Informazioni · Immaginazione contro il potere: Frank Zappa, lo «zio anarchico» Informazioni...

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4 Informazioni bibliografiche: Ronald Creagh, utopia made in USA Memoria storica: Rudolf Rocker nel ricordo di Valerio Isca Storia per immagini: «Come eravamo», anarchici a Carrara Immaginazione contro il potere: Frank Zappa, lo «zio anarchico» Informazioni bibliografiche: Resistenza anarchica, la storia cancellata Anarchivi: 70 anni di storia e di lotta a Buenos Aires

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4Informazionibibliografiche:Ronald Creagh,utopia made in USA

Memoria storica:Rudolf Rocker nel ricordodi Valerio Isca

Storia per immagini:«Come eravamo»,anarchici a Carrara

Immaginazionecontro il potere:Frank Zappa,lo «zio anarchico»

Informazionibibliografiche:Resistenza anarchica,la storia cancellata

Anarchivi:70 anni di storia e di lottaa Buenos Aires

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Cose nostreSchede biografiche;Errata corrige e dintorni

Memoria storicaAnarchivi:• Biblioteca Popular JoséIngenieros di Buenos Aires,di E. Colombo

Tesi e ricerche• Filosofia della natura ed eticadella libertà nel pensieroecologista di Murray Bookchindi F. Berti;• Pensiero e Volontà nell'itinerariopolitico di Errico Malatestadi M. Apostolo;• Razionalismo e misticismo nellacontrocultura americana degli anni'60 di P. Adamo

Anniversari

Informazioni bibliografiche• Ronald Creagh;• Bibliografia essenziale per lastoria della resistenza anarchica

Album di famigliaPietro Gori

Attività libertarie• Centro di DocumentazioneAnarchica;• Institute for Social Ecology

Informazioni editorialiN. Pernicone, Italian Anarchism1864-1892

Storia per immaginiMostre:Anarchici nel movimento operaioapuano di G. Rustighi

Memoria storicaDocumenti rari:Iconoclasta di M. Guerrieri;Testimonianze orali:Ricordo di Rudolf Rockerdi V. Isca

Immaginazione contro il potereFrank Zappadi M. Pandin

Efferatezze

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Hanno collaborato a questo numero, oltre agli autori delle varie schede informative,Furio Biagini, Ornella Buti e Rossella Di Leo per la redazione testi e Fabrizio Villa per la redazione grafica.

Foto di copertina: Foto segnaletica, Archivio Pinelli

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intenzione l’avevamo già da tempo, ma gli ultimiineffabili eventi della politica italiana ci hanno riconfermato nel-la nostra decisione: il cinquantenario della Resistenza, che cadel’anno prossimo, merita tutta la nostra attenzione e l’avrà. Ça vasans dire, è della Resistenza anarchica che vogliamo parlare e ciripromettiamo di pubblicare con regolarità sul Bollettino mate-riali inediti (e ce ne sono tanti ed interessanti) e informazioni va-rie. Cominciamo in questo numero con una bibliografia essen-ziale e continueremo pubblicando gli estratti di testimonianzeorali di partigiani anarchici ed altri documenti e ricerche inerential tema. Inoltre, se ci saranno i fondi necessari, per la secondametà del ‘95 stiamo pensando di organizzare, in collaborazionecon la Fondazione Anna Kuliscioff di Milano, una serie di ini-ziative come una giornata di studio sull’antifascismo anarchico(a partire dagli Arditi del Popolo e fino al dopoguerra), un au-diovisivo sullo stesso periodo e la pubblicazione delle ricercheoriginali e dei documenti più significativi. Documenti da cuiemerge la consistenza della presenza anarchica nella Resistenza,presenza che in questi cinquant’anni è stata abbondantementesottovalutata o spudoratamente ignorata dalla storiografia uffi-ciale, trattamento per altro del tutto normale. Nel frattempo, an-che in vista di un numero speciale di «A rivista anarchica», ab-biamo avviato alcune ricerche per completare un quadro ancoralargamente carente: ogni collaborazione è naturalmente benve-nuta, anche per quanto riguarda il reperimento di immagini.A proposito di immagini, vogliamo attirare la vostra attenzionesulla foto di copertina di questo numero che riproduce la schedasegnaletica di un - a noi - ignoto sovversivo. I dati della fotosono illeggibili e non siamo riusciti a identificarlo, cosa che hagettato nel panico l’anarchivista del settore iconografico. Qual-cuno lo può aiutare?Per finire due spot commerciali: è nuovamente disponibile il vi-deo del film Sacco e Vanzetti (£30.000 spese di spedizionecomprese) e sono disponibili anche alcune «lavalliere», ovvero iltradizionale fiocco nero anarchico (sempre £30.000 spese di spe-dizione comprese).

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«L’

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[MONANNI Giuseppe]ARMAND EmileARNALDI CarloAUSONIO Acrate[DAMIANI Gigi]

BAKUNIN Michail A.BALDARI GuglielmoBARALDI CiroBARBERIS GiuseppeBATTISTELLI LiberoBAZAROFF E.[RAFANELLI Leda]BELLUCCI CorradoBELTRANDI CiroBENTINI GenuzioBERKMAN AlexanderBERNERI CamilloBERNERI GiovannaBERNERI Maria LuisaBERTONI LuigiBIANCONI MarcelloBIGATTI PietroBINAZZI PasqualeBISIO MarioBOLDRINI GiuseppeBONNOT [Banda]BORGHI ArmandoBOSCHI AmedeoBOVIO GiovanniBRESCI GaetanoBRUZZI Pietro

CAFIERO CarloCALCAGNO PietroCAMILLO DA LODI[BERNERI Camillo]CANE’ AlbertCANZI EmilioCAPECCHI NatalinoCAPUANO VincenzoCARBO’ Eusebio C.

Schedebiografiche

Nel corso delle sue prezio-se ricerche LeonardoBettini, autore dei due vo-lumi La bibliografia del-l’anarchismo, aveva co-minciato a compilare un«catalogo biografico» aschede sul movimentoanarchico italiano, che in-tendeva poi allargare almovimento internazionale.La morte prematura gli haimpedito di portare a ter-mine questo importante la-voro, per il quale avevagià compilato le prime633 schede, ora a disposi-zione presso l’ArchivioPinelli. In tale lavoro di ri-cerca, Bettini non si è li-mitato a libri ed opuscoli,ma ha allargato il lavoroallo spoglio dei principaliperiodici anarchici, sele-zionando gli scritti ritenutipiù significativi dal puntodi vista storiografico. Inol-tre, quando possibile, laschedatura è stata ancheintegrata da dati supple-mentari quali gli estremianagrafici del biografato,l’identificazione deglipseudonimi, la restituzio-ne dei dati tipograficimancanti ecc. I periodicisui quali è avvenuto lo

spoglio sono i seguenti:«Almanacco Libertario»(Ginevra, 1929-40), «EraNuova» (Torino, 1946-50), «Il Libertario» (Mila-no, 1945-56), «SemeAnarchico» (Torino, 1951-68), «Studi Sociali»(Montevideo, 1930-35),«Umanità Nova» (Roma,1944-71), «Volontà» (Na-poli, 1946-78). Qui di se-guito pubblichiamo l’elen-co della schede esistentiche, tranne qualche ecce-zione, riguardano anarchi-ci italiani:

ABBATE ArmidoACCIARITO PietroACUTIS AnselmoAGOSTINELLI CesareAGUGGINI EttoreAGUZZI AldoAIACCI AurelioALLIATA EugenioANDREONI CarloANGIOLILLO MicheleARETINO Pietro

Cose nostre

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CARDIAS [ROSSIGiovanni]CASERIO SanteCASTELLO AntonioCASUBOLO AntonioCATANI GiacomoCATILINA [FABBRILuigi]CAUSA EmanueleCAVALAZZI AntonioCECILI Raniero

CECCARELLI AristideCENTRONE MicheleCESTARI SenofonteCHEITANOV G.CHIOCCHINI CasimiroCIANCABILLA Giusep-peCIERI AntonioCIPRIANI AmilcareC.L.F. [FABBRI Luigi]COLANDRO MarioCOMASCHI ComascoCONCORDIA TomasoCONSOLI VincenzoCONVERTI NiccolòCORIO Silvio

COSTA AndreaCOVELLI EmilioCRISAI LuigiCROTONE[DIOTALLEVI Ernesto]

DACCOMI MarioD’ALBA AntonioDAMIANI GigiD’ANDREA VirgiliaDE BARTOLOMEISNonioDE CLEYRE VoltairineDEJACQUES JosephDEKKER EdoardoDouwesDEL PAPA UgoDE MARCO AntonioDETTORI GiovanniDEVALDES ManuelDEVILLE GabrielDI GIOVANNI SeverinoDIOLAITI AttilioDIOTALLEVI ErnestoDI PALO DomenicoDI SCIULLO Camillo

DOMANICO GiovanniDOMASCHI GiovanniDURRUTIBuenaventura

EPIFANE [MOLINARIEttore]ETIMO VERO[BORGHI Armando]ERNESTAN [TANREZErnest]

FABBRI LuigiFALASCHI FaustoFALLASCHI FoscoFANELLI GiuseppeFAURE SébastienFEDELI UgoFELCINO P.[MASTRODICASALeonida]FELICIOLI RodolfoFERRARI RICIERIAbele [NOVATORERenzo]FERRER FranciscoFERRERO PietroFILIPPI BrunoFLORES MAGONRicardoFORBICINI GiovanniFORNASARI SavinoFOURIER CharlesFRANCOLINIDomenicoFRISCIA Saverio

GALLEANI LuigiGAMBELLI OtelloGAVILLI GiovanniGAVIOLI ArrigoGERONZI Giovanni

Cose nostre

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GERVASIO GaetanoGIANNOTTI MarioGILIOLI RivoluzioGILLE PaulGINNASI FrancescoGIRARROSTO [BORGHIArmando]GNOCCHI VIANIOsvaldoGODWIN WilliamGOLDMAN EmmaGORI PietroGOZZOLI VirgilioGRASSI GaetanoGRASSINI EmilioGRAVE JeanGUALANDI BrunoGUNSHER Rodolfo

HERZEN AlexanderHILL Joe

IPPOLITI [dott.]

JACOB Marius

KAMINSKI Hans ErichKROPOTKIN Pëtr A.KULISCIOFF Anna

LASSALLE FerdinandoLEGA PaoloLELLI EdmondoLIVOLSI GiuseppeLOFORESE FrankLUCETTI GinoLUDOVICI DomenicoLUX [VEZZANI Felice]

MAGGIOLARI RobertoMAKHNO NestorMALATESTA Errico

MALATO CarloMANCINI AdamoMARCON Pietro

MARIANI GusmanoMARINO GaetanoMARTIGNETTI PasqualeMASETTI AugustoMASSARENTI Giuseppe

MASTRODICASALeonidaMAZZONI VirgilioMAXIMOF Gregory P.MELACCI BernardoMELANDRI FabioMELLA RicardoMENICONI Fioravante

MERLINO Saverio F.MESCHI AlbertoMESNIL JacquesMICHEL LouiseMISEFARI BrunoMOLINARI EttoreMOLINARI LuigiMONANNI GiuseppeMONATTE PierreMORELLYMOST JohannMÜSHAM ErichMULTATULI [DEKKEREdoardo D.]

NABRUZZI LudovicoNAPOLITANO NinoNER Henri [RYNER Han]NETTLAU MaxNIEUWENHUIS DomelaNOVATORE RenzoNUMITORE[MASTRODICASALeonida]

OITICICA JosèORTORE Vittorio

PACHECO GONZALESRodolfoPALLA GalileoPALLADINO CarmeloPAOLINELLI AttilioPARODI AttilioPARRINI Icilio UgoPASCOLI GiovanniPELLACO EugenioPELLOUTIER FernandPERISSINO AldoPERNISA FilippoPERRONE VincenzoPEZZA Vincenzo

Cose nostre

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PEZZI FrancescoPICCININI FrancescoPIERROT MarcPINELLI GiuseppePISACANE CarloPITTALUGA AntonioPLEKHANOV GiorgioPONTE RinaldoPOSTIGLIONE UmbertoPOTTIER EugenePOULAILLE HenriPRAT JoséPROUDHON Pierre-Joseph

QUAND-MÊME[FABBRI Luigi]QUINTAVALLE Nicola

RADOWITZKY SimonRAFANELLI LedaRANIERI Eva [FABBRILuigi]RANIERI PietroRASPI UmbertoRASPINO BrunoRAVACHOLRAVAZZANI CarloRECCHIONI EmidioRECLUS EliséeRENTI G. [FEDELI Ugo]RYNER HanROCCA ErnestoROCKER RudolfROSSELLI CarloROSSI Giovanni

SABATER FranciscoSABINI SabinoSACCO NicolaSAINT-SIMON Claude-Henry

SAKAI OsugiSAMAJA NinoSANCHEZ FlorencioSARTINI GiuseppeSASSI AttilioSBARDELLOTTO Ange-loSBARNEMI Furio[MISEFARI Bruno]SCALTRI AttilioSCARLATTI GiuseppeSCARSELLI FerruccioSCEUSA FrancescoSCHICCHI PaoloSCHIRRU MicheleSCHLOSSER Ludovico[FABBRI Luigi]SCIUTTO EmanueleSERANTINI FrancoSETTE GuidoSHAPIRO AlexanderSIGNORINI Camillo

SILVESTRELLI AttilioSIMPLICIO [DAMIANIGigi]STAGNETTI SpartacoSTANCHI Dario

STANCHI WalterSTIRNER Max

TANREZ ErnestTOLSTOI LeoneTOSCATRENE/TRENI/TREVEHugo [FEDELI Ugo]TRESCA CarloTUCKER Benjamin R.TURCI GiuseppeTURCO Cipriano

USTORI Federico

VALLES JulésVANZETTI BartolomeoVECCHIETTI ArmandoVELLA RandolfoVEZZANI Felice

WEILL Simone

ZAMBONI AnteoZIRARDINI ClaudioZIRARDINI GaetanoZOCCOLI Ettore

Cose nostre

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Antonello Lotronto,Georges Brassens at-traverso le sue canzoni ,Ripostes, Salerno,1985.

• Per finire,Francesco Berti(Padova), la cui tesi sulpensiero di MurrayBookchin presentiamoin questo bollettino, cicomunica che la biblio-grafia da noi pubblicata(bollettino n.2) degliscritti di questo autoreapparsi in italiano è an-ch’essa incompleta.Ecco i titoli mancanti:- Tecnologia e rivolu-zione libertaria , in «Arivista anarchica», n.6,1974;- I limiti della città ,Feltrinelli, Milano,1975;- Spontaneità e orga-nizzazione , Centro diDocumentazione Anar-chica, Torino, 1977;- L’autogestione e lanuova tecnologia , in«Interrogations», n.17/18, 1979;- Comment , in «A rivi-sta anarchica», n.5,1979;- Oltre i limiti delmarxismo , in«An.Archos», n.2,1979;

- Post-scarcityAnarchism, La Sala-mandra, Milano, 1980;- Il marxismo comeideologia borghese , in«A rivista anarchica»,n.2, 1980;- Cara ecologia , letteraaperta al movimentoecologista, in «A rivistaanarchica», n.6, 1980;- Intervista a MurrayBookchin , in «A rivistaanarchica», n.5, 1981;- L’America secondome , intervista, in «A ri-vista anarchica», n.1,1986;- Ecologia sociale e pa-cifismo, in «A rivistaanarchica», n.5, 1988;- L’uomo è tiranno , in-tervista, in «Panora-ma», 9 aprile 1989;- Intervista a MurrayBookchin , in «UmanitàNova», n.5, 1990;- Municipalismo liber-tario , in «A rivistaanarchica», n.9, 1991;- Ecotecnologie e co-munità locali , in «Uma-nità Nova», n.18, 1993;- Municipalismo/Demo-crazia diretta , in «A ri-vista anarchica», n.6,1993.

ERRATACORRIGE EDINTORNI

Come consuetudine ri-portiamo le varie se-gnalazioni - a correzio-ne o integrazione diquanto pubblicato - in-viateci da varie personeche ringraziamo per laloro collaborazione.

• Ronald Creagh(Montpellier) ci segnalache una bibliografiadelle opere di LysanderSpooner più completadi quella da noi pubbli-cata (bollettino n.2) èreperibile sul tomo 2del suo libroL’anarchisme auxEtats-Unis , che presen-tiamo in questo bolletti-no nella sezione «Infor-mazioni bibliografi-che».

• Pippo Gurrieri(Ragusa) ci scrive inve-ce che un testo va ag-giunto alla bibliografiadi George Brassens(bollettino n.3) ed esat-tamente:

Cose nostre

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ANARCHIVI

dai penitenziari del sud, men-tre la FORA [FederaciónObrera Regional Argentina]aveva dato avvio ad un’intensaprotesta a favore dei militanticondannati all’ergastolo. Tut-tavia, questa è anche l’epocadell’arbitrio poliziesco, della«frode patriottica», della poli-tica conservatrice inauguratadall’oligarchia agro-pecuaria edi una forte crescita dell’ideo-logia fascista. Il gruppo che fa-ceva capo alla Biblioteca si dàsin da allora due obiettivi: par-

tecipare alle attività del movimento anar-chico e radicarsi nel quartiere nel quale sitrova la sede grazie al prestito di libri, alleconferenze pubbliche, ai laboratori, al ci-nema ecc.A causa di queste attività, continua lanota di Buenos Aires, la repressione hacolpito la Biblioteca a seconda dell’estrodelle varie dittature e «dictablande» chesi sono susseguite. «Dal 1946 al 1955 -durante il governo peronista -la Bibliote-ca è costretta a chiudere in diverse occa-sioni e ogni volta per vari mesi».Personalmente, ho conosciuto la Bibliote-ca (se la memoria non mi inganna) nel1947-48. Aveva sede in un quartiere po-polare nella parte meridionale di BuenosAires, vicino allo stadio di San Lorenzode Almagro. Era una sala che dava sullastrada (Santander 408) con due vetrine euna porta in mezzo che si chiudeva conuna serranda di metallo. Era una casa bas-

sa, ad un solo piano, e avevaun’entrata secondaria, dettaglioche poteva tornare utile in casodi interventi polizieschi.La prima volta che sono andatoalla Biblioteca era notte; si tene-va lì una riunione clandestinadel consiglio federale dellaFORA (tanto per cambiare lasede era stata chiusa dalla poli-zia). Non mi ricordo quale fossel’argomento da discutere in riu-

Ho ricevuto dall’Archivio Pinelli una notadi presentazione dalla Biblioteca JoséIngenieros scritta dagli stessi compagni diBuenos Aires. Questa nota comincia così:«La nostra biblioteca è stata fondata nelgiugno del 1935 da un gruppo di compa-gni anarchici e socialisti, in maggioranzamilitanti operai. Poco dopo i socialisti sene andarono e rimasero i compagni che,identificandosi con l’anarchismo rivolu-zionario, partecipavano attivamente allevarie iniziative del movimento».La Biblioteca è stata appunto costituitasotto il governo di Gral Justo, ovvero la«dictablanda» [gioco di parole con«dictadura»], come era allora chiamata,perché successiva alla violenta repressio-ne scatenata dal golpe militare del 1930. Iprigionieri avevano cominciato a tornare

Memoria storica

La Biblioteca Popular José Ingenierosdi Buenos Aires

di Eduardo Colombo

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nione, però - come succede spesso - mi èrimasto in mente un fatto secondario delquale si parlò, e cioè della difficoltà dicontinuare a riunirsi lì, non tanto per lapolizia quanto perché era successo più diuna volta che i ragazzini, che nelle seratecalde giocavano fuori fino a tardi, all’arri-vo di questa gente «strana» cantilenasse-ro: «Gli anarchici sono in riunione, glianarchici sono in riunione», battendo ilritmo sulla serranda.In quegli anni nello stesso locale c’era an-che la redazione de «La Protesta» e i duegruppi erano in stretta relazione fra diloro. «La Protesta» sarà costretta ad usci-re senza indicazione della tipografia esenza direttore responsabile fino alla ca-duta di Peron nel 1955. Nel dicembre diquell’anno, con una redazione più nume-rosa, iniziava ad uscire pubblicamentecome bimestrale, ma già nel giugno del’56 doveva tornare in clandestinità mentrela sede della Biblioteca veniva perquisitacon il sequestro di un gran numero di pe-riodici e l’arresto del compagno EstebanDelmastro.«In diverse occasioni poliziotti in unifor-me presenziavano alle nostre iniziative euna volta è persino successo che oratore epubblico siano stati tutti arrestati». La Bi-blioteca organizzava infatti conferenzepubbliche due volte al mese che vedevanoun’ampia partecipazione dei compagni;un’attività costante - che continua ancoroggi, a quanto mi dicono - che solo situa-zioni particolarmente difficili hanno im-pedito di portare avanti.Quando veniva la polizia, abitualmentestazionava in macchina vicino all’ingres-so della sede; a volte però uno di loro en-trava e andava a mettersi in fondo allasala, scatenando come è ovvio - soprattut-

to in ambienti come il nostro! - una viva-cissima discussione. L’oratore di normaaffermava: «Non continuo la mia confe-renza se la polizia non se ne va». E nonc’era volta in cui qualcuno non ribattesse:«Ma no compagno, continua, così luiascolta, si istruisce e magari smette di es-sere uno sbirro!». La discussione conti-nuava così con esito incerto tra«educazionisti» e «terribilisti».Il gruppo della Biblioteca «ha fatto partesia di vari organismi internazionali sia divari organismi di solidarietà in situazionimolto specifiche». A livello internaziona-le ha fatto parte della CRIA (Commissio-ne di Relazioni Internazionali Anarchi-che) e della SIA (Solidarietà Internazio-nale Antifascista). Regionalmente, la Bi-blioteca collaborava alle edizioni Tupac

Memoria storica

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insieme a «La Obra» (gruppo e periodicodi derivazione antorchista), a «La Prote-sta» e ad altri gruppi anarchici dell’area diBuenos Aires. Tramite la casa editriceTupac i membri della Biblioteca sono poistati parte attiva nella creazione delle edi-zioni Proyecciòn, di cui hanno influenza-to sia la linea editoriale che quella ideolo-gica.Le campagne di solidarietà con i prigio-nieri sono state numerosissime, ma ne ci-terò soltanto due. Nell’agosto del 1952,dopo uno sciopero proclamato dallaSociedad de Resistencia del porto dellacapitale per la riapertura dei suoi locali,per il pagamento dell’intera giornata aglioperai infortunati e per denunciare la sot-trazione indebita di una giornata di salarioper la costruzione del monumento a EvaPeron, sei operai della FORA erano statiincarcerati e torturati. La polizia avevapoi perquisito diverse abitazioni di mili-tanti e membri del Consiglio Federale in-carcerando i familiari come complici. Im-mediatamente veniva creato un comitatodi difesa nel quale entrava, oltre al gruppodella Biblioteca, praticamente tutto il mo-vimento anarchico sia appartenente allaFORA che autonomo. La protesta fu in-tensa sia in tutto il Paese che oltre frontie-ra, grazie anche alla pubblicazione di unfoglio informativo, e si ottenne la libera-zione dei prigionieri che erano «a disposi-zione del potere esecutivo».Il secondo caso ha luogo nel 1960, quan-do un altro Comitato per la liberazionedei prigionieri dopo oltre un anno di atti-vità riuscirà a far scarcerare quasi tutti iduecento operai della FORA che eranostati arrestati.Nel 1970, quando ho lasciato l’Argentinaper venire in Europa, la Biblioteca stava

Memoria storica

La Biblioteca José Ingenieros ha re-centemente organizzato le seguenti

iniziative:

I prigionieri politici in Argentina,proiezione video;

L‘Anarchismo e la politica argentina,con Christian Ferrer;

Concerto didattico di jazz;Temi e stili nella grafica del Supple-mento settimanale de «La Protesta»,

diapositive con Lidia Moroziuk;L‘anarchismo e i tempi della rivolu-

zione, con Ural Pérez;La metà dimenticata dell’umanità, conMaria Eva Izquierdo e Silvia Chejter;

Anarchismo e organizzazione,con Antonio Lopez;

Panteon militar, film con OsvaldoBayer.

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ancora nel quartiere di Almagro. Pocodopo, però, si trasferirà in un proprio lo-cale nel quartiere popolare di Villa Cre-spo, dove ha ancor oggi la sua sede.Gli anni ’70 sono stati terribili per l’Ar-gentina, che ha vissuto momenti dramma-tici sotto la dittatura militare più sangui-naria della sua storia. Senza commenti su-perflui, lascio la parola alla nota scrittadai compagni della Biblioteca: «Durantequest’ultima dittatura, che ha avuto il tri-ste saldo di 30.000 desaparecidos, la Bi-blioteca è stata oggetto di diversi inter-venti repressivi, alcuni ufficiali, altri inve-ce non ufficiali. In una di queste occasio-ni sono stati arrestati quattro compagniche, fortunatamente, sono stati liberati al-cuni mesi dopo. Non hanno avuto la stes-sa fortuna altri compagni prelevati dalleloro case che non hanno più dato notiziedi sé contribuendo ad allungare la lista deidesaparecidos. In questo periodo, per ini-ziativa dei compagni della Biblioteca si èformato un comitato di solidarietà con idetenuti e i perseguitati politici che è riu-scito, con un grande sforzo, ad aiutare lefamiglie dei detenuti e, in alcuni casi, afar uscire dal Paese un certo numero dipersone. Proprio per sostenere questa ini-ziativa e nonostante il clima di queglianni, i compagni decidevano di tenereaperta la sede tutti i giorni».Sono tornato per pochi giorni a BuenosAires dopo diciotto anni di assenza. Sonoandato alla Biblioteca e lì sono stato ac-colto da vecchi compagni e compagne eda altri che non conoscevo; lì ho ritrova-to, in un locale affollato da un centinaiodi persone, la continuità e il calore el’emozione che, grazie alla costanza nel-l’azione e alla sincerità nelle idee, ci fan-no sentire «anarchici».

Memoria storica

P.S. Cosa ne è stato, quasi quaranta annidopo, di quel gruppo di persone entusia-ste che il 20 dicembre 1955 formava laprima redazione de «La Protesta»? Li hadispersi la vita e la morte. Quelli che era-no vecchi nel ’55 sono ovviamente mor-ti, alcuni da molto tempo comeBianchini, Delmastro, Dela Fuente,Naso, Roque Francomano. HumbertoCorreale, sempre attivo nel movimentofino alla fine, è morto a novantaquattroanni il 7 luglio 1992. De Aboy, di unagenerazione intermedia fra i vecchi di al-lora e me, si è allontanato dal movimentonegli anni ‘60 e poi ne ho perso traccia.Nel gruppo d’età che all’epoca aveva trai ventiquattro e i trenta anni, Salomonoffè morto giovane; Savlof è stato seque-strato e assassinato dalle AAA (forma-zione paramilitare di estrema destra fon-data da Lopez Rega, segretario di Peron,poi integrata negli apparati repressivi mi-litari) nel 1976; Tello è morto in un inci-dente d’auto alla fine degli anni ‘60 e isuoi tre figli, che hanno iniziato a milita-re nel movimento anarchico più tardi,sono stati sequestrati e assassinati dalladittatura militare. Oscar Milstein, attivofino alla fine, è morto due anni fa, lostesso anno di Noe Burzuck. CesarMilstein, che si occupava della spedizio-ne della rivista, è ora premio Nobel perla biochimica e si occupa delle sue ricer-che a Cambridge. Iturralde («il grassoVictor») sopravvive a Buenos Aires eSpitz è direttore dell’Istituto Malbran.Vicente Francomano, che ha più di no-vant’anni, continua a occuparsi della Bi-blioteca José Ingenieros. E infine JorgePeries ed io trascorriamo giorni tranquillia Parigi mangiando «l’amaro camenbertdell’esilio».

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13 Tesi e ricerche

Filosofia della natura ed eticadella libertà nel pensiero ecologista di

Murray Bookchindi Francesco Berti

Tesi in Storia delle Dottrine PoliticheUniversità degli studi di Padova, Facoltà di Scienze Politiche

che secondo le quali il do-minio dell’uomo sull’uomoderiva dal dominio dell’uo-mo sulla natura, indica nellastrutturazione gerarchicadella realtà sociale l’originee la causa del disastro eco-logico. Per cui solo una ra-dicale trasformazione dellasocietà in senso libertario,che abbia cioè come obietti-

struzione di una società eco-logista. Da quanto sinoradetto, emerge chiaramentel’ambivalente appartenenzaideologica dell’ecologia so-ciale: essa può essere cor-rettamente ritenuta l’alaanarchica del movimentoverde così come l’ala verdedel movimento anarchico.Pur considerando legittimi iraffronti che alcuni studi suBookchin hanno fatto tra lateoria dell’ecologia socialeed altre scuole di pensiero,

Scopo di questo lavoro è stato quellodi mettere in luce la dimensione filo-sofica, etica e politica che soggiacealla teoria dell’ecologia sociale, dicui ho preso in esame le tesi nelleformulazioni di Murray Bookchin, ilsuo principale esponente. In partico-lare, ho cercato di far emergere ladifferenza che intercorre tra le teorieche potremmo definire ambientalistee la teoria dell’ecologia sociale. Leprime, infatti, partono dal postulatosecondo il quale la crisi ambientale èdovuta ad una errata gestione dellerisorse e propongono un mutamentosoprattutto tecnico per la risoluzionedei problemi ecologici: quindi, in so-stanza, una politica riformista e sta-talista. L’ecologia sociale, invece,capovolgendo le impostazioni teori-

vo, a livello immaginario e materiale,la distruzione del dominio e delle suedeterminazioni storiche - lo stato e ilcapitalismo - può davvero riuscire arisolvere le contraddizioni che sonoall’origine dei mali moderni.La crisi ecologica, infatti, secondo ilpensatore americano, non è che l’epi-fenomeno di una crisi ben più ampiadella modernità, che coinvolge etica,politica e società. È necessaria, per-ciò, una teoria globale, quale l’ecolo-gia sociale si propone di essere, ca-pace di interpretare organicamente lanatura e la società e di fornire dellerisposte appunto globali atte alla co-

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come ad esempio il marxismo, io ho pre-ferito il confronto continuo e dialetticocon il pensiero anarchico, cercando dievidenziarne le innovazioni in esso ap-portate dalla teoria considerata. In parti-colare, da un punto di vista filosofico, miè sembrato abbastanza problematico l’in-serimento dell’ecologia sociale nellascuola di pensiero anarchica. Infatti la fi-losofia naturalistica e dialettica sullaquale Bookchin fa poggiare le sue propo-ste politiche è di chiara impronta giusna-turalistica.Muovendo dalle critiche apportate dalloscienziato anarchico russo PëtrKropotkin - e dalla scuola di pensiero so-ciale che a lui ha fatto capo - alla teoriaevolutiva di Darwin, Bookchin rinvienenella storia naturale, come giàKropotkin, il prevalere di forme coopera-tive piuttosto che gerarchiche e concor-renziali. Egli inoltre individua nell’evo-luzione che dalla natura ha condotto sinoall’uomo, il dispiegarsi di un logos e diun telos: il processo evolutivo, in sintesi,si è mosso dalle strutture monocellulari,quasi indifferenziate, verso strutture eco-sistemiche e specie animali altamentedifferenziate, dal semplice al complesso.Il filo sottile che lega la natura all’uomonel processo evolutivo è proprio il di-spiegarsi di una ragione immanente allanatura e di un ambito sempre maggioredi possibilità di scelte all’interno dellespecie come degli ecosistemi.Il fine dell’evoluzione, secondoBookchin, è proprio la libertà, la quale,latente nella natura, si fa nell’uomo auto-cosciente. Da un punto di vista filosofi-co, la teoria bookchiniana dell’ecologiasociale mostra, a mio avviso, i suoi mag-giori limiti proprio nell’impianto dichia-

ratamente neo-hegeliano della sua filoso-fia della natura: la teologia trascendentedi Hegel si fa, nella filosofia dell’ecolo-gia sociale, immanente, senza però chemutino i risultati in certa misura «metafi-sici» dell’impianto teorico considerato.L’etica dell’ecologia sociale viene daBookchin ritenuta oggettiva proprio inquanto si fonda su una ragione naturaleoggettiva da cui deriverebbero delle im-plicazioni morali per l’umanità. È pro-prio per la negazione dell’autonomia del-la morale che risulta problematico l’inse-rimento della dimensione filosofica del-l’ecologia sociale in una prospettivaanarchica di pensiero. Riecheggiano, inquesta problematica, le critiche che unaltro pensatore anarchico, ErricoMalatesta, aveva mosso alla filosofiagiusnaturalistica e teleologica diKropotkin, per approdare ad una conce-zione volontaristica e laica dell’anarchi-smo. Bookchin, invece, proprio sulla co-struzione oggettiva della sua etica fapoggiare le sue proposte politiche. Il ca-pitalismo e gli stati, infatti, cioè le deter-minazioni storiche del dominio, devonoessere distrutti in quanto hanno immise-rito e spogliato la natura, invertendo nonsolo il processo evolutivo naturale nelquale si manifesta la ragione oggettivasopra descritta, ma anche quel processo,eminentemente sociale, che dalla naturaha portato all’uomo; processo che è statointerrotto agli albori della storia umana,quando le società selvagge ed indivise,da Bookchin definite organiche, organiz-zate in maniera egualitaria ed armonica,sono state rimpiazzate da società dappri-ma gerarchiche e, poi, classiste e statali.Ma se la storia umana può essere lettacome storia del dominio e delle sue ma-

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nifestazioni storiche, in essa si è prodottaanche una storia diversa, seppur minori-taria: a partire dalle teorizzazioni del cri-stianesimo eretico, sino ad arrivare al so-cialismo e infine all’anarchismo, si èprodotto un sapere utopistico e rivoluzio-nario volto al sovvertimento delle istitu-zioni del dominio e all’instaurazione diuna società di liberi ed uguali.Il socialismo e l’anarchismo, secondo ilpensatore americano, derivano dunquenon solo dall’Illuminismo, ma anche esoprattutto dal cristianesimo, di cui rap-presentano una prosecuzione soprattuttoetica. È proprio questa tradizione di pen-siero e la pratica di lotte e di esperimentisociali che ha realizzato che devono es-sere recuperate e fatte progredire versoun nuovo umanesimo ecologista e liber-tario. Recuperate, ma anche e soprattut-to, ripensate. Infatti il lungo lavoro di ri-cerca teorica e i molti anni di militanzanel movimento controculturale america-no, di cui Bookchin è stato uno dei mag-giori protagonisti, hanno sostanzialmenteportato il pensatore americano alla con-vinzione che l’epoca delle rivoluzioni ditipo insurrezionale sia finita e che sia ne-cessario elaborare una strategia diversaper il movimento libertario ed ecologista.Ripensamento che Bookchin ha maturatosin dalla metà degli anni Sessanta quan-do i suoi primi lavori sull’ecologia socia-le, davvero pionieristici, hanno introdot-to delle sostanziali innovazioni al pensie-ro e al linguaggio della sinistra, soprat-tutto libertaria, e sono culminati, in que-sti ultimi anni, nella proposta del munici-palismo libertario. Proposta che, sinteti-camente, possiamo dire nuova da dueprospettive diverse. Da un lato, infatti, lasingolare parabola del socialismo, la fine

della centralità operaia, la crisi delle teo-rie rivoluzionarie e dell’anarchismo sonostati gli eventi dai quali è partita la rifles-sione bookchiniana, approdata ad unacritica dell’impianto teorico del pensierosocialista: il socialismo e, in sommo gra-do, l’anarchismo ritenevano che, prima opoi, si sarebbe giunti ad una società sen-za classi, nella quale il politico sarebbestato riassorbito nel sociale e lo statoavrebbe lasciato il posto all’autogovernodella società. Dall’altro, lo studio dellastoria della città permette di rinvenirel’emergere di uno spazio pubblico e poli-tico, quello del potere cittadino che, dal-le poleis greche alla tradizione radicale elocalista americana, si è contraddistintocome ambito normativo autonomo di-stinto dal sociale e dall’economico.La storia della città dimostra, secondoBookchin, come il politico emerga inquanto spazio separato e non riassorbibi-le nel sociale, potenzialmente ridefinibilein termini libertari. Solo con la nascitadello stato nazionale, infatti, il politicoha assunto le sembianze compiute deldominio e dell’eteronomia, ma la crisiattuale dello stato nazionale e le spintelocalistiche e centrifughe che ovunque simanifestano, dovrebbero spingere gliecologisti e i libertari a ripensare la cittàin chiave anarchica, in una lotta non soloculturale ma anche politica. La riappro-priazione del potere da parte dei cittadinidovrebbe mirare, secondo il pensatoreamericano, a contrapporre il potere dellecittà a quello dello stato, sino al totalesvuotamento dei poteri di quest’ultimo eall’instaurazione di una società federali-sta, ecologista e solidale, sia nelle rela-zioni tra gli uomini che nei confronti delmondo naturale.

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«Pensiero e Volontà» nell'itinerariopolitico di Errico Malatesta

di Marco ApostoloTesi in Storia delle Dottrine Politiche, Università degli Studi di Milano,

Facoltà di Lettere e Filosofia

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«Pensiero e Volontà» era una rivista, l’ul-tima diretta da Malatesta, che con periodi-cità quindicinale e con difficoltà semprecrescenti uscì a Roma dal 1° gennaio1924 all’ottobre del 1926. L’idea di stu-diare la rivista con cui Malatesta si posedi fronte ad avvenimenti della portata delfascismo o della rivoluzione russa nasceprincipalmente da una motivazione, che èla carenza distudi sull’azionedi Malatesta neisuoi ultimi annidi vita. DiMalatesta esisto-no infatti trebiografie di con-temporanei,quelle di Fabbri,di Nettlau e diBorghi, che pos-sono essere defi-nite delle«agiografie» piùche delle vere eproprie biogra-fie. Esse hannoin comune il fat-to di trascurarequasi per interoil Malatesta de-gli anni del fa-scismo, riportan-

do pochi accenni sul suo operato e«glissando» sul suo pensiero adducendola scusante, riportata da Fabbri, che lostesso Malatesta affermava di non avercambiato che poche «sfumature» nellesue opinioni rispetto agli ultimi anni delsecolo scorso.Studiare «Pensiero e Volontà» significadunque innanzi tutto «tastare il polso» a

Malatesta ed almovimentoanarchico neiprimi anni delfascismo, inquegli anni cioèin cui era ancorapossibile levareuna voce di dis-senso senza do-versi celare nel-la clandestinità;significa verifi-care se vera-mente, comesembrano sot-tintendere i suoibiografi,Malatesta avevaceduto le armidi fronte al ne-mico nuovo epotente che sta-va instaurando

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la sua domina-zione sull’Italia.La tesi è struttu-rata in due partiprincipali ben di-stinte fra loro. Laprima parte èuna ricostruzioneschematica dellavita e del pensie-ro di Malatestadagli esordi finoal 1924. In que-sta prima parte siricostruiscono lebiografie deiprincipali colla-boratori diMalatesta, chesono Luigi Fab-bri, LuigiBertoni, CamilloBerneri, CarloMolaschi,Gaetano Marino,FrancescoSaverio Merlino.Viene poi ricostruita, ed è questa la partepiù originale di questa sezione di inqua-dramento storico, la vita materiale dellarivista: sulla base dei documenti d’archi-vio si ottiene infatti un quadro abbastanzapreciso dei movimenti finanziari della re-dazione, della tiratura, del numero degliabbonati, dei rapporti con la censura.La seconda parte è più specificamentetematica e punta soprattutto a far luce suldubbio se realmente Malatesta nei suoiultimi anni avesse «tirato i remi in barca»,o non presentasse piuttosto degli elementidi novità.Il quadro che ne emerge è abbastanza de-

ludente, perchéin realtàMalatesta e il suoentourage nonriescono, dalpunto di vista te-orico, a disco-starsi di moltodall’anarchismoteorizzato alme-no una trentina dianni prima e natodalla diffusionein Italia del pen-siero di Bakunin.Il backgroundideologico su cuisi fonda ognianalisi di «Pen-siero e Volontà»è infatti tuttobakuniniano, ca-ratterizzato dalrifiuto del deter-minismo di ma-trice marxiana,ma anche positi-

vista, e dalla fiducia per contro nel volon-tarismo. Consegue da queste posizioniuna sostanziale critica nei confronti dellafilosofia e della scienza, da Malatesta cri-ticate in modo abbastanza serrato per laloro caratteristica di voler comprendere,senza in realtà averne le possibilità, lamultiformità della vita e della psicologiaumana, cercando di ridurle in troppo stret-ti schemi logici. Il riaccostamento aBakunin è invece nuovamente presentequando si affrontano le tematiche religio-se: bakuniniana è infatti l’idea che la divi-nità non sia che una proiezione dell’uma-no, come bakuniniana è la convinzione

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che l’alienazione dell’uomo nella divinitàsia il primo passo verso una perdita di fi-ducia nelle proprie possibilità e quindiverso la costituzione dell’oppressione ma-teriale dello Stato.È naturale che, partendo da queste basi,risultasse «datata» dal punto di vista intel-lettuale ogni lettura della realtà contem-poranea.Sulla rivoluzione russa non si fa che acco-gliere il giudizio kropotkiniano che distin-gue lo spontaneismo del movimento deisoviet dall’autoritarismo del governo bol-scevico. La rivoluzione sarebbe dunqueun fatto di per sé positivo perché per laprima volta sarebbero state messe in di-scussione le basi dell’ordinamento socio-economico del capitalismo; l’originariabontà sarebbe però stata offuscata, o me-glio imbrigliata, dal governo bolscevico,che ha di fatto ricreato un potere statale edunque vanificato la conquista più impor-tante del movimento insurrezionale.Anche per quanto riguarda l’analisi delfascismo si possono cogliere dei limitinell’analisi di Malatesta e dei suoi colla-boratori per il fatto di non aver saputo co-gliere la reale portata del fenomeno e diaver continuato a credere in una sua debo-lezza intrinseca che l’avrebbe portato aduna scomparsa entro breve termine. Vainvece sottolineata la validità dell’inter-pretazione delle cause che hanno portatoalla nascita del fascismo, interpretazionefornita da Fabbri che già aveva avutomodo di esporle nella sua Controrivolu-zione preventiva .Tutto quanto detto finora non significaperò che «Pensiero e Volontà» fosse ca-ratterizzato da una staticità teorica:Malatesta e i suoi collaboratori erano in-fatti tutt’altro che statici e cercarono fino

all’ultimo di apportare delle novità, so-prattutto perché, leggendo l’avvento delfascismo come una conseguenza dellasconfitta del movimento proletario, rite-nevano necessario un ripensamento delleproprie strategie. Sulle colonne della rivi-sta si parla spesso di «revisionismo», main realtà i fondamenti teorici non vengonointaccati e si ripensa semplicemente ilprogramma di azione. Emergono dal ri-pensamento due importanti novità, costi-tuite dalle proposte di alleanza in funzio-ne antifascista. Una di queste proposte ri-guarda il movimento repubblicano, chegià era stato a fianco degli anarchici, macon cui di fatto i rapporti non furono faci-li a causa di un’eccessiva intransigenza diMalatesta. Più interessante fu l’aperturanei confronti degli anarchici individuali-sti: proprio per attirarli alla causa dell’or-ganizzazione della lotta antifascistaMalatesta fece molte concessioni, arrivan-do a dire che non c’erano differenze difondo fra la proposta individualista equella comunista, e che si sarebbe agevol-mente potuto combattere fianco a fiancoper poi scontrarsi in seguito sull’organiz-zazione economica e sociale.Da tutta l’analisi svolta nella ricercaemerge dunque un Malatesta in difficoltà,che non riesce a porsi di fronte ai grandimutamenti del suo tempo con il suo con-sueto «realismo» che non riesce cioè a va-lutare per intero la portata degli avveni-menti e, di conseguenza, non si staccadalle sue convinzioni degli anni passati.Non emerge però un Malatesta rassegna-to, perché, pur con questi limiti, Malatestacercò fino in fondo di affrontare il nuovonemico fascista, ed è dunque ingiustifica-to il silenzio che i biografi stendono suquest’ultimo periodo della sua vita.

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Razionalismo e misticismo nellacontrocultura americana degli anni '60

Seminario condotto da Pietro Adamo per il corso di Filosofia della Scienza I,Università degli Studi di Milano, anno accademico 1993/94

Nel 1962 il poeta beat Ed Sanders scrisseun virulento saggio intitolato An Essayagainst the Culture. Suo obiettivo principa-le erano i costituenti culturali dell’immagi-nario dell’Occidente capitalista e borghese,rinchiuso in una logica incentrata sui valoridel profitto e del consumo. La stessa sini-stra, secondo Sanders, sembrava incapacedi superare questo orizzonte limitato e diporsi la questione della liberazione dell’uo-mo in termini che mettessero radicalmentein discussione i valori fondanti della societàopulenta.Negli anni successivi la fortunata locuzionedi Sanders divenne l’etichetta per indicaregli esperimenti di vita, le proposte intellet-tuali e le elaborazioni politiche della cultu-ra giovanile, che culminarono in eventi-av-venimenti tanto differenti quanto la ribel-lione studentesca del ’68 e la protesta hip-py. La cosiddetta «controcultura» era ilprodotto di una critica dell'esistente chefondeva un momento etico e un momentoepistemologico. Da un lato si proponeva latrasgressione programmatica dei valori mo-rali correnti (la famiglia, le norme sessuali,l’etica del lavoro, i doveri sociali, eccetera),prospettando una diversa organizzazionedella convivenza civile e delle relazioniumane, sia a livello macrosociale (comuni-smo, comunitarismo, socializzazione delleforme di produzione e distribuzione), sia alivello microsociale (contestazione del ma-trimonio, allargamento della famiglia mo-

nonucleare, adozione di princìpi comunita-ri, eccetera). Dall’altro si confutavano imodelli dominanti della tradizione scienti-fica occidentale (giudicati funzionali al-l’ideologia repressiva messa in atto dalleistituzioni controllate dalle classi egemoni),rivalutando forme di conoscenza menocompromesse con il razionalismo conser-vatore (per esempio paradigmi gnoseologi-ci non strettamente basati sulla comunica-zione intellettiva) e riferendosi spesso a tra-dizioni olistiche (le filosofie orientali, omagari la psichedelia di uno dei massimi«santoni» hippy, Timothy Leary).Al centro di questo coacervo di esperienzepolitiche, sociali e intellettuali ritroviamo icostituenti della tradizione libertaria. Lacontrocultura degli anni Sessanta si confi-gura infatti come uno dei più complessiesperimenti di liberazione individuale ecollettiva del secolo. Le trasgressioni deibeat, degli hippy, degli psichedelici, deicultori del libero amore, eccetera, lungi dal-l’essere semplice ritualizzazione apoliticadelle forme di opposizione al sistema, siproponevano invece come una soluzioneepocale dei problemi tipici non solo dellasocietà tardocapitalistica, ma di quellaWeltanschauung occidentale imperniatasull’autoritarismo della ragion strumentale,sulla strategica (e artificiosa) distinzionepostcartesiana tra soggetto e oggetto (uomo/ natura, mente / corpo, eccetera), e infinesulla gestione precipuamente politica dei

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modelli di interazione.In altri termini, non è amio parere impossibileinterpretare la contro-cultura americana comeuno dei momenti piùalti di strutturazione de-gli elementi della cultu-ra libertaria: come mol-ti hanno riconosciutoall’epoca, alcune dottri-ne e alcuni atteggia-menti intellettuali tipicidello stesso anarchismo- autonomia del sociale,democratizzazione ra-dicale delle istituzioni eloro totale decentralizzazione, preminenzadell’individuo eccetera - sono alla base del-le elaborazioni dei più noti esponenti delmovimento. La diffusione delle droghe psi-chedeliche diventa, nella prospettiva di unTimothy Leary, un metodo per liberare gliindividui dalle catene create dalla società,dallo stato, dal partito. La democrazia deiconsigli di Cohn-Bendit si configura comel’attuazione del sogno anarchico di una so-cietà fondata sulla libera associazione deisingoli. Lo svelamento delle funzioni re-pressive delle istituzioni consolidate si uni-sce, nell’analisi di Ivan Illich, alla riscoper-ta di forme alternative di interazione e so-cializzazione. Per Alan Watts «la via delloZen» indica uno dei percorsi possibili peruna nuova (de)valutazione dei valori domi-nanti del capitalismo, mentre per CarlosCastaneda le forme di conoscenza associatealla tradizione razionalistica occidentalenon esauriscono certamente le possibilitàdell’uomo, ma anzi ne limitano artificiosa-mente la portata. Nell’opera di Paul KarlFeyerabend - generalmente non collegato

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alla controcultura - tro-viamo quasi una sintesidi queste tesi, presenta-te in un peculiare e af-fascinante viaggio me-todologico (dall’episte-mologia alla filosofiapolitica).Al di là delle elabora-zioni dei «santoni» delmovimento, nei tardianni Sessanta gli «espe-rimenti pratici» si mol-tiplicarono, producendouna significativa costel-lazione dell’immagina-rio anarchico: comuni-

tarismo, libero amore, decentralizzazione,ripudio dell’etica del lavoro, valorizzazionedel principio del piacere...Tuttavia, non sono certamente mancateambiguità e contraddizioni, che hanno in-dubbiamente avuto un ruolo rilevante nellasconfitta della controcultura. Il riflusso nel-la politica è divenuto, sostanzialmente, su-bordinazione ai movimenti (studenteschi enon) di matrice marxista (leninista, maoi-sta, et similia). Gli esponenti della contro-cultura non hanno mai saputo proporre unprogetto realmente concreto, né si sono re-almente confrontati con le questioni chiave(per esempio, l’organizzazione del lavoroin una società tardocapitalistica). TimothyLeary, per esempio, all’epoca non trovò dimeglio che riproporre un ritorno alla socie-tà tribale, con tanto di famiglia patriarcale,sottomissione della donna, eliminazionedei «diversi» (con grande perplessità delsuo amico Ginsberg, omosessuale dichiara-to) e divisione del lavoro.

Nella foto in alto: Timothy Leary

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Nei giorni 20-21 maggiosi è tenuto a Carrara pres-so il Teatro degli Animosiil convegno:Il ’94 rivolte e solidarietàpopolari nella crisi di finesecolo, organizzato dalla«Rivista storica dell’anar-chismo». Le due giornatesono state un’occasioneper riflettere su un periodostorico segnato da profon-de contraddizioni svilup-patesi in seguito alla crisidello Stato umbertino, alleprofonde disuguaglianzesociali ed economiche ealla presenza attiva e con-flittuale di larghi settoridel proletariato. In partico-lare due zone del nostroPaese furono protagonistedella rivolta: la Sicilia e laLunigiana. LorenzoGestri ha aperto i lavoridel convegno, analizzandolo stretto rapporto fra i duemovimenti insurrezionali,tracciando un bilancio sto-riografico del movimentooperaio apuano e descri-vendo le condizioni socialied economiche delle classisubalterne locali e l’intrec-cio con le tradizioni popo-lari del Risorgimento edella Prima Internazionale.Il richiamo all’esperienzainternazionalista ha per-messo a Gino Vatteronidi spiegare il rapporto fra imodelli e le prospettive

frontati nella relazione diMaurizio Antonioli, cheha sottolineato come lavittoriosa Grande Rivolu-zione del 1789 si fosse ra-dicata profondamente nel-l’immaginario collettivodel proletariato europeo,influenzandone l’evoluzio-ne delle idee politiche,economiche e perfino let-terarie che si sonosuccedute nel periodo cheva dalla Prima Internazio-nale fino alla esperienzadel sindacalismo di azionediretta.Claudio Venza ha sottoli-neato le affinità e le diver-sità fra Italia e Spagna,portando per la prima vol-ta a conoscenza i legamifra le diverse comunità po-litiche e i rapporti fra glianarchici spagnoli e quelliitaliani. Natale Musarraha illustrato la diffusione ela presenza della stampalibertaria in Italia nel1893, con particolare at-tenzione alla Sicilia, dovesi stampavano numerosigiornali anarchici e sfatan-do così un luogo comunedella storiografia ufficialeche considerava la diffu-sione dell’anarchismo li-mitata ad alcune regionidel centro-nord. MarcelloZane ha inoltre illustratouna delle pochissime espe-rienze di costituzione di

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della «guerra per bande»,propagandate dagli inter-nazionalisti che si richia-mavano alle teorie di Car-lo Pisacane e del movi-mento garibaldino, e gliatteggiamenti politici eculturali dei cavatori e del-la popolazione che fra il14 e il 16 gennaio sceseronelle vie e nelle piazze deipaesi del marmo per insor-gere contro lo Statocrispino e le sue brutali re-pressioni.L’aspettativa escatologicae il mito della palingenesirivoluzionaria che si eranodiffusi tra le classisubalterne sono stati af-

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Fasci dei lavoratori inuna valle bresciana aiconfini dell’Italia conl’Impero austro-ungari-co.Il convegno ha poi af-frontato gli aspetti cul-turali e sociologici chehanno accompagnatol’insorgere delle classisubalterne di fine secolograzie alle relazioni diAlberto Ciampi e diArmando Sestani. Infi-ne Roberto Cappuccioha analizzato il rapportotra questione sociale erealtà psichiatrica nellaprovincia di Massa Carra-ra, evidenziando attraver-so un’analisi comparatal’atteggiamento psichiatri-co nei confronti delle clas-si subalterne diffusosi inconcomitanza con il dif-fondersi di una culturapseudo-scientifica nata da-gli studi di CesareLombroso che catalogavail «delitto politico» allastessa stregua della delin-quenza camorrista o ma-fiosa.

La riflessione storica ini-ziata a Carrara proseguiràin autunno a Palermo conun altro convegno dedica-to ai cento anni della so-cietà italiana.Le cattedre di Storia con-temporanea e di Storia

delle dottrine politichedella Facoltà di Magisterodell’Università di Paler-mo, in collaborazione conla «Rivista storica del-l’anarchismo» ed il «Co-mitato per la celebrazionedei Fasci siciliani», inten-dono promuovere ed orga-nizzare una riflessione sto-rica sul tema:1894-1994: due età difine secolo a confrontoIl convegno si svolgerà indue semi-giornate, indica-tivamente tra fine ottobree inizio novembre p.v.presso i locali della Facol-tà di Magistero dell’Uni-versità di Palermo.Sono stati invitati a parte-cipare i seguenti relatori:- Franco Della Peruta, Un.di Milano, (Cent’anni

d’Italia)- Gaetano Arfè, Un. diNapoli, (Il Partito so-cialista da partito dellavoro a partito delletangenti)- Nico Berti, Un. di Pa-dova, (L’idea anarchicatra organizzazione emovimento)- Marina Addis Saba,Un. di Sassari, (La que-stione femminile)- Maurizio Antonioli,Un. di Milano, (Il movi-mento operaio e sinda-cale)- Attilio Mangano, Mi-

lano, (Movimenti di prote-sta)- Giuseppe C. Marino, Un.di Palermo, (Il Mezzogior-no ieri e oggi: dalla que-stione meridionale allaquestione settentrionale)- Natale Musarra, Catania,(I Fasci siciliani dei lavo-ratori)- Antonio Jannazzo, Un. diPalermo, (Da Croce aDahrendorf: cent’anni diliberalismo)- Franco Riccio, Un. di Pa-lermo, (Dal conflitto posi-tivismo-idealismo alla teo-ria critica della società).

Per maggiori informazio-ni: Salvo Vaccaro, 091/6956527 o 091/515930;Natale Musarra 095/7131275.

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23 Informazioni bibliografiche

Ronald CreaghNato il 16 giugno 1929 ad Alessandriad’Egitto benché cittadino francese, ma ri-nato a nuova vita (come lui stesso dichia-ra) nel 1968 - e la data non è casuale -Creagh ha dapprima studiato e lavoratonel campo del management per poi passa-re al campo dell’utopia, e più precisamen-te dell’utopia anarchica. Docente di Studiamericani all’Università Paul Valery diMontpellier (Francia), ha scritto diversilibri sulla storia dell’emigrazione francesenegli USA e dell’anarchismo americanosia autoctono sia legato alle ondatemigratorie dall’Europa. Qui di seguitopresentiamo con una breve scheda i suoititoli principali e segnaliamo isaggi scritti da Creagh, in par-ticolare quelli pubblicati in ita-liano.

The American Press, Masson,Parigi, 1973Questo testo persegue un du-plice obiettivo: fare una rasse-gna della stampa americana edinsegnare al lettore a dubitaredi quello che lì viene scritto omostrato. C’è ad esempio unalunga analisi su come il «NewYork Times» manipola le fotopubblicate. Di particolare inte-resse è la sezione dedicata allastampa underground deglianni ’50 e ’60.

Histoire de l’anarchisme auxEtats-Unis, La Penséesauvage, Grenoble, 1981

È questo uno studio dell’anarchismo ame-ricano sino agli eventi di HaymarketSquare (i «martiri di Chicago») e costitui-sce anche una lettura anarchica della sto-ria americana di quel periodo (dal puntodi vista di un anarchico del XIX secolo)con una critica alla democrazia america-na.

L’anarchisme aux Etats-Unis,(Publications UniversitairesEuropéennes, série XXXI SciencesPolitiques, vol. 53), Peter Lang, Berna,

Francoforte, New York,Nancy, 1983, 2 voll. (fuoricommercio); nuova edizione:Didier Erudition, Parigi,1986, 2 voll.Questo è probabilmente il lavo-ro più importante dell’autore. Sioccupa dello stesso periodocontemplato nel libro preceden-te, ma include anche una ricercasugli anarchici francesi e tede-schi immigrati negli Stati Uniti;uno studio sull’importanza del-l’anarchismo, in funzioneantimarxista, nell’AmericanWorkingmen’s InternationalAssociation; un’indagine sullarilevanza dello spiritualismo inquanto alternativa razionale allareligione e sul rapporto che viera tra anarchismo da una partee libero pensiero e massoneriadall’altra.

Laboratoires de l’Utopie. Les

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Communautés aux Etats-Unis, Payot,Parigi, 1983 (trad. it.: Laboratori d’utopia; Antistato, Milano, 1986,Elèuthera, Milano, 1987)Si tratta di uno studio complessivo - cheva dalla metà del secolo scorso sino aglianni ’20 di questo secolo, con accenni an-che alle esperienze comunitarie successi-ve - del vastissimo fenomeno comunitariodi matrice libertaria sviluppatosi negliStati Uniti. Queste comunità sono statedei veri e propri «laboratori utopici» siaper quanto riguarda l’ambito politico-so-ciale sia per quanto riguarda la vita quoti-diana. La trattazione sottolinea in partico-lare la continuità di questa tradizione purindividuandone gli aspetti di volta in vol-ta più innovativi.

Sacco et Vanzetti, La Découverte, Pari-gi, 1984Il libro prende in esame le attività anar-chiche legate a questo famosissimo casopolitico-giudiziario di inizio secolo, fa-cendo particolare attenzione alle strategiemesse in atto dal movimento anarchicoper farlo diventare un caso di rilevanzainternazionale. Viene studiato in partico-lare il notevole impatto avuto da questo«affaire» in Francia, ma vengono prese inconsiderazione anche altre nazioni comead esempio l’Italia fascista, dove l’amba-sciatore americano a Roma passava al go-verno di Mussolini i nomi degli italianiche firmavano appelli per i due anarchicicondannati a morte.

Nos Cousins d’Amérique. Histoire desFrançais aux Etats-Unis, Payot, Parigi,1988Questa ricerca inconsueta indaga sul pe-riodo coloniale quando la Francia occupa-

Informazioni bibliografiche

va ancora una vasta parte del continenteamericano e i gesuiti cercavano di «civi-lizzare» le popolazioni indiane. La tesidel libro è che mentre lo Stato francese halasciato pochissime tracce di questa suapresenza, le persone che immigrarono nelcontinente furono invece molto più in-fluenti, e tra questi molto importante ri-sulta l’influenza del socialismo e del-l’anarchismo francesi.

Saggi di Creagh sono stati pubblicati nel-le seguenti opere antologiche o sulle rivi-ste qui segnalate:

Law and Anarchism, a cura di ThomHolterman e Henc van Maarseveen,Erasmus University, Rotterdam, 1980;

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25 Informazioni bibliografiche

Pourquoi n’y a-t-il pas de socialisme auxEtats-Unis?, a cura di Jean Heffer eJeanine Rovet, Editions de l’Ecole desHautes Etudes en Sciences Sociales, Pari-gi, 1988;Utopia e Modernità. Teorie e prassi uto-piche nell’età moderna e postmoderna, acura di Giuseppa Saccaro Del Buffa eArthur O. Lewis, Gangemi, Roma, 1989;Storia dell’utopia vissuta, in «Volontà»,n.3, 1989;Sherlock Holmes e il mistero delle comu-nità, in «Volontà», n.3, 1989;Les Anarchistes et la Révolutionfrançaise, a cura di GaetanoManfredonia, Editions du MondeLibertaire, Parigi, 1990;L’Etat des Etats-Unis, a cura di AnnieLennkh e Marie-France Toinet, LaDécouverte, Parigi, 1990;L’Amerique et la France. DeuxRévolutions, a cura di Elise Marienstras,Publications de la Sorbonne, Parigi, 1990;Il destino della famiglia nell’utopia, acura di Arrigo Colombo e Cosimo Quarta,Edizioni Dedalo, Bari, 1991;Prefazione in John Clark, Introduction àla philosophie écologique et politique del’anarchisme, ACL, Lione, 1993;La classe ouvrière américaine et l’affaireSacco et Vanzetti, in Les Etats-Unis àl’épreuve de la modernité. Mirages,crises et mutations de 1918 à 1928, a curadi Daniel Royot, Presses de la Sorbonnenouvelle, Parigi, 1993;L’affaire Sacco-Vanzetti ou les originesd’un mythe, in Frontières, a cura di Jean-Robert Rougé, Presses de l’Université deParis-Sorbonne, Parigi, 1994.

Il fascino della legge, in «Volontà», n.1,gennaio-marzo 1980;L’imaginaire subversif, interrogations surl’utopie, Noir, Ginevra, 1982;Introduzione e traduzione dell’opera diMurray Bookchin, Sociobiologie ouécologie sociale, I.R.L., Lione, 1983;Quand le Coq rouge chantera.Bibliographie des Anarchistes français etitaliens aux Etats-Unis d’Amérique (incollaborazione con R. Bianco e N.Perrot), Editions Culture et Liberté, Mar-siglia, 1986;A l’ombre de la statue de la Liberté.Immigrants et ouvriers dans laRépublique américaine 1880-1920,Presses Universitaires de Vincennes, Pari-gi, 1988;

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Bibliografia essenziale per la storiadella Resistenza anarchica

a cura di Furio Biagini

«A rivista anarchica», in particolare i nn.20 (1973), 3 (1974), 3 (1983);Antifascismo e resistenza degli anarchiciin Toscana, Suppl. toscano a «UmanitàNova» n. 14, 12 aprile1981;L’antifascismo rivoluzionario. Tra passa-to e presente, Pisa, 1993;L. BETTINI, Bibliografia dell’anarchi-smo, I, t. 1, Periodici e numeri unicianarchici in lingua italiana pubblicati inItalia (1872-1971), Firenze, 1972;R. BIANCO, Les anarchistes dans laResistance, Marsiglia, 1985;P. BIANCONI, Gli anarchici italiani nel-la lotta contro il fascismo, Pistoia, 1988;P. BIANCONI, La CGIL sconosciuta,Milano, 1973;P. BIANCONI, Il movimento operaio aPiombino, Firenze, 1970;P. BIANCONI, La Resistenza libertaria,Piombino, 1984;A. BORGHI, Mezzo secolo d’anarchia(1898-1945), Napoli, 1954;G. CAMPANELLI (JENA), 1943-1944.Resistenza come rivoluzione,G. CERRITO, Gli anarchici nella Resi-stenza apuana, Lucca, 1984;A. CURINA, Fuochi sui montidell’Appennino toscano, Arezzo, 1957;A. DADÀ, L’anarchismo in Italia: framovimento e partito. Storia e documentidell’anarchismo italiano, Milano, 1984;M. DE AGOSTINI, La ripresa del movi-mento anarchico italiano nel 1942-43, in«L’Internazionale», n. 6, giugno 1981;

Enciclopedia dell’Antifascismo e dellaResistenza, Milano, 1968;A. FAILLA, Nella lotta contro ilnazifascismo, in «Umanità Nova», 26aprile 1964;U. FEDELI, Il movimento anarchico ita-liano nel secondo dopoguerra, in «Alma-nacco socialista 1962», Milano, 1962;FEDERAZIONE ANARCHICA ITA-LIANA, Convegni e congressi (1944-62),a cura di U. Fedeli, Genova, 1963;P. FERI, Il movimento anarchico in Italia(1944-1950). Dalla Resistenza alla rico-struzione, Roma, 1978;L. GUERRINI, Il movimento operaionell’empolese 1861-1945, Roma, 1970;P. GURRIERI, Libertà contro fascismo.Storia della Resistenza anarchica al fa-scismo, in «L’Internazionale», 1 gennaio1984;«L’Internazionale», in particolare i nn.aprile, maggio, giugno, agosto, novembre,dicembre 1981, ottobre 1983, gennaio1984;O. LALLI, Lotte partigiane attorno alleApuane e all’Appennino ligure-tosco-emiliano, Bologna, 1964;M. LAMPROTI, L’altra Resistenza. L’al-tra opposizione (comunisti dissidenti dal1943 al 1951), Poggibonsi, 1984;R. LUCIOLI, Gli antifascisti marchigianinella guerra di Spagna (1936-1939),[Ancona], 1992;U. MARZOCCHI, La resistenza anarchi-ca nella grande Genova, in «Umanità

Informazioni bibliografiche

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Nova», n. 16, 1964;L. MERCURI, Anarchici, in Epurazionee stampa di partito (1943-46), Napoli,1982;Il movimento operaio italiano. Dizionariobiografico 1853-1943, a cura di F.Andreucci e T. Detti, Roma, 1975;Per la storia del movimento in Liguria, in«L’amico del popolo», Genova, 10 giu-gno 1947;G. PETRACCHI, Fascismo, antifascismoe Resistenza a Pistoia: unariconsiderazione, in «Il tremisse pistoie-se», n. 3, settembre-dicembre 1984;Relazione della SAP-FAI, redatta alla finedella guerra, depositata presso l’Archiviocomunale di Carrara;La Resistenza e gli Alleati in Toscana,Atti del I° convegno della Resistenza inToscana tenuto nel XX anniversario dellacostituzione del CLN, Firenze, 1964;R. RISALITI, Antifascismo e Resistenza aPistoia, Pistoia, 1976;RIZIERI PILERI, Diario inedito, deposi-

tato pressol’Archivio co-munale diCarrara;M. ROSSI,«Avanti siamribelli...». Ap-punti per unastoria del mo-vimento anar-chico nellaResistenza,Pisa, 1985;I. ROSSI, Laripresa delmovimentoanarchico ita-liano e la pro-

paganda orale dal 1943 al 1950, Pistoia,1981;G. SACCHETTI, Renicci: un campo diconcentramento per slavi e anarchici, inGuerra di sterminio e resistenza. La pro-vincia di Arezzo 1943-1944, a cura di I.Tognarini, Napoli, 1990;E. SANTARELLI, Il socialismo anarchi-co in Italia, Milano, 1973;Silvano Fedi, ideali e coraggio, Pistoia,1984;D. TARIZZO, L’anarchia. Storia dei mo-vimenti libertari nel mondo, Milano,1976;S. TONI, Zambonini, un anarchico di-menticato, in «A rivista anarchica», n. 2,marzo 1982;Un trentennio di attività anarchica.1914-1945, Cesena, 1953;«Umanità Nova», in particolare i nn. 16del 1964, 16 del 1983, 14 del 1985;A. ZAMBONELLI, Vita, battaglie e mor-te di Enrico Zambonini (1893-1944), Vil-la Minozzo (RE), 1981.

Informazioni bibliografiche

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28Album di famiglia

ALBUM DI FAMIGLIA

Il «gaucho» nella foto non è altri chePietro Gori, avvocato, criminologo non-ché esponente storico tra i più noti del-l’anarchismo italiano. Il fatto che sia ve-stito in questa esotica foggia non è ca-suale dato che le sue «peregrinazionisovversive» l’hanno portato anche inAmerica latina.Gori nasce a Messina il 14 agosto 1865da genitori toscani. Nel 1889 si laurea ingiurisprudenza all’Università di Pisa conuna tesi su La miseria e il delitto. Il suoprimo opuscolo, uscito nel 1887, si inti-tola Pensieri ribelli e gli vale un proces-so in cui viene difeso da Enrico Ferri.Sempre in quell’anno si schiera a difesadei martiri di Chicago. Nel 1890, per uncomizio tenuto a Livorno in occasionedel 1° maggio, viene condannato ad unanno di carcere. L’anno successivo è aCapolago fra i promotori del Partito so-cialista anarchico rivoluzionario, di cuidiviene uno dei maggiori propagandisti.Alla fine del 1891 dà vita a Milano a«L’amico del popolo», primo periodicoche nel sottotitolo si definisce « sociali-sta anarchico». Al congresso di Genovadell’agosto 1892, in cui nasce il Partitosocialista italiano, sostiene con forza leragioni dell’anarchismo contro le ten-denze riformiste e legalitarie. Fra il 1894e il 1895 è costretto a riparare all’estero.Giunto negli Stati Uniti tiene centinaiadi conferenze e fonda nel 1895 aPaterson «La questione sociale». Rien-trato in Italia difende Errico Malatestanel processo dell’aprile 1898, dopo i pri-mi moti per il pane. Dopo i fatti delmaggio 1898 riprende la via dell’esilio,approdando questa volta, dopo una bre-

ve sosta a Parigi, in Sud America. Arrivaa Buenos Aires alla fine di giugno del1898 e qui fonda la rivista «Criminolo-gia moderna», contribuendo alla ripresae al consolidamento della Federazioneoperaia regionale argentina (F.O.R.A.).Il 12 gennaio 1902 riparte per l’Italia,dove l’anno successivo fonda con LuigiFabbri la rivista «Il pensiero». Sopran-nominato «il cavaliere dell’ideale» per lasua straordinaria popolarità (sono adesempio suoi i versi di Addio Luganobella, la più nota canzone anarchica ita-liana), muore a Portoferraio l’8 gennaio1911.

Di Gori all’Archivio Pinelli sono con-sultabili le seguenti opere, spesso pre-senti in più edizioni:

- Alla conquista dell’avvenire, LibreriaEditrice Sociale, Milano, s.d.- Gli anarchici e l’art. 248. Difesa in-nanzi al tribunale di Genova, Bibliotecadella Questione Sociale, Paterson, s.d.- Gli anarchici sono socialisti?, Il Pen-siero, Roma, 1906- La anarquia ante los tribunales, Elcombate sindicalista, Parigi, 1974- Aspettando il sole!, Serantoni Editore,Roma-Firenze, 1905- Las bases morales y sociològicas delanarquismo, Vuestro orden nuestrodesorden, Lo que queremos, Espoir,Tolosa, s.d.- Calendimaggio, scene drammatiche.La Sociale, La Spezia, 1910- La comune, gli anarchici sono malfat-tori?, Libertas, Roma, s.d.- La donna e la famiglia, L’Aurora,

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29 Album di famiglia

se in tre atti, Libre-ria EditriceSociologica e Liber-taria, Roma, 1910- Libertà e ugua-glianza, Federazio-ne Comunista Li-bertaria Ligure, s.l.,1945- Opere complete,Editrice Moderna,Milano, 1946-47-48- Primo maggio,bozzetto drammati-co, Di Sciullo,Chieti, 1906- Pensieri Ribelli,Imprimerie Traquet,Lione, s.d.- Sante Caserio, Li-breria Sociologica,Buenos Aires, 1906- Scritti scelti,L’Antistato,Cesena, 1968- Senza patria, s.e.,s.l., s.d.- Socialismo eAnarchia, LibreriaEditrice Sociale,Milano, s.d.- Sociologia crimi-nale, Circolo di Stu-di di Criminologia,

Vienna, 1930- Umanità e Militarismo, Tipografia«La Sociale», La Spezia, 1919- Il vostro ordine e il nostro disordine,Collana Libertaria, Torino, 1959

Forlì, s.d.- Francisco Ferrer. Discorso commemo-rativo, Libreria Editrice Libertaria,Roma, 1910- Ideale, bozzetto poetico, Di Sciullo,Chieti, 1902- Gente onesta, scene della vita borghe-

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Centro diDocumentazione

Anarchica

Recapito:c/o Casa dei Diritti Socialivia Tonzig 9,35129 Padova,tel. 049/8070124fax. 049/8075790Anno di Costituzione:1990Attrezzature:Una biblioteca, a prestitogratuito, divisa per temati-che e comprendente circa400 volumi, alcuni deiquali introvabili, più nu-merosi opuscoli. La bi-blioteca è divisa tra unaparte filosofico-politica(con testi prevalentementesulla storia del pensieroanarchico e dei movimentilibertari) ed una parte arti-stico-letteraria; il tuttoproveniente quasi esclusi-vamente dadonazioni dicompagni edex compagnio ereditatodai membridel CircoloLibertario IlPapavero, at-tivo a Pado-va negli anni1979-80. Èattiva ancheuna emerote-

trezzature per la serigrafia,più materiale vario utiliz-zato in comune con le altreassociazioni.Finalità:diffusione della cultura li-bertaria ed anarchica edella pratica dell’autoge-stione.Iniziative:con il cambiamento disede (da un appartamentoin affitto ad una ex scuolaelementare occupata nelluglio del 1992 insieme adaltre associazioni), le atti-vità del centro, che fino adallora erano state quasiesclusivamente di caratte-re culturale, si sono note-volmente ampliate, inve-stendo l’area sociale, mu-sicale, solidaristica e ricrea-tiva, e sfumando quella piùpropriamente politica. Va-rie le attività svolte sinora:cicli di conferenze, duesull’anarchismo (1991),

uno sul fe-deralismo(1992), unosulle istitu-zioni totali(1993); pre-sentazionidi libri e ri-viste liber-tarie; dibat-titi politicidi varia na-tura; inter-venti di

ca, comprendente le rac-colte complete o parzialidi varie testate anarchiche,e un archivio documenta-rio (non ancora sistemato).Sono inoltre disponibili unimpianto musicale; un pal-co smontabile per organiz-zare concerti e spettacoli;attrezzature per l’orto; at-

Attività libertarie

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Institute forSocial Ecology

L’Institute for SocialEcology, di cui abbiamoparlato nel numero due, haorganizzato anche quest’an-no dei corsi estivi di cui ri-portiamo l’elenco.Per maggiori informazioni:Institute for SocialEcology,P.O. Box 89 Dept. B,Plainfield, VT 05667-0089,U.S.A.Ecologia Sociale e Demo-crazia Municipale7-8 maggio Montréal;Pianificazione e Design percomunità autosufficienti10-24 giugno;Ecologia e Comunità24 giugno-22 luglio;Donne ed Ecologia29 luglio-2 agosto;corsi:Varie conferenze su Ecolo-gia e Società;Comunità e sviluppo;Comunità e salute;Le origini coloniali e neo-coloniali della crisi ecologi-ca nel Terzo Mondo;Femminismo e Ecologia;Esempi di agricoltura e ali-mentazione;Antropologia ricostruttiva.L’Institute for SocialEcology ha di recente ini-ziato a collaborare con la ri-vista «Society and Nature»

Attività libertarie

piazza; organizzazione dimostre tese alla sensibiliz-zazione sociale (razzismo,stragi di stato); organizza-zione di un meeting anti-clericale (aprile 1993); or-ganizzazione di stages egruppi teatrali con StephenSchulberg (LivingTheatre); laboratori di se-rigrafia e fotografia all’in-terno della Casa dei DirittiSociali (ancora funzionan-ti); cene di solidarietà so-ciale; organizzazione diconcerti e spettacoli; crea-zione di un orto biologiconel prato attiguo alla Casadei Diritti Sociali (estate1993, distrutto da ignoti);diffusione di libri e rivistelibertari.Attività interne:creazione di gruppi di stu-dio e organizzazione di se-minari.

diretta da Takis Fotopoulose edita dalla AigisPublications. Questa rivistaaffronta con respiro interna-zionale temi di ecologia so-ciale e politica, aprendo undibattito complessivo sulletematiche sociali ed ecolo-giche contemporanee attra-verso un dialogo tra ecolo-gisti sociali, ecosocialisti,verdi radicali, femministe eattivisti dei movimenti dibase. I numeri della rivistasono monografici e si av-valgono della collaborazio-ne, fra gli altri, di JohnClark, Murray Bookchin,Cornelius Castoriadis,Daniel Chodorkoff, NoamChomsky ed altri. Per mag-giori informazioni scriverea: «Society and Nature»,P.O. Box 637, Littleton,CO 80160-0637, U.S.A.,numero singolo US$ 12,abbonamento a tre numeriannui US$ 28.

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NUNZIO PERNICONE,Italian Anarchism 1864-1892, PrincetonUniversty Press,Princeton (New Jersey),1993.

Il libro di NunzioPernicone è, come affermalo storico Paul Avrich, ilprimo studio in lingua in-glese sull’anarchismo ita-liano che analizzicompiutamente i primitrent’anni della sua storia,annullando in tal modo unvistoso gap nellastoriografia dell’anarchi-smo e del XIX secolo inItalia. Gli storici hannospesso ritratto l’anarchi-smo italiano come un mo-vimento sociale margina-le, destinato a soccomberealle proprie contraddizioniideologiche una volta chela società italiana si fossemodernizzata. Sfidandotale interpretazione con-venzionale, NunzioPernicone descrive conmolta simpatia, anche sein modo critico, l’anarchi-smo italiano, seguendonelo sviluppo, la trasforma-zione e il declino tra il1864 e il 1892.Basato su ricerche origina-li di archivio, il libro de-scrive gli anarchici comerivoluzionari affascinantie particolarissimi nonché

l’anarchismo si sviluppa inItalia sotto l’influenza delrivoluzionario russoMichail Bakunin, trionfasul marxismo come ten-denza dominante del pri-mo socialismo italiano esostituisce ilmazzinianesimo comeavanguardia rivoluzionariain Italia. Dopo aver forma-to nel 1872 una federazio-ne nazionale dell’Interna-zionale antiautoritaria, glianarchici italiani tentanoalcune insurrezioni ma laloro organizzazione vienesoppressa. Dal 1880 il mo-vimento si atomizza, assu-me atteggiamenti ideologi-ci estremi e si isola semprepiù dalle masse. Il suo piùfamoso «leader», ErricoMalatesta, tenta ripetuta-mente di rivitalizzare ilmovimento in quanto for-za rivoluzionaria ma i dis-sensi interni e la repressio-ne governativa soffocanoogni tentativo di rinascitae spingono il movimentoverso una fase di declino.Tuttavia, anche dopo la di-visione dal Partito sociali-sta italiano nel 1892, glianarchici rimangono unelemento attivo e influentedel socialismo italiano eproprio per questo conti-nueranno ad essere temutie perseguitati da ogni go-verno italiano.

come una importante com-ponente del socialismo ita-liano già durante il XIXsecolo. Secondo Pernicone

Informazioni editoriali

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MOSTRE

Anarchici nel movimento operaio apuanodi Gianni Rustighi

«Era ora che noi comunisti ci ricordassi-mo degli anarchici». Questa frase è statascritta da un visitatore sul registro dellefirme della mostra intitolata Gli anarchicinel movimento operaio apuano e realizza-ta nell’ambito della festa nazionale di Ri-fondazione comunista svoltasi a Carraradall’11 al 20 settembre 1992 (52 pannelli,oltre 60 foto b/n provenienti da vari archi-vi privati). Quando feci la proposta diquesta mostra agli organizzatori della fe-sta ero consapevole che, dopo la cadutadel socialismo reale e lo scioglimento delPCI, coloro che intendevano continuaread essere chiamati comunisti si sarebberoposti in modo diverso e con maggioreapertura verso l’esperienza storica del-

del movimento operaio con un seguito dimassa riscontrabile ancora per diversianni dopo la caduta del fascismo. La pre-senza degli anarchici nella resistenza erastata a Carrara numericamente rilevante.Alberto Meschi, tornato dall’esilio, rico-prì nuovamente l’incarico di segretariodella Camera del lavoro che aveva dovutoabbandonare all’avvento del fascismo.Carrara in quegli anni divenne il centrodel movimento anarchico nazionale. Ac-colse molti anarchici provenienti da altreparti d’Italia, basti ricordare AlfonsoFailla ed Ugo Fedeli, ed anche dall’este-ro, soprattutto dalla Spagna. Negli annisuccessivi i contrasti con i comunisti siacuirono. Meschi lasciò la direzione dellaCamera del lavoro per la crescente ostilità

della componente socialcomuni-sta. Gli anarchici trovarono piùriferimento nel Partito repubbli-cano che aveva una forte rap-presentanza locale. Il mio inten-to, allestendo questa mostra,modesta di fronte alla tematica,era di suscitare interesse per lastoria dell’anarchismo apuano esoprattutto per la storia più re-cente: quella del fascismo, dellalotta di liberazione e degli annidel dopoguerra quando l’anar-chismo sembrava poter trovarenuovo impulso. Ritengo chequesti periodi possano rappre-sentare campi di ricerca sul-

l’anarchismo: qualche annoprima in una festa di comuni-sti non si sarebbe potuto parla-re di anarchici. La mostra haavuto un gran numero di visi-tatori, calcolati in circa cin-quemila e soprattutto reazionipositive, miste ad una certasorpresa. Molti hanno inter-pretato la mostra come unospazio degli anarchici nel-l’ambito della festa. Il temadel confronto fra comunisti edanarchici era comunque diffi-cile da affrontare e soprattuttoa Carrara dove l’anarchismoha svolto un ruolo predomi-nante in certe fasi della storia

Storia per immagini

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l’anarchismo locale di Carrara, ma occor-re che siano affrontati fuori dall’ottica tra-dizionale degli studi rivolti soprattutto al-l’anarchismo di fine Ottocento e pre-fa-scista.

Storia per immagini

Molti i messaggi lasciati nel registro dellefirme. Alcuni sono palesemente di comu-nisti, altri altrettanto palesemente di anar-chici, altri ancora sono di un più generale«popolo di sinistra» che dice la sua in me-rito. Eccone un piccolo campionario:

Se ci siete, fatevi sentire (di più)!;Vorrei capirci di più sul pensiero anarchi-co;L’idea è troppo grande per essere vera -sarebbe una grande realizzazione;Sebbene non condivida tutte le vostreazioni, ritengo essenziale la vostra presen-za che serve a far crescere il comunismo!;Penso che sia importante un ideale comeil vostro, soprattutto per chi non ha il co-raggio di averlo;Indescrivibile;Una buona mostra sui vari leader storici,ma chi soffre e piange e fa realmente le ri-voluzioni è il popolo;Iscrivetevi a Rifondazione;Liberalizziamo il fumo;Tutti uniti sino alla vittoria;L’anarchia sarà il futuro;Sono comunista e ne sono orgoglioso, non

sono abbastanza «coraggioso» per essereanarchico, e me ne dispiaccio;Coraggio... sarà sempre peggio!;W l’anarchia, W la rivoluzione, W la liber-tà, Morte a tutti i tipi di organizzazioneche opprimono l’individuo;La rivalità fra comunisti e anarchici portòal fascismo in Spagna (vedi assassinio diCamillo Berneri e Colonna Durruti);È banale dire semplicemente viva l’anar-chia;È impressionante l’immagine dell’affollatoTeatro degli Animosi, con figure femminilipressoché assenti;Grazie di essere qui, grazie di esistere;Le chiese sono botteghe, i preti sono mer-canti, vendono madonne e santi, alla bar-ba dei popoli ignoranti;Più battaglia espressiva;Di ottimo valore storico, peccato che nonsono d’accordo politicamente;Lavoriamo tutti insieme per la rinascita inItalia di un grande Partito Comunista Li-bertario;Grazie di esserci;Stupendo essere tutti anarchici;Anarchia che palle!

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35 Memoria storica

DOCUMENTI RARI

sull’opera svolta da LiberoTancredi (Massimo Rocca) e daPaolo Orano, professore per unanno al liceo della città. LiberoTancredi pubblica proprio aPistoia il suo L’anarchismocontro l’anarchia, con prefazio-ne di Arturo Labriola. Tuttavia,proprio l’opera svolta da questidue personaggi, oltre a quellasvolta da Ettore Bartolozzi, exsegretario della Camera del La-voro e sindacalista rivoluziona-rio, porta Pistoia a cedimenti vi-stosi tra le fila rivoluzionarie,

e non, di spingere in avanti lalotta del movimento operaio. Intutti i numeri del settimanale,usciti durante le lotte del 1919,è evidente la ricerca di un con-tatto con i diversi ambienti del-la sinistra rivoluzionaria, purmantenendo ognuno le propriepeculiarità. Due fatti, però, con-vincono Gozzoli a creare unarivista che colmi una carenzaanarchica in campo culturale:

«Iconoclasta»di Marcello Guerrieri

La genesi dell’«Iconoclasta», la rivistaanarchica pistoiese uscita dal 23 aprile1919 al 15 febbraio 1921 e diretta nelledue serie - settimanale e rivista - da Virgi-lio Gozzoli, deve situarsi nell’autunno-in-verno del 1913.È in quell’epoca che, insieme a TitoEschini, l’anarchico autodidatta pistoiesedà vita a un numero unico e ad un numerodi saggio: «Iconoclasta» e «Il pensieroiconoclasta individualista». In questi duenumeri sono già presenti con forza le te-matiche anarco-individualiste e le tenden-ze culturali e letterarie che, con il passaredegli anni, sempre più delimitano il cam-po d’azione privilegiato da Gozzoli.Anche a Pistoia l’anarchismo è rappresen-tato dalle due correnti principali: quellaindividualista e quella dei cosiddetti orga-nizzatori. La prima tendenza può contare

soprattutto in occasione della prima guer-ra mondiale.Gli interessi di Gozzoli, però, non si esau-riscono solo nell’«affermare la sua anar-chia». L’interesse verso la cultura lo portaa contatti non episodici anche con am-bienti molto distanti dal suo credo politi-co. In quegli stessi anni si dedica infattialle opere in vernacolo pisano e pistoiese,a brevi commedie a carattere dialettale ead un poema drammatico, I due macigni(Pistoia, 1911), dove sono evidenti le in-fluenze letterarie e futuriste (SemBenelli). L’esperienza della prima guerramondiale, con il suo carico di drammi,porta Gozzoli ad una più compiuta matu-rità sia in campo letterario che politico.L’«Iconoclasta» inizia la sua avventuracon un numero di saggio il 23 aprile1919; l’editoriale è affidato a CarloMolaschi, un collaboratore fisso in tutte leserie dell’«Iconoclasta». In questa primaserie, è evidente lo sforzo, degli anarchici

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l’inconcludente atteggia-mento massimalista del-le maggiori organizza-zioni del movimentooperaio e il dibattito, inseno al movimento anar-chico, sulla necessità didare vita al quotidiano«Umanità nova».La trasformazionedell’«Iconoclasta» dasettimanale a rivista nonè quindi dovuta ad un in-successo commercialevisto che la tiratura era di circa cinquemi-la copie.Il primo numero della nuova serie esce il1° gennaio 1920. Non si fa più cenno alCentro studi sociali editore del settimana-le, mentre l’amministrazione e la redazio-ne sono a casa dello stesso Gozzoli che,in questo periodo, ritiene inscindibili ledue funzioni. I collaboratori principalisono: Carlo Molaschi, Cesare Zaccaria,Camillo Berneri, Pietro Bruzzi, LedaRafanelli e Renzo Novatore. Sul fronte-spizio della rivista è disegnata una sugge-stiva allegoria, opera dello stesso Gozzolie la scritta «Rivista anarchica aperta achiunque». Questo obiettivo viene inces-santemente perseguito da Gozzoli, ma laforte personalità dei suoi collaboratori e illoro carattere battagliero daranno vita aduna serie di polemiche che scivolerannonegli ultimi mesi della rivista, proprio al-l’approssimarsi dell’ondata fascista, inuna serie di insulti reciproci che renderan-no inevitabile il distacco di molti collabo-ratori.Gozzoli, poco prima della distruzione del-la tipografia dove si stampa la rivista adopera dei fascisti, si trova di fronte ad una

difficile decisione che,come già avvenuto 1919,non è determinata dal-l’insuccessodell’«Iconoclasta», lacui tiratura rimane piut-tosto alta, con una rete disostenitori piuttosto ca-pillare. Probabilmente iltentativo di creare unanuova rivista,«Libertas», è dovuto so-prattutto all’amarezza diGozzoli che, nonostante

sia riuscito nel suo proposito di mantene-re aperta la rivista a tutte le tendenze del-l’anarchia, deve assistere all’esodo deicollaboratori incapaci di mantenere leloro divergenze nell’ambito della batta-glia di idee.Questo nuovo progetto rimane però soloun abbozzo a causa dell’estendersi dellaviolenza fascista. È comunque significati-va la differenza tra i termini «Iconocla-sta» e «Libertas» da attribuire al suo pro-posito di occuparsi soprattutto di questio-ni letterarie e culturali, anche se già in tut-ti i numeri dell’«Iconoclasta» è visibile ilsuo interesse per una letteratura popolarecontrapposta agli ambienti letterari uffi-ciali. La nuova rivista avrebbe dovuto, tral’altro, dedicarsi a rinnovare la grafica(molto spesso povera nelle pubblicazionianarchiche), arricchendola con xilografiedi artisti appartenenti o vicini al movi-mento. Ma il progetto non va in porto:Gozzoli a causa delle violenze fasciste ècostretto a rifugiarsi in Francia e qui daràvita ad una nuova serie dell’«Iconoclasta»dove, in una polemica giornalistica conl’anarchico svizzero Luigi Bertoni, si de-finirà un «anarchico indefinibile».

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segnandola poi di-rettamente alla casaeditrice.Quella domenicaRocker era preoc-cupato per la situa-zione politica che siera creata in Fran-cia con l’avvento alpotere del generaleDe Gaulle. Mi dice-va che se De Gaullefosse venuto a patticon Francisco Fran-co, sarebbe stata lafine per i compagnispagnoli esuli inFrancia. La piegapresa dagli eventi

lo preoccupava molto e ne parlammo alungo. Nel corso della nostra conversazio-ne notai che era molto dimagrito. Dopo lamorte di Milly [Milly Witkop, la compa-gna di Rocker], avvenuta tre anni prima,ogni volta che lo vedevo mi sembravasempre più magro.Avevo conosciuto Rocker per la primavolta a New York poco dopo l’ascesa alpotere di Hitler in Germania. Un gruppodi compagni ebrei mi aveva invitato aduna riunione ristretta in casa di questo ri-fugiato. Avevo sentito parlare di lui so-vente, avevo letto i suoi articoli su «StudiSociali», il giornale che Luigi Fabbri pub-blicava a Montevideo, e su altre pubblica-zioni che a quel tempo ricevevo. Quell’in-

Ho visto RudolfRocker l’ultima vol-ta dieci giorni primache morisse. Io e lamia compagna [IdaPilat Isca] eravamoandati a fargli visitaquella domenicacome era nostra abi-tudine, anche perchéera l’ultimo giornoche rimaneva aCrompond, prima diritornare in città acasa del figlio. Erail 25 marzo 1958, ilgiorno del suo com-pleanno. Mi abbrac-ciò e baciò come alsolito, poi ci sedemmo alla medesima ta-vola, nei medesimi posti e cominciammoa conversare come eravamo abituati a fareda tanti anni. Negli ultimi tempi era diffi-cile parlare con lui perché aveva persoquasi completamente l’udito. Come al so-lito volle essere informato sugli ultimi av-venimenti italiani, sui compagni, sulle at-tività del movimento in generale. Era an-sioso anche di sapere come procedeva illavoro per la pubblicazione del suo libro,Nazionalismo e Cultura, che stava per es-sere pubblicato in Italia. Soprattutto vole-va sapere se la prefazione del libro erastata tradotta: quella prefazione è stato ilsuo ultimo scritto. Io l’avevo spedita aVirgilio Gozzoli perché la traducesse con-

Ricordo di Rudolf Rockerdi Valerio Isca

TESTIMONIANZE ORALI

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contro fu una rivelazione, l’inizio di unaforte amicizia che sarebbe durata fino allasua morte e il cui ricordo sarà con me finoalla fine.I nostri incontri si fecero sempre più fre-quenti. Generalmente avvenivano in casanostra ed erano presenti oltre alla caraMilly e lui, Armando Borghi e la suacompagna Catina, Marc Murachny, a queltempo editore di «Freie Arbeiter Stimme»e la sua compagna Johanna, Louis Zugati(un compagno spagnolo che tornerà inSpagna durante la guerra civile e ci lasce-rà la vita) con Lisa. Quelle sere, dopo unamodesta cena, le discussioni si protraeva-no fino alle ore piccole del mattino. Si su-peravano le difficoltà linguistiche mi-schiando francese, inglese, italiano e spa-gnolo. Rocker, che conosceva bene tuttele lingue, ascoltava e rispondeva sempreaffabile mantenendo viva la discussione.Quando Milly e Rudolf si trasferirono aCrompond, nella casetta donata loro daicompagni ebrei nella Colonia fondata daHarry Kelley sulle sponde del lagoMohegan, si andava spesso a far loro visi-ta e se si tardava più dell’ordinario eral’immancabile cartolina di Milly che ci ri-cordava l’impegno. Erano rarissime levolte in cui arrivando lì non trovassimoaltri compagni e amici che si erano recatida loro per passare un’ora a discutere del-le cose nostre. La loro casa era sempreaperta e vi si incontravano compagni pro-venienti da tutte le parti del mondo: eraimpossibile passare da New York senzaandare a far loro visita. Molte volte hofatto da guida a compagni venuti da lonta-no e desiderosi di incontrare i Rocker pri-ma di tornare al loro Paese. Ricordo cheuna compagna di Buenos Aires, diretta inCanada e fermatasi di passaggio a New

York, come prima domanda rivolta aicompagni che andarono ad incontrarlaallo sbarco fece questa: «Come faccio avedere Rocker?». Bastò una telefonata e ilgiorno dopo eravamo a Crompond. Un al-tro episodio è tuttora vivido nella mia me-moria: un compagno brasiliano posticipòil suo ritorno a Rio de Janeiro perché nel-la sua breve permanenza non era riuscitoa vedere Rocker. E potrei citare centinaiadi casi simili.Stabilitosi negli Stati Uniti, la sua attivitàdi conferenziere e scrittore divenne prodi-giosa. Oratore fecondo, era molto ricerca-to e notevole fu anche la sua attività gior-nalistica. Fra i primi scritti pubblicati inAmerica da citare Spain Today e TheSpanish Tragedy. Nel 1937 la casa editri-ce Covici Friede di New York pubblicò ilsuo capolavoro, Nationalism and Culture,libro tradotto in sedici lingue; della ver-sione spagnola ne furono pubblicate dodi-ci edizioni e vendute più dicentoventimila copie. Nel 1938 la casaeditrice Seeker and Warburg di Londrapubblicò il libro Anarcho-Syndicalism, dicui una seconda edizione ampliata e cor-retta venne pubblicata a Bombay in India.Fu poi la volta del suo lavoro letterarioThe Six, tradotto e pubblicato in diverselingue fra le quali il cinese, e di Pioneersof American Freedom. Dopo la morte del-l’amico Max Nettlau ne scrisse la biogra-fia: Max Nettlau el Herodoto de laAnarquia e più tardi scriverà anche la suaautobiografia, tre volumi per un totale dimilletrecento pagine, pubblicata in spa-gnolo a Buenos Aires. Il secondo volumeverrà pubblicato in ebraico e in inglesecon il titolo The London Years racco-gliendo i consensi della stampa inglese.Settimanalmente appariva un suo articolo

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in «Freie Arbeiter Stimme», il giornaledei compagni ebrei pubblicato negli StatiUniti.La sua corrispondenza era fitta; con la ri-presa del movimento libertario dopo laseconda guerra mondiale riceveva letteredai compagni di tutto il mondo ai quali ri-spondeva sempre. Fu grazie alla sua in-fluenza sul movimento ebraico anarchicose quest’ultimo esplicò un’importante at-tività di assistenza ai compagni bisognosiin ogni parte del mondo. Nell’inverno del1953, quando aveva passato gli ottant’an-ni, lui e Milly intrapresero l’ultimo giro diconferenze negli Stati Uniti che li avrebbeportati fino a Los Angeles e a SanFrancisco: torneranno nel maggio 1954,stanchi e strapazzati, ma entusiasti per lospirito trovato fra i compagni incontrati.

Dopo la morte di Milly nel novembre del1955, Rocker scriverà un breve cennobiografico su di lei, un vero gioiello pub-blicato da Joseph Ishil in una edizione ar-tistica destinata ai compagni e agli amicipiù intimi. Ma la perdita della sua Millyfu per lui una perdita irreparabile: era sta-ta la sua compagna per cinquantotto annie Rudolf non riuscirà a riprendersi. L’ulti-mo suo compleanno, quando stavamo persalutarci dopo la nostra ultima visita, midisse: «Sai Valerio, non posso più con-centrarmi, non posso più produrre». Cer-cai di consolarlo dicendogli che era venu-to il tempo di godersi un po’ di riposo, malui non si rassegnava. Dieci giorni dopomoriva per attacco cardiaco Ai suoi fune-rali ho visto le lacrime sul viso di tanticompagni presenti, ho visto partecipare

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uomini e donne con le grucce e sulla se-dia per invalidi. Ho visto e provato cosasia il dolore di perdere il più caro, il piùamato dei compagni. Per suo espresso de-siderio, le sue ceneri furono mescolatecon quelle della sua Milly: come furonouniti in vita, così lo sono stati nella morte.

Presso l’Archivio Pinelli sono con-sultabili i seguenti libri di Rocker(spesso in più edizioni):- Anarchismus und organisation,Libertad Verlag, Berlino, 1981;- Anarcho-Syndicalism , Secker andWarburg, Londra, 1938;- Artistas y Rebeldes , Argonauta,Buenos Aires, 1922;- Aus den Memoiren eines deutschenAnarchisten, Suhrkamp, Francoforte,1974;- Bolscevismo e anarchismo, La Fiac-cola, Ragusa, 1976;- De l’autre rive, Pensée et Action,Bruxelles, 1946;- El socialismo y el estado.Incitacion al socialismo, Edicionesde Agrupacion Anarquista «EnMarcha», s.l., s.d.;- En la borrasca. Años de destierro,Editorial Tupac, Buenos Aires, 1949;- Erich und Zensl Müsham -Gefangene bei Hitler und Stalin , An-Archia Verlag, Wetzlar, 1976;- Fermin Salvochea, Tierra yLibertad, s.l., 1945;- La Juventud de un rebelde ,Editorial Americalee, Buenos Aires,1947;- The London Years, RobertAnsconbe and C. Ltd., Londra, 1956;- Marx y el anarquismo, Voluntad,

Montevideo, 1957;- Marx, «la ténia du socialisme», LesEditiones de l’Entr’aide, s.l., 1983;- Mas sobre marxismo y anarquismo,El Caballito, Mexico, 1981;- Max Nettlau, el Herodoto de laanarquia , Ediciones Estela, MexicoCity, 1950;- Milly Witkop-Rocker , CienfuegosPress & Soil of Liberty, Over theWater- Minneapolis, reprint 1981;- Nazionalismo e cultura, Vol. I,Anarchismo, Catania, 1977;- Nazionalismo e cultura, Vol. II,Edigraf, Catania, 1968;- Pionieri della libertà, EdizioniAntistato, Milano, 1982;- Revolucion y Regresion (1918-1951) , Editorial Tupac, BuenosAires, 1952;- The Six , Rocker PublicationsCommitee, Los Angeles, 1938;- Les soviets trahis par lesbolchevicks , Spartacus, Parigi, 1973;- The Tragedy of Spain , FreieArbeiter Stimme, New York, s.d.;- Wozu noch in die Parlamente?,Trotzdem, Reutlingen, 1978.

Nella foto di p.39: (da sinistra a destra)Valerio Isca, italo-americano, autore diquesta testimonianza e grande amico diRudolf Rocker, ha alle spalle oltre 70 anni dimilitanza anarchica; Paul Avrich, storicodell’anarchismo, ha scritto numerosi libri sulmovimento americano e su quello russo chepresenteremo in uno dei prossimi numeri delbollettino; Federico Arcos, giovanissimocombattente della rivoluzione spagnola, èemigrato in Canada dopo l’avvento diFranco e lì ha costituito un prezioso archivioanarchico.

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Sembra che la copertina del numero 206di «A rivista anarchica» non sia propriopassata inosservata: sopra,riconoscibilissima nonostante l’elabora-zione grafica di Fabio Santin, c’era la fac-cia di Frank Zappa (era una vecchia fotoda Chunga’s revenge, scelta proprio «allafaccia» della malattia che lo ha distruttofisicamente, come impietosamente docu-mentato dai ritratti recenti sull’album po-stumo The yellow shark). È unfatto più unico che raro che «Arivista anarchica» utilizzi delleimmagini di «personaggi pub-blici» per le proprie copertine.La redazione adduce delle mo-tivazioni etiche oneste e piùche comprensibili (che, restitra noi, personalmente solo inparte condivido) e la mia pro-posta (...ma forse di più hannofatto le mie «fastidiose»insistenze!) non ha mancato disuscitare vive discussioni epersino qualche preoccupazio-ne. Beh, insomma, ridimensio-niamo: non che questo avveni-mento abbia scatenato chissàquali dibattiti all’interno delmovimento anarchico. Qualcheperplessità, quella sì, qualchedubbio. Tra l’altro non sonoancora venuto a sapere di pro-teste o altre prese di posizioneclamorose: il tutto, più giusta-mente forse, si riduce al fattoinsolito che c’è la faccia di un

Frank Zappadi Marco Pandin

musicista sulla copertina di un giornaleanarchico. La storia è semplice e si spiegain due righe: Zappa era morto da poco epensavo che sarebbe stata una bella cosaoffrire la copertina di «A rivista anarchi-ca» per ricordarlo invece che una rubrica/coccodrillo. In quarta di copertina, poi, (esu richiesta della redazione) ho scrittoqualche commento evitando per quanto èpossibile di scrivere un necrologio. Piut-

tosto ho cercato di spiegare,con parole mie (e mettendocidentro qualche riferimento atesti, titoli di canzoni e coper-tine di dischi), il perché questamancanza è dolorosa per me,un anarchico trentasettenneche dell’arte di questo musici-sta strampalato ed iconoclastasi è nutrito fin da ragazzino.Ho scritto che secondo mequesta non è una perdita dapoco: con Zappa se n’è andatauna grossa fetta della nostracultura. E con la parola «no-stra» intendo proprio un qual-che cosa che sento non appar-tenere solo a me stesso, unqualche cosa che condivido edi cui mi sento parte: un’interagenerazione, una fetta socialeinternazionale. Per quasitrent’anni, zio Frank (mai rela-zione di parentela potrebbe es-sere più appropriata) si è offer-to di accompagnarci al suolunapark effervescente:

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un'enorme giostra lu-minosa che non s’èmai accesa delle lucidella cultura ufficiale.Col pretesto deglispartiti e delle scorri-bande musicali del suogruppo, Zappa ci hainsegnato quella cheera la sua idea della li-bertà, un sognocomposito e mutevoleche bisogna realizzarea tutti i costi. Un so-gno fatto di tentazioni,esagerazioni, risate esberleffi, gestisporcaccioni e paro-lacce buffe, ma soprat-tutto di un amoresconfinato per i grandispazi della creatività,della saggezza, dellatrasgressione. Offren-doci caramelle fatte diallucinazioni e presagispesso sinistri (nelconcept-album Joe’sgarage del 1979 siipotizza una societàfuturibile in cuil’espressione musicaleè vietata dal potere centrale, e una oppor-tuna nota suggerisce che una situazionesimile già esiste al giorno d’oggi... inIran!), zio Frank ci ha insegnato un saccodi cose utili alla sopravvivenza, sia cultu-rale che fisica. Ci ha insegnato che nonbisogna sprecare la nostra testa e invece sideve usarla e intervenire nella vita, chel’educazione è un’arma a doppio taglio, ciha mostrato la vera faccia del perbenismo,

ha fatto nomi e cognomi dei poliziotti del-la censura, ci ha svelato i trucchi dei pre-dicatori e mostrato le mutandine sporchedelle casalinghe annoiate... Zio Frank ciha tenuti sulle ginocchia allegramente, fa-cendoci divertire e riflettere. Per noi, hainventato una galleria di personaggi incre-dibili, proprio come lui. Lo ha fatto appo-sta, per insegnarci a pensare, a crescere.Un bestiario che prende vita in quei quin-

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tali di ore di registrazione fatte nei luoghidi mezzo mondo, che sono, alla fine, lasua migliore autobiografia ed eredità. Unenorme album di fotografie sonore, nelgarage di Joe o in compagnia di princi-pesse ebree, King Kong, esseri-pesce,esquimesi o aspirapolvere zingari, con luiin primo piano (...in prima linea, sem-pre!), la chitarra stretta in pugno carica dimicidiali pallottole sovversive. In primopiano a ghignare, dietro alla barbetta e aibaffi, divenuti il suo simbolo/sinonimo,quasi il marchio di fabbrica riconosciutouniversalmente della trasgressione sonoraintelligente. I baffi di Zappa come quellidi Groucho Marx, o quelli scarabocchiatisulla Gioconda dalla mano bestemmiatri-

ce di Marcel Duchamp. Uno zio dallavoce scomoda, antipatica, così corrosivada risultare pericolosa anche se restavazitta: bloccato in Sudafrica, l’album Jazzfrom hell del 1986 venne messo al bandodalle associazioni fondamentaliste ameri-cane e marchiato con un adesivo «contie-ne testi espliciti»... sebbene si trattasse diun’opera completamente strumentale!Chiamato a discolparsi ufficialmente alCongresso dalle accuse cucitegli addossodalla potente associazione perbenistaPMRC, replicò con ironia a chi lo accusa-va di travestire da canzoni della pornogra-fia: «Le vostre richieste [di censura] pos-sono essere paragonate alla cura della for-fora mediante decapitazione. (...) Affer-mare che la musica rock è la causa delcomportamento antisociale non è assolu-tamente confermato dalla scienza. Hitlerha ammazzato più persone di qualsiasi al-tro al mondo, eppure adorava Wagner...».Uno zio scomodo e attaccabrighe, chenon aveva rispetto di niente (tantomenodelle ferree regole del pentagramma, dalui più volte sovvertite e massacrate) e dinessuno. «Qual è la parte più sporca delvostro corpo?» - aveva osato chiedere,tanti anni fa, alla Moral Majority - «Peralcuni di voi è il naso, per altri le dita deipiedi, ma io penso sia la vostra mente!».Zappa un anarchico? Lui avrebbe comun-que rifiutato anche quest’etichetta (l’uni-ca definizione che diede di se stesso èlunga due parole: «American composer»):recalcitrante all’identificazione ideologi-ca, violentemente allergicoall’omologazione politica, non si è maimesso al servizio di nessuno, tantomenoha composto le sue musiche all’ombra dialcuna bandiera. La sua ispirazione ha ilcolore e il nome della libertà.

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Un assaggio di Frank Zappa

È cosa davvero difficile operare una «sceltaragionata» tra le centinaia di testi scritti daFrank Zappa, e proporre su queste paginedelle parole «in linea» con lo spirito liberodell’autore. Si spazia in un arco di tempo diquasi trent’anni e in un catalogo di una ses-santina di opere discografiche, ognuna cosìparticolarmente ricca di riferimenti storici eculturali da rappresentare «un volume» diun’ipotetica enciclopedia storico-socialedell’alternativa americana. Mi sono soffer-mato su qualche ritaglio da un album delleMothers of Invention pubblicato nel 1968,We’re only in it for the money, un’operaestremamente polemica contro tutte leespressioni della cultura pop del periodo (ilrock politicamente impegnato innanzi tutto,visto che il titolo è Siamo qui solo per i sol-di). Il sarcasmo di Zappa si scatena violentogià dalla copertina (una parodia oscena delcontemporaneo Sgt. Pepper dei Beatles) eaffronta un caleidoscopio di situazioni: lacultura della droga e dei drop-outs, glihippies di San Francisco sempre sballatisulla scia dei gruppi rock, lo stato di poliziain California, la liberazione sessuale, il con-flitto generazionale, l’utopia di un futuro dilibertà sconfinata... sempre e violentementecon i piedi per terra, gli occhi bene aperti suun sogno americano fatto di consumismo eplastica, il cui suono era quello dei colpid’arma da fuoco sparati dalla polizia e dal-l’esercito contro i dimostranti all’università.

Mom & dad .Mamma, mamma! Qualcuno ha detto chedavano fastidio, e i poliziotti hanno spa-rato a dei ragazzi. Avevano un aspettotroppo strano, una lezione gli stava bene.Voi restate sempre chiusi in casa a bere.

Avete mai, per un minuto, mostratoun’emozione vera, fra creme per il viso elozione dopobarba? Avete mai detto aivostri ragazzi che siete contenti che ra-gionino con la propria testa? Avete maidetto loro che gli volevate bene? Vi han-no mai visto quando bevete? Vi siete maichiesti perché vostra figlia è così triste?È così pesante essere costretti ad amareuna mamma e un papà di plastica. Mam-ma, mamma! La tua bambina oggi è sta-ta ammazzata nel parco, uccisa dalla po-lizia mentre se ne stava tranquilla incompagnia a degli strani amici suoi.Hanno ammazzato anche lei.

What’s the ugliest part of your body?I vostri figli sono povere vittime sfortu-nate di un sistema su cui non hanno al-cun controllo. La rovina della vostraignoranza, della disperazione grigia del-la vostra vita orribile. La rovina dellavostra ignoranza, che priva i giovanidella verità che meritano.

Mother peopleNoi siamo gente diversa, siamo gente di-versa, e anche voi siete gente diversa.Abbiamo trovato un modo per comunica-re con voi. Pensate che io sia pazzo, cheio sia malato? Credete che vada in girola notte e dorma in un cabina telefonica?Lasciatemi un minuto e vi spiegherò ilmio pensiero, datemi un minuto e vi rac-conterò chi sono. Fareste bene a convin-cervi che sono un’altra persona. Trovateche i miei pantaloni sian troppo attillati,pensate che io sia un tipo strano? Pensa-te che io vi voglia bene, che sia cieco estupido? Pensate che la notte io sogni distringervi accanto a me?

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EFFERATEZZE

Chiudiamo anche questonumero del bollettino conun altro efferato blob-anarchia, sezione inaugu-rata nel numero scorso.Anche in futuro ci ripro-mettiamo di frequentarequesta blanda forma dimasochismo dato che lastampa si sta rivelandouna fonte inesauribile dicastronerie.Va detto però che di tantoin tanto il termine anar-chia viene usato non soloa proposito ma addiritturacon simpatia e anche diquesto vi daremo un as-saggio.Alla prossima.

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15 DICEMBRE 1969 - 15 DICEMBRE 1994Venticinque anni fa, Giuseppe Pinelli (nella foto: inaugurazione nel maggio 1968

della sede del Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa in Piazzale Lugano 31 aMilano) veniva ucciso nei locali o nel cortile della Questura di Milano, ultima

vittima della «strage di stato» di piazza Fontana. Sette anni dopo, nel 1976, alcunisuoi compagni di gruppo (Bandiera nera) e di federazione (Gruppi Anarchici

Federati) costituivano in suo nome un centro studi ed un archivio.Il nostro Centro studi libertari/Archivio Pinelli, per l’appunto.