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1 Indice 2.La psiche conformista 3.Xi Jinping 4.Quartiere del Carmine 5.Notte degli oscar 7.Colombini in giallo 9.Teoria del corteggiamento 10.Intervistando… 11.Un giorno questo dolore ti sarà utile 12.Lincoln: un esempio di politica che sa guardare oltre La Psiche conformista

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Indice

2.La psiche conformista

3.Xi Jinping

4.Quartiere del Carmine

5.Notte degli oscar

7.Colombini in giallo

9.Teoria del corteggiamento

10.Intervistando…

11.Un giorno questo dolore ti sarà utile

12.Lincoln: un esempio di politica che sa guardare oltre

La Psiche conformista

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“La televisione è piena di insidiosissime trasmissioni che ci dicono cosa sentire, come sentire, ci

dicono che si ama in quel modo, si odia in quel modo, si reagisce in quel modo”. Così Umberto

Galimberti descrive il “sentimento unico”, per lui una delle componenti più caratteristiche della

nostra società. Il pensiero unico è più facile da capire, e se ne sente parlare dappertutto: la

diffusione di idee sui social, le comunicazioni più rapide, gli influencer su YouTube e Instagram,

tutto ciò favorisce l’omologazione del nostro pensiero a quello di tutti gli altri, generando un

pensiero quasi di massa.

Ma il sentimento unico è più sottile e pericoloso. In questo caso il lavoro di smussamento e

levigazione compiuto dai media si sposta dalla sfera del ragionamento a quella del cuore, e va a

modificare la nostra percezione del mondo e il modo in cui ci rapportiamo agli altri. A quanto pare

ci stiamo abituando a diventare esseri deboli, per niente in grado di controllare e decidere la

direzione da far prendere al proprio cuore, incapaci di imparare dalle esperienze personali o dal

buon senso, ma solo da ciò che ci viene impartito dall’esterno? Viviamo per (o grazie a) i nostri

modelli?

Pensando alle concrete conseguenze di quest’omologazione universale, si potrebbe notare che

pensiero e sentimento unico vanno a sovrapporsi. Ad esempio, questo è chiaramente un periodo

storico che abbraccia il rifiuto delle ideologie, cioè il rifiuto a scegliere di appartenere a una

categoria, ad esempio politica, piuttosto che ad un’altra. E questo fenomeno è così evidente che

non viene più esposto solo dai sociologi (o da me in questo Kolumbus), ma viene dichiarato dagli

stessi politici di fronte al grande pubblico: Di Maio, nel discorso tenuto subito dopo le elezioni, ha

orgogliosamente spiegato che il loro (quasi) grande successo si è basato su voti dati non ad

un’ideologia, ma ai punti di un programma.

Ma in realtà, anche se hanno effetti simili, c’è una grossa differenza su sentimento e pensiero

unico: il primo agisce sul secondo, e spesso, dopo aver a lungo ponderato i pro e i contro di una

decisione, ci fornisce quell’impulso viscerale rassicurante che, senza capirne il perché, ci fa capire

che è la scelta giusta. Per questo è molto rischioso andare ad influenzare la sfera dei sentimenti

delle persone, ed è tanto pericoloso quanto è facile: basta un’immagine, una parola giusta messa

al posto giusto, ed ecco che si scatenano emozioni fortissime nell’animo umano.

Ho letto di recente “Il Profumo” di Patrick Süskind, il cui protagonista è un discutibile individuo nella

Francia di fine ‘700 che fa della propria innata (e un po’ superumana) dote di percepire,

selezionare e produrre gli odori più infimi e sublimi del mondo un’arma potentissima per controllare

il genere umano. Egli non parla bene (anzi, non parla affatto), non si mostra gentile o amichevole

nei confronti di nessuno ed è pure di orrido aspetto: ma gli basta produrre un profumo talmente

buono da scuotere violentemente la sfera sensoriale ed emotiva delle persone per vederle cadere

volontariamente ai propri piedi.

“Colui che domina gli odori, domina il cuore degli uomini”

Michela La Grotteria

Xi Jinping

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Qualche giorno fa, precisamente il 5 marzo, il popolo cinese è stato sconvolto da una notizia che a

noi probabilmente risulterà assurda: è stato eletto infatti presidente della repubblica popolare

cinese Xi Jinping, un uomo che è riuscito a dimostrare la sua immensa potenza semplicemente con

le votazioni nell' Assemblea Nazionale del popolo, ricevendo solo 2 voti contrari, un voto non

valido e 3 voti di astensione contro i 2958 voti a favore. Con l’elezione Xi ha deciso di cambiare

definitivamente la costituzione eliminando i vincoli sulla durata del mandato del presidente della

Cina, proclamandosi così presidente a vita.

A capo del Partito Comunista Cinese, che poi di Comunista ha ben poco essendo la Cina una

potenza mondiale in crescita di un capitalismo sfrenato, abbiamo un uomo di 64 anni che vuole

riportare il suo paese ad una "rinascita" e ad una modernizzazione tale da eguagliare gli Stati Uniti

entro il 2035. Il nuovo presidente si è fatto strada nella mente delle persone, come spesso accade,

autoproclamandosi come l’uomo in grado di aiutare la Cina in questo frenetico momento di

sviluppo e cambiamento del paese, attaccandosi alle paure e ai pregiudizi radicati nella

popolazione e lanciando slogan risolutivi e comodi come “realizzazione del sogno cinese”,

“eliminazione della povertà entro il 2020” o “superpotenza entro il 2050”. Il potente leader della

Cina di fronte ai problemi interni ed esterni del paese ritiene che per evitarne la crisi, l’unica strada

sia riporre il potere in un uomo forte e finisce così per accelerare il processo di controllo di massa

con l’eliminazione de suoi oppositori, assicurandosi in questo modo una vittoria sicura. Ciò che

Jinping ritiene progresso e innovazione, per chi ha memoria delle dittature passate, è invece

considerato un regresso, un salto ai tempi di Mao Zedong; infatti con la fine della dittatura di Mao

erano state inserite le regole per permettere al massimo due mandati consecutivi da cinque anni

l’uno, al fine di evitare l’accentramento di potere nelle mani di una persona sola per troppo

tempo; purtroppo però oggi possiamo dire che la muraglia costruita proprio per il rispetto della

costituzione, per arginare il potere assoluto di un uomo e per confinarne gli eccessi, è stata

demolita.

La gravità di quello che sta avvenendo in Cina dovrebbe far riflettere e reagire tutti i paesi

democratici, proprio perché le democrazie occidentali dovrebbero ricordare il buio in cui l’Europa

è stata portata con le dittature del ‘900. Purtroppo invece, sono preoccupanti le dichiarazioni,

scherzose o no, del presidente della prima potenza mondiale, Donald Trump, che ha espresso

ammirazione per la cancellazione del limite dei due mandati presidenziali cinesi.

Amanda Pederzolli

Quartiere del Carmine:la campagna incontra la città

« Piazza della Giuggiola, una splendida piazza pavimentata in pietre di fiume, le è rivale

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solo la vicina Piazza dell’Olivella situata nella tranquillità e in una poetica dimensione di

estraneità dal mondo. » Frank, Michael. “Genoa Isn’t Rome or Florence. That’s Part of Its

Charm.” The New York Times. 25 aprile 2017 È con queste parole che il giornalista del

New York Times, Frank Michael, si riferisce al Carmine. Un quartiere che, situato a due

passi dalla nostra scuola, lontano dal traffico della città moderna, tra vecchi muri che

parlano di un passato lontano, fa avvicinare ad una dimensione completamente diversa .

Il quartiere del Carmine, posto alle spalle della Nunziata, è uno dei luoghi più affascinanti

e silenziosi di Genova. Originariamente era una zona agricola, come testimoniano alcuni

toponimi come ad esempio Olivella e Giuggiola. « All’ingresso una giuggiola. Certo non in

forma splendida, di questo periodo: stecchita, rami bruni, come se fossero inceneriti ma

ancora carichi di frutti. Quelli piccoli, ovali, come un’oliva ma di un vivido marrone o una

polpa verde bandiera. Affaticata dai frutti, e dall’età, tant’è che i rami scendono bassi.»

“È ancora tempo delle Giuggiole” Il Secolo XIX. 5 dicembre 1990 Un paesino all’interno di

una città, non solo nella sua configurazione architettonica ma anche per i legami

instauratosi tra i residenti, tipici di un paese di campagna. «Un’isola di pace: aria buona,

gente tranquilla, silenzio » Così ne parlava sul Secolo XIX Donata Bonometti nel 1990.

Nel XIV secolo, con l’insediamento di numerosi mercanti, artigiani, e bottegai riuniti in

corporazioni, si diede vita al quartiere colorato, così come è possibile ammirarlo oggi. A

farci rivivere l’atmosfera del tempo è la maglieria artigianale di Marta Nadile, titolare del

laboratorio “La Giuggiola” e presidente dell’associazione CarMine. Marta Nadile insieme a

Giovanni Costaguta, ex alunno della nostra scuola ed architetto, sono gli organizzatori

dell’evento SeminAgenova, un intero sabato dedicato alla terra, alle sue tradizioni e alle

sue innovazioni. Sabato 17 marzo dalle 11 alle 23, nel quartiere del Carmine si terrà il

mercato agricolo e artigiano, conferenze, letture, laboratori, street food e musica, inoltre in

collaborazione con il nostro liceo, nell’ambito del progetto di classe della IV B, la classe

farà visite guidate per le vie del quartiere. Il progetto nato con il nome “Alla scoperta del

Carmine” continua grazie al successo riscontrato l’anno scorso e vede quest’anno

impegnati gli alunni di IV B : Fulvia Bolla, Giorgia Guerrera, Lucrezia Trinetti, Praveen

Lombardo, Riccardo Rangone, Valentina Verace, mentre nell’ambito dei filmati Niccolò

Gossi di IV E. I ragazzi sono seguiti nel progetto dalla Prof.ssa Bertini, insegnante di Storia

dell’Arte nel nostro liceo in collaborazione con la Dott.ssa Pozzo, guida turistica abilitata,

che è stata tutor esterna nel progetto dell’anno scorso “Guida per un giorno”.L’

Alternanza Scuola-Lavoro che funziona dunque esiste e non è certo questo l’unico

esempio, e mentre l’opinione comune si presenta schierata in opposizione ad essa, alcuni

studenti sono orgogliosi e soddisfatti del loro percorso di Alternanza. Mi sembra dunque

giusto ripartire da questi esempi per creare una futura Alternanza Scuola-Lavoro con delle

buone fondamenta, un’ esperienza nel mondo del lavoro che sia formativa, stimolante e

che ci connetta alle realtà circostanti alla nostra scuola, alla nostra città. In un’Italia della

cultura, dei beni Unesco e del turismo internazionale, mi pare doveroso da parte delle

scuole di ogni ordine e grado portare gli studenti alla scoperta delle città in cui vivono al

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fine di formare dei buoni cittadini, orgogliosi ed impegnati a tutelare e promuovere il loro

territorio.

SeminAgenova è un appuntamento a cui i membri della nostra scuola non potranno certo

mancare perché noi tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo preso come merenda una

bella fetta di focaccia a“Le Bontà del Grano” , dunque partecipate numerosi, ecco alcune

informazioni utili:SeminAgenova: il 17 marzo 2018 nel Quartiere del Carmine dalle 11 alle

23Evento organizzato dall’Associazione CarMine. Tutte le attività sono gratuite.Per

maggiori informazioni: [email protected]

Riccardo Rangone

Notte degli Oscar

Premetto che son sempre stata dell’idea che l’arte più che commentata, giudicata e infine

premiata, vada in primo luogo vissuta, e che molti discorsi e fronzoli non servano se non per

parlare d’altro: se l’uomo fosse in grado con qualche sentenza di esprimere il significato più vero di

un film, o di un quadro, a cosa servirebbe l’arte?

Tuttavia mi rendo conto di non poter fare lo stesso discorso riguardo alla notte degli Oscar e ne ho

avuto conferma dopo aver visto l’ultima edizione tenutasi tra 4 e il 5 marzo. L’emozione di attori e

registi che si trovavano per la prima volta a parteciparvi e dei veterani come Meryl Streep, che

quest’anno era alla 21esima nomination, l’espressione dei premiati , impediscono di vedere la

cerimonia degli Oscar come la proclamazione di freddi giudizi, ma piuttosto come una giostra di

gente sì ben vestita e spesso eccessiva (ricordiamoci che siamo in America), ma emozionatissima,

che stenta a credere di essere arrivata fino a quel punto e di star coronando un sogno. Anche

questo spinge a stare svegli fino alle 6 del mattino, fino alle ultime premiazioni: vedere coloro che

sullo schermo erano Winston Churchill , Jack Sparrow, lo sceriffo di Ebbing, o uno spietato

scienziato, stringere forte la statuetta dicendo “ringrazio mia mamma”.

Ma passiamo ai dati; i candidati all’Oscar per il miglior film erano: “The shape of water”, “Chiamami

col tuo nome”, “Dunkirk”, “Il filo nascosto”, “Lady Bird”, “L’ora più buia”, “The post”, “Get out” e “Tre

manifesti a Ebbing, Missouri”. Con 13 nominations “La forma dell’acqua” ha vinto ben 4 premi

oscar per il miglior sonoro, la miglior colonna sonora, il miglior regista (l’emozionatissimo Guillermo

del Toro) e udite udite, il miglior film. La colonna sonora anni 60 funge da dolce e malinconico

sottofondo alle vicende che vedono protagonista Eliza (interpretata da Sally Hawkins), donna muta

dalla nascita, la cui vita verrà sconvolta quando nel laboratorio dove lavora verrà portato un essere

acquatico definito, all’inizio del film, mostruoso e più tardi rivelatosi un Dio (non ci smentiamo mai).

L’amore con lo stesso porterà la protagonista a sentirsi forse per la prima volta nella vita davvero

compresa, sinceramente felice e a riscoprire le sue origini. Non proviamo forse anche noi un

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sentimento analogo quando ci innamoriamo? In questo film amare significa tornare a casa.

Interessante è come il mutismo di Eliza possa essere interpretato come un segnale

d’inappartenenza al mondo contraddittorio e ingiusto in cui ella si trova a vivere da quando

neonata è stata trovata in un fiume. Il messaggio di accoglienza del diverso, dello sconosciuto,

seppur poco originale, non è per niente scontato.

Come miglior attore protagonista Gary Oldman nel film” L’ora piu buia”, nonostante i quintali di

trucco anch’esso premiato (per cui si narra siano state necessarie 5 ore al giorno), è stato in

grado di trasmettere con gli occhi la forza di un Winston Churchill che contro la maggioranza dei

politici lottò perché l’Inghilterra non cedesse di fronte alla potenza tedesca, inoltre ci ha permesso

di intravvedere la ”sregolatezza nel sangue” del primo ministro inglese, citata nel film.

Miglior sceneggiatura non originale per “Chiamami col tuo nome”. Forse per la scelta del regista

Luca Guadagnino di girare su pellicola, forse per l’onirica colonna sonora o forse per la genialità co

cui recita il protagonista Timothèe Chalamet, la pellicola tratta dall’omonimo libro di Andrè Aciman

trasposta lo spettatore in un mondo idilliaco e pur ben conosciuto da ognuno di noi: il mondo dei

desideri e dell’insicurezza, ma anche della scoperta di se stesi tramite l’incontro con gli altri.

Miglior attrice protagonista Frances Mc Dormand interprete di Mildred, la donna indurita ma non

vinta dalla vita che si batte per i diritti della figlia uccisa non appare troppo diversa dalla mc

Dormand stessa la quale, avuta la statuetta, chiede a tutte le donne in sala che hanno ricevuto una

nomination di alzarsi: gesto plateale, non originale forse, ma di grande valore. Infine “Il filo

nascosto” si è guadagnato l’oscar per i migliori travestimenti, coerente con il tema del film

incentrato sulla misteriosa personalità di un confezionatore di vestiti (interpretato da Daniel Day-

Lewis) .

Molteplici sono i premi e le candidature dei film, oltre a quelle dei cortometraggi e film

d’animazione, troppi da esaurire in quest’articolo, per questo ho citato quelli che considero più

rappresentativi.Il cinema consiste nella fusione di più arti diverse e nei rari casi in cui queste arti

coesistano in maniera armonica allora avviene la magia, e lo spettatore è completamente coinvolto

in un mondo in cui non esistono passato o futuro, ma solo l’estensione dell’ animo di regista e

attori i quali hanno la responsabilità di riprodurre in immagini dialoghi musica trucchi e quant’ altro

l’essenza più vera del genere umano.

Concludo l’articolo con una citazione del regista Luca Guadagnino: “Quando si fa un film bisogna

conoscere la persona con cui lo si sta facendo e con essa cominciare una danza che dura per

tutte le riprese in cui ci si seduce a vicenda e si cerca di portare dolcemente quella persona ad

aprire completamente la propria essenza di fronte alla macchina da presa”.

Marta Pesci

Colombini in giallo #4

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Nell’arco delle nostre vite si susseguono una serie di momenti: momenti trascorsi a non fare niente, momenti carichi di agitazione, momenti sprecati, momenti che sembrano durare anni, momenti che svaniscono velocemente lasciandoci una strana sensazione addosso, momenti trascorsi ad arrovellarsi su fatti dimenticati poco dopo… tra tutti questi, quelli che forse ci rimangono più impressi e che ci piace riportare alla memoria, sono quei momenti speciali, importanti, quelli che non dimenticherai e di cui parlerai con tutti, quei rari e fugaci momenti come quando finalmente, dopo ore e ore di escursioni vane tra le migliaia di vocaboli del dizionario di greco, riesci finalmente a dare un senso alla frase che stai traducendo. Ecco, la professoressa De Giglio stava vivendo proprio uno di quei meravigliosi e spumeggianti momenti: finalmente dopo tanto tempo era riuscita a dare una spiegazione alla scomparsa di Paolo. Di fatto, anche se il suo primo pensiero eta stato quello di andare dal resto della “squadra” e spiegare loro che molto probabilmente Paolo era stato portato nei sotterranei della scuola, aveva notato in fondo alle scale questa strana luce azzurrina, che aveva una forma triangolare e che le ricordava qualcosa, seppur non le venisse in mente niente; o almeno, non fino a quel momento di cui prima. Così, completamente dimentica del piano che lei stessa aveva ideato, in base al quale avrebbe dovuto raggiungere gli altri, cominciò a scendere le scale che portavano al sotterraneo, stringendo fra le braccia il suo fidato Orlando furioso. “Nutro grandissima fiducia nei confronti della professoressa De Giglio.” Stava dicendo la professoressa Saba, con l’appoggio dei colleghi “Sono certa che sta bene.” “E allora perché non risponde alle chiamate?” Domandò insolentemente Morescalli. “Sono certa che c’è una spiegazione logica.” Insistette la professoressa, con quel suo fare affabile ma deciso. “Non saprei...” Espresse il suo scetticismo Rossella Bertolini. Piero Muletti e Erica Ripamonti si scambiarono uno sguardo contrariato per l’atteggiamento di sfiducia degli altri due ragazzi. “Io propongo di andarcene.” Sostenne Ghiani, e, a dispetto di quanto accadeva solitamente quando apriva bocca, nessuno degli altri lo contraddisse; dopotutto, non si possono nemmeno biasimare più di tanto: un loro compagno era scomparso e ora anche un’insegnante, la polizia non sembrava aver raggiunto alcuna conclusione e loro… beh, loro nemmeno. “Vittorio, tu cosa ne pensi?” Chiese Erica rivolta a Vittorio Faustolo Rodolfi, sperando che questi potesse in qualche modo aiutarli a prendere una decisione. “Credo che non si possa obbligare nessuno a rimanere, soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti. Da parte mia non me ne andrò finché Paolo e, a questo punto, la De Giglio, non verranno fuori.” Muletti annuì, e lo stesso fece Erica. Morescalli alzò le spalle, non particolarmente convinto ma comunque intenzionato a rimanere. Rossella sbuffò e Samuele… occorre davvero dire cosa pensava Samuele? “Ma come fareste ad andarvene?” Domandò Baldone, rivolto a Ghiani. Proprio mentre questo stava per rispondere, la professoressa Saba lo precedette. “Ma certo!” Esordì, sorridendo entusiasta. “Allora, sentite, sentite… evidentemente, di chiunque si tratti, colui che ha rapito Paolo e la prof De Giglio si aggira nei dintorni della biblioteca.” Nessuno ebbe da obiettare, considerato che entrambi erano stati visti nei pressi di quella stanza l’ultima volta, così proseguì. “Dunque è lì che dobbiamo andare se vogliamo risolvere qualcosa. Tuttavia, credo che dovreste andarci tutti assieme, onde evitare una situazione analoga a quella in cui ci troviamo ora, ed ecco che cosa dobbiamo fare...” “Perché ‘dovreste’?” La interruppe Rossella “lei dove sarebbe?” La professoressa Saba sorrise furbamente. Paolo tentava invano di togliersi di dosso l’insopportabile cintura che lo teneva stretto alla sedia di alluminio; che poi, ragionava, se anche avesse potuto alzarsi, dove mai sarebbe potuto andare? A quanto pare in quel luogo funzionava tutto così: c’erano le cinture ma non le fibbie, le pareti ma non le porte, quei maledetti pulsanti su un pannello davanti a lui ma non una decisione. Di fatto, dopo la sua breve conversazione con colui che sosteneva di chiamarsi Dedalo (poiché Giorgi era ancora fortemente convinto che quello non potesse, nella maniera più assoluta, essere Dedalo), era spuntato dal pavimento questo parallelepipedo di alluminio sul quale si trovavano sei pulsanti, ciascuno che portava il nome di un suo avversario; il messaggio era chiaro: doveva scegliere chi eliminare.

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Sul piano pratico, ragionava Paolo, avrebbe avuto senso eliminare l’avversario che temeva maggiormente; ma lui non era quel genere di persona, soprattutto, non quel genere di politico (ne avremmo proprio bisogno di gente del genere nella politica vera e propria, dico io). Nonostante ciò che si possa credere, non era nemmeno intenzionato ad eliminare il candidato che più gli stava antipatico [n.d.r. vd parentesi precedente], dando prova di grande correttezza sì, ma rendendosi così facendo le cose molto più difficili. Anche perché se non avesse trovato una soluzione in poco tempo sarebbe stato lui ad essere eliminato e, nobiltà d’animo a parte, non è che impazzisse per quell’opzione. Dedalo o chi per lui, nemmeno stesse leggendo i suoi pensieri, decise di inviargli un… come potrei definirlo? incentivo? per spingerlo a compiere una scelta. Improvvisamente lo schermo che Paolo aveva davanti si accese, con una luce bianca accecante; nuovamente una voce di dubbia provenienza rimbombò nella stanza, ma non era quella insopportabile a cui ormai aveva fatto l’abitudine; si trattava di una voce femminile, soave, che non ricordava di aver mai sentito. “Buongiorno Paolo.” Disse la voce. “Sono la Pizia, sacerdotessa di Apollo, voce dell’Oracolo di Delfi.” Fantastico, ci risiamo. Pensò Giorgi, sconsolato. Altro che labirinto, a quel posto mancavano solo i cuscini alle pareti perché fosse un manicomio. “Sono stata mandata qui perché possa mostrarti il tuo futuro qualora decidessi di eliminare uno dei tuoi avversari.” Okay, Paolo era consapevole del fatto che tutto quel discorso non era particolarmente sensato e, soprattutto, che quella presunta Pizia era affidabile quanto le versioni di Skuolasprint, tuttavia c’era un certo fascino in quell’opportunità di poter conoscere il suo futuro. Così non ribatté, e lasciò che la voce proseguisse. Quella però non disse più nulla; semplicemente la luce bianca dello schermo si attenuò un poco, così che Paolo potesse vedere le immagini, i video e le scritte che si susseguivano sul televisore, con sguardo ammaliato ed espressione compiaciuta. La professoressa Saba, grazie al prezioso aiuto di Baldone e della sua approfondita conoscenza dell’istituto, era infine uscita dalla scuola, come concordato poco prima con il resto dei colleghi e dei candidati. Fatto ciò, occorreva che si concentrasse sul suo obiettivo, ricordando che stava giocando un ruolo fondamentale nel funzionamento del piano che aveva proposto. Sbagliare non solo avrebbe significato far scoprire lei e tutti gli altri, ma anche perdere definitivamente ogni speranza di ritrovare Paolo Giorgi e la professoressa De Giglio. Così fece un respiro profondo e si diresse nuovamente verso l’entrata del liceo. Quando la nostra “squadra di investigazione” arrivò nel corridoio del primo piano, quest’ultimo era, come aveva loro assicurato la professoressa Saba, completamente sgombro. Così, tra le proteste di Ghiani e gli “stai zitto” di Erica, giunsero in biblioteca. “Bene.” Sentenziò Morescalli. “Diamo il via alle ricerche.” Un sorriso malizioso comparve sul volto di Vittorio Faustolo Rodolfi, mentre guardava lo schermo del suo cellulare seminascosto da Piero Muletti. Quando lo schermo si era infine spento, a Paolo non interessava più che ci fosse una Pizia, un Dedalo, un labirinto; tutto ciò a cui riusciva a pensare erano quelle fantastiche immagini che aveva visto alla televisione, immagini che, ragionava, sarebbero divenute realtà, se solo fosse stato votato rappresentante d’istituto. Certo, gli ricordava una voce (questa volta interna alla sua testa e non convinta di essere un personaggio mitologico) per diventare rappresentante doveva prima di tutto uscire da quella stanza, il che implicava che dovesse scegliere di eliminare un suo avversario. Però la cosa non lo preoccupava più come prima: sì, insomma, in base a quel che aveva detto la Pizia o chi per lei, sarebbe venuta davvero molta gente all’assemblea sulle elezioni del 4 marzo… per non parlare delle felpe, che non sarebbero arrivate a maggio! Sì insomma, eventi più unici che rari… Dunque la scelta, se si ignora quella sottilissima voce della sua coscienza che tentava di opporre resistenza, non era più tanto tra lui o gli altri, bensì tra chi degli altri… Per farla breve, ironia della sorte, mentre bene o male tutti i candidati rischiavano per Paolo, lui stava

decidendo chi di loro meritasse meno di diventare rappresentante d’istituto. Nina Raggi

Teoria del corteggiamento

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Pazzesco. Ogni qual volta che ad un uomo piaccia una donna egli fa di tutto per conquistarla.

È disposto ad ascoltarla in qualsiasi momento, ad elogiarla e lodarla anche per l’azione più banale

che ella possa compiere. E anche se quest’ultima è in torto marcio, per l’uomo, quella ha sempre

ragione, indistintamente da ciò che ha detto o fatto.

Egli la segue ovunque ella vada, la fissa cercando di non farsi scorgere e quando lei lo scopre,

intimorito, abbassa lo sguardo ed arrossisce.

E’ disposto ad accompagnarla a casa in qualunque momento della giornata: mattino, appena dopo

scuola, pomeriggio, sera, notte tarda….

E con qualunque condizione atmosferica: dalla pioggia alla neve o, eventualmente, anche durante

una tempesta.

A costo di farla felice sarebbe disposto a scalare una montagna insieme a lei, anche se è

consapevole di soffrire terribilmente di vertigini.

Ecco. Tutta un’altra storia invece è quando l’uomo si accorge, dopo parecchi tentativi, che la

donna non ricambia il suo sentimento di amore.

Quello che ora è divertente osservare sono le reazioni dell’uomo al rifiuto della donna. Tanto più il

rifiuto è categorico e senza via d’uscita, tanto più l’uomo diventerà l’”uomo zerbino”, quindi pur

devastato dalla delusione d’amore, sarà sempre più in attesa di un piccolo cenno della donna, sarà

ancor più sottomesso di primo, votato al sacrificio ed al patimento. Mentre, sebbene il rifiuto della

donna rimanga duro, alcuni uomini non se ne curano più di tanto, cambiano subito obiettivo con

una prontezza impressionante. Questi possiamo definirli “homines cultus seriales ”.

Perciò donne non fidatevi di tutti gli uomini che vi girano intorno, solo alcuni sono veramente

innamorati e disposti a tutto per voi, mentre gli altri provano semplicemente una cottarella

passeggera.

Ma Cari ragazzi, e mi riferisco in particolare a quelli della categoria “zerbino”, non temete, prima o

poi qualcuna ricambierà il vostro amore, perché si sa che..…..la speranza è l’ultima a morire ;)

Ovviamente tutti i riferimenti di questo testo sono puramente casuali, non vi è nessuna verità

assoluta e la mia è solo una generalizzazione, perciò cercate di cogliere quel di vero che c’è

(spero riusciate a trovarlo) e non fatevi intimorire da questa eccessiva schiettezza.

Mela cotta

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Intervistando…

Dopo due numeri di Kolumbus privi di una breve, ma efficace, intervista parallela (stile iene, per

intenderci), si ringraziano il professor Piemontese e la professoressa Arnulfi per la disponibilità.

Qualora vi fossero particolari desideri per interviste a determinati professori, non esitate a

comunicarmelo. Eleonora Sclifò 4^B

ARNULFI (greco e latino) PIEMONTESE (scienze motorie)

1) “QUAL E' IL SUO COLORE PREFERITO?”

“Banalmente l'azzurro” “Vale “dipende dal giorno” come risposta?”

2) “PREFERIREBBE LEGGERE UN LIBRO O FARE UNA PASSEGGIATA?”

“Dipende dal libro e dalla passeggiata” “Fare una passeggiata, perchè rifletto con me stesso”

3) “ IN QUALE SPORT VI E' LA RICEZIONE?”

“Non lo so..” “Beh,pallavolo,ovviamente”

4)”GIORNO,MESE E ANNO DELLA SCOPERTA DELL'AMERICA”

“ Il 12 ottobre del 1492” “Uuh,ottobre.. Del 1400.. 86?No 96, ah 92”

5)”HA UN ANIMALE DOMESTICO?COME SI CHIAMA?”

“No non ne ho” “Sì,un cane,si chiama Sam “

6)”CHI HA VINTO SANREMO?”

“Non lo so, non lo guardo “ “Quei due li.. Come si chiamano?”

7) “COSA FA NEL TEMPO LIBERO?”

“Leggere, ma anche visitare musei o camminare in montagna, dipende dalla stagione”

“Troppo banale se dicessi “sport”?”

8)”SE NON FACESSE L'INSEGNANTE, COSA LE PIACEREBBE FARE IN ALTERNATIVA?”

“Mi piacerebbe fare la filologa romanza perchè vi è il

gusto dell'origine e della parola “

“La guida alpina, mi piace molto stare a contatto con la

natura”

9) “COSA PENSA DEL PROFESSOR PIEMONTESE/ DELLA PROF.SSA ARNULFI?”

“Penso bene di lui e lo sa: è molto professionale ed ha

l'umanità di orientare allievi e docenti nel migliore dei modi”

“Penso che sia una persona molto seria e

scrupolosa,capace di mettersi in discussione in maniera rispettosa “

10) “ UN CONSIGLIO AI SUOI STUDENTI E UN SALUTO A QUALCUNO”

“Saluto tutti e consiglio ai miei alunni di studiare” “Saluto una mia cara amica che non sta molto bene a

causa di una grave malattia e consiglio a tutti di stare sempre in contatto coi propri desideri”

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Un giorno questo dolore ti sarà utile -Peter Cameron

“Dolor hic tibi proderit olim”: da questa celebre frase di Ovidio trae il titolo il romanzo di formazione “Un giorno questo dolore ti sarà utile”, ambientato nei primi anni duemila e che vede protagonista James Sveck, un diciottenne newyorkese in procinto di andare al college; peccato che James non abbia la benché minima intenzione di proseguire gli studi, una volta terminata l’estate. Il protagonista infatti è un ragazzo singolare, che prova un profondo e sincero rancore nei confronti della vita ed una forte amarezza per la società che lo circonda, dalla quale cerca di evadere creandosi un mondo proprio in cui possa trovare le sicurezze di cui ha bisogno; sono poche le persone che include in questo suo “piccolo universo”, la più importante delle quali è Nanette, nonna materna presso la quale trova sempre un rifugio nel momento del bisogno. La storia è raccontata in prima persona dal protagonista, così che il lettore abbia più facilità ad immedesimarsi nel personaggio e nelle vicende narrate; la prosa usata varia dall’essere molto semplice al sembrare quasi verseggiata, soprattutto quando si parla dei turbamenti o delle riflessioni interiori del protagonista. Un’osservazione a parte la meritano i dialoghi, estremamente curati, dai quale emergono tutte le caratteristiche principali dei personaggi e che movimentano una storia che altrimenti parrebbe piuttosto statica. Nella narrazione sono presenti alcuni flashback, volti a delineare meglio la figura di James e soprattutto a far comprendere al lettore il percorso di crescita del protagonista. Nonostante il libro affronti tematiche di una certa rilevanza (come il divorzio, la terapia, l’isolamento, l’omosessualità, il superamento di un lutto) non risulta mai pesante, anzi, in linea con la personalità di James, ogni argomento viene trattato con estrema delicatezza. In molti hanno paragonato il romanzo e, nello specifico, la figura di James, con “Il giovane Holden” di Salinger e l’omonimo protagonista; personalmente trovo che siano presenti alcune somiglianze, che riguardano soprattutto il forte risentimento che i due personaggi provano nei confronti della società; tuttavia credo che la più grande differenza tra le due opere stia nel fatto che Holden è un personaggio senza tempo, che rappresenta gli adolescenti di ogni epoca, nonostante sia stato scritto svariati decenni prima del libro di Cameron. In conclusione, “Un giorno questo dolore ti sarà utile” è un romanzo piacevole da leggere, non particolarmente complesso e sicuramente adatto a un qualunque ragazzo in età liceale che cerchi una lettura semplice ma non frivola o vuota.

Nina

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Lincoln:

un esempio di politica che sa guardare oltre.

Scrivo questo articolo per consigliare a tutti voi la visione del film di Steven Spielberg intitolato:

“Lincoln”.

Il film racconta degli ultimi mesi di vita del presidente degli Stati Uniti d’America forse più celebre

e conosciuto della storia e, in particolare, di come riuscì a far passare alla camera il tredicesimo

emendamento che dichiarò la schiavitù illegale negli Stati Uniti, nonostante le notevoli resistenze

anche all’interno del suo stesso partito. Capisco che i suoi 144 minuti di durata possano

spaventare anche perché non lo definirei proprio un film “d’azione” (ci sono diverse scene di

dibattito alla camera, e sono le più movimentate), ciò nonostante ritengo che una sua attenta

visione sia altamente consigliabile.

In questi periodi di elezioni ci mostra, infatti, quale dovrebbe essere lo scopo della politica ossia,

come recita pomposamente il titolo di questo articolo, il saper guardare oltre. Lincoln era sicuro, al

contrario della maggior parte degli americani dell’epoca, che tutti gli uomini dovessero essere

uguali davanti alla legge e, per conseguire il suo obbiettivo, usò anche metodi decisamente illegali,

come la corruzione di alcuni deputati del partito democratico affinché votassero sì

all’emendamento. Al contrario dei politici nostrani non lo fece, però, pensando ai suoi interessi,

ma a quelli del suo paese e per questo fu ucciso nell’aprile del 1865. Il suo coraggio e la sua

grandezza dovrebbero spingerci a fare tutto quello che è in nostro potere per il nostro paese e per

fare in modo che le ingiustizie, da qualunque parte provengano, cessino di esistere.

Per concludere vi cito parte del discorso pronunciato nell’ultima scena del film: “senza animosità

per alcuno, con carità per tutti, saldi nel diritto dal quale da Dio ci è dato vedere, sforziamoci di

compiere l’opera nostra: di medicare le piaghe della nazione, di pensare a colui che ha affrontato

la battaglia, alla sua vedova e ai suoi orfani, di fare tutto ciò che possiamo per conseguire e

conservare una pace giusta e duratura fra di noi e con tutte le nazioni”.

Emanuele Veneri