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Q uando li hai visti comparire, lì, alle querce di Mamre, non li hai riconosciuti subito. Eri seduto alla porta della tua tenda, nell’ora più calda del giorno, e facevi la guardia per difendere la tua abitazione precaria dalla desolazione del de- serto. Eri lì, sulla soglia tra fuori e dentro, indeciso se fosse più inaccettabile l’inospitale arsura esterna o l’ombroso disordine in- terno. Ed eri impreparato, rallentato dalla fiacchezza delle pro- messe non realizzate, dal desiderio dimenticato. Hai alzato gli occhi e te li sei trovati attorno a te. Li attendevi da molto, e molte volte avevi immaginato come accoglierli, ma non li aspettavi in quel momento, in quella condizione così imprecisa. Appena messi a fuoco e riconosciuti, ti sei prima alzato, e poi pro- strato fino a terra: «Mio signore – hai detto –, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo». Li hai serviti con solerzia, hai preparato un ristoro abbondante, come non ne concedi mai nemmeno a te stesso. Ti sei dato da fare met- tendo in gioco le tue risorse migliori, hai organizzato tutto con straordinaria efficacia. Così, mentre stavi presso di loro, quelli hanno mangiato. Ma non li hai fatti entrare nella tua tenda. Alzati gli occhi da quanto tu avevi loro offerto, li hanno rivolti a te, e guardandoti ti hanno domandato: «Dov’è Sara, tua moglie?». Tu hai risposto: «È là, nella tenda». E non hanno detto altro. Non ti hanno chiesto perché non li hai fatti entrare, non hanno rifiutato le tue offerte, non ti hanno prescritto cosa aggiungere alla tua vita. Ti hanno chiesto solo di riconoscere quello che già la abitava. E la promessa è stata rinnovata. Buona estate da amico, Luca Lorusso INDICE \\ 71 EDITORIALE \\ 72 PER LA PREGHIERA \\ 74 BIBBIA ON THE ROAD \\ 76 MISSIONE & MISSIONI \\ 78 AMICOMONDO .03 AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT Caro amico Abramo alle querce di Mamre di Marc Chagall

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Quando li hai visti comparire, lì, alle querce di Mamre, non lihai riconosciuti subito. Eri seduto alla porta della tuatenda, nell’ora più calda del giorno, e facevi la guardia

per difendere la tua abitazione precaria dalla desolazione del de-serto. Eri lì, sulla soglia tra fuori e dentro, indeciso se fosse piùinaccettabile l’inospitale arsura esterna o l’ombroso disordine in-terno. Ed eri impreparato, rallentato dalla fiacchezza delle pro-messe non realizzate, dal desiderio dimenticato.Hai alzato gli occhi e te li sei trovati attorno a te. Li attendevi damolto, e molte volte avevi immaginato come accoglierli, ma non liaspettavi in quel momento, in quella condizione così imprecisa.Appena messi a fuoco e riconosciuti, ti sei prima alzato, e poi pro-strato fino a terra: «Mio signore – hai detto –, se ho trovato graziaai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo». Lihai serviti con solerzia, hai preparato un ristoro abbondante, comenon ne concedi mai nemmeno a te stesso. Ti sei dato da fare met-tendo in gioco le tue risorse migliori, hai organizzato tutto constraordinaria efficacia. Così, mentre stavi presso di loro, quellihanno mangiato. Ma non li hai fatti entrare nella tua tenda.Alzati gli occhi da quanto tu avevi loro offerto, li hanno rivolti a te,e guardandoti ti hanno domandato: «Dov’è Sara, tua moglie?». Tuhai risposto: «È là, nella tenda». E non hanno detto altro. Non tihanno chiesto perché non li hai fatti entrare, non hanno rifiutato letue offerte, non ti hanno prescritto cosa aggiungere alla tua vita.Ti hanno chiesto solo di riconoscere quello che già la abitava.E la promessa è stata rinnovata.

Buona estate da amico,Luca Lorusso

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Abramo alle querce di Mamre di Marc Chagall

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scere”, richiamando in partico-lare il grembo materno e facen-doci comprendere l’amore diDio per il suo popolo comequello di una madre per il suofiglio».Lettore 2: «Si dimentica forseuna donna del suo bambino,così da non commuoversi per ilfiglio delle sue viscere? Anchese costoro si dimenticassero, ioinvece non ti dimenticheròmai» (Is 49,15).Lettore 1: «Nel concetto biblicodi misericordia è inclusa anchela concretezza di un amore cheè fedele, gratuito e sa perdo-nare. In questo brano di Oseaabbiamo un bellissimo esempiodell’amore di Dio, paragonatoa quello di un padre nei con-fronti di suo figlio».Lettore 2: «Quando Israele erafanciullo, io l’ho amato e dall’E-gitto ho chiamato mio figlio.Ma più li chiamavo, più si allon-tanavano da me; [...]. A Èfraim

io insegnavo a camminare te-nendolo per mano [...]. Io litraevo con legami di bontà, convincoli d’amore, ero per lorocome chi solleva un bimbo allasua guancia, mi chinavo su dilui per dargli da mangiare» (Os11,1-4).Lettore 1: «Il Nuovo Testamentoci parla della divina misericor-dia (eleos) come sintesi dell’o-pera che Gesù è venuto a com-piere nel mondo nel nome delPadre. La misericordia del no-stro Signore si manifesta so-prattutto quando Egli si piegasulla miseria umana e dimostrala sua compassione verso chi habisogno di comprensione, gua-rigione e perdono. Tutto inGesù parla di misericordia.Anzi, Egli stesso è la misericor-dia».Lettore 2: «Andando via di là,Gesù vide un uomo, seduto albanco delle imposte, chiamatoMatteo, e gli disse: “Seguimi”.

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Perché troveraimisericordia

Per la preghiera

Guida: «Beati i misericordiosi,perché troveranno misericordia»(Mt 5,7) è il titolo che papaFrancesco ha scelto per il suomessaggio ai giovani in vistadella Giornata mondiale dellagioventù di Cracovia, nel conte-sto dell’anno santo della miseri-cordia. Lasciamoci accompa-gnare dalle sue parole e dallaParola per contemplare ciò chesiamo per Dio e ciò che pos-siamo essere per gli altri.Canto: Veni sancte Spiritus(Taizé) (ritornello cantato piùvolte, inframmezzato dalla Se-quenza di Pentecoste).Lettore 1: «L’Antico Testamentoper parlare di misericordia usavari termini, i più significatividei quali sono hesed e raha-mim. Il primo, applicato a Dio,esprime la sua instancabile fe-deltà all’Alleanza con il suo po-polo, che Egli ama e perdonain eterno. Il secondo, rahamim,può essere tradotto come “vi-

Uno schemadi preghiera perun’estate nel se-

gno della misericor-dia. Con le parole delmessaggio di papaFrancesco per laGiornata mondiale

della gioventù.

a cura di Luca Lorusso

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Preghiera di santa FaustinaTutti: Aiutami, o Signore, a farsì che […]...Voci femminili: I miei occhisiano misericordiosi, in modoche io non nutra mai sospetti enon giudichi sulla base di appa-renze esteriori, ma sappia scor-gere ciò che c’è di bello nell’a-nima del mio prossimo e gli siadi aiuto […].Voci maschili: Il mio udito siamisericordioso, che mi chinisulle necessità del mio pros-simo, che le mie orecchie nonsiano indifferenti ai dolori ed aigemiti del mio prossimo […].Vf: La mia lingua sia misericor-diosa e non parli mai sfavore-volmente del prossimo, ma ab-bia per ognuno una parola diconforto e di perdono […].VM: Le mie mani siano miseri-cordiose e piene di buoneazioni […].Vf: I miei piedi siano misericor-diosi, in modo che io accorrasempre in aiuto del prossimo,vincendo la mia indolenza e lamia stanchezza […].VM: Il mio cuore sia misericor-dioso, in modo che partecipi atutte le sofferenze del pros-simo. (Diario, 163)Lettore 1: «Il messaggio dellaDivina Misericordia costituiscedunque un programma di vita

molto concreto ed esigenteperché implica delle opere. [...].Incontro tanti giovani che di-cono di essere stanchi di que-sto mondo così diviso, in cui siscontrano sostenitori di fazionidiverse [...]. Dobbiamo suppli-care il Signore di donarci lagrazia di essere misericordiosicon chi ci fa del male. ComeGesù che sulla croce pregavaper coloro che lo avevano cro-cifisso [...]. L’unica via per vin-cere il male è la misericordia.[...]. Quanto vorrei che ci unis-simo tutti in una preghiera co-rale, dal profondo dei nostricuori, implorando che il Si-gnore abbia misericordia di noie del mondo intero!».Segno: Ciascuno scriva sulla se-conda faccia del foglio giàusato un’opera di misericordiaconcreta che si impegna a rea-lizzare durante l’estate.Intenzioni libereLettore 1: «Portate la fiammadell’amore misericordioso diCristo [...] negli ambienti dellavostra vita quotidiana e sino aiconfini della terra. In questamissione, io vi accompagno coni miei auguri e le mie preghiere,vi affido tutti a Maria Vergine,Madre della Misericordia [...], evi benedico tutti di cuore».Canto: Servo per amore.

a cura di Luca Lorusso

Ed egli si alzò e lo seguì. MentreGesù sedeva a mensa in casa,sopraggiunsero molti pubblicanie peccatori e si misero a tavolacon lui e con i discepoli. Ve-dendo ciò, i farisei dicevano aisuoi discepoli: “Perché il vostromaestro mangia insieme ai pub-blicani e ai peccatori?”. Gesù liudì e disse: “Non sono i sani chehanno bisogno del medico, ma imalati. Andate dunque e impa-rate che cosa significhi: ‘Miseri-cordia io voglio e non sacrificio’.Infatti non sono venuto a chia-mare i giusti, ma i peccatori”»(Mt 9, 9-13).Segno: Ciascuno provi a rispon-dere su un foglio alla do-manda del papa: «E tu, carogiovane, cara giovane, hai maisentito posare su di te questosguardo d’amore infinito, cheal di là di tutti i tuoi peccati,limiti, fallimenti, continua a fi-darsi di te e guardare la tuaesistenza con speranza? Seiconsapevole del valore chehai al cospetto di un Dio cheper amore ti ha dato tutto?».Lettore 1: «La Parola di Dio ciinsegna che “si è più beati neldare che nel ricevere” (At20,35). Proprio per questo mo-tivo la quinta Beatitudine di-chiara felici i misericordiosi.Sappiamo che il Signore ci haamati per primo. Ma saremoveramente beati, felici, soltantose entreremo nella logica di-vina del dono, dell’amore gra-tuito, se scopriremo che Dio ciha amati infinitamente per ren-derci capaci di amare come Lui,senza misura». Lettore 2: «Carissimi, amiamocigli uni gli altri, perché l’amoreè da Dio: chiunque ama è statogenerato da Dio e conosce Dio.Chi non ama non ha conosciutoDio, perché Dio è amore. […] Inquesto sta l’amore: non siamostati noi ad amare Dio, ma è luiche ha amato noi e ha mandatoil suo Figlio come vittima diespiazione per i nostri peccati.Carissimi, se Dio ci ha amaticosì, anche noi dobbiamoamarci gli uni gli altri» (1 Gv4,7-11). jan

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di Antonio Magnante

lippo: «Da tanto tempo sonocon voi e tu non mi hai cono-sciuto, Filippo? Chi ha visto me,ha visto il Padre» (Gv 14,9).

IL VOLTO DEL PADRELa discesa del Cristo tra noi è lamassima epifania del Dio del-l’Antico Testamento. L’immer-sione di Gesù nell’umanità è si-multaneamente effettiva ed af-fettiva. L’effetto che Cristo vo-leva realizzare era quello di ri-velare il vero volto del Padre,un volto paterno, materno,pronto a perdonare le sue crea-ture e ristabilire con loro un le-game di amicizia e di amore.Il movimento discendente delVerbo verso l’umanità, de-scritto nel Prologo giovanneo,si può anche notare nel magni-fico inno cristologico della Let-tera ai Filippesi 2,6-11. Al movi-mento discendente (vv. 6-8)corrisponde il movimentoascendente che descrive l’a-zione del Padre che conferisceal Figlio «il nome che è al di so-pra di ogni altro nome, perchénel nome di Gesù ogni ginoc-chio si pieghi nei cieli, sulla

gare le ombre del male, e sipresenta come punto discrimi-nante: d’ora in poi gli uominidovranno decidere se cammi-nare nella sua luce o rimanerenelle tenebre.La seconda tappa della discesaè registrata al v. 11: «Venne trala sua gente [Israele], ma i suoinon lo hanno accolto». Datempo immemorabile Israeleattendeva il Messia, promessoda Dio, ma, purtroppo, alla suavenuta non lo riconosce. Ètroppo ancorato alla sua cul-tura e alle sue tradizioni. Nonha il coraggio di rompere con ilpassato per aprirsi alla rivela-zione che Gesù è del misterodel Padre.Infine l’ultima tappa è sottoli-neata nel v. 14: «E il Verbo si èfatto carne e venne ad abitarein mezzo a noi». Finalmente ladistanza infinita che separavaDio dall’umanità è stata elimi-nata. Nel Verbo fatto carne,Dio si rivela come l’Emma-nuele, il Dio con noi; un Dio vi-sibile, udibile, palpabile.Ricordiamo il rimprovero cheGesù rivolge all’apostolo Fi-

Nel precedente articolo(Amico, maggio 2016)abbiamo notato come

Dio avesse deciso di abitare inmezzo al suo popolo eletto,per colmare la distanza infinitache li separava. Abbiamo inol-tre ricordato come Egli, algrido di Israele, scese per soc-correrlo e manifestargli il suoamore misericordioso.Il movimento discendente diDio descritto nell’Antico Testa-mento, è completato da GesùCristo. Egli, preesistente almondo creato e in eterna co-munione con il Padre, compiela sua discesa verso l’umanità.E lo fa in tre momenti succes-sivi, descritti nel Prologo delVangelo di Giovanni.

TRE MOVIMENTIIl primo movimento si trova inGv 1,9: «Veniva nel mondo laluce vera, quella che illuminaogni uomo». Egli si reca doveabitano gli uomini, cioè nelmondo, lasciando la sua tra-scendenza, squarciando il fir-mamento, che lo separava daessi. Viene per illuminare e fu-

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Bibbia on the road

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Bolivia

Consanguinei di Dio

Nel Verbofatto carne, Dio si

rivela come l’Emma-nuele, il Dio con noi; unDio visibile, udibile, pal-pabile. Finalmente la di-stanza infinita che lo se-parava dall’umanità è

stata eliminata, e l’uomoha potuto contemplare

le sue viscere dimisericordia.

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terra e sotto terra ed ogni lin-gua proclami che Gesù Cristo èil Signore» (vv. 9-11). Tutta lacreazione è chiamata a unaovazione cosmica proclamandoprima di tutto Gesù Signore epoi riconoscendolo come coluiche ha riconciliato in sé tutte lecose, quelle della terra e quelledel cielo (cf. Col 1,15-20; 1Tim3,16). La totale riconciliazionecon il Padre ci ha permesso diaccedere alla sua presenza conla certezza che il Padre ha per-donato nella sua misericordia inostri peccati e ha seppellitonegli abissi del mare le nostrecolpe (cf. Michea 7,19).

VISCERE DI MISERICORDIALa spiegazione di questo nuovoordine di cose, come completa-mento della rivelazione iniziatanell’Antico Testamento, nontrova altra motivazione che«nelle viscere di misericordiadel nostro Dio», secondo unatraduzione letterale della pa-rola greca, splanchna.Il lessema greco splanchna e lacorrispondente forma verbalesplanchizomai corrispondono aitermini ebraici di raham e ha-nan. Il lessema raham descriveun sentimento profondo loca-lizzato nell’intimo dellapersona, ed esatta-mente nelle sue vi-scere. Il suo sostantivocorrispondente, rehem,è il termine, che indicail seno materno. Sonodue termini che espri-mono una partecipa-zione affettiva, un rap-porto di pietà, di com-passione e di amore. Èil sentimento che me-glio esprime quello diuna madre, di un pa-dre, di un fratello. Insostanza essi si riferi-scono a una relazionedi consanguineità, e di-pingono bene la figuradi uno che ama appas-sionatamente e tenera-mente, ma anche effi-cacemente.Le creature umane, og-getto della passione vi-scerale di Dio Padre, si

trovano con lui in una relazionedi consanguineità. I teologi cipassino questa idea che non cisembra del tutto peregrinanella Bibbia: infatti, nel rac-conto della creazione (cf. Gen1,1-2,4a) leggiamo che Diodisse: «Facciamo l’uomo a no-stra immagine, a nostra somi-glianza» (Gen 1,26). E ancora,nel Salmo 8 leggiamo: «Eppurelo hai fatto poco meno di Elo-him [uno dei nomi divini del-l’Antico Testamento]» (v. 6).Dio ci ha creati imprimendo nelnostro cuore la sua immagine ela sua somiglianza e, al dire delSalmo 8, ci ha fatti poco menodi se stesso. Per questo eglinon può non volgere il suosguardo verso di noi. In noi egliricontempla se stesso.

DIO PADRE E MADREL’idea di consanguineità che ri-chiede reciprocità, protezionee difesa si ritrova nel concettodi go’el che significa appunto«redentore», «protettore», «di-fensore» (cf. Gb 19,25; Salmi19,15; 78,35; Is 41,14; 43,14;46,6; 49,7; 59,20). Il go’el aveval’obbligo, in forza del legamedi sangue, di difendere, e an-che, eventualmente, vendicare

i membri della sua famiglia. Edè esattamente quanto Dio faper Israele. Lo difende contro inemici e infine lo conduce nellaterra della promessa, dovescorre latte e miele.Noi tutti siamo parte della suafamiglia e per questo egli è an-che il nostro go’el. Le «sue vi-scere di misericordia» lo indu-cono ad avere un sentimento ditenerezza e di amore versoogni membro della sua fami-glia. Per la sua famiglia eglimanifesta la sua attitudine ma-terna con un legame affettivo evitale per ogni persona, anchela più reietta. Attraverso l’o-pera di Gesù, Dio si rivela comeun Dio mosso da un fremito vi-scerale, pronto a produrre cielinuovi e terre nuove per coloroche si lasciano avvolgere dalsuo abbraccio paterno e ma-terno. Come una madre, Dionon può non perdonare.

«IO LI HO GENERATI»Questo amore materno di Dioci fa tornare alla memoria unadonna che un mattino presto ditanti anni fa, gli anni delle Bri-gate rosse, suonò il campanellodella canonica della nostrachiesa a Torino. Subito la invi-

tammo a entrare in uffi-cio e, senza indugio, cidisse che i due giovanidi cui aveva parlato iltelegiornale la seraprima erano suoi figli:«Sono assassini ehanno ucciso più di unapersona. Lo stato lideve condannare; essidevono pagare per ilmale che hanno fatto».Poi si fermò un attimoe, poggiando le suemani sul suo seno, ag-giunse: «Io non possonon perdonarli, li hogenerati io». AncheDio, come questa ma-dre, è pronto a perdo-narci con immensa te-nerezza, qualunque siail peccato che abbiamocommesso.

Antonio Magnante

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Il figliol prodigo di Rembrandt

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Missione & Missioni

IL DECALOGO DEL missionario comune

di Stefano Camerlengo

5.Il missionario comune è un uomoserio, e vuole una salvezza vera,non finta. Perciò non si accontenta

di curare i sintomi, ma scende alle cause.Non si accontenta di offrire quegli aiuti chelasciano i poveri in una perenne situazione didipendenza, ma fa di tutto per renderli prota-gonisti. Ed è convinto che anche per questodebba essere annunciata ai poveri la lieta no-tizia dell’amore di Dio: una notizia che aiutagli umiliati della terra a ritrovare la loro insop-primibile dignità, condizione necessaria per al-zarsi in piedi e rifiutare ogni soggezione.

4.Il missionariocomune si impegna per la libe-razione di tutto l’uomo: dal peccato,

dalla fame e dall’oppressione, e anche da queltroppo benessere, ingiusto e sciupone, chedistrae da Dio e rende ciechi di fronte ai po-veri.

1.Il missionario comune fa proprio ilgrande ideale che ha unificatotutta la vita di Paolo: «Purché Cristo

sia annunciato». Naturalmente le modalitàdi questo annuncio possono essere diverse,ma resta sempre la ragione che sollecita lapropria testimonianza.

Il missionariocomune è il cri-

stiano che vive piena-mente la dimensione mis-sionaria della propria fededovunque si trovi e nella

vita di ogni giorno: in fami-glia, nella professione,

nella comunità ecclesialee civile, nell’impegno

sociale e politico.

2.Il missionario comune annuncia unVangelo che aggrega. Ama la suaChiesa e invita gli uomini a farne

parte. Tuttavia non annuncia anzitutto la suaChiesa, ma il Signore Gesù.

3.Il missionario comune porta un annun-cio che salva. Sa che il bisogno piùprofondo dell’uomo è l’incontro con

Dio, e sa che Gesù Cristo è la piena rispostaa questo bisogno.

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padre Erasto Mgalam

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7.Il missionario comune si preoccupadi tutti. Se si trova in una casa, è at-tento a tutti i membri della famiglia.

Così in parrocchia, nella scuola, nella fab-brica e in ogni altro ambiente.Il missionario comune sollecita in tutti i modila sua comunità (diocesi, parrocchia, consigliopastorale, gruppo) a valutare i problemi e aprendere le decisioni in un’ottica universali-stica.Il missionario comune suscita, sostiene, colla-bora a tutte le iniziative volte ad intrecciare re-lazioni con le altre chiese e con gli altri popoli.

Stefano Camerlengo,Superiore Generale

«Da casa Madre», aprile 2016

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8.Il missionario comune ricorda che Gesùè partito dagli ultimi mostrando che laprima universalità è la solidarietà con

gli ultimi. In una società spesso indifferente, ilmissionario comune si accorge prontamentedegli ultimi, spesso nascosti.

9.Poiché annuncia una verità chenon è ovvia, ma critica, il missio-nario comune - che intimamente

è uomo di pace - suscita reazioni e contra-sti. E questo lo addolora, ma non lo ferma.Trova il coraggio dell’incomprensione edella solitudine nella comunione con il Pa-dre (Gv 16,32) e nella solidarietà dei fratelli.

6.Il missionario comune vive l’universa-lità evangelica, fatta insieme di stabi-lità e mobilità. Solidarizza senza rispar-

mio con le situazioni in cui vive e con le per-sone che gli sono accanto. E nel contempo èinsofferente verso ogni chiusura. Ha il gustodell’incontro con il lontano e il diverso.

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ionaria della Consolata in Ke

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10.Il missionario comune èconsapevole del doveredella coerenza, ma non

ha l’angoscia della coerenza, perchénon pone nella propria coerenza il di-ritto di annunciare, ma nella fedeltà delSignore che a questo lo chiama. Del re-sto, egli non parla mai di se stesso, masolo di quanto Dio ha fatto per tutti. Ecosì può parlare anche se peccatore.

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amicomondo

INTRODUZIONESeguendo il metodo latinoa-mericano del «vedere, giudi-care e agire», il papa ha affron-tato l’ecologia a partire dallarealtà sociale del mondo, dal-l’ingiustizia del sistema econo-mico vigente e dalla culturadell’indifferenza che infesta l’u-manità. Per questo è impor-tante leggere l’enciclica Lau-dato si' a partire dalla realtàdei poveri.Leonardo Boff, teologo brasi-liano, dice che neppure le Na-zioni unite sono riuscite a sinte-tizzare così bene una propostadi «ecologia integrale».

(LS 141). «Non ci sono due crisiseparate, una ambientale eun’altra sociale, bensì una solae complessa crisi socio-ambien-tale» (LS 139).

COS’È ECOLOGIAA ciascun ragazzo vengonoconsegnati un foglio bianco ealcune matite, o pennarelli.Chiedete di disegnare la primacosa che la parola «ecologia»fa venire loro in mente. Racco-gliete tutti i disegni, appende-teli a un cartellone e mettete ilcartellone bene in vista.Leggete i paragrafi 138 e 139dell’enciclica e poi chiedete airagazzi quale fra i disegni si av-vicina di più all’idea di ecologiaproposta dal papa.Infine discutete con i ragazzidel fatto che «ecologia» non si-gnifica solo natura, piante eanimali, ma interrelazione tral’ambiente naturale e le societàche lo abitano.

Siamo invitati a rielaborare ilnostro modo di vivere e diesprimere la fede nella dire-zione di un approccio libera-tore, pluralista (cioè aperto allacollaborazione con altre tradi-zioni spirituali) e olistico (cioècapace di unire l’impegno pergli oppressi a una comunioneeffettiva e spirituale con l’uni-verso).Nel cuore della sua Enciclica ilpapa propone proprio l’ecolo-gia integrale come nuovo para-digma di giustizia. Infatti, nonpossiamo «considerare la na-tura come qualcosa separatoda noi o come una mera cor-nice della nostra vita» (LS 139):c’è un legame tra questioni am-bientali e questioni sociali eumane che non può mai esserespezzato. Così «l’analisi deiproblemi ambientali è insepa-rabile dall’analisi dei contestiumani, familiari, lavorativi, ur-bani, e dalla relazione di cia-scuna persona con sé stessa»

di Chiara Viganò

Durata dell'incontro:2 ore circaDestinatari: dai 14 anni Materiale: cartelloni,fogli bianchi, scotch,matite, pennarelli, pc eproiettore, filmati.

Ecco la se-conda scheda per

animare gruppi sull’enci-clica del papa «Laudato

si’»: suggerimenti e strumentiper promuovere una sensibilitàecologica secondo una pro-

spettiva missionaria.Nel primo incontro (vedi MC dimaggio) abbiamo scattato unafoto della terra e riscoperto il«Vangelo della creazione».Con questo secondo in-contro approfondiamol’ecologia integrale.

Ecologiaintegrale

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un’analisi del funzionamentodella società, della sua econo-mia, del suo comportamento,dei suoi modi di comprenderela realtà. Data l’ampiezza deicambiamenti, non è più possi-bile trovare una risposta speci-fica e indipendente per ognisingola parte del problema. Èfondamentale cercare soluzioniintegrali, che considerino le in-terazioni dei sistemi naturali traloro e con i sistemi sociali».

ECOLOGIA DELLA VITABreve spiegazione frontale.Il paragrafo dell’enciclica intito-lato «Ecologia della vita quoti-diana» mette in risalto l’in-fluenza dell’ambiente sul no-stro modo di vedere la vita, disentire e di agire. E sottolineache è necessario ascoltare ilgrido dei poveri e, a volte,prendere esempio da loro.

Laudato si’147. «Nella nostra stanza, nellanostra casa, nel nostro luogo dilavoro e nel nostro quartierefacciamo uso dell’ambiente peresprimere la nostra identità. Cisforziamo di adattarci all’am-biente, e quando esso è disor-dinato, caotico o saturo di in-quinamento visivo e acustico,l’eccesso di stimoli mette allaprova i nostri tentativi di svilup-pare un’identità integrata e fe-lice».148. «È ammirevole la creati-vità e la generosità di personee gruppi che sono capaci di ri-baltare i limiti dell’ambiente,modificando gli effetti avversi

Laudato si’138. «L’ecologia studia le rela-zioni tra gli organismi viventi el’ambiente in cui si sviluppano.Essa esige anche di fermarsi apensare e a discutere sulle con-dizioni di vita e di sopravvi-venza di una società, con l’one-stà di mettere in dubbio mo-delli di sviluppo, produzione econsumo. Non è superfluo insi-stere ulteriormente sul fattoche tutto è connesso. Il tempoe lo spazio non sono tra loro in-dipendenti, e neppure gliatomi o le particelle subatomi-che si possono considerare se-paratamente. Come i diversicomponenti del pianeta - fisici,chimici e biologici - sono rela-zionati tra loro, così anche lespecie viventi formano una reteche non finiamo mai di ricono-scere e comprendere [...]».139. «Quando parliamo di“ambiente” facciamo riferi-mento anche a una particolarerelazione: quella tra la natura ela società che la abita. [...]. Leragioni per le quali un luogoviene inquinato richiedono

© Chiara Giovetti_Sao Paulo, Brasile

© Matteo Conti_Kenya

dei condizionamenti, e impa-rando ad orientare la loro esi-stenza in mezzo al disordine ealla precarietà. Per esempio, inalcuni luoghi, dove le facciatedegli edifici sono molto dete-riorate, vi sono persone che cu-rano con molta dignità l’internodelle loro abitazioni, o si sen-tono a loro agio per la cordia-lità e l’amicizia della gente. Lavita sociale positiva e beneficadegli abitanti diffonde luce inun ambiente a prima vista invi-vibile. A volte è encomiabilel’ecologia umana che riesconoa sviluppare i poveri in mezzo atante limitazioni. La sensazionedi soffocamento prodotta [...]dagli spazi ad alta densità abi-tativa, viene contrastata se sisviluppano relazioni umane divicinanza e calore, se si creanocomunità, se i limiti ambientalisono compensati nell’interioritàdi ciascuna persona, che sisente inserita in una rete di co-munione e di appartenenza. Intal modo, qualsiasi luogosmette di essere un inferno ediventa il contesto di una vitadegna».149. «[...] Per gli abitanti diquartieri periferici molto pre-cari, l’esperienza quotidiana dipassare dall’affollamento all’a-nonimato sociale che si vivenelle grandi città, può provo-care una sensazione di sradica-mento che favorisce comporta-menti antisociali e violenza.

Page 10: INDICE - Home - Amico

fotocopia di uno dei paragrafidal 156 al 161. Ciascun gruppoleggerà il proprio testo e ripor-terà cinque parole che contrad-distinguono il paragrafo su cin-que fogli, una per ciascun fo-glio. Distribuite le parole sulpavimento e, con una musicaadeguata di sottofondo, fatecamminare i ragazzi attorno aesse. Ogni ragazzo raccoglieràla parola che, secondo lui, rias-sume meglio l’incontro. Se c’ètempo, si può far motivare lascelta a qualcuno. Le parole sa-ranno utili per l’appuntamentosuccessivo (la prossima puntatadi Amicomondo, ndr) in cui siscopriranno gli ultimi due capi-toli dell’enciclica: i consigli perprendersi cura del bene co-mune.

Chiara Viganò

Note:1- Suggerimenti di video:• Campososta, durata 8’, la vita di unafamiglia in un campo rom a Roma, re-peribile sul canale zalabTV di Youtube.• Una vita a Korogocho - Documentariosulla vita di un disabile nella periferia diNairobi, video reperibile sul canale 24fotogrammi di Youtube.• Container 158, durata 62’, vita quoti-diana in un campo rom a Roma, info suwww.zalab.org.• Magari le cose cambiano, durata 63’,la vita alla periferia di Roma, info suwww.zalab.org.• All the invisible children, film in 7 epi-sodi del 2005.

Tuttavia mi preme ribadire chel’amore è più forte. Tante per-sone, in queste condizioni,sono capaci di tessere legamidi appartenenza e di convi-venza che trasformano l’affolla-mento in un’esperienza comu-nitaria in cui si infrangono lepareti dell’io e si superano lebarriere dell’egoismo. Questaesperienza di salvezza comuni-taria è ciò che spesso suscitareazioni creative per migliorareun edificio o un quartiere».

UNO SGUARDO SULMONDOSe avete la possibilità di far in-tervenire all’incontro un missio-nario introducete a questopunto il suo intervento. Altri-menti proiettate un filmato chemostri la quotidianità di unaperiferia del mondo1.Dopo la testimonianza o il vi-deo, sollecitate uno scambio diopinioni, impressioni: in chemodo l’ambiente ha condizio-nato la storia e le prospettivedi vita dei protagonisti dei fil-mati o delle persone incontratedal missionario?Dopo di che date a ciascun ra-gazzo un foglio. Ogni ragazzodovrà dividerlo in due con unalinea verticale. Da una parteannoterà le cose che fa oranella sua città e quelle chepensa di fare in un futuro pros-simo. Dall’altra parte cosa po-trebbe fare, e cosa potrebbepensare di fare in un futuroprossimo se fosse nato in unasituazione socio-ambientale si-mile a quelle viste nei video oascoltate nel racconto del mis-sionario.

OBIETTIVI DI SVILUPPOSOSTENIBILEI paragrafi dal 150 al 155 dellaLaudato si’ riportano numerosisuggerimenti su come proget-tare città accoglienti. Il papasembra voler indicare l’impor-tanza dei 17 Obiettivi di Svi-luppo Sostenibile (Sdg, Sustai-nable Development Goals)proposti dall’Onu e validi per ilperiodo 2015-2030 (unric.org).Fate una breve spiegazionefrontale per confrontare il testodel papa con l’obiettivo nu-mero 11: «Rendere le città e gliinsediamenti umani inclusivi, si-curi, duraturi e sostenibili».

BENE COMUNE E GIUSTI-ZIA TRA LE GENERAZIONIIl papa termina il capitolo 4della sua enciclica par-lando di bene comune edi giustizia tra genera-zioni (LS 156 - 161).Dividete i ragazzi in 7gruppi e a ciascungruppo distribuite la

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