Industria & Ambiente

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M entre i processi pro- duttivi industriali dettano, ormai, le regole del mercato, aggiornan- do costantemente il rapporto di domanda-offerta, procede lento ed incerto il processo di cultura ambientale. L’Europa impone nuovi indirizzi normativi, ai quali i singoli Stati membri sono chiamati ad ade- guarsi, nell’ottica di una sempre maggiore attenzione alle que- stioni ambientali. Ogni Paese, attraverso la pro- pria attività legislativa, regola ed applica gli indirizzi comunitari, causando, spesso, la diffusione delle più varie interpretazioni, le quali evidenziano costante- mente quelli che sono i vuoti normativi. Le imprese, quindi, si pongono l’arduo dilemma di riuscire a districarsi in questo complesso caos normativo, soprattutto, nel momento in cui sono chiamate ad osservare una direttiva che appare spesso lacunosa e ambi- gua. In quest’ottica Industria&Ambi- ente continua la propria missio- ne, curiosando tra le capacità critiche di tutti coloro che vi- vono il disagio provocato dalla mancanza di una certezza le- gislativa. Si continua ancora a parlare di emergenza, ma la vera emergenza insiste nella carenza di una cultura ambientale. Servono indirizzi chiari ai quali gli utenti possano riferirsi al fine di poter costruire un pensiero imprenditoriale allineato al si- stema ambiente e che dia i giusti risultati. L’informazione deve essere pre- sente presso qualsiasi utente, impresa o cittadino, affinché tut- ti quanti siano consapevoli delle proprie azioni, dalla gestione dei rifiuti “casalinghi”, sino alla ge- stione del recupero della risorsa “rifiuto”. *Presidente Consorzio Creta Promuovere la cultura dell’informazione EDITORIALE Iscritto nel Registro della Stampa presso il Tribunale di Bari al n. 35/07 - N6 Maggio 2009 di GIUSEPPE DALENA* EDITORE Consorzio Creta Via Torpisana 102, 72100 Brindisi www.consorziocreta.com - [email protected] DIRETTORE RESPONSABILE Tommaso Forte [email protected] SEGRETERIA DI REDAZIONE Andrea Miccolis [email protected] STAMPA Tipografia Romana Zona Industriale Capurso (Ba) REDAZIONE Tel. 080.4913845 Fax 080.4051761 E-mail: [email protected] GRAFICA EDITORIALE ALL TIME S.r.l www.alltime.it grafi[email protected] In forte incremento la raccolta differenziata PIEMONTE/ Gli ottimi risultati sono stati raggiunti con la collaborazione degli Enti locali REGIONE PUGLIA L’Aqp Spa investe nel settore dei rifiuti A PAGINA 28 AITEC Il ruolo dei cementifici per recuperare energia da CDR A PAGINA 17 DISTRETTO DELL’EDILIZIA Una grande occasione di crescita economica per la Puglia REGINELLA A PAGINA 15 COMBUSTIBILE DA RIFIUTO La centrale Enel di Fusina brucia CDR di alta qualità MACCHIA A PAGINA 16 CONSORZI DI RECUPERO Il Co.Re.Pla ha festeggiato i suoi primi 10 anni QUAGLIULO A PAGINA 27 ATTIVITA’ ESTRATTIVE In Puglia una nuova legge regionale che riforma il settore LANCIERI A PAGINA 30 REATI AMBIENTALI Bilancio positivo della Guardia di Finanza A PAGINA 4 L a Guardia di Finanza, quale Polizia Economi- ca e Finanziaria a tutela degli interessi erariali degli Enti locali, dello Stato e della Co- munità Europea, anche nell’an- no 2008/2009 ha manifestato la sua costante e vigile presenza sul territorio pugliese in tutti i comparti operativi d’interesse istituzionale e, segnatamente, nell’attività di repressione delle violazioni tributarie, contrasto alla criminalità organizzata, prevenzione e repressione delle frodi comunitarie, lotta al traf- fico di sostanze stupefacenti e alla contraffazione, tutela am- bientale. Sequestrate 95mila tonnellate di rifiuti, 43 discariche abusive. Di rilievo i controlli in materia di traffici transfrontalieri tra Italia e Albania ECOMONDO 2009 FIERA INTERNAZIONALE rimini fiera 28/31 ottobre ‘09 REGINELLA A PAGINA 12 DE RUGGERO A PAGINA 8 I piemontesi producono sempre meno rifiuti e fan- no crescere la raccolta dif- ferenziata che supera la soglia simbolica di un milione di ton- nellate. Nel consuntivo sui dati 2007, elaborato dal Settore Pro- grammazione Gestione Rifiuti dell’Assessorato all’Ambiente, i numeri parlano chiaro: a testa ogni anno -6 kg. di produzione totale di rifiuti, +21 kg. di rac- colta differenziata, -27 kg. di rifiuti in discarica. Il 2007 ci regala due buone notizie: la prima racconta che diminuiscono leggermente i ri- fiuti che i piemontesi produco- no quotidianamente; la secon- da conferma quanto avevamo anticipato nelle previsioni: la raccolta differenziata, con poco più di un milione di tonnellate, raggiunge il 45,3% superando il traguardo nazionale (45%) pre- visto dalla legge finanziaria per il 2008, obiettivo raggiunto con un anno d’anticipo.

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Periodico di Rifiuti , Recupero, Ambiente ed Energia Consorzio [email protected]

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Mentre i processi pro-duttivi industriali dettano, ormai, le

regole del mercato, aggiornan-do costantemente il rapporto di domanda-offerta, procede lento ed incerto il processo di cultura ambientale. L’Europa impone nuovi indirizzi normativi, ai quali i singoli Stati membri sono chiamati ad ade-guarsi, nell’ottica di una sempre maggiore attenzione alle que-stioni ambientali.Ogni Paese, attraverso la pro-pria attività legislativa, regola ed applica gli indirizzi comunitari, causando, spesso, la diffusione delle più varie interpretazioni, le quali evidenziano costante-mente quelli che sono i vuoti normativi.Le imprese, quindi, si pongono l’arduo dilemma di riuscire a districarsi in questo complesso caos normativo, soprattutto, nel momento in cui sono chiamate ad osservare una direttiva che appare spesso lacunosa e ambi-gua.In quest’ottica Industria&Ambi-ente continua la propria missio-ne, curiosando tra le capacità critiche di tutti coloro che vi-vono il disagio provocato dalla mancanza di una certezza le-gislativa. Si continua ancora a parlare di emergenza, ma la vera emergenza insiste nella carenza di una cultura ambientale.Servono indirizzi chiari ai quali gli utenti possano riferirsi al fine di poter costruire un pensiero imprenditoriale allineato al si-stema ambiente e che dia i giusti risultati.L’informazione deve essere pre-sente presso qualsiasi utente, impresa o cittadino, affinché tut-ti quanti siano consapevoli delle proprie azioni, dalla gestione dei rifiuti “casalinghi”, sino alla ge-stione del recupero della risorsa “rifiuto”.

*Presidente Consorzio Creta

Promuovere la cultura dell’informazione

EDITORIALE

Iscritto nel Registro della Stampa presso il Tribunale di Bari al n. 35/07 - N6 Maggio 2009

di Giuseppe dalena*

EDITOREConsorzio CretaVia Torpisana 102, 72100 Brindisiwww.consorziocreta.com - [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILETommaso [email protected]

SEGRETERIA DI REDAZIONEAndrea [email protected]

STAMPATipografia RomanaZona IndustrialeCapurso (Ba)

REDAZIONETel. 080.4913845Fax 080.4051761E-mail: [email protected]

GRAFICA EDITORIALE ALL TIME [email protected]

In forte incrementola raccolta differenziata

PIEMONTE/ Gli ottimi risultati sono stati raggiunti con la collaborazione degli Enti locali

REGIONE PUGLIA

L’Aqp Spainvestenel settore dei rifiuti

A PAGINA 28

AITEC

Il ruolodei cementificiper recuperareenergia da CDR

A PAGINA 17

DISTRETTO DELL’EDILIZIA

Una grande occasionedi crescita economicaper la Puglia

REGINELLA A PAGINA 15

COMBUSTIBILE DA RIFIUTO

La centrale Eneldi Fusina brucia CDRdi alta qualità

MACCHIA A PAGINA 16

CONSORZI DI RECUPERO

Il Co.Re.Pla ha festeggiato i suoiprimi 10 anni

QUAGLIULO A PAGINA 27

ATTIVITA’ ESTRATTIVE

In Puglia una nuovalegge regionale che riforma il settore

LANCIERI A PAGINA 30

REATI AMBIENTALI

Bilancio positivodella Guardia di Finanza

A PAGINA 4

La Guardia di Finanza, quale Polizia Economi-ca e Finanziaria a tutela

degli interessi erariali degli Enti locali, dello Stato e della Co-munità Europea, anche nell’an-no 2008/2009 ha manifestato la

sua costante e vigile presenza sul territorio pugliese in tutti i comparti operativi d’interesse istituzionale e, segnatamente, nell’attività di repressione delle violazioni tributarie, contrasto alla criminalità organizzata,

prevenzione e repressione delle frodi comunitarie, lotta al traf-fico di sostanze stupefacenti e alla contraffazione, tutela am-bientale.

Sequestrate 95mila tonnellate di rifiuti, 43 discariche abusive. Di rilievo i controlli in materia di traffici transfrontalieri tra Italia e Albania

ECOMONDO 2009FIERA INTERNAZIONALE

rimini fiera 28/31 ottobre ‘09

REGINELLA A PAGINA 12

DE RUGGERO A PAGINA 8

I piemontesi producono sempre meno rifiuti e fan-no crescere la raccolta dif-

ferenziata che supera la soglia simbolica di un milione di ton-nellate. Nel consuntivo sui dati 2007, elaborato dal Settore Pro-grammazione Gestione Rifiuti dell’Assessorato all’Ambiente, i numeri parlano chiaro: a testa ogni anno -6 kg. di produzione totale di rifiuti, +21 kg. di rac-colta differenziata, -27 kg. di rifiuti in discarica.

Il 2007 ci regala due buone notizie: la prima racconta che diminuiscono leggermente i ri-fiuti che i piemontesi produco-no quotidianamente; la secon-da conferma quanto avevamo anticipato nelle previsioni: la raccolta differenziata, con poco più di un milione di tonnellate, raggiunge il 45,3% superando il traguardo nazionale (45%) pre-visto dalla legge finanziaria per il 2008, obiettivo raggiunto con un anno d’anticipo.

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BANDO PUBBLICO PER BONIFICA DI AMIANTOSicurezza ambientale e tutela della saluteIl Comune di Andria ha stanziato 50mila euro per incentivare la rimozione e lo smaltimento di manufatti in cemento-amianto

Possono accedere agli incentivi i propietari di fabbricati civili ed industriali e singoli cittadini

Tutela dell’ambiente e qualità della vita. Il Comune di Andria ha approvato il regolamento

per la concessione di contributi per la rimozione e lo smaltimento di amian-to. La proposta, prevede in otto articoli complessivi, una serie di attività tese alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela della salute pubblica, incenti-vando gli interventi di bonifica e messa in sicurezza. “La diffusione in tutto il territorio nazionale di manufatti contenenti amianto – spiega Leonardo Di Pilato, assessore all’ambiente - impone un forte impegno a livello locale per sup-portare cittadini e aziende nel loro cor-retto smaltimento. È per questo che il Comune di Andria ha stanziato 50.000 euro, che dovranno essere confermati e aumentati nei prossimi anni, per incen-tivare la rimozione e lo smaltimento di questi materiali e per evitare l’abban-dono di lastre e fibre in aree isolate” Il contributo prevede per ogni singolo edificio, da 800 euro per superfici da 0 a 50 mq., a 1.000 euro per superfici da 51 a 100 mq. a 1200 euro per superfici oltre i 100 mq. Gli interventi prioritari riguarderanno le aree industriali, artigianali e le zone nelle immediate vicinanze di asili, scuole, ospedali ed impianti sportivi.

“Con questo provvedimento economi-co – aggiunge ancora Di Pilato - è la prima volta che il Comune incentiva concretamente le bonifiche di coper-ture in materiale contenente amianto. Questo prevedimento mira a tutelare la salute pubblica e rientra nella cam-pagna di incentivazione approvata dal Comune di Andria per ridurre l’inqui-namento ambientale in città. Inoltre, l’importanza di questo atto ammini-strativo deriva dal fatto che le spese per lo smaltimento sono molto alte, fino a 10 euro per mq. e che l’amianto è presente in moltissimi manufatti, dal-le fabbriche alle piccole costruzioni di privati, che hanno avuto grande diffu-sione nei decenni passati. Oltre alle co-perture, sono ad esempio presenti nelle canne fumarie e nei serbatoi d’acqua. Una stima nazionale ci dice che le co-perture contenenti amianto potrebbero arrivare a 2 miliardi di mq.”

Soggetti beneficiari ed interventi ammissibili al contributo.Possono accedere agli incentivi i pro-prietari, siano essi persone fisiche o giuridiche, di fabbricati ed edifici ci-vili, produttivi, commerciali e agricoli che intendano ristrutturare o demolire strutture rivestite d’amianto previa ri-mozione dell’amianto stesso; demolire

ed eventualmente sostituire con altro materiale non contenente amianto pannellature isolanti per pareti e con-trosoffitti; rimuovere ed eventualmen-te sostituire con altre non contenenti amianto intere strutture coibentate in (tubazioni, caldaie) o altri manufatti (serbatoi canne fumarie); sostituire lastre amianto piane o ondulate di ce-

mento amianto impiegate per la coper-tura degli edifici.Interventi di bonificaQuando il materiale contenente amian-to è duro e compatto e in buone condi-zioni di conservazione, il proprietario deve mettere in atto un programma di controllo e manutenzione come previ-sto dal Decreto Ministeriale 06/09/1994 e successive modifiche e integrazioni (deve essere nominata una persona che valuti, nel tempo, lo stato di conserva-zione dei materiali che lo contengono e, può essere lo stesso proprietario).Quando il materiale contenente amian-to, è friabile, danneggiato o deterio-rato, è necessario un intervento di bonifica, nel rispetto della normativa vigente, previa approvazione del piano di lavoro da parte dell’Azienda Sani-taria Locale, secondo quanto stabilito dalla Legge 257/92.Messa in sicurezzaIncapsulamento: è previsto un tratta-mento con prodotti penetranti o rico-perti che inglobano le fibre d’amianto; confinamento: è l’installazione di una barriera a tenuta che separi l’amianto dalle aree occupate dell’edificio; rimo-zione dell’amianto: questo tipo d’in-tervento è il più costoso, e deve essere effettuato da ditte autorizzate e specia-lizzate, per garantire che le procedure siano eseguite secondo quanto stabilito dalla norma e rispettando la sicurezza delle persone e dell’ambiente.

di ROssella ReGinella

IL PROGETTO

Leonardo Di PilatoAss. Ambiente Comune di Andria

ARPA PUGLIA

Sono passati quindici anni da quando l’amianto è stato bandi-to in Italia (la legge che lo vieta

è del 1992), ma l’emergenza dovuta a l l ’u s o scriteriato di questo materia-le altamente nocivo per la nostra salute non è finita.“Il picco di casi di mesotelioma, il tumore maligno a lunga incubazione provocato dall’amianto, si raggiunge-rà nel 2020”, dice a Newton Marino Gatto, professore di Ecologia del Po-litecnico di Milano. E il peggio è che non si ammalano solo gli operai che per anni hanno lavorato nelle fabbri-che di amianto.Se l’asbestosi, la malattia professionale tipica della categoria, richiede lunghe esposizioni a dosi massicce di fibre di amianto, chiamato anche asbesto, e dunque colpisce solo chi lavora quo-tidianamente a contatto con esso, ba-stano sporadici contatti con l’amianto, poche fibre insediate in profondità nei polmoni, per provocare malattie anche più gravi. Per questo solo adesso, anche

se l’amianto non si usa più, si iniziano a vedere le vere conseguenze della sua diffusione: sono passati trent’anni dal

periodo di massima produzione, e le fibre assediate nei polmoni dei cittadi-ni esposti hanno iniziato a rivelarsi.

“Le attività svolte da Arpa Puglia – spiega Massimo Blonda, Direttore Scientifico - si collocano, in genera-

le, in un quadro normativo che vede la esclusiva competenza nel campo della vigilanza igienico-sanitaria sulla possibile esposizione a rischio amianto della popolazione generale e lavorativa, nonché, di supporto tecni-co-scientifico per le strutture labora-toriali. Arpa Puglia è costantemente impegnata con le forze di Polizia e le Istituzioni Locali nel monitorare ogni aspetto che riguarda la salute pubbli-ca. L’obiettivo è prevenire”.

Rossella Reginella

Bonificare correttamente per evitarepatologie derivanti da fibre di amiantoBlonda:”L’Arpa è impegnata con le forze di poliziae le istituzioni nel prevenire ogni forma di rischio per la salute”

Massimo BlondaDirettore Scientifico Arpa Pulia

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Industria&Ambiente4

SPECIALEGUARDIA DI FINANZAAccertamenti economici fiscalie contrasto ai crimini ambientaliI DATI/ Nei primi tre mesi del 2009 sono state sequestrate 95mila tonnellate di rifiuti,43 discariche abusive e aree demaniali per oltre 687mila metri quadrati

Numerose le competenze attribuite alla Guardia di Finanza in ambito ambientale

La Guardia di Finanza, quale Polizia Economica e Finan-ziaria a tutela degli interessi

erariali degli Enti locali, dello Sta-to e della Comunità Europea, anche nell’anno 2008/2009 ha manifestato la sua costante e vigile presenza sul territorio pugliese in tutti i comparti operativi d’interesse istituzionale e, segnatamente, nell’attività di repres-sione delle violazioni tributarie, con-trasto alla criminalità organizzata, prevenzione e repressione delle frodi comunitarie, lotta al traffico di sostan-ze stupefacenti e alla contraffazione, tutela ambientale.Le competenze dei militari della Guar-dia di Finanza, ad ampio raggio, fanno si che i servizi svolti con riguardo ai crimini ambientali non siano circo-scritti all’area di primo intervento, al mero sequestro, agli accertamenti di sola polizia giudiziaria, ma prosegua-no con lo sviluppo di approfonditi, in-dispensabili accertamenti economico finanziari nei confronti di soggetti in-teressati al ciclo dei rifiuti, alle attività industriali ed estrattive e imprendito-riali; accertamenti, questi, condotti dai reparti territoriali proprio in ragione delle competenze riconosciute alla sola Guardia di Finanza, quale Polizia economico finanziaria; accertamen-ti che si muovono verso gli interessi economici, colpendo gli eventuali arricchimenti sotto il profilo dell’eva-sione fiscale e dell’individuazione di patrimoni illeciti eventualmente accu-mulati; in ciò, assume assoluta valenza la felice congiunzione di qualifiche di polizia giudiziaria e di polizia tribu-taria, attribuite in via esclusiva ai soli militari della Guardia di Finanza.L’attività operativa delle Fiamme Gialle Pugliesi, nel corso del 2008 ha

portato ai seguenti risultati: sono sta-ti segnalati 707 soggetti; di questi 489 denunciati all’Autorità Giudiziaria; se-questrati rifiuti industriali per oltre 52 mila tonnellate ed aree demaniali per 1,3 milioni di metri quadri.In tale ambito, i Finanzieri hanno ac-certato infrazioni in materia di tributo speciale per il deposito in discarica di rifiuti solidi (c.d. ecotassa) per un am-montare di circa 2,8 milioni di euro.Nello specifico settore “Traffici illeciti di rifiuti in ambito transfrontaliero”, sempre nella prefata annualità, l’atti-vità condotta dai militari del Coman-do Regionale Puglia, tra l’altro, ha

portato: al sequestro di 147 tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi presso lo scalo portuale di Bari, rifiuti rinvenu-ti a bordo di cinque tir provenienti dal Kosovo; in un’altra operazione, in fase di conclusione, al sequestro di 2.122 tonnellate di prodotti destinati ad altri Stati comunitari e di 80 tonnellate di scarti di lavorazione.A conferma della qualità e della conti-nuità dell’impegno profuso in Puglia, nei primi tre mesi del 2009, i risultati conseguiti, sempre in tema di contrasto ai crimini ambientali, sono di sicuro rilievo. Sono stati infatti segnalati 139 soggetti, di cui 103 denunciati all’Au-

torità Giudiziaria; sequestrati rifiuti industriali per oltre 95 mila tonnellate, 43 discariche abusive ed aree dema-niali e non pari ad oltre 687 mila metri quadri; altrettanto ingenti le infrazio-ni, in fase di rendicontazione, relative alla “ecotassa”.La tutela ambientale in Puglia passa anche attraverso la sottoscrizione di apposite convenzioni con gli Enti Lo-cali tramite ricerca e scoperta degli illeciti ambientali caratterizzati da più rilevanti profili economico-finanziari. In particolare, attraverso uno specifico software è possibile monitorare tutti i siti sottoposti a sequestro, per verifi-

Gen. Luciano InguaggiatoComandante Regione Puglia Guardia di Finanza

REPORT ‘O9

care, tra l’altro, gli esiti e le effettività delle procedure afferenti le bonifiche dei medesimi siti, anche in relazione ad eventuali finanziamenti destinati a tali finalità; numerosi i controlli in materia di traffici transfrontalieri di ri-fiuti tra l’Italia e l’Albania, in attuazio-ne delle prerogative sancite nell’Asse II del Programma Operativo Interreg III Italia-Albania – 2000-2006. L’atti-vità di studio condotta da esperti del settore ha portato alla redazione di un approfondito vademecum operativo, distribuito anche a tutti i Reparti Ope-rativi della Puglia impegnati nello spe-cifico settore.

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Monitorate le discariche autorizzate e controllate le imprese che operano nella gestione dei rifiuti

Polizia ProvincialeEseguiti 2287controlli in ambitoterritoriale

Sono numeri importanti quelli del bi-lancio 2008 dell’attività della Polizia Provinciale di Bari. Cifre che con-

fermano l’ottimo lavoro svolto dagli agen-ti in organico, coordinati dal comandante Francesco Greco. Un gruppo altamente specializzato e professionale, che forma e guida un “esercito” parallelo di volontari.Il nucleo di Polizia ha eseguito 2287 con-trolli, producendo 595 verbali, 19 notizie di reato, 51 ingiunzioni emesse e 151 con-testazioni per violazioni amministrative (Mud). “La sezione ambientale – spiega Fratesco Greco - ha svolto il compito essenziale di assicurare il rispetto delle regole e degli “standard ambientali” fissati dal legislatore presidiando e controllando costantemente il territorio. Organizzata in sette pattuglie, ha operato soprattutto sul fronte dei con-trolli ambientali ad imprese, richiesti dal Servizio Rifiuti ed Ambiente dell’Ente. Inoltre, sono state monitorate le discariche autorizzate presenti sul territorio provin-ciale e sottoposti a controllo alcuni impian-ti di depurazione, quelli di trasformazione dei prodotti agricoli quali cantine, oleifici e caseifici, al fine di verificare il corretto smaltimento dei reflui di lavorazione e dei fanghi. Infine, sono stati individuati molte-plici siti oggetto di abbandono incontrollato di rifiuti pericolosi e speciali, soprattutto a ridosso dei centri urbani”.Per lo sviluppo delle attività ambientali, a fronte di 512 richieste di accertamento, sono stati eseguiti n. 673 controlli. L’esito delle attività investigative, ha determina-to la contestazione di 95 processi verbali, 2 comunicazioni di notizie di reato alla competente Autorità Giudiziaria e relativi sequestri preventivi.“Le attività ed i risultati conseguiti nel passato esercizio 2008 – conclude Greco - evidenziano chiaramente una continuità sia qualitativa che quantitativa di tutte le atti-vità rispetto all’anno 2007.Detta operosità può considerarsi senz’altro condizione essenziale per conseguire ulte-riori miglioramenti futuri. Di rilievo, l’au-mento dell’organico che a breve l’Ente fina-lizzerà, ove se supportato da idonee risorse finanziarie, che naturalmente sfocerebbero nel normale e progressivo rinnovamento delle basilari dotazioni strumentali, di un Servizio ormai quotidianamente, sotto gli occhi e i giudizi di un’utenza sempre più attenta, potrà sicuramente determinare, un rinnovato impulso a fare sempre meglio, da parte di tutti gli agenti di Polizia Provin-ciale”.

Le caratteristiche di globalità e sistemicità tipiche della tematica ambientale richie-dono approcci sinergici caratterizzati da

forte multidisciplinarietà ed elevato grado d’inno-vazione: in tale logica lo scorso 25 febbraio 2009 è stato siglato il nuovo Accordo di Programma per la tutela dell’ambiente che coinvolge le tre le Forze dell’Ordine impegnate nel settore ambien-tale (Comando Tutela Ambiente dei Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Sta-to), ARPA Puglia ed Istituto di Ricerca Sulle Ac-que del Consiglio Nazionale delle Ricerche. La Puglia è stata la prima Regione italiana ad in-trodurre l’innovazione tecnologica, organizzativa e gestionale per il controllo e la tutela dell’am-biente nelle pratiche investigative e di analisi ambientale, propagando la propria esperienza in altre 6 regioni italiane. I progetti pugliesi svilup-pati nel settore dei controlli ambientali sono an-noverati tra le buone pratiche di livello nazionale sul portale www.buoniesempi.it, il Thesaurus delle Azioni di Sistema e delle Esperienze di In-novazione realizzato per conto del Dipartimento della Funzione Pubblica e sul portale http://www.nonsolofannulloni.forumpa.it del Ministero della Pubblica Amministrazione e l’innovazione.L’interesse scientifico all’applicazione di modelli matematici, all’implementazione di software spe-cialistici, di sistemi di intelligenza artificiale e di dispositivi elettronici avanzati, ad applicazioni pratiche di interesse sociale, ambientale e soprat-tutto sanitario ed è assai rilevante anche in ragio-ne della forte connotazione interistituzionale che assume, consentendo di sperimentare sul campo i risultati della ricerca ed ottenendo stimoli e sug-gerimenti per ulteriori implementazioni ed affi-

permettendo di riprodurre e ripercorrere i ragio-namenti umani, con la possibilità di considerare un numero estremamente più ampio di dati geo-referenziati ed informazioni alfanumeriche con i rigori delle regole strutturate. Tale tecnica favo-risce l’approfondimento delle basi teoriche della predittività, attraverso l’analisi più intrinseca delle fattispecie che hanno condotto alla configu-razione del reato, la ricostruzione del relativo mo-dello e l’interpolazione, ai fini predittivi, di cosa e quando potrà manifestarsi. Nella costruzione dell’apparato modellistico rive-ste particolare interesse l’implementazione di me-todologie per incrementare l’autoapprendimento dei sistemi informatici integrati allo scopo di al-lineare le logiche d’indagine alle logiche poste in essere dalla stessa organizzazione criminosa. I si-stemi di autoapprendimento consentono di supe-rare i più sofisticati meccanismi di modellazione di strutturazione delle informazioni e delle rego-le, attraverso la semplice acquisizione dei risultati (ad es. di indagine) ottenuti con esito positivo e la determinazione indiretta dei relativi algoritmi.L’efficace azione condotta in Puglia dalle Forze dell’Ordine impegnate nel settore ambientale, con risultati operativi di estrema rilevanza, in-crementa quotidianamente le potenzialità di tali approcci, favorendo anche la formalizzazione dei modelli cognitivi utilizzati dagli investigatori per lo sviluppo delle indagini. Infatti, la matemati-ca e l’informatica offrono differenti metodi per formalizzare la conoscenza quali relazioni alge-briche e linguaggi funzionali, mentre le ultime innovazioni consentono la formalizzazione dei cosiddetti “dati semantici” incasellabili in data base e riferiti anche a inferenze, algoritmi e mo-delli computazionali.

*Consiglio Nazionale delle Ricerche

namenti promossi dagli stessi utilizzatori.Tale scenario di proficua collaborazione ed attiva sinergia rende la Puglia un “laboratorio operati-vo” di rilievo internazionale, in cui sperimenta-re approcci e metodologie innovative orientate a contrastare le principali cause di inquinamento derivanti da comportamenti illeciti, riducendo i pericoli per la salute umana e per l’ambiente e conseguendo, al contempo, un effetto deterrente e dissuasivo nel segno della prevenzione.Le innovazioni trasferite alle pratiche operative di indagine comprendono i modelli cognitivi del-lo spazio geografico che consentono la formaliz-zazione di tali aspetti “sociali” in ambiente GIS,

Laboratorio operativo di rilievo internazionaleSiglato il nuovo accordo con la Regione Puglia per la tutela ambientale Coinvolti Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Arpa Puglia, Corpo Forestale dello Stato e il Consiglio Nazionale delle Ricerche

L’azione condotta in Puglia dalle forze dell’ordine è di estrema rilevanza

di ViTO FeliCe uRiCCHiO*

di anna MaRia MaCCHia

Vito Felice Uricchio

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Industria&Ambiente6

Un ambientalismo moderno non può fermarsi alla protesta ed alla testimonianza delle conse-

guenze negative di un progresso tecno-logico legato al puro profitto economi-co. Così come non si può ipotizzare uno scenario di sviluppo nazionale senza l’acciaio. Per questi motivi ci impegniamo con ogni nostra azione perché Taranto di-venti la sede dei progetti più avanzati di Ricerca e Sviluppo nel settore si-derurgico. L’attuale crisi economica e finanziaria, che ha colpito l’industria dell’auto, ha fortemente condizionato il settore siderurgico, ma secondo gran parte degli osservatori specializzati, la situazione tendenziale continuerà a ve-dere, per diversi anni, un aumento dei consumi mondiali di acciaio. In Italia, su 40 siti produttivi, solo tre sono a ciclo integrale, Taranto, Piombino e Trieste. In queste tre città si concentra però la produzione di acciaio di qualità: il forno elettrico, che funziona prevalentemente con rottami di ferro, ha un minor impat-to ambientale, ma produce un acciaio meno pulito e quindi di minore qualità. Altro aspetto non trascurabile è connes-

so alla competitività del prodotto italia-no ed europeo: un buon risultato in cam-po ambientale non può costituire uno svantaggio economico per l’industria siderurgica: uno spostamento della pro-duzione in altre regioni, possibilmente attraverso impianti meno efficienti, de-terminerebbe non solo il mancato rag-giungimento dell’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2, ma anche ulteriori costi sociali in termini di occupazione. L’innovazione dei processi siderurgici

integra un complesso di tecnologie in tutta la filiera produttiva. La problema-tica è complessa, e pertanto va affronta-ta in ogni suo aspetto, dall’uso razionale delle risorse fossili non rinnovabili, agli aspetti ambientali ed energetici nei pro-cessi di trasformazione, all’uso e riuso dei prodotti siderurgici, agli impatti sociali connessi alla sicurezza dei lavo-ratori e dei cittadini coinvolti. Si parla oggi di Politiche Integrate di Prodotto

(I.P.P.), che fanno riferimento a cinque tecnologie innovative: tecnologie “net-shape” (produzione di componenti finiti o quasi finiti), riduzione/fusione diretta da minerale e carbone, trattamenti su-perficiali in continuo di nastri d’accia-io, processi metallurgici per prodotti speciali, tecniche innovative di model-lazione e automazione di processo. A queste tecnologie si affiancano i proto-colli di ricerca a medio e lungo termine.

Tecnologie ambientaliper una siderurgica sostenibileLa legge regionale sulle emissioni di diossina e la crisi economicaimpongono il massimo impegno nella soluzione di tecniche progettuali

di MauRO Capasa*

In Puglia serve una nuovapolitica economica a tuteladell’area industrialedi Taranto e della fascia Ionica

Tra questi, ULCOS (Ultra Low CO2 Steelmaking) riunisce circa 50 partner, tra cui produttori di acciaio, laboratori di ricerca, università e altri attori. Nato nel 2004, attualmente sviluppa quattro tecnologie: l’altoforno con riciclaggio di top-gas con cattura e immagazzinamen-to del carbonio (CCS); riduzione del mi-nerale di ferro con CCS; pre-riduzione del gas naturale con CCS ed elettrolisi diretta del minerale di ferro. Nella se-conda fase si sperimenterà la modifica di un altoforno con riciclo del gas, con produzione di acciaio priva di emissio-ni di CO2, per un costo complessivo di 300 milioni di euro. La città di Taranto può e deve diventare la sede di attua-zione di queste nuove tecnologie, con il coinvolgimento di tutti gli attori locali, in primis Politecnico di Taranto ed Arpa Puglia. Taranto quindi, quale sede della nuova Piattaforma Tecnologica dell’Ac-ciaio, per convertire le esperienze lavo-rative maturate sul campo in nuove pro-fessionalità per l’attuazione dei progetti, nell’ambito di una politica industriale per la siderurgia compatibile con l’am-biente.

*Coordinatore Regionale Ambiente e/è Vita-Puglia

L’ASSOCIAZIONEAMBIENTE E/E’ VITA

Mauro Capasa

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La Finanziaria per il 2009 ha introdotto nuovi meccanismi d’impulso dell’azione pubbli-

ca a bassi costi per l’ente ed elevata soddisfazione per i cittadini. Si tratta di un’inedita forma di promozione e attuazione di progetti ad opera della società civile cui compete (tempo per-mettendo) approntare, sostenere e por-tare a compimento interventi mirati al miglioramento della qualità dell’am-biente urbano. L’art. 23 del decreto legge n. 185/2009, autorizzando gruppi di cittadini “organizzati” a formulare all’ente competente “proposte operati-ve di pronta realizzabilità”, introduce nel nostro ordinamento un nuovo mo-dello procedimentale imperniato sul consenso tra pubblico e privati. Pre-scindendo dall’ermetismo di talune espressioni utilizzate dal legislatore l’istituto presenta, al tempo stesso, trat-ti di particolare interesse ed elementi che alimentano alcune perplessità.Sotto il primo profilo, la sottoposizione al giudizio dell’ente di progetti privi di oneri a suo carico (ma idonei, al tem-po stesso, a soddisfare esigenze diffu-se tra la gente) non può che costituire un’opportunità d’indiscutibile valore. Ben vengano, pertanto, tutte le “propo-ste operative di pronta realizzabilità”, cui la norma fa riferimento, contenen-ti una puntuale indicazione dei costi e mezzi di finanziamento necessari a completare l’opera senza che l’ente

debba impegnare finanze proprie. An-che l’ampiezza dell’ambito oggettivo di applicazione dell’art. 23 – che si rivolge a microprogetti “di arredo urbano o di interesse locale” – lascia ben sperare, non intravedendosi motivo alcuno per riservare al soggetto pubblico l’inizia-tiva in tali settori. Resta solo da capire se i progetti di interesse locale vadano considerati, nell’esegesi dell’enuncia-to legislativo, specificazioni della più definita categoria degli interventi di arredo urbano ovvero iniziative idonee a conseguire obiettivi più ampi di inte-resse pubblico in ogni settore di inter-vento quali l’ambiente, i beni culturali, il trasporto locale, l’edilizia scolastica,

L’Art. 23 del D.Lgs 185/2009, autorizza gruppi di cittadini a proporre proposte progettuali e operative

Progetti per l’arredo urbano mirati alla qualità dell’ambienteOpportunità di sviluppo e di educazione ambientale con iniziative di sensibilizzazione

ecc… Ulteriori lumi occorrerebbero al riguardo delle dimensioni dei proget-ti cui la Finanziaria si rivolge, al fine di prevenire interpretazioni divergenti del prefisso “micro”.Pur in attesa di un intervento chiari-ficatore non ci si può esimere, però, dall’affrontare i principali profili di criticità delle nuove norme, in buona parte riconducibili alle singolari – quanto stringate – regole procedimen-tali: la proposta, una volta “consegna-ta” alle cure dell’ente, innesca infatti un iter amministrativo il cui svolgi-mento andrebbe meglio disciplinato dalla potestà regolamentare degli enti locali cui spetta la fissazione di regole

più puntuali. Ove pure lo sviluppo del procedimento venisse opportunamente scandito, il collegamento dell’istituto ad altre ipotesi in cui l’ente è chiamato a dichiarare la corrispondenza a pub-blico interesse di una proposta dei pri-vati ne evidenzierebbe altri (e più seri) limiti. Il maggiore tratto di differen-ziazione dei “microprogetti di arredo urbano” dal “procedimento del pro-motore” (collaudata partnership pub-blico privata volta al cofinanziamento privato di opere pubbliche) risiede, infatti, nella scelta del legislatore della Finanziaria di associare il valore del silenzio-assenso all’inerzia dell’ente che si protragga oltre due mesi dal rice-

vimento della proposta ex art. 23; solo nel caso in cui gli interventi riguardino immobili sottoposti a tutela storico-artistica o paesaggistico-ambientale al silenzio prolungato non conseguirebbe alcun effetto amministrativo, restando sospeso l’iter fino all’intervento delle autorità competenti. L’implicita auto-rizzazione all’esecuzione delle opere verrebbe meno, invece, nel caso in cui l’intervento non venga avviato nei sei mesi successivi. Queste disposizioni hanno già alimentato le prime critiche da parte di associazioni di categoria che intravedono il rischio di lesione degli interessi legittimi dei residenti controinteressati e la possibilità che il disordine urbano dei nostri centri, già insostenibile, aumenti. Il dito è punta-to, inoltre, sulla difficoltà per i Comu-ni, in specie di grandi dimensioni, di prendere rapidamente posizione sulle numerose proposte che potrebbero pervenire nei prossimi mesi (così As-soedilizia). Alcuni di questi dubbi appaiono in ve-rità eccessivi, essendo sufficiente, per l’ente oberato o preso alla sprovvista, rivolgere ai promotori una snella ri-chiesta di chiarimenti interruttiva del termine dei sessanta giorni. Di contro, il rischio della proliferazione delle atti-vità amministrative è fondato.Un giudizio complessivo sui “micro-progetti” dovrà pertanto attendere tempi più maturi. Intanto, cittadini e associazioni possono iniziare ad affi-nare le idee. *Università di Bari

La finanziaria 2009 ha introdottonuovi meccanismi d’impulsoper investimenti pubblici

Previsti contributi per progetti di interesse pubblicoe di promozione ambientale

QUALITA’DELLA VITA

di GianluCa seliCaTO*

Terracube è una giovane azienda pugliese che si

occupa di tutela ambienta-le. Dal recupero alla produ-zione di prodotti ecologici. Terracube punta ad offrire supporto e soluzioni chiavi in mano ad aziende, enti, e isti-tuzioni in campo ambientale. Sostiene azioni ed iniziati-ve responsabili e sostenibili verso l’ambiente circostante, reinvestendo parte dei propri utili in attività atte a miglio-rare la qualità dell’ambiente. Nel dettaglio l’offerta si di-stingue in due grandi aree: supporto alla gestione Raee (Rifiuti di Apparecchiature

Elettriche ed Elettroniche) e rigenerazione e riciclo delle Raee.Terracube commercializza prodotti innovativi nel cam-po della tutela ambientale, che derivano dal riciclaggio, prodotti verdi, già esistenti sul mercato o autoprodotti, tutti certificati ecolabel o a filiera CO2. “Pianta un Sogno” è un pro-getto etico ambientale che si propone di migliorare la qualità dell’aria, attraverso la messa a dimora e la tute-la di aree verdi nel territorio in cui un progetto nasce e si sviluppa.

Ristampa e Terracubeinsieme per promuovere la cultura ambientale

L’INIZIATIVA

Sono stati 43.495 i controlli sul territorio effettuati nel

2008, in media 119 al giorno con 17.492 persone controlla-te. Questi i numeri dell’attivi-tà’ del Corpo forestale dello Stato nell’ambito della tutela delle risorse idriche. Le ope-razioni di controlli hanno riguardato quattro ambiti di attività: polizia fluviale, pre-lievi idrici, abusi e captazioni illecite, inquinamenti a pesca illegale. Maglia nera degli illeciti fluviali va al Lazio, dove sono stati riscontrati 86 reati. A seguire nella classi-

fica delle regioni ‘’meno vir-tuose’’ contro il patrimonio idrico c’e’ la Calabria con 52 reati, seguita dalla Campania con 40, quindi la Toscana con 29 e la Lombardia con 28. Tra le regioni con meno illeciti al primo posto ci sono le Mar-che con 5 reati, la Liguria e il Molise con 6. Bene anche la Basilicata con 10 reati e la Puglia con 13. Nell’ultimo anno le persone denunciate per ‘’crimini fluviali’’ sono state 400, i sequestri penali 79 e 114 quelli amministra-tivi.

RISORSE IDRICHE

Quaranta mila tonnellate tra frigoriferi, lavatri-

ci e lavastoviglie (Raee). E’ quanto ha raccolto l’Eco-dom, il Consorzio italiano di recupero e riciclaggio degli elettrodomestici, su tutto il territorio nazionale da gen-naio 2008 a febbraio 2009. Non solo: grazie al processo di trattamento e riciclo dei Raee, 848 mila tonnellate di anidride carbonica non sono state immesse nell’atmosfera, e si e’ evitata la dispersione di una significativa quantità di gas che danneggiano lo

strato di ozono. ‘’Quest’anno - spiega il direttore generale di Ecodom Giorgio Arienti - puntiamo al raddoppio dei rifiuti raccolti, all’aumento delle prestazioni ambientali del riciclaggio e alla diffusio-ne della cultura della respon-sabilità nella gestione dei ri-fiuti’’. Dati alla mano, infatti, l’utilizzo di materie prime, quali ferro, alluminio, rame e plastica, ottenute dal riciclo di 40 mila tonnellate di Raee comporta un risparmio ener-getico di circa 76,8 milioni di kWh di energia elettrica.

RECUPERO

“Pianta un sogno“ è un progetto etico

Corpo Forestale dello Stato

Effettuati 43mila controlli sul territorio

Illeciti fluviali e prelievi idrici,la Puglia tra le regioni in Italiacon più reati ambientali

Consorzio Ecodom

Giorgio Arienti: “Puntiamo al raddoppio“

Avviate al trattamento e recupero oltre 40mila tonnellate di rifuti elettrici

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I piemontesi producono sempre meno rifiuti e fanno crescere la raccolta differenziata che supera

la soglia simbolica di un milione di tonnellate.Nel consuntivo sui dati 2007, elaborato dal Settore Programmazione Gestione Rifiuti dell’Assessorato all’Ambiente, i numeri parlano chiaro: a testa ogni anno -6 kg. di produzione totale di ri-fiuti, +21 kg. di raccolta differenziata, -27 kg. di rifiuti in discarica.Il 2007 ci regala due buone notizie: la prima racconta che diminuiscono leg-germente i rifiuti che i piemontesi pro-ducono quotidianamente; la seconda conferma quanto avevamo anticipato nelle previsioni: la raccolta differen-ziata, con poco più di un milione di tonnellate, raggiunge il 45,3% supe-rando il traguardo nazionale (45%) previsto dalla legge finanziaria per il 2008, obiettivo raggiunto con un anno d’anticipo. Il merito di questi risultati positivi va principalmente all’impe-gno costante dei cittadini piemontesi e al sistema degli Enti locali che, sulla materia della gestione dei rifiuti, ha maturato in gran parte della regione un’attenzione e una professionalità determinanti per raggiungere il livello attuale. E’ un segno preciso della vo-lontà di salvaguardare le risorse che abbiamo a disposizione che, come sap-piamo, non sono infinite.In termini assoluti sono state prodotte quasi 2,27 milioni di tonnellate di ri-fiuti urbani. Di questi 1,02 milioni di tonnellate sono di raccolta differenzia-ta, destinate al riutilizzo, al riciclaggio e al recupero.Rispetto al 2006 la produzione com-plessiva risulta essere stabile, pur in presenza di un incremento di abitanti che si aggira intorno alle 50mila unità. I rifiuti avviati a smaltimento si sono ridotti di circa 100.000 t (-7,5%), circa 1.243.000 tonnellate, mentre la rac-colta differenziata ha avuto un incre-mento di poco superiore alle 100.000 t. (+11%), circa 1.030.000 t. Nel 2007 le frazioni maggiormen-te raccolte in maniera differenziata risultano essere la carta e il cartone (330.000 t circa; 75,6 kg pro capite), l’organico (199.000 t circa; 45,2 kg pro capite), gli sfalci e le potature (121.000 t circa; 27,6 kg pro capite), il vetro (98.000 t circa; 32,2 kg pro capite) ed il legno (87.000 t circa; 20,7 kg pro capi-te). I RAEE, rifiuti di origine elettrica

ed elettronica, raggiungono un valore pro capite pari a 2,8 kg anno, “una pro-va significativa - sottolinea l’assessore - del recupero di materiali spesso pre-ziosi, adatti al riutilizzo e pericolosi per l’ambiente”. Rispetto al 2006 le frazioni che pre-sentano un maggiore incremento in termini assoluti sono la frazione orga-nica (+ 28.500 t.), seguita da carta (+ 27.000 t.), vetro (+ 15.000 t.), sfalci e potature (+ 12.500 t.).Il trend di aumento della raccolta dif-ferenziata conferma, soprattutto ne-gli ultimi tre anni, che il recupero di materiale è una realtà consolidata e in espansione costante. Purtroppo per-

SPECIALE REGIONI

Nicola De Ruggero

mangono ancora evidenti differenze tra i diversi ambiti provinciali: accanto alle conferme delle eccellenze di No-vara (61,8%), del VCO (56%) e di Asti (54,5%), si segnala il 46,5% raggiun-to dalla provincia di Torino, che con i suoi 2 milioni di abitanti influisce significativamente sul dato piemonte-se. Infine Cuneo raggiunge il 40,6%, Alessandria il 37,9%, Biella il 35,6%, Vercelli il 25,5.Nell’ambito della raccolta differenzia-ta il Piemonte vanta una serie di eccel-lenze: il comune di Costigliole d’Asti è stato premiato da Legambiente come il miglior “comune riciclone” d’Italia con oltre il 70%. Sempre a livello naziona-

le, tra i primi quattro capoluoghi di provincia, tre sono piemontesi (Verba-nia al primo posto, con il 72,4%; Asti ed Novara, rispettivamente al terzo ed al quarto posto).Per favorire il recupero di materiali e la riduzione dei rifiuti alla fonte l’As-sessorato all’Ambiente continua a pro-muovere tra i piemontesi azioni di buo-na pratica quotidiana, il progetto del “detersivo alla Spina” e di informazio-ne capillare, il “Progetto Recupero”.Il primo, che ha ormai numeri impor-tanti, oltre 12 tonnellate di plastica ri-sparmiate e circa 34 tonnellate di CO2 non emesse - conclude de Ruggiero - è diventato un esempio per altre realtà

regionali ed è stato inserito dal Gover-no tra i cento migliori esempi di buona amministrazione in Italia. Il secondo, un’importante azione di comunicazio-ne ai cittadini per certificare e dimo-strare l’effettivo recupero dei rifiuti raccolti in modo differenziato sul no-stro territorio, è il modo più immediato per eliminare definitivamente i residui di scetticismo nei confronti della rac-colta differenziata. Una mostra itine-rante nelle città del Piemonte ha fatto conoscere ai cittadini i risultati del loro impegno quotidiano.

*Assessore Ecologia e Ambiente Regione Piemonte

di niCOla de RuGGeRO*

In forte incrementola raccolta differenziata

PIEMONTE/ Gli ottimi risultati sono stati raggiunti con la collaborazione degli Enti locali

Nell’ambito della raccolta differenziata il Piemonte vanta una serie di eccellenze: il comune di Costigliole d’Asti è stato premiato da Legambiente come il miglior “comune riciclone” d’Italia con oltre il 70%

LA PROVINCIA DI BARI E’ TRA LE PRIME IN ITALIA

Il Consiglio Provinciale di Bari, all’unanimità, ha ap-

provato il “Regolamento per la disciplina delle competen-ze pro-vinciali in materia di bonifica e ripristino ambien-tale dei siti contaminati” in attuazione delle Legge Regio-nale n.17/2007.Grande soddisfazione è stata espressa dal Presidente della Provincia, Vincenzo Divel-la, dall’Assessore Provinciale all’Ambiente, Romano Ca-rone, sia per il dato politico che ha visto compatto tutto il Consiglio Provinciale, sia perché la Provincia di Bari, la prima della Puglia, si è dotata di un regolamento sulle com-petenze in materie di bonifica e ripristino ambientale.

L’accordo è finalizzato ad or-ganizzare un circuito di ge-stione rifiuti di provenienza agricola che, in attuazione dei

principi di responsabilizza-zione e cooperazione, favori-sca la raccolta differenziata, il recupero e il riciclaggio e il corretto smaltimento dei rifiuti, semplificando le pro-cedure burocratiche a carico degli operatori agricoli, nel rispetto delle norme nazionali e regionali e riducendo i costi di gestione degli stessi rifiuti. La collaborazione con le or-ganizzazioni sindacali è di-retta, inoltre, a prevenire ogni possibile forma di smaltimen-

to incontrollato o inidoneo di rifiuti agricoli, nonché a contenere i costi di gestione degli stessi. “La Provincia di Bari – spiega Vincenzo Divella – attraverso questa intesa, vuole orga-nizzare la raccolta dei rifiuti agricoli educando tutti alla corretta gestione dell’ambien-te. Parte da qui, dunque, una campagna di promozione e di sensibilizzazione con le orga-nizzazioni agricole affinché si possano conseguire i risultati

dell’accordo”. “Per lungo tempo si è tentato di governare la questione dei rifiuti speciali derivanti dal-le attività agricole – spiega Romano Carone - e spesso sono sorte difficoltà, con una diffusa discrepanza esistente tra le norme vigenti in mate-ria e l’attuazione loro data, con questo accordo, si potrà realizzare un nuovo modello di gestione dei rifiuti agrico-li, responsabilizzando tutti i soggetti coinvolti. (r.r.)

Protocollo d’intesa per un corretto smaltimento e recupero dei rifiuti agricoliCoinvolte le organizzazioni sindacali e le istituzioni

Romano Carone

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Un vero e proprio boom di do-mande ricevute dagli Enti lo-cali alla Regione per i bandi

di concessione contributi sul risparmio energetico e le fonti rinnovabili. Le domande presentate sono 389 di cui 104 per impianti fotovoltaici, 47 per impianti solari termici, 191 per l’illu-minazione pubblica, 18 per impianti geotermici e 29 per impianti di coge-nerazione e trigenerazione. Gli investi-menti dei progetti ammontano a 92,66 milioni di euro per una richiesta di contributo pari a 70,2 milioni di Euro. I bandi si riferiscono alla program-mazione dei fondi europei POR per la competitività e l’occupazione per il periodo 2007-2013, che prevede un’im-portante linea di intervento in campo energetico-ambientale. “I progetti presentati dagli Enti locali - spiega l’Assessore all’Ambiente Marco Amagliani -consentirebbero di miglio-rare i già buoni risultati del Pear sia in termini di nuova produzione energeti-ca che di riduzione dei gas ad effetto serra. Dato che le risorse disponibili riusciranno a soddisfare poco più del 20% delle domande pervenute, risulta opportuno procedere con un’ingente integrazione delle risorse nell’ambito dei fondi UE destinati alla Regione. Per soddisfare tutte le domande ser-virebbero 55 milioni di euro. Come dimostra la grande risposta ai bandi regionali i contributi in campo ener-getico-ambientale rappresentano una leva strategica per rilanciare l’econo-mia e l’occupazione. Gli interventi di risparmio energetico e di sfruttamento delle rinnovabili offrono opportunità di lavoro duraturo e sostenibili a im-prese industriali, artigiani, liberi pro-fessionisti, dislocati su tutto il territo-rio regionale”.

Marco AmaglianiAssessore Ambiente Regione Marche

In Italia la metà dei veicoli circo-lanti sono ancora “euro 0”, “euro

1” ed “euro 2”. La modulazioni de-gli incentivi a seconda del livello di emissioni, con il super bonus per i mezzi ibridi, a metano ed elettrici, la previsione di un incentivo speci-fico per la istallazione di impianti a Gpl e a metano e l’incentivazio-ne alla dotazione di filtri specia-li anche per i bus urbani, è una spinta verso l’adozione di modelli di auto più ecologici. E’ la prima volta – spiega il Ministro Stefania Prestigiacomo - che un progetto di rilancio dell’economia assume come elemento base il valore che gli interventi avranno per l’am-biente. Una strategica che proietta il nostro paese in avanti in coeren-za con gli interessi nazionali e con gli impegni assunti a livello inter-nazionale e coniugando l’ecologia con lo sviluppo. Di rilievo è anche tutta la filiera degli interventi per il risparmio energetico. Questo – conclude la Prestigiacomo - è utile alla nostra economia per importare meno combustibili fossili; utile al nostro ambiente perché abbassa i livelli di inquinamento e utile an-che per rispettare gli impegni con l’Unione Europea”. (r.r.)

INCENTIVI

Manovra economica a tuteladell’ambiente

Stefania PrestigiacomoMinistro dell’Ambiente

Energia: La Regione Marche investe 92milioni di euro

Numerose le richieste ricevute dagli enti locali per accedere ai contributi sul risparmio energetico

I bandi si riferiscono alla programmazione dei fondi europei Por 2007/13per la competitività e prevedono importanti novità in ambito energetico

SVILUPPO ENERGETICO

Nascerà a Foggia il primo impian-to a biogas agricolo da 1 MW e

sarà alimentato da circa 6.000 tons/anno di sottoprodotti orticoli (scarti di broccoli e finocchi, tipici della zona) e con biomasse agricole provenienti da circa 300 ettari. L’impianto a fonti rinnovabili produrrà energia elettrica pari al fabbisogno di più di 300 fami-glie e circa 7 milioni di chilowattora termiche che verranno recuperate ed utilizzate per il post-trattamento del digestato, un concime ad alto conte-

nuto organico. L’impianto a biogas della Mipa Agricola commissionato alla EnviTec Biogas sarà un punto di riferimento regionale che fornirà a numerosi agricoltori della Capitanata non solo una diversificazione valida per abbassare i costi e ammontare i ricavi dell’attività’ agricola ma, allo stesso tempo, anche un investimento ecocompatibile, che risparmia fonti fossili, valorizza risorse locali, ri-duce le emissioni in atmosfera e tu-tela, quindi, l’ambiente e la natura.

“L’impianto di digestione anaerobica - afferma Michele Ruberto, ammini-stratore della Mipa Agricola - per-metterà di stabilizzare il reddito delle aziende agricole per quella parte di ettari coltivata a biomassa e per un periodo certo di 15 anni. Al giorno

d’oggi nessuna coltivazione offre una simile garanzia. Inoltre, l’intera ener-gia termica in esubero dall’impianto verrà utilizzata in un successivo ed innovativo processo tecnologico. In tal modo eviteremo l’immissione gra-tuita di calore nell’ambiente’’.

A Foggia il primo impianto a biogas agricoloper produrre energia

IL PROGETTO

L’impianto servirà il fabisogno di 300 famiglie

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Merito di una notevole cam-pagna di sensibilizzazione, promossa dall’Amministra-

zione Comunale e dalla Bar.Sa Spa, che ha coinvolto anche le scuole con una serie di campagne di comunica-zione e di sensibilizzazione. Complice, sicuramente il senso civico ed una buo-na coscienza ambientale dei cittadini: certo è che continua a crescere la rac-colta differenziata, che nei primi mesi del 2009 ha raggiunto il 22%. Barletta, dunque, sembra segnare un’inversione di rotta. Infatti, il mag-giore risultato raggiunto in termini ambientali riguarda proprio la raccol-ta differenziata, incrementatasi anche grazie all’introduzione dei nuovi siste-mi di raccolta. Un dato in controtendenza ed in co-stante e forte aumento rispetto all’anno 2008. Una soddisfazione doppia. “Tan-to abbiamo ancora da fare – spiega Fa-brizio Cangelli, Presidente Bar.Sa Spa - ma certamente la strada intrapresa è quella giusta. E’ importante in questi

casi non abbassare la guardia, consape-voli delle difficoltà che ci sono quando si è all’inizio di un processo nuovo. Un risultato scaturito dalla convinta parte-cipazione di tutte le realtà positive del nostro territorio. E’ la conferma ine-quivocabile della voglia di riscatto di un’intera città, che ha saputo coagulare intorno ad un progetto, cittadini, stu-denti e docenti, servendosi dell’opera encomiabile e dello spirito di servizio mostrato da tutti gli operatori impie-gati nel comparto della gestione dei ri-fiuti. Questo risultato deve rappresen-tare uno stimolo ulteriore affinché si continui a lavorare nel solco tracciato, certi di determinare una svolta epocale nella politica ambientale della nostra Città. Gli obiettivi che la società Bar.Sa S.p.a. - prosegue - intende portare avanti nel breve-medio periodo sono

Capitan Eco, che ha coinvolto i ragazzi delle scuole, cosa che rivela la continua necessità di sensibilizzazione comuni-cativa in questo settore.Al fianco di tali iniziative la Bar.Sa, tuttavia, intende adottare delle misure più strutturali che le permettano di es-sere competitiva con le percentuali di raccolta differenziata che la Regione impone ai vari bacini. In questo senso sarà fondamentale per l’azienda dotar-si di altri tre eco-centri da collocare nei punti strategici della città, in modo da creare per ogni circoscrizione una pro-pria isola ecologica di quartiere.La sfida che il nuovo management aziendale intende portare avanti è la chiusura del ciclo dei rifiuti a Barlet-

Sviluppare sinergieper una corretta gestione dei rifiutiLa Bar.Sa è un’azienda speciale in continua evoluzione

di ROssella ReGinella

da ricercare innanzitutto nella incen-tivazione della raccolta differenziata, che ad oggi si attesta sulla percentuale del 22%, dato incoraggiante, ma che deve spingere l’azienda a migliorare da un lato i sistemi di raccolta, incre-mentando il servizio di raccolta porta a porta che già viene effettuato per la carta, dall’altra informare e sensibi-lizzare la cittadinanza alla corretta educazione ambientale, che è necessa-riamente il punto di partenza per una migliore fruibilità del servizio svolto dalla Bar.Sa.Infatti, le iniziative svolte a favore del-la raccolta differenziata a Barletta han-no avuto un largo successo in termini di partecipazione, vedi la campagna di

La Bar.Sa è in continua crescita e si propone di imporsi come azienda di eccellenza nella nuova provincia BAT in tema di gestione integrata del ciclo dei rifiuti, elevando da un lato la percentuale di raccolta differenziata e dall’altro investendo nelle nuove tecnologie di gestione rifiuti.

[email protected]

Sede legale: via Torpisana, 102 - 72100 BrindisiDirezione Generale: via Cappuccini, 21 - 70017 Putignano (Ba)Tel.: 080/4931341 Fax: 080/4051761

Boni�che di siti contaminatiSistemi Integrati Ambientali

ta, attraverso una più spiccata voca-zione industriale ed impiantistica da attribuire all’azienda, sfruttando le risorse industriali presenti sul territo-rio, le possibilità e le indicazione che verranno dal Piano di Ambito dell’Ato Ba/1. La Bar.Sa - conclude Cangel-li - è un’azienda in continua crescita e si propone di imporsi come azienda di eccellenza nella nuova provincia BAT in tema di gestione integrata del ciclo dei rifiuti, elevando da un lato la percentuale di raccolta differenziata e dall’altro investendo nelle nuove tec-nologie di gestione rifiuti in linea con le indicazioni comunitarie, puntando dove possibile al recupero energetico dei rifiuti”.

Leonardo CangelliPresidente Bar.Sa S.p.a.

L’AZIENDA

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Gli artt. 240 e seguenti del D.Lgs. 152/06 impongono l’esecuzione di interventi di

recupero ambientale anche di natura emergenziale al responsabile dell’in-quinamento che può non coincidere con il proprietario ovvero con il gesto-re dell’area interessata.Appare evidente che sul proprietario dell’area inquinata, non responsabile della contaminazione, non incombe alcun obbligo di porre in essere gli in-terventi ambientali in parola ma solo la facoltà di eseguirli al fine di evitare l’espropriazione del terreno interessa-to gravato da onere reale, al pari delle spese sostenute per gli interventi di recupero ambientale assistite anche da privilegio speciale immobiliare.La normativa citata prevede infatti che, in caso di mancata esecuzione de-gli interventi in argomento da parte del responsabile dell’inquinamento ovvero in caso di mancata individuazione dello stesso, le opere di recupero ambientale vanno eseguite dall’Amministrazione competente la quale potrà rivalersi sul soggetto responsabile anche esercitan-do, nel caso in cui la rivalsa non vada a buon fine, le garanzie gravanti sul ter-reno oggetto dei suddetti interventi.Conseguentemente il proprietario, ove non sia responsabile della violazione, non ha l’obbligo di provvedere diretta-mente alla bonifica, ma solo l’onere di farlo se intende evitare le conseguen-ze derivanti dai vincoli che gravano sull’area cioè quelli dell’onere reale e del privilegio speciale immobiliare.Ne deriva che il provvedimento di messa in sicurezza e bonifica ben può essere notificato al proprietario al fine di renderlo edotto di tale onere (che egli ha facoltà di assolvere per liberare l’area dal relativo vincolo), ma non può

imporre misure di bonifica senza un adeguato accertamento della responsa-bilità, o corresponsabilità, del proprie-tario per l’inquinamento del sito (Cons. Stato, Sez. V, 29 agosto 2006 n. 5045 e Sez. VI, 5 settembre 2005 n. 4525).D’altronde il D.Lgs. 152/06 succitato, nel ribadire all’articolo 192 il divieto di abbandono e di deposito incontrollati di rifiuti sul suolo e nel suolo, ripren-dendo quasi integralmente le disposi-zioni del decreto Ronchi, ha stabilito che chiunque viola i divieti in parola è tenuto a procedere alla rimozione, all’avvio al recupero o smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato

quinamento stesso, posto che sussiste senza dubbio l’interesse del proprieta-rio incolpevole a limitare in ogni caso l’inquinamento sul proprio fondo, an-che per impedirne la perdita di valore economico.Si aggiunga ancora, per completezza, che non potrebbe essere neppure consi-derato implicito riconoscimento di re-sponsabilità, l’esecuzione, da parte del proprietario, di provvedimenti autori-tativi e coercitivi adottati dall’Ammi-nistrazione ai fini della bonifica; tenuto conto che, per pacifica giurisprudenza, la mera attuazione, da parte del desti-natario, di un provvedimento di natu-

Compete alle istituzioniil recupero ambientaledei siti inquinatiL’ente potrà rivalersi con le garanzie dei terreni oggetto di bonifica

di ROssana BaliCe*

dei luoghi in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o perso-nali di godimento sull’area, ai quali tale violazione sia imputabile a titolo di dolo o colpa, aggiungendo, tuttavia, che tale responsabilità deve risultare “in base agli accertamenti effettuati, in contraddittorio con i soggetti interes-sati, dai soggetti preposti al controllo”.Infatti, l’eventuale iniziativa spontanea del proprietario, volta alla rimozione dei rifiuti o al contenimento dell’in-quinamento sul proprio terreno, non può assurgere di per sé, in mancanza di altri elementi univoci e precisi, ad affermazione di responsabilità nell’in-

ra esecutoria, in difetto di altri indizi chiari e non equivoci, non può dare luogo ad acquiescenza nei riguardi dell’Amministrazione (T.A.R. Milano Lombardia 2/4/08).Altrettanto significativo è che cer-ta giurisprudenza (T.A.R. Veneto, 28/3/07), afferma che il proprietario incolpevole, pur non essendo passibi-le di un’ordinanza di bonifica del sito, può esserlo con riferimento alla messa in sicurezza d’emergenza, qualora ne sussistano i presupposti anche nell’in-teresse della pubblica incolumità. *Avvocato

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Da mercoledì 28 a sabato 31 ot-tobre 2009 Rimini Fiera ripro-porrà l’appuntamento con il

consolidato gruppo di manifestazioni dedicate alla qualità ambientale. Gui-date da Ecomondo, fiera internaziona-le del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile, giunta alla 13esima edizione, si affiancheranno Key Energy (3° Fiera Internazionale per l´Energia e la Mobilità Sostenibile), Ri3 (5° Rassegna della Rigenerazione, Ricarica e Riuso) e Cooperambiente (2° edizione della fiera dell’offerta co-operativa di energia e servizi per l’am-biente). Nel 2009 anche una grande novità: la

Favorire lo sviluppo ambientale

prima edizione di Energyes, salone de-dicato a sistemi e soluzioni per un uso efficiente dell’energia. “Ormai Rimini Fiera rappresenta una tappa virtuosa – spiega Simone Ca-stelli, direttore della Business Unit di Rimini Fiera – per chi lavora a favore della sostenibilità ambientale facen-done una chiave di successo. L’offerta fieristica garantisce infatti una pano-ramica completa e di alto livello per tutti coloro che operano nel cosiddet-to “business verde”. Di anno in anno la proposta fieristica si arricchisce di progetti specializzati, ormai possiamo affermare di aver creato un “Sistema ambiente Rimini”, luogo nel quale l’irrinunciabile obiettivo di tutelare le risorse trova risposte concrete ad ogni

livello”.Per spiegare la consistenza della pro-posta di Rimini Fiera è sufficiente ri-correre ai numeri che la definiscono. “Nel 2008 - ricorda Alessandra Astol-fi, project manager di Ecomondo - han-no visitato Ecomondo 64.858 visitatori (+12% sul 2007), 429 i giornalisti ac-creditati, 1.000 le aziende disposte su 70.000 metri quadrati. Nel programma ricchissimo degli eventi collaterali, imponente il contributo dei seminari scientifici messi a punto dal comitato presieduto dal Prof. Luciano Morselli: 250 le relazioni scientifiche (15% di carattere internazionale), 700 i relatori e oltre 100 le istituzioni rappresentate. Di rilievo la presenza internazionale con Green Ventures, borsa di coope-

razione internazionale frequentata da operatori di 23 Paesi di tutto il mon-do”.Quest’anno, Ecomondo vedrà confer-mate le sezioni che tradizionalmente la caratterizzano, a partire dal “cuore espositivo” riguardante il ciclo com-pleto del rifiuto, dalla prevenzione alla raccolta, fino al trattamento e al riuso.Reclaim Expo sarà l’area dedicata alle bonifiche ambientali di siti contaminati in forte espansione; ad Oro Blu saran-no presenti le imprese particolarmente attive e tecnologicamente avanzate in tema di risparmio dell’acqua nell’in-dustria e trattamento acque primarie e acque reflue. Si arricchirà di un tavolo tecnico di alto prestigio che metterà a fuoco workshop di profilo internazio-

di ROssella ReGinella

Simone Castelli

nale; Inertech l’unico appuntamento di riferimento per il settore delle demo-lizioni e del riciclaggio nel comparto delle costruzioni. In evidenza, tecnolo-gie e competenze di un settore che ha grande necessità di iniziative dedicate; Metal-Eco tratterà il mondo dei metalli ferrosi e non ferrosi; Città Sostenibile ospiterà in una grande area espositiva le aziende più all’avanguardia in tema di progettazione sostenibile, prodot-ti, materiali, tecnologie e servizi volti alla tutela del paesaggio, al risparmio energetico e idrico, alla riduzione di CO2, ad una migliore qualità negli stili di vita. Una carrellata dei migliori pro-getti europei ed internazionali che rap-presentano modelli virtuosi per i nostri amministratori progettisti e imprese.

Alessandra Astolfi

Città Sostenibile ospiteràun’area per le aziende all’avanguardia in temadi progettazione sostenibile

ECOMONDO 2009FIERA INTERNAZIONALE

Quest’anno in Fiera si discuterà di ciclo completo del rifiuto, dalla prevenzione alla raccolta, al trattamento e riuso

Reclaim Expo sarà l’area dedicata alle bonifiche ambientali di siti contaminati

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Industria&Ambiente 13

E’ stata pubblicata sulla Gaz-zetta ufficiale dell’Unione europea del 6 dicembre

2008 la Direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente che dovrà essere recepita dagli Stati membri en-tro il 26 novembre 2010. Tale direttiva pone fine alla controversa questione sulla competenza in materia di tutela penale dell’ambiente, apertasi in sede europea a seguito dell’annullamento da parte della Corte di Giustizia della decisione quadro 2003/80/GAI proprio sulla protezione del’ambiente tramite le norme di diritto penale. L’effetto è stato quindi quello di trasferire il pote-re di legiferare anche sui profili pena-listici connessi a politiche comunitarie in materia ambientale alla legislazione comunitaria.La Direttiva ha dunque lo scopo di cre-are un sistema penale – sanzionatorio idoneo a garantire una applicazione efficace ed omogenea della normativa comunitaria a presidio dell’ambiente. Sul piano applicativo essa è destinata ad avere effetti sulle normative pe-nali dei singoli Stati membri poiché prevede che siano sanzionate a livello comunitario una serie di condotte di danneggiamento all’ambiente impu-tabili a persone fisiche e/o giuridiche

di GiORGia BaRBieRi*

Sanzioni penali efficaciin materia ambientaleLa nuova direttiva prevede un sistema sanzionatorio idoneo a garantire un’applicazione efficace della normativa comunitaria

idonee a provocare danni alla salute delle persone ovvero un significativo deterioramento della qualità dell’aria, delle acque, della fauna e della flora. A tale scopo, utilizzando una formula ricorrente a livello comunitario, la Di-rettiva impone agli Stati membri l’ado-zione di “sanzioni penali efficaci, pro-porzionate e dissuasive” nei confronti delle persone fisiche e giuridiche, sen-za però stabilire una soglia minima per le pene. L’armonizzazione viene perseguita mediante la previsione di comportamenti illeciti, ferme restan-

do le ulteriori forme di responsabilità da danno ambientale già previste dal-la normativa comunitaria e nazionale, nonché la facoltà di stabilire sul piano nazionale disposizioni penali anche più stringenti.Le previsioni della Direttiva sono de-stinate ad avere effetti sulla disciplina nazionale relativa alla responsabilità da reato negli enti, ai sensi del D.Lgs. 231/2001, estendendone il suo ambito applicativo anche ai reati ambientali. Allo stato, infatti, il decreto 231 non prevede la responsabilità amministra-tiva degli enti in dipendenza da reati ambientali. L’unica norma in mate-ria ambientale che attualmente rinvia alle “previsioni del d. lgs. 231/2001” è quella di cui all’art. 192 co. 4 del D.Lgs. 4/2008: si tratta però di un rin-vio generico che, alla luce di una in-terpretazione sistematica della norma e dei fondamentali principi di tassa-tività e tipicità cui si ispira il diritto penale italiano, non può che condurre ad escludere l’applicabilità della re-sponsabilità ex decreto 231 agli illeciti ambientali. Pertanto, ferma restando l’autonoma perseguibilità dell’autore materiale del fatto illecito, con l’entra-ta in vigore della Direttiva 2008/99/CE gli Stati membri saranno obbligati a prevedere la responsabilità penale per le persone giuridiche cui siano imputa-

bili i reati ambientali da essa indicati, se commessi a vantaggio da parte di persone: che rivestono una posizione apicale nell’ente, basata sul potere di rappresentanza, di gestione o di con-trollo dello stesso; soggette all’autorità dell’ente e rispetto alle quali sia emersa la carenza di sorveglianza e di control-lo da parte di un apicale.Manca nel testo qualsiasi riferimento alla tipologia di sanzioni applicabili agli enti, pecuniarie e/o interdittive, nonché, ai limiti edittali delle stesse sanzioni. Ciò comporta un’ampia di-screzionalità del legislatore nazionale in sede di recepimento delle disposi-zioni comunitarie. Al contrario, rispet-to ad altri atti comunitari che lasciano più libertà agli Stati membri in ordine alla definizione della natura giuridi-ca della responsabilità e delle relative sanzioni da applicare, la Direttiva im-pone l’attuazione di un sistema san-zionatorio di matrice esclusivamente

penale. Tale anomalia rischia di deter-minare un problema di compatibilità tra la natura delle sanzioni a carico delle imprese e i principi costituzio-nali di ordinamenti ancorati al criterio della personalità della responsabilità penale. D’altra parte sembra ormai dif-ficile dubitare circa la natura di “fatto” penale, anche se formalmente ammini-strativa, della responsabilità derivante dal decreto 231/2001. Infine è stabilito che i comportamenti in questione sia-no puniti penalmente solo se posti in essere intenzionalmente o per grave negligenza. L’elemento psicologico caratterizzante le fattispecie criminose in materia ambientale è quindi il dolo o la colpa grave. Anche tale aspetto potrà determinare rilevanti effetti sul-la disciplina del 231/2001, laddove la responsabilità degli enti venga fatta dipendere anche da reati colposi.

*Avvocato

Giorgia Barbieri

E’ stata pubblicata la nuova direttiva europea 2008/99sulla tutela penale dell’ambiente che dovrà essererecepita dagli Stati membri entro il 26 novembre 2010

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Industria&Ambiente14

Gli italiani producono meno rifiuti pro capite rispetto al passato, mentre si ferma la

crescita della produzione totale na-zionale. E’ quanto successo nel 2007 secondo il Rapporto Rifiuti pubblicato dall’Ispra, che mette in evidenza come il miglioramento della situazione sia dovuto principalmente all’attivazione di specifiche politiche di prevenzione a livello territoriale, che l’anno scorso hanno sortito i primi effetti sulla pro-duzione di rifiuti.In particolare, le produzione pro capite registra una contrazione fino a 546kg/abitante, rispettoai 550 del 2006, con il valore più alto registrato nel centro Italia, dove si pro-ducono 630 kg a persona, seguito dal nord con 539 e dal sud che si ferma a 508 kg.Si ferma anche la crescita nella produ-zione totale nazionale, che nel 2007 si è attestata a 32,5milioni di tonnellate, con un incremen-to di “sole” 40mila tonnellate pari ad appena lo 0,1 per cento. L’incremento è stato di 14mila 800 tonnellate al nord, meno di 500 al centro e circa 23mila 800 tonnellate al sud del Paese: questo rallentamento è il primo frutto delle politiche di molte amministrazioni lo-cali, che da qualche anno operano per prevenire e minimizzare la produzione di rifiuti.Notizie positive anche per la raccolta differenziata, che nel Paese ha rag-giunto il 27,5% dellaproduzione totale di rifiuti, in aumento

I DATI ISPRAMigliora la raccolta differenziata, la discarica resta il sistema di gestione più diffuso.

Nel nostro paesein calo la produzionepro capite di rifiutiAncora raro il ricorso all’incenerimento dei rifiuti

dell’1,7% nel 2007, per quanto ancora lontana dal target del 40% fissato per il 2007 dalla legislazione. Il nord su-pera abbondantemente l’obiettivo, con il 42,4%, mentre ne restano lontani il centro, con il 20,8%, e il sud che si fer-ma all’11,6%: la conferma dai dati per regione, con il Trentino Alto Adige e il Veneto che vanno oltre il 50%, rispetti-vamente con il 53,4% e il 51,4%, men-tre balza al terzo posto il Piemonte, che col 44,8% cresce di quattro punti e sca-valca la Lombardia (44,5%).Al sud, una menzione speciale per la Sardegna, che con l’attivazione di specifici sistemi di raccolta anche do-miciliare fa un grande balzo in avanti, passando dal 9,9% del 2005 al 27,8% di oggi, mentre restano sotto il 10% le altre regioni del Mezzogiorno, esclusa la Campania. Qui si raggiunge infatti un13,5% complessivo, ma ci sono si-tuazioni molto differenziate per pro-vincia, con Avellino e Salerno che su-perano il 25% e Benevento che arriva al 15,9%, mentre Napoli e Caserta si fermanorispettivamente al 10,3% e 7,1%. Nel capoluogo di regione, nonostante il per-manere dell’emergenza, cresce la rac-colta differenziata, passata dall’8,9% del 2006 all’11,5% dell’anno scorso: in generale, tra le città con più di150mila abitanti Reggio Emilia si conferma la più virtuosa con il 46,6%, seguita da Padova col 39,4% e Torino col 38,7%.Come conseguenza del miglioramento nella differenziata, diminuisce la quan-tità di rifiuti conferita in discarica, che

pure continua ad essere la forma più diffusa di gestione, raccogliendo nel 2007 il 46,7% del totale, con un calo del 2,4% rispetto all’anno precedente, riduzione in termini quantitativi di oltre 614mila tonnellate, merito quasi esclusivo del nord Italia. Già nel 2006 il numero di discariche in esercizio era diminuito di 34 unità, di cui 23 al sud e addirittura 15 nella sola Sicilia, men-tre in Campania il loro numero è stato molto variabile causa l’emergenza, che nel 2007 ha vissuto una fase partico-larmente critica. (a.m.m.)

In Italia l’emergenza rifiuti è in continua trasformazione

In Italia l’emergenza rifiuti non si ferma. Il fenomeno degli smaltimenti illeciti di rifiuti

speciali e’ ancora aperto: quasi 20 milioni di tonnellate (19,7) nel 2005 sono scomparse nel nulla (forman-do un’ immaginaria montagna con base di 3 ettari e alta 1.970 metri) alimentando un business illegale annuo di circa 4,5 miliardi di euro. Questo quanto emerso dal rappor-to di Legambiente ‘’Rifiuti made in Italy’’ presentato a Governo e Parlamento. Sul fronte invece dei rifiuti urbani, secondo Legambien-te, il 49% dell’immondizia prodotta dagli italiani viene smaltito in di-scarica, con il record di Molise e Sicilia che raggiungono rispettiva-mente le percentuali del 95 e 93%. Al centro sud in 15 anni 5 regioni

(Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia) sono state commissaria-te per l’emergenza rifiuti, costata circa 1,8 miliardi di euro. Al sud si paga poi il ritardo impiantistico dove sono attive il 45% delle di-scariche di tutto il Paese. Con una produzione nazionale dei rifiuti che aumenta dell’8,4% dal 2003 al 2007. A fronte di questi dati, Legambiente propone un decalogo in cui si prevede, tra l’altro, di au-mentare il costo dello smaltimento in discarica, aumentare la raccolta differenziata porta a porta in tut-ti i comuni italiani, completare la rete impiantistica per il recupero e il trattamento dei rifiuti, rivedere il sistema di penalità e cancellare il Cip6, e introdurre i delitti ambien-tali nel codice penale.

RAPPORTO DI LEGAMBIENTE

Il sud è in ritardo per l’impiantistica

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Industria&Ambiente 15

È stato riconosciuto dalla Regio-ne Puglia il Distretto Produt-tivo dell’Edilizia Sostenibile,

un’aggregazione di attori pubblici e privati creata con l’obiettivo di diffon-dere sul territorio un nuovo modo di costruire che contribuisca al miglio-ramento del comfort abitativo e alla riduzione dei consumi delle risorse naturali.L’opportunità è stata offerta dalla leg-ge regionale n. 23/2007 sulla “Promo-zione e riconoscimento dei distretti produttivi”, uno strumento che favo-risce l’unione di imprese per comparti produttivi o filiere in cui si coniugano produzione, ricerca, innovazione e for-mazione degli operatori, finalizzate ad incrementare la competitività e a conquistare fette di mercato attraverso proposte innovative.Promosso e coordinato da Ance Puglia, il Distretto dell’Edilizia Sostenibile coinvolge più di 150 attori, tra imprese edili, produttori di materiali – il cui fat-turato complessivo 2007 è stato di 430 milioni di euro per un’occupazione di 5.400 unità - sindacati, associazioni di categoria, ordini professionali, centri di ricerca come Cetma ed Enea, l’Isti-tuto per la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale Itaca,

La nostra regione ha avviato una legislaturache favorisce il miglioramento della qualitàcostruttiva in linea con le esigenze dell’edilizia

Edilizia: Al via il distretto Nuove opportunità di sviluppoEntro il 2019 previsti investimenti per 8miliardi di euro

istituti di credito, scuole di formazione professionale, Università e Politecnico di Bari.Il Distretto si propone di diffondere una nuova cultura costruttiva e favo-rire il mercato delle costruzioni eco-sostenibili in Puglia: secondo le sti-me di una ricerca condotta dall’Enea quest’ultimo potrebbe toccare nel 2019 gli 8miliardi di euro, ripartiti equa-mente tra edilizia residenziale e non residenziale. In questo scenario anche la domanda di materiali eco-compati-bili potrebbe passare in Puglia dai 72 milioni di euro del 2001 a 1,2 miliardi di euro del 2019.Il Distretto dell’edilizia sostenibile rappresenta sostanzialmente un’inno-

vazione del prodotto e del processo inerente al settore delle costruzioni e offre l’opportunità di valorizzare le sinergie tra tutti gli attori del sistema produttivo edile – imprese, produttori di materiali, università, scuole di for-mazione – in grado di superare i vinco-li della frammentazione dimensionale e delle competenze per tracciare insie-me il percorso per un’edilizia sosteni-bile e di qualità.“Il riconoscimento del Distretto – spie-ga Salvatore Matarrese, presidente ANCE Puglia – ha una particolare valenza in questo momento di crisi per il comparto delle costruzioni. Rap-presenta un’interessante opportunità di collaborazione ed integrazione a

Salvatore Matarrese

di ROssella ReGinella

livello regionale tra mondo imprendi-toriale, della formazione e della ricerca per consolidare la filiera delle costru-zioni ed incrementare la propria com-petitività, fattori questi determinanti per affrontare e superare gli scenari prospettati di crisi del mercato. La no-stra regione ha avviato una legislatura che favorisce il miglioramento della qualità costruttiva in linea con le esi-genze proprie dell’edilizia sostenibile. Il Distretto dell’Edilizia Sostenibile rappresenta quindi una significativa opportunità per la Puglia e per diveni-re polo strategico di eccellenza sia nel costruire sostenibile che nel modello di partenariato pubblico-privato che andrà a determinarsi”.

E’ una grande opportunità per la Pugliadivenire polo strategico di eccellenzasia nel costruire e sia nel progettare

Le microimprese, aziende con meno di 10 dipendenti, costitu-

iscono senza dubbio una delle basi portanti del nostro sistema econo-mico. Nonostante diano lavoro al 47,7% degli addetti, sviluppino il 28,9% del fatturato Italia e siano la tipologia di impresa largamente più diffusa (rappresentano il 94,9% di tutte le imprese italiane) sono spesso poco tutelate e rappresenta-te. E’ per dare voce a queste realtà imprenditoriali è nata l’Unione Mi-croimprese. Tra le priorità: miglio-re l’accesso al credito per garantire liquidità e competizione. Il diretti-vo è composto da Michele D’Atto-lico (presidente), Nicola De Fano (vice presidente), Ernesto De San-tis (segretario-tesoriere). (r.r.)

Nasce l’Unione Microimprese

Presidente D’Attolico

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Industria&Ambiente16

ogni anno da 300.000 persone e si sti-ma in oltre 10 milioni il risparmio an-nuo per i cittadini e amministrazioni, senza contare il costo sociale derivante dall’apertura di nuove discariche.L’impianto Enel di Fusina rappresenta il polo di sviluppo dei progetti Enel per la produzione e utilizzo di idroge-no attraverso lo sviluppo di cicli “zero emission” a combustione di idrogeno

con elevata efficienza di conversione e alta compatibilità ambientale: tra pochi mesi entrerà infatti in funzione un impianto alimentato al 100% a idro-geno con potenza installata di 12 MW elettrici in grado di produrre energia elettrica pari al consumo medio annuo di 20.000 famiglie. Sarà la più grande centrale ad idrogeno, di taglia indu-striale, nel mondo.

La fase sperimentale del progetto ha dimostrato come le centraliad elevata temperatura di combustione possano svolgere un ruolo di servizio con una considerevole riduzione delle emissioni

differenza dell’Italia, negli altri Paesi sviluppati si utilizzano inceneritori di rifiuti tal quale. In Italia invece è molto complicato costruire inceneritori ed è stata privilegiata la discarica. Peraltro, gli inceneritori hanno costi di costru-zione ed esercizio molto elevati e di conseguenza per conferire i rifiuti ad un inceneritore i Comuni debbono pa-gare. Ciò premesso in Italia nell’ambito dei rifiuti è stata valorizzata una fra-zione secca e ben selezionata (classifi-cazione merceologica) che “trasforma” il rifiuto in combustibile. Tale combu-stibile può sostituire in una centrale elettrica del carbone dando luogo ad una serie di vantaggi ambientali”.L’esperienza di Fusina conferma in pieno tali valutazioni: il cdr utilizzato è infatti equivalente ai rifiuti prodotti

La centrale Enelbrucia CDR di qualitàin piena sicurezza

Il Ministro dell’Ambiente, Stefa-nia Prestigiacomo, ha dato l’au-torizzazione a bruciare cdr, ossia

combustibile da rifiuti, nella centrale di Fusina passando da 35 a 70 mila tonnellate di Cdr all’anno (pari al 5 per cento del carbone utilizzato) e corri-spondente a buona parte dei rifiuti pro-dotti dalla provincia di Venezia.Grazie all’autorizzazione integrata ambientale, Enel potrà utilizzare nel-la propria centrale “Andrea Palladio” Cdr da bruciare insieme al carbone per produrre energia, primo caso in Italia e in Europa.Due tonnellate di Cdr garantiscono i consumi elettrici annui di una famiglia, cosicché le 70mila tonnellate bruciate nella centrale sono sufficienti a soddi-sfare le esigenze energetiche di 35mila famiglie, pari a tutto il centro storico di Venezia. Risparmiando 65mila ton-nellate di combustibile all’anno e ridu-cendo le emissioni di anidride carboni-ca in atmosfera.Il progetto era partito nel 1998, con un protocollo d’intesa e un accordo di programma tra Enel, Regione Veneto, Provincia di Venezia, Comune di Ve-nezia e l’azienda Veritas, produttore di Cdr. “Il progetto – spiega il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo - consente di raggiungere ottimi risul-tati e una notevole diminuzione delle emissioni di CO2 e l’eliminazione degli scarti, perché le ceneri saranno trattate, usate per produrre cemento e quindi riutilizzate. Il tutto porterà a un risparmio annuo di 12 milioni di euro per i cittadini e le amministrazioni locali grazie alla corretta gestione del ciclo dei rifiuti. Insomma, si risolve un problema ambientale sia dal punto di vista ecologico sia da quello econo-mico”.Il progetto di Fusina dimostra come la collaborazione tra imprese e istituzio-ni locali possa contribuire in modo si-gnificativo alla soluzione del problema dei rifiuti. Le centrali a carbone grazie alle elevate temperature di combustio-ne, ai sistemi di pulizia dei fumi e ai collaudati percorsi di riciclo di ceneri e gessi ben si prestano a svolgere questo importante ruolo al servizio della co-munità: in piena sicurezza per la salute e per l’ambiente, con sensibili risparmi per tutti i cittadini e con una conside-revole riduzione delle emissioni com-plessive di anidride carbonica.“La tecnica della combustione mista carbone-cdr – spiega Ennio Fano, responsabile Grandi Progetti Infra-strutturali di Enel, anche se poco dif-fusa nel mondo (solo USA) abbia una valenza ambientale ed economica stra-ordinaria. E’ poco diffusa in quanto, a

A FUSINA UN PROGETTO SPERIMENTALE

di anna MaRia MaCCHia

Ennio FanoDirettore Grandi Progetti Enel

Nessuno la vuole (giusta-mente) ma se facciamo due conti, dall’immon-

dizia potremmo ricavare circa 650 milioni l’anno: queste sono le cifre elaborate da Nomisma-Energia che ha calcolato i benefici (economici) che potrebbero essere raggiunti dall’utilizzo del combu-stibile ottenuto dal trattamento dei rifiuti “‘di qualità elevata”. In base al rapporto, il CDR-Q (combusti-bile da rifiuti di qualità) potrebbe essere utilizzato nella co-combu-stione in centrali elettriche o nei cementifici, evitando così anche la costruzione di nuovi impianti e l’uso di combustibili fossili.Sfruttando il CDR-Q si potrebbe,

quindi, produrre energia e avviare al recupero 8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani.Una buona soluzione, se pensiamo che dal 1995 al 2007 la produzione di rifiuti urbani in Italia è cresciuta del 27%, 7 milioni di tonnellate in più ad un nuovo record di 33 mi-lioni di tonnellate. Purtroppo il nostro, è fra i Paesi più arretrati in Europa: è ancora poco diffuso il riciclaggio e destiniamo ancora gran parte dei nostri rifiuti - oltre il 60% - a discarica, contro un va-lore medio europeo del 38%. Nel nostro Paese, purtroppo le va-rie politiche territoriali, ambien-tali ed energetiche-economiche hanno limitato e rallentato nel

tempo lo sviluppo di tecnologie alternative: la soluzione proposta da Nomisma – cioè l’utilizzo del prodotto CDR-Q – potrebbe esse-re una soluzione in quanto utilizza come materia prima i rifiuti appo-sitamente trattati e provenienti da processi di raccolta differenziata a monte. Avremmo da subito, bene-fici economici ed ambientali: dalla riduzione delle emissioni di ani-dride carbonica di 7milioni di ton-nellate all’anno, all’aumento della produzione di elettricità da fonti rinnovabili per 2,7 TWh all’anno, pari al consumo di un milione di famiglie.

Rossella Reginella

RICERCA NOMISMA-ENERGIA/ MOLTE LE NOVITA’ DALLA COMBUSTIONE DI RIFIUTI

Vantaggi per la produzione di energiaL’Italia è fra i Paesi più arretrati in Europa per la produzione di CDR

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Industria&Ambiente 17

La presenza diffusa delle ce-menterie sul territorio nazio-nale (in tutte le regioni eccetto

Liguria e Valle D’Aosta) rappresenta una notevole opportunità per recupe-rare materia e energia dai rifiuti, ri-sparmiando preziose risorse naturali (calcare, argilla, marne, combustibili fossili), e per ridurre l’impatto sull’am-biente dell’attività industriale.Tra i materiali alternativi utilizzabili ci sono residui e rifiuti provenienti dalle costruzioni, dall’industria meccanica, dalla metallurgia e dalla siderurgia, dalle raffinerie, dalle centrali termoe-lettriche, dal settore alimentare, e per-fino dagli inceneritori di rifiuti.L’apporto di questi permette di: re-cuperare materia risparmiando ri-sorse naturali provenienti dalle at-tività estrattive; recuperare energia riducendo il consumo di combustibili, già scarsi in natura; ridurre l’impronta di CO2 complessiva; ridurre il volume di residui e rifiuti da avviare allo smal-timento finale.Negli impianti che usano combustibili da rifiuti che contengono biomassa si registra un abbassamento complessivo di emissioni di CO2. Ad esempio per ogni tonnellata di CDR utilizzata in cementeria al posto di combustibile tradizionale si emettono in atmosfera circa 1,1 tonnellate di CO2 in meno.Se poi si considera che se i rifiuti non vengono utilizzati in cementeria devo-no comunque essere smaltiti o in ter-movalorizzatori o in discariche le cui emissioni si sommerebbero a quelle della cementeria, che continua a fun-zionare con combustibili tradizionali, si comprende quanto sia vantaggioso il recupero di combustibile derivato dai rifiuti nei forni da cemento. Ancora due dati a favore del coincene-rimento nelle cementerie. Il primo, nei forni da cemento si crea un ambiente

termodinamico che consente di preve-nire la formazione delle diossine: i gas di combustione permangono a tempe-rature superiori agli 850°C (la cottura avviene ad una temperatura di circa 1.450°C per il materiale) per tempi am-piamente superiori ai 2 secondi (primo grado) per essere poi raffreddati repen-tinamente prima della loro immissione in atmosfera (secondo grado). Il secon-do, i forni da cemento non produco-no rifiuti industriali solidi ,(le ceneri vengono inglobate nel prodotto finale); questo significa che i rifiuti utilizzati nelle cementerie vengono valorizzati in modo totale. Lo stesso non accade ad esempio per i termovalorizzatori che producono rifiuti industriali (come le ceneri volanti, gessi da depurazione e fumi) che a loro volta devono essere smaltiti (normalmente se rispondenti alle specifiche di processo vengono re-cuperati in cementeria in sostituzione di materie prime naturali). Per essere utilizzati in cementeria tutti i residui devono essere di qualità certa, controllata e costante (tracciabilità dei residui). Questo aspetto è da sottoline-are perché gli impianti devono conti-nuare a produrre cemento di qualità certificata e per farlo hanno bisogno di

combustibili che non arrecano distur-bo al processo produttivo. Questo do-vrebbe ulteriormente tranquillizzare le comunità locali: in una cementeria non si può bruciare qualsiasi cosa, perché qualsiasi cosa non consente di produr-re cemento.L’industria della produzione di cemen-to è fortemente energivora. La bolletta energetica del comparto è pari a circa il 40% dei costi totali di produzione. Questo giustifica la costante ricerca di fonti energetiche alternative in grado di sostituire quelle tradizionali, scarse in Italia, soggette a dinamiche di prezzo e costi di trasporto considerevoli, senza dimenticare i riflessi negativi sull’am-biente di trasporti da territori lontani dai luoghi di utilizzazione. Il recupero di materie ed energia dai

residui è classificato dalle istituzioni Europee, come una delle migliori tec-niche disponibili per ridurre l’impatto del settore cemento, da perseguire a livello comunitario e nazionale. Il co-incenerimento nei forni da cemento non presenta infatti alcun rischio ag-giuntivo per l’ambiente. Lo dimostra-no i controlli effettuati sulle cemente-rie italiane che utilizzano combustibili alternativi in parziale sostituzione dei combustibili fossili tradizionali. Lo dimostra anche la scelta compiuta da Paesi europei generalmente considera-ti molto avanzati riguardo l’attenzione per l’ambiente. In Germania, Svizzera, Norvegia, Austria si arriva a percen-tuali di sostituzione di circa il 50%. L’unica cementeria in funzione in Olanda ha sostituito nel 2008 oltre il

AITEC/ L’obiettivo dei cementifici italiani è quello di contribuire alla gestione del ciclo del recupero

Occasione di sviluppoper produrre energia dai rifiuti

di FRanCesCO CuRCiO*

90% dei combustibili fossili tradizio-nali con combustibili da rifiuti.Nel 2007 la media Europea di sostitu-zione di combustibili tradizionali con combustibili alternativi era del 18%, pari a 5 milioni di tonnellate di com-bustibili fossili tradizionali risparmia-ti; la media italiana, nello stesso anno, era del 6%, pari a 270.000 tonnellate di combustibile fossile risparmiato. Le cementerie italiane sono tra le più avanzate del mondo da un punto di vi-sta tecnologico e, in teoria, potrebbero realizzare percentuali di sostituzione superiori a quelle degli altri paesi, in tutta sicurezza.

*Direttore Generale Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento

Francesco CurcioDirettore Generale Aitec

Il co-incenerimento nei forni da cemento non presenta alcun rischio aggiuntivo per la salute e l’ambiente. Lo dimostra anche la scelta compiuta da altri Paesi Europei

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Roberto Garofoli, Magistrato del Consiglio di Stato, ha svol-to funzioni di magistrato ordi-

nario e dei Tar, docente Luiss, Compo-nente Cnipa, Capo Ufficio Legislativo del Ministero degli Affari Esteri. Au-tore di numerose opere monografiche, manuali e trattati. Direttore, con Pa-squale De Lise (Presidente Aggiunto Consiglio di Stato), della Collana “I Codici del Professionista”, di cui il Co-dice dell’Ambiente (Neldiritto Editore, febbraio 2009) è l’ultimo volume pub-blicato.L’opera appare ambiziosa. Un com-mento, al contempo dottrinale e giurisprudenziale, ad un codice che raccoglie discipline così complesse e trasversali?“In realtà, il c.d. Codice dell’ambiente (D.Lgs. 3 aprile 2006, nr.152) si carat-terizza per la eterogeneità delle materie disciplinate, e quindi delle competenze che vi sono chiamate in causa: malgra-do la dichiarata ambizione di costituire un Testo Unico in materia ambientale, e nonostante i passi avanti in tal sen-so introdotti con la più recente novella di cui al D.Lgs. nr. 4 del gennaio 2008 (che ha introdotto una serie di “principi generali” validi per tutto il Codice, e che in teoria dovrebbero rappresentare l’elemento unificante della disciplina), il decreto nasce dalla giustapposizione di più discipline, un tempo oggetto di testi normativi separati, dedicate ad al-cuni macrosettori dell’ambiente (rifiu-ti, inquinamento dell’aria, regime delle acque, difesa del suolo) o ad alcune di-scipline generali attinenti a detta mate-ria (valutazione di impatto ambientale, danno ambientale)”.L’esame di una disciplina così tra-sversale richiede competenze di dif-ferente natura. I direttori della col-

Un’opera ambiziosa per chiarire gli aspetti legislatividel nuovo Testo Unico AmbientaleIl lavoro è stato svolto da Roberto Garofoli, Magistrato del Consiglio di Stato

lana e dell’opera sono tutti giuristi: Pasquale De Lise, Presidente aggiun-to del Consiglio di Stato, Lei e Raffa-ele Greco, Consiglieri di Stato.“E’ vero. Ci siamo resi subito conto della esigenza di ampliare il ventaglio delle competenze da dedicare alla ste-sura del volume. Si è reso necessario il ricorso a competenze “trasversali”: non solo giuridiche, essendo richie-ste conoscenze non limitate al diritto amministrativo, ma estese al diritto penale e al diritto civile (la disciplina, per molti versi affascinante, del dan-no ambientale e della sua riparazione costringe a confrontarsi col problema dei suoi rapporti con la normativa ge-nerale in tema di responsabilità civile da atto illecito, ex art. 2043 c.c.), ma anche “tecniche”, proprie di discipline scientifiche e ingegneristiche (idrauli-ca, chimica, ambientale etc.). Proprio per questo motivo, all’elaborazione dell’opera hanno partecipato non solo giuristi (magistrati ordinari e ammini-strativi, avvocati, docenti universitari), ma anche tecnici e funzionari ammini-strativi”.La materia è anche in continua evo-luzione. Si è tenuto conto delle recen-tissime novità legislative, oltre che dottrinali e giurisprudenziali?“Certo. L’intento è stato sin dall’inizio quello di realizzare un’opera il più pos-

sibile aggiornata, tenendo conto non solo delle più recenti tematiche giuri-sprudenziali, ma anche delle continue modifiche normative che hanno inte-ressato il Codice: quest’ultimo invero, nei suoi pur pochi anni di vita, ha già avuto vicende assai travagliate. Nato col dichiarato intento di dare attua-zione nel nostro ordinamento ad una pluralità di direttive comunitarie, non sempre vi è riuscito pienamente, come testimoniano le numerose procedure di infrazione cui il legislatore ha cer-cato di porre rimedio con due decreti “correttivi” (l’ultimo dei quali è il già citato d.lgs. nr. 4/2008); alcuni proble-mi applicativi sono stati risolti in que-sto modo, ma molti altri restano aperti, mentre rimane costante l’esigenza di adeguare la disciplina ambientale ad una normativa comunitaria in continuo divenire. Per rispondere alla Sua do-manda, devo osservare che si è tenuto

conto delle nuove direttive n. 98 e 99 del dicembre 2008, recati rispettiva-mente una nuova disciplina generale in materia di rifiuti e i principi sulla tutela penale dell’ambiente (della prima si è tenuto conto in sede di commento alla disciplina in materia di rifiuti contenu-ta nel T.U., segnalando i possibili punti di frizione che indurranno verosimil-mente il legislatore a nuovi correttivi; della seconda si è ritenuto opportuno inserire un commento analitico in ap-pendice). Si anche ritenuto di offrire al lettore un commento ai due decre-ti legge emanati negli ultimi mesi per fronteggiare l’emergenza ambientale nella Regione Campania, anch’essi commentati in appendice unitamente alle rispettive leggi di conversione”.A chi è rivolta l’Opera e perché la ritiene utile?“Il Codice dell’Ambiente è l’ultimo volume di una collana di grande suc-

cesso (“I Codici del Professionista”), che ho l’onore di dirigere con il Pres. De Lise e al cui interno sono già stati pubblicati il Codice degli appalti pub-blici (la cui terza edizione, in poco più di un anno, è stata pubblicata qualche giorno fa), il Codice dell’edilizia, il Codice dell’espropriazione, il Codice delle sanzioni amministrative. L’obiet-tivo perseguito nella stesura dei volumi della collana è proprio quello di offrire all’operatore le “risposte” agli innume-revoli problemi applicativi da affronta-re nella prassi quotidiana. Così, sotto ciascuna disposizione, oltre ad un es-senziale inquadramento dottrinale, si trova la Sezione “domande e risposte” nella quale, in forma di domande, sono indicati pressoché tutti gli interrogativi interpretativi con le risposte tratte dal-la più significativa e recente giurispru-denza, nonché, infine, la Sezione “Le formule”, con le formule utili”. (p.g.)

Roberto GarofoliMagistrato del Consiglio di Stato

IL CODICE DELL’AMBIENTE - NEL DIRITTO EDITORE

IL VOLUME

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VIA OGNISSANTI N.C. - 70010 CAPURSO (BA) - TEL/FAX 080.4672460 - E-mail: [email protected]

SERVIZI ECOLOGICI

RACCOLTA E TRASPORTO DI RIFIUTI URBANI

La molestia olfattiva rappresen-ta una questione aperta che non ha ancora trovato una reale

soluzione normativa, nonostante il ri-schio di insorgenze di patologie anche di natura psicologica.La problematica è trattata agli art. 674 c.p. - Getto di cose pericolose-, 844 c.c. - Immissioni-, 2043 - Fatto illecito - e 2050 - Responsabilità per l’esercizio di attività - con effetti poco incisivi per insufficienza di specifici atti normativi di quantificazione e qualificazione dei parametri identificativi della “cosa” odorifera rilasciata al fine di determi-nare puntualmente le condizioni di offesa.Anche la normativa in materia ambien-tale (ad esempio il T.U. Ambientale D.Lgs 152/06, il D.M. Amb. 5 febbraio 98 in materia di procedure semplificate

Odori molesti:Carenze legislativein materia di tutelaLo scarso controllo da parte delle autorità ha impedito la reale applicazione della legge

per il recupero dei rifiuti non pericolosi ed il D.Lgs 13 gennaio 2003, n. 36 in materia di discariche di rifiuti) afferma il principio generale secondo cui ogni attività non debba costituire un peri-colo per la salute dell’uomo e recare pregiudizio all’ambiente e nel contem-po causare inconvenienti da rumore e odori, ma non riesce poi a sortire ef-fetti significativi per regolamentare appieno le emissioni odorifere.La scarsa efficacia del quadro normati-vo vigente va ricercata verosimilmen-te nel fatto che la Parte Quinta al T.U. Ambientale D.Lgs 152/06, pur assu-mendo un concetto ampio di inquina-mento atmosferico che si estende sino agli odori molesti, purtroppo non ne determina i relativi limiti quantitativi.Infatti, la richiamata Parte Quinta per le sostanze inquinanti ad impatto ol-fattivo fissa valori limite di emissione commisurati a parametri di tossicità e non alla sensibilità organolettica cui

sono associati valori decisamente più bassi (Le sostanze maleodoranti solo raramente risultano associate ad un re-ale pericolo per la salute umana.)A titolo di esempio, il D.Lgs 152/06 per l’idrogeno solforato (H2S) fissa il valore limite di emissione di 5mg/Nm3 (5000 μg/Nm3), mentre la soglia olfattiva “100% odor Threshold” è pari a 1,4 μg/Nm3 .Tuttavia a fronte di un quadro normati-vo comunitario e nazionale deficitario la Regione Puglia è dotata della legge n.7/99 recante ad oggetto “Disciplina delle emissioni odorifere delle aziende. Emissioni derivanti da sansifici. Emis-sioni nelle aree a elevato rischio di cri-si ambientale”, modificata e integrata dall’art. 4 della L.R. 14.7.07, n.17.La L.R. n.7/99 al capo I: definisce le sostanze odorifere con livello olfattivo molto basso (<1ppm); fissa per le emis-sioni puntuali i seguenti valori limite di emissione (VLE): Livello olfattivo

della sostanza odorifera ≤ 0,001 ppm – Vle ≤ 5 ppm; ≤ 0,010 ppm - ≤ 20 ppm; fissa le prescrizioni sulle caratteristi-che fisiche dei camini e valori di rica-duta al suolo di inquinanti a minimo 1:16.000 rispetto alle concentrazioni misurati allo sbocco del camino mede-simo; impone la ricerca delle migliori tecnologie disponibili.Per le emissioni diffuse, quando l’atti-vità è posta a meno di 2000 metri dal perimetro urbano, prescrive: che le stesse siano trattate prima dello sca-rico in atmosfera; con la possibilità, a giudizio dell’autorità di controllo, che i relativi serbatoi aperti, vasche, stoc-caggi in cumuli, ecc sia confinati in ambienti chiusi.Al Capo II stabilisce le prescrizioni di esercizio e i limiti di emissione per i sansifici.Infine al Capo III fissa le riduzioni delle emissioni in atmosfera in aree dichiarate a elevato rischio di crisi

ambientale con l’obbligo a carico delle imprese di far rientrare le emissioni in limiti più bassi del 20% di quelli auto-rizzati o previsti in normativa.La legge n.7/99, pur rappresentando un forte strumento di difesa della qualità dell’aria per territorio pugliese, pre-senta ancora forti incongruenze no-nostante le modifiche introdotte dalla L.R. n.17/07.Stridente appare l’uso dell’unità di mi-sura (ppm) per la quantificazione delle sostanze odorifere che impedisce un facile raffronto con i valori di emissio-ne fissati nella Parte Quinta del D.Lgs 152/06 espressi invece in mg/Nm3 ov-vero in gr/h.La definizione del 1° c., art. 1, di livel-lo olfattivo molto basso (<1ppm) e la definizione riportata nel restante testo normativo di basso livello olfattivo (≤ 0,010ppm) non risultano sufficiente-mente esplicitate e congruenti.La Giunta Regionale non ha ancora approvato i valori di TOC (Threshold Odor Concentration) che desunti dai valori di letteratura non soddisfano al requisito della univocità. Inoltre, lo scarso controllo da parte dell’Autorità competente ha impedito la reale appli-cazione della legge stessa, specie nelle aree a rischio ambientale e nella ge-stione dei depuratori cittadini.Infine è importante sapere se in caso di verificata impraticabilità della rea-lizzazione degli interventi disposti per l’adeguamento dell’impianto, ai sensi dell’articolo 5 bis, introdotto dalla L.R. 17/07, la Regione Puglia, ha disposto misure di finanziamento a favore delle imprese interessate dall’obbligo della delocalizzazione dell’impianto.

*Consulenti Ambientali

Paolo Garofoli

di paOlO GaROFOli*Giuseppe deCesaRe*

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SPECIALEFOTOVOLTAICOIter burocratico faticoso per l’esercizio d’impianto Le regioni Puglia e Sicilia si sono dotati di una normativache chiarisce la procedura autorizzativa degli impianti solari

Le regioni, entro trenta giorni della domanda hanno l’obbligo di esaminare i requisiti

In linea generale occorre, preventivamente, sottolineare che l’articolo 117 comma 3 della Costituzione dispone che “produzione, tra-

sporto e distribuzione nazionale dell’energia” è una materia di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Nelle materie di legislazione concorren-te spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamen-tali, riservata alla legislazione dello Stato. In tal caso, dunque, allo Stato compete la determinazio-ne dei principi fondamentali mentre alle Regioni spetta l’adozione, nel rispetto dei principi statali, della legislazione di dettaglio. Le norme statali di principio possono avere un’influenza differente, nel rispetto dell’autonomia regionale, a seconda di come ciascuna Regione decida di esercitare le proprie funzioni. L’ottenimento dell’autorizza-zione di installazione di un impianto fotovoltaico rappresenta uno degli elementi che maggiormen-te incide sulla tempistica legata all’entrata in eser-cizio di un impianto.Poche regioni, ad oggi, hanno seguito l’esempio della regione Puglia o Sicilia che si sono dotate di una normativa che chiarisce quale sia l’iter au-torizzativo e/o burocratico per lo sviluppo di un determinato numero di MW da fonti rinnovabi-li. A livello nazionale, l’articolo 12 del Decreto Legislativo 387/2003 razionalizza e semplifica la procedura stessa: la costruzione e l’esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili; gli interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e riattivazione; le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli impianti stessi sono soggetti ad

una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla Re-gione.In sostanza, la procedura ripercorre le seguenti fasi: il produttore presenta la domanda di autoriz-zazione all’Ente pubblico competente (Regione o Provincia); la Regione, entro 30 giorni dal rice-vimento della domanda di autorizzazione convo-ca la Conferenza dei Servizi; l’autorizzazione è rilasciata a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano tutte le Amministrazioni inte-

di danilO laTTanZi*

ressate. Il rilascio dell’autorizzazione costituisce titolo a costruire e esercire l’impianto in conformità al progetto approvato e deve contenere l’obbligo alla rimessa in pristino dello stato dei luoghi a carico del soggetto esercente a seguito della dismissione dell’impianto. Ovviamente, prima di dare inizio ai lavori, è opportuno lasciare decorrere il ter-mine entro il quale qualsiasi soggetto interessato (e quindi non favorevole alla realizzazione di un impianto) ha la facoltà di impugnare il provvedi-

mento amministrativo dinanzi al TAR regionale competente. E’ noto a tutti i tecnici del settore che uno dei maggiori problemi connessi alla realizzazione di un impianto sta nella difficoltà di ottenere in tem-pi brevi l’autorizzazione alla connessione alla rete nazionale, nonostante le sanzioni penali a carico del gestore di rete previste ex lege. Ciò premesso, su impulso dell’Autorità, il CEI ha predisposto la norma CEI 0-16, a sua volta contenuta nell’allega-to n. 1 della delibera AEEG n. 33/08 che, essen-zialmente, stabilisce le nuove regole tecniche di connessione di utenti attivi e passivi alle reti AT e MT agli impianti di tensione nominale superiore ad 1 kW.

*Ingegnere

Nel Lazio la più grande centrale solare d’Italia

Sono 245 i comuni che hanno almeno un impianto eo-lico nel proprio territorio, per 3.861 Mw (Megawatt), 1.022 in più rispetto al 2007, che soddisfa il fabbisogno

elettrico di oltre 3 milioni e 102 mila famiglie. E’ questo uno dei dati del rapporto di Legambiente “Comuni rinnovabili”, giunto alla quarta edizione. Secondo il dossier i comuni del mini-idroelettrico sono 698 (per im-pianti fino a 3 Mw) per una potenza totale installata di 617 Mw, in grado di produrre oltre 2.468 Gwh (Gigawattora) all’anno pari al fab-bisogno di energia elettrica di 987 mila famiglie. I comuni della geotermia sono 73 per una potenza installata pari a 723,79 Mw, con cui ven-gono prodotti ogni anno circa 5.569 Gwh di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno energetico elettrico di oltre 2milioni e 200mila famiglie. (a.m.m.)

In aumento nei comuni italianigli impianti eolici e di energia

L’Italia tra le prime Nazioni per investimenti in energie

INVESTIMENTI SOLARI

Sorgerà a Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, la più grande centrale solare d’Italia. Dove era prevista una centrale atomica la Regione Lazio ha deciso di far

partire un cantiere per un impianto fotovoltaico da 24 MWp. “E’ la risposta - spiega Filiberto Zaratti, Assessore all’Am-biente della Regione Lazio - agli accordi italo-francesi voluti del Governo per la ripresa del nucleare nel nostro Paese. L’impianto che avviamo sarà in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di oltre 15.000 famiglie, evitando l’emis-sione di 22.000 tonnellate di CO2 l’anno e l’impianto sarà operativo già a no-vembre ‘09, producendo energia pulita senza alcun costo aggiuntivo per i cittadini. L’esatto contrario delle centrali nucleari e la cui realizzazio-ne ha tempi lunghissimi”. (a.m.m.)

In Europa è l’Italia il paese che ha deciso di investire la fetta più elevata dei Fondi strutturali europei 2007-2013 per finanziare le energie rinnovabili: oltre un miliardo

di euro rispetto ai nove miliardi di contributi europei che l’Italia sta investendo tramite i progetti strutturali per obiet-tivi ambientali e tecnologie verdi. Lo ha sottolineato a Bru-xelles la Commissaria Europea alla politica re-gionale Danuta Hubner nell’illustrare l’ammon-tare nell’Ue degli inve-stimenti per “economia verde” - 105 miliardi nei 27 stati membri - previsti dalla programmazione finanziaria in atto 2007-2013. Per la commissaria europea l’Italia è fra i pa-esi più avanzati per l’uso delle energie rinnovabili. (a.m.m.)

RIDUZIONE DELLA CO2 UNIONE EUROPEA

ENERGIA SOLARE

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Achab Group e Legambiente insieme per un progetto che guarda all’energia rinnovabile

Energia Comune, un progetto che guarda al futuro

Legambiente ed Achab Group rete nazionale di comunicazione am-bientale, di nuovo insieme in un

progetto innovativo che guarda all’energia rinnovabile come la scelta più sostenibile per il futuro. “Energia Comune” è il pro-getto che intende informare e formare, utilizzando strumenti di comunicazione integrata, tutti i cittadini sulla conoscenza dei processi energetici, del peso ambientale dei consumi di energia, delle tecnologie di efficienza, delle opportunità di risparmio e di contenimento dei costi. Il risparmio energetico è oggi più che mai una delle tematiche più sentite e discusse: i cambia-menti climatici, infatti, stanno dimostran-do che è necessario invertire la rotta e co-minciare ad investire concretamente sulle risorse rinnovabili, a risparmiare, ad usare razionalmente l’energia. Numerosi i van-taggi per chi sceglie l’energia rinnovabile: risparmio sulle spese energetiche, riduzio-ne dell’inquinamento atmosferico (emis-sioni Co2), fornitura omogenea di prodotti di qualità per tutti, possibilità di avere un servizio di installazione “chiavi in mano”, risparmiando tempo e risorse economiche, abbattimento del costo di acquisto degli impianti del 15-20%, possibilità di ottenere sgravi fiscali del 55% previsti dalla legge e di godere degli incentivi del Conto Energia, accesso agevolato ai crediti per l’installa-zione di strumenti di efficienza energetica. Obiettivo primario di “Energia Comune” è quello di offrire supporto ai cittadini che intendono installare supporti solari e fotovoltaici, incentivando la cultura del risparmio energetico ed informando an-che sui vantaggi economici derivanti da comportamenti virtuosi verso l’ambien-te. Per garantire il necessario supporto tenico-informativo, Achab Group prevede, all’interno del progetto “Energia Comune”, la creazione di sportelli ad- hoc presso i comuni interessati, per consentire ai cit-tadini una fondamentale conoscenza degli strumenti a disposizione per “consumare di meno e meglio”, compresi quei piccoli gesti quotidiani utili alla riduzione del consumo energetico. Presso ogni Comune destinata-rio del progetto, sarà attivato uno sportello informativo presso il quale i singoli citta-dini potranno informarsi sulle modalità di installazione dei nuovi impianti solari termici o fotovoltaici. Saranno quindi cre-ati i cosiddetti Gruppi di Acquisto Solare (GAS), ovvero raggruppamenti di famiglie siano interessate all’installazione degli im-pianti, in modo da favorire l’acquisto con un miglior rapporto costi/benefici. (r.r.)

Le aree adibite a produzione industriale o a centri com-merciali hanno normalmen-

te, anche per il rispetto dei vincoli urbanistici, notevoli aree scoperte attorno alla struttura coperta, spes-so utilizzate come parcheggio a cielo aperto. Esistono soluzioni che possono rendere remunerativa l’uti-lizzazione di buona parte di queste aree come “parcheggio fotovoltai-co”. La soluzione offre molti van-taggi: sfruttamento ottimale della tettoia, perché i pannelli ne occupa-no quasi tutta la superficie; perché la sua inclinazione (da 20° a 30°) si sposa perfettamente con il massimo sfruttamento dell’energia solare e inoltre, se necessario per orientarlo a Sud, si può costruire il parcheggio “a pettine”; buona remunerazione dovuta alla totale integrazione ar-chitettonica dei pannelli fotovoltaici nella tettoia del parcheggio.Considerando che un parcheggio con 18-20 posti auto può avere una tettoia di circa 350 m2 sulla quale è possibile installare come elemen-ti di copertura, moduli fotovoltaici di potenza di picco complessiva di circa 50 kWp, l’analisi costi e ricavi è sicuramente remunerativa a medio termine.La pensilina oltre ad offrire un ri-paro dalla pioggia e dai raggi del sole alle auto parcheggiate, fornisce energia per tutta la durata del giorno trasformando in elettricità la radia-zione solare.L’energia prodotta può essere usata per: alimentare la rete elettrica lo-cale; alimentare utenze prossime si-tuate lontane dalla rete elettrica; per

caricare batteria di accumulatori, (di tipo stazionario o automobilistico).La pensilina fotovoltaica per par-cheggio auto può essere utilizzata nei cosiddetti parcheggi di scambio, dove gli automobilisti possono la-sciare le loro auto convenzionali e noleggiare delle auto elettriche per raggiungere i centri cittadini sog-getti a restrizioni sulle emissioni.In tal modo la pensilina solare divie-ne la parte generatrice fondamentale di un sistema di mobilità urbana ad emissione zero. Infatti, il fotovoltai-co non produce emissioni di alcun genere così come l’autovettura elet-trica. Le dimensioni della pensilina foto-voltaica corrispondono alle dimen-sioni standard di un posto macchi-

na, progettato in modo da ottenere le seguenti peculiari caratteristiche: sistema molto modulare e flessibile; il progetto architettonico di questo elemento ad alta tecnologia ne per-mette l’inserimento estetico nell’ar-redo urbano; il sistema non tende a nascondere o snaturare i moduli fo-tovoltaici, ma al contrario ne mette in risalto il carattere ornamentale usando moduli a doppio vetro che rendono le celle visibili anche dal basso.L’utilizzo di questo sistema è stato sperimentato a Palermo presso la stazione FS di Notarbartolo, inaugu-rato nel febbraio del 1998. La parti-colarità dell’intervento consiste nel realizzare una stazione di ricarica delle auto elettriche alimentata di-

rettamente da energia fotovoltaica. Un sistema modulare di pensiline in cui ogni modulo, corrispondente ad un posto auto, oltre a costituire l’elemento di copertura per le auto elettriche, supporta un generatore fotovoltaico. In realtà l’energia so-lare, trasformata dall’impianto foto-voltaico in energia elettrica nelle ore di insolazione, viene ceduta alla rete Enel e quindi riacquistata, secondo necessità, nell’arco delle ventiquat-tro ore. La nuova infrastruttura può essere considerata un parcheggio d‘interscambio, cioè di passaggio da un veicolo privato a trazione con-venzionale ad uno pubblico a trazio-ne elettrica.

*Ingegnere

Parcheggi pubbliciper produrre energiaL’energia prodotta può essere utilizzata per alimentare la reteelettrica locale, per caricare accumulatori elettrici e batterie

Il progetto consiste nel realizzare una stazione di ricarica per le auto elettriche

di danilO laTTanZi*

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Industria&Ambiente22

L’AZIENDA

Un azienda sensibile ai proble-mi ambientali, alle esigenze dei cittadini ed orgogliosa di

poter mantenere occupazione stabile, in un periodo difficile per l’economia italiana. Parla, Antonella Ascatigno, Presidente della Cooperativa Avveni-re, azienda leader nei servizi di igiene ambientale.“La nostra è un’azienda in continua crescita, con circa 300 dipendenti e presente in 12 comuni della Puglia: Castellaneta, Laterza, Lizzano, Mas-safra, Mottola, Noci, Putignano, San-nicandro di Bari, Terlizzi, Lesina, Torremaggiore, Zapponeta e della Ba-silicata, Bernalda, Irsina, Montalbano Jonico, Montescaglioso. Il segreto del nostro successo è che crediamo, for-temente, in tutto ciò che progettiamo ed, in considerazione del mercato in cui operiamo, abbiamo scelto di adot-tare e rendere operativo in tutti i set-tori, un Sistema Integrato di Gestione Qualità e Ambiente, conforme alle norme nazionali”.E’ in crescita la raccolta differen-ziata?“Riteniamo che la raccolta differen-ziata sia il sistema migliore per ri-durre gli impatti negativi dei rifiuti sull’ambiente e rappresenti una forma di risparmio per la Nazione, diven-tando la nuova miniera per le materie prime, inoltre, favorisce l’impiego occupazionale, in un momento econo-mico difficile, come quello che stiamo vivendo in Italia. Siamo soddisfatti di poter svolgere un ruolo attivo in questa area e di aver contribuito a realizzare percentuali di raccolta differenziata mensile, che hanno raggiunto punte superiori al 65%, in Comuni, come

Montalbano Jonico e Montescaglioso in cui si è voluto fortemente, che si re-alizzasse il sistema di raccolta porta a porta, con scomparsa dei cassonetti stradali. Presto, partiremo con la stes-sa tecnica di raccolta nel Comune di Irsina”.La gente collabora?“Per ottenere migliori risultati e ri-uscire a coinvolgere i cittadini nei comuni in cui operiamo, ci siamo impegnati in una specifica campagna

di sensibilizzazione, che ha visto nel 2008 interessare, in misura prevalen-te, scuole elementari e della media. Abbiamo realizzato incontri formativi e di educazione ambientale (oltre 60), utilizzando video proiezioni, prodot-ti all’interno dell’azienda, grazie ad uno staff di esperti; abbiamo, inoltre, divulgato oltre 17.000 opuscoli infor-mativi, cd-rom, organizzato gare di raccolta e premiazioni finali, parteci-pato come tecnici del settore in altre

iniziative divulgative”.Quali progetti avete per il futuro?“Con la stessa convinzione e tena-cia, intendiamo proseguire la nostra Missione e fare in modo che tutte le funzioni siano orientate a perseguire quelli che sono i nostri obiettivi azien-dali, quali garantire la soddisfazione del Cliente, eliminare le difettosità, prevenire l’inquinamento ambientale,

di anna MaRia MaCCHia

Cooperativa Avvenire:Sviluppo e innovazioneal servizio delle comunitàL’azienda leader nei servizi di igiene urbana serve 17 comuni con 300 dipendenti tra Puglia e Basilicata

RACCOLTA DIFFERENZIATALa raccolta differenziata è il sistema migliore per ridurre gli impatti negativi è rappresenta una forma di risparmio

per la nazione, favorendo l’impegno occupazionale ed è miniera per le materie prime in ambito industriale.

rispettare i regolamenti e le leggi vi-genti di carattere generale e ambien-tale applicabili alle attività aziendali, aumentare i livelli di competitività sul mercato, migliorare in modo continuo il Sistema di Gestione per la Qualità e l’Ambiente Aziendale, ottimizzare la formazione delle risorse umane a tutti i livelli e garantire la sicurezza sul lavoro”.

Pensare allo sviluppo nell’Ita-lia meridionale di una rete comune nel delicato settore

ambientale, focalizzando sulle prin-cipali sfide che nel prossimo futuro le Agenzie ambientali regionali do-vranno necessariamente vincere in-sieme, affrontando le criticità comu-ni e condividendone le conoscenze. E’ quanto emerso, a Catanzaro, al termine di un incontro tra i direttori generali delle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (Arpa) del meridione. All’incontro con il commissario straordinario dell’Ar-pacal, Vincenzo Mollace ed il di-rettore scientifico, Antonio Scalzo, hanno partecipato, i direttori gene-rali Sergio Marino (Arpa Sicilia), Luciano Capobianco (Arpa Campa-nia), Giorgio Assennato (Arpa Pu-glia). L’incontro è servito ha foca-lizzare il dibattito sulle diverse aree sensibili sulle quali oggi le agenzie ambientali sono chiamate a lavora-re: dalla certificazione dei laborato-ri, alle emergenze ambientali trans

regionali, ai programmi comunitari dell’area obiettivo 1, non dimenti-cando la formazione e l’educazione ambientale sulle quali condividere progetti di ampio respiro. L’obiet-tivo finale, infatti, anche nell’otti-ca di dotare le Arpa di una sempre maggiore autonomia finanziaria, è quello di studiare progetti comuni per “catturare” fondi comunitari per la realizzazione di attività che interessino l’intero Mezzogiorno d’Italia. (r.r.)

Vincere le criticità meridionalie progettare un programma ambientale

DIRETTORI ARPA A CONFRONTO

Giorgio AssennatoDirettore Generale Arpa Puglia

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Produzione di combustibilisolidi secondari (CSS)La direttiva ha permesso di far luce su alcune operazioni di recupero

La nuova direttiva rifiuti 98/2008/CE del 19 novembre 2008 ha permesso di far luce

sul significato di alcune operazioni di recupero e smaltimento. In particola-re sull’operazione indicata all’allegato 2 (Operazioni di recupero), con R12 (Scambio di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate da R 1 a R 11). In tale allegato, viene specificato che “in mancanza di un altro codice R

viene definito come “le operazioni di recupero o smaltimento, inclusa la pre-parazione prima del recupero o dello smaltimento”; inoltre il recupero viene definito come “qualsiasi operazione il cui principale risultato sia di permet-tere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali che sareb-bero stati altrimenti utilizzati per as-solvere una particolare funzione o di prepararli ad assolvere tale funzione, all’interno dell’impianto o nell’econo-mia in generale. L’allegato II riporta un elenco non esaustivo di operazioni di recupero”.Da quanto detto, è possibile effettuare una serie di considerazioni. L’R12 è da intendersi come un’operazione di trat-tamento, intesa come una preparazio-ne prima del recupero vero e proprio;

appropriato, esso può comprendere le operazioni preliminari precedenti al re-cupero, incluso il pretrattamento come, tra l’altro, la cernita, la frammentazio-ne, la compattazione, la pellettizzazio-ne, l’essiccazione, la triturazione, il condizionamento, il ricondizionamen-to, la separazione, il raggruppamento prima di una delle operazioni indicate da R 1 a R 11”.Il chiarimento riportato nella direttiva rifiuti avrà un impatto di notevole ri-levanza sia sulla disciplina nazionale (non solo nell’ambito del Dlgs 152/2006 in materia di gestione rifiuti, ma anche sul DM 05/02/1998 che disciplina le c.d. procedure semplificate) che sulle stesse autorizzazioni o iscrizioni rila-sciate dagli enti competenti.Nella nuova direttiva il trattamento

l’R12 comprende operazioni come la cernita (che può definirsi come la “scelta, selezione effettuata in base a determinati criteri”) e la triturazione; entrambe queste operazioni sono ope-razioni preliminari al trattamento vero e proprio (cioè all’effettivo recupero).Se il recupero, quindi, è inteso come un’operazione il cui fine principale è quello di consentire ai rifiuti di sostitu-ire altri materiali, allora le operazioni come l’R3 (Riciclaggio/recupero del-le sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche), l’R4 (Riciclaggio/recupe-ro dei metalli e dei composti metallici) e l’R5 (Riciclaggio/recupero di altre sostanze inorganiche), hanno un fine ben preciso: l’R3 di sostituire sostan-

ze (chimiche) organiche, l’R4 quello di sostituire metalli e composti metallici e l’R5 di sostituire sostanze inorgani-che. Tutte queste operazioni permetto-no, quindi di sostituire dei materiali/sostanze che verrebbero altrimenti utilizzati per assolvere una particolare funzione.I riflessi delle disposizioni del legisla-tore comunitario si avranno sugli im-pianti di produzione di Combustibili Solidi Secondari (CSS), tra cui il CDR (Combustibile da Rifiuti). In tali impianti si effettuano operazioni di messa in riserva (R13) e, successiva-mente, di cernita (selezione) e tritura-zione (configurabili come operazioni R12); tali operazioni sono quindi pre-liminari e precedenti al recupero vero e proprio (costituito dal recupero del-le sostanze organiche, per esempio la gassificazione, ovvero dal recupero di energia). In questo modo, sia negli atti emessi dagli enti competenti che nello stesso DM 05/02/1998 (come auspica-bile modifica del decreto ministeriale), la preparazione dei CSS non sarebbe più configurabile come operazione di recupero R3, ma bensì come operazio-ne R12.

*Consulente Ambientale

di pasQuale FiORe*

LA NORMATIVA

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Industria&Ambiente24

DEPURAZIONI INDUSTRIALILa Depureco opera nei settori dell’industria alimentare, chimica, ortofrutticola, petrolchimicha e fornisce impianti monoblocchi per la gestione della depurazione

La Depureco Spa è un’azienda che opera per la difesa dell’am-biente e la conservazione delle

sue risorse attraverso la realizzazione di impianti di depurazione e scarichi civili ed industriali. Dal 1975, anno di costituzione, in coerenza con i suoi programmi e con gli obiettivi prefissa-ti, ha sviluppato tecnologie sempre più avanzate e rispondenti alle richieste dei clienti, grazie ad un’intensa attivi-tà di ricerca finalizzata all’affinamento delle proprie capacità di progettazione e costruzione di impianti industriali. L’iscrizione SOA nella categoria OS22 per € 2.582.284 e la collaborazione con le maggiori società italiane d’ingegne-ria, consentono alla Depureco di avere un capitale sociale sempre adeguato ai progetti di realizzazione ed alle com-messe ricevute.Trattamento delle acque meteoriche. In questo ambito la Depureco fornisce diverse soluzioni tecniche standard, flessibili e su misura per le diverse tipologie di attività per cui le norme regionali e nazionali disciplinano il trattamento delle acque meteoriche che dilavano le superfici imperme-abili. In particolare, la società offre supporto tecnico ai progettisti degli impianti di trattamento a servizio dei centri urbani o zone industriali, dove la componente ingegneristica risulta fondamentale per superare il problema dell’estensione dei bacini tributari e di superfici sulle quali sono movimentate sostanze pericolose, che rivestono un

serio problema di carattere ambienta-le, proponendo soluzioni tecniche ef-ficaci dal punto di vista depurativo, in conformità ai limiti restrittivi imposti dalla legislazione vigente in funzione del corpo ricettore dello scarico (per esempio, nel caso di attività quali au-todemolizione, centri raccolta rifiuti, stazioni di carburante, officine, cen-

trali di betonaggio, sansifici). Inoltre, particolari soluzioni innovative ed economiche vengono proposte anche per superfici sulle quali non si movi-mentano sostanze pericolose, super-fici per le quali è prevista un ampia gamma economica di manufatti in CAV e in polietilene monoblocco, op-portunamente progettati in funzione

dell’estensione delle superfici di rac-colta. Depurazione acque reflue industria-li. Per gli scarichi industriali, con un continuo lavoro di ricerca svolto su impianti pilota presso il proprio labo-ratorio e direttamente nelle industrie, la Depureco si avvale delle tecnolo-gie più avanzate. Principali settori di intervento sono: industrie ortofrutti-cole, caseifici, centrali del latte, con-servifici, cantine, distillerie, oleifici, salumifici, birrerie, allevamenti, mat-tatoi, concerie, industrie galvaniche, industrie chimiche, petrolchimiche e meccaniche, stazioni di servizio, au-tofficine, lavanderie, vetrerie, segherie

Depureco Spa: Azienda leader nella progettazione di impianti di depurazione

marmo e cementerie.Medie e grandi comunità. La Depureco è presente nel campo del trattamento degli scarichi civili con impianti com-pleti di grigliatura automatica, ripresa, disabbiatura e disoleazione, sedimen-tazione primaria, ossidazione a fanghi attivi, sedimentazione secondaria, di-sinfezione, trattamento terziario per la rimozione dell’azoto e del fosforo, sta-bilizzazione e disidratazione fanghi.Piccole comunità. Per questi scarichi la Depureco fornisce impianti compat-ti monoblocco in ferro, prefabbricati in officina od in cemento armato. Oc-cupano il minimo spazio e sono di tipo completamente automatico.(r.r.)

L’AZIENDA

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Industria&Ambiente 25

La Corte Costituzionaleboccia la legge RegionaleVinto il ricorso della ditta Vergine di Fragagnano (Ta) contro la legge n.29/07 emanata dalla Regione Puglia

Forse non tutti sanno che l’ille-gittimità costituzionale sancita dalla Corte Costituzione alla

pregiudizievole norma della Regione Puglia (articolo 3, L. r. 29/2007) che stabiliva che nel proprio territorio po-tessero essere smaltiti rifiuti speciali, pericolosi e non, solo a condizioni che gli impianti pugliesi fossero i più vici-ni al luogo di produzione dei medesimi rifiuti, deriva dalla personale batta-glia condotta dalla ditta “Vergine” di Fragagnano. La ditta pugliese assisti-ta dallo studio legale Quinto ha così potuto vincere la sua battaglia legale sulla controversa questione normati-va che l’ha vista come protagonista. Gli avvocati Pietro e Luigi Quinto ci

lungo il tragitto del territorio nazio-nale, non vi sono altre discariche di-sponibili. Tale imposizione normativa non può che configurarsi quale divieto assoluto poiché le imprese produttrici, non sono in condizione di documen-tare tale situazione, tanto più possono aver riguardo ai tempi di smaltimento

o avere un supporto a mezzo di dati obiettivi relativi alla capacità residua delle discariche operanti sul territorio nazionale. La tesi è stata condivisa e fatta propria dal TAR di Lecce che, con ordinanza del 21 febbraio 2008, ha sospeso il provvedimento del dirigente della Provincia di Taranto con il quale si vietava all’impianto Vergine di rice-vere rifiuti speciali extraregionali, rile-vando vari profili d’incostituzionalità. Innanzi alla Corte Costituzionale, il 16 dicembre 2008, siamo riusciti a far

valere il palese contrasto della legge con i principi comunitari e costituzio-nali sulla concorrenza delle imprese operanti nel settore. A ciò si aggiunga la copiosa giurisprudenza della Corte Costituzionale che non consente li-mitazioni sul territorio nazionale alla circolazione dei rifiuti speciali a diffe-renza dei rifiuti urbani. Ed ecco quindi che la Corte Costi-tuzionale, con sentenza n. 10 del 23 gennaio 2009, ha ritenuto fondate le eccezioni d’incostituzionalità solle-vate dalle Sezione di Lecce del TAR Puglia affermando che, in riferimento al trasporto dei rifiuti, deve escludersi che tutte le Regioni possano adottare misure volte ad ostacolare, in qualsiasi modo, la libera circolazione delle per-sone e delle cose fra le Regioni, stante il vincolo generale imposto alle Regio-ni dall’art. 120, comma 1, della Costi-tuzione”. I legali, inoltre, aggiungono che: “La decisione della Consulta ha una note-vole portata generale in quanto oltre a stabilire che le Regioni non posso-no introdurre divieti “relativi” che, in qualche modo, condizionino l’ingresso di rifiuti al rispetto di particolari pro-cedure fra Regioni, non farà gravare oneri risarcitori sulla Regione in favore delle imprese operanti in Puglia. Con questo risultato non si può che sperare in un promettente inizio per mettere ordine al quadro della gestione dei ri-fiuti speciali all’interno di un sistema che contemperi da un lato, le regole del mercato, che sempre più fuggono da vecchi sbarramenti doganali, dall’al-tro, le esigenze di tutela per le imprese che investono nei rispettivi territori”.

Avv. Luigi Quinto

hanno illustrato i punti di forza su cui si è articolata la sua strategia difensi-va: “La nostra difesa ha colpito, in via preliminare, i meccanismi limitativi imposti dalla Legge Regionale pu-gliese. Tra questi vi è l’onere gravante sulle ditte conferenti che provengono dalle varie regioni, di dimostrare che,

IL RICORSOdi eude alBRiZiO

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Industria&Ambiente26

Il settore del riciclo dei materia-li rappresenta una risorsa per un’economia eco-sostenibile. Al

di là degli scenari globali di mercato, che non presentano un trend positivo e prevedono per il 2009 un ulteriore calo della produzione industriale, lo sfrut-tamento delle materie prime seconde costituisce una sorta di “tesoretto”, un capitale di scorta utilizzabile in sosti-tuzione di materie prime vergini, per un’economia che dovrà orientarsi sem-pre più in senso ambientale.In questo senso in Italia il settore in-dustriale delle materie prime seconde derivanti dal riciclo come l’acciaio, al-luminio, carta, legno, plastica e vetro ha conosciuto una crescita di valore economico negli ultimi anni; l’incre-mento dell’utilizzo di materia prima seconda ha inoltre evitato di pesare sullo stock di risorse primarie e garan-tito un risparmio di risorse energeti-che, oltre ad evitare la costruzione di nuove discariche.Grazie a Conai, il Sistema Nazionale di recupero e riciclo dei rifiuti di im-ballaggio nel 2007 sono stati avviati a recupero il 67% dei rifiuti di imballag-gio immessi al consumo sul territorio nazionale: delle 12.452.000 tonnellate di imballaggi consumate, ne sono state recuperate 8.400.000 tonnellate, quasi il 70%. Un’ottima percentuale a livel-lo europeo, che vede l’Italia tagliare il traguardo del 60% stabilito della nor-mativa, con un anno di anticipo e con 7 punti percentuali in più.Nel caso di alcuni materiali si raggiun-gono veri e propri livelli di eccellenza a livello europeo: per esempio nel ri-ciclo dell’alluminio l’Italia è prima in Europa a pari merito con la Germania e terza a livello mondiale, dopo Stati Uniti e Giappone. Nella carta siamo giunti al 70% di riciclo e siamo al terzo posto in Europa. Anche nel comparto del legno, quasi tutti i pannelli tru-ciolari prodotti in Italia derivano da imballaggi, vecchi mobili o residui di lavorazione del legno. Un ulteriore effetto è che in dieci anni la crescita del recupero, dell’ordine del 135%, ha portato all’inversione di tendenza tra quantità recuperate e ri-ciclate e ricorso alla discarica. Prima dell’istituzione del Conai due terzi degli imballaggi finivano in discarica, oggi la situazione si è ribaltata e sono soltanto un terzo.Un punto debole invece è la scarsa uti-lizzazione del recupero energetico, che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa (con Spagna, Grecia e Portogallo) con il 10% di rifiuti di imballaggio avviati a termovalorizzazione. Le miniere metropolitane. I rifiuti raccolti e differenziati a livello urba-no rappresentano delle vere e proprie

miniere metropolitane, giacimenti di risorse che possono essere sfruttati per tornare a nuova vita grazie al riciclo. In questi anni Conai ha contribuito a dare impulso alla raccolta differenzia-ta urbana, per incentivare il riciclo e il recupero dei materiali. Il nuovo accor-do quadro Anci-Conai siglato lo scor-so dicembre, va proprio nella direzione di garantire continuità e certezza allo sviluppo alla raccolta dei materiali su tutto il territorio nazionale. L’accordo prevede infatti che, dal 2009 al 2013, ai Comuni convenzionati con il sistema Conai-Consorzi venga riconosciuto e garantito un corrispettivo economico in funzione della quantità e della qua-lità dei rifiuti urbani raccolti, con una rivalutazione annuale dei 2/3 dell’indi-ce nazionale dei prezzi al consumo. I rifiuti di imballaggio vengono conferiti

dai Comuni al Sistema Consortile, che li avvia a riciclo in appositi centri indi-viduati sul territorio.Viene sancito inoltre un impegno nuo-vo per lo sviluppo della raccolta diffe-renziata dei Comuni in un momento di mercato non favorevole, perché l’Ac-cordo dà agli enti locali la garanzia del ritiro del materiali raccolti al di là degli obiettivi richiesti dalla legge e, questa la novità rispetto al precedente testo, riconoscendo il corrispettivo economi-co dovuto. Uno degli obiettivi del Sistema Con-sortile nei prossimi anni sarà quello di continuare a diffondere sul territorio modelli gestionali con un elevato stan-dard qualitativo e sostenere il processo di sviluppo della raccolta degli imbal-laggi nelle aree in ritardo, con lo scopo di allineare, nel medio-lungo periodo, i livelli di raccolta differenziata a quelli delle Regioni più virtuose.

*Presidente Conai

CONSORZI DI RECUPERO

Piero Perron - Presidente Conai

Promuovere la culturadel recupero e del ricicloIl Conai ha avviato a nuova vita oltre il 67% dei rifiuti di imballaggio immessi al consumoI rifiuti raccolti e differenziati a livello urbano rappresentano delle risorse di alta qualità

A recupero e riciclo 21mila tonnellate di Raee

Istituito il coordinamento nazionaledi pile e accumulatori (Ccnpa)

CONSORZIO REMEDIA

Tredici mila missioni di ritiro ef-fettuate, per il riciclo di 21.376 tonnellate di Raee derivanti dai

nuclei domestici pari ad oltre un terzo dei rifiuti elettronici gestiti in Italia dai sistemi collettivi e corrispondenti a circa 3,5 milioni di apparecchiature elettroni-che a fine vita: elettrodomestici, televi-sori, cellulari, computer, macchine foto-grafiche, climatizzatori, solo per citare alcuni oggetti nel multiforme e variegato mondo dei rifiuti elettrici ed elettronici. Trentacinque milioni i cittadini serviti grazie ad una struttura capillare, opera-tiva presso l’85% dei centri di raccolta iscritti al centro di coordinamento Raee, ossia in oltre 2.580 piazzole ecologiche in tutta Italia. “I produttori sono orgogliosi - spiega Roberto Lisot, Presidente ReMedia - dei traguar-di raggiunti dal consorzio nel primo anno di operatività ed intendono assi-curare un forte impegno per l’ambiente anche per il futuro. In particolare il consorzio prevede per il 2009 di gestire 44.000 tonnellate di rifiuti elet-tronici, il doppio rispetto al risultato del 2008”. (a.m.m.)

E’ stato istituito il coor-dinamento nazionale di pile e accumulatori

(Ccnpa). Alla presidenza è sta-to nominato Guidalberto Gui-di, presidente di Confindustria Anie. Il centro è stato costituito nell’ambito del Forum pile e accu-mulatori su iniziativa di Confin-dustria Anie, rappresenta a livello nazionale le aziende produttrici di pile e accumulatori (espressio-ne di oltre il 90% dei relativi mercati). Il consorzio non ha fini di lucro e agisce secondo criteri di efficienza, efficacia, economicità, nel rispetto della libera concorrenza sul mercato. Risponde a precisi obiettivi (previ-sti dal decreto), tra cui: l’ottimizzazione delle attività di competenza dei sistemi, collettivi o individuali, dei produttori, al fine di incrementare le percentuali di raccolta e di riciclaggio dei rifiuti di pile e accumulatori, l’organizzazione per i consorziati di un sistema capillare di raccolta dei rifiuti a copertura omogenea dell’intero territorio nazionale e il sostegno all’attività dei sistemi di raccolta separata. (a.m.m.)

di pieRO peRROn*

CONFINDUSTRIA ANIE

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Industria&Ambiente 27

CO.RE.PLANel 2008 Co.Re.Pla ha festeggiato i 10 anni di vita. Come tutti gli anniversari ha fornito l’occasione per aprire una riflessione su un decennio di attività, costellato di successi e di sfide vinte.

riferimento (il d.lgs. 152/6), sarebbe forse opportuno iniziare una profonda riflessione per superare l’anomalia in-sita nella normativa vigente, che vuo-le la parte pubblica (Comuni e/o ATO) impegnata al conseguimento di obiet-tivi quantitativi di sola raccolta (per giunta in mancanza un qualsiasi cri-terio unitario per la contabilizzazione della stessa), priva quindi di qualsiasi riferimento circa l’effettiva riciclabili-tà di quanto raccolto, e la parte privata (il sistema Conai/Consorzi) obbliga-ta al raggiungimento di obiettivi di effettivo riciclo di quanto conferito. L’auspicabile “riconciliazione” degli obiettivi permetterebbe di costruire un sistema in cui alla condivisione di responsabilità possa corrispondere una effettiva collaborazione rispetto ai fini. E’ peraltro questa la direzione in cui, saggiamente, pare andare l’Unio-ne Europea, la quale nella nuova diret-

tiva sui rifiuti pone per il 2020 obiet-tivi certamente molto sfidanti, ma da calcolarsi non sulla semplice percen-tuale di raccolta differenziata, bensì su quella di rifiuti “preparati” (cioè resi effettivamente compatibili) per il riutilizzo e il riciclaggio; il terzo ele-mento “forte” che si ricava dall’espe-rienza del 2008 deriva proprio dalla

crisi economica e dai suoi impatti, ed ha una portata di ordine generale: la “filiera” che trae origine dalla raccolta differenziata e si chiude con la produ-zione di “materia prima seconda” è in realtà parte dell’intero ciclo della pro-duzione, di cui costituisce uno specifi-co segmento. Se quest’ultima rallenta su scala globale, come nell’attuale fase

Riuso materie plastichevera risorsa industrialeLa raccolta differenziata ha fatto segnare forti aumenti in tutta Italia, trainata anche dal dirompente effetto mediatico della grande crisi dei rifiuti della Regione Campania

recessiva e come ben documentano ad esempio i recenti dati sulla produzione industriale in Italia, anche la domanda di materia prima riciclata diminuisce e, potenzialmente, può arrestarsi del tutto. A soffrirne in primo luogo sono i prezzi di vendita (che calano in linea con quelli di tutte le materie prime), ma cosa succederebbe se, al limite anche azzerando i prezzi, la domanda continuasse a latitare o, comunque, ad essere di molto inferiore all’offerta di materiali sul mercato? Fino a che pun-to si può chiedere al Sistema delle Im-prese, o meglio al “Sistema-Paese” nel suo complesso, di farsi carico di costi crescenti per supplire ad un mercato non ricettivo? In questi primi dieci anni abbiamo di-mostrato che il riciclaggio dei rifiuti d’imballaggio in plastica non è né una chimera né un’operazione mediatica, ma una realtà industriale che è andata espandendosi e consolidandosi, cre-ando lavoro ed introducendo innova-zione. Un successo alla cui base sta l’impegno dei cittadini e il lavoro delle imprese, in un quadro di riferimento politico e normativo sempre troppo in-stabile. E proprio perché di successo si può parlare che è ora possibile, se non doveroso, interrogarsi sul futuro di questo sistema, sapendo che rifor-mare è più difficile che creare, ma an-che avendo il coraggio di riconoscere con trasparenza e semplicità i limiti dell’attuale impianto, immaginando le soluzioni per un futuro dove la so-stenibilità economica e la sostenibilità ambientale possano avere pari digni-tà.

*Presidente Co.Re.Pla

Nel 2008 Co.Re.Pla ha festeg-giato i dieci anni di vita. Come tutti gli anniversari

significativi, anche questo ha fornito l’occasione per aprire una riflessione su un decennio di attività, costellato di successi e di sfide vinte, ma anche sull’indubbia e per molti versi irre-versibile evoluzione del contesto di riferimento e del “sistema” nel suo complesso. Entrando nel merito del “bilancio”, è utile fornire alcuni spunti di riflessio-ne: la raccolta differenziata ha fatto segnare forti aumenti in tutta Italia, “trainata” anche dal dirompente effet-to mediatico della grande crisi dei ri-fiuti della Campania. Si sono raggiun-te le 590.000 tonnellate di raccolta differenziata di rifiuti d’imballaggi in plastica conferite al Consorzio (in au-mento del 19% rispetto al 2007), con positivi segnali di dinamismo prove-nienti anche da alcune importanti re-altà finora in grave ritardo (Campania in primis, ma anche Puglia); l’aumento della raccolta, tuttavia, non comporta una simmetrica crescita del riciclo. Ciò pone con forza la questione della qualità della raccolta che, va ricordato ancora una volta, è solo lo strumento ritenuto più funzionale per uno sco-po, che è e resta il riciclo. E’ quindi in primo luogo necessario incentivare le Amministrazioni a fornire ai citta-dini servizi che permettano di ridurre sempre più i conferimenti impropri e supportarle in questa direzione. Paral-lelamente, dal momento che è in corso di attivazione l’ennesimo processo di ridefinizione del quadro normativo di

di GiORGiO QuaGliulO*

Giorgio QuagliuloPresidente Co.Re.Pla

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Industria&Ambiente28

Dal produttore …al consuma-tore. E’ quello che avverrà, a brevissimo giro di tempo,

nell’Aseco, l’azienda, situata in contra-da Lama di Pozzo, a Marina di Ginosa, impegnata nella trasformazione di ri-fiuti organici in ammendante vegetale, ovvero in compost di qualità. La strut-tura è stata, infatti, rilevata dall’Aqp e, pertanto, potrà trattare e fare com-postaggio dei fanghi, derivanti dagli impianti di depurazione, che, come è noto, dipendono dallo stesso Acque-dotto Pugliese. Una sorta di “filiera corta”, la prima, nel settore, del cen-tro sud: i fanghi organico-biologici dai depuratori arriveranno nella struttura Aseco, gestita dall’Aqp; saranno tra-sportati e trattati da personale dipen-dente e, quindi, reinseriti nel ciclo vitale della natura, attraver-so la trasforma-zione, sempre negli impianti Aseco, in com-post da com-mercial izzare, ovvero in ferti-lizzanti naturali ecocompatibili. Tra le garanzie, anche quella del-la certezza della provenienza dei fanghi in entrata negli impianti: tutti rigorosa-mente derivanti da depuratori pugliesi.Strategia azien-dale. Il riutilizzo dei fanghi sui suoli agrico-li, per l’azione ammendante e correttiva del terreno (il fango è ricco di sostanza or-ganica) costituisce per l’Aqp, in piena sintonia con la Regione Puglia, il ciclo integrale dell’acqua, nel pieno rispetto dell’ambiente, dell’igiene e delle nor-me di legge e forma più idonea ed uti-le al mantenimento della fertilità dei suoli e alla limitazione dei fenomeni di erosione e di desertificazione, già pre-sente nelle nostre aree.In tale ottica, il compostaggio potreb-be rappresentare una idonea soluzione, in quanto da un lato permetterebbe di ottenere un prodotto più stabilizzato ri-spetto al fango tal quale e quindi meno

putrescibile, con maggiori garanzie sia per la salvaguardia ambientale sia per la salute delle persone e rappresente-rebbe la forma di recupero biologico, espressamente prevista dalla Diretti-va 91/156CEE sui rifiuti e ripresa dal D.Lgs. 152/06, delle sostanze organi-che, dall’altro l’utilizzo di compost presenta minori vincoli normativi di applicabilità al terreno rispetto al fan-go tal quale.La pratica di compostaggio, in tale

contesto, si an-drebbe ad inse-rire nella filiera depurativa quale completamento del trattamen-to biologico dei fanghi di depu-razione, nel qua-le la sostanza organica biode-gradabile viene trasformata in acidi umidi ed in prodotto finale stabile. Il pro-cesso biologico che si sviluppa durante il pro-cesso di compo-staggio rientra tra le tecnologie efficaci per il trattamento fina-le sui fanghi di depurazione.T e c n o l o g i e avanzate. “Aver individuata una società dotata di

strutture impiantistiche per la produ-zione del compost di qualità - spiega Vincenzo Romano, amministratore dell’Aseco - idonee al trattamento di un significativo quantitativo dei fanghi prodotti da Aqp, efficienti per le tec-nologie installate e di recente realizza-zione, permetterà alla nostra azienda per i prossimi anni, di fronteggiare adeguatamente le problematiche del-lo smaltimento corretto dei fanghi di depurazione e senza inconvenienti tec-nici sulla produzione del compost di qualità, senza eccessivi costi di inter-venti di manutenzione straordinaria”.

SVILUPPO ECONOMICO ED ENERGIA

Vincenzo RomanoAmministratore Aseco Spa

Acquedotto Pugliese Spainveste nel settore dei rifiutiIl nuovo impianto Aseco consente all’Aqp di completare la filiera della depurazione, di ridurre i costi di smaltimento attraverso il riutilizzo dei fanghi prodotti dagli impianti

di anna MaRia MaCCHia

Da sempre la cura per l’am-biente e l’attenzione verso uno sviluppo eco sostenibile

è al centro dell’impegno di Acque-dotto Pugliese. Le storiche centrali idroelettriche di Padula, Monte Cara-fa e di Battaglia realizzate negli anni ‘20 ne sono viva testimonianza. Oggi Acquedotto Pugliese rinnova il suo impegno perseguendo un pia-no strategico integrato per l’utilizzo di energie alternative, rinnovabili e pulite e riconvertendo parte degli ac-

quisti in forniture eco compatibili e rispettose dell’ambiente.A Villa Castelli, in particolare, è stata installata una turbina di nuova generazione in grado di servire ener-gia elettrica ad un Comune di 3.500 abitanti.Il piano prevede la realizzazione a re-gime di 10 centrali idroelettriche che sfruttano i salti dell’acqua trasporta-ta nelle condotte, l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici su siti aziendali e la riconversione entro il

2010 di almeno il 30% degli acquisti in forniture eco-compatibili.E’ in corso di appalto la realizza-zione di un impianto fotovoltaico di 1 Mega Watt che sarà installato sul partitore di Parco del Marchese e che interesserà un’area di 30.000 metri quadrati.Al termine delle attività, Acquedot-to Pugliese sarà in grado di produrre circa 33.000 MWatt/h, una quantità sufficiente a servire un Comune di 30.000 abitanti. (r.r.)

Energia in condotta: Inaugurata la prima centrale idroelettrica in Puglia di Acquedotto PuglieseE’ stata installata una turbina di nuova generazione

Ivo Monteforte Ad Acquedotto Pugliese

L’AZIENDA

Vera occasione di sviluppo per l’azienda

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Industria&Ambiente 29

L’innovativo processo di lavorazione concepito da ILG consente di ottenere pelli ‘free of chrome’ e, dunque, con un impatto minimo sull’ambiente sia a livello di processo produttivo che di smaltimento finale, pur conservando caratteristiche di naturalezza e morbidezza.

È “made in Puglia” la prima col-lezione di pelle ‘Free of Chro-me’ per arredamento prodotta

su scala industriale. Si chiama ‘Arbo-rea®’ ed è stata concepita e prodotta da Italian Leather Group di Monopoli, una delle realtà più importanti in Ita-lia nella lavorazione e commercializ-zazione di pelli per selleria d’auto ed arredamento.‘Arborea®’ è stato il risultato finale di un progetto avviato diversi anni fa dal centro Ricerca & Sviluppo ILG di Mo-nopoli in collaborazione con consu-lenti tecnici esterni italiani e stranieri. L’innovativo processo di lavorazione concepito da ILG consente di ottenere

caratteristiche di naturalezza e morbi-dezza. La principale novità del processo pro-duttivo riguarda la concia delle pelli,

pelli ‘free of chrome’ e, dunque, con un impatto minimo sull’ambiente sia a livello di processo produttivo che di smaltimento finale, pur conservando

che non avviene con il cromo ma con tannini sintetici. Diversamente dal-le pelli conciate con il cromo le pelli F.O.C. non richiedono, al termine del loro ciclo di vita, alcuna particolare procedura di smaltimento; anzi, pos-sono essere impiegate in processi di compostaggio per ottenere compost utilizzabile come fertilizzante.Capace di rispondere alla crescente sensibilità verso la tutela dell’ambien-te, la pelle ‘Arborea®’ presenta inoltre un alto grado di morbidezza (essendo i tannini sintetici composti da moleco-le particolarmente piccole), di natu-ralezza e può essere facilmente tinta (poiché i tannini sintetici svolgono un’azione “neutra” rispetto al colore, facendo così assumere alle pelli con-ciate una base bianca - cosiddette pelli ‘Wet white’). Presentata in anteprima mondiale nel gennaio 2007 al Salone internazionale del mobile di Colonia la pelle ‘Arbo-rea®’ ha incontrato l’interesse di alcu-ne catene specializzate nella distribu-zione di divani e complementi d’arredo di Stati Uniti, Giappone e di diversi

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paesi europei.Dopo il suo ingresso nel settore dell’ar-redamento ILG sta proseguendo le at-tività volte allo sviluppo del prodotto per verificare i possibili utilizzi della collezione di pelle ‘Arborea®’ anche in altri comparti.«Riteniamo che la crescente sensibilità ambientale dei consumatori – spiega Attilio D’Apolito, presidente della Ita-lian Leather Group SpA – alla fine pre-mierà i prodotti e le imprese con mi-nore impatto sull’ambiente. Quello che ci aspettiamo, superata questa difficile fase congiunturale, è l’interessamento di altri settori come il calzaturiero, la pelletteria, l’abbigliamento». «A tal proposito – aggiunge D’Apolito - sia-mo già in contatto con alcune aziende del settore moda interessate a utilizza-re la nostra pelle ecologica». Italian Leather Group si avvale di tre stabilimenti produttivi, di cui due in Italia (a Monopoli e ad Arzignano in provincia di Vicenza) e uno in Argen-tina (a Villa Flandria). Fanno parte del gruppo anche la Italian Leather Usa e la Long Life Germany che promuovono e commercializzano le pelli sul merca-to statunitense e tedesco. Tutte le fasi del processo produttivo e dello smalti-mento dei residui di lavorazione sono monitorate con grande attenzione per garantire il massimo rispetto dell’am-biente; di recente anche lo stabilimento di Monopoli, dopo quello argentino, ha conseguito la certificazione ambienta-le secondo le norme ISO 14.001.Le rigorose procedure produttive e di controllo trovano invece evidenza nel-le certificazioni ISO 9001, 9002 e ISO TS 16949 (specifica per il settore Auto) ottenute nel corso degli anni dai diver-si stabilimenti.

di ROssella ReGinella

L’AZIENDA

NOVITA’

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In Puglia una nuovalegge regionale che riforma il settore

ATTIVITA’ESTRATTIVA

L’obiettivo della nuova leggeè quello di semplificare il procedimento autorizzativo è fornire certezze

Con delibera di Giunta regio-nale del marzo scorso, la Re-gione Puglia ha adottato un

disegno di legge (“nuova disciplina ge-nerale in materia di attività estrattiva”) con l’obiettivo di aggiornare finalmen-te la normativa in materia di attività di cava, risalente di oltre vent’anni.Il nuovo D.d.l. regionale sancisce in particolare l’esigenza di pianificare e programmare l’attività in coerenza con gli altri strumenti di pianificazione ter-ritoriale, al fine di contemperare l’inte-resse pubblico allo sfruttamento delle risorse del sottosuolo con l’esigenza prioritaria di salvaguardia dell’am-biente e difesa del suolo. A tale riguardo viene in rilievo la pre-visione che, per la prima volta, indivi-dua le aree nelle quali l’attività estrat-tiva è totalmente preclusa, ad esempio nelle aree naturali protette e nei siti di interesse comunitario. Per i profili di tutela paesaggistica e idrogeologica è previsto un rinvio “dinamico” alle previsioni contenute rispettivamente nel Piano paesaggistico e nel Piano di assetto idrogeologico.Viene poi evidenziata la necessità di

privilegiare, ove possibile, l’amplia-mento delle attività estrattive in corso rispetto all’apertura di nuove cave e di programmare e favorire il recupero ambientale e paesaggistico delle aree abbandonate o dismesse, in linea con i principi di sostenibilità dell’attività estrattiva formulati dall’Unione Euro-pea.Si prevede la possibilità di effettuare, per una sola volta, interventi di am-pliamento nelle aree di cava abbando-nate o dismesse, nella misura massima

del 50% delle aree già esaurite, purché il progetto di recupero riguardi l’intera area di cava.Ulteriore obiettivo della nuova legge è quello di semplificare il procedimento autorizzatorio e di ridurre i tempi di durata degli stessi, come richiesto da-gli operatori del settore ed in partico-lare da Confindustria, che a più riprese ha segnalato l’eccessivo protrarsi dei tempi d’attesa per il rilascio delle au-torizzazioni. A tal fine il d.d.l. rende obbligatorio l’impiego della conferenza di servizi, ferma restando l’autonomia del pro-cedimento di valutazione d’impatto ambientale. Si accentra così nell’unica sede della Conferenza di Servizi l’at-tività di acquisizione documentale e quella delle pronunce di competenza dei diversi soggetti istituzionali coin-volti.Altro elemento di novità è senz’altro rappresentato dall’attribuzione alle Province della competenza a rilascia-re le relative autorizzazioni, mentre si mantiene al livello regionale la compe-tenza in materia di programmazione e pianificazione generale.A tale riguardo, il d.d.l. affida la piani-ficazione estrattiva al P.R.A.E. (Piano regionale delle attività estrattive), indi-

viduato come “lo strumento strategico di pianificazione economica e territo-riale delle attività estrattive” in Puglia. Viene anche sancito il principio secon-do cui il P.r.a.e. costituisce variante agli strumenti urbanistici generali e le previsioni ivi contenute prevalgono automaticamente sulle eventuali pre-visioni difformi contenute nei piani urbanistici. Di particolare rilievo è poi la nor-ma che introduce, per la prima volta in Puglia, il principio dell’onerosità dell’autorizzazione. La disposizione in questione prevede che la giunta regio-nale, ogni anno, sentite le Associazioni

di categoria, stabilisca i criteri per la determinazione degli oneri finanziari a carico delle imprese estrattive, in rela-zione alla quantità e alla tipologia dei materiali estratti nell’anno precedente, nonché i criteri per la ripartizione di tali oneri tra Regione, Province e Co-muni. Infine, è prevista l’istituzione della Consulta Regionale per le Attività estrattive, fortemente voluta dagli ope-ratori del settore per rilanciare l’intero comparto.

*Avvocato, Consulente Assessorato Ambiente Regione Puglia

Marco Lancieri

Le provincie hanno competenze nel settore estrattivo

di MaRCO lanCieRi*

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