ASSOBETON...MANUALE DI PROGETTAZIONE ED UTILIZZO ASSOBETON Associazione Nazionale Industrie...

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    ASSOBETONAssociazione Nazionale Industrie Manufatti Cementizi

    Sezione Produttori Tubi per Acquedotti

    La redazione del presente manuale è stata curata dal

    Prof. Ing. Roberto Guercio, ordinario di costruzioni

    idrauliche, marittime e di idrologia presso l’università

    “Sapienza” di Roma.

  • SIFONE DI SEGARIU - CAGLIARIDoppia canna in c.a.p. DN 3.200 mm

  • SS EE ZZ II OO NN EE TT UU BB II PP EE RR AA CC QQ UU EE DD OO TT TT IITubi in press ione in cemento armato ord inar io e precompresso, per acquedot t i idropotabi l i , i r r igu i , indust r ia l i e per scar ich i .

    AA ZZ II EE NN DD EE AA DD EE RR EE NN TT II AA LL LL AA SS EE ZZ II OO NN EE

    Sede legale:

    OPERE IDRICHE S.p.A.Via Guidubaldo del Monte, 13 – 00197 Roma Tel. 06 8070281 Fax 06 8083292

    mail: [email protected] web: www.operepubbliche.it

    Stabilimenti:

    • 74016 MASSAFRA (TA) S.S. 7 Appia Km 635,700

    • 07040 OLMEDO (SS) Località Rudas

    • 33097 SPILIMBERGO (PN) Via Val Cellina Zona Industriale Nord Istrago

    Sede legale:

    SAFAB S.p.A.Via dell’Antartide, 7 – 00144 Roma Tel. 06 5922999 Fax 06 5926417

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    • 71016 SAN SEVERO (FG) S.S. 16 Adriatica km 654,300

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    VIANINI INDUSTRIA S.p.A. Via Montello, 10 – 00195 Roma Tel. 06 374921 Fax 06 37492383

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    • 70025 GRUMO APPULA (BA) S.P. 1 Binetto-Bitetto km 2

    • 74013 GINOSA (TA) S.P. 154 Ginosa Bernarda km 8,500

    • 07046 PORTO TORRES (SS) Zona Industriale

    SSCCOOPPOO DDEELL MMAANNUUAALLEE

    Questo manuale ha lo scopo di indirizzare progettisti, committenze, utilizzatori ed imprese

    esecutrici verso una oculata valutazione delle caratteristiche e dei conseguenti vantaggi tecnico

    prestazionali dei tubi in cemento armato ordinario e precompresso ai fini del loro corretto

    impiego nella realizzazione di condotte per adduzioni idriche in pressione.

    L’obiettiva preliminare disamina delle componenti caratteriali di questi manufatti, può peraltro

    essere un valido aiuto, nella fase di impostazione progettuale di una condotta, per la scelta del

    materiale tubolare da impiegare.

  • ACQUEDOTTO DELLA CAMPANIA OCCIDENTALE - 3° LOTTOPosa in opera di condotta in c.a.p. DN 2.100 mm affiancata

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 5

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. ORDINARIO E PRECOMPRESSO PER CONDOTTE IN PRESSIONE

    1. Introduzione 6

    2. Evoluzione dei principi produttivi e delle tipologie 6

    3. Produzione e collaudo idraulico in stabilimento 15

    4. La normativa di riferimento 20

    5. Trasporto, posa e collaudo in opera 24

    a) Carico in stabilimento 24

    b) Trasporto 25

    c) Scarico in cantiere 26

    d) Sfilamento 27

    e) Scavo e preparazione del letto di posa 28

    f) Posa in opera 31

    g) Collaudo della condotta a giunti scoperti 36

    h) Rinterro definitivo e collaudo finale 38

    6. Giunti e pezzi speciali 39

    I - Problematiche di carattere statico – criteri di progettazione 42

    II - Problematiche di carattere idraulico 44

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 6

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    1. Introduzione

    Le tubazioni in C.A. ordinario e precompresso per il convogliamento dei fluidi in pressione

    costituiscono, nell’ambito del proprio campo applicativo, la soluzione più valida dal punto

    di visto tecnico economico evidenziando indici prestazionali di assoluta rilevanza rispetto a

    tutte le possibili alternative attualmente disponibili. In particolare si possono

    sinteticamente indicare nell’affidabilità e nella durabilità di tale tipologia di condotte gli

    aspetti più rilevanti per progettisti, committenze, realizzatori ed utilizzatori di opere

    acquedottistiche.

    Al fine di evidenziare tali caratteristiche, spesso ignorate in ambito professionale, verranno

    proposte nel seguito alcune indicazioni di carattere progettuale, prestazionale ed esecutivo

    da considerare per un corretto impiego del materiale e nel contesto delle differenti

    soluzioni tecnologiche disponibili commercialmente. Per una più organica articolazione

    funzionale della esposizione verranno considerate sequenzialmente la fase di produzione

    delle tubazioni con un richiamo alla loro evoluzione tipologica, le modalità di trasporto e

    posa in opera, le verifiche di accettazione e collaudo in opera ed infine le procedure di

    gestione ordinaria e di manutenzione del sistema acquedottistico in esame, corredate di

    un’appendice sui criteri progettuali di natura idraulica e strutturale.

    2. Evoluzione dei principi produttivi e delle tipologie

    Uno dei più famosi sistemi acquedottistici dell’antichità, l’acquedotto di oltre 56 km di

    sviluppo che collegava la località di Eifel a Colonia, venne realizzato dagli antichi Romani

    nell’80 a.C. ed è tuttora esistente, dopo un esercizio di oltre 1800 anni. Il segreto di tale

    longevità è da ricercare nella natura del materiale con cui vennero realizzate le

    canalizzazioni, un conglomerato di inerti e leganti naturali.

    Tubazioni in materiali lapidei del I sec d.c.

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 7

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    Sul finire dell’800, sulla scorta di numerose e concordanti osservazioni, divenne prassi

    comune il rivestimento delle condotte metalliche con malte cementizie o l’inglobamento di

    getti in calcestruzzo all’interno di elementi tubolari in lamierino metallico.

    Nel 1919 venne prodotto negli Stati Uniti il primo significativo quantitativo di condotte in

    pressione costituite da un nucleo di lamierino metallico, con funzioni di tenuta idraulica,

    inglobato in un getto di calcestruzzo, con funzioni statiche e di inibizione dei processi di

    corrosione metallica. Tale combinazione diede origine ad un composito per la

    realizzazione di tubazioni in pressione dotato di elevata officiosità idraulica e

    sostanzialmente privo di perdite, nonostante gli elevati valori di pressione interna, e che

    oggi si identifica nel tubo “Bonna” prodotto in Francia.

    Ed è proprio in questo contesto che i primi tubi in calcestruzzo ordinario furono immessi

    nel mercato italiano, sin dai primi anni del secolo scorso, dalla Vianini di Roma che ne

    aveva messo a punto i sistemi di fabbricazione industriale mediante centrifugazione,

    pervenendo nel 1909 al conseguimento dei primi brevetti.

    Successivamente i diritti di sfruttamento furono acquistati da importanti società di diversi

    paesi europei che a loro volta dettero inizio ad una notevole attività con lo stesso metodo

    della centrifugazione.

    Anno 1896: tubazione in c.a.o. di grande diametro

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 8

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    In Italia nel periodo 1912-1915 oltre 150 km di tali tubi furono impiegati in varie

    diramazioni dell'Acquedotto Pugliese, destinate ad alimentare tutti i centri abitati a nord di

    Bari e, in parte, la stessa città di Bari; seguirono negli anni 1925-1931 altri 100 km circa di

    tubi in c.a.o. con cui furono realizzate altre importanti diramazioni dell'Acquedotto

    Pugliese e, in particolare, i rami Adriatico e Jonico del Grande Sifone Leccese.

    Anno 1925: trasporto tubi in c.a.o. centrifugati DN 600 mm

    L'esigenza di incrementare le pressioni di esercizio e il diametro delle condotte stimolò la

    ricerca di soluzioni tecnologiche atte ad assicurare l'incremento prestazionale delle

    tubazioni in calcestruzzo, nell'ambito di un accettabile incremento di costo produttivo. Tra

    le diverse possibilità considerate, un ampio consenso si manifestò a favore del

    procedimento di precompressione delle tubazioni che riprendeva, adeguandolo

    opportunamente, il principio della cerchiatura forzata delle botti in uso per il trasporto del

    vino sin dall'epoca dei Galli.

    Fecero così la loro apparizione, agli inizi degli anni '30, i tubi in cemento armato

    precompresso con l'avvio degli studi e delle sperimentazioni che hanno dato luogo

    all'attuale loro produzione su scala industriale.

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 9

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    Le prime applicazioni di tali tubi in Italia si ebbero nel 1934 con la realizzazione

    dell'Acquedotto Industriale del Neto per conto degli Stabilimenti Montecatini di Crotone.

    Si trattava di tubi del diametro 800 mm, in elementi lunghi tre metri e mezzo, con estremità

    a cordone e bicchiere, collaudati in opera a 10 atm.

    La fase sperimentale di questo tipo di manufatto si può ritenere conclusa negli anni '50 con

    le impegnative realizzazioni delle condotte forzate per gli impianti idroelettrici di Predazzo

    in Trentino e di S. Antonio in Alto Adige con tubi di diametri 1900-2100 mm, nonché

    dell'Acquedotto del Peschiera a Roma, con tubi di diametro 2000 mm e pressione di 14

    atm e con i 75 km di tubi costituenti il gruppo degli Acquedotti Campani il cui successo,

    confermando i buoni risultati delle precedenti condotte precompresse realizzate, determinò

    la successiva larghissima diffusione in Italia di questi manufatti, in elementi di 5-6 m di

    lunghezza, anche per prestazioni sino allora riservate ai soli tubi metallici.

    Tratta pensile acquedotto con tubi c.a.p. DN 1400 mm

    Questa diffusione è stata resa possibile dalla continua ricerca di metodi costruttivi più

    perfezionati e dal conseguente progressivo aumento delle dimensioni e delle pressioni di

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 10

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    esercizio dei tubi; dal diametro 800 mm del citato Acquedotto Industriale del Neto e dei

    primi tronchi dell’Acquedotto Pugliese, si è pervenuti alla produzione di serie di tubi del

    diametro 3.000 mm per l’Acquedotto del Sinni in Basilicata ed eccezionalmente alla

    fabbricazione dei tubi dei diametri 4500, 5000 e 5400 mm per il collettore principale della

    rete fognaria della città di Buenos Aires e per l’attraversamento subacqueo del porto di

    questa città; altrettanto dicasi delle pressioni di esercizio, che raggiungono le 20 atm. per i

    tubi di serie normale, con punte ben più elevate, quali le 28 atm. di esercizio dei tubi da

    1.900 mm della citata condotta forzata dell’impianto idroelettrico di Predazzo.

    A quanto sopra vanno ad aggiungersi le prestigiose realizzazioni dell’ACEA di Roma con

    l’Acquedotto del Lago di Bracciano (circa 20 km del diametro 2500 mm) e significative

    tratte del già citato Acquedotto del Peschiera (circa 16 km dei diametri 2020-2200 mm),

    dell’Ente Irrigazione Puglia e Basilicata con l’Adduttore S.Venere–Locone (circa 50 km

    del diametro 2800 mm), nonché dell’ENEL con le condotte di derivazione per l’impianto

    idroelettrico del torrente Cellina a valle di ponte Ravedis in Friuli (circa 30 km del

    diametro 2650 mm) e con quelle subacquee diametro 2000 mm di adduzione di acqua di

    mare per la centrale termoelettrica di Fiumesanto in Sardegna.

    Deposito tubazioni in c.a.p. DN 2650 mm

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 11

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    In definitiva, a tutt’oggi, nel nostro Paese, risultano realizzati approssimativamente oltre

    2500 km di condotte in pressione con tubi in c.a.o. e c.a.p., con una significativa presenza

    di diametri medio-alti compresi tra 1800 e 3000 mm.

    Ultimamente, e più precisamente da poco più di un ventennio, il settore dei tubi in

    calcestruzzo ordinario si è arricchito di un nuovo tipo di tubo - denominato “TAD”, tubo

    ad armatura diffusa - che è il risultato di molti anni di ricerche e sperimentazioni e si

    differenzia dalla corrente produzione per il fatto di avere le armature trasversali e lon-

    gitudinali costituite da un elevatissimo numero di fili di acciaio, ad alta resistenza e di

    diametro assai ridotto, uniformemente distribuiti nello spessore di parete, nonché per il

    processo di fabbricazione che consiste essenzialmente nella proiezione di un calcestruzzo

    confezionato con inerti di pezzatura sottile su un mandrino metallico rotante sul quale si

    avvolgono elicoidalmente i fili.

    Macchina per la fabbricazione dei tubi ad armatura diffusa TAD

    L'elevata resistenza specifica di tale materiale composito consente di realizzare pareti di

    spessore molto ridotto, adeguate a tubi di piccolo diametro, sicché il campo di applicazione

    dei tubi TAD varia da 500 a 1400 mm.

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 12

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    Sul versante invece dei tubi in c.a.p., le applicazioni sempre più impegnative a cui questi

    sono chiamati a soggiacere soprattutto in termini di vincoli di tracciato, di pressioni e di

    moto vario, nonché di competitività prestazionale con i tubi metallici, hanno indotto

    progettisti, utilizzatori e produttori a ricorrere ad un materiale tubolare che, pur

    conservando tutti i pregi che hanno determinato la diffusione dei tubi precompressi,

    presenti maggiori margini di resistenza meccanica e tenuta idraulica nei confronti di

    casuali sovraccarichi idraulici transitori, e una maggiore adattabilità alle più difficili

    condizioni di posa.

    Il diverso tipo di tubo che risponde a queste nuove esigenze, può essere facilmente

    individuato nei tubi precompressi con cilindro metallico inglobato, studiati e sperimentati

    negli Stati Uniti d'America sin dagli anni '30 dalla Lock Point Pipe Company e utilizzati in

    larga scala nello stesso Paese e altrove da circa 50 anni. I tubi in argomento sono i ben noti

    “prestressed concrete pressure pipes, embedded steel cylinder type” (tubi per condotte in

    pressione in calcestruzzo precompresso, del tipo con cilindro d'acciaio inglobato) di cui

    alle norme AWWA (American Water Works Association) C-301, i cui primi impieghi

    risalgono al 1953 negli Stati Uniti dove, a tutt'oggi, risulta ne siano stati posati ben oltre

    8.000 km con diametro massimo di 6.400 mm e pressioni di esercizio oltre le 30 atm.

    Tratta pensile acquedotto con tubi c.a.p. DN 1200 mm

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 13

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    I tubi in oggetto sono costituiti da un nucleo in calcestruzzo, nel quale è inglobato un

    cilindro di lamiera metallica di piccolo spessore; alle estremità del cilindro sono saldati due

    robusti anelli metallici sagomati rispettivamente a bicchiere e cordone, quest'ultimo con un

    profilo adatto a consentire l'alloggiamento di un anello di gomma. Il tubo nucleo è

    precompresso trasversalmente con una spirale di filo di acciaio, protetta come al solito con

    rivestimento cementizio e manto bituminoso. La presenza del cilindro metallico conferisce

    a questi tubi prestazioni decisamente più elevate rispetto ai tubi precompressi del tipo

    corrente, non solo per la idoneità a più elevate pressioni di esercizio, ma anche nei riguardi

    della impermeabilità, della tenuta idraulica dei giunti e del margine di sicurezza alla

    pressione interna.

    Posa in opera di due canne in cap DN 2650 mm

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 14

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    Ad oggi, i primi tubi in c.a. ordinario per condotte in pressione sono perciò in servizio da

    oltre 100 anni e quelli in c.a. precompresso da circa 70 anni: tutti sono ancora

    perfettamente funzionanti e in regolare esercizio.

    In definitiva si può concludere che l’evoluzione tecnologica degli ultimi cinquant’anni ha

    individuato differenti tipologie produttive di tubazioni in cemento armato ordinario e

    precompresso, idonee a rispondere a particolari esigenze applicative, con particolare

    riferimento al diametro della condotta ed alla pressione di esercizio.

    Volendo classificare tali tipologie costruttive, in accordo con la normativa tecnica europea,

    possiamo individuare:

    - Tubazioni in pressione in c.a. ordinario e ad armatura diffusa (UNI EN 640).

    - Tubazioni in pressione in c.a. con cilindro metallico inglobato (UNI EN 641).

    - Tubazioni in pressione in c.a.p. con cilindro metallico inglobato (UNI EN 642).

    - Tubazioni in pressione in c.a.p. (UNI EN 642).

    Il confronto qualitativo fra tali diverse tipologie (tubi presso-centrifugati, precompressi o

    con armatura lenta, vibrati in verticale con o senza cilindro d’acciaio incorporato), è

    sintetizzato nella figura seguente che pone in evidenza i campi di impiego ottimali delle

    differenti tecnologie produttive.

    Confronto prestazionale tubazioni in CAP

    Tubo in c.a.o.

    Tubo in c.a.o.

    con cilindro

    d'acciaio

    inglobato

    Tubo in c.a.p.

    Tubo in c.a.p.

    con cilindro

    d'acciaio

    inglobato

    0

    0.3

    0.6

    0.9

    1.2

    1.5

    1.8

    2.1

    2.4

    2.7

    0

    200

    400

    600

    800

    1000

    1200

    1400

    1600

    1800

    2000

    2200

    2400

    2600

    2800

    3000

    3200

    3400

    3600

    3800

    4000

    4200

    DN (mm)

    Pre

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  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 15

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    3. Produzione e collaudo idraulico in stabilimento

    La tecnologia più diffusa per la fabbricazione di tubi in c.a.o. e dei nuclei dei tubi in c.a.p.

    affermatasi, come sopra ricordato, sin dai primi anni del secolo scorso, è quella della

    centrifugazione (integrata o meno da rullatura) ottenuta per rotazione di stampi entro i

    quali sia stata preliminarmente posizionata la gabbia dell'armatura prestazionalmente

    dimensionata, il cui profilo caratteristico è riportato in figura.

    23

    5 4 3 1

    Procedimento di vibro-presso-centrifugazione

    Legenda

    1) Cassaforma

    2) Rullo vibratore

    3) Rullo costipatore

    4) Tramoggia fissa

    5) Alimentatore mobile

    Una volta messo in rotazione l'insieme, il calcestruzzo viene uniformemente distribuito

    nello stampo da un nastro trasportatore e costipato per effetto della centrifugazione che, in

    particolari sistemi di fabbricazione è accompagnata da una forte azione di compattazione

    ottenuta per mezzo di un asse di rullatura disposto all'interno dello stampo. Per quanto

    riguarda i tubi in c.a.p. nel nostro Paese si sono affermati i tubi a struttura composita, con

    nucleo prefabbricato appunto per centrifugazione (con o senza rullatura) sul quale, una

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 16

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    volta stagionato, viene avvolta la spirale di precompressione trasversale che viene

    successivamente protetta da un rivestimento cementizio con sovrapposto manto

    bituminoso. Il nucleo è altresì precompresso longitudinalmente mediante tiranti pretesi

    annegati nello spessore di parete.

    2

    31 4

    Procedimento di precompressione

    Legenda

    1) Gruppo rotazione

    2) Sistema di frenatura

    3) Carrello distributore

    4) Gruppo d’avvolgimento

    Per i tubi di grandi dimensioni si può adottare anche un sistema di fabbricazione con

    casseforme verticali: con tale tecnologia getto e stagionatura del nucleo, previa

    predisposizione dei tiranti pretesi per la precompressione longitudinale, vengono effettuati

    in un'unica postazione senza spostare le forme che sono costituite da due parti, esterna ed

    interna, ciascuna divisibile in più settori per consentire l'estrazione del tubo dopo la

    stagionatura. Il getto del calcestruzzo avviene dall'alto e l'impiego della vibrazione per

    immersione garantisce identici tempi di vibrazione per tutti gli strati di calcestruzzo che

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 17

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    vengono man mano gettati, garantendo così la massima omogeneità strutturale; quanto alla

    superficie interna, il getto contro cassaforma metallica ne garantisce la perfetta levigatezza.

    Fabbricazione tubi di grande diametro con casseforme verticali

    Completata la stagionatura, effettuata inizialmente in presenza di vapore e quindi in

    ambiente naturale, il nucleo segue lo stesso iter tecnologico già descritto, cioè viene

    trasferito sulla macchina di cerchiatura per essere precompresso trasversalmente.

    Macchina per il ribaltamento dei tubi di grande diametro

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 18

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    Dopo la precompressione trasversale, il tubo viene sottoposto al collaudo idraulico con una

    macchina di prova appositamente costruita per far sì che nessuna parte del tubo, specie alle

    estremità, resti esclusa dalla pressione più di quanto lo sia in esercizio.

    Collaudo idraulico in stabilimento

    La durata della prova è di 10’ e la pressione di collaudo applicata è determinata dal calcolo

    in funzione sia della pressione di esercizio sia della tensione del calcestruzzo della parete al

    momento della prova, in ogni caso mai inferiore a 1,5 volte la pressione di esercizio.

    La prova è ritenuta positiva se non si verificano perdite, fessurazioni e trasudi.

    Superato positivamente il collaudo, il tubo viene avviato al rivestimento cementizio prima

    e bituminoso poi. Più precisamente le spire d’acciaio vengono protette da un primo

    rivestimento in calcestruzzo avente uno spessore di 25 mm. Questo calcestruzzo garantisce

    una assoluta impermeabilità e una porosità molto bassa, in quanto costituito da una miscela

    di cemento e sabbia fine mista a risetta.

    Completato il rivestimento, il tubo viene lasciato ulteriormente stagionare (min. 24 ore) a

    temperatura ambiente, proteggendolo dall’azione dannosa degli agenti esterni (vento e/o

    soleggiamento).

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 19

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    Formazione del rivestimento cementizio del tubo in c.a.p.

    Raggiunta la necessaria stagionatura del rivestimento cementizio, il tubo viene preparato al

    rivestimento bituminoso con l’applicazione sulla superficie di un “primer” che consente

    l’adesione del successivo rivestimento bituminoso.

    Bitumazione esterna del tubo in c.a.p.

    Il tubo viene posto in rotazione sulla macchina di bitumazione e il bitume fuso cola sulla

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 20

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    sua superficie. Lo spessore standard del rivestimento è di 5 mm, e viene raggiunto con due

    strati di bitume ossidato con interposto un nastro di vetro tessile prebitumato.

    L’efficacia del rivestimento protettivo bituminoso è funzione delle sue caratteristiche di

    aderenza, di resistenza alle azioni meccaniche e di isolamento elettrico. Allo scopo, sul

    rivestimento vengono eseguite in stabilimento prove di “strappo” per valutare l’aderenza

    sulla superficie del tubo.

    Il rivestimento bituminoso viene infine protetto dal soleggiamento con un velo di latte di

    calce.

    Deposito tubi c.a.p. DN 2500 mm protetti con velo di latte di calce

    4. La normativa di riferimento

    Le tubazioni in pressione di calcestruzzo ordinario e precompresso sono regolamentate in

    ambito nazionale dalle norme UNI EN 639 e UNI EN 642 del maggio 1996 (norme di

    prodotto) e dalla norma UNI EN 805 del giugno 2002 (norma generale per i sistemi idrici);

    dette norme sono le versioni in lingua italiana delle norme europee pari numero,

    rispettivamente dell'ottobre 1994 e del gennaio 2000. Dette tubazioni sono oggetto anche

    del preesistente DM LL.PP. 12.12.85 (Normativa tecnica per le tubazioni) e relativa

    circolare esplicativa n.27291 nonché delle indicazioni propositive contenute in differenti

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 21

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    raccolte di linee guida quali la "Proposta di norme per le tubazioni in c.a.p." del 1972 ed il

    "Disciplinare della Cassa per il Mezzogiorno” del giugno 1980.

    Lo scopo principale delle norme UNI EN sopra indicate è quello di fissare i requisiti

    prestazionali e le modalità di fabbricazione delle tubazioni in pressione, indicando le prove

    di accettazione dei materiali e dei prodotti finiti da effettuarsi in stabilimento, nonché le

    modalità di verifica delle tubazioni in relazione alla pressione interna ed alle azioni esterne.

    In particolare:

    La norma UNI EN 639 specifica le prescrizioni comuni ai componenti di condotte

    in pressione in calcestruzzo ordinario e calcestruzzo precompresso, quali tubi di

    calcestruzzo dei diversi tipi, giunti e pezzi speciali, da utilizzare in sistemi idrici per

    il trasporto di acqua potabile, per scopi industriali, per irrigazione o acque di

    scarico.

    La norma UNI EN 642 tratta i requisiti e la fabbricazione dei tubi in calcestruzzo

    precompresso del tipo con o senza il cilindro metallico e relativi pezzi speciali per

    condotte in pressione.

    La norma UNI EN 805 indica le linee guida per la progettazione di reti idriche e tra

    l'altro, per quanto attiene ai criteri di resistenza, stabilisce una nuova terminologia

    di classificazione delle pressioni nelle condotte ed un diverso riferimento per la

    scelta della classe delle condotte. Più precisamente:

    - riferendosi ai sistemi di approvvigionamento di acqua, la pressione di progetto

    pE come definita nel DM LL.PP. 12/12/85 ed impiegata nell’espressione di pn,

    viene sostituita con l’espressione MDP (Pressione massima di progetto –

    Maximum Design Pressure) definita come la “pressione di esercizio massima

    del sistema o della zona di pressione fissata dal progettista, considerando gli

    sviluppi futuri ed includendo il colpo d’ariete”.

    - distingue come definizioni le pressioni di progetto del sistema, di servizio del

    sistema, di esercizio dei componenti, indicando in ultima analisi per i

    componenti una progettazione eseguita sulla base della PMA “Pressione

    massima che si verifica occasionalmente, compreso il colpo d’ariete, che un

    componente è in grado di sostenere durante l’esercizio”, che deve peraltro

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 22

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    risultare comunque uguale o maggiore della corrispondente MDP,

    tralasciando ogni riferimento alle pressioni diversamente definite.

    Pur estendendosi il campo dimensionale considerato normativamente (UNI EN 639) da

    DN 200 a DN 4000 mm, commercialmente i diametri disponibili risultano abitualmente

    compresi nell'intervallo da DN 500 a DN 3000 mm.

    Giunto a bicchiere ed anello elastomerico

    Le norme, oltre tutte le prescrizioni sui materiali utilizzati, sul processo di fabbricazione e

    sul controllo di qualità:

    prescrivono che i giunti, suddivisi in tre categorie diverse in relazione alla deviazione

    angolare consentita (giunti rigidi, regolabili o semiflessibili, flessibili), assicurino gli

    angoli minimi di deviazione fissati per ognuna delle tre categorie;

    consentono esplicitamente la maturazione accelerata ed eventuali riparazioni che si

    dovessero rendere necessarie durante o al termine del ciclo di fabbricazione,

    dettandone le modalità;

    fissano la serie dei diametri nominali consentiti espressi in mm (200 -250 -300 - 400-

    500 - 600- -700 - 800- - 900 - 1000 - 1100 - 1200 -1250 - 1300 - 1400 - 1500 - 1600 -

    1800 - 2000 - 2100 - 2200 -2400 - 2500 - 2600 - 2800 - 3000 - 3200 - 3500 - 4000 - );

    impongono a cominciare dal 1° gennaio 2001 la coincidenza fra diametro nominale DN

    e il diametro interno ID.

    Per quanto concerne i criteri da adottare per le verifiche di sicurezza le norme preesistenti

    sopra richiamate, di cui al DM LL.PP. 12/12/85, stabiliscono che:

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    nel progetto devono essere definite, lungo le tubazioni e per le varie tratte di esse,

    le pressioni di esercizio pe come massimi valori della pressione p che può

    verificarsi in asse alle tubazioni per il più gravoso funzionamento idraulico del

    sistema, comprese le eventuali sovrappressioni p determinate da prevedibili

    condizioni di esercizio, anche se conseguenti a fenomeni transitori; per queste

    ultime, in assenza di calcolo specifico, si adotterà un valore p = 2,5 kgf/cm2;

    devono essere determinate con specifici calcoli le pressioni complementari nonché

    le tensioni determinate, oltre che dal peso proprio e dell'acqua, dalle effettive

    condizioni di impiego delle tubazioni, quali la natura e l'altezza del terreno di

    copertura, i sovraccarichi esterni (statici e dinamici), le variazioni termiche e le

    altre eventuali azioni, incluse quelle sismiche, ove necessario;

    viene definita come pressione equivalente p0 la pressione assiale che conferisce al

    tubo tensioni di trazioni massime uguali a quelle determinate in base alle specifiche

    condizioni esterne indicate al punto precedente;

    si definisce infine pressione nominale pn della tubazione la somma delle pressioni

    di esercizio ed equivalente

    pn = pe + p0

    Tale valore pn costituisce sinteticamente l'elemento di base per la scelta della classe

    dei tubi, dei giunti e dei pezzi speciali costituenti le tubazioni destinate all'esercizio

    in pressione. E’ opportuno sottolineare che la pressione nominale pn non coincide in

    generale con la pressione idrostatica che la condotta è destinata a sopportare, in

    quanto quest’ultima costituisce solo una parte delle azioni esterne e vincolari che

    determinano per sovrapposizione degli effetti la condizione più gravosa di

    sollecitazione della tubazione. Tanto maggiori risultano tali azioni complementari e

    tanto minore sarà la quota di pressione nominale residua destinata a fronteggiare la

    pressione interna.

    salvo diversa specifica indicazione in progetto, indipendentemente dalle condizioni

    che hanno portato a determinare il valore della pressione nominale pn, i tubi devono

    essere idonei a sopportare una sovrappressione dinamica p non inferiore a 2

    kg/cm2.

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    5. Trasporto, posa e collaudo in opera

    Normalmente l’esecuzione di una condotta in c.a. ordinario o precompresso prevede una

    sequenza di operazioni sui tubi che possono essere come di seguito schematicamente

    indicate:

    a) Carico in stabilimento.

    b) Trasporto.

    c) Scarico in cantiere.

    d) Sfilamento.

    e) Scavo e preparazione del letto di posa.

    f) Posa in opera.

    g) Collaudo della condotta a giunti scoperti.

    h) Rinterro definitivo e collaudo finale a rinterro ultimato.

    Carico tubi c.a.p. DN 600 mm in stabilimento

    a) Carico in stabilimento

    Per quanto riguarda la movimentazione degli elementi tubolari, il carico in stabilimento

    può essere eseguito o su vagoni ferroviari o su idonei automezzi, con l’ausilio di un

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    carrello sollevatore dotato di forche, opportunamente rivestite in gomma onde assicurare

    l’integrità del rivestimento protettivo esterno del manufatto.

    Trasporto per ferrovia di tubi c.a.p. DN 2500 mm

    b) Trasporto

    Per le fasi di trasporto, i tubi sono posizionati sui mezzi in modo che ne sia garantita

    l'immobilità trasversale e longitudinale sia per criteri di sicurezza, sia per evitare danneggiamenti al

    tubo stesso. Il trasporto viene effettuato a mezzo di normali pianali da 12 m o 1 3 ,5 m trainati da

    motrice, dotati di speciali selle con rivestimento in gomma, nelle quali sono alloggiati i tubi in

    numero variabile in funzione del diametro e del peso del tubo. In linea di massima le ipotesi di

    carico sono le seguenti, salvo prevedere situazioni diverse per ogni singola commessa (diametri

    diversi in uno stesso carico,...)

    DN 600 700÷800 900÷1000 1100÷1600 1700÷3200

    Q.tà 8 6 4 2 2

    Non è ammesso l'uso di cavi o imbracature d'acciaio a diretto contatto con i tubi allo scopo di

    non alterarne il rivestimento bituminoso. Durante il trasporto, se necessario, devono essere

    utilizzate fasce in tessuto plastificato (tipo nylon).

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    Trasporto con carrello speciale di due tubi in c.a.p. DN 2650 mm da 70 tonnellate

    c) Scarico in cantiere

    Lo scarico in cantiere deve avvenire con l’impiego di adeguati mezzi di sollevamento e

    coppie di idonee fasce atte a preservare il rivestimento protettivo esterno delle tubazioni ed

    a sollevare il carico in modo equilibrato evitando urti accidentali con altri elementi del

    carico.

    Scarico in cantiere di tubo c.a.p. DN 3000 mm

    L’eventuale accatastamento transitorio, prima dello sfilamento lungo il tracciato deve

    essere effettuato in area pianeggiante, su appoggi continui e stabili, disposti in maniera da

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    preservare l’integrità delle estremità da giuntare, avendo cura di bloccare i singoli elementi

    mediante cunei idonei ad impedire improvvisi rotolamenti.

    d) Sfilamento

    L'operazione di sfilamento dei tubi consiste nel loro scarico a lato dell'allineamento della

    condotta, da effettuarsi, di norma, prima dello scavo della trincea. Durante tale operazione

    si effettua il primo accertamento dell'integrità dei tubi prima della posa (assenza di lesioni

    e, soprattutto, integrità di maschio e bicchiere).

    Le operazioni di scarico dei tubi dai mezzi di trasporto non devono provocare urti al

    manufatto, in particolare non devono danneggiare le zone di estremità (maschio e

    bicchiere) che sono di importanza fondamentale per la tenuta della condotta in opera. I

    mezzi e le attrezzature di sollevamento e movimentazione devono essere adeguati al peso

    dei tubi e verificati, con riferimento alla portata e alle condizioni generali delle stesse, dal

    Responsabile di Cantiere prima del loro uso. Il personale incaricato salirà sul pianale e

    provvederà all'imbraco. È obbligatorio l'uso di fasce e/o bilancieri; sono da evitare le

    catene che potrebbero danneggiare il rivestimento dei tubi e non garantirne la stabilità

    durante le fasi di sollevamento (il tubo tende a scivolare). Le fasce dovranno essere

    sistemate in modo baricentrico (tenendo conto del peso del bicchiere) e prossime alle

    estremità del manufatto, affinchè sia garantita la stabilità anche nel caso di movimenti

    bruschi (da evitare per quanto possibile).

    Posa in opera e giunzione tubi in cap DN 1400 mm

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    Il sollevamento del tubo deve avvenire con l'uso di autogrù di portata adeguata,

    correttamente stabilizzata. In terreni nei quali il transito dell'autogrù non può avvenire

    (terreni scarsamente portanti ed eccessivamente fangosi) potrà essere utilizzato un

    escavatore, dotato di Diagramma delle Portate e dispositivo di blocco del braccio, che ne

    consenta l'uso come mezzo di sollevamento. Durante il sollevamento del tubo sono proibite

    manovre a strappo. Il gruista, ricevuto il segnale dall'addetto all'imbraco, provvederà al

    sollevamento del tubo avendo cura di rispettare la tabella delle portate in funzione degli

    sbracci consentiti. Durante tutta l'operazione, l'area di scarico dovrà essere interdetta al

    personale non addetto.

    È assolutamente vietato posizionarsi sotto il carico sollevato qualsiasi sia il tipo di

    imbracatura e di mezzo di sollevamento utilizzato. Il tubo viene calato sul terreno

    provvedendo, se necessario, ad impedirne il rotolamento con il materiale più idoneo (ad

    esempio cunei o selle di terra). Si ricorda che il tubo può essere liberato dalle imbrache dal

    personale addetto quando non sussiste alcuna possibilità di movimento del tubo.

    e) Scavo e preparazione del letto di posa

    La profondità degli scavi e le sezioni della trincea sono in genere quelli previsti nel

    progetto esecutivo, ma è opportuno vengano comunque realizzate in modo da garantire la

    sicurezza e la buona tecnica delle attività di posa.

    Inclinazione indicativa delle scarpate di scavo

    A tale riguardo, le attività dovranno essere condotte come segue:

    SCAVO: L'inclinazione delle pareti di scavo dipende dalle condizioni del terreno.

    Terreni argillosi, incoerenti o non omogenei necessitano di opere di sostegno (quali

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 29

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    blindature degli scavi o impiego di palancole) nel caso in cui non sia possibile

    realizzare le pendenze richieste e indicate in figura. In caso di presenza d'acqua lo

    scavo dovrà essere opportunamente drenato con idonee pompe di aggottamento ed è

    opportuno aumentare sia la larghezza dello scavo sia la pendenza delle pareti. La

    larghezza dello scavo in corrispondenza della quota di posa deve essere superiore di

    almeno 80 cm al diametro esterno del tubo per consentire la necessaria operatività. Le

    attività di scavo vanno condotte in assoluta sicurezza: è importante verificare l'assenza

    di qualsiasi sottoservizio e in particolare di cavi elettrici interrati o condotte in

    pressione. Durante il movimento del braccio meccanico è vietata la presenza di operai

    nel campo d'azione della macchina operatrice.

    Il materiale di scavo (da utilizzarsi poi per il rinterro) deve essere posto a buona

    distanza dal ciglio dello scavo per evitare che con il suo peso vada a gravare sulle

    pareti della trincea generando smottamenti. È assolutamente vietato depositare il

    materiale di risulta in zone di compluvio di acque. In corrispondenza degli scarichi

    della condotta il deposito di materiale dovrà essere interrotto.

    Sezione tipo di scavo

    PREPARAZIONE DEL LETTO DI POSA La capacità portante della condotta è

    fortemente influenzata dalla preparazione del letto di posa: pertanto un appoggio

    uniforme della tubazione lungo la condotta è importante per la buona riuscita e la

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 30

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    durabilità dell'opera. La posa diretta delle tubazioni su terreni fortemente cedevoli è

    assolutamente da evitare. Nel caso di terreni di riporto è necessario approfondire lo

    scavo sino ad arrivare al terreno indisturbato. Se non si trovano soluzioni alternative e

    si è costretti ad attraversare terreni cedevoli occorre prendere una serie di

    provvedimenti la cui entità ed importanza dipendono principalmente dal tipo di terreno

    interessato e dalla sua profondità. Si ricorre ad un letto di posa di adeguata larghezza e

    spessore, onde allargare la superficie di ripartizione del carico del tubo sul terreno

    contenendo cosi i cedimenti differenziali che sono quelli che possono creare i danni

    alle condotte.

    Preparazione del letto di posa in corrispondenza dei giunti

    Quando si attraversano terreni paludosi, sede di falda freatica ovvero facilmente

    alterabili per l'azione di acque percolanti o con presenza di corpi rocciosi affioranti, è

    consigliabile stabilizzare il letto di posa con un sottofondo. Questa attività consiste

    nell'eliminare il terréno non idoneo rimpiazzandolo con materiale selezionato e con

    materiale drenante opportunamente compattato che sia idoneo a sostenere le

    sollecitazioni indotte dalla condotta in esame. Sistemato adeguatamente il sottofondo,

    sul fondo scavo e prima della posa del tubo deve essere steso un letto continuo di

    materiale sciolto: al riguardo è preferibile utilizzare materiale di provenienza naturale

    (di fiume) e di idonea pezzatura (30÷50 mm) opportunamente confinato con un telo di

    tessuto non tessuto che permetta il drenaggio di eventuali infiltrazioni (acque

    superficiali e di falda) e ne garantisca la stabilità nel tempo.

    È sconsigliato l'uso di materiale frantumato i cui spigoli vivi possono danneggiare il

    rivestimento bituminoso dei tubi.

    In corrispondenza del bicchiere del tubo è necessario predisporre una nicchia onde

    evitare disassamenti della condotta con conseguenti dannose sollecitazioni aggiuntive.

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 31

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    In caso di terreni con media o forte pendenza è preferibile sostituire il letto di posa con

    una platea di calcestruzzo semplice o armato.

    Lo spessore del letto di posa deve essere uniforme lungo il tracciato, mai inferiore allo

    spessore della parete del tubo, e comunque sempre superiore a 20 cm. Non sono

    ammesse zone vuote, o cavità o grandi bolle affioranti sulla superficie di posa e di

    contatto con il tubo. La formazione di un corretto letto di posa della tubazione, che

    segua quanto più possibile la livelletta teorica prevista nel profilo di progetto, è di

    fondamentale importanza per il buon funzionamento della condotta. In particolare, sia

    lo scavo che la successiva operazione di stesa del materiale di sottofondo dovranno

    sempre essere effettuati con un costante controllo delle quote altimetriche che potrà

    avvenire anche semplicemente con l'ausilio di tre biffe che, una volta posizionate, non

    richiedono la presenza di un topografo, ma vengono usate dagli stessi operai addetti

    alla posa. Un corretto letto di posa eviterà disallineamenti non previsti tra tubazioni

    contigue e, nel caso di pendenze modeste, eventuali contropendenze che darebbero

    luogo a sacche d'aria che potrebbero ridurre la portata teorica dell'acquedotto e

    provocare indesiderati e repentini fenomeni di "colpo d'ariete".

    Per la realizzazione del letto di posa, gli operai accederanno al fondo scavo con una

    scala regolamentare o con opportuna rampa di accesso. È assolutamente vietato

    utilizzare i tubi in tiro come "montacarichi" o "ascensori" per la discesa nello scavo.

    Gli addetti che lavorano a fondo scavo per la realizzazione del letto di posa, attendono

    che sia completata l'operazione di scarico del materiale sciolto prima di procedere al

    livellamento.

    f) Posa in opera

    La posa delle tubazioni si articola nelle fasi di seguito descritte:

    Movimentazione dei tubi per la posa - Le fasi di movimentazione del tubo per la

    posa in trincea dovranno essere seguite attentamente per evitare qualsiasi danno a

    persone, materiali e opere.

    II tubo dovrà essere imbracato con le fasce, con le modalità viste per lo scarico e il

    mezzo di sollevamento, correttamente stabilizzato, effettuerà le operazioni di discesa

    sul fondo scavo.

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 32

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    La posizione della macchina operatrice (autogrù e/o escavatore) dovrà essere tale

    da non compromettere la stabilità delle pareti sotto il peso del mezzo e del carico

    trasportato.

    Durante la fase di trasferimento del tubo dal punto di deposito al punto di posa è

    vietato sostare entro il raggio d'azione dell'autogrù.

    II tubo verrà calato nello scavo e guidato (dal personale presente nella

    trincea), sino all'imbocco del BICCHIERE del tubo posizionato in precedenza, solo

    quando ormai si trova quasi a contatto con il terreno

    II tubo dovrà rimanere imbracato al mezzo di sollevamento sino a che non vengano

    ultimate le operazioni di infilaggio. È pertanto assolutamente vietato procedere

    a qualunque tipo di movimentazione del prefabbricato senza che lo stesso sia

    assicurato a mezzo delle imbrache al gancio dell'autogrù.

    È vietato far sostare gli operatori tra il tubo e la parete di scavo.

    Posa in opera in trincea di tubi c.a.p. DN 3000 mm

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 33

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    Infilaggio dei tubi - L'attività più importante e delicata nella posa dei tubi è quella

    dell'infilaggio che consiste nell'accoppiamento del manufatto con quello precedente

    già posato, inserendo il lato MASCHIO del tubo in posa nella conformazione a

    BICCHIERE del tubo già posato e interponendo una guarnizione elastomerica ad anello.

    Per effettuare il corretto scivolamento del MASCHIO nel BICCHIERE occorre applicare al

    tubo una spinta in senso assiale adatta a vincere l'attrito del terreno e la resistenza allo

    schiacciamento della guarnizione. L'applicazione della spinta (che deve essere il più

    possibile assiale) in modo da non far deviare il tubo dall'asse della condotta, deve

    essere applicata in modo graduale ed uniforme. Allo scopo deve essere utilizzato un

    argano meccanico a leva, ad azionamento manuale od oleodinamico denominato

    Tirfor. È opportuno verificare frequentemente lo stato delle funi del Tirfor.

    Argano meccanico a leva ad azionamento manuale od oleodinamico

    Non è ammesso l'impiego a spinta di macchine operatrici (ad esempio pale

    meccaniche, benne di escavatori, ecc.) in ragione dei danni da urto che possono

    derivarne alla zona di alloggiamento delle guarnizioni e al tubo stesso. L'argano dovrà

    essere preventivamente verificato per garantirne il corretto funzionamento, l'assenza di

    lesioni nelle funi e la portata efficace. Le modalità di utilizzo dei tirfor nelle attività di

    infilaggio suggerite dalla pratica operativa sono le seguenti:

    - Tubi DN < 1400 mm utilizzo esterno ai tubi

    - Tubi DN > 1400 mm utilizzo interno ai tubi

    Il tiro del tirfor viene contrastato con degli elementi di sostegno particolari onde evitare

    lo sfilamento durante il carico applicato.

    La guarnizione in gomma - Il materiale adoperato nella fabbricazione dell'anello di

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 34

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    tenuta della guarnizione è la gomma. La durezza della gomma è di classe 2

    corrispondente ad una durezza Shore 50, idonea per le condotte di media ed alta

    pressione. L'anello di tenuta deve poter assicurare le seguenti caratteristiche:

    - tenuta idraulica,

    - insensibilità ai movimenti contenuti dei tubi per cedimenti o curvature,

    - assenza di fessurazioni nel bicchiere,

    - assoluta resistenza contro le radici.

    Considerato che la guarnizione è fondamentale per assicurare la tenuta dei tubi in

    pressione, ne deve essere curato al massimo il posizionamento prima dell’infilaggio.

    Prima di posizionare la guarnizione, il giunto deve essere perfettamente asciutto. È

    opportuno avere sempre a disposizione in cantiere del materiale assorbente per asciugare

    il giunto in caso di pioggia o nel caso di presenza di acqua di falda. La guarnizione deve

    essere posizionata in corrispondenza dell'incavo presente nel MASCHIO. La

    conformazione particolare del giunto del BICCHIERE agevola il rotolamento dell'anello in

    gomma durante l'infilaggio. Durante l'infilaggio si noterà una certa resistenza

    all'avanzamento del tubo dovuto alla presenza della guarnizione; questo è un

    fenomeno normale che garantisce il corretto infilaggio del tubo. E' da evitare

    assolutamente l'uso di grasso o prodotti lubrificanti per agevolare l'infilaggio: la

    guarnizione dei tubi, infatti, deve rotolare e non scivolare per prevenire la formazione di

    "ernie" che comporterebbero la mancata tenuta del tubo in collaudo e in esercizio.

    Durante l'infilaggio, la guarnizione deve raggiungere uno schiacciamento di circa il

    40% e portarsi, con rotolamento, nella posizione finale indicata in figura.

    L’allineamento della condotta e le deviazioni angolari - Un dato caratteristico del tipo

    di giunzione è la deviazione angolare “ ”, ossia l'angolo massimo tollerato che forma

    l'asse di un tubo rispetto all'asse del tubo contiguo. La deviazione angolare deve essere

    da un lato contenuta perché sia assicurata la tenuta del giunto e, dall'altro, tale da

    permettere contenuti aggiustamenti orizzontali e/o verticali lungo la tubazione. I valori

    teorici massimi delle deviazioni angolari tollerate dai giunti dei tubi in c.a.p. con

    assicurata la tenuta della condotta sono riportati nella seguente tabella.

    DN (mm) 500-700 800+1400 1500+30002° 1°50' 0°50'

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 35

    Manuale tubazioni CAP rev.08/10/08 Prof. Ing. Roberto Guercio

    Quando è necessario superare piccole deviazioni angolari che oltrepassano i valori

    indicati ( ’ > ) è opportuno calcolare, prima della posa, su quanti tubi tale

    deviazione possa essere realizzata senza far deviare ogni singolo tubo dalle

    tolleranze stabilite e procedere poi successivamente all'allineamento secondo i calcoli

    ("corda molle"). Il corretto allineamento della tubazione deve essere effettuato

    servendosi di apposite biffe indicanti la quota di posa, secondo la pratica operativa del

    cantiere. E' comunque consigliabile, anche per valori modesti di deviazione angolare,

    prevedere sempre un pezzo speciale in acciaio in corrispondenza dei vertici sia

    altimetrici che planimetrici. (cfr. §6 )

    Il controllo del giunto e della guarnizione - Allo scopo di evitare perdita in fase di

    collaudo e in esercizio, è necessario controllare che, durante l'infìlaggio, la guarnizione

    abbia raggiunto la sua posizione definitiva senza creazione di "ernie", con l'uso di una

    dima opportunamente sagomata in grado di scorrere lungo il bordo del giunto; Va

    inoltre controllata la chiusura del giunto allo scopo di evitare problemi in fase di

    collaudo (perdite idriche dai giunti). Il controllo deve essere eseguito misurando, con

    il calibro o una dima tarata, la distanza o gioco esistente tra MASCHIO e BICCHIERE di due

    tubi consecutivi dopo la posa. Le misure dovranno essere rilevate all'interno del tubo.

    L'apertura teorica del giunto è pari a 5 mm. Sono tuttavia ammesse aperture del giunto

    fino ad un massimo di 10 mm. Nel caso di posa delle condotte in tratte a forte

    pendenza è opportuno controllare che il giunto non scenda mai sotto i 5 mm perché

    altrimenti, considerata la conicità del giunto, valori inferiori potrebbero causare delle

    lesioni in corrispondenza del bicchiere. In questo caso è consigliabile inserire dei

    distanziatori che garantiscano un giunto pari almeno a 5 mm. Nel caso di posa delle

    condotte con piccole deviazioni angolari è consentita una apertura massima del

    giunto, nel punto più aperto, di 20 mm; valori superiori non sono ammessi perché

    porterebbero, a condotta in pressione, alla fuoriuscita della guarnizione con conseguente

    perdita di tenuta.

    Rincalzo del tubo posato e sganciamento dall'autogrù - Completato l'infilaggio, il

    tubo dovrà essere accuratamente rincalzato con il materiale di sottofondo allo scopo

    di impedirne qualsiasi movimento prima delle operazioni di sganciamento dal mezzo

    di sollevamento. La rimozione delle imbrache dal tubo dovrà essere effettuata con

    cautela soprattutto per evitare che le stesse vadano ad alterare il letto di posa. È di

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 36

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    fondamentale importanza per la vita della condotta e la sua durata nel tempo,

    l'operazione di rinfianco che deve essere la più accurata possibile in modo tale da

    creare un appoggio continuo alla tubazione. Sono da evitare tassativamente, durante la

    posa, pietre o tacchi in legno utilizzati come spessori per allineare la condotta. E' inoltre

    indispensabile che alla fine della giornata di posa i tubi vengano incavallottati per

    evitare che, in caso di allagamento della trincea di posa, provocata da forti piogge, i

    tubi vengano sollevati dalla spinta idraulica.

    Applicazione della continuità elettrica - La spirale d'acciaio delle tubazioni in cemento

    armato precompresso può essere soggetta al fenomeno della corrosione, generato da

    processi elettrochimici causati dall'aggressività del terreno o da correnti vaganti o da

    coppie galvaniche. Per ovviare a questo fenomeno la spirale di acciaio deve essere

    protetta. Esistono due tipi di protezione:

    - protezione attiva;

    - protezione passiva.

    Con la protezione attiva si applica una corrente elettrica che consente di ridurre a zero

    la corrosione, per cui la condotta può essere tranquillamente immersa in un terreno

    altamente corrosivo senza che si deteriori. Il punto debole di questo tipo di

    protezione è che in caso di mancata periodica manutenzione, ed in particolare se non

    vengono sostituiti gli anodi sacrificali una volta esauriti, le correnti galvaniche

    corrodono rapidamente la spirale di precompressione con conseguente perdita

    dell'intera condotta. Nei tubi in c.a.p. è inserita una lamina metallica che consente,

    all'atto della posa, di realizzare la continuità elettrica con un cavo di rame tra tubo e

    tubo qualora i Capitolati prescrivano l'impiego di una protezione catodica attiva.

    La protezione passiva è invece normalmente garantita dall'applicazione degli strati

    di rivestimento nei tubi (rivestimento cementizio e bituminoso). Infatti, sia il

    rivestimento cementizio utilizzato (controllato con riferimento a porosità e

    permeabilità), sia il sovrastante rivestimento bituminoso da 5 mm di spessore, armato

    con lana di vetro, si sono dimostrati particolarmente efficaci nella protezione

    dell'acciaio da precompressione.

    L'esperienza pluridecennale su decine di chilometri di condotte posate, ha dimostrato

    che è preferibile affidarsi esclusivamente alla protezione passiva.

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    g) Collaudo della condotta a giunti scoperti

    Per il collaudo della condotta a giunti scoperti, la condotta deve essere sottoposta a prova

    di tenuta idraulica, per successivi tronchi, con pressione pari ad 1.5 volte la pressione di

    esercizio, con durata e modalità stabilite in progetto o indicate dalla D.L. e comunque

    conforme alle previsioni dell'art. 3.10 del DM 12/12/1985 sulle “Norme tecniche relative

    alle tubazioni”.

    Attrezzatura per la prova idraulica

    La prova eseguita a giunti scoperti viene considerata positiva in base alle risultanze del

    grafico del manometro registratore ufficialmente tarato ed alla contemporanea verifica di

    tenuta di ogni singolo giunto.

    Condotta in c.a.p. DN 2650 mm rincalzata e approntata per il collaudo a giunti scoperti

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    La medesima prova viene quindi ripetuta dopo il completo rinterro delle tubazioni sulla

    base delle risultanze del grafico del manometro. La prova a giunti scoperti ha durata di 8

    ore e la seconda, dopo rinterro, di 4 ore. La pressione di prova deve essere raggiunta

    gradualmente, in ragione di non più di 1 atmosfera al minuto primo. I verbali, i dischi con i

    grafici del manometro, eventuali disegni illustrativi inerenti le prove devono essere

    consegnati al Collaudatore, il quale ha comunque facoltà di far ripetere le prove stesse.

    L’impresa deve provvedere, a sua cura e spese, a fornire l’acqua occorrente, eventuali

    flange cieche di chiusura, pompe, manometri registratori con certificato ufficiale di

    taratura, collegamenti e quant’altro necessario. L’acqua da usarsi deve rispondere a

    requisiti di potabilità, di cui deve essere fornita opportuna documentazione. La Direzione

    dei Lavori, a suo insindacabile giudizio, può vietare all’Impresa l’uso di acqua che non

    ritenga idonea. Delle prove di tenuta, che saranno sempre eseguite in contraddittorio, viene

    redatto apposito verbale qualunque ne sia stato l’esito.

    Esempio di grafico del manometro registratore

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    h) Rinterro definitivo e collaudo finale

    La seconda prova, da eseguirsi dopo il rinterro completo della condotta, viene effettuata

    ad una pressione uguale a quella di esercizio e ha la durata di 4 ore. I criteri di giudizio per la

    validità della seconda prova sono gli stessi della prima. II rinterro della condotta si effettua

    con il materiale di risulta degli scavi della condotta. L'operazione di rinterro deve essere

    eseguita con attenzione onde evitare il possibile danneggiamento dei tubi. È quindi

    necessario che il materiale a contatto con la superficie esterna del tubo sia di materiale

    minuto onde evitare lesioni al tubo e/o al suo rivestimento bituminoso. Detto materiale

    deve abbracciare il tubo e ricoprirlo sino a 30 - 40 cm sulla generatrice superiore. Il

    sovrastante successivo materiale di rinterro sino alla quota di progetto potrà contenere

    anche pietrame di media e grossa pezzatura. Per le attività di rinterro dovranno essere

    adottate le medesime precauzioni previste per l'uso dei mezzi meccanici nelle attività di

    scavo.

    Collaudo della condotta a giunti scoperti

    6. Giunti e pezzi speciali

    Giunti e pezzi speciali sono regolamentati dalle norme UNI EN 639, che identifica

    differenti tipologie (rigidi, regolabili, semiflessibili o completamente flessibili) in relazione

    ai valori minimi di deviazione angolare consentita (cfr. tabella). Il giunto più comune per i

    tubi in CAP è quello a cordone e bicchiere con anello di gomma.

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    Particolare del giunto a bicchiere ed anello elastomerico

    Le superfici di giunzione, sagomate per favorire l’alloggiamento della guarnizione,

    possono essere ricavate dagli anelli metallici di estremità o dal profilo in calcestruzzo della

    tubazione. La guarnizione di tenuta è inserita in prossimità della giunzione dei tubi per

    strisciamento o per rotolamento. La guarnizione elastomerica deve avere un volume

    sufficiente affinché, quando il giunto è assemblato, l’anello venga compresso per realizzare

    una chiusura a tenuta sotto pressione. La compressione di progetto della guarnizione è

    normalmente intorno al 30% .

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    Controllo di “chiusura del giunto”

    I pezzi speciali comprendono le chiusure, gli adattatori, le connessioni con flange alle

    valvole, le curve, i T, le diramazioni ad angolo, i riduttori e le biforcazioni (Y). Di norma

    vengono realizzati in acciaio, opportunamente contrastati con blocchi di ancoraggio in

    calcestruzzo armato e debbono resistere alla pressione interna esercitata dal fluido nonché

    ai carichi esterni.

    Deviazioni Angolari Consentite

    DN Giuntisemiflessibili

    Giunti

    semiflessibili

    Giunti complementari

    flessibili

    Giunti complementari

    flessibili

    Radianti Gradi Radianti Gradi < 300 0,03 1° 43’ 0,06 3° 26’

    300 DN 600 0,02 1° 09’ 0,04 2° 18’ 600 DN 1000 0,01 0° 34’ 0,02 1° 09’

    DN > 1000 0,01 x 1000/ DN 34’ x 1000/ DN 0,02 x 1000/ DN 1°09’ x1000/DN

    Le curve, sono prodotte su richiesta con qualsiasi angolo. I componenti in epigrafe possono

    essere collegati mediante adattatori.

    Deviazione angolare massima del giunto

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    APPENDICE

    I - Problematiche di carattere statico – criteri di progettazione

    Poiché la norma europea relativa alla progettazione strutturale delle tubazioni, a

    completamento delle norme EN sopra richiamate non è ancora stata emessa ma è allo

    studio del gruppo di lavoro che ne cura la stesura e conseguentemente non è disponibile la

    versione in ambito nazionale UNI - EN della stessa, per quanto attiene alle verifiche

    statiche delle tubazioni si deve fare riferimento necessariamente, in attesa di detta norma,

    alle prescrizioni del DM 12/12/85 e delle già citate indicazioni propositive correntemente

    utilizzate fino ad oggi per la progettazione, la verifica ed il collaudo delle tubazioni in

    calcestruzzo precompresso.

    Dal punto di vista statico, per la loro geometria, le condotte in calcestruzzo precompresso

    rientrano nella tipologia delle condotte rigide o semirigide (per rapporto s/DN < 1/12), cioè

    caratterizzate solo da una modesta deformazione sotto l'azione dei carichi esterni, non

    sufficiente in generale a mobilitare reazioni laterali da parte del terreno di rinfianco, può

    cioè considerarsi che la spinta esercitata dal terreno sulla condotta sia di tipo attivo ed

    agisca su tutta la condotta distribuita secondo il classico trapezio di spinta

    Determinati i valori di M ed N per le sezioni caratteristiche (chiave, fianco, base) e per le

    aperture angolari dell'appoggio o della sella d'appoggio, si determinano le tensioni

    ammissibili all'estradosso e all'intradosso ( e, i) date da:

    e, i = N/s ± 6M/s2

    Il criterio di verifica è quindi quello riferito al massimo carico di rottura. Poiché peraltro

    per le tubazioni in pressione interrate per condizioni di posa ed altezze di rinterro normali e

    per i valori di pressione idraulica con i quali si realizzano le condotte, le pressioni sono di

    gran lunga prevalenti sulle prime, il giudizio di stabilità di una condotta interrata è il frutto

    del confronto tra le pressioni di prova in stabilimento ed in opera ed il valore risultante in

    esercizio dall'azione della pressione interna e dei carichi esterni considerati, nel loro

    insieme, come P0; in sintesi può affermarsi che l'equivalenza ai fini della stabilità va

    sempre riportata ai valori di pn, concetto più generale.

    Va considerato, ai fini della progettazione statica, che la compressione data al nucleo con

    la messa in tensione dell'armatura circonferenziale, deve essere confrontata con la somma

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 43

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    della trazione dovuta alla pressione idraulica interna alla quale il componente viene

    assoggettato e della trazione dovuta alle azioni esterne, entrambe dipendenti dalle

    condizioni di posa del componente, la prima dipendendo dal regime idraulico e la seconda

    dal letto di posa, rinfianco, acqua, peso del tubo, altezza e peso del rinterro.

    La disuguaglianza suindicata indicherà di volta in volta il grado di sicurezza alla rottura del

    componente.

    La disuguaglianza sopra detta è espressa dalla:

    prec = pE·D/2s + N/s ± 6M/s2

    Tale disuguaglianza deve sempre fornire valori inferiori a quelli ammissibili per i materiali

    costituenti la condotta, salvo prove a rottura.

    Particolare attenzione deve essere prestata alla determinazione dei valori delle tensioni di

    trazione in relazione al possibile verificarsi di fessurazioni.

    I tubi devono essere calcolati per resistere alle sollecitazioni di flessione e trasversali

    che risultano da ciascuna delle seguenti condizioni:

    1) pressione di calcolo (PFA) + carichi permanenti (p01);

    non deve esserci trazione nel tubo nucleo;

    2) massima pressione di calcolo (PMA) + 100 kPa + carichi permanenti (p01):

    la trazione nel tubo nucleo non deve essere maggiore di 0,38 3 2ckf per i tubi del

    tipo con cilindro o 0,13 3 2ckf per i tubi del tipo senza cilindro;

    3) pressione di calcolo + carichi permanenti + carichi variabili (p0):

    la trazione nel tubo nucleo non deve essere maggiore di 0,38 3 2ckf per i tubi del

    tipo con cilindro o 0,13 3 2ckf per i tubi del tipo senza cilindro;

    4) massima pressione di calcolo (PMA):

    non deve esserci trazione nel tubo nucleo;

    dove: "fck" è la resistenza caratteristica cilindrica a compressione del calcestruzzo a

    28 giorni, in MPa.

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    II - Problematiche di carattere idraulico

    Le potenzialità di impiego delle tubazioni di materiali lapidei limitatamente al

    convogliamento di acqua in pressione, sono largamente influenzate dalle specifiche

    caratteristiche idrauliche e strutturali che le contraddistinguono. Il comportamento

    idraulico della tubazione, in condizioni di regime, può essere assimilato a quello di tubo

    liscio soggetto a significativi fenomeni di invecchiamento. Il calcolo delle perdite di carico

    viene generalmente effettuato facendo uso della formula di Darcy-Weisbach derivata da

    considerazioni teoriche basate sull’analisi dimensionale

    J V gD2 2/

    nella quale J rappresenta la perdita di carico per unità di percorso, D il diametro della

    condotta, V la velocità media, g l’accelerazione di gravità e l’indice di resistenza.

    L’indice di resistenza può essere valutato utilizzando la relazione di Colebrook e White

    (C-W) ovvero da relazioni approssimate come la formula di Altschoult la cui espressione

    fornisce esplicitamente il valore di :

    2)7

    10ReRe

    log8.1(

    1

    D

    L’equazione C-W è una combinazione dell’equazione di Prandtl (1952) per tubi lisci e di

    quella di von Karman (1934) per tubi scabri, la sua espressione è

    12

    371

    2 51log

    .

    .

    ReD

    dove rappresenta la scabrezza del tubo e Re il numero di Reynolds VD/ con

    viscosità cinematica del fluido. Sebbene derivata dall’abbinamento di due relazioni

    teoricamente basate, l’equazione C-W possiede un fondamento puramente empirico. Il suo

    impiego nel campo delle tubazioni in materiale lapideo è giustificato dalla possibilità del

    verificarsi di condizioni di regime di transizione. La complessità computazionale insita

    nella risoluzione dell’espressione implicita dell’equazione C-W può essere agevolmente

    superata con l’ausilio di formule approssimate come quelle proposte rispettivamente da

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 45

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    Cozzo o da Bonvissuto. Nella formula di Cozzo viene eliminato l’indice di resistenza al

    secondo membro:

    D.R

    .log

    .e

    713

    1852

    19010

    ,

    ottenendo un’espressione che però diventa implicita se risolta in funzione dell’incognita D.

    La formula di Bonvissuto fornisce invece direttamente la cadente J in funzione di un

    coefficiente N di cui viene fornita l’espressione in funzione di tre possibili coppie di

    variabili: J e Q, D e Q, D e J.

    5

    22102030

    D

    Q

    g

    Nlog.J

    202202540

    5..

    gJ

    Q.

    gJ

    Q

    QN

    D.

    Q

    DN

    /

    270498

  • MANUALE DELLE TUBAZIONI IN C.A. pag. 46

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    D.

    gJDDN 270

    12

    Essa consente quindi il calcolo diretto del diametro D, nell’ipotesi di lunga condotta in cui

    siano trascurate le perdite localizzate.

    E’ necessario sottolineare inoltre che, come conseguenza del modesto valore delle perdite

    di carico distribuite il dimensionamento idraulico delle condotte in materiale lapidee

    risulterà più sensibile agli effetti localizzati, (giunzioni, raccordi derivazioni,ecc.) rispetto a

    quanto ipotizzabile teoricamente.

    Le perdite di carico in corrispondenza di giunzioni e pezzi speciali possono essere

    direttamente stimate come prodotto di un coefficiente di perdita Km, e della velocità di

    massima.

    H=Km V2/2g

    Tali perdite di carico vengono espresse come lunghezza equivalente di tubo Le, che

    rappresenta la lunghezza di tubo rettilineo che produrrebbe la stessa perdita di carico che si

    verifica nel giunto. Esse assumono due espressioni differenti a seconda che ci si riferisca

    alla formula di Hazen-Williams ovvero a quella di Darcy-Weisbach:

    L=0.33Km V0.148/2g C1.852

    L=Km D/f

    Si deve sottolineare che i coefficienti di scabrezza determinati in laboratorio possono

    essere inadeguati alla rappresentazione del comportamento idraulico della condotta dopo

    l’installazione. Ciò è dovuto al fatto che i coefficienti determinati in laboratorio sono

    ottenuti con sperimentazione con acqua priva di sedimenti, su tratti rettilinei di condotta

    privi di qualsiasi tipo di ostruzione. Ciò rende necessario introdurre un incremento di

    scabrezza dell’ordine del 20-30% per ottenere “coefficienti di progetto” che tengano

    effettivamente in conto della diversità delle condizioni reali nelle quali la condotta sarà

    operativa rispetto a quelle ideali di laboratorio. Il coefficiente di Manning di laboratorio

    per i tubi in materiali cementizi pari a 0.009 - 0.010 viene usualmente incrementato ai

    valori di 0.012 e 0.013 in fase di progetto.

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    Nella tabella seguente vengono forniti alcuni valori di riferimento dei coefficienti di

    scabrezza da introdurre nelle formule precedenti, nonché la loro variabilità temporale o

    rispetto alle condizioni di laboratorio.

    Tabella – Valori dei coefficienti di scabrezza

    laboratorio Causa campo

    0.006 0.06 mm Curve e giunti 0.09 0.12 mm

    0.00 mm Pellicola biologica 0.5 0.7 mm

    0.01 mm Difetti di giunzione 0.06 mm

    Particolare del grado di finitura interno delle tubazioni in cap