Industrie Manufatti Cementizi n. 5 del 2008

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    ASSOBETON

    STUDI E RICERCHECalcestruzzo Fibrorinforzato per elementi prefabbricati

    in parete sottile

    INSERTILa rispondenza ai nuovi decreti sulla resistenza alfuoco delle strutture in c.a. e in c.a.p.

    MERCATONote per un rilancio della politica abitativa

    AMBIENTEIntroduzione al progetto "LENSE BUILDINGS"

    TECNOLOGIABuilding Information Modeling ed interoperabilit

    SAIESAIE 2008Precast Technologies

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    CONFINDUSTRIA

    Organo Ufficiale di ASSOBETON

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    Editoriale

    5 - industrie manufatti cementizi

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    di marketing oggi lanciati dalle imprese di

    costruzione si concentrano spesso propriosui parametri di tipo energetico.Ma questa piccola rivoluzione , per il nostrocomparto, non altro che la prima avvisa-glia di un cambiamento ben pi importan-te: mi rifer isco a ci che accadr quandoil concetto di sostenibilit del costruitodiventer il metro di misura delle scelte delcommittente e dovremo quindi trasforma-re ancora pi radicalmente il nostro mododi pensare, di progettare e di realizzare inostri manufatti.

    Il termine sostenibilit oggi sulla bocca ditutti, ma tutti ne intuiamo soltanto il verosignificato. Esso diverr realmente signifi-cativoquando sar declinato in parametrie relative unit di misura, assumendo unsenso concreto dal punto di vista inge-gneristico e culturale. E questo sta ormaiaccadendo: la Commissione europea, maanche molti altri organismi nel mondo,tra universit, enti governativi e non, stan-no sviluppando piattaforme di valutazioneestremamente sofisticate.Ogni prodotto sar quindi misurato dal

    punto di vista della sostenibilit abbrac-ciando, innanzitutto, lintero ciclo di vita,dalla nascita alla morte. Il tutto sotto treaspetti: energetico, economico e sociale,cio la misurazione dellimpatto ambien-tale che un prodotto ha nel contesto incui ubicato e svolge la propria funzioneoperativa.Due sono le considerazioni, quindi, che mipaiono pi immediate: la prima che tuttele nostre famiglie di prodotti entrerannonella griglia di valutazione. Un tubo per

    acquedotto, un palo di fondazione o unatraversa ferroviaria, oggi estranei al temadellisolamento e del risparmio energeti-co in esercizio, saranno invece chiamati a

    LEditoriale

    del Presidente

    S

    oltanto pochi anni fa, le caratterist iche

    di isolamento termico dei nostri pro-dotti principalmente, come ovvio, diquelli destinati ad una funzione di involucrodegli edifici industriali o residenziali appa-riva come un elemento di scarso interesseper i nostri committenti e quindi anche pernoi produttori.Il tema, in verit, era stato lungamente af-frontato a livello europeo, sino a giungerealla famosa direttiva comunitaria n. 91 del2002: solo allora il nostro mercato ha co-minciato a mostrarsi attento e disponibilead affrontare concretamente largomento.

    Oggi, la realt ben diversa: i media, sianoessi tecnici, economici o di costume, trat-tano ampiamente questi argomenti ed ilmercato ha finalmente scoperto che labolletta energetica dellItalia dipende peroltre il 40% dai consumi per riscaldamen-to degli edifici. Di conseguenza, tutti gliaccorgimenti atti a ridurre una voce cosrilevante di spesa collettiva sono divenutiprioritari anche alla luce dei considerevoliritardi accumulati dal nostro paese rispettoal raggiungimento degli obiettivi fissati negli

    accordi internazionali.Tutto il nostro comparto ha cos dovutorapidamente adeguarsi al nuovo mododi progettare e produrre ed i messaggi

    Sostenibilitambientale:impariamoa misurarla

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    dimostrare le loro peculiarit, rispetto a

    materiali e/o soluzioni alternative, sul fron-te del lenergia e quindi della CO

    2generata,

    durante la fase di approvvigionamentodelle materie prime, della produzione,del trasporto, della posa in opera, dellamanutenzione ivi incluse le problematichecorrelate allo smaltimento e quindi allepossibilit di riciclo. Ma anche dal punto divista dellimpatto, in energia indirettamenteconsumata e CO

    2 prodotta dal sistema

    socio economico circostante che ne fa usodurante tutta la vita utile.

    La seconda considerazione che la com-plessit del tema, di cui oggi ancora nonpossiamo valutare in pieno la portata ele conseguenze sugli equilibri di mercato,ci obbliga a cominciare a ragionare, alme-no qualitativamente, tenendo conto dellenuove tendenze per non trovarci, in undomani non cos lontano, ad aver investitoin prodotti, processi produttivi o soluzioniche potrebbero rivelarsi in palese conflittorispetto a questi concetti (lean construc-tion il termine inglese sinteticamenteutilizzato per riassumere un modo di co-

    struire a basso impatto ambientale).Molta la documentazione gi disponibilesu questo argomento, per lo pi originatadai paesi del nord Europa, nel campo dellaprefabbricazione.La Commissione Europea emaner unadirettiva specifica non prima del 2010: uninvito ed un auspicio a non farci trovareimpreparati a quellappuntamento. n

    (Renzo Bullo)

    industrie manufatti cementizi- 5

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    PROPRIETAbes SrlSociet di servizi di ASSOBETON

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    DIRETTORERESPONSABILEAndrea Dari

    DIRETTOREEDITORIALEMaurizio Grandi

    COMITATODIREDAZIONERenzo Bullo, Giorgio Fontana,Maurizio Grandi, Alessandra Biloni,Andrea Dari, Patrizia Ricci

    SEGRETERIAEDITORIALEAlessandra Biloni

    SEGRETERIADIREDAZIONEPatrizia Ricci

    REDAZIONEStefania Alessandrini, A lessandra Biloni,Andrea Dar i, Patrizia Ricci, Susanna TontiniStrada Cardio, 4 47891 Galazzano RSMTel. 0549.941003 Fax [email protected]

    VENDITAPUBBLICITIDRA saStrada Cardio, 4 47891 Galazzano RSMTel. 0549.909090 Fax 0549.909096

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    AUTORIZZAZIONESegreteria di Stato Affari Interni Prot. n. 73/75/2008 del

    15/01/2008.Copia depositata presso il Tribunaledella Rep. di San Marino

    4_ LEDITORIALEDELPRESIDENTE di Renzo Bullo

    8_ ILCOMMENTODELDIRETTORE di Maurizio Grandi

    12_ STUDIERICERCHE Calcestruzzo Fibrorinforzato per elementi prefabbricati in parete sottile

    di Pamela Bonalumi e Alessio Caverzan

    24_ INSERTI La rispondenza ai nuovi decreti sulla resistenza al fuoco delle strutture

    in c.a. e in c.a.p.

    di Carlo Schiatti

    38_ MERCATO Note per un bilancio della politica abitativa

    di Aldo Norsa

    48_ AMBIENTE Introduzione al progetto "LENSE BUILDINGS"

    di Gian Luca Baldo, Laura Peano e Paolo Tecchio

    62_ TECNOLOGIA Building Information Modeling ed interoperabilit di Carlo Pucci

    68_ SAIE2008 Precast Technologies di Alessandra Biloni e Patrizia Ricci

    74_ Intervista a Federico Minoli e Marino Capelli

    77_ ATTUALIT

    82_ LEAZIENDEINFORMANO

    83_ ASSOBETON Linea Guida per la Certificazione delle Caratteristiche Energetiche

    dei Pannelli Prefabbricati di Calcestruzzo

    di Antonella Colombo e Ugo Pannuti

    88_ NEWSTREET

    91_ Come associarsi

    92_ Elenco Soci

    TUTTIIDIRITTIRISERVATI

    vietata la riproduzione, anche parziale, del materiale pubblicato senza autorizzazione dellEditore. Le opinioni espresse negli articoli appartengono ai singoli autori, dei quali si rispetta la libert di giudizio, lasciandoli responsabili dei loro scritti.Lautore garantisce la paternit dei contenuti inviati alleditore manlevando questultimo da ogni eventuale richiesta di r isarcimento danni proveniente da terzi che dovessero rivendicare diritti su tali contenuti.

    n. 5/2008

    industrie

    manufatticementizi

    AnnoIV

    n.5-

    ottobre/novembre2008

    ASSOBETON

    STUDI E RICERCHECalcestruzzoFibrorinforzato perelementi prefabbricati

    in paretesottile

    INSERTILarispondenzaainuovi decreti sulla resistenza al fuocodellestrutturein c.a. ein c.a.p.

    MERCATONoteper un rilanciodella politicaabitativa

    AMBIENTEIntroduzioneal progetto"LENSEBUILDINGS"

    TECNOLOGIA

    BuildingInformation Modeling ed interoperabilit

    SAIESAIE2008- Precast Technologies

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    CONFINDUSTRIA

    Organo Ufficiale di ASSOBETON

    ASSOBETON

    SOMMARIO

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    Editoriale8

    5 - industrie manufatti cementizi

    Patto Globale

    per 175 imprese

    Il Commento

    del Direttore

    R

    afforzare il legame tra Associa-

    zioni di categoria e Territoriali ,real izzando un modello di rap-presentanza unico, pi semplice, pitrasparente e ca rat te r iz zato da mag-giore efficienza e minori costi , datempo, una pr io r it di Con findus tr ia .LAssemblea confederale del 2007 ap-prov, infatti, una delibera di indirizzistrategici per modernizzare il sistemaassociativo, introducendo, tra i var i in-ter venti , il co si ddetto Pat to Global edinquadramento.In base ad esso, dal 1 lugl io 2007,

    iniziato un periodo di sperimentazio-ne durante i l quale tutte le imprese,associate solo in Territor iale o soloin Categoria, sono state iscritte au-tomaticamente e gratuitamente , fi noal 31 dicembre 2008, anche al l a ltracomponente.Siamo quindi prossimi alla fine del-la prima tappa di questo percorsoe, come penso sia ormai noto ai pi,le aziende che sono state coinvoltenell iniziativa saranno chiamate a sce-

    gliere se diventare Associati a pienotit olo del la nuova componente . In ca sodi scelt a affermat iva, dal 2009 al 2011,le Associazioni che accoglieranno le

    nuove imprese, per favorirne la fide-

    lizzazione, applicheranno abbattimen-ti con tr ibuti vi al le quo te as soci at ive(75% per il primo anno, 50% e 25%per i due anni successivi).Allavvio della fase di sperimentazione,nel luglio del 2007, il 67% delle im-prese aderiva solo ad una componen-te del sis tema con findu str ia le : il 54%alle sole Territo riali ed il 13% esclus i-vamente al le Categorie.Da allora, oltre 31.000 imprese , rispet-to al le ci rc a 47 .000 non doppiamente

    inquadrate, sono entrate a far parteanche dell a ltra componente.ASSOBETON ha accolto, attraverso ilPatto Globale , ben 175 nuovi Associatiprovenienti dalle Territo riali .Non stato certamente faci le entra-re rapidamente in sintonia con tuttequeste nuove aziende, informandolesul funzionamento del sistema confin-dustriale e sulla complementariet deiservizi offer ti dal le due componenti erendendole consapevoli dei vantaggidel doppio inquadramento .

    La complessit del nostro business,negli ultimi anni, aumentata comenon mai, rendendo sempre pi difficileil lavoro degli oper atori e , credo, sem-pre pi impor tante i l ruolo delle Asso-ciazioni chiamate, con servizi mirati especialistici, a semplificare loper ato ditu tti i gi orni e ad ap r ire nuov i sboc ch idi mercato.Spero che il breve tempo di questasperimentazione sia stato sufficienteai nostri ospiti per rendersi conto di

    ci e li induca, quindi, a confermarela loro adesione ad ASSOBETON, ap-profittando delle agevolazioni previsteper i prossimi tre anni.

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    In questi ultimi mesi, molti prefabbrica-

    to r i, sino a ier i tot almen te estr anei almondo confindustriale, si sono avvici-nati spontaneamente a noi e ci hannodato fiducia entrando in Associazione.Con la fine del 2008, grazie a loro,vedremo infatti incrementare il nu-mero dei nostri iscritti di oltre il 10%:un buon risultato, specie alla luce diuna congiuntura non cer to favorevole,

    (Maurizio Grandi)

    che dar prova ai nostri imprendito-

    ri dell importanza di affrontare ancheinvestimenti diversi da quelli ritenutiimmediatamente indispensabili o stra-te gi ci per il prop rio bu siness . n

    Editoriale 9

    tre

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    industrie

    manufatticementizi

    AnnoIV

    n.5

    -ottobre/novembre2008

    ASSOBETON

    STUDIERICERCHE

    CalcestruzzoFibrorinforzatoperelementiprefabbricati

    inparetesottileINSERTILarispondenzaainuovidecretisullaresistenzaalfuoco

    dellestruttureinc.a. einc.a.p.

    MERCATONoteperunrilanciodellapoliticaabitativa

    AMBIENTEIntroduzionealprogetto"LESEBUILDINGS"

    TECNOLOGIA

    BuildingInformationModelingedinteroperabilit

    SAIESAIE2008-PrecastTechnologies

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    CONFINDUSTRIA

    OrganoUfficialediASSOBETON

    Gli autori su questo numero

    Stefania Alessandrini

    IMREADY Srl [email protected]

    Ugo Pannuti

    Responsabile Certificazione Volontaria di Prodotto

    ICMQ S.p.A.

    Pamela Bonalumi

    Dipartimento di Ingegneria Strutturale

    Politecnico di Milano

    Alessio Caverzan

    Dipartimento di Ingegneria Strutturale

    Politecnico di Milano

    Aldo Norsa

    Professore di Tecnologia

    dell'Architettura

    Universit Iuav di Venezia

    Paolo Tecchio

    Life Cycle Engineering Torino

    [email protected]

    5 - industrie manufatti cementizi

    Gianluca Baldo

    Life Cycle Engineering Torino

    [email protected]

    Laura Peano

    Life Cycle Engineering Torino

    [email protected]

    Alessandra Biloni

    ASSOBETON

    [email protected]

    Gianluca Ponzi IDRA SA

    [email protected]

    Antonella Colombo

    Libero professionista in Varese

    Consulente ASSOBETON

    [email protected]

    Carlo Pucci

    Assistenza Tecnica Tekla

    Structures Harpaceas Srl

    Patrizia Ricci

    IMREADY Srl

    [email protected]

    Carlo Schiatti

    Libero professionista in Arezzo

    Gruppo Inserti ASSOBETON

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    di Pamela Bonalumi e Alessio Caverzan

    S t u d i e r i c e r c h e

    INTRODUZIONECon il termine compositi fibrorinforzatia matrice cementizia (FRCC) si indicauna categoria di materiali caratterizzatida una ampia variet di prestazioni. Imateriali a matrice cementizia, come ilcalcestruzzo, presentano un comporta-mento fragile a trazione e lintroduzione

    di fibre ne migliora la risposta (Figura1)nella fase successiva alla fessurazione,attraverso lo sforzo residuo dovuto aglisforzi tangenziali che nascono per effettodellestrazione delle fibre dalla matricecementizia (pull-out), Figura 2.I calcestruzzi fibrorinforzati sono attual-mente ampiamente utilizzati nel campodelle pavimentazioni industriali, data laloro utilit nel controllare il fenomenofessurativo indotto dal ritiro del cal-cestruzzo. Negli ultimi anni sono per

    sempre maggiori le applicazioni di questimateriali nellindustria della prefabbrica-

    zione, come ad esempio nella produzionedi elementi di copertura, essendo possi-bile sfruttare le migliori caratteristiche

    meccaniche che i calcestruzzi fibrorinfor-zati presentano rispetto ai calcestruzzi

    CalcestruzzoFibrorinforzato

    per elementiprefabbricatiin parete sottile*

    Figura 1 Effetti delle dimensioni delle fibre[Betterman, Ouyang, Shah, 1995].

    *Tesi vincitrice del premio Egisto Camerini 2008.

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    industrie manufatti cementizi- 5

    ordinari (ad esempio, maggior energiaassorbita in fase post-fessurativa).

    IL PROBLEMA INGEGNERISTICOLo studio presentato concerne lotti-mizzazione di unopportuna miscela di

    calcestruzzo fibrorinforzato per la pro-duzione di un elemento di coperturaprefabbricato denominato PHOENIX.Gli elementi di copertura prefabbricati,essendo sottoposti a cicli di maturazione

    forzata durante il processo produttivo,sono spesso interessati da fenomenidi ritiro igrometrico e plastico, comeriscontrato nei primi elementi Phoenixrealizzati, nei quali era presente un dif-fuso stato fessurativo in corrispondenzadelle ali inferiori.La necessit di ricorrere allimpiego dicalcestruzzi fibro-armati, per la risolu-

    zione di tali problemi fessurativi legati alfenomeno di ritiro, ha suggerito lo sfrut-tamento contemporaneo delle risorse diresistenza proprie di questi materiali. Si cos pensato, dato il relativo incrementodi capacit portante conseguente allapresenza delle fibre e la limitata impor-tanza strutturale delle ali degli elementidi copertura, di eliminare parzialmentelarmatura tradizionale presente nelle alidei tegoli in oggetto.Obiettivo del lavoro di ricerca stato

    quello di confrontare diversi materiali,caratterizzati dalla presenza di fibre didifferente natura e geometria, sulla basesia delle propriet meccaniche nominalideterminate attraverso provini normaliz-zati, sia sulla base delle propriet strutturaliriferite al materiale in opera. Particolare

    13S t u d i e r i c e r c h e

    Figura 2 Confronto delle curve carico-sfila-mento di prove di pull-out per fibre dritte eduncinate [Naaman 2004].

    Rapportodaspetto

    Lf/ df

    Resistenzaa trazioneffu [MPa]

    Lunghezza

    Lf [mm]

    Diametroequivalente

    df [mm]TIPO FIBRA

    acciaio

    acciaio

    acciaio

    acciaio

    vetro

    polipropilene

    Dramixtipo 30/0,375 0,375 30 2300 80

    0,62 30 1250 48

    0,8 60 1192 75

    0,6 30

    12

    1192

    1700

    50

    *0,014(1filo)

    n.p. 12 450 *

    Dramixtipo 30/0,62

    Badessi Fiberfix Utipo 60/0,8

    Badessi Fiberfix Utipo 30/0,6

    Cem-FIL AnticrackHP tipo standard

    MicroGraminflexfibrillata tipo 9/12

    * le fibre sono realizzate in strand e quindi non ha senso parlare di rapporto daspetto.

    Tabella 1 Caratteristiche delle fibre.

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    5 - industrie manufatti cementizi

    14 S t u d i e r i c e r c h e

    attenzione stata inoltre posta nellostudio del comportamento a flessionedegli elementi sottili rappresentati dalleali dei tegoli in esame, come descritto inseguito.

    MISCELELa ricerca ha avuto inizio con una seriedi prove finalizzate allottimizzazione delle

    miscele di calcestruzzo da impiegareper la realizzazione dei conci di tego-lo. Occorre innanzitutto evidenziare lanecessit di calibrare opportunamente icomponenti della matrice cementizia infunzione delle caratteristiche reologichee prestazionali desiderate, non essendopossibile confezionare un calcestruzzofibrorinforzato ottimale semplicementeaggiungendo le fibre ad una miscela dicalcestruzzo ordinario gi esistente. Lesi-genza di produrre un calcestruzzo fibro-rinforzato con un elevato grado di omo-

    geneit, unita alla possibilit di ridurre itempi di getto della soletta dellelementoprefabbricato, hanno suggerito limpiegodi un calcestruzzo autocompattante. Lot-timizzazione delle miscele di calcestruzzofibrorinforzato stata poi condotta perdiversi tipi di fibra [Tabella 1 e Tabella 2],con lobiettivo di soddisfare determina-ti requisiti di resistenza meccanica (adesempio: fc=50 MPa) e di lavorabilit (adesempio: tempo di spandimento per rag-giungere il diametro di 500 mm 12 s).

    ATTIVIT SPERIMENTALERicavato il mix design delle miscele diinteresse, si passati alla fase di getto

    dei provini e dei conci di tegolo datestare all interno dello studio speri-mentale previsto.La campagna sperimentale effettuata si ar ticolate in tre differenti fasi:4 ottimizzazione della miscela e carat-

    terizzazione del mater iale dal puntodi vista meccanico, attraverso provesu campioni sia standardizzati secon-

    do la normativa UNI-11039 (indi-cati nel presente articolo con lalettera N) sia strutturali, ovverorappresentativi della struttura reale,secondo la normativa CNR-DT 204(indicati con la lettera S);

    4 studio dellorientamento delle fibreconseguente alla modalit di gettoutilizzata, attraverso prove di fles-sione su quattro punti di elementiricavati da lastre ottenute imponen-do un flusso di getto unidirezionale(indicati nel presente articolo con la

    lettera U);4 analisi strutturale del comporta-

    mento a flessione trasversale dellaladel concio attraverso prove conmodalit di carico sia concentratoche distribuito (indicate nel pre-sente articolo con la lettera W) alfine di simulare lazione esercitatadagli operatori in movimento sulleali durante le fasi di posa in opera emanutenzione.

    Si noti che tutte le prove sono state

    eseguite anche sulla miscela originalepriva di rinforzo fibroso (indicate nelpresente lavoro con la lettera P), man-tenuta come campione di r iferimento.

    Tabella 2 Contenuto di fibre nelle miscele.

    QUANTITCODICEMISCELA

    P

    S-1

    S-2

    S-3G

    -2550

    5016,67

    -25-

    --

    -33

    33

    FIBRA 1kg/m3

    FIBRA 2kg/m3

    FIBRAPOLIPROPILENICA

    kg/m3

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    CARATTERIZZAZIONEMECCANICALaggiunta di fibre ad un comune impa-sto di calcestruzzo conferisce tenacit almateriale composito, ovvero una mag-giore resistenza alla propagazione dellafessura. Questa propriet si manifestacon la resistenza residua che il calce-struzzo fibrorinforzato in grado di offri-

    re in fase post-fessurativa.Diverse prove di flessione-trazione indi-retta sono state eseguite sia su travet-ti intagliati sia strutturali in modo daottenere un numero significativo di datisperimentali, al fine di valutare al meglioil contributo del rinforzo fibroso.

    PROVE SU PROVINISTANDARDIZZATILa geometria adottata per i provini quella proposta dalla normativa UNI-

    11039 per le prove di flessione su quat-tro punti di carico per provini intagliati.La prova di flessione su quattro punti stata condotta utilizzando come variabiledi controllo lapertura di fessura alla basedellintaglio (CMOD), Figura 3 e Figura 4.

    In Figura 5 sono rappresentati gli anda-

    menti degli sforzi in funzione dellaper-tura di fessura, da cui risulta evidente ilcontributo delle fibre di acciaio (N-S-1/2/3) ai fini della duttilit del materiale.

    Figura 3 Schema statico di prova su proviniintagliati.

    Figura 4 Strumentazione di misura.

    Figura 5 a) Curva sforzi apertura di fessura;b) zoom per piccole aperture di fessura.

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    17S t u d i e r i c e r c h e

    Il comportamento della miscela conte-nente fibre di vetro (G) risulta simile aquello della miscela P, con un andamen-to post-picco leggermente pi duttile ,presentando valori nulli di resistenzaper aperture di fessura pari a circa 2mm. Tale comportamento probabil-mente attribuibile allelevato quantitativodi acqua richiesto durante la fase di

    realizzazione della miscela a causa deiproblemi di lavorabilit incontrati, il qualepotrebbe aver determinato un legamefibre-matrice inefficiente. Ad eccezionedi G e P, tutte le curve presentano uncomportamento post-fessurativo inizial-mente incrudente per aperture di fessu-ra comprese tra 0,25 e 1,25 mm, seguitoda un ramo di softening con pendenzapressoch uguale per tutte le miscelecontenenti fibre di acciaio.Dallanalisi dei grafici possibile notare

    come, ad eccezione del composito rin-forzato con fibre di vetro (G), tutte lecurve risultanti medie presentano signi-ficativi valori di resistenza residua perintervalli di apertura di fessura relativi siaallo stato limite di esercizio che allo statolimite ultimo, oltre ad un iniziale com-portamento post-fessurativo incrudenteper aperture di fessura superiori a 0,1mm. Da notare come il comportamentoevidenziato per basse aperture di fessuramostra la capacit delle fibre di ritarda-re la fessurazione, mentre landamento

    corrispondente ad elevate aperture difessura evidenzia il contributo delle fibrenellassorbire elevati quantitativi di ener-gia in campo post-fessurativo e pertantonel prevenire rotture catastrofiche.

    PROVE SU PROVINISTRUTTURALICome suggerito dalla CNRDT-204 sonostate svolte delle prove su campionidenominati strutturali (Figura 6), ossiaprelevati dalle ali dei conci di tegolo pre-

    cedentemente testate, al fine di valutarnelinfluenza della metodologia di fabbrica-zione sul comportamento del materiale.Tali prove di flessione su quattro punti

    presentano uno schema analogo a quan-to gi descritto in precedenza.In Figura 7 sono rappresentati gli anda-

    menti degli sforzi in funzione dellapertu-ra di fessura, da cui risulta evidente il con-tributo delle fibre di acciaio (S-S-1/2/3 edS-G) ai fini della duttilit del materiale.

    Figura 6 Schema statico e strumentazione di misura.

    Figura 7 a) Cur va sforzi apertura di fessura;b) zoom per piccole aperture di fessura.

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    Dallanalisi dei precedenti grafici pos-sibile notare come le fibre presenti nellamiscela S-3, conferiscano unelevata dut-tilit al materiale per aperture di fessurarelative allintervallo di stato limite di eser-cizio, evidenziando per, per fessure pielevate, una capacit di assorbire energiainferiore a quella manifestata dalla miscelaS-2, pur rimanendo comparabile a quella

    presentata dalla S-1. Pertanto il contri-buto delle fibre contenute nella miscelaS-2 risulta pi efficace ai fini della duttilitdel composito allo stato limite ultimo,anche se comunque leffetto delle fibre dirinforzo nella miscela S-3 decisamentesignificativo e del tutto soddisfacente peri fini applicativi prefissati.

    ORIENTAMENTO DELLE FIBREParallelamente alla fase sperimentale attaa caratterizzare il materiale da un punto

    di vista meccanico, sono state eseguiteprove volte alla valutazione di una possi-bile influenza della metodologia di gettoutilizzata sullorientamento delle fibre diacciaio disperse nel calcestruzzo.A tal fine, per ogni miscela di calcestruz-zo fibrorinforzato, stata realizzata unalastra da cui sono stati successivamentericavati, con orientamenti diversi (Figura8), campioni di prova di forma prismaticada sottoporre a prove di flessione suquattro punti.In Figura 9 sono rappresentati gli anda-

    menti degli sforzi in funzione dellaperturadi fessura, da cui risulta evidente linfluenzadella direzione di getto nellorientamento

    delle fibre. Dallanalisi dei precedenti grafi-ci possibile notare come i valori di primafessurazione non mostrano una parti-colare tendenza, ma sono indipendentidallorientamento e dalla tipologia dellefibre utilizzate. Al contrario risulta evi-dente il significativo contributo nellincre-mento del carico massimo fornito dallefibre orientate ortogonalmente al piano

    di rottura. Si pu quindi notare comeintervenendo sulla modalit di getto e sulcomportamento al fresco del calcestruz-zo, possibile determinare un orienta-mento preferenziale delle fibre che riescaad incrementare la resistenza e la tenacitdel materiale nella direzione desiderata.

    Figura 8 Orientamento dei campioni. Figura 9 Curve sforzi - apertura di fessura.

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    PROVE SU STRUTTUREParallelamente allo studio dei materialisono state eseguite prove di carico suconci di tegoli in scala reale (Figura 10), alfine di determinare la capacit portante aflessione trasversale delle ali.

    A questo scopo si sono considerate duedifferenti condizioni di carico (concentratoe distribuito), Figura 11, in grado di simu-lare il carico statico indotto da un uomoposizionato allestremit libera dellala.Di seguito si riportano i risultati (Figura12) ottenuti per le due diverse modalitdi prova sopra presentate con riferimentoagli andamenti carico-spostamento.Dal confronto del comportamento delle

    ali costituite da differenti miscele e sot-toposte a carico concentrato possibileosservare come gli elementi in paretesottile realizzati con matrici rinforzate confibre dacciaio presentino un andamentosimile in termini di carico-spostamentofino al termine della multi-fessurazione.Anche il concio di calcestruzzo ordinarioprivo di fibre, pur mostrando a parit di

    spostamento valori di carico inferiori aquelli degli elementi fibrorinforzati, evi-denzia un andamento che non si discostasignificativamente da quello mostrato dalleali caratterizzate dalla presenza di fibre.

    APPROCCIO PROGETTUALEAi fini dellanalisi e simulazione dei risultatiottenuti dalle prove sperimentali prece-dentemente descritte, si fatto riferi-mento non agli usuali legami costitutiviproposti in letteratura, bens a due leggi

    di pi semplice applicazione nella praticaprogettuale, sulla base di quanto propo-sto dalla CNR-DT 204/2006: a) modelloelastico-degradante e b) rigido plastico(Figura 13).Tali legami costitutivi sono definiti in fun-zione di tre parametri legati agli sforziresidui calcolati in determinati intervalli diapertura di fessura, rappresentativi dellostato limite di esercizio e dello stato limiteultimo. I parametri sopra citati possono

    Figura 10 Vista tridimensionale del conciodi tegolo in studio.

    Figura 11 Modalit di carico delle prove sui conci di tegolo: a) concentrato; b) distribuito.

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    essere tarati sulla base dei risultati speri-

    mentali ottenuti da prove eseguite sia sucampioni standardizzati sia su campionistrutturali (rappresentativi della struttu-ra reale).Al fine di valutare linfluenza del tipo dimodello e della prova considerata pertarare i parametri necessari alla defini-zione del legame costitutivo, sono staticalcolati i momenti resistenti di progettoattesi, secondo quanto indicato dalla CNR,e successivamente confrontati con quelliottenuti sperimentalmente (Figura 14).

    Lanalisi dei rapporti tra i momenti flet-tenti sperimentali ed i momenti resistenti,valutati attraverso limpiego dei due diver-si legami costitutivi basati sulle resistenze

    Figura 12 Andamenti car ico-spostamento:a) concentrato; b) distribuito.

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    residue ricavate dalle prove di flessionesui campioni intagliati, porta a confermarelinadeguatezza di tali modelli nel descri-vere il comportamento degli elementi inparete sottile, in quanto risulta evidentela sovrastima della capacit portante ulti-ma. Infatti, nonostante lintroduzione diun coefficiente di sicurezza pari ad 1,5, possibile notare come il rapporto tra il

    momento sperimentale e quello teoricospesso non risulti pari nemmeno allunit.Tale fenomeno probabilmente legatoallincapacit dei provini intagliati di ripro-

    durre in modo adeguato la geometria ed iproblemi connessi alle strutture in paretesottile, per le quali la lunghezza caratteri-stica viene a coincidere con lo spessore,

    determinando pertanto un valore moltopiccolo della deformazione ultima. Si puinfatti notare come i risultati ottenuti attra-verso i medesimi legami, basati per sulleresistenze residue ottenute dalle prove diflessione sui campioni strutturali, mostrinoladeguatezza di tali modelli nel coglierela capacit portante ultima degli elementistudiati.

    CONCLUSIONI4 Tutte le miscele rinforzate con fibre

    di acciaio mostrano un significativoincremento di duttilit in fase post-fessurativa associato allo sviluppo dimeccanismi di pull-out delle fibre.

    4 Esiste una significativa differenza trale propriet nominali e le proprietstrutturali. Infatti i valori delle resistenzeresidue ottenute dalle prove di flessio-ne su quattro punti di provini intagliati

    risultano sempre superiori a quellericavate dalle stesse prove condottesu provini strutturali, cos chiamati inquanto rappresentativi delle strutturein esame.

    4 Il calcolo del momento resistente ultimodella struttura in parete sottile, eseguitosulla base del modello elastico degra-dante lineare, porta ad ottenere deivalori superiori a quelli risultanti dallim-piego del modello rigido-plastico.

    Si suggerisce pertanto limpiego delmodello elastico-degradante lineare nel

    caso in cui si abbiano a disposizione irisultati di prove specifiche su campionistrutturali e del modello rigido-plasticonei casi in cui le resistenze siano desunteda prove su campioni standard, anche setale accorgimento non sempre garantisceuna corretta valutazione della capacitportante ultima sulla base dei valori disicurezza impiegati.

    RINGRAZIAMENTISi ringraziano il Prof. Marco di Prisco,

    il Prof. Pietro Gambarova, il Dott. Ing.Daniele Dozio, il Dott. Ing. MatteoColombo, lIng. Marco Lamperti e lazien-da Fumagalli. n

    Figura 13 Legami costitutivi semplificati: a) elastico degradante;b) rigido plastico.

    Figura 14 Confronto tra momenti resistenti di progetto attesi esperimentali.

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    I n s e r t i24

    La rispondenza ainuovi decreti sulla

    resistenza al fuocodelle strutturein c.a. e in c.a.p.(D.M. 16/02/07, D.M. 09/03/07, D.M. 09/05/07)

    di Carlo Schiatti

    Per lunghi anni, la normativa di riferimentoper la resistenza al fuoco delle strutture stata la Circolare n. 91 del 14/09/1961 delMinistero dellInterno.La circolare fu emanata a seguito del dif-fondersi delluso di profilati di acciaio perla realizzazione delle strutture portanti nel-le costruzioni adibite a fini civili, fatto chedestava preoccupazione in ordine a gravipericoli per la stabilit in caso di incendio.Sulla base di uno studio condotto dal Con-siglio Nazionale delle Ricerche, nonchdi esperienze nazionali ed estere, furonoemanati la circolare e il relativo allegatotecnico, entrambi basati sul criterio fonda-mentale che la struttura debba resistere,senza collassare, allincendio delle sostan-ze combustibili in essa contenute.Venivano introdotti in modo sistematicoconcetti come: carico dincendio (quantitequivalente di legno per metro quadrato

    riferita al massimo numero di calorie perunit di superficie che si possono svilup-pare per effetto della combustione di tuttii materiali combustibili presenti), durata di

    resistenza al fuoco (tempo in minuti dopoil quale lelemento costruttivo considerato,sottoposto ad un determinato incendio equindi a una determinata curva di tempe-ratura normalizzata, perde la sua capacitportante), grado di protezione delle strut-ture (provvedimenti necessari a garantireuna durata minima di resistenza al fuocofunzione del carico dincendio, della de-stinazione duso dei locali, del pericolo dipropagazione del fuoco ad altri fabbricati,dellimportanza presuntiva delleventualesoccorso e della sua rapidit), valutazionedellentit del rischio e dei provvedimentiatti a limitarlo (da determinarsi in base aifattori sopra descritti).Si consolida altres la regola per cui lavalutazione del rischio e le conseguentiprescrizioni devono essere determinatiin fase di progettazione ed avere carat-tere vincolante per luso cui ledificio

    destinato.Tutti i concetti e le regole fin qui illustratie sanciti dalla Circolare 91 sono tuttoggivalidi, anche se diversamente normati. Per

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    I n s e r t i26

    4la capacit di compartimentazione(RE): rispetto del criterio della capaci-t portante e del criterio della tenuta;

    4 la capacit di compartimentazione concontrollo della temperatura sul latoesterno dellelemento separante (REI):di solito richiesta per gli elementi di se-parazione fra compartimenti attigui.

    Le classi di resistenza sono ridotte a sei

    (30, 60, 90, 120, 180, 240), con la elimina-zione delle classi 15 e 45 e con laggiuntadella classe 240 rispetto alla Circolare 91.La norma impedisce di tenere conto dellapossibilit di riduzione della temperaturadei gas a contatto con la superficie espostaal fuoco degli elementi strutturali di coper-tura nel caso siano presenti aperture qualilucernari, fori, evacuatori di fumo, zone diminimo spessore non strutturale destinatea forarsi in caso di incendio, eccetera.Questultimo aspetto rappresenta un li-

    mite della norma, oggi superato, anche sesolo per casi determinati, dalla emanazio-ne del D.M. 09/05/2007.La metodologia di calcolo viene espostanei dettagli, anche con esempi applicativi.4Verifica del criterio di capacit

    portante (R): determinata la mappa-tura termica, si effettua la verifica allostato limite ultimo dellelemento peril tempo corrispondente alla classe ri-chiesta, tenendo conto del degrado deimateriali. La norma fornisce anche in-dicazioni sulle azioni di progetto e sullerelative combinazioni da considerareper la verifica allo stato limite ultimo, ivicompresi i coefficienti y di combina-zione per lazione variabile consideratacome principale e per le azioni variabiliconsiderate come secondarie.Su questo punto, come vedremo, ilD.M. 09/03/2007 introduce innovazio-ni, in specie per quanto riguarda il cari-co neve in copertura. La UNI 9502, sulpunto, era in effetti penalizzante, specieper le classi di resistenza R elevate,

    imponendo uno y1,1 pari a 0,5 perqualsiasi altitudine.4Verifica del criterio di tenuta

    (E): non conducibile per via analitica.

    Vengono fornite regole pratiche diprogettazione.

    4Verifica del criterio di isolamen-to termico (I): si conduce per via ana-litica attraverso il calcolo della distribu-zione delle temperature nellelemento.Sono imposti due livelli insuperabiliriferiti alla differenza di temperaturafra il tempo corrispondente alla clas-

    se considerata e il tempo zero, valutatisulla superficie non esposta al fuoco:un livello per la temperatura massimae un livello per la temperatura mediavalutata sulla superficie interessata. Invia semplificata viene fornito un crite-rio pratico di progettazione su basetabellare per il soddisfacimento delcriterio I.

    Da notare la prescrizione contenuta alpunto 7.2.2 della norma, relativa agli ele-menti separanti per la realizzazione di

    compartimentazioni, l dove si precisache, nel caso tali elementi inglobino ma-teriali che alle alte temperature possanosviluppare gas e conseguenti pressioni edesplosioni, occorre predisporre opportu-ni sfoghi in direzione della faccia espostaal fuoco.Questo argomento di interesse specifi-co per la prefabbricazione in calcestruzzo.Sulla problematica, spesso trascurata, si espressa la Direzione Centrale per laprevenzione e la sicurezza tecnica del Di-partimento dei Vigili del Fuoco di Roma,presso il Ministero dellInterno con notaprot. P567/4122 sott. 55, indirizzata allaDirezione Regionale VV.F. della Lombar-dia, che aveva richiesto un parere in talsenso.Nella nota si fa presente che il fenomeno consiste in una improvvisa e violenta com-bustione dei gas derivanti dalla sublimazionee successivo innesco del polistirene contenu-to nel calcestruzzo, come alleggerimento disolai e come coibente di pareti, che produ-ce un elevato innalzamento delle pressioni

    su elementi non progettati per sopportarle,determinandone lo scoppio. Si ha perditaprematura del requisito E.Richiamate le numerose prove di labo-

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    I n s e r t i28

    ratorio effettuate, la nota conclude chela mancata disposizione della prescrizio-ne di cui allart. 7.2.2. della norma UNI9502/2001 pu rappresentare un significa-tivo rischio per gli utenti.Sullargomento, spesso trascurato nellapratica corrente, si possono trovare ap-profondimenti, trattazione teorica e ri-sultati di prove di laboratorio in una me-moria tecnica pubblicata nel 2006 dallaRuredil S.p.A. di Milano, Azienda aderenteal Gruppo Inserti di ASSOBETON (le im-magini sono tratte da tale memoria).

    Nella memoria si rendiconta altres unaprova sperimentale condotta in collabo-razione con la Sezione Solai a DoppiaLastra di ASSOBETON eseguita presso

    il laboratorio autorizzato CSI di Bollate(MI) (esperienza pubblicata al convegnoFIB Milano ottobre 2004 a firma dellIng.Andrea Franchi di Parma).Per raggiungere gli scopi di cui alla pre-scrizione dellart. 7.2.2. della UNI 9502, siricorre spesso, sia pure nella poco diffusapratica, a forature nelle solette inferioridelle lastre predalles e a tubicini di plastica

    colleganti i blocchi di polistirene con la su-perficie esterna nei pannelli prefabbricatiin cemento armato.Tali semplici metodi artigianali, ancorchpoco diffusi, prevengono il problema delloscoppio ma presentano alcune controin-dicazioni: il foro pu limitare la durabilitdel manufatto, permettendo a fumi, umi-dit e sporcizia in genere di permeare nel-le cavit, pu determinare inoltre piccoliproblemi estetici, e pu arrivare anche, semal posizionato nei pannelli tagliafuoco, a

    danneggiare prematuramente, in caso diincendio, la sigillatura REI interposta fra ipannelli stessi.Per quanto sopra, al pari di quanto pivolte osservato in merito agli inserti per laprefabbricazione, di notevole aiuto peril Progettista la messa a disposizione di in-serti specifici prodotti da Aziende specia-lizzate, testati sperimentalmente, di facileutilizzo, certificati dal Produttore.Allo scopo, auspicando il diffondersi ulte-riore di prodotti industriali specifici, si se-gnala il dispositivo denominato JET dellaRuredil S.p.A., messo a punto, brevettatoe sperimentato dallAzienda nella prova alforno sopra citata, atto a eliminare il feno-meno dello scoppio senza le controindi-cazioni sopra espresse.Il dispositivo Ruredil JET realizzato inmateriale plastico con punto di fusioneprefissato, ed costituito da un corpo ci-lindrico di 25 mm di diametro e 1 mm dispessore, tagliato in sommit a 45 per fa-cilitare linserimento nel blocco di allegge-rimento. La sua estremit inferiore viene

    posta a diretto contatto con la cassaformadurante la fase produttiva del manufatto.Nella versione HS particolari alette con-sentono un appoggio stabile dello sfiato

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    I n s e r t i 29

    durante la posa del blocco di polistirene.La versione H, priva di ali, progettata perpoter essere inserita manualmente nelblocco di polistirene prima del getto.Un apposito disco assicura un corretto in-serimento nel blocco di alleggerimento. Incorrispondenza della sommit sono pre-senti 4 rostri triangolari che conferisconoallo sfiato la capacit di ancorare il blocco

    di polistirene al calcestruzzo.Non sono visibili fori allesterno: il sottilevelo di calcestruzzo e la valvola a punto difusione prefissato permettono lattivazio-ne dello sfiato in caso di incendio.Come sempre, sono disponibili modellidifferenziati, guide applicative, assistenzaagli utenti.A seguito della pubblicazione dellanorma UNI 9502, ASSOBETON, hareso disponibile una guida applicativae interpretativa sulla norma stessa, a

    servizio degli Associati e dei progetti-sti, con la quale caratterizza le prescri-zioni della norma al settore specificodella prefabbricazione fornendo per dipi ulteriori suggerimenti e indicazioniprogettuali.Si segnalano quelle relative alle compar-timentazioni, agli inserti metallici, e indi-cazioni sulle sigillature intumescenti dellepareti tagliafuoco composte da pannelliprefabbricati (quindi discontinue).Nonostante la pubblicazione della nor-ma UNI 9502, rimasto negli anni assaidiffuso il ricorso alla Circolare 91/61,giustificato da motivi di opportunit maanche dal fatto che la seconda avevacarattere di ufficialit almeno pari allaprima.Basti pensare che solo con D.M. dei Mini-steri dellInterno e della Funzione Pubbli-

    ca del 4 maggio 1998 il metodo analiticoviene ammesso, per la prima volta, per ilcalcolo della resistenza al fuoco.Questa situazione di carenza legislativa,e di confusione comportamentale, hafinalmente ricevuto una parziale regola-mentazione con lemanazione del D.M.16/02/2007.Nel frattempo, in un quadro di positi-va evoluzione regolamentare, in data31/01/2001, il Ministero degli Interni in-viava Circolare ai comandi provinciali deiVV.F. accompagnando sette modelli dicertificazione e dichiarazione da allegare

    HSH

    LASTRA PREDALLE PANNELLO DI TAMPONAMENTO

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    alla domanda di rilascio del Certificato diPrevenzione Incendi:4Mod. CERT. REI (resistenza al fuoco

    degli elementi costruttivi portanti eseparanti);

    4Mod. DICH. CORRISP. (dichiarazionedi corrispondenza in opera di elemen-ti costruttivi portanti e separanti);

    4Mod. DICH. RIV. PROT. (dichiarazione

    di corretta posa in opera dei rivesti-menti protettivi);4Mod. REL. REI (relazione valutativa di

    resistenza al fuoco degli elementi co-struttivi portanti e separanti);

    4Mod. DICH. POSA IN OPERA (di-chiarazione di corretta posa in operadei materiali classificati e delle porte);

    4Mod. DICH. IMP. (dichiarazione di cor-retta installazione di impianti non rica-denti nel campo della L 46/1990);

    4Mod. CERT. IMP. (certificazione di

    impianto antincendio o protezionefulmini non ricadente nel campodella Legge 46/1990).

    Questi modelli, successivamente revisio-nati fino allultima versione 2004, sonostati totalmente superati da una revisio-ne pi radicale emanata con CircolareVV.F. del 24 aprile 2008, di cui si dir inconclusione.Va per subito sottolineato il quadro diresponsabilit che emerge, perch sostan-zialmente sempre valido.Il progettista della resistenza al fuoco deglielementi costruttivi portanti e/o separanti(iscritto negli elenchi del M.I. ai sensi del-la Legge 818/84) certifica la resistenza alfuoco (R/RE/REI) sulla base di tre possibilialternative:4valutazione di tipo sperimentale;4valutazione di tipo tabellare;4valutazione di tipo analitico.Leventuale prova sperimentale assuntaper la certificazione utilizzabile solo seriproduce esattamente lelemento in ope-ra per geometria, dimensioni, composi-

    zione dei materiali, condizioni di incendio,condizioni di vincolo, di posa e di situazio-ne di carico.La certificazione e i relativi allegati richiesti

    deve essere prodotta al locale Comandodei Vigili del Fuoco ai fini del rilascio delcertificato di prevenzione incendi.La certificazione su base sperimentale dimateriali e/o prototipi comporta una di-chiarazione di conformit dellimpresa in-stallatrice alla prova sperimentale stessa.Se la certificazione basata sullapplicazio-ne di rivestimenti protettivi, questa com-

    porta, oltre alla certificazione dei materiali,una dichiarazione di corretta posa in ope-ra da parte dellimpresa installatrice.La certificazione su base analitica com-porta la elaborazione di apposita relazio-ne di calcolo che riporti le ipotesi di baseadottate per il calcolo e ogni altro datonecessario per la eventuale riproducibilitdella verifica analitica.Il professionista responsabile della posa inopera della resistenza al fuoco degli ele-menti costruttivi portanti e/o separanti

    (iscritto negli elenchi del M.I. ai sensi dellaLegge 818/84) certifica la corrispondenzatra gli elementi costruttivi certificati conquelli posti in opera, dichiarando di avervisionato la certificazione di resistenza alfuoco, la eventuale relazione valutativaanalitica, leventuale dichiarazione di cor-retta posa in opera dei rivestimenti pro-tettivi, di aver riscontrato la conformitcon quanto realizzato con esplicito riferi-mento al numero e posizione degli ele-menti, alla loro geometria, ai materiali, allaloro disposizione, alle condizioni di incen-dio, alle condizioni di carico e di vincolo,alle caratteristiche e modalit della posadi eventuali protettivi.

    D.M. 16/02/2007, CLASSIFICA-ZIONE DI RESISTENZA AL FUO-CO DI PRODOTTI ED ELEMEN-TI COSTRUTTIVI DI OPERE DACOSTRUZIONE.Il decreto, emanato dal Ministero degliInterni nellambito del recepimento dellenorme della Commissione Europea re-

    lative alla marcatura CE sui prodotti dacostruzione, riordina la materia allo scopodi recepire il sistema europeo di classifica-zione di resistenza al fuoco dei prodotti e

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    delle opere da costruzione e allo scopo diconformare le stesse opere e le loro partial requisito essenziale sicurezza in caso diincendio.Integrano il decreto quattro allegati:4 lAllegato A contiene la classificazio-

    ne dei prodotti e degli elementi dacostruzione, la simbologia relativa allaclassificazione stessa e i riferimenti alle

    norme europee applicabili, in confor-mit alle decisioni della CommissionedellUnione europea. La classificazione,espressa in minuti, molto estesa, ri-guarda una molteplicit di prodotti ditipo diverso e comprende anche lenote classi R, E, I;

    4gli Allegati B, C, D contengono le moda-lit per la classificazione della resisten-za al fuoco ottenuta rispettivamentemediante prove, calcoli, confronti contabelle:4

    lAllegato B: contiene i riferimentinormativi per leffettuazione delleprove e per la redazione dei rap-porti di prova; definisce le modalitper lesecuzione delle prove e la do-cumentazione necessaria, definiscele modalit del campo di applica-zione diretta del risultato di pro-va (ambito delle limitazioni duso edelle possibili modifiche apportabilial campione senza necessit di ulte-riori approvazioni per lattribuzionedel risultato ottenuto); definisce lemodalit del campo di applicazioneestesa del risultato di prova (am-bito di estensione dei risultati dellaprova, che deve essere definito daspecifiche norme);4 lAllegato C: rimanda a specifi-ci regolamenti le definizione dellecondizioni di esposizione al fuocoe degli scenari di incendio, non-ch delle combinazioni di caricoda considerare e dei coefficientidi sicurezza sui materiali e sui mo-

    delli (lo specifico regolamento inquestione sar il successivo D.M.09/03/2007). Definisce i metodi dicalcolo da utilizzare, indicando quel-

    li contenuti negli Eurocodici, purchcompleti delle appendici contenentii parametri definiti a livello naziona-le (NDPs).In mancanza, indica in alternativa:4 gli Eurocodici con gli NDPspresenti nelle norme stessecome valori di riferimento;4 le norme UNI 9502-9503-

    9504;4lAllegato D: fornisce le varie ta-belle necessarie alla determinazio-ne della resistenza al fuoco per viatabellare.

    Le classi di resistenza diventano dieci, da15 a 360 minuti.Prodotti: sono disciplinate le condizio-ni per lutilizzo dei prodotti in presenzao meno della marcatura CE, funzionedellessere o meno trascorso il termineper lobbligatoriet della stessa.

    Elementi costruttivi: si ribadisce chepossono essere installati ovvero costru-iti in presenza di certificazione redattada professionista in conformit al D.M.04/05/1998 e si forniscono ulteriori rego-le e prescrizioni.Viene infine stabilito un regime transitoriodi validit dei vecchi rapporti di prova rila-sciati ai sensi della Circolare 91/61:4 1 anno dallentrata in vigore del de-

    creto, per rapporti precedenti al31/12/1985;

    43 anni dallentrata in vigore del decreto,per rapporti emessi tra il 01/01/1986e il 31/12/1995;

    4 5 anni dallentrata in vigore del de-creto, per rapporti emessi dopo il01/01/1996.

    D.M. 09/03/2007 PRESTAZIO-NI DI RESISTENZA AL FUOCODELLE COSTRUZIONI NELLEATTIVIT SOGGETTE AL CON-TROLLO DEL CORPO NAZIO-NALE DEI VIGILI DEL FUOCO.

    in coerenza e in continuit con il pre-cedente D.M. che, per le costruzioni, pre-vedeva la certificazione a carico di pro-fessionista abilitato e specifici regolamenti

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    I n s e r t i

    che disciplinassero le condizioni di esposi-zione al fuoco e degli scenari di incendio,nonch delle combinazioni di carico daconsiderare e dei coefficienti di sicurezzasui materiali e sui modelli.Non a caso nellincipit del decreto si richia-mano le Norme Tecniche per le Costru-zioni. E ancora: rilevata la necessit diaggiornare i criteri per determinare le presta-

    zioni di resistenza al fuoco che devono posse-dere le costruzioni : il carico di incendio ormai riconosciuto come azione da con-siderare per la verifica delle costruzioni. Ilriferimento normativo agli Eurocodici.Le disposizioni tecniche sono contenutenellAllegato al decreto.La Circolare del Ministero dellInterno14 settembre 1961 n. 91 abrogata apartire dallentrata in vigore del decreto(settembre 2007).Viene stabilito un regime transattivo,

    che esclude dalla necessit di nuovi accer-tamenti circa le prestazioni di resistenza alfuoco le costruzioni esistenti che alla datadi entrata in vigore del decreto abbianosuperato gli accertamenti degli organi dicontrollo, e ci anche nei casi di modifichealla costruzione ivi compresi gli amplia-menti e/o i cambi di destinazione duso.Quanto sopra con leccezione che le mo-difiche e/o i cambi di destinazione dusonon comportino incrementi della classe dirischio, una riduzione delle misure protet-tive, ovvero un incremento del carico diincendio specifico.Contenuti dellAllegato:4definizioni dei termini e delle tolleranze

    dimensionali; prescrizioni per la deter-minazione del carico di incendio;

    4definizione delle prestazioni da richie-dere ad una costruzione in funzionedegli obiettivi di sicurezza da raggiun-gere, distinte in cinque livelli: da LivelloI (nessun requisito richiesto, dove leconseguenze della perdita dei requisitidi resistenza siano accettabili o dove il

    rischio incendio sia trascurabile) a Li-vello V (mantenimento della totale fun-zionalit della costruzione dopo la finedellincendio);

    4 definizione delle tipologie di costru-zione e delle attivit connesse ai finidellattribuzione del livello di prestazio-ne richiesto;

    4precisazioni progettuali circa gli scenarie gli incendi convenzionali di progetto,necessarie per la definizione delle azio-ni del fuoco;

    4criteri di progettazione degli elementi

    strutturali resistenti al fuoco: devono essere considerate le azioniindirette prodotte da deformazionie da espansioni imposte o impeditedovute ai cambiamenti di tempera-tura per effetto dellesposizione alfuoco;

    nel progetto e nelle verifiche di si-curezza allincendio si deve tenereconto anche della presenza delleazioni a temperatura ordinaria per-manenti e di quelle variabili che sia

    verosimile agiscano contemporane-amente allincendio; le azioni variabili dovranno essere

    prese in conto con i propri coeffi-cienti parziali relativi allo stato limitein esame, che di norma lo stato li-mite di esercizio con combinazionequasi-permanente;

    non si prende in considerazione lapossibilit di concomitanza dellin-cendio con altre azioni accidentali.

    In sintesi, dunque, le verifiche vannoeffettuate con riferimento alla condi-zione di carico relativa allo stato limitedi esercizio con combinazione quasi-permanente.Le verifiche vanno eseguite utilizzandogli Eurocodici completi dei parametridefiniti a livello nazionale. In attesa delladefinizione di tali parametri, ammes-so luso dei metodi di calcolo contenutinegli Eurocodici, con i parametri di riferi-mento generali, ovvero nelle norme UNI9502/9503/9504.Di fatto il superamento formale della

    UNI 9502, che come abbiamo visto vie-ne richiamata solo in via transitoria comemetodologia di calcolo adottabile nellerelazioni di calcolo, ma svuotata della par-

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    I n s e r t i34

    te relativa alle azioni da considerare nelleverifiche.Si tratta di un deciso avvicinamento agliEurocodici, cosa auspicata per tutte lenormative tecniche da molti professionisti,stanchi del deprimente tira e molla in attoda anni nel campo delle normative perlingegneria strutturale.Cambia in particolare lindicazione del co-

    efficiente di combinazione delle azioni va-riabili: y1,1

    nella UNI 9502 (coefficiente dicombinazione atto a definire i valori delleazioni assimilabili ai frattili di ordine 0,95delle distribuzioni dei valori istantanei);y2,inella indicazione del D.M. 09/03/2007(coefficiente di combinazione atto a defi-nire i valori quasi permanenti delle azionivariabili assimilabili ai valori medi delle di-stribuzioni dei valori istantanei).Esemplificando: nel caso delle coperturesi passa dal considerare il 50% del carico

    neve al non considerarlo affatto. La stessacosa per lazione del vento.La formula applicabile : Fd= GK+PK+S(y2,iQik) per il D.M. LL.PP. 09/01/1996; pratica-mente identica quella del D.M. 14/01/2008,che riprende fedelmente quella dellEuro-codice.Ci sono leggere differenze fra i valori diy2,i fra le due normative attualmente invigore (pi articolata e completa lindica-zione del D.M. 14/01/08, coincidente conquella dellEurocodice).

    D.M. 09/05/07 DIRETTIVE PERLATTUAZIONE DELLAPPROC-CIO INGEGNERISTICO ALLA SI-CUREZZA ANTINCENDIO.In data 22 maggio 2007 stato pubblicatoil decreto e in data 17 luglio 2007 statapubblicata la relativa circolare esplicativa.Questa disposizione legislativa definiscegli aspetti procedurali e i criteri da adot-tare per valutare il livello di rischio e pro-gettare le conseguenti misure utilizzandoun approccio definito approccio inge-

    gneristico alla sicurezza antincendio.Lapproccio utilizzabile, in alternativa aquello previsto dal D.M. 04/05/1998, perinsediamenti di tipo complesso o a tec-

    nologia avanzata, per edifici di par ticolarerilevanza architettonica e/o costruttiva,ovvero pregevoli per arte o storia.Il decreto detta tutti i criteri e le prescri-zioni cui il progettista, il costruttore e iltitolare dellattivit devono conformarsi.Lapproccio caratterizzato da una pri-ma fase in cui sono formalizzati i passaggiche conducono alla valutazione del ri-

    schio e in cui definito lo scenario diincendio; da una seconda fase in cui sipassa allanalisi quantitativa degli effettidellincendio in relazione agli obiettivi as-sunti; da una terza fase in cui si definisco-no i livelli prestazionali richiesti.Lapproccio ingegneristico pu prenderein considerazione tutti i parametri chepossono incidere nellevoluzione dellin-cendio e sugli effetti causati dallo stessocon riferimento a tutte le condizioni alcontorno presenti, quali geometria del

    locale, condizioni di ventilazione, statodelle porte e delle finestre, eventualerottura dei vetri e via dicendo.Lapproccio ingegneristico comporta lanecessit che sia elaborato e successiva-mente attuato un programma per lattua-zione del sistema di gestione della sicu-rezza antincendio (denominato SGSA).La documentazione, i livelli di presadatto, la formazione e la comunicazio-ne devono essere appropriate al fine diassicurare che tutti i soggetti interessa-ti comprendano le limitazioni poste allabase del progetto.Devono essere esplicitati i provvedimen-ti presi in ordine alla organizzazione delpersonale, alla identificazione e valuta-zione dei pericoli derivanti dallattivit,al controllo operativo, alla gestione dellemodifiche, alla pianificazione delle emer-genze, alla sicurezza delle squadre di soc-corso, al controllo delle prestazioni, allamanutenzione dei sistemi di protezione,al controllo e alla revisione. Di fatto tuttoquanto previsto in una normale proce-

    dura conforme alla norma UNI EN ISO9001-2000 di gestione della qualit.Lattuazione del programma soggettaa verifiche periodiche dei VV.F., la prima

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    Non si pu fare a meno di notare come,sul punto, i vecchi modelli corrisponde-vano meglio ad una realt fatta di pro-fessionisti diversi che si occupano di fasidiverse del processo edilizio e di fasi di-verse anche nella vita dellelemento co-struttivo, spesso progettato e prodottoin luoghi e tempi diversi rispetto a quel-li della sua messa in opera (caso tipico

    quello della prefabbricazione).Del resto le figure professionali che si oc-cupano del processo edilizio sono sem-pre distinte in ogni normativa, sia quellatecnica che quella relativa alla sicurezza.In molte Aziende di prefabbricati sonodiverse le figure del Progettista strut-turale (cui compete anche la verifica alfuoco delle strutture, visto che il fuoco una delle azioni agenti sulle costruzioni)e del Direttore dei Lavori di stabilimento(cui compete la responsabilit di realiz-

    zare il componente conformemente alprogetto).E non si vede come potrebbe la figu-ra del Progettista Antincendio, tecnicoesperto di prevenzione incendi che af-fianca il Committente per lottenimentodel certificato Prevenzione Incendi, cer-tificare di avere riscontrato in opera chelelemento costruito corrisponde a quel-lo certificato per materiali, per presenzae disposizione delle armature, per copri-ferri, se non fosse lui stesso il Direttoredei Lavori (che oltre tutto e per lo stessomotivo la stessa Legge 1086/71 distinguein due figure quando si di fronte a pro-duzione di componenti prefabbricati).In conseguenza del quadro sopra de-scritto, derivano alcune implicazioni perla prefabbricazione in calcestruzzo, chevede una casistica composta di due gran-di famiglie, peraltro molto sfaccettate alloro interno:4 la produzione di elementi che nel

    complesso edilizio cui saranno inseritisi caratterizzano come semi-lavorati:

    il caso dei solai e dei componentiprefabbricati venduti franco fabbricao franco cantiere;

    4la produzione e il montaggio di com-

    delle quali avviene in concomitanza delsopralluogo per il rilascio del certificatoprevenzione incendi. istituito presso il dipartimento dei VV.F.lOsservatorio per lapproccio ingegneri-stico alla sicurezza antincendio, al fine difavorire la massima integrazione tra tuttii soggetti chiamati allattuazione delle di-sposizioni relative.

    NUOVA MODULISTICACon lettera circolare VV.F. Prot.P515/4101 sott. 72/E.6, datata 24 aprile2008, stata attuata una revisione consostituzione integrale della modulistica diprevenzione antincendi da allegare alladomanda di sopralluogo ai fini del rila-scio del certificato prevenzione incendi.4Mod. CERT. REI.-2008 (certificazione

    di resistenza al fuoco di prodotti/ele-menti costruttivi in opera);

    4

    Mod. DICH. PROD.-2008 (dichiara-zione inerente i prodotti impiegati aifini della reazione e della resistenza alfuoco ed i dispositivi di apertura delleporte);

    4Mod. DICH. IMP.-2008 (dichiarazionedi corretta installazione e funziona-mento dellimpianto (non ricadentenel campo di applicazione del D.M.22/01/08 n. 37);

    4Mod. CERT. IMP.-2008 (certificazionedi corretta installazione e funziona-mento dellimpianto).

    La nuova modulistica conseguenza di-retta dellemanazione dei D.M. 16/02/07e D.M. 09/03/07. Per linteresse specificoper il settore, ci si soffermer specificata-mente sul modulo CERT. REI.-2008.Partendo dalla constatazione, gi presen-te nelle precedenti normative, ma raffor-zata dalle ultime, che la certificazione sibasa sulle reali caratteristiche riscontrate inopera e si riferisce allelemento cos come stato realizzato, la circolare affermache viene meno lesigenza di dover di-

    chiarare successivamente che lelementocostruito corrisponde a quello certifica-to (motivo per il quale il vecchio modelloDICH. CORRISP.-2004 stato abolito).

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    ponenti prefabbricati posti in opera acostituire un complesso edilizio strut-turalmente finito.

    In entrambi i casi, ai sensi della Legge1086/71, il Prefabbricatore deve produr-re al Committente la relazione di calcoloe la relazione di fine lavori del Direttoredei Lavori di stabilimento.Analogamente, appare evidente che il

    Prefabbricatore dovr produrre al Pro-gettista Antincendio la valutazione diresistenza al fuoco dei componenti pro-dotti (secondo una delle tre modalitconsentite) e una relazione del Direttoredei Lavori interno (che pu coinciderecon la relazione di fine lavori) che atte-sti esplicitamente la corrispondenza fra ilprodotto realizzato e quello progettatocon esplicito riferimento alla valutazioneprogettuale di resistenza al fuoco.Per la seconda famiglia fra quelle sopra

    indicate, il Prefabbricatore dovr ancheprodurre una relazione firmata da Tecni-co abilitato responsabile del montaggioche dichiari la stessa cosa con riferimentoa tutti gli elementi che vengono messi inopera direttamente al montaggio (inser-ti, sigillature intumescenti e via dicendo).Solo quanto sopra potr permettere alProgettista Antincendio di compilare esottoscrivere la propria certificazione diresistenza al fuoco di prodotti-elementicostruttivi in opera (Mod. CERT. REI.-2008), senza che questa sia una vuota

    dichiarazione basata su dati di fatto nonnoti al dichiarante.Il Progettista Antincendio potr citare idocumenti sopra descritti, esplicitandoche anche su quelli si basa la sua certi-ficazione, nello spazio previsto dal Mod.CERT. REI.-2008, svincolato da qualsiasitipo di formato e dimensione, dove deveessere riportata una sintetica ma esausti-va relazione della valutazione condotta.I documenti di cui sopra faranno partedella documentazione allegata alla certifi-

    cazione, che rimarranno al Titolare dellat-tivit, che dovranno essere resi disponibiliqualora ritenuto necessario dal Respon-sabile VV.F. dellistruttoria tecnica. n

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    La politica abitativa in evidenza nellagenda del nuovo governo.Base di partenza leredit lasciata da quello precedente cheallinea la politica italiana a quella europea e apre la strada alcoinvolgimento dei privati. Ecco il punto in base alle risultanze di unconvegno Iuav/Urbanpromo.

    Note per unrilancio della

    politica abitativadi Aldo Norsa

    INTRODUZIONEQuesto articolo scaturisce da interven-ti presentati a un doppio convegno1dal titolo Le politiche abitative. Scena-

    ri, progetti, ricerche, svoltosi a Veneziail 22 novembre 2007 nellambito dellamanifestazione Urbanpromo promossodallUniversit Iuav2.

    1Il convegno stato supportato economicamente da Fillea Cgil e da Finabita-Ancab-Legacoop e dalle socie-t: Baldassini-Tognozzi-Pontello, Cesi, Consorzio Etruria, Coopsette, Dec, Intercantieri Vittadello, Lamaro Appalti,Mantovani, Pirelli Real Estate, Rosso e Sacaim, nonch Basso Prefabbricati, Cavazzana, Cev, Cooperativa La Tre-visana, Cooperativa LUnitaria, Ediltre, Edilvi, Lovisotto, Maltauro, Paccagnan, Pavan Costruzioni, Sarmar, Setten,Tecnoedile e Valdadige Costruzioni.2Al convegno, coordinato dallautore e organizzato da Massimo Bernardelli, fondatore di www.housingsociale.itsonointervenuti: nella sessione mattutina, Paolo Rosa,dirigente della Direzione generale per ledilizia residenziale e le politicheurbane e abitative del Ministero delle Infrastrutture; Aldo Luciano Marcon direttore dellAter di Padova; Riccardo Roda,direttore di Eos Consulting; Ferdinando Terranova, direttore Dipartimento Itaca dellUniversit La Sapienza; Luciano Tor-toioli,direttore della Regione Umbria, coordinatore tecnico delle Regioni e delle Province Autonome; Roberto Fabbri vicepresidente di Finabita-AncabLegacoop; Andrea Bernabei, membro governance di Assoimmobiliare; Marcello Cruciani,dirigente mercato privato dellAnce; Enzo Campo, segretario nazionale di Fillea Cgil; Sergio Urbani, direttore della Fonda-

    zione Housing Sociale; Gianni Verga, assessore alla Casa del Comune di Milano; e, nella sessione pomeridiana, GiancarloCarnevale, preside della Facolt di Architettura dellIuav; Federico Della Puppa, professore a contratto allIuav; Luigi MarioFilocca, commissario della Borsa Immobiliare di Milano; Andrea Sardena, dottorando di ricerca allIuav; Maurizio Trabuio,direttore della Fondazione La Casa; Carlo Della Mura, architetto, docente allIuav; Giorgio Garau, professore allUniversitdi Padova; Piercarlo Romagnoni, professore all Iuav; Roberto Scotta, ricercatore all Universit di Padova; Massimo Ca-

    vazzana, direttore tecnico di Cavazzana; Alberto Dal Lago, presidente di Dlc; Paolo Dalla Via, amministratore delegato diMantovani; Paolo Dosa, direttore di Maltauro; Roberto Falsini (con Fabio Biancucci), presidente di Mabo; Diego Pavan,amministratore di Edilvi; Francesco Venier,amministratore delegato di Eraclit Venier; Umberto Piron, responsabile auditdella Fondazione Cariparo; Antonio Rigon, direttore generale di Sinloc; Sergio Urbani, direttore della Fondazione HousingSociale; Mariano Carraro, segretario ai lavori pubblici della Regione del Veneto; Renzo Bullo, presidente di Assobeton.

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    A una sessione mattutina intitolata I pro-grammi sociali di trasformazione urbana:dai contratti di quartiere verso nuovimodelli Le politiche abitative governa-tive ne seguita una pomeridiana cheha affrontato temi pi tecnici a partiredallo scenario della domanda/offerta perarrivare a proposte tipologiche, tecnolo-giche e ambientali per un nuovo model-

    lo di housingsociale3. Questo materialedi studio (le testimonianze dei relatoriunitamente agli esiti di due convenzionitra lIuav e, rispettivamente, la Regionedel Veneto e ASSOBETON) fondati-vo dellattivit di un cluster di ricercasullabitare che lautore ha proposto inseno allAteneo veneziano congiunta-mente con i colleghi Bruno Dolcetta eAngelo Villa, docenti di urbanistica il pri-mo, di progettazione il secondo.

    TEMATICAPer inquadrare correttamente la politicadella casa necessario partire da unaconstatazione: lItalia spende per labita-zione solo l1% della spesa sociale controil 5,6% della Gran Bretagna o il 2,9% dellaFrancia. Tanto che, per esempio, nel 2004si sono realizzati solo undicimila alloggidi edilizia agevolata o convenzionata (e1.900 di edilizia sovvenzionata, cio atotale finanziamento pubblico) mentrenel 1984 se ne erano realizzati rispetti-vamente 34 e 56 mila. La progressiva ri-nuncia a una politica (pubblica) della casa,data dal 1998, anno nel quale fu cancella-ta la disponibilit dei fondi statali ex Ge-scal senza che fossero previsti strumentialternativi.Da allora ogni attribuzione di risorseavvenne nel modo pi episodico finoad arrivare al pi recente programmastraordinario di edilizia residenziale pub-blica inserito nel collegato alla finanzia-ria 2008 che rappresenta una sorta dieredit che il governo Prodi ha lasciato

    al governo Berlusconi, come punto di

    partenza di una politica che deve essereorganica.Ecco alcune illustrazioni dello statodellarte:

    3Si r icorda che prima di questa sintesi del convegno Iuav/Urbanpromo, nel numero 2 di questa stessa rivista erastata anticipata la pubblicazione del pi ricco sul piano tecnico-culturale degli interventi, quello di RiccardoRoda, architetto, fondatore e direttore della societ Eos Consulting.

    Fonte: Censis 2007, su dati Housing Statistics in Eu.

    Fonte: Nomisma, La condizione abitativa in Italia, 2007.

    Oggi la propriet dellabitazione ormai patrimonio am-piamente diffuso delle famiglie italiane

    Rispetto al resto dEuropa, lItalia ha un settore dellaffittopiuttosto esiguo. Questo penalizza, non solo chi non in

    grado di accedere alla casa in propriet, ma anche la mobilitindividuale e professionale sul territorio

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    QUALE POLITICA ABITATIVA4

    A fine corsa il governo Prodi ha sotto-scritto due importanti provvedimenti di

    politica abitativa.

    Il primo riguarda un nuovo finanziamentonella linea dei contratti di quartiere, ri-denominati Programmi di riqualificazioneurbana per alloggi a canone sostenibile.Il secondo adempie, con un certo ritar-do, a quanto previsto dallarticolo 5 dellalegge 8 febbraio 2007, n 9 che defini-sce lalloggio sociale esente dallobbligodi notifica degli aiuti di Stato (la temuta

    motivazione con la quale la Commissio-ne Europea sanziona ogni atto che vadacontro i principi del mercato unico).Rimandando lapprofondimento di en-trambi a una specifica disamina aggiorna-ta, ecco i contenuti di maggiore interesse.

    1. PROGRAMMI DIRIQUALIFICAZIONE URBANAPER ALLOGGI A CANONESOSTENIBILEI principali obiettivi che questi program-

    mi si propongono di perseguire sono

    4Questo paragrafo deriva da una memoria di Roberto Fabbri, vicepresidente Finabita-AncabLegacoop.

    Fonte: Scenari immobiliari 2007 European Outlook 2008.

    ANNODI

    COSTRUZIONEFRANCIAGERMANIA

    GRAN

    BRETAGNASPAGNA ITALIA MEDIA

    Fino al 1945 22,8 18,2 17,7 16,0 23,4 19,6

    Dal 46 al 70 29,6 32,1 29,0 25,0 35,5 30,2

    Dal 71 al 95 32,3 24,7 28,5 20,2 31,3 27,4

    Dal 95 al 2007

    TOTALE

    15,3

    100,0

    25,0

    100,0

    24,8

    100,0

    38,8

    100,0

    9,8

    100,0

    22,7

    100,0

    Negli ultimi anni in Italia si costruito poco patrimonioresidenziale rispetto alla media europea, e quel poco

    stato destinato interamente alla compravendita

    Evoluzione dei prezzi, dei canoni di locazione delle abitazioni e del reddito fami-liare Fonte: Nomisma, La condizione abitativa in Italia, 2007.

    Lincremento dei prezzi e dei canoni di locazione delle abitazioni risulta significativa-mente pi accentuato rispetto alla crescita del reddito medio delle famiglie

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    loggi da finanziare deve essere superiorea quella prevista dal decreto legislativo311/2006.

    2. DEFINIZIONE DIALLOGGIO SOCIALESecondo il provvedimento ministerialerientrano nella definizione di alloggiosociale:

    4gli alloggi destinati alla locazione per-manente che svolgono funzioni di in-teresse generale perch funzionali allasalvaguardia della coesione sociale edellaccesso alla locazione a soggetti enuclei familiari che altrimenti non sa-rebbero in grado di accedervi tramiteil libero mercato;

    4gli alloggi destinati alla locazione tem-poranea per almeno otto anni nonchquelli destinati alla propriet, che usu-fruiscono di agevolazioni pubbliche.

    La locazione individuata come moda-lit prioritaria di erogazione del serviziodi edilizia residenziale sociale; il sostegnoallaccesso alla propriet consideratoin via subordinata nel duplice aspetto diunintegrazione di diverse fasce sociali edi un aiuto al miglioramento delle condi-zioni di vita delle famiglie.I canoni degli alloggi a locazione perma-nente vengono definiti dalle Regioni, inconcertazione con le Anci regionali edevono garantire la copertura dei co-sti fiscali, di gestione, e manutenzioneordinaria.I canoni destinati alla locazione tempora-nea non possono superare il valore deicanoni concordati ai sensi dellarticolo 2della legge 431/98.Agli operatori pubblici e privati che rea-lizzano interventi in propriet o locazio-ne temporanea viene riconosciuta unacompensazione per il servizio, costituitaoltre che dal canone anche dalle diver-se misure agevolative stabilite a livellostatale, regionale o comunale. Tale com-

    pensazione si intende a copertura deicosti sostenuti e di un ragionevole utiledi impresa.Per gli interventi di alloggio sociale in pro-

    quelli di incrementare la disponibilit dialloggi sociali offerti in affitto e migliora-re la dotazione infrastrutturale di quar-tieri a for te