Hai un minuto?

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Raccolta di piccoli racconti da leggere in un baleno. Dissacranti, divertenti, paradossali.

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Maledette Poste!

Display: “Brrrrrrrrrrrring: numero 87 - sportello 4”

“Salve, per cortesia potrebbe darmi 5 moduli per raccomandata con ricevuta di ritorno?”“Eh, no, cinque non glieli posso dare...”“Scusi, non capisco, in che senso?”“Nel senso che non posso dargliene cinque. Al massimo due”“Perché, scusi, non li ha, forse?”“Certo che ce li ho, ne ho esattamente cinque, ma più di due non posso dargliene”“Non capisco perché, scusi... Me ne servono cinque, lei ne ha cinque, se la matematica non è un’opinione...”“Ha ragione, ma io seguo le direttive: se ne dò cinque a lei non posso servire chi viene dopo di lei, quindi gliene posso dare soltanto due, così se qualcuno, dopo di lei ne ha bisogno, io posso servire anche qualcun altro”“Scusi, mi faccia capire... sono l’ultimo della fila, dietro di me non c’è nessuno, la posta è pra-ticamente deserta, siamo vicini all’ora di chiusura, è quasi certo che dopo di me non arriverà nessun altro poiché la serranda è già abbassata per metà e lei non vuole darmi le uniche cinque ricevute che ha e che a me servono?”“Esattamente”“Mi sta prendendo in giro, vero? Su, faccia la brava, mi dia le cinque ricevute”“Eccone due”“Ma a me ne servono altre tre!!”“Non ne ho più, mi spiace”“Ma se prima ha dett... Senta, è la mia faccia, forse? Le sono antipatico o cosa? La disturbo? Non sono di suo gradimento? Puzzo?”“Le ho già detto, per regolamento non posso dare più di due cedolini a persona”“MA OLTRE A ME NON C’E’ NESSUNO! Si guardi intorno, vede qualcun altro oltre me? O presu-me forse che ci sia qualcuno nascosto sotto i sedili in attesa di farle uno scherzetto? Su, faccia uno strappo alla regola, mi dia le cinque ricevutine, via...”“Mi spiace, non posso...”“...”“...”“Ok. Allora, guardi... mi dia due moduli vaglia, due moduli per telegrammi, due moduli per il canone televisivo, due per conti correnti postali senza causale, due per conti correnti postali con causale, due per tasse scolastiche, due per raccomandate all’estero, due per pacchi posta celere, due per pacchi assicurati, due moduli per...”“Ecco le tre ricevute”“Ennò, adesso mi dà tutte le altre e facciamo la nostra bella trafila...”“Scusi, non le servivano solo le cinque ricevute per raccomandate? Come mai adess...”“Come mai? COME MAI? Glielo dico subito: forse perché, vediamo, non ha molta voglia di lavorare e sperava di cavarsela con solo due ricevute o perché ha pensato che in dieci minuti, prima della chiusura, non sarebbe riuscita a farne cinque? Pensi, bastava darmi le cinque rice-vute che le ho chiesto e a quest’ora avevamo già bell’e finito. Ora, invece, ho scoperto, guarda

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un po’, che mi servono tutte le altre e siccome le regole delle poste le conosco anche io, e so che prevedono che l’ultimo cliente allo sportello prima della chiusura dev’essere servito, lei adesso mi dà tutte le ricevute che le ho chiesto, solo due per tipo, così restiamo nel regola-mento, e espleta la sua bella funzione di operatore di sportello, ok?”“Ma così ci vorrà un’ora e anche di più!”“Non ho fretta”“Però lei non ha pacchi da spedire”“Qualcosa trovo”“E scommetto che non ha due bolli auto da pagare”“Me li invento”“E poi lei non va a scuola...”“Mi ci iscrivo giusto ora”“E il canone? Ne basta uno”“Uno lo regalo al parroco del paese, anche se non ha il televisore”“E i telegrammi?”“A caso”“...”“Quindi?”“Senta... non possiamo ricominciare da capo?”“Ci posso pensare”“Sono già fuori turno...”“Non è un problema mio”“Ho a casa il bambino che mi aspetta...”“Poteva fare a meno di procreare”“Mio marito starà in pensiero”“Così forse rifletterà sull’eventualità di divorziare”“La prego... Gliele dò le cinque ricevute”“Non so, dopo tutto quello che mi ha fatto penare forse non dovrei accettarle”“Eccole qui, guardi. Le metto qui e mi volto, non la guardo. Lei può prenderle quando vuole”“Uhm...”“Ecco, vede? Mi sono voltata. Le ha prese?”...“Allora? Non mi faccia stare in ansia...”...“Posso girarmi?”...“Signore...”...

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oh-oh-oh... Buon Natale!

“Oh-oh-oh… A chi tocca ora?” “A me” “Bene, piccino, salta sulle mie ginocchia” “E’ proprio necessario?” “Ehm… veramente no, ma diciamo che mi è imposto dal… ruolo. Sono o non sono Babbo Natale?” “Cominciamo bene, un Babbo Natale in crisi d’identità…” “Piccino, non essere irriverente. Preferisci stare in piedi? Per me è lo stesso” “Vabbè, giacché siam qui facciamolo” “Ooooooh, ecco. Allora, ometto, cosa desideri per Natale?” “Senta, è proprio necessario usare termini come “ometto”, “piccino” e simili? Mi infastidiscono” “Allora come dovrei chiamarti? Dottore, forse?” “In effetti la mia laurea in fisica applicata alle particelle potrebbe darmene il diritto…” “Laurea? Ma sei un nano o un bambino? Quanti anni hai?” “Otto” “E sei già laureato?” “Mai sentito parlare di “piccolo genio”? Eccomi” “Cavoli… non avrei mai pensato di conoscerne uno dal vivo” “Sì, ma adesso non facciamolo diventare un evento eccezionale. Sono pur sempre un bambi-no” “Scusa, “Dottore”… allora, cosa vuoi che ti porti Babbo Natale?” “Mi sta prendendo in giro?” “In che senso?” “Secondo lei un dottore in fisica crede ancora a Babbo Natale?” “Per me può credere anche alla fatina dei dentini e comunque se non ci credi perché sei sulle mie ginocchia?” “Perché lei mi ha detto di salirci” “Intendo dire… quando un bambino va da Babbo Natale è logico supporre che sia perché ha delle richieste da fargli...” “Non parli a me di logica, io nemmeno ci volevo venire qui. Lo faccio solo per far contento mio padre” “In che senso?” “Crede che sia troppo “adulto” rispetto alla mia età e spera, in questo modo, di farmi vivere quell’epoca spensierata che, secondo lui, è alla base dell’ottimale sviluppo emotivo-psicologi-co di un bambino” “Beh, lo credo anche io. Almeno, di solito è così, per gli altri bambini…” “Di solito. Peccato che io abbia già pubblicato un libro sulle particelle intitolato “I leptoni: utili o dannosi alla riproduzione per scissione?” e un trattato che insinua dubbi sulla validità della teoria della relatività Einsteiniana” “Arabo. Per me tutto questo è arabo” “In arabo usano delle terminologie diverse e hanno un sistema di computo matematico che si avvicina molto al sistema utilizzato nell’antico Egitto che presuppone l’utilizzo dei numeri

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come veicolo per…” “Scusa, ma non eravamo qui per le tue richieste natalizie?” “Ribadisco che io ne avrei fatto a meno” “Perché, non desideri nulla per Natale?” “Con gli introiti derivati dalle royalties sui libri, le entrate relative al cachet di partecipazione alle varie trasmissioni televisive scientifiche in qualità di opinionista, posso permettermi tutto quello che desidero” “E pensare che al mondo ci sono ancora bambini che muoiono di fame” “Questo perché l’economia mondiale è in mano ad un branco di decerebrati, incapaci del minimo ragionamento pragmatico e della necessaria coesione d’intenti volta ad uno sviluppo più umano e utilitaristico delle risorse” “Senti, bambino, tu mi fai paura…” “Perché?” “Hai otto anni e parli come uno di ottantacinque” “Errato. Un ottantacinquenne avrebbe la voce più roca e di un’ottava più bassa, questo perché con il passare degli anni le corde vocali prolassano, perdendo di elasticità e divenendo così…” “Ascolta, nano, adesso hai rotto: o mi fai una richiesta relativa al Natale oppure te ne vai. Che diamine, hai otto anni e sei già laureato, parli come se avessi mangiato uno Zingarelli imbot-tito di Devoto-Oli, sei pratico di fisica, di anatomia, di economia mondiale e di chissà di quali altri argomenti. Insomma, mi sento una merda, al tuo cospetto. Che diamine! Ho 49 anni, ho il diploma di geometra e sono iscritto ad un’agenzia interinale che mi fa lavorare ogni tre mesi in posti diversi e con mansioni diverse. Sono divorziato, ho due figli, il mio stipendio medio si aggira intorno ai 600 euro al mese, quando va bene, vivo in una roulotte parcheggiata nel giardino del condominio di mia madre e tu, piccolo smorfioso boriosetto, alla tua età puoi già permetterti il lusso di non avere più desideri da soddisfare?” “In realtà uno ce l’avrei…” “ … Davvero?” “Sì” “Non ci credo” “Giuro” “Lo dici solo per farmi contento” “Assolutamente no” “Giura” “Croce sul cuore” “E quale sarebbe?” “Posso contare sulla sua discrezione?” “Certo che sì” “Sono disposto anche a pagare” “Ci si può mettere d’accordo” “Non sia esoso, però…” “Promesso” “Voglio una donna” “… eh?” “Voglio una donna”

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“ … alla tua età?” “Perché, che c’è che non va?” “Ma dai, bambino… è impossibile… insomma…” “Impossibile? Perché?” “Ma dai, su. Hai otto anni, no? Insomma, non sei in grado di… “ “Di?” “Ma sì, dai, che hai capito” “Cosa?” “Mi stai prendendo in giro, vero? Ok, abbiamo scherzato. Cosa desideri REALMENTE?” “L’ho detto: una donna” “Una donna” “Già” “E’ la tua richiesta” “Uh-uh” “Ma che ci devi fare con una donna?” “L’amore” “Uah uah uah uah uah… ok, dai, abbiamo riso, ci siamo divertiti…” “Non ci trovo niente di divertente” “Ma suvvia, non puoi avere una donna per… sei troppo piccolo!” “Chi lo dice?” “Come chi lo dice? La biochimica lo dice” “Che ne sa lei di biochimica? Mi ha fatto una testa tanto dicendo che è un povero ignorante col diploma da geometra e poi mi parla di biochimica?” “Ascolta, non ci vuole una laurea per sapere queste cose… sono stato bambino anche io” “E questo che significa?” “Che ho avuto otto anni anche io” “E’ fisiologico. Dunque?” “Dunque ad otto anni non si può… fare all’amore” “Ma lei non è me” “Cosa vorresti dire?” “Che non siamo tutti uguali” “… credo di non capire. Vorresti forse dirmi che…” “Sono stufo dell’amore solitario” “Eh? Co… co… cosa?” “Ma sì, dai… siamo uomini, queste cose possiamo dircele” “No, aspetta… vorresti dirmi che…” “Eddai, anche tu ogni tanto… non mi dire che non ne senti l’esigenza!” “Beh, certo che sì, ma…” “Allora puoi capirmi” “Senti, mi stai prendendo in giro, vero?” “No” “Cioè, a te il… cosino… già funziona?” “Sono anni, ormai” “Anni? Ma tu sei un mostro!”

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“Precoce, prego. Precoce in tutto” “Tu non sei vero” “Vero come il fatto che sono sulle tue ginocchia” “Confessa, sei un nano” “Assolutamente no, ho otto anni, cinque mesi, dodici giorni e qualche ora” “E vuoi una donna” “Assolutamente sì. Ho provato a parlarne con mio padre ma anche lui ha avuto la tua stessa reazione” “Di incredulità?” “No, ha riso” “Capisco” “E’ frustrante” “Capisco” “Allora?” “Allora che?” “Mi aiuta?” “Dipende” “Da cosa?” “Mi aiuti a trovare un lavoro?” “Ci puoi scommettere” “Una casa?” “Consideralo già fatto” “Una macchina?” “berlina, pluriaccessoriata, ultimo modello” “Non dovrò più fare Babbo Natale al supermercato?” “Promesso” “Affare fatto” “Quando me la trovi?” “Stasera stessa” “La sera non posso uscire” “Domattina” “Al mattino sono in università” “Domani a pranzo” “Meeting con i dirigenti del CERN di Ginevra” “Nel pomeriggio?” “Tengo una conferenza su “Il Big Bang è davvero esistito?” all’Istituto di Scienze Astronomi-che” “Aperitivo?” “Perfetto” “Ci si vede al Cocoon Bar” “Ok. Mi riconoscerai dal garofano rosso infilato nel bavero del gessato” “Nano… ti riconoscerei anche nudo” “Giusto” “A domani. E non dimenticare i preservativi”

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“Ehm… non so dove comprarli” “In farmacia, no?” “Intendo… della mia misura” “Accidenti, non ci avevo pensato… sei piccolino, in effetti” “No, mica per quello: non li trovo della MIA misura” “No, senti, questa non la bevo” “Giuro!” “Ma dai!!!” “Te lo assicuro!” “Vorresti farmi credere che lì sotto hai…” “Una belva, sì” “No, dai… anche questa no!” “Purtroppo sì” “Scherzi” “Ti dico di no” “Senti un po’… che tu sia un genio mi sta bene. Che tu sia ricco anche. Che sia già attivo sessualmente da anni faccio fatica ma lo accetto. Ma che la natura con te sia stata anche così generosa… beh, questa mi pare proprio una sonora presa per il culo! Ma cos’ho io che non va? Perché tutto a te e a me niente?” “Non lo so. Fortuna, forse?” “Ma con cosa ti hanno cresciuto, omogeneizzati alla diossina? Ti hanno esposto alla kriptoni-te? Sei il figlio segreto di Thor?” “Niente di tutto questo” “Ehm… scusate…” “Eh? Ah, sì, dimmi, bambina” “E’ mezz’ora che aspetto il mio turno e non ho potuto fare a meno di ascoltare. Se riusciste a definire in fretta la questione vorrei poter esporre le mie richieste, perché alle 11,30 ho un appuntamento per un colloquio di lavoro presso l’ospedale San Bartolomeo. Cercano uno specialista in microchirurgia applicata e non vorrei perdere quest’occasione. Inoltre, se posso permettermi, per quanto riguarda il problema di elefantismo del bambino che ha sulle ginoc-chia suggerirei di vederci domani nel tardo pomeriggio nel mio ambulatorio per definire… alcuni particolari che trovo… estremamente interessanti, direi” “La cosa mi stuzzica…” “Ehi, bambino, dove vai… non dimenticarti del nostro accordo!” “Quale accordo?” “Il lavoro, la casa, la macchina e tutto il resto” “Ah, quello? Credo di non averne più bisogno…” “Come… ehi, no! Non sifa così, dove andate?” “Ci pensiamo da soli, non si preoccupi” “No, un momento, aspettate!” “… signol Babbo Natale…” “Chi è? Chi sei? Che cazzo vuoi, tu adesso?” “… BHUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH…”

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Mensa dei poveri

“Scusi, è questa la mensa dei poveri?”“Fratello, vedi forse in giro Briatore e i suoi amici?”“Ehm... chi?”“Niente, sei nel posto giusto”“Allora posso avere da mangiare?”“Certamente fratello. Come primo piatto abbiamo penne al pomodoro e pasta e fagioli”“Credo che prenderò delle penne, perché sento che la pasta e fagioli ha avuto un certo suc-cesso, oggi”“In che senso?”“Niente, niente... le penne si possono avere solo al pomodoro?”“Nooooooooooo... certo che no... Abbiamo il sugo all’aragosta, una crema di porcini e tartufo oppure un sughetto di scampetti e moscardini”“Ah. Non mi piace il pesce, però...”“Allora te le condisco col pomodoro, occhei?”“Ok. E di secondo cosa avete?”“Pollo in umido, bollito di manzo, sogliola stufata”“Mi sembra un po’ il menù di un ospedale”“Fratello, non è che tu sia messo tanto bene, eh?”“Non è carino farmelo notare”“E non è carino venire a sputare nel piatto in cui mangi”“Mica ho sputato io!”“Era un modo di dire...”“E soprattutto non ho ancora mangiato”“Nessuno ti punta una 44 magnum alla tempia, fratello”“... pollo”“A chi? A me?”“Ma no, prendo il pollo. Contorni?”“Carote lesse, spinaci bolliti, patate in insalata”“Non mi farà male tutta questa roba bollita?”“Probabilmente sì, Come è anche probabile che ti faccia più male un pullman che ti investa appena esci da qui”“ ... posso avere un tris di contorni?”“No”“Allora patate, grazie”“E’ un piacere servirti, fratello”“Non vorrei sembrare esigente ma... per caso ci sarebbe anche un dolcino?”“Ma certamente! Purtroppo abbiamo finito la Saint-Honoré e la crostata ai frutti di bosco con crema chantilly, quindi non posso darti altro che una semplice panna cotta”“Con o senza caramello?”“Senza”“Ok. Ho sempre amato la panna cotta senza caramello...”“Chissà perché non avevo dubbi”

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“Immagino che abbiate anche qualcosa da bere, giusto?”“Fratello, ti pare che ti lasceremmo andar via a bocca asciutta?”“Con tutta ‘sta roba bollita non credo proprio, comunque... cosa propone la casa?”“Vediamo... con le penne ci vedrei bene un Brunello di Montalcino, atto ad esaltare il sapore asprigno del pomodoro donando quella sfumatura dolciastra che ben si abbina ad un grano maturo. Per il pollo, carne molto simile alla selvaggina, direi che l’accostamento ideale è un Cannonau del 2003, forte, potente, dall’aroma marcato che nelle note di coda si stempera in un sapore fruttato e leggero, mentre per il dolce direi che l’ideale è un Passito di Pantelleria”“E col contorno?”“Acqua”“L’acqua fa ruggine”“Non credo che ti ucciderà”“Come fa a saperlo? Metta che sono allergico?”“All’acqua?”“S씓Ah, beh, allora devo assolutamente toglierti dal vassoio la pasta al pomodoro, il pollo lesso e la panna cotta”“E le patate?”“Giusto, anche quelle”“Sono un idiota, vero?”

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Lista nozze

Dliiin Dlooooooooooooooooooon…

“Salve, ha bisogno?” “Sì. Ecco, sono qui per … ehm… una lista di nozze” “E’ da sola?” “Uhm… sì, perché?” “Oh, nulla, ma… vede, di solito le altre ragazze vengono col compagno…” “Beh, ma io devo solo scegliere…” “E sceglie da sola?” “Beh, devo. Non ho un compagno, quindi…” “Scusi, non ha un compagno e viene a scegliere una lista nozze?” “A prescindere che non ci vedrei nulla di male, nel caso, comunque non devo sceglierne una qualsiasi…” “Mi scusi, sa, se insisto… ma la lista di NOZZE si chiama, giustappunto, di NOZZE perché pre-suppone il fatto che qualcuno, nella fattispecie un uomo e una donna, anche se i tempi ora sono cambiati, vada a NOZZE, ovvero si sposi” “La ringrazio per avermi regalato questa perla di saggezza, ma ne ero altresì al corrente, difatti se lei mi avesse fatto parlare, le avrei potuto spiegare che la lista NOZZE non devo sceglierla io bensì devo scegliere UN regalo dalla lista di NOZZE che una coppia di amici ha preparato nel suo erudito negozio”. “… Già. Ah-ehm… a che nome è stata fatta la lista nozze?” “Non me lo ricordo” “Come sarebbe a dire che non se lo ricorda?” “Sarebbe a dire che non me lo ricordo. Conosco solo lei, in effetti; partecipa al corso di medi-tazione del giovedì sera…” “Però vede, signorina, se lei non mi dice il nome degli sposi io non so che lista nozze mostrar-le…” “Se gliela descrivessi?” “Non siamo in commissariato, signorina, qui non si lavora su identikit, ma su identità ben precise, nome e cognome” “Beh, il nome credo di ricordarmelo” “E’ già qualcosa. Come si chiama?” “Io o la ragazza?” “La ragazza. Di lei possiamo parlare in un secondo momento, forse…” “Si chiama Ashrad” “Ashrad? Che nome è, arabo? Cinese?” “No, no, lei è italianissima, è il suo nome sannyas” “… sanniache?” “Il nome che si danno i seguaci dei santoni indiani…” “Capisco, ma non credo che abbia fatto la lista nozze con quel nome. Non ricorda il nome in italiano o quello del compagno?” “Vede, di solito al corso quando si medita si sta zitti. Non è che abbia parlato molto con que-

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sta ragazza” “Mi faccia capire: praticamente non la conosce però le fa lo stesso il regalo di nozze? Un gesto davvero carino…” “Ah, beh, a dire il vero io non avrei voluto farglielo, la ragazza in questione mi è persino un po’ antipatica, si figuri. Ma il nostro insegnante di meditazione ci ha sempre detto che, per la legge del Karma – Dharma, se si fa una buona azione ci si evolve sempre di più, fino a raggiungere l’illuminazione” “Ah, guardi, per l’illuminazione noi siamo all’avanguardia…” “Non quel tipo di illuminazione. Qui si parla di illuminazione dello spirito, elevazione animica, fai del bene e ne otterrai dieci volte di più, metti in circolo energia positiva e distruggi quella negativa, respira aria buona, butta fuori aria cattiva, rigenerazione dell’aura, apertura dei chackra, telepatia, preveggenza…” “Quindi, mi scusi, lei mi vuol dire che basta fare una buona azione per avvicinarsi un po’ di più al “divino”, giusto?” “Giusto, bravo!” “E che non importa chi sia il destinatario del suo bel gesto, basta farlo, è così?” “Esattamente” “Per caso lei è già arrivata alla preveggenza o alla telepatia?” “Eh, no, non ancora. Mi sa che il mio cammino è ancora molto lungo…” “Allora guardi… forse avrei un suggerimento: faccia un regalo ad una coppia qualsiasi” “Scusi… ma secondo lei faccio il regalo a qualcuno che non conosco?” “Perché, quell’altra la conosce? Non sa nemmeno come si chiama!” “Anche lei ha ragione. Forse non è poi un suggerimento così malvagio” “Bene, allora signorina… come si chiama?” “Io o la ragazza?” “Lei, stavolta” “Serena” “Che bel nome, Serena. Ecco, per esempio, se scartabelliamo tra queste liste nozze, vedia-mo…” “Questa mi piace, guardi: Nunzio e Agrippina” “No, troppo classica, aspetti…” “Questa? Selene e Aldo” “No, questi li conosco, hanno fatto una lista nozze veramente… ecco, un po’ volgarotta, diciamo” “Ah, capisco. Che ne dice di Ginevra e Salvo?” “Non lo so, mi sa di epico: “Salvo Ginevra…”. E’ da film!” “Allora, forse…” “Ecco, eccola qui, quella giusta: Amelia e Dante. Che ne pensa?” “Sì, beh… per carità, niente da dire… però, suvvia, che razza di genitori sono quelli che chia-mano il proprio bambino Dante?” “Non siamo qui per criticare la scelta di un nome. Siamo qui per scegliere un regalo di nozze. O sbaglio?” “Per carità. Certo. Cosa c’è nella lista?” “Guardi, è rimasto un unico regalo, tutto il resto è stato già comprato”

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“Dunque… servizio di porcellana cinese dipinta a mano dai monaci tibetani, con rifilo in oro zecchino 24 carati, composta da 159 pezzi… 3.795 euro???” “Eh, beh, è il pezzo più costoso della lista…” “Scusi, ma perché dovrei comprarlo io?” “Beh, mi ha fatto una testa così con le buone azioni, l’anima, l’elevazione spirituale, l’energia, i chackra eccetera e adesso non vuole più raggiungere tutto questo?” “Beh, certo che sì ma mi pare un po’ eccessivo…” “Le pare eccessiva la telepatia?” “No, ma…” “Le pare eccessiva la preveggenza?” “No, ma vede..” “Le pare eccessivo che grazie al suo gesto forse sparirà la guerra nel mondo?” “…. No, però…” “E che milioni, o meglio ancora, miliardi di bambini non soffriranno più la fame?” “Beh, messa così…” “E che il deficit di Cuba venga annullato, l’embargo revocato e anche loro possano godere del progresso?” “Senta, va bene, ho capito. Le firmo un assegno, va bene?” “Carta di credito sarebbe meglio” “Capisco. Ecco, prenda” “Con questo piccolo gesto lei ha sovvertito le sorti del mondo, si rende conto? L’umanità le sarà grata” “Proprio piccolo non direi. Però se l’umanità mi sarà grata… Di sicuro mi saranno grati Dante e Amelia” “Poco ma sicuro” “Beh, dopo questa buona azione da guinnes dei primati posso andare” “La accompagno?” “Grazie, conosco la strada. La saluto Signor…?” “Dante”

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Fermata d’autobus

“Scusi, è già passato il 12?”“Non lo so, sono appena arrivato anche io”“Sa dirmi a che ora passa?”“No, ma guardi, lì c’è appeso l’orario, quindi può vederlo da s蔓Ci guarderebbe lei, per favore? Son senza occhiali”“Uhm... certo. Vediamo... passa alle 15,47”“E adesso che ore sono?”“Le 15,33”“Cavoli... quanto manca?”“Se la matematica non è un’opinione, dovrebbero mancare 14 minuti”“Così tanto?”“Non li ho decisi io, gli orari”“Speriamo non sia in ritardo...”“Già”“Ma lei è molto che aspetta?”“No, come le dicevo, sono appena arrivato”“Non può essere appena arrivato, scusi. Era già qui quando sono appena arrivato io”“Allora sono arrivato da un paio di minuti...”“E non ha visto passare il 12?”“No, non l’ho visto, altrimenti avrei corso per prenderlo al volo”“Ma lei ci vede bene?”“Benissimo, perché?”“Perché magari non l’ha visto e l’ha perso anche lei”“A prescindere che un pullman è difficile non vederlo anche per un miope, ma foss’anche l’avessi perso non vedo quale sia il problema”“Non ha fretta?”“No”“Strano”“Perché?”“Perché al giorno d’oggi hanno tutti fretta. Come mai lei no?”“Perché faccio le cose con un certo anticipo, quindi non ho bisogno di scapicollarmi”“Quindi lei sapeva che il 12 passava alle 15,47”“Più o meno s씓E allora perché più o meno ha dovuto guardare l’orario quando gliel’ho chiesto?”“Perché volevo darle una risposta sicura, esatta”“Altrimenti non era sicuro nemmeno lei?”“Teoricamente sì, ma avrei potuto dirle un orario sbagliato di un paio di minuti in più o in meno”“Quindi per lei non fanno differenza un paio di minuti in più o in meno?”“Senta, ma questo cos’è, un terzo grado?”“No, certo che no. Si fa così, per parlare...”“Beh, mi pare che abbiamo già parlato abbastanza, no?”

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“Certo, certo... può dirmi che ore sono, adesso?”“... le 15,39”“... E sa mica dirmi qual’è la fermata di Piazzale Siena?”“S씓... Sì, ma.. qual’è?”“Promette che poi non mi chiederà più nulla?”“Promesso”“E’ la settima partendo da qui”“Ma la settima compresa questa o la settima da quando partiamo?”“... la settima FERMATA da quando partiamo”“Quindi da quando salgo sul 12 devo contare sette fermate, giusto?”“Giusto”“E se il pullman ne salta una?”“Allora è meglio che chieda all’autista”“Ma all’autista non si può parlare. Deve guidare, lui!”“Senta non so cosa dirle, si sieda vicino a qualcuno e se lo faccia dire, no?”“Già, giusto”“...”“... ma lei prende il 12?”“No, io sono qui a perdere un po’ di tempo, visto che sono in anticipo e non ho niente di meglio da fare”“Ah, beato lei. Io devo andare all’INPS”“Capisco”“Sa, per una pensione”“Ma va?”“Già. Devo fare un consulto per vedere quanto mi daranno di pensione e quando”“Non mi dica...”“Ormai gliel’ho detto”“Intendevo... lasci perdere”“Ho appuntamento alle 16 precise col funzionario”“Eh, i funzionari son precisi, eh?”“Già. Non voglio mica arrivare in ritardo...”“Capisco...”“Che ore sono?”“E’ ora di comprarsi un orologio...”“Ce l’avevo. Quello che mi hanno regalato quando sono andato in pensione, ma si è rotto”“Uhm...”“Allora mi può dire che ore sono?”“Uffaaaaaaaaaaaa... sono le 15 e 44...”“Allora a momenti dovrebbe essere qui!”“Sì, fra tre minuti”“Più o meno...”“No, precisi”“Anche adesso?”

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“Adesso quando?”“Adesso. Saranno già passati almeno trenta secondi, no?”“Senta, io mi incammino a piedi...”“Perché? Tra due minuti, più o meno, il bus sarà qui”“Non importa, è una bella giornata, mi è venuta voglia di fare 4 passi e poi non ce la faccio più a rispondere alle sue domande assurde”“Emmammamia, che caratterino! Vada, vada... Che tempi! Non si può più scambiare quattro chiacchiere nemmeno alla fermata del bus...”“Quattro chiacchiere? Mi ha fatto ventimila domande, è senza occhiali, senza orologio, devo spiegarle per filo e per segno cose che dovrebbero essere ovvie anche ad un bambino delle elementari e quello col “caratterino” sarei io?”“Sta arrivando il 12”“Bene, lo prenda”“Se permette, lo decido io se prenderlo o meno”“Decida in fretta, perché altrimenti lo prendo io”“Se lo prende lei allora io non ci salgo”“Benissimo”“Benissimo”“...”“...”“...”“...”“Scusi... cosa c’era scritto sul display?”“Fuori servizio...”

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Esame di guida

“Signorina Teruzzi?”“Si?”“Tocca a lei, venga”“Ok. Da che parte devo salire?”“... non è qui per l’esame di guida?”“S씓E allora da che parte vuol salire, scusi?”“Ecco… non volevo che lei pensasse che volevo usurparle il posto mettendomi alla guida…”“Non si preoccupi, non mi sarei certamente offeso. … Prego, salga”“Grazie. Ecco, lo sapevo! Questa macchina ha il sedile troppo distante dai pedali e oggi non ho nemmeno messo i tacchi!”“Beh, prima di lei c’è salito un ragazzo piuttosto altino, quindi…”“Eh, appunto, non potevate farmi fare l’esame su una macchina per gente bassina?”“Lei mi sta prendendo in giro, vero? Sistemi il sedile, su: la leva è qui sotto”“Uh, ma pensa! Però, queste macchine moderne… Fatto. Che devo fare, ora?”“Lo chiede a me?”“No, all’idrante. E’ lei l’esaminatore!”“Non faccia la spiritosa, dovrebbe saperlo. Quali sono le prime cose da fare quando si sale su una macchina nuova?”“Lo so! Sistemarsi la gonna e non fumare, a meno che il proprietario non te lo permetta. Credo”“Lei è bionda naturale, vero?”“Sììììììììììììììììììììììì- ìì, come l’ha capito?”“Sesto senso. Ripeto: quali sono le prime cose da fare quando si SALE su una macchina, prima ancora di mettere in moto eccetera eccetera?”“Beh, io di solito controllo il trucco nello specchietto retrovisore…”“Fuochino. Ha a che fare con lo specchietto retrovisore”“… vediamo… Uh, ce l’ho! Prima di mettersi in marcia, sistemare gli specchietti retrovisori in modo da avere una perfetta visione della strada”“Perfetto, lo vogliamo fare?”“Io sì, e lei?”“… sistemi gli specchietti e partiamo”“Ecco fatto. Dove andiamo?”“Finché non accende il motore da nessuna parte”“Uh, che sciocca, ha ragione”“Bene, vada dritto fino allo stop, lo superi e giri alla seconda a destra”“Ah, stiamo andando dalla Pinuccia”“Chi è Pinuccia?”“La mia estetista!”“Capisco. No, non stiamo andando dalla Pinuccia”“Eppure la strada è questa”“Lo immagino, ma questa strada non porta solo dalla Pinuccia”

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“Ah no?”“No. Non ha usato l’indicatore di direzione”“Eh?”“La freccia. Non ha messo la freccia”“Non l’ho messa perché col vestito a righe stona. Ho messo questo ciondolo a cuore e gli orecchini coordinati, vede?”“… la freccia per segnalare che doveva svoltare”“Io non volevo svoltare, è lei che mi ha fatto svoltare, quindi doveva metterla lei”“Santa pazienza! Io sono quello che deve giudicare il modo in cui guida, io le dico cosa deve fare e lei deve farlo. Punto”“Punto? Ah, no, fin qui ci arrivo: questa è un’Opel Astra! Lo so perché anche il mio ex-ex-ex fidanzato ne aveva una così, però azzurra, una tonalità un po’ più scura, e metallizz...””“Senta, facciamo una bella cosa, ricominciamo daccapo, ok? Arrivi fino alla rotonda e imboc-chi la terza uscita”“Sì, ma niente più domande trabocchetto. Ecco… dunque… uhm… la terza partendo da dove?”“L’ha già superata, l’uscita che le avevo indicato”“Guardi che lei non ha indicato proprio nulla”“Intendo dire… non indicato col dito, le avevo “detto” di imboccare la terza uscita”“E adesso qual è la terza uscità?”“Faccia così, quando è stufa di girare in tondo prenda l’uscita che le è più simpatica, va bene?”“Uhm… vediamo… questa è buia, triste, poco soleggiata… questa è la via della palestra, ma non ho dietro la roba per cambiarmi, quindi no… qui ci abita una mia cugina con cui sono in cattivi rapporti e non mi va di incontrarla…”“ESCA QUI!”“Ok, ok… perché si arrabbia? E’ stato lei a dirmi di prendere l’uscita che mi era più simpatica!”“Senta, ora accosti che parcheggiamo”“Oh, finalmente, non ne potevo più. Le lascio le chiavi inserite?”“In che senso?”“Per parcheggiare”“Non sono io che devo parcheggiare”“Come no? Ha appena detto: “accosti che parcheggiamo”, ne sono sicurissima!”“Sa che il biondo le dona parecchio?”“Davveeeeeeeeeeeeeeeroooooooooooooooo?”“No. Intendevo che LEI parcheggia e io controllo in che modo lo fa”“Allora la prossima volta non dica “parcheggiamo”, che diamine! Mi fa passare per una scioc-ca!”“Non sia mai! Solo bionda, le assicuro”“Senta, per caso ha qualcosa contro le bionde? Il fatto che lei sia calvo e col riporto, basso, panzone e unto non le dà il diritto di prendersela con chi, invece, ha una folta, luminosa, setosa chioma”“Sto solo facendo il mio lavoro. Il fatto che la mia ex moglie sia una bionda non influisce mini-mamente sul giudizio del suo esame, gliel’assicuro”“Allora mi faccia fare l’esame e finiamola, che devo andare dal parrucch… a fare la spesa”

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“Prego. Parcheggi”“Adesso le faccio vedere io… come si fa… un parcheggio a regola d’arte… così forse la smet-te… di pensare… che le bionde… siano tutte stupide… cosa crede?... Che non sia in grado… di parcheggiare?... Ah, ma dovrà… ricredersi… e anche chiedermi scusa… per aver… mini-mamente… dubitato… delle mie… capacità. Fatto. Ha visto? Cos’ha da dire, ora?”“Dico che possiamo uscire dalla fermata dell’autobus, prima che arrivi il 12 barrato, e provare a parcheggiare tra quella Panda e la Clio”“…”“Senta… devo assolutamente rivederla”“Ah, no, guardi, con uno come lei non ci uscirei nemmeno se avesse un Ferrari…”“Putacaso non ce l’ho, e comunque sarà obbligata a rivedermi: lei è bocciata”“… dice che dovrei fare i colpi di sole?”

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E per la Notte Rosa...

“Buongiorno, mi scusi, cercavo qualcosa di rosa per festeggiare la notte rosa” “Ma va? E’ la prima che me lo chiede! Qualcosa di rosa... cosa?” “Beh, qualsiasi cosa” “Qualsiasi? Allora abbiamo questa batteria di pentole in gres porcellanato, rosa antico, che...” “Le pentole preferirei di no. Pesano. Mi ci vede ad andare in giro per Riccione con una batteria di pentole?” “Allora guardi, potrei darle questo ventilatore a piantana rosa shocking...” “Ehm... guardi, è bellissimo, eh? Ma io pensavo a qualcosa di più... maneggevole” “Capisco. Che ne dice di questa peonia a petali rosa screziati fucsia?” “E’ viva?” “Certamente” “Grazie, ma non mi ci vedo ad andare in giro con una piantina viva. Rischio di dimenticarmela in giro e mi dispiacerebbe” “Giusta considerazione. Abbiamo questa simpatica macchina per pop-corn a forma di maiali-no...” “No, ecco, vede... io ci vorrei andare in giro, con questo qualcosa di rosa” “Beh, ma questa la può portare dove desidera, sa?” “Non capisce: vorrei qualcosa con cui addobbarmi” “E che cos’è? Un albero di natale?” “No, ma... insomma, qualcosa da indossare!” “E perché mi ha detto che le andava bene qualsiasi cosa, scusi?” “Perché pensavo si capisse, che ci arrivasse da solo” “E secondo lei io dovrei leggere nel pensiero di chiunque venga qui alle Befane?” “No, ma...” “Appunto! Ora, se vuole essere più specifica...” “... qualcosa da indossare. Non so, un foulard, un cerchietto, una cintura, un accessorio...” “Questo, per lei, è essere più specifici?” “Rispetto a prima, direi di sì” “Capisco. Allora... abbiamo questo foulard in seta cotta, 79 euri” “Troppo caro” “Cintura in finta tartaruga, vera ecopelle garantita 10 anni” “Troppo finta” “Cerchietto “Winx” con orecchie di peluches” “Troppo fantasy” “Calzini a rete larga con filo dorato” “Troppo corti” “Profumo “Rose is a Rose is a Rose” di notissima casa profumiera francese” “Troppo etereo” “Orecchini in madreperla a forma di conchiglia” “Troppo marini” “Guepiere in pizzo e raso con reggicalze” “Troppo volgare”

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“Boa di struzzo lunghezza metri due” “Troppo struzzo” “Pin “Think Pink” originale USA” “Troppo america” “Braccialetto con campanellini attira angelo custode” “Troppo religioso” “Pinocchietto stile anni ‘60 con tasche a sbuffo” “Troppo vintage” “Smalto per unghie effetto madreperlato” “Troppo cosmetico” “Occhiale da sole con montatura colorata e strass” “Troppo Mughini” “Cappello in paglia a tesa larga con coroncina di fiori secchi” “Troppo bucolico” “Pochette in vernice con borchie e zip argentata” “Troppo fashion” “Infradito in corda e cuoio con impunture a vista” “Troppo stilose” “Un bel vaffanculo incartato con amore?” “... il foulard è di Hermès?”

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Dal medico

“Permesso…” “…” “’sera. Chi è l’ultimo?” “Dovrei essere io, visto che sono l’unica persona ad attendere in questa sala d’aspetto” “Beh, sa… magari c’è qualcun altro, tipo in bagno, e…” “No. Solo io” “Ah, bene, così facciamo in fretta. Il dottore c’è?” “No. Dovrebbe essere qui a momenti” “Ah, bene. Speriamo non ci faccia aspettare tanto, eh?” “Già” “Uh, che caldo, fuori, vero? Meno male che qui c’è l’aria condizionata” “Già” “Cosa sta leggendo di bello?” “Da quando è arrivato Lei più nulla” “Ha ragione, meglio fare quattro chiacchiere, parlare del più e del meno” “Ecco, meno parliamo meglio è; preferirei leggere” “Anch’io sa? Anche a me piace leggere. La sera, prima di addormentarmi, do sempre una sbirciata alla pagina delle corse dei cavalli” “Capisco” “Però non gioco mai. Leggo solo i nomi dei cavalli, ha presente?” “No, non ho presente. Leggo altro di solito, io…” “Ah, ma dovrebbe sa? Certe risate! Ieri ho letto nomi come “Fetta Biscottata”, “Infradito e Pareo”, “Mazzancolle al burro” e “Puzzi Come Un Somaro”” “Capisco. Io leggo “Il Sole 24 Ore” o il “Times”…” “Non li conosco, questi due… Poi do una scorsa anche ai necrologi. Sa com’è, quando si diventa vecchi come me viene la curiosità di vedere fino a che età sono campati gli altri. Una specie di gara a chi se ne va più tardi, ha presente? Una competizione. Le dirò, sono messo abbastanza bene, in classifica, sa? Vuol sapere quanti anni ho?” “No” “84. E sono ancora in gamba come quando ne avevo 80! Mi cucino, mi lavo, mi stiro, tutto da solo” “…” “Come mai è qui?” “Mi serve una ricetta” “E che cosa vuole cucinare? Scusi, scusi, ah ah ah ah … sono un burlone nato, non ci faccia caso, le battute mi escono così, spontanee. Per cosa le serve?” “Cosa?” “La ricetta” “Un analgesico” “Le fa male da qualche parte?” “Come ha fatto a capirlo?” “Beh, è in uno studio medico, le serve la ricetta per un analgesico… è facile! Pensi, io sono

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anni che non prendo medicine. Ho qualche acciacco, è vero, ma mi basta un bicchiere di vino e mi rimetto in sesto. Almeno, questo prima che mi venisse la cirrosi epatica. Lei beve?” “Moderatamente” “Ah, no, io certe bevute! Il vino è uno dei piaceri della vita, come il cibo e il sesso” “Capisco” “Lei mi sembra uno a cui non interessa tanto il cibo, uno che mangia solo perché deve ali-mentarsi” “In un certo senso…” “Sa cosa dicono gli esperti? Guarda come uno mangia e saprai come fa all’amore. Mi sa che lei non fa molto all’amore…” “Non capisco da cosa lo capisce, scusi” “Beh, basta guardarla: colorito grigio, espressione triste, spalle cadenti. Non ha l’aspetto di un tombeur de femmes…” “A parte il fatto che ho questo aspetto perché non sto molto bene, se mi consente, poi le posso dire che nessuna si è mai lamentata delle mie prestazioni” “Ma lei ha mai domandato?” “Cosa?” “Se erano contente” “Ma… certo che no, diamine! Le pare che domando “Allora, ti è piaciuto?” e magari mi faccio anche dare un voto per la prestazione?” “Bah, io lo faccio sempre. Faccio compilare una scheda con un tot di domande, così almeno so se devo migliorare in qualcosa oppure no” “Beh, non è nel mio stile” “In vita mia sa quante ne ho castigate?” “Senta, ma che termini usa?” “Ma sì, castigate, sbattute, trapanate… Solo che adesso con questa prostata che fa un po’ di capricci… Sa perché sono qui?” “No, ma posso immaginarlo. Prostata?” “No, emorroidi. Però sono anche venuto a farmi togliere il catetere, quello che mi hanno mes-so dopo l’operazione all’ernia inguinale. E’ comodo, sa? Se non fosse per il bruciore al pisello vorrei poterlo tenere sempre. Se ti scappa, in qualunque posto tu sia non devi scappare in bagno. Anche adesso sto pisciando. Non è buffo? Senta, senta qui dove ho il sacchettino, che calduccio…” “Ma per favore!!! Non mi interessa sentire… sapere… insomma, essere informato dei sui malesseri!” “Beh, ma scusi, siamo in un ambulatorio medico, di cosa dovremmo parlare, del tempo?” “Io stavo leggendo, prima che lei arrivasse…” “Faccia, faccia, non mi dà fastidio. Sono tollerante, io, sa? Mica le ho detto “che palle, mi distur-ba che legga, mi dà fastidio il fruscio delle pagine e lo sbattere delle sue palpebre”. O no?” “No, difatti, non l’ha detto, però non mi ha più lasciato leggere, con tutte le sue chiacchiere” “E’ perché facevo il cronista, da giovane, oltre che il digiei. Si dice così, oggi, vero? Digiei” “Sì, Si dice Dee-Jay” “Lei lo pronuncia diverso…” “Sono sfumature”

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“Beh, come le dicevo, io facevo il cronista sportivo, ecco perché sono abituato a parlare. Vuole sentire come facevo il cronista?” “No, vorrei legg…” “Aaaaaaaaaaaaaaaaaaamicci, rieccoci di nuovo in onda per l’ennesima puntata di…” “Le avevo detto di NO! Lo capisce l’italiano? No, enne O” “Beh, comunque è così che mi sono venute le emorroidi. Stavo troppo seduto” “E allora perché non sta in piedi, adesso?” “Perché ho dei calli fastidiosi ai mignolini dei piedi” “E di afonia ha mai sofferto?” “Afonia? Cos’è?” “Le è mai andata via la voce?” “Ah, sì, uh, tante di quelle volte…” “Non è che se la farebbe venire ora, in questo preciso istante, così potrei FINALMENTE LEGGE-RE????” “Sa che secondo me lei dovrebbe farsi prescrivere anche dei calmanti?” “Ero calmissimo, prima che arrivasse lei. Beato come un bimbo nella culla. Leggevo ed ero contento, nel silenzio e nella penombra di questo ambulatorio” “E allora, scusi, se le piace leggere al silenzio e nella penombra, perché non è RIMASTO A CASA SUA???” “Perché mi serve UNA RICETTA” “Questo lo so, me l’ha detto prima” “Allora perché me l’ha chiesto?” “Perché è venuto qui a leggere, l’ha detto lei! A casa non ce li ha i libri? O le riviste? Esistono le edicole, sa?” “Leggo mentre aspetto che arrivi il dottore, mi sembra ovvio” “Sembra ovvio a lei! Io quando sono qui ad aspettare chiacchiero del più e del meno” “Io invece voglio leggere!!” “E legga, no? Chi glielo impedisce? Il medico? … hmpf… gh… ah ah ah ah ah ah che burlone che sono, mi faccio simpatia da solo, se non mi conoscessi spererei di avere un amico come me” “Io no” “Beh, per forza, nemmeno io vorrei un amico musone come lei” “Non intend…. Lasci perdere” “Sì, ma se io lascio perdere chi vince?” “Senta, sa cosa le dico? Vado a fare due passi, torno più tardi. Le lascio il posto, contento?” “Ce l’ho già, un posto, è quello su cui sono seduto, non vede?” “Intend… per la visita… dal medico… prima di me…” “Beh, se lei se ne va mi sembra OVVIO che passo io, per primo” “… vado. Non c’è verso di capirsi, con lei” “Visto che se ne va, posso leggere la rivista che stava leggendo lei?”

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Dal macellaio

“Buongiorno, vorrei del roastbeef bello tenero” “Subito, signore. Ecco qui, questo le piace?” “Sembra bello, faccia due etti, due etti e mezzo. Tagliato sottile”. “Certamente, signore. Ecco qui. Si scioglie in bocca. Così la sua signora stasera sarà contenta” “Non sono sposato” “Beh, la sua fidanzata... Non vorrà mica dirmi che si mangia tutto questo ben di Dio solo soletto, no?” “A prescindere che non devo giustificarmi con Lei se una sera ho voglia di mangiare due etti, due etti e mezzo di roast-beef da solo, ma non ho la fidanzata...” “Capisco - ammiccando - allora stasera sesso e basta, eh?” “... senta, o sono io che non mi spiego oppure è Lei che non vuol capire... saranno affari miei cosa faccio stasera o no?” “Guardi che non c’è nulla di male a fare del sano sesso. Anche senza amore, sa?” “Gliel’ho già detto, stasera niente sesso, non ho moglie, non ho fidanzate, non ho amanti, mia madre è morta, sono il settimo di otto figli tutti maschi e non mi tira manco l’uccello, ok?” “... sono tre etti, che faccio, lascio?”

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Intolleranze

“Salve, avrei bisogno di fare il test sulle intolleranze”“Certamente. Innanzitutto compiliamo il modulo: nome e cognome?” “Umberto Galimberti”“Età?” “48” “Peso?” “82 chili” “Altezza?” “1,80” “Bene. Quando ha scoperto di essere intollerante?” “Quando ho scoperto che non mi piacciono i gay”“Scusi?” “Non tollero i gay” “Mi scusi, ma questo è un ambulatorio, non lo studio di uno psicologo”“A me hanno detto che visto tutte le intolleranze che ho, avrei dovuto fare il test” “Ma qui si parla di intolleranze alimentari o prodotte da elementi esterni come la polvere eccetera” “Eh, appunto. I gay sono elementi esterni, non li tollero proprio. Così come non tollero i drogati”“Senta, scusi, non ci siamo...” “Come no? Io e lei siamo qui, noi ci siamo” “No, intendo dire, non ci siamo col ragionamento” “Ah, perché, lei coi drogati riesce pure a ragionare?” “No, intendo dire...” “Vede? Nemmeno lei ci riesce. Per non parlare dei lavavetri. Non li sopporto proprio” “Senta, le spiego: qui si tratta di esami medici...” “Uh, i medici, un altra categoria che non tollero! Che ormai vai dal medico e nemmeno ti visita più, scribacchia qualcosa e tanti saluti e grazie. Poi però devi pagare il ticket per le medi-cine e il resto...”“Allora, adesso cerco di spiegarmi meglio...” “Uuuuuuuuuuuh, guardi, glielo dico, i saputelli non mi sono mai piaciuti!” “Ma che saputelli e saputelli, sto solo facendo il mio lavoro!”“Ecco, anche quelli che ti fanno sentire inferiori! Brutta razza”“Senta, mi ascolti, ora le spiego: questo è un ambulatorio medico, facciamo analisi del san-gue, ha presente?” “Sì. Non sono stupido, so leggere le targhette sulle porte”“Ecco, appunto. Le intolleranze di cui parlo e di cui ci occupiamo qui, sono quelle derivate da cibi o corpuscoli estranei che...” “Gli estranei! Altra roba che non tollero: chi è tutta questa gente che viene qui nel nostro paese, non sanno nemmeno parlare l’italiano e ci portano via le case, il lavoro e le donne?”“Non parlo di quegli estranei, parlo di sostanze nocive, di alimenti”“Ah. Ecco. Beh, non sopporto il fegato”

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“Oh, finalmente cominciamo a capirci. Che sintomi le dà il fegato?” “Niente, quando lo vedo dal macellaio mi viene il vomito”“Intendo dire quando lo mangia” “Mangiare? Io il fegato non lo mangio. Solo l’odore mi fa venire la nausea” “Ma allora non è intollerante al fegato” “Come no? Meno lo vedo e meglio sto”“Capisco. Senta, allora... ci sono due diversi modi di essere intolleranti, uno dovuto agli ali-menti e uno dovuto a fattori esterni”“Non conosco fattori esterni, abito in città e in campagna non ci vado mai”“Senta, lei mangia?” “Certo, altrimenti a quest’ora sarei morto, no?” “Bene, ne sono convinta anch’io, anche se a volte una bella dieta drastica non guasterebbe” “Insinua, forse?” “Giammai, ci mancherebbe. Quindi, dicevamo, lei mangia” “Sì, tre volte al giorno” “Ecco. E non c’è qualcosa, tra quello che mangia, che magari la fa star male?” “Uhm, vediamo... Ah, sì, il latte”“Perfetto” “Perfetto un corno. Quando bevo il latte appena tolto dal frigo poi devo subito correre in bagno”“Tralasciamo il latte, allora. Qualcos’altro che le fa male?” “Il fegato” “Ma mi ha appena detto che non lo mangia” “Vero, ma lei mi ha chiesto cosa mi fa male. A me fa male il fegato”“Non intendevo... male nel senso che sta male se lo mangia”“Ma allora è dura di comprendonio, eh? Gliel’ho detto prima che non lo mangio!”“... Senta, facciamo prima a fare così: mi dica tutto quello a cui è intollerante e io compilo la scheda, poi le dirò cosa fare”“Allora, vediamo... a parte i drogati, i gay, i medici, i finti tonti, i saputelli, i superbi, gli estranei, il fegato e il latte, non tollero minimamente chi in macchina cerca di superarti a tutti i costi, chi ti ruba il posto in fila alla cassa, chi si mangia le unghie, chi fischietta, chi ti legge il giorna-le mentre sei sull’autobus, chi non strizza bene il tubetto del dentifricio, chi parla a voce alta al telefono, i ragazzini che si baciano al parco, la mia dirimpettaia che stende le sue mutande sul balcone, il tizio del terzo piano che torna alle tre di notte e sbatte il cancello, i bambini che giocano a palla in cortile, il puzzo del ristorante cinese sotto casa, i cinesi, i russi, gli arabi, gli africani in genere, buona parte dei filippini, i meridionali, quelli del rione di fianco al mio, tutti i condomini del palazzo di fronte, i miei colleghi, il panettiere all’angolo, il carrozziere, la parrucchiera e le sue aiutanti, la bidell...” “Senta, scusi, mi è venuto un crampo alla mano. Facciamo una cosa, può dirmi cosa tollera? Forse facciamo prima” “Ok, allora... dunque... vediamo... Ce l’ho, eh? Adesso mi viene in mente. Sì, dunque, uhm... eppure mi sembrava di ricordare che nel ‘79... Ah, sì, ecco, ce l’ho! I chewing-gum alla menta piperita”“I chewing-gum alla menta piperita?”

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“Già” “Capisco. Eh, beh... è gravissimo. Terribile. Non so come dirglielo”“Cosa?” “Vede... oddio, non so proprio da dove cominciare”“Che c’è? Parli... non mi faccia stare in ansia” “Sì, sùbito. Il fatto è che... la menta piperita...” “... Sì?” “E’ velenosa”“Velenosa? Come sarebbe a dire, velenosa? E’ dalla tenera età di 4 anni che mangio chewing-gum alla menta piperita” “Mio Dio, è più grave del previsto, allora!” “Cosa? Come? Chi?”“Non so se si salverà” “Ma chi, io? Perché? Che succede, me lo dica!”“La menta piperita ha degli effetti collaterali terribili...” “Oddioddioddio... cosa posso fare? Avete un rimedio?” “Mi faccia pensare... sì, un rimedio ci sarebbe” “Sia lodato il signore, quale?” “Queste supposte”“Supposte?” “Sì. Sono l’unica arma vincente per debellare gli effetti devastanti della menta piperita” “Ma sono enormi!” “Preferisce morire?” “No, ma... le devo inserire tutte intere o posso spezzarle?” “Intere. Tre al giorno. Mattina, pomeriggio, sera”“Tre al giorno?” “Sì” “Per quanto tempo?”“Finché non le passeranno tutte le intolleranze”“...”“...”“Sa mica se le passa la mutua?”

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Chiarezza

“Allora... grazie per la bella serata” “Aspetta! Non mi chiedi di salire?” “Perché?” “Per bere qualcosa, no?” “Fammi capire... dopo due Margarita, una Guinnes, due Ceres e il chupito della staffa, tu avresti ancora sete?” “No, ma... dai, è la classica formula. Lei chiede a lui se vuole salire a casa un attimo per un caffè...” “Tu non bevi caffè” “Potrei cominciare stasera” “Ma io non ho caffè. Bevo solo tisane” “Uhm... di che genere?” “Disintossicanti e depurative. Tarassaco, finocchio, betulla...” “Capisco. Nemmeno un caffè d’orzo, un decaffeinato...?” “No. Non bevo quella roba lì, io” “Beh, ma allora non so... un bicchier d’acqua” “Finita” “E come fai con le tisane, allora?” “Le bevo da mia madre” “Vabbè, come la fai lunga... Facciamo così, perché non saliamo un attimo da te?” “Perché?” “Per stare un po’ insieme, no?” “Perché, fino ad ora cosa abbiamo fatto?” “Sì, vabbé, ma io intendo... insieme INSIEME...” “Lo abbiamo appena fatto, LO ABBIAMO APPENA FATTO” “Uff... che fatica che si fa con te. Intendevo stare insieme “da soli” “ “Lo stiamo facendo. Siamo qui, in macchina, da soli” “Ma da te è più comodo! Qui fa freddo...” “Io non ho freddo” “Ma sai che sei davvero una ragazza strana?” “Perché?” “Cioè, voi donne avete sempre un gran freddo e l’unica che invece non ce l’ha, l’ho trovata io?” “Ho il metabolismo veloce” “E io gli ormoni a stantuffo” “Cavoli, è grave?” “No, mi procura solo un po’ di gonfiore che con qualche massaggio però scompare” “E dove vai a farti fare i massaggi?” “Speravo me ne facessi uno tu...” “Ah, io non sono capace” “Tu non sei molto perspicace, eh?” “Cosa intendi?” “Scusa, dimenticavo che sei bionda. Allora non si sale, giusto?” “Giusto”

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“Però mi scapperebbe la pipì...” “Beh, sono le due di notte, non passa nessuno e lì c’è una bella siepe rigogliosa” “Ma nel tuo bagno sarebbe più comodo” “Dimentichi che non ho l’acqua” “Eh? E tu come fai?” “Vado da mia madre” “Ma dove vivi, al colosseo?” “No, lì, al 23” “Lo so, era per dire... Ma almeno un letto ce l’hai?” “Sì, ho un letto ad acqua” “Stai scherzando...” “Assolutamente no” “E com’è? Comodo?” “Insomma... diciamo che bisogna abituarsi” “Me lo faresti vedere?” “Perché?” “Non ne ho mai visto uno da vicino...” “Perché, da lontano sì, invece?” “Sì... credo di sì” “Beh, è uguale, solo che da vicino è più grande” “ ... Non credevo sarebbe stato così complicato... Cioè, intendo dire... mi sembrava di piacerti” “E’ vero” “Allora come mai è così difficile farsi invitare a casa tua?” “Ma perché? Per cosa?” “Te l’ho detto, per stare un po’ insieme da soli!” “Ma lo stiamo già facendo!” “Intendo più intimamente!” “Ma più intimamente che in una Smart non saprei come!!!” “Mamma mia... non c’è verso. Vabbé, senti, mi è venuto mal di testa, è meglio che vada” “Mal di testa? Fra tutti gli uomini che ci sono al mondo l’unico che si inventa il mal di testa l’ho trovato io?” “Per forza, scusa... è mezz’ora che ti chiedo di salire a casa tua però prima non hai il caffè poi non hai l’acqua però bevi le tisane ma a casa di tua madre dove peraltro vai anche ad espletare i bisogni fisiologici dormi in un letto ad acqua che non si sa come riempi perché in casa di acqua non ne hai... mi pare che ci siano tutti gli elementi per capire che stasera non si fa all’amore!” “Bastava chiedere” “L’ho fatto!” “Non mi pare. Prima mi hai chiesto di salire per un caffé, poi per un bicchier d’acqua, poi per fare pipì, poi per vedere il mio letto, ma non mi hai mai detto che volevi salire per fare all’amore! E’ vero o no?” “Ti va di fare all’amore?” “Non vedevo l’ora che me lo chiedessi” “Si sale da te?” “Perché?” “...”

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Cari estinti

Dlin Dlooooooooooon... “Salve, è permesso... Permesso... c’è nessuno... ?” “Bubusettete!!!” “Ma è impazzito??? Ma si fanno questi scherzi in un negozio di bare?” “Ma suvvia, la prenda sul ridere, no? Già siam qui per cose tristi, se poi non ci divertiamo fra di noi...” “Beh, magari LEI ha anche voglia di divertirsi, visto che a LEI non è mancata una persona cara...” “Guardi che capisco benissimo il suo dolore e quello di tanti altri che vengono qui, ma vede, la nostra politica aziendale prevede che il cliente venga sollevato sia materialmente che mo-ralmente, così pensavo fosse carino...” “Beh, nel mio caso non lo è” “Nemmeno una barzellettina? “No, la ringrazio” “Una freddura?” “...” “Capisco. In che posso servirla?” “Vorrei acquistare una bara per mia nonna” “Immagino la signora sia morta” “No, è qui fuori in macchina, pensavo di farla fuori solo dopo aver scelto la bara adatta” “Ah, se vuol farla entrare poss...” “Scherzavo. E’ morta ieri sera, subito dopo cena” “Capisco. E che tipo di bara desidera?” “Una economica. Anzi, la più economica che ha” “Ah. Mi scusi se mi permetto, ma non mi sembra carino trattare così la povera nonnina...” “Nonnina? Sa quanti anni aveva? Novantasette. Ma aveva l’aspetto di un caporale e l’atteg-giamento di un serial killer. Sempre a dare ordini, sempre a controllare. Mi dava i soldi per la spesa e guai a sgarrare il resto. Aveva un bel bastone in quercia che lasciava dei lividi che non le dico. Vuole vederli? Quindi non mi dica come devo comportarmi...” “Ah-ehm... venga, le mostro i modelli. Abbiamo questa in rovere e tek...” “No, troppo bella, costerà sicuramente un occhio della testa” “Questo modello è in Acero occhiolinato con inserti di Palissandro indiano e...” “Scherza? Niente inserti, intarsi e ornamenti vari” “Allora abbiamo questa in radica di noce che...” “No, nemmeno questa. Si dimentichi radica, legni pregiati, cerniere e maniglie placcate oro e simili” “Già. Questo modello è in betulla naturale con impiallacciat...” “Senta, non avrebbe un modello in cartongesso o roba simile?” “Mi sta prendendo in giro? Certo che no, siamo un’azienda seria, noi!” “Non si scaldi, era giusto per sapere. Mi faccia capire, se cremo la vegliarda quanto mi costa un’urna funeraria?”

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“Beh, dipende dal materiale con cui è fatta. Abbiamo urne in alabastro...” “No” “... marmo di Carr...” “No” “... porcellana cines...” “No” “... cristallo di Bohem...” “No” “... corno di rinocer...” “No” “... terracott...” “No” “... plastica” “Perfetto!” “Finite” “Ah” “Già. Ma se crede, dal fiorista qui di fronte può trovare delle simpatiche scatoline in alluminio in offerta 3 x 2, così si porta avanti col lavoro nell’eventualità muoia qualche altro parente stretto. Meglio prevenire che curare. Poi sa, per come sta andando la sanità di questi tempi...” “Sa che lei non è così stupido come si può pensare di primo acchito?” “Detto da lei è un complimento, mi creda...” “Bene, la devo lasciare” “Spero sia solo un formalismo, altrimenti avrei una bara in palissandro che è proprio della sua misura...” “Mi sta forse prendendo in giro?” “Non sia mai detto” “Ah, ecco. Buongiorno” “Addio!”

Dlin Dlooooooooon...

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La sfiga ci vede benissimo

“Avanti il prossimo!”“Sera, Dottore” “Prego, si accomodi. Allora, mi dica, qual’è il problema?” “Ecco, vede, dottore, credo di dover sistemare la vista”“Beh, sono un oculista, è il mio campo. Che sintomi ha?” “A dire la verità nessuno” “Come nessuno?” “Nessuno. Ci vedo benissimo, centro una mela a 300 metri di distanza, riesco a scorgere una sagoma anche al buio e via discorrendo” “Allora, scusi, non capisco in cosa posso esserle utile” “Ecco, vede, tutti mi dicono che sono cieco”“Quanti sono questi?” “Due. Se contiamo anche il moncherino del mignolo che le hanno ricucito con 3 punti di sutura e che ha la pelle leggermente screpolata verso l’esterno, due e mezzo”“Ah-ehm... a me sembra che lei ci veda benissimo”“E’ quello che dico anche io, ma la gente si ostina a dire che sono cieco!”“Beh, compiliamo la scheda, intanto: nome e cognome?” “Eros”“Eros e poi?” “Eros e basta”“Ebasta di cognome?” “Ma no, mi chiamo solo Eros. Non ho cognome” “Impossibile” “Ma ha capito chi sono?” “Dovrei?”“Santa patata! Sono Eros, il Dio dell’Amore!”“Eros il dio del... mi sta prendendo in giro? Eros è un amorino con lenzuolino bianco legato ai fianchi, la faretra sulla schiena e un arco con freccia pronta a scoccare” “Ma secondo lei, se mi presentavo qui come dice lei crede che mi avrebbero fatto passare? Sarei stato sommerso da richieste”“Uhm... in effetti. Quindi lei vorrebbe dirmi che non è cieco?”“Non lo sono, gliel’ho appena dimostrato”“Vero, già. Eppure lo sanno tutti che l’Amore è cieco”“La vogliamo smettere? Ci vedo benissimo. Prima la gente si innamora, poi dà la colpa a me” “Perché, non è forse così?” “Certo che non è così. Le spiego: sono in giro per i fatti miei, bello contento, no? Mi sto godendo una bella giornata di sole quando ad un tratto sento il pensiero della ragazza che mi passa accanto che dice “Ah, se solo il mio capufficio si accorgesse che esisto... Se solo mi amasse!” E io, che sono preciso e ligio al dovere, a desiderio rispondo. Seguo la donzelletta fin nel suo ufficio, la vedo sdilinquirsi davanti al capufficio, recupero arco e frecce e colpisco. Il capufficio finalmente si accorge della ragazza e dopo un minimo scambio di convenevoli e battutine di basso cabaret la invita ad uscire. I due escono, passano una bella serata, cena-

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no, poi vanno in un pub e qui vengono serviti da un cameriere che definire marcantonio è un eufemismo: due bicipiti così, roba da 15 ore in palestra se non di più. Mi accorgo che le intenzioni della donzella vacillano, non è più così convinta che il capufficio sia un esemplare così interessante, forse per via dell’incipiente calvizie o per il fatto che ha l’ascella legger-mente pezzata, non saprei. Fatto sta che quello che prima le sembrava una creatura angelica comincia a sembrare un servo muto con degli abiti gettati sopra. Annaspo cercando una soluzione, perché, deve capire, il poverino ormai è cotto marcio, quando colpisco colpisco e non c’è verso di tornare indietro. Allora mi guardo intorno e scorgo una ragazza che sbava per il cameriere e pensa “Dio, quanti figli vorrei farci con uno così. Se il bicipite è così grosso figuriamoci il resto”. Ora, forse le ragazze non sanno che i palestrati hanno grosso di tutto fuorché “quello”, ma non è un problema mio, quindi passo all contrattacco e ZAC! colpisco il cameriere. Il problema è che il cameriere stava pensando “Carino questo tipino con calvizie incipiente” e si ritrova innamorato del capufficio. Naturalmente il capufficio non ha occhi che per la sua segretaria, quindi il bibendum vivente non può far altro che attirare l’attenzione dello stempiato versandogli da bere addosso e cercando di pulirlo maldestramente. Così facendo si rende conto che il capufficio stempiato modello servomuto FoppaPedretti, lì sotto è entusiasticamente fornito e il cameriere si lascia sfuggire un gridolino che non passa inos-servato al padrone del locale, un tipo alla Danny De Vito ma più grasso e meno simpatico, che si avvicina al loro tavolo e si accorge della ragazza. In quel preciso istante pensa “Diamine, che sventola! Di una così potrei anche innamorarmi, se non mi stanco dopo il secondo appunta-mento”. Cosa posso fare, in questo frangente? Estraggo nuovamente l’arco e scocco. Per un attimo ho il timore di aver sbagliato perché la segretaria si accorge sì del boss del locale ma pare che il tizio non gli piaccia. Sudo freddo... in quel momento il ragionevole dubbio che la gente abbia ragione si fa strada nella mia mente, poi accade qualcosa, non so se sia per via del Rolex da 14mila euro che il boss ha al polso o altro, fatto sta che la ragazza pare interes-sarsi al corpulento latin-lover. Comincio a pensare di aver terminato il mio lavoro quando mi accorgo che la ragazza che sbavava per il cameriere è l’unica che ancora non ho accontentato quindi imbraccio di nuovo l’arco e ZAC! colpisco di nuovo. Peccato che in quel momento lei stava pensando con livore alla sua vicina di casa, quella che le scrolla la tovaglia sul balcone riempiendoglielo costantemente di briciole e scopro con orrore che, dopo il mio scocco andato a segno, sta rimuginando di tornare a casa dalla vicina per farsi sbriciolare addosso un intero pane pugliese, non prima, però, di averlo spalmato di Nutella, panna montata e frutti di bosco vari. Insomma, a fine della serata ho: un capufficio superdotato innamorato della sua segretaria che è innamorata del titolare del pub che licenzierà per comportamento indegno il cameriere che si è innamorato del capufficio mentre una cliente si beccherà un sonoro due di picche dalla vicina sbriciolosa perché qualche settimana fa la stessa vicina di casa è stata da me colpita da un amorevole dardo perché il lattoniere che sta posando i tubi della fogna sotto la di lei casa se n’è invanghito vedendola scrollare la tovaglia al balcone. Capisce?”“Veramente non saprei... cosa intende dire?” “Intendo dire che non è colpa mia, ma vostra!”“Nostra? Cioè, la colpa è nostra se ci innamoriamo non ricambiati o della persona sbagliata?” “Già. E’ proprio quello che intendo”“Mi faccia capire... quindi lei vorrebbe dirmi che qualche anno fa, mentre facevo jogging al parco e mi facevo bellamente i fatti miei pensando alla spider nuovo modello che avevo in-

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tenzione di comprare, la mia futura moglie, vedendomi, ha espresso il desiderio di accoppiar-si con me e lei, ligio al dovere, mi ha centrato con una delle sue frecce facendomi capitolare?” “Immagino sia andata esattamente cos씓Il fatto che fossi gay per lei non è stato minimamente un ostacolo, giusto?”“Gay? Ma... io non...”“E il fatto che adesso, quando mia moglie è via per lavoro, io indossi i suoi vestiti, nemmeno questo le importa, giusto?”“... non potevo immaginare...” “E il fatto che debba incontrare il mio amante di nascosto, inventarmi viaggi di lavoro, straor-dinari, congressi medici e che spenda un sacco di soldi in motel e alberghetti di terz’ordine per non dare àdito a pettegolezzi, non le ha mai sfiorato la coscienza, giusto?”“... beh, ecco, io...” “E il fatto che io abbia dovuto snaturare la mia inclinazione sessuale e vivere tutti questi anni sentendomi inadatto a ricoprire il ruolo che lei mi ha obbligato a sostenere, non la fa punto sentire in colpa?”“Ma non potevo sapere... ho fatto solo il mio lavoro...”“Il suo lavoro mi ha rovinato la vita!”“Non dica così... in fondo sua moglie la ama!”“E io amo un lattoniere!”“... Prendo quelli con la montatura grossa. Quant’è?”

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Testimoni

“Buongiorno, posso disturbarla?””Per cosa?”“Ecco, vede, io sono un testimone di Geova e…””Che cosa ha combinato?”“Chi?”“Geova”“Ma... niente, perché?”“Ha appena detto che è suo testimone””Infatti è cos씓Beh, allora che ha fatto? Ha tamponato qualcuno e se l’è data a gambe?”“Ma no! Geova non sa nemmeno guidare, quindi...”“Guida senza patente? Beh, non credo che lei possa fare molto per lui”“No, ecco… Geova è il mio pastore, la mia guida spirituale”“Oh, allora vede che guida, ‘sto Geova?”“Sì, no, sì…intendo dire che è la guida del mio spirito”“Vuol dire che guida ubriaco?”“Mamma mia, che fatica oggi… senta, scusi, ricominciamo da capo. Noi testimoni abbiamo una chiesa e…””Ho capito. Ha rubato le offerte. Eh, coi tempi che corrono non è una novità. Con l’avvento dell’euro non si riesce più ad arrivare a fine mese, specie gli anziani, con le pensioni miserri-me che si ritrovano. Se l’ha fatto per mangiare un po’ lo capisco, sa? Anche io, certe volte, le confesso che sono stato tentato di rubacchiare. Poi però…”“No, guardi, non ha rubato proprio niente. Non ha bisogno di rubare, lui. Nemmeno mangia!”“E di cosa vive? D’aria?”“Beh, diciamo che sì, vive d’aria e di amore”“Fa bene! Anche mia cugina vive d’amore. Tutte le sere dà un po’ d’amore a qualcuno. Guada-gna anche benino, ora che ci penso”“Scusi, ma qui non si parla di “quel” tipo di amore”“Di che tipo parla, lei?””L’amore filiale, l’amore fraterno, l’amore disinteressato, l’amore incondizionato…”“Mah. Non sarà un po’ sofisticato, questo Geova? L’amore è amore, punto e basta”“Beh, comunque sia, sono qui per testimoniare l’amore di Geova e la sua parola”“Bisogna vedere cosa ne pensa il giudice. Uno potrà anche dispensare amore in tutte le sue forme ed essere buono come il pane – benché questo rubi le offerte in chiesa, quindi tanto buono non dev’essere – però non tutti si fidano della parola, ci vogliono le prove”“Certo, certo, comprendo benissimo che taluni abbiano bisogno di prove, ma qui si parla di fede”“Ancora peggio! Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”“Ma l’uomo ha bisogno di credere. O lei non crede a nulla?””Certo, credo in un sacco di cose. Credo che Maradona sia ancora il più grande calciatore di tutti i tempi, credo che il vino rosso col pesce sia una scelta un po’ azzardata e tra le tante altre cose credo che mia moglie abbia un amante”

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“L’ha mai visto?”“No, ma ho colto dei segnali inequivocabili”“Tipo?””Beh, ultimamente quando esce di casa si veste sempre bene, in maniera ricercata. Va spesso dal parrucchiere e si profuma un po’ troppo”“Beh, ma queste non sono prove inconfutabili”“Senta, lei mi ha chiesto in cosa credevo? E io gliel’ho detto. Io non vengo certo a sindacare quello in cui crede lei, no?””Beh, ma quello in cui credo io è una fede religiosa”“Ma chi? Geova?”“Sì””L’ha mai visto?”“No, ma…””Allora come fa ad essere sicuro che esiste?”“Non lo sono, ma ho la fede”“Ha la fede di Geova?””No, ho la mia”“Quindi è sposato anche lei?””No, io ho fatto voto di celibato”“Perché?”“Perché così vuole Geova”“Scusi se mi permetto, eh? Ma prima non ha forse detto che Geova vive d’amore? Allora per-ché dovrebbe volere che i suoi testimoni – anche se non ho ancora capito cos’ha fatto di così grave questo poveretto che non mangia, non beve e guida solo ubriaco – restino celibi?”“Non è un’imposizione, è una scelta di vita. E’ come essere sposati con lui”“Ah, quindi lei parla dei PACS. Quella roba lì che si possono sposare anche i gay. E vivete assieme?”“No, guardi, lei ha proprio capito male: non sono gay”“E’ mai stato con una donna?””No, ma…””Allora è gay”“Ma mi faccia il favore! Le ho detto che non sono gay, perdiana!”“Allora perché vuole sposarsi con Geova, scusi?””Non voglio sposarmi con lui, ho solo detto che è “come essere sposati con lui”. E’ una metafo-ra”“Beh, se non vuole sposarlo vuol dire che questo Geova non dev’essere un tipo molto per la quale…”“Invece è un tipo a posto. Che poi… non è un uomo. Ha presente Dio? Ecco, più o meno lui”“Più o meno? Cosa vuol dire più o meno? O è lui o non è lui. Se è lui si chiama Dio e basta. Che cos’è, un cantante, che si crea uno pseudonimo o un nome d’arte? Cosa fate, andate in giro con le magliette con la sua effige stampata sopra e fate i rave party?””No, niente di tutto questo. Noi preghiamo e basta”“A me pare che lei non stia pregando, ma piuttosto disturbando un passante che si stava facendo bellamente i cavoli suoi, a cui sta raccontando un sacco di fandonie su uno che si fa

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chiamare con un nome diverso dal suo, che non ha combinato niente di grave però va ai rave-party, però è anche buono, non mangia, non beve e non guida però ha bisogno che qualcuno lo testimoni. Scusi, è come se io andassi a messa e quando passa il cestino delle offerte, dopo aver messo ben 10 euri, mi alzassi in piedi gridando: Guardatemi, guardatemi, ho messo 10 euri, sono il migliore, sono il più buono, non trombo da 2 mesi e mezzo ma mi raccomando: non sono gay!”“Guardi che “Geova” è solo un altro nome per definire Dio”“Cioè lei mi vuole dire che quando nacque Dio i suoi genitori andarono all’anagrafe universa-le e lo registrarono con più nomi? Tipo: “Salve, sono il padre di Dio, il creatore dell’universo. In realtà non dovrei essere qui, perché Dio non mi ha ancora creato, ma per ovviare a frain-tendimenti futuri vorrei registrare mio figlio con i seguenti nomi: Dio, Geova, Javè, Buddha, Maometto, Krishna e Superpippo. Sa gli piacciono le noccioline…”“Non so se sia andata così o meno, ma per noi si chiama Geova”“E allora per me si chiama Arturo e sono il suo testimone. Come la mettiamo?””La mettiamo che Arturo non esiste. Non esiste nessun Dio che si chiama Arturo, via…”“Beh, io non ho nemmeno mai visto Geova, se è per questo”“E difatti non lo vedrà mai!””E allora per chi sta testimoniando, scusi???”“Non lo so, ok?? Non lo so!!! Mi hanno detto: Vai per le strade, ferma la gente e affibbiagli uno di questi volantini del cazzo su questa torre con questa guardia che tutto vede e tutto provvede, ok? Parla del leone e dell’agnello e di quel tempo che verrà in cui entrambi vivran-no felici l’uno accanto all’altro, che peraltro se guarda il programma della Colò già succede. Pensi, io nemmeno volevo farlo, il testimone. Mi sarebbe piaciuto laurearmi in fisica nucleare o in conservazione dei beni e invece no, ho avuto la sfiga di nascere testimone e dovrò morire testimone. Fra l’altro, nemmeno mi pagano, lo sa? Niente, manco un centesimo. Tutto quello che riesco a racimolare dalla pseudo-vendita di questi cazzo di volantini li devo versare in una cassa comune. Mi piacerebbe tanto vestire alla moda, cosa crede? Invece no, devo andare in giro vestito come se fossi appena uscito da un film degli anni cinquanta, per giunta nemme-no nel pieno del boom economico. Mi faccio pena da solo ma cos’altro posso fare? Fra noi testimoni non si usa stare al passo coi tempi, abbiamo un unico stilista che è anche quello che dipinge queste vignette su questo cazzo di volantino, ok? Mi hanno detto “devi dire questo e quello, devi fare il lavaggio del cervello alla gente“ ma non mi avevano detto che avrei avuto la sfiga di incontrare gente che si mettesse a fare tutte queste questioni. Pensavo di impie-garci un paio di minuti, il tempo di dire quattro fregnacce, di sganciare una Torre e racimolare qualche spicciolo per un caffè – che detto per inciso non potrei nemmeno bere, ma tanto ormai sono già nervoso, quindi... Inoltre, oggi è il primo giorno in cui esco da solo e sono già esaurito per colpa sua. Tutte queste domande, tutti questi dubbi… Non poteva prendere sto cazzo di volantino e andarsene?”“Lei ha detto 4 volte cazzo”“Davvero?”“Giuro. Li ho contati”“Oddio. Anzi, Oggeova… noi non diciamo parolacce. Adesso dovranno espellermi dalla congregazione”“Ottimo. Io gestisco una jeanseria che…”

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Confessioni

“Padre, mi perdoni perché ho molto peccato” “Dimmi, fratello, cosa ti angustia” “Ecco, non saprei” “In che senso?” “Nel senso... che ci faccio qui? E lei chi è?” “Come chi sono io? Questa è una chiesa, tu sei inginocchiato al mio cospetto nel mio confes-sionale e io sono il prete che ti libererà dai tuoi peccati” “Quali peccati?” “Come quali peccati? Non hai forse appena detto, fratello, che hai molto peccato?” “Ah, ma quella è la formula. Io non devo confessare nulla” “Come sarebbe? Vuoi forse dirmi che sei esente da peccato?” “Esente da peccato nessuno lo è, ma dipende cosa s’intende per peccato” “Beh, i peccati sono molti e diversi...” “Per esempio?” “Per esempio c’è la superbia, che è quella che stai dimostrando tu ora nel dire di non aver commesso peccati” “Ah, sì, la superbia. E’ anche forse quel tipo di peccato che ti fa credere di essere così superiore da poter condonare i peccati altrui e benedirli?” “Beh, no, ecco... se ti riferisci a noi preti posso dirti che non è superbia, la nostra, ma che noi siamo stati prescelti da Dio per...” “Prescelti da chi? Da Dio? A me sembra che nelle chiese ci siano solo uomini. Non vedo nes-sun Dio” “Figliolo, non essere irriverente. Dio lo vedi laggiù, è quel giovane appeso alla croce, colui che è morto per redimere tutti i nostri peccati” “Padre, io su quella croce vedo solo un uomo come lei e me. Tra l’altro, più carino di lei e me, se vogliamo” “Ma quell’uomo era figlio di Dio” “E noi no?” “Certo che anche noi lo siamo” “Allora, mi scusi, perché lei dev’essere investito di questi poteri mentre io invece no?” “Ma perché io, figliolo, ho studiato anni per divenire ciò che sono” “Scusi, quindi lei cosa sarebbe?” “Ma un prete, figliolo!” “Quindi non è un uomo?” “Certo che lo sono, ma sono anche...” “E non ha gli stessi bisogni di qualsiasi essere umano?” “In che senso?” “Lei mangia?” “Certo” “E Dio?” “Dio no, non ne ha bisogno” “Capisco. E mi dica, lei beve?”

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“Sicuro” “E Dio?” “Dio no, non ne ha bisogno” “E lei... lei dorme?” “Naturalmente” “E Dio?” “Dio no, non ne ha bisogno” “Perdoni la domanda... va in bagno?” “Certo, regolarmente” “E Dio?” “Dio no, non ne ha bisogno” “E mi dica... le capita mai di avere desideri... sessuali?” “Certo, ma con la preghiera e la forza di volontà noi...” “E a Dio?” “Dio no, non ne ha” “Allora come può, Lei, che in tutto e per tutto è identico a me nei bisogni e nelle esigenze, permettersi di redimermi dai peccati? Non è forse anche lei un uomo quindi fallace come me?” “Ecco, sì, vista in questi termini...” “E mi dica, padre, secondo lei chi, fra me che sgobbo dalla mattina alla sera per pagare l’affitto, fare la spesa, mantenere figli e garantire loro un’adeguata istruzione e lei, che se ne sta in questa chiesa opulenta, servito e riverito dalla sua perpetua, che mangia a sbafo ed ha studiato con i soldi dei contribuenti, è più da biasimare?” “Ma vedi, fratello, la questione non è da vedersi in questi termini ma...” “E mi spieghi, padre, perché, mentre io convivo pacificamente con mia sorella lesbica, il col-lega gay, la prostituta all’angolo che di giorno fa la volontaria al gattile vicino a casa mia, lei, invece, che predica l’amore universale nei suoi sermoni, non fa altro che additare con sdegno queste persone che ritiene immorali?” “Ma perché...” “Ma mi dica anche, Padre, perché il figlio del dirigente della confindustria le fa da chierichetto mentre il figlio del vucumprà che vende gli accendini tutte le domeniche sul suo sagrato e che frequenta la parrocchia e ogni sabato sera accende un lumino alla madonna lo mette sempre a togliere la cera dai candelabri? Non è forse lei che predica l’uguaglianza?” “No, ma vedi, fratello, ora...” “E come mai il fratello del sindaco, morto suicida, ha avuto le esequie e la cerimonia funebre mentre la figlia quattordicenne della bidella della scuola media, morta suicida a seguito di una violenza, è stata tumulata senza nemmeno una preghiera?” “Queste sono questioni più grandi di noi che...” “Di noi chi, padre? Di noi uomini?” “Sì, beh...” “Vuol forse dirmi che Dio non ha mai detto che meritano amore sia i peccatori che i giusti?” “Non lo nego, infatti...” “Vuole forse dirmi che nella bibbia non c’è scritto “andate e moltiplicatevi” perché vostro è il regno dei cieli?”

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“No, appunto...” “Allora mi spiega perché lei fa differenze tra uomo e uomo, tra donna e donna, tra bambino e bambino?” “... perché sono un essere umano” “Capisco. Posso andare?” “... sì. ... Figliolo, una domanda...” “Dica padre” “... potrei venire con te a bere un bicchierino? Avrei bisogno di parlare un po’” “Ma certo, padre. E per l’occasione, offro io”

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Anache?

“Amore, dormi?” “Ho un libro in mano, l’abatjour è accesa e ti sto guardando... secondo te?” “... uhm... Cosa leggi di bello?” “L’assenza di perspicacia nell’uomo dopo i trent’anni. Perché?” “Niente. Mi domandavo... ti andrebbe di fare all’amore?” “Ti rendi conto che stiamo andando avanti a farci domande già da un paio di minuti?” “Gia, sì. Vero. Senti... pensavo... e se facessimo qualcosa di un po’ perverso?” “Ah, ma allora è davvero il gioco delle domande! Tocca a me, ora: tipo cosa?” “Pensavo... ecco... c’è qualcosa che desidero e ancora non ho provato e mi piacerebbe... se ti va...” “Tesoro, arriva al dunque, sto invecchiando, nel frattempo” “Facciamo sesso anale?” “No” “Perché no?” “Perché no” “Eddai, che ti costa?” “Niente. Non mi va e basta” “Ma scusa, perché? Dimmi solo il perché, dammi una motivazione valida” “Perché lo trovo contro natura e perché fa male” “Ma ci hai mai provato?” “Sì, una volta, ed è stato abbastanza disastroso” “Ma ti posso assicurare che io sarò gentile” “No” “Eddai, faccio piano piano” “No” “Prometto che prima di entrare metto l’olio per massaggi, quello alla mandorla e aloe, che ammorbidisce” “No” “Eddai, Amoruccio... non può essere così terribile, no?” “Dici? Allora facciamo una bella cosa, tesoro: in frigo ho delle zucchine fresche fresche, appe-na comprate. Visto che dici che non può essere così terribile, facciamo che prima ti infilo una bella zucchina su per il tuo adorato culetto e poi mi dici se ti è piaciuto?” “Beh, adesso non esageriamo...” “Perché? Ti prometto che faccio piano piano” “Ma no, dai. Il mio culetto sta bene così com’è” “Beh, anche il mio” “Ma dai, Amore... da che mondo e mondo il sesso anale s’è sempre fatto, no?” “Giusto, Tesorino. Ribadisco l’offerta: tu ti fai deflorare con la zucchina e, se ti è piaciuto, poi io me lo faccio fare da te” “Ma dai, su. Che bisogno c’è di farlo anche a me?” “Scusa, perché a me sì e a te no?” “Ma perché l’uomo sono io!”

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“E questo che significa, tu il culo non ce l’hai?” “Sì ma... insomma, io sono un uomo, non sono gay!” “Nemmeno io sono lesbica” “Eddai, su. Ti stai aggrappando a delle scuse puerili” “Puerili? Ti sto proponendo uno scambio equo: visto che TU dici che non è poi così terribile, e visto e considerato che non l’hai mai provato direttamente, quindi parli per sentito dire, chi è il puerile?” “Ma non c’è bisogno che io provi, si sa che è così!” “Si sa? Lo sa chi? Tu? I tuoi amici del poker e del biliardo? Lo avete mai provato? No, quindi abbi la compiacenza di stare zitto o di provare, prima di parlare” “Senti... voi donne vi depilate ovunque, partorite, avete una soglia del dolore altissima e mi vuoi dire che il sesso anale vi fa male? Eddai, è una scusa puerile” “Ripropongo l’offerta: prima zucchina e poi il resto” “Allora vuol dire che non mi ami” “Non ti amo? NON TI AMO? Vediamo: hai voluto cospargermi di cera e te l’ho permesso. Hai voluto bendarmi, legarmi come un cotechino, riempirmi di nastro adesivo argento e te l’ho permesso. Hai voluto che mi infilassi in tutine in latex che quando me le sono tolte ci ho rimesso il primo strato di epidermide e anche questo l’ho fatto. Sei voluto andare in un Club privè e mentre ti scopavi una fotomodella islandese io mi sono dovuta sorbire le spinte asmatiche di un uomo d’affari di mezz’età sudaticcio e scivoloso. Hai voltuo farlo in tre, io, tu e la tua amica del cuore Isabella, quella con le tette grosse e la sgnacchera aromatizzata al sal-mone stantio, e anche questa te l’ho concessa. L’abbiamo fatto in macchina, sul pianerottolo, nell’ascensore dell’edificio in cui lavori, sulla tua scrivania in videoconferenza con Shanghai, in camera dei tuoi durante la cena di Natale coi bambini che andavano e venivano mentre tu dicevi “Babbo Natale sta arrivando, viene, vieneeee”; in autostrada, nella piazzola d’emer-genza, vicino alla colonnina dell’SOS, coi camionisti che strombazzavano e sfanalavano con gli abbaglianti, forse anche perché mi avevi messo a 90° sul cofano della macchina... e dopo tutto questo vieni a dirmi che NON - TI - AMO?” “Se tu mi amassi davvero lo faresti” “Capisco. Beh, allora non posso fare altro che dirti il vero motivo per cui non posso” “Quale?” “Non ho il culo” “Ah” “Eh, sì. L’ho perso durante i bombardamenti della guerra d’indipendenza fra la Caucasia e il Kazakistan” “Uh, cavoli...” “E ancor prima di quella terribile esperienza le ragadi anali e un grappolo di polipi avevano già minato il mio delicato apparato cacatorio” “Cavoli! Non me l’avevi mai detto...” “Già. Sai, son cose che segnano...” “Mi dispiace...” “Non importa, tesoro...” “Allora... buonanotte” “Notte”

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La classe non è acqua

“Sbrigati, tesoro, o faremo tardi alla premiazione”“Ma sei proprio sicuro che sia lì dove ti hanno detto?”“Certo che sì. Mi hanno mandato una mail riepilogativa, mi hanno chiamato e confermato tutto persino con un telegramma”“Eppure a me suona così strano...”“Perché? Non hai letto? Guarda: “la signoria vostra è invitata alla serata di gala che si terrà in occasione della XIII Sagra del Cavolo Verza, durante la quale verrà premiato per il racconto vincitore della 1° edizione del Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “Montalto Dora”“Ma da quando in qua si premia qualcuno durante la sagra del Cavolo Verza, scusa?”“Non lo so, ma io il premio l’ho vinto e vado a ritirarlo”“E se fosse tutta una presa in giro?”“Ma perché, scusa?”“Ma dai! Magari è uno scherzo organizzato da quei tuoi amici deficienti con cui vi divertite a farvi sempre gli scherzi”“Di chi parli? Del Gianlu, del Gianfri e del Giangi?”“Ecco, già il fatto che degli uomini vicini alla cinquantina, con annessa pinguedine e riporto brillantinato, si chiamino ancora con dei diminutivi così idioti dovrebbe farti riflettere...”“E’ che tu non hai fiducia in me, nelle mie capacità”“Beh, considerato che l’ultima volta che siete usciti sei ritornato a casa indossando dei vestiti che non erano i tuoi, con un perizoma leopardato in testa a mo’ di benda ed eri completa-mente depilato, forse qualche dubbio sulle tue capacità intellettuali potrò averlo, no?”“Ah, sì! Che spasso quella volta!”“Spassoso anche il fatto che il “Gianfri” sia stato ricoverato d’urgenza per infarto al miocardio dovuto ad un eccesso di risa?”“Eh, quella volta lì c’è mancato poco che non morisse dalle risate”“Beh, comunque io continuo a non essere convinta di questa cosa”“Ma perché? Se fosse stata la sagra della Pesca Nettarina sarebbe stato meglio? Ti saresti fidata?”“Avrei avuto dei dubbi lo stesso ma quasi sicuramente meno”“Insomma, spiegami che cos’hai contro il cavolo verza”“Ma niente... cioè... dai, puzza!”“E tu mettiti il profumo”“Come se bastasse! Ma se sei tu che quando cucino il cavolfiore ti aggiri per casa con una molletta fissata sul naso per non sentirne l’odore!”“Per una sera farò buon viso a cattivo gioco”“Se lo fai per una sera sappi che dovrai farlo anche per il resto della tua vita”“Quanto la fai lunga... comunque vedrai che non ci sarà puzza. Vuoi che durante una serata di gala si possa stare in una stanza che puzza di cavolo verza?”“Beh, quella volta che hai vinto il maialino da latte durante la sagra del Cicciolo, abbiamo cenato praticamente in una stalla...”“Sei sempre pronta a lamentarti. Cos’hai mai vinto tu? Eh? Cosa? Eh?”“... Ma secondo te, devo mettere il vestito da sera o è meglio un tailleur poco impegnativo?”

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“E’ una serata di gala, metti il vestito lungo da sera”“Quello con le paillettes?”“Quello con le paillettes”“Spero solo che la cena non sia composta solo ed esclusivamente di piatti a base di cavolo verza”“Perché?”“Come perché? Il cavolo verza fermenta e produce... insomma, dai... fastidiosi movimenti intestini!”“Sei la solita fissata”“Fissata? Ti sei forse dimenticato quella volta, al matrimonio new-age di mia cugina, dopo aver mangiato il tofu ai borlotti, in che modo gli hai fatto gli auguri? Hai intonato “Perchè è una brava ragazza” a suon di scoregge!!”“Eh eh eh eh ... Quella volta ho davvero superato me stesso. Mi hanno fatto la ola persino i camerieri del ristorante...”“Promettimi che stavolta ti conterrai”“Non posso promettertelo. Se l’ambiente è favorevole potrebbe anche ricapitare”“Ricordati che sei lì per essere premiato! Durante una serata di gala!”“Sì, ma pur sempre nell’ambito della Sagra del cavolo verza! Se la cosa fosse stata più, come dire, snob, probabilmente avrebbero fatto la premiazione durante la consegna dei nobel per la fisica o per la pace! Invece saremo alla sagra del cavolo verza e si sa, quando la verza chiama...”“Oreste, te lo dico chiaro e tondo: fammi fare un’altra figuraccia e io ti lascio”“Ma se tuo padre non faceva altro che ripetere “Tromba di culo, sanità di corpo”! Cosa vuoi che sia? E’ pur sempre una cosa naturale. Scommetto che scoreggia persino il Papa”“Cosa mi tocca sentire... Meriteresti una scomunica”“Beh, se dovesse accadere, spero me la diano in occasione della sagra del Raperonzolo, alme-no”“Sì, figurati se esiste una sagra simile!”“Certo che sì, mia bella ignorantona... dalle parti di Forlì-Cesena”“Sarà. Ma almeno, si può sapere per cosa ti premiano?”“Te l’ho detto, ho scritto un racconto”“Tu? E da quando in qua sai scrivere?”“Dalla terza elementare”“Intendevo dire... scrivere racconti! Mica ci si improvvisa così da un giorno all’altro!”“Beh, mi sono fatto ispirare dal bando di concorso. Ho scritto la storia di un cavolo verza che viene abbandonato in autostrada dai suoi padroni perché dovevano andare in ferie e non potevano portarlo con loro...”“Omamma! Perché, povera bestiola?”“Perché puzza”“Ma allora vedi che ho ragione??? Lo dici pure nel tuo racconto che puzza!”“Ma nel mio racconto si parla per metafore”“Cos’è che sono?”“Le metafore? Non lo so, l’ho visto scritto da qualche parte e l’ho usato. Mi piace il suono che fa... metafore... metafore”

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“Forse sono parenti delle meteore”“Ah, probabilissimo”“Beh, e cosa succede a questo povero cavolo verza abbandonato?”“Niente, in pratica viene raccolto da un malvivente che spaccia caramelle all’assenzio fuori da-gli uffici postali di Casalpusterlengo e che lo piazza a fare il palo durante una rapina alla Cassa Rurale ed Artigiana di Calolziocorte. Solo che il cavolo verza quella volta lì si distrae perché vede passare un cavolino di bruxelles di cui si innamora follemente. Peccato che il cavolino di bruxelles è la fidanzata segreta del questore di Brindisi, che era in trasferta a Casalpuster-lengo, in visita al suocero malato di gotta. Il cavolo verza, preso dalla disperazione, tenta il suicidio gettandosi sotto un TIR di provenienza ucraina alla cui guida c’è un camionista turco affetto da onicofagia che, in un momento di distrazione, gira a sinistra invece che a destra imboccando, quindi, la strada opposta a quella presa dal cavolo verza, salvandogli la vita ma solo per 10 secondi, perché il cavolo verza, visto il repentino cambiamento di rotta del Tir, torna sui suoi passi ma venne investito dall’auto che aveva lasciato accesa fuori dalla banca che il malvivente stava rapinando e a cui avrebbe dovuto fare da palo. I proprietari del cavolo verza, il giorno dopo, leggono sul Corriere della Val Trompia la notizia della fine infausta del loro povero cavolo verza e, presi dal rimorso che attanaglia le loro viscere, fondano un’asso-ciazione di amanti della bagna cauda, intitolandola a lui”“Sniff... sob... ma com’è bello, Oreste! Sembra un po’ quel film, com’è che si chiama? Via col vento”“Eh, in effetti, dai... un po’ ho preso spunto, eh?”“Scusa, sai, se ti ho offeso, prima. Non potevo sapere che avevo un marito così bravo e acculturato. A me è sempre sembrato che non sapessi scrivere. Quando compili i vaglia per l’abbonamento a “Camionista felice” leggo sempre di quelle castronerie! Ma il tuo racconto è davvero bello, bello, bello”“Grazie Giusy. Adesso però finisci di prepararti che non voglio arrivare tardi”“Senti, cosa usiamo per andare alla premiazione? L’Ape o il furgone?”“Giusy!! Ma ci dobbiamo far compatire? Andiamo col furgone, no? L’Ape! Ma ti pare che an-diamo con l’Ape? Metti che dobbiamo portare a casa un premio, dove lo mettiamo? Davanti assieme a noi non ci sta, lo dovremmo mettere nel cassone e se poi si rovina? Invece sul furgone c’è abbastanza spazio, no?”“Hai ragione! Hai sempre ragione, tu. Senti, visto che tanto si mangerà gratis, se porto un po’ di contenitori? Così portiamo a casa qualcosina per domani, no?”“Ah, adesso che puoi sbafare gratis, ti va bene anche il cavolo verza?”“Lo facevo per te, che sei delicato di naso. A me piace il cavolfiore, figurati se non mi piace il cavolo”“Va bene. Ma portane pochi che non voglio che succeda come l’ultima volta, alla riunione di condominio a casa del ragionier Bellati, che ti sei portata dietro il carrello della spesa e ti si è rovesciato mentre attraversavamo il cortile, che sua moglie, gentilissima, ti ha anche aiutato a rimettere tutto nel dentro...”“Ma dai, Oreste! Per chi mi hai preso? Andiamo ad una serata di gala, ne porto solo due o tre”“Brava Giusy. E ricordati che non è carino pulirsi i denti con lo stuzzicadenti. Almeno usa il tovagliolo”“Ma io non ci riesco a pulirmi i denti col tovagliolo!”

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“Ma no! Metti il tovagliolo davanti alla bocca se usi lo stecchino!”“Ah. Ecco. Parla chiaro, no?”“Uff... sei pronta?”“S씓Possiamo andare?”“S씓Hai chiuso il gas?”“S씓Hai dato da mangiare alle galline?”“S씓E al maiale?”“Uh! Mi son dimenticata”“Vabbé, tanto fino a domani non muore. Anche perché è domani che dobbiamo insaccare...”

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Dolcetto o scherzetto?

Dliiin Dlooon...

“Chi è?”“Dolcetto o scherzetto?”“Eh?”“Dolcetto o scherzetto?”

trick, track, track, track, trick, scrock, gronck, track, treck, gneeec...

“Dolcetto? Grazie ma ho il diabete, non posso mangiare dolci e comunque non compro mai dai venditori porta a porta”“Venditori? Le sembro forse un venditore?”“Ora che ti guardo meglio no, mi sembri un nano vestito da deficiente...”“Sono un bambino, non un nano”“Però sei vestito da deficiente lo stesso...”“Sono mascherato”“Perché, devi forse rapinare qualcuno?”“Ma lei lo sa che giorno è oggi?”“Venerdì, perché? Sei il rapinatore del venerdì, tu?”“No, oggi è Halloween”“‘sa l’è?”“Halloween, la festa dei morti”“Umadonnasignùr, spetta che mi gratto... Guarda piccolino che ti sbagli. La festa dei morti è il 2 novembre”“Ma noooooo... non quei morti lì, la festa dei morti viventi!”“Bimbo, guarda, non so che idea abbia tu della morte ma i morti quando son morti sono morti e basta”“E invece ci sono anche i morti viventi”“Ah sì? E dove?”“In america”“Allora perché non prendi un bell’aeroplanino e non te ne vai in america a festeggiare la festa dei morti viventi anziché venire a frantumare i maroni a me?”“Ah, vanno bene anche i marroni, al posto dei dolcetti”“Ho detto che non compro niente. Sei sordo?”“Guardi che è lei quello sordo. La notte di Halloween i bambini vanno in giro per le case a chiedere i dolcetti e se non li ricevono fanno gli scherzetti”“‘scolta, piccino, a prescindere che a me questa festa di Aulin che parla di morti non mi piace per niente, ma anche se avessi dei dolcetti in casa – e non li ho perché ti ho appena detto che ho il diabete e non posso mangiarli – non te ne darei nemmeno una briciola”“Allora devo farle uno scherzetto”“Ga manca dumà quest...”“Eh?”

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“Niente, niente. Senti, bambino, è tardi, stavo guardando Porta a Porta ed ero quasi riuscito ad addormentarmi, quindi perché non porti via dal mio uscio quella tua faccia da cadavere in decomposizione e non mi lasci in pace?”“La regola è regola, se lei non mi dà un dolcetto io faccio lo scherzetto”“Bimbo, è la terza volta che te lo dico: dolcetti non ne ho. Se vuoi posso darti del tacchino arrosto, delle rape bollite, del pane di segale ma dolcetti no. E’ chiaro il concetto?”“Allora le devo fare lo scherzetto”“Epperlamiseria, fammi ‘sto scherzetto, basta che ti sbrighi che mì vori andà in lett!!!”“Non so che scherzo farle...”“In che senso?”“Nessuno si è mai rifiutato di darmi un dolcetto, quindi non ho mai dovuto fare nessuno scherzo”“Bambino, sei un po’ duro di comprendonio, eh? Non mi sto rifiutando, ho solamente detto che non ne ho!!! Vuoi i soldi? Tò, prendi cinquanta centesimi e comprati quello che vuoi”“E secondo lei con cinquanta centesimi cosa ci compro?”“Macchenneso? Quando ero piccolo io con cinquanta centesimi ci compravo le rotelle di liquirizia e una bottiglietta di sciroppo colorato”“Ma ai suoi tempi c’erano le lire, adesso ci sono gli euro e i centesimi non valgono più come una volta!”“Non è un problema mio. Prenditi la monetina e facciamola finita”“I miei genitori mi hanno sempre detto di non accettare soldi dagli sconosciuti”“Piacere, Umberto Zucca. Addio”“Ma dove vado a comprare i dolcetti a quest’ora???”“Non lo so, diamine, NON LO SO! Senti, io quello che potevo fare l’ho fatto, ok? Adesso decidi tu, o mi fai uno scherzetto o ti scavi dalle palle, ok? Voglio tornare a letto, non mi interessa niente dei morti, dei vivi, dei dolcetti e di come si comprava meglio quando c’erano le lire...”“Prima o poi morirà anche lei, lo sa?”“Stai forse gufando?”“Eh?”“Me la stai lanciando? Stai portando sfiga? Il tuo secondo lavoro è fare il becchino?”“Sono un bambino, non lavoro, sto ancora studiando”“E perché non sei a casa a farlo, in questo momento?”“Perché stasera è festa”“Eh no, ignorantello mio. Qui siamo in Italia e non è festa, se vuoi far festa vai in America oppure aspetta due giorni”“Se torno fra due giorni lei me lo darà un dolcetto?”“Dolc... ma porc... bambino, forse sei sordo e magari leggendo il labiale ti è più chiaro: NON MANGIO DOLCI, HO IL DIABETE”“Ma lei non li deve mangiare, li deve dare a me”“Ma perché????”“Perché è la tradizione di Halloween”“Io non lo festeggio, Aulin!!!!”“Non dovrebbe arrabbiarsi così tanto, le si gonfiano le vene sul collo”“Beh, peccato che tu non riesca a vedere nei miei pantaloni, perché altrimenti scopriresti che

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non mi si gonfiano solo quelle!!!”“Non mi interessa vedere quello che ha nei pantaloni e se ci prova chiamo la polizia”“Io non... non voglio mostrarti niente, ho solamente detto che... Senti, aspetta qui un momen-to”“... Signore? Dov’è andato? Signore? ...”“Ecco, prendi questa caramella e vattene, ok?”“Ma allora ce l’aveva il dolcetto!”“Sì, di capodimonte, contento? Fa parte della mia collezione di ceramiche napoletane del secolo scorso ma tutto d’un tratto ho deciso di cambiare collezione e darmi alle droghe, ok? Anzi, sai che faccio? Parto. Adesso prendo un taxi, vado in aeroporto, compro un bel biglietto solo andata per l’America così finalmente anche io potrò andare in giro travestito da Michael Jackson con la sifilide e potrò finalmente festeggiare la festa di Aulin, contento?”“Sì, signore, però...”“Però COSA???”“In America hanno abolito Halloween...”

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In che posso servirla?

Dliiiin Dloooooooooooooon…

“Buongiorno” “’ngiorno, dica”“Vorrei uno scovolino per il cesso”“Perché, sua moglie non le basta?” “Come scusi?” “Niente. Come lo vuole?”“Beh, uno scovolino… normale” “Si fa in fretta a dire “normale”. Col manico lungo o corto?”“Mah, direi… lungo”“Sì, ma lungo quanto? Si faccia misurare…” “Misurare? Ma perché?”“Come perché? In base alla lunghezza dell’avambraccio so quanto dev’essere lungo il manico dello scovolino. Immagini la scena: lei tira lo sciacquone mentre sta usando lo scovolino, se il manico è corto è matematico che si bagnerà la mano e parte dell’avambraccio, se invece è lungo non rischierà di schizzarsi. Inoltre, lei è sposato? Ha figli? Perché in base a queste variabili devo rifare i calcoli e…”“Guardi, non stia ad impazzire… Non esiste un manico standard?”“No, la Ideal Standard non fa gli scovolini per il cesso”“Ma no! Intendo dire… ci sarà pur un modello che va bene per chiunque, no?”“Lei è uno che si accontenta, eh? E’ come dire che la carta da culo è tutta uguale. C’è chi ha il culo irritabile, chi ce l’ha peloso, chi ce l’ha sensibile… Comunque, contento lei, vada per il manico “modello chicchessia”. Di che colore è il suo bagno?” “Ma che importanza ha?”“Scusi, non vorrà mica che le venda un prodotto che fa a pugni con le piastrelle del bagno o coi sanitari, vero? Metta che venga a trovarla qualcuno, che faccia i bisognini nel suo bagno, veda lo scovolino che le ho venduto, poi le domandi da chi l’ha comprato e successivamente costui vada in giro dicendo che lei ha comprato uno scovolino orrendo nel MIO negozio… Io che figura ci faccio? Ho un nome, una clientela affezionata, una credibilità…” “Verde! Anzi, verdino chiaro. Cioè, le pareti sono rivestite di piccole piastrelline di tipo mosaico color verde acqua perlaceo, mentre il pavimento è rivestito in ceramica verde più scura, ma tono su tono. I sanitari sono bianchi”“Perfetto. Allora possiamo giocare su un contrasto acceso, che colpisca. Un colpo d’occhio eccezionale… che ne dice di Rosso alba infuocata o Blu cina o Arancio fenicottero al tramonto?”“Verde non si può avere?” “Suvvia, è ba-na-le! Un po’ di coraggio, un po’ di inventiva, si lasci andare alla creatività…”“Arancio fenicottero al tramonto”“Perfetto. Il suo bagno è esposto a nord o a sud?”“Senta, se avessi saputo che era così complicato usavo le mani!”“Liberissimo, ma giacché lei è qui, nel mio modesto negozio, io cerco di soddisfarla al meglio”

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“Beh, se vuole soddisfarmi mi venda uno scovolino per il cesso!”“E’ quello che sto cercando di fare, ma lei non me ne dà la possibilità” “… dove eravamo rimasti?”“Quante volte va in bagno, al giorno?”“No, senta, scusi, ma addirittura dirle quante volte vado di corpo questo no…” “Ma è importantissimo, per me, saperlo! Se lei, per esempio, è stitico e frequenta il bagno in maniera “pesante” solo un paio di volte la settimana, allora le posso dare uno scovolino con setole sintetiche a durata limitata, tanto l’uso è davvero esiguo nel tempo. Se invece lei è un assiduo frequentatore, putacaso un paio di volte al giorno, allora la mia scelta cade su uno scovolino con setole animali, più resistenti. Che so? Peli di facocero trattate alla resina epossidica, aghi di istrice rivestiti di poliuretano…”“Una. Ci vado una volta al giorno”“Oh, visto? Non era difficile. Mangia piccante?”“No, soffro di ulcera”“Ah-ah, abbiamo delle patologie!”“Ma che patologie e patologie, è solo ulcera”“In questo caso le devo dare lo scovolino auto-igienizzante a ioni attivi, che spazza via dal suo water ogni residuo di batteri e scorie che possano trasmettersi ad altri componenti della famiglia o, eventualmente, amici in visita”“Senta, ma lei fa il ferramenta o il farmacista?” “Eh, caro signore, le dirò… se avessi potuto continuare gli studi ed iscrivermi all’università probabilmente avrei fatto filosofia…” “Non avevo dubbi” “Come mai?” “Uno che parla di culo e scovolini con tanta leggerezza non poteva fare che il filosofo…”“Mi sembra di cogliere una leggera nota ironica nelle sue parole…” “Noooooooooooooooooooooo… si figuri! Parlo sul serio. Insomma, questo scovolino ora me lo da o no?”“Ora? Adesso? Subito?”“E sennò quando, scusi?” “Beh, ma per il suo scovolino ci vuole minimo una settimana!”“Una sett… Ma le pare che posso aspettare una settimana andando a cagare senza lo scovolino, mi scusi???”“Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee quante storie! Cosa dovevano dire, allora, i nostri avi, che dovevano farla nei prati, pulendosi le regali terga con le foglie di vite?”“Ma i tempi son cambiati, adesso, però!” “Appunto! Vuole uno scovolino in graziadiddio? Ci vuole una settimana, minimo”“… è la sua ultima parola?”“Ultima”“Perfetto. Lei dove abita?”“In… che… senso?” “Beh, non avendo uno scovolino a casa mia e non volendo lasciare quegli orribili residui di batteri nel water, rischiando così l’incolumità della mia famiglia nonché quella degli amici in visita, non mi resta altro da fare che venire a “depositare” nel bagno di casa sua!”

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“Beh, adesso…” “E considerato che ho moglie e tre figli, credo che il suo bagno sarà notevolmente frequentato”“Questo in plastica bianca col manico lunghezza media, prezzo euro 5,00 le può andare bene?”“Perfetto!”“E di questo ordine, allora, che ne facciamo?” “Se lo ficchi su per il…”“Stracciato!”

Dliiin Dlooooooooooooooooon…

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Book fotografico

Dlin Dlon... “Buongiorno Signora, in cosa posso esserle utile?”“Buongiorno, vorrei fare un book fotografico”“Il soggetto è lei?” “Sì” “ ... uhm ... E posso chiederle che uso deve farne? Sa, per capire il genere di foto” “Mah, guardi... niente di che, vorrei solo delle belle foto da pubblicare su FaceBook” “... FaceBook?” “Sì, questa comunità virtuale... questo sito pieno di pagine personali dove ognuno pubblica le foto migliori che ha e in cui tutti sembrano fighissimi, ha presente?” “Credo di sì” ...“Scusi, allora questo book me lo fa o no?” “Per farglielo glielo faccio di sicuro, ma non garantisco il risultato” “Che significa, scusi?” “Lei ha detto che vuole delle belle foto...” “Infatti” “Beh, per avere delle belle foto ci vuole anche un bel soggetto” “Non capisco” “Ah-ehm... niente di personale, guardi, però nel suo caso è già tanto se le foto vengono passabili...” “Scusi, eh? Magari è lei che non sa fare il suo lavoro. A me hanno sempre detto che con trucco e parrucco anche un cesso viene figo...” “Verissimo, ma dipende dal cesso. Se mi porta un cesso usato, scrostato, pieno di calcare, vec-chio modello e pure senza optionals, sfido persino Michelangelo in persona a farne un’opera d’arte” “Sta forse dicendo che sono un po’ passatella, rugosetta, sformata e poco attraente?” “Per carità, non mi permetterei mai, dico solo che con lei ci vorrebbe un miracolo!” ...“Nemmeno una a figura intera?” “Mi spiace, ne va del buon nome dello studio, lei mi capirà...” “Mezzobusto?” “La prego...” “Fate fototessera?” “Macchina rotta” ...“Ok, proverò con l’autoscatto”. “Ottimo. E se ha una nipote figa la mandi pure da noi, mi raccomando!” “Certamente. Buongiorno” “Buongiorno” Dlin Dlon...

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Segretarie

“Ti dico che è già da un pezzo che è in bagno…” “Ma quanto sarà, all’incirca?” “Più di cinque minuti tutti…” “E vabbè, non mi sembra il caso di agitarsi per cinque minuti, no? Starà facendo… insomma, ognuno ha i suoi tempi” “E se fosse morto?” “Ma dai, su! Non saltare a conclusioni affrettate…” “Io busso” “Scusa, prima prova a vedere se si apre la porta, no?” clac clac “Questa è chiusa. Provo a bussare” toc toc toc… “Niente. Prova con l’altra” clac clac “Anche questa è chiusa…” toc toc toc… “Direttore, è lì?” “Niente, non risponde. Te l’ho detto, per me è morto. Di solito è così veloce…” “Ma tu che ne sai, scusa? Gli cronometri le pisciate?” “No, però sono mesi che sono la sua assistente personale, conosco le sue abitudini e ti posso dire con certezza che se deve fare qualcosa di… come dire, corposo, preferisce aspettare e andare a casa sua, nel suo bagno…” “Accipicchia, quanto sei informata” “Eh, beh… te l’ho detto, sono mesi che lavoro al suo fianco, certe cose le so” “… quindi adesso che si fa?” “Non lo so. Sfondiamo la porta? Chiamiamo i vigili del fuoco? Un fabbro?” “A me lo domandi? Sei tu la sua assistente personale” “Sì, ma se è morto è morto anche per te, mica solo per me, quindi aiutami” “Aiutami? Così adesso io dovrei aiutarti! Com’è che quando avevo bisogno io, hai sempre evitato di darmi una mano?” “Scusa, ma cosa intendi dire?” “Intendo dire che quando ho chiesto un aumento, tu mi hai detto che non era il momento adatto per fare certe richieste e poi ho scoperto che l’aveva dato a te!” “Quello è solo un episodio…” “E quella volta che ti ho dato l’idea del plastificatore che rilega e fascicola i dossier? L’hai spacciata come una tua idea e hai avuto il premio produzione a fine anno. Ma quella era una mia idea!” “Senti, non mi sembra il caso di stare a cincischiare su queste cose davanti alla morte…” “Ma no, non sia mai! Secondo te quand’è il momento giusto? E comunque sappi che col nuo-vo direttore non avrai vita facile…” “Passiamo alle minacce? Non credere di riuscire a farmi le scarpe, carina…” “No, no, tesoro, sei tu che non capisci… avevo già cominciato a farmi furba, cosa credi? O

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pensavi che sarei stata buona buona al mio posto senza reagire?” “Cosa intendi dire?” “Intendo dire che avevo una relazione col direttore!” “Anche tu?” “Eh? … come sarebbe a di…” “Brutta puttanella, ecco con chi si vedeva quando non veniva da me!” “Da te? Aveva una relazione anche con te?” “Certo, bellezza! Come pensi che abbia fatto ad ottenere tutto quello che ho ottenuto? Quan-do sono entrata qui dentro non sapevo manco da che parte si apriva un block-notes” “Però le gambe hai sempre saputo come aprirle, vero?” “In guerra e in affari tutto è lecito. Se sono più sveglia di te prenditela solo con te stessa” “A prescindere che non conosci nemmeno i proverbi, si dice “In guerra e in amore tutto è lecito”, capra!” “Amore? Perché, qui si parla di amore? Dimmi, tu ne eri forse innamorata?” “Io? Ma sei matta? Di uno cosi, poi. Sempre sudato, con l’alito pesante… A volte era veramen-te uno strazio stargli vicino, ma volevo diventare la sua nuova assistente e vederti strisciare…” “Invece adesso è morto, contenta? Dobbiamo fare qualcosa, chiamare qualcuno…”

tric trac gneeeeeec

“Bene, eccole qui le due sanguisughe, le giovani zoccoline con cui mio marito si divertiva…” “… ommioddio, signora… no, guardi… non è vero niente, son cose che si dicono…” “… nei momenti di panico, vede… Suo marito, ecco… noi crediamo che…” “Che sia morto, ho sentito” “Ma lei, mi scusi, perché non ha risposto, prima, quando abbiamo bussato” “Perché ero in un momento… “topico” e speravo che non rispondendo mi avreste lasciato in pace” “Ma così noi abbiamo creduto…” “… giustamente, vede… che suo marito, il direttore…” “… fosse morto” “Beh, anche se così fosse non sarebbe una gran perdita” “Come dice?” “Ma sì, cosa credete? Voi ci andavate a letto per far carriera, chi in un modo chi in un altro, ma io, io sono l’unica che è riuscito a sposarlo, a farsi mantenere, a fargli firmare un contratto prematrimoniale plurimilionario” “Siamo due dilettanti” “Due stupide” “La prego, ci aiuti a capire: in cosa abbiamo sbagliato?” “Sì, ci dia qualche consiglio. Per il futuro…” “Non so, non credo siate in grado di imparare. Ci si nasce, con certi talenti. Il talento di im-brigliare un uomo, di abbindolarlo, di portarlo sia all’estasi che nell’abisso più nero. Ci vuole predisposizione d’animo. E poi, cosa credete? Anche io mi sono presa le mie piccole soddisfa-zioni”

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“In che senso?” “Anche lei lo…” “Tradiva? Certo, che diamine, ma sono sempre stata molto accorta, molto prudente. Tenevo un’agenda dei suoi appuntamenti, una tabella con le tempistiche di spostamento, le mappe dei tragitti… Ogni volta mi organizzavo in modo da non essere scoperta. Il giardiniere è stato il primo; un angelo biondo con due spalle così, sempre abbronzato, muscoloso... Poi è venuto il mobiliere: abbiamo cambiato arredamento più volte noi che uno show room. Poi l’autista. Prima portava lui in ufficio e poi tornava da me. E via via tutti gli altri” “Ma noi… credevamo che lei fosse… sì, insomma, sembrava che l’amasse” “Sul serio! Una coppia invidiabile” “Amarlo? Ah ah ah ah ah… Dovevo fingere. Per contratto. Vedete, sul contratto c’è una clausola che dice che se l’avessi tradito avrei perso tutti i benefici acquisiti col matrimonio e lui avrebbe potuto chiedere il divorzio senza che da parte mia vi fosse la minima richiesta di denaro. Ma adesso che lui è morto…”

tric tracgneeeeeec

“Siete licenziate. Tutte e tre”

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Tecnologia & Co.

“Benvenuti a questa nuova puntata di “La tecnologia ci prende per il culo?” Oggi abbiamo in studio l’inventore del Test di Turing, ovvero il signor Turing. Signor Turing, come le è venuto in mente di creare un test per capire se una macchina sia in grado di pensare in maniera autonoma e, quindi, di sostituirsi all’uomo? ”

“La ringrazio per la domanda. Vede, può succedere, ultimamente, che vengano portate a termine registrazioni da parte di software automatizzati, che potrebbero, per esempio, registrare migliaia di nuovi indirizzi email al giorno che poi utilizzano per inviare quelle che noi chiamiamo mail “spam”. Il mio test presuppone che le immagini distorte che dobbiamo copiare quando, per esempio, ci dobbiamo registrare su un sito, impediscano, appunto, un riconoscimento in automatico da parte di un software”

“Signor Turing, lei ci parla di immagini distorte: ci può spiegare precisamente come funziona questo test?”

“La ringrazio per la domanda. Per chi non lo sapesse, il mio test si prefigge di capire se una macchina sia in grado di pensare. A questo proposito ho ideato le immagini CAPTCHA, il cui acronimo significa: Come? Accidenti! Peddavero? Tienimi! Che? Hai che? Anvedi! Solo che sic-come in italiano non aveva la stessa forza che in inglese, ho deciso di tradurlo in: Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart, perché anche questa è una tattica per fuorviare la macchina e fargli credere una cosa anziché un’altra. Sono, appun-to, le immagini distorte di cui parla lei”

“Macchine pensanti! Penso che il solo pensiero che le macchine possano pensare è alquanto inquietante... Pensi: quando le è capitato di pensare che le macchine stessero pensando autono-mamente?”

“La ringrazio per la domanda. Il primo sentore che le macchine stessero pensando autonoma-mente lo ebbi quella volta in cui il tostapane in cui avevo inserito una fetta di pane bianco mi restituì una fetta di pane ai cereali, imburrata e marmellata con il mio gusto preferito, frutti di bosco e cannella, gusto peraltro introvabile”

“Un episodio eccezionale! Cioè, a chi non piacerebbe avere delle macchine che riescono a risolvere da sè dei problemi di ordinaria amministrazione?”

“La ringrazio per la domanda. E’ vero, piacerebbe a tutti, ma non ho finito di dirle com’è an-data. Il tostapane, dopo avermi restituito la fettina di pane, l’ha incenerita con un raggio laser che ha diviso in due il tavolo con ripiano in granito spesso 8 centimetri ed è fuggito, poi, dalla porticina basculante che il mio gatto usa per uscire in giardino. Mi reputo fortunato a non aver riportato conseguenze”

“Diamine, la questione si fa seria. Ma qui, allora, non si parla di macchine tipo computer, bensì di

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macchinari che tutti, più o meno, abbiamo in casa o di cui usufruiamo quotidianamente, giusto?”

“La ringrazio per la domanda. In effetti un altro sintomo che le cose stessero prendendo una piega diversa lo ebbi quella volta che andai a prelevare. Avevo digitato tutto correttamente ma la macchina mi erogò delle banconote da 50 petrodollari sul cui sfondo campeggiava un primo piano di Paperino col dito medio alzato, e quando richiesi la ricevuta sentii distin-tamente provenire dal bancomat una risata sarcastica. Sul cedolino lessi la scritta: sei un pezzente”

“Beh, ma questi, però, se mi permette, sono episodi isolati. Non crede ci vogliano delle prove più concrete per poter affermare con certezza che le macchine stiano prendendo il sopravvento?” “La ringrazio per la domanda. Effettivamente anche io all’inizio ho pensato che si trattasse di episodi sporadici e casuali, ma... la prova che le macchine stavano DAVVERO ragionando au-tonomamente l’ho avuta quella volta in cui mia figlia diciottenne e neopatentata parcheggiò un mercedes station vagon nello spazio in cui avrebbe potuto starci sì e no una Smart, senza procurare il minimo graffio alla vettura”

“Lei sta dipingendo un panorama agghiacciante! Mentre è plausibilissimo pensare ad una bancomat che emette Petrodollari al posto di euro, è assolutamente impossibile pensare che una neopatentata riesca a fare ciò che ha fatto sua figlia...”

“La ringrazio per la domanda. A...”

“Guardi che non era una domanda...” “Ah no?” “La ringrazio per la domanda. Per terminare quest’intervista, le chiedo un’ultima cosa: secondo Lei, questo CAPTCHA può essere la tecnologia che tutti stavamo aspettando, ovvero il meccani-smo che ci aiuta a capire quando sono le macchine ad intervenire al posto dell’essere umano?” “La ringrazio per la domanda. Se il mio PC mi restituisse il CD in cui ho registrato tutti i miei dati, oltreché il criceto, il cane bassotto e la mia collezione di bottiglie mignon di liquori asiati-ci, credo proprio di sì...”

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Il mattino ha loro in bocca

“Il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca…” “Jake?” “Sì, Wendy?” “Mi sa che questo testo è sbagliato” “Quale, Wendy?” “Questo, il tuo. Questo qui nella macchina da scrivere” “Sbagliato, Wendy? E perché, di grazia?” “Non so… sei sicuro che volevi scrivere “loro”?” “Sicurissimo, Wendy” “Eppure è strano. Secondo me il significato non è giusto. Chi sarebbero, “loro”?” “Non lo so, Wendy, potrebbero essere chiunque, o qualunque cosa” “Sì, capisco, Jake, ma cosa?” “Te lo ripeto, Wendy, non lo so. Wurstel?” “Scusa, Jake, ma ti pare che il mattino mangi i wurstel?” “In effetti sono un po’ pesantucci. Forse sono gli Abbracci del Mulino Bianco…” “Ma no, non credo. E penso non siano neanche i PanDiStelle” “Giusto, Wendy, quelli van bene la sera. Vediamo… e se fossero uova e bacon?” “Colazione tipicamente anglosassone, Jake. Qui, però, siamo in Colorado” “Vero anche questo. Magari non è cibo, magari è qualcos’altro. Che ne so, una frase, un pro-verbio, una metafora” “Tipo?” “Wendy, non lo so… non essere così insistente…” “Beh, no, Jake, scusa, quando fai il volubile mi fai incazzare… Fammi un esempio, no? Cosa ti costa?” “Va bene, Wendy, proverò a farti un esempio. Il mattino ha i sogni in bocca. Ecco. Così ti garba?” “Ma dai, Jake, stai scherzando! Che diamine significa che il mattino ha i sogni in bocca? E’ un esempio senza senso, scusa…” “Wendy, è il primo che m’è venuto in mente!” “Beh, è un esempio stupido, Jake. Adesso capisco perché ultimamente non riesci a scrivere, hai veramente delle idee banali!” “Wendy, per favore… non ricominciare…” “Ah, sono io che ricomincio? Tu scrivi cazzate e sono io che ricomincio. Siamo qui, in un hotel sperduto sulle montagne del Colorado, tutto quello che sai scrivere è “Il mattino ha loro in bocca” e non riesci nemmeno a motivarmi chi sono “loro”!” “Ok, ci riprovo… Ah-ehm, allora… Il mattino ha i fiori in bocca” “E dove siamo, nella reclame del Colgate?” “Ci sto provando, Wendy, abbi pazienza… Il mattino ha i saluti in bocca” “I saluti. Cos’è, un piccione viaggiatore?”

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“Cristo, Wendy, dammi tregua… Anche “I fratelli Karamazov” non è stato scritto in un giorno” “E difatti non l’hai scritto tu” “Wendy, ho l’impressione che tu non abbia fiducia in me” “Non è un’impressione, Jake, è la realtà! Ribadisco il concetto, secondo me hai sbagliato a scrivere la frase di partenza” “Ti dico di no, Wendy. Ne sono sicurissimo, la frase è giusta” “Allora dimmi chi sono loro” “Sono… i voli radenti di uccelli rapaci nel pigro migrare verso lidi migliori” “… Vabbè, io vado a fare le valigie” “Che cos’ho detto di male, stavolta?” “Cosa? Jake! “voli radenti di uccelli rapaci nel pigro migrare verso lidi migliori”: ma neanche tuo figlio che vede la gente morta potrebbe mai scrivere una frase simile. Non c’è metrica, non c’è ritmo, non c’è poesia. E’ un putpourri di parole messe a casaccio!” “Wendy, ti prego… così su due piedi è la cosa migliore che m’è venuta” “Ma Jake… almeno prova a cambiare la frase, no? Che so? Mettici… il mattino ha le fresie in bocca. Così almeno è più poetico” “Fresie? Cosa sono le fresie, Wendy?” “Fiori, Jake. Sono fiori. Vabbé, sei proprio senza speranza” “Eh, no, Wendy… adesso basta” “Jake… che ti succede? … Perché mi guardi così? Non credere di farmi paura, sai? Metti giù quell’ascia… ricordati che sono cintura nera di karate e istruttrice di arti marziali, oltreché di Thai Chi…” “Adesso basta, Wendy… mi dai dell’incompetente e io zitto. Mi dici che scrivo cose banali, e io mando giù. Metti in dubbio la mia professionalità e non batto ciglio. Ma arrivare a dirmi che sono senza speranza… da te che sei mia moglie, Wendy! La luce dei miei occhi…” “… Jake… fermati! Hai ragione tu, la frase è bellissima. I “voli radenti di uccelli rapaci nel pigro migrare verso lidi migliori” è la frase più bella che abbia mai letto… Nemmeno Quasimodo avrebbe saputo fare meglio… Nemmeno Oscar Wilde avrebbe potuto creare un aforisma più efficace… Nemmeno il signor Perugina, nei suoi Baci, avrebbe potuto inserire frase più poetica… JAKE!!!!” … … … “Il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca, il mattino ha loro in bocca… Il mat-tino ha… l’oro in bocca! Wendy, avevi ragione! Stavo scrivendo la frase sbagliata! Wendy? …Wendy? …”

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Al buio

“Stasera ho un incontro al buio”“Cavoli! E come farai a capire di essere nel posto giusto?” “In che senso?” “Beh, al buio è un po’ difficile orientarsi...” “Michela... al buio inteso che andrò a cena con uno che non conosco!”“E ti fidi? Io avrei paura!”“Beh, guarda, ultimamente sono più i casi di omicidio fra familiari che tra estranei. Bisogne-rebbe aver più paura di andare a pranzo dai genitori la domenica...”“Beh, non divagare. Chi è, questo buio?” “Uno che ho conosciuto su internet” “Ma dai!!! Su internet? E come hai fatto?”“Mi sono iscritta ad uno di quei siti dove puoi trovare l’anima gemella”“Ossignùr, una sorta di agenzia matrimoniale online? E ti fidi?”“Beh, intanto ci esco, poi si vedrà. E comunque ci siamo scambiati un sacco di messaggi, prima”“Dai, racconta, racconta.” “Allora, innanzitutto ti devi scegliere un nickname e una password”“Cos’è?” “Il nickname è un nome di fantasia, qualcosa che ti renda unica, accattivante”“Uhm. Per esempio?” “Mah, non so... fragolinasucculenta, oppure profumoselvaggio, o anche vellutoecatene”“Ah. E questi sono nomi che acchiappano?” “Boh, non lo so, era per farti un esempio”“E tu che nicneim hai scelto?”“Ghiacciobollente”“Ghiacciobollente? Tu ghiacciobollente? Una che va a letto con le moffole e i pedalini? Una che legge ancora gli Harmony? Una che ancor prima della sigla di “Un posto al sole” ha già la bolla al naso e la palpebra a mezz’asta?”“Vabbè, ma la gente questo non lo sa, quindi posso anche millantare un pochino” “Contenta tu. Per curiosità, che nicneim ha questo fantomatico buio?”“Qualcosa come bsbsndbsza”“Eh?”“Grbsdbszza”“Non ho capito” “Grandemazza”“... Buhauhauahuah... GRANDEMAZZA? Andiamo bene, il festival della sincerità, eh?” “Beh, ma mica ci esco per quello, io” “Ma nooooooooooooooooooooo... non mi dire. E per cosa, allora?”“Se proprio lo vuoi sapere, è un uomo romantico...” “Grandemazza?” “Solare e allegro...” “Sempre Grandemazza?” “... mi manda sempre poesie e rose virtuali”

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“Nietnemeno. E dove vi vedrete?”“Fuori dall’Esselunga di Viale Papiniano”“Esageratamente romantico, in effetti”“E’ perché almeno lì c’è gente e se non dovesse piacermi almeno ho la scusa che devo fare la spesa”“Capisco. Quanti anni ha?”“Dice che è sulla quarantina”“Sulla? O ben oltre? Magari vicino alla cinquantina”“Beh, ne ho già 44 anche io, non è che posso pretendere molto, eh?” “Che lavoro fa?”“Ma questo cos’è, un terzo grado?” “Mi parli di un mezzo meraviglioso per trovare l’anima gemella, magari può interessarmi, no?”“... uhm... mi pare che faccia l’avvocato”“Ti pare o ne sei sicura?” “Mi ha detto di aver a che fare con la legge”“Certo. Anche i detenuti” “Ti pare che sia un detenuto? Se ci incontriamo davanti al super vuol dire che non lo è” “Magari è fuori per buona condotta oppure è agli arresti domiciliari”“Sempre la solita pessimista”“Realista, non pessimista”“Sarà” “Vi siete scambiati una foto?”“Sì, io gli ho mandato quella che ho fatto a Ibiza, quella dove indosso il bikini giallo”“Giulia, lì avevi venticinque anni!” “Ti sembro molto cambiata?”“No, ma va, figurati, non ti riconosce più nemmeno tua madre!”“Sciocchezze” “E lui? Ti ha mandato la foto?” “Sì, ma si vede solo da dietro, a torso nudo”“Vediamo?”“Eccolo qui. Non è carino? Guarda il tatuaggio qui, sul collo...” “Giulia...” “Sì?” “Questo tatuaggio lo conosco” “Cos... che intendi dire?” “Intendo dire che so chi è” “Lo conosci? Cavoli, allora puoi dirmi se c’è da fidarsi o meno”“Fidarsi? Beh, che ha a che fare con la legge è vero...” “Visto? E tu subito a pensar male”“Già. E’ il figlio del questore” “Ma pensa! Ci ho quasi preso!” “Ed ha 15 anni”“...”“...”“Ti serve qualcosa al super?”

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Prevenzione

“Salve, mi scusi, ehm... vorrei un collutorio per gengive delicate, una confezione di fazzoletti balsamici e una confezione di pscvrscv...”“Di che?”“Un collutorio per gengive delicate...”“E fin qui ci siamo”“ ... ehm... fazzoletti balsamici...”“E anche questo l’avevo capito”“E... una confezione di presvsfsivi”“Eeeeh?”“Preservativi”“Perché sussurra, scusi? Ha detto preservativi?”“Sssssssh.... non c’è bisogno che lo sappiano tutti!”“Non vedo cosa ci sia da vergognarsi”“Beh, saranno fatti miei, no?”“Guardi, forse le sembrerà strano, ma siamo venuti tutti al mondo dopo una scopata, sa?”“Non ho bisogno di una lezione di biologia per saperlo”“Se lo dice lei... Come li vuole?”“Cosa?”“I PRESERVATIVI”“Già, sì, sì, certo... mah, non lo so... Normali, credo”“Cosa intende per normali? Ho capito, le faccio vedere le confezioni”“Ma no, non si disturbi, me ne dia una confezione normale, no?”“Eh, già... magari lei ha bisogno di una misura particolare, oppure la sua partner è esigente...Facile dire normale. Non siamo mica tutti uguali, sa?”“Oh, ma oggi cos’è, la giornata dell’educazione sessuale?”“In effetti a me pare che lei sia un po’ digiuno di informazioni”“Ok, va bene, mi dia questi qui”“Ritardanti?”“Ritard... no, certo che no! Non ne ho bisogno!”“Allora quali?”“Questi qui arancioni. L’arancio è un colore positivo, solare”“Verissimo, peccato che questi siano una misura da superdotato, vede? “Hai il pene elefanti-no? Questi preservativi ti calzeranno a pennello, senza fare una piega”. Lei ha il pene elefanti-no?”“No... credo proprio di no”“Grosso?”“... nno”“Mediamente grosso?”“... mediamente, ecco”“Mediamente cosa?”“Mediamente nella media. Normodotato! Insomma, quante domande, cosa vuole che ne sappia? Non l’ho mai misurato!”

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“Sì, come no! Tutti i ragazzi fanno a gara coi propri amici misurandosi il pene per vedere chi ce l’ha più grosso”“Senta, potremmo evitare questi discorsi? Grazie! ... Ma guarda te uno cosa deve sopportare solo per farsi una scopata!”“Lo faccio per lei. Metta che la sua fidanzata abbia bisogno... che so, di uno stimolante?”“Non è la mia fidanzata, è una che ho conosciuto ieri sera in un pub”“Accipicchia, quanta fretta”“Senta, in giro si parla tanto di prevenzione, di AIDS, malattie sessualmente trasmissibili, dovrebbe essere contento che cerco almeno di tutelarmi, no?”“Contento io? E’ che sono proprio cambiati i tempi... quando ero giovane io si cercava di cono-scerla un po’, una donna, prima di...”“Ehi, Doc... finché si tratta di consigli sui preservativi posso ancora tollerare, però che mi si venga anche a fare la morale, questo no!”“Allora faccia come le pare. Una confezione da tre va bene?”“Già che ci siamo faccia da dodici”“Alla faccia dell’ottimismo...”“E già che ci siamo un bel ricostituente”“Le bastano 10 flaconcini da 15 ml o devo darle la confezione maxi?”“Guardi, sa cosa le dico? Voglio essere onesto con lei... in realtà non devo vedere nessuna, è una scusa che mi sono inventato per non dover confessare che i preservativi li compro per masturbarmi”“Come mai?”“Perché ho una tremenda dermatite alle mani e non vorrei attaccarmi qualcosa ai genitali”“Dermatite? Da quanto tempo ne è affetto?”“Da un quarto d’ora circa, cioè da quando sono entrato in questa farmacia per comprare dei preservativi!!!! Porca puzzola, ma è così difficile per lei vendermi una confezione di preserva-tivi? Capirei se le avessi chiesto una pistola, o della droga! Pago anche, sa? Guardi, questo è il mio portafoglio e queste sono banconote ancora in corso legale, almeno finché non invec-chieremo assieme nella speranza che lei mi venda quei dannati preservativi!! Pensi, magari torneremo alle vecchie lire...”“Giovanotto, scusi...”“Nonna, non ho ancora finito, aspetti il suo turno”“No, senta giovanotto, per quanto riguarda i preservativi...”“Cos’è, anche lei ha dei consigli da darmi?”“No, no, ci mancherebbe. Volevo solo segnalarle che al supermercato qui di fronte hanno i preservativi in offerta, 24 al prezzo di 12, e sono anche colorati e aromatizzati. Mora, ribes, arancia, menta piperita. Ecco, se li compra, però, eviti quella alla menta piperita perché hanno un effetto balsamico e lasciano una certa frescura alle parti basse. Non so lei, magari ne è anche contento, però a me si addormenta tutto l’ambaradan e poi non mi diverto più. Inoltre, già che c’è, se ha intenzione di darci dentro come ho intuito dai suoi discorsi, le consiglio anche di acquistare un buon lubrificante, perché dopo cinque / sei ore di su e giù si rischia un po’ di attrito. Mi raccomando anche di non tralasciare i preliminari, perché se la sua compa-gna è un po’ timida c’è bisogno di tempo per farla arrivare a temperatura. Certe donne sono un po’ come i diesel, hanno bisogno di tempo per scaldarsi, però poi van via come un treno!

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Quando è dentro di lei, poi, ci metta enfasi, dia delle belle spinte, lavori molto di lombi, non lesini i colpi! Ci sono donne a cui piace essere sbattute per benino. E non faccia come fanno tanti che se ne stanno zitti e li senti ansimare che non sai mai se stanno avendo un infarto o se si divertono: dica qualcosa! Ci dia dentro con le parolacce, con gli appellativi... alla donna piace anche essere maltrattata, presa con la forza. Lei la mette alla pecorina, tenendola per i capelli e vedrà come le torna il sorriso! Ce li ha un po’ di giochetti sessuali? Beh, se non li ha se ne procuri un po’... qualche vibratore, un ovettino stimolante, un paio di manette e una tutina in latex. Beh, ora vada, su, che devo fare i miei acquisti”“...”“Giovanotto, sta bene?”“Eh? Ah... Sì, sì... certo. Vado, grazie...”“Ma figurati, non c’è di che”

Dlin dlooon...

“Allora signora Rita, cosa le dò oggi?”“Una bottiglia di Soluzione Schoum e i Tena Lady”

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Ringraziamento

Bentornati al consueto appuntamento con gli usi, i costumi, le ricette e i proverbi del mondo. Oggi, in occasione della festa del ringraziamento che si festeggia nel sud della Cappadocia, impareremo a cucinare lo struzzo agli aromi. Come ben sapete, lo struzzo è stato importato in Cappadocia dagli australiani, tramite spedizione DHL - tutto in 24ore, quindi di primo acchito si potrebbe pensare che lo struzzo non sia propriamente un cibo (come dite? Lo so che è un animale, ma qui stiamo parlando di cucina, quindi le tematiche di tipo etico-morali le affronteremo in separata sede) tipico della cappadocia, ma il simpatico volatile si è subito trovato a suo agio tra i cappadociani tanto che non se n’è più andato. Il motivo? Semplice: lo struzzo non vola, quindi non può migrare. Prima di cominciare, tenete gli ingredienti a portata di mano: un chilometro circa di pancetta stesa con cui arrotolare lo struzzo una volta farcito e, per il ripieno (Ancora? Che c’è? Come non vi avevo detto che si doveva farcire? Beh, ve lo dico adesso, no? Prima o dopo che differenza fa? Pignoli... No, non servono i pinoli, ho detto pignoli... vabbé), dicevo, per il ripieno servirà un chiletto abbondante di parmigiano reggiano, (Ommadonna, se gh’è, ‘ncamò? Sì, parmigiano. Come sarebbe a dire “che c’azzecca il parmigiano con lo struzzo?” Siete voi gli chef? No, appunto, quindi lasciatemi lavorare) pane grattugiato, meglio se toscano perché senza sale, sennò vi viene l’ipertensione, panna, burro, lardo, strutto (Oooooooooooohssignùr, ancora? E’ colpa mia se avete il colesterolo alto? Mettete della margarina, no?) e, per finire, della mentuccia (Shhhhh! Zitti! Silenzio! Non voglio più sentir volare una mosca, ok???), che toglie il sapore di “freschino” alla carne di struzzo, che notoriamente sa un po’ di selvatico. Passiamo ora alla prepar... (Cosa avevo detto? Cos’ho appena detto? Non volevo sentir volare cosa? Gli aromi? In che senso? Sì, so che la ricetta prevede gli aromi, ma stamane al super non li ho trovati, ecco perché si fa lo struzzo ripieno, sapientoni!) ... azione dello struzzo. Prendete una leccarda e imburratela, pannatela, struttatela e lardatela a dovere o, se avete optato per la margarina, margarinatela tutta e adagiatevicisitivi il corpicino esangue dell... (Cosa c’è, cosa c’è adesso, perché piange lei? Certo che è morto, o pensava che lo struzzo ci entrasse di sua sponte nel forno? Pensi, questo qui s’è anche candidato per la trasmissione, a momenti si offendeva se non sceglievo lui, contenta?) ...o struzzo e, dopo aver divaricato la zona ano-rettale EMMO’ ABBASTA, PERO’, INTERROMPERE, ECCHECCAZZO! SON QUI PER PERDERE TEMPO? VI SEMBRA FORSE CHE SON QUI A MENARE IL TORRONE O COSA? VA’ CHE I SOLDI IO MICA LI GRATTO GIU’ DAI MURI, EH? E COMUNQUE MI SONO ROTTO GLI ZEBEDEI, FINITEVELA VOI ‘STA CAZZO DI RICETTA DEI MIEI COGLIONI, TOH, CIAPA SU E PORTA A CA’. ... ... Vi lascio col proverbio del giorno: “Chef coi coglioni trifolati, meglio non contraddirlo specie se ha in mano la mannaia”. Alla prossima. ‘nculo...

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Servizio Regali ad hoc

Telespettatori, amici, inconcludenti e claudicanti, parte, da oggi - e precisamente tra dieci ... nove ... otto ... sette ... sei ... cinque ... quattro ... tre ... due ... uno ... ORA! - il nuovo servizio che vi aiuta a trovare il regalo giusto da fare alla persona giusta al momento giusto.Un regalo Giusto è estremamente difficile da trovare ma è altrettanto difficile farlo indovinan-do i gusti e i desideri della persona a cui volete donarlo.Qui di seguito pubblichiamo alcune testimonianze di persone che si sono rivolte al nostro centralino e a cui la nostra equipe di esperti ha sbrogliato matasse ingarbugliate e intricate.Il servizio è attivo 23 ore su 24 perché in quell’ora il nostro team gradirebbe almeno trombare senza essere disturbato. Quindi scriveteci le vostre esigenze e noi troveremo il regalo più adatto alla persona che amate!

Cosimo Annichiarico - Barcellona (ME)“Gentile Signor Equipe, c’ho la moglie che mi spacca la minchia perché mi scordo sempre il nostro anniversario. Siccome anche mò che siamo sposati da 25 anni ancora non me lo tengo in capo, potrebbe suggerirmicisivi un regalo da tenere a portata di mano da estrapolare quando lei comin-cia le invettive accusando la mia persona di avermelo di nuovo dimenticato?Arringrazio e saluto assai”

Gentile Signor Cosimo,non sono il signor Equipe bensì faccio parte di un’equipe di professionisti che nulla hanno a che vedere, però, con l’Equipe 84 e Maurizio Vandelli. Ma veniamo al suo annoso problema: il regalo più adatto per sua moglie è un calendario di dodici mesi in cui, per ogni mese ed ogni giorno del mese, esista solamente la data del vostro matrimonio. Certo, in questo modo potreste rischiare di perdervi un sacco di altre ricorrenze come il compleanno di vostro figlio, Natale, l’anniversario della morte del maialino domestico, Pasqua e via discorrendo, ma vuol mettere il piacere di veder scorrere sincere lacrime di gioia dagli occhi di sua moglie e quello di averglielo finalmente messo nel culo?Auguri!

Genuflessa Hilton - Roncofreddo (FC)“Gentile Signor Equipe,il mio fidanzato è cuspide Bilancia - Scorpione e nel suo tema natale Giove è retrogrado rispetto l’ottava casa e in opposizione a Lilith, senza contare che Venere e Saturno fanno a cazzotti in trigono rispetto a Mercurio che, invece, è neutro. Con un cielo così complicato cosa mi consiglia di regalargli, al suo compleanno?Grazie, GH”

Gentile Genuflessa,come già detto prima, io non sono il signor Equipe ma faccio parte dei un’Equipe. Ora, per passare alla sua richiesta, credo che potrebbe regalare all suo fidanzato un simpatico puzzle

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tridimensionale a forma di Planetario, in scala 1:1 dentro il quale, poi, rinchiudervi e cercare di cambiare da soli, senza l’ausilio di un astrologo, il tema natale della sua dolce metà. In alterna-tiva potrebbe regalargli un arricciacapelli in bachelite rosa e fucsia che ben si addice a tutte le cuspidi Bilancia - Scorpione.Auguri!

Norina Cicerchia - Arenzano (GE)“Buongiorno sor Equipe,la mia orchidea selvaggia a breve compirà un anno e mi piacerebbe fargli un regalo. Tenga conto che è bianca con striature violette e che, di norma, getta solo 5 fiori l’anno. Inoltre, essendo io ge-novese, quindi assai parsimoniosa, gradirei avere un consiglio su come produrre da sola il regalo che mi consiglierà.Resto in trepidante attesa e la saluto con parsimoniosa gratitudine”

Gentile signora Norina,posso chiedervi cosa vi fumate tutti quanti? Non sono il signor Equipe, non esiste nessun si-gnore Equipe, l’Equipe di CUI FACCIO PARTE è solamente un gruppo di persone che, assieme, trovano l’idea giusta per il regalo giusto al momento giusto. Ma veniamo alla sua orchidea selvaggia che niente ha a che vedere con Mickey Rourke, giusto? Mi chiede un regalo fai da te: beh, cosa c’è di meglio di un bel mastello di concime naturale? Naturalmente dovrà comin-ciare da adesso per riuscire a mettere dà parte il composto concimatorio. A questo proposito le consiglio di tenere, di fianco al cesso di casa sua, un bel mastello in acciaio temperato in cui provvederà a versare le sue deiezioni quotidiane. Se lei non è parsimoniosa almeno nella merda, vedrà che in una settimana circa avrà un fragrante concime pronto per essere depo-sitato nel vaso della sua beniamina. Perché se è vero che “dai diamanti non nasce nulla ma dalla merda nascono i fior” è quasi probabile che la sua orchidea selvaggia produrrà più fiori e quasi sicuramente di colori diversi. Sempre che non muoia prima.Felicitazioni!

Equipe Rossi - Milano“Gentile Signor Equipe,non sa che sollievo scoprire che esiste qualcun altro col mio stesso nome! Per anni ho maledetto i miei genitori per la loro scelta infausta ma da quando ho scoperto che anche lei ha avuto la stessa disgrazia mi sento meno solo! A questo proposito sono a chiederle un regalo da fare ai miei genitori inquantoché entrambi compiono gli anni lo stesso giorno, ovvero il 29 febbraio. Conside-rato che compiono gli anni una volta ogni quattro anni, sono ancora molto giovani, tant’è vero che ogni volta devo litigare con loro per il motorino e ogni volta mi fregano sfidandomi a Trivial Pursuit dove, immancabilmente, perdo. Mi può consigliare un regalo che vada bene a due persone così speciali?Eternamente grato, Equipe

Gentile Signor Equipe,mi si spezza il cuore a dirle ciò che sto per dirle, perché la sua lettera è così dolce e accorata che non vorrei disilluderla, ma mi tocca farlo...

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CAZZO, NON MI CHIAMO EQUIPE, SE MI CHIAMASSI EQUIPE PROBABILMENTE MI SAREI GIA’ SUICIDATO MA NON PRIMA DI AVER FATTO INGOIARE TUTTE LE DOMANDE DEL TRIVIAL AI MIEI IGENITORI E SOLO DOPO AVER FATTO SALTARE IL LORO MOTORINO! CRISTO, E’ COSI’ DIFFICILE DA CAPIRE???Ma torniamo al regalo per i suoi genitori, che lei definisce speciali... Intanto, oltre a dirle che babbo Natale non esiste e che Andreotti è un alieno, devo purtroppo anche dirle che i suoi genitori non compiono gli anni ogni 4 anni bensì ogni anno, come chiunque altro! Il fatto che lei li veda giovani e non incartapecoriti come pretende di farmi credere è una sua pura, mera illusione. Sono vecchi e tra poco moriranno, se ne faccia una ragione!Quindi, alla luce di questi nuovi elementi, è ancora dell’idea di regalare qualcosa a quelle due cariatidi? Perfetto, come vuole. Allora le consiglio di fargli una sorpresa esagerata permu-tando il loro motorino con un fuoribordo di 15 metri pluriaccessoriato che terrà ancorato vitanaturaldurante, a loro spese, presso il Marina Yacht di Montecarlo. Adesso vediamo se la buggerano ancora con la storia del Trivial Pursuit.Bonne vie!

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Letterina...

“Cara Befana, scrivo a te perché sei una donna e sicuramente puoi capirmi. L’anno scorso ho scritto a BabbEo Natale e, pur avendogli dettagliatamente scritto quello che desideravo, ho ricevuto un regalo che poi ho dovuto riciclare. Spero di essere più fortunata con te. Cara Befana, so che il regalo arriverà in ritardo, però volevo chiederti se quest’anno riusciresti, almeno tu, a portarmi l’uomo della mia vita. Non chiedo molto, mi basta che sia gentile, che mi dia una mano in casa e che ami i bambini. Insomma, non chiedo la luna, no? Puoi aiutarmi? Grazie, Melissa”

“Cara Melissa, intanto grazie per la preferenza accordatami, anche se ritengo che aspettare 42 anni prima di ricordarsi che esisto mi sembra un lasso di tempo un po’ lunghetto, ma farò finta che non m’importi, anche se in realtà mi ribolle il sangue dall’ira. Credo di avere l’uomo che fa per te: si chiama Piero, ha sessantadue anni e vive a Reggio Calabria. Te lo incarto o te lo mando così com’è? Ciao, Befana”

“Cara Befana, credo tu mi abbia preso un po’ troppo alla lettera. Va bene che sia gentile, disponibi-le e ami i bimbi, ma anche che non sia così anziano e abiti un po’ più vicino a me. Io sono Melissa di Concorezzo, ricordi? Grazie ancora, Melissa”

“Cara Melissa, hai fatto bene a specificare, credevo tu fossi la Melissa di Torre Sabaudia, la vedova con 8 figli. Credo di dover optare, allora, per Cesare, 48 anni, benzinaio. So che ama molto i bambini perché ne ha avuti due dalla moglie precedente. Tua Befana”

“Cara Befana, io ti ringrazio, ma preferibilmente lo vorrei non ancora divorziato e nemmeno padre. So che ti sto chiedendo molto ma so che mi capirai. Melissa”

“Cara Melissa, in riferimento alla tua prima lettera mi sembrava di aver capito che lo volessi gentile, dispo-nibile e amante dei bambini. Ora si scopre che lo vuoi dietro casa, ancora celibe, senza figli e giovane. Comunque... ho scartabellato nello schedario ed è venuto fuori Paolo: 44 anni, nubile, di Lesmo, becchino al cimitero di Monza. Gran lavoratore, guadagna molto per via degli straordinari che fa spesso nei finesettimana. Come te lo mando? Befana”

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“Cara Befana, non so come dirtelo: è perfetto. Ma non si potrebbe averlo con un impiego un po’ più normale? Melissa”

“Cara Melissa, già il fatto che tu abbia smesso di ringraziarmi mi sta un po’ sulle balle e tralasciamo anche il fatto che sto perdendo un sacco di tempo a rispondere alle tue letterine, considerato che non sei l’unica Melissa sul globo terracqueo. Comunque, dopo ulteriori ricerche ho scovato Marcello: dirigente d’azienda, single, sportivo, si dedica al volontariato in un gattile alle porte di Nova Milanese, ama i bambini e aiuta le vecchiette ad attraversare la strada. Befy”

“Cara Befana, Marcello sarebbe perfetto se non fosse che sono allergica ai gatti e odio le vecchiette fin da quan-do mia nonna mi obbligava a mangiare la peperonata fredda a merenda, quando andavo a tro-varla. Dai, fai un ultimissimo sforzo, so che una donna piena di risorse come te non mi deluderà.Mely”

“Cara Mely, comincio un attimino a spazientirmi, ma siccome sono CERTA che con quest’ultimo esempla-re riuscirò ad esaudire il tuo desiderio, rispondo anche a quest’altra tua. 45 anni, celibe, villa monofamiliare con piscina, nessun animale, nè domestico nè selvaggio. Adora i bambini e ne vuole almeno tre. Sa riparare qualsiasi cosa, è attivo, sportivo, ama viag-giare, ottima posizione economica. Si chiama Terenzio ed abita a Concorezzo. B.”

“Terenzio? Ma che razza di nome è Terenzio? Ma uno con un nome più normale non lo si trova? E poi, scusa, la villa chi la deve pulire, io? Per non parlare dei figli: è già abbastanza uno, figuriamoci tre! M.”

“Cara Melissa, hai ragione, forse non sono stata così precisa nelle mie ricerche, ma sono sicura di aver trova-to l’uomo che fa per te: si chiama MACHEMMINCHIAVUOI?, abita su Alpha Centauri e guida le astronavi modello EMMO’HAIROTTOERCAZZO. Viaggia molto per lavoro, tra Marte e Plutone perché commercia in MAVVAFFANCULO galattici che vanno che è una meraviglia. Non stare a venire a prenderlo tu, TE CE MANNO IO E CON GRANDE GUSTO. Tua BeFAMOLAFINITASTAVOLTA”

“Cara Befana, credo che il Minipimer sia ok. Grazie, Melissa. Quella di Concorezzo”

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Test: a Natale siamo tutti più buoni?

Tuo suocero ha 66 anni, l’ernia al disco, una leggera propensione alla pinguedine e l’alluce valgo, cosa gli regali?a ) Quindici lezioni di monta western al Ranch Appaloosa di Borgo Saladino - RC.b ) Un puzzle da 5000 pezzi. In vendita a fascicoli.c ) Il libro “L’arte di essiccare i funghi applicata alla prevenzione dei duroni nell’anziano”.d ) Niente, tanto tra poco muore...

Tua suocera è una via di mezzo tra Belzebù e la Fata Turchina che ha sbagliato candeggio: quale regalo pensi sia più appropriato?a ) Una guida sul daltonismo.b ) Un abbonamento alla rivista “Farsi i cazzi propri è possibile?”c ) Un girocollo in pelle da bagnare abbondantemente prima di stendersi al sole.d ) Niente, tanto tra poco muore...

Il tuo nipotino di 8 anni è una simpatica peste con l’argento vivo addosso e una vocetta che trapassa i timpani. Cosa regali a questa piccola polveriera umana?a ) Il piccolo chimico, ovvero “come realizzare la bomba H nella propria cameretta senza creare disordine”b ) Un trinciapollo.c ) Una settimana di corso di sopravvivenza tenuto da Hannibal Lecter in una giungla del Borneo.d ) La cassa che i maghi usano per segare in due le vallette, ma senza libretto di istruzioni.

Tuo cognato è il classico perdente frignone, sfigato, stempiato e col riporto, perennemen-te snobbato dalle donne, segaiolo incallito. Quale dono credi riuscirebbe a renderlo felice?a ) La biografia di Gastone Paperone.b ) Il libro “Come farsi saltare in aria usando il forno senza causare danni a terzi, riuscendo, nel contempo, a cuocere una torta”.c ) Una bambola gonfiabile. Bucata.d ) Nessuno, anche perché tanto tra poco muore...

Tua cognata ha dimenticato cosa significhi il contatto con la terra, la natura e la differenza tra essere e apparire. In parole povere è una donna arida. Cosa le regali per risvegliare il suo lato umano?a ) Un appendibanane in legno.b ) Una confezione di carta igienica - Sudoku, sperando che capisca il messaggio subliminale.c ) Il libro di ricette “Single? Prenditi per la gola da sola perché nessun altro lo farà per te”.d ) Il tuo nipotino di 8 anni con trinciapollo annesso.

Il tuo responsabile di reparto ti controlla costantemente tramite microcamera puntata costantemente sulla tua postazione di lavoro, verificando che tu non possa navigare in internet, requisendoti il cellulare in modo che tu non possa mandare SMS o fare telefona-

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te private. Il dono più idoneo per addolcirlo un po’?a ) Una crostata farcita di marmellata di arance, la sua preferita. Di ceramica, però...b ) Un cartonato in misure reali di sua suocera con il fumetto che recita “Ricordati che Dio ti vede” da tenere in ufficio come portafortuna.c ) Un posacenere a forma di water con lo slogan “ecco dove finiscono le tue idee di merda” allegato alla tua lettera di dimissioni immediate.d ) Niente, tanto tra poco muore. Gli ho disabilitato i freni del SUV.

Maggioranza di risposte a: è proprio vero, il Natale rende tutti più buoni e tu ti prodighi affinché il Natale delle persone che ami possa passare in un’atmosfera di letizia e sentimenti gioiosi. Bada, però, che non tutti riescono ad apprezzare la tua sagace ironia e il tuo sottile sarcasmo, quindi ricordati di allega-re ad ogni pacchetto regalo un bigliettino in cui spieghi perché, per esempio, a tuo cugino ex atleta e ormai su sedia a rotelle da anni, hai regalato un paio di Rollerblade.

Maggioranza di risposte b: il tuo gusto per il moderno e per il tecnologico ti fa optare per regali all’avanguardia e non badi a spese nell’acquistare il regalo più costoso nel negozio più in della città. Hai le mani bucate e un cuore generoso e non disdegni di comprare anche per te, per esempio, quel diamante che desideravi da tempo o una crociera intorno al mondo. Fai solo in modo che tuo padre non scopra che la carta American Express Platino gliel’hai ciulata tu.

Maggioranza di risposte c: tenera, delicata, soave. Questo è quello che traspare dal tuo profilo. Peccato che poi, guardan-doti di fronte, ci si trovi davanti ad un incrocio tra un’arpia e la strega Bacheca. A te il Natale fa male, dovresti rinchiuderti in un eremo e poi buttar via la chiave. Ecco il regalo più bello da fare a chi ami, sempre che tu abbia qualcuno che ami. In caso contrario, è inutile che tu faccia acquisti, questo Natale...

Maggioranza di risposte d: se i tuoi migliori amici sono gli abitanti di casa Addams è presto spiegato il motivo di tanto pessimismo. Fatti dare una mano... ehm... e vedrai che se la vita ti sorride non significa che debba per forza avere una paresi. Enjoy!

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Test: sei un vero uomo?

Mediamente, al giorno, quante volte pensi al sesso?a ) Perché, c’è qualcos’altro a cui pensare?b ) Dalle 10 alle 15 volte. Al minuto.c ) Non sono (sesso) quel tipo (sesso) di uomo (sesso). Per me (sesso) la donna è (sesso) un essere angelico che (sesso) va trattato (sesso) con estrema (sesso) gentilezza e, soprattutto (sesso) (sesso) (sesso) educazione.

Una sera, in disco, vedi una che ti piace. Come approcci?a ) Ciao, adoro tutto quello che inizia per EFFE e finisce in IGA, credi sia possibile parlarne davanti ad un cocktail e una scatola di preservativi?b ) Mi pare di intuire che tu sia un’esperta linguista, giusto?c ) Ciao, nel momento stesso in cui i miei occhi si sono posati su di te ho capito che sei la donna con cui vorrei fare tanti bambini. Ti va se cominciamo adesso?

Quante volte ti masturbi?a ) Eeeeeh...aaaaaaaaaaaaaaaaaaah...?b ) Quasi mai. Ultimamente. Ho la borsite al gomito e NON SO COME MI SIA VENUTA!c ) La masturbazione è l’ultima spiaggia, il palliativo per quegli uomini che non hanno una vita sessuale regolare... come? Le borse sotto gli occhi? Io?

Quali sono le tue fantasie erotiche quando ti masturbi?a ) Quanti anni luce di tempo hai, per ascoltarle tutte?b ) Minnie, Paperina, Clarabella, Candy Candy, Peline, Charlotte, Margot, Pluto...c ) Cristina D’Avena. No, eh? Non mi credete? Uffa...

Posizione preferita per fare l’amore?a ) Tutte quelle che portano all’orgasmo.b ) Tutte quelle che non comportano slogature e contusioni.c ) Tutte quelle che piacciono alla mia donna. Quando c’è. Se c’è. Insomma... nel caso accada, intendo.

L’ultima volta che l’hai “fatto strano”?a ) dieci minuti fa, sulla fotocopiatrice. Nel negozio di fotocopie. In vetrina.b ) Uhm, vediamo... mumble... ecco... nel 1989... no, aspetta...c ) Stamattina. Due mulatte e una sciampista. Poi mia madre mi ha svegliato.

Preferisci essere preda o cacciatore?a ) Cacciatore. Con tutti i colpi in canna che mi ritrovo, posso fare una strage!b ) A volte cacciatore, a volte preda. Dello sconforto.c ) Assolutamente preda. Avete capito? Ehi, dico a voi, non fate le gnorri... SONO QUIIIIIIIIIIIIIIIII!

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Maggioranza di risposte a:Sei un uomo... ehm, scusa? Dicevo... uhm... sei un uomo che... Insomma, quanto ti manca? ... Che non ha... ok, aspetto, ma... uff... finito? Posso? Un uomo che va diritto al sod... e vabbé, ma se ti fermi un attimo posso dirtelo, chediamine!!!

Maggioranza di risposte b:Per essere un vero uomo ti manca il VERO. Sei proprio un uomo, ovvero non ragioni. Il tuo unico neurone - maschio, naturalmente, altrimenti si chiamerebbe neuronA - sta ancora va-gando nel tuo cranio disabitato in attesa che succeda qualcosa e nel frattempo, visto che non sa cosa fare, si trastulla il peduncolo. Dovresti prendere lezioni di buone maniere, seduzione e di savoir-faire, ma ancora non ho conosciuto nessun uomo, al mondo, che ne sia capace. Pazienza.

Maggioranza di risposte c:Inutile che fai la parte dell’uomo sensibile, attento e disponibile. Alle donne piace l’uomo forte, quello che sa fare tutto, dal riparare le tapparelle al creare la bomba atomica con due stuzzicadenti, un elastico e del lievito Bertolini. Gli uomini zerbino non vanno più di moda. E smettila di leggere Cenerentola: tu dovresti fare il principe, non la principessa!

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Una rapina, prego

“Prego, in cosa posso esserle utile?”“Ehm… ecco… Questa è una rapina”“Veramente a me sembra una pistola”“… come scusi?”“Intendo dire che quella che impugna non è una rapina, bensì una pistola”“Questo lo so anch’io, volevo dire “rapina” nel senso che starei rapinandola”“Starei? Nel senso che ancora non lo sta facendo ma ha intenzione di farlo entro breve?”“Ma lei ci fa o ci è? La sto rapinando, in questo momento, precisamente qui e ora”“Oh, adesso si è spiegato meglio. Scusi, lei arriva, mi mostra una pistola e mi dice che è una rapina. Ovvio che io faccia un po’ fatica a comprendere. Sa com’è, sono un’appassionata di enigmistica, ho pensato che mi stesse facendo una sorta di sciarada, un rebus stereoscopico, un “Quesito con la Susy”…”“Senta, io avrei un po’ di fretta. Ho una pistola, la sto rapinando… tutto questo non le dice nulla?”“Dirmi no, semmai posso intuire. Intuisco che lei ha bisogno di denaro e che questo le sembra il modo migliore e più immediato per avere del contante. Giusto?”“Insomma, la smetta di chiacchierare e mi dia il grano”“Mi ha forse preso per un silos? Sono forse un dispensatore di mangime per polli?”“Il denaro, i verdoni, il contante!”“Bene. Che taglio desidera?” “Scalato grazie, con scriminatura a sinistra. Ma secondo lei? Mi dia tutto quello che ha in cassa e finiamola, su!”“Certo, è facile per lei, tanto poi non è lei che deve compilare il cedolino di rapina…” “Il… cedol…”“Ma cosa crede? Ci siamo evoluti anche noi bancari, sa? Adesso, prima di farci portare via il contante dobbiamo compilare la nostra bella distinta, altrimenti ci tocca farlo in orario extra lavorativo e ci devono pure pagare gli straordinari. Tot pezzi da cinquecento, tot da duecento, le monetine e via discorrendo…” “Senta, le ho già detto che non ho tempo…” “Beh, la prossima volta esca di casa prima anziché cincischiare. Mi vuol forse far credere che ha un lavoro che l’aspetta? Viene qui, armato di pistola e di boria e pretende che io faccia il mio lavoro in fretta, col rischio di sbagliare – che poi ce li devo rimettere io di tasca mia, mica lei, caro signore – mentre lei se ne sta lì in panciolle a gingillarsi con l’arma? Adesso si mette comodo comodo su quel divanetto e quando ho finito le porto il tutto, sciò”“Non crederà forse che… Lei chiamerà la polizia, io da qui non mi muovo, devo controllare ogni suo più piccolo movimento!”“Allora stia zitto e mi faccia lavorare. Abbiamo già perso un sacco di tempo con tutti questi blablabla. Allora, vediamo… tre pezzi da cinquecento, un… due… tre… dieci… dodici da duecento, …sett..nov… tredic… ventuno da cento…” “Si sbaglia, ho contanto anch’io, i pezzi da cento sono ventidue”“Vuole insegnarmi a fare il mio lavoro? Sono ventuno” “Ventidue”

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“Ventuno, scommettiamo?” “Pizza e birra, andata!”“un.. du… tre… cinc… sett… diec… quindic… venti ventuno… e ventidue! Ma te pensa! Mi era sfuggito! Grazie, ha fatto bene a farmelo notare, avrei dovuto rimettercelo di tasca mia. Le devo una pizza e una birra, allora”“Sì, ma ora si sbrighi, per favore”“Ho quasi finito. Dunque… sì, ecco. Mi mette una firma qui?”“Eh? Sta scherzando, vero?” “Certo che no, è la procedura!”“Ma… le pare possibile… che vengo qui a rapinare una banca e firmo il cedolina di rapina?”“È la procedura. Guardi, non importa che sia proprio leggibile, basta una sigla, una X, uno scarabocchio. La cosa importante è che non faccia come l’ultimo rapinatore che ha firmato Mickey Mouse…”“Ma… è sicura?” “Sicurissima. Sono anni che lavoro per questa banca e mi hanno più volte premiata come “dipendente del mese”. Ho la coppa di “Miss precisina” e ho appena passato le selezioni per il concorso per il commesso che conta i soldi più velocemente”“Accidenti, però… devo dire che in questa banca si fanno le cose fatte davvero bene…”“Beh, glielo dico senza falsa modestia: la settimana scorsa abbiamo avuto un trafiletto su “La Voce di Trucazzano”. Hanno parlato benissimo di noi”“Non lo metto in dubbio. Se tutti i commessi sono cortesi come lei…” “Via, non mi faccia arrossire. Ma ecco, tenga. In questa busta troverà il contante, un porta assegni in similpelle serigrafato col logo della banca in rilievo, e una brochure che illustra tutti i nostri servizi, nel caso in futuro lei desiderasse diventare nostro cliente”“Beh, grazie, non so proprio come sdebitarmi…” “Di nulla, non si preoccupi. E… torni a trovarci!”

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Paradossi

“Gentilissimo Signor Zenone, innanzitutto la ringrazio di esistere perché quando sono in autostrada mi fermo sempre al suo Autogrill per prendere un caffè e riposarmi, poi sono a scriverle questa mia perché sento impellente la necessità di estenare: Lei è un coglione. Probabilmente si stupirà. Già me l’immagino a domandarsi “Ma come, prima mi ringrazia e poi mi dà del coglione?” La cosa può sembrare incoerente, però volevo dirle che apprezzo ciò che di buono ha fatto ma che non apprezzo ciò che vado a specificare. Il suo paradosso su Achille e la tartaruga, ha presente? Quello che recita così: “Se Achille (detto “piè veloce” ) venisse sfi-dato da una tartaruga nella corsa e concedesse alla tartaruga un piede di vantaggio, egli non riuscirebbe mai a raggiungerla, dato che Achille dovrebbe prima raggiungere la posizione occupata precedentemente dalla tartaruga che, nel frattempo, sarà avanzata raggiungendo una nuova posizione che la farà essere ancora in vantaggio; quando poi Achille raggiungerà quella posizione nuovamente la Tartaruga sarà avanzata precedendolo ancora. Questo stesso discorso si può ripetere per tutte le posizioni successivamente occupate dalla tartaruga e così la distanza tra Achille e la lenta tartaruga non arriverà mai ad essere pari a zero e quindi non la raggiungerà mai”. Io ci ho provato, sa? Ho preso la Zaira, la mia tartarughina, le ho messo un bel pettorale col numero 1 e io ho messo il pettorale col numero 2 (sa, fa più scena così), l’ho messa non un piede avanti a me, bensì due piedi, giusto per darle un po’ più di vantaggio e poi, grazie ad un amico che ci faceva da starter con una pistola scacciacani siam partiti. Ora, io so che non posso pregiarmi del titolo di “piè veloce” ma sa una cosa? Ho battuto la mia tartaruga! Eh, sì, caro il mio idiota, l’ho battuta. Ora chi ha ragione? Lei o la mia tartaru-ga? Non contento mi sono fatto prestare le tartarughe di tutto il quartiere e ne ho persino comprato delle nuove, tra cui anche una testuggine (che provvederò a liberare domani). Non volevo che magari si pensasse che fosse la mia, di tartaruga, ad essere fallata. E indovini? Le ho battute tutte! Sa, questo mi ripaga di tutte le litigate che ho fatto a scuola con l’insegnante di filosofia. Ho sempre messo in dubbio la sua teoria ma adesso ne ho le prove! Cordialità, Egisto Frabossi”

“Gentile Egisto, innanzitutto la ringrazio per i suoi ringraziamenti ma devo dirle, per dovere di cronaca, che l’autogrill di San Zenone non è opera mia e nemmanco sapevo che esistesse, fino a che lei non me ne ha data notizia. Ma veniamo alla questione del coglione, ovvero il mio parados-so.Quando ho pensato a quel paradosso mi stavo annoiando a morte, non avevo niente di meglio da fare che grattarmi i maroni all’ombra di un salice sotto cui, guarda un po’, brucava con estrema lentezza una simpatica tartaruga. Da lì l’illuminazione! Ho pensato: adesso m’in-vento un’enorme cazzata senza senso per vedere se in futuro, tra i posteri, ci sarà un qualche imbecille che ci casca e che cerca di provare la teoria del mio paradosso. Sono io che la devo ringraziare, signor Egisto. Lei mi ha dato conferma che esiste qualcuno più coglione di me! Distintamente, Zenone”

“Signor Zenone... le serve mica qualche tataruga?... Egisto”

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