INDICE INTRODUZIONE 2 - Banca del Sud...a) strategie e processi per la gestione del rischio Il...

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1 INDICE INTRODUZIONE 2 TAVOLA 1 Requisito informativo generale 4 TAVOLA 2 Ambito di applicazione 27 TAVOLA 3 Composizione del patrimonio di Vigilanza 28 TAVOLA 4 Adeguatezza patrimoniale 30 TAVOLA 5 Rischio di credito: informazioni riguardanti tutte le banche 34 TAVOLA 6 Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato 45 TAVOLA 8 Tecniche di attenuazione del rischio 47 TAVOLA 9 Rischio di controparte 49 TAVOLA 12 Rischio operativo 51 TAVOLA 13 Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario 52 TAVOLA 14 Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario 55 TAVOLA 15 Sistema e prassi di remunerazione e incentivazione 61

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INDICE

INTRODUZIONE 2

TAVOLA 1 Requisito informativo generale 4

TAVOLA 2 Ambito di applicazione 27

TAVOLA 3 Composizione del patrimonio di Vigilanza 28

TAVOLA 4 Adeguatezza patrimoniale 30

TAVOLA 5 Rischio di credito: informazioni riguardanti tutte le banche 34

TAVOLA 6 Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli

assoggettati al metodo standardizzato 45

TAVOLA 8 Tecniche di attenuazione del rischio 47

TAVOLA 9 Rischio di controparte 49

TAVOLA 12 Rischio operativo 51

TAVOLA 13 Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle

posizioni incluse nel portafoglio bancario 52

TAVOLA 14 Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel

portafoglio bancario 55

TAVOLA 15 Sistema e prassi di remunerazione e incentivazione 61

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INTRODUZIONE

Il presente documento si ispira all’esigenza della banca di adempiere, nei confronti degli ope-

ratori del mercato, agli obblighi di trasparenza informativa attinenti all’adeguatezza patrimo-

niale, all’esposizione ai rischi ed alle caratteristiche generali dei sistemi di gestione e di con-

trollo degli stessi, previsti dal cosiddetto “terzo pilastro” della disciplina di vigilanza prudenzia-

le per banche e gruppi bancari.

La struttura della regolamentazione prudenziale, definita dall’organo di Vigilanza con la circo-

lare n. 263 del 27 dicembre 2006: “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche”

è ispirata al principio di proporzionalità, secondo cui gli adempimenti richiesti agli operatori

sono proporzionati alle loro dimensioni, alle caratteristiche operative e alla rilevanza dei rischi

che vanno ad assumere, e si basa su tre “pilastri”:

il primo prevede dei requisiti patrimoniali minimi per misurare i rischi tipici dell’attività ban-

caria e finanziaria, rappresentati da quelli: di credito, di mercato, di controparte ed operati-

vo;

il secondo richiede alle banche di dotarsi di una strategia e di un processo di controllo

dell’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica (Icaap: Internal capital adequacy as-

sessment process) e di formalizzarli in un apposito documento (Resoconto Icaap), da re-

digere annualmente e da trasmettere all’autorità di Vigilanza, che ne verifica l’affidabilità e

la coerenza dei risultati ed adotta, ove la situazione lo richieda, le opportune misure cor-

rettive;

il terzo introduce gli obblighi di informativa sopra citati: nel solco degli indirizzi formulati

dalla Vigilanza, le informazioni, di carattere qualitativo e quantitativo, sono fornite attraver-

so appositi quadri sinottici, favorendo in tal modo la trasparenza e la comparabilità dei dati

nei confronti dei terzi portatori d’interesse.

Le informazioni contenute nel presente documento sono strutturate come previsto dalla nor-

mativa e riportate in quadri sinottici (tavole) ciascuno dei quali riguarda una determinata area

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informativa. Come previsto dalle disposizioni, non sono state redatte le tavole prive di infor-

mazioni.

La banca ha reso noto nel bilancio 2012 (nota integrativa, parte E) le modalità di pubblicazio-

ne delle informazioni, rendendone possibile la consultazione sul sito www.bancadelsud.com.

Le tavole sono anche disponibili per la consultazione, in formato cartaceo, presso i locali della

sede legale sita in Napoli alla Via Calabritto n.20.

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TAVOLA 1 - REQUISITO INFORMATIVO GENERALE

Contenuto dell’informativa

Fornisce obiettivi e politiche di gestione per ciascuna categoria di rischio.

Informativa qualitativa

Premessa

Obiettivo fondamentale della Banca del Sud è assicurare una sana e prudente gestione: a tal

fine considera non solo i volumi intermediati, ma anche i rischi connessi, mirando a realizzare

un equilibrato trade off rischio/rendimento.

A tal proposito, il consiglio di amministrazione definisce ed aggiorna costantemente, in consi-

derazione anche dei mutamenti interni ed esterni, la politica del rischio, che viene poi tradotta

in attività operativa dall’amministratore delegato attraverso il meccanismo delle deleghe.

La strategia di fondo scelta dall’istituto, fin dalla sua costituzione, è di mantenere un basso

profilo del rischio, in modo da assicurare: uno sviluppo equilibrato dell’impresa, la sua stabilità

nel medio e nel lungo periodo, la sana e prudente gestione.

A conferma di quanto sopra, la banca, al 31 dicembre 2012, non aveva assunto rischi di mer-

cato relativi a strumenti finanziari; le erogazioni creditizie erano state concesse nelle classi-

che forme tecniche di: anticipazioni di conto corrente, anticipi su fatture e portafoglio; finan-

ziamenti ipotecari a lungo termine e chirografari a breve ed a medio termine.

Nel contempo, in ottemperanza alle disposizioni di Vigilanza, la Banca si è dotata di un siste-

ma di controlli interni (Sci) basato su tre livelli:

il I livello comprende:

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controlli di linea, effettuati dalle stesse strutture produttive che pongono in essere le

operazioni o incorporati nelle procedure; sono diretti ad assicurare il corretto svolgi-

mento delle operazioni;

il II livello è esplicitato in:

valutazione dei rischi, condotta a cura di strutture, diverse da quelle produttive, che de-

finiscono le metodologie di misurazione dei rischi, verificano il rispetto dei limiti asse-

gnati alle funzioni operative e controllano la coerenza dell’operatività delle singole aree

produttive con gli obiettivi di rischio/rendimento, quantificando il grado di esposizione ai

rischi e gli eventuali impatti economici;

verifica della conformità (affidata ad un consigliere indipendente, coadiuvato dalla so-

cietà di consulenza BDO S.p.A.); funzione indipendente di controllo di secondo livello,

promuove il rispetto delle leggi, delle norme, dei codici interni di comportamento per

minimizzare il rischio di non conformità normativa e i rischi reputazionali a questo col-

legati, e coadiuva, per gli aspetti di competenza, alla realizzazione del modello azien-

dale di monitoraggio e di gestione dei rischi;

il III livello consiste nella:

revisione interna, a cura dell’internal auditing (funzione in outsourcing svolta dalla so-

cietà di consulenza BDO S.p.A. – divisione distinta rispetto a quella che coadiuva la

funzione di conformità), che valuta l’adeguatezza e la funzionalità del sistema dei con-

trolli interni; è condotta sulla base di un piano annuale delle attività di auditing approva-

to dal consiglio di amministrazione ed attraverso verifiche puntuali sull’operatività delle

funzioni coinvolte, richieste in corso d’anno.

Il processo Icaap

La rendicontazione Icaap richiede la definizione di un complesso processo, articolato in diver-

se fasi:

identificazione dei rischi;

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aggiornamento del regolamento Icaap, con riferimento alla definizione di ruoli e responsa-

bilità degli organi e delle funzioni aziendali;

definizione delle tecniche di misurazione dei rischi, di conduzione delle prove di stress e di

determinazione del capitale interno.

La banca ha identificato e quantificato una serie di rischi, esposti nel resoconto Icaap; altre ti-

pologie di rischio, seppure non attuali per la banca, sono stati considerati in ottica prospettica;

essi non sono qui considerati.

I rischi individuati nella fase di assessment sono:

rischio di credito;

rischio di controparte;

rischio di mercato;

rischio operativo;

rischio di concentrazione;

rischio di tasso;

rischio di liquidità;

rischio residuo;

rischio strategico;

rischio reputazionale;

rischio di non conformità alle norme.

La responsabilità primaria di governo del processo Icaap è collocata in capo ai seguenti or-

gani societari (consiglio di amministrazione, collegio sindacale, amministratore delegato) i

quali, al fine di fronteggiare i rischi cui la banca può essere esposta, predispongono idonei di-

spositivi di governo ed adeguati meccanismi di gestione e di controllo. In particolare:

Organi aziendali

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Il consiglio di amministrazione è responsabile della definizione e della revisione degli orien-

tamenti strategici, delle linee guida di gestione dei rischi nonché degli indirizzi per la loro ap-

plicazione e per la relativa supervisione.

Il collegio sindacale vigila sull’adeguatezza e sulla rispondenza del sistema di gestione e di

controllo dei rischi e del processo Icaap ai requisiti stabiliti dalla normativa.

L’ amministratore delegato è responsabile dell’attuazione degli orientamenti strategici e del-

le linee guida definite dal consiglio di amministrazione.

Funzioni aziendali

La funzione di conformità (compliance) è responsabile dell’analisi, della valutazione e del

monitoraggio dei rischi legali e dei rischi reputazionali agli stessi collegati, contribuendo alla

relativa mitigazione, anche con l’ordinario esercizio delle proprie attività.

Il controllo rischi e pianificazione affianca l’amministratore delegato nella definizione degli

obiettivi strategici e dei business della banca e condivide con lo stesso l’individuazione dei re-

lativi rischi; nella definizione degli stress test, analizza la loro coerenza con gli scenari strate-

gici e competitivi nei quali la banca colloca la pianificazione della propria dotazione patrimo-

niale.

La struttura contabilità detiene responsabilità dirette nel processo Icaap, prima fra tutte il

calcolo del capitale interno inerente ai rischi di I pilastro, in raccordo con la funzione di con-

trollo rischi e pianificazione e con le aree finanza e crediti.

La funzione organizzazione e normativa collabora alla misurazione/valutazione ed alla miti-

gazione dei rischi aziendali nello svolgimento della propria attività di disegno e di implemen-

tazione dei processi e delle procedure di funzionamento della banca. Cura l’aggiornamento

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del regolamento Icaap, in collaborazione con le funzioni conformità e controllo rischi e pianifi-

cazione.

L’unità di internal auditing sottopone a revisione il processo Icaap; propone interventi corret-

tivi a fronte delle anomalie riscontrate ed informa gli organi aziendali in merito alle evidenze

emerse nel corso della sua attività.

Le funzioni: titoli e finanza e crediti collaborano, nell’ambito delle rispettive competenze, con

l’unità controllo rischi e pianificazione per l’individuazione degli indicatori di rilevanza, l’ identi-

ficazione dei rischi, la determinazione dei relativi gradi di rilevanza; inoltre supportano, per le

rispettive competenze, la misurazione e la mitigazione dei vari rischi, operando ai sensi e in

conformità alle politiche ed ai regolamenti interni aziendali.

Vengono ora riportate, per ciascuna tipologia di rischio, le informazioni qualitative richieste

dalla normativa.

Rischio di credito

a) strategie e processi per la gestione del rischio

Il rischio di credito è il rischio di incorrere in perdite dovute al peggioramento inatteso del me-

rito creditizio di un cliente affidato anche a seguito di situazioni di inadempienza contrattuale.

Intrinsecamente collegato al rischio di credito è quello di concentrazione, cioè il rischio deri-

vante dalla mancata diversificazione delle esposizioni nel portafoglio bancario verso singole

controparti, gruppi di controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa

attività o appartenenti alla medesima area geografica.

Nella Banca del Sud, il rischio di credito e delle componenti ad esso connesso rappresenta

un elemento fondamentale dell’attività. Trattandosi della principale fonte di rischio per la ban-

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ca, la politica di gestione del credito stabilisce in modo preciso: principi, criteri e limiti, allo

scopo di contenere la sua configurazione di rischio, peraltro particolarmente critico per l’ attu-

ale difficile congiuntura. La valutazione si basa sul merito creditizio dei richiedenti, vale a dire

sulle capacità di rimborso derivanti dalle loro condizioni di equilibrio economico, finanziario e

patrimoniale.

L’istituto si avvale di numerosi strumenti informatici, i più importanti dei quali sono:

la pratica elettronica di fido (Pef), utilizzata per tutti gli affidamenti a prescindere dall’ im-

porto della linea di credito richiesta;

il credit rating system (Crs) fornito dall’outsourcer informatico Cedacri: mediante tale stru-

mento, ad ogni cliente viene attribuito un rating, attraverso un algoritmo che prende in

considerazione i seguenti moduli:

verifica dell’andamento del rapporto presso la banca;

esame dell’andamento del cliente presso il sistema; verifica della sua condotta sulla

base dei dati provenienti dalla centrale dei rischi (Cr) o dalla centrale dei rischi associa-

ta (Cra);

analisi di bilancio;

studio del settore di appartenenza.

Il Crs prevede otto classi di rating per le posizioni in bonis e tre classi di rating per le posizioni

non performing; per queste ultime, le classi previste sono:

C+ per crediti scaduti/sconfinati da oltre 90 giorni con soglia di rilevanza del 5%;

C per crediti in incaglio;

D per crediti in sofferenza.

La procedura prevede due tipi di frequenza per l’aggiornamento dei rating:

mensile standard, di tutte le posizioni e di tutte le fonti informative;

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giornaliera, delle posizioni per le quali sia stato modificato o aggiornato il bilancio, sia sta-

ta effettuata una variazione di stato anagrafico e/o per le quali sia arrivata dalla Banca

d’Italia l’indicazione di una rettifica o una prima informazione della Centrale dei rischi.

Il monitoraggio del comparto viene alimentato attraverso la procedura informatica Icc (Iter

controllo crediti). Il processo consta di un’applicazione che si colloca come strumento di sup-

porto automatizzato alle attività di controllo del credito, attraverso lo sviluppo di work – flow

personalizzabili dalla banca secondo le proprie esigenze, sia in termini di generazione auto-

matica delle pratiche, sia per la scelta dell’iter di controllo che le pratiche stesse devono se-

guire. In altre parole, la procedura Icc permette alla banca di individuare, in maniera persona-

lizzata e sulla base e con il supporto di altre procedure di valutazione (Crs, Seac, …), quali

clienti porre sotto monitoraggio e quale percorso di controllo (iter) assegnare ad ogni tipologia

di regola decisionale.

b) struttura e organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio

La struttura organizzativa dell’area crediti è improntata sul decentramento di facoltà e di com-

petenze gerarchicamente crescenti verso le strutture centrali, con la finalità di sfruttare in mo-

do sinergico e tempestivo le conoscenze legate al territorio.

In conseguenza, qualunque proposta di affidamento parte in filiale e completa il suo iter deli-

berativo nella filiale stessa, se la delibera è di competenza del responsabile della dipendenza,

oppure, per importi più elevati, differenziati anche in base al rischio, attraverso l’intervento

della struttura centrale (responsabile commerciale ed amministratore delegato) fino al consi-

glio di amministrazione.

Attraverso il monitoraggio nel continuo del portafoglio crediti, vengono svolti svariati controlli

delle posizioni, soprattutto di quelle che denotano una maggiore rischiosità, a seguito della

insorgenza di indici di deterioramento della qualità, desumibili dall’analisi sia dei dati contabili

delle aziende sia dall’andamento dei rapporti. In linea di principio, le azioni a tutela del credito

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possono essere rappresentate dalla revisione degli affidamenti, dal blocco delle linee di credi-

to accordate, dall’imposizione di scadenze più ravvicinate, dalla revoca e/o da una diversa ar-

ticolazione degli affidamenti già erogati. Inoltre, la struttura segue con particolare cura quelle

posizioni che, seppure classificate in bonis, presentano lievi segnali di anomalia.

c) caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio di credito

Il processo del credito viene supportato da uno specifico sistema di reportistica, da intendersi

in maniera dinamica, nel senso che, in base ai volumi che la banca raggiunge, lo stesso si

modifica e si integra con ulteriori prospetti informativi, notizie e quant’altro possa rivelarsi utile

per la misurazione e per l’andamento dei rapporti.

Allo stato attuale, i principali flussi di reportistica sono:

il servizio controllo rischi, di concerto con l’ufficio crediti, comunica periodicamente all’

amministratore delegato:

impieghi, suddivisi per forma tecnica e per ramo di attività economica;

accordati ed utilizzi, distinti per punto operativo e per organo deliberante;

stato di revisione dei fidi;

aggiornamenti sullo stato dei crediti problematici e sulle attività di recupero;

aggiornamenti sugli affidamenti concessi in autonomia da parte di altri organi deliberan-

ti;

l’amministratore delegato informa il consiglio di amministrazione sui seguenti aspetti:

impieghi, suddivisi per forma tecnica e per ramo di attività economica;

accordati ed utilizzi, distinti per punto operativo e per organo deliberante;

stato di revisione dei fidi;

aggiornamenti sullo stato dei crediti problematici e sulle attività di recupero;

aggiornamenti sugli affidamenti concessi in autonomia da parte di altri organi deliberan-

ti;

fidi concessi al personale, con indicazione del numero e degli importi;

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indicazione analitica delle concessioni che abbiano fatto registrare previsioni di perdita,

iniziale o per aggravamento successivo, di almeno 50.000 euro;

revoche degli affidamenti;

autorizzazioni agli sconfinamenti concessi dagli altri organi deliberanti.

d) politiche di copertura e di attenuazione del rischio, strategie e processi per la verifica

continuativa della loro efficacia

Per mitigare il rischio, la banca si avvale prevalentemente dell’acquisizione di garanzie, per-

sonali (fidejussioni) e/o reali. Le prime sono di norma rilasciate dai soci delle società o dai

congiunti dei clienti facilitati; le garanzie reali sono di natura ipotecaria o pignoratizia.

L’ acquisizione e la tipologia delle garanzie sono correlate alla forma tecnica dell’affidamento.

Per le operazioni creditizie assistite da pegno, la maggior parte delle garanzie è rappresenta-

ta da libretti di deposito a risparmio o da somme di denaro, mentre risulta marginale il pegno

di titoli di stato.

Nel corso del 2012 - in conformità a quanto richiesto dalle Disposizioni introdotte dalla Circo-

lare 263/06, Titolo V, Capitolo 5 con riferimento alle operazioni con soggetti collegati - la Ban-

ca, si è dotata di apposite Procedure deliberative volte a presidiare il rischio che la vicinanza

di taluni soggetti ai centri decisionali della stessa possa compromettere l’imparzialità e

l’oggettività delle decisioni relative alla concessione, tra l’altro, di finanziamenti. In tale pro-

spettiva, la Banca si è dotata anche di strumenti ricognitivi e di una procedura informatica volti

a supportare il corretto e completo censimento dei soggetti collegati. La Banca ha altresì defi-

nito livelli di propensione al rischio e soglie di tolleranza coerenti con il proprio profilo strategi-

co e le caratteristiche organizzative.

Tali riferimenti sono stati integrati, nelle specifiche politiche di rischio, con assetti organizzativi

e controlli interni volti a definire i ruoli e le responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali

in tema di prevenzione e gestione dei conflitti d’interesse, ad assicurare l’accurato censimen-

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to dei soggetti collegati, a monitorare l’andamento delle relative esposizioni e il costante ri-

spetto dei limiti definiti, ad assicurare la tempestiva e corretta attivazione delle procedure de-

liberative disciplinate.

La disciplina prudenziale - sopra citata - stabilisce limiti prudenziali per le attività di rischio nei

confronti di soggetti collegati e la necessità di adottare apposite procedure deliberative “al fine

di preservare la corretta allocazione delle risorse e tutelare adeguatamente i terzi da condotte

espropriative” con riguardo alle operazioni con soggetti collegati; specifiche indicazioni in ma-

teria di assetti organizzativi e controlli interni sono indirizzate al rispetto degli obblighi di pre-

venzione e gestione dei conflitti di interesse, agli obblighi di censimento dei soggetti collegati

e di controllo dell’andamento delle esposizioni verso tali soggetti.

Ai sensi delle Disposizioni, il Consiglio di Amministrazione ha disciplinato, attraverso appositi

riferimenti normativi interni, i limiti prudenziali e le procedure deliberative applicabili, rispetti-

vamente, all’assunzione di attività di rischio e all’esecuzione di operazioni nei confronti dei

soggetti collegati, allo scopo di preservare la correttezza formale e sostanziale di tutte le ope-

razioni con tali soggetti, nonché ad assicurare l’integrità dei relativi processi decisionali da

condizionamenti esterni.

In particolare, il Consiglio di Amministrazione ha approvato le “Procedure deliberative in ma-

teria di attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati”, nelle quali

sono disciplinati i criteri per la classificazione delle operazioni e le procedure deliberative ap-

plicabili all’assunzione di attività di rischio e all’esecuzione di operazioni con soggetti collegati.

Sono, inoltre, state definite e formalmente deliberate le “Politiche in materia di assetti orga-

nizzativi, gestione delle operazioni e controlli interni in materia di attività di rischio e conflitti di

interesse nei confronti di soggetti collegati”.

Nelle Politiche la Banca ha provveduto alla definizione del proprio livello di propensione al ri-

schio in termini di misura massima accettabile delle attività di rischio verso soggetti collegati,

con riferimento alla totalità delle esposizioni verso la totalità dei soggetti collegati, accettabile

in rapporto al Patrimonio di Vigilanza, nonché alla definizione di una soglia di allerta rispetto

al limite di esposizione complessiva nei confronti dei soggetti collegati, superata la quale

l’assunzione di nuove attività di rischio verso soggetti collegati deve essere assistita da ade-

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guate tecniche di attenuazione del rischio prestate da soggetti indipendenti dai soggetti colle-

gati.

Tali riferimenti sono stati integrati, nelle politiche assunte, con assetti organizzativi e controlli

interni volti a individuare ruoli e responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali in tema di

prevenzione e gestione dei conflitti d’interesse, accurato censimento dei soggetti collegati,

monitoraggio dell’andamento delle relative esposizioni e del costante rispetto dei limiti, corret-

ta e completa applicazione delle procedure deliberative definite

Rischio di controparte

Rappresenta una particolare fattispecie del rischio di credito, collegata alla presenza di tran-

sazioni che abbiano per oggetto determinati strumenti finanziari; il rischio evidenzia la possibi-

lità che le controparti risultino inadempienti prima del regolamento delle transazioni.

La banca non ha operato, nel 2012, né intende farlo nel prossimo futuro, con strumenti finan-

ziari che facciano sorgere rischi della specie.

Rischio di mercato

Comprende rischi (di posizione, di regolamento, di concentrazione, di cambio), generati dall’

operatività su mercati che trattano strumenti finanziari.

Al 31 dicembre 2012, la banca non presentava saldi nel portafoglio di negoziazione ai fini di

vigilanza, risultando pertanto non esposta a rischi di mercato; possiede, invece, un portafo-

glio di titoli classificati fra le Attività finanziarie disponibili per la vendita, avendo l’intenzione di

mantenere gli stessi titoli fino alla loro naturale scadenza, prevalentemente a supporto della

raccolta di risparmio attraverso operazioni passive di pronti contro termine.

Rischi operativi

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I rischi operativi consistono nella possibilità di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o

dalla disfunzione di procedure, di risorse umane e di sistemi interni, oppure da eventi esogeni.

Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, da errori umani, da interru-

zioni dell’operatività, da indisponibilità dei sistemi, da inadempienze contrattuali, da catastrofi

naturali.

Fra i rischi operativi è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di

reputazione.

a) strategie e processi di gestione dei rischi operativi

Per la mitigazione di tali rischi, la banca dà particolare importanza alla divulgazione di uno

spirito etico nello svolgimento delle attività a tutti i livelli dell’organizzazione.

A tal proposito, ha approvato il regolamento “Codice etico”, che ha lo scopo di infondere prin-

cipi di correttezza e di onestà in ogni collaboratore.

b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio

La funzione responsabile dell’analisi e della valutazione dei rischi operativi è il Risk control-

ling; essa garantisce una valutazione efficace e puntuale dei profili di manifestazione dei ri-

schi medesimi. Tale funzione:

sviluppa, manutiene e monitora le metodologie e i tools di supporto per la valutazione dei

rischi operativi, assicurandone la stabilità e l’aggiornamento;

è responsabile, in coordinamento con la funzione Contabilità e con le unità di business di

volta in volta competenti, della rilevazione periodica degli eventi di perdita più significativi;

verifica, nel continuo, i livelli di esposizione al rischio, tenuto conto dei presidi organizzativi

e procedurali a mitigazione degli stessi.

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c) criteri e modalità di misurazione e di reporting dei rischi operativi

La banca, in quanto azienda caratterizzata da un’articolazione organizzativa e di processo re-

lativamente complessa e dall’utilizzo massivo di sistemi informativi a supporto delle proprie

attività operative, risulta esposta al rischio operativo.

Essa monitora l’esposizione a determinati profili di insorgenza di tale rischio, anche attraverso

alcuni indicatori, basati prevalentemente su serie storiche, che riportano il verificarsi di alcuni

eventi. In concreto, fino al 31 dicembre 2012, anche in considerazione della giovane età della

banca, non si sono manifestati episodi che espongano la banca ad un tale profilo di rischiosi-

tà.

Gli indicatori individuati, che verranno utilizzati all’occorrenza, sono:

numero ed ammontare delle cause e dei risarcimenti di lavoro negli ultimi anni;

numero e valore delle perdite per frodi interne e esterne subite negli ultimi anni;

numero e valore delle cause passive con la clientela negli ultimi anni;

perdite negli ultimi anni per cause legali con la clientela;

numero e valore delle azioni revocatorie subite negli ultimi anni;

numero e valore dei risarcimenti assicurativi per cause esterne negli ultimi anni, distinti per

tipologia;

numero e valore delle rapine negli ultimi anni;

perdite negli ultimi anni per indisponibilità dei sistemi;

perdite negli ultimi anni per catastrofi naturali;

perdite negli ultimi anni per altri eventi di rischio operativo;

rapporto: sopravvenienze passive / margine di intermediazione;

L’attività di reporting, ad oggi, prevede la predisposizione annuale di una relazione sull’attività

svolta per il presidio del rischio di riciclaggio; quest’ultimo rientra tra quelli di natura legale

che, come indicato, sono ricompresi nell’ambito dei rischi operativi.

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d) politiche di copertura e di attenuazione dei rischi

La banca, come già detto, attraverso la funzione di Risk Controlling sviluppa, manutiene e

monitora le metodologie idonee, da un lato, ad individuare preventivamente le situazioni che

possono impattare sui rischi operativi, e dall’altro, a promuovere soluzioni organizzative e di

controllo necessarie per il presidio degli stessi rischi.

Rischio di concentrazione

Rappresenta il rischio derivante da esposizioni verso controparti o gruppi di controparti con-

nesse (concentrazione single name) e controparti appartenenti allo stesso settore economico

o alla medesima area geografica (concentrazione geo-settoriale).

La banca, per la determinazione del rischio di concentrazione single name e del relativo capi-

tale interno, utilizza l’algoritmo del granularity adjustment (Ga); per la misurazione dello stes-

so rischio di natura geo-settoriale, in assenza di previsione normativa di algoritmi semplificati,

ha condiviso, tramite l’outsourcer informatico, la metodologia prodotta dall’apposito gruppo di

lavoro interbancario, che utilizza l’indice di Herfindal (Hs).

a) strategie e processi di gestione del rischio di concentrazione

Le strategie ed i processi per la gestione di tale rischio, definite dal consiglio di amministra-

zione, si basano principalmente sui seguenti elementi specifici:

modello organizzativo di governo e di controllo del rischio ben definito (struttura, processi,

metodologie, rendicontazione);

poteri delegati, in termini di gestione del rischio (ad esempio: concentrazione su singoli

settori, su aree geografiche, su tipologie di clientela, su controparti);

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linee guida per massimali di esposizione di natura creditizia sulle tipologie di posizione ri-

levanti ai fini della concentrazione, quali, ad esempio, una singola controparte (grande ri-

schio), un settore o una branca produttiva, un’area geografica o un distretto economico,

una forma tecnica di mitigazione del rischio;

valore massimo di assorbimento patrimoniale accettabile sul rischio di concentrazione, e-

ventualmente declinato per portafogli di clientela (sotto-portafogli creditizi);

ammontare complessivo dell’esposizione ai grandi rischi (eventualmente, ulteriormente

suddivisa per settori e per branche di attività economica).

b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio

Anche l’analisi e la valutazione del rischio di concentrazione è affidata alla funzione di Risk

controlling. Tale rischio viene presidiato attraverso un monitoraggio continuo delle esposizioni

verso singole controparti, garantendo che esse non superino i limiti percentuali, stabiliti dalla

normativa di riferimento, rispetto all’ammontare del patrimonio di vigilanza.

c) criteri e modalità di misurazione e di reporting del rischio di concentrazione

Ai fini della quantificazione del rischio, vengono mensilmente monitorate le prime 20 posizioni

in ordine di grandezza per affidamento. Tali posizioni, con l’indicazione dell’incidenza percen-

tuale sul patrimonio di vigilanza, sono poi elencate trimestralmente nel report sul portafoglio

crediti, portato alla conoscenza ed all’esame dell’organo di supervisione strategica.

Rischio di tasso d’interesse

Consiste nel rischio, attuale o prospettico, di diminuzione del valore del patrimonio o del mar-

gine d’interesse derivante dagli impatti delle variazioni avverse dei tassi di interesse sulle atti-

vità diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazione di vigilanza.

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La banca, relativamente alle proprie attività diverse dalla negoziazione, risulta essere esposta

al rischio di tasso di interesse: le fonti del rischio di tasso sono state individuate nei processi

del credito, della raccolta e della finanza.

a) strategie e processi di gestione del rischio di tasso d’interesse

Per valutare l’esposizione al rischio di tasso d’interesse, sono stati presi in considerazione i

seguenti indicatori di rilevanza:

rapporto: impieghi a breve / raccolta a breve;

rapporto: impieghi a medio-lungo termine / raccolta a medio-lungo termine;

valutazione dell’impatto di una variazione dei tassi pari a +/- 200 punti base sull’ esposi-

zione al rischio del portafoglio bancario, in base alla metodologia semplificata prevista dal-

la normativa; l’applicazione si basa sui seguenti passi logici (in gran parte non applicabili

per la banca):

definizione del portafoglio bancario;

determinazione delle valute rilevanti;

classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali;

ponderazione delle esposizioni nette di ciascuna fascia;

somma delle esposizioni nette ponderate delle diverse fasce;

aggregazione delle diverse valute;

determinazione dell’indicatore di rischiosità.

La banca presidia tale rischio, che continua ad essere uno dei principali dell’attività bancaria;

pertanto, la gestione delle scadenze dell’attivo e del passivo è improntata al suo contenimen-

to, al cui monitoraggio si provvede anche attraverso un equilibrato matching fra le scadenze.

Rischio di liquidità

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Rappresenta il rischio che la banca non sia in grado di adempiere ai propri impegni di paga-

mento alla loro scadenza o debba farvi fronte incorrendo in perdite economiche: le fonti di tale

rischio sono individuate nei processi della finanza e del credito.

a) strategie e processi di gestione del rischio di liquidità

La direttiva 2006/48/CE (Crd) aveva già introdotto obblighi di definire strategie e processi per

la gestione del rischio di liquidità e, in particolare, per la sorveglianza della posizione finanzia-

ria netta della banca nonché di predisporre piani di emergenza (contingency funding plan): il

4° aggiornamento della circolare 263/06, emanata ne l dicembre 2010, ha previsto una disci-

plina puntuale per il suo governo (titolo V – cap. 2), definendolo: rischio di non essere in gra-

do di far fronte ai propri impegni di pagamento per incapacità sia di reperire fondi sul mercato

(funding liquidity risk) sia di smobilizzare propri attivi (market liquidity risk), a causa del feno-

meno della trasformazione delle scadenze.

La banca, come richiesto dalla citata circolare 263/06, condusse, alla fine del 2010, un’analisi

di sensitività ed, il 31 gennaio dell’anno successivo, fu deliberata, dal consiglio di amministra-

zione, la fissazione di un limite di esposizione al rischio di liquidità: in dettaglio, la massima

esposizione ipotizzabile, per le caratteristiche operative aziendali, fu ritenuta garantita attra-

verso il mantenimento di riserve di liquidità di primo e di secondo livello non inferiori al 20%

dell’ammontare della raccolta diretta e dei titoli di propria emissione in circolazione.

Allo scopo di valutare la consistenza di questo rischio, si riferisce che lo stato patrimoniale

della banca, al 31 dicembre 2012, segnala crediti per cassa a vista e a breve termine per oltre

32 milioni ed a medio e lungo termine per circa 13 milioni; di contro, i debiti verso la clientela,

a vista, risultano pari a 56 milioni, a breve scadenza a 1,2 milioni, ed il patrimonio netto non

investito in immobilizzazioni ad oltre 17 milioni. Ulteriori esposizioni al rischio in discorso deri-

vano dal possibile utilizzo dei residui delle linee di fido deliberate sulle aperture di credito in

conto corrente, per un totale di circa 4,7 milioni, e per l’attivazione dei crediti di firma conces-

si, pari a circa 1,45 milioni.

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Il rischio di liquidità consiste nella possibilità che la Banca non riesca a mantenere i propri im-

pegni di pagamento a causa:

dell’incapacità di reperire nuovi fondi (funding liquidity risk);

dell’incapacità di vendere attività sul mercato (asset liquidity risk) per far fronte allo sbi-

lancio da finanziare ovvero della necessità di sostenere costi eccessivi per far fronte ai

propri impegni.

L’intermediazione creditizia realizzata dalla Banca del Sud nel 2012 ha mantenuto il rischio di

liquidità su livelli non rilevanti. Il controllo sul rischio di liquidità sarà eseguito con cadenza

trimestrale, secondo le metodologie indicate dall’autorità di vigilanza; il relativo obiettivo è ga-

rantire il mantenimento di riserve di liquidità sufficienti ad assicurare la solvibilità nel breve

termine (liquidità operativa ed, al tempo stesso, di mantenere un sostanziale equilibrio fra le

scadenze medie degli impieghi e quelle della raccolta (liquidità strutturale).

b) criteri e modalità di misurazione e di reporting del rischio di liquidità

La banca ha comunque formalizzato una policy di gestione e di controllo della liquidità artico-

lata, alla luce delle linee guida fissate nella normativa e della best practice. Le regole di ge-

stione del rischio di liquidità della policy che si intende consolidare sono fondate su due prin-

cipi che rispondono a due obiettivi prioritari:

gestione della liquidità operativa (breve termine – fino a 12 mesi), con la finalità di garanti-

re la capacità della banca di far fronte agli impegni di pagamento per cassa, previsti e im-

previsti, dei prossimi 12 mesi;

gestione della liquidità strutturale (medio/lungo termine – oltre 12 mesi), volta a mantenere

un adeguato rapporto tra passività complessive e attività a medio/lungo termine, finalizzato

ad evitare pressioni sulle fonti, attuali e prospettiche, a breve termine.

Per valutare e prevenire il rischio di liquidità, il consiglio di amministrazione ha inoltre appro-

vato il contingency funding plan, che stabilisce le linee guida da assumere in caso di crisi di

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liquidità, distinguendo fra l’altro fra crisi sistemica e specifica e fra crisi temporanea e duratu-

ra.

Obiettivo del contingency funding plan (Cfp) è salvaguardare la banca da danni o da pericoli

scaturenti dalla crisi di liquidità e contestualmente la continuità operativa aziendale in condi-

zioni di grave emergenza. A tal fine il Cfp deve assicurare:

l'identificazione dei segnali di crisi (indicatori di preallarme);

la definizione delle situazioni anomale, delle modalità di attivazione dell'unità organizzati-

va incaricata della gestione di situazioni di crisi e delle procedure di emergenza;

l'individuazione delle strategie d'intervento.

II sistema degli indicatori di preallarme può segnalare tre differenti scenari operativi ricondu-

cibili al progressivo deterioramento della posizione di liquidità della banca:

normalità;

allerta;

crisi.

Il responsabile del monitoraggio e della gestione della liquidità (area finanza) è chiamato a

segnalare con tempestività ogni situazione di allarme o crisi (anche se non segnalata dagli

indicatori di preallarme).

Nel resoconto ICAAP 2012 inoltre, la Banca ha calcolato per la prima volta il rischio di liquidi-tà in base agli emanandi parametri imposti dalla normativa prudenziale di Basilea III.

Rischio residuo

E’ il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla

banca risultino meno efficaci del previsto. La sua valutazione fornisce quindi una misura

dell’efficacia delle tecniche di mitigazione del rischio di credito, del quale è una declinazione.

La fonte è individuata nel processo del credito.

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a) strategie e processi per la gestione del rischio residuo

La banca, nell’ottica di una sana e prudente gestione, pone grande importanza all’ottenimento

di garanzie sugli affidamenti concessi. Esse, una volta rilasciate, sono oggetto di revisione,

possibile incremento o estinzione. Per le garanzie personali non è in genere fissata una sca-

denza, tuttavia siccome le stesse si riferiscono normalmente ad affidamenti a revoca, sono

oggetto di revisione in sede di rinnovo delle linee di fido sottostanti. La revisione consiste nel

verificare, come già in sede di primo rilascio, le capacità reddituali e patrimoniali del garante,

attraverso la raccolta e l’analisi di apposita documentazione.

Il presidio quantitativo è assicurato dai seguenti parametri:

le garanzie personali vengono raccolte per importi pari agli affidamenti concessi aumentati

del 40% dei loro ammontari;

le garanzie reali (ipoteca) sono acquisite per importi pari al doppio dei valori degli immobili

oggetto di ipoteca.

b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio

Compito della funzione di gestione del rischio è verificare, nel continuo, che le garanzie a

presidio del rischio di credito siano, per qualità e per importi, in linea con quanto indicato dai

regolamenti interni, in sede sia di primo rilascio sia di revisione.

c) caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio

L’attuale sistema di reporting prevede l’elaborazione trimestrale, da parte della funzione con-

trollo rischi, di una relazione per il consiglio di amministrazione sull’evoluzione e la gestione

del portafoglio crediti, il quale contiene, tra gli altri, informazioni sui livelli di garanzie reali e

personali acquisite a presidio del complessivo rischio di credito.

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d) politiche di copertura e di attenuazione del rischio

Come previsto dal Regolamento interno, i rischi di terzo grado vengono coperti attraverso il

rilascio di garanzie reali. Tali garanzie, come già riferito, sono sottoposte a revisione in sede

di rinnovo delle linee di fido al fine di verificare nel continuo la loro efficacia di attenuazione

del rischio.

Rischio strategico

Rappresenta il rischio attuale o prospettico di peggioramento dei risultati economici o di ridu-

zione del capitale, derivante da:

mancata o parziale realizzazione pro tempore degli scenari di mercato ipotizzati in sede di

pianificazione strategica;

decisioni aziendali errate in rapporto all’evoluzione dell’ambiente competitivo;

incapacità di realizzazione totale o parziale delle decisioni previste nel piano per inadegua-

ta programmazione delle risorse disponibili, dei tempi, delle modalità di azione.

Non rientrano nella definizione di rischio strategico le attuazioni errate di processi e di proce-

dure interne, nell’ambito della gestione ordinaria, in quanto già previsti nella fattispecie del ri-

schio operativo.

a) strategie e processi per la gestione del rischio strategico

La banca presidia il rischio strategico attraverso le seguenti modalità:

nell’ambito dei processi di pianificazione strategica ed operativa, definisce obiettivi coeren-

ti e sostenibili tenendo presenti gli assorbimenti patrimoniali generati dall’operatività attua-

le e prospettica;

ai fini del controllo di gestione, effettuerà un monitoraggio continuativo e tempestivo dei ri-

sultati conseguiti, rilevando eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi definiti. Tale presi-

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dio permetterà alle competenti funzioni di analizzare le cause che generano differenze e di

individuare idonee azioni correttive, che possano comportare, se necessario, una ridefini-

zione degli obiettivi strategici ovvero impattare esclusivamente sugli interventi attuativi di

breve periodo.

b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio

La funzione di gestione del rischio valuta periodicamente il livello di rischio strategico, verifi-

cando nel continuo i dati infrannuali e la loro coerenza (nonché la natura e l’entità degli sco-

stamenti) rispetto a quanto indicato nel piano strategico.

c) politiche di copertura e di attenuazione del rischio

Gli organi collegiali della banca valutano il rischio strategico attraverso l’analisi dei dati acqui-

siti a consuntivo e degli scostamenti rispetto a quanto indicato nel piano strategico, in modo

da deliberare eventuali azioni correttive sulla gestione e/o aggiornare lo stesso piano strategi-

co. Tale verifica viene eseguita almeno una volta l’anno, in sede di elaborazione del resocon-

to Icaap.

Rischio reputazionale

È il rischio, attuale o prospettico, di peggioramento dei risultati economici o di riduzione del

capitale, derivante da una percezione negativa della banca da parte degli stakeholders, gene-

rata, ad esempio, da:

atti dolosi o colposi commessi dalla banca o ad essa riconducibili, a danno diretto della

clientela;

mancata chiarezza nel trasferimento delle informazioni alla clientela;

fenomeni di market abuse e di altri reati societari a danno degli investitori;

eventi ripetuti di regolamento parziale o non puntuale, tali da indurre le controparti istitu-

zionali a contrarre il volume di negoziazioni nei mercati non regolamentati;

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mancato rispetto di accordi interbancari nell’ambito di processi di ristrutturazione dei crediti

extra-giudiziali;

dichiarazioni errate, omissive o poco trasparenti all’autorità di vigilanza.

a) strategie e processi per la gestione del rischio reputazionale

La banca non risulta al momento esposta in misura significativa al rischio reputazionale. Essa

è tuttavia consapevole dell’importanza di tale tipologia di rischio e del rapido incremento di

capitale interno necessario alla sua copertura.

b) struttura ed organizzazione della funzione di gestione del rischio

Per gestire e controllare l’evoluzione di questa tipologia di rischio, la banca si sta, comunque,

dotando degli strumenti e delle tecniche necessarie per mantenere, e migliorare nel tempo,

un adeguato assetto organizzativo nonché per potenziare ed ottimizzare le varie funzioni di

controllo operativo interno, di compliance, di internal auditing.

c) caratteristiche dei sistemi di misurazione e di reporting del rischio

Tale rischio, fortemente correlato al rischio operativo di cui talvolta è una manifestazione, è

connaturato all’esercizio dell’attività imprenditoriale. Esso viene monitorato dalla banca attra-

verso i seguenti indicatori:

numero di reclami;

numero di ricorsi all’Adusbef;

numero e valore delle sanzioni subite.

d) politiche di copertura e di attenuazione del rischio

L’attenuazione del rischio reputazionale viene garantita attraverso verifiche di conformità, che

controllano la correttezza operativa rispetto:

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alla regolamentazione interna (ad es.: rispetto del codice etico);

alla regolamentazione esterna emanata a tutela del cliente/consumatore (ad es.: moduli-

stica predisposta in ottemperanza alla direttiva 2004/397Ce (c.d. Mifid); corrette informa-

zioni sui canali di tutela stragiudiziale dei consumatori).

La banca sta inoltre predisponendo adeguati flussi informativi sull’evoluzione dei rischi repu-

tazionali.

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TAVOLA 2 – AMBITO DI APPLICAZIONE

Contenuto dell’informativa

Descrive la banca cui si applicano gli obblighi di informativa.

Informativa qualitativa

La presente informativa è riferita a: Banca del Sud S.p.A.

La Banca del Sud è una banca italiana non appartenente a gruppi bancari, che non controlla

società bancarie; pertanto, le disposizioni sull’informativa al pubblico si applicano alla banca

su base individuale.

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TAVOLA 3 – COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DI VIGILANZA

Contenuto dell’informativa

Nella tavola sono contenute informazioni sulle principali caratteristiche degli elementi concor-

renti alla quantificazione del patrimonio di vigilanza.

Informativa qualitativa

a) informazioni sintetiche sulle principali caratteristiche contrattuali degli elementi patrimonia-

li, in particolare degli strumenti innovativi di capitale

Il patrimonio di vigilanza costituisce il principale punto di riferimento nelle valutazioni dell’ or-

gano di vigilanza in ordine alla solidità delle banche. Su di esso si basano i più importanti

strumenti di controllo prudenziale, quali i requisiti a fronte dei rischi e le regole sulla concen-

trazione di questi ultimi.

Il patrimonio di vigilanza è costituito dal patrimonio di base, dal patrimonio supplementare al

netto di alcune poste, e dal patrimonio di terzo livello.

Informativa quantitativa

b) determinazione del patrimonio di vigilanza, con indicazione di elementi positivi e negativi

Per la banca, al 31 dicembre 2012, il patrimonio di vigilanza coincide con il patrimonio di ba-

se, non essendo presenti elementi del patrimonio supplementare né di quello di terzo livello.

Esso è costituito dal capitale sociale decurtato delle perdite degli esercizi pregressi rinviate e

della riserva negativa da valutazione delle attività finanziarie disponibili per la vendita; è in-

crementato dell’utile netto dell’esercizio 2012.

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A seguito dell’approvazione del bilancio dell’esercizio, l’utile netto è stato ripartito, secondo le

indicazioni dello statuto e la delibera dell’assemblea ordinaria dei soci del 11 maggio scorso:

per il 10% alla riserva legale;

per il 15% alla riserva statutaria;

per il 75% alla riserva da perdite pregresse, a loro parziale copertura.

e) ammontare del patrimonio di vigilanza

Il patrimonio di vigilanza è stato calcolato secondo i nuovi principi generali della disciplina

emanati dalla Banca d’Italia, tenendo conto dei valori patrimoniali ed economici conseguenti

all’applicazioni dei principi contabili Ias/Ifrs.

PATRIMONIO DI VIGILANZA AL 31 DICEMBRE 2012 (dopo riparto utili) (in euro)

VOCI DESCRIZIONI SALDI AL 31/12/2012

ELEMENTI POSITIVI DEL PATRIMONIO DI BASE 1 CAPITALE 18.122.000

2 RISERVA LEGALE 128.686

3 RISERVA STATUTARIA 193.031

18.443.717 ELEMENTI NEGATIVI DEL PATRIMONIO DI BASE

4 RISERVA DA PERDITE PREGRESSE 948.433

5 RISERVA DA VALUTAZIONE TITOLI AFS 89.330

6 ATTIVITA’ IMMATERIALI 7 .139 1.044.902 PATRIMONIO DI BASE (TIER 1) 17.398.815 PATRIMONIO SUPPLEMENTARE (TIER 2) = PATRIMONIO DI TERZO LIVELLO (TIER 3) = PATRIMONIO DI VIGILANZA 17.398.815

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TAVOLA 4 – ADEGUATEZZA PATRIMONIALE

Contenuto dell’informativa

La tavola illustra sinteticamente i metodi applicati per la valutazione dell’adeguatezza patri-

moniale, fornendo inoltre le misure dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi individuati.

Informativa qualitativa

a) descrizione dei metodi adottati dalla banca nella valutazione dell’adeguatezza del proprio

capitale interno per il sostegno delle attività correnti e prospettiche

L’adeguatezza del capitale, in termini dimensionali e di composizione, in rapporto ai rischi as-

sunti e a quelli che si intendono assumere in attuazione delle politiche aziendali di sviluppo, è

oggetto di costante attenzione: i rischi ritenuti rilevanti per l’attività tipica della banca vengono

presi in considerazione e misurati, secondo la loro natura, attraverso specifici processi di va-

lutazione di natura quantitativa e/o qualitativa.

Le misurazioni sono eseguite utilizzando metodologie standardizzate previste dalla normativa

di riferimento e permettono di determinare il fabbisogno di capitale interno da detenere al fine

di fronteggiare opportunamente i diversi rischi. Più in particolare, la Banca del Sud valuta la

propria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica attraverso il processo di autovaluta-

zione Icaap.

I rischi di primo pilastro definiti dagli accordi di Basilea 1, sono individuati per la banca in quel-

li di credito, di controparte, ed operativi; il capitale attuale e prospettico a fronte di tali rischi è

determinato secondo le metodologie standardizzate previste dalla circolare della Banca d’ Ita-

lia n. 263/2006.

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I rischi di secondo pilastro per i quali si procede alla misurazione del capitale interno sono, al-

lo stato, quelli di concentrazione, residuo e di tasso; per la gestione dei rischi di liquidità, stra-

tegico, e reputazionale si procede alla valutazione dei presidi organizzativi approntati.

Il capitale interno complessivo, infine, viene determinato come somma dei capitali interni a

fronte dei singoli rischi (cosiddetto approccio building-block).

La banca, inoltre, seguendo le indicazioni della normativa, adotta un sistema articolato di pro-

ve di stress, condotte utilizzando metodologie what-if per valutare l’esposizione ai rischi in cir-

costanze avverse ed il capitale interno necessario a coprirli anche in queste circostanze.

Per la banca, il capitale complessivo disponibile, necessario per la copertura del capitale in-

terno complessivo richiesto dalla normativa, coincide con il patrimonio di vigilanza.

Informativa quantitativa

b) requisito patrimoniale rischio di credito

Il capitale interno è stato determinato utilizzando la metodologia standardizzata, che prevede

la suddivisione delle esposizioni creditizie in portafogli, con l’applicazione, a ciascuno di essi,

di trattamenti prudenziali differenziati, tenendo conto delle tecniche di attenuazione del rischio

di credito previste dalla procedura Crm: credit risk mitigation.

La banca non ha invece utilizzato valutazioni del merito creditizio rilasciate da Ecai o Eca,

adottando l’approccio semplificato, che ha prudenzialmente comportato l’applicazione del fat-

tore di ponderazione pieno a tutte le esposizioni, ad eccezione di quelle per le quali la norma-

tiva prevede fattori differenti.

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f) requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi

Anche per la quantificazione del requisito patrimoniale a fronte del rischio operativo, la banca

ha utilizzato il metodo base Bia: basic indicator approach, che prevede l’applicazione del co-

efficiente regolamentare del 15% alla media delle ultime tre osservazioni su base annuale del

margine di intermediazione.

g) coefficienti patrimoniali totale e di base (tier 1)

Le norme che regolano l’entità del patrimonio minimo delle banche indicano che queste ulti-

me (non appartenenti a gruppi bancari) debbano mantenere costantemente un ammontare di

patrimonio di vigilanza almeno pari all’ 8% del complesso delle attività ponderate in funzione

dell’ esposizione a rischi di perdita, così come indicato nella specifica tabella sopra riportata.

RISCHIO DI CREDITO (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

DESCRIZIONI VALORI PONDER.

REQ. PA-TRIM. 8 %

ESPOSIZIONI VERSO AMMIN. CENTRALI E BANCHE CENTRALI = =

ESPOSIZIONI VERSO INTERMEDIARI VIGILATI 6.705 536 ESPOSIZIONI V/ ENTI SENZA SCOPO DI LUCRO E DEL SETT. PUBBL. 360 29

ESPOSIZIONI VERSO O GARANTITE DA IMPRESE 39.816 3.185 ESPOSIZIONI GARANTITE DA IMMOBILI 1.174 94 ESPOSIZIONI SCADUTE 3.326 266

ALTRE ESPOSIZIONI 7.457 597 58.838 4.707

RISCHIO OPERATIVO (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

DESCRIZIONI IMPORTI

MARGINE DI INTERMEDIAZIONE 2012 4.994 MARGINE DI INTERMEDIAZIONE 2011 4.263 MARGINE DI INTERMEDIAZIONE 2010 3.501

MEDIA DEI MARGINI DI INTERMEDIAZIONE 4.253 REQUISITO PATRIMONIALE (15%) 638

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Per la banca, i coefficienti patrimoniali calcolati al 31 dicembre 2012 sono pari a:

PATRIMONIO DI VIGILANZA (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

DESCRIZIONI IMPORTI

REQUISITI PATRIMONIALI

PER RISCHIO DI CREDITO 4.707 PER RISCHIO DI MERCATO 0 PER RISCHIO OPERATIVO 638

5.345 PATRIMONIO DI VIGILANZA DI BASE (TIER 1) 17.399

SUPPLEMENTARE (TIER 2) 0 DI TERZO LIVELLO (TIER 3) 0

17.399 COEFFICIENTI DI SOLVIBILITÀ REQUISITI PATRIMONIALI PER RISCHI DI 1° PILASTRO 5.345

ATTIVITÀ DI RISCHIO PONDERATE COMPLESSIVE 63.091 PATRIMONIO DI BASE / ATTIVITÀ PONDERATE (TIER 1 RAT IO) 27,58% PATRIMONIO TOTALE / ATTIVITÀ PONDERATE (TOTAL CAPITAL RATIO) 27,58%

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TAVOLA 5 – RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RIGUARD ANTI TUTTE LE BANCHE

Contenuto dell’informativa

La tavola fornisce ulteriori informazioni sul rischio di credito e sulle modalità della sua diluizio-

ne, oltre a dati quantitativi inerenti alle esposizioni creditizie lorde totali, distinte per tipologia

di esposizione e di controparte, la distribuzione delle esposizioni per aree geografiche e per

settori economici o tipi di controparte, la distribuzione dell’intero portafoglio per vita residua, le

esposizioni deteriorate e le rettifiche di valore nonché la dinamica di queste ultime.

Informativa qualitativa

a1) definizioni di crediti scaduti e deteriorati utilizzate ai fini contabili

La classificazione delle esposizioni nelle diverse categorie di rischio viene effettuata in accor-

do con la normativa emanata dall’autorità di vigilanza.

I crediti deteriorati, alla data del 31 dicembre 2012, sono quelli vantati nei confronti di contro-

parti che non sono in grado di adempiere regolarmente alle obbligazioni contrattuali; in base

alla tipologia e alla gravità del deterioramento, vengono distinti in:

sofferenze: insieme delle esposizioni in essere con soggetti in stato di insolvenza o in si-

tuazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che le assistono e/o

dalle eventuali previsioni di perdita;

incagli: insieme delle esposizioni nei confronti di debitori che vengono a trovarsi in tempo-

ranea situazione di obiettiva difficoltà, situazione che si prevede di rimuovere in un con-

gruo periodo di tempo;

ristrutturati: esposizioni per le quali, a causa del deterioramento dei requisiti economico-

finanziari del debitore, si acconsente a modifiche delle originarie clausole contrattuali, mo-

difiche che comportano perdite economiche;

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scaduti: esposizioni insolute e/o sconfinanti in via continuativa secondo parametri di impor-

to e di durata prefissati dalle disposizioni di vigilanza.

a2) descrizione delle metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore

Le rettifiche di valore sono apportate nel pieno rispetto della normativa primaria e secondaria

e sono ispirate a principi ed a criteri di assoluta prudenza.

Ad ogni chiusura di bilancio, di situazione infrannuale o quando se ne ravvisi l’esigenza, i cre-

diti sono sottoposti ad una ricognizione volta ad individuare quelli che, a seguito del verificarsi

di eventi occorsi dopo la loro iscrizione, mostrino oggettive evidenze di una possibile perdita

di valore.

Rientrano in tale ambito anche i crediti ai quali venga attribuito lo status di sofferenza, incaglio

o ristrutturato e le esposizioni scadute e/o sconfinanti in via continuativa da oltre 90 gior-

ni, come previsto dalle disposizioni della Banca d’Italia in vigore al 31 dicembre 2012.

Detti crediti deteriorati (non performing) sono oggetto di valutazione analitica e l’ammontare

delle rettifiche di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello

stesso al momento della valutazione ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, cal-

colato applicando il tasso di interesse effettivo originario.

Il valore originario dei crediti viene ripristinato negli esercizi successivi nella misura in cui

vengano meno i motivi che ne hanno determinato la rettifica, purché tale valutazione sia og-

gettivamente collegabile ad un evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa.

La ripresa di valore è iscritta nel conto economico; essa non può eccedere le svalutazioni a-

nalitiche o collettive rilevate in precedenza né, quindi, portare il valore totale ad un importo

superiore al costo ammortizzato che il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifi-

che.

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I crediti in bonis sono quelli per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze og-

gettive di perdita e sono sottoposti ad una valutazione collettiva, basata sulla segmentazione

in portafogli omogenei dei debitori che, per rischio e per caratteristiche economiche, manife-

stino capacità di rimborso similari.

La valutazione di detta categoria avviene applicando una metodologia che prevede l’utilizzo di

due parametri: la Pd (probabilità di default a un anno) intesa come probabilità che entro un

anno il cliente passi in una situazione di insolvenza e la Lgd (loss given default) definita come

percentuale di perdita media sulle sofferenze.

Le stime dei tassi di insolvenza vengono aggiornate annualmente; in particolare, per la de-

terminazione delle due variabili è necessario disporre di serie storiche significative dei feno-

meni, di cui allo stato attuale, per vari motivi (giovane età della banca, il 2012 è stato il se-

condo esercizio in cui si sono manifestati sintomi di deterioramento del portafoglio crediti) la

banca non dispone. Essa ha pertanto adottato Pd ed Lgd consortili, determinate sulle medie,

opportunamente rettificate per tener conto della specifica situazione aziendale, dei dati di tut-

te le banche, clienti di Cedacri, aderenti all’applicativo Crs. I valori consortili ottenuti, infatti, ri-

venienti da un campione di dimensioni cospicue e statisticamente significativo, sono ritenuti

adeguati a rappresentare le possibili evoluzioni dei crediti della banca.

I crediti ed i finanziamenti vengono cancellati dalle attività in bilancio quando scadono i diritti

contrattuali sui flussi finanziari da essi derivanti o se considerati definitivamente irrecuperabili

ovvero in caso di cessione, qualora la stessa abbia comportato il sostanziale trasferimento

dei rischi e dei benefici connessi ai crediti stessi.

Informativa quantitativa

b) esposizioni creditizie lorde totali e medie, distinte per tipi di esposizione e di controparte

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I dati presentati sono rappresentativi delle esposizioni della banca al rischio di credito.

c) distribuzione per aree geografiche delle esposizioni, ripartite per tipologia

(A): esposizioni lorde; (B): esposizioni al netto delle svalutazioni (analitiche e collettive).

In dettaglio, si riportano le esposizioni verso la clientela, comprensive delle attività finanziarie

disponibili per la vendita emesse dallo Stato, e le esposizioni verso le banche, che includono i

titoli di credito dalle stesse emessi, detenuti nel portafoglio della banca:

ESPOSIZIONI CREDITIZIE (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

DESCRIZIONI IMPORTI

ATTIVITÀ FINANZIARIE DISPONIBILI PER LA VENDITA 8.224

CREDITI VERSO BANCHE 28.790 CREDITI VERSO CLIENTI 45.789 82.803

ESPOSIZIONI CREDITIZIE (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

ESPOSIZIONI / AREE GEOGRAF. ITALIA EUROPA AMERICA ASIA R. MONDO (A) (B) (A) (B) (A) (B) (A) (B) (A) (B)

CREDITI PER CASSA SOFFERENZE 2.239 860

INCAGLI 1.445 1.171 ESPOSIZIONI RISTRUTTURATE ESPOSIZIONI SCADUTE 741 704 ALTRE ESPOSIZIONI 80.579 80.068

85.004 82.803

ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO SOFFERENZE

INCAGLI ALTRE ATTIVITÀ DETERIORATE

ALTRE ESPOSIZIONI 7.482 7.474 7.482 7.474 92.486 90.277

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(A): esposizioni lorde; (B): esposizioni al netto delle svalutazioni (analitiche e collettive).

(A): esposizioni lorde; (B): esposizioni al netto delle svalutazioni (analitiche e collettive).

ESPOSIZIONI VERSO CLIENTI (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

ESPOSIZIONI / AREE GEOGRAF. ITALIA EUROPA AMERICA ASIA R. MONDO

(A) (B) (A) (B) (A) (B) (A) (B) (A) (B) CREDITI PER CASSA SOFFERENZE 2.239 860 INCAGLI 1.445 1.171 ESPOSIZIONI RISTRUTTURATE

ESPOSIZIONI SCADUTE 741 704 ALTRE ESPOSIZIONI 43.566 43.055

ATTIVITÀ DISP. PER LA VENDITA ALTRE ESPOSIZIONI 7.234 7.234

55.225 53.024 ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO

SOFFERENZE INCAGLI ALTRE ATTIVITÀ DETERIORATE

ALTRE ESPOSIZIONI 2.006 1.998 2.006 1.998 57.231 55.022

ESPOSIZIONI VERSO BANCHE (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

ESPOSIZIONI / AREE GEOGRAF. ITALIA EUROPA AMERICA ASIA R. MONDO (A) (B) (A) (B) (A) (B) (A) (B) (A) (B)

CREDITI PER CASSA

SOFFERENZE INCAGLI ESPOSIZIONI RISTRUTTURATE ESPOSIZIONI SCADUTE ALTRE ESPOSIZIONI 29.779 29.779

ATTIVITÀ DISP. PER LA VENDITA ALTRE ESPOSIZIONI 990 990

ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO SOFFERENZE INCAGLI ALTRE ATTIVITÀ DETERIORATE ALTRE ESPOSIZIONI 5.476 5.476

36.245 36.245

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d) distribuzione per settori economici o per tipi di controparte delle esposizioni

(A): esposizioni lorde; (B): esposizioni al netto delle svalutazioni (analitiche e collettive).

(A): esposizioni nette; (B): rettifiche di valutazione specifiche; (C): rettifiche di valore di portafoglio.

ESPOSIZIONI VERSO CLIENTI (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

ESPOSIZIONI / CONTROPARTI IMPR. ASSIC. IMPR. NON FINANZIARIE ALTRI SOGGETTI (A) (B) (C) (A) (B) (C) (A) (B) (C)

CREDITI PER CASSA

SOFFERENZE 795 1.282 65 97

INCAGLI 921 220 250 54

ESPOSIZIONI RISTRUTTURATE

ESPOSIZIONI SCADUTE 615 32 89 5

ALTRE ESPOSIZIONI 36.244 454 6.698 53

38.575 1.534 454 7.102 156 53 ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO

SOFFERENZE

INCAGLI

ALTRE ATTIVITÀ DETERIORATE

ALTRE ESPOSIZIONI 1.121 8 876

1.121 8 876

39.696 1.534 462 7.978 156 53

ESPOSIZIONI VERSO CLIENTI (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

ESPOSIZIONI / CONTROPARTI GOVERNI ENTI PUBBL. SOC. FINANZIARIE (A) (B) (C) (A) (B) (C) (A) (B) (C)

CREDITI PER CASSA SOFFERENZE

INCAGLI ESPOSIZIONI RISTRUTTURATE ESPOSIZIONI SCADUTE

ALTRE ESPOSIZIONI 7.234 111 3 7.234 111 3

ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO SOFFERENZE

INCAGLI ALTRE ATTIVITÀ DETERIORATE

ALTRE ESPOSIZIONI 7.234 111 3

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e) distribuzione per durata residua delle attività e delle passività finanziarie

PORTAFOGLI COMPLESSIVI (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

TIPOLOGIE / DURATE RESIDUE A VISTA

FINO A 3 MESI

DA 3 A 6 MESI

6 MESI 1 ANNO

DA 1 A 5 ANNI

DA 5 A 10 ANNI

OLTRE 10 ANNI

DURATE INDETER.

ATTIVITÀ PER CASSA

TITOLI DI DEBITO 990 7.234 - CON OPZIONI DI RIMBORSO ANTICIP.

- ALTRI 989 7.234 FINANZIAMENTI A BANCHE 28.564 225 FINANZIAMENTI A CLIENTELA 30.473 8.237 328 2.244 505 450 681

- CONTI CORRENTI 16.688 1.773

- ALTRI FINANZIAMENTI: 13.785 8.237 328 471 505 450 681

- CON OPZIONI DI RIMB. ANTICIPATO 8.845 2.041 96 470 505 450 681

- ALTRI 4.940 6.196 232 1

59.037 9.453 7.562 2.244 505 450 681 PASSIVITÀ PER CASSA DEBITI VERSO CLIENTELA 56.240 1.259

- CONTI CORRENTI 43.484

- ALTRI DEBITI 12.756 1.259

- CON OPZIONI DI RIMB. ANTICIPATO

- ALTRI 12.756 1.259

DEBITI VERSO BANCHE 1.223 5.373

- CONTI CORRENTI 1.223

- ALTRI DEBITI 5.373

TITOLI DI DEBITO 186 113

- CON OPZIONI DI RIMBORSO ANTICIP.

- ALTRI 186 113

ALTRE PASSIVITÀ - CON OPZIONI DI RIMBORSO ANTICIP.

- ALTRE

57.463 6.818 113 DERIVATI FINANZIARI CON TITOLI SOTTOSTANTI SENZA TITOLI SOTTOSTANTI

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f) dinamiche delle esposizioni per cassa verso la clientela

ESPOSIZIONI DETERIORATE E SCADUTE NEL 2012 (in mgl. di euro)

CAUSALI / CATEGORIE SOFFERENZE INCAGLI ESPOSIZIONI RISTRUTT.

ESPOSIZIONI SCADUTE

ESPOSIZIONI LORDE INIZIALI 691 1.776 119

- DI CUI: ESPOSIZIONI CEDUTE NON CANCELLATE 691 1.776 119 VARIAZIONI IN AUMENTO 1.548 1.446 741 INGRESSI DA ESPOSIZIONI IN BONIS 81 1.434 741

TRASF. DA ALTRE CATEG. DI ESP. DETERIOR. 1.292 12 ALTRE VARIAZIONI IN AUMENTO 175 1.548 1.446 741 VARIAZIONI IN DIMINUZIONE 0 1.776 119 USCITE VERSO ESPOSIZIONI IN BONIS 484 107 CANCELLAZIONI INCASSI REALIZZI PER CESSIONI

TRASF. AD ALTRE CATEG. DI ESP. DETERIOR. 1.292 ALTRE VARIAZIONI IN DIMINUZIONE 12 1.776 119 ESPOSIZIONI LORDE FINALI 2.239 1.446 741

- DI CUI: ESPOSIZIONI CEDUTE NON CANCELLATE 2.239 1.446 741

RETTIFICHE DI VALORE NEL 2012 (in mgl. di euro)

CAUSALI / CATEGORIE SOFFERENZE INCAGLI ESPOSIZIONI RISTRUTT.

ESPOSIZIONI SCADUTE

RETTIFICHE COMPLESSIVE INIZIALI 516 531 6

- DI CUI: ESPOSIZIONI CEDUTE NON CANCELLATE 516 531 VARIAZIONI IN AUMENTO

RETTIFICHE DI VALORE 507 273 37 TRASF. DA ALTRE CATEG. DI ESP. DETERIOR. 404 2 ALTRE VARIAZIONI IN AUMENTO 911 275 37 VARIAZIONI IN DIMINUZIONE RIPRESE DI VALORE DA VALUTAZIONE 48 531 6

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g) esposizioni deteriorate e scadute e rettifiche di valore per aree geografiche significative

(A): esposizioni nette ; (B): rettifiche di valore complessive

RIPRESE DI VALORE DA INCASSO CANCELLAZIONI TRASF. AD ALTRE CATEG. DI ESP. DETERIOR. 404 2 ALTRE VARIAZIONI IN DIMINUZIONE 127 4 48 531 6 RETTIFICHE COMPLESSIVE FINALI

1.379 275 37

- DI CUI: ESPOSIZIONI CEDUTE NON CANCELLATE 1.379 275 37

ESPOS. DETERIORATE E RETTIFICHE PER AREE GEOGRAFICH E NEL 2012 (in mgl. di euro)

CAUSALI / CATEGORIE ITALIA NORD OVEST ITALIA CENTRO ITALIA SUD ISOLE

(A) (B) (A) (B) (A) (B)

ESPOSIZIONI PER CASSA SOFFERENZE 123 165 737 1.214 INCAGLI 431 97 740 177

ESPOSIZIONI RISTRUTTURATE ESPOSIZIONI SCADUTE 67 4 636 33

ALTRE ESPOSIZIONI 1.100 19 13.827 110 35.362 383 1.100 19 14.448 376 37.475 1.807 ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO SOFFERENZE INCAGLI

ALTRE ATTIVITA’ DETERIORATE ALTRE ESPOSIZIONI 70 2 146 1.782 6 70 2 146 1.782 6 1.170 21 14.594 376 39.257 1.813

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h) dinamica delle rettifiche di valore , separatamente per le rettifiche di valore specifiche e di

portafoglio.

Per la determinazione delle rettifiche di valore, la banca è organizzata con strutture e proce-

dure normativo/informatiche di classificazione dei crediti deteriorati nelle diverse categorie di

rischio previste (sofferenze, incagli, esposizioni scadute e sconfinate), applicando la normati-

va emanata in materia dalla Banca d’Italia, integrata con disposizioni interne che stabiliscono

regole e procedure di gestione e di classificazione del portafoglio crediti, coerente con il qua-

dro normativo di vigilanza ed il controllo dei crediti.

Dalla tabella precedente non si evidenzia il saldo complessivo delle rettifiche di valore appor-

tate nel tempo che, al 31 dicembre 2012, è pari ad € 2,210 milioni, al netto delle riprese di va-

lore.

RETTIFICHE E RIPRESE DI VALORE DEL 2012 (in mgl. di euro)

CAUSALI / CATEGORIE RETTIFICHE DI VALORE RIPRESE DI VALORE

RETTIF. NETTE SPECIFICHE DI

PORTAF. SPECIFI-

CHE DI

PORTAF. CANC. ALTRE CREDITI VERSO BANCHE

FINANZIAMENTI TITOLI DI DEBITO CREDITI VERSO CLIENTELA FINANZIAMENTI 1.223 86 585 724 TITOLI DI DEBITO 1.223 86 585 724 1.223 86 585 724

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TAVOLA 6 – RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIV E AI PORTAFOGLI AS-

SOGGETTATI AL METODO STANDARDIZZATO

Contenuto dell’informativa

L’applicazione della metodologia standardizzata ha comportato la suddivisione delle esposi-

zioni in portafogli e l’applicazione per ciascuno di essi di trattamenti prudenziali basati sulle

tecniche di attenuazione del rischio di credito Crm (garanzie reali e finanziarie, ipoteche im-

mobiliari, polizze di assicurazione vita ed altri strumenti finanziari che l’emittente si sia impe-

gnato a riacquistare su richiesta del portatore, garanzie personali e controgaranzie prestate

da intermediari vigilati).

Informativa qualitativa

a1) Denominazione delle agenzie esterne di valutazione del merito di credito e delle agenzie

per il credito all’esportazione prescelte, nonché le ragioni di eventuali modifiche

L’adozione della metodologia standardizzata ai fini della determinazione del requisito patri-

moniale a fronte del rischio di credito comporta la suddivisione delle esposizioni in “portafogli”

e l’applicazione a ciascuno di essi di trattamenti prudenziali differenziati, eventualmente an-

che in funzione di valutazioni di merito creditizio (rating esterni) rilasciate da agenzie esterne

di valutazione del merito del credito (ECAI) ovvero da agenzie di credito alle esportazioni (E-

CA) riconosciute dalla Banca d’Italia.

Anche nl corso del 2012, la Banca ha utilizzato le valutazioni del merito creditizio fornite

dall’ECAI Moody’s per i portafogli “Amministrazioni centrali e Banche centrali”, “Intermediari

Vigilati” ed “Altre Esposizioni”.

a3) Descrizione del processo impiegato per estendere le valutazioni del merito di credito rela-

tive all’emittente o all’emissione ad attività comparabili non incluse nel portafoglio di Vigi-

lanza

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La Banca non fa ricorso a tali tipologie di valutazioni

Informativa quantitativa

b) valori delle esposizioni con e senza attenuazione del rischio di credito, associati a ciascu-

na classe di merito creditizio, e valori delle esposizioni dedotte dal patrimonio di vigilanza

Si riporta la tabella già inserita a pag. 32:

c) assegnazione ad ogni portafoglio creditizio della classe di merito

RISCHIO DI CREDITO (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

DESCRIZIONI VALORI PONDER.

REQ. PA-TRIM. 8 %

ESPOSIZIONI VERSO AMMIN. CENTRALI E BANCHE CENTRALI = = ESPOSIZIONI VERSO INTERMEDIARI VIGILATI 6.705 536

ESPOSIZIONI V/ ENTI SENZA SCOPO DI LUCRO E DEL SETT. PUBBL. 360 29 ESPOSIZIONI VERSO O GARANTITE DA IMPRESE 39.816 3.185 ESPOSIZIONI GARANTITE DA IMMOBILI 1.174 9434

ESPOSIZIONI SCADUTE 3.326 266 ALTRE ESPOSIZIONI 7.457 597

58.838 4.707

RISCHIO DI CREDITO (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

SEGMENTI DI ESPOSIZIONI CLASSE 3 CLASSE 9 TOTALI

V/ AMM.NI CENTRALI E BANCHE CENTRALI 7.460 454 7.914 V/ INTERMEDIARI VIGILATI 29.564 29.564 V/ ENTI SENZA SC. DI LUCRO E SETT. PUBBL. 390 390 VERSO O GARANTITE DA IMPRESE 54.225 54.225 GARANTITE DA IMMOBILI SCADUTE 2.750 2.750 ALTRE 5.096 13.166 18.262 42.120 70.985 113.105

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TAVOLA 8 – TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO

Contenuto dell’informativa

Descrive le principali tipologie di garanzie reali accettate, le politiche e i processi per la valu-

tazione e la gestione delle stesse ed esplicita i tipi di garanti. Fornisce, per ciascun segmento

regolamentare di attività, il valore delle esposizioni coperte da garanzie reali finanziarie e da

altre garanzie reali e di quelle coperte da garanzie personali.

Informativa qualitativa

b) politiche e processi per la valutazione e la gestione delle garanzie reali

La Banca del Sud, per quanto attiene alle garanzie reali, si è dotata di un processo in grado di

assicurarne l’efficiente gestione e la puntuale valutazione. Tale metodologia ha l’obiettivo di

assicurare la validità della garanzia dai punti di vista economico e giuridico.

c) descrizione dei principali tipi di garanzie accettate dalla banca

Le garanzie reali accettate dalla banca sono essenzialmente quelle ipotecarie di primo grado

su beni immobili, principalmente poste a presidio di mutui a medio ed a lungo termine; più ra-

ramente stipula contratti di pegno. La banca si è dotata anche di una procedura informatica

(Collateral) che permette il censimento dei cespiti e l’archiviazione delle perizie di stima e di

tutti i documenti utili ai fini della validità della garanzia.

I pegni sono generalmente effettuati su somme di denaro o su libretti di deposito a risparmio;

marginale è il ricorso al pegno su titoli di stato.

d) principali tipologie di garanti e di controparti in operazioni su derivati creditizi e il loro meri-

to di credito

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Quale tecnica di mitigazione del rischio, la banca ricorre anche all’acquisizione di garanzie di

tipo personale, rappresentate da fidejussioni generiche limitate, rilasciate generalmente dai

soci delle società o dai congiunti degli affidati.

Le garanzie reali e personali sono acquisite come supporto sussidiario del fido e non rappre-

sentano elementi alternativi alla capacità di rimborso del debitore principale. Al 31 dicembre

2012, infine, la Banca del Sud non aveva in essere operazioni su derivati creditizi.

Informativa quantitativa

g) valori delle esposizioni ponderate coperte da garanzie reali finanziarie e da altre garanzie

reali ammesse dopo l’applicazione delle rettifiche per volatilità e garanzie personali

DISTRIB. ESPOS. PER TIPOLOGIA DELLE GARANZIE (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

CLASSI REGOLAMENTARI GARANZIE IPOTEC.

GAR. REALI FINANZ.

ALTRE GAR. REALI

GARANZIE PERSON.

DERIVATI CREDITIZI

CREDITI PER CASSA V/ AMMINISTRAZIONI E BANCHE CENTRALI V/ INTERMEDIARI VIGILATI V/ ENTI SENZA SC. DI LUCRO E DEL SETT. PUBB. VERSO O GARANTITE DA IMPRESE GARANTITE DA IMMOBILI 3.273 SCADUTE ALTRE 2.094 ESPOSIZIONI FUORI BILANCIO GARANTITE DA IMMOBILI 79 3.352 2.094

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TAVOLA 9 – RISCHIO DI CONTROPARTE

Informativa qualitativa

Il rischio di controparte è rappresentato dalla possibilità che la controparte di una transazione

avente ad oggetto determinati strumenti finanziari (derivati finanziari e creditizi negoziati fuori

borsa - over the counter; operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli e merci e

concessioni o assunzioni di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini - security fi-

nancing transactions; operazioni con regolamento a lungo termine - long settlement transac-

tions) risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa.

Per la banca, le operazioni che possono determinare rischi di controparte sono circoscrivibili

a pronti contro termine attivi e passivi su titoli e merci.

In sostanza, il rischio di controparte si configura come una particolare fattispecie del rischio di

credito, che può generare perdite se le transazioni poste in essere con una determinata con-

troparte hanno un valore positivo al momento dell’insolvenza.

La banca utilizza, per il calcolo del valore delle esposizioni a rischio, il metodo semplificato.

Ai fini della misurazione dei relativi assorbimenti patrimoniali, i valori delle esposizioni della

banca vengono classificati nei portafogli regolamentari nell’ambito della metodologia standar-

dizzata del rischio di credito.

La scelta delle controparti e l’operatività in titoli è in capo all’amministratore delegato sulla ba-

se delle linee guida del Regolamento della finanza.

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Informativa quantitativa

RISCHIO DI CONTROPARTE (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

TIPOL. DI TRANSAZIONI FAIR VALUE LORDO POS.

RIDUZ. PER COMPENS.

FAIR VALUE NETTO POS.

GARANZIE REALI

FAIR VALUE NETTO

EAD (MET. STANDARD)

OPERAZIONI STF 10.005 10.005 10.005 10.005 10.005 10.005

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TAVOLA 12 – RISCHIO OPERATIVO

Contenuto dell’informativa

Illustra il metodo adottato per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio operativo.

Informativa qualitativa

a) descrizione del metodo adottato per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio

operativo

Tra i possibili metodi indicati dalla normativa per la determinazione del requisito patrimoniale

a fronte del rischio operativo, la banca ha scelto di adottare il metodo base (Basic Indicator

Approach: Bia); in base a tale metodo, il requisito è calcolato applicando un unico coefficiente

regolamentare ad un indicatore del volume di operatività aziendale, individuato nel margine di

intermediazione. In particolare, il requisito patrimoniale è fissato nel 15 per cento della media

delle ultime tre osservazioni del citato indicatore rilevante, riferite alle situazioni di fine eserci-

zio.

I dati di riferimento sono esposti nella seguente tabella.

RISCHIO OPERATIVO (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

DESCRIZIONI IMPORTI

MARGINE DI INTERMEDIAZIONE 2012 4.994 MARGINE DI INTERMEDIAZIONE 2011 4.263

MARGINE DI INTERMEDIAZIONE 2010 3.501

MEDIA DEI MARGINI DI INTERMEDIAZIONE 4.253 REQUISITO PATRIMONIALE (15%) 638

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TAVOLA 13 – ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE: I NFORMAZIONI SULLE PO-

SIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO

Contenuto dell’informativa

Illustra le informazioni relative al trattamento degli strumenti di capitale.

Informativa qualitativa

a1) differenziazione delle esposizioni in funzione degli obiettivi perseguiti

Le operazioni in titoli poste in essere nel corso del 2012 sono state realizzate sostanzialmen-

te per impiegare eccedenze di liquidità. Le poche transazioni effettuate hanno riguardato pre-

valentemente acquisti e vendite di titoli di Stato e di obbligazioni di primari emittenti.

I titoli esistenti in portafoglio alla data del 31 dicembre 2012 sono stati classificati nella cate-

goria: Attività disponibili per la vendita.

a2) descrizione delle tecniche di contabilizzazione e delle metodologie di valutazione utilizza-

te

Gli strumenti finanziari di cui sopra sono valutati al fair value secondo i seguenti criteri di rile-

vazione:

al conto economico sono stati scritturati gli interessi, calcolati con il metodo del tasso di in-

teresse effettivo, che tiene conto dell’ammortamento dei costi di transazione e delle diffe-

renze tra costi di acquisizione e valori di rimborso;

al patrimonio netto, in una specifica riserva da valutazione, sono stati imputati i proventi e

gli oneri, al netto degli effetti di natura fiscale, che derivano dalle variazioni di valutazione

al fair value fra un esercizio e l’altro.

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In caso di possesso di titoli il cui fair value è di difficile determinazione, gli stessi vengono va-

lutati al costo.

All’atto di cancellazioni dal bilancio (ad esempio, in caso di realizzo dell’attività) o di rilevazio-

ne di perdite durature di valore, le quote di riserva di patrimonio netto precedentemente costi-

tuite vengono imputate al conto economico.

Informativa quantitativa

Con riferimento alle esposizioni in strumenti di capitale inclusi nel portafoglio della banca, si

riportano le seguenti informazioni:

valori di bilancio (col. a) e fair value (valori di mercato) (col. b);

utili e perdite complessivamente realizzati nel periodo di riferimento, a seguito di cessioni e

di liquidazioni (col. c1);

plus/minusvalenze totali non realizzate (registrate nello stato patrimoniale) (col. d2);

totali delle plus/minusvalenze di cui sopra inclusi nel patrimonio di base ovvero in quello

supplementare (col. e2).

PORTAFOGLIO TITOLI (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

TIPOLOGIE VALORI DI BILANCIO

(A)

FAIR VA-LUE (B)

REALIZZ. 2012 (C 1) IMP. A PATR. NETTO

(d2) IMP. A PATR. VI-

GIL.(e2)

UTILI PERDITE PLUSV. MINUSV. PLUSV. MINUSV.

TITOLI DI CAPITALE BANCHE ALTRI EMITTENTI

- IMPRESE DI ASSICURAZIONE

- SOCIETÀ FINANZIARIE

- IMPRESE NON FINANZIARIE

- ALTRI

TITOLI DI DEBITO

GOVERNI E BANCHE CENTRALI 7.234 7.234 51 571 571 ALTRI ENTI PUBBLICI

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BANCHE 990 990 43 43 ALTRI EMITTENTI

8.224 8.224 51 614 614 QUOTE DI OICR

FINANZIAMENTI GOVERNI E BANCHE CENTRALI

ALTRI ENTI PUBBLICI BANCHE ALTRI SOGGETTI

8.224 8.224 51 643 643

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TAVOLA 14 – RISCHIO DI TASSO D’INTERESSE SULLE POSI ZIONI INCLUSE NEL

PORTAFOGLIO BANCARIO

Contenuto dell’informativa

Illustra la natura del rischio di tasso di interesse, chiarendo pure la frequenza di misurazione

di questa tipologia di rischio e le ipotesi di fondo utilizzate per quantificare e gestire questo ri-

schio.

Informativa qualitativa

a1) natura del rischio di tasso d’interesse

Consiste nel rischio, attuale o prospettico, di diminuzione del valore del patrimonio o del mar-

gine d’interesse derivante dagli impatti delle variazioni avverse dei tassi di interesse sulle atti-

vità diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazione di vigilanza.

La banca, per le attività diverse dalla negoziazione, risulta essere esposta al rischio di tasso

di interesse.

Le fonti di tale rischio sono state individuate nei processi del credito, della raccolta e della fi-

nanza.

Per valutare l’esposizione al rischio di tasso d’interesse sono stati presi in considerazione i

seguenti indicatori di rilevanza:

rapporto: impieghi a breve / raccolta a breve;

rapporto: impieghi a medio-lungo termine / raccolta a medio-lungo termine.

a2) ipotesi di fondo utilizzate nella misurazione e gestione del rischio

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La Banca del Sud, per la misurazione del rischio in oggetto, si è avvalsa della facoltà di ricor-

rere ad una metodologia facilitata utilizzando l’algoritmo semplificato previsto dalla circolare

della Banca d’Italia n.263 e successivi aggiornamenti.

Con l’adozione di tale tecnica, la banca ha valutato l’impatto di variazioni (positiva o negativa)

ipotetiche dei tassi di 2 punti percentuali (200 punti base) sui rapporti esposti al rischio di tas-

so di interesse compresi nel suo portafoglio bancario.

La metodologia richiamata prevede che tutte le attività e le passività siano classificate in fa-

sce temporali, in base alla loro vita residua. All’interno di ciascuna classe viene calcolata

l’esposizione netta, ottenuta dalla compensazione tra le posizioni attive e le posizioni passive,

secondo l’analisi dei relativi cash flow. Le esposizioni nette di ogni fascia sono poi moltiplicate

per i fattori di ponderazione ottenuti dal prodotto tra: la variazione ipotetica dei tassi di +/- 200

punti base e un’approssimazione della duration modificata, relativa a ciascuna fascia, come

definita dalla Banca d’Italia.

L’applicazione della metodologia semplificata si basa sui seguenti passaggi logici:

definizione del portafoglio bancario come complesso delle attività e delle passività non

rientranti nel portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza (quest’ultimo è, a sua volta, co-

stituito dall’insieme delle posizioni, in proprio e derivanti da servizi alla clientela o di sup-

porto agli scambi - market making -, intenzionalmente destinate a una successiva dismis-

sione a breve termine e/o assunte allo scopo di beneficiare, nel breve termine, di differen-

ze tra prezzi di acquisto e prezzi di vendita, o di altre variazioni di prezzo o di tasso di inte-

resse) (1);

(1) Nelle vigenti regole di compilazione delle segnalazioni statistiche di vigilanza non esiste ancora un perfetto allineamento tra le informa-

zioni di vita residua e la classificazione delle poste tra portafoglio bancario e portafoglio di negoziazione di vigilanza. Per ovviare a tale pro-

blematica, si è convenuto di procedere alla determinazione del portafoglio bancario attraverso l’esclusione delle forme tecniche derivate di

matrice, relative ai titoli di proprietà non immobilizzati ed alle posizioni lunghe e corte relative alle operazioni fuori bilancio ed ai pronti contro

termine attivi e passivi appartenenti al portafoglio non immobilizzato. La scelta di impiegare i dati di segnalazione di vigilanza della banca per

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determinazione delle valute rilevanti, il cui peso, misurato come quota del totale dell’attivo

o del passivo del portafoglio bancario, risulti superiore al 5%. Ciascuna valuta rilevante de-

finisce un aggregato di posizioni. Le valute il cui peso è inferiore al 5% sono aggregate fra

loro;

classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali: sono definite 14 fasce

temporali. Le attività e le passività a tasso fisso sono classificate in base alla loro vita resi-

dua; quelle a tasso variabile, sulla base della data di rinegoziazione del tasso di interesse.

Specifiche regole di classificazione sono previste per alcune attività e passività;

ponderazione delle esposizioni nette di ciascuna fascia: in ciascuna fascia, le posizioni at-

tive e passive sono compensate, ottenendo così posizioni nette. La posizione netta per fa-

scia è moltiplicata per il corrispondente fattore di ponderazione; questi ultimi sono calcolati

come prodotto tra una approssimazione delle duration modificate, relative alle singole fa-

sce ed una variazione ipotetica dei tassi (pari a 200 punti base per tutte le fasce);

somma delle esposizioni nette ponderate delle diverse fasce: l’esposizione ponderata net-

ta dei singoli aggregati approssima la variazione di valore attuale delle poste, denominate

nella valuta dell’aggregato, nell’eventualità dello shock di tasso ipotizzato;

aggregazione nelle diverse valute, attraverso la somma dei valori assoluti delle e-

sposizioni ponderate nette per aggregato. Il valore ottenuto rappresenta la variazione di

valore economico aziendale a fronte dello scenario ipotizzato;

determinazione dell’indicatore di rischiosità, rappresentato dal rapporto tra il valore somma

ottenuto e il valore del patrimonio ai fini di vigilanza. La Banca d’Italia pone, come soglia di

attenzione, un valore pari al 20%. La banca è quindi tenuta a valutare l’impatto di una va-

riazione ipotetica dei tassi pari a 200 punti base sull’esposizione al rischio di tasso di inte-

resse relativo al portafoglio bancario. Nel caso in cui si determini una riduzione del valore

economico della banca superiore al 20% del patrimonio di vigilanza, la Banca d’Italia ap-

profondisce con la banca i risultati e si riserva di adottare opportuni interventi.

la misurazione della propria esposizione ai rischi, se da un lato rafforza la valenza informativa degli stessi dati, dall’altro richiede di porre par-

ticolare cura al processo di verifica delle informazioni e delle relative operazioni segnalate.

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La soglia di attenzione definita dall’ente regolatore è il 20% del patrimonio di vigilanza, e nei

casi di riduzioni significative del valore economico della banca, quest’ultima è tenuta, previa

analisi delle dinamiche sottese ai risultati, ad intervenire operativamente per il rientro nel limi-

te di compatibilità previsto.

Il capitale interno a fronte del rischio di tasso del portafoglio bancario ed il relativo indicatore

di rischiosità, con l’ausilio delle soluzioni realizzate dall’outsourcer informatico, risultano esse-

re, al 31 dicembre 2012, pari a 917 mila euro ed al 5,27% del patrimonio di vigilanza.

La banca ha effettuato anche le previste prove di stress avvalendosi delle metodologie sem-

plificate, come indicate dalla citata circolare n. 263/06, ipotizzando una variazione di ulteriori

+/- 2 punti percentuali allo shock di tasso previsto nella tabella di ponderazione.

Il valore del capitale interno a fronte del rischio di tasso del portafoglio bancario in situazioni

di difficoltà estreme, e quindi di uno shock per l’evoluzione improvvisa dei tassi di interesse di

+/- 2 punti percentuali, è passato a 1,834 milioni, raddoppiando rispetto al capitale interno ne-

cessario per la copertura del rischio di tasso collegato alla variazione ipotizzata nelle condi-

zioni poste a base della valutazione del rischio.

La banca ha inoltre ipotizzato un possibile ulteriore impegno del capitale interno, collegato ad

un impatto ancora più negativo sulla riserva patrimoniale da valutazione dei titoli Afs, per

nuovi peggioramenti dei corsi dei titoli in portafoglio.

In dettaglio, si è ipotizzata un’ulteriore variazione negativa della citata riserva per peggiora-

mento dei corsi dei titoli in portafoglio. L’ipotesi di shock della riserva AFS è stata calcolata

prendendo a riferimento il peggior fair value registrato negli ultimi 3 anni dal CCT con sca-

denza 15/12/2015, che rappresenta l’88% dell’intero portafoglio di proprietà. La citata simula-

zione comporta un assorbimento patrimoniale di 796 mila euro, che vanno ad aggiungersi

all’assorbimento patrimoniale in ipotesi di stress del rischio di tasso.

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a3) strumenti di controllo e di attenuazione del rischio

Oltre alla determinazione dei presidi di natura quantitativa (calcolo del capitale interno), al fine

di fronteggiare il rischio di tasso di interesse cui può essere esposta, la banca ha in corso di

valutazione, per la successiva formalizzazione, delle misure di attenuazione e di controllo, fi-

nalizzate ad evitare la possibilità che vengano assunte posizioni eccedenti un determinato li-

vello di rischio obiettivo.

Tali misure troveranno codificazione nella normativa aziendale, che disegnerà processi di

monitoraggio fondati su limiti di posizione e su sistemi di soglie di attenzione in termini di capi-

tale interno, al superamento delle quali scatterà l’attivazione di opportune azioni correttive.

In particolare, la banca ha individuato nell’unità Titoli e finanza la struttura deputata a presi-

diare ed a coordinare il processo organizzativo finalizzato alla gestione del rischio di tasso sul

portafoglio bancario. In tale ambito sono in corso di definizione:

politiche e procedure di gestione del rischio di tasso d'interesse coerenti con la natura e la

complessità dell'attività svolta;

metriche di misurazione coerenti con gli algoritmi semplificati forniti dalla Banca d’ Italia,

che permettano di definire un sistema di early warning atto all’individuazione e alla tempe-

stiva attivazione delle idonee misure correttive;

limiti operativi e disposizioni procedurali interne volti al mantenimento dell'esposizione en-

tro livelli coerenti con la politica gestionale e con i richiamati limiti di natura regolamentare.

a4) frequenza di misurazione di questa tipologia di rischio

La banca misura tale rischio attraverso delle scadenze prestabilite internamente.

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Informativa quantitativa

RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

DESCRIZIONI IMPORTI

ESPOSIZIONE PONDERATA COMPLESSIVA (VAR. VALORE ECON. PER SHOCK DI +/- 200 PUNTI BASE) 917 PATRIMONIO DI VIGILANZA 17.399 INDICE DI RISCHIOSITÀ (SOGLIA DI ATTENZIONE: 20%) 5,27%

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TAVOLA 15 – SISTEMA E PRASSI DI REMUNERAZIONE E INC ENTIVAZIONE

Informativa qualitativa

Il provvedimento della Banca d’Italia del 30 marzo 2011, assunto in attuazione della direttiva

della comunità europea 2010/76/UE, ha fornito una regolamentazione complessiva ed ag-

giornata sulle politiche e le prassi di remunerazione e di incentivazione delle banche, com-

prese le misure volte a garantire la stabilità e il buon funzionamento dei sistemi bancario e fi-

nanziario.

Le misure focalizzano l’attenzione del sistema bancario sulla necessità di:

attuare politiche di remunerazione che assicurino il rispetto del principio della sana e pru-

dente gestione;

approntare meccanismi di controllo interno volti a verificare, nel rispetto del principio di

proporzionalità, la corretta attuazione delle linee e degli standard applicativi.

La banca, in ottemperanza alle disposizioni riguardanti l’organizzazione ed il governo societa-

rio, ha previsto che l’assemblea ordinaria approvi annualmente le politiche di remunerazione

a favore dei consiglieri, dei dipendenti e dei collaboratori non legati da rapporti di lavoro su-

bordinato nonché i piani basati su strumenti finanziari, verificando che politiche e prassi siano

coerenti con una gestione prudente del rischio e con le strategie di lungo periodo. L’ assem-

blea, in base alla stessa normativa interna, viene adeguatamente informata sull’attuazione

delle politiche di remunerazione approvate nell’esercizio precedente.

La banca ha poi emanato il Regolamento dei meccanismi di remunerazione e di incentivazio-

ne che dettaglia le regole da seguire per l’attuazione delle politiche richieste dalla normativa.

Informativa quantitativa

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L’ammontare e la composizione delle remunerazioni e delle incentivazioni riportate di seguito

sono indicate al lordo delle imposte e delle trattenute di legge.

L’assemblea dei soci, svolta l’11 maggio 2013, ha approvato le politiche di remunerazione u-

tilizzate nel corso dell’esercizio 2012, valutando la necessità che tali politiche fossero coerenti

con una prudente gestione del rischio e con le strategie di lungo periodo della banca, ed ha

preso atto che le determinazioni assunte nella precedente riunione del 12 maggio 2012, ine-

renti a quell’esercizio, erano state correttamente adempiute.

In maggior dettaglio:

b1) controlli effettuati sul comportamento tenuto nel 2012

La funzione di Internal Audit (esternalizzata alla società di consulenza BDO S.p.A.), incaricata

di verificare le modalità di attuazione delle disposizioni deliberate nella citata assemblea ordi-

naria del 12 maggio 2012, sulla scorta delle verifiche svolte e degli elementi informativi acqui-

siti, ha accertato che le disposizioni approvate erano state regolarmente applicate.

b2) deliberazioni assunte per l’esercizio 2012

consiglio di amministrazione: è stato mantenuto il compenso fisso annuo previsto in sede

di nomina triennale, ed articolato in: € 30.000 per la carica di presidente; € 20.000 per il vi-

cepresidente; € 10.000 per ognuno dei restanti consiglieri. Non è stata invece deliberata la

corresponsione di somme fisse per la partecipazione alle adunanze, mentre è stato con-

fermato il diritto al rimborso delle spese occasionali della carica. Non sono altresì previste

forme di remunerazione variabile e differita, basate su strumenti finanziari (es: stock op-

tion), né benefici economici, a nessun titolo, in favore dei consiglieri al momento della ces-

sazione dell’incarico;

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amministratore delegato: è stato confermato quanto previsto per i precedenti esercizi dalla

stessa assemblea e dal consiglio di amministrazione: quota fissa di retribuzione, pari ad €

200.000 e trattamento di fine mandato, pari ad € 40.000. La componente variabile consiste

in un bonus pari, al massimo, al 25% del compenso annuo lordo, parametrato in misura

proporzionale al raggiungimento di obiettivi legati alle performance patrimoniale ed eco-

nomica della banca, contenuti nel piano industriale;

collegio sindacale: sono stati ripresi i contenuti delle decisioni assunte negli anni prece-

denti, riconoscendo compensi parametrati alle tariffe professionali dell’ordine dei dottori

commercialisti, del quale i tre sindaci in carico fanno parte. Sono state escluse quote va-

riabili di compensi basati su strumenti finanziari e su bonus collegati ai risultati economici,

mentre è stato riconosciuto il diritto al rimborso delle spese occasionali della carica;

dirigenti: la retribuzione annua lorda complessiva dei due dirigenti, dei quali uno è legato

alla banca da un contratto di lavoro part-time, è stata pari nel 2012 ad € 203mila ed è

comprensiva di: retribuzioni, contributi previdenziali a carico dell’azienda, quote del tratta-

mento di fine rapporto e rimborsi spese. Per il 2012 sono stati mantenuti i criteri preceden-

ti, confermando gli emolumenti annui deliberati al momento dell’assunzione dei singoli col-

laboratori, o quelli fissati a seguito delle successive modificazioni contrattuali, nonché ap-

plicando i contratti collettivi di lavoro, senza la previsione di forme di remunerazione varia-

bile;

altro personale: anche per gli altri dipendenti, il consiglio di amministrazione ha di volta in

volta deliberato l’ammontare degli emolumenti, individuati per le singole risorse umane:

per i collaboratori senza precedenti esperienze si è fatto ricorso ai contratti collettivi di la-

voro; per il personale con esperienze pregresse gli emolumenti contrattuali sono stati inte-

grati da assegni ad personam;

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collaboratori non legati da rapporti di lavoro subordinato: trattandosi di collaborazioni a

progetto, sono stati individuati, oltre al rimborso delle spese vive, sempre compensi fissi,

parametrati ai tempi d’impiego e alla complessità delle attività richieste. In nessun caso

sono state previste quote variabili di retribuzione.

Anche per il 2013, la politica delle retribuzioni seguirà i criteri prima indicati.

Per un maggior dettaglio, si specifica una ulteriore ripartizione degli oneri sostenuti per le ri-

sorse umane utilizzate dalla banca. Si evidenzia che l’unico compenso differito è stato ricono-

sciuto all’amministratore delegato, come da politiche di remunerazione deliberate in assem-

blea ordinaria.

N.B.: gli importi comprendono emolumenti, oneri previdenziali,rimborsi spese, polizze assicurative ed altri oneri connessi all’espletamento dei mandati e degli incarichi.

b3) trattamento di fine rapporto erogato

La banca ha erogato, nel corso del 2012, il trattamento di fine rapporto di lavoro (Tfr) per n. 1

dipendenti, per un totale di € 3 mila circa.

SPESE PER IL PERSONALE (al 31 dicembre 2012) (in mgl. di euro)

TIPOLOGIA DI PERSONALE NUMERO COMPENSI FISSI

COMPENSI VARIABILI

COMPENSI DIFFERITI

AMMINISTRATORI 13 443 40

SINDACI 3 84 DIPENDENTI 18 947

CONSULENTI ESTERNI 1 33 1.507 40