalla velocità del veicolo e può esprimersi con la relazione:

    R3 = f3·P·V - f3 coefficiente d'attrito che assume il valore di circa 1,5;

    - V velocità in km/h;

    - P peso espresso in t.

    In termini di resistenza specifica per tonnellata di peso:

    r3 = 1.5·V [daN/t]

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    FORZE CHE DERIVANO DALL'INTERAZIONE CON L'ATMOSFERA

    La resistenza aerodinamica è la più importante per i veicoli terrestri a grande

    velocità, ed è l’unica resistenza per gli aeromobili in volo rettilineo e uniforme.

    Nasce per effetto delle pressioni sulla superficie del veicolo causate dal moto

    relativo tra aria e veicolo.

    Essa dipende dalla forma della superficie frontale e di quella laterale (presenza di

    discontinuità tra un veicolo e l'altro dello stesso convoglio, differenze nelle

    dimensioni trasversali specialmente per i treni merci) dalla lunghezza del

    convoglio oltre che dalla velocità relativa dell'aria rispetto al veicolo.

    v

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    Resistenza aerodinamica

    Si abbia una lastra piana indefinita investita da una corrente d’aria di velocità V:

    S = Superficiefrontale

    p0 p p0’

    V

    In un elemento d’aria di spessore dx, adiacente alla lastra, si ha una variazione di

    pressione tale che da p0 diviene p.

    Il lavoro elementare dL dovuto alla forza F per lo spostamento dx vale:

    dL = F · dx , e poichè F = p· S, dove S è la superficie, si ha:

    dL = F · dx = p · S · dx .

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    Resistenza aerodinamica

    Tale lavoro corrisponde allo spegnimento dell’energia cinetica del fluido contro la lastra:

    21

    2dL dm V

    Per cui avremo:

    21

    2dL p S dx dm V

    Visto che la massa elementare dm è uguale al volume elementare S ⋅ dx per la

    densità ρ del fluido, si ha che dm = S ⋅ dx ⋅ ρ , di conseguenza:

    21

    2dL p S dx S dx V

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    49 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza aerodinamica

    La resistenza è:

    21

    2

    dLR S V

    dx

    Se la lastra non è indefinita si introduce un coefficiente di correzione (o meglio di

    forma) Crf, pertanto si avrà:

    21

    2f rf fR C S V

    - Crf è il coefficiente di resistenza aerodinamica di forma, in conseguenza della

    distribuzione delle pressioni a monte e a valle della lastra piana.

    - Sf è l’area della sezione maestra ossia la sezione di area massima normale alla

    direzione del moto del veicolo. In via indicativa Sf vale:

    6,5 ÷ 9 m2 per veicoli ferroviari su linee a scartamento ordinario;

    4 ÷ 6 m2 per un autobus;

    1,5 ÷ 2,2 m2 per un’autovettura.

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    Resistenza aerodinamica

    Supponendo 1

    2rfC costante, ad es. nei veicoli terrestri, si perviene alla

    formula di Eiffel:

    Rf = K Sf V2

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    51 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza aerodinamica

    Un veicolo in moto relativo rispetto all’aria e avente una certa dimensione nella

    direzione del moto, produce un’alterazione del campo aerodinamico intorno ad

    esso, per il fatto che i filetti fluidi adiacenti alla superficie longitudinale del veicolo

    hanno la stessa velocità del veicolo, mentre quelli più lontani hanno velocità nulla

    in quanto indisturbati; il fenomeno è uguale nel caso in cui sia il veicolo fermo e

    l’aria si muova a velocità V.

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    52 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza aerodinamica

    Per effetto del gradiente di velocità tra i filetti fluidi che costituiscono il campo

    aerodinamico intorno al veicolo, si desta una resistenza di attrito che costituisce,

    nella sua risultante, la resistenza aerodinamica di attrito o laterale.

    Essa può scriversi nella forma:

    21

    2ar ra lR C S V

    ove Sl è la superficie laterale del veicolo.

    Il valore di Cra, coefficiente di resistenza aerodinamica d’attrito, dipende dalla

    configurazione del campo aerodinamico intorno al veicolo.

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    53 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza aerodinamica

    La resistenza aerodinamica totale sarà data dalla formula.

    21

    2

    laer f ar rf ra f

    f

    SR R R C C S V

    S

    I coefficienti Crf e Cra sono inoltre funzione del rapporto L/S che prende il nome di

    allungamento.

    Al crescere dell’allungamento i coefficienti Cra e Crf sono rispettivamente

    crescente e decrescente.

    Nella tabella seguente vengono riportati alcuni valori di lr rf raf

    SC C C

    S.

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    54 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza aerodinamica

    Il coefficiente Cr, che permette di determinare la resistenza aerodinamica di un

    veicolo, può essere determinato per via sperimentale.

    La realizzazione della sperimentazione è fatta per mezzo dei “tunnel

    aerodinamici”.

    Per l’utilizzazione dei tunnel aerodinamici, che comportano ingenti potenze

    installate e notevoli problemi di gestione oltre che costruttivi, si è preferito

    operare su modelli a scala ridotta riproducenti le sagome dei veicoli oggetto delle

    prove stesse;

    oltre che agli elevatissimi costi per le prove sui veicoli reali, nella fase progettuale

    è importante operare ripetutamente, intervenendo con modifiche sulle sagome

    dei veicoli in prova prima di giungere alle scelte finali.

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    55 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

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    57 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza aerodinamica

    Dalle prove condotte su un cilindro di lunghezza L e diametro D, risulta che la

    resistenza complessiva è dovuta a:

    - effetto testa, pressioni esercitate sulla testata anteriore;

    - effetto coda, depressioni in coda al cilindro;

    - effetto pareti, resistenze lungo le pareti laterali (rugosità materiali e

    irregolarità concentrate).

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    58 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza aerodinamica

    Le prove dimostrano che il minimo Cr si ha per un solido a goccia (C = 0.08):

    effetto coda nullo.

    I risultati ottenuti possono essere riportati alla realtà ferroviaria se il convoglio o il

    veicolo può essere assimilato a un cilindro di lunghezza L e diametro D.

    Lo scopo è quello di definire forme che minimizzano la resistenza aerodinamica.

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    59 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza aerodinamica

    - La forma a goccia non è praticabile nei veicoli ferroviari.

    - Occorre uno studio accurato della forma aerodinamica della testata anteriore e

    posteriore (in ferrovia sono identiche perché i convogli sono bidirezionali;

    - Gli sforzi sono orientati alla DIMINUZIONE DELL’EFFETTO PARETI mediante:

    riduzione delle turbolenze nel sottotelaio, proteggendo le apparecchiature

    con carenature apposite. Analogamente si opera con le apparecchiature

    situate sul tetto;

    riduzione dei vortici fra convogli, minimizzando le discontinuità delle

    pareti esterne;

    riduzioni delle asperità delle superfici laterali.

    Necessità di utilizzare COMPOSIZIONI BLOCCATE (finestrini chiusi + carenatura).

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    60 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Treni a composizione bloccata

    Sono Treni per i quali sono adottate una serie di accorgimenti (assimilabile ad un

    cilindro).

    Per due unità a carrelli accoppiate (L = 20 ÷ 25 m ciascuna) risulta C = 0.40 ÷0.45.

    Per ogni unità in più si ha un incremento di C’ = 0.08 ÷ 0.1 (contributo effetto

    pareti). Nel caso in cui il treno non abbia carenatura inferiore e sia con finestrini

    apribili:

    - C +25%

    - C’ +50%

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    61 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza aerodinamica

    IPOTESI: Il treno è assimilato a un cilindro con L/D elevato (effetto coda

    trascurabile).

    La resistenza sarà quindi, somma di due aliquote:

    Rf = K Sf V2

    21

    2ar ra lR C S V

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    62 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza aerodinamica

    La resistenza aerodinamica può essere espressa dalle seguenti relazioni:

    r4 = 0.1·v2·S (per V 50km/h) [daN/t]

    r4 = 2.3·(v – 5)·S (per V > 50km/h) [daN/t]

    - v velocità espressa in m/sec;

    - S superficie convenzionale del treno espressa in m2.

    In particolare S è definita come la somma della superficie frontale Sf della

    locomotiva o locomotore, pari a circa 7m2, e della superficie Sl rappresentativa

    del contributo degli n vagoni trainati, per cui:

    Stot = Sf + Sl = 7 + (7·0.12)·n = 7 + 0.84·n

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    63 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    FORMULE GLOBALI

    La somma delle resistenze fin qui esaminate costituisce la resistenza in

    orizzontale ed in rettifilo ovvero:

    r0 = r1 + r2 + r3 + r4

    La determinazione pratica delle resistenze ordinarie dei veicoli viene effettuata, in

    prima approssimazione, per mezzo di formule globali di carattere semiempirico.

    Nel caso ferroviario l’espressione più comune è del tipo binomia:

    rord = a + b·V2

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    64 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    FORMULE GLOBALI

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    65 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    FORZE DERIVANTI DALL'ANDAMENTO PLANOALTIMETRICO

    Resistenza di pendenza

    L'andamento altimetrico del tracciato determina la presenza di forze longitudinali

    derivanti dalla componente della forza peso lungo l'asse della traiettoria: se il

    tracciato presenta una pendenza positiva (ascesa) tale forza si oppone al moto; se

    la pendenza è negativa la forza favorisce; in piano non si ha alcun effetto poiché la

    componente è nulla.

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    66 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza di pendenza

    Analogamente al caso del trasporto su gomma esprimendo la pendenza in per

    mille ed il peso in tonnellate si ottiene:

    Ri = P·sen P·tg = 1000·P·i [daN]

    La resistenza specifica vale allora:

    ri = 1000·i

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    67 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza di pendenza

    Esprimendo la pendenza in 0/00, il numero che indica la pendenza eguaglia quello

    che indica la resistenza specifica di livelletta:

    Nel caso ferroviario, a causa dell’aderenza limitata, non si superano valori di

    pendenze dell’ordine del 30 - 35 0/00. Nel caso stradale le pendenze raggiungibili

    sono più elevate.

    Si può calcolare la pendenza massima superabile al limite di aderenza partendo

    dall’equazione del moto:

    Trascurando le resistenze ordinarie, considerando il peso tutto aderente sarà:

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    68 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza di pendenza

    In ferrovia le pendenze massime indicative sono riportate in tabella:

    Sistema Pendenza [1/1000]

    ferrovie principali di pianura: 5 - 8

    ferrovie principali su terreno accidentato 15 - 18

    ferrovie principali di montagna 20 - 25

    ferrovie a scartamento ridotto 30 - 45

    ferrovie urbane (tutti veicoli automotori) 60

    tranvie 80

    funicolari 650

    cremagliere 400

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    69 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza in curva

    La resistenza complessiva che si oppone al moto dei veicoli ferroviari aumenta

    sensibilmente quando questi percorrono un binario in curva.

    Le cause principali di tale resistenza supplementare si possono ricercare nella

    solidarietà delle ruote con l'asse, nella velocità relativa tra bordino e fianco del

    fungo, nel parallelismo degli assi ovvero delle sale appartenenti allo stesso

    carrello.

    assile

    ruota

    piano del ferro

    traversa

    2s scartamento

    fusello

    Sala montata

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    70 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza in curva

    La solidarietà delle ruote con l'asse dà origine a strisciamenti delle ruote sulle

    rotaie per compensare la differenza di sviluppo fra il cerchio percorso dalla ruota

    esterna e quello tracciato dalla ruota interna.

    Il parallelismo degli assi di un veicolo si oppone, invece, al cambiamento di

    direzione dello stesso veicolo per cui, dopo ogni tratto elementare percorso nella

    direzione della tangente alla curva in un determinato punto, deve intervenire

    l'azione della rotaia sui bordini per far ruotare il veicolo e disporlo in direzione

    della tangente nel punto successivo.

    Tale rotazione dà luogo a nuovi strisciamenti delle ruote sulle rotaie, che

    risultano tanto maggiori quanto più grandi sono il valore normale dello

    scartamento del binario ed il passo rigido del veicolo, e quanto più piccolo è il

    raggio della curva.

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    71 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza in curva

    In definitiva la resistenza al moto in curva dipende dal coefficiente d'attrito

    ruota-rotaia, dal valore dello scartamento, dal peso agente sulle ruote e dal

    raggio del binario in curva.

    ampiezza della curva (radianti)

    raggio medio della curva

    2s scartamento del binario (o lunghezza asse)

    Se non è presente un differenziale (treni)

    in curva si verificano strisciamenti a causa

    della differenza di percorso che deve

    compiere la ruota interna e quella esterna:

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    72 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza in curva

    Il lavoro Lc corrispondente perduto per attrito (strisciamento) dà luogo ad una

    forza resistente rc:

    Lc = rc·S

    Il valore di rc si determina mediante relazioni sperimentali.

    RAGGIO (m) I000 900 800 700 600 500 450

    rc (daN/t) 0,50 0,60 0,80 1,00 1,20 1,50 1,70

    RAGGIO (m) 400 350 300 250 200 180 -

    rc (daN/t) 2,00 2,40 2,80 3,40 4,20 4,50 -

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    73 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza in curva

    Secondo Won Röckl la resistenza unitaria rc è uguale a: a

    R b [1/1000], in cui

    per dato scartamento e dato raggio di curvatura vengono assegnati i valori delle

    costanti a e b riportati in tabella.

    scartamento raggio (m) a b

    1435

    1000 900 750

    850

    250 350

    150 250

    60

    60

    40

    0.650 0.650 0.650 0.500 0.380 0.350

    55 65 30 30 17 10

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    74 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Resistenza d’inerzia

    Ogni variazione di velocità (accelerazione) induce una resistenza dovuta

    all’inerzia che vale:

    1000aP dv

    Rg dt [kg]

    con P in tonnellate.

    - g = accelerazione di gravità;

    - P = peso totale del veicolo;

    - a = accelerazione del veicolo;

    La resistenza specifica risulterà:

    1000a

    dvr

    g dt [kg/t]

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    75 © Prof. Giovanni Leonardi, 2009

    Accelerazione massima conseguibile:

    Lo sforzo di trazione massimo che può essere applicato è:

    Tmax = fad·Pa

    Tale sforzo deve vincere le resistenze al moto:

    Deve essere verificata l’equazione del moto:

    Tmax = Rtot

    In pianura e trascurando rc si ha:

    1000

    aad ord

    a

    Pga f r

    k P