Estate 2014

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Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme Estate 2014 Insieme in cammino La vera ricchezza di un uomo è il bene che ha fatto agli altri esseri umani.

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Bollettino della parrocchia di Aldeno - Cimone - Garniga Terme - estate 2014

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Bollettino parrocchiale Aldeno - Cimone - Garniga Terme

Estate 2014

Insieme in camminoLa veraricchezzadi un uomoè il bene che ha fatto agli altri esseri umani.

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l’ind

ice L’editoriale

Camminare insiemedi don Daniele PAGINA 3

Programma del saluto a don DanielePAGINA 4

Fratelli e sorelleLe parole di papa Francesco...

di Sandro Bisesti PAGINE 5-6

Le poesie di don Valerio BotturaPAGINA 7

PensieriDieci motivi per cui amo essere maschio

di don Fabio Bartoli PAGINE 8-9

Fibrosi cisticaIl tuo cammino nei miei passi

PAGINA 10

Corso fidanzatiPrepararsi al sacramento del matrimonio

PAGINE 11-12

I matrimoni nelle nostre parrocchiePAGINE 13-14

La segnaletica dell’educazioneEducare è...

PAGINA 15

Le poesie di Ivo Condini MosnaI pontesei fioridi

PAGINA 16

Esperienze di vitaLettera dal carcere

PAGINA 17

Dalla scuola maternaConversazione tra bimbi e maestra...

PAGINE 18-19

PensieriLe opere di misericordia spirituale

PAGINE 20-21-22

I battezzati nelle nostre parrocchiePAGINE 23-24-25

Bollettino junior - concorsoPAGINA 26

News dal mondo cristianoPAGINA 27

In gita con la famigliaIl cammino di San Giacomodi Celestina Schmidt PAGINE 28-29

Insieme in camminoRedazione: Patrizia Baldo, Giovanna Frizzi, Giorgia Giaimo, Elisabetta Giovannini, Maura Mazzurana, don Daniele Morandini, Marco Moratelli, Barbara Scarpa.

Hanno collaborato a questo numero:Sandro Bisesti, don Valerio Bottura, Ivo CondiniMosna, Celestina Schmidt, Fabio Bartoli,Alma Osler, Mattia Baffetti, Sharon Oliana.

Stampa: Grafiche Dalpiaz Ravina (Tel. 0461/913545)Contatti:Tel. canonica: 0461/842514E-mail: [email protected]. sacrestano: 338/4493195Sito Internet: www.parrocchiealciga.eu

La sagra di Cimone13-14 settembre 2014

PAGINE 30-31

Dal gruppo missionarioInsieme è meglio

di Alma Osler PAGINA 32

L’amiciziaPAGINA 33

Campeggio mignonL’avventura

di Sharon Oliana PAGINE 34-35

La comunione e la cresimaPAGINE 36-37

Gli anziani dei nostri paesiGruppo dell’Armonia

PAGINE 38-39

La Sacra ScritturaChi era costui: Giosuèa cura della redazione PAGINE 40-41-42

La sagra di San ModestoSan Modesto 2014

di Mattia Baffetti PAGINE 43-44

RiflessioneUna matita è una lezione di vita

PAGINA 45

I defunti delle nostre parrocchiePAGINA 46

Concorso fotografico«Cimone e i suoi paesaggi»

PAGINA 47

L’ultima PAGINA 48

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Camminare insieme

Èstato intenso, per me cariparrocchiani, il tratto di cam-mino percorso insieme.

Camminare insieme è stato bello, ciha avvicinato, legato, unito. Poi, c'èpoco da girarci intorno, quandocapita che un compagno di viaggiodebba prendere un'altra strada sirimane male. E se quel compagnoera proprio uno di quelli a capodella fila ci si sente un po' smarriti,come se mancasse un riferimento. Eallora ci si dispiace, ci si arrabbiaun po' ma poi si pensa che in fondo, anche se si prendono percorsi diversi, lameta è la stessa e per diverse strade si cammina nella medesima direzione. Ècon questa serena consapevolezza che saluterò dopo 11 anni di permanenzatra voi e inizierò un'altra avventura a Borgo, Olle e Castelnuovo inValsugana. Per noi preti il percorso in una comunità ha sempre il problemache ad un certo punto bisogna partire, lasciare comunità amate, progetti ini-ziati e non conclusi, per iniziare nuovamente da un'altra parte. A me faràsicuramente bene, mi aiuterà a maturare ancora e a trovare nuovi stimoli, eprobabilmente sarà un'occasione di crescita anche per Aldeno, Cimone eGarniga. Pregherò perché sappiate mantenere l'entusiasmo, la serenità e la forza di cuic'è bisogno in questo tempo di crisi, pregherò perché nessuno dica "nonandrò più in chiesa" o frasi del tipo "senza don Daniele non sarà più la stes-

sa cosa", se il seme èstato piantato davve-ro… non potrà checrescere, maturare edare frutti! Buon Camminoanche a don Renato,accoglietelo congioia e riconoscenzacome avete fatto conme. Grazie di cuore e,uniti nel Signore,buon cammino!

Don Daniele

l’editoriale

Foto Natascia Mosna

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Programma del saluto a don Daniele

DOMENICA 7 SETTEMBRE ORE 10,30:ultima Santa Messa a Garniga Terme DOMENICA 14 SETTEMBRE ORE 10,30: saluto a CimoneDOMENICA 21 SETTEMBRE ORE 17,00:Santa messa ad Aldeno e Festa in piazzaper tutti (con musica e rinfresco)

Ingresso di don Renato: DOMENICA 28 SETTEMBRE

Ingresso a Borgo Valsuganadi don Daniele: DOMENICA 19 OTTOBRE ORE 15Il nuovo parroco don Renato Tamanini

Don Daniele Morandini

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Le parole di papa Francesco…scuotono le coscienze

«Fratelli e sorelle buonasera…». Sono queste, le primeparole di papa Francesco rivolte ai fedeli in piazza San

Pietro. Parole semplici, normali, dirette. Con queste parole èiniziata la rivoluzione “sobria e gentile” di papa Francescofatta di gesti carichi di umanità e profezia, ma soprattutto disobrietà. Per la scelta del nome e per lo stile, innanzitutto. Lasemplicità nel saluto “buonasera…buon pranzo”, presentarsisemplicemente come vescovo, la scelta di vivere in casa SantaMarta, vestire la semplicità nei “segni del potere”, girare in uti-litaria, l’abitudine di telefonare ad amici e fedeli, rompere il pro-tocollo, la borsa nera a braccio, le omelie della mattina, gli appel-li alla “tenerezza”, al “perdono”, la difesa dei poveri… sono soloalcuni esempi di un papa che riempie di fedeli piazza San Pietro, ilcui messaggio va dritto al cuore delle persone. Parole apparentemen-te semplici, nel senso che il loro significato letterale è perfettamente comprensibile. Vannodritte al cuore, entrano nell’anima e la fecondano con l’immediatezza del loro valore.L’intento di queste poche righe è di ripercorrere parole, discorsi, messaggi che, in quest’an-no e mezzo, papa Francesco ha voluto trasmettere. Nella celebrazione della sua prima veglia pasquale papa Francesco invitava i fedeli a «nonchiudersi alla novità» anche quando «siamo stanchi, delusi, tristi» e «pensiamo di non far-cela». «Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamocimai», diceva nell’omelia «non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è pec-cato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui. Non chiudiamoci alla novità che Diovuole portare nella nostra vita!». «L’odio lasci il posto all’amore, la menzogna alla verità,la vendetta al perdono, la tristezza alla gioia” e “non abbiate paura di annunciare Cristo,

crocefisso e risorto, vincitore del male e della morte, attraverso la testimonian-za della vostra vita quotidiana e nei gesti di compassione, di perdono, di mise-ricordia e di amore verso tutti».Scuote, poi, anche i «cristiani da salotto», «educati», ma senza «fervore apo-

stolico», invitando a chiedere allo Spirito Santo «che ci dia la grazia di darefastidio alle cose che sono troppo tranquille nella Chiesa; la grazia di andareavanti verso le periferie esistenziali». Di cristiani con “zelo apostolico” laChiesa «ha tanto bisogno», «non soltanto in terra lontana, nelle chiese giova-

ni, nei popoli che ancora non conoscono Gesù Cristo, ma qui in città, in cittàproprio, hanno bisogno di quest’annuncio di Gesù Cristo…e sediamo fastidio, benedetto sia il Signore”.

“Il Vangelo va annunciato con semplicità e gratuità».Riferendosi a quelli che dicono «io credo in Dio ma non nei

preti» papa Francesco ricorda: “ è proprio la Chiesa che ci portaCristo e che ci porta a Dio; la Chiesa è la grande famiglia dei figli di

Dio”. “Certo ha anche aspetti umani; in coloro che la compongono, pastori e fedeli, ci sonodifetti, imperfezioni, peccati, anche il papa li ha e ne ha tanti, ma il bello è che quando noici accorgiamo di essere peccatori, troviamo la misericordia di Dio, che sempre perdona”.“Non dimenticatelo: Dio sempre perdona e ci riceve nel suo amore di perdono e dimisericordia”. Pensiamo a questo.“Siate persone libere! Che cosa voglio dire? Forse si pensa che libertà sia fare tutto ciòche si vuole; oppure avventurarsi in esperienze-limite per provare l’ebbrezza e vincere lanoia. Questa non è libertà. Libertà vuol dire saper riflettere su quello che facciamo, valu-

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fratelli e sorelle di Sandro Bisesti

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tare ciò che è bene e ciò che è male, quelli che sono i comportamenti che fanno crescere,vuol dire scegliere sempre il bene. Noi siamo liberi per il bene. E in questo non abbiatepaura di andare controcorrente, anche se non è facile! Essere libero per scegliere sempre ilbene è impegnativo, ma vi renderà persone che hanno la spina dorsale, che sanno affronta-re la vita, persone con coraggio e pazienza”. “Non chiudervi in voi stessi o nel vostro piccolo mondo, ma ad

aprirvi agli altri, specialmente ai più poveri e bisognosi, a lavora-re per migliorare il mondo in cui viviamo. Siate uomini e donnecon gli altri e per gli altri, dei veri campioni nel servizio agli altri”.Invita i giovani a non lasciarsi rubare la speranza proponendo lanecessità di una formazione spirituale per essere magnanimi conlibertà interiore e spirito di servizio. “Cari ragazzi, cari giovani,amate sempre di più Gesù Cristo! La nostra vita è una rispostaalla sua chiamata e voi sarete felici e costruirete bene la vostra vitase saprete rispondere a questa chiamata. Sentite la presenza delSignore nella vostra vita. Egli è vicino a ognuno di voi come com-pagno, come amico, che vi sa aiutare e comprendere, che v’incoraggia nei momenti diffi-cili e mai vi abbandona. Nella preghiera, nel dialogo con Lui, nella lettura della Bibbia, sco-prirete che Lui è veramente vicino. E imparate anche a leggere i segni di Dio nella vostravita. Egli ci parla sempre, anche attraverso i fatti del nostro tempo e della nostra esistenzadi ogni giorno; sta a noi ascoltarlo. Metti Cristo nella tua vita, riponi in Lui la tua fidu-cia e non sarai mai deluso!». “Vorrei dire anche a chi si sente lontano da Dio e dallaChiesa, a chi è timoroso o indifferente, a chi pensa di non poter più cambiare: il Signorechiama anche te a far parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore! Lui ci invi-ta a far parte di questo popolo, il popolo di Dio”.A Lampedusa, nel dolore e nel disorientamento della tragedia avvenuta, si domanda inter-rogandoci: “Dov’è il tuo fratello? Chi è il responsabile di questo sangue?... Nessuno!Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Dio

chiede a ciascuno di noi: dov’è il sangue del tuo fra-tello che grida fino a me? Abbiamo perso il senso dellaresponsabilità fraterna”. Siamo ipocriti come il sacer-dote e il servitore dell’altare nella parabola del buonSamaritano, guardiamo, abbiamo parole di compas-sione e continuiamo la nostra strada. Non è compitonostro. Ci sentiamo tranquilli, a posto. “La culturadel benessere ci rende insensibili alle grida deglialtri, ci porta all’indifferenza verso gli altri, anziporta alla globalizzazione dell’indifferenza. Cisiamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci

riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!”.E, pochi giorni fa, nella piana di Sibari in Calabria, parole ferme, forti, inequivocabili: “imafiosi non sono in comunione con Dio. Sono scomunicati”. “Quando all’adorazione delSignore si sostituisce l’adorazione del denaro - ha detto il Papa - si apre la strada al pec-cato, all’interesse personale e alla sopraffazione. Quando non si adora il Signore, si diven-ta adoratori del male, come lo sono chi vive di malaffare, di violenza, la vostra terra, tantobella, conosce le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è questo: adorazione delmale e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, allontanato, bisogna dirglidi no. La Chiesa…deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Lo chiedonoi nostri ragazzi. Lo chiedono i nostri giovani, bisognosi di speranza”. Infine l’invito a essere persone coraggiose, propositive, che danno valore e sapore allavita…”non fatevi rubare mai la speranza”.

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frat

elli

e so

relle

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le poesie di don Valerio Bottura

Squasi desmentego la tabachera,na tabachera de oss de madreperlacol font cafè e i fianchi de noghera,e no saéva gnanca de g'averla.

Me pòr popà la pipa 'l la tegniva,ma giust cossì per morder el bochime aver en boca en mòmol de salivada mandar zo ogni tant co 'n goz de vim.

Ma l'era 'nvezi 'n altro par de maneghese se tratava de tabac da presa,l'era 'ncor mèio che magnar luganegheperché 'l g'aveva 'n ritual de ciesa.

Vinti centesimi de santantoni,santa giustina sol meza cartelae po' 'l missiava desmenuti bonicon en cuciar de legn 'ndena scudela.

Con en pugnat de zendro e acqua s'cietaEl lo slongava e 'l lo tegniva a um:po' de scondom el gh'èva na bozetae zo na s'ciantenina de profum.

E se cogneva véderlo a snasarlo:en spizech en do déi, fermarse en pòsae ofrirlo a quei che i stava là a vardarlocome l'ofrissa i fiori a de na sposa.

O' cognest tabacar na volta an'miEn dì che ò dit de aver la maseghera,ma g'òpetà en starnudom cossìche ò rebaltà tabac e tabachera.

Ancòi la tabachera l'ò trovada,messa da banda dopo che l'è mort.Ma so de averghe fat sta vilanada:refudarghe na presa l'era 'n tort.

Se de me pòr popà ricordo bene la pignatèla,no cogno desmentegar anca la so tabachera,che ancor me tegno en d'en casset, e la me ricorda tante storie comoventi.La tabachera

Il gruppo che si è recato in Terra Santa dal 21 al 28 maggio

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Dieci motivi per cui amo essere un maschioCome uomo troverò sempre qualcosa di bello e stupefacente

in ogni donna che incontro e non entrerò mai in competizione con lei.Si può non condividere tutto quello che dice ma fa riflettere.

«Tu non mi capisci!». Di solito nelle liti di cop-pia questo è il rimprovero finale, quello che

pone termine ad ogni discussione. Normalmente è ladonna a dirlo all'uomo. Ed è giusto, perché l'uomoha il compito istituzionale, assegnatogli dalla natura,di capirla. La donna accoglie senza capire, lei non ne ha biso-gno, intuisce.L'uomo invece deve capire, perché deve servire. Eper servire, diversamente che per accogliere, ènecessario interpretare i gusti e i desideri dell'altro,prevenirli se possibile. Posso accoglierti in silenzio,ma non potrò mai servirti in silenzio. A volte parle-

rò con le mani anziché con la lingua, ma sempre dovrò "fare" qualcosa.Accogliere è un essere, servire è un fare, e non si può fare senza capire, pena fare male,servire male.Naturalmente il rimprovero è vero, molto spesso gli uomini non capiscono, nonostante siimpegnino.Il mondo è così, siamo esseri imperfetti, fatevene una ragione. Non saremo mai all'altez-za dei vostri bisogni e delle vostre aspettative, non sapremo mai servirvi così bene dasoddisfare ogni vostro desiderio.Questo solo Dio può farlo. Però in realtàoggi voglio parlare di altro.Mi sarà lecito dire una volta, anche unavolta sola e sia pure per celia, che anche ledonne non capiscono gli uomini? E la cosaè assai più complicata dal fatto che invecespesso son convinte di capirli.Ci sono così le donne che hanno in testal'idea che l'uomo sia un eterno bambino elo trattano come si tratta un ragazzino(dimenticando che il modo migliore diindispettire un ragazzino è di trattarlocome tale, il bimbo vuole semmai essere trattato da adulto).Ci sono anche quelle che hanno in testa lo schema semplificato on-off, come se l'uomosi concentrasse tutto in un unico interruttore (sì, quello lì, quello del desiderio) e che unavolta acceso il problema è risolto.Ci sono poi quelle che hanno paura degli uomini e che pensano che l'uomo sia sempresotto sotto un bruto e quindi bisogna stare attenti a tenergli la briglia corta per impedir-gli di scatenarsi perché sennò chissà che potrebbe fare...Credetemi, forse è vero che non siamo complicati come le donne, ma non siamo nemme-no così semplici.

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Non nego che ci siano i mammoni e i bruti o quelli che mettono tutta la loro maschilitànell'interruttore, ma la categoria maschile è per fortuna ben più variegata di così.Permettetemi dunque di offrirvi care amiche un brevissimo decalogo dei dieci motivi per

cui amo essere maschio e mi piace-rebbe che i lettori maschi del blog locontinuassero, perché non pretendeaffatto di essere un elenco esaustivo.Poiché credo moltissimo nella com-plementarietà, ça va sans dir che nonc'è alcun intento di contrapposizionein questo catalogo, quindi nessuno sisenta offeso vi prego, prendetelocome un contributo semiserio ad usodelle mie amiche per provare a vede-re negli uomini anche qualcos'altro.

AMO ESSERE MASCHIO PERCHÉ:1) Perché amo finire un lavoro e dopo averlo finito fermarmi a guardarlo e compiacer-

mi di ciò che ho fatto (Le donne che conosco di solito non sono capaci di finire illavoro, prima di finirlo stanno già pensando a quello che faranno dopo. In questo Dioè decisamente maschio, perché il Sabato si ferma a guardare la Creazione).

2) Perché mi piace stare fermo come uno scoglio su cui si infrangono tutte le tempesteemotive (questa devo spiegarla?).

3) Perché mi piace osservare (I maschi osservano molto, una cosa alla volta, ma osser-vano).

4) Perché mi piace che i miei figli rischino l'osso del collo pur di affermare se stessi.Perché adoro condividere le loro vittorie (il fatto che io non abbia figli nella carnenon cambia niente, ci sono molte forme di paternità).

5) Perché mi piace ridere forte e prendere le ondate di petto, in tutti i sensi (se vuoiconoscere una persona guarda come si comporta al mare).

6) Perché ho sempre desiderato essere un eroe (ci sono anche eroine naturalmente, mal'eroismo femminile è molto diverso da quellomaschile. Troppo lungo e serio da spiegarlo inquesta sede però).

7) Perché amo troppo le parole per non sostener-le e rivestirle di gesti (il maschio, lo sannotutti, realizza se stesso molto più nel fare chenel dire)

8) Perché mi piace fare il capro espiatorio (sì,non inorridite, mi piace pagare, faticare e sof-frire al posto degli altri e ci sarà un motivo senon si è mai sentito parlare di una capra espia-toria).

9) Perché non mi fiderei di nessun altro per salvare il mondo (non è che le donne nonsalvino il mondo, è che i maschi non si fidano del fatto che lo facciano).

10) Perché come maschio troverò sempre qualcosa di bello e stupefacente in ogni donnache incontro e non entrerò mai in competizione con lei.

pensieri

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Il tuo cammino nei miei passi

Oggi mi sono vestito da Pellegrino diretto a Roma sul-l'antica Via Francigena con la volontà di comprendere

le difficoltà, le avversità, le fatiche e perché no, le soluzio-ni che il malato di fibrosi cistica, tutti i giorni è costretto adaffrontare.Sì! Perché in fin dei conti le mie giornate sono state orche-strate da riti quotidiani necessari per far fronte al lungocammino, come i riti di chi convive con la malattia.Ho nel mio zaino tutto ciò che mi serve per arrivare allalontana mèta, come altrettanto il malato ha con sé il neces-sario per curarsi durante la giornata. Ho vissuto le mie giornate con lo sguardo attento alle ana-logie che potevo trovare con la giornata di un malato difibrosi cistica. Quando già al risveglio sentivo ancora nelcorpo le fatiche del giorno precedente, così anche nelmalato al risveglio esiste ancora la fatica delle cure quoti-diane, ciò nonostante deve riprendere ogni giorno il suocammino di cure.

Ogni giorno mi era sconosciuta la direzione e mi affidavo fiducioso a un'incerta segna-letica per trovare la strada, come il malato si affida al lavoro del medico per avere i giu-sti strumenti di cura.Chi è affetto da fibrosi cistica deve prestareparticolare attenzione all'alimentazione comealtrettanto ho dovuto fare io per avere le ener-gie necessarie a proseguire il mio cammino.Lungo il cammino ci sono i momenti in cuisenti il bisogno di riposare e la sosta puòessere più o meno breve, a volte il tempo diun caffè o di un sorso d'acqua, altre voltesoste di qualche ora. Anche il malato persuperare un momento difficile trova sostegnoin un farmaco, altre volte invece in lunghi edestenuanti ricoveri.Anche la pioggia mi ha fatto riflettere: ti cadedall'alto e ti fa chinare il capo, ti rende ciecoal panorama che ti circonda e vedi solo i tuoi passi sulla strada bagnata. Anche la malat-tia a spesso oscura il mondo circostante.In un cammino s'incontrano tante persone che t'incoraggiano e ti sostengono.Altrettanto sostegno possiamo trovarlo nella solidarietà di chi si avvicina alla realtàdella malattia.Per sua naturale lentezza un cammino ti apre lo sguardo su ciò che a volte sfugge nelfrenetico mondo di oggi. Ho trovato nella strada una perfetta metafora della vita, dove i cammini si affiancano,alcuni per lungo tempo altri, tristemente s'interrompono prematuramente.Ho regalato le mie scarpe a chi, al mio arrivo, ha vittoriosamente festeggiato un altrocompleanno nella gioia dell'incontro di due cammini.

Cammino di speranza... Marco e Luca

Claudia e Lorenzo esibiscono le scarpe rega-late da Luca

fibro

si ci

stica

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corso fidanzati

Prepararsi al sacramento del matrimonio

L'amore, per fortuna, è una cosa seria. Ma prepararsi all'impegno di condividerloper la vita con il fidanzato o la fidanzata, può anche essere leggero e, soprattut-

to, divertente, oltre che stimolante. Un percorso fatto di profondità, responsabilità,ma anche svago e allegria. Insomma, nel suo piccolo e con le dovute proporzioni,quel giusto mix che anche la vita della coppia ideale (nessuno si preoccupi: non esi-ste, ma tutte, per chi le forma, lo possono essere) dovrebbe sempre riservare.Il percorso di cui stiamo parlando è quello che, sul finire del mese di maggio, hannoportato a termine nella nostra parrocchia ben diciassette coppie di fidanzati, chehanno partecipato al corso di preparazione al sacramento del matrimonio organizza-to dal Decanato di Mattarello ad Aldeno tra aprile e maggio, dopo averlo proposto acavallo tra la fine del 2013 e i primi mesi del 2014, come è ormai consuetudine,anche a Mattarello e Ravina.Non è mai scontato che un corso di preparazione al matrimonio divenga una piace-vole e riuscita "esperienza di vita", che possa essere in grado di arricchire chi vi pren-de parte e chi collabora alla sua strutturazione e di rimanere per tutti loro come unabella pagina da ricordare negli anni. Non è scontato, perché molto spesso - e, si badibene, non è questa una critica, giacché l'atteggiamento è legittimo, ma una meradescrizione della realtà - alcuni tra coloro che vi partecipano, vivono la cosa come unmero "atto dovuto" per poi avere tutte le carte in regola. Avete presente i corsi per lasicurezza - chi lavora in fabbriche o uffici senza dubbio, meno chi è in pensione daun po': una volta la sicurezza veniva lasciata all'attenzione di ognuno e altrimenti..."descanta bauchi" - che sono oggi ormai un momento fisso in una stagione lavorati-va? Bene, il concetto è lo stesso: nessuno è entusiasta di andarci, perché tutti sanno

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che su una sedia da ufficio con le ruote non sisale, per prendere qualcosa da uno scaffale.Ma ci si deve andare perché è obbligatorio.Anche il corso per i fidanzati, per chi decidedi sposarsi con rito (e preferibilmente, con-vinzione) cristiani, si deve frequentare. Espesso lo spirito può essere quello del corsoper la sicurezza. In quel caso, difficilmentesarà un'esperienza che rimarrà negli annali, enei ricordi.Ma non è stato questo il caso del corso di pre-parazione al matrimonio chiusosi recente-mente. Una serie di sei incontri, coronati da un'uscita assieme a cavallo tra aprile emaggio nella cornice della vecchia canonica di Garniga e da due serate di preghierama anche di convivialità alla Comunità Nuovi Orizzonti di Cei e - per la conclusione- ad Aldeno, nel corso dei quali tutti i trentaquattro partecipanti si sono sentiti partedi un cammino che, chi più chi meno, ha toccato tutti nel profondo, facendoli riflet-tere, pensare, ma anche sorridere e stringere rapporti (nessuna pruderie, lettore mali-zioso: amicizie, niente liason incrociate tra promessi sposini), in un clima di armonia

crescente, settimana dopo settimana.Incontri in cui, grazie all'impegno e a quelladote naturale di don Daniele qual è la sua capa-cità di spiegare con parole semplici anche ilconcetto più astratto e di saper essere serissi-mo, ironico e dissacrante alla bisogna, senzamai utilizzare inopportunamente il registrogiusto e grazie alla fondamentale collaborazio-ne di coppie "esperte" che hanno assistito ifidanzati lungo il cammino, tutti hanno saputodare il loro contributo in prima persona nell'af-frontare i più svariati argomenti: dalla fedeltàalla sessualità, dal rapporto con le famiglie d'o-rigine alla comunicazione nella coppia, fatta

molto più che del solo dialogo, come ha spiegato in una mattinata illuminante, inten-sa e godibilissima il consulente in formazione e comunicazione Flavio Antolini (se vicapitasse di andare a mangiare fuori con una gran voglia di carne, potreste tornare acasa soddisfatti anche se vi proponessero altro. Ma questa è un'altra storia. La bellastoria della differenza tra ciò che chiediamo e ciò di cui abbiamo davvero bisogno.Ma solo Antolini ve la potrebbe spiegare bene, in sua assenza lasciate perdere i menùe concentratevi solo su ciò di cui avete davvero bisogno, potrebbe migliorarvi l'esi-stenza). E poi la serata - di certo più impegnativa, alta anche nel lessico e nell'approc-cio, ma non per questo non affascinante, con don Bruno Tomasi, rettore del CollegioArcivescovile che ha impreziosito il cammino formativo - ma sarebbe più correttodire partecipativo e riflessivo - dei trentaquattro giovani fidanzati. Grazie al percorsofatto con la parrocchia di Aldeno da qualche settimana ci sono persone più ricche econsapevoli. Badate bene, non ve lo dice don Daniele, ché la cosa suonerebbe un po'come uno spot, un'autopromozione. Lo dice uno di quei trentaquattro giovani chec'era. Ed è stato davvero felice, come tutti, di esserci stato.

cors

o fid

anza

ti

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Chiara Calovi e Matteo Piffer a Faedo il 13/07/2014

Caterina Cont e Alessandro Bridia Garniga Terme il 31/05/2014

Annalisa Odorizzi e Simone Ducatia Garniga Terme il 19/07/2014

Serena Boni e Giovanni Morana a Palermo il 16/06/2014

i matrim

oni nelle nostre parrocchie

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Chiara Vitti e Leonardo Pontaltiad Aldeno il 31/05/2014

Antonella Montedoro e Lorenzo Larcherad Aldeno il 24/05/2014

Foto Paolo Zanella

Daniela Gorser e Walter Oberacherad Aldeno il 17/05/2014

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Il foglio più antico delle tre parrocchierisale al 1590 ed è conservato negliarchivi della parrocchia di Cimone eriporta i dati dei battezzati di quell’anno

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la segnaletica dell’educatore Educare è...

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Dà gioia osservar tuti quei fioriche adorna i pontesei de zerte casena gama variegata de colorila zent che passa, se li gode e tase.

Sui muri de na casa ormai vetusta,sparangole de legn, negre, fruade,qualche vaset de fiori bem en vistael dona vita a le vecie contrade.

Cossì 'l paes fiorì el se ravvivael porta gioia a tuti quei che passala zent la è pù simpatica, pù vivae i problemi 'n quel moment la lassa.

El bel contrasto, el da sempre 'n l'ocioe i fiori vivi lo fa risaltarde pù 'l nota se su sfondo vecioe 'n scorcio antico el ne par n'Altar.

I pontesei fiorididi Ivo Condini Mosna

Ottanta e non sentirli…Il 15 maggio per noi ottantenni è stato un giorno di festa.In apertura la S. Messa celebrata dal nostro parroco don Daniele, ricordando conaffetto i coetanei che non ci sono più. Non poteva mancare la foto ricordo davan-ti al portale della nostra chiesa.

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Lettera dal carcere

Ciao F., racconto la mia fase della vita anche carceraria,cominciando dal 2012 quando sono venuto a Trento. Mi

son subito inserito nell'accoglienza per disagiati poveri, perquelli che non ce la fanno a vivere e per cui un pasto caldo rap-presenta una risorsa. Al Punto d'Incontro ho incontrato tantagente di qualsiasi nazione che condivideva lo stesso dramma;ho cominciato a conoscere la vera povertà, il freddo che fa qui al nord Italia, l'avvicinarsi final-mente della primavera e l'aiuto di chi offre ai bisognosi anche solo un thè caldo e una parola diconforto e ascolto mi hanno fatto tornare la speranza.Mi sono appoggiato all'Unità di Strada che mi hanno conservato documenti e gli effetti persona-li; la domenica entravo in chiesa in Duomo a Trento, un po' per riscaldarmi e un po' per trovarerifugio nella casa del Signore, mi sedevo, mi ascoltavo la s. Messa, però dopo era come comin-ciare da capo, non avevo nulla, nemmeno la fede, sì, ci credevo, ma non proprio in fondo.Ho conosciuto tante persone che mi hanno aiutato ma continuavo a vivere spostandomi da uncentro all'altro e alla fine, con un gruppo di persone, abbiamo occupato una casaabbandonata…era l'unico modo per non soffrire troppo il freddo e per vivere in santa pace…manel cuore di tutti noi si soffriva, ci mancava la normalità, il vivere giusto un lavoro, una casa estare tranquilli…l'occasione, con forza e coraggio e determinazione, arriva da un amico che mi ha aiutato nel suopiccolo, e mi sono fatto aiutare, ho chiesto un prestito per comprarmi gli attrezzi da lavoro e hocominciato a lavare i vetri delle vetrine..ho cominciato da subito, mi ricordo che erano le 16,00circa ed ero nei pressi di negozi, a quell'ora ho potuto fare poco ma avevo dentro di me la vogliadi vivere, la speranza che avevo perso, la gioia infinita, mi sono subito messo in gioco e ho lavo-rato per non chiedere niente agli altri, lavorare è la cosa più bella al mondo, è dignità di ogni

uomo sulla terra, mi guadagnavo il giusto e mettevo da parte peril futuro.. ho lavorato così per molti mesi e questo mi ha permes-so di aiutare anche mia moglie in Sicilia con la promessa chepresto saremmo tornati assieme perché i valori della mia vitasono e saranno la famiglia, la casa, vivere come comuni morta-li…poi ahimè arriva febbraio 2013, come ogni cosa inaspettata,il giorno 06.02.2013 mi arrestano a Trento per un vecchio reatodel 2005, devo scontare due anni e 10 giorni…mi cade il mondoaddosso, ma il coraggio di affrontare questa esperienza carcera-ria non mi è mancato mai, con forza e coraggio tra amici veri,mia moglie che non mi ha mai abbandonato, mi è stata restitui-

ta la volontà di vivere e andare avanti…passi un paio di mesi chiuso qui dentro, e ti rammarichi,perdi la fiducia, anche la fede. Un giorno mi avvicina don Fabrizio, il cappellano, mi dà una drit-ta, mi mette in mano un crocefisso e mi dice prega e molto "ricordati che nessun uomo è prigio-niero per sempre, anche Gesù è carcerato ed è qui in mezzo a noi, basta che lo cerchi e ti avvi-cini a Lui", poi mi dice "vengo a trovarti ancora tra qualche giorno per vedere come stai".Allora mi feci coraggio, mi misi sotto le coperte e, tenendo stretto il crocefisso, mi misi a prega-re, non il Padre Nostro o l'Ave Maria, ma una preghiera mia, per saper affrontare con coraggioquesta mia situazione e non ricadere nel male. Il giorno seguente provai ancora, ma stavolta mirivolsi a Dio con la preghiera del Padre Nostro e così feci anche il terzo giorno e piano pianostavo acquistando fiducia, ero più calmo con me stesso… ed oggi della preghiera non ne possopiù fare a meno, prego per me e per gli altri.Quando tornò il cappellano lo accolsi con un sorriso smagliante, bello fuori bello dentro, mi sen-tivo un altro. Mi chiese se ero pronto ad andare in cappella, e da lì ho incominciato il mio cam-mino verso una strada migliore, in cerca prima di me stesso, solo così poi potrò comunicare aglialtri di come è bello avere la fede, di come di dia gioia, vivere il giorno sapendo che c'è Qualcunovicino a noi, adesso sono molto cambiato, ho più fiducia in me e meno paura, sono diventato piùfiducioso nel portare avanti la Parola di Dio…

esperienze di vita

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Vi riportiamo una bella conversazione intercorsa tra i bimbi della scuola materna e la maestra sui temi della fede…e non solo…

Insegnante: bambini, lunedì andiamo a visi-tare la chiesaBambini: siii! Bello maestra!I.: ma, chi sa dirmi cos'è la chiesa?B.: è dove si prega per Gesù; dove si va adascoltare don Daniele; dove si fanno i battesimi;dove si fa la messa; dove si legge con il micro-fono; dove si saluta la Madonna; dove si fannoi funerali; dove si prega Gesù, in chiesa ci abitaGesù, ecco perché si va a pregare; dove siaccendono le candeline; nella chiesa si fannoanche i matrimoni e io sono andata una volta almatrimonio di una signora che conosce la maia mamma.I.: dove si trova la chiesa?B.: vicino alla farmacia; anche in Garniga c'è la chiesa; anche in Cimone; anchedavanti al municipio c'è la chiesa di Aldeno; si, è quella vicino alla farmacia; poi

Gesù pregava anche lui nellachiesa; la mia mamma mi hadetto che si viene a scambiarsila pace e a chiedere scusa deipeccati.I.: che cosa sono i peccati?B.: quando fai delle cose chenon sono giuste; in chiesa didanno anche i soldi per i pove-ri; e poi anche le persone allafine della chiesa passano a farela pace e anche si mangia laparticola; la particola?I.: chi sa che cos'è la partico-la?B.: è una pastiglia; però èrotonda; però maestra quando

si entra in chiesa bisogna fare il segno della croce, si fa così (fa il segno della croce)e uno, due , tre; no, non si fa così, si fa così (fa il segno correttamente); ma prima difare la croce si mette la mano nella specie di acqua; l'acqua santa; e poi si fa il segnodella croce e si dice: lo spirito del figlio e dello spirito santo; amen; la mia mammaquando vado a dormire prende l'olio certe volte che è dentro nella scatolina e fa ilsegno della croce; la mia nonna ha una bottiglia di acqua santa ma però non la usamai; la mia nonna la usa e all'ora di notte prega sempre per Gesù; forse anche la miamamma io di notte dormo e no la sento.I.: voi bimbi andate in chiesa?B.: io vado con la nonna perché la mamma non va mai, con lei vado sul piazzale a

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giocare a tamburello e in chiesa con lei vado ad accendere la candelina; io vado conla mamma e la nonna quando vado a fare una passeggiata e allora vado ad accen-dere le candeline; io vado con la mamma ad accendere la candela e poi la Lucia, lamamma e il papà a fare la messa; io vado venerdì e sto lì e prego con la mamma, laRobi, la Giulia e certe volte anche con il papà.I.: che cosa vuol dire pregare?B.: dire le parole per Gesù; si sta seduti, si dicono le parole ma però con la vocebassa; maestra io vado poche volte e ascolto don Daniele e certe volte ci sono altripresti e allora mi annoio; a ma no perché la messa è Dio; io vado in chiesa con ilpapà e accendo la candelina; io vado con l'Andrea, la mamma, la nonna, l'Alessia eil papà perché l'Andrea deve dire delle canzoni per tutti i bambini che hanno 8 annie così le ascoltiamo; io vado tanto volte con la mamma e il papà e prego che vuoldire parlare con Gesù.I.: posso sapere cosa dite a Gesù?B.: di essere brava; si; ma si così; iovado certe volte in chiesa con ilpapà, la mamma , la nonna e il miofratellino e certe volte accendo lacandela e certe volte ascolto ilnonno che canta e don Daniele.I.: voi mi avete parlato di donDaniele, ma chi è?B.: è un prete; si è il parroco diAldeno.I.: cosa fa don Daniele?B.: ha le galline; e anche i coni-glietti; prega; canta le canzoni; hala chitarra; si, è venuto anche quialla scuola materna a cantare lecanzoni, e ha suonato anche la chitarra; e quando è in chiesa sale sul palco e dicetante robe però non sono cosa; ma no, io non so come si chiama ma non si chiamapalco, è quello del teatro; allora non so; è dove fa la messa; anche quando prega;don Daniele ha anche la moto bella maestra; don Daniele fa anche i matrimoni inchiesa.I.: nella chiesa chi c'è, c'è solo don Daniele?B.: il prete, i chierichetti che sono i bambini vicini a don Daniele; anche il mio papàquando era piccolo faceva il chierichetto; anche la Linda maestra; in chiesa ci sonodelle foto di Gesù; è vero dentro nei quadri; ci sono delle panchine dove le personesi siedono e si inginocchiano; ci sono delle persone che cantano in coro; ci sono ilibri con i numeri delle canzoni e quando si entra in chiesa si fa l'inchino a Gesù; eanche sulla panchine c'è una specie di tappeto che quando lo tiri sù ci metti i piedi equando ti inginocchi lo tiri giù; e poi c'è la vasca con l'acqua santa che metti giù lamano e fai il segno della croce; c'è una cosa dove si legge con il microfono; e poi ionon so altro maestra; neanche io.I.: allora se non sapete dirmi altro adesso ci prepariamo per andare a pranzo elunedì in chiesa vedremo se quello che mi avete detto è corretto.

dalla scuola materna

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Le opere di misericordia spiritualeIstruire gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, ammonire i peccatori,consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente

le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti

Vorrei confidare qualche mio sparso pensiero sull'elenco delle così dette "opere di miseri-cordia spirituale", che mi pare oggi il più sbiadito nella coscienza comune. Come giaccio-

no nei vecchi catechismi, scritti quando ancora si chiamavano ingenuamente le cose con il loronome, ci appaiono un po' ruvide e spigolose. Forse perché lanostra anima, per così dire, si è fatta più delicata e irritabile.Rileggiamole (ci permettiamo di invertire l'ordine tradizionaledelle prime due opere, sulla scorta del Catechismo dellaChiesa Cattolica n. 2447, per facilitare la logica del discorso):1. Istruire gli ignoranti2. Consigliare i dubbiosi3. Ammonire i peccatori4. Consolare gli afflitti5. Perdonare le offese6. Sopportare pazientemente le persone moleste7. Pregare Dio per i vivi e per i mortiA differenza delle opere di misericordia corporale, dove (disolito, se non sempre) chi dà da mangiare non è affamato e chipatisce la fame non è in condizioni di dar da mangiare, qui ilbenefattore e il beneficiario non sono adeguatamente distinti.Anzi è buona regola non distinguerli affatto: di queste "opere"siamo tutti destinatari. Solo mantenendoci in quest'ottica possiamo sperare di intraprendere unesame fruttuoso delle "opere" che ci vengono raccomandate.Il discorso sulle "opere di misericordia spirituale" assume poi una rilevanza e un'attualità ecce-zionale, se è volto a chiarire quale sia l'indole propria della solidarietà che la Chiesa come taledeve esercitare nei confronti dell'umanità. Nessun dubbio che l'amore cristiano, suscitato e sor-retto dall'Eucaristia, debba esprimersi anche nell'offrire ai più sfortunati, per quel che è possi-bile, un apporto valido perché risolvano positivamente i loro problemi esistenziali primari epossono godere di uno stato conforme alla loro dignità di persone. Guai se la Chiesa lo dimen-ticasse. Ma guai se riducesse a questo la sua azione nel mondo. Va detto con molta chiarezzache direttamente e per sé non tocca a noi risolvere alla radice i problemi sociali: sarebbe inte-gralismo pensarlo, sarebbe addirittura il tentativo illegittimo di affiancarsi alla società civile,pretendendone gli stessi compiti statutari e le stesse responsabilità. Alla comunità cristianatocca - ed è dovere amplissimo ed esigentissimo - l'impegno di tradurre ogni giorno la sua fede,secondo quanto in concreto le è dato, in un'azione di carità che raggiunge i fratelli in ogni lorosituazione e in ogni loro effettiva necessità. 1) ISTRUIRE GLI IGNORANTIIgnorante non vuol dire senza cultura e senza erudizione. Ignorante è chi non conosce propriole cose che più dovrebbe conoscere, e può essere anche un professore universitario o un famo-so scrittore. Si evoca qui la strana condizione dell'uomo, e specialmente dell'uomo di oggi, chesa tutto tranne le cose che contano, che conduce a termine le indagini più complicate ed è mutodavanti alle domande fondamentali e più semplici, che è in grado di andare a raccogliere i sassidella luna e non può dirsi che cosa è venuto a fare sulla terra. Ignorare quale sia il significatodel nostro stesso vivere; ignorare quale sia il destino che alla fine ci aspetta; che vuol direanche svelargli la sua autentica identità. Questa è la prima misericordia che la Chiesa esercita- deve esercitare - nei confronti della famiglia umana: l'annuncio instancabile della verità. Lasalvezza dei nostri fratelli direttamente e per sè non sarà tanto il frutto della nostra affabile

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capacità di ascolto e di dialogo (cosa importante però e da non trascurare), ma della veritàdivina proclamata senza scolorimenti e senza mutilazioni. Gesù ha connesso il dono della suacarne e del suo sangue con l'accoglienza della sua parola, anche di quella più difficile da accet-tare. Ma il Signore non ritiene che in questo campo si possano dare sconti agevolanti: "Forseanche voi volete andarvene? Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu solo haiparole di vita eterna, e noi abbia-mo creduto e conosciuto che tu seiil Santo di Dio" (Gv 6, 67-69).2) CONSIGLIARE I DUBBIO-SILe esitazioni, le perplessità, letitubanze sono dell'uomo normale;il quale, quanto più è perspicacenelle valutazioni e nell'analisi,tanto più si sperimenta insicuronelle decisioni. D'altra parte vive-re significa agire, e agire significasuperare le incertezze. Sicché tal-volta un parere sensato dato a unamico, che lo aiuti a risolversi per il meglio, rappresenta spesso un regalo davvero prezioso.Ma quando si tratta delle questioni fondamentali dell'esistenza, il superamento del dubbio èun'esigenza intrinseca alla funzione salvifica della verità. E' grande carità ricordare questoprincipio alla cultura contemporanea. Noi viviamo in una società che sembra privilegiare ildubbio: secondo qualcuno esso sarebbe il segno di una mente libera e aperta a tutti i valori,mentre le certezze (e in particolare le certezze di fede) esprimerebbero angustia, dogmatismo,intolleranza, chiusura al dialogo. Le certezze cristiane poi hanno migliori probabilità di esse-

re dei valori oggettivi e non delle pure ostinazioni,se chi le ospita nel suo animo le percepisce comedono della luce indefettibile che alla Chiesa è statadonata dallo Spirito di verità. Abbiamo una sola vitada vivere: è indispensabile, per non rischiare di sciu-parla, rinvenire dei punti fermi in mezzo alla varie-tà e alla volubilità delle opinioni. 3) AMMONIRE I PECCATORIIl peccato agli occhi della fede, è la peggior disgra-zia che possa capitarci. Dare una mano al fratelloperché se ne liberi, significa volergli bene davvero."Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore -scrive l'apostolo Giacomo - salverà la sua animadalla morte e coprirà una moltitudine di peccati" (Gc

5,20). La correzione fraterna è però iniziativa delicata e non priva di rischi. Non bisogna maiperdere di vista la pungente parola del Signore: "Come potrai dire al tuo fratello: permetti chetolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?" (Mt 7,4). Così pregavaa questo proposito sant'Ambrogio: "Ogni volta che si tratta del peccato di uno che è caduto,concedimi di provarne compassione e di non rimproverarlo altezzosamente, ma di gemere epiangere, così che mentre piango su un altro, io pianga su me stesso". Nella valenza più uni-versale e più sostanziosa, questa terza proposta di bene ci insegna che appartiene alla missio-ne propria della Chiesa adoperarsi perché non si perda nella coscienza comune il senso di ciòche è giusto e di ciò che è sbagliato. 4) CONSOLARE GLI AFFLITTIChi si propone di consolare gli afflitti non resterà mai disoccupato in questo mondo. "La

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malinconia ha rovinato molti, da essa non si ricava nulla di buono" (Sir 30,23), ci dice il Librodi Dio. E tuttavia non abbiamo troppe ragioni di stare allegri, o almeno non abbiamo ragioniche non siano presto travolte dalle vicissitudini dell'esistenza. Già Omero diceva che l'uomo èil più infelice degli esseri che respirano sulla terra.. La questione della gioia è una questioneseria. E si pone in questi termini: noi siamo fatti per la felicità, e tuttavia essa ci appare trop-po spesso una condizione inarrivabile. Il modo moderno di vivere - pieno di agi e insaziabilenell'escogitare forme inedite di gratificazione e di piacere - sembra addirittura aver accresciu-to, contro ogni intenzione, i motivi di tristezza e di desolazione. Il cristianesimo è realista manon può e non deve dimenticare di essere essenzialmente un "evangelo", cioè un annuncio digioia. E' la gioia di una salvezza avverata, già in atto, che aspetta soltanto che l'uomo le si apra.5) PERDONARE LE OFFESETra le inaudite indicazioni evangeliche questa è forse la più sorprendente "Se tuo fratello pecca

sette volte al giorno contro di te e sette volte algiorno ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai" (Lc17,4). A questa scuola gli apostoli insegnano: "Nonrendete a nessuno male per male (Rm 12,17); anzi,"benedite coloro che vi perseguitano" (Rm 12,14).E' un linguaggio che abbiamo in orecchio e non ciimpressiona più. Ma la sua attuazione pratica èlontanissima dalle consuetudini umane, nelle qualidominano i risentimenti e i rancori coltivati. Unadelle cause più forti del malessere sociale è dataproprio dall'imperversare dell'odio e delle vendet-te, che innescano una catena interminabile di rap-presaglie e quindi di sofferenze. Di qui l'importan-

za della quinta misericordia che la Chiesa reca al mondo: l'incitamento a far prevalere in tuttila "cultura del perdono". 6) SOPPORTARE PAZIENTEMENTE LE PERSONE MOLESTECi dobbiamo mettere tutti nel numero delle "persone moleste", chi più chi meno naturalmen-te. Il suggerimento va dunque a vantaggio di tutti. E tutti dobbiamo imparare la virtù della sop-portazione. Come al solito, il cristianesimo è più attento alla verità delle cose. Non perchésiamo buoni e amabili, dobbiamo voler bene agli altri, ma perché è buono Dio che per amoreci ha creati tutti, noi e loro. Sarebbe interessante, anche se un po' rischioso, fare un elencoalmeno per categoria delle "persone moleste". Diciamo solo che vi si ritrova spesso anche lagente più stimabile e meglio intenzionata. D'altronde, finché non entreremo nel Regno dei cielinessuno di noi è dispensato dalla necessità di aver pazienza. Secondo una celebre definizionedi Newman, il gentiluomo è colui che non dà mai pena agli altri. E' un ideale perfettamenteevangelico che dobbiamo proporre a tutti e prima ancora dobbiamo tentare di avverare nellenostre parole e nei nostri comportamenti.7) PREGARE DIO PER I VIVI E PER I MORTIDare agli altri il soccorso della nostra preghiera è un significativo atto di amore, e ci aiuta aoltrepassare quell'egoismo spirituale che, anche nel rapporto religioso, ci impedisce di evade-re dalle angustie dei nostri personali interessi. Ciascuno di noi deve temere di stare solo alcospetto di Dio: sentirsi avvalorati dalla voce implorante per noi dei nostri fratelli ci rincuora.A conclusione di quanto si è detto: Colui che è il vero e perenne protagonista delle opere dimisericordia è il Signore Gesù. Egli si fa presente nelle nostre chiese sotto i segni eucaristiciper dirci che: non c'è atto veramente cristiano ed ecclesiale di attenzione agli altri che non trag-ga da lui il suo slancio, la sua potenza, la sua giustificazione; per dirci che non possiamo maiseparare neppure mentalmente le nostre iniziative di solidarietà da quell'innamoramento per-sonale di lui, che tutte le ispira e le qualifica. Così sia in tutta la nostra vita.

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l’intervista ai sindaci

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i battezzati nelle nostre parrocchie

MIA CONTbattezzata il 26/04/2014

ad Aldeno figlia di Marco e Andrea Riolfatti

GINEVRA A BECCARAANIELLO

battezzata il 20/07/2014a Garniga Terme figlia di

Cesare e Cristiana

AMELIA PENNERbattezzata il 20/07/2014

ad Aldeno figlia diMauro e Ilenia Soardi

ADELE MOSERbattezzata il 19/04/2014

ad Aldeno figlia diOmar e Lara Cont

AMBRA E MATTEO RENZETTI NECULMANNbattezzati ad Aldeno il 18/05/2014 figli di

German e Renza Tapparelli

VERONICA MOLINARIbattezzata il 01/06/2014

ad Aldeno figlia di Riccardoe Loredana Beozzo

DAVIDE ROSSIbattezzato il 26/04/2014

a Garniga Terme figlio diMassimiliano e Sonia Ghiro

VALENTINA BALDObattezzata il 26/04/2014

ad Aldeno figlia diAlessio e Cristina Pizzini

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MELANIA COVAbattezzata il 18/05/2014

ad Aldeno figlia di Patrizio e Tamara Dallago

LEONARDO NICOLODIbattezzato il 01/06/2014

ad Aldeno figlio di Giorgio e Sara Conci

FILIPPO ENDRIGHIbattezzato il 18/05/2014

a Cimone figlio diTommaso e Lisa Senter

DAVIDE LAPORTAbattezzato il 27/04/2014

ad Aldeno figlio di Filippo e Silvia Piasentini

NICOLÒ DARINbattezzato il 22/06/2014

a Garniga Terme figlio diMarco e Chiara Berta

MELISSA NUZZOLESE battezzata il 22/06/2014

ad Aldeno figlia di Maurizio e Alice Valle

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SIRIO ZANDONAIbattezzato il 01/06/2014

ad Aldeno figlio di Andrea e Barbara Dorigatti

DAVIDE POTENZAbattezzato il 01/06/2014

ad Aldeno figlio di Donatello e Irene Caniani

SILVIA GAZZÈbattezzata il 10/05/2014

ad Aldeno figlia di Max e Sabrina Trombini

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l’intervista ai sindaci i battezzati nelle nostre parrocchie

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MARGHERITA BRIDIbattezzata il 21/06/2014

ad Aldeno figlia di Bruno e Loredana Barba

ELEONORA COSERbattezzata il 01/06/2014

ad Aldeno figlia di Franco e Malin Kolari

LUCA AUSPERGHERbattezzato il 22/06/2014

ad Aldeno figlio di Stefano e Stephanie Angillis

SOLE ED EVELYN STENICObattezzate il 13/07/2014

ad Aldeno figlie di Matteo e Debora Rossi

EMMA BORTOLOTTIbattezzata il 01/06/2014

ad Aldeno figlia di Andrea e Laura Serra

LORENZO FRIZZERAbattezzato il 22/06/2014

a Garniga Terme figlio di Riccardo e Luisa Pallaoro

GABRIEL GOLLERbattezzato il 01/06/2014

ad Aldeno figlio di Mauro e Michela Innocenti

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Ecco i vincitori del concorso «Crea la copertina» che vincono l’abbonamentoannuale a Focus Junior

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Ti scatterò una foto, ma... la cornice la devi fare tu!!!Circondati da selfie (autoritratto fotografico realizzato attraverso smartphone,tablet o fotocamera digitale - spiegazione per i non giovani) di tutti i generi noi fac-ciamo un passo indietro.....forse anche qualche più di uno!!Vi scatteremo un foto con una Polaroid (macchina fotografica istantanea con pelli-cole autosviluppanti - spiegazione per i più giovani).Ma per una bella foto ci vuole una bella cornice.....e quella la dovete costruire voi.Anche per questo concorso sprigionate la fantasia, avete la massima libertà suimateriali da impiegare, sulla forma, sui colori ecc......unico vincolo le dimensioni:dovrebbero consentire di contenere il vostro viso....quindi se volete una foto con ivostri amici la cornice dovrà essere più grande!!!!!Partecipare è facile basta iscriversi utilizzando il tagliando sotto riportato e imbu-

carlo nella cassetta postale della tua parrocchia entro il 31 agosto.Le cornici devono essere consegnate entro il giorno 12 settembre.Per informazioni e consegna Rosanna 347 - 9744103.

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news dal mondo cristiano

Cardinal Lajolo analizza la situazionein Medio OrienteIl Cardinale Giovanni Lajolo, già Am-basciatore di Giovanni Paolo II in Germaniae dal 2003 al 2006 Ministro degli EsteriVaticano, prima che Benedetto XVI lo pones-se a capo del Governatorato dov’è rimasto fino al 2011, in un intervista rilasciata aldirettore del quotidiano La Stampa ha analizzato la questione del Medio Oriente.“La diplomazia della Santa Sede è sempre impegnata a fondo nella pace, per cercare dirichiamare sempre alla ragione. Ma le confesso che in questo momento sono un po’ pes-simista…”, ha dichiarato il Porporato. La diplomazia della Santa Sede è sempre impe-gnata a fondo nella pace, per ricordare che ogni azione violenta provoca una reazioneviolenta contraria. Bisogna cercare di richiamare sempre alla ragione. In un certo senso,la diplomazia Vaticana si trova anche ad avere una sorta di handicap nelle sue prese diposizione, perché se parla con troppa forza rischia di compromettere l’esistenza delleminoranze Cristiane che vivono in quei Paese e il loro essere accettate”.

Le precisazione della Santa Sede sulla intervista di Scalfari al PapaIl Direttore della Sala Stampa della Santa Sede,Padre Federico Lombardi in una nota ai gior-nalisti precisa che per il colloquio del Papacon Eugenio Scalfari pubblicato domenica 13luglio dal quotidiano “La Repubblica”, comeper i precedenti, “non si può e non si deve par-lare in alcun modo di intervista nel senso abi-tuale del termine. Il colloquio è cordiale emolto interessante e tocca principalmente itemi della piaga degli abusi sessuali su minorie dell’atteggiamento della Chiesa verso la

mafia”. “Tuttavia – prosegue – come già in precedenza in una circostanza analoga,bisogna far notare che ciò che Scalfari attribuisce al Papa, riferendo ‘fra virgolette’ lesue parole, è frutto della sua memoria di esperto giornalista, ma non di trascrizioneprecisa di una registrazione e tantomeno di revisione da parte dell’interessato, a cui leaffermazioni vengono attribuite. Non si può e non si deve quindi parlare in alcunmodo di un’intervista nel senso abituale del termine, come se si riportasse una seriedi domande e di risposte che rispecchiano con fedeltà e certezza il pensiero precisodell’interlocutore”.“Se quindi si può ritenere che nell’insieme l’articolo riporti il senso e lo spirito delcolloquio fra il Santo Padre e Scalfari, occorre ribadire con forza quanto già si eradetto in occasione di una precedente ‘intervista’ apparsa su Repubblica, cioè che lesingole espressioni riferite, nella formulazione riportata, non possono essere attribui-te con sicurezza al Papa”.«Ad esempio e in particolare – sottolinea Padre Lombardi – ciò vale per due afferma-zioni che hanno attirato molta attenzione e che invece non sono attribuibili al Papa.Cioè che fra i pedofili vi siano dei ‘Cardinali’, e che il Papa abbia affermato con sicu-rezza, a proposito del celibato, ‘le soluzioni le troverò’».

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Il cammino di San Giacomo

Il Cammino di San Giacomo è un tratto del famoso sentiero di pellegrinaggio,che conduce a Santiago de Compostela in Spagna.

Il Cammino di San Giacomo è un pellegrinaggio speciale, che conduce da Pratoalla Drava in fino al in Alta Ci sono da superare 130 km e quasi 3000 metri di dis-livello. Il Cammino di San Giacomo è diviso in 6 tappe ed ognuna è testimonedella storia e del presente. Lungo il Cammino di San Giacomo si può esplorareuna parte della natura e della cultura dell’Alto Adige. Ci sono numerosi posti risto-ro e possibilità di pernottamento nelle località visitate. Tuttavia è consigliabileprenotare prima.

1a tappa:Prato Drava fino a Monguelfo5:00 ore2a tappa: Monguelfo fino a Brunico4:30 ore3a tappa:Brunico fino a Vandoies di Sotto4:45 ore4a tappa:Vandoies di Sotto fino a Fortezza4:30 ore5a tappa:Fortezza fino a Vipiteno 5:00 ore6a tappa: Vipiteno fino al Brennero 4:15 ore

1a tappa: Prato Drava - Monguelfo

Subito dopo il primo tratto che attraversa prati fioriti a Prato Drava e aVersciaco, raggiungiamo uno dei punti più belli, se non il più bello, della parte

altoatesina del Cammino.Dal punto di vista geografico questo tratto tra San Candido e Dobbiaco, assiemea quello del Brennero, è il più alto del percorso, ma anche dal punto di vista cul-turale è molto interessante. La chiesa della Collegiata di San Candido – uno deidue patroni del paesino è San Candido – è una delle chiese romaniche più impor-tanti dell’intero Tirolo (XII sec., ristrutturazione nel XIII sec.). La chiesa fu dona-ta nel 769 dal duca baiuvaro Tassilone III all’abate Otto von Scharnitz. Alladonazione era legata la fondazione di un monastero al confine della civilizzazio-ne cristiana verso il mondo slavo ancora pagano. Nella bellissima chiesa romani-ca possiamo ammirare gli affreschi tardoromanici della cupola, che rappresentano

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la storia della creazione, oltre al gruppo della Crocifissione (anch’esso tardoroma-nico) sopra il coro. La cripta romanica con la figura di San Candido è da secolimeta di pellegrinaggi dalle regioni limitrofe. Ed infine ammiriamo l’affresco goti-co di Michael Pacher sopra il portale sud rappresentante il fondatore Otto II tra idue patroni del monastero, S. Candido e Corbiniano.L’altipiano riserva un’altra particolarità. La fonte del fiume Drava, che i pelle-grini provenienti dalla Slovenia hanno seguito per quasi 300 km, giungendo finoalla sua fonte. Qui finalmente si può anche bere l’acqua del fiume! Il percorsoprosegue lungo il bosco fino a Dobbiaco, luogo ricco ed importante nelMedioevo, crocevia di due importanti arterie commerciali. La Via Alemagna proveniente da Venezia (che portava ad Augusta, città deiFugger) e l’antica via romana che arrivava da Aquileia, che noi percorreremo. Laricchezza del luogo si ritrova nella decorazione della bellissima Parrocchialetardo-barocca (1769) dedicata a San Giovanni, come anche nelle numerose bentenute residenze nobiliari che caratterizzano l’aspetto architettonico dellalocalità. La costruzione del primo collegamento ferroviario austro-ungaricoda Vienna a Innsbruck, la “Südbahn“, che attraversava la Val Pusteria, portòalla fine del XIX secolo il turismo e ulteriore benessere a Dobbiaco. Un altro pezzo di storia austriaca ci aspetta lungo il sentiero versoVillabassa. Passiamo infatti vicino all’antico bagno “Bad Maistatt”. GiàMassimiliano I (Imperatore dal 1493 al 1519) venne qui per fruire di bagni salu-tari e più tardi, all’inizio del XX secolo, il compositore Gustav Mahler qui veni-va in villeggiatura. (Si dice che qui compose la sua 9ª sinfonia). Nel 1456 aVillabassa fu costruito un ospizio per viandanti e pellegrini. L’annessa cappelladella Trinità esiste ancor’oggi.Fino a Monguelfo camminiamo quasi esclusi-vamente su stradine secondarie asfaltate, incompenso poco trafficate, che qui colleganovari punti dell’ampia vallata soleggiata.Monguelfo, luogo natale di Paul Troger, il pit-tore del famoso affresco nel Duomo diBressanone. Sono suoi anche i tre dipinti del-l’altare nella Parrocchiale del suo paese natale.Gli affreschi nel tabernacolo gotico dietro lachiesa sono del secondo grande artista puste-rese, Michael Pacher.Tempi di percorrenza:Prato Drava > San Candido: 1 ¾ oreSan Candido > Dobbiaco: 1 ¼ oreDobbiaco > Monguelfo: 2 ½ oreLunghezza percorso: 25,1 kmDislivello: Salita: 371 mDiscesa: 397 m

in gita con la famiglia

Il Santo pellegrino ritratto nella cappelladi Santa Caterina, Bolzano

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Sabato Ore 15: apertura stand gastronomici e laboratorio creativo per bambini con l'argil-la "Modella la vita" Ore 20 in chiesa: concerto del coro Rigotondo di Cimone e del coro freedomGospel di TrentoOre 21: proiezione del video "un cammino di speranza" che racconta il camminoda Trento a Roma di Marco e Luca e dell'Associazione Trentina Fibrosi Cistica Ore 21,30: Ballo con i "rock'n'rollbao" DomenicaOre 10,30: Ultima Santa Messa delparroco don DanieleOre 14,30: Tradizionale processionecon la statua della madonna accompa-gnati dalle associazioni del paese e delgruppo Schutzen di Rovereto

Sagra di Cimone13-14 settembre 2014

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Ore 15,30: concerto in piazza della banda di AldenoOre 16,00: Spettacolo e ballo con il gruppo di balloCountry IronBoots di TrentoA seguire Baby dance per bambini e body paintingOre 19:00: Santa Messa di inizio anno scolastico conMons. Lauro Tisi. A seguire proiezione delle foto delleesperienze estive 2014

Coro freedom

la sagra di Cimone

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Insieme è meglio

Prima dell'inizio dell'estate, desideriamo ringraziare TUTTI quelli della nostraComunità di Aldeno, che tra una crisi e un viaggio, si non fatti carico di ricorda-

re che per noi annuncia il Vangelo in terre lontane, portando la "Buona Novella" inluoghi dove ci sono povertà di mezzi, guerre tribali, e di interessi, miseria, mancanzadi salute e bambini senza futuro…Non ci permettiamo di criticare quanti queste situazione scappano, a costo della vita.Noi continueremo ad aiutare chi aiuta stando sul posto: i Missionari e i Volontari, nonultimi della serie i due missionari pavoniani trentini P. Flavio Paoli da Nanno, che èfra i sordomuti in Burkina Faso e Fr. Guido Bertuzzi da Albiano, nelle Filippine, P.Sergio Janeselli con gli handicappati in Camerun.

A Natale diversi negozi e gli Alpini diAldeno si son fatti carico di vendere inostri cestini per i bambini dell'Eritrea, aloro abbiamo potuto mandare €1.455,00;a Sonia Gasperini, che collabora con P.Janeselli, abbiamo consegnato €1.050,00per un progetto -carrozzina ecure da proseguire in Camerun.Il mercatino in Quaresima ci ha reso €2.580,00.Abbiamo continuato l'adozione di unseminarista a Nairobi in Kenia, un altroha terminato il cammino ed è diventatosacerdote.Le offerte donate da persone sensibilisono "gocce" che vanno a lenire soffe-renze.

Persone generose e altruiste lavorano durante l'anno per questi scopi e Dio terrà contocertamente di tantabuona volontà.Queste offerte sonostate finora di €765,00.Abbiamo integratol'offerta per il PaneQuaresimale raccoltoil giovedì santo, con €1.000,00 che attraver-so il CentroMissionario andràdiviso con tutti i missionari e suore trentini.Noi del Gruppo Missionario continuiamo a sentirci chiamati e mandati: A Voi tutti unGrazie e una Buona Estate.

Padre Flavio e padre Fiorenzo con un aspirantepavoniano

Padre Fiorenzo è arrivato in Burkina Faso

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Ti voglio per amico ed è importante per me che tu lo sappia.

Però, anche se tu non lo sapessi e non ti interessasse saperlo, ti vorrei bene lo stesso!

Non ti voglio bene per me, ti voglio bene per te! Non sei una persona che voglio possedere,

sei una persona che voglio vedere sbocciare ogni giorno di più.

Se avrai tempo per me, sarò felice di stareinsieme a te.

Se sarai occupato e non mi vor-rai accanto, cercherò di capire.

Se cercherai il mio tempo, farò in modo di sbrigarmi, perché immagino che non mi cercheresti senza una ragione: per me la tua ragione sarà sempreimportante.

Se vuoi piangere, ti offro le mie spalle. Se vuoi urlare contro il mondo ti offro la mia

voce, se vuoi sorridere, ci sarò anch'io a sorridere con te.

Se vuoi pace e silenzio, cercherò di parlare,ma non troppo.

Se per caso cercherai di vedere in me l'unicoamico che hai, cercherò di farti trovare altriamici, perché non potrei mai darti tutto ciò di cui hai bisogno. Non voglio essere il tuo unico amico, sembra bello, però non ti fa bene. Hai bisogno di altri, come io ne ho bisogno.

Se si spegnerà la tua luce, prendi la mia.

Se la tua pacese ne va, ci sarà ancorala mia, prendila pure.

Se la tua fede si farà confusa, credi con me: indue si crede meglio.

Se avrai paura, uniamo le nostre paure, forse troveremo il coraggio di vivere. Alloranon ti prometto di non deluderti mai!

Sai che sono umano e perciò posso sbagliare. Non ti prometto di amarti comevuoi essere amato! non ti prometto niente di più che cercare di essere vicino a te e camminare insieme. Voglio essere il tuo compagno, il tuo amico, il tuo fratello, senza la presunzione di essere la tuaunica forza.

Guardami negli occhi e cerca di immaginarmicome un ponte: non devi restare in me, devi passare attraverso di me, perché iosono tuo amico, perché sono tua stradaverso l'Infinito, perché sono il ponteche ti porta all'al di là, e se non riuscissia portarti più vicino a Dio, non sarei stato un vero amico.

Ti voglio per amico. Pensa a me come a un ponte nel tempo,

dopo di me troverai il vero amico: Dio. Mi vuoi?

Padre Zezhino

Il santino della Madonnadella Riconciliazionerealizzato dopo la benedizione della chiesetta di Rocal

Ti voglio per amico

l’amicizia

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11giugno 2014, questa data per molti bambini e ragazzi rap-presenta l'ultimo giorno di scuola, ma non per me.. Questo

giorno rappresenta l'inizio di un'avventura, un'avventura con 32bambini e 17 animatori.Questo il racconto di un'animatrice: "all'arrivo abbiamo accolto ibimbi e li abbiamo aiutati a sistemarsi nelle loro camere, assecon-dando le loro amicizie, se possibile. Andato via anche l'ultimogenitore, ci siamo recati con don Daniele in chiesa per unmomento di raccoglimento e di preghiera per ringraziare dellegiornate che ci si prospettavano tutti assieme; tornati a quella cheera diventata la nostra casa, la cena era pronta ed ecco che per noianimatori iniziava la scoperta, il vociare dei piccoli desiderosi diattenzioni e cure.In campeggio non c'è solo il divertimento (ballare, giocare a cal-cio balilla, disegnare, rincorrere una palla o farsi coccolare da

qualche animatore) ma si impara anche, euno dei compiti che si imparano da subitoè che bisogna collaborare e quindi a turnotutti i bambini hanno collaborato alle fac-cende sparecchiando la tavola e aiutandole cuoche.Dopo il momento della preghiera tutti a

nanna, ma non prima di aver lavato dentie piedi; vista la tenera età degli angioletti

non poteva mancare la storia per un sereno riposo, anche nellasperanza che il sonno sopraggiungesse presto e bene nonostantela nostalgia e la novità per i più.Il giorno dopo, gli animatori erano svegli da un po' alle prese coni preparativi quando la musica a volume altissimo sovrastava lacasa, per svegliare tutti coloro che erano nel letto e non c'eranosolo bambini...La mattinata trascorreva al parco tra scivolo e altalene destandola curiosità del paese che veniva invaso da tanti bimbi vocian-ti…quella mattina noi animatrici siamo ritornati a casa con tantidi quei fiori che non avevamo più bicchieri dove tenerli.Con una splendida giornata di sole il pranzo lo abbiamo consu-mato all'aperto; il pomeriggio la canicola si faceva sentire e cosìprima di riprendere a giocare all'aperto un pisolino lo abbiamofatto proprio volentieri.

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L’avventura di

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Nel pomeriggio, dopo aver protetto i bimbi con crema solare ecappellino, siamo andati a visitare la stalla con le mucche, legalline, le pecore: molti dei nostri ospiti non avevano mai vistodal vivo questi animali e la grande sorpresa si poteva leggerlachiaramente sui loro visi.Dopo la messa del giovedì tutti a casa e subito alle docce in filaindiana, aiutati, al bisogno degli animatori. Il profumo di puli-to invadeva così corridoi e stanze e si sovrapponeva a quelloproveniente dalla cucina che invitava a sedersi e mangiare.Si iniziavano a vedere i primi occhietti stanchi dalla movimen-tata giornata. Un momento di preghiera per ringraziare le cosebelle che erano accadute in quella giornata e poi, tutti a nanna,l'indomani ci aspettava la gita a Malga Albi. Quasi tutti i bam-bini, stavolta, si addormentarono ben presto. Il giorno successivo, sveglia alle otto, ginnastica e colazione;poi, zaini in spalla, tutti sulla macchina del don, delle cuochee della maestra Emanuela, che ci era venuta a trovare quelgiorno. Con la macchina si andò fino alla chiesetta di Rocal,dove ci aspettava il signor Gaudenzio che ci raccontò la storiadella chiesa e ci fece anche fare uno spuntino. Poi tutti a segui-re Omar in un sentierino nel bosco. Arrivati a Malga Albi final-mente il momento del riposo e del gioco al sole. Il pranzo siconcludeva con dell'ottimo gelato prepa-rato con i prodotti locali dai proprietari diquel meraviglioso posto.Al pomeriggio c'era ancora tempo per lamerenda e per far ritorno alla canonica (ipiù forti e coraggiosi addirittura a piedi).Era l'ultima sera del campeggio e così nonpoteva mancare il falò….bagnato, pur-troppo…ma la stanchezza era ormaitanta…Il giorno dopo si doveva far ritorno a casa

e quindi, dopo aver giocato un po' alla caccia al tesoro era il momen-to di preparare la valigia, recuperare le cose in giro per la casa… nes-suna malinconia, l'allegria aleggiava anche al pranzo e durante lepulizie…e poi, mancava ancora la festa con i genitori!!!A conclusione di questo periodo la sensazione provata da tutti è stataquella di una grande festa, di un clima sereno e bello dove i bambi-ni si sono divertiti, hanno socializzato, hanno imparato anche a vive-re fuori casa per alcuni giorni senza troppa nostalgia… e per noi èstato il segno davvero grande che si sono divertiti; e questo ha ripa-gato appieno il nostro intenso e duro lavoro. Se devo essere sincera,questo campeggio è riuscito a funzionare grazie ai bambini chehanno partecipato, grazie alle cuoche che hanno dato la loro dispo-nibilità e grazie a tutti gli animatori che si sono assunti una belladose di responsabilità e di tenerezza. Se voi, genitori vi state chie-dendo se ci potranno essere altri campeggi anche se il nostro parro-co non ci sarà più al nostro fianco, la mia risposta è sì! Fino a quan-do noi animatori sapremo restare uniti, porteremo avanti quello cheil don è riuscito a costruire in questi anni!".

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Gruppo dell'Armonia

E'un gruppo formato da sole donne dei paesi di Aldeno, Cimone e Garniga che siè costituito nel tempo per le vicissitudini della vita, animato, dapprima, da chi

prestava assistenza sociale e poi dalla cooperativa Sad. Nel dicembre 2012 la coope-rativa Sad ha dovuto chiudere, per svariati motivi, la sua esperienza di animazionedel gruppo. Questa esperienza, però, non si è persa. L'interessamento dei servizisociali del comune di Aldeno e Trento e della parrocchia, in particolare, ha fatto sì

che questa esperienza conti-nuasse. Sono stati trovati deivolontari che hanno affianca-to gli operatori della coopera-tiva Sad e poi, da gennaio2013, sono diventati operativie indipendenti a tutti gli effet-ti. Naturalmente si è continua-to a operare nel solco dell'e-sperienza precedente inco-minciando, però, ad allargareil gruppo, a trovare anchecontenuti nuovi.Il gruppo "storico" è formato

dalle signore: Alotti Luciana, Baldo Jonne, Chiarani Maria, Coser Maria, CoserNerina, Frizzi Carmela, Penner Frida, Piffer Augusta, Varesco Rachele, nel tempo sisono aggiunte le signore Brunelli Mariuccia, Perini Itala, Coser Giuseppina, CoserBruna, Larentis Lina, Larentis Angelina e Baldo Victoria, nata in Bosnia.Per animare e gestire il gruppo si è cercato delle persone. Così si è costituito un grup-po formato da Benvenuti Sandra, Brunelli Gina, Mosna Maria, Bisesti Brunella eSandro. Ognuno di loro porta la sua esperienza, una ricchezza che si compenetra, che

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elabora e produce animazione, accolta congrande favore e soddisfazione dalle"nonne".Il lavoro di animazione con le " nonne" pre-vede un momento di accoglienza e dicomunicazione mentre si sorseggia un tècaldo, poi si interagisce con loro con attivi-tà varie che vanno dai racconti di fatti edesperienze passate, nel ricordo della lorogioventù, delle cose che si facevano…"un

tempo", della vita tra gioie e dolori, ai giochi di memoria, alla tombola, ai cruciverbaa tema o liberi, ai proverbi trentini, alla geografia dei luoghi, alla lettura di poesie, apensieri spirituali… ma anche di relazione e di incontro con altri gruppi, in particola-re con quello di Cimone. Tutto condito da grande serenità, ironia, allegria. Fare buonsangue, insomma.Il riscontro è molto positivo e importan-te per le persone del gruppo. Le obbligaa essere sempre in ordine, a presentarsicon dignità, a stare in mezzo agli altri, ainteragire con gli altri, a vivere unmomento d'incontro sorridendo, ascol-tando, proponendo, allontanando così lasolitudine.Con questo gruppo di "diversamentegiovani", denominato dell'Armonia,nome scelto dalle "nonne", lunedì 23giugno siamo andati al santuario diPietralba per chiudere l'attività primadella pausa estiva. I servizi sociali delcomune di Trento hanno messo a disposizione due pulmini. Lì abbiamo celebrato laMessa con la presenza di don Daniele e la "partecipazione casuale" del nuovo parro-co don Renato Tamanini e abbiamo pranzato al self service del Santuario. Nella stra-da del ritorno abbiamo percorso il passo del Lavazè fermandoci nella pineta di Varenae Daiano a fare merenda. Siamo rientrati ad Aldeno stanchi ma contenti e pienamen-te soddisfatti della giornata trascorsa insieme.

gli anziani dei nostri paesi i

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Chi era costui?Giosuè

Figlio di Nun, fu il successoredi Mosè come condottiero

degli Ebrei nel periodo in cuicostoro penetrarono nel paese diCanaan e vi s’insediarono.Egli apparteneva alla tribù diEfraim; sotto Mosè era già statosuo ministro, l’aveva coadiuvatoin varie circostanze e ne era statoinviato con altri ad esplorare ilpaese di Canaan prima che

gl’Israeliti si avvicinassero ad esso per invaderlo; infine fu da Mosè, sullo scorcio disua vita, stabilitop u b b l i c a m e n t ecome suo successo-re nella supremareggenza d’Israele.In questa sua qualitàGiosuè compì i fattinarrati nel libro cheporta il suo nome.Il libro di Giosuè èun racconto dellaconquista di Canaanda parte d’Israele,sotto la Guida diGiosuè, successoredi Mosè. Non è unastoria dell’interavita di Giosuè comequalcuno potrebbepensare a causa deltitolo del libro, ma èsolo la storia dellasua leadership diIsraele come suc-cessore di Mosè, edi come abbia gui-dato Israele nel pos-sedere la terra pro-messa. L’attività di Giosuècome leader diIsraele è stato un

Il rito dell’imposizione delle maniNon è indispensabile avere una cerimonia pubblica e forma-le per confermare la volontà di Dio in ogni situazione o chia-mata, ma quando il servizio è importante e pubblico, è sag-gio ed utile dare il dovuto onore alla volontà di Dio.Chiamato a succedere a Mosè, Giosuè riceve l’autorità permezzo dell’imposizione delle mani. Grazie a questo rito, egliè riempito dello “spirito di sapienza” e gli viene conferita lacapacità di esercitare la funzione di capo del popolo di Dio,con relativi poteri.La presenza e l’azione dello Spirito si fanno più visibili nellavita e nella missione dei Capi che, in nome di Dio, guidano ilpopolo verso il futuro messianico.Nel brano, per la prima volta, compare sui chiamati l’impo-sizione delle mani (vv. 18b-19). È Mosè stesso che trasmettel’autorità di “capo e giudice” (v. 20a) e a lui tutto il popologli deve obbedienza.L’imposizione delle mani è gesto biblico importante. È unsegno di concreta benedizione.Assieme alla parola, la mano è strumento espressivo di lin-guaggio: manifesta la potenza e lo Spirito del Signore. Lemani di Dio sono creatrici e salvano. Guidano e accompa-gnano con amore e premura.È pure segno di consacrazione ad indicare che lo Spirito diDio si riserva chi ha scelto, ne prende possesso e gli conferi-sce autorità e capacità in vista di una missione.Quindi, imporre le mani su qualcuno, come su Giosuè, èmolto più di una semplice benedizione: equivale a conferirel’invio in missione. Sarà l’ultimo gesto del Risorto che ascen-de al cielo. Ciò che accompagna il chiamato è l’assicurazio-ne divina: «Io sarò con te, non temere», sono parole piene diconforto, ma soprattutto, per il chiamato è certezza che Dioè fedele alle sue promesse.

Caduta delle mura di Gerico Raffaello Sanzio inventore e ChapronNicolas incisore 1694 Farnese a Piacenza

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compito molto difficile. Oltre a diventare il successore di Mosè, un’enorme attività diper sé, ha dovuto condurre Israele alla conquista di una terra che è stata piena di nazio-ni potenti e bellige-ranti tali da superarenotevolmente gliIsraeliti, anche nelloro numero. Macome si è visto anchenel presente conflittodi Israele contro gliarabi, quando Dio ècon il suo popolo, inumeri non contano.Dio può vincere facil-mente contro uno,come contro un milio-ne. È il sesto dei libridella Bibbia ebraica,e segue il Pentateuco,che partendo dalleorigini, ha narrato levicende degl’Israelitifino al loro giungeresulla riva orientale delGiordano: a questopunto subentra il librodi Giosuè che narra ilpassaggio delGiordano, la conqui-sta di Canaan e la suaspartizione.Il libro si divide spon-taneamente in dueparti. Nella prima

La figura del patriarcaBenché Giosuè sia il successore designato diMosè e anche lui stato sia scelto da Dio, cionono-stante è evidente l’intento dell’autore, che nonvuole che il lettore pensi che Giosuè e Mosè pos-sano essere considerati allo stesso livello. Il moti-vo di questa discrepanza è,come viene detto anchenei versi finali di questo brano, che Giosuè dovràprovare la sua fedeltà al Signore rispettando emettendo in pratica la legge di Mosè. Infatti, soloalla fine del libro, quando viene riportata la suamorte, Giosuè verrà definito servo del Signorecome lo era stato Mosè. Sia l’attraversamento delGiordano, sia la presa di possesso del paeseerano imprese impossibili per un popolo noncerto ben organizzato o armato come Israele cheveniva da decenni di peregrinazioni nel deserto.Si capisce dunque che a questo punto Dio debbarassicurare e incoraggiare Giosuè sul fatto cheegli non abbandonerà mai il suo popolo e chesarà accanto a lui come èsempre stato accanto aMosè. Le parole di Dio implicano che Giosuè (eIsraele) dovranno affrontare notevoli difficoltà.Ciononostante, Giosuè deve fare una cosa sola:essere fiducioso ecoraggioso. La paura sarebbeinfatti un atto di sfiducia nei confronti di Dio. Lapromessa di Dio dà nuovamente l’idea che tuttoaccadrà da sé, è sufficiente che Giosuè e il popo-lo eseguano i suoiordini. Giosuè sarà colui chedarà al popolo la terra che Dio aveva promesso aisuoi padri.Elemento centrale di questo breve brano è l’inco-

raggiamento diDio a Giosuè, èdunque anche una forte richie-sta di fiducia che Giosuè èchiamato ad avere in Dio. Ilcoraggio di Giosuè nonècoraggio nel senso consuetodel termine, di chi non temequalcosa o qualcuno perchépensa di esserne più forte. Ilcoraggio di Giosuè è essenzial-mente fiducia nella presenza enell’azione di Dio. Giosuè nonè coraggioso per il fatto di

riporre fiducia in se stesso, ma è coraggioso inquanto ripone fiducia in Dio.

Giosuè ferma il sole Ilario Sploverini 1721-27 Musei civici diPalazzo Farnese a Piacenza.

la Sacra Scrittura

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parte si narra la penetrazione in Canaan e la sua conquista: cioè l’esplorazione dellacittà di Gerico; il passaggio miracoloso del Giordano, che trattiene le sue acque fino ache l’Arca e tutto il popolo non siano passati; la pratica, compiuta a Ghilgal, del ritodella circoncisione, che era stato negletto nei 40 anni di peregrinazione nel deserto; la

espugnazione di Gerico, e il pubblicoarringo del popolo sui monti Garizimed Ebal per la rinnovazione del pattodella legge; la vittoria sui cinque reamorriti, nella quale occasione Giosuècomanda al sole di fermarsi per averpiù tempo di sfruttare la vittoria, e ilsole si ferma. Nella seconda parte si narra la sparti-zione del territorio conquistato, fattada Giosuè alle varie tribù israelitiche.L’appendice riferisce le ultime allocu-

zioni diGiosuè, lad o m a n d apubblica alpopolo dir i m a n e r efedele a Dio,la sua mortea 110 anni, eil suo seppel-limento aT i m n a t h -sera? nellemontagne diEfraim.Il periodostorico a cuisi riferisce il

libro di Giosuè è fondamentale per lastoria d’Israele. La supposizione dialcuni critici, che nel passato avevanoritenuto essere G. un personaggio miti-

co o eponimico, è oggi abbandonata; egli fu certamente il condottiero che diresse quel-la penetrazione di Israele in Canaan, che dalle recenti scoperte (documenti di Tellel-?Am?rnah; scavi di Gerico, ecc.) è messa in luce sempre più chiara. Tuttavia la narra-zione biblica è - come in altri casi - schematica spesso non segue la successione cro-nologica.Questo libro è un invito perché ogni generazione sappia che Dio continua ad agire. Edè un invito perché chi è investito di responsabilità da parte di Dio le assuma pienamen-te, così come fece Mosè in antico. La storia continua e Dio non l’ha abbandonata: Egliè presente nei suoi ministri e nei suoi santi.

La trasformazione di quest’uomoSe ci atteniamo al libro che prende il suonome, il personaggio subisce un’impres-sionante trasformazione. Inizia quale sem-plice «aiutante» di Mosè (1,1) e terminatrasformato, come Mosè, in «servo delSignore». In alcuni aspetti supera persinoMosè. Di lui si dice che è l’unico uomo alquale Dio ubbidì (10,14), e in un altro casoviene presentato legiferante. Come ipatriarchi ealtri grandipersonaggi,muore in etàmitica, inquesto caso dic e n t o d i e c ianni.Il carattereprivilegiatodel personag-gio si nota nelfatto che Diogli parla. Manon dimenti-chiamo che ilgrande prota-gonista dellibro è Dio. Il suo protagonismo rimanechiaro perché è il primo a prendere laparola (1,2-9) e a pronunciare anche l’ulti-mo discorso (24,2b-13).

Tomba di Giosuè a Kifl Haris, Cisgiordania

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San Modesto 2014

Il 06-07-08 giugno 2014 si èsvolta ad Aldeno la tradizio-

nale Festa di San Modesto,organizzata dal Circolo parroc-chiale San Modesto -Associazione NOI e dalla par-rocchia con il prezioso aiuto dinumerose altre realtà associati-ve locali nonché di moltissimisingoli volontari, più o meno giovani. Prima quindi di tuffarsi nel pieno delle attivitàestive (tra cui i campeggi) o, per chi può, in un meritatorelax, è bene fare un breve bilancio e raccontare a chi

non ha partecipato che cosa si èperso. Così l'anno prossimo potràrifarsi del tempo e delle occasioniperdute …Nonostante le numerose difficoltàorganizzative e logistiche, gliimprevisti, i contrattempi, gliadempimenti normativi (quasi uncentinaio di volontari quest'annohanno frequentato il corso sullasicurezza alimentare, HACCP), ilrisultato è stato ottimo, la parteci-

pazione numerosa, tante lesoddisfazioni.Alla cena del venerdì, menùprelibato e molto graditofrutto della collaborazionedi tutti gli chef che gestisco-no la cucina per i tre giorni della sagra, hanno partecipa-to più di 200 persone; a seguire, la serata è stata animatadai ritmi coinvolgenti degli "[eravamo] Sunday Drivers".Il sabato ha visto invece l'esibi-zione in concerto pomeridianodella Banda Sociale di Aldeno.Come dimenticare poi il Paliodei Rioni, l'apprezzatissima

gastronomia del tendone, i ricchi premi del Vaso dellaFortuna, le arrampicate sulla parete artificiale, i giochi gonfiabili e lo zucchero filatoper i più piccoli, i gruppi musicali per i balli sfrenati di persone di ogni età, la mano-vra pompieristica dei Vigili del Fuoco volontari!Ascoltando varie indicazioni che ci arrivano dai nostri "affezionati" quest'anno abbia-mo introdotto delle novità: aperitivo con Spritz e Hugo; corsia veloce alla cucina per

la sagra di San Modesto

di Mattia Baffetti

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ritirare panini epatatine; menùcompilabili per leordinazioni digruppo alla cassae altro ancora.Speriamo che ilnostro impegnoabbia incontratola vostra soddi-sfazione. Perqualche piccolodisguido chiedia-

mo scusa e accettiamo i suggerimentidi tutti (magari accompagnati da unafattiva collaborazione l'anno venturo!).Un doveroso ringraziamento va a: vigi-li del fuoco volontari, cuochi, baristi,cassiere, camerieri, animatori dell'ora-torio, gruppo del Vaso della Fortuna,carabinieri in congedo, S.A.T., BandaSociale e molti altri ancora, senzadimenticare l'esuberante don Daniele.Di aiuto ce n'è sempre bisogno. Viaspettiamo numerosi anche il prossimoanno: stessa storia, stesso posto, stessobar… Quello del tendone ovviamente.

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Come sempre dipende da come siguardano le cose.

Una matita ha cinque qualitàessenziali da far diventarevita:1. Può fare grandi cose, solo

se si affida a una mano chela guida. Altrimenti rimarràsola in un cassetto.

2. Di tanto in tanto deve fer-marsi e con coraggio accet-tare di essere temperata. Famale, fa perdere qualcosadi sé, ma alla fine la matitapuò ricominciare in modomigliore. A volte il dolorenella vita è necessario perripartire. Una matita chenon si lascia temperare nonserve più a nulla.

3. C'è una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere un'azione o un com-portamento non è negativo: quando si ammette un errore è il risultato che ci gua-dagna.

4. Ciò che realmente è importante nella matita non è il legno o la sua forma esterio-re, bensì la grafite nella mina, cioè la parte interiore. L'attenzione va a ciò che èdentro.

5. Una matita lascia sempre ilsegno, qualunque sia la superfi-cie, liscia a ruvida, carta o mat-tone. Perché un segno sia mes-saggio, però, è necessaria lachiarezza. Ognuno di noi è fattoper fare progetti, non solopasticci.

Mi ha sempre colpito notare che innatura non c'è essere vivente chedisegna se non l'uomo ed è la primaesigenza fin da bambino. È quasiun segno del "divino" in tutti chediventa, in alcuni, arte.Maria con la matita della sua vita ha disegnato il volto di Gesù, ma accettando la fati-ca dell'essere più volte temperata: il dubbio con Giuseppe, l'uccisione dei bambini persuo figlio, la fuga in esilio, la difficoltà a capire le scelte di Gesù, la Croce.Sta a noi decidere se muoversi come Maria e dire "Eccomi", capendo che Dio non ha"disegni" su di noi, ma ci dà una matita, anzi una scatola di pastelli, ben sapendo chefaremo pasticci o scarabocchi, ma potremmo anche disegnare e colorare la VITA!!!

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riflessioneUna matitaè qualcosa di banale,

eppure è una lezione

di vita

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Fabiola Fabianellidi anni 92 Milano 05/06/2014

Eligio Tonollidi anni 83 Aldeno 17/06/2014

Antioco Serradi anni 92 Aldeno 05/06/2014

Santina Larentisved. Petrolli

di anni 69 Cimone 14/05/2014

Salvina Cramerottived. Giovannini

di anni 90 Aldeno 13/05/2014

Natalia Marchived. Coser

di anni 85 Cimone 05/05/2014

Maurizio Baldodi anni 54 Garniga Terme

04/05/2014

Bianca Lorandi

di anni 92 Cimone 02/05/2014

Luigia Orsived. Cont

di anni 91 Aldeno 19/04/2014

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I DEFUNTI DA FUORI PAESE

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«Cimone e i suoi paesaggi»

«Cimone e i suoi paesaggi» è il titolo e il tema del concorso fotografico organizzato dalGruppo Culturale Ulisse in collaborazione con la biblioteca di Cimone, che ha come

soggetto panorami, paesaggi e dettagli del paese di Cimone. Il concorso è gratuito, aperto a tutti e senza limiti di età. È possibile iscriversi dal 30 giugnoal 10 agosto 2014 presentando l'apposito modulo presso la biblioteca di Cimone in orario diapertura, oppure inviando copia del modulo compilata in tutte le sue parti all'indirizzo [email protected] .Ogni partecipante può presentare fino a un massimo di due scatti fotografici, consegnati informato digitale JPEG con una dimensione minima di 1600 x 1200 pixel (anche in vertica-le) oppure in formato cartaceo su carta fotografica (con indicazione della data di realizzazio-ne e titolo della foto) con dimensioni 21 x 29 cm (foglio formato A4). Non sono ammessifotomontaggi, doppie esposizioni, solarizzazioni, filtri digitali o ritocchi digitali, salvo lievicorrezioni di colore, contrasto o esposizione (biancoe nero ammesso). Inoltre le foto non dovranno avereapposto sulle stesse nessun nome/scritta o numero.Le foto candidate dovranno pervenire mediante sup-porto digitale (ad esempio CD o DVD) o cartaceopresso la biblioteca di Cimone, oppure inviate allacasella email [email protected] entroe non oltre la giornata del 10 agosto.Ogni foto verrà numerata dall'organizzazione secon-do l'ordine in cui sarà pervenuta.Le foto verranno esposte presso la biblioteca diCimone a partire dal giorno 18 agosto, e sarannovisionabili seguendo gli orari di apertura dellabiblioteca. Successivamente verranno espostedurante lo svolgimento della sagra della Madonna il13 e 14 settembre presso la chiesa di Cimone. La classifica delle migliori foto verrà stilata grazie auna votazione che avverrà unicamente in occasionedella sagra della Madonna a Cimone. Possono vota-re tutte le persone che visiteranno l'esposizione foto-grafica (senza limiti di età) e ognuno potrà esprime-re fino ad un massimo di 3 preferenze in ordine digradimento. Il voto sarà segreto, ma per evitare dop-pie votazioni verrà tenuto un apposito "registrovotanti" che verrà fisicamente eliminato a premia-zione conclusa.Gli autori delle fotografie, per il fatto stesso di par-tecipare al concorso, cedono il diritto di pubblica-zione al Gruppo Culturale Ulisse di Cimone senza aver nulla a pretendere come diritto d'au-tore; la proprietà artistica rimane sempre e comunque dell'autore. Il Gruppo Culturale Ulissedi Cimone potrà usare le fotografie senza scopo di lucro e per le proprie iniziative istituzio-nali senza alcun onere nei confronti di chicchessia e garantendo di citare sempre il nome del-l'autore. Inoltre l'organizzazione si riserva il diritto a propria discrezione di escludere dal con-corso fotografie oggettivamente volgari, palesemente fuori tema o che violino qualche partedi questo regolamento.Verranno premiati i primi 3 classificati.L'esito del concorso verrà reso noto nella serata della domenica della sagra della Madonna diCimone il giorno 14 settembre 2014.

Il gruppo culturale Ulisse

concorso fotografico

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La bontà

Non permettere maiche qualcuno

venga a tee vada via senza essere migliore e più contento.Sìi l'espressione della bontà di Dio Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi,bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto.Ai bambini, ai poveri a tutti coloro che soffrono nella carne e nello spirito offri sempre un sorriso gioiosoDai a loro non solo le tue cure ma anche il tuo cuore.

Due fratelli, uno scapolo e l'altro sposato, possedevano una fattoria dal suolofertile, che produceva grano in abbondanza. A ciascuno dei due fratelli spetta-

va la metà del raccolto. All'inizio tutto andò bene.Poi, di tanto in tanto, l'uomo sposato cominciò a svegliarsi di soprassalto durantela notte e a pensare: "Non è giusto così. Mio fratello non è sposato e riceve metàdi tutto il raccolto. Io ho moglie e cinque figli, non avrò quindi da preoccuparmi perla vecchiaia. Ma chi avrà cura del mio povero fratello quando sarà vecchio? Luideve mettere da parte di più per il futuro di quanto non faccia ora. E' logico che hapiù bisogno di me".E con questo pensiero, si alzava dal letto, entrava furtivamente in casa del fratelloe gli versava un sacco di grano nel granaio. Anche lo scapolo cominciò ad averequesti attacchi durante la notte.Ogni tanto si svegliava e diceva tra sé: "Non è affatto giusto così. Mio fratello hamoglie e cinque figli e riceve metà di quanto la terrà produce. Io non ho nessunooltre a me stesso da mantenere. E' giusto allora che il mio povero fratello che haevidentemente molto più bisogno di me riceva la stessa parte?". Quindi si alzavadal letto e andava a portare un sacco di grano nel granaio del fratello.Un notte si alzarono alla stessa ora e si incontrarono ciascuno con in spalla unsacco di grano!Molti anni più tardi dopo la loro morte, si venne a sapere la loro storia.Così, quando i loro concittadini deciserodi costruire un tempio, essi scelsero ilpunto in cui i due fratelli si eranoincontrati, poiché secondo loro non viera un luogo più sacro di quello intutta la città.