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CITTÀ DI NOTO Patrimonio dell’Umanità Settore 3 “Lavori Pubblici, Urbanistica e Tutela del Territorio” Servizio 4 “Energie Alternative, Patto dei Sindaci, Agenda 21” « Informazione ambientale » ai sensi dell’art. 40 del D.Lgs. n. 33/2013 PREMESSA La pubblicazione e l’accesso all’informazione ambientale è stata introdotta con il D.lgs. 19/08/2005 n. 195 e richiamato con l’art. 40 del Dlg. n. 33 del 14/03/2013 che disciplina gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni. L’ambito individuato dall’art. 40 del Dlg. n. 33/2013 relativo all’accesso all’informazione ambientale riguarda lo stato dell’ambiente e del paesaggio, già individuato come prioritario dalla Convenzione di Aarhus ratificata dall’Italia con la L. 108/2001. INFORMAZIONI AMBIENTALI Le informazioni ambientali sono riportate all’art. 2 comma 1) lettera a) del Dlg. 195/2005 e sono: 1)- Stato degli elementi dell’ambiente (aria, atmosfera, acqua, suolo, territorio, siti naturali, i biotopi, zone costiere e marine, biodiversità e suoi elementi costitutivi, OGM) e loro interazione 1.1- ARIA La rete di monitoraggio della qualità dell’aria è gestita da diversi enti pubblici: ARPA Sicilia, Province e Comuni. A Noto non sono presenti stazioni di monitoraggio fisse e non sono state condotte campagne di monitoraggio con laboratorio mobile: risulta quindi necessario riferirsi alle stazioni esistenti nell’area vasta che circonda il territorio comunale. Dai dati resi disponibili da ARPA Sicilia nella relazione "L'Inventario delle emissioni in atmosfera della Regione Sicilia (anno 2015)” i superamenti registrati dal 2012 al 2014 nella provincia di Siracusa hanno riguardato in particolare l’NO 2 e il PM 10 . Il 30 Settembre 2010, in attuazione della Direttiva 2008/50/CE, è entrato in vigore il Decreto legislativo 13 agosto 2010, n.155 che costituisce il Testo Unico sulla qualità dell’aria ambiente. Il riesame della zonizzazione costituisce il presupposto su cui si organizza l'attività di valutazione della qualità dell'aria ambiente, come indicato tra i principi del D. Lgs. 155/2010. Per conformarsi alle disposizioni del decreto e collaborare al processo di armonizzazione messo in atto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare tramite il Coordinamento istituito all’articolo 20 del decreto 155/2010, la Regione Siciliana con Decreto Assessoriale 97/GAB del 25/06/2012 ha modificato la zonizzazione regionale precedentemente in vigore. Il comune di Noto rientra nella zona "IT1915 Altro”. Il decreto prevede inoltre che la classificazione delle zone e degli agglomerati sia effettuata per ciascun inquinante e riesaminata almeno ogni cinque anni sulla base delle soglie di valutazione superiori e inferiori previste dall'allegato II. Per tutte le cinque aree, di cui alla zonizzazione della Regione Sicilia, la situazione risulta critica nella raccolta complessiva dei dati,

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CITTÀ DI NOTO

Patrimonio dell’Umanità Settore 3 “Lavori Pubblici, Urbanistica e Tutela del Territorio”

Servizio 4 “Energie Alternative, Patto dei Sindaci, Agenda 21”

« Informazione ambientale » ai sensi dell’art. 40 del D.Lgs. n. 33/2013

PREMESSA

La pubblicazione e l’accesso all’informazione ambientale è stata introdotta con il D.lgs. 19/08/2005 n. 195 e richiamato con l’art. 40 del Dlg. n. 33 del 14/03/2013 che disciplina gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni.

L’ambito individuato dall’art. 40 del Dlg. n. 33/2013 relativo all’accesso all’informazione ambientale riguarda lo stato dell’ambiente e del paesaggio, già individuato come prioritario dalla Convenzione di Aarhus ratificata dall’Italia con la L. 108/2001.

INFORMAZIONI AMBIENTALI

Le informazioni ambientali sono riportate all’art. 2 comma 1) lettera a) del Dlg. 195/2005 e sono:

1)- Stato degli elementi dell’ambiente (aria, atmosfera, acqua, suolo, territorio, siti naturali, i biotopi, zone costiere e marine, biodiversità e suoi elementi costitutivi, OGM) e loro interazione

1.1- ARIA

La rete di monitoraggio della qualità dell’aria è gestita da diversi enti pubblici: ARPA Sicilia, Province e Comuni. A Noto non sono presenti stazioni di monitoraggio fisse e non sono state condotte campagne di monitoraggio con laboratorio mobile: risulta quindi necessario riferirsi alle stazioni esistenti nell’area vasta che circonda il territorio comunale. Dai dati resi disponibili da ARPA Sicilia nella relazione "L'Inventario delle emissioni in atmosfera della Regione Sicilia (anno 2015)” i superamenti registrati dal 2012 al 2014 nella provincia di Siracusa hanno riguardato in particolare l’NO2 e il PM10.

Il 30 Settembre 2010, in attuazione della Direttiva 2008/50/CE, è entrato in vigore il Decreto legislativo 13 agosto 2010, n.155 che costituisce il Testo Unico sulla qualità dell’aria ambiente. Il riesame della zonizzazione costituisce il presupposto su cui si organizza l'attività di valutazione della qualità dell'aria ambiente, come indicato tra i principi del D. Lgs. 155/2010. Per conformarsi alle disposizioni del decreto e collaborare al processo di armonizzazione messo in atto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare tramite il Coordinamento istituito all’articolo 20 del decreto 155/2010, la Regione Siciliana con Decreto Assessoriale 97/GAB del 25/06/2012 ha modificato la zonizzazione regionale precedentemente in vigore. Il comune di Noto rientra nella zona "IT1915 Altro”. Il decreto prevede inoltre che la classificazione delle zone e degli agglomerati sia effettuata per ciascun inquinante e riesaminata almeno ogni cinque anni sulla base delle soglie di valutazione superiori e inferiori previste dall'allegato II. Per tutte le cinque aree, di cui alla zonizzazione della Regione Sicilia, la situazione risulta critica nella raccolta complessiva dei dati,

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che è risultata inferiore rispetto al 2012. La tabella seguente riporta la classificazione, secondo i dati del 2013, della zona in cui è compreso il territorio comunale di Noto, ai sensi dell’Allegato II del D. Lgs.155/10.

Fonte: ARPA Sicilia – Annuario dei dati ambientali della Sicilia – Anno 2013

La situazione degli inquinanti, valutati secondo i limiti di cui al D. Lgs. 155/10, presenta un generale miglioramento in tutte le zone ad eccezione del Benzene per l’Agglomerato di Catania e per il Biossido di Azoto dove si registra un peggioramento per gli Agglomerati di Catania e Messina e per la Zona Altro. Si riporta di seguito la valutazione per la Zona Altro, per gli inquinanti Ozono, Biossido di Zolfo, Biossido di Azoto, Particolato PM2.5 e PM10, Benzene e Monossido di Carbonio, delle reti di monitoraggio per la qualità dell’aria operanti in Sicilia.

Fonte: ARPA Sicilia – Annuario dei dati ambientali della Sicilia – Anno 2013

1.2- ATMOSFERA

Di seguito si riportano alcune informazioni inerenti il clima della provincia di Siracusa (fonte: SIAS - Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano "Climatologia della Sicilia").

Dal punto di vista orografico e climatico il territorio della provincia di Siracusa presenta una variabilità spiccata, legata a contesti zonali diversi fra loro. In essa, facendo riferimento all’altitudine, è possibile distinguere:

• la pianura costiera del versante ionico, che si estende da Augusta fino a capo Passero e comprende parte del territorio di Noto;

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• la fascia di transizione collinare, che separa la pianura costiera dall’altopiano ibleo e nella quale ricade parte del territorio di Noto;

• la zona interna dei Monti Iblei.

Dall’analisi comparata dei climogrammi di Peguy e dei valori medi annui delle temperature a Castelluccio in comune di Noto, è possibile evidenziare che la temperatura media annua si attesta intorno ai 17°C e il periodo arido va da maggio ad agosto. Da un’analisi più dettagliata delle temperature si evince che i valori più elevati del periodo estivo si raggiungono nelle aree di pianura e di bassa collina interna (Lentini). Nelle aree costiere, invece, per quanto più a sud, grazie all’effetto di mitigazione del mare, nel 50% degli anni non si supera la soglia di 30-31°C. Le medie delle minime dei mesi più freddi (gennaio e febbraio) normalmente non scendono al di sotto di 8-9°C nelle zone costiere, mentre sono più basse di circa 1°C nelle zone interne. Passando all’analisi delle temperature minime assolute, vediamo che nelle località considerate dallo studio le gelate sono degli eventi eccezionali. Complessivamente, le precipitazioni medie annue della provincia di Siracusa (615 mm) sono leggermente inferiori (-3%) alla media regionale, pari a 633 mm. La distribuzione mensile delle precipitazioni nelle singole stazioni è tipicamente mediterranea, con concentrazione degli eventi piovosi nel periodo autunno invernale e scarsa presenza degli stessi nella primavera e in estate.

1.3- ACQUA

Acque superficiali

Il territorio comunale è interessato dalla presenza di diversi corsi d’acqua superficiali, di cui i principali risultano essere i seguenti:

• il fiume Tellaro, che nasce a Palazzolo Acreide; • l’Asinaro, che nasce pochi chilometri a nord di Noto Antica;

• il Cassibile, che nasce nei pressi di Bauli e che, nel suo tratto mediano, prende il nome di Manghisi;

• il Gioi, che nasce presso il Monte Finocchito. Di questi sono individuati significativi dal Piano di Tutela delle Acque il fiume Tellaro e il Cassibile.

Di seguito si riporta una sintesi dei dati a disposizione inerenti la qualità dei corsi d’acqua di interesse, facendo riferimento ove possibile ai dati aggiornati riportati all’interno dell’Annuario dei dati ambientali dell’ARPA Sicilia (anno 2013).

Fiume Tellaro

Con riferimento allo stato ecologico, il fiume Tellaro è stato monitorato per la valutazione dei soli elementi di qualità fisico-chimica e chimica a supporto dello stato ecologico. I risultati ottenuti sono sintetizzati nella tabella riportata di seguito.

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Classi di qualità per gli elementi fisico-chimici e chimici nel 2013 (Fonte: ARPA Sicilia)

Dal momento che manca la valutazione degli elementi di qualità biologica non è possibile definire lo stato ecologico per il corso d’acqua in esame.

In relazione allo stato chimico, ARPA Sicilia determina le sostanze della tabella 1/A per le quali ha già avviato la procedura analitica (ovvero per le quali, a seguito di un’analisi delle pressioni e degli impatti effettuata per ogni singola sostanza, risultano attività che ne comportano scarichi, emissioni, rilasci e perdite significative nel bacino idrografico). In relazione a tali sostanze, lo stato chimico per il corpo idrico in esame, nel 2013, risulta buono, ovvero non si è registrato nessun superamento degli standard di qualità imposti dal DM 260/2010 per nessuna delle sostanze monitorate.

Stato Chimico per le sostanze inquinanti prioritarie nel 2013 (Fonte: ARPA Sicilia)

Fiume Cassibile

Il Piano di Tutela delle Acque riporta la caratterizzazione dello stato qualitativo del corpo idrico, effettuata sulla base dei monitoraggi condotti tra luglio 2005 e giugno 2006. Dalla classificazione risulta che lo stato ecologico e ambientale del corso d’acqua, in corrispondenza della stazione di monitoraggio è “buono” risultato di un livello di LIM pari a 2 ed un indice IBE di classe I.

Classificazione dello stato ecologico ed ambientale del Fiume Cassibile presso la stazione di monitoraggio n. 88 [Fonte: Piano di Tutela delle Acque della Regione Sicilia]

Per il fiume Cassibile non sono disponibili dati aggiornati di qualità delle acque.

Fiume Noto - Asinaro

Per il fiume Asinaro non sono disponibili dati sulla qualità delle acque.

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Acque di transizione

Sul territorio comunale sono inoltre presenti acque di transizione riconosciute come corpi idrici significativi: Pantano Roveto, Pantano Piccolo e Pantano Grande. Confinano inoltre a sud con il territorio comunale le seguenti acque di transizione: Pantano Longarini e Pantano Cuba.

Il Pantano Piccolo interessa una superficie di circa 20 ha e presenta fondali poco profondi. E’ l’unico lago costiero del sistema che non si prosciuga nel periodo estivo, in quanto alimentato da fonti d’acqua sotterranee. Attualmente lo specchio d’acqua non ha alcun contatto con il mare, ma risulta in comunicazione con l’adiacente Pantano Grande.

Il Pantano Grande è uno stagno di circa 40 ha, che si prosciuga totalmente in estate non essendo più collegato al mare.

Il Pantano Roveto, comunicante con il mare attraverso un canale tenuto aperto artificialmente, si estende su una superficie di circa 130 ha e presenta una profondità variabile stagionalmente relativamente alle precipitazioni e al possibile ingresso di acqua durante le mareggiate.

La tipizzazione in funzione dei parametri indicati dal DM 131/08 è stata effettuata dal Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sicilia ed è riportata nella tabella seguente. Le acque sono classificate come non Tidali ed Eurialine, in funzioni delle caratteristiche dell’escursione di marea e della salinità.

Fonte: Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sicilia

Con riferimento allo stato qualitativo delle acque il Piano di Tutela delle Acque ha effettuato una prima caratterizzazione, basata su campionamenti effettuati con frequenza mensile per un anno, tra il mese di luglio del 2005 e il mese di giugno del 2006. In base ai risultati dei campionamenti condotti lo stato di qualità delle acque dei Pantani di Vendicari è risultato “BUONO”. Infatti, anche a causa della ridotta profondità, i Pantani di Vendicari non vanno incontro a fenomeni di stratificazione stagionali e l’ossigeno disciolto si mantiene sempre a concentrazioni prossime alla saturazione. Nella stagione asciutta sono stati prelevati e analizzati campioni di sedimento. I sedimenti rappresentano un comparto per il deposito e accumulo di alcune sostanze organiche e inorganiche. I dati analitici dei sedimenti confrontati, a titolo orientativo e qualitativo, con gli standard indicati dal D.M. n. 367 del 06 novembre 2003, hanno evidenziato la presenza di metalli pesanti e IPA in concentrazioni superiori ai valori “soglia”. Nella tab. seguente si riportano i parametri che superano i valori soglia indicati dal D.M. 367/031.

1 Il D.M. n. 367 del 06 novembre 2003, successivamente abrogato, riportava degli standard per i parametri da ricercare sui sedimenti di acque marino-costiere, lagune e stagni costieri, al fine di definire le azioni di tutela da intraprendere in caso di alterazioni dello stato ambientale. Lo stesso D.L.vo 152/06 non individua linee guida dei criteri di valutazione su questa tipologia di sedimenti.

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Parametri che nei sedimenti superano i valori soglia del D.M. 367/03 per i corpi idrici di transizione - Fonte: Piano di Tutela delle Acque

Parametri che nei sedimenti superano i valori soglia del D.M. 367/03 per i corpi idrici di transizione Fonte: Piano di Tutela delle Acque

Acque sotterranee

Per quanto riguarda le acque sotterranee il Piano di Tutela delle Acque individua i seguenti bacini idrogeologici significativi che interessano il territorio comunale di Noto: R19 IBCS01, R19 IBCS03 e R19 IBCS04. I bacini idrogeologici significativi che interessano il territorio comunale di Noto afferiscono tutti al sistema dei Monti Iblei.

Bacini idrogeologici e corpi idrici sotterranei significativi della Sicilia di interesse per l’ambito comunale di Noto (evidenziati in rosso)

Dati aggiornati sullo stato qualitativo delle acque sotterranee sono riportati all’interno dell’Annuario dei dati ambientali dell’ARPA Sicilia (anno 2013), che contiene l’aggiornamento dello stato di avanzamento dei monitoraggi previsti dal Piano di Gestione del distretto idrografico, ai sensi del Il D.lgs. 30/2009 e del D.M. 260/2010. I risultati evidenziano la presenza di alcuni parametri sopra soglia per il bacino Siracusano Nordorientale e per il Ragusano (rispettivamente Cloruri e Conducibilità per il Siracusano Nordorientale e nitrati per il Ragusano).

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1.4- SUOLO

Cave attive e dismesse

Sul territorio comunale sono presenti cave attive ed altre già dismesse, l’elenco delle quali è riportato di seguito.

CAVE ATTIVE ID CAVA COMUNE ESERCENTE LOCALITA’ MATERIALE PROVVEDIMENTO SCADENZA

ANNO SR 022 NOTO Granulati Cavasecca

S.p.A. CAVASECCA CALCARE 33/03 CT 27/07/2018

SR 025 NOTO Blok Service S.r.l. PORCARI (FALCONARA)

TUFO CALCAREO

26/00 CT 07/11/2015

SR 026 NOTO Soc.tà Tolentino S.r.l. PORCARI TUFO CALCAREO

35/00 CT 112/15 CT

18/03/2016

SR 029 NOTO GIMOTER S.n.c. CUGNO MARINO

CALCARE 07/07 CT 23/05/2020

SR 030 NOTO ES.TRA.M. S.r.l. MISILINI GESSO 14/05 CT 05/06/2020 SR 031 NOTO Denaro Antonino PORCARI TUFO

CALCAREO 19/06 CT 21/12/2021

SR 040 NOTO – SIRACUSA

S.I.P.E.D. S.n.c. di Guglielmino V. & C.

SPINAGALLO – CAVASECCA

CALCARE 14/01 CT 22/04/2016

SR 046 NOTO Turlà Rosario BONIVINI CALCARE 02/13 CT 17/01/2016 SR 051 NOTO Turlà Rosario BONIVINI CALCARE 01/13 CT 16/04/2016 SR 052 NOTO Edile Garofalo s.n.c. Bufaleffi CALCARE 06/08 CT 17/06/2018

CAVE CESSATE 257/B NOTO Stella Blok S.d.f. STALLAINI TUFO CALCAREO 05/82 1997 284/D NOTO NES Servizi S.p.A. c/o

BloCoEdi PORCARI TUFO CALCAREO 25/83 1998

20/A NOTO BLO.CO.EDI. S.r.l. VILLA VELA

TUFO CALCAREO 03/85 2000

107/A NOTO La Trota di Lamesa Paolo e Seb.no

PORCARI TUFO CALCAREO 33/87 2002

490 NOTO Cicciarella Giorgio MUSOLINI CALCARENITE 26/02 2005 455 NOTO NES Servizi PORCARI TUFO CALCAREO 25/99 2014

538/A NOTO Turlà Rosario BONIVINI CALCARE 12/06 2016 275/Ap NOTO Società Tolentino S.r.l. PORCARI TUFO CALCAREO 24/01 2016 56/Bp NOTO Euro Sud Calcestruzzi

S.r.l. PREANITO CALCARE 20/03 2013

56/A NOTO E ROSOLINI

Edil Pirainito S.r.l. PREANITO CALCARE 67/87 2002

Fonte: Distretto Minerario di Catania per le Province di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa, gennaio 2016

Discariche

Sono presenti in ambito comunale anche alcune discariche. Le tabelle riportate di seguito identificano quelle provvisorie e le discariche controllate.

Discariche provvisorie

Discariche controllate

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Fonte: Piano delle Bonifiche delle aree inquinate, 2002

Il Piano regionale delle bonifiche e delle aree inquinate individua inoltre le aree caratterizzate dal fenomeno di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti sul suolo; l’elenco dei siti identificati sul territorio comunale è riportato nella tabella seguente.

Abbandoni

Fonte: Piano delle Bonifiche delle aree inquinate, 2002

Siti inquinati e potenzialmente inquinati

Con Nota Prot. n. 0000400 del 7 gennaio 2016 la Regione Siciliana – Assessorato Regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, è stato trasmesso l’elenco dei siti potenzialmente inquinati che interessano il territorio comunale di Noto, riportati nella tabella seguente.

Id sito Nome Indirizzo Tipo Rifiuto Stato bonifica

(Wgs 84) X (Wgs 84) Y

294 Noto - Bomminscuro

Bomminscuro Non precisamente individuati

Non bonificato

500.171,02 4.069.536,10

544 Noto - Bombello C/da Bombello Urbani P.P. MISE 501.540,66 4.086.428,38 Siti contaminati e potenzialmente contaminati presenti sul territorio comunale di Noto

Il sito Id 294 corrisponde alla discarica di Bommiscuro, che occupa una superficie di 80'000 mq localizzata nei pressi del confine con il Comune di Rosolini, per la quale sono in corso atti giudiziari da parte del Pubblico Ministero. Allo stato attuale gli accertamenti di laboratorio hanno stabilito la presenza di mercurio, cloruri e solfati e la contaminazione da idrocarburi policiclici aromatici della faglia che va ad alimentare i pozzi dei terreni circostanti e destinata all'irrigazione dei campi e delle serre.

Localizzazione discarica di Bommiscuro

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Il sito Id 544 corrisponde ad una discarica di rifiuti urbani allo stato attuale dismessa, che interessa una superficie di 28'000 mq localizzata lungo la SP 24, per la quale è stata completata la procedura di Messa in Sicurezza di Emergenza.

Localizzazione discarica della contrada Bombello

1.5- TERRITORIO

Sistema insediativo

Il sistema insediativo residenziale di Noto si sviluppa in diversi centri abitati, diffusi sull’esteso territorio, ma gravitanti tutti sul Capoluogo. Questo ne rappresenta inequivocabilmente il fulcro, come dimostra anche la localizzazione al suo interno di tutti i principali servizi per la popolazione, sia di tipo stanziale che di tipo turistico. All’interno del Capoluogo, in base ai dati Istat 2001, si localizza più dei tre quarti della popolazione complessiva del Comune (raggiungendo valori ben superiori all’80% se si considera anche il centro satellite di San Corrado, secondo più importante centro abitato del Comune, ma ormai di fatto propaggine residenziale del capoluogo). Di minore importanza, in termini demografici, risultano gli altri centri, mentre l’esteso territorio rurale (compressi i centri di Testa dell’Acqua; San Paolo, Castelluccio, Villa Vela), raccoglie nel complesso poco più del 13% della popolazione (anche se si caratterizza per un presenza di quasi il 30% delle abitazioni complessive del Comune, di cui molte, ovviamente, non utilizzate).

Nell’ambito della ricognizione sullo stato attuale del territorio di Noto si possono individuare le seguenti principali “criticità”:

• eccessivo inurbamento del centro urbano, principalmente individuato nella parte periferica a sud, a ovest e a nord della città, causando inaccessibilità nelle aree interne (centro storico) per una carente o inadeguata viabilità di scorrimento, il degrado di vaste aree (individuate nelle cartografie come “criticità”) periferiche dove sono carenti spazi ad uso sociale e ricreative, ma anche infrastrutture di urbanizzazione essenziali per la “qualità urbana” rapportandone la qualità a quella del “centro storico” barocco (patrimonio UNESCO);

• eccessivo inurbamento nelle contrade costiere (principalmente nel tratto Calabernardo, Lido di Noto, Eloro-Pizzuta) interessate dagli anni ’70 ad un massiccio insediamento edilizio “abusivo” e “sanate” negli anni ’80 con leggi sul riordino urbanistico, attualmente inserite in vari “comparti edificatori” comprendenti “piani particolareggiati residenziali di iniziati pubblica”;

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• eccessivo inurbamento nelle contrade costiere di S. Lorenzo, Terreni Nuovi, Spinazza, Bove Marino, Marzamemi interessate da “agglomerati abusivi” e sanati con “piani particolareggiati di riordino urbanistico-edilizio”.

Sistema infrastrutturale

Il sistema stradale

Il sistema stradale netino si basa su un modello semplice, che non ha nel tempo subito sostanziali modifiche: l’assetto si fonda su una viabilità principale, sostanzialmente parallela alla linea di costa, da cui si diramano, a pettine, viabilità trasversali di diversa entità.

La rete stradale di Noto è costituita essenzialmente da:

• Autostrada Siracusa-Gela: In esercizio il tronco Siracusa-Rosolini, in fase di aggiornamento del progetto relativamente ai lotti da Rosolini a Scicli per ulteriori 29,3 Km;

• SS 115 Sud Occidentale Sicula (Trapani - Siracusa): Strada che attraversa i territori di Rosolini, Noto, Avola, Canicattini Bagni e Floridia;

• SS 287: La Strada Statale 287 di Noto va dalla città di Noto al bivio Akrai dove si congiunge alla Strada Statale 124 Siracusana, consentendo così di giungere a Palazzolo Acreide;

• SP15 Avola – Bochini – Noto; • SP19 Noto-Pachino;

• SP24 Noto – Testa dell’Acqua – Palazzolo; • S.P.34 Noto – Calabernardo; • S.P.35 Traversa Zupparla.

Il principale cambiamento intercorso nel tempo è senz’altro stato rappresentato dall’apertura dell’autostrada; ciò ha determinato l’affiancamento alla SS115, che è stato storicamente il principale asse di accesso al territorio e che non presentava più caratteristiche idonee per tale funzione. L’apertura del nuovo casello, la cui localizzazione è stata definita in relazione anche all’accessibilità degli altri principali centri abitati, rappresenta il principale elemento di innovazione: i flussi stradali di attraversamento si allontanano dal Capoluogo, avvicinandosi alla linea di costa ed ai centri abitati in tal ambito gravitanti. Parallelamente alla nuova infrastruttura sono state potenziate diverse viabilità locali, per permettere un miglioramento dell’accessibilità al casello ed alcuni interventi sono ancora in fase di realizzazione. La previsione di completamento dell’asse autostradale fino a Gela permetterà in futuro di ottenere, anche su questo fronte, una riduzione dei tempi di percorrenza simile a quella che si è registrata nella connessione con Siracusa e Catania: uno degli effetti che conseguiranno al completamento del disegno sarà in particolare rappresentato dalla localizzazione di Noto in una posizione sostanzialmente baricentrica tra i due principali aeroporti di riferimento (Catania e Comiso)

Le interferenze tra viabilità extraurbana principale ed ambiti urbani riguardano di fatto solamente la SS287, in quanto il tracciato della SS115 che lambisce il Centro Storico di Noto rappresenta ormai una viabilità di tipo esclusivamente urbano, sostituita negli anni dalla viabilità Regionale e Provinciale più idonea e più discosta dalla città. Le stesse interferenze con la SS287, riguardanti l’aggregato di San Corrado, risultano peraltro poco rilevanti, visti i ridotti flussi di traffico che interessano tale direttrice che non riveste caratteri di connessione di lunga percorrenza con altre località, ma di semplice collegamento con i centri urbani dell’entroterra: la problematica di questo centro abitato risulta eminentemente di tipo urbanistico (frammentarietà e disomogeneità del nucleo). Da considerare è certamente il tema dell’accessibilità e della viabilità interna ai centri abitati della costa (Lidi Nord e Lidi sud ), non tanto in considerazione dei flussi di traffico, anche in questo caso modesti salvo che in particolari giornate estive, ma in considerazione di un utilizzo

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incongruo della viabilità di costa (a Calabernardo e Lido di Noto), da destinarsi a più pregiate funzioni turistiche e commerciali) o alle sezioni stradali rese ormai inadeguate da uno sviluppo residenziale spontaneo non pianificato (Lidi Sud). Le principali criticità urbane, tuttavia, riguardano il Capoluogo che presenta, soprattutto nei mesi estivi, situazioni di diffusa congestione dei principali assi stradali con criticità riguardanti, in particolare:

• l’asse viario rappresentato dalle vie Giordano e Fazello che, pur in presenza di una valida viabilità alternativa rappresentata dalle vie Montessori e Svevo, presentano rilevanti flussi di traffico per l’accesso ai servizi insediati in questa porzione di città;

• le via Aurispa e Roma che rappresentano, di fatto, gli unici due assi di collegamento delle parti est e ovest della città, nonché l’unico asse di accesso alla porzione sud della città;

• l’asse viario rappresentato dalle vie Napoli-Principe di Piemonte, Cavarra, Mille che oltre a rappresentare l’asse di accesso a tutta la porzione orientale del capoluogo raccoglie gran parte degli spostamenti nord-sud di tipo urbano e, in parte, extraurbano.

I principali effetti derivanti dalla situazione descritta riguardano gli aspetti ambientali e di qualità urbana (inquinamento acustico ed atmosferico), ma anche aspetti di sicurezza (incidentalità) e di pericolosità in caso di evento calamitoso.

Sistema infrastrutturale ferroviario

Nel territorio di interesse, l’unico sistema infrastrutturale ferroviario presente è rappresentato dalla Siracusa-Noto-Modica-Ragusa-Gela, che prosegue con la Gela-Licata-Canicattì. Tale linea a semplice binario non elettrificato di RFI, collega trasversalmente Siracusa sul versante jonico attraversando un buon numero di importanti centri urbani (tra cui Noto, Modica, Ragusa, Comiso, Vittoria, Gela e in fine Canicattì ove si riconnette con la linea Caltanissetta-Agrigento). La linea fu costruita alla fine dell’ottocento, con un tracciato dall’andamento fortemente tortuoso e con pendenze e contropendenze elevate; in prossimità della città di Ragusa il percorso si inerpica con un andamento elicoidale, del tipo in uso nelle ferrovie svizzere, che permette alla linea di risalire dal fondo-valle del fiume Irminio alla quota della Stazione di Ragusa. Attualmente la linea risulta avere quattro soli treni giornalieri che collegano il capoluogo aretuseo con quello ibleo e viceversa, con un tempo di percorrenza di circa 2 ore e 30 minuti, ed il cui utilizzo risulta essere alquanto limitato.

La dotazione portuale

Attualmente l’unica infrastruttura portuale esistente a Noto consiste in un piccolo molo a protezione della caletta di Calabernardo, all’interno della quale trovano ricovero alcune piccole imbarcazioni non del tutto protette dalle mareggiate più consistenti che spesso interessano la costa. Il Piano Regolatore Portuale prevede la realizzazione di un porticciolo nella caletta di Calabernardo sopra accennata, con l’ausilio di un molo di dimensioni adatte, posizionato al di là di quello esistente in modo da aumentare la capacità ricettiva dell’area di attracco. Esso avrà una capienza di 118 posti-barca, dei quali 94 di categoria I, 19 di categoria II, 5 di categoria III. Si ritiene che questa infrastruttura sia sufficiente a soddisfare la domanda, sempre crescente, di approdi per imbarcazioni private con riferimento alla fruibilità del territorio netino, grazie al posizionamento ravvicinato rispetto al centro storico, facilmente raggiungibile tramite la strada provinciale.

1.6- SITI NATURALISTICI

Il territorio comunale di Noto è interessato dalla presenza di numerosi ambiti di rilevante importanza ecologica che sono stati inclusi tra i Siti appartenenti alla Rete Natura 2000 o individuati come aree protette (Riserve Naturali).

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Siti Natura 2000

Nel territorio comunale sono presenti i seguenti siti della rete Natura 2000:

ZPS:

• ITA090002 Vendicari; è anche Oasi Faunistica di Vendicari

• ITA090003 Pantani della Sicilia Sud-Orientale • ITA090029 Pantani della Sicilia sud-orientale, Morghella, di Marzamemi, di Punta Pilieri e

Vendicari

SIC:

• ITA090007 Cava Grande del Cassibile

• ITA090016 Alto Corso del Fiume Asinaro, Cava Piraro e Cava Carosello • ITA090021 Cava Contessa - Cugno Lupo – Area Monte Iblei

• ITA090027 Fondali di Vendicari • ITA090019 Cava Cardinale– Area Monte Iblei

L’immagine riportata di seguito individua i siti appartenenti alla Rete Natura che interessano il territorio comunale di Noto.

Siti natura 2000 che interessano il territorio comunale di Noto e i comuni limitrofi – Elaborazione MATE s.c.

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ZPS ITA090002 – Vendicari

Si tratta di un'area costiera di notevole valore naturalistico e paesaggistico. Si rileva infatti una elevata biodiversità vegetale per l'elevata varietà di habitat, dovuta alla presenza di vari tipi di substrati come pure a situazioni edafiche e idrogeologiche molto particolari. Si osservano infatti cordoni dunali ben sviluppati e maturi in cui è possibile osservare una seriazione psammofila completa. Gli aspetti vegetazionali sono rappresentati da quelli effimeri dei Cakiletea maritimae, da quelle perenni erbacee degli Ammophiletea, dalle garighe dei Cisto-Micromerietea e dalla macchia a Juniperus macrocarpa. Anche la vegetazione che si insedia sulle scogliere marine è ben rappresentata. Sono presenti infatti comunità alofile dei Crithmo-Limonietea, caratterizzata dal Limonium syracusanum, endemismo ibleo, garighe a Sarcopoterium spinosum e aspetti di macchia a Mirto e Lentisco. Ben rappresentate sono inoltre le comunità alofile delle paludi salmastre retrostanti al cordone dunale, con numerose associazioni dei Sarcocornietea fruticosae, dei Thero-Suaedetea, e degli Juncetea maritimi. Nelle parti centrali delle paludi durante il periodo in cui sono sommerse si rinviene una densa vegetazione a idrofite sommerse in cui dominano alghe come Lamprothamniun papulosum e fanerogame appartenenti ai generi Ruppia, Potamogeton e Althenia. Le depressioni umide ospitano durante tutto l'anno una ricca avifauna stanziale e migratoria. Sotto il profilo geologico l'area è caratterizzata da affioramenti rocciosi di natura calcarenitica, calcarea e marnosa. Alternati a questi si trovano estesi depositi sabbiosi che verso l'interno vengono sostituiti da lagune per la presenza di substrati impermeabili di natura argilloso-limosa. Il bioclima rientra nel termomediterraneo subumido con temperature medie annue di circa 18 °C e precipitazioni medie annue superiori a 500 mm.

Qualità e importanza

In quest'area si possono osservare esempi ancora ben conservati di vegetazione psammofila rappresentata soprattutto dalla macchia a Juniperus macrocarpa, formazione questa ormai piuttosto rara sull'isola. Ben rappresentate sono pure lungo il litorale roccioso le formazioni alofile dei Crithmo-Limonietea, le garighe a Sarcopoterium spinosum e la macchia dell'Oleo-Ceratonion. Ben conservate ricchi floristicamente sono pure le formazioni alofile perenni dei pantani salmastri che ricoprono attualmente estese superfici. Questo biotopo nel complesso rappresenta un raro esempio di quello che in passato era la vegetazione costiera della Sicilia sud-orientale. La presenza della Riserva ha permesso di mantenere gli habitat le loro peculiarità in buono stato di conservazione; un'efficace opera di sorveglianza ha consentito la sosta indisturbata e la nidificazione di nuove specie di uccelli, arricchendo il già cospicuo elenco di specie. Interessante risulta la presenza dell'Occhione e della Calandrella, rarefatte ed in forte declino in buona parte del loro areale e quindi in uno precario stato di conservazione. In questo contesto è tuttavia da menzionare la scomparsa recente della Calandra, presente a Vendicari fino alle precedenti indagini. La varietà e l'integrità degli habitat naturali fortemente integrati ed interconnessi fra loro trovano riscontro nell'elevata biodiversità che caratterizza questa area per quanto riguarda la mammalofauna e soprattutto l'erpetofauna. la fauna invertebrata è ricchissima di endemiti siculi, talora molto localizzati e spesso noti per la sola area di Vendicari, ed annovera inoltre molte specie rare che di frequente si trovano al limite settentrionale del loro areale di distribuzione. Lo studio di questa fauna riveste un grande interesse scientifico dal punto di vista faunistico, zoogeografico, conservazionistico ed eco-etologico. Circa il 40% dell’area ricade entro la zona IBA 167 Pantani di Vendicari e di Capo Passero.

ZPS ITA090003 - Pantani della Sicilia sud orientale

Interessante fascia costiera caratterizzata da un'alternarsi di cordoni dunali e affioramenti rocciosi, rappresentati da calcari miocenici, calcareniti e marne. Nella porzione retrodunale si rinvengono depressioni palustri salmastre, soggette a periodiche sommersioni da parte di acque meteoriche mescolate a quelle marine, che vi arrivano per infiltrazione attraverso il cordone sabbioso o durante le mareggiate. Questi habitat costieri sono interessati da aspetti di vegetazione psammofila, sia annuale (Cakiletea maritimae e Malcolmetalia) che perenne (Ammophiletea), da vegetazione rupicola alofila dei Crithmo-Limonietea, da aspetti di macchia dell'Oleo-Ceratonion, da vegetazione palustre perenne dei Sarcocornietea fruticosae e annuale dei Thero-Salicornietea e Saginetea maritimae, da aspetti ad elofite degli Juncetea maritimi e Phragmito-Magnocaricetea. Frequenti sono pure le praterie steppiche dei Lygeo-Stipetea e praticelli effimeri dei Trachynetalia distachyae. Di particolare rilievo sono le estese depressioni palustri dove oltre ad una vegetazione alofila molto specializzata si rifugia una interessante avifauna stanziale e migratoria. Il bioclima della fascia costiera della Sicilia sud-orientale rientra nel termomediterraneo secco con temperature medie annue superiori a 18 °C e precipitazioni medie annue di circa 400 mm.

Qualità e importanza

In quest'area si possono osservare esempi ancora ben conservati di vegetazione alofila palustre, distribuita lungo le sponde dei pantani in fasce più o meno concentriche secondo gradienti di umidità e salinità del suolo. Ben rappresentati sono alcune associazioni abbastanza rare in Sicilia, in cui si rinvengono specie di particolare interesse fitogeografico e talora endemiche, come Limonium pachynense. In qualche tratto costiero si rinvengono alcune formazioni ormai relitte, le quali in passato erano abbastanza diffuse e ben rappresentate nell'area. Fra queste sono da segnalare le comunità alofile rupestri a Limonium hybleum, la macchia a Quercus calliprinos, e quella a Juniperus macrocarpa. Per la sua posizione, il complesso dei Pantani della Sicilia sud orientale riveste un ruolo molto importante per le migrazioni degli Uccelli. In queste aree vengono registrate le massime presenze per la Sicilia di Ardeidi e Scolopacidi, abbondante è anche il passaggio di Anatidi, con presenze inferiori solo a quelle registrate nel golfo di Gela. Il sito risulta strategico per la conservazione dell'avifauna in quanto parte integrante di un sistema di aree umide comprendente Vendicari, Morghella ed altre aree umide minori della Sicilia sudorientale, fra le quali gli scambi faunistici sono molto frequenti (IENTILE, 2005). Irregolarmente si riproduce la Moretta tabaccata, specie estremamente localizzata in Sicilia e in Italia. L'area è stata recentemente colonizzata, spontaneamente, anche dal Pollo sultano, specie oggetto di una recente reintroduzione. Ricca e diversificata risulta anche l'erpetofauna, che annovera molte specie meritevoli della massima tutela. Ricchissima di endemiti siculi, talora molto localizzati e spesso noti per la sola area dei pantani, è la fauna invertebrata, che annovera inoltre molte specie rare che di frequente si trovano al limite settentrionale del loro areale di distribuzione. Circa il 4% del Sito ricade nell’IBA 167 Pantani di Vendicari e di Capo Passero.

ZPS ITA090029 - Pantani della Sicilia sud-orientale, Morghella, di Marzamemi, di Punta Pilieri e Vendicari

Interessante fascia costiera caratterizzata da un'alternarsi di cordoni dunali e affioramenti rocciosi, rappresentati da calcari miocenici,

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calcareniti e marne. Nella porzione retrodunale si rinvengono depressioni palustri salmastre, soggette a periodiche sommersioni da parte di acque meteoriche mescolate a quelle marine, che vi arrivano per infiltrazione attraverso il cordone sabbioso o durante le mareggiate. Questi habitat costieri sono interessati da aspetti di vegetazione psammofila, sia annuale (Cakiletea maritimae e Malcolmetalia) che perenne (Ammophiletea), da vegetazione rupicola alofila dei Crithmo-Limonietea, da aspetti di macchia dell'Oleo-Ceratonion, dalle garighe dei Cisto-Micromerietea, da formazioni arbustive a Juniperus macrocarpa, da vegetazione palustre perenne dei Sarcocornietea fruticosa e e annuale dei Thero-Salicornietea e Saginetea maritimae, da aspetti ad elofite degli Juncetea maritimi e Phragmito-Magnocaricetea. Frequenti sono pure le praterie steppiche dei Lygeo-Stipetea e praticelli effimeri dei Trachynetalia distachyae. Di particolare rilievo sono le estese depressioni palustri dove oltre ad una vegetazione alofila molto specializzata si rifugia una interessante avifauna stanziale e migratoria. Nelle parti centrali delle paludi durante il periodo in cui sono sommerse si rinviene una densa vegetazione a idrofite in cui dominano alghe come Lamprothamniun papulosum e fanerogame appartenenti ai generi Ruppia, Potamogeton e Althenia. Il bioclima della fascia costiera della Sicilia sud-orientale rientra nel termomediterraneo secco o sub umido con temperature medie annue superiori a 18°C e precipitazioni medie annue comprese tra 400 e 500 mm.

Qualità e importanza

Il complesso di pantani della Sicilia sud orientale per la sua posizione riveste un ruolo moto importante per le migrazioni degli Uccelli. In queste aree vengono registrate le massime presenze per la Sicilia di Ardeidi e Scolopacidi, abbondante è anche il passaggio di Anatidi, con presenze inferiori solo a quelle registrate nel golfo di Gela. Il sito comprende realtà territoriali estremamente eterogenee, e soltanto il complesso dei pantani di Vendicari è sottoposto ad adeguate misure di tutela. La presenza consolidata della Riserva negli anni ha permesso il mantenimento degli habitat e delle loro peculiarità; un'efficace opera di sorveglianza ha consentito la sosta indisturbata e la nidificazione di nuove specie di uccelli, arricchendo il già ricco elenco di specie. Le restanti aree umide di questo complesso hanno invece subito profonde modifiche e sono state sottoposte a costanti disturbi e progressive trasformazioni. L'insieme di questi elementi ha sicuramente ridotto sensibilmente il potenziale di ricettività avifaunistica dell'area nel suo complesso. Interessante risulta la presenza di specie legate all'ambiente agricolo, come l'Occhione e la Calandrella, rarefatte ed in forte declino in buona parte del loro areale e quindi in uno stato precario di conservazione. In questo contesto è da menzionare la scomparsa recente della Calandra, presente a Vendicari fino alle precedenti indagini. Ricchissima ed articolata è anche la fauna degli invertebrati che annovera molte specie endemiche, rare o localizzate, talora note soltanto per le aree umide costiere della Sicilia sudorientale. In quest'area si possono osservare esempi ancora ben conservati di vegetazione alofila palustre, distribuita lungo le sponde dei pantani in fasce più o meno concentriche secondo gradienti di umidità e salinità del suolo. Ben rappresentati sono alcune associazioni abbastanza rare in Sicilia, in cui si rinvengono specie di particolare interesse fitogeografico e talora endemiche, come Limonium pachynense. In qualche tratto costiero si rinvengono ancora dei relitte di formazioni vegetali che in passato erano abbastanza diffuse e ben rappresentate nell'area. Fra queste sono da segnalare le comunità alofile rupestri a Limonium hybleum, la macchia a Quercus calliprinos, e quella a Juniperus macrocarpa. Il 93% del Sito è compreso all’interno dell’ IBA 1998-2000: Pantani di Vendicari e Capo Passero -167.

SIC ITA090007 - Cava Grande del Cassibile, Cava Cinque Porte, Cava e Bosco di Bauli

Il sito include gran parte del bacino idrografico del Fiume Cassibile, presso Avola. Questo corso d'acqua occupa il fondo di una profonda e spettacolare valle caratterizzata da versanti piuttosto acclivi con estese pareti rocciose. I substrati sono costituiti essenzialmente da calcari miocenici profondamente incisi da fenomeni carsici. Lungo il fondo valle si osservano numerosi laghetti intervallati a piccole cascate e balze rocciose. Il bioclima rientra termomediterraneo con ombrotipi compresi tra il subumido inferiore e superiore. La vegetazione naturale è piuttosto degradata ed è rappresentata soprattutto da praterie ad Ampelodesmos mauritanicus e da garighe ad erica e rosmarino. Le formazioni forestali più frequenti e ancora ben conservati sono quelle ripariali a Platanus orientalis e Salix pedicellata, mentre piuttosto rari sono i boschi sempreverdi a Quercus ilex. Le pareti rocciose ospitano una vegetazione casmofita molto specializzata e ricca di specie endemiche e rare appartenenti al Dianthion rupicolae. Significativi anche se poco frequenti sono le formazioni igrofile ad elofite dei Phragmito-Magnocaricetea e quelle legate alle pareti stillicidiose ad Adiantum capillus-veneris e Pteris vittata.

Qualità e importanza

La Cava Grande del Fiume Cassibile rappresenta una delle valli di maggior pregio paesaggistico e naturalistico di tutto l'altopiano ibleo. La spettacolarità e peculiarità degli ambienti rocciosi e umidi di fondovalle richiama un notevole turismo di massa. Di particolare bellezza sono le pareti rocciose incise dalle acque del fiume e i profondi laghetti presenti sul fondovalle. Sotto il profilo naturalistico non sono da sottovalutare gli enormi esemplari di centenari platani diffusi lungo le sponde fluviali, come pure la presenza di numerose specie endemiche o rare che si rinvengono sulle pendici della valle, che per loro rilevante interesse fitogeografico. Rappresenta una vera e propria isola naturale all'interno di un contesto fra i più antropizzati della Sicilia e, dal punto di vista morfologico e paesaggistico, è certamente la valle la più spettacolare di tutto l'altipiano ibleo. Risulta caratterizzata da una vegetazione riparia a Platanus orientalis e salici, da una peculiare vegetazione rupicola, da dense leccete e da vegetazione steppica, che ospitano numerose specie endemiche. Tutto il sito riveste quindi un eccezionale interesse geobotanico. La fauna vertebrata non presenta emergenze faunistiche di particolare rilievo, a parte alcune eccezioni relative all'ornitofauna. Tuttavia la cava rappresenta per molti Vertebrati un vero e proprio sito di rifugio e nidificazione, consentendo la sopravvivenza e la riproduzione di specie come l' Istrice, la Martora, numerosi Rapaci diurni e notturni, la Testuggine terrestre, la Testuggine d'acqua, il Colubro leopardino e la Raganella, che altrimenti difficilmente sarebbero presenti nell'entroterra ibleo. Ricchissima ed articolata è la fauna invertebrata con numerose specie endemiche e/o rare, stenotope e stenoecie di elevatissimo valore scientifico. Infatti, proprio fra questa fauna, si trovano alcuni degli elementi che appartengono al contingente più antico della fauna siciliana, salvatosi, almeno parzialmente, a seguito del lungo isolamento geografico di questa area durante i periodi geologici recenti (Pliocene e Pleistocene). Un pregio particolare riveste, in questo contesto, la fauna dulciacquicola che può annoverare molti paleoendemiti, alcuni dei quali possono essere considerati dei veri e propri fossili viventi. Da rilevare, infine, la presenza della Salmo (Trutta) macrostigma, per la quale il fiume Cassibile rappresenta uno dei pochi siti noti per la Sicilia.

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SIC ITA090016 - Alto corso del Fiume Asinaro, Cava Piraro e Cava Carosello

Il sito coincide con gran parte del bacino dell'alto corso del Fiume Asinaro, presso Noto. Esso ricade in un'area interna dell'Altopiano Ibleo, caratterizzato da rocce calcaree mioceniche incise da valloni poco profondi. Il bioclima rientra nel termomediterraneo subumido superiore. La vegetazione si presenta alquanto degradata con piccoli lembi di vegetazione forestale localizzati nei tratti più impervi e rocciosi, rappresentati da leccete termofile e boschi decidui a Quercus virgiliana. Lungo i corsi d'acqua sono presenti in alcuni tratti formazioni ripariali a Platanus orientalis e Salix pedicellata. Abbastanza diffuse e ben rappresentate sono le praterie steppiche ad Ampelodesmos mauritanicus e garighe a Thymus capitatus. Le pareti rocciose dei valloni ospitano normalmente una vegetazione casmofila del Dianthion rupicolae.

Qualità e importanza

Sistema di cave iblee, che rappresenta una vera e propria isola naturale all'interno di un contesto fra i più antropizzati della Sicilia, caratterizzato da una vegetazione riparia a Platanus orientalis e salici, da una peculiare vegetazione rupicola, da dense leccete e da vegetazione steppica, che ospitano numerose specie endemiche. La fauna vertebrata non presenta emergenze faunistiche di particolare rilievo, a parte alcune eccezioni relative all'ornitofauna. Tuttavia la cava rappresenta per molti Vertebrati un vero e proprio sito di rifugio e nidificazione, consentendo la sopravvivenza e la riproduzione di specie come l' Istrice, la Martora, numerosi Rapaci diurni e notturni, la Testuggine terrestre, la Testuggine d'acqua, il Colubro leopardino e la Raganella, che altrimenti difficilmente sarebbero presenti nell'entroterra ibleo. Ricchissima ed articolata è la fauna invertebrata con numerose specie endemiche e/o rare, stenotope e stenoecie di elevatissimo valore scientifico. Infatti, proprio fra questa fauna, si trovano alcuni degli elementi che appartengono al contingente più antico della fauna siciliana, salvatosi, almeno parzialmente, a seguito del lungo isolamento geografico di questa area durante i periodi geologici recenti (Pliocene e Pleistocene). Un pregio particolare riveste, in questo contesto la fauna dulciacquicola che può annoverare molti paleoendemiti, alcuni dei quali possono essere considerati dei veri e propri fossili viventi. Il sito include inoltre un sistema di cavità carsiche di grande interesse faunistico per la fauna troglobia ospitata, con endemiti puntiformi o molto localizzati nella sola regione iblea.

SIC ITA090019 - Cava Cardinale

L'area riguarda una cava iblea caratterizzata da valloni poco profondi solcati da alvei fluviali e sovrastati da pianori. I substrati sono rappresentati essenzialmente da calcari miocenici con estesi affioramenti rocciosi. Il bioclima rientra nel termomediterraneo subumido inferiore. Il fondo dei valloni è ricoperto soprattutto da densi boschi di leccio che viene sostituito nei tratti più rocciosi e impervi da aspetti di macchia a Euphorbia dendroides e garighe a rosmarino ed erica. Frequenti sono sui costoni rocciosi le praterie steppiche a Hyparrhenia hiryta e ad Ampelodesmos mauritanicus. Sul fondo dei valloni nei tratti più umidi e incassati si rinvengono lembi di ripisilve a Platanus orientalis. Le zone più pianeggianti sono normalmente adibite a colture cerealicole o arboree.

Qualità e importanza

L'interesse maggiore di questo sito sono gli estesi boschi a Quercus ilex e le formazioni arbustive dell'Oleo-Ceratonion, che ricoprono estese superfici normalmente in modo abbastanza continuo. Qui si trovano anche diverse entità che nell'area regionale sono rare o ritenute di rilevante interesse fitogeografico. Nel contesto molto antropizzato dell'altopiano ibleo le cave rimaste in buone condizioni di naturalità rappresentano delle aree di rifugio e riproduzione per numerose specie di Vertebrati, che altrimenti non sarebbero presenti. Il sito ospita inoltre numerose specie rare e/o endemiche sicule, il cui areale è spesso ristretto alla sola area iblea.

SIC ITA090021 - Cava Contessa - Cugno Lupo

L'area riguarda una cava iblea caratterizzata da valloni poco profondi sovrastati da pianori. I substrati sono rappresentati essenzialmente da calcari miocenici con estesi affioramenti rocciosi. Il bioclima rientra nel termomediterraneo subumido inferiore. Il fondo dei valloni è ricoperto soprattutto da densi boschi di leccio che viene sostituito nei tratti più rocciosi e impervi da aspetti di macchia a Euphorbia dendroides e garighe a rosmarino ed erica. Nei tratti meno inclinati si rinviene una boscaglia a Rhamnus alaternus e Pistacia lentiscus. Frequenti sono sui costoni rocciosi le praterie steppiche a Hyparrhenia hiryta e ad Ampelodesmos mauritanicus. Le zone più pianeggianti sono normalmente adibite a colture cerealicole o arboree.

Qualità e importanza

L'interesse maggiore di questo sito sono gli estesi boschi a Quercus ilex e le formazioni arbustive dell'Oleo-Ceratonion, che ricoprono estese superfici normalmente in modo abbastanza continuo. Qui si trovano anche diverse entità che nell'area regionale sono rare o ritenute di rilevante interesse fitogeografico. Nel contesto molto antropizzato dell'altopiano ibleo le cave rimaste in buone condizioni di naturalità rappresentano delle aree di rifugio e riproduzione per numerose specie di Vertebrati, che altrimenti non sarebbero presenti. Il sito ospita inoltre numerose specie rare e/o endemiche sicule, il cui areale è spesso ristretto alla sola area iblea. Il sito è caratterizzato da imponenti formazioni rocciose, occupate dal Falco pellegrino, che rappresentano un potenziale sito di nidificazione anche per l'Aquila del Bonelli. L'area è interessata marginalmente da un flusso migratorio di rapaci del genere Circus.

SIC ITA090027 - Fondali di Vendicari

L'area è caratterizzata da fondali rocciosi di natura calcarea che da dalla superficie fino a 10 metri di profondità digradano molto lentamente favorendo nelle zone poco esposte l'accumulo di sabbie organogene. Al di sotto dei 10 metri il fondale è prevalentemente sabbioso. La vegetazione marina bentonica è quindi caratterizzata prevalentemente da Posidonia oceanica che forma estese praterie anche sui substrati duri poco profondi e ricoperti da sedimenti (Di martino & Blundo, 1999)Sui fondali tipicamente rocciosi e moderatamente esposti, in cui non viene favorito l'accumulo di materiale detritico, la vegetazione è caratterizzata da popolamenti fotofili a Cystoseira sp.pl. nella frangia infralitorale e nei primi metri dell'infralitorale mentre più in profondità predominano le facies a Dictyotaceae e Sphacelariaceae (Blundo et al., 1999). Inoltre è da segnalare la presenza di specie aliene come Caulerpa racemosa

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e Womersleyella setacea che negli ultimi anni si sono ampiamente diffuse anche in quest'area non alterando tuttavia gli equilibri ambientali.

Qualità e importanza

La presenza di estese praterie a Posidonia oceanica rende quest'area particolarmente interessante e meritevole di salvaguardia ambientale. L’1% del Sito ricade all’interno dell’ IBA 167 Pantani di Vendicari e Capo Passero.

Riserve naturali

Nel territorio comunale sono presenti due aree protette: la Riserva Naturale Orientata di Vendicari e la Riserva Naturale di Cava Grande del Cassibile. Le informazioni di seguito riportate sono tratte dallo Studio agricolo forestale (“Relazione illustrativa di commento”) compresa tra gli elaborati dello Schema di massima del P.R.G. del Comune di Noto del 2006, redatta dal dott. Agr. Salvatore Mazzonello e dal dott. Agr. Monica Mortellaro. Ulteriori fonti sono specificate nel seguito.

La Riserva Naturale Orientata di Vendicari si sviluppa lungo la fascia costiera compresa tra Noto e Pachino e si estende per una lunghezza complessiva di circa 8 km e una larghezza di 1 km. E’ una pianura caratterizzata da dune sabbiose, coste rocciose, dalla presenza di 3 pantani lacustri, denominati “Piccolo”, “Grande” e “Vendicari”, e dalle geometrie elementari delle vecchie saline. Prospiciente al “Pantano Grande”, a 200 m dalla riva, si individua l’isola di Vendicari.

La caratteristica peculiare della zona (ambiente costiero) è rappresentata dall’alternanza di tratti rocciosi, sabbiosi e zone umide con acque ad alto tenore di salinità. La vegetazione è costituita da piante tipiche degli ambienti costieri mediterranei, ed anche da diverse specie psammofile (grosse graminacee rizomatose), alofite e/o succulente. In posizione riparata rispetto al mare, si riscontra l’insediamento di macchia a ginepro coccolone, caratterizzata da una corte di altre essenze come lentisco, fillirea, clematis, rosmarino. Procedendo dal mare verso la zona interna, si individua la fascia di gariga, costituita da bassi cespugli di timo, spina porci, palma nana, spazzaforno, mandragora, giaggiolo bulbose e molte orchidee. La gariga proseguendo verso l’interno diventa macchia evidenziando la presenza di lentisco, oleandro, fillirea, mirto, scilla e ancora palma nana. Lungo le rive dei pantani troviamo presenza di salicornia, mentre a ridosso delle stesse si insedia una vegetazione di scirpi, carici, giunchi, cannuccia e canna domestica, che segna il passaggio tra la zona naturale e quella antropizzata, dove prevalgono le colture intensive.

I Pantani di Vendicari rappresentano un elemento di valenza ecologica sia come luogo di transito per l’avifauna migratoria che come luogo di nidificazione dell’avifauna stanziale. Gli stagni sono parzialmente collegati con il mare aperto, le acque sono salmastre con forti sbalzi di salinità nel corso delle stagioni. Di fronte al Pantano Roveto, a 150 metri dalla costa, si trova l'isolotto di Vendicari, zona frequentata da parecchi uccelli acquatici, che sostano prima di raggiungere le coste africane.

La zona risulta di rilevante importanza avifaunistica con 180 specie censite tra cui trampolieri, anatidi e ardeidi. L’area è stata inserita tra le aree umide di interesse internazionale (IBA – Convenzione di Ramsar 02/02/1971), per la sua ricchezza di specie animali e per l’importanza per la nidificazione e la migrazione dell’avifauna.

La Riserva Naturale Orientata di Cava Grande del Cassibile, istituita nel marzo 1984, è un ambiente carsico caratterizzato da profondo canyon sul cui fondo si snoda il letto del fiume Cassibile caratterizzato da elevata umidità, tanto da costituire un habitat di interesse naturale e scientifico. La cava è stata originata dall’azione di erosione dei corsi d’acqua, in maggior misura del fiume Cassibile. Essa ha una lunghezza di 10 km, un dislivello massimo di 340 m e raggiunge la larghezza massima di circa 1 km. Sul fondo di questa fenditura particolarmente profonda si trova il platano orientale (in particolare in alcuni tratti si trovano esemplari che presentano un tronco del diametro superiore ai due metri). Sui fianchi della cava la vegetazione è piuttosto povera, a causa dei frequenti incendi che la devastano, ed è per questo che spesso è caratterizzata dalla presenza dell’ampelodesma, tratti di lecceta, e qualche esemplare isolato di pino. Lungo il fiume cresce una

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sottile ma fitta fascia di vegetazione ripariale, dominata dal platano orientale e macchiata da colorate fioriture di oleandro, salici, pioppi, carpini, frassini e mirto. A queste piante d’alto fusto si associa un sottobosco di cespugliose aromatiche e officinali come la ruta, la salvia, l’origano, la mentuccia, il rosmarino, il timo e nei luoghi più umidi la felce, l’equiseto e il capelvenere. Tipica della gariga è la presenza del ciclamino, dello smilace, scilla, dell’asfodelo, dell’euforbia arborea, della palma nana, dello spinaporci, della ginestra spinosa e dell’ampelodesma; sulle pareti ripide si possono notare alcune specie rupicole come la putoria, l’erica, l’elicrisio e la scabiosa. In primavera numerose le fioriture di orchidee, ofridi, giaggiolo e barlia. Nelle zone più ombrose si evidenzia la presenza del tracheali e della cimbalaria. La fauna presente è quella tipica della Sicilia centrale con una forte pressione dovuta alle attività antropiche. Fra gli animali oltre alla volpe si trovano conigli, martora, istrice, ghiro e donnola, diversi anfibi ed alcune varietà di rettili. All’interno del bacino del fiume Cassibile ricadono una Riserva e due SIC (Riferimenti bibliografici Banca dati Natura 2000 - Sito internet: www.minambiente.it).

1.7- BIOTOPI

Per biotopo si intende l’insieme dei fattori abiotici che caratterizzano una porzione di ambiente che ospita una biocenosi. Il Piano Paesaggistico degli Ambiti regionali 14 e 17 ricadenti nella provincia di Siracusa ha effettuato la ricognizione dei biotopi presenti sul territorio. In ambito comunale la cartografia di piano indica la presenza dei seguenti biotopi: Cave Stura, Contessa, Giorgia, Fiume Tellaro, Vendicari, T. Prainito, Cava Grande, Corso e foce del fiume Cassibile, Manghisi, Grotta Monello, T. Tellesimo, Pinete – F. Tellaro, Pantano Cuba, Monte Renna. La cartografia del Piano, al quale si rimanda per ulteriori approfondimenti, individua per ciascun biotopo gli habitat presenti, la vegetazione potenziale e le emergenze.

Biotopi riconosciuti dal Piano Paesaggistico degli Ambiti regionali 14 e 17 ricadenti nella Provincia di Siracusa

1.8 - ZONE COSTIERE E MARINE

Qualità delle acque marino-costiere

Nell’ambito della redazione del Piano di Tutela delle Acque sono stati considerati significativi tutti i tratti costieri della Sicilia e delle isole minori. Il PTA ha individuato 24 aree biogeografiche lungo le coste della Sicilia e 14 unità territoriali omogenee corrispondenti alle 14 isole minori. I tratti

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costieri individuati dal PTA che interessano il territorio comunale di Noto sono individuati nella tabella riportata di seguito.

Elenco dei tratti costieri con l’indicazione dei transetti (PTA)

Nel tratto costiero compreso tra Torre Vendicari e Capo Passero la costa si presenta bassa, alternando spiagge sabbiose e piattaforme calcarenitiche interrotte da scogli isolati.

Il tratto costiero compreso tra Capo Murro di Porco e Torre Vendicari si sviluppa per circa 40 km ed è caratterizzato, nella parte più meridionale che interessa anche il territorio comunale di Noto, da estesi cordoni sabbiosi.

Stato ecologico dei tratti costieri e inquinanti inorganici e organici nei sedimenti

Nell’ambito della redazione del PTA della Regione Sicilia sono state condotte 4 campagne con cadenza stagionale, da luglio 2005 a maggio 2006, lungo i 95 transetti individuati, attraverso cui è stato possibile definire anche lo stato ecologico (TRIX) delle acque costiere siciliane ai sensi del D. Lgs. 152/99 e di calcolare l’indice di torbidità (TRBIX).

Nel tratto costiero tra Torre Vendicari e Capo Passero sono stati posizionati 3 transetti costa-largo codificati da MC42 a MC44, per un totale di 9 stazioni. Tali punti di monitoraggio si ritengono significativi per il presente studio in quanto riguardano direttamente il territorio comunale di Noto.

Ubicazione dei transetti nel tratto costiero tra Torre Vendicari e Capo Passero (PTA)

I valori di TRIX sono risultati compresi tra 1,8 e 2,9 e pertanto tutti i campioni esaminati si collocano in classe 1 (stato elevato). L’indice di torbidità (TRBIX) mostra valori medi compresi tra 2,3 e 3,9. Il valore massimo di TRBIX (6,5 – transetto 42) si ottiene in inverno. La trasparenza al disco di Secchi oscilla tra 1 e 20 metri. Tenuto conto dei bassi valori di clorofilla “a” rilevati nel tratto costiero, i valori di TRBIX sono da mettere in relazione con una significativa quantità di particellato non vivente in sospensione. Infine, gli enterococchi sono virtualmente assenti.

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Anche lungo il tratto di costa compreso tra Torre Vendicari e Capo Murro di Porco sono stati posizionati dei transetti che ricadono nel territorio amministrativo del Comune di Avola. Tali transetti sono collocati a nord del tratto di costa che interessa il Comune di Noto e sono individuati nell’estratto cartografico riportato di seguito.

Ubicazione dei transetti nel tratto costiero tra Torre Vendicari e Capo Murro di Porco (PTA)

Nel corso delle quattro campagne di misura i valori di TRIX sono risultati compresi tra 1,8 e 4,0 e collocano tutti i campioni esaminati in classe 1 (stato elevato). L’indice di torbidità (TRBIX) mostra valori compresi tra 2,2 e 4,0. Bassi valori di trasparenza si rilevano nel corso della III campagna (2 – 9 metri), mentre il valore più elevato (22 metri) si registra nel transetto 46 durante la I campagna. Tenuto conto dei bassi valori di clorofilla “a” rilevati nel tratto costiero, i valori di TRBIX sono da mettere in relazione con una significativa quantità di particellato non vivente in sospensione. Infine, gli enterococchi sono presenti con bassi valori solo nella I e III campagna nel transetto 45.

Indagini sulla prateria di Posidonia oceanica

Nell’ambito della redazione del PTA sono stati effettuati monitoraggi volti alla caratterizzazione della Posidonia oceanica. Nel tratto costiero tra Capo Passero e Torre Vendicari sono state posizionate 5 stazioni e altre 2 nel tratto tra Torre Vendicari e Capo Murro di Porco.

Stazioni nel tratto costiero tra Torre Vendicari e Capo Passero e tra Torre Vendicari e Capo Murro di Porco (PTA)

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La prateria di P. oceanica presente nel tratto costiero compreso tra Capo Passero e Torre Vendicari ricopre il 32% (2.245 ha) dell’area di mare compresa tra la linea di costa e la batimetrica dei -50m (AA. VV., 2002). Il limite inferiore è principalmente di tipo netto da substrato su roccia e concrezionamento biologico; la profondità del limite varia da 22 a 32 m. Si rilevano anche limiti di tipo erosivo e progressivo su matte e sabbia. Nelle stazioni analizzate la prateria è caratterizzata da una distribuzione eterogenea; si impianta prevalentemente su sabbia e su matte ed ha un ricoprimento che oscilla tra 10 (stazione 101) e 90%. Matte morta è stata riscontrata solo nelle stazioni 42, 43 e 44 con valori rispettivamente di 5, 10 e 50% di ricoprimento. La percentuale di rizomi plagiotropi risulta compresa tra 20 e 70%. Il sedimento della zona di confine è costituito da massi, sabbia e sabbia organogena. Ripple marks sono presenti in quasi tutte le stazioni con un’altezza inferiore ai 10 cm o compresa tra 10 e 20 cm. Formazioni erosive di tutte e tre le tipologie si riscontrano in tutte le stazioni tranne nella 101.

Nel tratto costiero tra Torre Vendicari e Capo Murro di Porco la prateria presente ricopre circa il 53,9% (25.446 ha) dell’area di mare compresa tra la linea di costa e la batimetrica dei -50 m (AA. VV., 2002). Il limite inferiore, che varia dalla profondità di 23 m a 35 m, è principalmente di tipo progressivo su matte morta. Si rilevano anche limiti di tipo erosivo e netto su matte e roccia. Nelle stazioni analizzate la prateria è caratterizzata da una distribuzione a radure nella stazione 45 e continua nella stazione 46; si impianta prevalentemente su roccia ed ha un ricoprimento del 70%. Matte morta è stata riscontrata in entrambe le stazioni con valori di ricoprimento del 5-10%. La percentuale di rizomi plagiotropi è del 40-50%. Il sedimento della zona di confine è costituito da massi e sabbia. Ripple marks sono presenti esclusivamente nella stazione 46 con un’altezza inferiore ai 10 cm; si riscontrano formazioni erosive dovute principalmente alle attività di ancoraggio.

Applicando l’Indice POSIX ai dati fenologici (macro e microripartizione) e lepidocronologici rilevati nel corso della presente indagine alle praterie siciliane sono state attribuite classi di qualità. Si ricorda che l’indice POSIX rappresenta un indicatore biotico che, sulla base di alcuni parametri caratteristici della pianta (posidonia) consente di verificare lo stato di qualità delle acque costiere siciliane.

Attribuzione dell’indice POSIX – Fonte: PTA

L’indice POSIX conferma l’elevato stato di qualità delle praterie siciliane, testimoniando la buona qualità dell’ambiente marino costiero, in accordo con quanto emerso dalla classificazione del SECA mediante l’indice trofico TRIX.

Caratteristiche del sistema insediativo costiero

La fascia dei “lidi nord” (da Calabernardo ad Eloro) risulta più strutturata rispetto ai “lidi sud” (San

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Lorenzo, Reitani) e presenta una ricettività che potrebbe essere incrementata, sia nella forma alberghiera che di camping. Si registra anche una modesta presenza di tipo residenziale. I lidi nord raccolgono, infatti, il 4% della popolazione del Comune. Si tratta di insediamenti recenti (gran parte degli edifici risultano successivi agli anni ’80). A Calabernardo è inoltre presente un piccolo nucleo storico classificato Zona A dal PRG vigente. La dotazione di servizi attuati è rappresentata solo da modeste aree a parcheggio. Nessuna delle aree per servizi prevista dal PRG è ancora stata attuata, salvo alcuni parcheggi sul lungomare del Lido e di fronte al porticciolo di Calabernardo. La carenza di aree pubbliche risulta ancora più marcata dovendo considerare in aggiunta le presenze turistiche. La criticità principale è rappresentata da uno sviluppo spontaneo non pianificato che ha creato un insediamento disorganizzato e spesso informe: tale situazione ha precluso una migliore fruizione del litorale ed un impattante consumo di suolo nel primo entroterra.

I lidi sud appaiono destinati esclusivamente ad una residenzialità stagionale locale, a cui si associa un’utenza di fruitori giornalieri delle spiagge. I Lidi sud rappresentano solo l’1% della popolazione, caratterizzandosi per la massima incidenza di alloggi non occupati o occupati da popolazione non residente registrata nel comune (94,3%). Si tratta di insediamenti molto recenti (gran parte degli edifici risultano successivi agli anni ’80). Lo sviluppo spontaneo e non pianificato di quest’area urbana ha determinato alcune criticità in particolare in relazione all’assenza di aree destinate a servizi e alla viabilità, costituita per lo più da ex strade agricole molto strette e prive di marciapiedi.

Erosione costiera

L’ambiente costiero è un sistema altamente dinamico dove i fenomeni di erosione, e quindi di arretramento, o di avanzamento della linea di costa sono controllati da numerosi fattori meteo - climatici, geologici, biologici ed antropici.

Di seguito si riportano alcune informazioni di dettaglio per l’ambito comunale in esame, tratte dal Rapporto Ambientale del P.T.C.P. della Provincia di Siracusa.

La Regione Siciliana è una delle poche ad avere avviato la redazione di un “Piano stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico - Difesa delle coste”. Allo stato attuale, sono stati approvati e pubblicati i PAI relativi a 12 unità fisiografiche costiere della Sicilia. Per le restanti 9 unità costiere l�elaborazione del “P.A.I. - Difesa Coste” e il relativo iter di approvazione è tuttora in corso (ARPA Sicilia, 2008).

Atti di approvazione delle unità fisiografiche

Le unità fisiografiche costiere con la maggiore estensione lineare di spiagge in erosione risultano essere quelle del litorale ionico.

L’erosione costiera è uno dei fenomeni esogeni che in un prossimo futuro causerà i problemi maggiori al comprensorio costiero della Provincia di Siracusa. Già oggi, alcune delle spiagge più belle, sono soggette a fenomeni di arretramento importante, come nel caso della spiaggia della Riserva Naturale Orientata (R.N.O.) di Vendicari. Se il fenomeno dovesse continuare con il trend dell'ultimo ventennio, si corre il rischio della scomparsa degli stessi pantani che costituiscono attualmente una delle zone naturalistiche più importanti di tutta la provincia e che sono considerate

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di grande importanza a livello internazionale per la presenza di decine di specie dell'avifauna migratoria. La presenza dei duneti è di fondamentale importanza per mitigare l'erosione accellerata innescata dalle attività antropiche sui litorali e all'interno dei bacini idrografici corrispondenti.

Nel versante ionico, la costa nel tratto compreso tra Capo Passero e l'abitato di Marzamemi, presenta una costa prevalentemente rocciosa alla quale si intercalano procedendo da sud verso nord, le spiagge di Morghella, Vulpiglia e Calafarina, che costituiscono delle caratteristiche pocket beach. A nord del centro abitato di Marzamemi, si apre la spiaggia della Spinazza e dopo la Punta del Bove Marino, la spiaggia di San Lorenzo, i cui duneti sono ormai quasi del tutto scomparsi a causa delle opere di urbanizzazione che spesso si sono spinte sino alla spiaggia. Durante le mareggiate di scirocco e grecale, l'area di Vendicari, e soprattutto il litorale compreso tra Case Cittadella, la spiaggia di Vendicari e la torre Sveva, è stata negli ultimi anni interessata da importanti processi erosivi, con notevole arretramento della linea di riva. Le onde di tempesta hanno in più punti peneplanato la spiaggia, raggiungendo, in alcuni casi, le dune retrostanti, aggredendole direttamente con la classica zappatura al piede e sottraendo alla spiaggia enormi quantità di sedimenti e minacciando di distruggere uno degli ultimi lembi di popolamento vegetale a Ginepro coccolone della costa orientale sicula.

Altri effetti dell'erosione interessano importanti manufatti, e anche la spiaggia antistante la torre Sveva è stata soggetta a progressiva erosione e conseguente arretramento della costa, e attualmente, la stessa torre è stata circondata da blocchi di calcestruzzo che formano una scogliera frangiflutti radente.

Poco più a nord della torre, anche il sito archeologico dello stabilimento ellenistico-romano del garum, ha subito negli ultimi anni gravi distruzioni a causa dell'azione diretta dei marosi.

Effetti dell’erosione costiera sulle dune antistanti il litorale di Vendicari verso la Torre Sveva

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Effetti dell’erosione costiera sul litorale di Vendicari a nord di Case Cittadella

A nord di Vendicari, si incontrano in successione, la piccola pocket beach di cala Mosche, e a nord di Poggio la Rena rispettivamente le spiagge di Marinella, di Eloro e del lido di Noto.

Da sottolineare che, il litorale del lido di Noto mostra un notevole arretramento con fenomeni erosivi importanti, non solo della spiaggia, ma anche delle stesse falesie rocciose nel tratto di costa antistante C.da Balata, appena a sud di Calabernardo. In questo tratto, numerose abitazioni residenziali sono oggi direttamente soggette a fenomeni di erosione per il crollo della falesia rocciosa sulla quale sono state edificate. La tendenza del litorale è fortemente condizionata dai processi erosivi che interesseranno in futuro e sempre di più i litorali sabbiosi della Provincia di Siracusa, mettendo in pericolo, non solo l'esistenza stessa delle spiagge, e il valore economico potenziale che esse stesse rappresentano, ma anche le infrastrutture, le vie di comunicazione, gli immobili, i terreni coltivati, che si trovano a ridosso della fascia litorale.

Effetti dell’erosione costiera sui duneti e sulla vegetazione a nord di Case Cittadella

1.10- BIODIVERSITA’ ED ELEMENTI COSTITUTIVI

Gli organismi viventi, in relazione agli spazi fisici a loro disposizione, completano i cicli vitali e costituiscono un sistema in continua evoluzione ed autorigenerante. Il mantenimento di livelli di qualità soddisfacenti delle condizioni di flora, fauna e biodiversità è essenziale per assicurare alle generazioni future adeguati livelli di vita, secondo i principi di equità e sostenibilità. La tutela degli ambienti naturali, attuata mediante l'istituzione di aree protette, viene generalmente considerata la forma di governo del territorio più idonea a contrastare le trasformazioni ambientali indotte dall'uomo e a conservare specie, comunità, ecosistemi e processi ecologici. Tuttavia, specialmente in paesaggi frammentati, la sola istituzione di aree protette e la loro gestione può non garantire la conservazione in tempi lunghi di alcune componenti della diversità. Le aree protette possono infatti assolvere alla loro funzione solo se sono abbastanza ampie e vicine tra loro ed in grado di comprendere al loro interno un campione relativamente completo della biodiversità a scala regionale. Il mantenimento di una continuità fisico-territoriale ed ecologico-funzionale fra gli ambienti naturali è stata giudicata come una possibile strategia che si pone come obiettivo la mitigazione degli effetti della frammentazione su popolazioni e comunità. E' bene sottolineare che la connettività è determinata sia da parametri relativi alle componenti strutturali (spaziali e geometriche) e qualitative dell'ecomosaico, ivi compresa la presenza di barriere ai movimenti individuali, sia dalle caratteristiche intrinseche, ecologiche e comportamentali, proprie delle diverse specie. “La Rete Ecologica, quale infrastruttura naturale e ambientale che persegue il fine di

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interrelazionare ambiti territoriali dotati di un elevato valore naturalistico, è il luogo in cui meglio può esplicitarsi la strategia di coniugare la tutela e la conservazione delle risorse ambientali con uno sviluppo economico e sociale che utilizzi come esplicito vantaggio competitivo la qualità delle risorse stesse e rafforzi nel medio e lungo periodo l’interesse delle comunità locali alla cura del territorio”.

Su questo tema i riferimenti sono:

• la “Carta della Natura della Regione Siciliana” e “Elaborazione del Sistema Informativo dei Corridoi Ecologici” realizzata dalla Regione Sicilia - Assessorato Territorio e Ambiente nell’ambito della misura 1.11 del POR Sicilia 2000-2006;

• il Piano Territoriale provinciale di Siracusa (tav. 1.6); • il Piano paesistico regionale (PPR - Ambiti 14 -17 –Siracusa);

• le precedenti elaborazioni svolte dal Comune in occasione dello Schema di Massima del Piano del 2007.

In questo territorio sono presenti alcuni grandi nodi ecologici complessi (o “core areas” nel lessico delle reti ecologiche), ossia aree (protette) che per la loro ampiezza e per la varietà di ambienti (varietà di “ecotoni” o nicchie ecologiche), presentano un’elevata biodiversità, ossia consentono la presenza e la sopravvivenza di numerose specie animali e vegetali, anche rare:

• nella parte nord del territorio una vastissima e articolata ‘core area’ che ricomprende e collega tra loro tre ampie aree protette (S.I.C. = Siti di importanza comunitaria, secondo le normative europee : la Cava Grande del Cassibile, la Cava Contessa e la Cava Cardinale;

• al centro un’altra ampia area SIC che comprende l’alto corso del Torrente Asinaro e dei suoi affluenti (Cava Carosello, Fiumara Grande o Cava Pedara, ecc.) e al cui centro sta Noto Antica;

• sul mare la Riserva Naturale di Vendicari con la sua varietà di ambienti umidi.

Tutta la parte settentrionale del territorio comunale, rappresentata dal tavolato degli Iblei, presenta del resto una buona qualità ecologica diffusa; le tre grandi aree protette sono ben collegate fra di loro da” buffer zones” (ossia zone-cuscinetto, esterne alle aree protette ma complementari) e grazie a corridoi secondari costituiti dalla vegetazione ripariale lungo i corsi d’acqua minori e dalla stessa frammistione fra coltivi e piccole aree boscate. Ad esempio le pendici diffusamente boscate lungo la scarpata che dal Tavolato degli Iblei scende nella valle del Tellaro rappresentano un corridoio ecologico che arriva fino al comune di Palazzuolo.

Diversa è la situazione ecologica della piana alluvionale e della fascia costiera. Nella pianura un’agricoltura più intensiva e la scarsezza di zone boscate rendono molto più problematico lo spostamento degli animali terrestri. Per di più la costruzione dell’autostrada che taglia la pianura da nord a sud ha dato luogo a una barriera prevalentemente invalicabile per gli animali, salvo che nei tratti in cui corre in galleria o in viadotto.

Sulla costa, la spiaggia e gli ambienti dunali e retrodunali rappresentano in condizioni naturali uno degli ambienti più ricchi di biodiversità in quanto interfaccia ecologica fra ambiente marino e ambiente terrestre; ma a nord e a sud dell’area protetta di Vendicari, questa fascia è stata estesamente manomessa e compromessa dalle costruzioni, dalle strade e dall’uso balneare. Cosicché la riserva di Vendicari, pur rappresentando un polmone naturale molto ampio e ricco, si trova però scarsamente collegata e quasi isolata rispetto agli altri nodi ecologici presenti nell’entroterra o lungo la stessa costa (es. pantani di Pachino); la scarsità e debolezza dei corridoi ecologici di collegamento fa si che questa grande riserva sia un agevole approdo per le molte specie di uccelli, ma consenta uno scarso scambio per le specie terrestri.

La “Carta della Natura della Regione Siciliana” individua un solo corridoio ecologico significativo fra Vendicari e l’entroterra, rappresentato dal corso del Tellaro (in parte coadiuvato dal vicino corso della Saia Randeci), corso d’acqua che peraltro, proprio nel tratto finale prima di sfociare a

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Vendicari, è fortemente canalizzato e artificializzato, e scarsamente dotato di vegetazione.

Le elaborazioni condotte dal Comune per lo Schema di massima hanno inoltre evidenziato un ruolo di corridoio ecologico secondario anche per la Saia Baroni che, insieme con il corso del Torrente Lavinara fornisce un possibile corridoio fra Vendicari e i pantani Longarini, un corridoio più potenziale che attuale, in quanto la scarsità di vegetazione ripariale lungo questi due modesti corsi d’acqua e i tagli della vegetazione per ragioni di efficienza idraulica rendono al momento molto debole questo collegamento.

Elementi della Rete Ecologica Regionale – Elaborazione MATE s.c. su dati SIT Regione Sicilia

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2)- Fattori quali: sostanze, energia, rumore, radiazione, rifiuti, emissioni, scarichi, che incidono o possono incidere sugli elementi dell’ambiente individuati al punto 1)

2.1- ENERGIA

L’aspetto legato all’energia è molto delicato e di grande rilevanza ambientale, data l’elevata capacità di influenzare anche a livello regionale l’inquinamento dell’aria. Il settore energia risulta infatti strettamente connesso con l’emissione in atmosfera di gas serra. Tali effetti derivano sia dalle attività correlate alla produzione e ai processi di trasformazione dell’energia, sia dalla destinazione dell’energia verso gli utilizzi, cioè dal consumo finale di servizi energetici.

Il Comune di Noto con delibera di Consiglio Comunale n. 12 del 26.02.2013, ha aderito all’iniziativa Patto dei Sindaci dell’Unione Europea con l’obiettivo di ridurre entro il 2020 di oltre il 20% le emissioni di CO2. I sindaci del comprensorio della provincia sud di Siracusa (Avola, Noto, Pachino, Rosolini e Porto Palo di Capopassero) hanno, poi, sottoscritto l’impegno alla costituzione di un A.T.S. (Associazione Temporanea di Scopo) a denominazione “A.T.S. obiettivo 202020 Val Di Noto” (con Atto liberamente sottoscritto dalle parti e registrato all’Agenzia delle entrate il 27 Dicembre 2013 al n. 1945 Serie 3) per la condivisione degli impegni derivanti dalle singole adesioni al Patto dei Sindaci, indicando il Comune di Avola quale Capofila con potere di rappresentanza anche ai fini degli adempimenti concreti derivanti dall’adesione al Patto dei Sindaci di ogni singolo comune facente parte dell’A.T.S.

L’obiettivo principale del Comune è quello di promuovere e realizzare le condizioni per un uso sostenibile ed efficiente dell’energia su tutto il territorio comunale, e di condividere il processo di ammodernamento tecnologico del sistema energetico territoriale con i cittadini e con tutti i principali portatori di interesse. L’adesione al Patto dei Sindaci rafforza le politiche già avviate dall’Ente comunale e predispone, attraverso le tappe previste per l’attuazione delle azioni, un percorso concreto e misurabile per il raggiungimento dei risultati. La pianificazione energetica locale è lo strumento attraverso cui il Comune programma ed indirizza gli interventi, anche strutturali, in campo energetico nel proprio territorio, armonizzando le decisioni rilevanti che vengono assunte con quelle a livello nazionale e regionale, seguendo il principio di ispirazione europea della sussidiarietà. Il Piano di Azione delle Energie Sostenibili (PAES) costituisce il quadro di riferimento e fornisce indirizzi, obiettivi strategici a lungo, medio e breve termine, indicazioni operative, strumenti disponibili, riferimenti normativi, opportunità finanziarie e linee guida di attuazione, al fine di supportate la concreta attuazione degli interventi e in aderenza alla normativa vigente.

Dal PAES comunale sono tratti i dati sui consumi energetici riportati di seguito.

I dati di consumo energetico del comune di Noto si caratterizzano per il trend in crescita rispetto al 2001; ciò può essere attribuito al fatto che il comune di Noto è uno dei pochi che registra un aumento della popolazione.

Il dato al 2011 è pari a 269’180 MWh. Come si può notare dai grafici di seguito riportati i consumi maggiori derivano dal settore Industria e trasporti con un peso più consistente degli ultimi.

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Consumo energetico totale per settore del comune di Noto – Edifici Comunali – anni 2011 – 2013 (ns Fonte Enel Distribuzione)

Consumo energetico totale del comune di Noto – Edifici Comunali – anni 2011 – 2013 (ns Fonte Enel Distribuzione)

Consumo energetico totale per settore del comune di Noto – anno 2011 (Banca Dati Piattaforma Sirena)

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2.2- RUMORE

Per inquinamento acustico si intende “l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo e nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi”. L’inquinamento acustico rappresenta una problematica ambientale che è necessario sempre approfondire e verificare, in particolare nelle aree urbane, dove i livelli di rumore riscontrabili sono spesso elevati, a causa della presenza di numerose sorgenti quali infrastrutture di trasporto, attività produttive, commerciali, d’intrattenimento e attività temporanee che comportano l’impiego di sorgenti sonore.

L’inquinamento acustico è regolamentato in Italia dalla Legge Quadro sull’inquinamento acustico n. 447/95 del 26 ottobre 1995 che ha stabilito i principi fondamentali in materia di tutela dell’ambiente esterno ed abitativo dall’inquinamento acustico; le strategie di azione atte a raggiungere i suddetti obiettivi si sviluppano secondo le finalità della norma sia con attività di “prevenzione ambientale” (classificazione acustica del territorio comunale, valutazioni di impatto acustico) sia con attività di “protezione ambientale” (monitoraggio dei livelli di inquinamento acustico, piani di risanamento). Per quanto riguarda le attività di controllo in ambito comunale, la Legge quadro assegna ai Comuni il controllo ed il rispetto della normativa acustica.

A livello regionale è stato emanato dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente il decreto dell’ 11/09/2007, che adotta il documento contenente le “Linee guida per la classificazione in zone acustiche del territorio dei comuni” che stabilisce i criteri e le procedure per consentire ai comuni l’individuazione e la classificazione del territorio in differenti zone acustiche.

Il Comune non risulta attualmente dotato di Piano di Classificazione Acustica. Il Comune ha regolamentato, con ordinanza sindacale 226-s del 12.06.2012, 220-s del 03.06.2013 e 186-s del 18.06.2015, le emissioni sonore nei locali di pubblico spettacolo, di intrattenimento danzante e musicale, nonché di stabilimenti balneari, in tutti i pubblici esercizi, negli spazi all’aperto sia pubblici che privati di pertinenza degli esercizi per la somministrazione di bevande ed alimenti, nonché quelli organizzati da Enti pubblici, compreso i circoli privati.

In relazione alle principali sorgenti di inquinamento acustico, senz’altro da citare è il traffico che nei mesi estivi determina criticità nel Capoluogo, con particolare riferimento ai seguenti tratti:

• via Giordano e via Fazello, per l’accesso ai servizi insediati in questa porzione di città;

• le via Aurispa e Roma unici assi di collegamento est-ovest, nonché alla porzione sud della città; • le vie Napoli-Principe di Piemonte, Cavarra, Mille, che rappresentano l’asse di accesso alla

porzione orientale del capoluogo.

2.3- RADIAZIONE

Radiazioni ionizzanti

In riferimento alle radiazioni ionizzanti la radioattività può essere artificiale o naturale. Tra le sorgenti di radioattività naturale è rilevante ai fini della VAS il Radon-222, gas nobile radioattivo, incolore estremamente volatile, che fuoriesce continuamente in modo particolare dal terreno e da alcuni materiali da costruzione disperdendosi nell’atmosfera ma accumulandosi in ambienti confinati; in caso di esposizioni elevate rappresenta un rischio sanitario per l’essere umano. Alcuni studi, infatti, hanno dimostrato che l’inalazione di radon ad alte concentrazioni aumenta di molto il rischio di tumore polmonare. Poiché la concentrazione del radon all'aria aperta è bassa e in media le persone trascorrono la maggior parte del loro tempo in casa, il rischio per la salute pubblica dovuto al radon è essenzialmente correlato all'esposizione a questo gas all'interno delle abitazioni. La maggior parte del radon presente in una casa proviene dal suolo sul quale essa è costruita. La via

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che generalmente percorre per giungere all'interno delle abitazioni è quella che passa attraverso fessure e piccoli fori delle cantine e nei piani seminterrati. In misura minore il radon può anche provenire dalle murature o dai rubinetti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’esposizione al radon rappresenta la seconda causa di morte per cancro ai polmoni dopo il fumo in molti paesi (fonte: “WHO Handbook on indoor radon – a public health perspective”, WHO, 2009). Le strategie per la prevenzione del radon indoor nelle nuove costruzioni e quelle per la mitigazione negli edifici esistenti sono quindi necessari per ridurre i rischi sulla salute. L’incremento di tumore risulta statisticamente significativo per concentrazioni di radon indoor superiori a 200 Bq/m3 tuttavia l’OMS individua un livello di riferimento di 100 Bq/m3 quale parametro cautelativo da considerare per ridurre il rischio della popolazione che vive in zone caratterizzate da alta concentrazione di radon.

Le normative fino ad oggi presenti nel panorama nazionale ed europeo hanno tenuto sempre a mettere in evidenza il problema della protezione dal radon nei luoghi di lavoro. La nuova Direttiva Europea 2013/59/EURATOM, per la prima volta, oltre all’attenzione crescente verso i luoghi di lavoro, definisce degli obblighi precisi per gli Stati Membri relativamente alla protezione del radon nelle abitazioni. Pertanto gli Stati Membri avranno l’obbligo di predisporre e aggiornare un “Piano Nazionale Radon” che dovrà ricorrentemente essere aggiornato e trasmesso alla Commissione Europea.

Radiazioni non ionizzanti

Le radiazioni non ionizzanti possono essere suddivise in: campi elettromagnetici a frequenze estremamente basse (ELF), radiofrequenze (RF), microonde (MO), infrarosso (IR), luce visibile. L’umanità è sempre stata immersa in un fondo elettromagnetico naturale: producono onde elettromagnetiche il sole, le stelle, alcuni fenomeni meteorologici come le scariche elettrostatiche, la terra stessa genera un campo magnetico. A questi campi elettromagnetici di origine naturale si sono sommati, con l’inizio dell’era industriale, quelli artificiali, strettamente connessi allo sviluppo scientifico e tecnologico. Tra questi ci sono i radar, gli elettrodotti, ma anche oggetti di uso quotidiano come apparecchi televisivi, forni a microonde e telefoni cellulari.

In particolare le sorgenti di campi elettromagnetici più significative ai fini della VAS si suddividono in: • sorgenti che producono radiazioni ad alta frequenza (RF -

Radio Frequencies), costituite dagli impianti radiotelevisivi, dalle Stazioni Radio Base e dai telefoni cellulari.

• sorgenti che producono radiazioni a bassa frequenza (ELF - Extremely Low Frequencies), costituite dagli elettrodotti, dalle sottostazioni elettriche e dalle cabine di trasformazione. Di particolare interesse ai fini della definizione di nuove destinazioni d’uso, in particolare di quelle maggiormente sensibili (scuole, case di riposo, etc.), sarà la mappatura delle stazioni radio base e degli elettrodotti.

Radiazioni ad alta frequenza

Le principali sorgenti artificiali nell’ambiente di campi elettromagnetici ad alta frequenza (RF), ossia con frequenze tra i 100 kHz e i 300 GHz, comprendenti campi elettromagnetici a radio frequenze (100 kHz - 300 MHz) e microonde (300 MHz - 300 GHz), sono gli impianti per radiotelecomunicazione. Tale denominazione raggruppa diverse tipologie di apparati tecnologici:

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• impianti per la telefonia mobile o cellulare, o stazioni radio base (SRB);

• impianti di diffusione radiotelevisiva (RTV: radio e televisioni); • ponti radio (impianti di collegamento per telefonia fissa e mobile e radiotelevisivi).

Gli studi effettuati per valutare gli effetti delle radiazioni ad alta frequenza sulla salute umana hanno portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a classificare i campi elettromagnetici a radiofrequenza come potenzialmente cancerogeni per la salute dell’uomo (gruppo 2B) sulla base di un incremento del rischio di glioma, un tipo di cancro maligno al cervello, associato all’utilizzo di telefono cellulare. Per quanto concerne l’esposizione all’inquinamento determinato dai sistemi di trasmissione dei segnali radio, televisivi e per le telecomunicazioni wireless non sono state ancora dimostrate incidenze certe sulla salute, tuttavia, in relazione ai risultati evinti dalla letteratura scientifica internazionale, alcuni comitati scientifici (ICNIRP, CENELEC in Europa, ANSI negli Stati Uniti) hanno formulato linee guida e criteri di sicurezza da rispettare, per limitare l’esposizione, della popolazione e dei lavoratori, a campi elettromagnetici. Questi limiti, che scaturiscono da una attenta politica di tutela della popolazione e tendono a salvaguardarla da eventuali rischi per la salute, sono stati internazionalmente riconosciuti dalle comunità scientifiche e fatti propri dalle legislazioni di molti paesi. In Italia la normativa di riferimento fissa dei limiti ancora più restrittivi (D.P.C.M. 8 luglio 2003). In ambito comunale sono presenti stazioni radio-base della telefonia mobile che i vari gestori, nel tempo, hanno ubicato su autorizzazione comunale. Inoltre è presente un ripetitore di frequenze televisive situato in contrada Niura, ed una parabola di trasmissione dati situata nel centro abitato di Noto ed installata con autorizzazione edilizia n° 94 del 1998.

Impianti di telefonia mobile ubicati nel territorio di Noto (Elaborazione MATE su dati del Comune)

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Radiazioni a bassa frequenza

I campi elettromagnetici a basse frequenze, ELF (extremely low frequency), hanno frequenza compresa tra 0 e 3000 Hz. Le principali sorgenti artificiali di campi ELF sono i sistemi di trasmissione e distribuzione dell´energia elettrica, comunemente detti elettrodotti e i sistemi di utilizzo dell’energia elettrica, ossia tutti i dispositivi, ad uso domestico ed industriale, alimentati a corrente elettrica alla frequenza di 50 Hz, quali elettrodomestici. È importante ricordare che l’intensità del campo elettrico e quella del campo magnetico, ovvero la densità di potenza del campo elettromagnetico, diminuiscono con il quadrato della distanza. L’intensità dei normali elettrodomestici non risulta elevata e quindi è sufficiente una distanza di qualche metro per uscire completamente dal campo generato. Gli elettrodotti rivestono invece grande importanza in quanto presentano intensità molto alte. È quindi su di essi che si focalizza l’attenzione anche per la successiva analisi dei possibili rischi ed effetti. L’ICNIRP è l’istituzione, internazionalmente riconosciuta, che definisce linee guida per la protezione contro gli effetti nocivi per la salute delle radiazioni non ionizzanti. All’interno delle linee guida recentemente pubblicate (“Guidelines on Limits of Exposure to Static Magnetic Fields Health Physics” 96(4):504-514 – anno 2009) la principale interazione dei campi elettrici e magnetici variabili a bassa frequenza con il corpo umano viene individuata nell’induzione, nei tessuti, di campi elettrici e di correnti elettriche a questi associate. L’effetto più solidamente stabilito dei campi elettrici, al di sotto della soglia per l’eccitazione diretta di nervi o muscoli, è l’induzione di magnetofosfeni, cioè la percezione di leggeri lampi luminosi alla periferia del campo visivo. Alcune indagini, caratterizzate da un’accurata valutazione dell’esposizione a campi a bassa frequenza e degli altri fattori di rischio dei tumori in esame, indicano un incremento di rischio di leucemia infantile in relazione ad esposizione a livelli di induzione magnetica superiori a 0,2 µт. L’Istituto Superiore della Sanità, assumendo un nesso di causalità tra esposizione a campi elettromagnetici a frequenza estremamente bassa e rischio di leucemia, stima che in Italia un caso ogni 400 di leucemia infantile potrebbe essere imputato all’esposizione ai campi magnetici prodotti dalle linee elettriche. E’ tuttavia opinione del dell’ICNIRP che le attuali evidenze scientifiche di una relazione causale tra esposizione prolungata a campi magnetici a bassa frequenza ed aumenti di rischio di leucemia infantile siano troppo deboli: non si è identificato nessun meccanismo biofisico che confermi tale tesi, mentre gli studi sperimentali su animali e cellule non sostengono l’idea che l’esposizione a campi magnetici a 50-60 Hz sia una causa di leucemia infantile. Nonostante non siano state documentate evidenze scientifiche certe relativamente agli effetti sulla salute determinati da una esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità raccomanda di applicare, per la prevenzione dai possibili effetti di lungo periodo, "il principio cautelativo", ossia di adottare misure di tutela della popolazione fino a quando non ci sarà certezza scientifica degli effetti sulla salute causati dai CEM. Queste misure preventive dovrebbero essere semplici, facilmente perseguibili e di basso costo, e perciò adottabili per le nuove installazioni. L’Italia ha recepito questo principio all’interno delle leggi nazionali e regionali che adottano misure cautelative per la protezione dai possibili effetti di lungo periodo. In particolare la legge 36/2001 e il relativo decreto attuativo prevedono che nella progettazione di aree gioco per l’infanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori alle quattro ore giornaliere in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti sul territorio, dovranno essere rispettati l’obiettivo di qualità di 3 microtesla, previsto, per il valore di induzione magnetica, dall’art. 4 del DPCM 8 luglio 2003, e le fasce di rispetto determinate ai sensi dell’art. 6 del medesimo decreto. Il territorio comunale di Noto risulta attraversato da linee elettriche ad alta tensione (150 e 220 kV). E’ inoltre in progetto la realizzazione di una nuova linea da 150 KV Avola-Pachino.

La rete è il risultato di interventi susseguitisi nel tempo, rispondendo alle esigenze del momento, ed è evidente una scarsa pianificazione. Il territorio, peraltro, a causa della sua notevole estensione, è interessato da attraversamenti di linee non direttamente a servizio dello stesso. Ne consegue la necessità di normare la realizzazione di nuove linee in maniera da salvaguardare il paesaggio da un eccessivo impatto visivo, nel caso di linee aeree, privilegiando la realizzazione di linee interrate.

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Elettrodotti che interessano il territorio comunale di Noto (Elaborazione MATE su dati del Comune)

2.4- RIFIUTI

La fase emergenziale (che in attuazione del D.lgs 22/1997 aveva portato alla nomina del Presidente della Regione come Commissario Delegato che a sua volta aveva individuato i 9 prefetti per le misure di urgenza, ivi comprese le localizzazione delle discariche comprensoriali) è stata superata dall’individuazione, in Sicilia, di 27 Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) che, nella forma di Società per Azioni ebbero attribuiti i compiti relativi alla gestione del sistema dei rifiuti. Oggi, in forza dell’attuazione del D.lgs. 152/2006 nonché del Decreto del Presidente della Regione dell’08/08/2008 che prevede da una parte la riduzione degli ATO da 27 a 10 e dall’altra la loro trasformazione dalla forma di società Spa a quella di consorzi sembra delineare per la Provincia una rinnovata centralità nel ruolo di pianificazione in materia di rifiuti.

In questa prospettiva, nel rispetto di quanto previsto dalle normative vigenti (D.lgs. 152/2006) e in attesa dei nuovi provvedimenti regionali in itinere, la gestione dei rifiuti deve essere svolta assicurando un’elevata protezione dell’ambiente e controlli efficaci, perseguendo le seguenti finalità generali, in coerenza con le direttive comunitarie, nazionali e regionali:

• riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti; • riutilizzo e valorizzazione dei rifiuti anche attraverso l’incremento della raccolta differenziata; • individuazione e realizzazione di un sistema di gestione dei rifiuti che dia priorità al reimpiego,

al riciclaggio ed ad altre forme di recupero di materia e del contenuto energetico degli stessi;

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• smaltimento in condizioni di sicurezza dei soli rifiuti che non hanno altra possibilità di recupero o trattamento.

Il comune di Noto ha dato fortissimi segnali in merito alla rivoluzione culturale della raccolta differenziata. E’ ben noto il grandissimo investimento sia in termini economici che culturali che l’amministrazione comunale sta facendo attraverso il servizio di raccolta differenziata, che in alcune zone viene effettuato con il porta a porta spinto" e che ha portato a notevolissimi risultati. Importante segnale di una politica finalizzata al rispetto dell’ambiente che si tramuta in un vantaggio per i cittadini, non soltanto in termini di eco-sostenibilità ma anche di risparmio economico, l’impegno per la differenziazione dei rifiuti perpetuato dall’Amministrazione Comunale di Noto ha portato negli ultimi anni ad un grandissimo innalzamento della qualità della vita e dell'ambiente della città. Circa il 35% dei rifiuti prodotti è da imputare agli imballaggi. Forti responsabilità della produzione di RSU sono da riferire a enti pubblici e alla grande distribuzione commerciale (volantinaggio privo di controlli, mancanza di dispenser). Risulta alta, infine, la quantità di conferimenti in discarica con conseguenti emissioni di CO2.

Nell’anno 2014 i rifiuti solidi urbani in totale raccolti ammontano a 12'478'124 kg, di cui 2'871'284 kg di rifiuti differenziati: la percentuale di raccolta differenziata nel 2014 risulta pertanto del 23%. La produzione procapite si attesta sui 524,62 kg/ab.

Il sistema di gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani nel centro urbano si basa sul sistema di raccolta porta a porta, mentre nelle contrade i rifiuti vengono conferiti in cassonetti. Questo ha portato ad una disparità nell’efficienza dei rifiuti differenziati notevole: la percentuale di raccolta differenziata nei centri urbani ha raggiunto il 67%, mentre nelle contrade è appena al 5%.

2.5- EMISSIONI

Inventario delle emissioni in atmosfera della Regione Sicilia

Un inventario delle emissioni è una serie organizzata di dati relativi alla quantità di inquinanti introdotti in atmosfera, in uno specifico intervallo di tempo, dalle attività antropiche e dalle sorgenti naturali insistenti su un determinato territorio. Di recente ARPA Sicilia ha reso disponibile l’Inventario delle emissioni in atmosfera della Regione Sicilia, aggiornato con riferimento all’anno 2012.

Le mappe riportate di seguito individuano le emissioni a livello comunale per i seguenti inquinanti: ossidi di azoto, PM10, ossidi di zolfo, monossido di carbonio.

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Emissioni nel 2012 per comune – Fonte: Inventario Emissioni ARPA Sicilia – anno 2012

Si osserva che per quanto riguarda le emissioni di ossidi di azoto il comune di Noto rientra tra i comuni interessati da emissioni comprese tra 198,98 e 515,64 Mg.

La mappa delle emissioni del PM10 nel 2012 per comune evidenzia che il comune di Noto rientra tra i comuni interessati con emissioni comprese tra 203,39 e 720,49 Mg.

Le emissioni di ossidi di zolfo, per i quali negli ultimi anni non si sono rilevati nelle stazioni fisse superamenti dei limiti normati, sono state causate nell’anno 2012, escludendo il contributo dei vulcani, per circa il 60% dagli impianti di combustione industriale e dai processi con combustione e per circa il 26% dal settore processi senza Combustione. Il contributo a tali emissioni del comune di Noto è stimato inferiore alle 98 Mg.

Per il monossido di carbonio nel 2012 si registra un andamento pressoché analogo al PM10, con un contributo rilevante dovuto agli incendi; si segnala anche il contributo di 6 stabilimenti dislocati nel territorio regionale con emissioni superiori a 400 Mg. Al territorio comunale di Noto è associato un contributo inferiore ai 2'200 Mg.

2.6- SCARICHI

Sul territorio comunale sono presenti tre impianti di depurazione e conseguenti scarichi su corsi d’acqua superficiali:

• il depuratore di Testa dell’Acqua, che serve unicamente la contrada omonima e risulta pertanto dimensionato per un limitato numero di abitanti;

• il depuratore di Passo Abate, al quale convergono parte dei reflui raccolti nella contrada di S. Corrado e nel centro abitato di Noto;

• il depuratore in contrada Calabernardo, che riceve parte dei reflui della contrada di S. Corrado e del capoluogo, oltre che quelli provenienti da lido di Noto e dalla stessa Calabernardo.

IMPIANTO DEPURAZIONE DI C.DA TESTA DELL’ACQUA

L’impianto è stato realizzato tra il 1991 e il 1998 e messo in esercizio nel 1998. La linea acque per il Trattamento Primario è costituita da vasche Imhoff, mentre il trattamento Secondario viene realizzato mediante ossidazione a biodischi. La linea fanghi è costituita da letti di essiccamento. L’impianto è utilizzato al 100% della sua potenzialità. Il regolare funzionamento necessita comunque di alcuni interventi straordinari da effettuare sia sulla linea acque che sulla linea fanghi. Sono in corso di programmazione progetti di manutenzione straordinaria per l’adeguamento ed il

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potenziamento dell’impianto. L’impianto scarica nel corso d’acqua Vallone Sberra, affluente del Torrente Manghisi.

IMPIANTO DEPURAZIONE C.DA CALABERNARDO

L’impianto di depurazione presente in contrada Calabernardo è stato realizzato a lotti (in totale 3) dal 1991 al 2003 e messo in esercizio nell’anno 1998 (fine 2° lotto). Il sistema di depurazione è costituito da una linea acque per il Trattamento Primario in vasche Imhoff e Secondario con ossidazione a biodischi. La linea fanghi è invece costituita da un preispessitore e da letti di essiccamento. La capacità L’impianto così come è strutturato attualmente consente di trattare e depurare la modesta quantità dei reflui in ingresso, ma nei mesi di maggiore afflusso (da Maggio a Settembre), questa configurazione è assolutamente inadeguata per la corretta depurazione dei reflui addotti. L’impianto risulta pertanto sovrautilizzato soprattutto nel periodo estivo. Il vecchio gestore SAI8, fallito nel 2014, aveva predisposto per la sistemazione dell’impianto un progetto denominato “Lavori di manutenzione straordinaria dell’Impianto di Depurazione di C.da Calabernardo”, trasmesso al Consorzio ATO di Siracusa, in liquidazione, per la relativa autorizzazione di competenza nel 2012. L’impianto ha scarico sul fiume Asinaro.

IMPIANTO DEPURAZIONE C.DA PASSO ABATE

L’impianto è stato realizzato nel 1960 ed è costituito da una linea acque per il trattamento Primario mediante vasche Imhoff e Secondario con ossidazione a letti percolatori. La linea fanghi è invece costituita da letti di essiccamento. L’impianto risulta utilizzato al 100% della sua potenzialità. Il regolare funzionamento necessita comunque di alcuni interventi straordinari da effettuare sia sulla linea acque che sulla linea fanghi. Sono in corso di programmazione progetti di manutenzione straordinaria per l’adeguamento ed il potenziamento dell’impianto. L’impianto ha scarico sul fiume Asinaro.

Il fiume Asinaro trae origine in C.da Testa dell'Acqua da una serie di torrenti che confluiscono a sud di Noto Antica. Nel tratto di monte e nel tratto centrale il corso d'acqua prende il nome di fiume Asinaro, mentre in prossimità della foce assume il nome di fiume di Noto. Il fiume Noto - Asinaro rientra nel sistema "Noto - Cassibile" (bacino del fiume Noto e bacini minori tra Tellaro e Noto - R19087) ed è stato tipizzato in due tratti (fonte: Piano di Gestione Distretto Idrografico della Sicilia):

• 1° Tratto: dalla sorgente sino allo scarico dell’I.D. (impianto di depurazione) di Noto. Il tratto è interessato da non rilevanti impatti antropici ed è stato classificato come non a rischio.

• 2° Tratto: dallo scarico dell’I.D. di Noto sino alla foce. Il tratto si caratterizza per scarichi di fognatura di agglomerati in procedura d’infrazione ed è stato classificato come probabilmente a rischio.

Le criticità individuate per il corpo idrico sono da mettere in relazione alla presenza di scarichi civili non collettati agli impianti di depurazione e a malfunzionamenti degli impianti di depurazione.

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3)- Le misure, anche di tipo amministrativo, quali le politiche, le disposizione amministrative, i piani, i programmi, gli accordi ambientali e ogni altro atto, anche di natura amministrativa, nonché le attività che incidono o possono incidere sugli elementi di cui ai punti 1) e 2) e le misure e le attività finalizzate a proteggere i suddetti elementi

3.1- PIANI

I Piani che hanno relazione con il tema della tutela e della salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio, delle componenti biotiche e abiotiche del territorio sono i seguenti:

• Piano Territoriale Paesistico Regionale

• Piano Territoriale Paesistico degli Ambiti regionali 14-17 ricadenti nella Provincia di Siracusa • Piano Territoriale Provinciale (P.T.P.) della Provincia di Siracusa • Piano Regionale di Coordinamento per la Tutela della Qualità dell’Aria

• Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Sicilia • Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sicilia

• Piano di gestione del rischio alluvioni • Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Regione Siciliana • Piano Forestale Regionale (D.Lgs. n. 227 del 18/05/2001, L.R. n.16 del 06/04/1996)

• Piano regionale antincendio boschivo (Legge n. 353 del 21/11/2000, L.R. n. 14 del 14/04/2006, Piano revisionato nel 2015 approvato con D.P.R.S. del 11/09/2015)

• Piano regionale faunistico-venatorio 2013/2018 (Legge n. 157 del 11/02/1992, L.R. n. 33 del 1/9/1997)

• Piani Regionali dei Materiali da Cava e dei Materiali Lapidei di Pregio (L.R. n. 127 del 9/12/1980, Piano regionale vigente approvato con D.P.R.S. 03/02/2016)

• Piano Energetico Ambientale Regione Siciliana (P.E.A.R.S.) (approvato con D.P.R.S. 9/3/2009, pubbl. GURS n. 13 del 27/03/2009)

• Piano di Gestione dei Rifiuti Solidi Urbani della Regione Siciliana (Direttiva Rifiuti 2008/98/CE, D.Lgs. n. 152/2006, D.Lgs. n. 22/97, L.R. n. 2/2007, L.R. n. 9/2010)

• Piano provinciale di gestione dei rifiuti speciali anche pericolosi

• Piano Regionale dei Trasporti e della mobilità (P.R.T.M.) (D.lgs. n. 422 del 19/11/1997, Legge n. 340 del 24/11/2000, L.R. n. 68 del 14/06/1983)

• Piano di Gestione dei Siti Unesco “Le città tardo barocche del Val di Noto (Sicilia sud-orientale)”

• Piano di Gestione Monti Iblei • Piano di Utilizzo delle aree del demanio marittimo (PUDM) (L.R. n. 15 del 29/11/2005)

• Piano di azione per l’energia sostenibile del Comune di Noto (PAES) (Adottato con Delibera del Cons. Comun. n. 4 del 29/01/2015)

• Piano d’Azione per lo Sviluppo Sostenibile ( P.A.S.S.) (Agenda 21 Locale) (Linee guida per il P.A.S.S. approvate contenuti nell’Appendice allo Studio Socio-economico per il P.R.G. delib. CC. Febbraio 2011)

• Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile (conclusa fase 1 “conoscitiva” con incarico esterno Determina n. 2091/2013 e consegna elaborati il 10/12/2014 – Determina n. 2511 del 31/12/2014 attivata la procedura per la fase 2 “Redazione Piano” )

All’interno dei suddetti piani si rinvengono normative di tutela specifiche di settore o riferite a determinati ambiti del territorio.

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6)- Lo stato della salute e della sicurezza umana, compresa la contaminazione della catena alimentare, le condizioni della vita umana, il paesaggio, i siti e gli edifici di interesse culturale, per quanto influenzabili dallo stato degli elementi degli ambienti di cui al punto 1) o, attraverso tali elementi, da qualsiasi fattore di cui ai punti 2) e 3)

6.1- INFLUENZE DELLA CONTAMINAZIONE ALIMENTARE E DI ALTTRI FATTORI SULLA SALUTE UMANA E SULLA QUALITA’ DI VITA IN FUNZ IONE AGLI INDICATORI AMBIENTALI E SOCIALI

Lo stretto legame esistente tra ambiente e salute è oggi al centro dell’interesse delle istituzioni. I fattori ambientali, e in particolare l’inquinamento, sono infatti all’origine di un terzo/un quarto dei casi di malattia nei paesi industrializzati (Fonte: Sito Ufficiale dell’Unione Europea - http://europa.eu). I fattori ambientali accrescono in particolare l’incidenza di malattie quali l’asma, le allergie, le malattie respiratorie, il cancro e i disturbi dello sviluppo neurologico. I bambini costituiscono una categoria particolarmente vulnerabile. I principali fattori di inquinamento da considerare in relazione agli effetti sulla salute umana risultano essere l’inquinamento atmosferico, acustico, olfattivo (anche se si tratta più di un disturbo che di una causa capace di originare patologie), l’inquinamento delle risorse idriche e del suolo, le radiazioni ionizzanti (particolare attenzione deve essere posta al tema del Radon indoor) e non ionizzanti (con particolare attenzione ai campi elettromagnetici generati da elettrodotti). Lo schema riportato di seguito sotto forma di tabella ripropone una sintesi dei possibili effetti sulla salute della popolazione derivanti da problematiche ambientali.

Componente ambientale

Possibili effetti sulla salute della popolazione residente

Aria Gli studi a disposizione evidenziano come l’infanzia rappresenti l’età critica per l’esposizione ad inquinanti atmosferici. Per gli effetti a breve termine i soggetti maggiormente coinvolti sono i bambini asmatici che nei periodi di maggiore inquinamento devono ricorrere più frequentemente e massicciamente ai farmaci e vanno incontro più frequentemente a crisi d’asma. Inoltre i livelli di inquinamento possono condizionare lo sviluppo di una normale funzione respiratoria ed incrementare patologie quali l’asma, il raffreddore allergico e altre allergie respiratorie. In particolare la residenza presso vie di grande traffico (soprattutto pesante) si è associata ad un rischio significativamente aumentato di asma. Gli effetti negativi decrescono rapidamente se ci si allontana oltre i 200 metri dalle strade più percorse da autoveicoli pesanti. Recenti studi epidemiologici individuano in una fascia di 150 m che circonda le strade a intenso traffico (> 10 000 veicoli/giorno) i maggiori impatti sulla salute. Altre importanti sorgenti di inquinamento atmosferico sono rappresentate dalle caldaie domestiche e dagli impianti produttivi. Risulta di massima importanza la verifica del rispetto dei limiti di emissione come stabiliti dalla normativa vigente in materia a tutela della salute della popolazione.

Acqua Le sostanze chimiche assimilate dall’organismo umano possono essere divise in due categorie principali: quelle che ingeriamo direttamente attraverso la catena alimentare e quelle che arrivano dall’acqua. La qualità delle acque distribuite dalla rete idrica (acquedotto) deve rispondere ai limiti di concentrazione degli inquinanti previsti dalla normativa vigente. La normativa nazionale attualmente in vigore, il D.Lgs. Nr. 31/2001, integrato e modificato con il D.Lgs. 27/2002, recepisce la direttiva europea 83/98 CE e disciplina la qualità delle acque ad uso umano al fine di proteggere la salute dagli effetti negativi della contaminazione delle acque. Oltre agli effetti determinati dall’eventuale presenza di inquinanti nell’acqua risulta di fondamentale importanza considerare più a larga scala le conseguenze sulla salute determinate dall’inquinamento delle risorse idriche. Una sostanza chimica presente nell’acqua a una determinata concentrazione, si accumula nei tessuti degli organismi

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presenti negli ecosistemi acquatici, secondo un fenomeno noto con il termine di bio-accumulazione e può raggiungere l’uomo che se ne nutre. Un’alimentazione il più possibile naturale con prevalenza di alimenti ricchi di fibre e privi di additivi e pesticidi è una buona base di partenza per conservare un buono stato di salute. L’attività fisica contribuisce al benessere dell’organismo in quanto favorisce l’eliminazione delle tossine, al contrario una vita sedentaria e l’alimentazione scorretta, in misura maggiore se unite a condizioni di stress, possono favorire l’insorgere di malattie anche gravi, come dimostrano i più recenti studi in materia.

Suolo La presenza di suolo contaminato può essere un potenziale fattore di rischio per la salute umana, rischio che tuttavia dipende dal tipo di contaminazione, dall’estensione della contaminazione e dalla possibilità dei contaminanti di raggiungere, attraverso le acque sotterranee o superficiali connesse a quelle che interessano l’area contaminata, ambiti esterni ai siti sottoposti a indagine o bonifica ambientale. I contaminanti presenti nel suolo possono, a seconda della tipologia degli stessi, determinare emissioni di inquinanti nelle acque o nell’aria e determinare un inquinamento più o meno esteso. Il problema può assumere maggiore gravità nei casi in cui sia presente materiale radioattivo o particolarmente pericoloso per la salute (es. deposito di rifiuti contenenti amianto). La corretta gestione dei siti contaminati al fine della loro bonifica, che può prevedere anche misure di messa in sicurezza temporanea, permette di scongiurare rischi per la salute per la popolazione residente in prossimità di questi ambiti.

Inquinanti fisici – rumore

Gli effetti determinati dall’esposizione al rumore ambientale variano in funzione dell’intensità e della durata del fenomeno. Molti studi evidenziano come il rumore interagisca con il benessere sia fisico sia mentale degli individui. In base ai risultati di alcune ricerche il rumore attiva il sistema endocrino e simpatico provocando cambiamenti fisiologici acuti che sono identici a quelli che intervengono in risposta ad un generico stress. Si ritiene che stimolazioni ripetute del sistema neuroendocrino, per anni di esposizione ad elevati livelli di rumore aumentino i rischi di problemi cronici di salute. L’O.M.S. e la Commissione della CEE indicano un valore ottimale do 30 dBA di Leq notturno all’interno degli ambienti abitativi, con livelli massimi non eccedenti 45 dBA, quale garanzia di una buona qualità del sonno.

Inquinanti fisici – radiazioni ionizzanti

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’esposizione al radon rappresenta la seconda causa di morte per cancro ai polmoni dopo il fumo in molti paesi. La maggior parte dei casi di cancro al polmone indotti dal radon si verificano tra i fumatori a causa di un forte effetto combinato del fumo e del radon, tuttavia è da rilevare che il radon risulta la causa primaria di cancro al polmone per le persone che non hanno mai fumato (Fonte: “WHO handbook on indoor radon – a public health perspective”, WHO, 2009). Le strategie per la prevenzione del radon indoor nelle nuove costruzioni e quelle per la mitigazione negli edifici esistenti sono quindi necessari per ridurre i rischi sulla salute. L’incremento di tumore risulta statisticamente significativo per concentrazioni di radon indoor superiori a 200 Bq/m3 tuttavia l’OMS individua un livello di riferimento di 100 Bq/m3 quale parametro cautelativo da considerare per ridurre il rischio della popolazione che vive in zone caratterizzate da alta concentrazione di radon.

Inquinanti fisici – radiazioni non ionizzanti

Alcune indagini, caratterizzate da un’accurata valutazione dell’esposizione a campi a bassa frequenza e degli altri fattori di rischio dei tumori in esame, indicano un incremento di rischio di leucemia infantile in relazione ad esposizione a livelli di induzione magnetica superiori a 0,2 µт. L’Istituto Superiore della Sanità, assumendo un nesso di causalità tra esposizione a campi elettromagnetici a frequenza estremamente bassa e rischio di leucemia, stima che in Italia un caso ogni 400 di leucemia infantile potrebbe essere imputato all’esposizione ai campi magnetici prodotti dalle linee elettriche. E’ tuttavia opinione dell’ICNIRP che le attuali evidenze scientifiche di una relazione causale tra esposizione prolungata a campi magnetici a bassa frequenza ed aumenti di rischio di leucemia infantile siano troppo deboli: non si è identificato nessun meccanismo biofisico che confermi tale tesi, mentre gli studi sperimentali su animali e cellule non sostengono l’idea che l’esposizione a campi magnetici a 50-60 Hz sia una causa di leucemia infantile. L’ICNIRP è l’istituzione, internazionalmente riconosciuta, che definisce linee guida per la protezione contro gli effetti nocivi per la salute delle radiazioni non ionizzanti. All’interno delle linee guida recentemente pubblicate (“Guidelines on Limits of Exposure to Static Magnetic Fields Health Physics” 96(4):504-514 – anno 2009) la principale interazione dei campi elettrici e magnetici variabili a bassa frequenza con il corpo umano viene individuata nell’induzione, nei tessuti, di campi elettrici e di correnti elettriche a questi associate. L’effetto più solidamente stabilito dei campi elettrici è l’induzione di

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magnetofosfeni, cioè la percezione di leggeri lampi luminosi alla periferia del campo visivo. Non ci sono sostanziali evidenze di un’associazione tra l’esposizione a campi di bassa frequenza e patologie quali il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla e malattie cardiovascolari. I dati relativi a un’associazione tra esposizione a campi di bassa frequenza e morbo di Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica non sono conclusivi. Gli studi effettuati per valutare gli effetti delle radiazioni ad alta frequenza sulla salute umana hanno portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a classificare i campi elettromagnetici a radiofrequenza come potenzialmente cancerogeni per la salute dell’uomo (gruppo 2B) sulla base di un incremento del rischio di glioma, un tipo di cancro maligno al cervello, associato tuttavia all’utilizzo di telefono cellulare e non alla presenza di SRB sul territorio per le quali attualmente non vi sono evidenze scientifiche che ne dimostrino la pericolosità per la salute umana.

Inquinanti fisici – inquinamento luminoso

La perdita della qualità del cielo notturno non è solo una “questione astronomica” ma anche sociale in quanto impedisce la “fruizione” di uno spettacolo tra i più affascinanti del mondo naturale. Inoltre l’inquinamento luminoso determina anche un’alterazione di molteplici equilibri ambientali: tra gli effetti associabili all’inquinamento luminoso ad esempio è da considerare l’influenza negativa che esso esercita sul ciclo della fotosintesi clorofilliana che le piante svolgono nel corso della notte e dei ritmi circadiani. Alcuni studi individuano la possibilità che la troppa luce artificiale durante la notte possa causare la depressione. È la tesi di un gruppo di ricercatori americani che hanno pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry i risultati condotti su femmine di criceto esposte a luce artificiale debole nelle ore notturne. I bassi livelli di illuminazione sono stati impostati in modo da simulare le condizioni di inquinamento luminoso tipiche di molte città industrializzate. La ricerca ha dimostrato che, dopo 40 giorni di esposizione alla luce artificiale, nei roditori aumenta la concentrazione della proteina TNF, che normalmente l’organismo produce in reazione a lesioni o infiammazioni. Quando i livelli di TNF aumentano in assenza di problemi di questo tipo, spiegano i ricercatori, la proteina potrebbe avere un ruolo nel favorire la depressione anche nei soggetti umani.

E’ inoltre da ricordare che anche l’ambiente urbano, inteso nel senso più ampio di spazio in cui si esplicano le attività umane (spazio costruito e ambiti residui di naturalità o ancora liberi da infrastrutture), può influenzare inoltre gli stili di vita dei cittadini contribuendo, o al contrario scoraggiando, l’adozione di stili di vita sani. Un aspetto di particolare importanza in tal senso è correlato al sistema della viabilità. Il riferimento è in particolare alla mobilità ciclo-pedonale e quindi alla pratica di una corretta attività motoria, la cui utilità è indiscussa per la prevenzione di numerose patologie umane (tumori, malattie cardiocircolatorie, obesità, diabete, etc.). Il Department of Health and Human Services degli USA afferma che il livello di attività fisica da raccomandare alla popolazione è costituito da 30 minuti di attività moderata per almeno 5 giorni alla settimana. La pratica sportiva può essere favorita anche dalla presenza di aree verdi di sufficiente estensione da permettere la pratica di attività aerobiche quali la corsa, lo stretching, etc. La presenza del verde in ambito urbano ha importanti risvolti sulla percezione dello stesso sia in termini estetici che emozionali. Contribuendo ad alleviare condizioni psicologiche di stress o sentimenti negativi (tensione, rabbia, etc.) la presenza di vegetazione determina un benefico effetto sulla psiche umana, come dimostrano recenti studi che evidenziano, tra le altre correlazioni, una diminuzione dei suicidi nelle aree in cui il paesaggio naturale è ben rappresentato. Da quanto sopra brevemente accennato risulta evidente come la qualità degli spazi urbani anche dal punto di vista estetico e la presenza di verde (anche interno al tessuto urbano – centro edificato) rappresentino elementi di primaria importanza per la qualità della vita dei residenti e quindi per il loro stato di salute psico-fisico. La tabella riportata di seguito sintetizza gli effetti sulla salute connessi alle condizioni dell’ambiente urbano in particolare in riferimento alle caratteristiche mobilità urbana ciclabile, alla presenza di aree verdi, alla qualità estetica del territorio.

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Caratteristiche dell’ambiente urbano

Possibili effetti sulla salute della popolazione residente

Presenza, estensione e continuità dei percorsi ciclabili

Non è rilevabile un effetto diretto sulla salute dei residenti; indirettamente la mancanza di continuità e l’ancora insufficiente estensione dei percorsi ciclabili esistenti può scoraggiare l’uso della bicicletta per gli spostamenti interni al territorio comunale e quindi non favorire l’attività fisica dei residenti, elemento di primaria importanza per la tutela della salute. L’impiego maggiore delle bici permette inoltre una diminuzione del traffico veicolare con conseguente diminuzione di inquinamento atmosferico e acustico.

Presenza ed estensione delle aree verdi interne al tessuto urbano

La presenza di aree verdi interne al tessuto urbano rappresenta un importante indicatore di qualità della vita; la mancanza di tali elementi provoca, come dimostrano recenti studi, una maggiore propensione per patologie mentali quali la depressione e i problemi alimentari. La presenza di verde incrementa inoltre la qualità estetica del territorio e favorisce un senso di benessere nell’individuo. Studi internazionali dedicati alla relazione tra disagio psichico e ambiente sociale indicano come nelle aree urbane la schizofrenia risulti più che doppia rispetto alle aree rurali e porti con sé fenomeni come anoressia, bulimia, psicosi, depressioni, abuso di sostanze stupefacenti. Dagli studi emerge, inoltre, che le persone che vivono in abitazioni dalle cui finestre si scorgono alberi appaiono più soddisfatte e felici della loro abitazione rispetto a quanti convivono con panorami privi di verde o, addirittura, con “semplici” prati senza alberi.

Qualità estetica degli spazi urbani

Gli spazi urbani ed in particolare la qualità estetica percepita da chi vi sosta hanno una dimostrata influenza sugli stati d’animo e mentali degli individui. L’organizzazione dello spazio della città influisce sulla sicurezza dei luoghi: può contribuire a renderli più sicuri o al contrario renderli molto più insicuri. Le scelte urbanistiche e architettoniche infatti hanno un impatto sulle diverse tipologie di criminalità e disordine e sull’insicurezza soggettiva, perché influenzano i comportamenti, le attitudini, le scelte e le sensazioni di potenziali autori di atti criminali, vittime, residenti e polizia. Per studiare il tema della prevenzione del crimine negli edifici e negli spazi pubblici è stato istituito uno specifico comitato internazionale, che ha prodotto Standard e Technical Reports relativi alla prevenzione della criminalità attraverso la progettazione degli edifici (residenze, uffici e negozi) e la progettazione urbana. L’attività del gruppo di lavoro su “Prevention of Crime by Urban Planning” si è chiusa nel 2006 con l’emanazione del Technical Report TC 14383-2, che è stato definitivamente adottato dal CEN nel 2007. La normativa CEN TR/14383-2 presenta raccomandazioni di buone pratiche che possono essere applicate alla pianificazione e progettazione da parte di chi redige i progetti. In particolare l'allegato D, contiene le linee guida per la progettazione urbana in termini di sicurezza fornendo una serie di principi fondamentali che possono facilmente essere compresi da una vasta gamma di utilizzatori. Il disegno urbano e la gestione degli spazi vengono riconosciuti come i tre livelli significativi a cui affrontare la prevenzione ambientale della criminalità.

(N.B.: I dati ambientali contenuti nella “Scheda informativa” sono stati estratti dallo Studio Ambientale per la V.A.S. relativo alla revisione generale del P.R.G. di Noto elaborati a cura della Soc. MA.TE Coop.va incaricata dall’Amministrazione comunale.)