INDICE - Gli Audaci della Memoria · 2019. 6. 13. · circa 200 parole per minuto, da un punto di...
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I N D I C E
Introduzione
Capitolo 1 Fisiologia della lettura
Capitolo 2 Turisti e lettori
Capitolo 3 Lettura e Corsa Campestre
Capitolo 4 Leggere con le dita!
Capitolo 5 Costruire il tuo metronomo interno
Capitolo 6 Il campo visivo
Capitolo 7 Aumentare l’ampiezza del punto di fissazione
Capitolo 8 Riassunto delle puntate precedenti
Capitolo 9 Il problema della sub vocalizzazione
Capitolo 10 Mettiamo tutto insieme
Capitolo 11 Lo Skimming
Capitolo 12 Le tecniche imparate e il metodo di studio
Capitolo 13 Ultimi consigli e saluti
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Introduzione
“Ho fatto un corso di lettura veloce e poi ho letto guerra e pace. Parla della Russia.”
Woody Allen
“Chi dice ‘è impossibile’ dovrebbe evitare di interrompere quelli che lo stanno già facendo”
Lao Tse
Perché iniziare un manuale con queste due frasi?
Non potrebbero infatti essere più diverse: la prima, quella di Woody Allen, è intrisa di un sano
scetticismo, mentre la seconda, all’opposto, è carica di ottimismo. Entrambe però sono secondo
me più che azzeccate per il lettore che, per curiosità o necessità, incominci ad addentrarsi nel mondo
confuso delle tecniche di lettura veloce.
Perché scetticismo e ottimismo sono i due sentimenti che dovrebbero contemporaneamente
animare chiunque inizi un corso come questo.
Ciascuno dei due infatti, da solo è un vero disastro.
Chi è solo scettico crede che nulla sia vero e che niente possa essere fatto. Tutto per lui è una
presa in giro, tutto è inutile, niente da risultati. Chi invece è super-ottimista pecca del male opposto:
si entusiasma per tutto, inizia qualunque cosa, corre dietro ad ogni guru e ad ogni novità. Come
risultato non finisce mai niente, e si fa spesso prendere in giro da chi gli vende “l’ultimo segreto sul
mercato”.
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Si leggono e si dicono troppe stupidaggini sulla lettura veloce, nel bene e nel male, per non
approcciarla con la giusta visione critica. Non perché non funzioni o addirittura, come sostengono
alcuni, non esista. Ma perché spesso i troppo entusiastici proclami di alcuni formatori su internet
(scarica il mio corso da 200 euro e leggerai 3000 parole al minuto!), invece di contribuire alla sua
diffusione, in qualche maniera respingono il lettore attento e interessato. Per prima cosa dunque
cercheremo di rispondere insieme ad alcune domande fondamentali:
1. Che cosa è la lettura veloce?
2. Che cosa ti permette di fare, e che cosa non ti permette di fare?
Poiché la velocità media di lettura di uno studente italiano per testi di difficoltà normale è di
circa 200 parole per minuto, da un punto di vista quantitativo si può definire “lettura veloce” la
capacità di leggere un testo di normale difficoltà ad una velocità superiore alle 200 parole per
minuto senza che sia diminuita in maniera significativa la comprensione del testo.
Con tecniche specifiche, quelle che imparerai in questo manuale, si è in grado di andare molto
più veloce di così, arrivando in un range compreso fra le 500 e le 1200 parole al minuto.
La velocità però non deve diventare un’ossessione, ma va trattata semplicemente come uno
strumento di misurazione dell’efficienza della tua lettura.
L’obiettivo non sono solo le parole al minuto, ma la comprensione!
E per questo motivo concetti come “difficoltà normale” o “velocità media” sono fondamentali:
leggere e capire a 100 parole al minuto un testo che la media delle persone legge a 60 è lettura
veloce. Leggere e capire a 300 parole al minuto un testo che la media delle persone legge e capisce
a 350 significa leggere lentamente.
Da un punto di vista qualitativo invece, la lettura non è alla fine nient’altro che una abilità, o
come dicono gli inglesi, uno skill. Quindi, a dispetto degli scettici, come qualunque abilità essa può
essere allenata e migliorata.
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Per farlo il primo passo è accettare il fatto che, sebbene tu abbia imparato a leggere ormai da
molti anni, la tua attuale velocità di lettura non è affatto la massima che puoi raggiungere. E in effetti
neanche le si avvicina da lontano. Dopotutto tutti noi abbiamo imparato a camminare e poi a correre
fin da bambini, ma questo non significa che allenandosi non sia possibile correre per più tempo e
più velocemente.
Che cosa ti permette di fare dunque la lettura veloce?
Beh, l’analogia fra lettura e altre abilità fisiche e mentali porta a delle conseguenze ovvie.
Se ti alleni sotto una guida esperta potrai arrivare al tuo limite massimo di velocità di lettura,
che è almeno il triplo di quello che hai attualmente.
Ma per quanto tu ti possa allenare, incontrerai prima o poi il tuo limite fisico.
Con pochissimo allenamento ti sarà dunque facile arrivare a 400 parole al minuto, cioè il
doppio della media. Allenandoti ancora potrai migliorare, arrivando più o meno agevolmente a 600.
Infine, con un ulteriore sforzo, potrai raggiungere su alcuni testi anche la velocità di 1000-1200
parole al minuto, che è una quantità molto vicina al limite fisico che è possibile raggiungere.
Se poi sei un campione di lettura arriverai forse a 1400-1500, che è quello che io considero il
limite.
Oltre le 1400-1500 parole/minuto è certamente ancora possibile processare il materiale di
lettura in maniera abbastanza efficace; tuttavia si perde decisamente in comprensione e non si può
più parlare propriamente di sola lettura, quanto dell’uso misto di altre tecniche (essenzialmente
quelle di skimming) che vedremo negli ultimi capitoli del manuale.
Dunque, non posso e non voglio assolutamente prometterti di insegnarti a leggere 3000
parole al minuto, perché impossibile, ma voglio e posso prometterti che arriverai almeno a 750
senza grandi difficoltà, e senza alterare la tua capacità di comprensione del testo.
Questo significa viaggiare a una velocità quasi 4 volte superiore a quella che utilizzi
normalmente.
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Per apprezzare l’impatto di un risultato di questo tipo, rifletti un attimo su quanto tempo
dedichi alla lettura ogni mese: libri, manuali, giornali, e-mails, siti …. Se tu leggessi anche solo una
ora al giorno (ma sono convinto che sia molto di più), sarebbero 30 ore in un mese.
E conoscere la lettura veloce ti permetterebbe dunque di risparmiare anche 15-20 ore di
tempo tutti i mesi per tutto il resto della tua vita.
È un tempo enorme!
Quindi, ritornando a Woody e Lao Tse, ecco secondo me una corretta visione di quelle che
devono essere le tue aspettative studiando questo manuale di lettura veloce:
Con delle semplici tecniche e poco esercizio potrai raddoppiare la tua velocità di lettura senza
perdere un grammo di comprensione. Anzi, probabilmente la comprensione aumenterà con la
velocità.
Con tecniche un po’ più difficili ed esercitandoti seriamente potrai arrivare a 1000 parole al
minuto, cioè 5 volte la velocità normale. Questo avrà un impatto enorme sulla tua capacità di studio,
la tua autostima, la gestione del tuo tempo, il tuo rendimento a scuola e sul lavoro.
Con grande applicazione e interiorizzando e personalizzando le tecniche più evolute, potrai
processare (non propriamente leggere, vedremo poi la differenza) quantità enormi di materiale in
un tempo molto breve, ottenendo risultati apparentemente impossibili.
In ogni caso comunque, non leggerai Guerra e Pace in due ore : )
Ma ora, cominciamo.
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Capitolo 1. Fisiologia della lettura
Il primo passo per leggere velocemente è capire come funziona, per lo meno a grandi linee, la
lettura. In questa maniera non solo ti renderai conto che è possibile leggere molto velocemente, ma
capirai anche perché e come funzionano le tecniche.
Nella lettura gli occhi non si muovono in maniera continua lungo il testo, ma alternano:
* fasi di movimento breve e rapido chiamate SACCADI
* fasi di stop, chiamate FISSAZIONE.
Durante la fase di FISSAZIONE l’occhio focalizza l’informazione che deve processare, mentre
nella fase di SACCADE l’occhio non è in grado di focalizzare e processare alcuna informazione.
Quindi, anche se entrambi i movimenti sono coinvolti nella lettura, la comprensione avviene solo
durante la fase di FISSAZIONE.
Questa alternanza di movimenti e stop ha tre variabili: il tempo, lo spazio e la direzione.
Vediamole una per una:
Da un punto di vista del tempo, la fase di fissazione dura fra i 100 e i 500 millisecondi, con una
media di 250, mentre la saccade dura fra i 20 e i 40 millisecondi, con una media di 30.
Da un punto di vista dello spazio, la distanza che gli occhi possono coprire in una saccade varia
da 1 a 20 caratteri (lettere), con una media di 8-9. La fissazione varia in un range più o meno analogo.
Da un punto di vista della direzione, la maggior parte delle saccadi procedono nel verso del
testo (quindi da sinistra verso destra per tutte le forme di scrittura eccetto l’arabo, che va da destra
verso sinistra) ma c’è sempre una percentuale di esse che torna indietro, riportando l’occhio a
fissare informazioni che ha già processato. Se fai attenzione ai movimenti dei tuoi occhi mentre leggi
ti sarà facile rendertene conto.
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La differenza fra un lettore veloce e uno lento risiede in una diversa performance per ciascuna
delle tre variabili. Un lettore veloce quindi:
* Ha saccadi più veloci
* Ha periodo di fissazione minore
* Ha ampiezza di fissazione maggiore
* Ha minor percentuale di saccadi invertite, cioè che vanno nella direzione opposta al
senso di lettura
Anche se ovviamente c’è uno spazio di miglioramento enorme tra la velocità a cui leggi adesso
ed il tuo limite, le tre variabili di tempo spazio e direzione hanno ciascuna un limite fisico, così come
le nostre gambe, i nostri polmoni e il nostro cuore ce l’hanno quando corriamo; di conseguenza è
semplicemente impossibile aumentare la velocità di lettura al di là di un certo range (che io
considero di circa 1200 – 1500 parole al minuto, senza aver mai trovato nessuno che mi abbia
smentito con prove serie).
Per capire meglio come funziona il meccanismo dell’alternanza saccade-fissazione, e come
può essere migliorato, ritorniamo un attimo ai banchi di scuola della prima elementare.
Sicuramente ricordi che, quando hai imparato a leggere, hai iniziato a farlo lettera per lettera.
Quindi, per esempio, per leggere la parola MELA i tuoi occhi facevano un lavoro di questo tipo:
1. Fissazione sulla prima lettera della parola, la M, e pronuncia ad alta voce
2. Saccade da M a E
3. Fissazione sulla lettera E e pronuncia ad alta voce
4. Saccade da E a L
5. Fissazione su lettera L e pronuncia ad alta voce
6. Saccade da L ad A
7. Fissazione su lettera A e pronuncia ad alta voce
8. Saccade di regressione e pronuncia della parola tutta intera MELA,
probabilmente sillabando fra ME e LA (quindi in realtà due saccadi e due fissazioni ulteriori).
A questo stadio, la tua velocità di lettura non era superiore alle 10 parole al minuto.
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Nello stadio successivo, dopo un paio di mesi di scuola, erano già cambiate alcune cose, e la
parola MELA la leggevi così:
1. Fissazione su sillaba ME e pronuncia ad alta voce
2. Saccade da ME a LA
3. Fissazione su sillaba LA e pronuncia ad alta voce
4. Saccade di regressione e pronuncia tutta intera della parola MELA.
Che cosa era successo ai tuoi occhi?
Essi erano in grado di avere
* un punto di fissazione più ampio (una sillaba invece che una singola lettera)
* un tempo di fissazione minore
* un’ampiezza della saccade maggiore
* un tempo di saccade minore
Come conseguenza, la tua velocità di lettura era almeno raddoppiata, arrivando a 20 parole al
minuto.
Negli anni successivi, ciascuna delle tre dimensioni (spazio, tempo, direzione) da cui dipende
la tua velocità di lettura è progressivamente migliorata, fino a portarti ad un certo punto alla velocità
che hai mantenuto fino ad oggi. E che da oggi ricomincerà finalmente ad aumentare.
Ritornando ai banchi di scuola poi, ricorderai come un passaggio fondamentale dell’aumento
di velocità si sia compiuto quando hai smesso di pronunciare le parole ad alta voce, cose che anche
in questo caso è certamente avvenuta in maniera progressiva: prima hai cominciato semplicemente
a bisbigliare le parole, poi a muovere solo le labbra, infine sei arrivato a subvocalizzarle solo nella
tua mente, come se il tuo cervello fosse abitato da un omino instancabile che ti leggeva
nell’orecchio.
In questo corso di lettura veloce, per ricominciare ad accelerare e portarti al tuo limite,
lavoreremo sulle stesse tre dimensioni nelle quali hai lavorato da bambino per aumentare la tua
velocità di lettura.
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E così:
• Abbasserai il tuo periodo di fissazione
• Aumenterai ampiezza e velocità delle tue saccadi
• Aumenterai l’ampiezza del tuo campo visivo di fissazione
• Diminuirai la quantità di saccadi di regressione
Infine, apporteremo una piccola fondamentale variante al processo di sub vocalizzazione
mentale delle parole, rendendo l’omino cantastorie che è nel tuo cervello un po’ più efficiente.
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Capitolo 2 Turisti e lettori
Nel capitolo precedente abbiamo visto un po’ di fisiologia della lettura e ti sei convinto,
contrariamente a quello che dice Woody Allen e magari anche qualche tuo professore o amico, che
la lettura veloce è non solo possibile ma fisiologicamente ragionevole. A questo punto, il passo
successivo è focalizzare che cosa si intende per “leggere”. Dietro questo semplice verbo infatti si
nasconde un processo articolato e complesso, che può avere significati e scopi molto diversi.
Classicamente si individuano 5 forme fondamentali di lettura:
1. lettura per memorizzare
2. lettura per apprendere un testo discorsivo
3. lettura per comprensione generale (rauding)
4. lettura per scrematura e individuazione di punti chiave (skimming)
5. lettura per scansione o ricerca di elementi specifici (scanning)
Ciascuna di queste cinque forme di lettura si caratterizza per una velocità di Parole Al Minuto
o PAM molto diversa.
Facciamo un esempio utilizzando il seguente brano tratto dai Malavoglia di Verga, di circa 250
parole.
Don Silvestro faceva il gallo colle donne, e si muoveva
ogni momento col pretesto di offrire le scranne ai nuovi
arrivati, per far scricchiolare le sue scarpe verniciate. –
Li dovrebbero abbruciare, tutti quelli delle tasse! brontolava
comare Zuppidda, gialla come se avesse mangiato
dei limoni, e glielo diceva in faccia a don Silvestro, quasi
ei fosse quello delle tasse. Ella lo sapeva benissimo quello
che volevano certi mangiacarte che non avevano calze
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sotto gli stivali inverniciati, e cercavano di ficcarsi in casa
della gente per papparsi la dote e la figliuola: «Bella,
non voglio te, voglio i tuoi soldi». Per questo aveva lasciata
a casa sua figlia Barbara. – Quelle facce lì non mi
piacciono.
– A chi lo dite! esclamò padron Cipolla; a me mi scorticano
vivo come san Bartolomeo.
– Benedetto Dio! esclamò mastro Turi Zuppiddu, minacciando
col pugno che pareva la malabestia del suo
mestiere. Va a finire brutta, va a finire, con questi italiani!
– Voi state zitto! gli diede sulla voce comare Venera,
ché non sapete nulla.
– Io dico quel che hai detto tu, che ci levano la camicia
di dosso, ci levano! borbottò compare Turi, mogio
mogio.
Allora Piedipapera, per tagliar corto, disse piano a
padron Cipolla: – Dovreste pigliarvela voi, comare Barbara,
per consolarvi; così la mamma e la figliuola non si
darebbero più l’anima al diavolo.
Se ti chiedessi di leggerlo per memorizzarlo, come nel primo caso delle forme viste sopra
(“leggere per memorizzare”), ci metteresti veramente parecchio tempo. Diversi minuti per
memorizzarne semplicemente i contenuti principali (nomi, avvenimenti, dialoghi), e almeno un’ora
se volessi memorizzarlo parola per parola.
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Se invece ti chiedessi di individuare all’interno del brano la parola “Piedipapera”, ti
basterebbero pochi secondi (5? 10?) per scannerizzare il testo con gli occhi e individuarla, come nel
quinto tipo di lettura (“lettura per scansione e ricerca di elementi specifici”).
Nel primo caso la tua velocità di “lettura” sarebbe quindi di appena 4-5parole al minuto,
mentre nel secondo di 1500-2000 parole al minuto. In entrambi i casi però gli occhi farebbero
esattamente le stesse cose (saccadi, fissazioni, saccadi di regresso), ma con tempi e ampiezze
completamente diverse. La definizione stessa dunque di “lettura veloce” è molto vaga, perché essa
dipende dal fine che uno si pone.
Per spiegarmi meglio, facciamo un esempio, immaginando di incontrare a cena allo stesso
tavolo tre turisti che tornano da un viaggio, e che tutti e tre ci dicano “sono stato a Parigi”.
Il primo ci racconta che, mentre andava a New York per lavoro, si è trovato a fare un lungo
scalo all’aeroporto Charles De Gaulle. Nel tempo d’attesa è saltato su un taxi, si è fatto portare in
centro a vedere la Torre Eiffel e l’Arco di Trionfo, ed è poi ritornato allo scalo per pendere l’aereo
successivo.
Il secondo ci dice che voleva passare un bel week end con la moglie, e così ha prenotato un
alberghetto carino con vista su Notre Dame, ha passeggiato lungo la Senna, ha visitato la Tour Eiffel
e il Louvre, ed è andato a mangiare una omelette in un ristorante tipico.
Il terzo ci racconta invece che voleva immergersi un po’ nella cultura francese, e così ha
prenotato una settimana di soggiorno in un albergo del quartiere latino. Ovviamente ha potuto
visitare la Tour Eiffel, l’Arco di Trionfo, e il Louvre; ma anche la mostra degli impressionisti al Museo
D’Orsay, i giardini della Tuileries, L’Opera, e il Sacre Coeur. E oltre a provare una autentica crepe ha
potuto mangiare escargot e bere vino della Borgogna in un ristorante romantico, fuori dal quale si
è fatto fare un ritratto a matita da un aspirante artista, vicino a Montmartre.
Certamente tutti e tre possono dire di essere stati a Parigi, ma quello che riescono a ricordare
e raccontare del loro viaggio è molto diverso.
La stessa cosa capita con la lettura. Si legge materiale diverso, per scopi diversi, con tempi
diversi. E quindi diversi saranno i risultati.
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La conseguenza di quanto visto costituisce la tua prima lezione di lettura veloce:
Che si tratti di un messaggio su Facebook, di un libro di fisica quantistica o di “Guerra e Pace”,
per leggere velocemente è necessario focalizzare per prima cosa lo scopo per il quale si sta leggendo,
il tempo che si ha a disposizione, il risultato che si desidera.
Lo so che ti sembra banale. Ma dopo tanti anni e tanta esperienza posso affermare con
certezza che, soprattutto nel caso degli studenti, la lettura è inefficace e lenta per lo più a causa di
difetti nella definizione dello scopo perseguito e del tempo a disposizione per ottenerlo.
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Capitolo 3 Lettura e Corsa Campestre
Prima di addentrarci nelle tecniche di lettura veloce propriamente dette, voglio definire
meglio il concetto di PAM già introdotto nei capitoli precedenti. PAM è l’acronimo di Parole Al
Minuto, ed è appunto la misura della velocità di lettura espressa come numero di parole lette in un
minuto.
Misurare il tuo PAM è semplicissimo: prendi un libro di normale difficoltà e regola il
cronometro del tuo orologio o del tuo telefono in maniera tale che suoni dopo un minuto. Poi dai il
via al tempo e leggi alla tua velocità normale fino a quando non suona il timer, segnando con la
matita il punto in cui si arrivato. Conta il numero di parole che ci sono in una riga qualsiasi, e
moltiplicalo per le righe che hai letto (non c’è bisogno che conti una ad una tutte le parole che hai
letto, ti basta fare come ti ho detto per avere una stima di massima). Il risultato che trovi è il tuo
PAM per quella tipologia di lettura.
Segnalo su un foglio di carta, o comunque non dimenticarlo. Lo utilizzerai per monitorare i
tuoi progressi.
Ora, anche se è indispensabile misurare il PAM per capire da dove parti e dove sarai arrivato
dopo gli esercizi, è sempre opportuno contestualizzare il PAM rispetto al tipo di lettura che fai. Il
PAM infatti è sempre relativo al materiale che leggi e allo scopo per cui lo leggi. Dire “ho un PAM di
250” equivale più o meno a dire “ho corso ai 7km/h”: ha cioè poco significato se non viene
contestualizzato rispetto al terreno in cui hai corso. Correre ai 7 km/h in discesa è una performance
molto diversa che correre ai 7 km/h in salita.
È indispensabile puntualizzare questi aspetti perché nella mia esperienza mi sono reso conto
che molti studenti tendono più o meno consapevolmente a “barare”. Nel bene e nel male.
C’è quello che è così ansioso di fare progressi che arriva dicendomi di essere passato in un
giorno da un PAM di 250 a uno di 400. E poi scopro che il PAM da 400 l’ha ottenuto leggendo la
Gazzetta dello Sport, mentre il 250 l’aveva registrato sui Promessi Sposi.
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E c’è viceversa quello un po’ più insicuro che dopo un mese mi dice di essere ancora a un PAM
di 300, dimenticandosi che il 300 adesso lo fa leggendo un libro di testo di biologia molecolare,
mentre prima lo otteneva leggendo la Gazzetta dello Sport (avrai capito che per me la Gazzetta è il
prototipo della lettura poco impegnativa).
Il PAM inoltre non cambia solo a seconda del tipo di testo che stai leggendo, ma anche
all’interno di uno stesso testo.
Immagina di fare una corsa campestre su un terreno misto: c’è la parte sterrata e quella
asfaltata, quella in salita e quella in discesa, il ponte da attraversare e l’ostacolo da saltare. Sarebbe
non solo impossibile, ma anche controproducente, tentare di mantenere lo stesso ritmo a dispetto
di qualunque variazione del percorso. Al contrario l’atleta vincente sa accelerare, rallentare o
persino tornare sui suoi passi (una bella saccade regressiva!) a seconda delle differenti condizioni
della strada.
La stessa cosa va fatta leggendo. Purtroppo però molti tendono a prendere un ritmo e a
mantenerlo inalterato, senza rallentare dove dovrebbero (e così perdono in termini di
comprensione) e senza accelerare dove potrebbero (e così si soffermano più del necessario su parti
del testo assolutamente inutili). Il motivo è molto semplice, ed è esso stesso una causa di lentezza
non solo nella lettura ma anche nell’apprendimento: mancano di concentrazione.
Leggono cioè in maniera passiva, con il pilota automatico. Mentre variare la velocità significa
mantenere il cervello acceso e vigile, perché lo si costringe a valutare in maniera critica quanto è più
o meno importante e difficile la parte di testo che si sta leggendo.
La lettura passiva, monotona, sempre alla stessa velocità, è simile ad una esperienza
abbastanza inquietante che quasi qualunque guidatore ha sperimentato almeno una volta nella vita:
hai presente quando di colpo guardi la strada e ti rendi conto che è da diversi minuti che non la stai
veramente guardando? Come se la macchina se ne fosse andata avanti da sola per chilometri e
chilometri, senza il tuo intervento attivo e cosciente. E non hai la più pallida idea di cosa sia successo
nel mentre, e magari hai pure saltato la stazione di servizio a cui volevi fermarti, o l’uscita che volevi
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prendere! E così può capitare nella lettura di andare avanti per pagine e pagine per poi di colpo
fermarsi rendendosi conto di non ricordare assolutamente niente di quello che si è letto.
Come se non lo si avesse letto affatto.
Ti è mai capitato?
Ora, la lettura può procedere di pari passo con la comprensione solo se è fatta attivamente,
mantenendo il cervello accesso. E la maniera migliore per farlo è proprio variare la velocità di lettura
considerando in maniera critica le parole che hai davanti nel momento stesso in cui le hai davanti.
Rallenta quindi dove devi, e accelera dove puoi, adattandoti continuamente al
terreno su cui ti trovi.
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Capitolo 4. Leggere con le dita!
In un capitolo precedente siamo ritornati alla prima elementare, a quando cioè avevi imparato
a leggere dapprima una lettera alla volta e poi sillabando.
Ora, il paradosso è che per aumentare la velocità di lettura è indispensabile, all’interno delle
tue abitudini, re-incorporarne una che hai perso proprio alle scuole elementari: leggere con il dito.
Questo è il momento in cui molti dei miei studenti normalmente strabuzzano gli occhi,
chiedendosi se hanno fatto bene a spendere dei soldi per farsi dire che devono ricominciare a
leggere seguendo il dito sul foglio.
Ma è proprio così.
In questo manuale troverai una serie di tecniche che ti porteranno a leggere un libro normale
a 7-800 PAM, cioè almeno circa quattro volte la velocità media che hai adesso. Ma di queste tecniche
la più efficace in termini quantitativi, cioè quella responsabile percentualmente della gran parte
dell’aumento di velocità, è proprio questa.
Prima vediamone il perché, e poi vediamo come cominciare ad applicarla correttamente.
Nel capitolo relativo alla fisiologia della lettura abbiamo visto come la velocità di lettura
dipenda da alcuni fattori principali:
* Ampiezza del punto di fissazione
* Tempo di fissazione
* Ampiezza delle saccadi
* Numero di saccadi che vanno all’indietro
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Abbiamo visto come per ciascuna di queste variabili ci sia un range possibile di efficienza che
si muove fra un massimo ed un minimo. Quando leggiamo normalmente stiamo nella media di
questo range, anzi, in effetti, un pò al di sotto della media.
Alcune tecniche specifiche che vedremo permettono di lavorare singolarmente su queste
variabili, migliorandone la relativa performance.
La tecnica del dito invece lavora contemporaneamente e in maniera naturale su ognuno di
esse, permettendoci di raggiungere ampiezza di fissazione maggiore, tempo di fissazione minore,
ampiezza e velocità di saccade maggiore, numero di saccadi di regresso minori. Il risultato è una
maggiore velocità senza perdita di comprensione del testo, poiché rimaniamo comunque all’interno
del range di fattibilità fisico. Vediamo dunque brevemente i meccanismi per cui questo è possibile.
Quando leggiamo, le parole davanti a noi sono ferme, fisse. E questo condiziona la maniera in
cui lavorano i nostri occhi. Essi saltellano da un gruppo di lettere all’altro, alternando le fasi di
fissazione alle saccadi, tranquillamente e senza fretta. E questo saltellio è fatto utilizzando come
punto di riferimento la riga su cui si trovano le parole, e sulle quale gli occhi si mantengono grazie a
una serie di complicatissimi meccanismi cerebrali automatici.
Gli occhi però possono essere molto più rapidi della velocità a cui tu li stai muovendo per
leggere queste parole. Ma per farlo sono necessarie due condizioni di base:
* Devono avere qualcosa da “inseguire”
* Devono muoversi come se fossero “sulle rotaie”
Nella lettura normale non si verifica nessuna delle due condizioni: vengono continuamente
spinti in avanti senza inseguire nulla, perché le parole sono statiche. E ad ogni saltello devono
ricalcolare, anche se in maniera automatica e molto rapida, la successiva zona di atterraggio.
Il movimento del dito appena al di sotto della riga che devi leggere risolve entrambi i problemi:
costituisce l’elemento da inseguire, stimolando l’occhio ad aumentare la velocità, e
contemporaneamente gli indica più chiaramente la successiva zona di atterraggio, semplificando e
velocizzando il calcolo di essa.
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E in effetti da bambini impariamo a leggere seguendo con il dito proprio perché in quella
maniera è molto più facile farlo.
Inoltre, seguire il dito che va in avanti praticamente annulla i movimenti saccadici di regresso
che ci fanno perdere tanto tempo nella lettura.
Prova a rileggere le precedenti 10 righe muovendo il dito sotto ognuna di esse, e gli occhi di
conseguenza. Ti renderai probabilmente conto che la cosa, anche a velocità normale, ti sembrerà
un po’ strana.
Questa sensazione dipende proprio dal fatto che gli occhi si muovono sempre nella direzione
del dito, e sono quindi in qualche maniera costretti a NON tornare indietro nella lettura, cosa che
invece abitualmente fanno. È come se tu fossi stato abituato per anni e anni a camminare
alternando 10 passi in avanti e 2 indietro, e di colpo ti mettessi a farlo senza più compiere quei due
passetti indietro. Le tue gambe per un po’ si sentirebbero molto strane, un po’ come i tuoi occhi
nella prova che ti ho appena fatto fare.
A cosa si devono quei due passetti indietro? Soprattutto all’insicurezza. Hai imparato a leggere
MELA in prima elementare, quando avevi 6 anni, e tanta paura di sbagliare e non capire. Nel tempo
la tua capacità di leggere è migliorata, e hai imparato a tornare indietro sempre meno. Ma un po’ di
quell’abitudine, un po’ di quella paura di non aver letto e capito tutto, te la sei portata con te fino
ad oggi.
Ma non c’è dubbio che, nel 90% dei casi, quei passetti all’indietro non ti servono più, ed
eliminandoli puoi fare più strada in meno tempo.
Inseguire il dito in sintesi ti permette quindi di stancarti meno quando leggi a velocità
normale, ma anche di andare molto più veloce nella lettura.
Per rendertene conto personalmente, facciamo insieme una prova:
Prendi dalla tua libreria un libro normale, o apri un libro elettronico sul tuo Kindle. Vai su una
pagina e metti il dito sulla prima riga, appena al di sotto delle lettere, come quando eri bambino.
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La maggior parte dei libri hanno una decina di parole su ogni riga. Se quello che hai aperto
rientra nella categoria, comincia a muovere il dito da sinistra verso destra su ogni riga alla velocità
di UNA RIGA AL SECONDO, cercando contemporaneamente di leggere tutto quello che riesci. Nota
bene: non TUTTO, ma tutto quello che riesci.
Te ne devi fregare insomma se non riesci a cogliere tutte le parole, e se capisci poco o niente
di quello che stai leggendo. In effetti è probabile che non capirai niente, o comunque molto poco,
perché stai “leggendo” per la prima volta nella tua vita ad una velocità di 600 PAM (una riga al
secondo x 10 parole per riga x 60 secondi = 600 parole). Ma come dicevo, non importa se non capisci:
non stiamo infatti facendo un esercizio di comprensione, ma stiamo allenando l’occhio a fare
qualcosa che, da un punto di vista anatomico e funzionale può fare, ma che non ha mai fatto prima.
La comprensione verrà quando si sarà abituato a farlo.
Se il libro che hai preso ha più o meno di 10 parole per riga, aggiusta di conseguenza la velocità
del dito in maniera tale da ottenere comunque un PAM di 600.
Una volta che hai finito, controlla come è andata. Prendi un foglio di carta e una penna e
annota tutto quello che ricordi di aver letto durante l’esercizio. Poi, datti un punteggio da uno a dieci
sulla comprensione del testo, dove 10 è “ho capito tutto” e 1 è “non ho capito niente”.
Non passare al prossimo capitolo senza fare l’esercizio!
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Capitolo 5. Costruire il tuo metronomo interno
Se hai fatto l’esercizio del capitolo precedente, ti sarà sembrato che leggere e capire a 600
PAM sia impossibile. Ma non disperare, non lo è affatto una volta che padroneggi la tecnica.
Cominciamo dunque con il risolvere la prima difficoltà, che è quella di mantenere il ritmo.
Quando infatti chiedo ai miei studenti di muovere il dito al ritmo di una riga al secondo, o di
una ogni secondo e mezzo, o ogni due, il primo problema che mi segnalano è proprio quello di
calcolare la velocità in maniera corretta. E così muovono il dito o troppo velocemente o troppo
lentamente rispetto alla mia richiesta. Ma soprattutto, si concentrano troppo sul movimento del
dito e trascurano la lettura vera e propria!
Per questo motivo è importante costruirsi da subito il proprio “metronomo interno”, cioè
essere in grado in maniera abbastanza precisa di calcolare automaticamente la velocità a cui
spostare il proprio dito, e gli occhi dietro di lui. La cosa non è difficile, ma richiede comunque un po’
di esercizio.
Fortunatamente l’uomo ha in maniera innata una facoltà che si chiama “senso del ritmo”. Chi
balla o suona uno strumento musicale sa benissimo quello di cui sto parlando, ma anche se non
appartieni a queste due categorie non ti preoccupare: dopotutto si tratta solo di muovere un dito
secondo una certa frequenza.
Poiché ci esercitiamo con libri che hanno circa 10 parole per riga, dovrai imparare solo due
ritmi di base: una riga al secondo, e una riga ogni due secondi. Nel primo caso, leggerai a circa 600
PAM (ritmo 1); nel secondo a circa 300 (ritmo2). Quando vorrai andare più veloce dei 600 PAM ti
basterà muovere il dito un po’ più veloce del ritmo 1. quando vorrai andare a 500 PAM lo muoverai
un po’ più lento di ritmo 1 e un po’ più veloce di ritmo 2. Quando invece vorrai leggere a 300 PAM
andrai a ritmo 2. E così via.
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Muovere il dito a una riga ogni due secondi non presenta particolari problemi (anche se
comunque starai leggendo a 300 PAM, quindi il 50% più veloce della media nazionale!), mentre vale
la pena esercitarci un po’ per muoverlo a una riga al secondo. Si tratta infatti di una velocità già
molto lontana (più del doppio!) della comune velocità di lettura, e tutti gli studenti, senza eccezione,
incontrano dei problemi.
Il principale è che, non capendo all’inizio praticamente niente (ma non ti preoccupare, è un
problema che risolveremo), involontariamente si rallenta. Per questo motivo dobbiamo sviluppare
un metodo che dia al tuo dito il giusto ritmo e lo faccia procedere senza esitazioni.
Per imparare a leggere una riga al secondo hai bisogno dei seguenti strumenti: un libro che
abbia circa dieci parole per riga e un misuratore di secondi (telefonino, cronometro, orologio con
lancetta dei secondi, e via dicendo).
Per prima cosa, fissando i secondi del tuo conta secondi, muovi il dito nell’aria da sinistra a
destra in maniera tale che ad ogni movimento corrisponda il tempo di un secondo.
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Regola l’ampiezza del movimento affinché essa sia uguale a quella della pagina del libro, anche
se il movimento in effetti per il momento lo stai facendo nell’aria. E ad ogni movimento conta il
secondo corrispondente (conta cioè nella testa, dicendo “1”, “2”, “3”, e così via)
Vedrai che in maniera sorprendentemente facile, già dopo una trentina di secondi sarai
riuscito a sincronizzare il movimento del dito con l’orologio, e sarai dunque in grado di continuare a
muovere il dito al ritmo di un movimento al secondo senza più guardare il quadrante, e senza più
contare nella testa. Come ti ho detto, stai semplicemente utilizzando una nostra facoltà innata, il
senso del ritmo.
Una volta che sei in grado di muovere il dito in aria ritmicamente una volta al secondo, passa
al libro: scorri il dito su ciascuna riga alla velocità di un movimento al secondo, e cerca nel frattempo
di leggere. Vai avanti esercitandoti così per alcuni minuti, tenendo presente un fatto: come sanno i
ballerini e i musicisti, per il principiante è facile “prendere” il ritmo ma è altrettanto facile perderlo.
Quindi dovrai, almeno all’inizio, tenere a portata “di vista” l’orologio e risincronizzare di quando in
quando il movimento del dito, perché sicuramente ti verrà naturale accelerare o più probabilmente
rallentare.
Non ti preoccupare se ti sembra di non capire niente: sono le prime volte che leggi a velocità
doppia del normale, e quindi è normale che il tuo livello di comprensione sia basso. Anche perché
sei impegnato a muovere il dito al ritmo giusto, cosa che all’inizio non ti viene facile.
Dopo aver fatto questo esercizio per alcuni minuti prendi un’altra parte del testo, e fai la stessa
cosa ma andando leggermente più lento: segna il punto da cui inizi, leggi per due minuti scorrendo
il dito sotto il testo un pò più lentamente di una riga al secondo (l’ideale sarebbe una riga ogni
secondo e mezzo, cioè il 33% più lento), e segna il punto in cui finisci.
Se hai seguito bene le istruzioni dovresti aver letto nei due minuti circa 800 parole, con un
PAM dunque di 400, cioè circa il doppio della media nazionale. Ma soprattutto, con un livello di
comprensione del testo praticamente uguale a quello della tua velocità di lettura normale.
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Che cosa è successo di magico?
Semplicemente hai avuto un assaggio dell’enorme plasticità ed adattabilità del cervello
umano: è come se, grazie allo stress che gli hai provocato nel tentativo di leggere e capire a 600
PAM, il tuo cervello avesse fatto un “salto” di capacità, e quindi adesso gli risulta facile fare a 400
quello che prima faceva a 200!
Immagina quei due minuti a super velocità come se fossero gli esercizi di stretching prima di
fare un’attività fisica prolungata. Lo stretching serve per allungare i muscoli al di là di quello che
normalmente si fa durante l’esercizio vero e proprio, in maniera tale che poi venga facile fare
l’esercizio. La stessa cosa si può fare con il tuo cervello e i tuoi occhi.
Per questo dovrai utilizzare sempre questa metodologia quando leggi.
Così come bisognerebbe fare stretching muscolare prima di ogni allenamento fisico.
E indipendentemente dalla velocità a cui poi leggerai il principio sarà sempre lo stesso: cercare
di far fare per qualche minuto al tuo cervello e ai tuoi occhi qualcosa di enormemente più difficile di
quello che in quel momento sono in grado di fare, per renderli poi in grado di fare comodamente
cose molto più difficili di quelle a cui sono abituati.
Mano a mano che diventi più veloce a leggere, dovrai quindi andare sempre più veloce anche
in questa prima fase di stretching. Se sei arrivato a leggere comodamente a 400, fai stretching a 600.
Se leggi comodamente a 600, fai stretching a 800. E così via fino a 1000, o 1200, o anche di più.
L’obiettivo è leggere per un paio di minuti a un PAM al quale si capisce molto poco, per poi muoversi
comodamente a velocità inferiori capendo praticamente tutto, come quando adesso leggi a 200
PAM.
Per farlo però, la tecnica del dito da sola non basterà.
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Capitolo 6. Il campo visivo
Il campo visivo è un’area che rappresenta la parte del mondo esterno visibile
quando si fissa un punto.
È costituito da una parte centrale (il punto che si fissa) nella quale si concentra la massima
acuità visiva, e una parte periferica che viene vista in maniera più sfumata man mano che ci si
allontana dalla parte centrale.
La parte centrale del campo, proprio perché ha la massima acuità visiva, è quella in cui la
capacità di percezione delle immagini è massima; tuttavia anche le immagini situate nelle parti
periferiche del campo visivo vengono percepite, seppur meno nettamente man mano che ci si
allontana dal centro.
Parte periferica Parte periferica
COSÍ FUNZIONA IL CAMPO VISIVO
Parte centrale
A livello cerebrale le immagini periferiche, proprio perché meno nette, vengono ricostruite dai
nostri neuroni sulla base di esperienze precedenti, e quindi il nostro cervello è in grado di vederle
precisamente anche se l’occhio le vede in maniera sfocata o parziale.
Per capirci meglio, prova a leggere il seguente testo:
Sceodno una rcircea dlel’Uvitrisenà di Cmbairgde non ipromta l’odirne dlele
lrteete in una proala, l’uicna csoa che cntoa è che la pimra e l’utlmia ltetrea saino al
psoto gusito. Ttute le atlre lrteete dlela poalra psonoso esrsee itinvtere snzea carere
prleobmi alla letutra.
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Qstueo acdcae pcherè la mtene non lgege ongi lteetra senigolnarmte ma la
proala cmoe un ientro qudini il clrveelo è cnouqmue in gdrao di asblsemare le lterete
e iernttaprere la ploara crottrea.
Forte vero?
Il testo di cui sopra è la rielaborazione di un testo inglese utilizzato in uno studio scientifico
piuttosto vecchio, e non del tutto preciso, in particolare per quanto riguarda la prima parte, quella
in cui si dice che l’unica cosa che conta sono la prima e l’ultima lettera. Tuttavia, anche se ancora
molto c’è da scoprire sui meccanismi cerebrali della lettura, i seguenti punti possono essere
considerati ormai assodati:
* Imparando a leggere si passa da una forma di riconoscimento lettera per lettera e poi sillaba
per sillaba (ricordi la prima elementare?) al riconoscimento di pacchetti interi di lettere
* Perché un pacchetto di lettere sia riconosciuto e quindi letto dal cervello, come ho cercato
di esemplificare con il testo di cui sopra, non è necessario che esso sia visualizzato in maniera
precisa: il cervello è in grado infatti di “dedurre” una parola anche sulla base di solo alcuni
indizi.
Come conseguenza del secondo punto, il cervello è in grado non solo di processare e
riconoscere le parole che stanno nel centro del campo visivo, ma anche di processare e riconoscere,
almeno fino a un certo grado, le parole che stanno alla periferia di esso.
Le condizioni perché questo avvenga sono che il cervello conosca già le parole in questione e
che abbia sufficienti “indizi” per dedurle.
Di una parola che sta alla periferia dunque il cervello percepisce la forma, la lunghezza, e anche
alcune lettere e la loro posizione in maniera abbastanza precisa. E grazie a queste informazioni è in
grado di dedurre la parola nella sua interezza. Naturalmente questo è impossibile se il cervello non
ha già conosciuto in passato quella parola, ed è per questo che la capacità di leggere velocemente
aumenta mano a mano che si conosce meglio una lingua.
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E infatti, se hai studiato delle lingue straniere, avrai sicuramente notato come in generale,
almeno per lungo tempo, la tua velocità di lettura nella lingua straniera sia sensibilmente inferiore
a quella nella tua lingua madre.
La capacità di lettura della periferia del campo visivo è normalmente molto sottoutilizzata, ed
è su di essa che bisogna lavorare per aumentare ulteriormente la tua velocità.
Se ricordi, nel capitolo sulla fisiologia della lettura avevamo individuato 4 variabili principali
che condizionano la velocità di lettura:
1. Ampiezza del punto di fissazione
2. Tempo di fissazione
3. Ampiezza delle saccadi
4. Numero di saccadi che vanno all’indietro
Lavorare sulla capacità di riconoscimento della periferia del campo visivo significa soprattutto
lavorare sulla prima variabile: l’ampiezza del punto di fissazione.
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Capitolo 7 Aumentare l’ampiezza del punto di
fissazione
Nel capitolo sulla fisiologia della lettura abbiamo visto come la fase di fissazione duri in media
250 millisecondi e la saccade duri in media 30 millisecondi. La somma delle due fasi è quindi di 280
millisecondi.
Se dividiamo i 60 secondi che ci sono in un minuto per i 280 millisecondi calcolati sopra
otteniamo 209 parole , cioè più o meno la velocità media di lettura.
Che cosa significa?
Significa che praticamente quando leggiamo lo facciamo quasi parola per parola, cioè
concentriamo il nostro campo visivo su una parola alla volta, quando in realtà esso sarebbe
facilmente in grado di riconoscere almeno le due (una a destra e una a sinistra) che gli sono a lato.
Muovendo velocemente il dito al di sotto della riga da leggere abbiamo soprattutto lavorato
sulla velocità della fase di fissazione e della fase di saccade, per cui il lavoro che prima facevi in 280
millisecondi adesso sei in grado di farlo in 150, e puoi leggere (anche se forse non molto
comodamente) a circa 400 parole al minuto. E certamente, anche se forse non te ne rendi conto,
hai anche cominciato, proprio perché forzato dalla velocità dell’esercizio, a leggere non sempre una
parola alla volta, ma a raggrupparne insieme alcune, magari le più brevi. Tuttavia, questo non è che
cominciare a grattare la superficie delle tue possibilità di lettura, perché si può fare molto di più.
Qui sotto trovi un testo messo volutamente al centro della pagina. Lo devi leggere in questa
maniera: non partendo da sinistra e procedendo verso destra, come hai fatto dalla prima
elementare, ma fissando lo sguardo direttamente sul punto centrale di ogni riga e percependo le
parole sul suo lato destro e sinistro con la tua visione periferica.
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Sembra facile ma non lo è, perché devi fare qualcosa di completamente diverso da quella che
è stata per anni e anni la tua abitudine di lettura.
Ogni volta che vai a capo fissa subito gli occhi al centro della riga successiva, evitando
accuratamente di farli sfarfallare a destra o sinistra.
Solo il centro della riga deve contare per te, tutto il resto devi percepirlo con la visione
periferica.
Questo semplice testo
dimostra che sei
in grado di
leggere e comprendere
almeno 3 parole
alla volta, cioè
il triplo di quello
che fai di solito.
E questo
senza perdere nulla
da un punto di
vista della comprensione
del testo!
Come è andata? Non sarà stato facile! Sono praticamente sicuro che i tuoi occhi si saranno
buttati spessissimo a sinistra per fare quello che hanno sempre fatto, cioè leggere parole e frasi
partendo da un lato e procedendo verso l’altro.
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Tuttavia, se sei riuscito almeno un po’ a fare l’esercizio, ti sarei reso conto che non solo è
assolutamente possibile, ma anzi, è tutto sommato facile per il tuo cervello riconoscere l’intero
pacchetto di tre parole che c’è su una riga fissando solo il centro di essa.
Un altro classico esempio per dimostrare le capacità del tuo campo visivo è leggere una parola
come la seguente:
gelatoallimone
Non è un errore di battitura. Ho scritto volutamente le tre parole Gelato Al Limone attaccate,
e tu le hai lette come se fossero solo una. Non hai fatto cioè 3 fissazioni e 3 saccadi, ma solo una
fissazione (o al massimo due con una saccade in mezzo). D’altro canto, gelatoallimone è composto
da sole 14 lettere, e il tuo campo visivo è assolutamente in grado di percepire 14 lettere in un colpo
solo, capendone il significato.
Ma il tuo occhio è abituato a leggere saltando gli spazi fra una parola e l’altra attraverso una
SACCADE, e a focalizzare ciascuna parola con una FISSAZIONE. E questo ti fa procedere molto più
lentamente di quello che potresti.
Il fatto quindi è che quando leggi “gelatoallimone”, per una mera ragione fisica (le tre parole
sono attaccate invece che separate) sei fra il 25 e il 50% più veloce di quando leggi “gelato al
limone”!
Nella lettura veloce si tratta quindi non di sviluppare capacità che non si possono avere, ma
semplicemente di trovare strategie che permettano di recuperare capacità che sono già presenti nei
tuoi occhi e nel tuo cervello.
Riprendi adesso in mano il tuo libro di lettura. Esso contiene righe che hanno in media dieci
parole.
Finora, quando leggevi, lo facevi quasi parola per parola, con almeno 7-8 punti di fissazione
per riga.
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Scegli allora una decina di pagine consecutive del libro, e procedi come segue: con un righello
e una matita traccia su ogni pagina 3 linee verticali, in maniera tale che ogni riga di parole sia divisa
in 5 parti. Se per esempio la lunghezza di una riga di parole è 9 cm, come in un tascabile, traccia la
prima verticale a 1,5 cm dall’inizio delle prima parola, la seconda verticale a 2,5 cm dalla prima
verticale, la terza verticale a 2,5 cm dalla seconda verticale. A destra di quest’ultima rimarranno
dunque ulteriori 2,5 cm.
Se invece ti eserciti su un libro la cui lunghezza delle righe è differenti, traccia le verticali (che
possono anche essere 4 o 2 se il libro è di un formato rispettivamente più grande e più piccolo di
quello dell’esempio) cercando di mantenere le proporzioni che ti ho detto. Infatti,
indipendentemente dalla lunghezza in cm di una riga di parole e dal numero di verticali che tracci,
come regola devi “privilegiare” la parte sinistra del tuo campo visivo, che è quella meno sviluppata.
Cioè, poiché il campo visivo umano è più sviluppato a destra che a sinistra è indispensabile spostare
la prima linea verticale più vicina al margine sinistro.
Una volta che hai diviso le 10 pagine come ti ho detto, esercitati a leggere utilizzando
l’intersezione fra linee verticali e righe di parole orizzontali come punto di fissazione. Avrai dunque
tre punti di fissazione per ogni riga, e attorno a ciascuno di essi una periferia di parole che il tuo
cervello dovrà percepire senza la necessità di fissarle una per una.
Un attimo però! Anche il movimento del dito deve essere diverso.
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Parti dalla prima riga, e muovi il dito non più in maniera continua, ma facendolo saltare da un
punto di fissazione all’altro. Continuerà così a fare da guida per i movimenti saccadici, ma ti impedirà
di leggere quello che sta fra un punto e l’altro fissandolo parola per parola. Costringendoti invece a
“vederlo” con la parte periferica del campo visivo.
Mentre fai questo esercizio con il dito, non ti devi assolutamente preoccupare della velocità
con cui lo muovi.
Mentre infatti quando facevamo gli esercizi di movimento del dito a una riga al secondo il
nostro obiettivo era lavorare sulla velocità delle fasi di saccade e delle fasi di fissazione, in questo
caso invece quello che ci interessa è l’ampiezza del campo visivo nella fase di fissazione.
Quindi concentrati esclusivamente sul focalizzare, uno dopo l’altro, i 3 punti di fissazione
individuati su ogni riga, senza lasciare che i tuoi occhi se ne scappino troppo a destra e sinistra, e
prendendoti il tempo di percepire le parole alla periferia del punto di fissazione. Accelera solo
quando sarai in grado di far muovere gli occhi in maniera precisa, con un unico movimento saccadico
alla volta, da un punto all’altro, e percepire le parole alla periferia di ciascun punto senza errori e
senza sfarfallii. E attento perché gli occhi tendono a barare!
Se le distanze fra le 3 righe che hai tracciato non ti sembrano ottimali per il tuo campo visivo
(c’è sempre una variabilità individuale), fai pure qualche esperimento muovendo le righe di 0,5 cm
a destra o a sinistra di dove ti ho indicato io, e vedi se in quella maniera ti riesce più facile fare
l’esercizio.
Se all’inizio è troppo difficile, puoi tracciare 4 verticali invece di 3. L’esercizio sarà comunque
molto efficace, perché normalmente facciamo 7-8 fissazioni per riga, e 4 è pur sempre la metà.
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Capitolo 8. Riassunto delle puntate precedenti
Da un punto di vista della teoria, abbiamo praticamente affrontato l’80% delle tecniche di
lettura veloce. Ti avevo anticipato che non sono affatto complicate, ma anzi, intuitive, e poggiano
su basi fisiologiche ben conosciute.
Nella lettura normale il processo saccade + fissazione dura circa 280 millisecondi in media, e
lo ripeti circa 8 volte per leggere ogni riga da 10 parole, poiché leggi quasi parola per parola.
Con la prima tecnica, quella del dito, hai imparato ad allenare la velocità del processo saccade
+ fissazione, e dovresti arrivare in poco tempo a compierlo in circa 150 millisecondi.
Con la seconda tecnica, quella dell’ampliamento del campo visivo, hai imparato ad allenare
la capacità di percepire 10 parole con 3 soli punti di fissazione (o 4) invece che 8, senza preoccuparci
della velocità
Ora, il giochino è unire le due capacità, esercitandole insieme: se un processo saccade +
fissazione dura 150 millisecondi invece che 280, e per leggere 10 parole lo ripeti solo 4 volte invece
che 8, la tua velocità di lettura diventa:
60 secondi /150 millisecondi (durata del processo saccade + fissazione)/4 (numero di fissazioni
per rigo) X 10 (parole su ogni rigo) = 1000 parole al minuto.
Ora, questo calcolo matematico ti da l’idea della potenzialità della cosa, ma potrebbe anche
essere fuorviante. Perché in effetti la modalità in cui le variabili di velocità e ampiezza si intersecano
può anche essere diversa.
Io per esempio trovo estremamente faticoso avere una buona comprensione con solo 150
millisecondi di fase di fissazione+ saccade, mentre mi viene facile percepire le 10 parole di una riga
con solo 3 movimenti invece che 4. Quindi in realtà leggo velocemente facendo 3 movimenti per
rigo, ciascuno di circa 200 millisecondi. Il risultato è lo stesso, cioè circa 1000 PAM, ma lo ottengo
con un mix delle due variabili diverso rispetto a quello che ti ho presentato.
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Conosco anche persone che fanno solo due fissazioni per rigo, con velocità di 300 millisecondi,
arrivando anch’essi così ai 1000 PAM. E anche qualcuno che è in grado di fare 2 fasi di 250
millisecondi l’una, leggendo così a 1200 PAM. Devi quindi adattare la tua modalità di utilizzo delle
due variabili nella maniera che ti viene più comoda ed efficace, tenendo come bussola però una
terza variabile, che finora abbiamo solo accennato, ma che è la principale: la comprensione del
testo.
Ricorda che l’aumento di velocità di lettura, perché sia veramente definibile tale, non deve
pregiudicare in maniera significativa la comprensione del testo. Se no non stai leggendo, ma solo
facendo rotolare gli occhi sul libro.
Ricordi la frase di Woody Allen all’inizio di questo libro? Non deve diventare la tua.
Mentre nella fase di apprendimento delle tecniche puoi fregartene della comprensione del
testo, perché l’obiettivo è insegnare ai tuoi occhi un esercizio fisicamente diverso da quello che
hanno fatto finora, da un certo momento in poi, cioè da quando gli occhi si iniziano ad abituare al
loro nuovo modo di lavorare, devi focalizzarti soprattutto sul recupero della comprensione del testo.
Nel prossimo capitolo affronteremo le modalità principali per farlo.
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Capitolo 9. Il problema della sub vocalizzazione
Torniamo di nuovo per un attimo sui banchi della prima elementare, quando hai imparato a
leggere. Se ricordi, per farlo, avevi bisogno di scandire molto lentamente una per una le lettere a
voce alta, cioè di vocalizzarle. Poi le cose sono progredite, e hai cominciato a scandire le sillabe, e
infine le parole intere, a velocità via via crescente. Produrre dei suoni udibili e distinguibili l’uno
dall’altro comportava movimenti ampi e ben definiti delle labbra e della lingua, movimenti che
impedivano un aumento ulteriore della velocità di lettura.
Per ovviare a questo problema, forse non ricordi neanche quando, ad un certo punto hai
cominciato semplicemente ad accennare i movimenti con le labbra e la lingua, senza quasi emettere
suono. E questo ti ha permesso di aumentare la tua velocità, poiché hai svincolato la lettura dalla
necessità di produrre fisicamente dei suoni udibili e distinguibili l’uno dall’altro.
Infine, e anche qui probabilmente non ne hai il ricordo, hai cominciato a pronunciare le parole
nella mente, senza praticamente più muovere i muscoli facciali. La pronuncia mentale, che qui
chiameremo all’inglese “sub vocalizzazione” è molto più veloce della pronuncia fisica (perché
svincola completamente la lettura dal movimento) e come conseguenza anche la tua velocità di
lettura è aumentata.
Sei partito dunque da un processo che necessitava, ai fini della comprensione, la pronuncia
fisica in maniera chiara e intellegibile di ogni lettera, e attraverso passaggi successivi sei arrivato alla
pronuncia mentale delle parole. Ma sempre di pronuncia si tratta.
Nella lettura mentale infatti è come se avessimo un omino nel nostro cervello che ci racconta
una storia, e il fatto che lo faccia è indispensabile per la comprensione.
Nei capitoli precedenti abbiamo visto come il movimento del dito possa guidare i nostri occhi
per renderli più veloci, abbassando il tempo di saccade e di fissazione.
Poi, abbiamo scoperto come educare i nostri occhi a sfruttare una parte più ampia del campo
visivo a loro disposizione.
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Rimane adesso il problema di come far stare dietro a queste novità l’omino lettore che
vive nel nostro cervello!
Mi capita spesso di incontrare persone scettiche sulla lettura veloce. E il paradosso è che più
hanno studiato, più leggono velocemente, e più sono scettici. Magari già sono in grado di leggere a
350 PAM, e avendo grande stima di se stessi pensano che, siccome loro dopo anni ed anni non
riescono a leggere più veloce di così, sia semplicemente impossibile farlo. Il fatto è che sottovalutano
l’omino lettore che vive nel nostro cervello, ed è proprio questa sottovalutazione a limitare la
velocità di lettura.
Quando incontro uno di questi scettici gli propongo invariabilmente un esperimento, non per
umiliarli o fare il saccente, ma perché reputo che il primo passo per leggere più velocemente sia
rendersi conto che è fattibile farlo.
Come dicevo all’inizio del capitolo, la vocalizzazione da bambini e poi la subvocalizzazione da
adulti sono indispensabili per la comprensione. Fino a quando la velocità di lettura ci permette di
pronunciare o sentire pronunciate dal nostro omino interno e delle parole che conosciamo,
inevitabilmente siamo in grado di capire il contenuto di quello che stiamo leggendo. Ora,
l’esperimento che propongo è il seguente, e ti invito a farlo tu stesso. Ormai quasi tutti i modelli di
Kindle, e molti libri che si vendono su di esso, permettono una funzione che si chiama “lettura ad
alta voce”; c’è un software cioè all’interno del Kindle stesso che ti legge ad alta voce il libro. Certo
l’effetto non è sempre dei migliori (hai presente il navigatore dell’auto?), ma comunque funziona
discretamente.
La cosa bella è che puoi variare la sua velocità di lettura.
Allora, scegli dalla tua collezione di ebook un libro che abbia questa funziona abilitata, e
imposta la velocità di lettura del software a 200 PAM, che è la velocità media a cui probabilmente
leggi tu stesso. Ascolta poi per un paio di minuti. Sono convinto che non solo avrai capito tutto, ma
ti sarà sembrata una lettura tutto sommato lenta. Adesso aumenta a 300 PAM. Anche qua nessun
problema! Capisci ogni parola, e a meno che tu non abbia scelto un testo molto difficile sarai in
grado di capire perfettamente anche il senso di ogni frase, e magari di ricordare anche molte cose.
Ora aumenta a 400 PAM, che è il doppio della velocità di lettura della media degli italiani. Sorpresa!
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Sei ancora in grado di capire praticamente tutto, anche se comincia ad essere veramente
abbastanza veloce. E per capire devi essere più concentrato del normale, esattamente come
avevamo detto qualche capitolo fa (ricordi? L’esempio del guidare l’automobile in autostrada).
Ora vai a 500 PAM. Una velocità di lettura che è più del doppio della media, e che uno scettico
reputa assolutamente impossibile. Ti costerà molta concentrazione, ma probabilmente sei ancora
in grado di seguire discretamente la lettura, capendo e ricordando.
E questo nonostante due elementi molto importanti che ti condizionano:
* È la prima volta che ascolti una lettura a 500 PAM, e quindi non sei per niente abituato alla
cosa.
* Si frappone fra la lettura e il tuo cervello un elemento fisico, il sistema uditivo
dell’orecchio, che ha dei limiti fisiologici.
Eppure stai riuscendo a capire “leggendo” a 500 PAM.
A quanto potresti arrivare con un po’ di esercizio, e magari bypassando l’elemento fisico
limitante costituito dal sistema uditivo?
L’omino lettore infatti non legge per le tue orecchie, ma per la tua mente, e questo ti permette
di essere ancora più veloce che con il software che hai appena utilizzato. Devi solo allenarti a farlo.
Nella lettura veloce non viene soppressa la sub vocalizzazione, perché questo ucciderebbe la
comprensione del testo. Quello che capita però è che l’omino, sotto l’input del movimento dei tuoi
occhi e del tuo dito, impara a “pronunciare” le parole più velocemente, e lo fa con una chiarezza
maggiore di qualunque software. Anche perché non ha bisogno di un sistema uditivo che traduce i
suoni in informazioni. Esse vengono prodotte direttamente come informazioni intellegibili per il tuo
cervello.
Ma l’omino lettore può fare molto di più.
E questo ci porta nel “cuore”, nella parte più difficile e appassionante della lettura veloce.
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Prima ho detto che la subvocalizzazione è indispensabile per la comprensione di una parola,
ma ora ti dico che per la comprensione di un testo non è strettamente necessario sub vocalizzare
tutte le parole. Contraddizione? Niente affatto. Vediamolo con il seguente semplicissimo esempio.
Oggi sono andato al mercato e ho incontrato mia zia Maria.
Una frase di 11 parole molto semplice, che per essere compresa potrebbe anche diventare
Oggi andato mercato incontrato zia Maria
Solo 6 parole, cioè circa il 40% in meno della precedente. Eppure si capisce benissimo. Ora,
quello che voglio trasmetterti con questo semplice esempio è che per capire un testo non è
veramente necessario sub vocalizzare ogni singola parola.
Certamente quando si scrive lo si fa correttamente, dando spazio a verbi ausiliari,
congiunzioni, preposizioni, avverbi ed aggettivi. Ma questo non significa che l’omino mentale li
debba pronunciare tutti mentre legge!
So che non sei convinto, e quindi ti faccio un altro esempio per rafforzare il concetto.
Quando eri alle elementari, se tu avessi dovuto leggere la seguente frase:
Ciao, sono Arturo.
Avresti letto in questa maniera:
Ciao virgola sono Arturo.
Forse non te lo ricordi, ma quando abbiamo imparato a leggere ci hanno insegnato a
pronunciare “punto”, “virgola”, “due punti”, “punto di domanda” e così via! Questo era
indispensabile perché la punteggiatura effettivamente dà senso alla frase.
Ma ad un certo punto non è più stato necessario farlo. Il tuo omino mentale non legge più da
anni virgole e punti, eppure VEDE che ci sono, ed è in grado di coglierne il SENSO all’interno della
frase. E la stessa cosa può farla con certi tipi di parole il cui senso all’interno della frase può essere
colto per deduzione, senza PRONUNCIA MENTALE, sulla base delle altre che vengono pronunciate.
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Infatti la maggior parte delle frasi contiene elementi assolutamente assimilabili alla
punteggiatura: si tratta di elementi che, come la punteggiatura, sono ripetitivi e stereotipati, e che
quindi è indispensabile VEDERE, ma non è affatto indispensabile che siano pronunciati.
Per capire cosa intendo, torniamo all’esempio di mia zia Maria
Oggi sono andato al mercato e ho incontrato mia zia Maria
Per i due verbi “sono andato” e “ho incontrato” , è assolutamente pleonastico pronunciare gli
ausiliari “ho” e “sono”. All’omino basta vederli con la coda dell’occhio e dedurne il significato
all’interno della frase mentre pronuncia “andato” e “incontrato”. Anche “al” può essere
semplicemente visto senza necessità di pronuncia, così come la congiunzione “e”.
Ed infine anche “mia” è un attributo di zia Maria che l’omino lettore interno può serenamente
omettere, accontentandosi di vederla con gli occhi senza pronunciarla. Non c’è bisogna di
pronunciare nella mente “mia” per cogliere di chi è la zia, così come non è necessario pronunciare
“virgola” per rendersi conto che ce ne è una.
Qualcuno potrebbe obiettare che, per esempio, “sono andato” e “ho incontrato” è diverso da
“fossi andato” e “avrei incontrato”, o in generale da altre forme verbali che si costruiscono con
ausiliare + participio passato. E che la congiunzione “e” è diversa dalla congiunzione “ma”, così come
“mia” è diverso da “tua”.
È vero, ma questo non è affatto un problema per il nostro omino mentale. Dopo anni e anni
di lettura egli è perfettamente in grado di distinguere “mia” da “tua”, “ma” da “e”, “fossi” da “sono”,
senza doverli pronunciare, così come può distinguere un punto e virgola da un punto di domanda
senza bisogno di pronunciarli.
Si tratta dunque di allenare il nostro omino mentale ad omettere la pronuncia di tutta una
serie di parole, accontentandosi di vederle e registrarne il senso all’interno della frase. Questa
capacità ha un’importanza enorme, perché permette di escludere dalla pronuncia un numero
enorme di parole, guadagnando così tempo e velocità.
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L’omino deve concentrarsi per escludere praticamente sempre:
* Articoli, come il, lo, la le, gli.
* Congiunzioni, come e, ma
* Possessivi, come mio, mia, tuo, tua, sua, suo, loro
Inoltre sarà in grado di escludere almeno nel 95% dei casi
* Tutti gli ausiliari verbali
* Le preposizioni di luogo, moto, causa e via dicendo
* Moltissimi avverbi (per esempio distinguere fra “spesso” e “mai” senza pronunciarli
non è affatto difficile per l’omino)
Questo significa escludere in media la pronuncia di anche un 30% delle parole presenti in un
libro, con un guadagno in velocità quasi equivalente alla percentuale di parole escluse!
Il senso della frase è veicolato da sostantivi, verbi e poco altro. Tutto il resto nella maggior
parte dei casi si limita a dare correttezza formale al testo, o a specificare alcuni attributi di senso
secondari. Così come la punteggiatura. Essa non è il senso della frase, ma si limita ad integrarlo e a
dare alla scrittura correttezza formale. Mentre il senso della frase primario può essere colto solo se
l’omino mentale vocalizza le parole che lo veicola (andato, mercato, incontrato, zia, Maria), le
integrazioni di senso (oggi, sono, ho, mia) possono essere tranquillamente omesse dall’omino
mentale, poiché esse vengono riconosciute anche senza bisogno di vocalizzazione.
Questo è normale se pensi alla varietà delle parole in una lingua:
L’articolo “IL” per esempio, può avere circa 20 mila sostantivi diversi davanti.
È indispensabile dunque che l’omino mentale legga il sostantivo che sta davanti a IL per capire
il senso della frase.
Il sostantivo “gatto” invece, può avere prima di lui solo due tipi di articoli: “il” e “un”. Per
questo all’omino non è necessario pronunciarli per capirli!
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Il “mia” davanti a Zia Maria potrebbe essere anche un “tua”, o “sua”, o “la”. Anche qui la
variabilità è bassissima. E infatti anche qui l’omino mentale può tranquillamente evitare di
pronunciare mia, ma il cervello si renderà lo stesso conto che è “mia” e non “tua”.
Anche “oggi” tutto sommato non presenta grandi alternative: ieri, domani, dopodomani,
l’altro ieri … Forse qualcuna in più di dieci. Ma il nostro cervello ha visto la parola “oggi” così tante
volte che non ha problemi a registrarne il senso all’interno della frase senza doverla pronunciare.
Come fa l’omino mentale ad acquisire questa straordinaria capacità? In realtà la cosa avviene
in maniera abbastanza naturale, così come a un certo punto ha smesso di pronunciare la
punteggiatura pur continuando a vederla e a tenerne conto. In effetti è probabile che già adesso,
magari inconsciamente, non pronunci mentalmente ogni parola mentre leggi.
Mano a mano che ti forzi ad aumentare la velocità di lettura questo processo di esclusione
dalla vocalizzazione avviene in maniera naturale, a patto che ci credi che possa avvenire. È chiaro
che se mentre leggi pensi “oddio vado troppo veloce e non ho letto la particella X”, inevitabilmente
rallenterai e concederai ai tuoi occhi di fare una inutile saccade di regresso, e al tuo omino mentale
di pronunciare ogni parola. Se invece tieni il ritmo alto, egli dovrà per forza adattarsi, e col tempo
imparerà a individuare e pronunciare solo gli elementi chiave della frase, cioè verbi, sostantivi e
aggettivi, omettendo la pronuncia degli altri quasi completamente. Senza però ometterli dal senso
della frase.
Proprio come non pronunciare una virgola non significa non averla vista e non averne colto il
senso.
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Capitolo 10. Mettiamo tutto insieme
Prima di procedere, facciamo un piccolo riassunto di quello che abbiamo visto finora. la lettura
veloce è frutto di una combinazione di strategie che vanno integrate fra di loro.
In primo luogo bisogna educare gli occhi a velocizzare sia la fase di movimento che la fase di
fissazione del testo. Quando si legge a 200PAM, che è la media della popolazione, queste due fasi
vengono fatte abbastanza lentamente, ben al di sotto delle potenzialità teoriche del sistema visivo
e percettivo. Ricorda infatti che un lettore medio fa durare la fase di fissazione circa 250 millisecondi,
mentre il limite teorico è di 100. Grazie al semplice movimento del dito si è in grado di guidare gli
occhi per permettergli di effettuare queste due fasi con velocità maggiore. Non è necessario né
opportuno comunque, almeno all’inizio, avvicinarsi troppo al limite dei 100 millisecondi, perché
questo comprometterebbe molto la comprensione del testo (non è escluso però che con tanto
esercizio si possa farlo).
Poi, bisogna lavorare sull’ampiezza del campo visivo. Abbiamo visto come l’occhio sia
assolutamente in grado di percepire più di una parola per singola fissazione, mentre il lettore tipico
tende ad effettuare una fissazione per ogni singola parola (o poco più). Di nuovo, grazie al
movimento del dito, possiamo educare gli occhi a leggere raggruppando più parole in una singola
fissazione. In questa maniera per esempio, si può leggere la tipica riga di 10 parole con sole
tre/quattro fasi di fissazione, invece che otto/dieci. Di nuovo, non è necessario né opportuno
esagerare: anche se teoricamente basterebbe una unica fissazione per ogni riga, è impossibile
ottenere in questo modo una comprensione soddisfacente senza effettuare moltissimo esercizio.
Infine, per mantenere una comprensione adeguata, bisogna ri-educare il nostro lettore
interno. Come dimostrato dalla prova empirica con il software, siamo assolutamente in grado di
comprendere un discorso anche quando viene effettuato a velocità più che doppia della lettura
normale. Inoltre la lettura mentale non ha i vincoli fisici dati dal sistema di emissione del suono
(bocca+lingua) e di ricezione del medesimo (orecchio esterno ed interno), e quindi il nostro omino
può “leggere” molto più velocemente di noi. Senza contare che ha (almeno per quelli di voi che
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faranno più esercizio) un’arma segreta: seguendo il ritmo del dito e degli occhi, e grazie alla sua
esperienza, può imparare ad escludere la pronuncia di molte parole, pur assorbendone il senso
all’interno della frase. Esattamente come già fa con gli elementi della punteggiatura come virgole,
punti, punti esclamativi, e via dicendo.
L’integrazione delle tre strategie di cui sopra attraverso qualche ora di allenamento basta
da sola a leggere ad una velocità di 400 - 500 PAM con la stessa comodità con cui adesso leggi a
200.
E ti permette, aumentando la concentrazione e sforzandoti un pò, di leggere quello che prima
leggevi a 200 PAM con una velocità di anche 1000 PAM senza nessun problema di comprensione.
Oltre i 1000 PAM, almeno secondo la mia esperienza, si esce normalmente da quella che io
considero la vera e propria lettura veloce, e si entra in un mondo diverso, quello dello skimming.
Nella lettura veloce propriamente detta infatti tutte le parole vengono registrate dal cervello,
anche se una parte minoritaria di esse non viene sub vocalizzata ma solo “percepita” per quanto
riguarda il suo senso all’interno della frase. Nello skimming invece molte parole vengono del tutto
saltate, e quindi non percepite, né da un punto di vista della sub vocalizzazione, né da un punto di
vista del senso.
Per tornare all’analogia con la punteggiatura, nella lettura veloce la virgola non viene
pronunciata ma viene comunque registrata dal sistema cerebrale, che la incorpora così nel senso
generale della frase. Nello skimming invece, non avviene neanche questa registrazione.
È chiaro che lo skimming comporta per forza una percentuale importante di perdita di
comprensione del testo. In effetti poi non si ratta di una vera e propria perdita di comprensione,
quanto più di una mancata comprensione di parti del testo (e quindi minore comprensione del testo
nella sua totalità), in quanto nello skimming della parti non vengono per nulla lette, né lentamente,
né velocemente.
E per questo secondo me non può essere definito lettura veloce vera e propria.
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Tuttavia può senz’altro valere la pena approfondire il suo utilizzo poiché combinando lettura
veloce e skimming, ed applicando a quest’ultimo le giuste strategie, si può affrontare un testo a
velocità molto superiori alle 1000 parole al minuto mantenendo un livello di comprensione decente.
Come detto all’inizio del libro, in fondo dipende dal fine che uno si pone: ci sono casi in cui
poter digerire un testo al ritmo di 2500 parole al minuto mantenendo una comprensione superiore
al 50% può tornare molto utile. Ed in effetti la combinazione di lettura veloce e skimming è un
pilastro del mio metodo di studio.
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Capitolo 11. Lo Skimming
Intanto cominciamo con il demistificare il termine e il concetto stesso di skimming . Esso non
è niente di magico o speciale, ma un’attività tutto sommato banale, che già sai fare. Per esempio
quando vai in libreria e leggi sul retro di un libro il suo riassunto, stai facendo skimming. Così come
quando ne apri un altro e leggi l’indice dei capitoli.
Lo skimming insomma lo fai ogni volta che all’interno di un testo cerchi degli elementi
specifici che ti aiutino a farti un’idea generale dei contenuti del testo medesimo.
Quello che porta questa tecnica al di sopra della soglia di banalità è il fatto che, sfruttando le
caratteristiche intrinseche di come vengono scritti i testi, puoi applicarla in maniera molto più
sofisticata che non limitandoti a leggere l’indice.
Prima di approfondire un po’ la tecnica, è opportuno puntualizzarne l’importanza. Ti può
infatti fare risparmiare un tempo enorme in almeno tre situazioni diverse:
1. Quando devi affrontare un testo che non hai mai visto prima, e vuoi fartene una idea
generale prima di leggerlo in maniera vera e propria.
2. Quando devi ripassare velocemente un testo che conosci già e in cui hai già individuato
una gerarchia di importanza dei vari elementi all’interno di esso.
3. Quando devi affrontare un testo di scarsa importanza e che non rileggerai, ma vuoi
avere una idea generale dei suoi contenuti (diverso da caso 1, perché lì invece si tratta
di un testo che dovrai in seguito leggere più dettagliatamente)
Il terzo caso è tipico della marea di mail, messaggi, post e articoli più o meno inutili che ogni
giorno in qualche maniera dobbiamo leggere: per rimanere informati, per mantenere le nostre
relazioni sociali, per non cadere dalle nuvole di fronte a chi ci ha inviato un messaggio. Si tratta per
lo più di testi brevi, semplici e di scarsa importanza, sui quali fare skimming è facile.
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Il secondo caso è tipico di quando si vuole ripassare qualcosa che si è già studiato, o
puntualizzare e interiorizzare meglio informazioni che si sono già acquisite. Anche in questo caso lo
skimming è facile e naturale. Poiché infatti si sta rivedendo del materiale che si consoce già, si sa
anche dove sono le informazioni significative, e che quindi meritano una rilettura più attenta, e dove
sono quelle meno significative (o che si sanno meglio) e sulle quali quindi si può procedere più
rapidamente o addirittura soprassedere.
Molto più problematico invece è il primo caso, poiché ci si trova davanti a un testo di cui non
si ha conoscenza, e che è così importante da dover essere poi successivamente letto e studiato.
Questa situazione in effetti è tipica dello studio, e quindi lo skimming di questo tipo è uno dei pilastri
di molti metodi di studio, fra cui il mio.
Paragoniamo per un attimo lo skimming al trailer di un film. Il trailer di un film di 2 ore dura
tipicamente 3 minuti, e in quei 3 minuti ti fai l’idea dei personaggi e degli accadimenti principali, del
tipo di film, del cast degli attori, del budget del film, del tipo di storia, delle atmosfere in cui è girato.
E questo è esattamente la stessa cosa che devi cercare di fare skimmando un testo. Si tratta di
qualcosa di diverso rispetto a leggere un riassunto, così come un trailer se ci pensi non è affatto il
riassunto di un film, anche se certamente contiene degli elementi della storia. Puntualizzo (forse
leggendoti nella mente), che ovviamente leggere un riassunto è molto utile ai fini dello studio.
Tuttavia questo non esclude lo skimming per due ragioni principali:
* Spesso non è disponibile un riassunto del materiale che stai studiando
* Il riassunto, anche quando presente, non è spesso sufficiente per impadronirsi adeguatamente
di tutti i contenuti del libro, mentre quello che fa lo skimming è proprio prepararti al meglio per
la lettura e lo studio del libro in questione.
Il problema di skimmare però è che, tornando all’analogia cinematografica, il trailer è fatto da
gente che il film l’ha visto (in effetti spesso è fatto dal regista stesso), mentre tu il testo in questione
non lo conosci per niente!
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Ed è in questo che ti vengono incontro le strategie di skimming.
Esse partono da una semplice considerazione: qualunque testo, che sia didattico o di narrativa
normalmente ha:
* un inizio, in cui vengono presentati gli elementi principali e generali del testo in termini
di personaggi, luoghi, idee, concetti
* uno svolgimento in cui vengono approfondite le premesse, descritti nuovi fatti,
personaggi ed eventi
* e una fine, in cui si tirano le somme o si concludono i fatti iniziati delle due parti
precedenti.
Sia che si tratti di un romanzo, di un articolo di cronaca, di una tesi scientifica, di un libro
didattico, sono pochissime le eccezioni a questa regola.
Fanno eccezione per esempio alcune poesie, i libri scritti con la tecnica del flusso di coscienza,
e alcuni libri scritti male.
Per esemplificare, prendiamo un classico della letteratura come La Divina Commedia (che per
di più è scritto in forma poetica, quindi potrebbe fare eccezione): Dante comincia perdendosi e
arrivando all’Inferno. Poi gli succedono un sacco di cose. Infine lo ritroviamo alla fine del libro che
dal Paradiso viene riportato sulla terra. Sto estremamente banalizzando la cosa, ma proprio per farti
vedere la semplicità e ripetitività dello schema inizio-svolgimento-fine.
Ma prendiamo un libro di Biologia a caso fra quelli disponibili su Amazon: comincia nel primo
capitolo dalla semplice definizione di cosa è la biologia e di come è iniziata la sua storia, poi racconta
nel mezzo un bel po’ di cose, e poi chiude nell’ultimo capitolo parlando degli sviluppi futuri alla luce
delle nuove tecnologie di indagine disponibili.
Praticamente qualunque testo dunque segue un filo logico abbastanza prevedibile che si
articola di tre parti (premesse -svolgimento- conclusione) figlie di una metodologia di esposizione
dei contenuti che è nata molti secoli fa in Grecia grazie all’operato dei primi filosofi.
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Ora, questo è utile fino ad un certo punto se si considera un libro nella sua intera complessità:
effettivamente pensare di aver letto le prima e le ultime pagine della Divina Commedia o di un libro
di Biologia saltando tutto quello che c’è in mezzo, e pretendere di aver avuto una buona
comprensione del suo INTERO contenuto, è un po’ stupido.
Ma ovviamente non sto parlando di questo. Il fatto è che questa caratteristica “articolazione
in 3 atti” ha una proprietà molto importante che chiamo “frattalità”, mutuando il termine dalla
matematica e dalla geometria.
Un frattale è un oggetto che si ripete nella sua forma allo stesso modo su scale diverse, e
dunque ingrandendo una qualunque sua parte si ottiene una figura simile all'originale.
E il bello è che i libri, e più in generale qualunque materiale informativo, gode di questa
proprietà. Un libro ha dunque delle premesse, uno svolgimento e una conclusione. Ma anche
ciascun capitolo al suo interno ha premesse, svolgimento e conclusione. E anche i sottocapitoli al
suo interno, così come i singoli paragrafi all’interno del sottocapitolo. E addirittura le singole frasi
all’interno di un paragrafo, perché abbiano un qualche senso, devono muoversi secondo lo stesso
filo logico.
E così, dopo questa lunga premessa, torniamo allo skimming: esso ha lo scopo di darci in breve
tempo una idea generale del contenuto del testo che abbiamo di fronte.
Skimmare correttamente non significa guardare a caso qua e là saltando quello che c’è in
mezzo, ma cercare all’interno del testo, in maniera organizzata e strategica, indizi precisi del suo
contenuto.
In qualche maniera la cosa è paragonabile a un investigatore che
arriva sulla scena di un crimine e conduce una prima analisi orientativa
della situazione, che verrà poi approfondita in un momento successivo. Egli
non guarda a caso qua e là ma cerca le cose lì dove normalmente, sulla base
della sua esperienza e di quello che ha imparato, sa che si trovano. Questa
prima fase di indagine, se ben condotta, orienterà correttamente la parte
successiva di studio approfondito, rendendola più veloce ed efficace.
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Le regole per skimmare come un bravo investigatore si basano principalmente sulle
caratteristiche di frattalità che abbiamo discusso, e su un’altra serie di elementi ripetitivi
caratteristici soprattutto dei testi di manualistica. Di seguito ti riassumo tutte le mie regole di base:
Leggi il titolo del libro, poiché rappresenta il più breve riassunto possibile del contenuto del
testo nel suo insieme
Leggi l’indice con i titoli di ogni capitolo, e avrai un’idea precisa di come si sviluppa la
trattazione del contenuto all’interno del libro
Poi passa al corpo del libro e, partendo dal primo capitolo, leggine il titolo, il primo paragrafo
(come abbiamo visto nella parte sulla frattalità, il primo paragrafo di ogni capitolo introdurrà il
contenuto del capitolo stesso, precisando meglio il titolo del capitolo, e permettendoti di farti
un’idea più chiara di quello di cui si parlerà), e l’ultimo paragrafo (avrai così un’idea di dove va a
parare l’argomento trattato nel capitolo). Segui facendo lo stesso con ogni capitolo, fino alla fine del
libro.
Diciamo che il libro ha 20 capitoli, e che ogni paragrafo iniziale e finale è di 10 righe.
20 capitoli per due paragrafi per 20 righe per paragrafo per 10 parole per riga = 8000 parole.
Grazie alle tecniche di lettura veloce, leggendole comodamente a 400 PAM ci metterai 20
minuti. Più un po’ di tempo per girare le pagine fra un capitolo e l’altro. A questo punto, in un tipico
libro di una ventina di capitoli, avrai investito meno di mezz’ora per leggere 40 paragrafi (iniziale e
finale di ogni capitolo), e ti sarai fatto un’idea più che precisa dell’intero libro: di cosa parla,
attraverso quali punti si sviluppa la trattazione, quali sono gli elementi principali di ciascun punto.
Viene allora il momento di approfondire:
Riparti dal capitolo 1 rileggendone il titolo e il primo paragrafo. Poi, se ci sono dei sottotitoli,
leggili in maniera tale da avere l’idea totale di come si sviluppa il capitolo in questione.
Leggi poi la prima frase d ogni paragrafo, dove normalmente si trova l’idea principale che verrà
trattata all’interno del paragrafo.
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Intanto, cerca all’interno del testo e leggi le seguenti cose, che normalmente sono indizi di
qualcosa di importante:
* Tabelle, specchietti, riassunti, elenchi e grafiche in generale
* Frasi che contengono nomi propri
* Frasi che contengono parole in neretto o in corsivo
* Parole chiave che indicano risposte a domande (dove, come, perché/poiché, quando)
* Infine, rileggi completamente l’ultimo paragrafo del capitolo. Se non ti è chiaro, risali
di un paragrafo.
Passa al capitolo successivo e ripeti le azioni di cui sopra.
Naturalmente queste regole generali devono essere contestualizzate sul tipo di studio che fai:
se per esempio il libro è di biologia, probabilmente le date non sono importanti e puoi escluderle
dal tuo skimming. Mentre è facile che lo siano i nomi, poiché molti elementi biologici prendono il
nome di chi li ha scoperti, e quindi dove c’è un nome spesso si descrive uno di questi elementi
(apparato di Golgi, ciclo di Krebs, etc). Al contrario, se studi storia le date sono probabilmente
indispensabili per cogliere la concatenazione degli eventi, e quindi vanno lette tutte le parti che
contengono una data.
Padroneggiare l’arte dello skimming, soprattutto se si tratta di lunghi testi che si affrontano
per la prima volta, non è semplice, e richiede esperienza e allenamento costante. Per questo può
non essere particolarmente utile ed efficace per il lettore medio; quello cioè che legge soprattutto
letteratura e solo di quando in quando testi informativi.
Per uno studente invece padroneggiare l’arte dello skimming da risultati eccezionali in termini
di performance. Lo studente infatti ha continuamente, e per diversi anni, la necessità di
metabolizzare libri densi di informazioni. Un esame “medio” prevede lo studio di un libro di circa
150- 200 mila parole.
Uno studente che padroneggi la tecnica, andrà a selezionare con lo skimming un 20-25% del
testo, diciamo 35 mila parole, e a leggere questa selezione con la lettura veloce ad un ritmo fra i 200
e i 600 PAM, a seconda della difficoltà del testo. Perderà poi un po’ di tempo (diciamo il 10%) per
girare le pagine fra le varie sezioni che legge.
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In un tempo variabile fra i 70 e i 200 minuti avrà quindi:
* interiorizzato l’idea e lo sviluppo generale del libro
* colto le idee principali trattate all’interno di ciascun capitolo
* capito la maggior parte dei concetti principali esposti
* individuato gli elementi sui quali dovrà focalizzarsi per la memorizzazione successiva
* memorizzato passivamente una percentuale dei concetti
Il suo collega che non usa skimming e lettura veloce avrà invece iniziato il libro da pagina 1, e
una pagina dopo l’altra sarà arrivato all’incirca alla fine del capitolo 2. Quando poi, alcuni giorni
dopo, avrà terminato per la prima volta il libro, essendosi già dimenticato le cose che ha letto per
prime, lo studente che fa skimming e lettura veloce sarà invece già al terzo ripasso.
L’unico problema dello skimming come ti dicevo è che non è semplice, né del tutto
standardizzabile. Mentre per la lettura veloce si applicano infatti tecniche precise, semplici,
misurabili, e oggettivabili, per lo skimming si utilizzano regole generali e linee guida. Per andare oltre
esse conterà poi soprattutto l’esperienza e la capacità dello studente di cogliere gli elementi
standard del tipo di corso di studi che ha scelto.
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Capitolo 12 Le tecniche imparate e il metodo di
studio
Mentre molti studenti abbracciano abbastanza entusiasticamente e con successo le tecniche
di lettura veloce che ho trattato nella prima parte del libro, lo skimming desta per lo più perplessità
e domande, sia fra gli studenti sia fra la maggior parte degli insegnanti. Non tanto nella fase di
ripasso, in cui già normalmente si fa skimming (ma lo si fa conoscendo già molto bene il testo!),
quanto piuttosto nella fase iniziale dello studio, quando si approccia per la prima volta il libro.
Domande e affermazioni tipiche sono le seguenti:
“Non è meglio leggere tutto?”
“Non si rischia di perdere concetti importanti?”
“Non si fa confusione?”
“Poiché si memorizza poco, non serve a niente”
Credo sia quindi necessario puntualizzare alcuni aspetti per rispondere a queste domande e
affermazioni.
Il pre-view skimming non va visto come elemento a sé stante. Come detto all’inizio del libro,
non mi piace promettere cose impossibili e assurde ai miei studenti ed è ovvio che preparare un
esame skimmando una volta un testo in 2 ore non è possibile. Esso però è di una utilità estrema
nell’ambito delle tecniche di studio evolute. Quelle cioè che non si limitano a leggere 20 volte un
testo, sottolineare, fare schemi, ripetere.
Nel mio sistema di studio in effetti lo skimming è il primo indispensabile passo. Esso si
complementa poi con la lettura veloce, le tecniche di memoria, le mappe mentali, ed altre strategie
ancora, spesso specifiche per il tipo di studio in questione. Nel prossimo capitolo approfondiremo
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un po’ il tema più generale delle tecniche di studio rispetto alla lettura veloce, ma intanto vorrei che
tu avessi chiara l’utilità dello skimming nell’ambito delle tecniche di studio.
Skimming in italiano vuol dire lettura orientativa, ed è proprio quello che fa, ti orienta. Questo
è di capitale importanza nel mio sistema di studio, che si fonda su un concetto che ho chiamato
“teoria del puzzle”.
Quando devi fare un puzzle è molto difficile all’inizio progredire e attaccare nuovi pezzi. Il
tavolo è vuoto davanti a te, e hai centinaia di tasselli che devi mettere in relazione fra di loro ex-
novo, uno per uno. Mano a mano che metti giù pezzi però, il lavoro si semplifica, e diventa sempre
più facile attaccarne degli altri.
L’apprendimento funziona nella stessa maniera. Se non sai niente di geometria è molto
difficile e lento acquisire una dopo l’altra le informazioni partendo da zero. Mentre mano a mano
che formi la conoscenza diventa più facile acquisire nuove informazioni. Questo fenomeno è
apprezzabile in maniera macroscopica quando studi le lingue: all’inizio non capisci niente, e ogni
nuova parola o forma grammaticale che devi apprendere ti costa grande sforzo e tempo. Mano a
mano invece che il tuo vocabolario e la tua grammatica crescono, diventa più facile incorporare
nuove parole e nuove strutture. Se leggi una riga di tedesco composta da 10 parole ti sarà
impossibile dedurne il senso se non ne conosci neanche una. Se già invece ne conosci qualcuna
potrai probabilmente dedurre il senso della frase e anche il significato di altre parole!
Infatti lo scopo dello skimming all’interno delle tecniche di studio è costruire più velocemente
possibile un’ossatura di conoscenza che ti velocizzerà tutto il lavoro successivo, dalla lettura
puntuale di ogni parte alla organizzazione e memorizzazione completa delle informazioni.
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E così come quando costruisci un puzzle cerchi per prima cosa degli elementi specifici, cioè
quelli che hanno uno o più lati rettilinei, perché essi costituiscono per il puzzle la cornice che ti
semplificherà il lavoro successivo, così nello skimming ti focalizzi per cercare all’interno del testo
elementi specifici che costituiscano la cornice della tua conoscenza, sulla quale poi attaccherai tutto
il resto con maggior facilità.
La maggior parte degli studenti con cui parlo studiano cominciando da pagina 1 e vanno avanti,
leggendo tutto e cercando (senza spesso riuscirci) di fare attenzione, una pagina dopo l’altra, fino
ad arrivare alla fine.
Sembra un metodo ragionevole, è quello che ci insegnano a scuola, bene o male funziona.
Ma la verità è che estremamente inefficiente, e si utilizza solo perché è molto semplice sia da
spiegare che da eseguire. Perfetto dunque per la pigrizia del nostro sistema scolastico. Ed è assurdo
che in 10 anni di scuola dell’obbligo non si utilizzi qualche ora per insegnare ed imparare strategie
più efficaci, che faranno risparmiare allo studente migliaia di ore e tonnellate di frustrazione.
Nel metodo tradizionale, ogni volta che gli studenti girano una pagina del loro libro fanno un
piccolo salto nel buio, e nel farlo mi sembrano simili a chi parte per un viaggio senza una mappa del
percorso: non ne conosce i punti critici, le asperità, le zone di ristoro, il punto di arrivo, il tempo
probabilmente necessario a percorrerne ogni tappa, i luoghi da visitare con calma e quelli che si può
serenamente non vedere.
Il risultato è che sbagliano la pianificazione, investono troppo tempo in alcune cose e troppo
poco in altre, si scervellano su elementi che verranno poi spiegati chiaramente in seguito, uniscono
pezzi di puzzle fra di loro senza riuscire a inquadrarli in una visione d’insieme fino a molto tempo
dopo aver iniziato lo studio.
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E
questo tipo di approccio danneggia tutte le fasi successive dello studio: la rilettura è lenta,
così come la memorizzazione e l’interiorizzazione dei contenuti. Non è che per forza non possano
ottenere risultati, malo fanno con un tempo e una fatica non necessari.
Certo, poiché leggono tutto il libro a 200 parole al minuto, durante la lettura capiscono e
ricordano qualcosa di più di chi lo skimma a 2000 parole al minuto. Però, mentre quest’ultimo dopo
due ore ha già tutta la cornice e comincia lo studio vero e proprio, i primi lo terminano in qualche
giorno, e hanno dimenticato così la maggior parte delle cose prima ancora di aver finito la prima
lettura de libro.
Quando un mio studente impara a skimmare, e per farlo ci deve credere e deve condividerne
l’importanza, investe le prime due ore del suo studio nel farlo; e poi tutto dopo gli viene
immensamente più veloce.
Ha imparato a costruirsi la mappa del percorso.
55
Capitolo 13 Ultimi consigli e saluti
Da un punto di vista tecnico – teorico direi che abbiamo visto praticamente tutto. Ci
sarebbero ancora altri dettagli molto fancy che insegnano in alcuni corsi di lettura veloce: la lettura
a zig zag e quella a spirale,quella concentrica e quella di scanning, più altre ancora che ognuno si
inventa. Alla fine, però si tratta di forme che secondo me poco aggiungono alla tua conoscenza. Io
le considero delle semplici personalizzazioni e varianti dei metodi principali, qualcosa che ad alcuni
istruttori piace snocciolare per dare al tutto un’area più professionale e per promettere risultati
inarrivabili, e che infatti non arrivano.
È facile dire a uno studente: se impari a leggere la pagina muovendo gli occhi a zig zag
prendendo 5 righe alla volta la tua velocità di lettura arriverà a 3000! Quando poi non ho mai
conosciuto nessuno in tanti anni che sia in grado di farlo, né è dimostrato in alcun modo che sia
possibile farlo (in effetti molti studi dimostrano che NON è possibile farlo). Ricorda che l’obiettivo
non è mai il PAM, ma la comprensione del testo.
Mi sembra invece utile discutere un po’ di come utilizzare le tecniche di lettura veloce.
Innanzitutto, come ti ho detto l’obiettivo non è il PAM, ma la comprensione. Non tutti i libri possono
essere letti a 1000 PAM, però tutti i libri possono essere letti con le tecniche di lettura veloce.
Nell’utilizzarle dunque per prima cosa devi imparare a fare un assesment del materiale che hai
davanti: per un testo di matematica quantistica 60PAM può essere velocissimo, così come per alcuni
manuali 600 PAM è ancora troppo lento. Con le tecniche velocizzi la lettura, non la comprensione
(anche se, grazie al maggior sforzo di concentrazione necessario e alla minor noia, in effetti la
comprensione aumenta un po’).
L’idea è che se prima viaggiavi con una Panda, adesso hai la Ferrari.
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Puoi quindi andare molto più veloce, ma dovrai sempre tenere in considerazione la strada su cui
guidi.
Un secondo elemento importante è la fatica: correndo ai 20Km/h vai più veloce che ai 10
Km/h, e quindi ti stanchi prima. Se ti stanchi prima non è detto che fai più strada in meno tempo.
Quando ho molta fretta e poco tempo sono senz’altro in grado di leggere un libro normale a
1000PAM, ma non per ore consecutive. E quindi normalmente quando leggo lo faccio a quella che
io chiamo “la mia velocità di crociera”, che è 500 PAM, e alla quale posso andare avanti per ore.
Trova la tua velocità di crociera, e leggi per la maggior parte del tempo a quel ritmo, aumentandolo
ogni tanto o perché è necessario in quanto hai poco tempo, o perché vuoi allenarti un po’ ai tuoi
massimali, per mantenere alte le tue capacità di lettura veloce.
Ogni volta che inizi a leggere, fallo per qualche minuto a una velocità del 20% maggiore di
quella target: questo permetterà al tuo cervello di “scaldarsi” in fretta e ti farà percepire come più
lenta la velocità target.
Impara a variare: non solo diversi libri hanno diverse velocità target, ma parti diverse dello
stesso libro possono avere diversi PAM. Mantenere uno standard per tutto il libro abbassa la
concentrazione facendoti andare in pilota automatico (ricordi l’esempio dell’autostrada?), e
abbassa l’efficienza della comprensione. Accelera dove puoi, rallenta dove devi.
Se leggi un testo per il mero piacere della lettura, non c’è niente di male ad andare
lentamente: potrai non solo capire, ma anche avere il tempo di gustare il suono delle parole. Quando
per esempio leggo una poesia che mi piace non solo lo faccio lentamente, ma addirittura mi capita
di voler pronunciare le parole ad alta voce invece che nella mente. Così come quando faccio una
passeggiata nel centro di una bella città mi fermo a guardare ogni cosa con calma, non la attraverso
di corsa facendo fotografie.
Se vuoi ottenere e mantenere una grande velocità di lettura devi esercitarti. La lettura veloce
è una capacità non difficile da sviluppare, almeno fino a un certo PAM, ma facilissima da perdere.
Utilizzala dunque spesso (se possibile sempre) nella modalità “crociera”, e almeno 5 minuti al giorno
nella modalità “al massimo”
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Articoli di giornale, mail, articoli su internet, tutto va bene. Una volta al mese munisciti di foglio
di carta e cronometro, e leggi 10 pagine che non conosci al massimo della tua velocità, controllando
poi il livello di comprensione. Se non sei soddisfatto, il mese successivo esercitati un po’ di più e un
po’ più velocemente.
Se sei uno studente ti incoraggio senz’altro a imparare a skimmare. A differenza della lettura
veloce propriamente detta, questa è un’abilità in cui non giungerai mai a un punto di arrivo: ti
capiterà sempre di saltare cose importanti e leggerne di inutili, perché lo skimming si fonda su regole
logiche ma probabilistiche, non di certezza. Con l’esperienza otterrai comunque dei risultati enormi,
soprattutto se lo inserisci in una più ampia metodologia di studio.
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Grazie
Armando