INFORMAZIONE LOCALE MAGGIO 2013

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Pubblichiamo un articolo del nostro gior- nalista professionista Riccardo Milletti, apparso sul sito giornalistico "Lettera 43", il 5 marzo scorso. U na cattedrale nel deserto, abban- donata e usurata dal tempo. Solo così può essere definita La Fornace di Umbertide, comune di 15 mila abitan- ti in provincia di Perugia. Il complesso comprende 15 edifici, per un totale di 72 appartamenti, spazi riservati a eser- cizi commerciali e 12 villette a schiera, sorti su un’area della città tra il centro storico e il fiume Tevere, dove un tem- po operava una fabbrica di mattoni. LAVORI DA 10 MLN DI EURO. Progettato secondo criteri di bioarchi- tettura a basso impatto ambientale, è ormai in condizioni di semi-abban- dono. I lavori, cominciati nel 2005 e costati più di 10 milioni di euro, non sono mai stati ultimati, nonostante manchi uno solo degli edifici previsti. Il complesso fa parte di un ampio pro- getto di riqualificazione dell’area pro- mosso dal Comune di Umbertide e dalla Regione Umbria e diviso in due parti: un’iniziativa mista pubblico-privato e un’altra - quella della Fornace - intera- mente affidata ai privati. Peccato che la maggior parte degli imprenditori inte- ressati al progetto siano rimasti coin- volti in diverse inchieste giudiziarie. IMPRENDITORI INDAGATI. Il primo è Gabrio Caraffini, proprietario dell’area su cui sorge la Fornace, arresta- Mensile gratuito di informazione Autorizzazione del Tribunale di Perugia n. 27 del 01/10/2008 Direttore responsabile Giovanni Codovini - Stampa Digital Editor S.r.l. Anno VI - N. 5 Maggio 2013 PRECARIETÀ GUARDIA MEDICA POLIZIA MUNICIPALE SENZA SOLDI IL CANTIERE MAI CHIUSO DELLA FORNACE Redditometro, Ise (Indicatore situazione eco- nomica), Isee (Indicatore situazione econo- mica equivalente). Quan metri per misura- re la ricchezza! E quanta confusione di sigle e misure! Da un po’ di tempo, ques nuovi metodi per calcolare quanto si è ricchi hanno decisamente messo in soffia un indicatore che, invece, almeno per noi, rimane uno dei principali per esprimere il livello di benessere esistente. Si traa dei deposi bancari. A tal proposito, la Banca Italia ha monitorato 19 Comuni umbri, fra cui Umberde. Che cosa è venuto fuori? Una fotografia che arretra Um- berde fuori dai magnifici dieci e conferma la tendenza economica in picchiata della cià. Infa, il dato che emerge, situa Umberde soo la media regionale (26.482 per fami- glia) con i suoi 23.656 euro. L’arretramento è consistente per l’indicatore singolo ciadino: il dato neo è di 9004 euro con una media re- gionale di 11.380. Ma il dato che fa più riflet- tere è nella comparazione territoriale laddo- ve le distanze sono rimarchevoli (questo vale, del resto, per tua la Regione). Se confron- amo Cià di Castello e Umberde, il Comu- ne fernate evidenzia deposi medi pro capi- te superiori di 3mila 253 euro rispeo a noi. Certo, il dato è spurio e va ripulito di alcune quesoni, come quella che le famiglie um- berdesi nel 2012 hanno fao fronte alla cri- si proprio con il risparmio precedentemente accumulato. Tuavia una riflessione occorre farla, soprauo nel momento in cui i prezzi del “maone”, bene rifugio per eccellenza, hanno subito una caduta. Se la compravendi- ta delle abitazioni rimane al palo e i deposi bancari calano appare chiara la decrescita. Per questo i problemi riguardan la prote- zione sociale aumentano. Forse, sarà oppor- tuno, per esempio, rimeere mano proprio ai metodi del calcolo della ricchezza, all’Isee, che, peraltro, ha rivelato diverse cricità. Ciò significa ripensare lo Stato sociale. Per quan- to riguarda il locale, un ritocco ai contenu dell’Isee è necessario; del resto già alcuni Comuni hanno autonomamente introdoo il famoso “Quoziente familiare” o “Condizione Economica familiare”, che sembra, in verità, più giusto. La scelta alla polica. RECUPERO ROTTAMI FERROSI DEMOLIZIONE VEICOLI via dell’industria, fraz. calzolaro, umbertide (PG) Dietro il complesso incompleto due crack imprenditoriali

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mansile free press di Umbertide

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Pubblichiamo un articolo del nostro gior-nalista professionista Riccardo Milletti, apparso sul sito giornalistico "Lettera 43", il 5 marzo scorso.

Una cattedrale nel deserto, abban-donata e usurata dal tempo. Solo

così può essere definita La Fornace di Umbertide, comune di 15 mila abitan-ti in provincia di Perugia. Il complesso

comprende 15 edifici, per un totale di 72 appartamenti, spazi riservati a eser-cizi commerciali e 12 villette a schiera, sorti su un’area della città tra il centro storico e il fiume Tevere, dove un tem-po operava una fabbrica di mattoni. LAVORI DA 10 MLN DI EURO.Progettato secondo criteri di bioarchi-tettura a basso impatto ambientale, è

ormai in condizioni di semi-abban-dono. I lavori, cominciati nel 2005 e costati più di 10 milioni di euro, non sono mai stati ultimati, nonostante manchi uno solo degli edifici previsti. Il complesso fa parte di un ampio pro-getto di riqualificazione dell’area pro-mosso dal Comune di Umbertide e dalla Regione Umbria e diviso in due parti:

un’iniziativa mista pubblico-privato e un’altra - quella della Fornace - intera-mente affidata ai privati. Peccato che la maggior parte degli imprenditori inte-ressati al progetto siano rimasti coin-volti in diverse inchieste giudiziarie. IMPRENDITORI INDAGATI.Il primo è Gabrio Caraffini, proprietario dell’area su cui sorge la Fornace, arresta-

Mensile gratuito di informazioneAutorizzazione del Tribunale di Perugia n. 27 del 01/10/2008 Direttore responsabile Giovanni Codovini - Stampa Digital Editor S.r.l.

Anno VI - N. 5 Maggio 2013

PRECARIETÀ GUARDIA MEDICA POLIZIA MUNICIPALE

SENZA SOLDI IL CANTIERE MAI CHIUSO DELLA FORNACERedditometro, Ise (Indicatore situazione eco-nomica), Isee (Indicatore situazione econo-mica equivalente). Quanti metri per misura-re la ricchezza! E quanta confusione di sigle e misure! Da un po’ di tempo, questi nuovi metodi per calcolare quanto si è ricchi hanno decisamente messo in soffitta un indicatore che, invece, almeno per noi, rimane uno dei principali per esprimere il livello di benessere esistente. Si tratta dei depositi bancari. A tal proposito, la Banca Italia ha monitorato 19 Comuni umbri, fra cui Umbertide. Che cosa è venuto fuori? Una fotografia che arretra Um-bertide fuori dai magnifici dieci e conferma la tendenza economica in picchiata della città. Infatti, il dato che emerge, situa Umbertide sotto la media regionale (26.482 per fami-glia) con i suoi 23.656 euro. L’arretramento è consistente per l’indicatore singolo cittadino: il dato netto è di 9004 euro con una media re-gionale di 11.380. Ma il dato che fa più riflet-tere è nella comparazione territoriale laddo-ve le distanze sono rimarchevoli (questo vale, del resto, per tutta la Regione). Se confron-tiamo Città di Castello e Umbertide, il Comu-ne tifernate evidenzia depositi medi pro capi-te superiori di 3mila 253 euro rispetto a noi. Certo, il dato è spurio e va ripulito di alcune questioni, come quella che le famiglie um-bertidesi nel 2012 hanno fatto fronte alla cri-si proprio con il risparmio precedentemente accumulato. Tuttavia una riflessione occorre farla, soprattutto nel momento in cui i prezzi del “mattone”, bene rifugio per eccellenza, hanno subito una caduta. Se la compravendi-ta delle abitazioni rimane al palo e i depositi bancari calano appare chiara la decrescita. Per questo i problemi riguardanti la prote-zione sociale aumentano. Forse, sarà oppor-tuno, per esempio, rimettere mano proprio ai metodi del calcolo della ricchezza, all’Isee, che, peraltro, ha rivelato diverse criticità. Ciò significa ripensare lo Stato sociale. Per quan-to riguarda il locale, un ritocco ai contenuti dell’Isee è necessario; del resto già alcuni Comuni hanno autonomamente introdotto il famoso “Quoziente familiare” o “Condizione Economica familiare”, che sembra, in verità, più giusto. La scelta alla politica.

RECUPERO ROTTAMI FERROSIDEMOLIZIONE VEICOLI

via dell’industria, fraz. calzolaro, umbertide (PG)

Dietro il complesso incompleto due crack imprenditoriali

to nel 2011 per bancarotta fraudolenta. La sua Gepafim holding avrebbe rilevato con fondi illeciti l’amministrazione straordi-naria di due società di Casale Monferrato, la Iar Siltal e la Silia spa. All’origine di questo presunto illecito c’era un capitale di 53 milioni di euro, frutto della vendita di alcuni terreni acquistati dall’impren-ditore molisano Raffaele Di Mario e, secondo gli inquirenti, passati a Caraf-fini con una serie di false fatturazioni. DA CARAFFINI A DI MARIO.È proprio Di Mario il secondo prota-gonista dell’odissea Fornace. La sua Dima costruzioni venne scelta da Ca-raffini per eseguire i lavori a Umber-tide. Subito dopo la Dimafin, holding del costruttore molisano, acquistò l’in-tera area e Di Mario diventò allo stesso tempo proprietario e titolare dei lavori. Alla fine del 2008, però, un altro cambio: Di Mario conferì la proprietà del terreno della ex Fornace e i permessi di costru-zione al fondo immobiliare Diaphora 1, gestito dalla Sgr altoatesina Raetia, ora in liquidazione. Nel marzo del 2011 il Tri-bunale di Roma ha dichiarato il fallimen-to della Dima costruzioni: debiti con le banche per circa 500 milioni di euro e più di 1000 dipendenti rimasti senza lavoro.

Un mese dopo, Di Mario è stato arrestato con le accuse di bancarotta fraudolenta, reati finanziari e false fatturazioni, per il fallimento della società controllata Nic-codemi e la vendita a Banca Italease del centro commerciale romano Dima shop-ping Bufalotta.Raetia Sgr, dopo il fallimento, ha affi-dato i lavori, che erano di fatto bloccati, alla ditta De Rosa Cosimo costruzioni. A marzo 2012 il grosso del complesso era stato realizzato. Mancava soltan-to la ricostruzione dell’edificio dell’ex Fornace dove sarebbero dovuti sorgere tre locali commerciali, un attico da 190 metri quadrati e altri spazi per servizi. MANCANZA DI CONVENIENZA.Finora l’edificio non è stato ancora co-struito, «per mancanza di convenienza da parte del privato», dicono dal Comu-ne di Umbertide. Nel frattempo, le inda-gini della guardia di finanza sul gruppo Di Mario sono arrivate a una svolta. Gli inquirenti sostengono che le banche ab-biano avuto un ruolo fondamentale nel fallimento dell’imprenditore, spinte dalla volontà di rientrare dei loro crediti. Ed ecco il cuore del nuovo filone d’inda-gine, emerso l’estate scorsa: il trasferi-mento di gran parte dei beni e dei terreni

del gruppo Di Mario al fondo Diapho-ra 1 sarebbe stato un escamotage degli istituti bancari per continuare a finan-ziare l’imprenditore tramite Raetia Sgr. E circa 31 milioni di Iva pagati da Ra-etia a Di Mario perché li versasse all’erario, in realtà sarebbero stati gi-rati a Unicredit, Italease e Tercas. Sul registro degli indagati, sono finiti ben 29 dirigenti dei tre istituti di credito. FERITA APERTA. Il complesso “La Fornace” è soltanto una piccola parte degli oltre 204 mi-lioni di euro di beni che Di Mario ha conferito in Raetia Sgr. Ma rimane una ferita aperta in una cittadina ordinata e immersa nel verde come Umbertide. In realtà secondo il Comune, quasi tutti i documenti per l’abitabilità sarebbero pronti. E per gli appartamenti e le villet-te già realizzate sarebbero sufficienti dei piccoli lavori di ripristino, oltre agli allac-ci, ai contatori e ad alcuni collaudi. Ma la zona resta disabitata e il malcontento del-la popolazione cresce. Assieme al rischio che gli sviluppi giudiziari ostacolino la futura vendita degli immobili.

Riccardo Milletti

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l’IntervistaJESSICA RADICCHI: INTERPRETE IN CINA PER PASSIONE

In questo numero vogliamo raccontare l’esperienza di Jessica Radicchi, giova-

ne umbertidese classe 1987, che grazie alla propria abilità e passione è riuscita a rag-giungere importanti traguardi professionali.Qual è stato il tuo percorso scolastico e come è iniziatala tua attività lavorativa?«Ho fatto il liceo linguistico ad Umber-tide e successivamente ho conseguito la Laurea triennale a Roma in Lingue e Ci-viltà Orientali specializzandomi in lingua cinese. Ho poi deciso di iscrivermi al cor-so di Laurea magistrale ad Urbino in Co-municazione d’Impresa. Nel corso degli studi, da settembre a dicembre 2011, ho frequentato la facoltà di Lingue e Culture Straniere all’Università per Stranieri di Pechino. I primi di luglio, tramite la facol-tà di Urbino, mi ha contattata un’azienda multinazionale cinese operante nel settore dei motori elettrici e pompe che ha la base in Cina e uffici sparsi nel mondo, tra cui Pesaro. Qui manca il forte senso di gerar-chia che caratterizza un’azienda italiana, dove chi entra per uno stage solitamente è relegato a fare fotocopie. Quando ho ini-ziato il mio stage non immaginavo che da subito mi avrebbero dato un grande senso di responsabilità: dopo soli due mesi mi hanno mandata in Cina due settimane da sola. Una volta tornata sono subito partita per la Francia e tutto questo mentre anco-ra ero solo una stagista! Mi hanno assunta subito con un contratto di tre anni. Insom-ma, una serie di belle esperienze che mi sono accadute tutte velocemente».Quali sono le tue mansioni e di cosa ti occupi?«Essendo una realtà nuova - l’azienda è fondata nel 1993 ma in Italia è presente dal 2011 - io mi sono inserita sul nascere e quindi mi occupo di tutto, dal-la comunicazione all’organizzazione di eventi. Ma soprattutto sono un’interprete e mi occupo dei contatti con la Cina, si tratta di telefonate molto tecniche. All’ini-zio è stata dura, una mattina arriva l’inge-

gnere e mi dice: «devi telefonare in Cina perché questi motori sono difettosi, tanto tu lo sai no come è messo un albero all’in-terno del motore no?» ma io che avevo fatto tutti studi umanistici come facevo a saperlo! Ma hanno visto che avevo molta voglia di impegnarmi e quindi mi hanno dato fiducia e piano piano ce l’ho fatta. Il mio lavoro ti permette di viaggiare, dall’ 8 al 12 aprile ad esempio sono stata ad un’ importante fiera in Germania».La Cina. Cosa rappresenta per te que-sto paese così lontano dal nostro, e quali opportunità offre?«Sono stata in Cina due volte, la prima delle quali è sta-ta un trauma. Tu arrivi a Pechino, scendi

dall’aereo e c’è una coltre di inquinamen-to talmente forte che non riesci a vedere i palazzi all’orizzonte. Inoltre, quando all’Università in Italia parli il cinese con il lettore, lui è una persona che l’italiano lo capisce e quindi è un linguaggio filtra-to; in Cina invece non capiscono nient’al-tro che il cinese e li mi sono sentita una nullità: “oddio e questo ora che ha detto?” pensavo. Ma poi mi sono sbloccata, è un posto così bello che una volta superate le differenze iniziali ti entra nel cuore. Una cosa che mi piace tanto della Cina è che è

dinamica in questo momento, a differen-za dell’Italia che invece è stata affonda-ta dalla crisi. Questa ha affondato anche quell’imprenditorialità, quella voglia di fare e di provare, quella voglia dei giovani di credere in qualcosa di grande che c’era prima. Ora, non avendo garanzie, a livello lavorativo ci si accontenta mentre in Cina, che sta vivendo un boom economico, han-no un sacco di spirito e sono molto eufo-rici, sta mutando in fretta. Io sono andata nel 2009, ci sono tornata nel 2011 e ho trovato una città completamente diversa: vedi edifici che sorgono, altri che cadono, l’Università era ingrandita, il quartiere era cambiato. Tutto è dinamico». Altre differenze culturali?«Noi siamo molto calorosi, nel saluto ci abbracciamo e baciamo, per i cinesi invece il contatto fisico è off-limits, hanno un diverso modo di manifestare i sentimenti. Altra usanza è che quando in Cina ti danno un regalo occorre scartarlo in un secondo momento perché in questo modo si dà importanza alla persona e non al regalo, mentre da noi ciò è quasi sintomo di maleducazione. Ma sono molte le differenze che più vai avanti e più le scopri. Tre mesi in Cina e impari a vedere al di la del tuo naso, ad aprire la mente. La cucina ad esempio: noi ci consideriamo i migliori cuochi di tutto il mondo, ma i cinesi, giapponesi, americani, pensano la stessa cosa della loro cucina».Prospettive future?«La cosa che mi spa-venta più di tutte è la staticità, il rimanere ferma in un posto che non mi permette di crescere: finché ne ho la possibilità non voglio fermarmi, non riesco a fare mia l’idea di dire “sono arrivata”. Voglio esse-re spinta sempre a fare qualcosa di nuovo, avere di fronte una nuova sfida».

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Società CivileGUARDIA MEDICA: LA CONTINUITÀ ASSISTENZIALE NEL TERRITORIOIl medico di continuità assistenziale, co-

nosciuto da tutti come guardia medica, è concepito nell’immaginario collettivo come la figura rassicurante che viene in aiuto nei casi di necessità, quando il me-dico di famiglia è fuori servizio. Per sa-pere di più su questa figura abbiamo in-terpellato il responsabile per il distretto di Umbertide e Pietralunga, il dr. Giam-paolo Belia. Il servizio garantisce l’assi-stenza per situazioni che hanno carattere di urgenza che si verificano durante le ore notturne (dalle 20 alle 8) o nei giorni festivi e prefestivi. «Il nostro compito è di rispondere alle richieste d’intervento della popolazione per risolvere problemi immediati, eventualmente inoltrando la chiamata al 118». I medici che ruotano intorno a questo servizio di solito sono 14, di cui 11 titolari e 3 sostituti e «nel caso dei mesi con tanti giorni festivi, come dicembre, il numero aumenta». Ma qual è il profilo della guardia medica ad Umbertide? Nella maggior parte dei casi si tratta di medici d’esperienza, «over 50» – spiega Belia - mentre i giovani sono po-chi, per difficoltà di inserimento.Nel corso di un incontro con il dr. Adria-no Giubilei, il medico di medicina gene-rale ci ha invece raccontato del periodo in cui, tra il ’79 e l’80, lui stesso ha svolto il ruolo di guardia medica, che egli defi-nisce come una buona palestra e che con un sorriso richiama alla mente con un: «te la ricordi, la prima notte!». Ed ha eviden-ziato come il ‘decreto Balduzzi’, l’in-tervento che riorganizza alcuni elementi del Ssn affidando un ruolo fondamentale all’assistenza sul territorio, ridefinisca la funzione del medico di medicina generale e di conseguenza anche della guardia me-dica. L’obiettivo è una maggior vicinanza alla salute dei cittadini attraverso l’aggre-

gazione coordinata di diverse figure pro-fessionali in nuove forme organizzative, monoprofessionali e multi professionali (come le aggregazioni funzionali territo-riali), che dovrebbero garantire assistenza 7 giorni su 7, 24 ore su 24.Finora il Decreto non ha avuto applicazio-ni come previsto, per ragioni logistiche ed economiche, mentre si sta parlando addi-rittura della possibilità di chiudere alcune sedi di assistenza continuativa in zone iso-late, contrastando con la necessità di ga-rantire un servizio a località già ad alto di-sagio. Nonostante gli annunci, le riforme della sanità varate dal governo Monti sul piano dell’assistenza territoriale rimango-

no per ora di difficile realizzazione. Ma nel frattempo altri progetti, realizzabili in tempi più stretti, potrebbero apportare notevoli vantaggi, come evidenziato dal medico di base. «L’idea è quella di poter accedere ai dati del paziente da postazio-ni telematiche differenti». Come quella della guardia medica: «il collegamento con accesso ai dati informatici dei medici di medicina generale permetterebbe di ga-rantire l’effettiva continuità assistenzia-le». Perché nonostante i buoni rapporti tra le due categorie mediche «ad oggi siamo

due camere stagne», spiega Giubilei, che in generale segnala le disfunzioni di vario ordine segnate dalla mancanza di collega-mento tra apparati statali.Come non pensare all’inchiesta scaturita dal rilascio del porto d’armi all’impren-ditore che ha ucciso al Palazzo della Re-gione? Sebbene una rete informatica di settore dove possano confluire i dati sen-sibili del paziente non sia stata completa-ta, i due nostri intervistati riconoscono le sue potenzialità, che partono dalla stretta cooperazione tra medico di base e guardia medica. Per quest’ultima rimane infatti difficile ‘vedere’ un paziente una volta sola senza conoscere la sua storia clini-ca. Specie se si deve intervenire in con-dizioni di urgenza. Ciononostante quello della continuità assistenziale a Umbertide è un servizio che funziona, «l’ubicazione all’interno dell’ospedale è ottimale ed ha comportato un miglioramento – secondo il responsabile del servizio - permettendo anche la nascita di un rapporto collabora-tivo con il pronto soccorso. I reclami, ad esempio perché le visite a domicilio non vengono fatte, sono obiettivamente rari». Come il dottore ripete sempre in riunione a chi definisce ottimi collaboratori, «se un cittadino chiede una visita è giusto far-la e comunque il paziente va soddisfatto», tant’è che si va spesso anche al di là delle proprie competenze. Con questa crisi che muta continuamente le esigenze del citta-dino – specie nella Sanità – la fiscalità a tutti i costi non è una qualità auspicabile. Ma come succede nella nostra Italia, ra-gionevolezza e flessibilità possono sup-plire, grazie al Cielo, alle debolezze del sistema ed alla continua mancanza di ri-sorse.

Barbara Castelletti

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"NATURALMENTE BIO". NUOVA OFFERTA ALIMENTARELe Aziende Informano

Intervistiamo la Dr.ssa Alpini, Dr.ssa Erka Paneni e Dr.ssa Tania Paneni, tito-lari del nuovo negozio di Alimentazione Biologica “Naturalmente Bio" in via Ga-ribaldi, 34 ad Umbertide.La descrizione del progetto.La Dott.ssa Alpini Angelica, biologa, cosmetologa e fitoterapeuta, già titola-re della Erboristeria Eufrasia, sita in via Garibaldi 30, desidera da tempo ampliare la sua attività’ ad Umbertide nel campo della Alimentazione Biologica, ma aspet-ta che i tempi siano maturi a percepire la necessita’ di un nuovo modo di mangiare. Inoltre vorrebbe realizzare un progetto di ampio respiro, un negozio specializzato, dove molte delle esigenze nutriziona-li vengano soddisfatte. Finalmente tutto ciò si concretizza e così, con un po’ di coraggio, in questo periodo di crisi eco-nomica, recessione e molta incertezza del futuro, decide di fare il grande passo e di unire le forze con altre due amiche che la pensano come lei: Tania ed Erika Paneni. Prendono in affitto il locale adiacente alla erboristeria, sempre in via Garibaldi, 34 ed iniziano a sviluppare il progetto con una filosofia che punta tutto al biologico ed eco sostenibile. Infatti tutti gli arredi sono costruiti con elementi in cartone: gli scaffali per consentire il mantenimento dei requisiti di igiene, sano rivestiti con pellicole plastiche idrorepellenti ed i ri-piani sono completati da finiture di pia-no un pannello removibile in materiale plastico chiamato forex. Anche il banco cassa è realizzato in cartone (il cartone in oggetto è prodotto con materiale riciclato al 80%). Domenica 21 Aprile 2013, final-mente inaugura il negozio con il nome di “Naturalmente Bio”.Dr.ssa Alpini, da dove nasce l’esigenza di un negozio di questo tipo?«Ogni giorno le richieste di prodotti spe-cifici per una alimentazione controllata aumentano, basti ricordare le numerose allergie a specifici alimenti, le intolleran-ze ad ingredienti quali uova, latte, farine, lieviti naturali e la non meno importante celiachia. In Alta valle del Tevere sono stati monitorati gia’ 1500 pazienti affetti da questa patologia: nascono ristoranti, bar e negozi specializzati in ogni par-

te d’italia. La legge regionale del 2011 (DRG N.1141) consente l’ampliamento della erogazione di prodotti senza glutine anche ad altre attivita’ commerciali oltre le farmacie. Siamo in attesa del nullaosta della ASL per i rimborsi ai celiaci. La marcia in piu’ del “Naturalmente Bio” è la scelta di un alimento senza glutine certifi-cato biologico che garantisce ottima qua-lita’ ai cibi che possono ingerire i celiaci».Dr.ssa Tania Paneni. Perche’ scegliere Alimenti Biologici?«L’Agricoltura Biologica è un tipo di agricoltura a basso impatto ambienta-le. Le tecniche di coltivazione si basano sull’utilizzo delle qualità naturali del suo-lo, sull’azione di organismi vegetali, ani-mali e microorganismi. Si distingue dalla convenzionale per l’assenza di utilizzo di prodotti di sintesi per la fertilizzazione e come pesticidi; sono banditi le sementi geneticamente modificati (OGM FREE). Il non utilizzo di tali prodotti consente di ottenere una migliore tutela delle sostanze organiche dell’alimento e dell’ambiente circostante. I metodi di coltivazione bio-logica e di allevamento hanno un dupli-ce intento: da un lato offrire cibi senza residui di fitofarmaci o concimi chimici, dall’altra migliorano l’ambiente riducen-do i livelli di inquinanti nel suolo e nelle acque. Alcune ricerche infatti hanno rile-vato che i prodotti biologici presentano un maggiore contenuto in nutrienti, vita-

mine ed oligoelementi. Percio’ mangiare bio significa mangiare piu’ sano».Dr.ssa Erika Paneni, cosa possiamo tro-vare nel vostro negozio?«Il negozio fornisce Alimenti Biologi-ci per una alimentazione sana, a partire dalla prima colazione con latti cereali, latti freschi e conservati, biscotti prepa-rati con farine di farro o di kamut, pasta integrale, riso e pasta di mais. Abbiamo alimenti specifici senza glutine, senza lievito, senza uovo e senza zucchero per ogni situazione di intolleranza alimentare, allergia o disfunzione metabolica. Ci sono condimenti della tradizione macrobiotica, sali integrali ricchi in micronutrienti, ce-reali e legumi, vini biologici e tanto al-tro. Abbiamo un reparto di prodotti fre-schi dove potrete trovare anche alimenti per vegetariani quali sostituti della carne come il tofu naturale (formaggio vegetale di soia), seitan (proteine del frumento ) e tempeh (proteine di soia gialla). Prodotti per l’infazia, dallo svezzamento in poi. Prossimamente inseriremo anche frutta e verdura biologica se possibile a km zero».Dr.ssa Alpini, per concludere, qual è il vostro slogan?«Il Biologico rappresenta una nutrizione consapevole per le generazioni future, cultura della prevenzione e garanzia di qualità e come una mia carissima amica mi ripete da sempre...”biocibo per l’ani-ma e per il corpo”. Vi aspettiamo!

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La Politica"UMBERTIDE APERTA"

È nato un nuovo movimento nel cen-trosinistra umbertidese. Riceviamo il

comunicato stampa e pubblichiamo.Si è costituito il movimento “Umbertide aperta”. Si tratta di una iniziativa politi-ca, in quanto tende a partecipare alla co-struzione di una nuova sinistra italiana, ed al tempo stesso “civica”, nel senso che non è un partito e che vuole lavorare sulle proposte che riguardano la città ed il territorio. Il “Nucleo di coordinamen-to collegiale”, nominato dai membri co-stituenti del movimento, è composto da: Roberto Alunni Tullini, Riccardo Milletti, Alessio Tardocchi, rappresentando in tal senso l’insieme di novità, partecipazione giovanile ed esperienza che il movimento stesso si propone di sintetizzare. “Umber-tide aperta” intende dunque muoversi su un percorso parallelo: iniziativa politica autonoma e confronto con le altre forze del centro sinistra; proposta e confron-to sui contenuti, cioè sulle cose da fare per Umbertide. Il tutto con l’obiettivo di cambiare un modo di concepire e co-struire la politica. Chi aderisce, oltre che condividere gli obiettivi del movimento, è invitato a dare il proprio contributo all’in-terno di gruppi di lavoro tematici, mentre il “Nucleo di coordinamento collegiale”, nominato in via provvisoria, ha funzioni di rappresentanza (portavoce), organizza-tive, relative alla gestione economica ed alla comunicazione. Al “Nucleo” compete anche l’attività di coordinamento di “Po-liticaMente”, laboratorio politico per una nuova sinistra italiana, attraverso il quale saranno promossi incontri e confronti con altri movimenti, partiti, associazioni ed esponenti della politica umbertidese e ter-ritoriale. Al movimento ha aderito anche il Consigliere Comunale Luigino Orazi, che ne sarà dunque il rappresentante isti-

tuzionale. “Umbertide aperta” ha messo a disposizione degli interessati una pagina facebook accessibile con il nome stesso del movimento.MANIFESTO COSTITUTIVO MO-VIMENTO “UMBERTIDE APERTA”Nome del movimentoUmbertide aperta.Finalità del movimento· Partecipare alla costruzione di un nuovo progetto della sinistra italiana, né ideo-logica, né conservatrice, moderna ed eu-ropea.· Stimolare in maniera propositiva un nuovo sviluppo culturale, economico, sociale della comunità e del territorio, garantendo opportunità ed equità sociale.· Diffondere una nuova e produttiva con-dizione di riconciliazione politica, in un’ottica di profondo rinnovamento della rappresentanza e dei metodi della politica.· Favorire la crescita di una dirigenza in grado di stimolare una nuova cultura po-litica, una nuova partecipazione ed una nuova responsabilità istituzionale, andan-do oltre ogni personalismo.· Sollecitare risposte ai bisogni delle per-sone e delle famiglie.Caratteristiche del movimentoIl movimento è formato da persone che hanno idee ed esperienze collocate nelle diverse espressioni della sinistra politica. Ha una forte caratterizzazione territoriale, nel senso che intende occuparsi priorita-riamente di questioni che riguardano Um-bertide (nella sua relazione con l’ambito dell’Alta Valle del Tevere e con le dina-miche regionali). Si colloca politicamente in una area riformatrice che guarda al rinnovamento della cultura politica (poli-tica come servizio e non come personale gestione del potere), del sistema politico (rompere clientelismi e legami consocia-

tivi), della classe politica (a partire dai livelli e dalle istituzioni locali). Intende quindi impegnarsi sui contenuti prima ancora che sugli schieramenti, avendo l’obiettivo di contribuire a “ricostruire” un progetto di governo di centro sinistra per Umbertide.Organizzazione del movimentoIl movimento si articola in aree tematiche e gruppi di lavoro. Il movimento ha una struttura che prevede:· l’assemblea degli aderenti;· un “nucleo di coordinamento collegia-le”, eletto dall’assemblea degli aderenti, con funzioni di rappresentanza (portavo-ce), organizzative, relative alla gestione economica ed alla comunicazione;· un “gruppo di progettazione per il gover-no del territorio” formato da tutti i respon-sabili delle aree tematiche (a loro volta nominati all’interno dei gruppi di lavoro)il “nucleo di coordinamento” ed il “grup-po di progettazione” costituiscono insie-me l’organismo direttivo del movimento.L’adesione al movimento è personale e presuppone l’impegno in uno o più dei gruppi di lavoro che verranno costituiti.Possono aderire persone iscritte a partiti politici. Non è prevista una quota di iscri-zione, ma un contributo libero di parteci-pazione all’auto finanziamento dell’atti-vità.Il bilancio del movimento sarà pubblico e trasparente.Aree tematiche· “PoliticaMente”: laboratorio politico per una nuova sinistra italiana ed europea· Urbanistica, infrastrutture, ambiente, sicurezza· Economia, lavoro, istruzione e forma-zione · Sanità e stato sociale· Sport e politiche per i giovani

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Queste parole, che vennero

usate da Giuseppe Ungaretti per descrive-re la situazione precaria dei soldati italia-ni durante la Prima Guerra Mondiale, al giorno d’oggi, possono essere adoperate per avere un quadro complessivo della situazione dei lavoratori sia italiani che umbri. Fra precari, cassaintegrati ed esodati la parola “lavoro”, che un tempo era sinonimo di sicurezza e di stabilità sociale, oggi è foriera solamente di incer-tezza. Come dimostrano i dati Istat per l’anno 2012, in Umbria, il numero dei di-soccupati è salito a quota 9,7%, facendo registrare un incremento di circa tre punti percentuali rispetto all’anno precedente, quando i disoccupati erano il 6,5% della popolazione regionale. Ma vediamo più in dettaglio questo dato. La disoccupa-zione maschile a livello regionale, l’an-no scorso è arrivata all’8,3%, mentre nel 2011 era al 5,2%. Per quanto riguarda il dato relativo alle donne, l’anno passato la disoccupazione femminile ha raggiun-to l’11,5% a fronte dell’8,2% dell’anno precedente. Passiamo ora al dato provin-ciale. Nella sola provincia di Perugia, l’anno scorso, la disoccupazione ha toc-cato quota 10,1%, facendo registrare un innalzamento di tre punti, dato che nel 2011 arrivò al 7,1%. Per quanto riguarda i residenti maschi della nostra provincia, i disoccupati nel 2012, sono stati l’8,9% contro il 5,7% dell’anno prima. Stesso andamento anche per il dato riguardante le donne che, nel 2012, quelle senza lavo-ro erano l’11,8% contro il 9% del 2011. Dai dati sulla disoccupazione passiamo ora a quelli relativi alle persone in cerca d’occupazione. Nella nostra regione, le persone in cerca di lavoro, in tutto il 2012 sono state più di 39mila, mentre nella no-stra provincia sono state più di 30mila,

facendo riscontrare così un aumento con-frontando questi dati con quelli del 2011, dove le persone in cerca di occupazione erano più di 25mila a livello regionale e circa 21mila a livello provinciale. Per aiutare i propri cittadini, la Provincia di Perugia, ha ideato il Centro per l’im-piego, presente anche nel nostro comune presso lo Sportello Polifunzionale, sito in piazza Michelangelo. Il servizio del Cen-tro per l’impego si divide in tre stadi. Il primo stadio prevede un’attività di acco-glienza, dove la persona viene introdotta all’interno dei servizi e gli vengono de-

scritte tutte le informazioni concernenti le offerte di lavoro, le proposte formative e i concorsi pubblici, indicando siti internet che possono aiutarlo nella propria ricer-ca. Il secondo stadio è sostanzialmente amministrativo. Consente di formalizzare lo stato di disoccupazione, attraverso la dichiarazione di immediata disponibilità, di definire una scheda anagrafica e pro-fessionale, di valutare l’anzianità di di-soccupazione necessaria per usufruire di agevolazioni nella assunzione, di produr-re certificazioni utili anche ad attivare un eventuale ammortizzatore sociale (inden-nità di disoccupazione o mobilità). Parte

fondamentale di questo servizio ammini-strativo è quella dedicata alle persone che presentano una invalidità (o una condizio-ne equiparata). Presso lo sportello è infatti possibile iscriversi alla legge 68/99, ag-giornare la propria situazione, candidarsi per le offerte di lavoro riservate alle così dette categorie protette. E sempre presso lo sportello di Umbertide possono essere presentate le disponibilità a concorrere per le offerte proposte da enti pubblici al di fuori di una procedura concorsuale (ex art. 16). Il terzo livello di servizio preve-de le attività specialistiche: incontro tra domanda ed offerta di lavoro, consulen-za alla persona, orientamento al lavoro. L’insieme di queste attività determina una positiva relazione tra servizio ed uten-te (patto di servizio), attraverso la quale il servizio pubblico diviene un supporto importante per sviluppare in particolare il concetto di occupabilità. Non può essere infatti il servizio a trovare un’ occupazio-ne ad una persona (le opportunità di la-voro vengono dal sistema produttivo), ma può aiutarla concretamente nel costruire le condizioni migliori per favorire una ef-ficace ricerca attiva del lavoro. In questo periodo il servizio lavoro è particolarmen-te impegnato nel supportare i lavoratori delle aziende che utilizzano la cassa inte-grazione in deroga. È stato infatti attivato uno “sportello deroga” che consente di espletare gli adempimenti amministrativi previsti ed erogare le misure di politica attiva messe a disposizione. Deve invece ancora partire la prevista convenzione tra il servizio per l’impiego ed INPS. È sul fronte sindacale che si tocca con mano la realtà del mondo del lavoro sul nostro territorio.Antonello Paccavia, responsabile per l’Alto Tevere della Cisl, afferma che: «Il territorio altotiberino sta vivendo una si-

L'InchiestaDENTRO IL MONDO DELLA PRECARIETÀ:

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tuazione molto difficile dal punto di vista economico-produttivo e rischia di perdere il settore manifatturiero, la più importante fonte di ricchezza, l’unico vero patrimo-nio che è stato in grado di produrre lavoro e benessere, un patrimonio di artigianalità e capacità produttive contenuto in tanti anni di lavoro del quale sono nate mol-te imprese importanti ma che ora da sole rischiano di non riuscire a stare nel mer-cato. La gravità della crisi economica che attraversa il nostro paese e la nostra regio-ne, con conseguenze negative in partico-lare per le famiglie, i giovani, i lavoratori e le imprese; impongono un cambiamento della politica economica sia nazionale che regionale». Quali le politiche innovative, allora? Paccavia è chiaro: «Ora- continua Paccavia- bisogna mettere in atto politiche che favoriscano la crescita, il lavoro, l’equità sociale e fiscale, a sostenere una svolta coerente della politica economica europea verso obbiettivi di sviluppo e occupazione. In questo ambito vanno create tutte le condizioni per rilanciare, con l’impegno di tutti i livelli istituzionali, nell’immediato anche nel nostro territori, investimenti infrastrutturali, la creazione di un sistema azionario cooperativistico bancario che dia risposta ai bisogni delle tante piccole imprese, sviluppare distretti produttivi con sistema a rete, reti telematiche, in tempi brevissimi, per le caratteristiche del nostro paese le politiche di crescita non possono che valorizzare la centralità del settore industriale e manifatturiero innovando con decisione, agendo quindi sulla ricerca, sull’Innovazione Tecnologica, su un industria eco-compatibile che valorizzi la Green Economy, Biotecnologie, Comunicazioni, la Filiera agro-alimentari, Cultura , Turismo e Arte».

Le politiche della Cisl mettono l’accento anche sul piano contrattuale: «In condizioni così difficili - afferma Paccavia -, come CISL siamo riusciti con grande testardaggine e senso di responsabilità, a trattare il nuovo modello contrattuale, che ha affermato i due livelli di contrattazione nazionale e decentrato a livello aziendale e territoriale insieme al consolidamento delle bilateralità. Altro aspetto importante è l’accordo sulla produttività che conferma la detassazione dei premi di risultato per via contrattuale, strumento fondamentale per la tenuta del potere d’acquisto. Ci stiamo impegnando- conclude il responsabile altotiberino della Cisl- nell’attivare percorsi che incentivino la trasformazione di contratti di lavoro atipici impropriamente utilizzati per lavoro a progetto, associati in partecipazione, false partite iva, tirocini verso percorsi di stabilizzazione e che diano più dignità ai lavoratori».Ma è dall’esperienza viva e diretta della precarietà che si capisce cosa si prova e si sente. Diego Marchetti, giovane umbertidese, racconta: «Io ho iniziato a lavorare nel gennaio del 2011 all’Overmek qui a Umbertide (azienda metalmeccanica) tramite un agenzia del lavoro (Adecco) con contratti mensili o bimestrali fino a luglio 2011. Poi sono stato licenziato e riassunto a fine agosto direttamente dall’azienda con un contratto di apprendistato della durata di 36 mesi, che scade quindi nel febbraio del 2015. Alla fine del periodo- continua Marchetti- devo obbligatoriamente essere assunto a tempo indeterminato o licenziato. Penso che dopo aver visto colleghi e amici essere licenziati perché le aziende non volevano assumerli veramente, “per sempre”, ho la coscienza che fra un anno e mezzo potrebbe succedere a me. Questo ti

impedisce materialmente e mentalmente di provare a fare la vita che vorresti o addirittura di provare anche solo a fare progetti e programmi. Ma purtroppo il mondo di oggi mi ha insegnato a dire “Meglio cosi che niente”».Una conclusione, a mo’ si sintesi del nostro reportage sul lavoro, la facciamo con Fabiola Cecchetti, docente precaria umbertidese che afferma: «Tante e troppe parole sono state spese riguardo la situazione dei precari della scuola e della pubblica amministrazione, ma poco o niente è stato fatto in questi anni per risolvere il problema. Parole e promesse da ogni parte politica, ma mai decisioni nette e tangibili. È avvilente che una classe politica degna di questo nome, soprattutto la parte più progressista, non si renda conto o non pensi d’inserire nei propri programmi o nelle agende di governo, come priorità tale questione che riguarda tantissimi giovani e meno giovani. Infatti la questione è proprio questa: migliaia di uomini e donne di mezz’età sono ancora precari pur avendo titoli e diritti per svolgere il proprio lavoro. Anni e anni di lavoro a breve termine, instabilità finanziaria, mancanza di progetti futuri e mancanza di diritti: questa è la vita del precario. Il problema, tra i tanti, - prosegue Fabiola- è proprio questo: il precario svolge lo stesso lavoro di un lavoratore dipendente a tempo indeterminato, ma non ha nemmeno la metà dei diritti; allora mi chiedo: quanto ancora può reggere questa situazione e soprattutto, come può una classe politica degna di questo nome tollerare tutto questo?».

Alessandro Minestrinicollaborazione di Benedetta Milani

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che per i pedoni attraverso controlli mirati a contrastare il fenomeno della guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stu-pefacenti. Tutte queste attività, insieme, sono in grado di garantire un controllo costante e capillare, che può dar luogo anche ad operazioni straordinarie, come quella del 6 maggio scorso che ha permesso a due agenti della Polizia Municipale, Romina Cerbella ed Elisa Celestini, di sventa-re un furto di materiale ferroso ai danni della stazione ferroviaria di Umbertide. Esprimo quindi soddisfazione per i risul-tati conseguiti sul fronte della sicurezza e rivolgo un sentito ringraziamento agli agenti della Polizia Municipale per l’im-pegno quotidianamente profuso per il bene di Umbertide e dei suoi cittadini».

La redazione

È pienamente operativo il calendario di controlli predisposto dalla Polizia

Municipale di Umbertide al fine di garan-tire una presenza più costante e capillare sul territorio. «Quotidianamente gli agen-ti presidiano le varie zone della città, in modo da costituire un deterrente per i malintenzionati, prevenendo il verificarsi di atti illeciti e garantendo una maggiore sicurezza ai cittadini. – ha dichiarato l’as-sessore alla sicurezza Maria Chiara Fer-razzano - L’attività della Municipale gode anche della collaborazione del Corpo Forestale dello Stato e delle altre forze di polizia del territorio al fine di razionaliz-zare i controlli ed evitare sovrapposizioni.I controlli sono stati inoltre potenziati grazie alla collaborazione con gli Istituti di vigilanza privata, come previsto dal protocollo d’intesa firmato insieme alla Prefettura di Perugia “Mille occhi sulla città”, che impegna i vigilantes a moni-torare costantemente il territorio e a se-

gnalare alle forze dell’ordine eventuali situazioni che possano costituire reato al fine di garantire un tempestivo ed efficace intervento.

A breve verrà poi potenziata l’attività di controllo su strada grazie alla prossima acquisizione di strumentazioni per il drug test che, unite all’etilometro, garantiranno una maggiore sicurezza della circolazio-ne stradale sia per i conducenti di veicoli

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Da sempre se’ stato ‘l nostro simpaticissimo, ineguagliabile, coinvolgente animatoree adè che, tutta ‘na botta, ‘l Signorec’ha fatto ‘sta sorpresa che t’arvoluto con lu’e ‘n mezzo a noaltre ‘n ci se’ più.P’arcordatte emo pensato, come piaceva ta té,de scrivete ‘sta poesiaperché tutta ‘sta bella compagniache oggie è tuqui ardunatapotesse fé memoria de ‘sta spensieréta eredità k’ c’è lasciéta!Quanti pranzi, cenette, ristolzini, merendone‘nsieme emo organizzéto!E tu, Alberto, eri sempre ‘l più richiesto, ‘l più felicee da l’ nostre spose ‘l più corteggéto.Ma soprattutto eri ‘ncontenibile kle gite col tre-no;‘l tu’ vagone da ‘n anno per qul’altro era sempre pieno!Che storia, che baldoria, ch’euforia,quante gioie em vissute!Le tu’ bambole 1 eron tutte certifichéte e benvo-lute!T’brillev’no j’occhi quanno sotto braccioc’evi da fè fora ‘n salamino,perché sapeve che dietro ji devi giùcol tu’ ‘nseparabile prosecchino!Ta tutti dèvi ‘l tu’ genuino, giovale affettoe siccome parlèvi sempre ‘n dialetto‘éva ancora più valore,perché s’ sentiva che quil che dicevi,t’ niva su dal core!

Caro Alberto‘n grande vòto c’è davero lascèto.Em pianto, piagnemoperché senza d’ te tutto è tramontéto.‘N banca, quand’eri cassiere,

1 Le tue donne

sfromb’levi qui soldi che a vedette era ‘n piacere,e ‘ntanto ch’ij dève qu’la contétac’eve ‘l tempo de di’ ta i clienti:“Ier sera em fatto ‘na magnéta!!!”La tu’ presenza era per tutti ‘na garanzia;la tu’esuberanza era contagiosae trasmetteva allegria!Tutta la gente ‘èva d’ te ‘na gran fiducia e ammirazione.E, quando pu’, t’ se’ dedicato anch’ta la nostra missionee ‘n savana, con Giò e Camilla2 se’ gitoanch’ laggiù, sotta a quil sole,ch’eri ‘n simpaticone sub’to evon capito!E anche ‘l capo villaggio, k’ se chiama Naabàsapeva che tuquì, a la Fratta, eri n’autorità! T’arcordi quil giorno quanno,‘n mezzo a qu’la marea d’fioli,scalzi e impolveréti, j’eve portato do’ saccoccète d’ caramellee ta quillo j’è ditto,’n po’ ‘ncavlèto:“Ta te già t’l’ ho dète, va via da tuqui, sinnò n’ succedon d’l belle!”.Quillo, por cocco, ha capitoe a chèsa mest’, mest’ è argito!

Ma da quanno è arivèto Mario3

t’ se’ arbuldighèto tutto ‘l calendarioe st’ fiolino come voléve tu l’è cresciutoe a tav’la mai, mai t’ha ditto:“Nonno, questo che oggi mi hai preparatonon mi è piaciuto!”.Èva do’ anni ‘sta creatura,e quista v’ giuro è vera, che già k’nosceva i nomi dei mejo ristorantid’ tuqui e d’la riviera!

2 Gianpaolo Giostrelli e Camilla Mannocci, la figlia di

Alberto 3 Il nipotino di Alberto

E adesso k’ facémo ché ‘n c’ se’ più?Con chi ridémo, scherzémo ‘n tanto che caminémo quaggiù?Grazie Albertop’ la tu’ straordinaria, travolgente simpatia.Grazie da i tu’ amici, ‘l gruppo missionérioe tutta la tu’ bella compagnia.Tu l’ sapeve che t’ volemme ‘n sacc de bene,che la nostra amicizia era genuina e sincera.E ank’ si qualk’ volta c’è fatto ‘ncav’lè, adesso sarè sempre presente ta la nostra preghiera.Ora la tu’ anima riposanei verdi e ameni prati del paradisoed è amareggiata se ci vede tristi,mentre è lieta se la nostra fede è viva e gioiosa!

I tuoi amici

Ritratto di Alberto Mannocci, by Antonio Renzini

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I FABBRI DEL NICCONENero Fratta

Niccone è stata sede, fino a qualche de-cennio fa, di attività artigianali par-

ticolarmente attive e vivaci, specializzate nell'arte dei fabbri e degli scalpellini. Le notizie, risalenti alla fine del XIX secolo, documentano un fenomeno davvero stra-ordinario rispetto alle dimensioni della popolazione residente.Cominciamo dai fabbri.Nel secolo scorso, a Niccone è resuscita-ta la gloriosa tradizione dei fabbri della Fratta che, dal XIV al XVI secolo, hanno rifornito le falci a tutti i granai del cen-tro Italia, in regime di quasi monopolio. Forse nelle botteghe di quegli artigia-ni avevano ripreso pigolo i cromosomi di Camilla Burelli che, anticipatrice di Emma Marcegaglia, nel XVII secolo era riuscita a rinvigorire per qualche decen-nio il distretto industriale delle falci in Fratta, dopo il disastroso degrado della diga di Sant'Erasmo appena a valle del ponte sul Tevere, che aveva costituito il fondamentale fattore di competitività per l'arrotatura. I fabbri del Niccone avevano mantenuto la specializzazione nel campo dell’agri-coltura, passando dalle falci alle macchine agricole; dapprima nel ruolo originario di manutentori e poi a quello di costruttori, inventori; fino a mettere a disposizione le macchine per l’uso in servizio completo, chiavi in mano, soprattutto per la raccolta del frumento. Da padre in figlio, da ma-estro a garzone, erano proliferate diverse botteghe, diventate poi valide officine con provetti operai.Nell'800 è venuto dalla Toscana Vincenzo Medici che, evidentemente, si era trovato molto bene se aveva generato 16 eredi, 9 maschi e 7 femmine, tre dei quali ca-postipiti di altrettante catene di fabbri: Aristide, detto Ristino per la sua statura, a cui era subentrato il figlio Roberto, spe-cializzato in macchine per la trebbiatura del grano; Luigi (Gigi, Gigiotto, Giotto), seguito dal figlio Mario; Decio, con il fi-glio Vincenzo, detto Marconi per il suo

genio e le sue invenzioni. Anche i cugini Silvione e Ovidio avevano aperto bottega. Insomma, si era scatenata una reazione a catena, con la nascita di altre officine, fra cui quella di Galileo Pierotti.Anche Aldo Forni decise di mettersi in proprio come fabbro, forte dell’espe-rienza maturata nello stabilimento dei tabacchi di Reschio, con la qualifica di conduttore di macchine a vapore, grazie al diploma conseguito nel 1914, primo in Umbria. Presto la sua bottega diven-tò un'officina, dove venivano fabbricati torchi per la spremitura dell'uva, aratri, voltorecchi. I primi allievi di Aldo furono Guerrino Santarelli, Fernando Tironzelli e Nino Boldrini. Si aggiunsero i fabbri Aldo di Babino detto Caramella (Sonaglia), Alvaro de Spuntone (Crispoltoni), Peppe

e Fernando de Masso (Brachelente), il falegname Vincenzo Caprini, per la fab-bricazione delle bure, ed il conduttore di trattori agricoli, Romeo Brachelente. Aldo era riuscito ad estendere il mercato fuori dell’Umbria, rifornendo di aratri e volto-recchi anche la zona di Apecchio, grazie all’amicizia con il sindaco Nicolucci. Per la stagione dei raccolti metteva a dispo-sizione dei coltivatori due trebbiatrici per battere il grano: una per granturco, una per seme da prato che era la più redditi-zia, perché il suo prodotto era pagato di più dai clienti (Valigi e Gnavolini), gra-zie al maggior grado di pulizia rispetto alla concorrenza. I mesi invernali erano utilizzati per mettere a punto le macchine

per la stagione estiva. Aldo accudiva con particolare fierezza ai suoi bellissimi trat-tori: un Landini, che oggi è conservato a Piosina, ed un Ford. Era immancabile vi-sitatore della fiera campionaria dell'agri-coltura di Verona, per aggiornarsi sulle ultime novità e per captare le innovazioni da introdurre nelle sue macchine. Un pre-gevole lavoro portò alla trasformazione della sua macchina per il granturco in una sfogliatrice delle pannocchie. Fu quella la dichiarazione di guerra al tradizionale rito della scartocciatura, così atteso per le gioiose chiacchierate notturne in comitiva al lume dell'acetilene; meglio se al chia-rore soffuso della luna, più romantica e benevola verso sguardi e carezze furtive di amori nascenti, rubati al controllo di severe mamme disattente. Il trattore di Aldo era così maestoso da sembrare una locomotiva ed il volano di mole tale da di-ventare il metro di paragone nel giudicare l'adeguatezza virile di un maschio verso una femmina procace: "‘Sta cinghia ‘n lu manda quel volano!". Ma, alla modernità delle macchine imponenti, Aldo riusciva a coniugare la passione per il ferro bat-tuto: per questo si era sottoposto al sa-crificio di frequentare, dopo il passaggio del fronte, un corso di disegno presso la scuola Mavarelli, a San Francesco. Dalla sua fucina sono uscite preziose cancellate artistiche per cimiteri. Ma non era semplice vivere con i proventi delle botteghe di fabbro. Sordi ai ripetu-ti solleciti, i proprietari terrieri pagavano solo afine anno, quando era ormai tempo di prepararsi alla mietitura ed alla ven-demmia dell'anno successivo: in tal modo loro tenevano i soldi in banca, lasciando stirare il collo a tutti gli altri. Così, alla vigilia di Natale, Aldo provvedeva a ri-distribuire i compensi fra tutti: altro che Gesù Bambino!

Mario Tosti

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viale Europa 1,  tel 075 941 05 44 - Montecastelli, Umbertide

Il Cittadino Parlante

Turisti, abitanti di Preggio, perché vi lamentate della strada provinciale con tutte quelle buche, la striscia continua consumata e i catarifrangenti fantasma?! Rallegratevi invece, perché impieghere-mo manodopera per rifare le tregge ed i cavalli li darà la Provincia che ne è provvista!

Un lettore

Caro Direttore,le scrivo per descriverle la situazione dell’illuminazione dalla strada che dalla “Piaggiola” porta verso il fiume Tevere. L’illuminazione in quella zona è molto carente e il pericolo che alla sera qualche sciagurato, come è già successo in passato, possa importunare qualche persona è molto alto.Con questa mia lettera voglio anche spronare l’Amministrazione comunale affinché prenda seri provvedimenti per risolvere questo disagio.

Lettera Firmata

Caro Direttore,da un pò di tempo, frequentando l'Ospedale purtroppo come paziente mi sono trovato sempre più spesso dei gruppi di extracomunitari di origine magrebina bivaccare, tanto l'inverno quanto l'estate, sulle poltrone riservate agli utenti, all'ingresso e nei pressi del Cup. Il problema è che non solo si conversa senza rispettare gli utenti ma si sfrutta anche le utilità dell'Ospedale, come per esempio l'uso della corrente elettrica per ricaricare i cellulari. Non mi sembra corretto il comportamento in una struttura così importante e pubblica.

Lettera Firmata

Con la sua esperienza pluridecennale mette a disposizione della clientela   come 

Inoltre l’Agenzia fornisce anche i seguenti servizi per  :

Eventi

Mensile gratuito di informazione - Autorizzazione del Tri-bunale di Perugia n. 27 del 01/10/2008 - Direttore respon-sabile Giovanni Codovini - Stampa Digital Editor S.r.l.

23 medaglie, la maggior parte d’oro, 3 coppe e molti riconoscimenti. Chi può vantare di un palmares così ricco di tito-li? E pensare che Davide Ercoli, il nostro campione di nuoto, umbertidese doc , da piccolo aveva paura dell’acqua tanto che lo aveva costretto ad entrare nel mondo dello sport attraverso la pallacanestro. Con il tempo, anche grazie alla famiglia e alla scuola, Davide è riuscito a vincere il timore e dopo aver messo da par-te i suoi mitici calzettoni da Magic Johnson - portava calzettoni altezza ginocchio, stile NBA anni ottanta, quando entrava in campo - ha ini-ziato a vincere trofei su trofei, di cui gli ultimi lo scorso 19 aprile qui ad Umbertide, sede dei campionati regionali nuoto FISDIR ( Federa-zione Italiana Sport Disabilità In-tellettiva Relazionale) , dove non si è accontentato di vincere i 100 e i 50 rana, ma ha fatto un en plein conquistando anche l’oro sui 50 sti-le libero. Dietro tutti questi successi c’è il lavoro che svolgono due grandi istituzioni: la famiglia e la scuo-la. Di fatto è proprio quest’ultima, con il professor Fabrizio Conti, che ha messo in contatto il nostro plurimedagliato concittadino con un’associazione di Città di Castel-lo, Santa Maria. Peraltro, con tale

associazione ha disputato la maggior par-te delle gare, compresa quella a Pugno-chiuso in Puglia, dove si è piazzato terzo a livello nazionale nei 50 metri rana. È sempre grazie anche a questa associazio-ne che Davide ha avuto la possibilità di partecipare anche ai campionati regionali di atletica leggera presso Gubbio dove ha sbaragliato, come se fosse una routine, la concorrenza nella corsa, 50 e 60 metri, e

conquistato un bronzo nel tiro palla vor-tex: «è una disciplina - afferma Davide - che a dir la verità proprio non mi piaceva, eppure mi hanno convinto comunque a praticarla ». Tra gli altri successi e riconoscimenti una medaglia d’oro nei 100 metri e una bronzo nei 100 stile libero nel campiona-to Regionale di Nuoto di Spoleto; è sta-to premiato dal comitato Provinciale di

Perugia nella “festa del campione “, ha raggiunto secondi e terzi podi nei campionati sportivi studenteschi ed è stato premiato dall’Istituto Le-onardo Da Vinci di Umbertide come atleta dell’istituto. Tali successi però non si raggiungono senza un allenamento e Davide ci ha raccon-tato come, grazie anche al suo tutor, Matteo Palazzetti, con il quale ha un rapporto d’amicizia speciale, si pre-para prima e durante una gara: «di solito faccio una sessantina di va-sche al giorno e non mi stanco mai. I miei allenamenti durano più o meno due ore, tutti i giorni dal lunedì al venerdì, così mi tengo in forma per i campionati e le gare». La gara, appunto, il momento in cui gli atleti fanno vedere il loro ta-lento e lavoro. Davide ci confessa che detesta «non arrivare in cima al podio. Non sono mai soddisfatto se non porto a casa la medaglia d’oro»,

mostrando così sempre una grande de-terminazione. Tale aspetto si era visto persino in un piccolo siparietto alle gare nazionali di Pugnochiuso, dove sebbene piazzato sul gradone più basso del podio, il campione umbertidese alla consegna del premio ha messo un piede sul posto del primo classificato, come se rivendi-casse un primo premio frutto di tanto la-voro e concentrazione. Concentrazione appunto che riesce ad avere molto spesso, in stile Michael

Phelps, tanto per fare un paragone olim-pico, ascoltando musica con il suo MP3, il quale riesce a non farlo sentire teso « anche perché non voglio mai deludere chi mi sostiene, il pubblico. Sono loro che mi spingono e si meritano di essere ricambia-ti». Ora Davide però pensa al suo futuro, che sicuramente è celeste come l’acqua che tanto ama, perché i margini di mi-glioramento sono ampi, come i tempi ri-levati ci testimoniano. Del resto, ancora non ha iniziato l’attività del nuoto in ma-niera agonistica, con allenatori specializ-zati. Alla luce dei suo venti anni compiu-ti, pensa pure in grande: «vorrei andare a giocarmi le olimpiadi e girare molte città. E il nuoto non nego possa essere una at-tività lavorativa », come anche ribadisce la famiglia. Davide Ercoli insomma è un esempio. Non a caso il cognome rimanda ad un eroe dell’antica Grecia, il possente Her-cules, che lotta contro tutte le difficoltà vincendole ed uscendo sempre più for-te. Per noi di Informazione Locale, è l immagine della nostra rubrica sportiva, come anche il titolo sta ad indicare - il Polisportivo- perché non si pone limiti di discipline (cartina di tornasole le vittorie in atletica leggera, il passato sul parquet e la passione per il calcio ) e guarda allo sport come sana attività e cammino per la

crescita. Ma non solo, Davide è molto di più, Davi-de è un maestro. Maestro sì di sport, per-ché gli sportivi, dal miliardario calciatore al ciclista dilettante, dovrebbero guardare alla sua semplicità e lealtà, ma soprattutto è un maestro di vita perché la volontà di superare qualsiasi ostacolo e la positività che brilla negli occhi del nostro campione è una lezione per tutti. Una lezione di vita.

Andrea Levi Codovini

Una lettera allarmata ed allarmante quella che il Basket Club Fratta invierà a breve ai suoi ex-atleti, a singole persone, agli operatori economici ed alle istituzioni lo-cali.Una appassionata richiesta di aiuto per salvare una società, additata a modello, che rischia seriamente di chiudere per mancanza di quel minimo di risorse, sem-pre parsimoniosamente amministrate, che possano consentire di giungere a celebra-re, l’anno venturo, i suoi 50 anni di vita, e di proseguire una attività di cui traggono vantaggio i ragazzi di Umbertide.La lettera del Basket Club Fratta è un vero e proprio appello a salvare una risorsa im-portante nel panorama dell’associazioni-smo locale, a preservare una storia che in tanti hanno contribuito a costruire all’in-segna del più puro volontariato e di una larga collaborazione che ha saputo supe-rare fin dall’inizio, nel lontano 1964, stec-cati e rivalità, scorie di contrapposizioni proprie del dopoguerra.

Una società aperta, quindi, e di tutti gli umbertidesi, sorta e cresciuta con l’aiuto delle amministrazioni comunali succedu-tisi dal 1964 ad oggi, grazie alla dedizione delle grandi pionieri della pallacanestro locale, Bani Ezio e Zurli Angelo sopra tutti, alla passione e alle capacità degli indimenticabili presidenti Gagliardini Guerriero, Scarponi Raffaello, Medici Lorenzo, Tempobuono Ruggero, Bovicel-li Amedeo, Simonucci Lorenzo, Rondini Lucio e ai fantastici atleti, tutti locali, de-gli anni Settanta, che la resero speciale e la fecero conoscere all’Italia intera.L’attuale situazione di crisi si ripercuote pesantemente anche sulla attività me-ritoria di questa società, mettendone in dubbio la continuazione di un’opera che ha contribuito significativamente alla for-mazione di ragazzi e ragazze, oggi donne e uomini ben inseriti nel tessuto sociale della nostra città.L’attuale dirigenza, in gran parte costituita da quei giocatori che mai si arrendevano,

non intende mollare e rinunciare al ruolo di una società di cui vanno orgogliosi e che la città apprezza.Verranno presto lanciate, dunque, inizia-tive di sensibilizzazione per sollecitare il necessario sostegno alla prosecuzione di una “mission” che, ricordiamo, è quella di continuare ad occuparsi della formazione sportiva ed educativa che nell’anno in corso ha coinvolto 250 ragazzi.Informazione Locale non mancherà di sostenere tutte le iniziative che il Basket Club Fratta intraprenderà per la soluzione di problemi che riguardano tutti noi.

La redazione

I GEMELLI UMBERTIDESI DEL GOL: BRUSCHI E GIULIETTIAndrea Buschi e Antonio Giulietti. Due nomi conosciuti sia fuori che, soprattutto, dentro il campo di calcio. Quel campo in cui sono cresciuti, si sono divertiti, hanno faticato e sudato tanto, ampiamente ripa-gati da tutte le soddisfazioni vissute nel corso degli anni. Entrambi classe ’94, nati ad Umbertide, interisti sfegatati e grandi amici. Da ora potranno aggiungere anche un’altra affinità alla lista, quei 26 gol che gli permettono di guardare tutti gli altri dall’alto. Antonio e Andrea infatti sono i migliori marcatori del campionato re-gionale juniores A1, con ben ventisei reti ciascuno si sono meritatamente aggiudi-cati il titolo di “capocannoniere”. Da sot-tolineare il buon lavoro di mister Moreno Mancini che è riuscito a conciliare gli impegni dei suoi ragazzi in prima squa-dra, gli infortuni e le difficoltà tecniche ed organizzative, superando tutti gli ostacoli fino a guadagnarsi un soddisfacente terzo posto in classifica.I due attaccanti della Tiberis che segna-no lo stesso numero di gol. La domanda sorge spontanea: ma avete fatto una sorta di tacito accordo all’inizio della stagione o è tutto casuale?Andrea- In realtà non ci pensavamo nemmeno di fare tutti questi gol! È stato quasi tutto casuale, quando ci siamo resi conto del-la vicinanza in classifica abbiamo fatto di tutto per arrivare a pari merito. Antonio- È stato tutto assolutamente casuale, non c’è stato nessun accordo.Giocatore preferito?Andrea: nessuno in particolare. Antonio: Eto’o.Sport praticati? Andrea: Calcio. Anto-nio: Calcio.Sport che segui oltre al calcio? Andrea: Un po’ di tutto. Mi piace il tennis, il ba-

sket, la pallavolo, ma mai quanto il cal-cio. Antonio: il calcio mi riempie quasi tutto il tempo ma qualche volta seguo anche il tennis.Un aggettivo che ti descrive Andrea: Non saprei. Antonio:Altruista.Che tipo di giocatore sei? Andrea: Non sono un giocatore veloce ma riesco a compensare con una buona tecnica, sicu-ramente le punizioni e i lanci mi riescono meglio dei dribbling! Antonio: molto si-mile a Pazzini!La cosa che ti riesce meglio in campo?

Andrea: Calci piazzati. Antonio: Cerco sempre di adeguarmi ad ogni situazioneE quella peggio? Andrea: come ho detto prima, i dribbling! Non amo molto corre-re. Antonio: niente in particolare perché provo a fare di tutto all’occorrenza.Avete raggiunto gli obiettivi che vi era-vate posti all’inizio della stagione (sia come singolo che come squadra)? An-drea: L’obiettivo che avevamo era vincere il campionato. Siamo arrivati terzi ma non ci lamentiamo. Personalmente penso di aver superato ogni aspettativa. Antonio: Non mi ero posto nessun obiettivo individuale ma

non nego che sono molto contento del risul-tato raggiunto. Per quanto riguarda la squa-dra, abbiamo lottato per il titolo ma qualche errore di troppo ci è costato caro. È stato comunque una buona stagione.Quali intenzioni avete per il prossi-mo anno? Andrea: Non so risponde-re momentaneamente. Per adesso mi godo le vacanze, ad Agosto ci penserò.Antonio:Ancora non lo so ma sicuramente mi piacerebbe restare alla Tiberis.La partita più bella di quest’anno?Andrea: Sicuramente è stata Tiberis - Nar-nese. Eravamo sfavoriti ma abbiamo gio-cato tutti benissimo e alla fine è arrivata anche la vittoria per 2-0. Antonio: Il ritor-no con la Narnese. Grande prova di carat-tere da parte di tutti. Ha vinto il gruppo.E la più brutta? Andrea: In casa con il Ponte Valleceppi quando abbiamo perso 0-3 giocando veramente male. Antonio: Lo scontro diretto contro il San Sisto all’andata. Abbiamo giocato meglio di loro tutta la partita ma per sfortuna e per errori nostri (come, ad esempio, il mio ri-gore sbagliato) abbiamo perso 1 a 0.Il gol più importante? Andrea: Forse quello di Nocera al 90’. Antonio: La dop-pietta alla Narnese è indimenticabile.L’esperienza in prima squadra?Andrea: bellissima. Ho trovato un buon gruppo, il tutto è stato macchiato dalla retrocessione, purtroppo non ci voleva. Antonio: Mi sono allenato in prima squadra fino alla fine di dicembre poi ho deciso di tornare con la juniores poiché lì ci sono la maggior parte dei miei amici e trovo anche più spazio.

Angela Conti

AL VIA LA "6a MOTAMICIZIA"Siamo arrivati cosi alla sesta motamicizia, che si svolgerà ad Umbertide, Parco Ra-nieri, nei giorni 14-15-16 giugno prossimi. Il nostro essere non è solo andare in moto, ma è molto di piu, siamo sempre impegnati nell’organizzare eventi, come appunto la Motamicizia, che permette di raccogliere fondi da destinare a scopi be-nefici. Un grazie và a tutti i partecipanti, agli sponsor ed alle Amministrazioni lo-cali. Con il contributo di tutti si è riusciti nell’intento di portare a termine, nell’anno passato, un progetto molto impegnativo.Il progetto di solidarietà 2012, ini-ziato all’indomani del terremoto del 20.05.2012, è stato promosso da tre grup-pi motociclistici, Motoclub Svalvolati Novellara (RE), Guzzi Club Ravenna e dai Motociclisti Non Agitati. L’idea era semplice ed allo stesso tempo affasci-

nante: ogni motoclub/associazione si era impegnato, nel proprio territorio, nell’or-ganizzare delle iniziative varie, tutte ri-volte alla raccolta di fondi pro-terremo-tati dell’Emilia. Fondi che messi insieme sono stati destinata all’acquisto di mate-riale didattico per l’Istituto Comprensivo di Reggiolo. La consegna del materiale è stata fatta sabato 13 maggio 2013, in stretta collaborazione con le Amminstra-zioni Comunali di Reggiolo, Novellara, Umbertide, Ravenna e con il circolo didattico di Reggiolo. Con l’edizione di quest’anno vorremmo continuare in que-sto cammino intrapreso, promuovendo anche per il 2013 un progetto solidale, rivolto al mondo della scuola. Per questi motivi vi aspettiamo tutti quanti, motoci-clisti e non, al parco Ranieri di Umberti-de, per trascorrere tre giornate in allegria,

in amicizia e non da ultimo, contribuendo tutti quanti per una causa meritevole.

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