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INDICE MARIANO GUZZINI, Presidente Parco del Conero ................................................... p. 2 Aldo SPADARI, Ordine dei giornalisti delle Marche ............................................... p. 4 FILIPPO GIULIOLI, Vicepresidente Mediateca delle Marche .................................... p. 8 FABIO STURANI, Assessore Comune di Ancona ....................................................... p. 10 LUIGI BERTONE, Federazione italiana parchi e riserve .......................................... p. 12 ROSSELLA COLLETTA, Enea .................................................................................... p. 21 PAOLO BENEVENTI, Libero professionista. ............................................................. p. 22 MARIO CAMILLI, Ufficio stampa parco Gran Sasso- Monti della Laga ......................................................................................................... p. 24 MAURIZIO MARANO, Ricercatore universitario ....................................................... p. 26 GIANNI BOSCOLO, Direttore rivista "Piemonte Parchi" .......................................... p. 29 FEDERICA ZANDRI, Giornalista professionista, collaboratrice de "Il Resto del Carlino".................................................................................................. p. 35 ENZO VALBONESI, Presidente Nazionale Federparchi ........................................... p. 39 RENZO MOSCHINI, Fondatore della rivista "Parchi"............................................... p. 45 ENNIO BAZZONI, Nardini Editore ............................................................................ p. 49 CARLO ALBERTO GRAZIANI, Presidente Parco dei Monti Sibillini. ........................ p. 54 GIULIO IELARDI, Giornalista, collaboratore "Sole 24 Ore", "Oasis",

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INDICE

MARIANO GUZZINI, Presidente Parco del Conero ................................................... p. 2

Aldo SPADARI, Ordine dei giornalisti delle Marche ............................................... p. 4

FILIPPO GIULIOLI, Vicepresidente Mediateca delle Marche .................................... p. 8

FABIO STURANI, Assessore Comune di Ancona ....................................................... p. 10

LUIGI BERTONE, Federazione italiana parchi e riserve .......................................... p. 12

ROSSELLA COLLETTA, Enea .................................................................................... p. 21

PAOLO BENEVENTI, Libero professionista. ............................................................. p. 22

MARIO CAMILLI, Ufficio stampa parco Gran Sasso-

Monti della Laga......................................................................................................... p. 24

MAURIZIO MARANO, Ricercatore universitario....................................................... p. 26

GIANNI BOSCOLO, Direttore rivista "Piemonte Parchi".......................................... p. 29

FEDERICA ZANDRI, Giornalista professionista, collaboratrice de"Il Resto del Carlino".................................................................................................. p. 35

ENZO VALBONESI, Presidente Nazionale Federparchi........................................... p. 39

RENZO MOSCHINI, Fondatore della rivista "Parchi"............................................... p. 45

ENNIO BAZZONI, Nardini Editore ............................................................................ p. 49

CARLO ALBERTO GRAZIANI, Presidente Parco dei Monti Sibillini. ........................ p. 54

GIULIO IELARDI, Giornalista, collaboratore "Sole 24 Ore", "Oasis",

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

"Plen Air".................................................................................................................... p. 57

PAOLA MAGLIOLA, Assessorato ambiente della Regione Marche .......................... p. 61

MASSIMO PIRACCINI, Ideatore e direttore di "www.parks.it". ................................ p. 62

MARIANO GUZZINI.................................................................................................... p. 66

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

Presiede: Mariano GUZZINI

PRESIDENTE PARCO DEL CONERO

MARIANO GUZZINI, Presidente Parco del Conero. Ringrazio tutti coloro che

sono presenti. Parecchi hanno mandato comunicazioni informando che per mille motivi

non riescono ad essere qui con noi, poi ci sono avvenimenti che spostano i saluti dei

politici perché Rutelli è a Pesaro e altre cose, tuttavia quasi in orario cominciamo i

nostri lavori, anche perché la presenza del presidente nazionale della Federparchi è

assicurata. Non abbiamo Carlo D'Ettorre, presidente dell'Ordine dei giornalisti delle

Marche in quanto in ospedale, ha delegato a sostituirlo il giornalista Sediari che porterà

il saluto dell'Ordine. Inviamo i nostri migliori a Carlo perché si ristabilisca.

Facciamo oggi una cosa nuova, nazionale, poi sentiremo da Luigi Bertone il senso

di questa nostra giornata di lavoro, ma come marchigiani ci teniamo perché questo è il

secondo appuntamento rispetto a quello che tenemmo ormai diversi anni fa che pure si

chiamava "I parchi stampati". C'era allora, ed è bene che ci sia oggi, un rapporto con

l'Ordine dei giornalisti e con la Mediateca delle Marche. La Mediateca — è qui presente

l'amico Giulioli — non solo allora ci stampò gli atti di quell'iniziativa nei suoi

Quaderni, ma co-organizzò il primo incontro, perché eravamo convinti allora, come

spero siamo convinti anche oggi, che occuparci di mezzi di comunicazione significa

occuparsi anche dei mezzi stampati, non solo degli audiovisivi ma anche dei mezzi di

comunicazione e di informazione, quindi c'è un rapporto forte tra la ricerca,

l'approfondimento che compie la Mediateca delle Marche e le nostre ricerche, i nostri

approfondimenti sui giornali dei parchi, sulle riviste, su Internet.

L'Ordine dei giornalisti, allora come oggi, c'entra anche perché allora si avviò un

discorso lentissimo, che chissà quando mai arriverà a conclusione, anche con la Scuola

di giornalismo di Urbino. Si disse allora che anche il momento della formazione dei

giornalisti poteva essere importante per far uscire dall'ombra il lavoro non solo dei

parchi ma tutta la tematica del nuovo sviluppo ecosostenibile, tutte le problematiche

ambientaliste, di fronte a un rischio, che è uno dei temi della nostra discussione, cioè

che il lavoro giornalistico fosse troppo generico, troppo legato alla rincorsa dello scoop

e anche dell'appiattimento: "tutte le notizie sono uguali purché riempiano la pagina". Il

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rappresentante dell'Ordine dei giornalisti vive tutti i giorni, come giornalista di

quotidiano, questa che in parte è una necessità e in parte un'impostazione. Quindi, il

rapporto con l'Ordine dei giornalisti delle Marche e con la Mediateca ha questo

significato.

Noi attraversiamo un momento non particolarmente esaltante, addirittura si

potrebbe definire un momento oscuro del dibattito sulle aree protette e sullo sviluppo

ecosostenibile. C'è questo fatto di Portofino, la riperimetrazione da 6.000 a 1.000 ettari,

che sarebbe come dire che il parco del Conero potrebbe ridursi a un pezzettino introno a

Portonovo. Ma non è solo questo, l'ha detto bene il presidente Valbonesi ieri in un

intervento su Repubblica: c'è qualche cosa di più ampio in giro per l'Italia, che riguarda

il rischio non solo che delle aree protette se ne parli sempre meno, ma che ci siano

azioni pesanti nei confronti di un processo che non riguarda quanto è grande o quanto è

piccolo questo o quell'altro parco, ma riguarda lo sviluppo di questo Paese, lo sviluppo

eco-compatibile, lo sviluppo sostenibile, il nuovo sviluppo necessario, che passa

attraverso i parchi come l'intende chi ci opera dentro, e attraverso loro e attraverso la

sperimentazione di questo nuovo sviluppo ecosostenibile, cambiare anche lo sviluppo

complessivo del Paese.

Quindi non si sta ragionando degli interessi di questo o quel direttore di parchi, di

questo o quel presidente di parchi, ma di un modo o di un altro di svilupparsi di questo

nostro Paese. In questa fase abbastanza oscura, noi poniamo, oggi, la questione di come

comunicare le nostre esigenze, le nostre problematiche, i nostri giudizi, come

intervenire nella rappresentazione del mondo che passa attraverso i mezzi di

comunicazione. Sappiamo che alcune cose non esistono se non passano dai giornali e

noi pensiamo che sia possibile, necessario avere una strategia della comunicazione in

quanto ad aree protette, e di questo vorremmo riflettere insieme a voi.

Ringrazio quindi coloro che sono venuti rispondendo a questa esigenza e mi rendo

anche conto che, siccome il processo è lento e complesso, non è che improvvisamente

tutti diventano sensibili e abbiamo folle per occuparci di queste questioni, ma credo che

sia importante rilevare fin dall'apertura di questi lavori quanto ci sia di positivo nelle

novità che possiamo registrare. Quando ci siamo visti qui la prima volta a parlare di

parchi stampati dicevamo che era molto positivo il fatto che esistevano una quindicina

di "giornaletti" prodotti dai parchi. Non c'era Internet. Adesso ce ne sono 40. Allora

dicevamo "è un inizio di tendenza", oggi comincia ad essere una cosa di una certa

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importanza: oggi c'è una rete telematica, con un forte collegamento con parecchi parchi

e quindi insieme la possiamo anche ragionevolmente considerare la nostra rete.

Abbiamo da tempo la rivista Parchi, indegnamente diretta da me in questa fase, ma ha

conosciuto tempi migliori e speriamo che ne conosca degli altri ancora più esaltanti.

Che poi tutto questo — i giornali dei parchi, la rete, la rivista — sia già quello che

serve per superare questo muro di gomma che molto spesso c'è sulle nostre

problematiche sarebbe veramente presuntuoso da parte nostra affermarlo, tant'è che

siamo qui per ragionare come entrare meglio in collegamento tra noi e come darci una

politica complessiva, una strategia delle comunicazioni, però anche dire che non

succede niente e che tutto va male sarebbe ugualmente sbagliato: nel tempo sono

migliorate alcune cose. E' come il buco dell'ozono e Kyoto: i guai continuano ad esserci

e quei piccoli sforzi che si fanno non fermano il degrado complessivo, quindi bisogna

essere molto ottimisti per pensare che queste novità che ci sono potranno essere un

domani decisive, però siamo sull'argomento e di questo ci piace discutere per fare cose

concrete che peraltro facciamo.

Questo è, secondo me, il motivo di questo nostro incontro. Per rispettare il

programma darei subito la parola al rappresentante dell'Ordine dei giornalisti e al

rappresentante della Mediateca per i saluti delle autorità.

Ha la parola il collega Aldo Spadari che ci saluterà a nome dell'Ordine dei

giornalisti delle Marche.

Aldo SPADARI, Ordine dei giornalisti delle Marche. A nome dell'Ordine dei

giornalisti delle Marche ringrazio per il cortese invito il presidente e collega Guzzini. Il

nostro presidente Carlo D'Ettorre, impossibilitato a partecipare perché si è sottoposto

proprio in questi giorni a un intervento di chirurgia ortopedica, ha delegato me, Aldo

Spadari, quale consigliere membro nel consiglio direttivo dell'Ordine regionale a

sostituirlo e a seguire i lavori. Anzi, colgo l'occasione, credendo di rendermi interprete

di tutta l'assemblea, per formulargli i migliori auguri di pronta guarigione.

L'interesse e l'attenzione dell'Ordine dei giornalisti sui complessi temi

dell'informazione sulla conservazione e tutela dell'ambiente è sempre grande e

l'occasione di questo dibattito e confronto sulle diverse realtà dell'informazione sui

parchi regionali e nazionali è da noi vista con grande favore. "Parchi stampati non solo"

è il titolo di questo importante convegno a livello nazionale giunto alla seconda

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edizione. Dall'ultimo incontro molte cose sono cambiate, c'è stato un grande sviluppo

della rete e abbiamo appreso con piacere che Federparchi nazionale, il sito

"www.parks.it" sta registrando un numero straordinario di visitatori e anche la rivista

Parchi sarebbe in procinto di trasformarsi da rotocalco cartaceo anche in telematico.

MARIANO GUZZINI. E' già.

Aldo SPADARI. Lo è già... Bisogna insomma stare al passo con i tempi e Internet

è il futuro, l'abbiamo capito tutti.

In un convegno tenutosi a Portoferraio giorni fa si è parlato proprio de "La stampa

nell'era multimediale". La stampa d'altro canto, in questa nuova era si trova davanti a

nuove frontiere, nuovi stimoli e nuove sfide. Lo scenario neppure troppo futuribile,

promette di mutare in tempi rapidissimi anche la figura del giornalista, che dovrà

divenire una guida fidata per l'utente di Internet, trasformandosi in un vero e proprio

provider di conoscenza. Il cambiamento che attende tutti noi giornalisti è quindi

ineluttabile ed è quello di interagire con il sistema informatico multimediale. Ma come

spesso accade quando ci sono dei cambiamenti allo sviluppo dell'informazione su

Internet tra giornalisti, si sono sviluppati due atteggiamenti contrapposti: da una parte

gli integrati, i pionieri del web che hanno abbandonato carta e penna per esaltare le

magnifiche sorti dell'informazione in tempo reale, dall'altra i detrattori della rete che

sostengono che proprio il tempo reale, l'immediatezza dei giornali on-line rappresentano

un rischio per l'informazione destinata a diventare sempre più superficiale, inattendibile

o parziale.

Qual è la posizione giusta? Marco Pratellesi ha scritto ultimamente sul Carlino

che entrambe le posizioni si basano su un errore di prospettiva. L'assunto è che

l'informazione on-line coincida con il tempo reale e con l'aggiornamento immediato dei

contenuti, senza porsi il problema dell'attendibilità, della verifica e della completezza.

In realtà il successo dell'informazione on-line è legato alla personalizzazione del tempo

di fruizione dei contenuti da parte dell'utente, che può decidere quando leggere il suo

giornale on-line o vedere il suo Tg web.

L'informazione on-line è dunque il trionfo della personalizzazione e il trionfo

della scelta e ciò che ha valore per l'utente non è solo che una notizia sia aggiornata in

un sito prima di un altro sito quanto il modo in cui viene approfondito un fatto. Ecco

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perché egli sceglie un giornale on-line anziché un altro: perché lo trova esaustivo e

attendibile, ne condivide le scelte proprio come accade con i lettori dei giornali

stampati.

Ma nell'altro convegno è stato affrontato anche un altro tema: come deve essere la

stampa, generalista o specializzata? L'allora presidente dei giornalisti Rossetti, cinque

anni fa lanciò il sasso, mise in guardia dal pericolo che un'informazione generalista

potesse presentare due quadri contrapposti: o fortemente polemico, quando cioè si

scrivono le cose che non vanno, o eccessivamente idilliaco. E' anche vero però che

un'informazione troppo specializzata alle volte rischia di essere rivolta solo agli addetti

ai lavori e non al grande pubblico. La soluzione individuata allora fu quella di

contemperare e di integrare queste due forme per un maggiore equilibrio, cercando di

fornire delle informazioni il più possibile corrette. Dunque stampa generalista o

specializzata? A questo proposito, non me ne vogliate, approfitto dell'occasione che mi

è concessa per portare la mia piccola esperienza personale. Collaboro da quasi 17 anni a

Il Resto del Carlino di Ancona e in questi ultimi anni scrivo anche su fogli locali e

saltuariamente sui rapporti per le Marche de Il Sole 24 Ore, insegno anche lettere in un

istituto superiore, ma questo non importa; quello che importa è che vivo e opero nel

territorio del parco e coadiuvo i miei in un'attività turistica nel cuore di Sirolo e del

parco. Ho fatto i primi passi come giornalista con il parco del Conero che cresceva. Il

mio piccolo bagaglio di esperienze me lo sono costruito, anche se non è mai abbastanza.

Sono stato tra i primi firmatari in piazza, a Sirolo, per l'istituzione del parco del Conero

quando cacciatori e gran parte della popolazione marciavano contro e in giro circolava

una congerie di informazioni sbagliate e claudicanti sul parco che stava nascendo. Una

posizione che vi posso lasciare immaginare quanto peso abbia avuto in un paese così

geloso e chiuso come Sirolo e quanto abbia influito negativamente su una pacifica

convivenza e su un'attività, quella giornalistica e anche quella dei miei.

I fatti hanno dato ragione a chi, come me, ha osato pensare che il parco portasse

benessere e qualità della vita, e infatti siamo qui a parlarne e cercare di migliorarlo

sempre più. Per Sirolo e per l'intera riviera del Conero il parco è stato proprio un valore

aggiunto a livello d'immagine: non è un caso se in questi ultimi 7-8 anni sono piovuti

tutti questi riconoscimenti con le bandiere blu e le speciali classifiche di Legambiente.

Ora molti colleghi, sia dell'uno che dell'altro settore e molti amministratori hanno

cambiato parere, qualcuno siede pure all'interno del consorzio. Meglio così.

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Come giornalista locale oltre a quello di Sirolo ho seguito in questi anni anche i

Consigli comunali dei diversi Comuni che fanno parte del parco, Numana e Camerano e

devo assicurare che ai fini di una chiara comprensione e diffusione dei problemi questo

per me è stato molto proficuo, anche se non nascondo di avere avuto e di avere tuttora

problemi, specialmente con qualche amministratore, per quello che scrivo. Penso solo

alle reazioni politiche e delle varie categorie scatenate l'anno scorso quando mi sono

limitato semplicemente a pubblicare notizia sul mio giornale dello studio di fattibilità

sul parco marino portato avanti dal Cnr e dall'area interessata che lo riguarda: sembrava

quasi di essere tornati ad un clima del passato, e mi meraviglio di quello che si legge in

questi giorni su Portofino. Forse ci dovremo passare anche noi, speriamo di no.

Con piacere ho constatato, seppure un paio di anni prima il sottoscritto l'avesse

sollevato, che è stato affrontato dal Parco, nell'assemblea di marzo, il problema

dell'elettrosmog, dei campi magnetici sul Conero, anche a seguito del disegno di legge

approvato recentemente in Senato. Nei confronti del parco del Conero — e questo lo

dico a Guzzini con il quale in passato ci sono state piccole incomprensioni, subito

appianate — c'è un rapporto che forse, ad un osservatore poco attento può sembrare

conflittuale, ma in realtà non è e ciò scaturisce dall'attenzione e dalla voglia che il parco

funzioni appieno. Ecco il motivo, alle volte, di qualche rilievo mosso. Ma ciò che ad un

cronista non sfugge, oltre alla pubblicistica attorno al parco che è numerosa, sono certe

discrasie e situazioni relative alla visibilità e operatività del parco, che a mio avviso

dovrebbero essere rivedute e corrette. Chi di noi non ha visto quei bellissimi cartelli con

le gigantografie delle foto messe ultimamente un po' ovunque? Danno l'idea del

territorio del parco. Ma non basta, ci vorrebbe anche un minimo di accoglienza e

assistenza informativa.

Lasciamo stare la cartellonistica stradale con i cervi che attraversano la strada,

questo credo dipenda dall'Anas o dalla Provincia, ma avete mai pensato a quanta gente

in questi giorni di festa, da Pasqua in poi va sul Conero? Ebbene, tuttora non c'è un

bagno pubblico, una fontanella per dissetarsi, nessuno dà un'informazione. Piccole cose,

ma forse dalle piccole cose si fanno le grandi cose. Parlare e scrivere di parco e di

parchi è importante, ma la gente, purtroppo, giudica solo da quello che vede e chiede di

più: più servizi, più assistenza, più informazioni, più cartine. Come si fa a non

dargliele? Lo dico perché domenica pomeriggio primo aprile mi sono trovato per caso

in vetta al Conero: era strapiena di auto, bus e mountain-bike e la gente non sapeva a chi

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rivolgersi per un'informazione, per un bagno, per bere un sorso d'acqua. A Sirolo gli

uffici turistici erano ancora chiusi. Può essere un motivo di riflessione anche questo, in

questo convegno?

Ecco perché, inevitabilmente, un giornalista che opera in una realtà territoriale

come questa, non può non vedere queste cose e non segnalarle, non perché non vuole

bene al parco, a Sirolo, a Portonovo, a Numana, ad Ancona, all'ambiente, al turismo ma

al contrario: perché vuole che certe disfunzioni — quelle sì, che ledono all'immagine

del posto — non abbiano più a ripetersi. Ha quindi ragione Rossetti quando, in merito

alla specializzazione dei giornalisti, rilevò la volta scorsa che non esistono vari tipi di

giornalismo ma che il giornalismo è uno solo. Quello che specializza un giornalista a

livello ambientale – ed è questo il punto — è soprattutto la sua sensibilità, la sua

cultura, la sua passione, la sua predisposizione, il suo grado di rispetto e di

insegnamento alla protezione della natura. Non ci si improvvisa giornalisti ambientalisti

se non si sentono veramente questi temi, altrimenti si è solo stanchi emanatori di questo

o quel comunicato che ti viene passato o girato dalla redazione.

Ben vengano dunque i giornalisti esperti di ambiente ma veramente amanti dello

stesso, non avulsi dal territorio e dalle sue problematiche.

Buon lavoro a tutti e scusate per questa mia digressione personale.

MARIANO GUZZINI. Ha la parola Filippo Giulioli, rappresentante del presidente

della Mediateca, e dirigente della medesima.

FILIPPO GIULIOLI, Vicepresidente Mediateca delle Marche. Scuso l'assenza del

presidente Schiavoni, impossibilitato a partecipare in quanto professore di un istituto

scolastico di Senigallia e a suo nome porto il saluto a tutti i presenti. Ringrazio

sentitamente per l'invito a partecipare a questo interessantissimo secondo convegno.

Inizio con una citazione importante a mio avviso: come è stato presentato l'altro

convegno.

Nella presentazione che è stata fatta del Quaderno su "I parchi stampati" c'è un

concetto emblematico, importante di come si è mossa la Mediateca nel contesto

dell'informazione, della comunicazione e di tutti i problemi annessi e connessi. Mariano

Guzzini e Franco Boldrini, allora presidente della Mediateca, hanno evidenziato questo

aspetto: l'informazione è un meccanismo delicato, essenziale in una democrazia, che va

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seguito con grande attenzione. La Mediateca delle Marche ha appunto tra i suoi compiti

istituzionali quello di monitorare, esaminare criticamente, catalogare e mettere in

memoria i mezzi di comunicazione per uno scopo generale di conservazione ma anche

di valorizzazione. Questo è l'aspetto più importante del ruolo della Mediateca delle

Marche.

Io mi sento orgoglioso di aver contribuito alla creazione della Mediateca nel 1984

come consigliere comunale, idea primaria anche allora di Mariano Guzzini insieme ad

altri. Come consigliere comunale e assessore, insieme a Mascino e ad altri facemmo la

battaglia per la creazione del parco del Conero, per cui in modo sentito posso entrare nel

merito di quello che già preliminarmente ha detto il presidente Guzzini ed evidenziare

che è importante il ruolo della Mediateca, in quanto proprio dall'inizio, dal 1984 ad oggi

si è accentuato lo scopo primario per il quale era stata creata, cioè la catalogazione, la

comunicazione, l'informazione di tutto ciò che c'è nelle Marche ed oltre. E posso dire

con soddisfazione che attraverso un contato costante e continuo con la Regione Marche,

siamo riusciti finalmente ad avere un piano di catalogazione che è triennale, con

l'impegno che possa avere una valenza continua. Questo sta a significare che, sia per

quanto attiene alle problematiche relative al parco del Conero, sia per quanto attiene a

tutto ciò che riguarda le Marche, noi potremo avere una conoscenza la più ampia

possibile, sia di quello che è presente nel territorio a livello anche istituzionale, sia

anche nel sommerso. Noi abbiamo, per esempio, otto cassette che sono la sintesi di un

filmato a 16 mm. di un amatore di Tolentino eccezionale, perché è del 1930 e ci sono

tante di quelle immagini interessantissime che riguardano lo sviluppo del Conero, di

Sirolo, Numana ecc., che deve essere assolutamente portato all'attenzione di tutti quanti

lo volessero.

Stiamo anche accentuando il problema della comunicazione. Attraverso

l'intervento regionale stiamo approfondendo tutti gli aspetti che riguardano l'elemento

"comunicazione" e in riferimento al parco, che è una delle realtà importanti, certamente

potremo avere una collaborazione sempre più intensa e costante e ritengo anche di

rassicurare tutto il consiglio di amministrazione che questi lavori potranno essere

oggetto di un altro Quaderno della Mediateca. Ci sarà il problema del finanziamento e

altri problemi, comunque lo studieremo. Però ritengo che, a conclusione, potrà essere

anche impegno della Mediateca trascrivere e mettere in evidenza tutto quanto sarà

discusso in questa importantissima giornata di lavoro.

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Concludo consegnando al presidente quanto, nell'ambito della catalogazione,

riguarda, direttamente o indirettamente, il parco del Conero.

Ringrazio e ritengo, a conclusione, di rappresentare intensamente tutta la volontà

della Mediateca di avere un raccordo costante e continuo con tutto ciò che riguarda il

parco del Conero.

MARIANO GUZZINI. Ringrazio Filippo Giulioli e attraverso lui il nuovo

presidente della Mediateca delle Marche. Sono sicuro che ci saranno proficue occasioni

per approfondire quanto diremo e saluto anche il candidato a Sindaco del Comune di

Ancona, già assessore, Fabio Sturani, che interverrà per portarci il suo saluto.

FABIO STURANI, Assessore Comune di Ancona. Non sono in veste di assessore,

perché siamo decaduti a mezzanotte, dato che ci sono le elezioni amministrative nel

nostro comune, ma sono qui in veste di fan del parco del Conero. Credo che questo sia

l'aspetto più importante — ricordo le marce o le passeggiate fatte per l'istituzione di

questo splendido parco — per un percorso comune che abbiamo fatto come cittadini e

come amministratori pubblici, ciascuno nella propria veste. Ma sono qui anche come

candidato — lo dico senza problemi — a sindaco del centro-sinistra per il Comune di

Ancona, per voler testimoniare e garantire non solo l'impegno concreto affinché questa

nostra realtà, questo gioiello che abbiamo sia fruito da tutti nel migliore dei modi. Devo

dare atto al presidente, al comitato direttivo del parco di un impegno serio. Con questo

lavoro è stato possibile anche superare alcune barriere ideologiche, politiche e di confini

territoriali tra i vari Comuni della riviera, tra i diversi livelli istituzionali. Oggi mi pare

che ci sia una nuova consapevolezza, una nuova fase si è aperta, quindi credo che

dobbiamo essere tutti consapevoli di quelle che sono le sfide per i prossimi anni. Da qui

il coordinamento, l'impegno messo anche con le altre realtà nazionali, il collegamento

con tutti i parchi. La manifestazione che avete promosso con l'ente Fiera di Ancona

vede la partecipazione dei soggetti istituzionali, dei parchi di tutto il territorio nazionale

e l'ultima volta anche alcune presenze significative di parchi degli altri Paesi europei.

L'obiettivo che ci poniamo è quello di aumentare, di migliorare la qualità della

vita che non può prescindere dalla valorizzazione e dalla tutela dell'ambiente. Questo è

un impegno per tutta la città e non solo per la parte che abbiamo oggi salvaguardato

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anche grazie ad una legge regionale. E' una nuova cultura amministrativa che dobbiamo

portare avanti e che credo possa avere, come soggetti protagonisti, tutti i cittadini.

Abbiamo avuto nel passato alcuni problemi; oggi invece, mi pare che questo

sforzo che è stato portato avanti innanzitutto dal parco, sia stato di condivisione delle

scelte, di partecipazione, di comunicazione, di rapporto con i soggetti istituzionali ma

soprattutto con le categorie, con le forze economiche presenti sul territorio. Oggi è un

valore, una risorsa vera, un punto di riferimento anche per le altre scelte amministrative

che stiamo portando avanti.

La valorizzazione dei parchi deve essere vista insieme con la valorizzazione di

tutto il territorio, di tutto il Paese. Dieci anni fa fu lanciata una sfida, con l'on. Calzolaio:

avere il 10% del territorio nazionale salvaguardato, tutelato. Veniva ricordato nei mesi

scorsi che questo obiettivo è stato raggiunto. Credo che non dobbiamo e non possiamo

fermarci ora. Questa nuova cultura deve vedere direttamente protagonisti tutti, quanti, al

di là degli schieramenti politici e dovrà vedere — questo è l'impegno che prendo — una

partecipazione attiva da parte del Comune capoluogo di regione sulla riqualificazione,

sul fatto che questo parco ormai è uno dei punti di riferimento fondamentali per la

politica della città di Ancona e non solo. Quando parliamo di area vasta, quando

parliamo di un collegamento con le altre realtà, credo che anche voi avete contribuito a

superare una fase di impasse.

Oggi possiamo guardare con fiducia ai prossimi anni, grazie anche all'impegno di

Mariano Guzzini, personale, abbastanza testardo su questo, pignolo, ma molto

produttivo, anche con la sua passione. Io lo conosco da molto tempo, per quanto

riguarda la carta stampata e le forme di comunicazione. Grazie a voi credo che abbiamo

migliorato la qualità della vita e la qualità del vivere anche nella città di Ancona. Per

questo il più sentito ringraziamento, gli auguri di buon lavoro anche per la giornata.

Chiedo scusa per essere arrivato tardi, ma è la terza iniziativa della mattinata, ce ne sono

altre nel pomeriggio. Credo di poter garantire, come candidato a sindaco e come

schieramento politico che rappresenta anche la continuità amministrativa del governo

della città di Ancona, di rivederci presto, dopo il 13 maggio, per proseguire insieme e

lavorare per contribuire ancora di più allo sviluppo e alla valorizzazione di questa realtà

del parco del Conero e al collegamento con tutti gli altri parchi e con le altre realtà

nazionali. Ne abbiamo bisogno, ma abbiamo anche la consapevolezza del lavoro sin qui

svolto e dell'altro ancora che dovremo fare insieme.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

MARIANO GUZZINI. Anche noi abbiamo bisogno dell'appoggio degli

amministratori e dell'appoggio dei politici e tutte le volte che ci è sembrato di poterne

fare a meno, ci siamo poi accorti che non era possibile, quindi apprezzo il suo augurio

che è anche il nostro: quello di rivederci al più presto, dopo le elezioni, per avere il

maggiore appoggio possibile da parte degli amministratori e dei politici.

Finita questa parte importante dei saluti delle autorità, siamo grosso modo nei

tempi che ci eravamo dati. E' il momento di ascoltare la relazione di Luigi Bertone, al

quale do molto volentieri la parola.

LUIGI BERTONE, Federazione italiana parchi e riserve. Sembrerebbe che

qualche risultato sulla comunicazione l'abbiamo già ottenuto. Abbiamo già anche

sentito dagli interventi degli amici quali sfaccettature, quali molteplicità di approcci

possano esserci nel trattare il tema della comunicazione, in particolare dall'intervento

dell'amico dell'Ordine dei giornalisti, quindi vi chiedo da subito comprensione se

cercherò di compattare molte di queste ottiche, di questi punti di vista, altrimenti non

riuscirei a dirvi alcune cose sostanziali che preme alla Federazione di dire, dal momento

che questo incontro, per il quale ringraziamo il Coordinamento dei parchi marchigiani e

il parco del Conero in particolare, è stato immaginato come un'occasione di

ricognizione degli strumenti di comunicazione delle aree protette italiane, in particolare

di quelli messi in campo, gestiti direttamente dalla Federazione italiana dei parchi.

E' stato immaginato come momento di riflessione sulle prospettive di questi strumenti,

alla luce di alcuni elementi, delle esperienze accumulate in questi non molti ma

intensissimi anni: sembrano passati lustri, in realtà ne è passato poco più di uno

dall'ultimo incontro quando si faceva quel quadro che ha succintamente ricordato

Guzzini quindi alla luce delle esperienze fatte, alla luce della crescita del peso e del

ruolo che i parchi hanno assunto.

Certo non è soddisfacente, certo è soggetto a continue risacche, continui ritorni e

rigurgiti, comunque il peso è cresciuto obiettivamente, non foss'altro per il dato

numerico quantitativo che ora ci ricordava l'assessore Sturani, il famoso 10% raggiunto.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

Una riflessione alla luce delle stesse vicende politiche che investono in queste ore, in

questo momento, ma è un periodo per la verità piuttosto lungo di risacca, se è vero che

anche un parco storico come quello di Portofino può essere sottoposto alle vicende che

conoscete.

Non possiamo pensare di fare una riflessione sullo stato della nostra comunicazione

senza tener conto della temperie che attraversiamo, che influisce decisamente in un

settore delicato, ancora fragile e gracile come il nostro e alla luce dello stato della

comunicazione in generale che prima ci ricordava il rappresentante dell'Ordine del

giornalisti, una comunicazione non soddisfacente in generale, nel nostro Paese.

Ma anche alla luce di un esame di alcune esigenze, di alcune idee, di alcune proposte di

modifica di questi nostri strumenti che sono via via maturate proprio in base

all'esperienza, che hanno già costituito oggetto di discussione negli organi della

Federazione dei parchi, Federazione alla quale è sembrato comunque opportuno, nel

rispetto di una consuetudine che parte dall'incontro ricordato di Portonovo/1, se non

addirittura necessario, un confronto più ampio con esperti, operatori, amici,

collaboratori di questo mondo che è ristretto ma che si sta muovendo, che si sta dando

da fare.

Il punto di vista che vi proporrò io per stimolare a queste riflessioni — è l'unico

dal quale mi sento di partire — è l'ottica del sistema della comunicazione del sistema

dei parchi.

Ce ne sono molti altri, come abbiamo sentito, il titolo stesso invita tutti i portatori di un

altro punto di vista a confrontarsi oggi, a esprimere qui il loro. Ce n'è uno in particolare

sul quale vale la pena di soffermarsi a lungo: il punto di vista del singolo parco, del

parco-ente a cui è affidata una responsabilità e un compito così importante.

Questo non è uno dei tanti punti di vista, a mio avviso è l'ottica principale, potrei

definirlo il punto di vista di chi sta in trincea, di chi sta in frontiera, perché è l'ottica di

chi è alle prese con il pubblico vero, quello che dà i giudizi e quello dai giudizi del

quale dipende il futuro stesso dell'ente, il pubblico dei residenti, delle comunità locali,

dei poteri locali. E' la situazione che più di ogni altra deve fare i conti con quelle due

contrastanti e fuorvianti immagini delle quali ad ogni introduzione dobbiamo parlare nei

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

nostri incontri: l'immagine dei parchi che vengono date normalmente per cui si sono

trovati tanti nomi.

Vi dico le due immagini più ricorrenti: quella fatta di un quadretto olografico, di una

bellissima cartolina e quella dell'ordinaria catastrofe, nel senso che si chiama delle aree

protette solo quando c'è il problema-emergenza, per esempio Portofino che, ridotto così,

è veramente, dal punto di vista dell'ambiente, una catastrofe. Ma in realtà sono due

immagini entrambe generali.

Se mi posso calare per un attimo nell'ottica del singolo parco, se posso proporvi un

altro contrasto tra due immagini, che spesso a livello di singolo parco si subisce, è un

contrasto tra un'immagine generale — uso un'espressione giusta, appropriata di Guzzini

in uno dei suoi tanti interventi — del "giornalismo ambientale pornografico",

ammiccante, allettante, in cui la bella fotografia si propone proprio al posto di qualsiasi

approfondimento, di qualsiasi ragionamento; poi l'immagine locale, in cui l'esistenza del

parco è riconosciuta o ricordata solo per i problemi, i ritardi, i vincoli, le difficoltà, la

burocrazia, con tutti i danni che la combinazione di questo contrasto comporta. I conti

per il cittadino non tornano mai, perché il parco del vicino, che sta agli antipodi rispetto

al proprio, è luccicante, meraviglioso, bellissimo, quello che fa vedere la televisione con

i documentari, mentre il parco in cui vive lui è fatto normalmente di discariche, di

vandali, di sopraffazioni normative, di vincoli bizzarri e spesso incomprensibili.

E' un contrasto con conseguenze deflagranti, e il parco con questo contrasto deve fare i

conti. E' qui, a livello di singolo parco che si gioca la partita, che si mettono le basi per

un rapporto diverso e virtuoso con le popolazioni, è qui che si generano gli elementi per

una comunicazione del reale, della realtà così com'è, che è la premessa vera per la

costruzione di un modo nuovo di gestire le risorse ambientali. E' lì, a livello del parco

che fruttano o non fruttano, o provocano danni le strategie della comunicazione

concepita come un elemento essenziale per la vita del parco. Purtroppo registriamo che

oggi non è ancora così, cioè di tanti nostri parchi la comunicazione non è un elemento,

non costituisce parte integrante della vita e dell'attività del parco.

E' comunque un compito difficilissimo per una ragione che forse non è mai stata

detta tutta intera. Un soggetto — il parco appunto — che fa della difesa della naturalità

in quanto tale, della genuinità la propria ragione di essere, non sopporta sofisticazione

alcuna, nemmeno nella comunicazione. E' un problema serio, perché la comunicazione

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

è sempre un po' drogata, per imporsi ha sempre bisogno di quel po' di artificioso. Un

parco, in generale, non sopporta la sofisticazione neanche nella comunicazione.

In altre parole, i parchi devono e possono comunicare solo verità, non possono

permettersi di comunicare altro che verità. Per questo la loro comunicazione è così

difficile e per questo uno dei nostri compiti che sentiamo come missione

dell'Associazione dei parchi, è quello di lavorare insieme per dotarci vicendevolmente

di una strategia che parli di verità e che porti alla ribalta la verità.

Ho già parlato delle difficoltà, ho già parlato di alcuni limiti ma di strada ne è

stata fatta in questi anni. Non succede ancora, ahimé, che di fronte a un problema grave

— mi riferisco ancora a Portofino — che è emozione, che coinvolge, che finisce sulle

prime pagine dei giornali, che si trovi, il primo giorno in cui ci si emoziona su questo

fatto, sui maggiori quotidiani italiani la voce dei parchi. Voi non l'avete trovata il primo

giorno. Ma già si ottiene che il primo giorno Il Corriere della Sera pubblichi una tabella

riassuntiva della situazione dei parchi in Italia. Può sembrare banale ma è una conquista

formidabile: Il Corriere della Sera ha sentito il bisogno di prendere i dati del sistema

dei parchi e di metterli lì, a significare che non esiste solo Portofino. E' un banale,

piccolo passo avanti, ma vi assicuro che è un passo avanti da registrare.

Succede che il secondo giorno in qualche altro quotidiano si cominci ad accennare

all'esistenza di un'opinione di un'Associazione dei parchi, faccia capolino anche qualche

accenno al pensiero, alle proposte dell'Associazione. Succede che il programma di

divulgazione più seguito sui temi ambientali in Italia che credo tutti conosciate...

...anche lì è un pertugio che si è aperto, un piccolo tunnel, ma un tunnel che

comincia a portare da qualche parte.

Ma soprattutto, rispetto a solo pochi anni fa, oggi i parchi italiani possono contare

per la loro comunicazione, utilizzano per la loro comunicazione, su un sito Internet

corposo, significativo, una news letter letta, diffusa tra i maggiori organi di

informazione, utilizzata dai giornalisti ma letta anche da molti interessati, su di un

servizio di circolazione in tempo reale di comunicazione delle informazioni tra i parchi

medesimi e sempre quel pubblico che dicevo, oltre che contare sulla propria storica

rivista e oltre che — questo è l'altro passo in avanti cospicuo che ho lasciato per ultimo

perché è assai importante — su 41 periodici, testate dei singoli parchi che non c'erano

fino a qualche anno fa. Su questo numero voglio subito proporvi alcune riflessioni.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

La quantità comincia a fare qualità. Ci dirà Gianni Boscolo, che ha condotto una

piccola e sommaria indagine sui collaboratori di questi fogli, sulle uscite, cose più

concrete, comunque è il caso in cui la quantità comincia a fare qualità, gli addetti

cominciano ad essere un piccolo esercito che definisco "al servizio della verità". E

comunque — lo dico per riprendere una disputa che in un altro convegno milanese c'era

stata con un esperto di comunicazione — possiamo cominciare a dire che la

disinformazione degli organi di stampa, quelli a grandissima diffusione, non è più solo

colpa dei parchi, perché chi vuole fare informazione sui parchi può cominciare ad

attingere ad una quantità di notizie e di informazioni cospicua, quindi se non lo fa

comincia ad essere colpa sua, mentre fino a qualche anno fa la disinformazione sui

parchi era principalmente colpa dei parchi medesimi.

Il problema che ci si pone dunque, è come far pesare, come far incidere

maggiormente, come rendere completamente produttivo o vicino al completamente

produttivo questo sforzo che è considerevole di risorse, di energie impiegate che i

parchi stanno facendo, che la Federazione sta facendo, che altri si apprestano a fare,

perché a quei 41 è presumibile che in tempi rapidi altri si aggiungano man mano che

raggiungono la maturità, la stabilità, e si pongano il problema.

E qui torno alla ragione della premessa, del punto di vista del sistema. Secondo

me si può far pesare di più, rendere completamente produttivo tutto questo sforzo solo

attraverso un approccio di sistema che punti ad accrescere la qualità degli strumenti, che

punti a sviluppare tra di essi le sinergie. So che il termine è abusato ma non ne ho

trovato un altro migliore, mi sembra che descriva appropriatamente, questa parola, il

complesso di azioni che bisogna mettere in campo, volte a massimizzare il risultato con

il contenimento delle risorse impiegate e tenendo conto anche del lavoro altrui. Quindi,

sistema che punti ad accrescere la qualità, a sviluppare la sinergia, a riorganizzare gli

strumenti di sistema esistenti, quelli di cui parlavo prima.

A rischio di essere pedante — ma sono convinto che abbia un senso proprio in

funzione della comunicazione — vorrei riassumere il significato che attribuisco al

termine "sistema" riferito alle aree protette, perché "sistema" è un sostantivo che si usa

anche a casa nostra: nell'ambito delle aree protette con molta tranquillità, con molta

facilità è entrato nell'uso, ma molto spesso si pronuncia il termine non intendendo altro

che l'insieme dei territori protetti. E invece no, per sistema non si può intendere un

semplice insieme ma uno strumento unitario per un'azione coordinata di governo di quei

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

territori per l'attuazione di politiche su grandi ambiti geografici, su significativi elementi

naturali. Questo è uno dei significati della parola "sistema". E se è così, questo ha una

conseguenza sul piano della comunicazione che deve divenire un elemento costitutivo

delle politiche unitarie. La comunicazione deve essere un segmento di quelle politiche

di governo.

Faccio un esempio: come si fa a fare APE, che è il primo progetto di gestione di

un territorio ampio come l'Appennino, come si fa a essere soggetti attivi nella rete

alpina delle aree protette o del coordinamento di un territorio — si spera, in futuro di

analoghe politiche simili ad APE, alla rete alpina — senza che queste politiche abbiano

la comunicazione, anche, come parte integrante della propria attività, senza dire

ciascuno per la propria parte e tutti insieme cos'è APE, cos'è la rete delle aree protette

alpine?

E ancora, non è un semplice insieme il sistema delle aree protette, ma è il

coordinamento tra gli enti che utilizzano questo coordinamento per diffondere, per

confrontare le loro esperienze, per mettere in comune le acquisizioni scientifiche e della

ricerca. Se è così, sul piano della comunicazione questo significa che sono necessari

strumenti per la circolazione e il confronto delle esperienze, per la valutazione condivisa

delle acquisizioni. E infine, non è un semplice insieme il sistema, ma è l'espressione di

un complesso di proposte, di programmi, di azioni che si configura come movimento,

che è portatore di valori condivisi che vanno al di là dei confini territoriali, organizzativi

dei singoli parchi. Se è l'espressione di un complesso di azioni e di un movimento, ciò

significa, sul piano della comunicazione, che è indispensabile mettere in circuito le idee,

le aspirazioni, i problemi, le difficoltà proprie di una realtà così complessa come quella

che vi ho detto.

Siccome adesso devo parlare di problemi concreti, che sono poi la gestione di

questi strumenti, la loro utilizzazione, vi devo parlare di cose molto pratiche, sentivo il

bisogno di mettere in chiaro le premesse da cui derivano, altrimenti non sarebbe stato

chiaro il senso e avreste potuto immediatamente accusarmi di essere stato reticente o

comunque assai parziale. Non avrei potuto cavarmela con lo slogan "dobbiamo

discutere degli strumenti della comunicazione del sistema perché vogliamo i parchi

ancora più protagonisti di un rinnovato sistema di comunicazione".

Per la formulazione di proposte relative a quella trasformazione, a quell'uso di cui

dicevo, partirei proprio dalle testate locali, dagli operatori, dagli addetti, per capire

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

come si possa sviluppare un'azione di sistema per accrescere la loro funzione, la loro

qualità.

Ho due o tre proposte da suggerire. Una, che non è una novità per la Federazione, ma

che la Federazione deve assolutamente riprendere con forza: la formazione degli addetti

alla comunicazione dei parchi e del sistema, o meglio degli strumenti del sistema.

Qualche volta c'è qualche professionista addetto ai parchi, altre volte no, comunque

personale dei parchi che deve confrontarsi con il mondo della comunicazione, con gli

strumenti non sempre affrontati in passato, ci sono anche delle novità. Io vedo una

formazione duplice: una formazione sul fronte dei "ferri del mestiere", cioè attori che

siano in possesso degli strumenti che utilizzano; una formazione anche sulla conoscenza

del sistema dei parchi, perché se sistema ha da essere, bisogna che chi ci lavora sia

consapevole del quadro complessivo del sistema.

Il secondo elemento è quello del collegamento e della rete, che ribalti i prodotti di

interesse generale che molto spesso sono parte importante della produzione

comunicativa di queste testate, ad un livello più ampio, più generale, più nazionale o

che, viceversa, acquisisca il prodotto di livello ampio, di livello generale che sia anche

di interesse locale. Ancora, con la partecipazione dei protagonisti di questi

amministratori, addetti, o operatori che siano di queste testate, alla vita degli altri

strumenti di sistema: il sito e la rivista Parchi. Oggi sul sito "www.parks.it" c'è la

semplice citazione, la semplice elencazione con la copertina, della diverse testate: "Nel

parco c'è" per il Conero e via via per tutti gli altri. Pochissimi hanno un livello di

approfondimento per cui da Internet vanno a leggere l'articolo ecc. Ebbene, bisogna

aprire un processo che porti almeno le informazioni, gli argomenti di interesse più

generale ad essere accessibili attraverso Internet, perché è impensabile che Nel Parco

c'è finisca con l'essere diffuso in Trentino e in Sicilia ma alcune cose di Nel Parco c'è è

utile, giusto, produttivo che vengano lette e valutate anche in quei luoghi.

Ancora, la partecipazione dei più attenti, dei più attivi, dei più disponibili fra i

redattori, gli operatori di queste testate alla vita della rivista Parchi, con contributi

specifici, con la presenza nella redazione, con una rubrica di segnalazione della rivista

nei loro giornali e così via. E, ultimo elemento, con la partecipazione di queste testate

alla vita della Federparchi. Faccio un esempio: il 24 maggio si celebrerà in Italia per la

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

seconda volta, grazie a Federparchi, la "Giornata europea dei parchi". L'anno scorso è

stato un grande successo, hanno partecipato molti parchi, ma quante riviste dei singoli

parchi, quanti periodici hanno vissuto questo come un appuntamento da rilevare, su cui

costruire quella rete e quel sistema di cui parlavo? Bisogna conquistare questi operatori

ad una partecipazione più attiva alla vita della Federazione.

Analogo ragionamento vale per la news letter. La Federparchi diffonde per via

telematica una news letter mensile, la stampa anche, per qualcuno che non ha ancora

Internet: sono 2.000 lettori telematici e 400 lettori tradizionali. Anche qui, il rapporto

con le testate locali potrebbe ampliare lo spettro degli argomenti trattati dalla news

letter, facendo dei redattori locali dei collaboratori della news letter, che indirizzano di

volta in volta, a seconda dell'attualità o del raggio d'interesse, parte del proprio lavoro

alla news letter o alla rivista.

Qualcosa del sito "parks.it" ho detto, vorrei ora trattarlo in modo un po' più

diffuso. Il nostro portale — "nostro", Mariano — ha 150 autori: ci scrivono, ci editano

pagine 150 tra Regioni, Province, associazioni, enti gestori di parchi, Federparchi ecc.

E' un meccanismo non trascurabile, anche perché si tratta, in realtà, per l'Italia, di un

colosso dell'informazione on-line per dimensione — perché non so se esista un altro sito

che possa contare su 150 autori — per numero di pagine — non so se esista un altro sito

che si occupa di un settore della nostra vita che abbia più di 7.000 pagine — e per

quantità di informazione.

Ma un colosso anche per accessi. Piraccini che è il gestore tecnico del sito ve ne parlerà

più dettagliatamente: a marzo ha viaggiato al ritmo di 70.000 visitatori unici, quindi

70.000 computers uno diverso dall'altro, e 700.000 pagine scaricate. Ed è in crescita

ulteriore. E' un colosso, si situa già oggi nel complesso dei siti italiani Internet, tutti

compresi, attorno al 260° posto che può sembrare lontanissimo, ma se considerate che

fra quei 260 ci sono i motori di ricerca, i siti aziendali, i grandi network informativi,

vedete che il numero dei siti tematici, cioè paragonabili a "parks.it" si assottiglia di

molto. Un sito informativo come "ADN Kronos" ha fatto meno accessi nel mese di

marzo.

Anche in questo caso la quantità fa qualità. E poi quel sito costituisce proprio la

raffigurazione del sistema: è il portale il sistema visualizzato, l'insieme motivato e

giustificato dei parchi.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

Ma non è questo di cui mi voglio occupare, perché ci sarà sicuramente la

possibilità, per Piraccini, di illustrarlo più dettagliatamente. Quello che voglio dire io è

che noi siamo ancora comunque, nonostante questi risultati, lontani dallo sfruttare tutte

le potenzialità che Internet e quel sito ci danno. Ecco allora che pensiamo di proporci a

tempi brevi questi obiettivi: farne un veicolo di informazione quotidiana. Il 30% di quei

70.000 visitatori al mese le statistiche ci dicono che tornano, cioè diventano visitatori

attuali, ma si potrebbe fare molto di più, fornendo loro la garanzia che consultando il

sito tutti i giorni possano trovarvi una informazione aggiornata sulla attualità, senza

grandi ambizioni, ma è un modo non solo per avvicinarli ma per avvicinarli in un

ambiente che è informativo di per sé, cioè la notizia aggiornata e quotidiana in quel caso

si situa dentro una cornice in cui uno può approfondire quanto vuole perché c'è tutta la

documentazione possibile e se gli parlo di Portofino clicca su Portofino e va

immediatamente a vedersi ciò di cui stiamo parlando.

Farne una sede aperta di dibattito su argomenti di attualità. Noi non abbiamo

ancora utilizzato i cosiddetti "Forum", invece vogliamo anche caratterizzare il sistema

dei parchi italiani per la capacità che ha di ragionare pubblicamente dei propri problemi,

come cerchiamo di fare in altre sedi. A questo proposito voglio dire che da lunedì

apriremo il primo Forum dedicato a un documento che la Federparchi ha inviato ai

candidati premier e agli schieramenti politici per dire "queste sono le nostre opinioni sul

futuro dei parchi d'Italia: diteci cosa ne pensate, assumetevi degli impegni se ritenete,

ma questo è ciò che noi abbiamo maturato riguardo al governo dei parchi in Italia".

Fare del sito l'archivio più completo, aggiornato e accessibile di documenti

relativi alla protezione. Già oggi c'è una cospicua dose di documentazione, ma vogliamo

farne un archivio davvero completo e sistematicamente organizzato. Realizzarvi sezioni

tecniche dedicate agli operatori dei parchi per la fornitura di servizi di carattere

giuridico, amministrativo.

Infine — di questo, per la verità, non abbiamo discusso in sede di Federazione,

ma stendendo appunti e lavorando a rispondere ai tantissimi che mandano e-mail al

nostro sito mi è venuto naturale aggiungerlo — strutturare un servizio di risposta al

pubblico, perché le e-mail cominciano con le richieste più varie che potete immaginare,

che bisogna proprio costruire un servizio. E' un modo di comunicare: avere risposta da

un sito, da un sistema e dagli enti ai quali ti rivolgi è importante.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

Ho volutamente lasciato in fondo la rivista, perché è lo strumento storico, perché è

il più consolidato e strutturato che abbiamo, sta per andare in distribuzione il 32°

numero. La rivista Parchi ha 11 anni di vita, è oggi diretta da Guzzini, era diretta da

Moschini che è qui e sicuramente ci darà il suo consueto e interessante contributo, ha

1.100 abbonati, viene diffusa in 4.000 copie circa. La Federparchi ha la responsabilità

intera della redazione su questo strumento che è stato preso in mezzo: dalla crescita dei

parchi da una parte, dalla crescita degli strumenti dall'altra, dall'ingresso della

telematica dall'altra ancora si è sviluppata una discussione che ci appassiona e ci

impegna ormai da alcuni mesi, una discussione sulla necessità di una sua

ristrutturazione che, alla luce delle cose che ho detto fin qui, è stata generalmente

condivisa, esiste ormai una proposta ma, come si usa fare in questi casi, ve ne

sottoponiamo la prospettiva. Oltretutto è già sostanzialmente avviata, perché Guzzini

giustamente si vanta di avere cominciato ad adeguare man mano, in corso d'opera, la

produzione alla discussione che era in corso e spero che tutti possiate valutare questa

trasformazione. Tra l'altro è stato anche avviato un sondaggio fra gli abbonati per

coglierne gli umori, le opinioni e anche i suggerimenti.

Siamo giunti a una conclusione che ci porterà a una diversa periodicità molto

probabilmente, a farne un trimestrale invece che un quadrimestrale, a darle una diversa

veste grafica, una diversa rubricazione, in parte già avviata, per conferirle una maggiore

spigliatezza nella trattazione degli argomenti che già conoscono, spesso, l'approccio di

altri strumenti ancora: il sito, avremo il Forum, le testate locali. Insomma, ha da situarsi

lì e valorizzare tutto ciò che valorizzarsi attingendo a tutto ciò.

Tra l'altro ho già detto come potrebbe valorizzare tutto ciò stringendo rapporti più

stretti con gli stessi altri strumenti di comunicazione.

Esiste anche un'altra suggestione propostaci dall'editore in questi giorni, che pensa

ad un target un po' diverso dal nostro e su cui dovremo discutere. La proposta è quella

di pensare ad un target molto più ampio di quello al quale ci siamo rivolti oggi

riferendoci al mondo della produzione legato ai parchi, al mercato che gira attorno ai

parchi. Ne discuteremo, la cosa è da una parte intrigante, dall'altra assai rischiosa, come

ci siamo detti.

Anche se allo stato l'obiettivo più consono ci sembra quello di assegnarle un ruolo

di più immediato confronto con la realtà gestionale concreta dei parchi, senza perdere la

funzione di sede di dibattito culturale — non c'è un'altra sede dove si discuta nei termini

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

in cui si discute sulla nostra rivista — ma tendendo, ove possibile, ad affidare la

battaglia, sui temi anche caldi — ritorno per l'ultima volta a Portofino — più ai risultati,

al confronto con i risultati dell'esperienza gestionale dei parchi che alle comunque

giuste e indispensabili prese di posizione, polemiche e di dibattito.

Credo che l'incontro di oggi, nel quale io ho tentato di parlare con molta sincerità

dei nostri problemi, delle nostre ambizioni e delle nostre aspirazioni, servirà a ciascuno,

ma in particolare agli organi della federazione, per mettere a punto davvero le scelte e le

decisioni ultime, i propri programmi e per consolidare, si spera tutti insieme, un sistema

che ha assoluta necessità di crescere ulteriormente, soprattutto in qualità.

MARIANO GUZZINI. Siamo nelle condizioni di poter aprire un dibattito da subito.

Io non sarei per ricorrere già agli interventi previsti. Sono state poste questioni in

maniera completa, di molti ordini: gli stessi interventi di saluto non sono stati solo di

saluto, la relazione è stata ricca, giustamente corposa, quindi se qualcuno intende

intervenire, può farlo.

ROSSELLA COLLETTA, Enea. Sono coordinatrice di un progetto per

l'applicazione di un sistema di gestione ambientale, quindi certificazione Iso 14001 su

due parchi, il parco del Circeo e il parco alessandrino-vercellese. Non sono giornalista,

sono iscritta alla FERPI, Federazione relazioni pubbliche italiana e quindi ho un

approccio più da esperto di organizzazione rispetto alla comunicazione. Mi ha fatto

molto piacere sentire che Maggioli si impegna sulla comunicazione con altri pubblici,

perché nella nostra esperienza di questo progetto pilota abbiamo visto che ci sono

difficoltà da parte dei parchi a comunicare con gli altri interlocutori che non siano i

visitatori dei parchi ma che siano proprio gli interlocutori che poi fanno l'economia,

perché il parco è vissuto molto male da quelli che fanno economia nel parco. Sciogliere

questo nodo relazionale per gli operatori economici, per noi diventa molto importante.

In questa esperienza si è posto un altro problema. Voi parlate molto di

comunicazione con l'esterno, ma un altro problema importante è la comunicazione

interna. Per esempio, per fare qualità nel parco e nelle aziende che insistono nella stessa

zona — parlo di Iso 14001 — devono essere coinvolti gli operatori del parco. Ho notato

che ci sono difficoltà organizzative nei parchi e questo è un altro aspetto importante.

Aspetto veramente con grande interesse questa iniziativa di Maggioli, perché penso che

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

lavorare parchi, imprese e strutture produttive possa dare molto ai parchi, anche a un

livello politico, perché si risolve questo nodo per cui è tutto colpa del parco: l'alluvione

e tutte le altre cose. Questa è una cosa molto importante.

MARIANO GUZZINI. Luigi voleva precisare che non è ancora un'iniziativa partita

ma una proposta, e tutto sommato una proposta che però viene arricchita da questo

aspetto. In ogni caso il rappresentante di Maggioli nel pomeriggio sarà qui e parlerà,

quindi durante il pranzo e successivamente potremo trarre il massimo frutto da questo

tipo di confronto che è certamente necessario e soprattutto nuovo.

PAOLO BENEVENTI, Libero professionista. Mi occupo di educazione e collaboro

soprattutto con scuole, biblioteche, enti.

Per quanto riguarda i parchi parto dal rapporto uomini-persone-natura-ambiente e

parlo soprattutto di quello che sto imparando lavorando con i bambini e i ragazzi. Molto

spesso ci sono iniziative nelle quali si dice "bambini, salviamo il bosco, salviamo

l'animale", tutte queste cose emotive, tutto molto bello, ma resta tutto lì. I bambini

fanno presto a entusiasmarsi per salvare l'area verde che potrebbe essere distrutta, ma

fanno presto a dimenticarsene perché è una cosa che passa e quando diventano

adolescenti cominciano a pensare ad altre cose. Il discorso quindi no è tanto

comunicazione verso questo tipo di soggetti, che poi saranno i cittadini di domandi e

non è soltanto un discorso di comunicazione ma un discorso di educazione che poi

diventa anche comunicazione, non comunicazione che qualcuno ti fa, non oggetti o

destinatari di comunicazione, ma autori di comunicazione in un'epoca in cui la

comunicazione non è più a senso unico.

Il discorso è: persone che crescano in un'ottica più ecologica di quanto no è stato

fino adesso. Cosa vuol dire? Un rapporto con noi stessi, il nostro corpo, il nostro essere,

il nostro sentire la percezione di noi stessi e dell'ambiente in una maniera diversa, non

quali persone dissociate crescite molto per cui dobbiamo raccattare dei pezzi di cose da

mettere faticosamente insieme.

Se penso all'educazione in termini di scuola è un disastro, è molto difficile far

passare i contenuti e tutto il resto. Se penso alle esperienze che riesco a realizzare con

bambini in particolare piccoli, ma anche con ragazzi un po' più grandi mi torna molta

più fiducia. Per esempio, si va nell'area verde che può essere il parco cittadino, il parco

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in campagna, il parco fluviale, anche il giardino fuori della scuola e non si raccontano

storie, si dice "questo giardino non lo conosco, è vicino a casa vostra, raccontatemelo,

siete esploratori, siete investigatori, raccogliete degli indizi che poi servono a raccontare

quello che succede qui con animali" che possono essere piccoli, uccelli, anche piante.

"Voi raccogliete degli indizi che mi aiutino a produrre il documento con una telecamera,

e raccontatemi cosa vedete". Questi in pochi minuti, in uno straccio di spiazzo erboso

rintracciano delle cose che un insegnante non potrebbe programmare di vedere, che loro

stessi si stupiscono di scoprire in posti che magari frequentano tutti i giorni. Se ci sono

le papere, i cigni li vedono, ma se non c'è niente vanno a scoprire il fiorellino e dicono

"guarda com'è bello questo", poi vedi la gioia di scoprire, di vedere l'ambiente in una

maniera diversa, di scoprire dove si muovono tutti i giorni per giocare a pallone, delle

cose che prima non avevano mai visto. Interviene allora il momento della

documentazione, che è richiesta da loro, macro, con la telecamera, fiorellino

piccolissimo che diventa enorme, ci devi mettere il dito vicino altrimenti non si capisce

quanto è grande, quindi anche un discorso di comunicazione. Quante volte sai fa vedere

sui testi una cosa e non si capisce quanto è grande? Questo non è un discorso da poco.

Poi si va a scuola e si riguarda, quindi si dice "questo non è un pino, è un cedro", si

impara a distinguere. Si vede come si muovono i bambini, con il loro entusiasmo, si

vedono le cose che loro hanno documentato (magari si trova il rospo, lo si riprende

mentre respira, si vede il cuore che batte). Cosa ne facciamo di questo materiale? A

questo punto girando più scuole ho più situazioni, quindi comunichiamo questo

materiale ad altri bambini che hanno visto altre cose. La conoscenza da una parte è

emotiva, dall'altra diventa conoscenza anche scientifica ("mi confronto con il libro,

perché questa cosa l'ho vista, non so come si chiama") e diventa anche comunicazione

ad altri. Abbiamo allora anche un nastro video che potrebbe girare, però è un po'

complicato; abbiamo la possibilità di mettere nel computer le immagini e le voci.

Queste possono essere scambiate, possiamo fare un CD rom, possiamo fare un sito

Internet. I bambini, al fatto stesso di prospettare queste possibilità cominciano a

praticarle, perché gli viene voglia, ad esempio, di fare l'album delle figurine degli

animali della città.

Questo è un discorso abbastanza alla lunga, lo butto abbastanza lì, però è un

discorso che se si comincia a praticare può diventare un discorso di comunicazione

persone-ambiente a doppio, senso, dando delle idee nuove a chi si occupa a livello più

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

alto di natura e di protezione dell'ambiente come i parchi, per un approccio anche

diverso. Questo può diventare un discorso nell'educazione di un cittadino che un

domani, rispetto a certe questioni non si troverà dissociato tra il dire "sì è bello il

fiorellino, è bello l'animale, però i soldi, le altre cose...", ma sarà cresciuto con una

coscienza ecologica, una coscienza di se stesso nell'ambiente forse più intera. Il fatto di

aprire delle finestre, in particolare verso le giovani generazioni che possano comunicare

con i parchi potrebbe essere molto interessante. E' un discorso lungo, però se un

bambino ha 7-8 anni e vive di certe esperienze, ci vuole molto prima che si dimentichi

tutto.

MARIO CAMILLI, Ufficio stampa parco Gran Sasso-Monti della Laga. La

relazione di Bertone è stata molto interessante Prendo spunto da una copia del nostro

quotidiano locale, Il Centro, dove la nostra conferenza stampa di ieri che presentava la

carta tematica sugli itinerari artistico-letterari, ha avuto due piccoli articoli, uno nella

pagina di cronaca regionale, un altro nella pagina di cronaca locale. Nella pagina di

cronaca regionale c'è un errore nel titolo: probabilmente l'ufficio centrale del giornale

non sapeva di cosa si trattava, per cui da questo titolo risulta che il parco ha fatto una

guida, invece che "tematica", "telematica", ma la cosa significativa è che il pezzo è il

lancio dell'Ansa regionale: il corrispondente dell'Ansa ha partecipato alla conferenza

stampa, e così come ha fatto il lancio si è pubblicato. Nella pagina locale il pezzo,

sempre piccolo ma visibile, è fatto da una collaboratrice: tutto sommato la notizia è

quella, tutto sommato il risultato è buono, però ognuno dei colleghi ha interpretato

liberamente quello che è stato detto nella conferenza stampa, anche se noi siamo stati

ricchi di indicazioni, poi i signori addetti alla realizzazione del giornale hanno

liberamente interpretato, sia nella parte del titolo che nella impaginazione.

Questo è un piccolo esempio di una cosa che io vedo effettivamente i parchi

hanno. Abbiamo difficoltà a far capire l'importanza e la stretta relazione, il rapporto

strutturale che c'è tra quello che si fa e la comunicazione. Ma questo fatto è un esempio

di un modo di vedere le cose che io ed altri operatori dell'informazione di tipo

ambientale nella nostra regione ci stiamo ponendo. Abbiamo quindi deciso — io sono

giornalista professionista, frequento il sindacato perché sono in realtà un disoccupato,

non avendo un contratto di tipo giornalistico con il parco — di far resuscitare nella

nostra regione un gruppo di specializzazione, perché il gruppo di specializzazione

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"Associazione giornalisti ambientalisti" è stato sciolto, oggi esiste quello sulla

gastronomia, l'altro sulla salute, l'altro su viaggi e turismo, mentre questo specifico,

secondo noi è importante nell'ottica dell'informazione ambientale. Pensiamo, ad

esempio, alle agenzie regionali per l'ambiente, pensiamo alle Asl, pensiamo agli stessi

enti pubblici. Nello scenario della nuova legge sugli uffici stampa, la 150 del 2000, si dà

la possibilità a tutti gli enti pubblici, anche non economici, di dotarsi di un ufficio

stampa. Credo che questa sia una partita che la Federparchi non posa non giocare.

Sarebbe il caso, a mio parere, di ricostituire questo luogo del professionismo

giornalistico, della professione giornalistica, sia pubblicisti che professionisti, dove

finalmente si possa parlare di informazione ambientale seriamente. Ad esempio, una

cosa molto suggestiva che mi è venuta in mente è una sorta di DOP (dizionario di

ortografia e pronuncia che molti giornalisti televisivi dovrebbero leggere e studiare

attentamente) che per quanto riguarda l'informazione ambientale e naturalistica è molto

importante. A mio parere è molto importante dare soprattutto alle redazioni, a chi sta nel

desk, ai responsabili delle redazioni uno strumento effettivo per l'informazione

ambientale. Su questo, chi più di Federparchi o di un'associazione, un gruppo di

specializzazione, di professionisti dell'informazione, magari creando un istituto di

ricerca, un centro studi, può realizzare questo strumento partendo dalla A fino alla Z,

parola per parola, elemento per elemento?

Credo che questo possa comunque far fare un salto di qualità. E' vero quello che

diceva Bertone, che oggi non sono più colpevoli i parchi per la cattiva informazione,

perché i giornali e i mezzi di informazione hanno più possibilità di verificare e di avere

informazioni, però è anche vero che non sono nemmeno colpevoli i giornali, i

giornalisti, le redazioni. Oggi, come è strutturata la carta stampata con il desk, con

corrispondenti trattati a righe, il meccanismo dell'informazione si inceppa, diventano

centrali le agenzie, e nelle agenzie spesso e volentieri non c'è il turn-over, non c'è la

sostituzione per malattia, per ferie, ci sono difficoltà e utilizzano a man bassa articoli

12, 36 e quant'altro. Quindi, dare una strumentazione maggiore non farebbe male.

La parola "giornalista ambientalista" non ci piace, noi pensavamo di fare

"giornalista ambientale". C'è un articolo riferito all'esperienza ventennale della

cooperativa Cogestre, un numero speciale è in edicola: proprio con questi colleghi e con

altri noi vogliamo costituire questa cosa. L'Ordine ha già dato la sua disponibilità,

l'Assostampa a livello regionale lo stesso: bello sarebbe poterlo fare a livello nazionale,

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con l'impostazione di far fare un salto di qualità all'informazione. Non solo, ma

l'informazione on-line oggi credo che sia quanto di più a rischio. IO sono d'accordo che

"parks.it" debba avere notizie quotidiane, aggiornate, perché proprio la quotidianità

dell'accesso permette questo volume, per cui quasi un'ipotesi come l'ADN Kronos, per

cui il notiziario di "parks" potrebbe essere elencato sul sito del nostro parco, con un

notiziario che va, con dei lanci. Potrebbe essere anche questo un ulteriore sistema di rete

dell'informazione così come fa ADN Kronos su altri siti. Trovare tutte queste soluzioni

che ci permettano di fare effettivamente un salto di qualità, fare un programma di lavoro

da qui al prossimo convegno.

Questo volevo dire, anche se in modo un po' disorganico. Mi riprometto,

eventualmente, di dire altre cose. Però un'ultima cosa mi dovete permettere di dirla ed è

riferita al fatto che ancora oggi sono i gestori dei parchi che parlano di informazione dei

parchi, dei piani dei parchi, nel senso che sarebbe il caso di costituire all'interno di

Federparchi q)qualcosa tipo la Federazione degli editori o qualcosa dei simili: siano

direttamente gli operatori dell'informazione dei parchi — non dico come nicchia, ma

come specializzazione — a comporre questi strumenti e questi incontri, nel senso che

vedo ancora oggi, probabilmente per motivi organizzativi, le stesse figure che si

occupano delle stesse cose e tutto sommato la tuttologia penso sia una scienza finita nei

primi anni '70. Oggi si potrebbe cominciare, anche nella struttura organizzativa, a

determinare una specializzazione che sicuramente aiuterebbe l'approfondimento e anche

la strumentazione umana.

MAURIZIO MARANO, Ricercatore universitario. Lavoro all'interno dei corsi

dell'università di Bologna, nel diploma universitario in economia dell'organizzazione

non profit che si tiene a Forlì (ed è il primo diploma sul non profit istituito in Italia per

opera del prof. Tamagni principalmente. Con questo cappello la prima riflessione che si

può fare è, tornando a un importante concetto sviluppato da Luigi Bertone, quello

dell'ottica di sistema. Effettivamente la comunicazione da parte di un'organizzazione ha

luogo in modo sistemico, cioè utilizzando una pluralità di modalità e di strumenti tra

loro integrati. Ha ragione il rappresentante dell'Ordine dei giornalisti delle Marche

quando dice che l'organizzazione comunica anche attraverso strutture, strumenti per

l'informazione che vengono realizzati in loco, ad esempio per fornire informazioni a

favore del fruitore o utente che si reca all'interno del parco. Ma parlando di sistema

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

integrato di strumenti, di modalità di comunicazione, una riflessione viene da fare sul

fatto che già da molti anni a questa parte le organizzazioni che sono rivolte a scopi

lucrativi, le imprese hanno sviluppato la capacità di elaborare dei bilanci sociali. Le

imprese fanno dei bilanci di esercizio nei quali comunicano ai propri interlocutori —

agli azionisti, alle banche, agli investitori in borsa — quali siano i risultati economici

conseguiti nell'ultimo esercizio e quale sia la loro situazione finanziaria, il loro grado di

solidità patrimoniale, ma altresì comprendendo che è importante rapportarsi con

l'ambiente in un modo più ampio elaborano uno strumento — bilancio sociale — con il

quale cercano di manifestare quale sia il globale impatto, il contributo che apportano

all'economia, alla società in un Paese o addirittura nel mondo. E quindi enfasi su

investimenti in formazione, che essi riflettono in accrescimento della cultura, della

professionalità dei propri operatori; investimenti fatti per accrescere il grado di

sicurezza dei lavoratori; investimenti fatti per poter salvaguardare l'ambiente riducendo

le emissioni di sostanze inquinanti. Questo strumento dovrebbe essere invece lo

strumento fondamentale per tutte quelle organizzazioni pubbliche e private che

perseguono primariamente finalità non economiche ma che in senso ampio possiamo

dire "sociali", come ad esempio quelle di salvaguardare e promuovere l'ambiente e di

valorizzarlo, naturalmente.

Per costruire uno strumento di questo genere che avrebbe tra i suoi pregi quello di

esprimere in modo sintetico, al di là della ricchezza dell'informazione che

quotidianamente, attraverso i vari strumenti si può produrre, anche quale sia il generale

contributo dato da un sistema di organizzazione...

...di erodere questo sistema perché eccessivamente vincolistico rispetto allo

svolgimento di attività economiche, anche indicatori di ordine occupazionale o sul

numero di imprese o di cooperative che vengono fondate.

Ovviamente, strumenti di questo genere danno informazioni che consentono di

comunicare all'esterno, quindi di rapportarsi a quelli che si chiamano "portatori di

interessi" nei confronti di un'organizzazione, ma anche di legittimarsi nei loro confronti,

oltre che comunicare, e di avere anche dati per monitorare l'andamento dell'attività.

Questa è una prima riflessione: costruire strumenti appropriati nell'ambito del sistema

integrato di comunicazione. So che però presuppone anche la necessità di sviluppare i

sistemi informativi interni, che spesso, nelle organizzazioni pubbliche sono tutto

sommato deboli, anche in relazione ad una tradizione che è quella di un sistema

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

informativo basato sulla contabilità finanziaria, con funzioni di autorizzazione alla spesa

per il dirigente, che sicuramente ha fatto il suo tempo.

Secondo cappello. Sono stato autorizzato dal mio ateneo a seguire un progetto

dell'Unione italiana sport per tutti, che si chiama "Vie del parco". L'Uisp è nota come

ente di promozione sportiva, cosa che non era altrettanto nota era il fatto che la missione

della Uisp vede lo sporto come un veicolo per creare socialità, per accrescere il

benessere sociale della collettività, per educare il cittadino a un rapporto con l'ambiente.

Nell'ambito del perseguimento di queste finalità ha attivato l'iniziativa di "Vie del

parco" che si svolgerà nel biennio 2001-2002 in partnership con 11 enti parco nazionali:

dal parco delle Foreste Casentinesi ad altri che non cito per non dirli tutti. Questa

iniziativa, finanziata dalla Lotteria europea vuole organizzare opportunità di pratica

motoria e iniziative di tipo formative per esercitare un impatto sul livello di educazione

ambientale del cittadino. Tra l'altro, altre iniziative comportano la costruzione di reti di

sentieri attrezzati per consentire la fruizione dei parchi da parte di disabili.

La Uisp ha un suo sito web nel quale si sta predisponendo tutta una serie di

schede relativamente a questa iniziativa di "Vie del parco", iniziative che godono anche

della sponsorizzazione di un soggetto for profit, l'impresa Dal Monte, che stamperà

sulle confezioni dei propri succhi di frutta "Nettare" il logo di "Vie del parco" e

l'indicazione del sito, cosa da cui ci si può ragionevolmente attendere, visto il milione di

succhi di frutta "Nettare" immessi sul mercato, una certa affluenza all'interno del sito

che stiamo predisponendo.

Ovviamente noi pensiamo di aprire non soltanto delle pagine relativamente alle

iniziative da predisporre, ma spazi di approfondimento sui parchi nei quali queste

iniziative si svolgono. Questo può dirci che in realtà l'ottica di sistema potrebbe essere

ampliata ulteriormente, cioè da una riflessione del sistema di strumenti per comunicare

a una riflessione attorno al sistema di attori che possono essere coinvolti nello sforzo di

comunicazione, perché gli enti parco, enti pubblici, devono vedere come loro partner

principale, nel perseguimento della propria missione, le organizzazioni non profit che

siano sensibili alle tematiche ambientali, lo fanno spesso, gli enti parco hanno

perfettamente questo tipo di sensibilità. Ma allora, forse, è il caso di ragionare su una

strategia unitaria, coordinata di comunicazione da parte degli enti parco nell'ambito

della Federazione, ma cercare anche dei momenti per una riflessione più ampia su delle

modalità di comunicazione rivolte alla società e al cittadino attraverso la cooperazione,

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la partnership anche con le organizzazioni private non profit come ad esempio potrebbe

essere nel caso della Uisp con il progetto "Vie del parco".

GIANNI BOSCOLO, Direttore rivista "Piemonte Parchi". Come ha già accennato

Luigi Bertone aprendo la giornata, la redazione di Piemonte Parchi ha fatto una

indagine conoscitiva, rapida ma non semplice, sul mondo dei piccoli giornali, dei

giornali che i parchi producono. Intanto vi do alcuni dati: sul sito Internet sono 37 i

giornali presentati, Luigi parla di 40-41 nel senso di presenze, quindi abbiamo 4 giornali

che risultano non segnalati, non registrati. Noi abbiamo mandato un questionario a

questi giornali e ci hanno risposto in 23, quindi già ne mancano 14 al conto. Ci hanno

risposto in 23 dopo un fax, una e-mail, tre telefonate, non al primo invio. Spero che

siano solo in letargo come le marmotte dalle nostre parti, e non morti. Non hanno

risposto, tra l'altro, i due giornali che pubblicano le Regioni sui parchi, L'Infinito e Il

giornale della Lombardia, che fa anche un periodico dedicato ai parchi e alle riserve in

collaborazione con la rivista Acer. Hanno risposto 9 giornali di parchi nazionali, 14 di

parchi regionali e uno di una provincia che fa appositamente un giornale sulle aree

protette, in totale 23. Di queste 23 redazioni, già uno ha ufficialmente mandato il suo

"atto di morte", un giornale piemontese del parco della Val Troncea che è uscito per due

volte e poi non è mai più uscito. Quindi i numeri vanno sempre un po' scavati e noi

cerchiamo di scavarli.

Quando sono nati questi giornali? Due, uno del parco d'Abruzzo, che vanta dei

fogli informativi che faceva già negli anni '90 e il giornale locale di Mariano Guzzini

sono nati prima del 1995. Tra il 1994 e il 1995 ne sono nati 7, tra il 1995 e il 2000 ne

sono nati altri 11.

Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, questa tendenza alla crescita la

potremmo collegare a due scadenze che la Federazione ha curato: il convegno di Passo

Rolle sull'informazione e il convegno che cinque anni fa si fece qui. Credo che questo

vada in parte giustamente attribuito a queste iniziative distinte.

Non hanno risposto i due giornali regionali, quindi non abbiamo tenuto conto dei

dati di Piemonte Parchi. Piemonte Parchi è il mensile della Regione Piemonte, edito dal

1983, tira 35.000 copie e nel mondo dei parchi e dell'ambiente è abbastanza conosciuto.

Abbiamo fatto la somma di quanto "buttano" questi giornali: complessivamente

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

— hanno scadenze diverse — "buttano" 200.000 copie. Hanno cadenze molto diverse:

cinque semestrali, sei quadrimestrali, sette trimestrali, tre bimestrali, due mensili.

Conosco abbastanza bene la realtà dei parchi per capire perché questi giornali

hanno questi ritmi "laschi": perché sono un grosso sforzo organizzativo, economico,

però mi vien da dire che quasi tutti non hanno cadenza sufficiente per fidelizzare il

lettore. Se arriva ogni sei mesi un giornale devo prendere l'agenda e vedere con gli

appunti che cos'è questa roba; il semestrale ha il tono del promozionale, dello spot

pubblicitario, utile ma non dà il senso di un rapporto continuato. Lo dico negativamente,

pur con tutte le scusanti che conosco benissimo, perché i piccoli giornali dei parchi sono

nati proprio perché sono il tipico strumento che mira al tipico target, la popolazione

locale. Il giornale del parco deve proprio fornire i dati di come spende il bilancio, deve

rispondere alle polemiche sui parcheggi, sul perché si danno le multe, sul perché non

entrano i cani, cioè deve avere questo rapporto di rispondere alla polemica spicciola e

anche alle leggende metropolitane che sui parchi continuano. Come voi tutti sapete, noi

continuiamo da anni a paracadutare vipere, credo che non ne siate all'oscuro. Questa

leggenda metropolitana permane. Il giornale locale ha proprio il senso di rispondere a

queste cose. Una giovane collaboratrice di Piemonte Parchi che le leggende

metropolitane per loro essenza sono destinate a non morire, quindi è una battaglia forse

impari, però ogni tanto qualche risposta si può dare.

Quindi la cadenza è un problema. Tutti, meno cinque che già si autodefiniscono

"irregolari", escono con cadenze programmate. Poi abbiamo dei dati sui formati ma non

credo siano di grande interesse.

L'altro dato che mi sembra interessante è che la pubblicità è assente in 16 casi,

mentre gli altri 7 casi in cui viene superata non supera mai il 10%, quindi rientra in

questa mentalità della purezza, della verità, cioè il non "sporcarsi le mani" con i

meccanismi dell'informazione, della comunicazione che sulla pubblicità un po' si regge.

Vi dico le due annotazioni più interessanti, a mio modo di vedere. La redazione

del giornale del Cilento è formata da un gruppo di lavoro di giovani giornalisti che nel

fare il giornale tendono anche a professionalizzarsi. Ecco quindi il collegamento del

parco con la realtà locale, con la realtà economica ecc. Mi sembra importante segnalare

che alcuni giornali, come il giornale del parco Il Gigante tendono a diventare

monografici. Ben vengano queste produzioni, ma di nuovo usciamo dall'informazione,

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

perché a parte la difficoltà di trovare sempre temi monografici da leggere, il giornale

monografico perde quelle caratteristiche di "freschezza", di giornale d'informazione.

Fin qui i dati che ritenevo utile portare a completamento di questa introduzione,

anche se richiedono due integrazioni. Se è vero che due convegni abbiano stimolato,

sicuramente il discutere d'informazione stimola i parchi a fare informazione, perché i

parchi non hanno una cultura dell'informazione. Perché? Perché siamo figli di tre

culture. Sicuramente una cultura naturalistica, quindi scienze naturali, biologici, geologi

che nei parchi lavorano, costruiscono il parco del punto di vista concettuale. E la cultura

scientifica, l'informazione, la divulgazione in Italia stanno come il fuoco e l'acqua, il

cane e il gatto. Avete già letto i giornali scientifici: se non siete geologi e siete soltanto

naturalisti non capite che cosa dicono, di cosa parlano. La seconda cultura di cui siamo

figli noi parchi è la cultura amministrativa: il burocratese ha dominato e domina.

Segnaliamo favorevolmente alcune iniziative che l'ente pubblico in genere sta

prendendo con questa legge. Il ministro Cassese aveva tentato la semplificazione del

linguaggio burocratico. Speriamo proseguano questi piccoli segnali di controtendenza.

Il terzo mondo culturale è quello delle associazioni ambientaliste che in qualche

modo preparano una comunicazione assimilabile alla comunicazione politica. Non è

comunicazione ma è propaganda.

E' ovvio che noi, figli di queste tre culture significative nel nostro Paese, con la

comunicazione non ci andiamo tanto a nozze, abbiamo molto da imparare, però in

questo senso la Federazione, accanto ai grandi passi avanti che non sta a me ricordare,

ha perso un pezzo che aveva agli albori: era un'Associazione più amicale, più informale,

però che faceva formazione, metteva insieme i parchi per scambiare notizie su come si

gestiscono gli stambecchi, ma anche come si scrive, come si fa, sui fondamentali.

Infatti, chi fa informazione nei parchi? Nella prevalenza dei casi è una cara persona che

ha fatto il concorso da guardiaparco, sa riconoscere uno stambecco a 300 metri, dai peli

posteriori mi dice se è un maschio o una femmina, però viene poi catapultato e gli si

dice "ma allora fai anche il giornalino del parco". Per carità, non ho il mito di questo

mestiere, si può imparare, però bisogna insegnare i fondamentali: chi ha fatto calcio sa

che è inutile giocare una partita se non si sa fermare un pallone, se non si hanno i

fondamentali. Questa è una riflessione che offro più a questa parte del tavolo, anche se

credo possa essere interessante per tutti.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

Facciamo finta che qui giochiamo a fare un processo: c'è l'avvocato che consegna

al tribunale delle prove del reato. Io ve ne presento tre, presentandovi anche i

ragionamenti che ho cercato di fare.

Il primo è un commento che ha fatto Mario De Aglio su La Stampa di due giorni

fa, che dice "Indigestione di notizie". Il succo è quello che tutti noi ci diciamo: viviamo

in una società di ingorgo di notizie, in cui lui dice una cosa interessante: più

informazione, oggi, significa, spesso, meno informazione. "Moltissime risposte a

domande mai formulate evitano che si formulino troppe domande, che si impari a

formulare domande. Un'informazione fatta per sbalordire e stordire in sostanza è una

non informazione". Credo che in genere, chi fa questo mestiere da dilettante, da

professionista, da amatore deve essere consapevole che si muove in questo contesto,

cioè un mondo che ridonda di informazioni o presunte tali e che ci rende un po' più

difficile la vita a noi dei parchi un po' per quella cose che luigi altisonantemente

chiamava "la verità", comunque un erto gusto di fare le cose seriamente.

Gli amici del parco di Avigliana hanno ricevuto la visita di Gheo and Gheo e mi

hanno raccontato cos'è successo: sono andati a comprare una tinca in un paese a 30

chilometri, l'hanno appesa a un amo e hanno fatto la moviola a rovescio e l'hanno tirata

su dal lago di Avigliana dove non si pesca. E' un parco che abbiamo fatto per

disinquinare il lago, non perché era da conservare. Per fare Gheo and Gheo il Comune

di Avigliana, la comunità locale hanno sborsato, perché questo è il meccanismo, perché

si parla di Avigliana, del parco, ma anche del castello, del gruppo folcloristico. Chi si

tira indietro? Siamo anche prigionieri e capisco anche che da un lato ci serve.

Il Piemonte ogni tanto, negli ultimi decenni viene sconvolto da alluvioni — nel

1994, l'anno scorso — poi finalmente sui giornali locali, anche di grande tiratura,

vediamo che è finita l'epoca della "tragedia inevitabile", i giornali stessi fin dal primo

giorno cominciano a dire "cosa si poteva fare per evitare?". Le interviste non sono solo

più al politico di turno che va lì a sparare le sue stupidaggini da bar, c'è anche il

geologo, c'è anche l'esperto di territorio che dice "se tagliate gli alberi l'acqua arriva più

velocemente" ecc. Permangono, anche qui, le leggende metropolitane: "le alluvioni

avvengono perché voi — e in quel "voi" ci stanno i parchi, gli ambientalisti, i verdi ecc.

— impedite di scavare in alveo". Però, accanto alle leggende metropolitane c'è anche un

approfondimento culturale che forse aiuta.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

I parchi fluviali dicono da tempo "bisogna far tornare il fiume libero di svagare, di

rinatularizzarsi". Questi concetti sono stati presi nei programmi legislativi,

programmatici, di lavoro del magistrato del Po che non è il sindaco di un determinato

Comune ma la struttura che gestisce l'intero bacino del Po. Questo è un grosso risultato

culturale. Quindi i risultati ci sono, però conviviamo in questo mondo.

Questo è un atto d'accusa a tutti e anche un atto, scherzoso, di riflessione per tutti

quelli che dicono "noi viviamo in questo mondo: prendere o lasciare?". Oppure

prendere in quale modo: con le tinche false? Spettacolarizzare? Far trovare dei cadaveri

nei parchi per andare in cronaca? Avigliana è un luogo un po' mitico per queste cose:

adesso ci sono anche quei due pazzi che hanno rubato la salma di Cuccia. E' una zona

interessante... Fra l'altro ci faremo le Olimpiadi, quindi diventerà ancora più

interessante.

Il secondo corpo del reato, una pagina di Repubblica su Portofino. Racconta,

opinioni, per fortuna c'è una schedina sui parchi a rischio, quindi un segnale positivo. Si

intervistano Grillo, così fa ridere, poi Crespi che credo sia una donna, si intervista anche

il macellaio del porto, il mozzo... Cavolo, però Valbonesi, l'ex presidente di Portofino...

Nessuno. L'atto di accusa a chi è? Alla categoria, e mi ci metto, ma un po' anche alla

Federparchi. Non è che si va su Repubblica. O ci si chiama Pratesi, si sta sulla scena da

anni con capacità, con grande attenzione, oppure bisogna costruire una strategia della

comunicazione. Non è che dall'oggi al domani le telefonate di Luigi portano il mondo

dei parchi, quello che lavora su un articolo di questo tipo, perché bisogna avere i

contatti, bisogna fare questo "mestieraccio" sporco, che è anche andare alle conferenze

stampa non perché interessa quel che viene detto ma perché vedi il giornalista, gli dici

"ti ho visto all'altra conferenza", insomma il mestiere delle pubbliche relazioni, degli

uffici stampa, che si impara. Però non possiamo pretendere dal nostro amico

guardiaparco, esperto in peli anali del camoscio che faccia questo, a meno che glielo

insegniamo.

Il terzo atto d'accusa è la rivista che ho citato prima. MI è arrivata dalla tipografia

mercoledì, io la dirigo da dieci anni, mi diverto molto, mi considero una persona

fortunata perché faccio il mio mestiere in un settore che mi piace e che trova, almeno in

Piemonte, diversi consensi. Mercoledì mi arriva la tessera dell'Ordine, la nuova tessera.

Professionalmente è bello, perché fa 25 anni, umanamente segnala che il tempo passa. E

cosa trovo sullo strillo di copertina? "Anfibi: la testuggine del fango". La testuggine è

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

un rettile, lo strillo è mio, e comunque anche se non fosse mio, la responsabilità è mia,

perché io credo che il capitano lascia la nave per ultimo.

Io ho una formazione tutta umanistica, sono un sociologo. Prima riflessione:

bisogna imparare a non essere presuntuosi, questa è una dote nel nostro mestiere.

Questo è un errore di presunzione, perché io non sono un naturalista, quindi mi può

anche scappare nella cosa più banale l'aspetto naturalistica che a un naturalista in corso

di studi non sfuggirebbe. Questo è un atto d'accusa a tutta la categoria: noi siamo una

categoria superficiale, un po' per antonomasia, un po' per formazione, un po' per lavoro,

perché non possiamo sapere tutto. Sempre scherzando dicevo a Mariano l'altro giorno,

nel vedere delle bozze: "questa didascalia è sbagliata, non è Cornelli, è Coronelli". Mi è

caduto l'occhio lì perché ho letto dei libri di Coronelli che è un geografo del '600, però

non essendo naturalista mi dico e mi faccio passare che la testuggine palustre è un

anfibio. E' un invito a tutti noi, a me per primo che faccio queste gaffes macroscopiche,

a un po' di umiltà e di attenzione. Però, poi ho cercato anche di scusarmi e mi sono detto

"perché sono così ignorante?". Perché noi, in Italia subiamo un'altra incultura, che è la

separazione delle culture. Questo non è neanche un errore da naturalista, è un errore da

uno che se avesse fatto il liceo e un corso di scienze, avrebbe avuto memorizzata questa

cosa, come l'apostrofo. Io non ho fatto il liceo. Questo è un atto d'accusa per tutta la

categoria, ma anche per il sistema. Noi dobbiamo ricongiungere queste culture e fare in

modo che un giornalista, anche contento del proprio lavoro, anche soddisfatto non

faccia queste miserevoli "cappelle" che mi hanno fatto arrabbiare, che mi hanno

rovinato tutta la giornata.

(Interruzione dei lavori)

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

MARIANO GUZZINI. Ringrazio la Scuola di giornalismo di Urbino, di cui vi ho

parlato qualche ora fa in apertura dei lavori. VI dicevo che l'anno scorso avevamo

avviato un rapporto. Ci sono due studentesse della Scuola di giornalismo di Urbino per

seguire i nostri lavori e per riprendere questa tradizione di rapporti. Benvenute tra noi.

Darei la parola, per l'intervento più difficile, quello della ripresa dei lavori, a

Federica Zandri, giornalista, che ci dà una mano nei momenti più difficili.

FEDERICA ZANDRI, Giornalista professionista, collaboratrice de "Il Resto del

Carlino". Avevo due appunti brevissimi, che adesso non hanno più tanto valore, dopo

gli interventi della mattina, perché si rischia di dire sempre le stesse cose, tra l'altro

molto ben dette da Luigi Bertone che ha formulato anche delle proposte. Poi abbiamo

anche avuto degli esempi pratici di mal comunicazione fatta dalla stampa, dal direttore

di Piemonte Parchi, quindi rischiamo di ripetere le cose, ma magari ci rinfreschiamo la

memoria.

E' stato detto che i parchi si sono ricavati in questi anni un loro spazio nel mondo

della comunicazione. Ci sono tante pubblicazioni che riguardano le aree protette — lo

sappiamo tutti, basta entrare in una libreria — singoli parchi e il sistema dei parchi che

comunque è un obiettivo da raggiungere in termini di comunicazione. Pensiamo alla

Guida Touring uscita l'anno scorso, "Parchi e aree protette naturali d'Italia", un lavoro

ponderoso realizzato con la collaborazione di Federparchi. E' stato un passo verso una

maggiore visibilità. Una guida che vende parecchio. Pensiamo anche alla Guida sui

parchi nazionali che ha fatto un giornalista qui presente, che scrive sulla rivista Parchi,

Giulio Ielardi: anche quella mi è capitato di vedere in mano a diverse persone nelle

librerie. Pensiamo ai giornali, alle riviste dei singoli parchi, pensiamo alla rivista

Parchi, al sito, questa grande intuizione, alle news ecc.

Da quello che riesco a sentire parlando anche con i colleghi giornalisti della

stampa generalista, è che comunque l'opinione pubblica è affascinata dai parchi, anche

se forse, soprattutto e soltanto come meta turistica in questa prima fase. Da questo punto

di vista si può quindi ritenere soddisfatta della produzione che trova in circolazione.

Invece non è altrettanto rosea la prospettiva rispetto al rapporto che c'è con la

stampa e i mezzi generalisti. Tornando sempre al parco di Portofino, quando pochi

giorni fa abbiamo sentito il resoconto che hanno fatto la tv di Stato e le televisioni

private abbiamo visto questo fatto eclatante: riportate le interviste del presidente del

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

WWF e del vicepresidente della Regione Liguria, non c'era però la Federparchi. A

questo punto ci chiediamo in cosa abbiamo sbagliato, qui c'è un gap nella

comunicazione.

In questi giorni sta circolando su Internet l'appello ai candidati, da parte sempre

della Federazione e si avverte questo tono di sfiducia, di preoccupazione di chi si

occupa da sempre di ambiente e di aree protette verso una eclatante mancanza di

sensibilità nei confronti di questi temi. Significa che da questo punto di vista la

comunicazione non è stata adeguata, non è stata efficace. Quando invece ci sono disastri

ambientali o vengono fuori dei timori forti, motivati su quello che può danneggiare la

salute dell'uomo, quello che troviamo sulle nostre tavole, quello finisce alla ribalta della

cronaca. C'è quindi proprio da chiedersi dove abbiamo sbagliato, dove stiamo

sbagliando, come correggere il tiro. Va premesso, di fronte a questi argomenti, che

l'ambiente e i parchi, all'interno della dimensione più vasta dell'ambiente, sono

comunque un sistema complesso, non esistono delle pubblicazioni sulla comunicazione

ambientale. Rispetto ai parchi in assoluto, ma anche la comunicazione ambientale è

decisamente carente sotto il profilo della manualistica. Io ho girato diverse librerie e

biblioteche e non ho trovato niente, quindi questo è tutto un settore ancora da codificare.

E' anche vero che i confini di questo complesso sistema, di questo mondo

complesso non sono ancora stabiliti a priori, quindi c'è ancora margine per lavorarci,

almeno dal mio punto di vista. Si deve e si può di volta in volta definire il sistema di cui

ci si sta occupando, sempre riguardo alla comunicazione.

Quindi, ogni processo interno al sistema dell'ambiente e, con esso il processo

della comunicazione, è configurato da momenti conflittuali. Così come l'ambiente è

fatto da contrapposizione di interessi, di preferenze, di valori che sin dalla prima fase

istitutiva dei parchi ha contrapposto diverse parti dell'opinione pubblica, istituzioni,

associazioni, anche la comunicazione riflette questa conflittualità rispetto a questo

mondo dei parchi. Si ha sempre a che fare con una sede negoziale in cui confluiscono

tutte le parti che pure hanno visioni contrastanti, perciò questo meccanismo della

negoziazione, specie in questo settore è fondamentale.

Come si parla di "mediazione ambientale", un termine usato da chi fa

progettazione nei parchi — cercare un accordo fra le parti, cercando anche di

influenzare l'opinione pubblica o le autorità per arrivare a prendere certe decisioni che

non sono così facili — nella comunicazione dovremmo parlare di "negoziazione",

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

perché la comunicazione, per definizione è fondamentalmente un processo

interpretativo e negoziale, quindi contano i mass-media, contano i messaggi che

vengono proposti ma anche la capacità di lettura e di adattare questi messaggi a chi li

riceve. Quindi la comunicazione ha un forte contenuto, ancora oggi, emozionale e

sociale. Sono molte le sfaccettature e molti ancora i nodi irrisolti.

La prima domanda, in quest'ottica di rivisitazione delle strategie che vengono

utilizzate è quella di dire che cosa vogliamo comunicare, quali sono gli obiettivi. Poi,

facciamo comunicazione, oppure stiamo facendo mal comunicazione? Da parte dei

parchi, rispetto alla comunicazione in questi ultimi anni sono stati fatti molti sforzi, però

molti di questi sforzi sono stati isolati e non sono stati ispirati da una progettazione

solida. C'è ancora un grosso margine di approssimazione. Spesso c'è la tendenza a

lasciarsi abbagliare dalle nuove tecnologie, cioè c'è questo interesse che si occupa del

mezzo, molte volte, dimenticando di strutturare bene il messaggio, anche perché la

comunicazione è per sua natura il terreno dell'ambiguità, perché è il terreno dello

scambio, della contaminazione. Tutti sappiamo che se vogliamo rimanere integri non

dobbiamo comunicare, perché comunicare comporta il rischio di snaturarsi, di drogare il

messaggio, però il rischio opposto è quello di rimanere tagliati fuori dalla storia, dal

contesto sociale. Anche in questo va fatta una scelta: contaminarsi o non contaminarsi?

Se non ci si vuole contaminare, sappiamo che si rischia di rimanere in una nicchia.

Ripeto, esiste questa forte connotazione del sociale, specie rispetto ai parchi, della

comunicazione da rivalutare, trascurando in una prima fase le tecnologie, i canali

particolari, ma intervenendo più sulle relazioni, che sono molto più importanti.

Comunicazione sociale che può anche indicare ricerca di nuove sedi, di aggregazione e

di confronto che non siano quelle solite, cercare altri luoghi di aggregazione.

Che cosa potrebbe essere la comunicazione, rispetto sempre alla comunicazione

dei parchi? Uno scambio di effetti prodotti tra persone in cui comunque agisce, come in

altri campi, un mix di convinzione e di persuasione e tra i temi, gli argomenti le forme

logiche ma anche le forme tradizionali che vengono messe in campo. All'interno della

comunicazione un ruolo importante ce l'ha l'informazione, perché spesso si confondono

i due termini: con la rivista Parchi, con il sito si fa comunicazione ma si fa anche

informazione. L'informazione possiamo definirla una specie di zoccolo duro

nell'universo in crescita della comunicazione. Però ci può essere comunicazione senza

informazione — pensiamo a una pagina che ci fa vedere una bella montagna, un habitat

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

particolare e un semplice titolo e già quella pagina ci comunica diversi elementi, però

non ci informa su niente — mentre invece non ci può essere informazione senza

comunicazione, cioè il messaggio che viene trasmesso deve comunque fare i conti con

le valutazioni, le aspettative del destinatario che lo riceve.

Va anche detto che informazione e comunicazione si devono alimentare l'una con

l'altra per poter valorizzare il messaggio che viene trasmesso.

Quali sono i rischi che può correre la comunicazione e, al suo interno,

l'informazione che svolgono i parchi e gli strumenti che fino adesso sono stati

adoperati? Prima di tutto potrebbe esserci una mancanza di continuità nei rapporti con la

stampa, con le emittenti. A volte, farsi sentire una volta ogni tanto, ogni due o ,tre mesi

non crea quella fidelizzazione che è stata più volte invocata rispetto all'opinione

pubblica in generale. Poi la scarsa tempestività: bisogna ragionare con le logiche

quotidiane o quasi rispetto a certi avvenimenti, quindi comunicarli in tempo reale. In

qualche caso particolare anche una scarsa credibilità, perché oggi è stato accennato, ma

a volte il parco che si impegna per certi investimenti, per migliorare certe strutture e poi

dimentica di mettere la fontanella perde in credibilità, poi c'è anche il "passa parola"

negativo. L'incompletezza dell'informazione è un altro punto su cui lavorare e riflettere,

come la mancanza di coerenza.

Guardando al futuro non si può non pensare a una comunicazione integrata, una

tipologia di comunicazione che cerchi di superare le dicotomie, quindi non si può più

parlare di comunicazione classica e comunicazione pubblicitaria, di comunicazione

formale e informale, oppure comunicazione interna ed esterna: la comunicazione deve

essere comunque integrata mettendosi in gioco, cioè rischiando di perdere un po' di

quella autenticità, di quella genuinità di cui si parlava questa mattina, quindi il parco

dovrebbe essere disponibile a perdere un po' di questa sua componente ideologica se si

vuole presentare e far conoscere, anche perché noi tutti sappiamo che oggi un ruolo

fondamentale nella comunicazione, nella visibilità è rappresentato non solo dagli

strumenti strettamente informativi, ma lo spettacolo, la pubblicità, addirittura la fiction e

altri tipi di manifestazioni hanno assunto un rilevo economico e sociale tale da rientrare

a pieno titolo nella comunicazione. Quindi, decidere se intraprendere o no questa strada,

consapevoli dei rischi e dei vantaggi che se ne possono ottenere.

Rispetto all'integrazione, ci ricolleghiamo ancora una volta all'essenza della

questione dei parchi. Cioè, le aree protette e la società non si possono contrapporre

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

polarmente, su questo penso che siamo tutti d'accordo: società e ambiente non sono da

considerarsi in una posizione dicotomica, devono dialogare, quindi i confini sono

sempre meno delimitabili fra queste due realtà e il rapporto, inevitabilmente va verso

l'interrelazione e l'interdipendenza.

ENZO VALBONESI, Presidente Nazionale Federparchi. Non so se riuscirò a dare

un grosso contributo, sono come quella gran parte di amministratori di parchi che non

hanno forse dato il peso sufficiente o non lo stanno dando, al tema della comunicazione.

Il fatto che non siamo molti amministratori di parchi qui, oggi, la dice lunga. Con

questo non voglio drammatizzare, perché ci sono dei risultati positivi, sono cresciuti i

giornali dei parchi, è cresciuta la nostra comunicazione, dobbiamo anche vedere i passi

in avanti che sono stati fatti, secondo me ad una velocità notevole e anche

quantitativamente ci possono confortare.

Volevo rifarmi a una cosa che lessi parecchi anni fa e che secondo me costituisce

un punto di riferimento: alcune riflessioni che faceva il prof. Roberto Gambino che non

fa solo il pianificatore ma si occupa di parchi, è uno che affronta questo tema anche da

un punto di vista culturale ed è anche membro di redazione della rivista, che ha però

difficoltà a essere in queste sedi per le numerose difficoltà che ha, sia come docente sia

come libero professionista.

Lui diceva che oggi più che mai, all'epoca non solo dei mass media, della

globalizzazione, i parchi in una società sicuramente più complessa hanno sempre un

valore in sé, legato alla possibilità e alla capacità di conservare degli ambienti naturali,

di sperimentare tutto quello che ci siamo detti e che ci diciamo, ma hanno sicuramente

più di prima e sempre di più avranno una grande missione come valore simbolico

rappresentativo, cioè i parchi debbono produrre e produrranno sempre di più messaggi

di civiltà, di un nuovo rapporto uomo-natura, di una riconciliazione uomo-natura,

messaggi che sono anche valori, quindi se i parchi sono anche questo almeno la gente

chiede simbolicamente ai parchi come si veicolano questi messaggi, la qualità e la

quantità di questa capacità di produrre questi messaggi, di tradurli, di portarli in maniera

corretta ai cittadini, è fondamentale. Per questo abbiamo voluto questo convegno,

perché come Federazione dedichiamo sicuramente più importanza, rispetto ad alcuni

anni fa, a questa particolare, innovativa e sempre più importante missione delle aree

protette in futuro.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

Con questo incontro, dando per scontati gli obiettivi che sono quelli di un

momento di riflessione, di lavoro intorno al tema di come potenziare e qualificare la

comunicazione e l'informazione nelle aree protette, vogliamo intanto vedere come

funziona la comunicazione, gli strumenti di cui è dotata la Federazione — la rivista, il

sito, la news — e più in generale come funzionano la comunicazione e l'informazione

delle singole aree protette. Il nocciolo di questa nostra riflessione — cercheremo di

trarre vantaggio e insegnamento — dagli interventi di oggi è: come riuscire ad integrare

meglio gli strumenti comunicativi dell'Associazione con gli strumenti comunicativi e

informativi delle singole aree protette? E, giovandoci di una maggiore capacità

sinergica tra strumenti comunicativi e informativi della Federazione e quelli dei parchi,

come possiamo riuscire a comunicare di più e meglio complessivamente, come

Federazione dei parchi? Questo mantenendo alcuni punti fermi che sono inevitabili,

perché la nostra non è una comunicazione qualunque come qualsiasi soggetto, è una

comunicazione che ha delle sue peculiarità. Intanto noi dobbiamo comunicare

abbinando la capacità di rendere accattivanti i parchi a ciò che i parchi fanno, ma

evitando, nel contempo, la banalizzazione, l'autocelebrazione o, peggio, una distorsione

del messaggio dei parchi, cioè qual è la loro missione, cosa fanno e come la portano

avanti, che è un messaggio ancora oggi molto evidente: i parchi sono tutto il buono che

ci può essere perché proteggono la natura e il territorio non costruito quasi contrapposto

al territorio costruito, i parchi come tutto il bello e il resto tutto negativo, come lavaggio

di coscienza. Questo è un messaggio distorcente ancora presente che dobbiamo in

qualche modo correggere, evitando la banalizzazione dei parchi e della loro missione,

però senza far perdere di vista la bellezza, la capacità di rendere accattivanti i parchi.

Soprattutto, un altro punto fermo da cui noi non possiamo prescindere, come

Federazione, perché è la nostra funzione principale. Noi dobbiamo comunicare ai parchi

non singolarmente, non in maniera retorica ma sempre di più dando il senso ai cittadini

del sistema nazionale delle aree protette. E' un compito prevalente, che non è solo della

Federazione, è un compito che debbono sentire tutti i parchi. Tutti dobbiamo capire che,

mentre comunichiamo la missione nostra, quello che facciamo nel singolo parco siamo

parte di un sistema. Anche qui c'è da lavorare molto, perché i cittadini, la gente

conoscono spesso una parte dei parchi, conoscono i parchi più noti, l'Abruzzo, il Gran

Paradiso, non conoscono i parchi di minore notorietà, non conoscono qual è l'obiettivo

di fondo che dobbiamo perseguire tutti, cioè fare la rete naturale del nostro Paese, la rete

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

delle aree protette. Questo è l'obiettivo strategico, il punto di crescita e di qualificazione

vero che abbiamo davanti.

A livello locale e nazionale dobbiamo utilizzare i nostri strumenti per far

conoscere ciò che succede nei parchi, ciò che facciamo, ma anche favorire un dibattito

ed un confronto anche culturale intorno alla nostra missione, cioè non dobbiamo solo

informare o comunicare, ma comunicare e informare aprendo il confronto anche nei

nostri strumenti come Federazione ma anche nei parchi con chi non la pensa come noi,

con chi ha tendenze e visioni dei parchi diverse, scavare anche storicamente sul

concetto di parco, sui diversi approcci ai parchi intesi come strumenti importanti di un

nuovo rapporto uomo-natura per sperimentare uno sviluppo durevole. Quindi questa

missione dei nostri strumenti informativo-comunicativi, cioè del dibattito, del confronto

culturale non la dobbiamo perdere di vista. E soprattutto — questa è la nostra principale

missione, come Federazione — far dialogare attraverso la rete, la rivista, la news gli

operatori dei parchi. Non solo gli amministratori ma soprattutto quelle tante persone che

vi lavorano: direttori, tecnici, guardiaparco. Questo è un altro punto fondamentale non

solo per scambiarsi esperienze ma per dialogare, arricchirsi, sentirsi parte di un sistema,

di una rete.

Oggi più complessivamente agiamo in un settore, quello della comunicazione e

dell'informazione ambientale che è ancora debole, forse lo è perché tutti parlano di

ambiente, tutti i quotidiani e le riviste ne parlano, spesso male, e questo impedisce che

ci sia un settore specializzato più forte, che ha più mercato: sono in crisi i mensili

Airone, Oasis, e questo è un elemento di riflessione. Sono limiti in questo caso non

soggettivi ma oggettivi che vanno bene al di là della nostra mancata capacità, mentre

alcuni di quelli che dicevo prima sono limiti anche soggettivi: questa chiusura, questa

autoreferenzialità.

Quello che dicevo all'inizio è un altro limite, cioè una comunicazione e

un'informazione spesso sottovalutata come priorità nei parchi, da parte di molti

amministratori. Poi, i passi in avanti simboleggiano che si sono fatti degli sforzi, che la

tendenza è al miglioramento, al recupero di questo limite che è ancora presente. Ma non

è un limite solo degli amministratori, io ci metterei anche un forte limite di direttori. Qui

ci sono pochi amministratori e ci sono i direttori Cavalli e quello del parco del Vesuvio.

Forse c'è qualche altro operatore tecnico dei parchi, però questo dato oggettivo che nei

parchi abbiamo molto direttori di estrazione naturalistica, tecnico-scientifica li porta

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

spesso, per propria formazione, a non dare il peso necessario a questo che è un versante

fondamentale del ruolo dei parchi: comunicare, promuovere, fare dell'animazione

attraverso anche l'informazione e la comunicazione.

Noi abbiamo deciso di fare questo convegno nel quadro di una decisione più

generale che abbiamo preso, che abbiamo discusso, su cui abbiamo fatto delle

riflessioni all'interno del consiglio della Federazione che è quello di pensare, di

comunicare i nostri strumenti, quindi il nostro incontro si situa in questo quadro di

lavoro che ci deve vedere, di qui a pochi mesi, a migliorare, a ristrutturare, rilanciare,

per certi versi a riposizionare, perché è cambiato il mondo in cui lavoriamo, quello dei

parchi è cresciuto, si sono qualificati la rivista, la news e il sito. Il sito soprattutto ha i

dati che vedevamo, però anche lì bisogna non sederci su quei risultati ma cercare di

migliorare continuamente per qualificarlo e soprattutto per fare interagire tra loro questi

strumenti. Quindi, questo non sarà l'unico incontro che faremo per giungere entro

l'anno, attraverso questo percorso, al potenziamento e alla riqualificazione die nostri

strumenti di informazione e di comunicazione. Soprattutto il sito per noi deve assumere

sempre di più un significato di strumento di dialogo indiretto, in tempo reale tra gli

operatori. Da questo punto di vista stiamo costruendo una rete tra i direttori, gli

operatori dei parchi, per ora l'abbiamo soltanto abbozzato, a giugno avremo un primo

momento per strutturare questo momento più forte di lavoro in sintonia, in sinergia tra i

direttori dei parchi e vediamo nel sito la possibilità di avere un forum permanente per

scambiarsi molte di quelle informazioni e di quelle possibilità per risolvere problemi

che in molti casi si presentano analoghi nei parchi.

Da questo punto di vista vorrei rispondere ad una riflessione a cui ci sollecitava

Boscolo, quella della formazione.

Noi vogliamo vedere, anche attraverso questo strumento, questa rete tra direttori,

questa formalizzazione di un momento permanente di dialogo tra i direttori che abbia

nel sito anche un punto di scambio che vada oltre i direttori, che coinvolga gli operatori

dei parchi, il tema della formazione. In pratica, avvalendoci degli operatori dei parchi

rilanciare il tema degli stages, della formazione. Da questo punto di vista ci siamo

affievoliti rispetto ad alcuni anni fa, quando con più frequenza svolgevamo questi

momenti, ma li riprenderemo.

L'altro momento, sempre sul campo della formazione, è che un mese fa abbiamo

costituito un consorzio, "Forma Ambiente", con il Formez e altre istituzioni, che appena

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

avvierà il proprio lavoro, che vede anche il campo dell'informazione e della

comunicazione come un campo dove provare a dedicarcisi con più attenzione.

Vorrei finire rimarcando da un lato l'importanza che noi annettiamo alle

pubblicazioni periodiche dei singoli parchi e anche a quelle che hanno iniziato a farlo in

alcuni casi da tempo — Piemonte Parchi, alcune Regioni, alcune Province — e che lo

fanno con originalità. Quelle che fanno pubblicazioni per il sistema dei parchi di quella

provincia.

Secondo me, in ogni parco dove abbiamo una pubblicazione — proveremo a

proporre questa sollecitazione anche ai presidenti formalmente, nelle prossime

occasioni — dovremmo riprodurre, in sede locale momenti di confronto tipo questo. Il

parco che produce il giornale, la rivista, la pubblicazione, il periodico perché non

dovrebbe riflettere con i propri amministratori, i propri operatori, le istituzioni di

riferimento, gli attori sociali, i redattori dei quotidiani di quella provincia, fare un

confronto su come veicolare meglio e di più i temi non del parco, ma della

conservazione, della tutela, dell'ecosviluppo di cui il parco è lo strumento più avanzato?

Quindi riprodurre in ogni realtà dove esistono queste 41 pubblicazioni, questo

confronto, se non altro per accrescere, intanto, tra gli amministratori dei parchi, la

consapevolezza, l'importanza e soprattutto quella che io chiamo "rete" tra la

Federazione e i parchi, farla anche tra il parco ed altri soggetti: i giornali dei Comuni, le

pubblicazioni della Provincia, ma non solo le pubblicazioni istituzionali, anche i

periodici che ci possono essere nel mondo associativo, culturale, ambientalista, quindi

sviluppare in ogni parco che pubblica una propria rivista, un proprio giornaletto questi

momenti.

Ritengo anche che sia necessario provare ad avere un confronto nazionale con un

forum di una giornata con le riviste che si occupano di ambiente e che purtroppo non

godono grande salute e anche con le agenzie stampa, con chi all'interno delle agenzie

stampa nazionali si occupa di ambiente. Poi vedere di scambiarci informazioni anche

per farci conoscere meglio.

Vorrei fare alcune considerazioni riprendendo le riflessioni che faceva Boscolo e

che faceva la giornalista Zandri. E' vero, noi non riusciamo ad essere presenti sulla

stampa nazionale quando si parla di parchi. Credo che questo sia un limite che

dobbiamo cercare di correggere, non possiamo darci una scrollata di spalle, dobbiamo

cercare, anche con le testate, con le agenzie stampa di avere un rapporto più costante,

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

invitare questi giornalisti in giro per i parchi, non credo che sia sbagliato, non per fare

del turismo ma per far loro conoscere una realtà che spesso non conoscono, perché

anche loro, come il grande pubblico rischiano di conoscere solo i parchi più blasonati,

almeno quelli storici, quelli più conosciuti, che godono di una fama non dico immeritata

ma che non ha motivo di essere maggiore di tanti altri parchi che pure lavorano bene.

Quindi, far conoscere come e quanti ce ne sono, e vi sono parecchi parchi che operano

bene e che fanno cose davvero straordinarie.

Detto questo, credo che non ci dobbiamo neanche far assillare più del necessario

dalla mancanza di una nostra visibilità, ad esempio nel dibattito che c'è stato su

Portofino. E' chiaro che se succede qualcosa in una città intervistano il sindaco, il

ministro degli interni, il presidente dell'Anci difficilmente lo intervistano. E' vero, i

parchi sono un'altra cosa, non dobbiamo fare queste assimilazioni meccaniche, però non

dobbiamo neanche farci assillare troppo dal fatto che noi non siamo visibili. C'è qui una

distorsione forte: che il mondo dei parchi la grande stampa lo ritiene rappresentato dalle

associazioni ambientalistiche, per cui se succede qualcosa in un parco intervistano

Pratesi come WWF o Realacci come Legambiente. Questo è un limite, una distorsione.

Noi dobbiamo essere anche più autorevoli, cercare un rapporto con la stampa, renderci

visibili. C'è anche un problema per queste associazioni che debbono capire che più che

ergersi, farsi rappresentare e vedere come un fatto positivo che la stampa li considera i

rappresentanti, i portavoce, i difensori dei parchi, dovrebbero tornare loro a capire che il

loro ruolo è più quello di movimento e che i parchi oggi hanno una loro capacità di

autorappresentazione.

Sicuramente ci aspettano tempi non facili. Non mi faccio impressionare più di

tanto da quello che succede a Portofino, in Liguria o che sta succedendo nel Lazio, però

dovremmo contemporaneamente consolidare un processo che è ancora gracile,

difendere lungo questo lavoro di consolidamento i parchi là dove lo saranno attaccati e

forse lo saranno ancora di più in futuro, anche se questa è una cosa anomala per un

Paese che è inserito a pieno titolo in Europa dove nessuno si sogna di mettere in

discussione i parchi al minimo cambiamento di colore politico del Governo. Quindi

dovremmo continuare questo lavoro di consolidamento, di difesa e di sviluppo, e non è

facile, perché l'arroccarsi per difendersi non è lo strumento migliore per essere

espansivi, per intercettare l'opinione pubblica, per farsi riconoscere come strumenti che

non difendono solo la natura ma che vogliono promuovere lo sviluppo. Dobbiamo fare

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

tutto questo, cercando di far rendere più consapevoli i cittadini di questa nostra

missione, che non è solo quella di difesa della natura ma quella più complessiva che

dicevo, e dobbiamo usare anche molto la nostra informazione e comunicazione, quindi

accrescerle, qualificarle, per rimobilitare in futuro l'opinione pubblica. A Portofino ci

sono le 2.000 firme raccolte, ma non vedete più la manifestazione a sostegno dei parchi,

perché l'opinione pubblica nel momento in cui sa che i parchi ci sono, sono

un'istituzione, per certi versi, giustamente, ritiene che il dato sia acquisito, che quindi

non ci sia più da tornare in piazza come è avvenuto quando i parchi si volevano. E qui

bisogna dare grandi meriti alle associazioni ambientalistiche che in quegli anni hanno

saputo fare questa battaglia. Oggi, per rimobilitarsi, tornare in piazza, difendere i parchi

occorre anche una maggiore capacità comunicativa, proprio per la complessità delle

motivazioni che debbono riportare la gente, come in Liguria, a mobilitarsi, a farsi

vedere al pari degli antiparco non per fare scontri fra fazioni avverse, ma perché la

mobilitazione dell'opinione pubblica è importante. Quindi, proprio perché ci aspettano

questi momenti dobbiamo perfezionare il nostro modo di lavorare e, lo ripeto, come

comunichiamo, come informiamo, come attraverso la comunicazione-informazione

facciamo più rete tra di noi e allarghiamo il fronte delle alleanza, aumentando la

consapevolezza e l'importanza della nostra missione è fondamentale per gli obiettivi che

abbiamo davanti che sono di crescita, ma lungo i quali dovremo anche saperci difendere

e difendere bene.

MARIANO GUZZINI. Grazie a Valbonesi. Ha ora la parola Renzo Moschini.

RENZO MOSCHINI, Fondatore della rivista "Parchi". Negli ultimi tempi, da

parte delle istituzioni, sia nazionali che europee c'è stata una presa di coscienza

maggiore del ruolo della comunicazione e dell'informazione e in coincidenza c'è stata,

in particolare, anche se non esclusivamente, con processi di riforma istituzionale, sia su

scala nazionale che europea. Sono abbastanza recenti leggi e provvedimenti che

prevedono gli uffici stampa per tutte le realtà istituzionali. Ricordava questa mattina,

nella riunione della redazione, che non c'è ormai documento europeo, qualunque sia

l'oggetto, dalla gestione integrata delle coste alle politiche di coesione, che dedichi un

capitolo specifico e sempre ripreso nel corso della trattazione specifica dei problemi,

alla indispensabilità di una politica di informazione, di comunicazione, di

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

coinvolgimento delle istituzioni, dei vari soggetti interessati alle politiche che su scala

nazionale o europea si intende portare avanti. E' quindi un riconoscimento istituzionale,

per qualche aspetto quasi una scoperta che l'informazione, la comunicazione in tutta la

sua varietà, la sua articolazione, è un momento indispensabile di realizzazione dei

programmi e dei progetti politici.

I parchi, che sono anche in notevole misura istituzioni, hanno non meno degli altri

questa necessità. Noi diciamo, senza boria, che ce ne eravamo già resi conto negli anni

passati, ce ne eravamo resi conto nel momento stesso in cui ci siamo costituiti come

associazione delle aree protette, prima ancora che ci fossero i nuovi parchi nazionali.

Naturalmente, il fatto che avessimo questa consapevolezza non significa che al tempo

stesso non presentiamo tutti quei ritardi, incomprensioni, chiusure di cui si è anche

parlato.

Ho letto la recentissima relazione del Ministero dell'ambiente sullo stato

dell'ambiente — volume ponderosissimo, più di 500 pagine — ove si parla anche di

questi problemi per dire quello che si trova in libri anche recenti, come l'informazione-

spettacolo, i ritardi, il catastrofismo, le cose che sono state dette anche nel corso della

discussione.

Per quanto ci riguarda si scopre poi che c'è un elenco di 30 volumi pubblicati in

due anni dal Ministero dell'ambiente, in particolare dall'Anpa, del costo di un buon

gruzzolo di miliardi e non ce n'è una che riguarda le aree protette: si va dai rifiuti, al

riciclaggio, tutte cose importanti, ma non c'è nulla che ci riguarda.

Credo che vada preso atto di una cosa, perché questo è il senso dei provvedimenti,

delle norme nuove: che la comunicazione, l'informazione richiedono risorse, soldi,

meno tirchieria. E servono soldi perché, come per le politiche ambientali, conviene

prevenire piuttosto che curare. Si è parlato tanto della Liguria, voglio fare un esempio

ligure, ma diverso da quello di Portofino. Anche il Begua, che è un parco ligure, ha

approvato da poco il piano fatto da Gambino. Anche in qualche altro parco sono stati

approvati gli strumenti che in qualche caso hanno implicato anche l'uscita di qualche

Comune dai parchi. Le polemiche, le cronache locali hanno cavalcato le famose

"leggende metropolitane": "non si possono allevare le galline, non si possono allargare

le finestre, non si possono raccogliere le patate" ecc. La domanda che mi pongo è: come

mai queste leggende sopravvivono così a lungo anche in situazioni dove c'è il parco?

Non c'è anche qui un difetto permanente di informazione, di comunicazione, per cui

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

conveniva spendere più soldi prima per sfatare qualche leggenda, anziché spenderne di

più dopo con meno risultati? Credo che questa questione ce la dobbiamo porre molto

concretamente. Queste leggende se tali sono, non riguardano solo qualche situazione

che oggi ci preoccupa e giustamente, come quella della Liguria. Ero a Torino, a

discutere del libro dei parchi montani e mi hanno detto che anche nel Trentino si era alla

carica con le vipere. Nel Trentino le vipere ci sono da un po' di tempo, prima ancora che

ci fosse l'Italia. Quindi, il fatto che persino lì, dove ci sono parchi da molti anni si

dicano queste cose, non significa che anche qui c'è una conferma del fatto, magari

banale, che il consenso a un'area protetta ma anche a un Comune, a una Provincia, a una

Regione non si acquista una volta per tutte. Al Comune va bene finché fai le scelte

giuste, ma il giorno dopo prendi un provvedimento che non va bene alla gente, la gente

s'arrabbia e va dal sindaco, non è che il consenso del giorno prima ripaga le proteste del

giorno dopo. E i parchi non sfuggono a questa regola, anche se forse c'è una certa

vulgata, non so quanto di provenienza "ambientalista", che una volta che tu hai fatto il

parco, hai segnato il territorio come i cani lì nessuno ci rimette piede. Se il giorno dopo

fai delle "bischerate" paghi il dazio. Quindi il consenso è un dato permanente, e se è un

dato permanente deve essere permanente l'azione che tu devi mettere in campo per

averlo questo consenso.

La considerazione che voglio fare è però di altro tipo. Oggi, rappresentare il parco

è più difficile. Non sembri paradossale. Quando un parco come quello del Gran

Paradiso doveva semplicemente difendere lo stambecco l'identità, il ruolo erano chiari:

si poteva dissentire ma lo capiva chiunque. Oggi il parco, compreso quello del Gran

Paradiso, deve mettere becco su tutto, deve operare sullo stesso territorio dove operano

,tutte le istituzioni: il Comune, la Provincia, la Comunità montana, la Regione e lo

Stato. Operare in un territorio con queste caratteristiche, con il parco che è un elemento

che in qualche misura le rappresenta tutte ma che non può confondere il suo ruolo con

nessuno degli altri, rappresenta una grande difficoltà. Non può fare il Comune perché

non è sua competenza, non può fare la Comunità montana perché non è sua

competenza. Quindi, persino la rappresentazione di che cos'è oggi il parco, di cosa deve

fare è estremamente più complicato, più difficile di prima.

Quando leggo su La nuova ecologia — una rivista ambientalista ma chiaramente

politica, non dico schierata — un articolo sul parco dello Stelvio, che sappiamo essere

tormentato da vicende storiche prima e poi politico-istituzionali, ed è un articolo su cui

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

scopro che ci sono dei bei ghiacciai, dei bei sentieri, è un articolo che può fare scalpore.

Se tu mi rappresenti il parco dello Stelvio che riguarda due Province a statuto speciale,

una Regione come la Lombardia semplicemente come un luogo ameno dove c'è il

ghiacciaio, i caprioli, i camosci, tu hai fatto un'operazione del tubo. Invece leggo su Il

Sole 24 Ore un bellissimo articolo sul parco del Ticino dove io capisco il tipo di

problemi che ha quel parco.

Il problema che citava anche Valbonesi, che lui chiamava della visibilità — si

riferiva alla Liguria — per me non è semplicemente se a Pratesi viene dato titolo più di

Valbonesi, è che un certo tipo di rappresentazione e anche di intervento politico sulla

realtà dei parchi che viene ancora oggi da una parte del movimento ambientalista non

contribuisce a dare quella rappresentazione complessa, a tutto tondo, che ha un'area

protetta. Quindi il problema di una nostra presenza non è dato dal fatto se Valbonesi lo

fotografano qualche volta più di Pratesi o di Realacci, ma se riusciamo ad essere

presenti sulla stampa e nella comunicazione con quella visione, rappresentazione

sistemica di cui dicevamo questa mattina. Siamo ancora così poco sistemici, che quando

si parla di aree protette per quasi nessuno in questo Paese esistono le aree protette

marine: quelle sembrano un altro scompartimento. La questione delle aree protette

marine sembra un'altra cosa. Eppure, se vai in una realtà come quella di Portofino non

puoi fare a meno di misurarti non solo con il parco nato nel 1935 ma anche con la

riserva statale marina istituita un anno fa, affidata in gestione a enti diversi, a quegli

stessi sindaci che stanno massacrando il parco.

Un articolo come quello sullo Stelvio a me non serve, mentre servirebbe fare una

riflessione sui residui passivi delle aree protette. Si discute molto di APE, sui 35

miliardi quando un solo parco meridionale quei 35 miliardi li ha di residuo passivo. HO

letto un'intervista di Tripepi a La Gazzetta del sud in cui cercava di spiegarsi le ragioni

per come un parco non riesce a spendere nei tempi i fondi che ha a disposizione.

Comuni che pretendono che il parco faccia cose che pretendono ai Comuni. Il tema dei

residui passivi, anziché qualche titolo ad effetto, qualche rimbrotto del tipo "alla prima

che mi fai ti licenzio e te ne vai", evidenzia non solo l'incapacità e la difficoltà del

parco, ma evidenzia una difficoltà e una incapacità del sistema istituzionale, dalla

Regione in giù, di quei territori che insieme non sanno predisporre progetti e spendere le

risorse. Non solo il parco. Abbiamo parchi con 60-70 comuni, con più province, in

qualche caso con 2-3 regioni. E' quel sistema che non riesce a mettere a regime quei

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

progetti, quindi io devo intervenire lì, dando almeno consapevolezza che quello è il

problema.

Circa la rivista, intanto credo che siamo non solo la sola rivista che si occupa

pienamente delle aree protette, ma siamo una delle poche riviste che si occupa di

tematica ambientale non in crisi di ruolo. Perché oggi Airone è una rivista in crisi,

sembra fatta per i telequiz: "come mai piove quando arrivano le nubi?", Oasi è in crisi

perché fa il Bollettino del WWF da anni ed è in crisi, Verde Ambiente è in crisi. Qualche

altra esiste, sono riviste chiuse, molto di parrocchia, modus vivendi e così via, bisogna

avere la maglia della squadra altrimenti non si gioca. Siamo quindi l'unica rivista che si

occupa pienamente di queste questioni e lo fa all'insegna del dialogo, del confronto,

aperta con gli altri. Inoltre è la rivista di una Associazione che, a differenza di tutte le

altre riviste delle associazioni è sul mercato, cioè non è una rivista assistita, stampata,

mandata ai consiglieri e pagata dalle associazioni. Naturalmente questo ci pone anche

qualche problema, che però non può essere risolto diventando anche noi come le altre.

Ho visto l'ultimo numero, anche graficamente rinnovato, mi pare la strada giusta.

Dovremmo quindi anche discutere. So che stiamo discutendo con l'editore Maggioli:

nessuno più di noi è sensibile all'allargamento del target; il punto discriminante è che il

target non deve cambiare l'impostazione della rivista. Noi vogliamo arrivare al target

più ampio, però veicolando l'impostazione, la nostra cultura.

Siccome da poco in Toscana si sta facendo un giornaletto di cui mi occupo e

credo sia l'unico giornaletto regionale, di un coordinamento regionale, non di un singolo

parco, voglio sottolineare due cose. Non so in che misura questa esperienza ha qualche

analogia con esperienze lontane fatte con i giornaletti scolastici. Quello che sto

riscontrando è che è importante stanare amministrazioni e amministratori per farli

scrivere. E' una fatica improba: per convincere un assessore provinciale, un dirigente di

parco, il responsabile di un'associazione ambientalista, di un'azienda agrituristica a

scrivere, a farti una dichiarazione gli devi telefonare cinque volte, però questo mette in

circolazione idee. Dall'altra parte — e credo sia un elemento non meno importante —

addestra persone, anche giovani giornalisti non specializzati in campo ambientale, che

però cominciano a fare un corso di formazione, e lo fanno nel vivo, perché devono

andare a parlare con il presidente del parco e spesso non riescono neanche a capire bene

cosa sta dicendo, lo devono un po' educare nelle questioni, quindi si fa un'azione

doppiamente positiva: lo si fa rispetto alle tematiche che si affrontano perché si induce,

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

si costringe in qualche caso, si spinge gente che altrimenti non scriverebbe e, al tempo

stesso, si mettono in campo, dal punto di vista dei parchi, anche delle specializzazioni e

si aiuta a far sì che ci siano sempre più giornalisti che capiscono qualcosa di queste

questioni rispetto ad oggi.

ENNIO BAZZONI, Nardini Editore. Rappresento la Nardini Editore, che fa parte

del gruppo Franco Panini di Modena e un nuovo editore del quale sono anche socio, che

si chiama Welcome Books, molto generico, molto inglese, volutamente fatto per

chiarire da subito di che cosa ci volevamo occupare.

Mi dovete permettere un brevissimo appunto alla giornata. Come potete

immaginare, venire da Firenze significa farsi quattro ore di treno all'andata e altrettante

al ritorno e per chiunque affronti con buona volontà questo viaggio, trovare un

convegno che riparte alle 16,05, senza che neanche sul sito Internet fosse citata

l'interruzione del pranzo è piuttosto imbarazzante. Mi spiace, ma la qualità degli

interventi che ho ascoltato ora è talmente alta, che mi sarebbe veramente piaciuto

partecipare questa mattina, ma purtroppo le Ferrovie hanno annullato tutta una serie di

treni che mi avrebbero permesso di arrivare prima, ed effettivamente sono molto

dispiaciuto di questo. Chiudo subito questo appunto, anche perché la qualità degli

interventi è stata decisamente superiore alle aspettative che in genere sono, nel dopo

pranzo, piuttosto deludenti.

Sono venuto qui perché ho letto sul sito Internet il titolo "I parchi stampati" e

lavorando in una casa editrice ed essendo anche un piccolo editore non possono non

parlare del rapporto che un editore ha con i parchi. In questi giorni si svolge a Bologna,

contemporaneamente, la "Fiera del libro per ragazzi". Sarebbe stato molto bello ed

avrebbe avuto risultati più soddisfacenti anche per voi se un appuntamento del genere

fosse stato almeno replicato in quella sede, in una sede puramente editoriale. Si parla di

libri per ragazzi, non so se c'è uno stand della Federazione dei parchi, però un incontro a

Bologna avrebbe sicuramente portato ai singoli parchi molto più di uno o più incontri,

anche interessanti come questo, che comunque costringono a spostare l'attenzione per

qualche giorno. Effettivamente, una serie di comunicazioni, di informazioni così

importanti come quelle che ho ascoltato oggi pomeriggio avrebbero meritato una sede

del genere. In Italia ci sono altri appuntamenti, magari non così importanti come

Bologna, però se posso dare un consiglio da parte di chi lavora in un editore privato, è

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

questo: utilizzate quei momenti, perché in quei momenti l'editore, privato o pubblico, è

particolarmente attento, perché dopotutto va alla fiera, spende dei soldi, investe, vuole

comunicare e vuole che gli altri comunichino con lui.

Per esempio, gli autori che forniscono materiali all'editore, gli enti locali che

forniscono possibilità all'editore. Insomma, un invito da parte mia a considerare questa

possibilità. Credo che i parchi e la Federazione dei parchi ne possano trarre un notevole

vantaggio.

Come editore potrei raccontare una serie di episodi nel rapporto con i parchi che

ho avuto in questi anni, che mi hanno fatto immaginare quali possano essere queste

soluzioni. Non che queste soluzioni siano taumaturgiche o rivoluzionarie, esistono già

in natura, però devo dire che le esperienze di guide di parchi nazionali, di guide di

parchi regionali, di guide di parchi di aree protette in genere, anche molto piccole, di

libri importanti, di guide di vario genere, di materiali pubblicitari fino al piccolo

depliant mi hanno fatto diventare allenato al rapporto con l'ente Parco, piccolo o grande

che sia e se sono qui, sempre rispettando il titolo molto centrato "I parchi stampati", è

appunto per parlare di chi, quando stampa qualcosa, ha dei problemi o comunque ha

delle necessità, oltre che dei problemi, di impostare un rapporto corretto con i parchi e

con tutte le figure che ai parchi fanno riferimento.

Vi dico per esempio che se la Federazione parchi, se i parchi, almeno quelli che

hanno una struttura consolidata, organizzassero al proprio interno un ufficio per la

comunicazione che si occupi sì della comunicazione diretta del parco, quindi la

produzione propria, ma anche della comunicazione intesa nel senso del rapporto con

l'editore che, azienda privata, prova a comunicare dei contenuti che non sono i suoi ma

che vengono da un ente che promuove, che produce contenuti, e sappiamo quanto sono

importanti i contenuti oggi, nel mondo di Internet, dove a mille pagine web non

corrispondono altrettanti contenuti... Insomma, se viene permesso agli editori di fare il

proprio lavoro, questo non può essere che il benvenuto. Ogni volta non dover avere a

che fare, per esempio, con funzionari inesperti del settore, ma con persone che sappiano

leggere un preventivo, sappiano leggere una fattura da parte di un produttore, anche di

una tipografia, capiscano cosa vuol dire "pellicola", cosa vuol dire una produzione

multimediale, quanto può costare una produzione multimediale. Ci sono anni di fatiche

a convincere qualcuno che una diapositiva è una fonte, per la stampa, migliore di una

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

foto stampata. Ci sono anni di fatiche per provare a dire questo, eppure ancora dai

singoli parchi questo non viene capito.

La fornitura di materiale nel giusto senso. Per esempio evitare di fornire duplicati

che non siano di qualità garantita, accertata, duplicati di immagini. Poi si dice "guarda

quanto è sfuocata questa foto". La foto è sfuocata perché l'originale non è quello che il

parco detiene, è magari un duplicato. E' una piccola cosa, ma immaginate di ingrandirla

all'eccesso, fino a problemi grossi che un editore può avere per fare una collana di libri

e di guide, piccole o grandi, su una serie di parchi, dai grandi ai piccoli. Uno degli

editori per i quali sono qui sta per partire con una collana di guide dei parchi per i

ragazzi dai 9 ai 14 anni, quindi finita la parte puramente del disegnino, della frase

semplice, l'uccellino che vola ecc. Quindi, già una vera guida, comunque una guida per

ragazzi. Voi non immaginate quale fatica è cercare i materiali adatti, cercare una

controparte. Probabilmente i parchi non hanno ancora una struttura, però uno sforzo da

parte della Federazione può aiutare, la Federazione può incentivare la produzione

interna del personale, in modo che quando si fa una gara non si dicano delle cose che

non stanno né in cielo né in terra. Chi è editore e sa come vanno le cose della stampa, sa

che ci sono parchi che ancora fanno delle gare d'appalto parlando di sedicesimi. I

sedicesimi sono semplicemente dei fogli piegati che producono 16 pagine. Il costo si fa

quindi a sedicesimo, non importano i contenuti, non importa il numero di foto, non

importa se il libro è stampato a quattro colori, cioè la classica quadricromia o a due

colori o a un colore, ma il prezzo lo vogliono a sedicesimi, al che un editore sgrana gli

occhi e dice "sono capitato male, vado via, faccio fumetti perché non ho alternativa".

Scusate se dico delle cose banali, ma l'editore ha anche questi problemi. Se a

questi si aggiunge l'impossibilità della comunicazione, le cose si complicano.

C'è una cosa che i parchi possono fare. I parchi offrono contenuti di pulizia di

ambiente. Vi prego: provate a diventare voi, i parchi quelli che fanno un nuovo tipo di

editoria. Non voglio fare delle allusioni, quindi voglio essere più chiaro: per troppi anni

gli editori hanno vissuto di contratti di appalti stra-pagati. Questo sempre per la ragione

che dicevo prima: spesso all'interno del parco non c'è chi capisce esattamente di cosa si

sta parlando, cosa vuol dire fare un preventivo, cosa vuol dire capire quanto costa fare

un libro. Molti editori vivono tuttora di libri finanziati totalmente oltre il loro reale

costo, oltre il loro reale valore. Se questo era possibile ai tempi di Lorenzo il Magnifico

— a Firenze usano ancora questa espressione — non è più possibile oggi. Voi state

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

parlando di mancanza di fondi, di problemi di comunicazione, quindi provate a essere

voi quelli che cambiano il gioco, quelli che fanno la co-edizione, diventando voi parchi,

non le persone che ci lavorano dentro, autori, quindi prendere voi parchi il diritto

d'autore. Troppe volte mi è capitato di dover pagare dei funzionari dei parchi ai diversi

livelli, con tanto di fattura regolare, per avere materiale che il parco produce

regolarmente: testo, immagini ecc. Provate. Probabilmente voi avete un rapporto

migliore con le persone che lavorano al vostro interno per poter instaurare anche un

rapporto economico migliore. Esiste una modalità molto semplice che usano i musei

inglesi: siccome per l'arte, come per tutto il mondo esistono problemi di diritti, è

impossibile pubblicare una foto d'arte in Italia senza pagare i diritti di chi detiene

quell'immagine. In Italia si sa benissimo che l'80% degli editori questo non lo fa.

Quando poi il piccolo editore vuole stampare qualcosa gli è impedito perché gli

chiedono 200.000 lire per ciascuna singola fotografia. Spesso 200 mila lire moltiplicate

per due, perché se si vuole stampare il libro anche in inglese il canone va raddoppiato.

Questo l'hanno capito bene molti enti, come ad esempio Siena in Toscana, e

giustamente fa pagare gli editori per qualsiasi foto d'arte il cui pezzo d'arte sia di sua

proprietà. Voi avete questa possibilità. In Inghilterra esiste un accordo tra i musei e gli

archivi fotografici che rappresentano non i fotografi singoli ma il museo e danno al

museo — quindi io propongo al parco — il 50% del diritto di noleggio di

quell'immagine. In quel pagamento il cliente editore assolve contemporaneamente

anche il diritto di pubblicare quell'immagine, quindi non paga, come si fa in Italia, da

una parte il fotografo d'arte e poi il museo spera che no gli faccia pagare i diritti; paga

una volta sola e in questo modo il singolo museo ha un finanziamento interessante, il

50% dei diritti che in Inghilterra possono essere tranquillamente 300.000 lire per

ciascuna fotografia d'arte. Non dico che per fotografare un cespuglio o un uccellino

bisogna pagare 300.000 lire ma se il 50% di una cifra può essere interessante, lo è

direttamente per il parco che in qualche modo ha un finanziamento dovuto al mercato,

cioè fate fare all'editore il suo lavoro, che è ben contento di fare, non gli cambiano le

prospettive se paga una osa sapendo che i soldi vanno al parco.

C'è una certa difficoltà degli editori ad affrontare il rapporto con l'ente in genere,

con l'ente pubblico ancora di più; con il parco c'è la volontà di farlo maggiormente,

perché i contenuti del parco sono spesso superiori a quelli del generico ente che vuol

pubblicare il bilancio di un particolare settore dell'amministrazione pubblica. Voi parchi

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

avete i contenuti, voi Federazione dei parchi avete i contenuti, quando questi contenuti

vanno stampati diamo loro l'importanza che meritano e ciascuno faccia il proprio ruolo,

permettendo all'altro di farlo correttamente.

MARIANO GUZZINI. Interviene ora Carlo Alberto Graziani, presidente del parco

dei Monti Sibillini. Ringrazio lui e anche Rita Regnoli di seguire questi lavori, anche

tenendo presente quello che ci diceva prima Valbonesi sull'importanza che i presidenti

frequentino queste occasioni di riflessione.

CARLO ALBERTO GRAZIANI, Presidente Parco dei Monti Sibillini. Alcune

osservazioni disordinate, spero non troppo fuori tema, a partire da quell'affermazione

che faceva Enzo Valbonesi riprendendo un pensiero di Roberto Gambino, secondo cui i

parchi producono messaggi. E' una frase che mi fa riflettere. Vi chiedo se è vero che i

parchi producono messaggi. certamente il parco è un messaggio, io ne sono convinto. Si

tratta di vedere se però produce il messaggio, comunica il messaggio. Il primo problema

che vi voglio porre è se sono i fatti a produrre messaggio o la comunicazione.

Dopo oltre 7 anni di presidenza del parco mi rendo conto di aver fatto un errore

metodologico fondamentale. Ero convinto che fossero i fatti a parlare e non le parole.

Mi rendo conto, dopo sette anni che i fatti non sono assolutamente sufficienti a parlare,

possiamo fare i fatti più belli, i fatti più importanti, ma se non siamo in grado di

comunicarli è come se non li facessimo. Troppo spesso basta saper parlare, anche se

non ci sono i fatti, per avere successo.

Enzo Valbonesi diceva che non ci sono i direttori qui. E' un'impostazione che

abbiamo tutti quanti, un po' per scelta personale di persone abituate a lavorare, anche

legata alle professioni dei direttori, che portano a dare priorità a certe cose. In realtà noi

tutti, complessivamente — tra gli ultimi nati posso fare l'eccezione del parco del

Gargano: tra l'altro la rivista del parco del Gargano, tra quelle di nuova generazione, è

forse la più significativa dal punto di vista della comunicazione — non abbiamo fatto

questa scelta in qualche modo subiamo il costo di questo errore metodologico

fondamentale.

Voglio raccontare un episodio che riguarda il mio parco e me personalmente,

significativo di un modo di fare comunicazione anche per i parchi. Sullo specchio de La

Stampa Stefano Ardito scrive un articolo interessante sugli eremi delle Marche e

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

parlando di un fatto che lui conosce bene, una situazione particolare che si è creata nei

Sibillini, di un francescano eremita che sta facendo un'operazione di ...

...delle istituzioni che impediscono alle persone che vogliono fare, di andare

avanti, non tenendo conto di quella che è la realtà di una persona che è simpatica, ma

che ha fatto uno dei danni maggiori alla storia e all'arte dei Sibillini, che ha buttato giù

un antico eremo mezzo diruto, ma che c'era, per ricostruire, in uno dei posti più

importanti, più belli dal punto di vista naturalistico del parco dei Sibillini, un

"santuario" estremamente pacchiano, in forza di un suo entusiasmo, che possiamo anche

chiamare fanatismo, che l'ha portato anche ad avere dei seguaci. Questa operazione è

passata indenne attraverso le istituzioni che non sono intervenute per paura dei seguaci.

Quando il parco è intervenuto di fronte a dei valori che venivano colpiti — valori

naturalistici, valori storici e anche di una certa spiritualità vissuta in senso anche più

modesto — la comunicazione si era impadronita del fatto e l'aveva interpretato in un

certo modo.

D'altra parte, visto che siamo in tema, mi ha fatto riflettere molto questa storia

delle antenne radio di Radio Vaticana, ed è una dimostrazione che non sono i fatti a

parlare in questa società, anche quando si tratta di valori altissimi, e il parco è un valore

altissimo, e quello che trasmette Radio Vaticana è un valore ancora più alto per chi ci

crede. Ebbene, Radio Vaticana ha detto "di fronte al rischio di passare per colei che

contribuisce ad aumentare i casi di leucemia, non dismetto". Questo è un fatto di

grandissima importanza, che possiamo valutare in qualsiasi modo, ma a sottolineare il

significato che ha oggi la comunicazione anche per trasmettere i valori più alti della

nostra società. E visto che siamo in questo tema, voglio riflettere anche sul fatto di

Portofino. Il problema di Portofino, anche per capire la nostra incapacità di comunicare,

non è problema che non viene intervistata la Federazione. Il parco produce messaggi,

oggi tutti lo vogliono: com'è possibile che in una società in cui tutti chiedono il parco

una forza politica possa impunemente portare avanti questa impostazione di riduzione

del parco di Portofino, dare il messaggio che i parchi vanno ridotti e a questo fatto, che

è estremamente grave per la società, per tutti i cittadini la risposta non vi sia? Una forza

politica oggi si presenta alle elezioni, non ha paura di perdere voti di fronte a un fatto

che riguarda una piccola zona dal punto di vista elettorale, di fronte a una massa di

cittadini che sempre più si rende conto della necessità di fare i parchi. Com'è possibile?

E com'è possibile che di fronte a questa cosa si risponda — io non l'ho letto, mi

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

piacerebbe capire come hanno parlato i parchi — da parte di alcuni giornali

estremamente significativi, presentandola come lotta tra sindaci cattivi ed altri soggetti?

Il che significa, anche dal punto di vista della promozione dei parchi e della promozione

della campagna elettorale, porsi in una posizione estremamente perdente.

Limitare il parco che è occasione di sviluppo sostenibile oggi è assurdo, è cieco,

lo può fare il sindaco che deve rispondere ai suoi 100 abitanti i quali subiscono una

frustrazione di istituzioni che non sono mai intervenute, che credono che il parco sia la

colpa di tutto e allora dicono "non vogliamo il parco", ma come si può giustificare nel

nostro Paese che una forza politica, un Consiglio regionale, una Giunta regionale, un

ente parco che ha paura di tutto quello che si muove facciano questa operazione e che

dei giornali, che dovrebbero essere avvertiti rispondano in questi termini e non ne

facciano un'occasione di riconsiderazione, anzi di accentuazione del ruolo istituzionale

che hanno i parchi?

A noi non mancano, oggi, i giornali, i nostri parchi li hanno, e possiamo essere

contenti o scontenti. Io del mio giornale sono scontento, perché non gli abbiamo dato il

peso giusto proprio perché la centralità l'abbiamo data ai fatti e non alla comunicazione,

quindi scontiamo in termini di ritardi e di impegno e di professionalità, di capacità,

anche sul piano del prodotto, perché non raggiunge il risultato che ci prefiggiamo, che è

quello di comunicare al territorio, di creare un rapporto positivo con il territorio.

Comunque la Federazione ha uno strumento importante, valido. Ha detto Renzo

Moschini che è l'unico giornale di associazioni che regge sul mercato, però tutto

sommato scontiamo l'incapacità di comunicare questi altissimi valori che abbiamo noi,

ma che sono impliciti nell'opinione pubblica, perché l'opinione pubblica guarda ai

parchi non come luogo turistico soltanto, ma come luogo dove pensa, intuisce che può

trovare qualche altra cosa. E cos'è quest'altra cosa se non i valori che siamo consapevoli

il parco ha? Manca questo elemento e anche la capacità di novità di cui noi siamo

portatori. I parchi, non perché sono le istituzioni più brave, ma perché sono istituzioni

nuove si sono trovate ad affrontare compiti nuovi che esigono elementi di innovazione

straordinaria che non hanno le altre istituzioni. I parchi sono portatori di valori di

grandissimo livello, hanno una capacità, una potenzialità, una capacità di realizzare

forme di innovazione straordinarie e non sono in grado di riuscire a individuare i canali

di comunicazione più adeguati per arrivare a quello che il cittadino vuole. Non

dobbiamo convincere il cittadino a comprarsi una merce che fa schifo, dobbiamo

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

convincerlo soltanto a capire quello che già lui vuole. E' questa l'operazione di

comunicazione che dobbiamo fare e su questo dobbiamo trovare non tanto lo strumento,

il giornale, perché ciascuno di noi ha i giornali, cercherà di farli meglio, di trovare le

persone più professionali per farli, anche se ci sono problemi di carattere finanziario. La

nostra rivista è importante e interessante: noi dobbiamo riflettere proprio su come

arrivare agli utenti, ai lettori, a tutti i cittadini a portare questo messaggio che è già nella

realtà e per questo dobbiamo fare un'operazione forse di lobby, nei confronti di tutta una

serie di strumenti, di media perché si impadroniscano loro, si rendano conto loro che

devono essere loro a trasmettere questi valori. Probabilmente è questo il compito più

importante che dobbiamo affrontare nei prossimi tempi.

MARIANO GUZZINI. Vi sono quattro iscritti a parlare: Giulio Ielardi, membro

della redazione che è tanto che mi dicono chiede la parola, poi Magliola, Piraccini e il

sottoscritto. Se non vi sono obiezioni, così resta stabilito.

GIULIO IELARDI, Giornalista, collaboratore "Sole 24 Ore", "Oasis", "Plen Air".

Cercherò di essere breve, intanto perché un po' degli appunti che mi ero segnati sono

stati falcidiati dai numerosi interventi della giornata, tutti interessanti, in buona parte

condivisibili, a cominciare dall'ultimo, quello del presidente del parco dei Sibillini, a

quello di Gianni Boscolo, poi perché sono più a mio agio sui tasti del computer che non

davanti al microfono.

Se fosse un pezzo lo intitolerei "Più coraggio" sul fronte della comunicazione

nazionale, sul fronte della comunicazione locale di parchi.

Comincio dal nazionale. La rivista della Federparchi c'è, sono contento che una

lunga discussione in seno alla Federazione dei parchi su questo strumento mi sembra

che alla fine abbia partorito un rilancio in positivo di questo che è uno strumento

indispensabile di lavoro, di discussione. Non ce ne sono altri, in Italia, in materia di aree

protette, uno strumento che va senz'altro rilanciato.

Il sito è un asso nella manica, anche questo stato ricordato più volte, mi sembra

che il numero dei visitatori nel 2000 sia nell'ordine di un milione, quindi ho appreso

anche molto volentieri le novità in cantiere che riguardano il sito, soprattutto novità

della presenza di Federparchi nel sito, perché mi sembra che quando ci si interroga tutti

insieme su qual è il sistema migliore per far arrivare ai grandi media le informazioni che

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

vengono dal sistema delle aree protette e poi si ricordano i valori esaltanti del successo

di "parks.it" sembra quasi che ci si voglia fermare prima del passo decisivo. Mettiamo

insieme queste due cose. Se sul sito di Federparchi mettiamo un'agenzia quotidiana che

tutti i giorni lancia comunicati stampa di Federparchi, la posizione di Federparchi su

Portofino, sulla ripartizione dei fondi, sull'ultima legge nefasta o fantastica di una

Regione, otteniamo un risultato immediato: quello di informare immediatamente delle

posizioni del sistema delle aree protette i giornalisti che il sito lo guardano, gli altri

utenti che hanno un volto, che sono le categorie, le professioni che con i parchi

intrecciano la loro attività e che è importante vengano informate sulle attività ma

soprattutto sulla posizione politica del sistema delle aree protette sulle varie questioni.

La prima cosa che mi verrebbe in mente è questa, prima ancora di fare il pullmino di

giornalisti e scarrozzarli per questi paradisi naturali che proteggiamo. Facciamogli

prima arrivare nei computer di casa i comunicati stampa.

Oltretutto sul sito di Federparchi si può fare maggiormente gioco di squadra.

Anche qui dico una banalità: lo fanno tutti. Pensate alla pubblicità che Quattroruote fa

di "Tuttoturismo", oppure di "Ruote classiche", cioè di testate decisamente minori,

come numero di tiratura, dello stesso editore. Se si facesse una pubblicità della rivista

sul sito, non come adesso che semplicemente si dice che c'è, ma con un lancio quando

esce il numero, almeno del sommario, dell'intervista, dell'inchiesta più interessante,

della notizia, sicuramente sarebbe uno stimolo in più per fare abbonati alla rivista, per

andarsi a leggere, quanto meno, le pagine sul web.

I libri. E' una cosa che nessuno ha nominato all'interno sempre degli strumenti di

comunicazione della Federazione, voglio farlo io. E' un'attività editoriale che

meriterebbe mi coraggio da parte della Federazione. A quanto so gli esperimenti fatti

finora hanno avuto buon successo, quindi a me sembrerebbe opportuno continuare su

questa strada. Non li fa nessuno i libri di riflessione, di approfondimento sulle aree

protette in Italia, i libri non schierati. Se non li fa l'Associazione dei parchi chi li deve

fare?

L'ufficio stampa. Nell'esigenza che tutti sentiamo, che l'Associazione dei parchi

innanzitutto sente, di mettere in corto circuito la propria attività con quella del sistema

dei media, una casella fondamentale mi sembra quella dell'ufficio stampa. Quando

nessuno sente Valbonesi in occasione dei fatti di Portofino, un ufficio stampa potrebbe

provvedere, costruendo una rete di relazioni non nell'immediato ma nel tempo, quindi

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

per Portofino magari non ti chiamano, ma la prossima volta ti chiameranno. Una rete di

relazioni che si costruisce nel tempo, con un'attività specifica fatta da persone preparate,

che si chiama "ufficio stampa" e che la Federparchi non ha.

La Federparchi è in buona compagnia in questo ambito, nel senso che molti parchi

non hanno un ufficio stampa, ma laddove lei eccelle, cioè nel sito telematico, vede

un'assenza non assoluta, ma sicuramente colpevole, una insufficiente attività del

Ministero dell'ambiente. Sappiamo tutti che dal punto di vista della comunicazione il

Ministero dell'ambiente non è tra le istituzioni, in Italia, più felicemente operanti, nel

senso che lascia molto a desiderare da questo punto di vista l'attività del nostro

Ministero, in particolare sul suo sito Internet i visitatori più che altro perdono la

pazienza aspettando che si carichino immagini relative a comunicati vecchi di mesi,

oppure alle ultime novità normative che ormai risalgono al 200.

Purtroppo, anche qui l'attività degli operatori della comunicazione è resa più

difficile. D'altro canto, come è stato ricordato da Valbonesi, le riviste del settore

ambientale in Italia sono in crisi profonda, la pubblicità avanza, i lettori diminuiscono e

mentre si vede che i lettori diminuiscono, non sempre si vede che la pubblicità avanza,

anche laddove non è dichiarata, ed è difficile per chi deve scrivere del parco della Val

d'Agri, far finta di niente quando la pagina successiva è comprata dall'Eni, oppure

parlare di alta capacità del Ticino quando ci sono le Ferrovie dello Stato a sponsorizzare

pagine del giornale.

A livello locale, degli uffici stampa ho già detto. Alcune settimane fa ho mandato

una trentina di e-mail a diversi parchi con i miei dati, la richiesta di informazioni, una

breve motivazione — chi sono, perché chiedo questi dati. Credo di essere uno dei

giornalisti che a livello nazionale si occupa di più di aree protette: ne scrivo su

quotidiani, su settimanali, su quindicinali, su mensili e anche su quadrimestrali che

adesso invece sono trimestrali — e mi hanno risposto in cinque, su trenta. Non è un

risultato proprio esaltante. Naturalmente è scontata la premessa che i parchi in Italia

sono giovani, le strutture sono gracili, i soldi sono pochi, ma fatta questa premessa il

dato non è consolante.

Vorrei dire una cosa anche sul materiale promozionale dei singoli parchi. I parchi

sicuramente hanno molto da fare su questo argomento, molto da lavorare. Mi ha fatto

molto piacere sentire da Valbonesi, da presidenti di parchi che ci si rende conto, con il

passare del tempo, che a fronte di una presenza consolidata dei parchi in Italia, su tanti

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

fronti — adesso si è aperto con successo il rapporto con il mondo agricolo — non vedo

ancora un riscontro dal punto di vista della comunicazione, cioè gli addetti stampa dei

parchi continuano ad essere pochissimi, continuano a fare quello che fanno non perché

inseriti strutturalmente, organicamente in una squadra che li considera una pedina

fondamentale quali sono, ma magari con contratti a termine, con il futuro incerto e così

via. Questo, anche da parte del giornalista che vuole informazioni dal parco, si traduce

in una incertezza di lavoro, nel senso che non sei mai sicuro se otterrai le informazioni

che richiedi, se le informazioni provengono dalla via giusta ecc. C'è da dire anche

un'altra cosa: occorre un po' di fantasia nella produzione di materiale promozionale.

Secondo me i parchi dovrebbero imparare dal linguaggio dei pubblicitari. Dicevo prima

a Luigi Bertone che nella sua introduzione di questa mattina c'è stato quel passaggio-

chiave in cui ha detto che i parchi amano rincorrere la verità e solo quella, quindi hanno

il terrore di qualunque cosa che sembra loro farli allontanare da quella realtà, una paura

di compromettersi, di sporcarsi le mani. Non si tratta di vendere menzogne: sicuramente

la tinca è morta e lo dobbiamo scrivere, lo dobbiamo ricordare, dobbiamo evitare di

ricorrere a questi trucchetti, però da qui a tenerci la coscienza tranquilla quando

abbiamo fatto il nostro bravo depliant che in maniera piana e scientificamente provata

elenca tutte le specie o buona parte di esse viventi in un'area protetta, e pensare che

quello strumento possa fare comunicazione ce ne passa moltissimo. Ci sono molti modi

avvincenti di raccontare un bosco, di raccontare cose che la gente non sa. Io vivo a

Roma, la gente non sa che sulla cupola di San Pietro c'è una popolazione di falchi

nidificanti, non sa che a un'ora da Roma nidifica l'aquila imperiale, non sa che i nostri

parchi comprendono geiser, doline spettacolari come al Gargano, i kanyons della

Maiella, gli altipiani del Gran Sasso che ci propinano ogni volta gli spot delle

automobili non sapendo che quello ha un nome, si chiama Campo Imperatore. Dalla

pubblicità però, bisognerebbe imparare la tecnica di avvincere, di far passare tutti quei

valori straordinari su cui siamo tutti d'accordo, però farli passare. Se non passano è

inutile.

Anche le fotografie rivestono un ruolo fondamentale in questo discorso. Sappiamo

bene che ci sono stanti livelli di lettura di uno strumento di comunicazione: in questo

caso parlo di materiale stampato. Il più delle volte questi materiali vengono sfogliati

distrattamente da chi ha nelle borsa o in macchina decine di depliants, poi parte, ferma

la macchina nella località che ha visto ritratta nella maniera più avvincente. A tutti

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

quegli utenti che prestano la loro attenzione al primo livello di lettura, quello delle foto,

se noi non proponiamo un materiale di immagini di livello, di qualità, anche lì

sprechiamo soldi, sprechiamo aspettative.

Concludo con una provocazione che spero mi passerete. Ho sentito dire più volte

della necessità, che anch'io condivido, di organizzare nei parchi corsi di formazione per

i giornalisti, per far sì che questa nostra professione partorisca dei professionisti sempre

più informati, sempre più consapevoli, sempre più attenti alla verifica delle fonti e a

tutte le regole. Io vedrei con ancora maggiore urgenza la necessità di organizzare corsi

di formazione per i dirigenti dei parchi sulla comunicazione: i presidenti, i direttori e i

consiglieri, perché sono loro che devono comprendere l'importanza della comunicazione

in quella strategia difficilissima e complicatissima che loro sono chiamati a disegnare e

realizzare, senza la quale non si va da nessuna parte. La scarsa presenza dei dirigenti dei

parchi che qui è stata ricordata è un segnale sicuramente non positivo. Se loro

impareranno a comprendere questa esigenza che è necessaria per un'istituzione

— l'istituzione-parco — che ormai si vuole protagonista della società e non solo legata a

immagini stereotipate e appartenenti al passato di isole dedicate alla protezione dello

stambecco, credo che sarà un passo molto importante.

PAOLA MAGLIOLA, Assessorato ambiente della Regione Marche. Parlo dal

punto di vista dell'ente pubblico. Ho sentito gli ultimi argomenti che sono stati tutti

molto interessanti e hanno sollevato vari problemi. Sicuramente è molto importante

mettere a fuoco, migliorare la comunicazione, che è oggi fondamentale, non possiamo

pensare che i fatti parlino da soli, perché siamo purtroppo in un periodo in cui c'è

addirittura lo stress da sovrainformazione, quindi non possiamo stare in silenzio e

sperare che gli altri si accorgano di qualcosa. Bisogna quindi attivare tutta una serie di

sistemi per migliorare questa informazione. La Regione Marche per due anni ha fatto

una rivista sui parchi, molto piaciuta, ma purtroppo l'esperienza è finita lì.

C'è poi un altro problema molto grave che pongo all'attenzione, perché secondo

me è fondamentale al di là di quello che può essere il miglioramento della

comunicazione che ci deve essere e che è fondamentale: fare in modo, anche nelle

istituzioni — oggi tutti parlano di ambiente, tutti tutelano l'ambiente — che

apparentemente sembrano più sensibili all'ambiente, che i parchi vengano visti in

maniera differente. C'è un ufficio che si occupa di parchi, quando c'è, e già questo è

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

inquietante, perché i parchi, come si è detto, non sono più la difesa dello stambecco o

dell'animale raro, la politica dei parchi va in una direzione di grande confluenza di tutta

una serie di trasformazioni nell'ambiente. Oggi non c'è nessuna attività di nessun tipo,

neanche il chioschetto che si possa fare senza autorizzazioni varie, quindi anche i parchi

devono assolutamente entrare nel sistema di discussione dei problemi, dei programmi

della Regione Marche in maniera molto più rilevante.

Ormai nell'ente pubblico WWF e Legambiente sono diventati "due rotture di

scatole", quindi si accontentano e basta. I parchi non devono diventare questo, come

non dovrebbero esserlo WWF e Legambiente che rimangono movimenti molto

importanti che sollecitano su alcune questioni. I parchi devono entrare direttamente in

quella che è la programmazione del territorio, perché ci sono oggi degli indirizzi nuovi

molto importanti, che devono vedere necessariamente coinvolti i parchi stessi. Nell'ente

pubblico sono forti quelli che hanno gli Ordini forti, ad esempio gli architetti. Vorrei

che la Federparchi fosse forte per incidere di più in quelle che sono le scelte del

territorio. Questo è un problema politico che si riflette, quando uno parla di

comunicazione, nel senso che se non c'è una sensibilità da parte di tutti su questo

problema che è la risorsa che noi abbiamo, è molto più faticoso e dispendioso fare

comunicazione, perché si trova un terreno su cui nessuno aiuta, dà una mano. Questa,

dal punto di vista delle istituzioni credo che sia una carenza molto grave, per cui non è

un caso che succeda quello che è successo a Portofino, venga strumentalizzato perché ci

sono le elezioni ma poi finisce lì, non succede niente di particolare.

Credo che sia invece importante avere molto più coraggio, molta più forza. Inoltre

c'è un problema fondamentale, quello della cultura. Purtroppo, oggi la comunicazione

funziona e funziona bene quando dietro c'è il profitto. Su questo abbiamo avuto dieci

anni di trasformazione culturale e ideologica abbastanza strisciante, che ha portato tutti

a seguire soltanto le cose che producono profitto e il parco non produce profitto se non

in tempi lunghi.

Ho assistito a un interessante convegno del ministro Letta che parlava appunto di

economia sostenibile e lui a un certo punto ha introdotto il termine dell'energia. Energia

forse in tempi rapidi forse può non dare un risultato economico ma sicuramente lo dà in

tempi più lunghi se parliamo di energia alternativa, quindi eolica, fotovoltaica ecc.

Quindi non si può sempre riportare tutto a un discorso di economia e profitto

immediato, perché l'ambiente questo non lo dà se non in tempi più lunghi.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

MASSIMO PIRACCINI, Ideatore e direttore di "www.parks.it". Vi do il punto di

riferimento di quello che avrei voluto farvi vedere sulla lavagna luminosa, dandovi

l'indirizzo dei diagrammi delle statistiche che vi volevo illustrare:

"www.parks.it/servizi/statistiche". Qui sono confermati su base biennale, dall'inizio del

1999 al mese di marzo 2001, gli sviluppi e i valori di crescita, sia in termini di pagine

diffuse che in termini di lettori unici e lettori complessivi del portale. La cosa che si

evidenzia e che vi do come informazione di servizio, dopo avere ascoltato le importanti

comunicazioni dei relatori precedenti che focalizzavano l'attenzione soprattutto sul

perché comunicare i parchi e chi comunica i parchi, è relativa al come, attraverso

Internet, è possibile comunicare i parchi. Attraverso questo discorso, la tendenza che si

evidenzia è che, pur a fronte di una crescita dirompente del settore Internet, la crescita

applicata al portale "parks.it" è ancora superiore. Se il mercato di Internet negli ultimi

due anni è cresciuto mediamente del 150% all'anno, la crescita media della

consultazione, del numero dei visitatori e delle pagine diffuse su "parks.it" è

mediamente del 250%, quindi una crescita che evidenzia non solo la diffusione ogni

giorno più ampia del sito, ma la diffusione di un interesse che comunque è crescente tra

i lettori, tra chi naviga su Internet.

Vi riassumo in cinque punti molto brevi quello che invece ritengo possa essere

delineato come linee di tendenza della gestione nel portale nei prossimi due anni, per

completare il discorso di oggi. Spero che conosciate tutti quanti la struttura a matrice di

"parks.it", nel senso che in verticale approfondisce l'informazione sul singolo parco,

rendendo trasversale questa informazione agganciando le diverse fonti di informazione

comuni, riportandole a un livello di notorietà specifiche di settore.

Vi illustro rapidissimamente il grafico. Le colonne sono mensili, vanno da 10.000

lettori nel gennaio 1999 a 70.000 lettori unici nel mese di marzo 2001. La linea

sottostante va da poco più di 1.500 a circa 12.000 lettori ripetitivi nello stesso mese,

quindi il 30% che rappresentava oggi Luigi Bertone, di fatto su una base mensile è

comunque significativo. Poi ci sono i ritorni durante l'anno che innalzano ulteriormente

la percentuale. Già sulla base del mese si vedono delle percentuali che, grosso modo,

sono tra il 15 e il 20% dei volumi.

Per chi conosce la struttura a matrice del sito, da considerare tra le linee di

tendenza dei prossimi anni ci sarà ancora il discorso di trasversalità, quindi di raccordo

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

dei diversi elementi riportati all'interno delle singole informazioni e dei singoli parchi

resi trasversali quindi portati a sviluppo tematico di sistema. Un esempio per tutti è il

discorso dei diversi giornali, delle diverse pubblicazioni dei singoli parchi portati

all'interno di un'area specifica che è la pagina "Edicola", il cui indirizzo è

"www.Parks.it/edicola", che ripropone in un'unica area tutti i giornali e le pubblicazioni

dei singoli parchi.

Una seconda linea di tendenza riguarda l'economia. Proprio in questi giorni

stiamo diffondendo sulla prima pagina uno spazio pubblicitario di un operatore, di un

parco. E' una nuova tendenza che stiamo consolidando con i singoli parchi e soprattutto

con Federparchi. La presenza di una pubblicità selezionata, concordata con la

Federparchi ed eventualmente anche con il singolo ente gestore per quanto riguarda la

propria area informativa, renderà tendenzialmente più economico divulgare, aumentare

l'informazione e via dicendo. Quindi, con un discorso di pubblicità selezionata si potrà

arrivare a rafforzare questa seconda tendenza dell'economia.

Terza tendenza, l'integrazione. Sono i singoli siti dei parchi che via via stanno

cominciando ad emergere, che vengono raccordati da "parks.it" e dai dati che mi stanno

pervenendo da parte dei singoli gestori, fortemente aiutati da "parks.it", molta quota

percentuale dei links che offriamo in una veste grafica omogenea, in maniera tale che il

singolo sito, di tutte le 150 aree protette che hanno un certo tipo di modulo informativo,

potrà avere un'unica strada per raggiungere subito, al volo l'eventuale sito ufficiale.

Questo sarà un ulteriore aiuto per poter dare integrazione all'informazione, non solo da

portale ma anche sul singolo sito ufficiale che speriamo sempre più approfondito, con

capacità di amplificare l'informazione ulteriormente, dare risposte ancora più dettagliate

e approfondite che non l'eventuale modulo di approfondimento sul singolo parco.

L'integrazione continua con i siti regionali con i quali abbiamo ottimi rapporti di

gestione dell'informazione, del sistema regionale in alcuni casi, ovviamente non di tutte

le Regioni ma parlo del Piemonte, della Lombardia, dell'Agenzia regionale dei parchi

del Lazio. Ci saranno delle integrazioni con i siti correlati. Mi piacerebbe tantissimo

poter vedere, anche in stretta collaborazione con i singoli parchi, linkati direttamente

sulle singole aree informative, dei rimandi alla base dati di "bioitaly", ma anche al sito

della qualità ambientale dell'Enea Iso 14001 o quello che potrebbe essere addirittura un

sogno, cioè arrivare ad avere, con un accordo tra i singoli parchi, delle schede

informative sulle 5.000 specie faunistiche o le 50.000 specie botaniche dove il singolo

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

parco, grazie a un'azione di raccordo con Federparchi o comunque congiunta, potrebbe

arrivare a far dire "noi abbiamo il nostro spazio dedicato per le nostre specie, ci

occupiamo di fornire informazioni che comunque sono rappresentate standard insieme

alle altre, per cui si può arrivare a poter dire in prospettiva che avremo un data base che

potrebbe, teoricamente, nel giro di qualche anno arrivare a presentare al grande

pubblico la specie botanica, la specie faunistica".

Servizio, quarta linea di tendenza. E' sicuramente un discorso di archivio: data

base documentali, ma potrebbe anche essere un discorso di utilità. Immagino la

consistente utilità che potrebbe avere un albo dei fornitori all'interno di un servizio

utilizzato da tutti i parchi che possa arrivare a dire "determinati fornitori hanno avuto

determinati progetti, li hanno utilizzati bene, il tal parco li sta segnalando nell'ambito di

un albo fornitori di utilizzo comune e raggiungibile da parte di tutti i singoli parchi",

caso mai attraverso un'area di accesso riservata con password o cose del genere. Ma

sempre nell'ambito del servizio già adesso abbiamo sviluppo sostenibile, nel senso che

già adesso, tramite le segnalazioni dei singoli parchi, ci sono quasi 500 operatori di

soggiorno che sono raggiungibili sui loro rispettivi siti e che di fatto lo sono solo in

virtù della segnalazione del singolo parco sulla propria pagina "Soggiorni" che ha dato

l'okay e ha consentito di attivare un link verso il sito del singolo operatore. Questo fa

raccordo e fa anche servizio nei confronti del singolo utente. In prospettiva un discorso

del genere sarà senz'altro ancora più rafforzato dalla nascita e dalla crescita di

compagnia dei parchi.

La quinta tendenza ha a che fare con la formazione. Già adesso potete trovare,

all'indirizzo "www.parks.it/manuale operativo", alcune modalità di servizi e di utilizzo

dei servizi che già sono attivi all'interno del discorso del portale per rilanciare

informazioni su circolari elettroniche, verso gli altri colleghi, verso gli altri parchi ma

anche verso una main list allargata con al suo interno non solo l'indirizzo dei parchi ma

anche quello degli operatori dell'informazione giornalistica, dei responsabili di

redazioni e di servizi informativi e tante altre persone, oltre 2.500, che comunque si

interessano delle notizie dei parchi dal punto di vista più degli addetti ai lavori. Il modo

di utilizzare queste main list è all'indirizzo che vi dicevo prima. Sempre nell'ambito

della formazione, i dati di analisi del sito che sono stati comunicati ai singoli parchi

sono in linea, sono visibile su un server separato, ma danno un'informazione

estremamente attendibile. Faccio un esempio per chiudere il discorso di oggi: la dott.ssa

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

Babini che mi ha accompagnato, settimanalmente rilancia, con la rubrica "Tutto parchi"

l'informazione degli eventi. In questo fine settimana una serie di titoli e di eventi che

vengono presi e segnalati dai singoli parchi nell'intero sito. Questa informazione la

analizziamo, nel senso che anche la gestione del titolo scelto per poter arrivare a

segnalare quel singolo evento, rapportata ai dati di analisi, di consultazione ci mette

nelle condizioni in cui un giornalista, un redattore normalmente non si trova, perché ci

mette in grado di poter arrivare a dire "con questo titolo l'informazione ha funzionato

meglio, perché dalla prima pagina, dove abbiamo semplicemente i titoli che richiamano

quel singolo avvenimento, quel singolo evento, di fatto arriviamo a vedere quante sono

state le considerazioni e i links che hanno approfondito". Questo strumento, dato in

mano a un buon rettore diventa dirompente, perché è in grado di guidare, con scelte

concrete, la scelta dei contenuti redazionali, sia a livello di titoli ma anche nella gestione

di un suo linguaggio che si sviluppa via via nel tempo. L'analisi di questi dati rende

davvero il singolo redattore in grado di poter incidere nelle sue scelte redazionali,

quindi dare un prodotto che, pur parlando della stessa cosa, però con linguaggi diversi,

ha, dati alla mani, dei risultati diversi in tema di considerazione di lettori e di efficacia.

Mariano GUZZINI – Conclusioni

Volevamo un incontro di lavoro, prevalentemente interno alle aree protette, e definitivoin ordine agli orientamenti.Volevamo “stringere”, immaginando che i tempi fossero maturi per chiamare a raccoltaquanti nei singoli parchi stanno dando vita a circa quaranta giornali autoprodotti, perdiscutere con loro dell’evoluzione dei nostri mezzi di comunicazione nazionali (dellarivista “Parchi” in primo luogo, del sito internet e delle news) e per concordare un iniziodi collaborazione più ravvicinata dei tre mezzi nazionali con i mezzi dei differentiparchi, attraverso un rapporto diretto e personale con gli operatori della comunicazionedei parchi.Il taglio della relazione inroduttiva di Luigi Bertone mirava con tutta evidenza,esplicitamente e lodevolmente a questo.Dopo la parte molto condivisibile e molto realistica, che inquadrava il nostro tema nellarealtà attuale del mondo delle aree protette, nell’incapacità delle aree protette di farecomunicazione drogata o ad effetto (userò anche altrove quel concetto giusto che hausato Luigi: i parchi non tollerano sofisticazioni ed annebbiamenti della verità), Bertoneè venuto al “sodo”, e ci ha proposto di fare ancora meglio sistema. Una vera politica di sistema nella comunicazione dei parchi e delle riserve naturalisignifica metterci tutti in discussione, formare meglio le energie e le competenze che giàsono impegnate, e dare ai singoli tasselli del sistema una nuova consapevolezza diquello che oggi sono, e di quello che domani potrebbero essere.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

Su questo aspetto del domani possibile la relazione di Luigi si è soffermata sul ruolo deiquaranta periodici, già in piccola parte nel futuro (su internet, che di per se oggi sembraessere il futuro, ma le cose non stanno esattamente così …), e soprattutto sul ruolo dellarivista che cerco di dirigere, “Parchi”, che potrebbe diventare trimestrale, e che già dalnumero che avete dentro la cartella di questo convegno ha cambiato linea grafica escansione, in una corsa contro il tempo e contro mille piccole difficoltà che mi èpiaciuto correre per mettere a disposizione di quanti avessero ritenuto utile questoconfronto di Portonovo qualche cosa di molto concreto di cui ragionare nei dettagli.

Abbiamo corso contro il tempo per consentire a tutti gli invitati qui a Portonovo dipoter dire che le foto vanno bene o vanno male, che le rubriche sono troppe o troppopoche, che i libri sono trattati ampiamente oppure in modo sbadato ed insufficiente, chei saggi non servono oppure che servono, e via così, entrando nel merito con pignoleria echiudendo una volta per tutte la fase della chiacchiera generica e della mormorazionesenza costrutto.Accanto a questo confronto ravvicinato sulla nostra rivista quadrimestrale, ciinteressava moltissimo discutere nel dettaglio sul sito internet.

Non mi persuade (e lo devo dire con la franchezza senza cattiveria o contenuti secondiche molti mi riconoscono) il trionfalismo che a volte si fa in casa nostra sul sito internet.Non mi persuade soprattutto il ragionamento di fondo, che finisce per sostenere che larivista ha bisogno di molti cambiamenti per essere in linea con il sito internet, il qualesarebbe quasi perfetto così come oggi è.La mia opinione è che il sito telematico abbia bisogno anche lui di forti innovazioni, eche prima si faranno, meglio sarà per tutti noi, proprio perché è molto visitato, e quindimolto in grado di influenzare un pubblico ampio di navigatori. L’intreccio tral’esistenza dei quaranta periodici locali e la loro eventuale versione web è certamente unobbiettivo valido e da perseguire, come suggeriva Bertone nella relazione, ma si puòfare molto di più, e non sarebbe disdicevole arrivare in tempi certi e concordati ad unvero e proprio piano editoriale da discutere in una conferenza di produzione del nostrorinnovato sistema di comunicazione.Queste sono le cose che ci interessavano.Ci interessava meno ripetere cose già più volte dette in ordine alla funzione degli ufficistampa delle singole aree protette, ed in ordine alla notiziabilità di quanto avviene neiparchi, o di quanto avviene nel mondo e che interessa direttamente o indirettamente chiopera nel mondo delle aree protette, non perché questi temi siano lontani dai nostriinteressi ma, al contrario, perché su questi terreni stiamo lavorando piuttosto bene,soprattutto grazie alla competente tenacia di Gianni Boscolo, mentre sulle altrequestioni siamo lontani dal poterci considerare “a regime”.

Il risultato dell’intera giornata di discussione, animata da una settantina di partecipanti,e da molti qualificati interventi, è stato sostanzialmente diverso.

L’utilissimo confronto di opinioni ha allargato il tema ad aree contigue al ristrettomondo dei parchi e dei propri organi di informazione e di comunicazione.Quello che nelle intenzioni sarebbe dovuto essere un incontro di lavoro prevalentementeinterno è diventato un incontro con l’esterno, a cominciare dalla Mediateca delleMarche e dall’Ordine dei Giornalisti, a seguire con giornalisti ambientalisti free lance,

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

editori, animatori di iniziative varie, al punto che concetti molto noti si sono dovutiribadire e questioni da chiudere con decisioni definitive si sono purtroppo assestateancora una volta nello sciagurato e deplorevole limbo del non detto o del non ancorapienamente chiarito.La sintesi dei vari interventi, a partire dalla relazione puntuale e completa, e tenendoben presente gli interventi ben ponderati del direttore di “Piemonte parchi” GianniBoscolo, del presidente di Federparchi Enzo Valbonesi, di Renzo Moschini, CarloAlberto Graziani, Massimo Piraccini, Federica Zandri, Giulio Ielardi e di molti altri,documentano peraltro e tuttavia l’utilità di una giornata di confronto su un ventaglio diargomenti e di temi (Bertone forse mi suggerirebbe di dire “su un sistema di temi”) maiabbastanza dibattuti.E’ certo che per gli addetti ai lavori l’immersione in questa giornata è servita adaggiornare personali teorie ed a capire l’aria che tira nel mondo rispetto alle areeprotette.

Tuttavia alcune considerazioni sulla qualità della partecipazione vanno fatte.

Sul picco di massima presenza rappresentato da 69 unità, il fatto che in extremis non siapiù arrivato il rappresentante della Maggioli, e soprattutto il fatto che fossero presentisolo quattro presidenti di parchi, tre dei quali marchigiani e uno in quanto presidentedella Federparchi, ed il complementare dato della presenza di inviati di soli due parchi,il Gargano ed il Vesuvio, assieme a rappresentanti del Monte San Bartolo, dei MontiSibillini e del Gran Sasso Monti della Laga, in un incontro propagandato con inviti,telefonate e tempestiva e polimorfa informazione nel sito telematico pone degliinterrogativi sull’interesse all’argomento degli oltre cento cinquanta enti parco aderentialla Federparchi, mettendo in nuova luce le risposte al questionario inviato da “Parchi”ai suoi abbonati, riempito e rispedito da circa cento lettori, la maggior parte dei quali haanche firmato e aggiunto le proprie generalità al modulo.

Non si tratta di scoraggiarsi, né di autocriticarsi. Occorre avere precisa coscienza deiconfini della questione, per poterla affrontare in modo efficace. E forse i nuovi mezzi dicomunicazione potrebbero esserci di giovamento nel recuperare le assenze, qualoradecidessimo di immettere nel sito internet il verbale definito di questa nostra giornata, edi aprire un forum o qualcosa di simile su quanto si è discusso a Portonovo.

Detto questo sulla differenza tra le intenzioni di partenza e la quantità dellapartecipazione, non mi azzarderei a prendere le distanze dalla qualità dei singolicontributi, e dall’effetto che l’insieme del nostro ragionare in comune potrà riverberarsisulla comunicazione delle aree protette e sulle aree protette.Del resto mi sia permesso di affermare, paradossalmente ma non troppo, che non hoidea neppure di che cosa abbiamo discusso oggi. Perché dico questo?

. Perché, cari "sopravvissuti" ad una intera giornata di convegno, non ho idea di

cos'è che abbiamo discusso oggi né di come sia andato il convegno né di che cosa

abbiamo concluso, perché, come sapete tutti, sapremo queste cose tra questa sera e

domani mattina guardando il telegiornale e leggendo i giornali: lì sapremo cosa

abbiamo fatto, cosa abbiamo detto e non sapremo cosa abbiamo concluso, perché i

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

giornalisti già sono andati a scrivere il pezzo, però sapremo cosa abbiamo concluso nel

corso delle riunioni e perfino quello che sto dicendo in questo momento, perché

l'informazione funziona così e noi dobbiamo sapere che le regole sono queste.

Quindi non ho idea di cosa abbiamo discusso, però so che esiste un trend positivo in

atto — lo diceva anche Graziani. Lui era di un ottimismo “spaventoso”, come spesso gli

capita in virtù del gramsciano ottimismo della volontà, perché diceva che tutti i parchi

avevano i giornali, ma i parchi sono più di 150 e i giornali sono 40 — che abbiamo

degli strumenti e sappiamo che sulla base di questi strumenti e sulla base di quello che è

successo dal primo convegno su "I parchi stampati" ad oggi, le cose sono migliorate

molto e quindi possiamo anche sperare che con il nostro individuale impegno, per lo

meno di voi che siete rimasti qui con me a celebrare questo rito della consunzione nella

conclusione, si possa pensare che si possa andare ancora più avanti.

Perché sono convinto che il trend è positivo e che parecchie delle cose che qui ci

siamo detti accadranno davvero, che è la stesa opinione che ho di CIP, che è un altro di

quei progetti di sistema di cui parlava Liugi Bertone nella relazione, che meriterebbero

una comunicazione specifica e di area vasta, interdisciplinare e integrata?

Vedo di spiegarlo. CIP di per se avrebbe tutte le caratteristiche di una cosa che non ce la

fa a muovere un passo, perché oggi è radicato solo nelle Marche, con qualche amico qua

e là, in giro per l'Italia, ma pochissimi, forse la Federazione è d'accordo ma forse no,

forse il Ministero è d’accordo ma forse no, e tuttavia esiste un bisogno oggettivo di un

progetto di area vasta che si occupi di coste, esiste una necessità forte che questo diventi

un cavallo di battaglia della Federazione dei parchi e dei parchi costieri, e dello stesso

Ministero.

Succedono miracoli: questo libro che oggi abbiamo sui temi della gestione integrata

delle coste è un miracolo certo dell'impegno di Renzo Moschini, ma è un fatto

miracoloso perché, sfogliandolo ci sono molti contributi importanti ed è una grande

novità su quel campo, che nasce dalla debolezza nostra, marchigiana che pure riesce a

produrre non solo un libro ma probabilmente da questo libro produrrà un seminario e la

richiesta alle altre Regioni costiere di aderire formalmente ad un progetto di area vasta

(CIP) che riguarda tutta l'Italia.

Se noi poveri marchigianelli con le nostre pezze nei gomiti ed altrove riusciamo a

smuovere questa cosa che andrà ancora avanti, penso che tutta la Federazione dei

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

parchi, anche rapportandomi ai ricordi di cinque anni fa, possa rispondere al bisogno di

fare una nuova società, una società autosostenibile in un momento così difficile e dove

il bisogno di coprire questa lacuna è grandissimo. Fare una società che nei parchi misuri

la possibilità di uno sviluppo sostenibile e che comunichi questo realizzare un nuovo

sviluppo che si basa sulla tutela e sulla valorizzazione — sulla valorizzazione resa

possibile dalla tutela e sulla tutela resa possibile dalla valorizzazione — e lo comunichi

ad una società che anche se non fosse al cento per cento quella meraviglia che ci

racconta Carlo Alberto Graziani, tutta quanta certissima, che vuole i parchi, magari

fosse così, pure in qualche misura è con noi e rappresenta una delle molle sicure di un

processo difficilmente arrestabile..

Civile o incivile che sia la società che ci sospinge come una piena del Po, l'unica

speranza che essa società ha di non andare a sbattere contro le contraddizioni della

società dei consumi e del globale è questa strada che noi cerchiamo di portare avanti.

Quindi siamo al lavoro di fronte ad una necessità della nostra società e, all'interno di

questo, ci impegniamo perché con tante piccole briciole che sono poi i nostri impegni

individuali, si raccolgano tutte quelle famose ceste di cui parla il Vangelo, che poi

sfamano le persone che si sono lì riunite. Faccio questa citazione evangelica perché

l'abbiamo un po' buttata sull'anticlericale con le antenne che inquinano e con i falchi che

sono appollaiati sulla cupola di San Pietro.

Giulio ci dice che il titolo di questa nostra giornata dovrebbe essere "Più

coraggio". Io resto al titolo che troverete nella rubrica sulla rivista, che è una parafrasi

di Almodovar: "mezzi di comunicazione sull'orlo di una crisi di identità", oltre che di

nervi.

E siamo sull'orlo di una crisi di identità non tanto perché i singoli mezzi che abbiamo a

disposizione, quindi i giornali autoprodotti dai parchi, la rivista Parchi, la rete

telematica e le news ognuno abbia una crisi, non è quello.

Io faccio le battutacce quando sento quelle cose che mi sembrano da realismo socialista

— "va tutto bene" — e poi non è così, però sono tutte cose forti, che si reggono e sono

importanti ed è bello averle.

Però la crisi d'identità nasce dalle difficoltà di tutti noi di individuare il target giusto, la

missione giusta, la dimensione giusta da darci per metterci davvero in rete in questo

momento, in questa fase, con questo tipo di sistema complessivo dell'informazione e

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

con questo rapporto di forze che esiste nella società sempre mutante e sempre un po' in

crisi.

E' lì la ragione della crisi d'identità e la difficoltà di raccordarci tra noi e di metterci a

regime, con alcune cose arrivo a dire facili, anche se non riusciamo a fare: i corsi sia per

i direttori che per i presidenti che per i guardiaparchi esperti di peli del posteriore di

animali, di cui in maniera molto divertente ci dava conto Gianni Boscolo questa

mattina, sono facili, perché bisogna impegnarsi a farli e poi si fanno, tant'è che Gianni

continua pervicacemente ad organizzarli e gli riescono, nella realtà piemontese. Più

difficile è convincerci che serve un sistema a rete di comunicazione che funzioni tra noi;

ancora più difficile è convincerci di quale livello di visibilità abbiamo bisogno in una

fase come questa, perché non la pensiamo tutti allo stesso modo, perché bisogna che su

questo si arrivi a un confronto che entri nel merito in maniera approfondita.

Ci basta dire quello che abbiamo detto su Portofino, è addirittura troppo o non è

sufficiente? Non la pensiamo allo stesso modo, ed è su questo nodo che bisogna poi

stringere. Non è una questione di quattrini, è una questione di posizionamento della

Federazione nei confronti del tema della comunicazione.

E questo è uno dei risultati che mi auguro otterremo dopo questo approfondimento di

Portonovo, cioè abbiamo avuto qualche dato in più, abbiamo voluto questo secondo

incontro nella speranza di mettere in rapporto i giornali dei parchi, le news, il sito la

rivista, ma anche per sapere a cosa ci serve tutta questa roba: adesso bisogna che

insieme scopriamo a cosa ci serve davvero, perché non è vero che tutto è uguale a tutto

e l'importante è che aumentino i mezzi purchessia, non è vero.

E' giusto che ogni parco si faccia il giornaletto come crede, e Renzo Moschini ci

ricordava con grande puntualità quando metteva a confronto un certo modo di

raccontare un parco fatto da Nuova Ecologia e un altro modo di raccontare il parco fatto

da Il Sole 24 Ore. E non era pagato da Il Sole 24 Ore nel porgerci questo tipo di

alternativa e nemmeno da Nuova Ecologia. Il nodo è quello e noi, forse addirittura

involontariamente, sottovalutiamo questo aspetto, perché nei nostri giornaletti e anche

nel nostro sito telematico, quanto stiamo attenti alla differenza fra il parco dalla bella

immagine — "venite tutti a vedere quanto è bello, perché c'è il falco pellegrino" — e il

ragionamento sulla costruzione di un nuovo modello di sviluppo ecosostenibile? Non è

la stessa cosa, e ci sono i mezzi per fare le due battaglie e sviluppare i due ruoli.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

E allora credo che, sia pure rapidamente, senza pretendere di concludere niente,

ma pretendendo di avere un'opinione e cercando di svilupparla, qualche cosa ancora si

possa dire, poi vedremo, leggendo i giornali, cos'è che ci siamo detti tra noi.

Credo che ci sia una teoria generale della comunicazione ed una comunicazione

effettuale. Non vada persa di vista la teoria generale della comunicazione, altrimenti

facciamo solo cose pragmatiche e peraltro dobbiamo tener conto di quello che abbiamo:

che esiste una platea di comunicatori ideali e una platea effettuale.

La teoria generale della comunicazione ci direbbe che tutti questi mezzi che

abbiamo sono più che sufficienti per comunicare e che basterebbe qualche corso di

formazione e qualche telefonata tra noi per poterla mettere in campo e poter risolvere i

problemi che nella sua completa relazione ci poneva Luigi Bertone questa mattina. In

realtà la questione è leggermente più complessa e si tratta di tener conto delle due cose.

Il fatto che siano necessari una serie di corsi di formazione non dipende dalla difficoltà

di metterli in piedi, non c'è un problema di soldi, perché i parchi nazionali hanno residui

passivi che mettono paura, i parchi regionali, che sono pure poverelli, due soldi per

queste cose li hanno.

Il punto è che non c'è nessuno che ha questo estremo bisogno di fare questo tipo di cose.

Tra l'altro c'è una piccola contraddizione: nessuno avverte il bisogno, non si frequentano

queste occasioni d'incontro, però i giornali continuano a nascere.

Ci sono idee curiose, rispetto anche ai giornali: ci sono presidenti e direttori che

considerano che i giornali nascano in tipografia per loro germinazione, tant'è che esiste

il caso anche di giornali che vengono decisi, se ne fa un numero e poi non si

riproducono più, perché quelli che pensavano che nascessero sotto un fungo, poi si

accorgono che invece serve una redazione.

Altre volte si pensa anche che i giornaletti locali o anche più grossi servano sono

l'equivalente di un "volantone" più grande, oppure di un comunicato che ti fai da solo,

insomma c'è una distorsione forte nella teoria generale del giornale di parco. Ma

superate queste difficoltà e in presenza di questa contraddizione tra più giornali che

esistono rispetto ai presidenti e ai direttori che si incuriosiscono di questa materia, credo

che su questa questione si possa fare rapidamente un passo avanti.

Ce lo consigliava Renzo Valbonesi, ai pochi che sono rimasti glielo ricordo, poi

cercheremo di fare una lettera per dirlo a tutti i nostri presidenti e associati alla

Federparchi: il consiglio è di ripetere a livello locale riunioni di questo tipo — non

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

bisogna necessariamente fare i convegni nazionali o interregionali — dove, riprendendo

questo tipo di considerazioni e la proposta di mettersi in rete a livello nazionale, si

affronti luogo per luogo la questione della costruzione del luogo, della notiziabilità di

quel che si fa, insomma, della costruzione di "ufficetti" di comunicazione, parco per

parco, che sono "ufficetti" per modo di dire, perché sono un ganglo essenziale nel

rapportarsi con il proprio territorio e poi nel rapportarsi con questi mezzi più ampi che

noi cerchiamo di aprire ma che si aprono solo se hanno un interlocutore attivo sul

territorio, quindi redazioni, quindi uffici stampa, quindi personaggi che sono sulla stessa

lunghezza d'onda di altri che operano professionalmente, a livello nazionale nel mondo

della comunicazione.

Giulio Ielardi, Luigi Bertone ed anche altri parlavano di libri e di altre cose, ma

adesso ragioniamo sui tre strumenti, seppure i libri c'entrerebbero, nel discorso.

Credo che questi diversi strumenti dovrebbero e potrebbero collegarsi con la

realtà nel modo più avanzato possibile, quindi se le news, come qui è stato proposto,

potrebbero diventare quasi un'agenzia quotidiana, non vedo perché non si possa

sperimentare il quotidiano o il periodico telematico ma a livello dei momenti alti con

cui oggi in Italia questa esperienza si viene facendo, cioè il nuovo, quello che ci pare, e

qui è stato ricordato "Caffè Italia". Sono stato ad Alghero a fare una riunione di questo

tipo, e lì c'è un giornale telematico della città di Alghero, un quotidiano telematico.

Però, questo tipo di obiettivo può essere l'obiettivo che mette in rete i giornali locali,

che hanno così un referente quotidiano telematico, e insieme una rivista di

approfondimento, ma anche di raccordo, di cui fanno parte, come redazione, i

protagonisti della vita dei giornali locali dei parchi.

Credo che sia possibile, credo che molte delle cose che ci sono state dette, che

abbiamo socializzato in questa giornata di riflessione portino a questo e portino anche a

migliorare ulteriormente le tre cose che oggi abbiamo. Tutto questo comporterà una

riflessione ancora più accurata della riflessione che si è aperta a livello della

Federazione sulla vocazione del momento informativo e comunicativo della

Federazione dei parchi, arriveremo anche lì, prima o poi, a una conclusione di questo

ragionamento e sulla base di quello potremo tarare un po' meglio i singoli strumenti, ma

credo che in questa direzione si possa e si debba andare sulla base dei dati che ciascuno

di noi, nel suo approccio, parziale è riuscito a portare.

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"I parchi stampati... e non solo" (6 aprile 2001)

A me sembra che vi posso risparmiare — un'altra cosa nuova saranno

probabilmente gli atti: forse non ritroverete tutto quello che qui è stato detto ma

probabilmente ne troverete di più. Anche questo fa parte delle regole della

comunicazione — la parte relativa alla rivista, intanto perché avete in cartella quello che

io penso possa essere la rivista rinnovata, e poi perché più dettagliatamente, e

probabilmente in maniera anche più aggiornata, lo potrò fare correggendo le bozze degli

atti, perché a quel punto sapremo anche cos'ha deciso la Federazione a livello nazionale,

quindi potrò proporre quello che è stato fatto in sede di conclusione.

Credo che sentirete parlare di questo convegno ancora quando vi imbatterete negli

atti e quando vi imbatterete in qualche ulteriore nostra riunione dove riprenderemo

questo discorso. Non è detto che riconoscerete tutti i dettagli di quello che ci siamo

detti, ma sono certo che dentro ritroverete lo spirito, la voglia di fare comunicazione dei

parchi e per i parchi come molla del nuovo sviluppo per lo sviluppo autosostenibile, che

è poi la ragione profonda, la migliore per la quale noi ci ostiniamo, nonostante molti

ostacoli e molte delusioni, ad occuparci di queste materie così di confine e così difficili.

Spero che questa giornata possa essere di utilità per ciascuno di noi, per me lo sarà

senz'altro e per questo ringrazio tutti coloro che mi hanno consentito di passare così

piacevolmente e proficuamente questa giornata con voi. Grazie.