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CERRO COMUNITÀ - giornalino della comunità cristiana della Visitazione di Maria S.S. in Cerro di Bottanuco (Bg). Autorizzazione n. 52 rilasciata dal Tribunale di Bergamo il 28.11.2000. Direttore responsabile: Maria Luisa Giovanzana. Proprietario: parrocchia della Visitazione Maria S.S., nella persona del legale rappresentante Don Ferdinando Sangalli, con sede in Piazza S. Maria 7, Bottanuco (Bg).Stampa: Tipografi a dell’Isola - Terno d’Isola (Bg).Redazione: Don Ferdinando Sangalli, Campana Roberta, Pagnoncelli Morgan, Carminati Alessandra, Barone Laura.Fotografi e a cura di: Chiara Pagnoncelli, Aurelio Carminati e autori vari.Collaboratori: Andrea Motta, Giulia Rota, Francesca Pecora, gruppo Catechisti, ragazzi “Cerro Lab”, gruppo Missionario.

ANNO 17 - N. 1 - APRILE 2017

INFORMAZIONIParrocchia Visitazione di Maria S.S.

Piazza S. Maria, 7 - Cerro di Bottanuco (Bg)

Numeri Telefonici:- Uffi cio parrocchiale - parroco: tel. 035/907270; fax 035/4992983 e -mail [email protected] Sangalli don Ferdinando - parroco Tel. 035/907270- Scuola materna “S. Vincenzo dè Paoli” Tel. 035/907451- Consultorio Familiare - Calusco tel. 035/4598440

Oratorio “Santa Gianna Beretta-Molla”Apertura ottobre/maggio: durante gli incontri di gruppo e attività programmate.Il sabato pomeriggio ore 14.30 - 18.00; la sera: da mar-tedì a domenica dalle ore 20.30 alle ore 23.00 (compreso baretto).Alcune proposte ricreative sono promosse dal gruppo di animazione. Le feste di compleanno si prenotano al bar dell’oratorio.

SOMMARIOEditoriale Pag. 2Asterisco Pag. 3-4Vita Parrocchiale Pag. 5-11Oratorio Pag. 12-24Missioni Pag. 25-29Evangelizzazione Pag. 30-33Il Santo del giorno Pag. 34-35Società Pag. 36-39Sport Pag. 40-42Tempo libero Pag. 43Mondo Cerro Pag. 44Cultura e Società Pag. 45Anagrafe Pag. 46Paginone Pag. 47-48

EDITORIALEOgni volta che sul ramo del vecchio sicomoro spunta una verdeggiante gemma inizia la vita della foglia, che darà i frutti al tempo giusto. Così la gemma di-venterà verde foglia che insieme ai frutti doneranno completezza alla vita dell’albero. La Pasqua è la pienezza della vita del Cristiano per-ché Pasqua signifi ca passaggio dalla morte alla vita; è la capacità di rialzarsi anche quando siamo schiaccia-ti dal dubbio e dalle sconfi tte. Gesù ce lo ha insegnato e lo ricorda in ogni Pasqua. L’albero secolare che domina in un cortile del no-stro paese ci insegna a cogliere ogni passaggio della nostra vita affi nché impariamo a cambiare secondo l’insegnamento di Gesù, che è via, vita e verità per il cristiano. Anche la croce è un albero che non ha più radici, un legno tagliato, trasformato, levigato e pian-tato nella terra. Non ha più bisogno di essere bagnato, ma sulla Croce il Figlio di Dio ha saputo donare se stesso per la salvezza degli stessi uomini che lo hanno crocefi sso. La Croce diventa l’albero della vita e dalla Croce viene la vita perché Gesù resterà per tre soli giorni nel sepolcro. Con la Risurrezione si è aperta la Vita per ogni uomo. Anche la nostra Comunità è chiamata a vivere il mi-stero della Pasqua che dalla Croce conduce alla Vita, per fare ciò con questo numero del giornalino sono offerti spunti di rifl essione. Non mancano però i ricordi delle esperienze già vis-sute e i ringraziamenti per tutte le persone che instan-cabilmente donano il loro tempo alla Comunità testi-moniando gli insegnamenti del Vangelo. Tra le pagine di questo numero troverete fotografi e, articoli scritti con il cuore e tanto tanto tanto desiderio di stare con voi!Da ultimo ma non meno importante Vi invitiamo a partecipare alle votazione per la elezione dei mem-bri che faranno parte del nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale come meglio spiegato nelle successive pagine.Vi auguriamo...

BUONA PASQUA NEL SIGNORE RISORTO!

Tu sei ritornato, Tu sei qui tra noi

e adesso ti avremo per sempre e adesso ti avremo per sempre

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Ci prepariamo alla Pasqua percorrendo il

CAMMINO QUARESIMALE

Asterisco

Rifl ettendo e meditando su questo Tempo forte, che la Chiesa pone alla nostra attenzione, “scopriamo” che la Quaresima ha un carattere essenzialmente battesimale sul quale si fonda quello penitenziale. La Chiesa, in-fatti, è una comunità pasquale perché è battesimale». La Chiesa prepara la Pasqua per celebrarla in pienezza con i suoi nuovi fi gli che ricevono il battesimo, con i suoi fi gli rinati alla grazia attraverso la riconcilia-zione e con i suoi fi gli che rinnovano i loro impegni battesimali. La catechesi battesimale occupa un posto preminente nelle letture liturgiche quaresimali. Lo oc-cupò nell’antichità, quando nel secolo IV fu istituito il catecumenato, che poteva protrarsi per tre anni, per garantire la debita preparazione di quelli che chiede-vano il battesimo.Oggi, con il rinnovamento conciliare, il catecumenato è stato ripristinato e il tema battesimale – compresi gli esorcismi quando ci sono catecumeni – occupa di nuovo la tematica delle domeniche di Quaresima, soprattutto nei cicli A e concretamente: nella terza domenica «l’acqua», la samaritana; e nella quinta, la «vita», risurrezione di Lazzaro. Osserviamo che i van-geli indicati sono considerati vere e proprie catechesi battesimali dell’evangelista san Giovanni.Parallelamente a questo cammino per i catecumeni, la Chiesa ne propone uno simile per i penitenti e per tutti quelli che si preparano a vivere il mistero pasquale: è la penitenza. La conversione è l’obbiettivo della pe-nitenza. Le «penitenze» sono mani-festazioni, segni di questa penitenza, mezzi che ci aiutano nel tentativo di raggiungerla. La penitenza nel suo signifi cato profondo è conversione o «metànoia», termine greco che po-temmo tradurre con «cambiamento di mentalità». Un cambiamento che ci porta a mutare il cuore e la vita. Chi cambia il suo modo di pensare, cambia la sua scala di valori e il suo modo di agire. C’è sempre qualcosa di semplice e di appassionante quan-do si tratta del cambiamento, della conversione di un credente. Tocca le radici stesse del suo essere «cristia-

no». Il suo pensiero si conformerà a quello del vange-lo di Gesù, il suo cuore si aprirà all'amore del Signore e darà accoglienza a tutti i fratelli, il suo stile di vita sarà il più simile possibile allo stile di vita di Cristo. La penitenza come sacramento realizza l'unione con il mistero pasquale di Cristo: «La stessa sera di pasqua, durante la prima apparizione ai discepoli, come primo frutto della redenzione, Gesù trasmette loro insieme alla pace “il soffi o creatore del suo Spirito” che è il perdono dei peccati e trasmette loro il potere di per-donare i peccati. Il mistero di redenzione diventa così ministero della riconciliazione».Quali sono i segni e mezzi penitenziali? La Chiesa ha mantenuto i tre segni tradizionali della penitenza che, a loro volta, sono mezzi che ci avvicinano a essa: il digiuno, la preghiera e l’elemosina:

Se il digiuno è vissuto con spirito di fede, diventerà sacramento che introduce al mistero di Cristo: unen-doci alla sua decisione di accettare la volontà del Pa-dre anche se occorre bere il calice dei momenti diffi -cili; immergendoci nella sua passione, nella sua lotta contro il peccato e la morte; incorporandoci alla sua risurrezione, alla sua vittoria sulla carne mortale e sul maggiore di tutti i limiti, la morte.

Per cominciare la preghiera, sono indispensabili al-cuni momenti di silenzio, di raccoglimento interiore e

di pace. Entrare in comunicazione con Dio per parlargli e raccontargli le no-stre ansie e i nostri dolori, i nostri pro-blemi e i nostri progetti. Quando par-liamo di queste cose nessuno ci presta attenzione. Ma durante la Quaresima dobbiamo soprattutto saper ascoltare Dio. Ci ha chiamati perché ha mes-saggi molto importanti da trasmetter-ci. Il più sensazionale è che ci ama, che ci ama follemente nel suo Figlio Gesù. L’ascolto attento della parola di Dio è sempre effi cace: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta

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Asterisco

germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata».

Elemosina - forse i termini carità, con-divisione, comunione dei beni non ci sembrano più adatti ai tempi moderni. In realtà l'elemosina si assimila ad essi e partecipa del loro signifi cato; ma è una parola che mantiene il suo fascino e, soprattutto, la sua tradizione biblica ed ecclesiale. L’aspetto più importante è il suo contenuto profondo che, nella sua prospettiva quaresimale in cui la inquadriamo, è conseguenza del digiuno e della pre-ghiera. Questa ha posto il credente in sintonia con Dio e con i fratelli. La preghiera ha fatto rinascere l’amore nel cuore; il digiuno chiede che questo amore si tra-duca in carità e in comunione. Un’elemosina così non ha niente di vergognoso, né per colui che dà né per chi riceve. Non ha niente a che vedere con elemosina sprezzante. Quando c’è bisogno si apre il portafogli, ma si ferma anche l’orologio per condividere il tempo, si chiama per telefono per comunicare vicinanza e in-teresse, si abbozza un sorriso per infondere coraggio, si fa una visita per fare un po’ di compagnia... L’ele-mosina nasce dall’amore e si traduce in amore. Per questo è valutata non in base al prezzo ma in base al cuore. Può addirittura dare molto poco, perché non si ha più; ma dà tutto quando dà se stesso. Allora non ci sarà taccagneria ma comunione; l’egoismo sarà spez-zato e ci sarà condivisione; carità e giustizia andranno in pari passo e ci sarà condivisione di beni.

Come ci esorta anche Papa Francesco, il quale dice: “la Quaresima è un nuovo inizio, una strada che con-duce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezio-ne, la vittoria di Cristo sulla morte. E sempre questo tempo ci rivolge un forte invito alla conversione: il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con tutto il cuo-re», per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore. Gesù è l’amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quan-do pecchiamo, attende con pazienza il nostro ritorno a Lui e, con questa attesa, manifesta la sua volontà di perdono. La Quaresima è il momento favorevole per intensifi care la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera

e l’elemosina. Alla base di tutto c’è la Parola di Dio, che in questo tempo siamo invitati ad ascoltare e me-ditare con maggiore assiduità. In particolare, qui vor-rei soffermarmi sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro. Lasciamoci ispirare da questa pagina

così signifi cativa, che ci offre la chiave per comprendere come agire per rag-giungere la vera felicità e la vita eter-na, esortandoci ad una sincera conver-sione. Lazzaro ci insegna che l’altro è un dono. La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita. Il primo invito che

ci fa questa parabola è quello di aprire la porta del no-stro cuore all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto.La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cam-mino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e me-rita accoglienza, rispetto, amore. La Parola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole. Ma per poter fare questo è necessario prendere sul serio anche quanto il Vange-lo ci rivela a proposito dell’uomo ricco. La parabola ci mostra poi che la cupidigia del ricco lo rende va-nitoso. La sua personalità si realizza nelle apparenze, nel far vedere agli altri ciò che lui può permettersi. Ma l’apparenza maschera il vuoto interiore. La sua vita è prigioniera dell’esteriorità, della dimensione più superfi ciale ed effi mera dell’esistenza. Cari fratelli e sorelle, la Quaresima è il tempo favorevole per rinno-varsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo. Il Signore - che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto ha vinto gli in-ganni del Tentatore - ci indica il cammino da seguire. Lo Spirito Santo ci guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purifi cati dal peccato che ci acceca e servi-re Cristo presente nei fratelli bisognosi”. “Preghiamo gli uni per gli altri affi nché, partecipi del-la vittoria di Cristo, sappiamo aprire le nostre porte al debole e al povero. Allora potremo vivere e testimo-niare in pienezza la gioia della Pasqua”.

BUONA PASQUA 2017il parroco

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Vita parrocchiale

Elezione dei componenti del nuovoConsiglio Pastorale Parrocchiale

Buona e Santa Pasqua alla Vostra famiglia. In allegato al Giornalino, Vi è arrivata una scheda per votare il nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale. Quanto riportato di seguito cerca di spiegare al meglio l’importanza di questa scheda.

CHE COS’È IL CONSIGLIO PASTORALEPARROCCHIALE (C.P.P.) ED A COSA SERVE?Il Consiglio Pastorale Parrocchiale (C.P.P.) è l’organi-smo consultivo più importante, all’interno della Par-rocchia. L’intento del Consiglio è raccogliere idee, suggerimenti e anche critiche per proporre nuove ini-ziative a livello comunitario e stendere un calendario di celebrazioni e iniziative durante l’anno liturgico. Nel Consiglio Pastorale Parrocchiale trovano voce i diversi gruppi parrocchiali, tutti rappresentati, in modo da po-ter confrontarsi e collaborare insieme. Oltre ai gruppi parrocchiali, il Consiglio comprende alcuni membri della comunità, che vengono scelti mediante elezioni in Parrocchia.Questi membri, il cui requisito essenziale è che abbiano a cuore la vita di fede e la vita della Parrocchia,hanno il compito di portare a loro volta consigli e proposte su quali nuove iniziative portare avanti e sul come miglio-rare quelle esistenti.

CHI COMPONE IL CONSIGLIO PASTORALEPARROCCHIALE?Da statuto, fanno parte del Consiglio Pastorale Parrocchiale:

- Il parroco, di diritto;

- Un rappresentante del gruppo catechisti, scelto dal gruppo dei catechisti;

- Un rappresentante del gruppo missionario, scelto dal gruppo missionario;

- Un rappresentante del gruppo dei baristi dell’O-ratorio, scelto dal gruppo dell’Oratorio;

- Un rappresentante del gruppo del Coro, scelto dal Gruppo del Coro;

PASQUA 2017- Due ragazzi di età compresa tra i 18 e i 30 anni,

scelti mediante elezioni;

- Due ragazze di età compresa tra i 18 e i 30 anni, scelte mediante elezioni;

- Due uomini di età superiore ai 30 anni, scelti me-diante elezioni;

- Due donne di età superiore ai 30 anni, scelte me-diante elezioni;

- Alcune persone nominate dal Parroco, che dun-que entrano di diritto nel Consiglio.

- Ad ogni riunione del CPP inoltre partecipa, a rotazione, un membro del Consiglio Pastorale per gli Affari Economici (CPAE).

CHI PUÒ FAR PARTE DEL CONSIGLIOPASTORALE PARROCCHIALE?Tutti i battezzati maggiorenni, anche non residenti in Parrocchia ma che vivono la fede frequentando abitualmente la nostra Comunità, possono far parte del Consiglio Pastorale Parrocchiale.Fanno eccezione coloro che precedentemente hanno partecipato al C.P.P. per due mandati consecutivi: tali membri, da statuto, non sono rieleggibili, e torneran-no ad esserlo soltanto tra 5 anni. Ovviamente non sono eleggibili, in quanto fanno già parte del nuovo Consi-glio Pastorale Parrocchiale, anche i rappresentanti dei gruppi già scelti all’interno dei gruppi stessi (sull’altra facciata sono riportati i nomi dei “non eleggibili”).

CON QUALI SCADENZE SI RIUNISCE IL C.P.P.E QUANTO DURA IL MANDATO DEI SUOI MEMBRI?In genere il C.P.P. si riunisce ogni 3-4 mesi, dunque per un totale di 3-4 incontri annuali. Il mandato dei membri del C.P.P. ha durata di 5 anni. La scheda allegata a questo foglio serve per votare i rap-presentanti del Consiglio Pastorale Parrocchiale. Ogni famiglia avrà a disposizione una scheda. Sulla scheda vengono precisati tutti i dettagli per la votazione.

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Vita parrocchiale

ELEZIONE DEI NUOVI MEMBRI DEL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE (C.P.P.)

“ISTRUZIONI PER L’USO”

Sulla scheda per la votazione, ciascuna famiglia è chiamata a scegliere per il nuovo Consiglio Pasto-rale, negli opportuni spazi in tabella sulla scheda per il voto:

- 1 o 2 ragazzi di età compresa tra i 18 anni (compiuti entro Pasqua 2017) e i 30 anni;

- 1 o 2 ragazze di età compresa tra i 18 e i 30 anni;

- 1 o 2 uomini di età superiore ai 30 anni;

- 1 o 2 donne di età superiore ai 30 anni;

IMPORTANTE: Indicare sia il nome, sia il cognome della persona / delle persone scelte.Si possono indicare fino a 2 preferenze per ciascuna categoria, quindi fino a 8 preferenze totali.

PERSONE CHE NON POSSONO ESSERE VOTATE PER IL NUOVO C.P.P.:- Fulvio Betelli, Dino Colleoni, Rosa Pagnoncelli, Francesca Pecora, Roberta Rossi

(per il limite dei 2 mandati consecutivi);

- Manuel Beretta (scelto come rappresentante del Gruppo Catechisti nel nuovo C.P.P.);

- Maurizio Baccanelli (scelto come rappresentante del Gruppo Missionario nel nuovo C.P.P.);

- Anna Ghezzi (scelta come rappresentante del Gruppo dell’Oratorio nel nuovo C.P.P.);

- Danila Pirola (scelta come rappresentante del Gruppo del Coro nel nuovo C.P.P);

- Aurelio Carminati, Angelo Magni, Lorena Pagnoncelli, Irene Pagnoncelli (membri del CPAE);

- Morgan Pagnoncelli (confermato come segretario nel nuovo C.P.P.)

MODALITà E TEMPI DELLA VOTAZIONE:- Le schede vengono distribuite con il Giornalino Parrocchiale di Pasqua.

- La votazione si apre ufficialmente la Domenica delle Palme: Domenica 9 aprile 2017

- Chiusura delle votazioni: Domenica 23 aprile 2017

- La scheda, ovviamente in forma anonima, va riconsegnata nell’apposita urna, che verrà posta in Chiesa nel periodo compreso tra domenica 9 aprile 2017 e domenica 23 aprile 2017. La votazione si conclude al termine della S. Messa delle 10,30 di domenica 23 aprile.

COSA SUCCEDE DOPO IL PERIODO DELLA VOTAZIONE?Una volta concluso il periodo della votazione, verrà effettuato lo scrutinio, diviso nelle quattro catego-rie spiegate in precedenza. I due più votati per ciascuna categoria verranno contattati dal Parroco che chiederà loro la conferma a voler far parte del Consiglio Pastorale Parrocchiale. Qui si chiede la generosità e la disponibilità ad accettare la nomina, da parte delle persone vota-te. In caso di rifiuto da parte delle prime persone elette, il Parroco procederà a contattare le altre persone votate, in ordine decrescente di voti ottenuti.

Grazie per l’attenzione.

Il parroco Don Ferdinando

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Vita parrocchiale

Domenica 12 Febbraio 2017

Presentazione dei bambinidella Prima Confessione

Domenica 12 febbraio 2017 sono stati presentati alla comunità 16 bambini di terza elementare.

GAIA, SIMONE, LEONARDO, GABRIEL,FRANCESCO, SERENA, JACOPO, GIULIA,

GIULIO, ILARIA, CAROLINA, VIOLA,RICCARDO, JASON, CLAUDIA E NICCOLÒ.

Insieme a noi catechiste stanno compiendo il cammino di preparazione alSACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE che verrà celebrato domenica 2 aprile.

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Vita parrocchiale

C’era una volta un pastore che possedeva cento peco-re… anzi centoSEDICI. Tutte le pecore erano bianche, paffute, con una bella lana ricciuta e morbida, sembravano tutte simili, ep-pure il pastore le sapeva riconoscere ad una ad una e ad ognuna aveva dato un nome. Ogni mattina il pa-store le faceva uscire dall’ovile per portarle al pasco-lo. Un giorno le condusse su, su per la collina, dove c’era un bel prato con tanta erba verde. Ben presto le pecore iniziarono a brucare, ma non tutte rimasero vicino al pastore

GAIA, vide degli alberi carichi di frutta e si allontanò per raccoglierne un po’.

SIMONE si spostò alla ricerca di un grosso sasso su cui sedersi a suonare la chitarra.

LEONARDO e GABRIEL, rimasero incantati a con-templare il panorama e restarono indietro.

ILARIA, lasciò il gregge per andare al ruscello, per bere un po’ d’acqua.

SERENA, si allontanò perché voleva arrampicarsi su un albero.

JACOPO e GIULIO, con alcuni rami e delle pietre decisero di costruirsi una capanna.

GIULIA, si mise a raccogliere dei fiori da portare alla mamma.

FRANCESCO, usando una pigna come se fosse un pallone, si divertiva a fare goal

JASON, si mise a intagliare un ramo di legno per far-ne un bastone da montagna.

RICCARDO si recò in esplorazione di una grotta che aveva visto lì vicino.

VIOLA e CAROLINA costruivano delle collane con le margherite raccolte nel prato.

CLAUDIA, si era fermata a chiacchierare con degli scoiattoli.

NICCOLò, steso nel prato, contava quante nuvole passavano sopra di lui.

Per molte ore le SEDICI pecore gironzolarono per i prati finché si accorsero di essersi allontanate troppo

dal pastore. Allora il loro cuore cominciò a battere forte per la paura. Venne sera. Era ora di rientrare all’ovile. Come al solito il pastore diede un fischio, che le pecore conoscevano, e in un attimo si raccol-sero intorno a lui pronte a tornare a casa. Quando arrivarono al recinto, il pastore si mise sulla porta per farle entrare e intanto le contava: “Una, due, tre, quattro, cinque… finché arrivano le ultime… novan-tasette, novantotto, novantanove, cento… ne manca-no SEDICI! Oh povero me – disse – Mancano GAIA, SIMONE, LEONARDO, GABRIEL, FRANCESCO, SERENA, JACOPO, GIULIA, GIULIO, ILARIA, CAROLINA, VIOLA, RICCARDO, JASON CLAU-DIA E NICCOLò… devo correre a cercarle!” Il pastore tornò di corsa verso il pascolo. Ogni tanto, lanciava un fischio di richiamo, poi tendeva l’orec-chio, ma nessuno rispondeva. Le povere pecorelle si erano nascoste, quasi senza respirare, per paura che si avvicinassero i lupi. Ad un certo punto, parve loro di sentire un fischio e tesero le orecchie: il fischio si ripeté. “Oh, è proprio il nostro pastore che viene a cercarci. Eccolo, eccolo che arriva! Che gioia, che gioia, sentirlo arrivare!”. Quando finalmente il pasto-re le trovò, le accarezzò una ad una per la felicità di averle ritrovate e con il cuore raggiante le riportò a casa cantando. Quella sera fece festa con gli amici.

ANCHE NOI QUANDO COMMETTIAMO PEC-CATO CI ALLONTANIAMO DAL SIGNORE, MA QUANDO CI PENTIAMO LUI è Lì PRONTO A PERDONARCI, ABBRACCIARCI E A FAR FE-STA PERCHé CI HA RITROVATO.

Prima della benedizione è stato fatto un piccolo dono a ciascun bambino come ricordo di questa celebra-zione un segnalibro con la preghiera “O Gesù d’amo-re acceso” che ricorda loro che quando si perdono nel peccato sono un po’ come pecorelle smarrite, ma che è facile ritrovare il Padre con il sincero pentimento e la confessione. Anche per i genitori un piccolo pen-siero, con delle valide indicazioni per come vivere in-sieme ai vostri figli la bellezza del Sacramento della Riconciliazione.

Le catechiste, Elisa e Vanessa

La presentazione è stata introdotta da questa storia molto significativa.

UN PASTORE HA CENTO PECORE…ANZI CENTOSEDICI

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Presentazione Cresimandi

ARSUFFI SARABACCANELLI IRENE

BASSI FABIODOTTI SOFIA

FORESTI ANDREAGAMBA MICHELE

GHEZZI GABRIELE

LOCATELLI ANNALISALUCCHINI GRETA

MASON FRANCESCOMAZZOLENI GIULIA

TASCA MIRKOPAGNONCELLI MANUELA

PAGNONCELLI MATTIA

Domenica 5 marzo 2017, durante la celebrazione eu-caristica, i ragazzi di seconda e terza media si sono presentati davanti al Signore, per condividere insie-me a tutta la comunità il loro desiderio di ricevere la Cresima, che avverrà il 30 aprile prossimo. Gior-no per giorno, attraverso gli incontri di catechesi e l’esperienza di una comunità viva, hanno maturato

la consapevolezza di quanta importanza avrà il Sa-cramento della Cresima affi nché possano trovare il loro posto nella comunità, nella vita e nel mondo. I ragazzi hanno chiesto al parroco, ai catechisti di esse-re aiutati a crescere, ma soprattutto si sono affi dati a Gesù, che attraverso il dono dello Spirito Santo, pos-sa essere per loro luce e via e vita.

ROSSI GIADAROSSI MICHAEL

TASCA FRANCESCAVERZENI GIORGIA

VICINANZA NICCOLÒZONCA FRANCESCA

ZONCA SOFIA

Vita parrocchiale

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Vita parrocchiale

Presentazione Fanciulli

Prima Comunione

AURORA GERENZIANI

CARLO PAGNONCELLI

ELISA LUCCHINI

EMMA CITTERIO

FILIPPO TASCA

Domenica 19 marzo 2017, affi dandosi alla Protezione di San Giuseppe, i fanciulli di quarta elementare della nostra comunità hanno fatto un passo avanti dal banco verso l’altare e si sono presentati alla Comunità chiedendo alla stessa Comunità buon esempio, testimonianza e preghiera in preparazione al giorno, tanto atteso, in cui incontreranno Gesù nell’Eucarestia, che avverrà domenica 14 maggio durante la S. Messa delle ore 10,30.

GIOELE SPADA

LETIZIA BENEDETTO

LINDA TASCA

NICOLA VERZENI

SAMUELE VAVASSORI

SARA MAZZOLENI

SARA NODARI

SIMONE GHISLENI

SOFIA PAGANELLI

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Vita parrocchiale

Cerro in Canto“Donna meravigliosa amante della vita,sposa, madre, medico professionista esemplareoffrì la sua vita per non violare il misterodella dignità della vita”.

Carlo Maria Card. Martini(retro medaglia Beatifi cazione, 24 aprile 1994)

è con lei che il “Coro Santa Gianna” nato nella no-stra parrocchia vuole camminare, è da lei che si è ispi-rato prendendone il nome. Santa Gianna Beretta Molla è stata una persona semplice, con una vita comune alla maggior parte di noi, era madre, moglie, lavoratrice, ma con la sua vita è stata capace di fare la differenza trasformandola in un dono d’amore a servizio del pros-simo.Col canto anche noi vogliamo mettere il nostro tempo, il nostro impegno, ma soprattutto il nostro cuore a ser-vizio della parrocchia. Il Coro Santa Gianna ha fatto il suo debutto uffi ciale il 19 febbraio accompagnando la

celebrazione liturgica. è stato per noi un momen-to emozionante e tanto atteso, ma sapere che la chiesa era gremita di persone ci ha toccato il cuore. Cogliamo l’occasione per ringraziare tut-ti voi dell’affetto e della vicinanza dimostrataci. è di questi momenti che la nostra comunità ha bisogno, momenti di condivisione, di vicinanza,

momenti in cui ci si riscopre una grande famiglia, unita da valori cristiani e affetti sinceri. Ringraziamo sia chi quel giorno c’ha sostenuto con la propria presenza, sia chi c’è stato vicino con il pensiero e la preghiera. Un grande grazie va al nostro maestro, Magni Claudio, che con dedizione si occupa del coro, e un altrettanto grazie va a Don Ferdinando per la disponibilità dimo-strataci fi no ad ora. Sotto la guida del Signore e con la protezione di Santa Gianna il coro continua con gioia e fede il proprio cammino... sperando sia tutto in salita. Un grande abbraccio.

Il coro Santa Gianna

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Oratorio

Il 18 dicembre si è svolto il terzo incontro di catechesi fa-miliare dal tema “Guardare alla Sacra famiglia per cele-brare la nostra famiglia, una famiglia che ama, una chiesa in cammino”. Con i genitori abbiamo letto alcuni brani del Nuovo e Vecchio Testamento per trovarvi i valori che venivano trasmessi all’interno della famiglia al tempo dei profeti e al tempo di Gesù. Abbiamo visto come la Bibbia consideri la famiglia come la sede della catechesi dei fi gli. La famiglia stessa è il luogo dove i genitori diventano i loro primi maestri di fede. I genitori hanno il dovere di compiere con serietà la loro missione educativa, e i fi gli sono chiamati ad accogliere e praticare il comandamen-to “Onora tuo padre e tua madre”. Nel Nuovo testamento si parla della famiglia cristiana come chiesa domestica, “Chiesa che si riunisce nella casa”. La famiglia, deve te-stimoniare la bellezza di un amore capace di accogliere la vita, di perdonare, di chinarsi sul più debole, di attraver-sare le diverse stagioni della vita. Nella Bibbia si legge: “I fi gli siano rispettosi verso i genitori, e i genitori non inaspriscano il rapporto”. L’apostolo Paolo raccomanda ai genitori di evitare ogni forma di autoritarismo. Con i geni-tori abbiamo rifl ettuto sul tipo di problemi che distruggono oggi il rapporto tra genitori e fi gli: una causa è spesso la mancanza di autorevolezza, che genera o il permissivismo o l’autoritarismo. L’uno e l’altro indeboliscono la perso-nalità dei fi gli che non ricevono una coerente visione della vita e non vengono introdotti nella realtà, o perché trop-po protetti o perché troppo liberi, e così o hanno paura di affrontarla o l’affrontano senza regole ne’ razionalità. La famiglia deve essere, invece, luogo di sostegno, di ac-compagnamento, di guida, anche se a volte è chiamata a reinventare i suoi metodi e trovare nuove risorse. Un’altra causa è la mancanza di dialogo, che porta i gio-vani a confi darsi con i coetanei più che con i genitori. Nel nostro gruppo si è comunque espresso il parere che è anche giusto che alcune cose vengano raccontate agli amici e non a mamma e papà. Considerando gli stimoli negativi a cui la società sottopone i ragazzi è, allora, indispensabile trovare del tempo per loro, parlando con semplicità e affetto delle cose importanti, orientando e preparando i bambini e gli adolescenti affi nché sappiano affrontare le diverse situa-zioni della vita. Insieme abbiamo letto il brano del vangelo di Luca sul ritrovamento di Gesù nel tempio che ci mo-stra due genitori attenti ma non ossessivi, paterni ma non pesanti, vicini ma non soffocanti, responsabili ma anche

Catechesi FamiliareLa Sacra Famiglia e i 10 Comandamenti:

un sentiero da seguirecapaci di responsabilizzare. Un altro problema è la vita frenetica di oggi che ha portato a rapporti interpersonali frettolosi e superfi ciali e alla generazione del “tutto e su-bito”. La famiglia deve educare alla capacità di attendere. Quando si impara ad aspettare il momento adatto, si inse-gna cosa signifi chi essere padrone di sé stesso, autonomo davanti ai propri impulsi e si impara a rispettare i tempi dell’altro. La famiglia infatti deve essere l’ambito della socializzazione primaria, il primo luogo in cui s’impara a collocarsi di fronte all’altro, ad ascoltare, a condividere, a rispettare, ad aiutare, a convivere. A volte i genitori, inve-ce, per non essere capaci di gestire l’insoddisfazione dei fi gli per qualcosa di non ricevuto nei modi o nei tempi da loro richiesti, o per paura di una loro ribellione, fi niscono per concedere tutto ciò che chiedono. Sappiamo che qualunque realtà familiare, è costretta alla fatica quotidiana della ricerca di accettarsi ed amarsi sempre più, di approfondire il dialogo e la confi denza, di affi nare il rispetto e la libertà, di realizzare quella carità cui esorta san Paolo nella lettera ai Colossesi. La fatica sta proprio nell’accettare le diffi coltà della vita che possono essere le tensioni tra marito e moglie, le diverse scelte dei fi gli, la vecchiaia e la malattia di un genitore e anche soffe-renze ben più gravi ma noi crediamo che sia una fatica se-rena e vincente perché sappiamo che nella nostra famiglia, comunque vadano le cose, è presente e ci guida Dio, che ci ha promesso di essere presente sempre e ciò vale tanto più per una famiglia che, con la celebrazione dei sacramenti, in particolare quelli del matrimonio e del battesimo, Lo invita ad essere protagonista della sua storia. San Paolo ricorda che, proprio attraverso l’amore per la propria fami-glia realizziamo quella pace di Cristo cui siamo chiamati “in un sol corpo”. Ecco perché guardiamo alla Sacra Fa-miglia e non è anacronistico proporla oggi come modello di famiglia: la Famiglia di Nazaret proclama al mondo che la famiglia umana è opera stupenda di Dio, voluta e rego-lata da lui stesso e che la comunione con Dio è il segreto della sua riuscita (Sal 128); la Sacra Famiglia ci richiama a valori essenziali quali la conoscenza, la stima reciproca, la capacità di uscire da se stessi, di sapersi comprendere, all’occasione perdonare, di coltivare progetti ed ideali co-muni, e più ancora di pregare insieme; la Sacra Famiglia ci insegna che i fi gli sono un dono di Dio, è Lui il genitore per eccellenza, e così come Maria e Giuseppe anche noi dobbiamo crescere i nostri fi gli nella fede, aiutarli a instau-

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Oratorio

rare quel rapporto privilegiato che anche Gesù aveva col Padre Celeste. La parola di Dio e la presenza di Gesù nella nostra vita fa si’ che riusciamo come Maria e Giuseppe a compiere la missione di genitori, guidati dallo Spirito Santo in rettitudine e giustizia. Da “Amoris laetitia” abbiamo tratto le parole di papa Fran-cesco: «Il nostro Dio, nel suo mistero più intimo, non è solitudine, bensì una famiglia, dato che ha in sé paternità, filiazione e l’essenza della famiglia che è l’amore. Que-sto amore, nella famiglia divina, è lo Spirito Santo».[6] La famiglia non è dunque qualcosa di estraneo alla stessa es-senza divina. “Davanti ad ogni famiglia si presenta l’icona della fami-glia di Nazaret, con la sua quotidianità fatta di fatiche e persino di incubi, come quando dovette patire l’incom-prensibile violenza di Erode, esperienza che si ripete tra-gicamente ancor oggi in tante famiglie di profughi rifiutati e inermi. Come i magi, le famiglie sono invitate a con-templare il Bambino e la Madre, a prostrarsi e ad adorar-lo (cfr Mt 2,11). Come Maria, sono esortate a vivere con coraggio e serenità le loro sfide familiari, tristi ed entusia-smanti, e a custodire e meditare nel cuore le meraviglie di Dio (cfr Lc 2,19.51). Nel tesoro del cuore di Maria ci sono anche tutti gli avvenimenti di ciascuna delle nostre famiglie, che ella conserva premurosamente. Perciò può aiutarci a interpretarli per riconoscere nella storia familiare il messaggio di Dio.” Poco prima della fine dell’incontro è intervenuto anche don Ferdinando che ci ha dato qual-che consiglio rispetto alle tematiche adolescenziali, dimo-strando di comprendere quanto sia difficile il nostro com-pito. Poi i genitori si sono riuniti ai loro figli con l’invito a rallegrarsi nel ricordo della Sacra famiglia di Nazareth e a celebrare, con lei, anche la nostra famiglia.Il quarto incontro di catechesi familiare si è svolto il 5 feb-braio, “Giornata della vita”, e aveva come tema “I dieci Comandamenti”. Noi catechiste ci siamo confrontate su come fosse possibile conciliare questo tema, uno degli ar-gomenti scelti dai genitori durante il primo incontro, con la giornata della vita e su come affrontarlo ma non è difficile capire che i dieci comandamenti sono una direttiva per la vita, un sentiero da seguire perché hanno lo scopo di ispi-rare ed orientare la nostra vita. Il messaggio che abbiamo voluto far passare è che i comandamenti ci sono stati do-nati per “espandere e dilatare oltre ogni confine la libertà donata da Dio al singolo e alla comunità”.Dal momento che Dio ha liberato il suo popolo dalla con-dizione di schiavitù ha voluto donargli dieci regole per non ricadere in schiavitù. Il gruppo di genitori seguiti da Fran-cesca ha proprio affrontato l’argomento analizzando ogni comandamento e domandandosi quali siano le schiavitù di oggi: gli idoli come il potere, il denaro, la ricchezza, il sesso; la tendenza ad abusare del nome di Dio per il sod-disfacimento dei propri desideri; dimenticare che la dome-nica è celebrazione della liberazione che ci è stata donata da Cristo tramite la Sua morte e Resurrezione, e lasciarci, invece, inghiottire dalle nostre mille occupazioni; l’indivi-dualismo che ci fa pensare di essere indipendenti da coloro

che ci hanno dato la vita e che partecipano della bontà di Dio, di cui sono rappresentanti; la violenza, il credere che possiamo essere noi a decidere della vita e della morte, la calunnia, il pregiudizio; l’umiliazione del proprio e dell’al-trui corpo ridotto a oggetto di piacere, l’infedeltà coniuga-le che dimentica l’analogia tra matrimonio e alleanza di Dio col Suo popolo; lo sfruttamento, a proprio beneficio, del bisogno altrui, l’abuso delle istituzioni dello stato so-ciale, lo spreco, credersi proprietario dei beni della terra; il disimpegno nei confronti di una corretta amministrazione della giustizia, la manipolazione del diritto, il giudizio ver-so gli altri, rendere pubblico ciò che è privato; il desiderio disordinato, cioè dettato dall’ avidità, dall’invidia, il con-sumismo sfrenato, la smania di soddisfare immediatamen-te non i bisogni ma la voglia di superfluo.Questi sono surrogati di Dio e ci rendono schiavi, mentre il programma dei Dieci Comandamenti è quello di vivere in-sieme nella libertà di Dio. Insieme ai genitori abbiamo ri-cordato anche che la giornata della vita è stata proclamata nel 1978 anno in cui fu promulgata la legge 194 che regola e legalizza l’interruzione volontaria di gravidanza. A par-tire da questo spunto il gruppo di Danila ha approfondito i dieci comandamenti alla luce della giornata della vita.“Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, pri-ma che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato” (Libro del profeta Geremia 1, 5). Il gruppo si è soffermato sul grave peccato contro il quinto comandamento, l’aborto.“Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito», ha giudicato Francesco, «ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo”... “Per questo l’attenzione alla vita umana nella sua totalità è diventata negli ultimi tempi una vera e pro-pria priorità del Magistero della Chiesa, particolarmente a quella maggiormente indifesa, cioè al disabile, all’amma-lato, al nascituro, al bambino, all’anziano, che è la vita più indifesa». Occorre dunque «l’impegno di coerenza con la vocazione cristiana verso la cultura contemporanea, per contribuire a riconoscere nella vita umana la dimensione trascendente, l’impronta dell’opera creatrice di Dio, fin dal primo istante del suo concepimento”.è intervenuto anche Don Ferdinando che ha ribadito che la vita è un dono di Dio e come tale va protetta e promossa.Alla fine dell’incontro le famiglie si sono riunite per la me-renda. Noi catechiste del gruppo genitori abbiamo potuto vedere con quanto entusiasmo i bambini e i ragazzi raccon-tavano ai genitori l’attività svolta con i nonni, i quali hanno regalato loro affettuosi ricordi di quando erano bambini. Il momento di preghiera ha concluso questa giornata che ha unito la catechesi familiare sui dieci comandamenti alla “giornata della vita” , riflettendo sul messaggio proposto: “ Avere cura dei nonni e dei bambini esige lo sforzo di resistere alle sirene di un’economia irresponsabile, che ge-nera guerra e morte... Educare alla vita significa... favorire la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale.”

Francesca e Danila

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5 febbraio 2017 - Festa della Vita"Donne e uomini nel solco

di S. Madre Teresa di Calcutta"Una domenica di grande festa nella giornata in cui la Chiesa cattolica attraverso la testimonianza di Madre Teresa di Calcutta ha voluto salvaguardare la vita tutta intera. Madre Teresa si è prodigata per ogni vita umana, da quella non nata a quella abbandonata e scartata, non solo proclamando incessantemente che “chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero”, ma anche chinandosi in prima persona sulle persone sfi nite, scartate, lasciate morire ai margini delle strade, ricono-scendo la dignità che Dio aveva dato loro. Testimoniando che la vita è anzitutto un dono.In questa domenica di memoria e di festa ci siamo ra-dunati nel nome del Signore celebrando la Santa Messa e dopo la benedizione tutti insieme sul sagrato abbiamo formato un cerchio e dopo aver ascoltato la canzone di Nek dal titolo “è da qui” e aver sentito l’inno alla vita di Madre Teresa abbiamo lanciato verso il cielo i nostri palloncini. Dopo aver colorato il cielo con tanti colori di speranza, amore e libertà ci siamo recati in oratorio dove le nostre magnifi che donne della cucina ci hanno pre-parato un pranzo squisito che abbiamo condiviso con le nostre famiglie con degli ospiti particolari, i nostri nonni. I bambini e i nonni, il futuro e la memoria. I bambini “sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza”; i nonni “sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno tra-smesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore più promettente della fa-miglia, perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti”.Dopo il pranzo i genitori sono andati al loro incontro di catechesi familiare e noi educatori con i bambini e i nonni ci siamo divertiti a fare un confronto tra genera-zioni attraverso giochi, quiz e racconti. è stata davvero una giornata fantastica dove abbiamo gustato la bellezza della vita, la bellezza di stare insieme, la bellezza di sa-pere condividere. Insieme per ringraziare il Signore per il dono della vita e della fede, per rinnovare la nostra gioia e il nostro amore vicendevole.

Laura

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“L’onda gioiosa dei ragazzi missionari”Domenica 12 marzo Roberta, Carolina, Manuel ed io abbiamo accompagnato alcuni dei nostri ragazzi del ca-techismo a vivere una gioiosa giornata “missionaria” al Convegno Missionario Diocesano in Bergamo.Gioia, entusiasmo, libertà, stupore, colori, fantasia... tante emozioni hanno provato i nostri ragazzi nel poter condividere con altri coetanei questa bella esperienza di chiesa in “uscita”..una chiesa che esce dal proprio gu-scio e vive la vera relazione,condivisione, missione... una chiesa che desidera ancora riempirsi di Dio e del suo Amore attraverso la PAROLA. Il titolo del Convegno in-fatti è: “CHE IL SUO VANGELO DIVENTI TUO!”Siamo arrivati all’Istituto Palazzolo ci hanno accolto e diviso nei vari gruppi. Appena raggiunto il gruppo abbiamo incontrato degli animatori che hanno appun-

to animato la mattinata con un gioco di presentazione intervallate da loro piccole condivisioni delle loro espe-rienze quotidiane e del loro desiderio di vivere in estate un’esperienza missionaria in diverse parti del mondo.Alle ore 11,30 abbiamo condiviso insieme il PANE SPEZZATO, l’Eucaristia celebrata dal Vescovo Beschi in Sant’Alessandro.C’era una chiesa invasa da più di 1.200 bambini più tutti gli accompagnatori e gli adulti.Quanto è importante saper mettersi in ascolto della PA-ROLA... quanto è importante saper gustare la PARO-LA... quanto è importante condividere insieme la PA-ROLA perché attraverso di essa possiamo diventare veri testimoni e missionari, uomini e donne appunto capaci di VANGELO.

La PAROLA illumina il mondo.La PAROLA cammina sulla terra dell’ASIA e trova tanti cuori pieni di vita.La PAROLA incontra le storie dell’AMERICA e accompagna il cammino di tanti uomini e donne.La PAROLA dialoga con il caldo dell’AFRICA e disseta nella fatica.La PAROLA risuona nelle vie dell’EUROPA e continua a raccontare Dio.La PAROLA ondeggia tra le isole dell’OCEANIA e sostiene nelle diffi coltà.La PAROLA illumina il mondo e lo conduce alla mensa dell’Eucaristia perché tutti gli uomini siano pieni di luce!

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Dopo la condivisione del PANE EUCARISTICO siamo tornati all’Istituto Palazzolo e abbiamo pranzato insie-me, a fi ne pranzo gioco di squadre e conclusione. Che dire è stata una giornata diversa, bella e ricca di positivo.Grazie a chi ha permesso questo incontro di crescita per i nostri ragazzi ma anche per noi, perché non si fi nisce mai di imparare e crescere. Ogni incontro è sempre nuo-vo e anche l’incontro con la PAROLA di Dio ha da dirti sempre qualcosa di nuovo, tutto dipende dal CUORE.

Laura,Carolina, Roberta e Manuel

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Cristi ani non si nascema si diventa!Nel pomeriggio di sabato 25 febbraio venti di ragazzi del-le classi quinta e medie sono partiti con lo zaino in spalla per trascorrere un week end all’Ostello di Colognola (BG)accompagnati dai loro catechisti Carolina, Roberta, Anna e Morgan. L’avventura è iniziata alla fermata del pullman di linea a Capriate San Gervasio. Il pullman è arrivato carico di altri passeggeri, per cui abbiamo dovuto sederci accan-to degli sconosciuti che ci guardavano interrogandosi sulla nostra destinazione visto che solo dopo due fermate al par-cheggio della Malpensata siamo scesi. Dopo avere percorso un tratto di strada, alle ore 16,00 in punto abbiamo suonato il campanello dell’ostello ed il custode ci ha accolto facen-doci fare un giro nel giardino in attesa della merenda, che Mattia B. e Mattia C. hanno portato con l’auto di Laura.Quando tutti gli animatori hanno raggiunto l’ostello, dopo avere consumato la merenda, è iniziato il primo momento di preghiera nella Chiesetta dedicata a San Sisto Papa Martire. I catechisti hanno ricordato ai ragazzi che “CRISTIANI NON SI NASCE MA DI DIVENTA” e per vivere come fi gli di Dio, il Padre ed il Figlio ci hanno donato lo Spirito Santo. I ragazzi hanno meditato i testi biblici che dicono dello Spirito Santo in particolare con simboli che Egli viene indicato e quali immagini mettono in mostra la Sua azione.è stato molto coinvolgente quando Roberta, aiutata da Mat-

WEEK-END DI RITIRO

tia B. e Mattia C., ha fatto vedere il batuffolo di cotone che è costruito da tantissimi fi li, piccolissi-mi, insieme densi e leggeri. Così è per la Chiesa: noi siamo piccolissimi ma uniti nel Battesimo sia-mo una rete consistente. Nella Chiesa conserviamo la nostra diversità, ma siamo tutti uniti. Se il cotone viene incendiato, brucia e diventa ce-nere... non rimane dunque nulla di noi? Sentiamo che manca qualcosa… mentre Anna leggeva il rac-conto, il cotone veniva messo nell’olio. Se il coto-ne viene lasciato a lungo nell’olio, si impregna e quando viene incendiato prende fuoco, ma la fi am-ma si estende, brilla a lungo. Come il tempo ha permesso al cotone si impre-gnasse totalmente, così ci vuole tempo per scoprire l’azione dello Spirito Santo nella nostra vita, per diventare portatori di luce dello Spirito. Abbiamo rischiato di incendiare l’Ostello, ma per fortuna l’attività pratica si è conclusa positivamen-te lasciando ai ragazzi lo spazio per rifl ettere prima della cena.Quando è arrivata la pizza, non era ancora arrivato l’ultimo animatore del gruppo: Manuel, che non ci trovava... Finalmente è arrivato anche lui e Morgan

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ha dato inizio al grande gioco della serata che ha visto vinti e vincitori festeggiare tutti insieme con cioccolato e dolci. Con la preghiera della sera si è conclusa la giornata e finalmente tutti in branda... o almeno gli animatori han-no sperato. Nella mattina della domenica dopo la co-lazione i ragazzi sono stati coinvolti in sette laboratori diversi i cui protagonisti erano i sette doni dello Spirito Santo. Il ritiro si è concluso con la Messa e per chi si è voluto fermare con il pranzo in condivisione presso l’Oratorio di Colognola con una amatriciana solidale perché il ri-cavato è stato devoluto ai bambini dei paesi colpiti dal terremoto di Amatrice. Grazie a tutti per avere partecipato a questi momenti che rimarranno nei cuori dei catechisti ed animatori, che sperano sempre di avere offerto un momento di cre-scita personale ai ragazzi senza dimenticare l’allegria delle loro risate.

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Sabato 14 gennaio 2017, ore 16:00...SI PARTEEE!!!Quest’anno la meta del nostro consueto ritiro non è stata Somendenna, ma Valcanale!Arrivati in loco, ci siamo sistemati nelle nostre ca-mere con la regola del “chi prima arriva, meglio alloggia!”, infatti solo i più veloci sono riusciti a conquistare i posti letto migliori!Ci siamo poi riuniti per un momento di rifl essione su una tematica ben precisa: la gratuità. Abbiamo ri-fl ettuto su come in questi anni la gratuità nell’offri-re il proprio servizio alla comunità stia diminuendo sempre di più. Abbiamo provato anche a stilare un elenco dei benefi ci che ognuno può trarre da questo servizio, individuando come benefi cio maggiore la SODDISFAZIONE nell’aver fatto qualcosa di uti-le, di piccolo, ma con piacere.Dopo questo momento di rifl essione, ci siamo reca-ti ad Ardesio per mangiare una pizza tutti insieme. Rincasati, abbiamo letto la preghiera della buona notte, accompagnata dal Salmo 139 cantato. Poi, mentre le nostre catechiste sono andate a dor-mire, noi abbiamo dato il via alla bisca clandestina di scala 40 (ma questo non ditelo a nessuno, eh!!!).Sveglia presto, stranamente senza scherzi notturni, colazione veloce e poi... via per la S. Messa delle 10.30 nella chiesetta di Valcanale, adiacente alla nostra casa.Al rientro, purtroppo, ci hanno obbligato a riordi-nare subito le camere e dopo aver pranzato, prima della partenza alla volta di Cerro City, potevamo non andare a pattinare?!? Ovvio che no!!! Abbiamo assistito a cadute quasi studiate, provate più e più volte, degne del miglior regista Federico Fellini.Rientrati in quel di Cerro, ci siamo resi conto che ciò che ci è rimasto dal ritiro di quest’anno è dav-vero importante: il senso della gratuità!E per i futuri ritiri?!? Sono state proposte alcune mete, resta solo da decidere se andare ad Ibiza o Formentera!Ah, e questa è la faccia delle nostre catechiste quan-

do hanno scoperto le nostre idee per il 2018:… ci accompagneranno?!?

Il CerroLab

Alla volta di Valcanale...

CERROLAB IN RITIRO !

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è doveroso un grande ringrazia-mento per le persone che dedica-no tempo al nostro oratorio lavo-rano operosamente per tutti noi e con tanta volontà contribuiscono al mantenimento delle strutture e soprattutto rendono un grande ser-vizio per tutti!!!

Grazie a tutti !

ORATORIO "S. GIANNA BERETTA MOLLA"Parrocchia di Cerro di Bottanuco (BG)

INSIEMEPER FAR FESTA

2° TORNEODI CALCETTO24 giugno 2017

DAL 19 AL 28 MAGGIO 2017

TOMBOLATE8 aprile 2017 13 maggio 2017

Oratorio

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Oratorio

La fi accola partirà

dal santuario

del Ghisallo (CO)

e arriverà a Cerro

alla sera di lunedì

1 maggio 2017

ore 20,30 S. Messa

L'invito a partecipare

è rivolto a tutta

la Comunità di Cerro

in modo particolare

ai ragazzi

del catechismo

con le loro famiglie.

Il colle del Ghisallo (in lombardo Ghisàl) è un valico stradale che collega la Valassina con la parte alta del Triangolo Lariano. Il punto di valico, a quota 754 m s.l.m., fa parte del comune di Magreglio. A pochi metri dal valico si trova una piccola chiesa: il santuario della Madonna del Ghisallo. Il suo nome (secondo un'antica leggenda) deriva da un certo Ghi-sallo il quale in epoca medievale in quel luogo fu assalito dai briganti e fece voto alla Madonna di costruire una chiesa in suo onore se fosse scampato.La salita del Ghisallo (dal versante nord) viene tradizionalmente percorsa dal Giro di Lombardia ed è anche stata più volte inserita nel tracciato del Giro d'Italia. Per questo motivo la Madonna del Ghisallo è particolarmente venerata dai ciclisti, e su iniziativa dell'allora parroco don Ermelindo Viganò (1906-1985), nel 1949 il papa Pio XII la proclamò patrona univer-sale dei ciclisti. A fi anco del santuario sorge il Museo del ciclismo; nel piazzale antistante vi è il monumento al ciclista.

Festa S. Gianna Beretta Molla

22a Fiaccolata dell'Oratoriocon gli "Amici della Marcia"

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Una partecipazione convinta che ha coin-volto anche emotivamente tutto il nostro gruppo partito alle 8:45 da Cerro verso l’incontro al parco di Monza con papa Francesco.. Ha colpito molto l’omelia di papa Bergoglio, in particolare quando ha affermato che “Dio continua a percorrere i nostri quartieri e le nostre strade, si spin-ge in ogni luogo in cerca di cuori capaci di ascoltare il suo invito e di farlo diventare carne qui e ora. Parafrasando sant’Am-brogio, possiamo dire: Dio continua a cer-care cuori come quello di Maria, disposti a credere persino in condizioni del tutto straordinarie”. Papa Francesco ci lascia tre consegne per aiutarci ad accettare la missione che ci vie-ne affi data:

La carica dei 100da Papa Francesco

1) EVOCARE LA MEMORIA: Anche noi oggi siamo invitati a fare memoria, a guardare il nostro passato per non dimenticare da dove veniamo. Per non dimenticarci dei nostri avi, dei nostri nonni e di tutto quello che hanno passato per giungere dove siamo oggi.

2) L’APPARTENENZA AL POPOLO DI DIO: Ci fa bene ricordare che siamo membri del Popolo di Dio! Milanesi, sì, Ambrosiani, certo, ma parte del grande Popolo di Dio. Un popolo formato da mille volti, storie e provenienze, un popolo mul-ticulturale e multietnico. Questa è una delle no-stre ricchezze. è un popolo chiamato a ospitare le differenze, a integrarle con rispetto e creatività e

a celebrare la novità che proviene dagli altri; è un popolo che non ha paura di abbracciare i confi ni, le frontiere; è un popolo che non ha paura di dare accoglienza a chi ne ha bisogno perché sa che lì è presente il suo Signore.

3) LA POSSIBILITÀ DELL’IMPOSSIBILE: «Nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37): così termina la risposta dell’Angelo a Maria. Quando crediamo che tutto dipenda esclusivamente da noi rimania-mo prigionieri delle nostre capacità, delle nostre forze, dei nostri miopi orizzonti. Quando invece ci disponiamo a lasciarci aiutare, a lasciarci consi-gliare, quando ci apriamo alla grazia, sembra che l’impossibile incominci a diventare realtà.

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Grazie per questo straordinario momento di chiesa unita in un solo Corpo, Cristo Gesù. E allora lasciamo che quanto lasciatoci da papa Francesco non restino solo parole del momento bello vissuto ma si possano incarnare nel nostro quotidiano a casa, in famiglia, al lavoro, in parrocchia etc..

Grazie papa Francesco!!!Laura, Roberta e Carolina e tutto il gruppo che ha vissuto la bella e intensa esperienza.

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Cochabamba, 20 Dicembre 2mila16

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.

Gv 1, 1-6

Starà sorridendo la cara T.Q. mentre leggerà questo termine. Scopiazzando qua e là ho trovato queste interessanti cosette che riporto senza troppi “giri di parole” (mi perdonerà il caro d.P. per il poco studio dell’ebraico):

La parola ebraica dabar è costruita dalla radice d-b-r il cui verbo signifi ca parlare. La parola ebraica midbar, tradotta con deserto, è in realtà “il posto della parola”, il luogo nel quale la parola di Dio, la Bibbia, è stata comunicata ad Israe-le. Dabar di Jhavè (parola di Dio) ha un duplice, inscindibile valore. Il “dicere dei est facere” di S. Tommaso (In 2 Cor 3,2,1) può essere rovesciato: “facere Dei est dicere”. Il dabar ebraico non è un logos nel senso classico della lingua greca, cioè una parola pensata, ma è un evento. Cf. Gen 15,1Il Prologo del Vangelo di Giovanni (come per altro verso la lettera agli Ebrei), esprime dunque sotto forma di allusioni bibliche, il compimento in Cristo di tutto ciò che è stato detto nell’antica alleanza, iniziando dal libro della Genesi attra-verso la legge di Mosè (cf. 1,17) e i profeti fi no ai libri sapien-ziali. L’espressione «il Verbo» (che «in principio era presso Dio») corrisponde alla parola ebraica «dabar». Anche se in greco si trova il termine «logos», tuttavia la matrice è prima di tutto veterotestamentaria. Dall’Antico Testamento mutua contemporaneamente due dimensioni: quella di «hochma» cioè sapienza, intesa come «disegno» di Dio riguardo alla creazione, e quella di «dabar» («logos»), intesa come la rea-lizzazione di tale disegno. La coincidenza con la parola «lo-gos», assunta dalla fi losofi a greca, ha facilitato a suo tempo l’avvicinamento di queste verità alle menti formate da quella fi losofi a. Rimanendo ora nell’ambito dell’Antico Testamento precisamente in Isaia leggiamo: la «parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho man-data» (55,11). Donde appare che la biblica «dabar-parola» non è solo «parola» ma anche «realizzazione» (atto). Si può dire che già nei libri dell’antica alleanza appare una qualche personifi cazione del «Verbo» («dabar», «logos»), come pure

Ddi di Dabar

della «Sapienza» («sofi a»).

Mancano pochi giorni all’incontro con la Luce di Betlemme, e meglio “portarsi avanti nel ritardo”, scrivendo qualche “pa-rola”… Abbiamo vissuto quattro settimane d’attesa e prepa-razione per vivere al meglio questo Santo Giorno e ora non ci resta che viverlo! Si, non saremo organizzatissimi, ma del resto anche ai Suoi tempi non lo erano (e sicuramente noi non abbiamo migliorato poi molto). Eppure era un bel po’ che si parlava di Lui, ma nulla, nemmeno un acconto come preno-tazione in una stanza d’albergo. Sapevano della Sua nascita dalla Scrittura, ma hanno preferito che la voce si perdesse tra la sabbia delle dune del deserto… è rimasto lo scritto, ma abbiamo smarrito la Parola.Il numero 25 del mese di dicembre, l’atmosfera, le vacanze, il freddo, la neve, il ghiaccio, il caminetto acceso, le tombole, le lucine colorate, la corsa ai regali (e i regali soprattutto), gli alberelli adornati a festa, stelle comete con una coda lunghis-sima, presepi, i gesti “buoni o di bontà”, pubblicità strazianti di amiche e amici di “terre lontane” (e lontani lo sono dal nostro cuore solamente), raccolte di fondi per “progetti fan-tasma”… ci ricordano qualcosa e dovrebbero anche aiutarci a considerare Q(q)ualcuno almeno rifl ettere un solo minuto (il minuto può anche trascorrere velocemente senza scalfi rci).Il mare dell’indifferenza, “sembra” stia diventando sempre più un oceano. Ma c’è questo “sembra” che fa la differenza! Nel mare (oceano) magnum “natalizio” non mancano le oc-casioni concrete e vere di riscoprire, rispolverare, ricercare, riaccendere, riallacciare, quello che “sembra” essere distante dalla vita di tutti i giorni.Scriveva d. G.M.:

Parole.Composti suoni, impasto di spirito e materia.Più spirito in verità.Parole dolci, parole amare, evanescenti ponti tra sponde diverse.Quanta energia nella parola che unisce distanze!Scambio di vita con vita, che trafi gge con la forza di un soffi o d’aria.Permuta d’esperienze, di storie che s’intrecciano,come corpi appassionati, per spargere semi di futuro.Parole tristi, parole rare, comunque seme, copula che mira a legare spiritocon spirito, anima con anima, mente con mente, voce con voce. Parole d’odio, parole d’amore.E se legano contagiano, trapassano, infettano, contaminano.Parole di cura, parole di condanna, che comunicano, propagano, espandono.Parola umana, parola divina. […]

Siamo capacissimi di utilizzare tutti i termini della lingua ita-liana e magari non solo, trasformandoli in suoni che escono dalla bocca, ma molto spesso non si trasformano in parole, e ancor più spesso non nascono nemmeno da quel muscolet-to posto più o meno a tre quarti della nostra altezza. Il “bel parlare” è lo sport più diffuso dove l’importante è dire la tua, facendo risaltare“diritti” e “pochi doveri”, con l’assurda pre-

Diario di don Luca dalla Bolivia

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sunzione che sia la “cosa giusta”. Ci riempiamo la bocca con parole “di tendenza”, senza conoscerne nemmeno il signifi-cato, giocando con un uso spregiudicato di avverbi messi a caso che dicono tutto e niente allo stesso tempo, senza la con-cretezza del discorso. Per dirla alla bergamasca: senza sugo! Quante parole escono ogni giorno dalla nostra bocca? Quante ne pensiamo ma restano tappate ermeticamente in noi? La freschezza e la novità di parole che apprezzano, accompagna-no e perché no, magari anche coccolano faticano a nascere e trovare la via d’uscita. Ma questo Bimbetto di Betlemme non ha portato gioia, libertà, fiducia, possibilità, pace, tranquillità e soprattutto speranza? Qui potrebbero nascere altre innume-revoli domande e risposte. La Parola che è atto, fatto concre-

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to, non si è ancora stancata di ri-nascere in noi, forse perché siamo troppo preziosi per abbandonarci al semplice scorrere delle cose. La Parola è già compimento e noi a gironzolare nel vocabolario ancora alla ricerca della concretezza delle scelte da compiere e quelle da “mostrare solamente” al pubblico (aspettando applausi). Possa la Parola colmare le lacune delle nostre tante, troppe e vuote parole con sferzate di coraggio e fiducia in un cambio concreto del cuore! Noi ti aspettiamo, non tardare!

Buon e Santo Natale sognando cieli nuovi e terra nuova,dove la Speranza è già Parola!

Un abbraccio, un suono!

Cochabamba, 3 Febbraio 2mila17

“Anno nuovo, vita nuova”, dice uno dei tanti proverbi che ogni giorno circolano nella nostra testa. Questa sapienza che viene dai “nostri antenati”, o di coloro che ci hanno preceduto calpe-stando la polvere delle nostre strade, alle volte l’azzecca, altre meno, però sempre di sapienza si tratta.

Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto; non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è un po' di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l’argento. L’amai più della salute e della bellezza, preferii il suo possesso alla stessa luce, perché non tramonta lo splendore che ne promana.

Sapienza 7,7-10

In un luogo dove il “tempo” ha altre caratteristiche (meno occidentali), la “sapienza raccontata” a voce emerge inarre-stabilmente. La vita ti regala, o ti sbatte in faccia situazioni sempre nuove, e il “nemico tempo” ti accompagna in queste. Sprecare il tempo o utilizzarlo nel cercare risposte a miliardi di domande che nascono ogni giorno, e che purtroppo non incontrano finora risposte soddisfacenti? Cosa stiamo cercan-do? Chi stiamo cercando? Ma la cosa “penosa” è come stiamo cercando? Dov’è il futuro? O che futuro si prospetta? Quale futuro?Si potrebbe parlare di futuro se ci ricordassimo di un passato e non solo del presente. Speriamo nelle giovani generazioni, ma le sbattiamo a capofitto in un marasma di cose inaccettabili e improponibili. Tante speranze che si spengono appena nate. Cosa cerca un giovane oggi a tutte le latitudini e longitudini del mondo?

Ggi di galleggiare

Le risposte potrebbero essere varie, ma sicuramente non contrastanti tra loro. La ricerca di una “stabilità” economica-sociale, sembra essere l’unica strada percorribile incorniciata però da eccessi anestetizzanti ed eccessi eccitanti. Un equili-brio nascosto e protetto dal mondo adulto, incapace di rela-zionarsi con l’altra parte. Nascono relazioni di comodo, del detto e non detto, del gioco dell’informazione e non della for-mazione (informati su tutto, ma formati su niente) del vivere il presente, dell’occasione, col presentimento che “ogni lasciata è persa”. Navighiamo costantemente nel mare di internet, ma galleggiamo come delle boe ancorate pochi metri dalla riva, aspettando qualche “barca di passaggio” che si ormeggi a noi. Siamo in balia delle onde nel mare della società, qualche volta l’acqua ci copre la testa, ma riemergiamo rapidamente... ma siamo fermi e immobili, oppure si, ci spostiamo ma solo di pochi metri perché spostati dalla corrente che passa sotto di noi. Le relazioni sempre più “tecnologiche” si fanno prepo-tentemente spazio all’incontro personale. Relazioni nascoste, dove l’importante è solo non esporsi troppo, non compromet-terti appieno, lasciare quel velo di incertezza. Stiamo galleg-giando e qualcuno potrebbe anche dire che è quello che vale, che conta al “giorno d’oggi”. Assuefatti “dall’oggi” cerchia-mo l’evasione notturna, l’unica rimasta dai troppi “impegni” della giornata o di quando il sole è ancora alto. Solo nelle ore illuminate dalla luna nascono incontri personali, magari cer-cando l’emozione del momento, o “la serata!”.L’amico Z.B. che ci ha preceduto, in qualche tempo passato aveva definito la nostra società come “liquida” e per armonia di immagini noi ci galleggiamo.è faticoso vivere, e nessuno lo mette in dubbio, meglio forse “tirare a campare?” (tradotto direttamente dal bergamasco). Stiamo galleggiando come delle boe che si spostano solo po-chi metri o come una barca in mar adentro con tutti i rischi e le incertezze che comporta? Meglio sporcarsi di sabbia del bagnasciuga o tuffarsi al largo? I “valori” (termine ormai in disuso e di poco conto) di responsabilità, serietà, onestà, giu-stizia, fratellanza, solidarietà e molti altri li abbiamo anco-rati alle boe che salgono e scendono in base al vento e alle onde? La Bolivia non è esclusa dal resto del mondo da queste domande, e non è nemmeno “arrivata in ritardo” (almeno su questo)

Una boa che ha “buon tempo”.

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diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò, se, postrandoti, mi adorerai”. Ma Gesù gli rispose: “Vattene, satana! Sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e a lui solo ren-di culto”. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco gli angeli gli si accostarono e lo servivano.

BUONA DOMENICA!La tentazione di essere come Dio.

1ª lettura. L’autore sacro ci offre un profondo mes-saggio sull’esistenza umana. Ci svela come ogni uomo sperimenti se stesso. Per l’ampiezza del tema, usa il linguaggio del ‘mito’. Sappiamo che il mito consiste in rivelare, con il linguaggio di immagini e simboli, una verità che l’intelligenza umana non può comprendere pienamente né esprimere in forma de-fi nitiva. Cerchiamo di cogliere il messaggio che Dio ci offre per mezzo di questo mito, che è ben noto, e nonostante ciò sempre nuovo. Vediamone i simboli principali.

* I due alberi nel mezzo del giardino:

l’albero della vita è il simbolo dell’immortalità, attributo esclusivo di Dio. L’uomo è creatura e per-ciò mortale. All’uomo non è concesso appropriarsi dell’immortalità. - Oggi, noi cristiani crediamo che in Gesù risuscitato ci è offerta la Vita per sempre nella casa del Padre.

l’albero della conoscenza del bene e del male è l’immagine della scienza divina. La Parola di Dio rivela infallibilmente dove è il bene e dove il male. Quando l’uomo sceglie di essere autonomo nei suoi pensieri, nelle sue decisioni e modo di procedere nel-la sua condotta, rompe il rapporto con Dio, e si co-stituisce nel dio della propria vita. Questa autonomia è la radice dei mali che sono nell’uomo come nella storia umana. Comprendiamo perché non è permesso all’uomo tendere la mano a quest’albero e mangiarne il frutto.

* Il serpente è il simbolo dell’ambizione dell’uomo di essere come Dio. Il suo discorso rivela il processo dell’interruzione del rapporto dell’uomo con il suo Cre-atore. Il serpente è l’animale più temuto. L’autore sacro lo pone come simbolo, affi nché l’uomo sia cosciente che la tentazione di farsi come Dio deve essere ciò che più deve temere di se stesso e di cui deve riguardarsi.

Prima domenica di Quaresima5 marzo 2017

1ª lettura: Genesi 2,7-9; 3,1-7 Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffi ò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.Poi il Signore piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvati-che fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: “è vero che Dio ha detto: non dovete mangiare di nessun albero del giardino?”. Rispose la donna al serpente: “Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”. Ma il ser-pente disse alla donna: “Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”. Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabi-le per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fi co e se ne fecero cinture.

Vangelo: Matteo 4,1-11Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato qua-ranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei fi glio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se sei il fi glio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”. Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo”. Di nuovo il

Padre Severino ci aiuta a riflettere

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* L’uomo e la donna, che in altra parte sono chiamati Adamo e Eva.Adamo è nome comune e signifi ca ‘uomo’, come Eva signifi ca ‘donna’.Sono due personaggi o sono due immagini che rap-presentano una realtà? Evidentemente non si tratta della redazione di un fatto di cronaca ma di una real-tà non ancora pienamente realizzata: “Adamo è mio padre, sono io, è mio fi glio. Eva è mia madre, sono io, è mia fi glia”. In forma semplice e profonda, que-ste parole ci aiutano a comprendere che ogni uomo è ‘quell’Adamo’, e che ogni donna è ‘quella Eva’. Que-sto mito rivela la mia storia, è rivelazione della tua, è la redazione della storia umana, cioè dell’uomo che si è attribuito il diritto divino di giudicare rispetto al bene e al male.

* “Si accorsero di essere nudi”. Non vuol dire che sono senza vestito, ma rivelazione dell’esperienza concreta che l’uomo ha di sé dopo essersi lasciato portare dall’ambizione di essere come Dio: si vede creatura indifesa, con la fragilità e i limiti propri della condizione umana. Nonostante ciò, nulla deve essere motivo di vergogna: l’uomo divenuto saggio assume tutto ciò che, nei suoi giorni, è debolezza o diffi coltà; lotta e vive con umiltà, e gli è concesso di superare la tentazione di essere come Dio. –Sospendiamo qui la lettura per rivedere e meditare questo mito che ci trasmette una verità mai totalmente compresa. Vangelo. Questa pagina è una catechesi che troviamo trasmessa alle prime comunità, e regalataci dall’evan-gelista. In tre brevi parabole ci insegna come Gesù, in

tutta la sua vita, ha sperimentato le stesse tentazioni che sperimentiamo noi, suoi discepoli.

La prima è la tentazione riguardo al rapporto con i beni materiali. L’avidità porta il discepolo ad accu-mulare ricchezze a benefi cio proprio. Gesù manifesta che nel suo cuore occupa il primo posto la Parola di Dio. Anche noi, suoi discepoli, vinciamo questa ten-tazione, quando, come il Maestro, decidiamo che la Parola ci illumini e fortifi chi affi nché siamo resi ca-paci di dare il giusto valore alle cose; esse sono doni di Dio affi nché sappiamo farne retto uso per la sussi-stenza nostra come di tutti i nostri simili.

La seconda tentazione consiste nella proposta dia-bolica di mettere alla prova Dio stesso. Nei momenti diffi cili, entra il dubbio nel nostro cuore. Anche noi discepoli siamo tentati di esigere da Dio prove del-la sua esistenza. Ma come Gesù, dobbiamo ricorre-re alla Parola e all’orazione: in esse troviamo luce e forza per uscire dalla prova più saldi nella fede, con maggior fi ducia in Dio che ci aiuta, ma senza sosti-tuirci e senza necessità di un suo intervento magico.

La terza è la tentazione del potere. è certamente la più grande che ha sperimentato Gesù e che sperimen-tiamo noi suoi discepoli di ogni tempo e luogo. Si tratta della scelta tra dominare o essere umili servi. Gesù ascoltava sempre la Parola del Padre e perciò scelse di essere tra noi “come colui che serve”. Se vogliamo essere veramente suoi discepoli, dobbiamo lasciarci sospingere da quella stessa Parola, e sceglie-re perciò di essere come lui: servi, semplicemente umili servi.

Severino S C J

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2ª DOMENICA di Quaresima12 di marzo 2017

Prima lettura: Genesi 12,1-4 Il Signore disse ad Abramo: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la

Carissimi: eccovi la Parola, accompagnata dalla rifl essione, di questa seconda Domenica di Quaresima. Sappiamo leggere e meditare con assoluta calma affi nché sia momento di crescita nella fede.Spinti da un vero spirito missionario -per il Battesimo, tutti siamo evangelizzatori - inviamo ai nostri contatti il messaggio divino, e chiediamo loro che facciano altrettanto. Ogni uomo ha diritto alla Parola di Dio perché questa ha come destinatari tutti gli uomini: “Predicate il mio Vangelo fi no ai confi ni della terra”, disse Gesù. A tutti il mio più fraterno grande abbraccio. Vi ricordo ogni giorno nella preghiera e più ancora nella Messa. A tutti buona continuazione nel cammino quaresimale.

Severino S C J

terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti bene-diranno, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”. Allora Abram partì, come gli aveva ordi-nato il Signore.

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Vangelo: Matteo 17,1-9Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fra-tello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfi gurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversa-vano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli stava ancora parlando, quando un nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco un voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”.

BUONA DOMENICA!“Questi è il fi glio mio, l’amato. Ascoltatelo”.

1ª lettura: Dio elegge per affi dare una missione.

I primi undici capitoli della Genesi descrivono in for-ma drammatica il peccato dell’uomo come una realtà che dilaga sempre più grave. Si manifesta la ribellione già fi n dal principio, quando l’uomo pretende di “essere come Dio” (Genesis 3,5); esplode la violenza nei fi gli della prima coppia (Genesi 4,8) e, da allora, la vendetta senza limiti (Genesi 4,24) impera come difesa tra i grup-pi umani; l’uomo arriva all’estremo di costruire la torre di Babele perché brama arrivare in cielo (Genesi 11,4). Troviamo, espresso in un linguaggio molto umano, questo lamento: “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo inten-to del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo” (Genesi 6,5-6). Parole che fanno rabbrividire.

Ma fi nalmente, nel capitolo 12, come d’improvviso, appare una gran luce: Dio chiama Abramo affi nché “in lui siano benedette tutte le famiglie della terra”. è l’inizio di una nuova tappa nella storia umana: sarà per sempre una storia di amore e di benedizione divina per tutta l’umanità. Questo nostro mondo, nonostante vi persistano le tenebre del peccato, non cesserà mai di essere il mondo amato e benedetto da Dio. Ottimo commentario a questa lettura, siano le parole di papa Francesco: “La Misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e nessuno potrà porre un limite all’a-more di Dio che perdona”.

“Allora Abramo partì”. Ha ascoltato Dio nel silenzio del cuore e, senza chiedere spiegazioni, lascia la terra natale. Eletto per essere segno di benedizione per tutti i popoli, si mette in cammino. Il suo atteggiamento è la piena fi ducia in Dio e un’adesione senza condizioni alla sua chiamata. La fede è fi darsi di Dio. Abramo è giustamente chiamato “il padre dei credenti”.

Vangelo. Il linguaggio di questo testo evangelico è to-talmente biblico, perciò nella Bibbia dobbiamo cercare il senso delle espressioni usate dall’evangelista.

“Su un alto monte”: non si tratta di un luogo geografi co, ma di un’immagine che signifi ca l’evento di un incon-tro con Dio. Matteo scrive il vangelo per i Giudei; ed è una delle sue fi nalità il presentare Gesù come il nuovo Mosè: questi sul monte riceve e consegna la legge an-tica, Gesù, pure sul monte, riceve e consegna la legge nuova al suo popolo rappresentato dai tre discepoli.

“Il volto raggiante e le vesti candide”: è un’altra allu-sione a Mosè che, dopo l’incontro con Dio doveva co-prire il suo volto con un velo (Esodo 34,29-35). Sono immagini che indicano la presenza di Dio, e, in questo caso, la sua presenza in Gesù.

“La nube luminosa”: spesso nella Bibbia è usata l’im-magine della nube come segno della presenza di Dio. Nel libro dell’Esodo, si descrive che Dio accompagna-va il suo popolo nel deserto, indicando la sua presenza in una nube luminosa (Esodo 13,21-22).

“La voce dalla nube”, o “voce dal cielo”(Matteo 3,17). è la forma per esprimere la sicurezza che è Dio colui che parla. I discepoli ammiravano in Gesù il Messia an-nunciato dai profeti. Ma questo non era tutto riguardo a Gesù. In Gesù trasfi gurato, è Dio stesso che lo proclama “Figlio”. Questa voce era stata già udita dicendo le stes-se parole (Matteo 3,17); fu nel Battesimo di Gesù quan-do il Padre presentò il Figlio fatto uomo e votato alla morte nel compimento della missione come Salvatore di tutti gli uomini. Ora, in questa manifestazione glorio-sa, a quelle parole aggiunge un imperativo: “Ascoltate-lo”. Nessun’altra precisazione. Nonostante sia più che evidente ciò che il Padre ci richiede riguardo al Figlio: l’ascolto! Il Figlio è colui che ci trasmette fedelmente la parola del Padre. Nessun altro è stato accreditato come credibile e a cui dobbiamo prestare ascolto. Solamente riguardo al “Figlio amato”, dice: “Ascoltatelo”.

A questo punto, ognuno di noi dovrebbe sostare a lun-go nella rifl essione e domandarsi: Chi ascolto e seguo nelle mia vita? Amici: se vogliamo avere la sicurezza e la gioia di andare per il retto sentiero, ascoltiamo e camminiamo insieme sulle orme lasciate da Gesù, “il Figlio,l’amato”.

Severino S C J

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Evangelizzazione

CONFESSIONE Ricordare alcune regole per l’«uso» non fa mai male«Il fedele è tenuto all’obbligo di confessare secondo la specie e il numero tutti i peccati gravi commessi dopo il Battesimo e non ancora direttamente rimessi median-te il potere delle chiavi della Chiesa, né accusati nella confessione individuale, dei quali abbia coscienza dopo un diligente esame, va riprovato qualsiasi uso che limiti la confessione ad un’accusa generica o soltanto di uno o più peccati ritenuti più signifi cativi.D’altra parte, e tenendo conto della chiamata di tutti i fedeli alla santità, si raccomanda loro di confessare an-che i peccati veniali»

San Giovanni Paolo II(da Misericordia Dei)

COSA AFFERMA IL CATECHISMO?

Usiamo il Catechismo di san Pio X. Che cos’è l’accu-sa dei peccati? L’accusa dei peccati è la manifestazione dei peccati fatta al sacerdote confessore, per averne l’as-soluzione. Il sacramento della Confessione è istituito a modo di giudizio. Il sacerdote confessore è il giudice cui spetta pronunciare la sentenza di assoluzione o di condanna. Ma prima di pronunciare la sentenza deve conoscere i peccati e le disposizioni del penitente l’uni-co che le può manifestare, accusando se stesso.è quindi NECESSARIO che il peccatore faccia l’accu-sa dolorosa dei suoi peccati. Se l’accusa o confessione è sincera e dolorosa, il sacerdote confessore pronuncia la sentenza di assoluzione; se invece il penitente si rifi uta di essere sincero, di pentirsi o di proporre di non pec-care più, il confessore DEVE NEGARE l’assoluzione. Anche se lo assolvesse il penitente non sarebbe perdo-nato, perché non pone tutti gli atti (accusa, dolore e pro-posito di soddisfare con l’emendazione e la penitenza) che sono come la materia del sacramento. Il sacerdote confessore assolvendo in questo caso porrebbe la for-ma, che non costituisce il sacramento senza la materia. In primo luogo il sacerdote confessore è giudice. Ma è anche medico e padre. Perciò deve conoscere i mali del penitente per poterli curare e guarire, assolvendo e sug-gerendo i mezzi per non ricadere. “Al medico si devono manifestare le piaghe”. L’accusa dei peccati dev’essere fatta in ordine all’asso-luzione, cioè per essere assolti. Se racconti i tuoi pec-cati a un sacerdote ma non hai l’intenzione di ricevere

l’assoluzione, anche se il confessore te la dà, non è va-lida. Infi ne la confessione dev’essere fatta al sacerdote confessore.Teniamo presente che la confessione è una accusa dolo-rosa, fatta dal penitente. Nelle nostre confessioni dob-biamo quindi essere pentiti e fare noi stessi l’accusa e non costringere il confessore a farci l’esame con una noiosa serie di domande.

PHILIP MULRYNE, L’EX CALCIATOREDEL MANCHESTER UNITEDDIVENTA FRATE DOMENICANO

Nordirlandese, ha debuttato in Nazionale l’11 febbraio 1997 (segnando un gol) e nei RedDevils il 14 ottobre 1997. Nel 1999 è passato al Norwich City, contribuendo a portare il club inglese in Premier League nel 2004. Si è infi ne ritirato nel 2008, tornando a Belfast. Ma proprio lì, nel Nord Irlanda, l’inaspettato incontro con mons. Noel Treanor, vescovo della diocesi di Down e Connor, che diventa suo confi dente e confessore, coinvolgendosi in attività caritatevoli.è qui che Mulryne sente la chiamata alla vocazione: dopo 4 anni di studio (fi losofi a e teologia) nel Pontifi cio Collegio Irlandese, il 29 ottobre 2016 è stato ordinato diacono dall’arcivescovo di Dublino e nel 2017 riceverà l’ordinazione sacerdotale, divenendo frate domenicano.«Oggi sono molto più sereno rispetto a quando gioca-vo», ha dichiarato.L’ex calciatore Paul McVeigh, suo amico, ha rivelato: «Con mio grande stupore, e molto probabilmente quello di tutto il mondo calcistico, Phil ha deciso di allenarsi per diventare un prete cattolico. Sono ancora in contatto con lui e sapevo che stava trasformando la sua vita, de-dicandosi alla benefi cenza e aiutando i senza tetto. Ep-pure è stato uno shock completo sentire che aveva scelto questa come sua vocazione. Sono venuto ad incontrarlo a Roma e l’ho trovato davvero molto contento».Campi prestigiosi, fama mediatica, stipendi faraonici, auto di lusso e tante donne: lo stereotipo della vita da sogno del calciatore.Eppure, evidentemente, nulla di ciò che può offrire il “mondo” riesce davvero a soddisfare l’animo umano, che è misteriosamente in costante ricerca dell’Infi nito.La storia di padre Philip insegna.

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Evangelizzazione

DOVE LA FEDE COSTA DI PIÙ

Cresce ancora la persecuzione anticristiana nel mon-do: sono oltre 215 milioni i cristiani perseguitati. è il dato pubblicato in questi giorni da Porte Aperte, nella World list 2017, la nuova lista dei primi 50 paesi dove più si per-seguitano i cristiani al mondo. L’oppressione islamica, ma non solo, costituisce ancora la fonte principale, di persecu-zione anticristiana. I fenomeni radicali di gruppi estremisti come Boko Haram (Nigeria, Niger, Ciad, Camerun), Al Shabaab (Somalia, Kenya, Uganda) o il Daesh, ma anche il fatto che in ben 35 dei 50 paesi della lista la generale oppressione esercitata dall’islam sulle minoranze fa cre-scere esponenzialmente l’intolleranza anticristiana a tutti i livelli.Particolarmente in ascesa in termini di fonte di persecuzio-ne è il nazionalismo religioso, che di fatto infi amma alcune nazioni dell’Asia (India in testa, salita addirittura al 15° posto a causa dell’infl uenza del nazionalismo induista). A tal proposito Laos, Bangladesh, Vietnam e Bhutan han-no visto un deterioramento della situazione dei cristiani, e il nazionalismo buddista ha riportato lo Sri Lanka fra i 50 paesi della WWList. Quella che il rapporto defi nisce come “paranoia dittatoriale” alimenta l’odio anticristiano nella Corea del Nord di Kim Jong-un, che per il 15° anno di fi la si presenta come il peggior paese al mondo dove essere cristiani, anche il solo possedere una Bibbia può portare al carcere, alla tortura o alla pena di morte.I paesi africani continuano ad essere scenario di odio anti-cristiano: ben 16 paesi della WWL sono africani.Le cause sono la radicalizzazione islamica dell’Africa Sub-Sahariana come tendenza dominante e la polarizza-zione tra regimi radicali e autocratici del Medio Oriente. Le new entry della WWList di quest’anno sono Sri Lanka e Mauritania.

IL RAPPORTO: CRESCE LA PERSECUZIONE ANTICRISTIANA NEL MONDO215 milioni i cristiani perseguitati: in 50 Paesi oppresso, per motivi religiosi, 1 cristiano su 3

Ancora martiriSono 1.207 i cristiani uccisi nel 2016 per motivi legati alla fede, e 1.329 chiese attaccate. Il numero diminuisce rispet-to all’anno prima per almeno tre ragioni: la reazione mili-tare del governo nigeriano (e degli alleati) contro i Boko Haram in Nigeria ha limitato le devastanti azioni di ster-minio contro villaggi cristiani avvenute con più frequenza nel 2015; l’avanzata del Daesh è stata fermata, anzi ampie aree sono state liberate dal suo dominio, infi ne, è sempre più diffi cile ottenere dati completi in situazioni di confl itto civile. “Nell’epoca delle immagini fa più eco un assassinio ripreso con un cellulare che un milione di persone trattate come animali”. Un cristiano ogni tre subisce una grave for-ma di persecuzione nei cinquanta stati della nostra ricerca. C’è molto di più delle morti e degli attentati alle chiese: in fondo stiamo parlando di milioni di vite vessate e oppresse a causa di una scelta di fede”, dichiara Cristian Nani, il direttore di Porte Aperte. In una situazione del genere i numeri non ci fanno capire la reale sofferenza delle perso-ne, ma con esempi viventi cerchiamo di aprire il cuore hai nostri fratelli nella fede.

India - Lo gettano in uno stagno ghiacciato, cristiano muore proclamando la sua fedeSi era convertito al cristianesimo dieci anni fa. Ma la sua scelta non è mai stata accettata dagli altri abitanti del villaggio. Che l’hanno legato e gettato nell’acqua con la moglie.

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Evangelizzazione

Una scelta di fede mai accettataè morto dichiarando la sua fede in Gesù, un cristia-no perseguitato in India. Bartu Urawn aveva cin-quant’anni e viveva nel villaggio di Kubuaa, distretto orientale di Palamu. Si era convertito al cristianesimo circa dieci anni fa, ma la sua scelta non era mai stata accettata dagli altri abitanti del villaggio. Quel Cristo, scoperto da Bartu, dalla moglie e dal figlio Beneswar, e anche da altre nove famiglie della zona, rappresentava un insulto e un tradimento per i compaesani, che ado-rano gli alberi e seguono l’antichissimo culto di “Sar-na” che prevede anche il sacrificio di animali.

Legati e gettati nell’acqua gelida. Davanti al figlioCosì Bartu e sua moglie sono stati legati e gettati nell’acqua gelida di uno stagno ghiacciato, mentre il figlio Beneswar veniva costretto ad assistere alla loro tortura. «Chiedevano a mio padre di rinunciare a Gesù», ha raccontato Beneswar, come riferito dall’a-genzia AsiaNews. «Ma lui rispondeva ogni volta: non rinnegherò mai Cristo. Continuerò a credere in Lui fino all’ultimo respiro».

Una persecuzione violentaDopo 17 ore nell’acqua ghiacciata il cuore di Bar-tu non ce l’ha fatta: è stato stroncato da un infarto mentre la moglie è riuscita a sopravvivere. L’India – dove il 79,8% degli abitanti professano la fede indù, mentre i cristiani sono il 2,3% - è uno dei Paesi dove la persecuzione dei fedeli a Cristo è più violenta. Secondo un rapporto del Catholic Secular Forum di Mumbai nel 2016 almeno 10 cristiani sono stati uccisi per la propria fede mentre Open Doors colloca que-sto Paese al quindicesimo posto nella classifica delle nazioni dove i seguaci del Vangelo sono più persegui-tati. Anche una commissione Usa ha confermato che, benché la legislazione indiana garantisca la diversità religiosa, le minoranza sono spesso mal tollerate e prese di mira.In questa difficile situazione mondiale di violenze ci sono anche segni di speranza e lumi di umanità.

Mosul - Georgette, la cristiana nascostaal Daesh per due anni dagli amici musulmaniLa donna, lievemente inferma, nel 2014 non riuscì a fuggire con i parenti da Telkeif, in mano al Califfato. Una famiglia islamica per due anni l’ha tenuta nascosta a rischio della vita.

La cristiana Georgette Hanna ha 60 anni: per due anni è so-pravvissuta in clandestinità a Mosul. Nascosta per due anni e mezzo a Telkeif, a 15 chilometri da Mosul caduta in mano agli uomini con le bandiere nere del Daesh. Georgette Hanna, 60 anni, è una sorta di Anna Frank cristiana, sopravvissuta alla barbarie del Califfato islamico grazie a una famiglia di amici musulmani che l’ha ospitata in casa a rischio della vita. Geor-gette è in buona salute, rivela il sito di «Mondo e missione» rivista del PIME, è stata ritrovata solo poco tempo fa dalle for-ze di sicurezza irachene. Nell’agosto del 2014 anche a Telkeif, come ben presto nel resto della Piana di Ninive, giunsero i guerriglieri di Abu Bakr al-Baghdadi che due mesi prima ave-vano preso il controllo di Mosul. Subito l’ordine gridato strada per strada o scritto su volantini a tutti i cristiani: andatevene subito se non volevano essere uccisi. Una fuga obbligata, una deportazione forzata anche di tutti i parenti di Georgette. Ma la donna, lievemente inferma, non era certo in grado di cam-minare per una trentina di chilometri nel deserto fino a Erbil. Così la famiglia di amici musulmani le ha aperto la porta di casa e le ha dato rifugio. Un gesto che altri musulmani, a Mosul e dintorni, hanno pagato con la vita in questi ultimi due anni.Il terrore era tale che Hanna ha preferito tenere sempre il velo in testa anche quando sono arrivate le forze di Baghdad. Te-meva che anche quelli, in realtà, fossero uomini del Califfato. Solo quando ha capito che l’incubo era finito ha rivelato la sua identità: cristiana vissuta come murata viva e salvata dai suoi amici. Ora Hanna, ri-tornata dai suoi parenti, può raccon-tare di aver conosciuto dei «giusti dell’islam».

Il Gruppo Missionario

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Evangelizzazione

I giovani, la fedee il discernimento vocazionale

Papa Francesco ha annunciato che nell’ot-tobre 2018 ci sarà il sinodo dei Vescovi sui giovani, la fede e il discernimento vocazio-nale. Nella lettera preparatoria al documento papa Francesco sottolinea il suo affetto per i giovani e li invita ad ascoltare la voce di Dio che risuona nei cuori attraverso il soffi o dello Spirito Santo. Con questo documento la Chiesa ha deciso di interrogarsi su come accompagnare i giovani a riconoscere ed ac-cogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza, e anche di chiedere ai giovani stes-si di aiutarla a identifi care le modalità oggi più effi caci per annunciare la Buona Notizia. Attraverso i giovani, la Chiesa potrà perce-pire la voce del Signore che risuona anche oggi. Come un tempo Samuele e Geremia, ci sono giovani che sanno scorgere quei segni del nostro tempo che lo Spirito addita. Ascoltan-do le loro aspirazioni possiamo intravedere il mondo di domani che ci viene incontro e le vie che la Chiesa è chiamata a percorrere. La vocazione all’amore assume per ciascu-no una forma concreta nella vita quotidiana attraverso una serie di scelte, che articolano stato di vita (matrimonio, ministero ordina-to, vita consacrata, ecc.), professione, moda-lità impegno sociale e politico, stile di vita, gestione del tempo e dei soldi, ecc. Lo sco-po del discernimento vocazionale è scoprire come trasformarle, alla luce della fede, in passi verso la pienezza della gioia a cui tutti siamo chiamati.Con questo documento preparatorio si dà avvio alla fase della consultazione di tutto il popolo di Dio. Il documento include un que-stionario sulle aspettative e la vita. Le rispo-ste ai questionari costituiranno la base per la redazione del Documento di lavoro o Instru-mentum laboris, che sarà il punto di riferi-mento per la discussione dei Padri sinodali.Questo documento preparatorio propone una

(documento preparatorio della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi)

rifl essione articolata in tre passi. Si comincia delineando alcune di-namiche sociali e culturali del mondo in cui i giovani crescono e prendono le loro decisioni, per proporre una lettura di fede. Si riper-corrono poi i passaggi fondamentali del processo di discernimento, che è lo strumento principale che la Chiesa sente di offrire ai giovani per scoprire, alla luce della fede, la propria vocazione. Infi ne si met-tono a tema gli snodi fondamentali di una pastorale giovanile voca-zionale. Si tratta quindi non di un documento compiuto, ma di una sorta di mappa che intende favorire una ricerca i cui frutti saranno disponibili sono al termine del cammino sinodale. Laura

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il Santo del giorno

SantaGianna Beretta Molla

Siamo bombardati in mille modi da messaggi che in-neggiano al piacere sfrenato. Piuttosto che del rappor-to matrimoniale si preferisce parlare di convivenze, di rapporti momentanei e fuggevoli. Insomma, oggi è tra-sgressivo usare la parola «matrimonio». Oggi, allora, vorrei proporre una testimone che l’amore vero, quello fatto di premure semplici per il consorte e per i fi gli, della gioia e del dolore, della fatica e del sacrifi cio, è bello, esaltante, eroico e soprattutto desiderabile, per-ché ci rende più felici.

Una vita come tanteGianna Beretta nacque a Magenta (diocesi e provincia di Milano) il 4 ottobre 1922, decima dei 13 fi gli dei coniugi Alberto Beretta e Maria De Micheli. Già dalla fanciullezza accoglie con piena adesione il dono della fede e l’educazione limpidamente cristiana, che riceve dagli ottimi genitori e che la portano a considerare la vita come un dono meraviglioso di Dio, ad avere fi du-cia nella Provvidenza, ad essere certa della necessità e dell’effi cacia della preghiera. La Prima Comunione, all’età di cinque anni e mezzo, segna in Gianna un mo-mento importante, dando inizio ad un’assidua frequen-za all’Eucaristia, che diviene sostegno e luce della sua fanciullezza, adolescenza e giovinezza. Mentre si dedi-ca con diligenza agli studi, traduce la sua fede in un impegno generoso di apostolato tra le giovani di Azio-ne Cattolica e di carità verso gli anziani e i bisognosi nelle Conferenze di San Vincenzo. Laureata in Medi-cina e Chirurgia nel 1949 all’Università di Pavia, apre nel 1950 un ambulatorio medico a Mesero (un comune del Magentino); si specializza in Pediatria nell’Univer-sità di Milano nel 1952 e predilige, tra i suoi assistiti, mamme, bambini, anziani e poveri: compie la sua opera di medico, che sente e pratica come una «missione». Scelta la vocazione al matrimonio, l’abbraccia con tut-to l’entusiasmo e s’impegna a donarsi totalmente «per formare una famiglia veramente cristiana»: si fi danza con l’ing. Pietro Molla e si sposa il 24 settembre 1955.

Scegliete - e lo esigo il bimbo!Nel settembre 1961, in attesa del quarto fi glio, al ter-mine del secondo mese di gravidanza è raggiunta dalla

sofferenza e dal mistero del dolore: insorge un fi bro-ma all’utero. La scienza di allora offriva due soluzioni considerate sicure per la vita della madre: l’asportazio-ne sia del fi broma che dell’utero oppure l’asportazio-ne del fi broma con interruzione della gravidanza. Una terza soluzione, che consisteva nell’asportare soltanto il fi broma senza toccare il bambino, metteva in grave pericolo la vita della madre. Gianna era medico, sapeva perfettamente che questo intervento era rischiosissimo per lei. Avrebbe salvato la vita del bambino ma, dopo il parto, avrebbe offerto pochissime probabilità di soprav-vivenza alla madre: ma scelse proprio quello. Prima del necessario intervento operatorio, pur sapendo il rischio che avrebbe comportato il continuare la gravidanza, supplica il chirurgo di salvare la vita che porta in grem-bo e si affi da alla preghiera e alla Provvidenza.Alcuni giorni prima del parto, pur confi dando sempre nella Provvidenza, è pronta a donare la sua vita per sal-vare quella della sua creatura: «Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete - e lo esigo - il bimbo. Salvate lui». Il mattino del 21 aprile 1962, dà alla luce Gianna Emanuela e il mattino del 28 aprile, nonostante tutti gli sforzi e le cure per salvare entrambe le vite, tra indicibili dolori, dopo aver ripetuto la pre-ghiera «Gesù ti amo, Gesù ti amo», muore santamen-te. E morta per poter dare la vita al suo ultimo fi glio, una bambina, che ha ora 43 anni, è sposata ed è medico come la mamma.

Gli onori degli altari Gianna Beretta Molla fu beatifi cata da Giovanni Paolo II il 24 aprile 1994, nell’Anno Internazionale della Fa-miglia. Verrà proclamata santa il 16 maggio del 2004. E la prima donna sposata che sale alla gloria degli altari negli ultimi mille anni di storia della Chiesa.Medico, sposa, mamma eroica. Ma anche molto di più, come hanno messo in evidenza le testimonianze raccol-te nel corso del processo di beatifi cazione. Quel suo ul-timo gesto eroico era il naturale frutto di una esistenza vissuta nell’amore e nel rispetto della vita, alla continua presenza di Dio. Era medico in questo mondo, aiutava le persone sofferenti, soprattutto le mamme e i bambini, non disse mai di no a nessuno. Quando la chiamavano

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di notte, non si soffermava ad accertarsi che l’urgenza fosse reale: partiva subito, sorridendo sempre. Quando un suo paziente era in diffi coltà economiche, dopo aver-lo visitato faceva la ricetta e lasciava anche i soldi per le medicine. Trattava i pazienti come fossero persone della sua famiglia. E nell’Aldilà continua ad aiutare e a illu-minare quanti ricorrono a lei con un amore grandissimo e con una sollecitudine straordinaria, come dimostrano appunto le grazie e i miracoli ad oggi constatati. Sul retro della medaglia prodotta in occasione della beatifi -cazione, il cardinale Carlo Maria Martini scrisse il testo di seguito riportato: “Donna meravigliosa amante del-la vita, sposa, madre, medico professionista esemplare offrì la sua vita per non violare il mistero della dignità della vita”.

Le immagini di Dio forniteda Santa Gianna Beretta MollaLa vita di Santa Gianna Beretta Molla offre infi niti punti di rifl essione, risulta particolarmente attuale nella socie-tà moderna dove il concetto di vita è ormai mortifi cato

per glorifi care egoismi ed interessi economici.è stata una grazia potersi immergere all’interno del-la sua biografi a; volendo mettere a fuoco solo alcuni aspetti, possiamo dire in maniera certamente non esau-stiva che alcune delle immagini di Dio fornite da Santa Gianna sono le seguenti:

• Dio madre: il volto materno di Dio che non manca di riversare amore verso i fi gli che ha creato/gene-rato;

• Dio difensore della vita: ancora una volta un’azione tesa all’aiuto di coloro che lottano per chi non è ancora venuto alla luce;

• Dio che si immola: il Dio che sacrifi ca sé stesso per la vita degli altri;

• Dio medico: il Dio che dà sollievo ai corpi e alle anime.

Chiediamo a Dio, per intercessione di S. Gianna, prote-zione per la nostra Parrocchia, e in particolare sul nostro Oratorio a lei dedicato.

A ndrea

il santo del giorno

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Società

Consacrata nel fi ne settimana scorso, la chiesa dedicata a Santa Teresa di Calcutta è stata eretta ad imperituro ricordo del Giubileo della Misericor-dia recentemente conclusosi. Sorge nel quartiere di Ponte di Nona, estre-ma periferia orientale di Roma, uno dei più tipici agglomerati di grigi palazzoni-dormitorio. In un simile contesto, la chiesa costituisce occa-sione di incontro con Dio e cemento di coesione sociale.Lo stesso Papa Francesco, nel Mes-saggio alle Accademie Pontifi cie, ha sottolineato l’importanza delle chiese parrocchiali in luoghi periferici. Ma il Santo Padre ha precisato che debbono essere “oasi di bellezza”. E la chiesa dedicata alla missionaria albanese, secondo molti osservatori, non è propriamente fedele a questo richiamo estetico di Bergoglio. Come capita ormai da qualche de-cennio quando viene consacrato un nuovo edifi cio di culto, si levano non pochi pareri critici.L’accusa è sempre la stessa: più che a chiese, queste strut-ture moderne somigliano a dei freddi magazzini. Chi è particolarmente sensibile al tema è il critico d’arte Vitto-rio Sgarbi, il quale più volte ha esercitato il suo celebre temperamento per denunciare la “bruttezza” delle chiese moderne.

Prof. Sgarbi, ha visto la chiesa di Santa Teresa di Cal-cutta a Ponte di Nona? Che gliene pare?è una triste conferma del fatto che le chiese moderne sono orribili.

Cosa non Le piace delle chiese moderne?Ne ho ampiamente parlato in diversi libri, ho fatto un con-vegno sul tema con mons. Luigi Negri, arcivescovo di Fer-rara. Il punto è che nell’evoluzione degli stili, vi è stata una eliminazione dal punto di vista morfologico di elementi costitutivi per secoli delle chiese quali la cupola e la volta. Questi sono elementi-simbolo del cielo. Le chiese moder-ne, come fossero magazzini, presentano invece un soffi tto piatto, il quale dà la misura in chiave simbolica della ca-duta del cielo.

C’è qualche altro esempio che Le è particolarmente indigesto?Quella di Massimiliano Fuksas a Foligno. Quella “scatola di scarpe” è una delle più signifi cative testimonianze della

“Le chiese moderne?Orribili. Non c'è più legame tra arte, bellezza e sacro”

caduta del cielo. L’inverno scorso in quella chiesa il parroco è stato co-stretto a celebrare le Messe in sacre-stia, perché nella costruzione faceva troppo freddo. è un edifi cio che non è nemmeno funzionale è un edifi cio più che una chiesa.

A cosa attribuisce questa deriva estetica delle chiese moderne?Il fatto che gran parte degli architetti moderni sia ateo è un dato non di per sé defi nitivo, ma abbastanza indica-tivo. L’assenza di fede di certi archi-tetti, spesso comunisti, non permette

loro di trasformare il valore spirituale in valore formale. è così che si determina quella confusione artistica da cui sca-turiscono non edifi ci sacri ma grigi capannoni utili soltanto a contenere le persone.

Una causa della bruttezza delle chiese è dunque la per-dita del sacro?Siamo in un secolo senza identità né tradizione. C’è questa tendenza a voler costruire tutto ex novo, in cui ogni regola è subordinata al narcisismo. Questo avviene nell’architet-tura religiosa, ma non solo. In ogni ambito assistiamo a una deriva estetica.

Qual è la soluzione?Bisognerebbe ristabilire quel legame tra arte, bellezza e ri-cerca del signifi cato ultimo dell’uomo. Ma mi rendo conto che è un obiettivo in controtendenza rispetto al pensiero dominante. Non c’è niente da fare. Si chiama decadenza proprio perché è un processo ineluttabile.

C’è qualche esempio virtuoso invece?Nell’ambito del contemporaneo, le chiese di Mario Botta sono quelle che riescono maggiormente a porsi in linea di continuità con l’architettura del passato. E poi c’è l’esem-pio della ricostruzione della Cattedrale di Noto.

Prego…L’ho fatta ricostruire io, dopo il crollo del 1996. è stata ricostruita così com’era ed è stata decorata mantenendo un’iconografi a che fosse in armonia con la funzione litur-gica e con le necessità religiose del luogo. è un esempio unico di cui sono stato protagonista. Sulla scia della “teo-logia della liturgia” di Benedetto XVI, che ristabilisce il legame tra architettura sacra e fede.

Il critico d'arte Vittorio Sgarbi:

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Società

Gli animali sono creature che meritano rispetto e prote-zione. Sanno essere utili e di compagnia, sanno farsi ama-re. Sono, poi, meno impegnativi, esigenti e problematici dei bambini. Quindi la società in cui viviamo ce li propo-ne come validi sostituti. Un palazzo nel centro di Brescia riportava un cartellone pubblicitario con la scritta: «Mi fi do. Lui gioca, tu fai la spesa», per pubblicizzare un dog parking. Sono rimasto sconcertato: ora, in certi supermer-cati, prima di andare a fare la spesa si può usufruire non più di un’area giochi per i bambini, bensì per i cani: è garantito che «verranno fatti giocare e coccolati da veri dog sitter!».Quindi ci saranno delle persone impiegate per tenere compagnia ai cani. Mi sorge, allora, un dubbio: l’animale da compagnia è il cane o l’uomo? Ma c’è una rifl essione più profonda da fare, su tutto questo. C’è un messaggio che è passato, o sta passando. Qualcuno ci sta dicendo, sotto sotto, che i bambini devono essere sostituiti dal cane, a costo di distruggere gli ultimi barlumi di raziona-lità che ci sono rimasti.Fatevi un giro in un parco pubblico. Vi capiterà senz’al-tro, purtroppo, di vedere adulti che trattano i cani da fi -gli e i fi gli da cani: l’affetto, la sollecitudine e i sorrisi sono tutti per i fedeli amici a quattro zampe. Ai bambi-ni, prevalentemente, lanciano sguardi torvi con qualche raccomandazione del tipo: «Non farti male, non gridare, non ti sporcare». Provate a fare un giro nel centro affol-lato di una città con un cane: per quanto, oggettivamente, potrebbe essere piuttosto in-vadente e fastidioso, riceverà molte più dimostrazioni di simpatia del bambino che ave-te in carrozzina. In certi locali è interdetto l’ingresso ai bam-bini (che disturbano). Sempre meno si vieta, invece, l’ingres-so agli animali. Persino nelle chiese (in quelle più “moder-ne”, ovviamente) è dato vede-re qualche fedele che ascolta la Messa col cagnolino. La de-natalità mette in crisi troppe industrie; la disoccupazione incalza; le multinazionali non

Ma una società che tratta i cani come bambini,fi nisce per vedere i bambini come cani

hanno i proventi da sempre ricavati. Ben vengano quin-di le bestie sulle quali si giocano le ultime carte facendo leva sulla rinnegata maternità/paternità di quell’animale ex razionale che è divenuto l’uomo. E queste carte ven-gono giocate in maniera pesante, usando tutte le armi che vanno dalla propaganda subliminale alla impostazione politica.Non si vuole capire, però, che il culto degli animali reca all’economia e all’intera collettività un bene effi mero e solo temporaneo, perché i cani e i gatti non sostituiran-no mai i bambini. Non ci rendiamo conto che ci stiamo avviando verso un mondo di nonni senza nipotini, con poche carrozzine e molte carrozzelle, dove i bambini vengono sostituiti da cani e gatti. Secondo un rapporto Eurispes le famiglie italiane che posseggono animali do-mestici superano i 21 milioni. A questo inverno demogra-fi co (l’Italia è al penultimo posto al mondo come tasso di natalità) possiamo porre rimedio solo promuovendo la cultura della vita. La civiltà di un popolo si misura sulla sua capacità di servire e difendere la vita. Alla politica dobbiamo chiedere la decisione chiara di investire risorse sulla famiglia, perché la Vita vince anche la crisi. Belle a riguardo sono le parole di Papa Francesco: «No ai ma-trimoni sterili per scelta, no alle coppie che decidono di non avere fi gli per essere più libere e più comode, magari preferendo tenere in casa un cane o un gatto».

Andrea

VIVA I CANI

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Società

Per la Cassazione il “dolore” delle aragoste è sacro.“La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da un ristoratore di Campi Bisenzio (Firenze), condannato per aver detenuto aragoste e gran-chi vivi sul ghiaccio con le chele legate, confermando la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Firen-ze”. Insomma, i crostacei sarebbero in grado di provare dolore e di averne memoria. Pertanto la detenzione di tali animali vivi a temperature prossime allo zero e con le chele legate confi gurerebbe un reato. Ma cos’è il do-lore? Ammesso, e non concesso, che i crostacei possano avvertire il dolore, questo ha valenza nella dimensione dell’autocoscienza che non è degli animali in genere, fi -guriamoci dei crostacei. L’unico criterio morale è quando l’essere umano dovesse far “soffrire” gli animali senza

E quello delle vite umane che subiscono l’aborto?alcuno scopo. Fenomeno questo che ovviamente avreb-be risvolti patologici. Ma se certe pratiche rispondono ad uno scopo come quello della conservazione per l’alimen-tazione, esse sono legittime. Gli animali sono in funzione dell’uomo: “Che l’uomo domini sugli uccelli del cielo e sui pesci del mare”, dice la Genesi. è che ormai siamo in un mondo capovolto. La sofferenza dei bambini abor-titi non fa notizia. Anzi, non può questa essere presa in considerazione per andare a discapito di una “conquista civile”. Ma l’ipotetico “dolore” di aragoste, gamberi e quant’altro quello sì, quello addolora e commuove.

Liberamenti tratti da articoli di cronaca nazionale

Andrea

Un chicco e un fruttoQuando nasci diventi protagonista o spettatore della tua vita. è solo una questione di scelte, giuste o sbagliate, esse incanalano la persona in una direzione escludendone un’altra. Il sentiero che percorri viene delineato nel mo-mento in cui i tuoi piedi, uno davanti all’altro, si muovono con la speranza di non fermarsi mai. Nonostante la fi ducia di intraprendere infi niti percorsi, quello terreno è destinato a concludersi per alcune persone, per altre a trasformarsi.La metamorfosi è quell’opportunità di far vivere la vita in una forma diversa: se il corpo subisce un cambiamento, la sostanza rimane immortale.Una diagnosi medica insindacabile, un soggiorno terreno giunto al tramonto; questa è la cornice entro cui si inseri-sce la storia di Anselmo e Amanda.Lui il nonno, lei la nipote. Due destini che non si sarebbe-ro mai incontrati, pur essendo il medesimo.Anselmo non avrebbe avuto a disposizione quel tempo ne-cessario per poter assistere alla nascita di Amanda. Quel miracolo che dopo nove mesi di attesa avrebbe trovato compimento, sarebbe stato orfano della sua fi gura. Quella bambina di cui aveva sognato il volto, il profumo e il re-spiro, non avrebbe potuto conoscere il nonno.La speranza di poter incontrare quella creatura non era sfumata completamente. Anselmo era deciso a lascia-re qualcosa di sé alla nascitura. Egli era stato un attento spettatore della gravidanza che si era dispiegata come un

racconto, sotto i suoi occhi. Per settimane aveva cercato di immaginarsi come sarebbe cambiata la sua vita dopo la nascita della nipote. All’improvviso la malattia era com-parsa sconvolgendo i suoi piani, essa si prefi gurava come un’antagonista nella favola della sua vita.Come ogni pomeriggio l’uomo, ormai costretto a letto, si accostava alla lettura del Vangelo, risposta alle domande che invadevano i suoi pensieri. La sua anima aveva bi-sogno di trovare ristoro, la sua sete di preghiera lo fece soffermare sul seguente passo: “è giunta l’ora che sia glo-rifi cato il Figlio dell’uomo. In verità, vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno di voi mi vuol seguire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Parola del Signore” (Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 12, 20-33).La risposta a quell’interrogativo che per tanto tempo ave-va albergato nella sua mente era nel Testo Sacro. Molte volte aveva contemplato quel passo, ma questa volta rac-chiudeva un signifi cato completamente diverso.Prese un foglio di carta ed un penna. Le emozioni contra-stanti che avevano informato il suo animo dovevano esse-re messe nero su bianco. Intestò quella lettera alla nascitu-ra, e dopo il nome una scrittura frenetica lo accompagnò nella stesura della stessa.

Per la Cassazione il “dolore” delle aragoste è sacro.

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Società

Pisa, 12 settembre 1988

Cara Amanda, Ho deciso di fermare alcune emozioni che repentine affollano il mio cuore e la mia mente in questo

momento. Non basterebbe una risma intera di fogli per dirti tutto quello che vorrei.È difficile dedicare una lettera ad una persona che non hai mai conosciuto e che non sarebbe suffi-

ciente una vita intera per conoscere. Una piccola bambina ed un ventre materno sono i protagonisti di questa storia che ti racconterò a breve. Una gioia immensa inonda il mio cuore nel momento in cui penso che fra pochi mesi uscirai da quel contenitore che ti è tanto caro. Il grembo materno che ti ha custodito come un gioiello prezioso si dischiuderà come un forziere. Un contenuto ed un contenitore che, anche se fra qualche mese saranno slegati, si apparterranno per l’intera esistenza.

Quando nasci emergi da un luogo e quando il Signore ti chiama a se ne vieni inglobato: un immenso cono buio. Sai, piccola bambina, alcune persone pensano che al di là di questo ci sia un’immensa luce, che acceca chi non riesce a sostenerla. Come in un tunnel la luce ti avvolge fin dall’inizio per condurti fuori, in un’altra realtà.

Non permettere che il nuovo possa essere motivo di spavento, la tua vita merita di essere vissuta ap-pieno. Spero tanto che quando nascerai potrai conoscere l’amore. Cinque lettere compongono un dono di cui molte persone non riescono a fare esperienza in tutto l’arco della loro vita. Non essere parca nel donarlo, più lo condividerai e più esso aumenterà. Tra pochi giorni entrambi saremo protagonisti di una vita straordinaria: fuori dall’ordinario. Il tuo nuovo contenitore sarà formato dall’unione di terra e cie-lo, il mio dall’unione di cielo e terra. Saremo due realtà in due ambienti diversi che potranno incontrarsi in un altro spazio, un terzo che scinde le due dimensioni e le completa.

Frutti della terra rimarremo per sempre, non ci sarà giorno in cui vedendo la natura non penserai al lavoro dell’uomo e al progetto divino che ha permesso tutto ciò.

Sai Amanda, ho letto poco fa un passo del Vangelo di Giovanni in cui ho ritrovato la nostra storia: un chicco di grano caduto e un frutto. Due elementi questi che hanno caratterizzato la mia vita da agri-coltore. Siamo due protagonisti di uno stesso spettacolo della natura. Un chicco in potenza è un frutto ed un frutto è un chicco in atto.

Non temere piccola creatura, io assisterò a questa meraviglia. Mi ritroverai nelle persone che ti cir-conderanno. Vedrai la mia passione per l’orto, nel contadino che zappa la terra. Ammirerai lo sguardo di un nonno verso la nipote, e ti identificherai nello stesso.

Il mondo cambia e con esso le persone decidono se partecipare al cambiamento o venirne trascina-ti. Una cosa sono sicuro che non cambierà mai: la gioia per la tua nascita. Quando sei piccolo e hai tutta la vita davanti non ti accorgi del valore inestimabile che essa possiede. Come l’aria che in ogni istante ci circonda diviene una presenza assente. Ne abbiamo sempre a sufficienza e per questo non la mettiamo mai in discussione. Così la vita diventa tanto più cara quando sta per trasformarsi in esistenza ultraterrena. Molte volte abbiamo bisogno di toccare degli oggetti per sentirli vicini. Ne apprezziamo il peso, il colore, il profumo, la temperatura. Per questo motivo ho deciso di lasciarti un piccolo dono: una collanina con un crocefisso.

Ogni volta che la indosserai spero tanto che penserai a quel nonno che non hai mai conosciuto, ma che per sempre sarà con te. L’eredità che le persone lasciano non sempre si sostanzia di beni materiali di grande entità, sono le piccole cose che determinano le grandi emozioni della vita.

Ricordati che la preghiera, amica più cara che ho conosciuto nella vita, sarà lo strumento che ci permetterà di comunicare. Spero, bambina mia, che potrai apprezzare queste parole che ho deciso di dedicarti.

Ricordati che esse sono parole di benvenuto e non di un addio. Con affetto,

Tuo per sempre, Nonno

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Sport

Prendo spunto da una frase della Sequenza di Pasqua per parlare di uno degli episodi che negli ultimi mesi ha colpito maggiormente il mondo sportivo e non solo: la tra-gedia aerea della squadra brasi-liana della Chapecoense, tragedia che ha provocato oltre 70 morti. Non sempre le favole hanno un lieto fi ne. Il disastro aereo av-venuto nella notte tra il 28 e il 29 novembre 2016 ha stroncato il sogno di questa squadra, la cui storia re-cente era stata meravigliosa: dalla serie D, nel giro di 10 anni, questa compagine aveva raggiunto le prime posizioni del campionato brasiliano, riuscendo addirit-tura a raggiungere la fi nale di Copa Sudamericana (la seconda competizione sudamericana per importanza e prestigio). Quella sera la squadra era in volo per Medel-lin (Colombia) proprio per disputare la sfi da di andata di quella fi nale. Purtroppo quella partita non si è potuta mai giocare. Ma la nobiltà d’animo degli avversari di quella partita, i colombiani dell’Atletico Nacional, ha acceso una luce in una vicenda tanto buia e triste.La squadra colombiana, infatti, non si è solo limitata ad esprimere l’umano cordoglio, ma ha immediatamente chiesto e ottenuto di assegnare d’uffi cio il trofeo alla Chapecoense, come premio alla memoria. Un gesto ancora più ammirevole, se si pensa che i colombiani dell’Atletico Nacional non hanno ancora conquistato nessuna competizione a livello continentale. In un qua-

“Morte e vita si sono affrontatein un prodigioso duello”:

quando lo Sport si intreccia con la vitadro così tragico, questa semplice e spontanea richiesta è stata un piccolo, ma sentito, inno alla vita. In un mondo, quello del calcio, spesso soffocato dai soldi, molti calciatori si sono immediatamen-te proposti di giocare gratis per la Chapecoense nel prossimo cam-pionato brasiliano, in un delica-tissimo periodo di transizione in

cui la squadra dovrà essere interamente ricostruita.In un contesto di competizione in cui tutti i valori sem-brano sacrifi cati all’altare del gol e della vittoria, le squadre della serie A brasiliana hanno mostrato invece una sensibilità non comune, chiedendo uffi cialmente di mantenere in serie A la Chapecoense per i prossimi tre anni, indipendentemente dai risultati sportivi che doves-se ottenere. Questo sempre al fi ne di dare tempo allo sfortunato team di acquistare calciatori competitivi e ri-assestare la propria situazione. Gesti semplici, quelli dell’Atletico Nacional, di molti calciatori e della serie A brasiliana, che se da un lato non leniscono direttamente il dolore, dall’altro però non lo rendono vuoto e vano: anche queste, in piccolo, sono forme di resurrezione.La Morte e la Vita si sono affrontate. Certo, la furia de-vastante della Morte ha travolto tutto, ma non ha spento la Vita, che ha saputo rifi orire, ancora una volta, nella grandezza di questi atti di sensibilità che sono seguiti a una tale tragedia. Buona Pasqua di Risurrezione a tutti.

Morgan

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Sport

Il personaggio del momento:

SOFIA GOGGIA

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Sofi a Goggia è la nuova punta di diaman-te dello sci femminile italiano. Classe ’92, nata a Bergamo, quest’anno ha raccolto grandissime soddisfazioni: ben 13 podi per lei in questa stagione. Ha conquistato:

• 2 vittorie (in discesa libera e super gigante, sulla pista sudcoreana dove l’anno prossimo ci saranno le Olim-piadi Invernali);

• 6 secondi posti (2 in discesa, 1 in su-pergigante, 3 in gigante)

• 5 terzi posti (2 in discesa libera, 1 in supergigante, 1 in gigante, 1 in com-binata)

Ai mondiali svizzeri di St. Moritz ha vinto l’unica medaglia dell’intera spe-dizione azzurra: un bronzo nello slalom gigante. Speriamo che, chissà, già l’anno prossimo possa competere per la vittoria nella Coppa del Mondo generale e per una medaglia olimpica.Bergamo tifa compatta per lei!

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Sport

La moviola in campo:è davvero un vantaggio?Mentre la serie A vede la Juventus in testa al Campio-nato e in corsa in Champions League, e la rivelazione Atalanta in piena zona Europea (ma vedremo a stagio-ne fi nita, ora non si può trarre un bilancio defi nitivo), il mondo del calcio a livello globale si sta aprendo in modo sempre più deciso all’introduzione della cosid-detta “moviola in campo”.In poche parole, l’arbitro, quando lo ritenesse neces-sario, potrà avvalersi delle immagini televisive per ri-vedere le azioni più controverse e decidere al meglio, correggendo eventuali sviste. Spiegata in questo modo, la moviola in campo sembra assolutamente risolutiva e senza controindicazioni. A mio parere, tuttavia, non è così vero. Ci sono almeno tre obiezioni consistenti all’impiego della moviola in campo.La prima, che è la più pesante: la moviola in campo non risolverebbe comunque tutti i dubbi.Basti pensare a quelle trasmissioni televisive in cui un singolo episodio viene rivisto decine di volte, senza però arrivare ad una risposta defi nitiva. Era fuorigioco “attivo” o “passivo”? In quell’azione irregolare, è l’at-taccante che accentua la caduta cercando l’impatto col difensore, o è il difensore che, perso il pallone, decide di stendere l’attaccante? Spesso in questi casi vale il principio del “tante teste, tanti pareri”: ognuno dice la sua, ma la verità provata non esiste.

La seconda obiezione è la seguente: il calcio non ha il tempo effettivo, cioè i 45 minuti della frazione di gioco vanno avanti senza mai essere interrotti (a differenza, per esempio, del basket). Osservare alla televisione un episodio particolarmente controverso può far perdere anche 3-4 minuti, con il rischio comunque di decidere senza certezza.Ha senso questo? Secondo me no. Certo, si potrebbe-ro recuperare questi minuti persi aumentando il tempo di recupero, o introdurre il tempo effettivo anche nel calcio. Tuttavia, le due soluzioni sono sconsigliabili entrambe, dato che il calcio è uno sport basato sulla continuità dell’azione, a differenza del già citato basket dove interrompere l’azione non dà grossi problemi, dato che sono previste pause più frequenti (i time-out, per intenderci). La terza obiezione è forse la più debole, ma forse no: lasciamo un margine di errore a questo sport. Come sbagliano i calciatori e gli allenatori, potranno sbaglia-re talvolta anche gli arbitri? La bellezza del calcio è nella sua imperfezione e, dunque, imprevedibilità. La-sciamo la valutazione esclusivamente all’occhio uma-no, non rendiamo questo sport iper-tecnologico. Anche perché l’eccessiva tecnologia amplierebbe ancor di più il divario tra chi se la può permettere (i maggiori tor-nei europei) e chi al contrario non potrebbe adottarla (i campionati inferiori). Il mio personalissimo parere è questo: sì alla tecnolo-gia in campo, ma solo per episodi assolutamente og-gettivi e che, quindi, richiedono pochissimi secondi per giungere ad una decisione corretta. E l’unico episodio realmente oggettivo nel calcio è capire se il pallone sia effettivamente entrato in porta, o uscito per intero dal campo.Anche per il fuorigioco si potrebbe adottare, anche se forse sarebbe un po’ più complicato.Per tutti gli altri episodi, esiste già un regolamento det-tagliato: se gli arbitri lo applicassero maggiormente, anziché talvolta interpretarlo, ci sarebbero molti meno errori, senza bisogno di esaminare un match con mille replay che tolgono spettacolarità alle azioni, alle gioca-te e perfi no agli strafalcioni dei 22 signori che rincorro-no quel benedetto/maledetto pallone.

Morgan

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Tempo libero

Dalla BIBLIOTECADa Febbraio a Giugno, la biblioteca ha organizzato due rassegne interessanti. La prima, “I giovedì delle scienze” consiste in 5 incontri a cadenza mensile ( i prossimi incontri saranno il 30 marzo, 27 Aprile, 25 Maggio e 22 Giugno) nella sala del Consiglio del Comune. Raccolte nel contenitore di un racconto giallo, troveremo interessanti spiegazioni inerenti il mondo della matematica e della scienza. Il secondo, “Libri in viaggio”, consiste di 4 incontri sempre a cadenza mensile (i prossimi incontri saranno il 7 Aprile con un libro dalla Bulgaria, il 12 Maggio con un libro dall’Armenia e il 9 Giugno con un libro dal Perù) nella sala del Consiglio del Comune.Questi incontri si svolgono con una lettura scelta ogni volta da una persona diversa e proveniente da un diverso paese, a cui segue un momento di incontro in cui viene offerta una bevanda o un assaggio culinario del paese in questione. Speriamo di avervi incuriosito e che veniate numerosi. Ricordo a tutti che il sabato pomeriggio la biblioteca è aperta, grazie ai volontari che ci offrono il loro tempo per poter mantenere il servizio.

La biblioteca sull’oceano di A. HayIn una piccola città in riva all’oceano, c’è una biblioteca dove gli abitanti vanno in cerca di pace e di sogni. è lì che ad Ani viene offerta una nuova possibilità dopo che un crudele scherzo del destino l’ha lasciata sola a crescere la sua bambina; è tra le pagine dei libri che spera di trovare un senso a ciò che le è accaduto e ciò che le è rimasto.Tra quei vecchi scaffali, anche il dottor Draper vorrebbe ritrovare la sua vita di un tempo, di quando ancora non aveva conosciuto la guerra e un senso di colpa per tutti coloro che non è riuscito a sal-vare. Mentre il suo amico Roy, che al fronte si è scoperto poeta, vaga alla ricerca delle parole che ha perduto proprio in tempo di pace.Finché una poesia anonima ricevuta da Ani irrompe in quel tempo sospeso e riavvia il corso di quei tre destini, ormai intrecciati per sempre in un’unica storia.

Edizioni Sperling & Kupfer, pag. 336

Il libro degli specchi di E. ChiroviciPeter Katz ha alle spalle una lunga carriera di agente letterario, e quasi nulla può sorprenderlo, or-mai. Ma il manoscritto che riceve e inizia quasi per caso e controvoglia lo colpisce fi n dalle prime righe. Perché non si tratta di un romanzo come gli altri: l’autore, Richard Flynn, afferma infatti di conoscere la verità su un famoso omicidio di quasi trent’anni prima, e di essere pronto a rivelarla nel suo libro. Sa chi è il vero assassino, ed è pronto a farne il nome.La vigilia di Natale del 1987 venne ucciso Joseph Wieder, carismatico professore di Princeton, in cir-costanze mai del tutto chiarite. Attorno al luminare gravitavano lo stesso Flynn, all’epoca studente, e Laura Baines, sua coinquilina e poi vero amore della sua vita. Ma qualcosa andò storto, qualcosa che legava il professore e la sua allieva, forse. Un segreto di cui Richard non era a conoscenza. Il suo

manoscritto è semplicemente eccezionale, ma... è incompleto. Determinato a non lasciarsi sfuggire l’occasione, Peter Katz riesce a rintracciare l’autore, scoprendolo però troppo tardi. Flynn è in punto di morte, e il resto del manoscritto sembra in-trovabile. Inizia così una caccia allo scritto perduto, che è anche un’indagine sui ricordi e sul modo in cui la nostra memoria riscrive il nostro passato, spesso senza che ce ne accorgiamo. Ed è così che la verità diventa niente più che un gioco di specchi... Edizioni Longanesi, pag. 320

Fuori classe! # Le medie di A. StradaFabio e Miranda sono tesi per via della cena tra i loro genitori. Il prof. di matematica fi ssa il primo compito in classe e l’ansia sale alle stelle, ma viene spezzata dal suono dell’allarme antincendio: si tratta solo di una prova di evacuazione, ma i primini non lo sanno.La vera sorpresa è però quella della mattinata successiva, quando la prof di arte annuncia un’uscita (che non è una gita!) alla Pinacoteca cittadina: condizione per partecipare è che ogni classe trovi almeno due accompagnatori. L’impresa è più ardua del previsto...Età di lettura: da 10 anni

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È sempre un piacere

ricordare a Voi

particolari storici di Cerro…

chissà quanti ricordi

emergono in queste pagine

dedicate soprattutto

a coloro che sono nati

e vissuti tra noi!

Mondo Cerro

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Cultura e Società

TRATA TRATA BURATI’10 FRASI DEI BERGAMASCHI A PASQUA

Éla ólta o bassa la Pasqua? (È alta o bassa la Pasqua?)Eterno dilemma di ogni anno, vista la collocazione sem-pre diversa della festività. Quest’anno è alta: il 16 aprile. Quella bassa si chiama così quando si celebra nell’ulti-ma settimana di marzo.

I colombine i è ‘n giro de fevrér(Le colombine sono in giro da febbraio)Rifl essione tra il cinico e il disincantato sulla dimensione consumistica dell’evento. Daga l’ulìv a la nóna (Dai l’ulivo alla nonna)Ottenuto il ramoscello benedetto, scatta la fase della di-stribuzione. L’è ndacia a benedì i öv? (È andata a benedire le uova?)C’è sempre, all’interno di una famiglia, l’addetto alla de-corazione e poi alla benedizione delle uova. L’è sèmper quarisma (È sempre Quaresima)Espressione pronunciata da chi non è stato capace di alcu-na rinuncia forse convinto di farne abbastanza nella vita di tutti i giorni. I a desligàt i campane (Hanno slegato le campane)Un tempo si slegavano, insieme alle campane, i panni stret-ti che avvolgevano le estremità dei bambini. Oggi sarebbe impossibile, non esistono più indumenti così costrittivi.

Riti antichi e un po’ magici per proteggere la vista, privazioni scelte volontariamente e tradizioni che si ripetono da secoli, ma anche voli di colombe fuori stagione, delusione per il contenuto delle uova di cioccolato, weekend all’aperto con menu fi sso. Un piccolo spaccato sulle nostre abitudini a Pasqua e dintorni. A proposito, auguri a tutti.

Regórdet de bagnàs i öcc (Ricordati di bagnarti gli occhi)Frase pronunciata dal genitore che tenta di tenere in vita una tradizione: bagnarsi gli occhi al primo suono di cam-pane del sabato preserva la vista. Ma attenzione, occorre essere a piedi scalzi. Gh’è dét dóma di cianfer(Ci sono dentro solo delle stupidate)Gli anziani di casa non rimangono abbagliati dalle confe-zioni multicolori delle uova giganti di cioccolato, per espe-rienza personale, sanno che è sempre meglio non fi darsi delle sorprese. Lönedé maie öv e scamösse(Lunedì mangio uova e radicchio)C’è un menu che rimane invariato da decenni, o forse più, ed è quello di Pasquetta. La semplicità degli ingredienti permette anche un pic nic. Cassa dét ol có almeno dümìnicaCaccia dentro la testa almeno la domenica.Ovvero: Vai in chiesa almeno domenicaInevitabile raccomandazione dei nostri cari nonni rispetto alla Messa di Pasqua.

Tratto da bergamopost.itLa Ale

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Anagrafe

DEFUNTI

BRAMBILLAENRICA

morta il 18.02.2017di anni 85

PAGNONCELLITERESA

morta il 07.03.2017di anni 92

BATTESIMI

PASINETTIDANIEL

Domenica 12 febbraio 2017

ANNIVERSARIO DI MORTE

ROSSISPERANDIO

morto il 05.04.2016

DON ALESSANDROBERTULESSIparroco di Cerrodal 1979 al 1995.

Grati a lui per gli annitrascorsi come parroconella nostra comunitàe per il lungo servizioalla Chiesa,in comu nione di preghiera,lo affi diamo all’abbracciomisericordioso del Padre.

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Paginone

ANNO PASTORALE 2017/2018

“CERRO COMUNITÀ...IN CAMMINO”

Aprile 2017Domenica 9 FESTA DELLE PALME

LETTURA DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

Inizio votazioni per il nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale

Giovedì 13 GIOVEDI SANTO

Ore 16:00 Prove chierichetti e ragazzi per lavanda dei piedi S. MESSA (LAVANDA DEI PIEDI RAGAZZI PRIMA COMUNIONE), nella CENA DEL SIGNORE, alle ore 20.30. Al termine della S. Messa, adorazione fino alle ore 22.30

Venerdì 14 VENERDI SANTO

Ore 08.30 Lodi mattutine.

Ore 15.00 Azione liturgica con celebrazione della Passione del Signore.

Ore 20.30 VIA CRUCIS PER LE VIE DELLA COMUNITà.

Sabato 15 SABATO SANTO

Ore 08.30 Lodi mattutine

Ore 08.30/11.30 e dalle ore 15.00/18.00 CONFESSIONI.

Ore 14.30 benedizione delle uova pasquali.

Ore 20.30 Veglia pasquale e S. Messa.

Domenica 16 PASQUA DI RISURREZIONE S. Messe ore 07.30; ore 10.30.

Lunedì 17 S. Messa alle ore 10.00 al termine la benedizione alle automobili.

Mercoledì 19 INIZIO DELLA BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE DALLE ORE 09.00 ALLE 11.30 E DALLE ORE 14.30 ALLE 16.00; le indicazioni dei giorni e delle vie verranno comunicate di volta in volta sul foglio degli avvisi settimanali.

Domenica 23 II di PASQUA

S. Messe ore 07.30 e 10.30

Chiusura votazioni per il nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale

Martedì 25 RITIRO E CONFESSIONE DEI CRESIMANDI (l’orario verrà comunicato sul foglio avvisi della settimana)

Domenica 30 III di PASQUA

S. Messe ore 07.30 e 10.30 - ALLE 10.30 CRESIMA RAGAZZI

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Maggio 2017NEL MESE DI MAGGIO LA S. MESSA DEL MERCOLEDÌ VERRÀ CELEBRATANEI VARI CORTILI DELLA COMUNITÀ (SEMPRE CHE CI SIA LA DISPONIBILITà)

FESTA S. GIANNA - IL GIORNO E ORARI VERRANNO INDICATI SULL’AVVISO SETTIMANALE

Inizio Mese Mariano con Santa Messa alle ore 20.30. Domenica 7 S. Messe ore 7.30 e 10.30

Giovedì 11 Confessione ragazzi e genitori della Prima Comunione.

Domenica 14 S. Messe ore 07.30 e PRIMA COMUNIONE ALLA S. Messa delle ore 10.30

Venerdì 19 Inizia la FESTA DELL’ORATORIO.

Domenica 21 S. Messe ore 7.30 e 10.30

Domenica 28 TERMINA LA FESTA DELL’ORATORIO.

Domenica 28 ASCENSIONE DEL SIGNORE: S. Messe ore 07.30 e 10.30.

Giugno 2017Sabato 3 TERMINE DELL’ANNO DI CATECHESI PER TUTTI I RAGAZZI

Domenica 4 FESTA DELLA PENTECOSTE: S. Messe ore 07.30 E, TERMINE CATECHISMO 10.30.

Domenica 11 FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÀ: S. Messe ore 07.30 e 10.30

Domenica 18 FESTA DEL SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (CORPUS DOMINI): S. Messa nella parrocchiale di Cerro, alle ore 18.00, al termine la processione verso la Chiesa di Bottanuco e benedizione Eucaristica.

Venerdì 23 FESTA SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ

Domenica 25 XII TEMPO ORDINARIO: S. Messe ore 07.30 e 10.30.

Giovedì 29 SS. PIETRO E PAOLO

Luglio 2017Domenica 2 XIII TEMPO ORDINARIO: S. Messe ore 07.30 e 10.30.

Domenica 9 XIV TEMPO ORDINARIO: S. Messe ore 07.30 e 10.30.

Domenica 16 XV TEMPO ORDINARIO: S. Messe ore 07.30 e 10.30.

Domenica 23 XVI TEMPO ORDINARIO: S. Messe ore 07.30 e 10.30.

Mese di Luglio

ESTACERRO