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Azienda Ospedaliera di Padova estate 2010 fitoterapia informa informa sanità sanità PIÙ CHIAREZZA TRA MEDICO E PAZIENTE VIAGGIARE VIAGGIARE VIAGGIARE VIAGGIARE D’ESTATE D’ESTATE D’ESTATE D’ESTATE IN IN IN IN SICUREZZA SICUREZZA SICUREZZA SICUREZZA AFERESI AFERESI AFERESI AFERESI E E E E BANCA BANCA BANCA BANCA DEL DEL DEL DEL SANGUE SANGUE SANGUE SANGUE

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Azienda Ospedaliera di Padova estate 2010

fitoterapia

informainformasanitàsanità PIÙ CHIAREZZA

TRA MEDICO

E PAZIENTE

VIAGGIARE VIAGGIARE VIAGGIARE VIAGGIARE D’ESTATED’ESTATED’ESTATED’ESTATE ININININ SICUREZZASICUREZZASICUREZZASICUREZZA

AFERESI

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NOTIZIARIO D’INFORMAZIONE

DELL’AZIENDA OSPEDALIERA DI PADOVA

rivista trimestrale estate 2010 DIRETTORE RESPONSABILE Luisella Pierobon VICEDIRETTORE Valentina Galan REDAZIONE Silvia Baggio, Monica Briani, Eliana Camporese, Alessia Comacchio, Giustina De Silvestro, Elke Erne, Francesco Francini, Marzia Franzetti, Paolo Gazzola, Nadia Gussetti, Luisa Longhini, Andrea Meneghini, Cinzia Montagna, Antonella Muraro, Elisabetta Panazzolo, Roberto Rinaldi, Anna Maria Sajeva, Elisa Salata, Renzo Scaggiante, Dino Sgarabotto, Giuseppe Tarantini

DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE Via Giustiniani 1— Padova tel. redazione 049.8213923 fax redazione 049.8218283 [email protected] Registrazione del Tribunale di Padova n. 1553 del 4.2.97 Registro Stampa

in copertina: foto di sciencephotolibrary

informainformasanitàsanità

SOMMARIO

non solo banca del sangue pag. 3

l’aferesi terapeutica pag. 6

medici, non stregoni pag. 8

alleanza terapeutica tra medico e paziente pag. 11

più tempo per l’angioplastica primaria pag. 13

gestire il contenzioso sanitario pag. 15

episud pag. 18

medicina globale per la qualità della vita pag. 21

la malattia drepanocitica in età pediatrica pag. 23

estate, stagione di vacanze e viaggi pag. 25

paese che vai rischio che trovi pag.27

allattare al seno pag. 31

dmo, questa sconosciuta pag. 32

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Molti utilizzatori ancora oggi sono

convinti che la nostra attività con-

sista praticamente solo nel racco-

gliere e distribuire il sangue dei do-

natori. Non è infrequente sentirsi

richiedere, soprattutto dai colleghi

più anziani, “un flacone di sangue”,

quando già negli anni ’70 i flaconi

di vetro sono stati sostituiti dalle

sacche in PVC.

In realtà la Medicina Trasfusionale

è evoluta rapidamente e oggi, oltre

che di tutte le “attività riguardanti

la promozione del dono del san-

gue, la raccolta di sangue intero,

la medicina trasfusionale all’Azienda Ospedaliera

di Giustina De Silvestro

NON SOLO BANCA DEL

SANGUE

emocomponenti e cellule staminali

emopoietiche autologhe, omolo-

ghe e cordonali, il frazionamento

con mezzi fisici semplici, la valida-

zione, la conservazione e la distri-

buzione del sangue umano e dei

suoi componenti”, si occupa anche

dell’esecuzione delle indagini di la-

boratorio e delle procedure di in

attivazione dei patogeni, delle in-

dagini prenatali finalizzate alla pre-

venzione di problemi immunoema-

tologici e della prevenzione della

malattia emolitica neonatale, delle

attività di tipizzazione tissutale

(HLA) finalizzata al trapianto

d’organo e di midollo, della

emaferesi terapeutica per il tratta-

mento di malattie autoimmuni,

tossico-dismetaboliche,

ematologiche. Sono compito della

Medicina Trasfusionale anche le

indagini immunoematologiche fi-

nalizzate alla trasfusione, il prede-

posito a scopo di autotrasfusione,

il controllo di tutto il processo e

l’emovigilanza sugli eventi avversi,

il controllo sull’utilizzo appropriato

del sangue e dei suoi componenti,

anche attraverso il Comitato per

immagini dalla Medi-cina Immunotrasfu-sionale dell’Azienda*

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il Buon Uso del Sangue (COBUS).

La nostra Unità Operativa, che oggi

si chiama Immunotrasfusionale, è

nata come Banca del Sangue. Con-

ta sull’apporto di 67 persone nei

vari ruoli professionali: 11 medici,

prevalentemente specialisti in E-

matologia, 6 biologi, 26 tecnici di

laboratorio e 14 infermieri profes-

sionali, 10 persone di ruolo ammi-

nistrativo o operatori di supporto.

L’attività si articola in due processi

principali: il processo “produttivo”

e il processo “clinico-ssistenziale”.

Le attività si svolgono in tre sedi.

La sede principale, anche sede di

Direzione dell’Unità Operativa e

del Dipartimento Trasfusionale

Provinciale, presso il Monoblocco

Ospedaliero, dove avvengono la

distribuzione del sangue a fine tra-

sfusionale, le attività di consulenza

e le attività clinico-assistenziali

propriamente dette; l’Ospedale

dei Colli, dove ha sede il Centro di

raccolta del sangue, che costitui-

sce la base su cui si fondano tutte

le attività e i compiti della Medici-

na trasfusionale; l’Ospedale

Sant’Antonio, dove ha sede

l’Ambulatorio di autotrasfusione e

salassoterapia, attività che si collo-

ca a metà strada tra il processo

produttivo e clinico.

La nota più piacevole degli ultimi

anni è l’ingresso di persone giova-

ni, soprattutto nel personale tecni-

co, neo-laureati, prevalentemente

donne molto motivate e determi-

nate, e molto serene pur nel gran-

de impegno di lavoro.

Il sangue raccolto a Padova, fonda-

mentale per tutte le attività sanita-

rie svolte nell’Azienda Ospedaliera

e negli altri Ospedali di Padova, ga-

rantisce solo in parte quello che è

l’elevato fabbisogno: 34000 unità

di globuli rossi hanno costituito la

le apparecchiature del Centro

Immunotrasfusionale

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richiesta nel 2009, con un trend in

aumento di circa il 3% annuo. Sia-

mo nella media regionale, ma con

una raccolta a Padova di solo il

50% del fabbisogno. Per il rima-

nente è necessario ricorrere agli

ospedali della provincia. Al fabbi-

sogno contribuiscono anche circa

3000 unità all’anno raccolte

nell’Ambulatorio di autotrasfusio-

ne, per quei pazienti che si sotto-

pongono a intervento chirurgico

in elezione.

Nel 2009 sono state trasfuse

33982 sacche di globuli rossi con-

centrati, di cui più di 12000 prove-

nienti da ospedali di altre province

venete; quest’anno la richiesta è

ulteriormente aumentata (+ 4,8 %

nei primi 4 mesi), e lo sforzo richie-

sto ai donatori e alle Associazioni

dei donatori è ancora maggiore.

Per il secondo semestre dell’anno

si prevede un fabbisogno comples-

sivo di 17500 sacche: riuscire a es-

sere autosufficienti sarebbe davve-

ro un bel traguardo da raggiunge-

re. Ecco perché oggi lanciamo un

appello, una sfida per la “auto-

nomia trasfusionale” di Padova,

perché la disponibilità di sangue

rimane sempre alla base di tutto.

il Centro raccolta sangue presso il Complesso sociosanitario dei Colli

Foto cortesemente concesse da “Il Corriere del Veneto”

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All’interno dell’attività clinica

dell’Unità Operativa Immunotra-

sfusionale, diretta dalla dr.ssa

Giustina De Silvestro, ha un grande

rilievo la terapia aferetica. L’aferesi

terapeutica è una tecnica di depu-

razione extracorporea del sangue.

Si tratta di una disciplina che, ri-

muovendo con dispositivi dedicati

sostanze di peso molecolare eleva-

to dal plasma, è in grado di agire

su uno o più componenti del san-

gue coinvolti nello scatenare e nel

mantenere una particolare

malattia. La sua efficacia è stata

valutata positivamente sin dal

1985 dagli esperti della American

Medical Association ed è oggi un

sussidio fondamentale non solo

nella cura di alcune malattie

autoimmuni, ma anche in casi di

avvelenamento e comunque in tut-

te quelle circostanze nelle quali sia

necessario asportare rapidamente

dal sangue circolante sostanze

dannose all'organismo e disciolte

nel plasma. Il sangue intero, prele-

vato da una vena del paziente, vie-

ne separato in una macchina, che

si chiama appunto “separatore cel-

lulare”, e il componente malato

viene rimosso e sostituito, oppure

trattato per la rimozione della so-

stanza tossica, e poi restituito al

paziente. Diversi sono gli aspetti

tecnici dell’aferesi terapeutica, tra

cui spiccano la separazione del pla-

sma dal sangue intero, eseguita

mediante tecnica di centrifugazio-

ne o filtrazione; la sostituzione del

plasma rimosso e composizione

delle soluzioni di re infusione; il

frazionamento del plasma o rimo-

zione selettiva dal plasma delle so-

stanze anomale, tossiche o in ec-

cesso. I trattamenti durano da un

minimo di 2 ore, fino a 5-6 ore nel-

le procedure più complesse.

Padova è stata uno dei primi centri

ad avviare l’attività, fin dai primi

anni ’80. A questa sua lunga espe-

rienza si aggiungono il costante ag-

giornamento tecnologico, con la

disponibilità di strumentazione

adeguata anche alle situazioni più

complesse; la formazione e la com-

petenza del personale che vi ope-

ra, per cui il Centro è stato, ed è

ancora, sede di formazione per

personale medico e infermieristico

di altre sedi di tutta Italia; gli

aspetti di sicurezza, alla cui atten-

zione si è impegnata sin dall’inizio

sviluppandoli nel tempo, così che

oggi lo standard di sicurezza ha

raggiunto livelli elevatissimi; la

particolare specializzazione per pa-

zienti pediatrici, anche di basso pe-

so corporeo.

È anche sede del Registro Naziona-

le di Aferesi Terapeutica, sia

dell’adulto che del bambino, e qui

arrivano quotidianamente richie-

ste di parere su indicazioni cliniche

e aspetti tecnici da tutto il Paese.

In questo settore sono impegnati

due medici e cinque infermieri:

l’attività si svolge dal lunedì al ve-

nerdì, con una pronta disponibilità

L’AFERESI

TERAPEUTICA

Giustina De Silvestro

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per la fascia notturna e festiva.

Negli ultimi 10 anni (2000-2009)

sono stati eseguiti 13.979 tratta-

menti in 1469 pazienti, molti dei

quali ricorrenti per patologie croni-

che. Nell’arco degli anni, alla tec-

nologia standard rappresentata dal

plasmaexchange (o scambio pla-

smatico), si sono integrate proce-

dure progressivamente più specia-

listiche e tecnicamente sofisticate.

Aver mantenuto sempre alta l’at-

tenzione ai livelli di sicurezza ha

permesso di adeguare la terapia

alle nuove conoscenze e anche alle

nuove patologie che con queste

metodiche possono essere tratta-

te. Le tecniche a disposizione, oltre

alle tradizionali, sono lo scambio

plasmatico, con rimozione e sosti-

tuzione della componente plasma-

tica, utilizzato soprattutto per le

malattie immunomediate; l’LDL-

aferesi, per il trattamento delle

ipercolesterolemie familiari omozi-

goti o eterozigoti gravi, che non ri-

spondono ad alcuna terapia farma-

cologica; la raccolta di cellule sta-

minali periferiche, per autotra-

pianto nelle malattie oncoemato-

logiche; la fotochemioterapia

extracorporea, con trattamento e

reinfusione dei linfociti, per la te-

rapia della malattia del trapianto

verso l’ospite (GvHD); l’immuno-

adsorbimento, procedura partico-

larmente raffinata per la rimozione

di anticorpi, riservata a patologie e

situazioni molto particolari; la gra-

nulocitoaferesi su colonna, per il

trattamento delle malattie infiam-

matorie croniche intestinali; lo

scambio eritrocitario per il tratta-

mento delle crisi occlusive nei pa-

zienti con anemia falciforme; lo

scambio eritrocita rio per il tratta-

mento delle crisi occlusive nei pa-

zienti con anemia falciforme.

Sindrome da anticorpi antifosfolipidi in gravidanza: plasma-exchange e/o immunoadsorbimento

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La possibilità di curarsi con le pian-te officinali suscita da tempo l’interesse del grande pubblico, tanto da fare del mercato dei fito-terapici una delle più floride realtà commerciali degli ultimi anni. Al fenomeno non sono estranei l’ingenuità di chi ritiene sicuro un prodotto solo perché apparente-mente naturale né l’enfasi di quan-ti attribuiscono alle piante proprie-tà curative senza il supporto di evidenze scientifiche. La logica consumistica, difficile da eludere anche in ambito sanitario, ha tro-vato fertile terreno per i suoi fattu-rati anche nel settore salutistico, espandendoli grazie alla creazione di nuovi bisogni. La realtà che si è così configurata richiede, proprio per le sue dimen-sioni, un approccio attento e com-petente. Gli atteggiamenti preva-lenti che la classe medica dimostra nei confronti della fitoterapia sono invece il rifiuto e la diffidenza. Lo scetticismo, spinto fino alla siste-matica riprovazione nei confronti di qualsiasi istanza del paziente che vuol essere curato con fitote-rapici, induce quest’ultimo alla reticenza e alla ricerca di riferi-

curarsi con la fitoterapia

di Francesco Francini

MEDICI,

NON STREGONI

menti alternativi. Cosi, progressi-vamente, altre figure sostituiscono il medico anche nei momenti della diagnosi e della prescrizione della terapia: il farmacista, l’erborista, il naturopata… Molto spesso, inol-tre, la fitoterapia diventa oggetto di autoprescrizione, anche in pre-senza di patologie importanti. Che lo si condivida o meno, invece, il ricorso alle piante officinali è una tendenza consolidata con cui dob-biamo confrontarci. Per la sua rile-vanza l’argomento merita un ap-proccio critico razionale, basato sulla conoscenza delle basi scienti-fiche su cui poggiano formulazioni e procedure terapeutiche e sull’identificazione dei potenziali rischi legati al loro impiego. La fitoterapia è la scienza che pre-viene o cura le patologie per mez-zo delle piante medicinali o di pro-dotti da questi derivati, i fitoterapi-ci. La fitoterapia vene impropria-mente considerata tra le medicine alternative. In realtà essa condivi-de con la medicina convenzionale l’approccio scientifico alla malatti-a. Come la farmacologia ortodossa, la fitoterapia è allopatica, cioè cura le cause delle patologie con princi-pi che vi si oppongono, contraria-

mente all’omeopatia, che propone di curare le patologie mediante rimedi simili agli agenti patogeni (similis similia curantur). La scelta del suo impiego non poggia su atti di fede ma si basa sul riscontro dell’efficacia terapeutica, valutata secondo i criteri universalmente adottati dalla comunità scientifica. Molti farmaci ancor oggi di comu-ne impiego derivano dal mondo vegetale. Prodotti fitoterapici sono riportati nella Farmacopea Ufficia-le e molti sono specialità medicina-li. Le attuali tecniche di indagine hanno consentito di identificare molti principi attivi delle piante medicinali, chiarendone il mecca-nismo d’azione. Numerose riviste scientifiche sono oggi dedicate alla ricerca in campo fitoterapico e le più prestigiose pubblicazioni medi-che internazionali ospitano ogni anno centinaia di lavori sugli effetti terapeutici delle piante medicinali. Non medicina alternativa quindi, piuttosto medicina complementa-re a quella ufficiale, una integrazio-ne che intende completare e non ignorare quanto il progresso scien-tifico ha fin qui prodotto. Fatte queste premesse, è il caso di rispondere a una critica frequente-

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mente mossa alla fitoterapia. Che necessità c’è, si chiedono alcuni, di ricorrere a una pianta medicinale quando è oggi possibile ottenere per estrazione o per sintesi il suo principio attivo isolato? Perché usare una preparazione vegetale, con tutte le incertezze dovute all’instabilità della composizione, quando disponiamo del farmaco la cui composizione è nota e stabile nel tempo? La risposta è che la pianta medicinale non agisce in virtù di un solo principio attivo ma grazie all’azione sinergica di molte sostanze che nel loro insieme for-mano il fitocomplesso. Questa ca-ratteristica consente di usare dosi sensibilmente minori di ciascun principio attivo, riducendo gli ef-fetti avversi. Per quanto concerne l’incertezza della composizione, oggi sono utilizzati estratti vegetali standardizzati e titolati, che garan-tiscono la costanza compositiva e consentono di conoscere il quanti-tativo delle principali sostanze atti-ve somministrate. Certamente la fitoterapia ha anche i suoi aspetti negativi. Per una serie di ragioni, alcune intrinseche ma la maggior parte dovute al contesto in cui vie-ne praticata, essa è più facilmente della medicina ufficiale oggetto di ciarlataneria. A ciò si aggiunga che le piante officinali possono avere effetti avversi e interagire con i farmaci. Possiamo sintetizzare in 4 punti i potenziali rischi della fitote-rapia. Cominciamo con il ritardo della diagnosi: il ricorso a persone impreparate, millantatori e ciarla-

tani, può impedire il riconoscimen-to corretto dei sintomi di una pa-tologia che vengono sottratti per un certo tempo a una diagnosi cor-retta. O il ritardo nell’instaurazione di una terapia efficace, perché il paziente, una volta effettuata una diagnosi corretta può rivolgersi a terapeuti incompetenti che prati-cano, con pochi scrupoli o in buo-na fede, una fitoterapia inefficace. Si ritarderà pertanto l’instaura-zione di una terapia corretta, cosa che per alcune patologie può rive-larsi di particolare gravità. Altro rischio è rappresentato dagli effet-ti tossici delle preparazioni a base di piante medicinali. Le piante me-dicinali possono esercitare effetti avversi a causa di sostanze proprie della specie usata (per esempio, l’ipopotassiemia da liquirizia), o

per la presenza di contaminanti, a volte dovuti alla crescita di micror-ganismi indesiderati, soprattutto funghi, produttori di sostanze tos-siche (come le micotossine prodot-te dai funghi del genere Aspergil-lus). Le reazioni avverse possono essere di natura farmacologica, con reazione di tipo dose/effetto o di tipo allergico. La Fitovigilanza è un settore della Farmacologia che, in analogia alla Farmacovigilanza, si occupa di raccogliere e cataloga-re le reazioni avverse segnalate nei confronti di piante medicinali. Infi-ne esiste il rischio di interazioni con farmaci. Lo studio della intera-zione tra piante officinali e farmaci è in grande espansione. Ciò è do-vuto all’attualità del problema, visto l’incremento dei consumi di prodotti fitoterapici da parte delle

i preparati fitoterapici dell’ambulatorio ospedaliero

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popolazioni occidentali. Le modali-tà di queste interazioni sono note solo in parte e possono riguardare aspetti di farmacocinetica o di far-macodinamica. Alcune sostanze di origine vegetale alterano le vie di metaboliche del farmaco, modifi-candone le concentrazioni nell’organismo, riducendo o ampli-ficando gli effetti terapeutici, de-terminando inefficacia delle tera-pie o tossicità. Altre modalità di interazione possono riguardare l’assorbimento intestinale, che può essere ridotto, come nel caso del carbone vegetale e di alcune fibre idrosolubili. In altri casi può verifi-carsi un potenziamento degli effet-ti del farmaco qualora alcuni prin-cipi attivi della pianta officinale condividano lo stesso meccanismo d’azione. L’uso dei prodotti fitote-rapici richiede la conoscenza dei loro possibili effetti avversi e delle interazioni. Molti prodotti oggi sono commercializzati sotto forma di integratori alimentari, aspetto che induce a sottovalutarne i ri-schi. Peraltro anche vegetali d’uso comune possono causare pericolo-se interazioni con farmaci, come caso del pompelmo (farmaci car-diovascolari, statine) e del succo di mirtillo (anticoagulanti). L’informazione al consumatore e la formazione degli gli operatori sani-tari a vario titolo coinvolti (medici, farmacisti, infermieri, dietisti) sono i migliori strumenti per garantire la sicurezza nell’impiego dei prodotti a base di piante officinali.

Presso l’Azienda è attivo l’ambulatorio di Fitoterapia. Le visite vengono effettuate presso il Centro Clinico Ambu-latoriale di via Modena n. 9 il giovedì mattina dalle ore 10,00 alle 13,00. Per prenotazioni telefonare al numero

verde 840000664.

esemplari di piante officinali: doricnio di Dioscoride e rubbia, Ferrante Imperato, "1550-1625.

Historia naturale di Ferrante Imperato ...", Venetia : presso Combi & La No,1672. Istituto e Museo di Storia della Scienza / Eurofoto

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ALLEANZA TERAPEUTICA

TRA MEDICO E PAZIENTE

da ottobre nuove regole per informare il paziente e avere un consenso pienamente informato

sanitario e relativi moduli per

l’acquisizione del consenso/rifiuto

all’atto sanitario” non farebbe ben

sperare, il suo contenuto traccia

alla perfezione le linee che i medici

dovranno seguire per rapportarsi

con i pazienti e per assicurare la lo-

ro partecipazione consapevole e la

condivisione delle scelte. A partire

da ottobre, i nuovi moduli per il

consenso, o rifiuto, basati su que-

sta impostazione “partecipativa”

sostituiranno tutti i precedenti ora

in uso.

Per il consenso si prevedono carat-

teristiche, tempi, forma, modalità

in casi particolari (minorenni, in-

terdetti, incapaci, trattamenti sani-

tari obbligatori, dissenso e stato

d’emergenza), procedure interne.

L’informazione dovrà essere a mi-

sura di paziente, modulata cioè

sulla sua richiesta di sapere, nei

luoghi e con il linguaggio appro-

priati, con gradualità delle notizie,

attenzione per i terzi che il pazien-

te vuole coinvolgere e garantendo

il tempo necessario per la

riflessione.

Sarà in forma obbligatoriamente

scritta nei casi previsti dalla legge,

mentre verrà vivamente consiglia-

to per le pratiche diagnostiche e

terapeutiche che comportano un

certo rischio.

Le modalità operative, anch’esse

formalizzate, dividono il processo

di consenso in due fasi. La prima è

di informazione generale al pazien-

te sul suo stato di salute; la secon-

da è di approfondimento sulle spe-

cifiche procedure che ne richiedo-

no l’esplicito consenso. Sarà neces-

sario prospettare le diverse alter-

native diagnostiche o terapeutiche

per aiutare il paziente a individua-

re il trattamento più idoneo. Du-

rante il colloquio si dovrà informa-

re il malato sulle caratteristiche

della malattia, proporgli il tratta-

mento sanitario spiegando natura,

scopo e come verrà fatto, se vi sa-

rà anestesia e quali rischi essa

comporta, risultati, probabilità,

Il paziente ha oggi con il medico un

ruolo attivo, che ha sostituito

quell’atteggiamento rinunciatario,

passivo e un po’ paternalistico del

passato. È proprio in questo nuovo

rapporto che si inserisce il tema

del consenso del paziente agli atti

sanitari e della sua adesione - o ri-

fiuto - consapevoli alle proposte

terapeutiche che lo coinvolgono.

Uno dei principali ostacoli nella re-

lazione tra medico e paziente è il

linguaggio, con la difficoltà per

l’uno di tradurre e per l’altro di

comprendere appieno complessità

e tecnicismi della materia.

L’Azienda Ospedaliera per prima in

Italia ha voluto codificare sia il mo-

do di informare i pazienti sui trat-

tamenti diagnostici e terapeutici

da affrontare, sia il modo di otte-

nere il loro benestare consapevole,

impostando il tutto su chiarezza e

semplicità. Se il nome del provve-

dimento “Adozione della procedu-

ra per l’informazione al paziente e

acquisizione del consenso all’atto

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IL GRUPPO DI LAVORO

dott. Giampietro Rupolo, direttore sanitario azienda o-

spedaliera; dott. Mario Grattarola, direttore direzione

medica ospedaliera; dott.ssa Anna Maria Saieva, respon-

sabile delle funzioni per la sicurezza del paziente; prof.

Paolo Benciolini, ordinario medicina legale; dott.ssa Maria

Laura Chiozza, responsabile qualità e accreditamento;

dott. Achille Di Falco, referente di area servizio delle pro-

fessioni; dott.ssa Rosaria Cacco, referente funzioni sicu-

rezza, dott.ssa Ketty Ottolitri, referente funzioni sicurez-

za; dott.ssa Antonella Spanò, responsabile servizio delle

professioni; dott.ssa Lucia Stivanello, servizio delle profes-

sione; dott.ssa Rossella Perilli, qualità e accreditamento.

conseguenze, eventuali terapie

successive. Altro compito del me-

dico sarà accertarsi che i cardini

del discorso siano stati compresi e

soltanto allora procedere “ad ac-

quisire il modulo di consenso o di

rifiuto”.

Il medico dovrà approcciarsi al pa-

ziente un po’ come l’avvocato fa

con il proprio cliente. Non un ulte-

riore adempimento burocratico,

ma un momento di quella alleanza

terapeutica che è fondamentale

per affrontare correttamente la

malattia e il suo trattamento.

il diagramma di flusso del processo di consenso all’atto sanitario

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PIÙ TEMPO

PER L’ANGIOPLASTICA

PRIMARIA

uno studio del dr. Tarantini fa cadere il limite tassativo di operare entro un’ora in caso di infarto miocardico acuto

rente, due possibilità terapeutiche

per intervenire in caso di infarto

miocardico acuto - afferma il dr.

Tarantini -: la terapia riperfusiva

con farmaco, detta trombolisi, o la

terapia meccanica tramite utilizzo

di palloncino e stent, detta angio-

plastica primaria. Nonostante

l’angioplastica offra al paziente

benefici maggiori, sul territorio

nazionale meno del 20-30% dei

pazienti viene di fatto trattato con

tale procedura. Questo sia per

l’esigua disponibilità dei centri che

rispettano gli standard di sicurez-

za, sia a problemi di logistica.

L’intervento di angioplastica pri-

maria, infatti, deve essere eseguito

presso ospedali dotati di laborato-

rio di emodinamica e di reperibilità

24 ore su 24, 7 giorni su 7”.

Le linee guida internazionali preve-

dono che si debba trasferire il pa-

ziente presso un altro ospedale

dove si possa eseguire

l’angioplastica primaria entro

un’ora, per evitare il rischio di ulte-

riori complicazioni. È per tale ra-

Nei pazienti con infarto miocardico

acuto, è noto che l’intervento di

angioplastica primaria offre il mas-

simo del beneficio clinico se effet-

tuato in tempi adeguati. In alcuni

casi può offrire vantaggi in termini

di sopravvivenza, rispetto al tratta-

mento esclusivamente farmacolo-

gico, anche quando si rendano ne-

cessari trasferimenti interospeda-

lieri o ritardi terapeutici contenuti.

Una ricerca svolta dal dr. Giuseppe

Tarantini della Clinica Cardiologica

di Padova, diretta dal prof. Sabino

Iliceto, recentemente pubblicata

sulla rivista cardiologica European

Heart Journal, dimostra come la

scelta della terapia da eseguire con

urgenza sul paziente con infarto

può essere modulata non più solo

in base al tempo a disposizione per

l’intervento di angioplastica, che le

linee guida internazionali fissano in

un’ora, bensì in base al rapporto

tra il rischio del paziente e il tempo

di ischemia.

“Esistono, nella pratica clinica cor-

angioplastica

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base al livello di rischio clinico del

paziente infartuato. Per esempio,

un paziente ad alto rischio andreb-

be sottoposto ad angioplastica

primaria, che è preferibile in termi-

ni di sopravvivenza, anche se ciò

significa intervenire con un ritardo

superiore a un’ora. Un paziente a

basso rischio, invece, non necessi-

ta di angioplastica se questa preve-

de ritardi; e può essere trattato

con trombolisi, in quanto la proba-

bilità di fallimento della stessa è

basso”.

I risultati ottenuti sono importanti

ai fini dell’organizzazione territo-

riale, per ottimizzazione le risorse

sanitarie, per superare i ritardi te-

rapeutici e avere una miglior cura

del paziente.

“Gli operatori del SUEM-118 - con-

clude il dr. Tarantini - dovrebbero

già essere in grado di operare una

prima stratificazione del rischio

per attivare immediatamente i

percorsi prestabiliti di trattamento

del paziente con infarto miocardi-

co acuto. Questi percorsi dovreb-

bero prevedere il trasporto di pa-

zienti con infarto ad alto rischio

direttamente in ospedali pronti a

eseguire l’angioplastica primaria,

evitando così ritardi legati alla ne-

cessità di dover ritrasferire il pa-

ziente instabile in diversi ospedali.

Nel caso di pazienti a basso rischio,

invece, questa impellente necessi-

tà sarebbe evitata.”

Anche in questo risvolto pratico e

organizzativo, oltre che nella cura

dei pazienti, risiede l’importanza

dello studio.

gione che spesso si è forzati a op-

tare per la trombolisi.

Lo studio svolto dal gruppo di ri-

cerca del dr. Tarantini ha analizza-

to i dati di mortalità a 30 giorni dei

pazienti trattati con i due differenti

metodi tra gennaio 1990 e dicem-

bre 2008. Si proponeva di stabilire

la relazione tra il rischio per il pa-

ziente e il ritardo connesso a tutte

le fasi di predisposizione

dell’intervento di angioplastica

primaria con un obiettivo era indi-

viduare il tempo massimo accetta-

bile per praticare tale intervento.

“Abbiamo dimostrato che il limite

di un’ora non è assoluto - afferma

il dr. Tarantini -. La soluzione di

intervento più adatta e il tempo

disponibile per intervenire sul sin-

golo paziente vanno valutati in

un’ambulanza pronta

a intervenire

Page 15: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

15

Con il termine rischio s’intende la

probabilità del verificarsi di un e-

vento sfavorevole. Proprio per la

genericità del concetto, il rischio

può riguardare chiunque, in qual-

siasi momento della vita.

In ambito sanitario, coinvolge sia i

pazienti che ricorrono ai professio-

nisti sanitari per ricevere cure ade-

guate, sia gli operatori sanitari che

si impegnano nel corrispondere le

prestazioni richieste.

Si tratta, di fatto, delle due facce

della stessa medaglia, il cui deno-

minatore comune è l’ipotizzato

errore sanitario. Su entrambi i lati

possiamo immaginarne rappresen-

tate le conseguenze: sull’integrità

psico- fisica per i pazienti,

sull’immagine (e non solo) per i

professionisti sanitari.

Le reazioni all’errore sanitario han-

no diverse sfaccettature, assai di-

versificate a seconda dei protago-

nisti interessati (pazienti o profes-

sionisti della salute), ma tutti indi-

stintamente vittime delle conse-

guenze dell’errore stesso.

errore sanitario e rischio professionale

di Alessia Comacchio

I pazienti reagiscono inoltrando la

loro denuncia in direzioni diverse,

non sempre coerenti con i fini che

intendono perseguire, protesi

all’ottenimento di una riparazione

al torto che ritengono d’aver subi-

to. Talvolta l’errore viene segnala-

to all’Ufficio Relazioni col Pubblico

allo scopo di ottenere spiegazioni,

denunciato come sinistro

all’Azienda Ospedaliera e alla sua

Assicurazione a fini risarcitori op-

pure, più raramente è oggetto di

denuncia in sede penale o di azio-

ne civile. A volte per un medesimo

fatto vengono percorse tutte le

strade indicate, proprio in ragione

delle diverse motivazioni di fondo.

C’è da dire però che l’ evento av-

verso, accaduto nel corso delle

cure, non sempre dipende

dall’operato sanitario e dunque

diventa “errore sanitario”.

Anche sul versante dei professioni-

sti sanitari le reazioni all’errore

professionale sono molteplici: alla

preoccupazione etico- deontologi-

ca per le conseguenze sul paziente

GESTIRE

IL CONTENZIOSO

SANITARIO

Page 16: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

16

si aggiungono infatti sentimenti

quali il calo di autostima, il disagio

per l’amplificazione mediatica e la

pubblicizzazione dell’evento, la

paura per le conseguenze giudizia-

rie a ricaduta personale.

In tale prospettiva si spiega il con-

cetto di rischio professionale, inte-

so come probabilità di dover risar-

cire – in termini economici – il dan-

no arrecato a un paziente per erro-

re professionale.

Il problema della responsabilità

professionale sanitaria incombe su

tutti i professionisti, in maniera

tanto più preoccupante in quanto,

negli anni, ha progressivamente e

significativamente modificato il

rapporto tra medico e paziente.

Pur non essendo completamente

chiara la dimensione del fenome-

no, la percezione a livello naziona-

le e internazionale è di un progres-

sivo incremento delle denunce

formulate dai cittadini che si riten-

gono insoddisfatti delle cure rice-

vute.

L’Azienda Ospedaliera di Padova,

analogamente alle altre Aziende

Sanitarie italiane, ha trasferito –

mediante stipula di una polizza

assicurativa – il rischio proprio e di

tutti i propri operatori a una com-

pagnia di assicurazioni, che inter-

viene nel risarcire i danni arrecati

ai pazienti che abbiano sporto de-

il corridoio della sede di Medicina Legale

Page 17: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

17

re l’accaduto. Per incarico

dell’Assicurazione, esprime un giu-

dizio, eventualmente integrato da

una visita medico- legale alla per-

sona che si ritiene danneggiata, e

formula la valutazione tecnica nei

termini indicati.

Lo stesso accade se vi sia stata

una denuncia in sede penale o

un’azione civile. In questo caso, i

medici della Struttura operano in

veste di consulenti tecnici di parte

avvalendosi, se necessario,

dell’ausilio di colleghi clinici.

nuncia. Per un risarcimento del

cittadino da parte della compagnia

assicurativa, è imprescindibile la

valutazione tecnica dell’evento

denunciato, per poter stabilire il

fondamento della denuncia, la ri-

correnza di responsabilità profes-

sionale e, in caso affermativo,

l’entità del danno subito.

Nella nostra Azienda da oltre dieci

anni questa valutazione è deman-

data ai medici della Struttura Com-

plessa di Medicina Legale che ope-

ra la gestione medico- legale dei

sinistri denunciati all’Azienda e

conseguentemente alla Compa-

gnia d’Assicurazione della stessa.

La Struttura, diretta dal prof. Santo

Davide Ferrara, conta sul lavoro di

più specialisti: dott. Paolo Moreni

(coordinatore), prof. Anna Aprile,

prof. Dario Betti, dr. Giovanni Cec-

chetto, dr.ssa Alessia Comacchio,

prof. Massimo Montisci, prof.

Daniele Rodriguez, dr.ssa Rossella

Snenghi, dr. Claudio Terranova.

Opera in sinergia con l’Ufficio Le-

gale e Assicurativo dell’Azienda, la

compagnia d’assicurazione e i lega-

li di cui essa si avvale.

In concreto, pervenuta la denun-

cia, la struttura di Medicina Legale

provvede alla raccolta di tutti i dati

di carattere sanitario utili a stabili-

antica sala della biblioteca dell’Istituto

Page 18: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

18

EPISUD

il Sud dell’Europa si unisce agli altri paesi del Mediterraneo

per rafforzare la sorveglianza delle malattie infettive

di Cinzia Montagna

nale (Cross-border epidemic

intelligence), vaccinazioni in popo-

lazioni migranti (Vaccine Preven-

table Diseases and migrants), e

zoonosi emergenti (Cross-border

emerging zoonoses).

L’attività trasversale di

“Networking”, cioè fare rete, asse-

gnata a Padova e l’attività di for-

mazione realizzata dalla Spagna

hanno supportato il lavoro collega-

Il virus dell’influenza suina H1N1, i

recenti casi del virus del West Nile

(Nilo occidentale) e della chikun-

gunya sono rappresentazioni delle

tante forme virali trasmissibili, ve-

re e proprie sfide per il futuro della

salute dei cittadini in un ambito

globale. Per questo la Commissio-

ne Europea, nello specifico Pro-

gramma di salute pubblica, inco-

raggia la costituzione di reti inter-

nazionali di esperti per affrontare

le patologie infettive in maniera

sempre più rapida e coordinata.

EpiSouth, ossia Episud, Network

europeo per il controllo delle ma-

lattie trasmissibili nel Sud

dell’Europa e nel Mediterraneo,

ne è un importante esempio.

Proposto dall’Istituto Superiore di

Sanità, in collaborazione con

l’Azienda Ospedaliera di Padova e

altri istituti europei di Francia, Spa-

gna, Grecia e Bulgaria, Episud è

stato concepito come un progetto

con nove partner iniziali apparte-

nenti a paesi del sud dell’Europa,

con l’ambizione ma non la certezza

di aprirsi ad altri paesi dell’area

mediterranea, balcanica e medio-

orientale.

Dopo circa due anni si è creato un

network cui hanno aderito formal-

mente istituzioni di sanità pubblica

di 26 paesi delle aree citate e

agenzie internazionali, con una

rappresentanza di 72 esperti a vari

livelli in materia di sorveglianza

delle malattie infettive, epidemio-

logia e sanità pubblica umana e

veterinaria. A giugno 2010 il

network conta 27 paesi.

L’obiettivo iniziale del progetto,

presentato alla Commissione Euro-

pea nel 2005, costituiva una sfida

importante: la creazione di un am-

bito di collaborazione per la sorve-

glianza e la risposta rapida alle ma-

lattie infettive, la relativa comuni-

cazione e la formazione tra i vari

paesi coinvolti. Per questa ragione,

il progetto era stato ideato indivi-

duando tre temi rilevanti di sanità

pubblica da attuarsi attraverso

specifici pacchetti di lavoro: intelli-

genza epidemiologica transnazio-

La chikungunyachikungunyachikungunyachikungunya è una malattia virale

caratterizzata da febbre acuta e tra-

smessa dalla puntura di zanzare infette.

La prima epidemia nota è stata descritta

nel 1952 in Tanzania, anche se già nel

1779 era stata descritta un’epidemia in

Indonesia forse attribuibile allo stesso

agente virale. A partire dagli anni Cin-

quanta, varie epidemie di chikungunya si

sono verificate in Asia e in Africa. In Eu-

ropa nell'agosto 2007 sono stati notificati

i primi casi autoctoni in Emilia Romagna.

(fonte: Istituto Superiore di Sanità. Per

maggiori informazioni, si veda

http://www.epicentro.iss.it)

Page 19: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

19

to alle tematiche specifiche, crean-

do le condizioni per favorire sia la

creazione della rete, sia la forma-

zione del personale coinvolto. Il

monitoraggio e la valutazione del

progetto hanno permesso di misu-

rare i risultati raggiunti e contribui-

re a comprendere lo sviluppo del

network.

Concretamente, la rete riunisce

professionisti del settore favoren-

do lo scambio in maniera rapida,

più veloce rispetto alle vie istitu-

zionali, di informazioni utili per la

prevenzione e il controllo di malat-

tie endemiche ed emergenti. Que-

sto è reso possibile grazie a stru-

menti quali: una comune piattafor-

ma per l’intelligenza epidemiologi-

ca dove i paesi partecipanti posso-

no reperire informazioni a livello

internazionale, nazionale e regio-

nale; la valutazione dell’accesso ai

programmi di immunizzazione a

favore delle popolazioni migranti e

lo scambio di informazioni su casi/

epidemie di malattie prevenibili

con la somministrazione dei vacci-

ni; e infine una piattaforma in cui

tecnici di salute pubblica umana e

veterinaria possono beneficiare di

metodi di valutazione del rischio e

meccanismi di scambio di informa-

zioni tra i due settori. Le attività

sono state svolte in stretta collabo-

razione con le agenzie internazio-

nali preposte, quali l’Organizza-

zione Mondiale della Sanità (OMS)

e il Centro Europeo per la Preven-

zione e il Controllo delle Malattie

(ECDC). Attraverso un lavoro inten-

so e graduale di coinvolgimento e

negoziazione, insieme alla progres-

siva costruzione di strumenti con-

divisi, il progetto vanta la straordi-

Quarto Networking Meeting (Roma – aprile 2010)

Page 20: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

20

naria caratteristica di aver riunito,

in un clima di reciproca fiducia,

esperti di un’area che comprende

quasi tutti i paesi che si affacciano

sul Mediterraneo e quelli dell’area

balcanica, con grande interesse e

partecipazione dinamica dei paesi

non Europei.

Ne è dimostrazione la solerte par-

tecipazione ai meeting program-

mati (Roma, Atene e Sofia) con

una media di 23 Stati rappresenta-

ti. Israeliani, palestinesi e siriani,

egiziani, libici e tunisini, serbi e

kosovari hanno discusso allo stesso

tavolo questioni tecniche e strate-

gie per il futuro del network. Con-

flitti storici, religiosi e politici si

sono annullati di fronte all’inte-

resse comune di proteggere la sa-

lute della popolazione da loro rap-

presentata. La partecipazione dei

paesi non Europei è stata possibile

grazie a un progetto finanziato dal

Ministero della Salute Italiano.

Prezioso è stato il contributo delle

organizzazioni internazionali inter-

venute nei vari incontri, come il

Centro Europeo per il Controllo

delle Malattie e l’Organizzazione

Mondiale della Sanità con rappre-

sentanti dell’Ufficio Europeo

(WHO-EURO), del Medio Oriente

(WHO-EMRO) e l’Ufficio di Lione

(WHO-LYO) nonché altre rilevanti

organizzazioni come l’Organizza-

zione Mondiale per la Salute Ani-

male (OIE), l’Autorità Europea sulla

Sicurezza Alimentare (EFSA) e

l’Organizzazione Internazionale

per la Migrazione (IOM).

La conferenza finale del progetto

dal titolo: “EpiSud, Conferenza sul-

le Malattie Trasmissibili e Sanità

Pubblica nell’Area del Mediterra-

neo e dei Balcani”, si è tenuta a

Roma in aprile, alla presenza di

importanti autorità sanitarie a li-

vello nazionale e internazionale.

Per l’occasione, è stato presentato

un documento strategico che co-

stituisce la sintesi dei risultati rag-

giunti e mette in luce il potenziale

del network, con raccomandazioni

indirizzate anche ai policy makers

ai fini della promozione e consoli-

damento della rete esistente, uni-

ca nel suo genere e di valore per le

sfide attuali e future della salute

globale.

Il network proseguirà le sue attivi-

tà grazie a un’iniziativa finanziata

dalla Commissione Europea e de-

nominata EpiSouth Plus. La nuova

fase ne prevederà lo sviluppo e il

miglioramento con identificazione

di aree prioritarie, quali la costitu-

zione di un network di laboratori,

la creazione di sistemi interopera-

tivi di allerta rapido e scambio di

dati, nonché l’implementazione

del nuovo regolamento sanitario

internazionale. Le attività saranno

complementari a quelle dei sistemi

e network esistenti. Sarà rafforzata

la collaborazione con le agenzie

internazionali preposte e promos-

sa l’interazione con altre reti.

Il progetto ha un sito dedicato

www.episouth.org con una parte

pubblica accessibile a tutti, che ne

presenta le attività e fornisce utili

informazioni, con continui aggior-

namenti sulle endemie, epidemie e

pandemie. Ulteriori informazioni

sono fornite dalla Commissione

Europea, dal Centro Europeo per il

Controllo delle Malattie e

dall’Organizzazione Mondiale della

Sanità.

Una parte privata permette ai

membri della rete di lavorare insie-

me, scambiandosi informazioni

rilevanti a favore della salute dei

cittadini dei paesi coinvolti.

Il progetto EpiSouth EpiSouth EpiSouth EpiSouth - European

Network for Communicable Disease

Control in Southern Europe and Medi-

terannean Countries è finanziato dalla

Commissione Europea – DGSANCO.

Né la Commissione Europea né qualsiasi

persona che agisca in suo conto è respon-

sabile di qualsiasi uso si faccia delle infor-

mazioni pubblicate nel presente articolo.

Page 21: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

21

Per noi medici della riabilitazione,

il fascino di questa disciplina consi-

ste nel suo confrontarsi con tutte

le altre specialità mediche, perché

è ormai assodato che in una speci-

fica fase di qualsiasi evento mor-

boso e di qualsivoglia procedura

medica e chirurgica il suo coinvol-

gimento è ineludibile. Il campo

d’azione spazia, infatti, dal neona-

to prematuro all’anziano ultracen-

tenario e per ognuno ha un ap-

proccio dedicato e via via finalizza-

to al recupero di una funzione lesa,

piuttosto che a favorire una miglio-

re qualità di vita. Ormai non è più

sufficiente una quantità maggiore

di vita, ma l’aspetto qualitativo

della stessa deve corrispondere a

canoni che richiedono un impegno

socio-sanitario sempre più elevato.

La trasversalità con la quale la ria-

bilitazione incrocia tutte le altre di-

scipline mediche, se da un lato la

rende assolutamente creativa nel

suo operare, dall’altro richiede una

mole di conoscenze di grande re-

spiro, dovendo con quelle confron-

tarsi in un dialogo paritetico estre-

mamente sofisticato.

All’interno dell’Azienda Ospedalie-

ra di Padova esiste un articolato si-

stema operativo di riabilitazione in

grado di rispondere adeguatamen-

te alle necessità espresse sia

dall’utenza sia dai reparti di degen-

za. Per questi ultimi, in special mo-

do, esiste una Unità Operativa che

si occupa di fornire assistenza ria-

bilitativa ai degenti ricoverati di-

rettamente al letto del malato.

Normalmente entro ventiquattro

ore si attiva un’assistenza riabilita-

tiva con un terapista che quotidia-

namente si recherà presso il mala-

to per gli interventi necessari, sulla

base delle indicazioni espresse dal

medico prescrittore. A questo sco-

po sono dedicati una decina di te-

rapisti della riabilitazione e, oltre al

responsabile del reparto, almeno

quattro medici in formazione.

L’operatività raggiunge numeri di

discreto interesse se si considera

che in un giorno si può anche arri-

vare ad assistere un numero di pa-

zienti vicino a cento. Le prestazioni

singole erogate raggiungono un

volume annuo di circa trentamila,

con un budget che sfiora il milione

di euro. Molto interessante per le

ricadute sia sul paziente che

sull’intera economia aziendale ri-

sulta essere il vantaggio indiretto

che l’attività di questo pool di spe-

cialisti realizza: il risparmio indotto

sul budget di ogni reparto dovuto

all’anticipata dimissione del pa-

ziente. Da un calcolo forzatamente

approssimato, si stima in un giorno

e mezzo il guadagno medio per

ogni paziente.

MEDICINA GLOBALE PER LA QUALITÀ DELLA VITA

la riabilitazione tra ricerca e innovazione

di Andrea Meneghini

Andrea Meneghini

Page 22: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

22

A questa prima importante attività

dell’Unità di Consulenza Riabilitati-

va si affianca quella del Laborato-

rio di Alta Tecnologia in Riabilita-

zione, che si occupa

dell’innovazione e sperimentazio-

ne di procedure originali. Sorto per

poter aderire a un programma eu-

ropeo di ricerca nel 1994, si è dedi-

cato inizialmente, con la collabora-

zione della terapista universitaria

Maurizia Pigatto, alla attività clini-

ca sperimentale di valutazione

dell’efficacia di un innovativo per-

corso riabilitativo con l’impiego

della realtà virtuale. I risultati otte-

nuti sul gruppo di pazienti avviati

per controllare gli stati spastici.

Un terzo filone di ricerca, in colla-

borazione con la Chirurgia Plastica

è l’impiego delle onde d’urto nelle

retrazioni cicatriziali cutanee a se-

guito di gravi ustioni. Un case re-

port in fase di pubblicazione dimo-

stra come una retrazione altamen-

te invalidante all’arto inferiore di

un piccolo paziente ustionato sia

stata definitivamente ridotta senza

ricorrere a pratiche invasive. I ri-

cercatori del Laboratorio, infine,

collaborano con un gruppo di lavo-

ro costituitosi tra vari specialisti in-

teressati alle lesioni del nervo fac-

ciale. E’ in corso uno studio nel

quale l’intervento riabilitativo ri-

calca un percorso innovativo ana-

logo a quello seguito per le paralisi

di arto superiore. Con adeguati e

personalizzati esercizi in cui il ma-

lato è invitato a esercitare la prati-

ca mentale, si stimolano processi

di riacquisizione di schemi motori

che sembravano perduti.

L’attenzione al malato è uno dei

punti di forza dell’attività scientifi-

ca del Laboratorio, che ritiene

sempre fondamentale per la riusci-

ta di un trattamento la convinta e

decisa partecipazione del malato.

Far ritrovare al paziente le motiva-

zioni a guarire è in riabilitazione la

metà del lavoro.

alla sperimentazione sono stati

molto lusinghieri e hanno ottenuto

un prestigioso riconoscimento eu-

ropeo.

Altre attività di interesse scientifi-

co del Laboratorio sono lo studio

delle onde d’urto in campi che an-

cora non appartengono alla routi-

ne clinica di questa energia fisica.

Un gruppo di pazienti sottoposto

al trattamento con onde d’urto per

la riduzione della spasticità

dell’arto superiore, dovuto a una

pregressa, remota paralisi cerebra-

le, ha esibito risultati molto inco-

raggianti e assolutamente parago-

nabili ad altre metodiche in uso

apparecchio per terapia con onde d’urto

l’Organizzazione

Mondiale della Sani-

tà ha definito la

riabilitazione come

”l’insieme di inter-venti che mirano allo sviluppo di una persona al suo più alto potenziale sotto il profilo fisico, psicologico, sociale, occupazionale ed educativo, in rela-zione al suo deficit fisiologico o anatomico e all’ambiente”.

Page 23: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

23

L'anemia drepanocitica è una ma-

lattia genetica del sangue in cui i

globuli rossi circolanti, in condizio-

ni di bassa tensione di ossigeno,

assumono una forma irregolar-

mente cilindrica spesso ricurva che

assomiglia a una mezzaluna o una

falce. I dati ufficiali della Organiz-

zazione Mondiale della Sanità, in-

dicano che ogni anno nascono più

di 300.000 bambini con malattia

drepanocitica, nota anche come

anemia falciforme o sickle cell di-

sease. La prevalenza dei bambini

ammalati varia tra 1 ogni 10000

nati, in paesi dove la malattia non

è endemica ai 2 malati ogni 100

nati in Africa. Si tratta di una ma-

lattia cronica le cui complicanze

acute più temibili sono l’ictus e le

crisi dolorose vaso-occlusive.

Negli ultimi decenni, i fenomeni

migratori a livello mondiale hanno

portato a un costante aumento dei

bambini affetti da malattia drepa-

nocitica nei paesi in cui prima era

infrequente. Per l’aumento del

numero di pazienti e per il peso

crescente della sua gestione sui

sistemi sanitari, nel 2006

l’Organizzazione Mondiale della

Sanità rilasciava il Rapporto “Sickle

Cell Anemia”, che invitava i sistemi

sanitari dei vari Stati a “rafforzare

e sviluppare programmi integrati

per la diagnosi e la cura della ma-

lattia drepanocitica”. Nel 2008

l’Assemblea Generale delle Nazioni

Unite approvava la risoluzione

“Recognition of Sickle Cell anaemia

as a public health problem” che

invitava i vari Stati ad “aumentare

il livello di allerta e conoscenza” e

istituiva la Giornata Mondiale della

Malattia Drepanocitica il 19 giugno

di ogni anno. In quest’ottica si è

inserito il convegno “La malattia

drepanocitica in età pediatrica”

organizzato dalla Clinica di Onco-

Ematologia Pediatrica. Per la prima

volta nel Veneto, esperti italiani,

pediatri operanti sul territorio e

nelle strutture ospedaliere regio-

nali si sono confrontati tra loro e

cellula normale e falciforme

LA MALATTIA

DREPANOCITICA

IN ETÀ PEDIATRICA

prevenzione, cura ricerca e prospettive affronta-te in una giornata di studio al dipartimento di pediatria

di Silvia Baggio

Page 24: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

24

FLASH NEWS

La scuola in Pediatria: oltre 2500 alunni

L’offerta formativa del Dipartimento di Pediatria è com-pleta, dall’asilo nido fino alle superiori. E sono stati due nel mese di giugno gli studenti-pazienti che hanno affron-tato gli esami di maturità durante il ricovero. Le condizio-ni di salute hanno consentito le dimissioni di altri piccoli pazienti che hanno affrontato la commissione esaminatri-ce dalla scrivania di casa, in videoconferenza via Skype. Fra i banchi delle classi allestite all’interno del Diparti-mento di Pediatria sono passati 836 piccolini del nido, 606 bambini della scuola dell’infanzia, 741 alunni delle ele-mentari, 155 delle medie a cui si aggiungono 157 iscritti alle superiori. Gli alunni si ritrovano in classe o se sono costretti a letto vengono dotati di pc e gli insegnanti li raggiungono nella loro stanza, anche se sono ricoverati in reparti non pedia-trici. L’organizzazione di questa “scuola speciale” è affidata al 2° Istituto Comprensivo di Padova, che funge da polo di riferimento per la scuola ospedaliera in tutto il Veneto. Inoltre, i bimbi dimessi dall’ospedale possono essere af-fiancati, durante il periodo di convalescenza a casa, da un programma di 200 ore di lezione a domicilio. (S.B.)

con il prof. Kwaku Ohene-

Frempong del Children’s Hospital

di Philadelphia (USA), leader di

fama internazionale nella cura e

nella ricerca dell’anemia falcifor-

me. È stato anche presentato il

libro informativo in tre lingue

(inglese, francese e italiano)

“Sickle Cell Disease: information

and advice for children and pa-

rents”, “Drepanocytose, Rensei-

gnements et conseils pour les pa-

rents”, “Anemia Falciforme, consi-

gli per genitori”, realizzato dal Si-

ckle Cell Group di Padova con il

contributo della Fondazione Città

della Speranza, per aiutare le fami-

glie di diversa provenienza etnica

nella gestione quotidiana delle

complicanze.

Page 25: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

25

ESTATE, STAGIONE

DI VACANZE E VIAGGI

...ma attenzione alla salute! di Eliana Camporese

Oggi, soprattutto d’ estate, un nu-

mero sempre maggiore di persone,

per motivi di lavoro o per piacere,

ristiche: anziani, bambini, donne in

gravidanza, persone sottoposte a

trapianto, operatori e studenti che

viaggia all’estero. Ci si sposta facil-

mente e si spostano, rispetto a un

tempo, soggetti di diverse caratte-

lo spot della Croce Rossa americana (Red Cross) per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla pericolosità della costante diffusione delle Anofele, zanzare portatrici del virus della malaria.

Page 26: informasanit numero estate 2010 - aopd.veneto.it

26

distribuzione geografica dei virus dell’epatite C, West Nilo e Dengue.

soggiornano in paesi lontani anche

per lunghi periodi. Questo ovvia-

mente comporta una maggiore

esposizione a rischi infettivi, legati

sia alle condizioni di salute degli

individui in viaggio che alle condi-

zioni igienico-sanitarie del paese di

destinazione.

“Cio’ che viene ritenuto di primaria

importanza - spiega la dott.ssa

Marzia Franzetti, responsabile

dell’ambulatorio dedicato

all’interno dell’Unità Operativa di

Malattie Infettive e Tropicali, diret-

ta dal prof. Roberto Rinaldi, - è la

vaccinazione (febbre gialla, richia-

mo antitetanico, epatite A e tifo le

più frequenti) che deve essere

consigliata ed eseguita presso cen-

tri specializzati, senza fidarsi delle

chiaro, nonché l’uso di repellenti

cutanei. Al contrario è fortemente

sconsigliato l’uso di profumi inten-

si. Oltre alla malaria, le zanzare, in

particolare quella tigre, rappresen-

tano il vettore di nuove malattie

virali che si stanno diffondendo

anche nel nostro territorio come la

febbre West-Nile (febbre del Nilo

Occidentale), la febbre Chikungun-

ya e la Dengue.

È possibile predisporre un kit da

viaggio contenente farmaci di base

come: antibiotici, disinfettante

intestinale, collirio, antidolorifici,

antifebbrili; a questo andranno

aggiunti i farmaci usati quotidiana-

mente e quelli che potrebbero es-

sere necessari in relazione a una

patologia pre-esistente.

agenzie di viaggio e tanto meno

dei consigli “fai da te” reperibili nei

siti internet. Oltre a questo è ne-

cessario mantenere comporta-

menti corretti, facendo attenzione

all’acqua che si beve, al lavaggio

della verdura e frutta fresca e an-

che ai…cubetti di ghiaccio”.

Un cenno a parte merita la mala-

ria, malattia potenzialmente mor-

tale se non diagnosticata e curata

in tempo, che viene trasmessa da

una zanzara diffusa maggiormente

nell’Africa subsahariana, e per la

quale è possibile sottoporsi a una

chemioprofilassi prima della par-

tenza; anche in questo caso è im-

portante seguire alcuni accorgi-

menti, come l’utilizzo di vestiario il

più possibile coprente e di colore

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PAESE CHE VAI

RISCHIO CHE TROVI

prepararsi prima di un viaggio in paesi a rischio

con l’aiuto del medico infettivologo

I rischi per la salute del viaggiatore

sono legati all’area geografica in

cui ci si reca (alcune malattie sono

presenti in certe parti del mondo e

non in altre), al periodo in cui si

viaggia (per l’andamento stagiona-

le di alcune malattie), alle eventua-

li epidemie in atto. Sono importan-

ti anche le caratteristiche del sin-

golo individuo: possono essere

presenti patologie che costituisco-

no una controindicazione a recarsi

in una certa area o a utilizzare talu-

ni vaccini o farmaci. Se si assumo-

no farmaci, possono verificarsi in-

terazioni con quelli proposti per le

profilassi. Anziani, bambini, donne

gravide e trapiantati rappresenta-

no categorie che richiedono atten-

zione particolare e misure speciali.

Molti sono i soggetti che si ferma-

no a lungo, per lavoro o per studio,

in aree che comportano rischi per

la salute: per loro i consigli saran-

no un po’ diversi rispetto a quelli

destinati ai turisti che soggiornano

per periodi brevi. Anche per gli

immigrati che tornano nel paese

(febbre gialla, epatite A, tifo, ri-

chiamo antitetanico); altre vanno

prescritte solo a certe categorie o

in certe particolari condizioni (la

vaccinazione contro la rabbia per

chi svolgerà un lavoro di tipo vete-

rinario o quella antimeningococci-

ca se nel paese in cui ci si reca è in

corso un’epidemia di meningite).

La prevenzione si fa poi con com-

portamenti corretti. Due i principa-

li. Il primo è noto, evitare acqua,

ghiaccio e alimenti potenzialmente

infetti che potrebbero causare ma-

lattie diarroiche, epatite A ed E,

parassitosi intestinali ecc. L’altro.

evitare di farsi pungere dagli inset-

ti, usando un vestiario adeguato,

repellenti cutanei e zanzariere di

notte. Molte infatti sono le malat-

tie trasmesse da zanzare, mosche

e altri insetti tra cui la malaria, le

filariosi, la malattia del sonno,

quella di Chagas.

Un’attenzione particolare va poi

riservata alla malaria che è una

malattia potenzialmente mortale,

se non diagnosticata e curata in

d’origine per le vacanze o per qual-

che ricorrenza ci sono misure spe-

cifiche da adottare.

Se è sempre bene portarsi una pic-

cola “farmacia da viaggio”, non

esiste comunque un modello stan-

dard, che vada bene per tutti e per

tutti i luoghi. Se si vuole viaggiare

protetti e sicuri è bene prima della

partenza preferibilmente con buon

anticipo, un mese o meglio due,

rivolgersi per una consulenza a un

centro di medicina qualificato. Si

otterranno i giusti consigli, aggior-

nati e personalizzati e allo stesso

centro si potrà eventualmente ù

fare riferimento per problemi al

rientro.

In Azienda Ospedaliera risponde a

questo bisogno l’Unità Operativa

Complessa Malattie Infettive e

Tropicali, diretta dal dr. Roberto

Rinaldi. La prevenzione più sempli-

ce è quella della vaccinazioni. Oggi

disponiamo di vaccini efficaci e

sicuri, alcuni sono comunemente

consigliati a tutti coloro che si re-

cano in zone tropicali/subtropicali

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tempo. I rischi maggiori risiedono

nei paesi dell’Africa a sud del Saha-

ra. Lì il clima caldo umido è più

adatto alla sopravvivenza delle

zanzare, vivono le zanzare più

“efficienti” per la trasmissione del

parassita malarico perché pungono

di giorno e di notte, ed è diffuso il

Plasmodio più temibile, il falcipa-

rum, che provoca i casi più gravi di

malaria. Possiamo prevenirla, oltre

che proteggendoci dalle punture di

zanzare, con un’adeguata profilassi

farmacologica: esistono diversi

farmaci di possibile impiego ma

non uno schema che vada bene

per tutti e per ogni zona dove è

presente.

delle articolazioni soprattutto in

presenza di protesi, del sangue,

come le setticemie da germi sem-

pre più resistenti alle tradizionali

terapie antibiotiche. E ancora, del

polmone non solo polmoniti ma

riacutizzazioni infettive di broncop-

neumopatie croniche, dell’appa-

rato nervoso come le meningoen-

cefaliti non solo meningococciche

ma da altri germi ancora più temi-

bili. Da anni ormai una patologia

tristemente nota, l’AIDS, ha posto

il dramma delle malattie che si

contraggono attraverso rapporti

sessuali non protetti. I numeri re-

stano molto elevati e sempre più

numerosi risultano i soggetti affet-

ti. Un servizio dedicato, presso

l’Unità Malattie Infettive e Tropica-

li dell’Azienda Ospedaliera, acco-

glie chi è affetto da patologia da

HIV, in costante incremento nono-

stante le numerose campagne di

sensibilizzazione da quando la ma-

lattia fece la sua comparsa intorno

agli anni ‘90. Altre patologie si

stanno affacciando, nuove per il

nostro mondo: West-Nile, Chikun-

gunya, Dengue, importate nel ter-

ritorio italiano da viaggiatori pro-

venienti da aree lontane e tra-

smesse da zanzare come la zanzara

tigre. Altre ancora sono rappresen-

tate da malattie del sistema nervo-

so, che vengono trasmesse da zec-

Nel corso degli anni la patologia

legata alle malattie infettive è no-

tevolmente cambiata. Se un tempo

i pazienti ricoverati presentavano

malattie essenzialmente contagio-

se, cioè facilmente trasmissibili da

soggetto a soggetto, come le ma-

lattie esantematiche, varicella,

morbillo, pertosse, gastroenteriti

virali e batteriche, epatiti virali,

meningiti da meningococco, ora

invece presentano una patologia

molto più complessa. I batteri e i

virus che oggi dobbiamo combat-

tere con terapie sempre più ag-

gressive e complesse causano infe-

zioni al cuore, come le endocarditi,

dell’osso, come le osteomieliti,

Roberto Rinaldi

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che, parassiti molto diffusi nelle

aree montane. I recenti allarmi

sulla possibilità di epidemie in-

fluenzali di vario tipo ci ricordano

inoltre la possibilità sempre laten-

te di contrarre nuove epidemie.

Gli ambulatori di Malattie Infettive

e Tropicali offrono assistenza a chi

è affetto da malattie del fegato,

epatiti virali (molti provengono da

paesi dell’Europa dell’Est dove so-

no molto diffuse). Un servizio uni-

Il team diretto dal dr. Rinaldi conta su

più ambulatori specializzati.

L’ambulatorio del “viaggiatore”, di-

retto dalla dr.ssa Franzetti. Per pren-

dere contatti per la prevenzione delle

malattie ‘da viaggio’ è possibile chia-

mare il call center al numero

049.8213765, ricordando di farlo ‘per

tempo’, se possibile 1-2 mesi prima

della partenza.

L’ambulatorio trapianti, di cui è re-

sponsabile il dott. Dino Sgarabotto,

che si occupa delle profilassi e terapie

delle infezioni nei pazienti sottoposti

a trapianto d’organo. un’immagine della conferenza stampa, tenuta a metà giugno dall’Unità operativa di

malattie infettive e tropicali della Azienda ospedaliera sui rischi del viaggiatore

UNITÀ MALATTIE INFETTIVE E TROPICALI IN AZIENDA OSP EDALIERA

co nella nostra regione per la sua

competenza e punto di riferimento

per molti ginecologi è l’ambula-

torio dedicato alla patologia infet-

tiva delle future mamme.

Di recente istituzione è inoltre il

servizio per i pazienti che hanno

subito trapianti di organo e che nel

decorso post-intervento soffrono

di malattie causate da batteri o

virus o funghi, che facilmente at-

tecchiscono in quanto le loro dife-

se immunitarie sono abbassate dai

farmaci per evitare il rigetto

dell’organo trapiantato. Ricordia-

mo inoltre la tubercolosi malattia

ritenuta a torto scomparsa. Un

ambulatorio dedicato dà risposta a

pazienti che ne sono affetti, così

come a chi ha contratto malattie

della pelle e altre patologie ricon-

ducibili ad agenti infettivi.

_________

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30

L’ambulatorio HIV, di cui è responsa-

bile il dott. Renzo Sgaggiante, che

segue le persone sieropositive ed ese-

gue, in maniera anonima e gratuita, il

test dell’HIV in caso di contatto a ri-

schio. L’accesso e’ diretto, senza pre-

notazione e senza impegnativa del

medico di medicina generale, dalle

ore 08.00 alle 17.00 nei giorni feriali, il

sabato dalle ore 08.00 alle ore 11.00.

L’ambulatorio per le epatiti virali, di

cui e’ responsabile la dott.ssa Elke

Erne, presso il quale sono seguite le

persone affette da epatite virale B e

C. Oltre alla diagnostica, che prevede

test di ultima generazione, viene of-

ferta la possibilità di intraprendere

una terapia antivirale specifica.

L’ambulatorio infezioni in gravidan-

za, di cui è responsabile la dott.ssa

Nadia Gussetti, che si occupa non solo

delle patologie infettive delle future

mamme, ma anche dei neonati affetti

da infezioni materno-fetali come la

Toxoplasmosi e il Cytomegalovirus.

L’ambulatorio TBC, di cui e’ responsa-

bile il dott. Andrea Sattin, che segue i

pazienti affetti da tubercolosi, patolo-

gia ancora attuale, anche in conside-

razione dei flussi migratori.

Per eseguire una visita presso questi

ambulatori e’ sufficiente contattare il

numero del call center dell’U.O. di

Malattie Infettive e Tropicali

049/8213765, possibilmente muniti di

impegnativa del medico di medicina

generale .

FLASH NEWS

Bollini Rosa in ospedale

Le donne rappresentano la principale utenza dei

servizi sanitari nazionali, con 5 milioni di ricoveri

l’anno, ed è per questo che l’O.N.Da

(Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna)

ha deciso di promuovere i Bollini Rosa, iniziativa

ormai giunta alla quarta edizione e tesa a far

emergere le strutture più attente alle esigenze

femminili. In questi quattro anni ben 350 ospe-

dali sono stati dichiarati “a misura di donna”, sia

in Italia che tra quelli di lingua italiana all’estero,

e ben 121 eccellono con addirittura tre bollini

rosa, tra cui la nostra Azienda Ospedaliera di

Padova. Alle donne forniscono un prezioso con-

siglio per la scelta dei centri che possano offrire

loro l’assistenza migliore, spingendo al contem-

po le strutture sanitarie a farsi carico in modo

più completo della salute delle pazienti. La clas-

sifica, in cui Padova vanta il secondo posto

nell’ultima edizione, è stata stilata da una Com-

missione scientifica presieduta da Laura Pellegri-

ni (Direttore Generale dell’Istituto Malattie In-

fettive Spallanzani di Roma) e ci restituisce una

fotografia della situazione nazionale con un for-

te divario tra Nord e Sud. Un Sud che conta sì

strutture eccellenti, ma che secondo i dati rac-

colti risente di quindici anni di immobilismo e

che dovrà forzare le tappe per raggiungere il

livello dei “women’s hospital” americani. (P.G.)

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ALLATTARE AL SENO

i timori delle donne si vincono con la conoscenza

“la donna che in seguito a una gra-

vidanza o all’allattamento vede

sfiorire il proprio seno è come se

sentisse a livello più o meno con-

scio di aver perso la sua femminili-

tà o il suo ruolo di donna”. Oggi,

poi, gran parte delle maternità ri-

guarda donne di 35-40 anni, un’età

in cui i segni della gravidanza sono

certamente più invasivi che non

sul corpo di ragazze di 20-25 e in

cui l’allattamento incide molto sul-

la perdita del volume del seno. “Il

ginecologo, che resta il primo in-

terlocutore della donna soprattut-

to durante e dopo una gravidanza,

non è in grado in molti casi di for-

nire informazioni”, sottolinea An-

tonella Agnello, ginecologa. Eppu-

re non occorre necessariamente

rivolgersi alla chirurgia. Spesso ba-

stano pochi, mirati aggiustamenti

per ovviare agli inevitabili cambia-

menti di forma e struttura del cor-

po della neo mamma, riportando a

livelli se non identici ai precedenti,

certo più accettabili. Informate e

senza correre rischi per la salute.

Inutile negarlo, molte donne temo-

no le conseguenze dell’allatta-

mento naturale. Una ricerca curata

da Datanalisys per la prima volta in

Italia su un campione di 1000 don-

ne venete tra i 18 e i 40 anni dice

che di loro due su tre pensano che

allattare rovini il seno. La metà de-

sidera un intervento correttivo

(meglio se leggero e senza aneste-

sia). Per paura, scarsa informazio-

ne o per non sottrarre tempo al

bambino, l’80% delle mamme, pe-

rò, alla fine non interviene.

Si è discusso di questi dati, per cer-

ti versi sorprendenti, durante la

presentazione di “Cuore di mam-

ma, corpo di donna”, a Padova in

giugno. L’iniziativa, che ha riunito

ginecologi, psicologi e chirurghi e-

stetici della regione, si proponeva

di sensibilizzare le donne venete

sull’importanza dell’allattamento

al seno, a volte evitato proprio per

il timore che perda quel volume e

forma indispensabili per mantene-

re la propria femminilità.

Sull’importanza non solo fisica ma

anche psicologica di riportare il se-

no alla sua forma naturale dopo

l’allattamento spiega Maria Cristi-

na Strocchi, psicoterapeuta, che

Madonna del cuscino verde Andrea Solario, 1507 ca Parigi—Museo del Louvre

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Quando i miei figli mi chiedono

che lavoro faccio, rispondo “il me-

dico”; quando mi chiedono “in che

reparto” comincio ad avere delle

incertezze: “non è un vero reparto:

è la Direzione Medica Ospedaliera

(DMO)”. La crisi diventa massima

quando mi chiedono cos’è la DMO.

Non è semplice spiegarlo, ma ci

proverò. La DMO si occupa del go-

verno di tutte le unità operative

inserite in ambito ospedaliero ed è

composta dall'area igienico-

organizzativo e dall'area organizza-

tivo-gestionale.

Per quanto riguarda le funzioni

igienico-organizzative, coordina e

controlla le attività relative alle

infezioni ospedaliere, all’igiene

degli alimenti, allo smaltimento dei

rifiuti, alle pulizie, disinfezione,

sterilizzazione e disinfestazione;

coordina l’attività dell’archivio cli-

nico garantendo la corretta tenuta

delle cartelle cliniche nell’interesse

degli utenti e dell’Azienda; parteci-

pa al governo delle attività clinico-

DMO

QUESTA SCONOSCIUTA

la direzione medica ospedaliera di Monica Briani

assistenziali e assicura la migliore

efficienza allocativa delle risorse.

Per le funzioni organizzativo-

gestionali, garantisce il supporto

tecnico alle scelte della Direzione

Strategica (Direttore Generale,

Direttore Sanitario, Direttore Am-

ministrativo), fornendo a

quest’ultima gli elementi utili per

le decisioni di orientamento della

politica aziendale, agendo da “trait

d’union” tra la Direzione Generale

e le Unità Operative; partecipa alla

progettazione e alla cura dell'orga-

nizzazione dell'Ospedale, alla for-

mulazione del budget e, sulla base

di priorità e obiettivi definiti dalla

Direzione Strategica, si relaziona

con le Unità Operative favorendo,

con le proprie competenze, il rag-

giungimento degli obiettivi.

Valuta il prodotto e l'appropriatez-

za delle prestazioni erogate, pro-

gramma gli interventi di edilizia

sanitaria, gestisce le problemati-

che contingenti e non prevedibili,

emergenti sia all'interno che all'e-

sterno dell'organizzazione, assicu-

rando una pronta disponibilità

nell’arco delle 24 ore.

I professionisti che formano lo

staff della DMO, hanno ognuno

competenze specifiche in determi-

nati ambiti. Sono il direttore, Ma-

rio Grattarola e i dirigenti medici,

rigorosamente in ordine alfabeti-

co, Monica Briani, Giovanni Carret-

ta, Carla Destro, Massimo Girotto,

Elena Narne, Anna Maria Saieva. Il

loro lavoro è reso possibile grazie

al forte supporto fornito dalla se-

greteria (Cristina Forzan, Emanuela

Barbiero , Enrico Galeazzo, Marta

Faggin, Paola Parolin) e dai colla-

boratori infermieristici (Margherita

Boschetto, Rosaria Cacco, Graziella

Giacomazzo, Martino Lana, Paolo

Mulfari, Ketti Ottolitri, Andrea Sca-

rin) che operano in stretto rappor-

to con i medici al fine di portare a

termine tutte le attività e i compiti

istituzionali.

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33

Se dovessimo scrivere i capitoli di

storia sui quali studieranno gli stu-

denti tra cent’anni, l’epoca attuale

si chiamerebbe probabilmente

“internet Era”. Sì, perché l’oggetto

che più ha segnato il cambiamento

nel modo di vivere degli uomini di

gran parte del mondo è stato pro-

prio il Personal Computer con le

sue applicazioni in informatica.

Risulta chiaro, già dall’etimologia

del termine, che il principale obiet-

tivo dell’informatica è il trattamen-

to delle informazioni e in particola-

re la possibilità di compiere le ope-

razioni necessarie al loro tratta-

mento in modo automatico. La

diffusione dei sistemi informatici a

un numero sempre crescente di

utenti e le pressioni del mercato

hanno portato nuovi e interessanti

spunti per la ricerca. I risultati rag-

giunti hanno mostrato quanto la

tecnologia, e quanto le sue nuove

applicazioni, possano aiutare il

vivere quotidiano attraverso pro-

dotti di impatto immediato.

La fiducia progressiva sull’influenza

IL WEB NELLA PA

l’innovazione ha un nuovo alleato

di Elisabetta Panazzolo

delle innovazioni tecnologiche ha

determinato lo sviluppo di proce-

dure adatte a informatizzare am-

bienti di ogni genere. In particola-

re, il trattare in modo automatico

l’informazione è lo scopo principa-

le di tutti i progetti del Dipartimen-

to Interaziendale Information Te-

chnology. Ciò conduce innanzitut-

to a una grande semplificazione

del modo in cui le informazioni

vengono trattate. Il sito web azien-

dale, per esempio, permette di

distribuire quelle riguardanti

l’Azienda Ospedaliera potenzial-

mente a tutti i calcolatori che sono

inseriti nella rete internet.

Il sito www.sanita.padova.it con-

sente di avere innumerevoli infor-

mazioni sulla sanità padovana, ag-

giornate quotidianamente. Ha un

menù immediato e intuitivo, per

rendere subito semplici anche le

operazioni più complesse. Contie-

ne una varietà di funzioni e infor-

mazioni pensate per dare la massi-

ma diffusione del tipo di organizza-

zione che caratterizza il “sistema

Azienda Ospedaliera”, prestazioni

erogate, ambulatori, dipartimenti

sanitari, eventi. Contiene il servizio

on-line di prenotazione delle pre-

stazioni specialistiche, delle attività

di libera professione; indica le

strutture presso le quali è possibile

Quando cominciai a traf-

ficare con il programma

che avrebbe poi fatto na-

scere l'idea del World

Wide Web, lo chiamai

Enquire, da Enquire

Within upon

Everything, “entrate pure

per avere informazioni su

ogni argomento".

Tim Berners-Lee, L'archi-tettura del nuovo Web, 1999

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34

FLASH NEWS

Con i gemelli,

alla ricerca del rischio arteriosclerosi

Il Dipartimento di Neuroscienze di Padova, in

sinergia con il “gemello” Dipartimento di Ro-

ma, ha selezionato 200 coppie di gemelli di età

differenti per stimare la componente eredita-

ria dell’arteriosclerosi.

Questa patologia degenerativa rappresenta la

più frequente causa di mortalità nella popola-

zione occidentale, ecco perché la sua preven-

zione assume importanza strategica sia dal

punto di vista individuale sia della collettività.

Le coppie che hanno accettato di partecipare

al progetto di studio sono in prima battuta

sottoposte a esami clinici. Dovranno poi com-

pilare alcuni questionari, formulati per valuta-

re il benessere psicologico, lo stato generale di

salute, le abitudini al fumo e gli stili di vita.

Gli esami previsti si basano su una valutazione,

eseguita mediante ecografia-doppler, dello

spessore della parete delle arterie carotidi e

del circolo intracranico. (S.B.)

prenotare direttamente le presta-

zioni specialistiche, con un elenco

che riporta nel dettaglio i riferi-

menti per poter effettuare le pre-

notazioni.

E’ stato inserito anche il servizio

web di disdetta delle prenotazioni

di visite ed esami specialistici, attu-

abile connettendosi direttamente

al sito o con una semplice telefo-

nata. Il pubblico che telefona ha a

disposizione un numero verde

840 140.301, che mette in comuni-

cazione gli utenti con uno specifico

programma, il quale, interagendo

attraverso messaggi vocali, chiede

due dati all’utente per poter pro-

cedere: il numero di prenotazione

e la data di nascita. Il software ela-

bora le informazioni raccolte e

conclude l’operazione chiedendo

se si vuole disdire o no. Alla fine

del processo, se l’operazione è

andata a buon fine, il programma

fornisce il numero di codice di di-

sdetta e termina l’operazione.

L’informatica rende tutto più sem-

plice.