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Indice In copertina: Il presepe della Casa Generalizia delle SOM E E d d i i t t o o r r i i a a l l e e Solidarierà tra le famiglie 3 di Aurelia Damiani R R e e d d a a z z i i o o n n a a l l e e Maternità spirituale 4 di Vito Cutro G G u u a a r r d d i i a a m m o o M M a a r r i i a a La Pietà 6 di Andrea Gemma Vescovo Emerito P P Pa a a s s s s s s a a a r r ro o on n no o o f f f a a a c c c e e en n nd d do o o d d de e el l l b b be e en n ne e e Suor Carmela Cavallari 8 a cura di Lissy Kanjirakattu S S S a a a l l l u u u t t t e e e e e e S S S a a a n n n i i i t t t à à à La medicina Assiro-Babilonese 21 di Gerardo Corea Il medico, candela che illumina 22 la vita dei pazienti di Marina de Matthaeis N N o o t t i i z z i i e e ITALIA 35 - Sì per sempre POLONIA 35 - Se il Signore non costruisce la casa… NIGERIA 35 - Addio Sr. Ester d d d a a a l l l l l l a a a C C C l l l i i i n n n i i i c c c a a a M M Ma a a t t t e e e r r r M M Mi i i s s s e e e r r ri i i c c c o o o r r rd d d i i i a a a e e e Una clinica a misura l’uomo 12 di Romualdine Vony R R R e e e l l l a a a x x x a cura di Concita De Simone 36 R R i i f f l l e e s s s s i i o o n n i i Cerca il silenzio dentro di te 9 di Maurilio Manfredi Non ti arrendere mai 10 di Joy Lacaden Una nuova vita, dono di Dio! 11 di un medico pediatra E E c c c c o o m m i i m m a a n n d d a a m m e e Dio ama chi dona con Gioia 15 di Zita Wouivine V V a a r r i i a a U U m m a a n n i i t t à à I Magi tra storia e leggenda 34 di Giuseppe Di Florio 5 17 Direttrice Suor Aurelia Damiani Responsabile Vito Cutro Coordinamento Suor Paola Iacovone Concita De Simone Redazione Dott. Domenico Di Virgilio Suor Bertilla Cipolloni Rosangela Cutro Giuseppe Di Florio Federica Martufi Suor Rolanda Sabellaga Suor Annabelle Mamon Suor Joy Lacaden Segretaria di Redazione Federica Martufi Adozione a Distanza 26 U U U n n n o o o s s s g g g u u u a a a r r r d d d o o o a a a i i i P P P a a a d d d r r r i i i Dove sono i due 5 ivi è anche Cristo a cura di Vito Cutro L L a a C C o o m m e e t t a a Un giorno indimenticabile 27 grazie alla Cometa onlus di Gianni e Jessica Un binomio sonoro, 28 strumento di carità di Federica Martufi B B i i b b l l i i o o t t e e c c a a Storia della filosofia 34 a cura di Giuseppe Di Florio S S p p a a z z i i o o C C u u l l t t u u r r a a La Famiglia (IV) 23 di Micaela Sciarrone L L L a a a n n n g g g o o o l l l o o o d d d e e e i i i G G G i i i o o o v v v a a a n n n i i i I giovani e l’ambiente 29 di Federica Martufi Grazie Don Oreste 30 di Concita De Simone D D o o s s s s i i e e r r Familiaris Consortio (II Parte) 17 S S e e g g n n i i d d e e l l t t e e m m p p o o 100 anni di scautismo 14 di Vito Cutro M M a a g g i i s s t t e e r r o o Andate controcorrente 24 a cura di Vito Cutro 24

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Page 1: Indice - Consom · 2015-08-21 · Indice In copertina: Il presepe della Casa Generalizia Editoriale delle SOM Solidarierà tra le famiglie 3 di Aurelia Damiani Redazionale Maternità

IndiceIn copertina:Il presepe della Casa Generaliziadelle SOMEEEEddddiiii ttttoooorrrriiiiaaaalllleeee

Solidarierà tra le famiglie 3di Aurelia Damiani

RRRReeeeddddaaaazzzziiiioooonnnnaaaalllleeee

Maternità spirituale 4di Vito Cutro

GGGGuuuuaaaarrrrddddiiiiaaaammmmoooo MMMMaaaarrrriiiiaaaa

La Pietà 6di Andrea GemmaVescovo Emerito

PPPPaaaassssssssaaaarrrroooonnnnoooo ffffaaaacccceeeennnnddddoooo ddddeeeellll bbbbeeeennnneeee

Suor Carmela Cavallari 8a cura di Lissy Kanjirakattu

SSSSaaaalllluuuutttteeee eeee SSSSaaaannnniiiittttàààà

La medicina Assiro-Babilonese 21 di Gerardo Corea

Il medico, candela che illumina 22la vita dei pazientidi Marina de Matthaeis

NNNNooootttt iiiizzzziiiieeeeITALIA 35

- Sì per sempre

POLONIA 35- Se il Signore non costruisce

la casa…

NIGERIA 35- Addio Sr. Ester

ddddaaaallll llllaaaa CCCCllll iiiinnnniiiiccccaaaa MMMMaaaatttteeeerrrr MMMMiiiisssseeeerrrriiiiccccoooorrrrddddiiiiaaaaeeeeUna clinica a misura l’uomo 12di Romualdine Vony

RRRReeeellllaaaaxxxxa cura di Concita De Simone 36

RRRRiiii fffflllleeeessssssss iiiioooonnnniiiiCerca il silenzio dentro di te 9di Maurilio Manfredi

Non ti arrendere mai 10di Joy Lacaden

Una nuova vita, dono di Dio! 11di un medico pediatra

EEEEccccccccoooommmmiiii mmmmaaaannnnddddaaaa mmmmeeee

Dio ama chi dona con Gioia 15di Zita Wouivine

VVVVaaaarrrriiiiaaaa UUUUmmmmaaaannnniiii ttttàààà

I Magi tra storia e leggenda 34di Giuseppe Di Florio

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DirettriceSuor Aurelia Damiani

ResponsabileVito Cutro

CoordinamentoSuor Paola Iacovone Concita De Simone

RedazioneDott. Domenico Di Virgilio

Suor Bertilla CipolloniRosangela Cutro

Giuseppe Di FlorioFederica Martufi

Suor Rolanda SabellagaSuor Annabelle Mamon

Suor Joy Lacaden

Segretaria di RedazioneFederica Martufi

Adozione a Distanza 26

UUUUnnnnoooo ssssgggguuuuaaaarrrrddddoooo aaaaiiii PPPPaaaaddddrrrriiiiDove sono i due 5ivi è anche Cristoa cura di Vito Cutro

LLLLaaaa CCCCoooommmmeeeettttaaaaUn giorno indimenticabile 27grazie alla Cometa onlusdi Gianni e Jessica

Un binomio sonoro, 28strumento di caritàdi Federica Martufi

BBBBiiiibbbbllll iiiiooootttteeeeccccaaaaStoria della filosofia 34a cura di Giuseppe Di Florio

SSSSppppaaaazzzziiiioooo CCCCuuuullll ttttuuuurrrraaaaLa Famiglia (IV) 23di Micaela Sciarrone

LLLL’’’’aaaannnnggggoooolllloooo ddddeeeeiiii GGGGiiiioooovvvvaaaannnniiiiI giovani e l’ambiente 29di Federica Martufi

Grazie Don Oreste 30di Concita De Simone

DDDDoooossssssss iiiieeeerrrr

Familiaris Consortio (II Parte) 17

SSSSeeeeggggnnnniiii ddddeeeellll tttteeeemmmmppppoooo100 anni di scautismo 14di Vito Cutro

MMMMaaaaggggiiii sssstttteeeerrrroooo

Andate controcorrente 24a cura di Vito Cutro

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Er presepio‘Na commozzione er core m’attenajaner vedé le statuine colorate che in ogni casa, mo so’ riesumate.doppo ‘n annétto, chiuse tra la paja;e, che se nòve o vecchie senza danno,rinnoveno er Presepio pure st’anno.

Se cerca ‘n cantoncello in una stanza,dov’alloggiare, in modo più che austero,el luogo der Santissimo mistero,fonte d’amore e de la fratellanza;che ai popoli aricordi ‘n antra vorta che Cristo è nato gnudo in una grotta.

Ner vellutello, messo sur ripiano a pascola’ ce so le pecorelle.Li foji de stagnora, a cascatelle,scenneno giù dar colle fino ar piano;mentre la gente guarda, ma nun parla,la stella, soffermata su la stalla.

Cento lucette schiareno la via a li pastori co le ciaramelle,brillano ‘n cielo, tante e tante stelle,vibbra nell’aria dorce melodia;so l’angeli che cantano su ‘n coro,vestiti tutti de broccati d’oro.

St’usanza nostra è bella e ce fa onore,perché aricorda all’ommini, che in fonno,Gesù Bambino, si è venuto ar monno,è pe’ rida’ speranza nell’amore.

L’Amore, quello vero, spesse vorte L’omo nun vede e, tanto meno sente,mentre è la fiamma che riluce ardente,quanno sur monno scenne giù la notte.

Massimo Berti

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Editorialedi Madre Aurelia Damiani - Superiora Generale

Durante questo anno abbiamo voluto soffermare l’attenzione sulla famiglia e, soprattutto, sulla necessità che a tuttii livelli: politico, sociale, ecclesiale, venga dato il necessario sostegno a questa Istituzione fondamentale per lasocietà e per la Chiesa. Al punto 52 del documento “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia” - orienta-menti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo decennio del Duemila, possiamo leggere: “Proprio per il

ruolo delicato e decisivo della famiglia nella società, la Chiesa, nonostante l’evidente crisi culturale dell’istituzione familiare,desidera assumere l’accompagnamento delle famiglie come priorità di importanza pari, in questi tempi, a quella della pasto-rale giovanile. Invitiamo tutti gli operatori pastorali a promuovere riflessioni serie suiperché delle frequenti crisi matrimoniali, pensando con creatività a rinnovarel’annuncio cristiano sul matrimonio, per dare forza, ragioni e coraggio allecoppie in difficoltà. Per questo contiamo molto sulla solidarietà tra fami-glie, ma anche sulla creazione di nuove forme ministeriali tese ad ascol-tare, accompagnare e sostenere una realtà dalla quale molto dipendeil futuro della Chiesa e della stessa società”.

I nostri Vescovi, quindi, invitano tutti noi, a dare la massimaattenzione alle famiglie ed ai giovani assumendo un rinnovatoimpegno a loro favore soprattutto perché - e ne abbiamo leprove evidenti in questi ultimi tempi - là dove essi vengono‘emarginati’ - le società subiscono profonde crisi.

Quale migliore spunto di riflessione e di impegno nell’ap-prossimarsi del Natale, ricorrenza che ci induce a tornarecon lo sguardo a Nazaret, alla famiglia sacra del Dio viven-te, alla solidarietà di un padre, di una madre e di un figlio,alla tenerezza di un quadro domestico che può e devesuscitare in noi sentimenti di risveglio, di proponimenticoncreti, di testimonianza fatta di opere e di coerenza cri-stiana.

Quale migliore punto di partenza, per un nuovo anno, diquello che ci veda coinvolti in una gara di solidarietà eimpegno concreto a sostegno della maternità, del matrimo-nio, dell’aiuto ai giovani che intendono sposarsi, di acco-glienza e di supporto a quelle famiglie che si trovano in diffi-coltà?

Ritengo che il Dio che viene non potrà che benedire questiprogetti di fraternità e di impegno sociale. E allora sì che sarà unbuon Natale davvero ed un Anno nuovo responsabile e sereno.

Solidarieta tra le famiglie

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di Vito Cutro

Redazionale

4 - Accoglienza che cresce

Ritengo che, in un discorso che tratti dellaFamiglia, non si possa assolutamente non con-siderare un tipo particolare di famiglia. Nonquella basata su un padre, una madre ed uno o

più figli, ma quella basato su un Padre o una Madre ed unamiriade, più o meno numerosa, di figli. Sto alludendo allaFamiglia religiosa e l’occasione mi viene fornita dal fatto chein questo anno ricorrono i 50 anni di consacrazione religiosadi Sr Aurelia Damiani, Superiora Generale delle SuoreOspedaliere della Misericordia. Quanto cammino nella e conla sua famiglia di adozione. Quante vicissitudini! Quanteansie e quante gioie. Chi è padre o madre ritengo possa pro-vare ad immedesimarsi in una Madre Generale che vede tantegiovani vocazioni crescere nella Sua Congregazione e sen-tirsene responsabile, non tanto per una maternità fisica, quan-to per quella fiducia che intere famiglie e le stesse novizienutrono nei suoi diretti confronti e nei confronti dell’Istitutodi cui ella, nel bene o nel male, è la massima espressione eresponsabile. L’unica gioia mancata, ben importante si inten-de, quella della maternità fisica, non certamente quella mora-le e spirituale: non era forse di analoga specie quella realiz-zatasi nella famiglia per eccellenza, quella di Nazaret?

Ma quale maternità: quante figlie nel tempo, quanti avvi-cendamenti. E le ansie, i timori, i dubbi, le perplessità, laradiosità per le mete raggiunte da ciascuna di esse e le soffe-renze per i loro dolori, le loro perplessità, le loro malattie, leloro difficoltà.

Tali considerazioni portano, inevitabilmente, ad una visio-ne ancora più determinata della concezione dell’‘entità fami-glia’ da parte dei cristiani. Si viene maggiormente a chiarire ilperché per il cristiano il concetto di famiglia riveste una parti-colarità ed una sacralità unica, con un sapore del tutto partico-lare rispetto a tante voci che la vedono manifestazione di uno‘status’ civile e basta basato, fondamentalmente, su rapporti di‘do ut des’. Dio al centro della vita dell’individuo, sia nei suoirapporti fisici, che in quelli morali e sociali porta a dare, adonare senza attendere contraccambio. E solo se Dio sarà alcentro di ogni attività dell’individuo, solo allora potrà essere

ritrovato, nell’ambito della società nellesue poliedriche espressioni, la vera

dimensione umana dell’uomo e lasua dignità originaria.

Ma torniamo alla nostra MadreAurelia Damiani ed al suo cin-quantesimo anniversario di una

unione del tutto particolare, signifi-cativamente a disposizione di tutti,

soprattutto dei più deboli affinchè nei loro confronti si realiz-zino le beatitudini evangeliche. Scelta coraggiosa che, confer-mata di anno in anno, ha raggiunto quella maturità in cui vienespontanea la consapevolezza della sua bontà. Soprattutto daparte di tutti coloro che hanno beneficiato dei frutti di talematernità spirituale e che, ne siamo certi, si uniscono a noidella Redazione nel rinnovare gli auguri più affettuosi per talecircostanza. Solitamente, in queste occasioni si formula alfesteggiato l’augurio “ad multos annos”. Per Madre Aurelia, ècerto che le auguriamo molti anni ancora in buona salute, matale augurio è ricolmo della fiduciosa speranza delle e dei suoitanti figli spirituali che, amandola, vogliono, ne siamo certi,con tutto il cuore, sostenerla nella sua età della maturità, attin-gendo da lei - come è giusto che sia - la linfa vitale della suaesperienza e della sua lunga vita di consacrazione a Dio.

Ci sia di sostegno il suo esempio di donna e di madre,ma, soprattutto, quello di testimone coerente degli alti valo-ri della fede cristiana che, pur avendo rinunciato ad avereuna famiglia nel senso comune, ha accettato, nel più altosignificato, il ruolo di consacrata a Dio ed a tutti quei fratel-li che la Provvidenza le avesse posto sul cammino, conside-randoli alla stessa stregua di figli.

Che Dio la benedica, Madre Aurelia.

Maternità spirituale

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Accoglienza che cresce - 5

IndiceUno sguardo ai padri

TERTULLIANO (160-220).Cartaginese, figlio di un centu-rione romano. Esercita l’avvoca-tura a Roma e, dopo un periododi dissolutezza, si converte al cri-stianesimo tornando a Cartagineove inizia una intensa attività let-teraria in favore della Chiesa.Nel 205 si stacca dalla Chiesaufficiale e, avvicinatosi alla settadei montanisti (predicavanol’imminente ritorno di Cristo e lanecessità di ricorrere a penitenzee ad austerità), dà origine ad unacorrente teologica chiamata ter-tullianesimo. Tra le sue operericordiamo “Ai pagani”,“L’anima”, “La testimonianzadell’anima”, “La carne diCristo”, “La resurrezione dellacarne” e “La pudicizia”.Il brano che trascriviamo è trattoda “Alla moglie”.

a cura di Vito Cutro

DDoovvee ssoonnoo ii dduuee,, iivvii èè aanncchhee CCrriissttoo

“Dove attingerò laforza per descri-vere la felicità diun matrimonio

contratto dalla Chiesa, confermato dal-l’offerta, suggellato dalla benedizioneche gli angeli annunciano e che il Padreconvalida?

Che bella coppia formano due cre-denti che condividono la stessa speranza,lo stesso ideale, lo stesso modo di vive-re, lo stesso atteggiamento di servizio.

Ambedue fratelli e servi dello stessoSignore, senza la minima divisione

nella carne e nello spirito, insieme pre-gano, insieme s’inginocchiano e insie-me fanno digiuno.

S’istruiscono l’un l’altro, si esortanol’un l’altro, si sostengono a vicenda.

Stanno insieme nella santa assem-blea, insieme alla mensa del Signore,insieme nella prova, nella persecuzione,nella gioia.

Non c’è pericolo che si nascondanoqualcosa l’un l’altro, che si evitino l’unl’altro, che l’uno all’altro sia di peso.

Volentieri essi visitano i malati edassistono i bisognosi. Fanno l’elemosi-

na senza mala voglia, partecipano alSacrificio senza fretta, assolvono ognigiorno i loto impegni senza sosta.

Ignorano i segni di croce furtivi,rendono grazie senza alcuna reticenza,si benedicono senza vergogna nellavoce.

Salmi ed inni essi recitano a vocialternate e fanno a gara a chi megliocanta le lodi al suo Dio.

Vedendo e sentendo questo, Cristogioisce e ai due sposi manda la suapace. Là dove sono i due, ivi è ancheCristo”.

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Guardiamo Maria

6 - Accoglienza che cresce

L’ultimo grande affrontofatto al corpo inerte diGesù, dato che Egli eragià spirato fu il colpo di

lancia inferto al Suo sacro costato dalcenturione romano.

Ecco le parole dell’Evangelista: “Erail giorno della Preparazione e i Giudei,perché i corpi non rimanessero in crocedurante quel sabato (era infatti un gior-no solenne quel sabato), chiesero aPilato che fossero loro spezzate legambe e fossero portati via. Vennerodunque i soldati e spezzarono le gambeal primo e poi all’altro che era stato cro-cefisso insieme con lui. Venuti però daGesù e vedendo che era già morto, nongli spezzarono le gambe, ma uno dei sol-dati gli colpì il fianco con la lancia esubito ne uscì sangue e acqua”. (Gv19,31-34).

San Giovanni è sempre attento aglieventi della vita e della passione del SuoMaestro e attentissimo a leggerne inprofondità il simbolismo che egli amariferirci.

Dobbiamo dire che il dolore di questiulteriori oltraggi inferti al corpo di Gesù,non dilaniò il corpo di Lui, ma si riversòunicamente e acerbamente nell’animasensibilissima di Maria. Si realizzavaancora una volta l’antica profezia delvecchio Simeone.

La narrazione giovannea, poi, accen-na a quello sgorgare di sangue e di acquapromanante dalla ferita: in questo i Padridella Chiesa hanno amato vedere il sim-bolo dei Sacramenti sgorganti dal cuoredi Cristo trafitto, in particolare ilBattesimo – l’acqua – e l’Eucaristia – ilsangue. Piace dire che anche Maria pre-sente e attenta a quell’ultimo affronto e

comprendendo il significato di quell’ul-tima emissione di sangue dal corpo delsuo figlio avrà in cuor suo espressoanche a nome nostro il suo grazie a Dio.Da quelle gocce di sangue ed acquaveniva davvero lavato il peccato delmondo e da quel sangue veniva offerto aDio il sacrificio a lui più gradito.

Cominciarono quindi le operazioni inprevisione della sepoltura. Essendoimminente il grande sabato della Pasquasi doveva procedere in fretta. Continuasan Giovanni: “Giuseppe d’Arimatea,che era discepolo di Gesù, ma di nasco-sto per timore dei Giudei, chiese a Pilato

di prendere il corpo di Gesù. Pilato loconcesse. Allora egli andò e prese ilcorpo di Gesù. Vi andò ancheNicodemo”. (Gv 19,38-39).

Seguì, dunque, dinanzi allo sguardoumido di pianto di Maria la deposizione“del corpo di Gesù” dalla croce. Conquanta delicatezza questi amici delSignore dovettero estrarre dalle carni delcrocifisso quei terribili chiodi (la tradi-zione vuole che si siano conservati …).Quindi, in un atto di spontanea e filialecondiscendenza nei riguardi della MadreAddolorata adagiarono quel corpo sulseno di lei che lo accolse con lo stesso

di @ Andrea Gemma Vescovo Emerito

La Pietà

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Guardiamo Maria

Accoglienza che cresce - 7

amore, moltiplicato per tutti gli attimidella vita trascorsa insieme con cui loaveva stretto al seno nella grotta diBetlemme.

Tutta la tradizione devozionale edartistica dei secoli cristiani si è fissatacon particolare intensità su questo pla-stico gruppo di Madre e Figlio chehanno amato definire: “La Pietà”.

Per fissare con la nostra amorosa fan-tasia la stessa scena potremmo rifarci aduna delle tre dei tre gruppi marmoreiscolpiti dal grande Michelangelo, preci-samente a quello di incantevole bellezzache è gelosamente custodito nellaBasilica di San Pietro a Roma, metaincessante di visitatori e di devoti. Ci sipuò domandare il perché di questa parti-colare attenzione a quello che dovetteessere niente altro che un rapido enecessario momento, prima che il corpo,per nostra fortuna non lavato, ma solosommariamente unto di aromi e avvoltodal santo lenzuolo venisse trasportato alsepolcro. È certo che “La Pietà”, oltre alfascino suscitato dalla divina bellezzadei due protagonisti era la più adattaimmagine per significare il doloreumano innocente, che, sappiamo è il piùatto a suscitare sentimenti di compassio-ne, di ammirazione e di partecipazione.Per chi, poi, nella fede, ha approfonditoil mistero della passione, dei dolori, edella morte del Figlio di Dio, a cui Dioha voluto unire strettamente la passionedella Madre la scena a cui ci riferiamodiventa una potente evocazione dellaimmensa riconoscenza che il genereumano deve a Cristo Gesù e alla suaMadre Addolorata. Si può ricordareinoltre come la traduzione di queste pro-fonde emozioni si sia riversata in cele-

berrime composizioni poetiche e musi-cali che hanno preso a tema lo “stabatmater” del grande Jacopone da Todi.

Possiamo ora tentare di immaginare,con amorosa e affettuosa partecipazionericonoscente, quali fossero i sentimentidi Maria allorché si vide tra le braccia lecarni martoriate di quel Figlio che nellasua maternità aveva da tanti anni onora-to e venerato?

Il primo di questi sentimenti pensia-mo dovette essere di materno sollievonella constatazione che la morte soprav-venuta aveva finalmente fatto scompari-re quelle atroci sofferenze, quegli spasi-mi terrificanti che avevano segnato le treore di agonia del suo Figlio in croce.Ormai ella pensava – il suo Gesù avevafinito di soffrire e se nell’assai probabi-le speranza che serbava in cuore dellasua prossima risurrezione, sperava dipresto rivederlo, questo sollievo le per-metteva in certo qual modo di viverenella più grande serenità quel tragicomomento. Fissando gli occhi materni suquelle carni martoriate - pensiamo agliorribili strazzi della flagellazione -,Maria certamente ricordava quellemembra innocenti quando le apparverola prima volta dopo il parto verginale.Quel tenero bambino che in lei lo Spiritoaveva modellato quale “il più bello deifigli dell’uomo” le veniva ora restituitoorribilmente sfigurato dalla cattiveriadegli uomini, diciamo pure dal nostrocomune peccato. Deve aver pensato:“Come ti hanno maltrattato quegli uomi-ni per i quali sei disceso sulla terra e haidonato tutto il tuo sangue…!”. Mariadeve aver compreso allora, in modounico, alla malizia del peccato, da cuiella sola per divino privilegio era rima-sta immune.

Con la comprensione della orribilebruttezza della colpa era prova quellastampa sanguinolenta che segnava oraquel corpo santo; e in pari tempo misu-rava la infinita bontà di quel Dio che, inGesù Cristo, assumeva su di sé il compi-to di salvarci. Di qui un nuovo“Magnificat” deve essere sgorgato dalcuore di colei che aveva inneggiato, anniprima, alla infinita misericordia divina“che si estende in generazione in gene-

razione”. Questo inno di ringraziamentocomprendeva anche la consapevolezzache da quel sangue era nata la nuovaumanità che dal Crocifisso morente leera stata affidata. Forse qui si potrebberileggere qualche squarcio di quel “pian-to della Vergine” che il grande Jacoponeha rivestito dei suoi versi immortali.Tuttavia se noi riuscissimo a fissare colpiù grande amore quel quadro diimmenso dolore e di infinita tenerezzache “la Pietà” non può non suggerirenon avremmo bisogno d’altro chelasciar parlare il nostro cuore.

Dobbiamo ora staccare lo sguardodalla scena che abbiamo fuggevolmentecontemplato perché l’urgenza di portarea compimento la sepoltura del cadaveretolse dalle braccia di Maria, non senzafatica quel corpo che, al calar delleprime tenebre fu riposto nel sepolcronuovo, quello che Giuseppe d’Arimateaaveva preparato per sé e che ora offrivagenerosamente al suo grande amico.

Si costituì perciò un piccolo corteocui Maria si aggregò e che si sciolseallorché la grande pietra fu rotolataalla bocca del sepolcro stesso. Ledonne avevano assicurato che, tra-scorso il sabato della grande festa,avrebbero completato degnamente glionori da rendere a quel cadavere.Maria non ebbe bisogno di assicurarela stessa cosa. Le bastò lasciare acustodia di quel sepolcro la suaimmensa fede.

*****Da quelle gocce di sangue ed

acqua veniva davvero lavato ilpeccato del mondo e da quelsangue veniva offerto a Dio ilsacrificio a lui più gradito.

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*****È certo che “La Pietà”, oltre al

fascino suscitato dalla divinabellezza dei due protagonistiera la più adatta immagine persignificare il dolore umanoinnocente, che, sappiamo è ilpiù atto a suscitare sentimentidi compassione, di ammirazio-ne e di partecipazione.

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Passarono facendo del bene

8 - Accoglienza che cresce

Non sempre siamo ingrado di poter dare ciòche ci viene chiesto, enon sempre possiamo

ridare la salute a chi ci invoca dal lettodel dolore, ma a tutti possiamo dare unsorriso. Un sorriso che non costa niente,ma che è capace di dare tanta gioia a chisoffre fisicamente ed è colpito moral-mente.

Ma come mai non tutti sono in gradodi poter dare questo sorriso? Come maitanti sorrisi regalati magari con tantafalsa retorica o falsa adulazione nonsuscitano emozioni nell’animo di chi liriceve? È dunque falso dire che il sorri-so non costa niente e ciò di cui si haveramente bisogno per regalare un sorri-so è la pienezza di Dio. Solo un’animaricolma di tale dono è capace di dare, didonare in abbondanza. Sì la nostra caraSr. Carmela è stata il modello di taledono, è stata la donna che attraverso ladistribuzione di un panino o di un aran-cia, o di un piatto di minestra ha saputodare attraverso il suo sorriso materno ilCristo anche ai più lontani nella fede, aipiù ostinati contro la Chiesa, ai più iso-lati della società, alle sue consorelle nelmomento del bisogno. L’ora del vittoper Sr. Carmela era infinita, dopo averlodistribuito passava letto per letto, pervedere se le sue malate avevano consu-mato il pasto, ma non era l’unico scopoper cui Sr. Carmela si aggirava per lestanze. Il suo compito, una vera e pro-prio missione di vita, era quello di por-tare conforto, sorriso, consigli materni,portare a tutti la pienezza della vitainteriore, l’amore del suo Gesù di cui ilsuo cuore traboccava e che necessaria-

mente sentiva il bisogno di riversaresui fratelli sofferenti, nei quali Sr.Carmela vedeva le membra del Cristodolorante.

E a chi dava Sr. Carmela? Dava atutti. Era capace di accrescere la gioiaalle giovani mamme che per la primavolta davano alla luce il bambino, davail coraggio ai malati colpiti da mali incu-rabili e affetti da angoscia mortale, davaalla giovane coppia che si accingeva almatrimonio, dava ai suoi medici miscre-denti, dava al suo personale di lavoro,dava al povero che tutte le ore suonavaalla porta del convento, ne aveva pertutti. La sua fonte non esauriva mai.

Sr. Carmela attingeva dal tabernaco-lo, le lunghe ore passate davanti a GesùSacramentato, la corroboravano, lariempivano e la rendevano trasparentealle cose di quaggiù. Tutta la sua vita hatestimoniato una speciale intimità conCristo e solo in unione con Lui è statacapace di effettuare la realizzazione delregno di Dio. È stata una creatura riccadi interiorità, di spirito, di preghiera e disacrificio capace di trasmettere consenso materno le vere ricchezze dellavita, finalizzate alla salvezza eterna. Lafigura di Sr. Carmela, la sua vita di apo-stolato, la sua spiritualità evangelica, halasciato il modello per le nuove genera-zioni. È stata la donna di attualità; per ilsuo straordinario equilibrio in ogniaspetto della sua ascesi. Ha saputo pun-tualizzare la profonda conoscenza del-l’uomo e la sua comprensione per ogniumana debolezza, unita ad una vita sem-plice che tutto fa convergere a Dio e aLui solo. (Dalla testimonianza di MadreElisabetta Longhi).

Nel necrologio della Congregazionesi legge così: “Era un’anima dotata dinaturali e sopranaturali virtù. Il suocuore, divampante d’amore per il pros-simo; si aggirò per lunghissimi annicome angelo nelle corsie tra i letti deipazienti che spesso accudiva personal-mente, e non si ritirava in comunità seprima non aveva tutti soddisfatti. Lesue labbra erano sempre pronte, al sor-riso, alla preghiera e al colloquio conchiunque aveva bisogno di aiuto, diconsiglio, di comprensione, di speranzae di conforto. Negli ultimi mesi dellasua esistenza fu colpita da un maleincurabile, per cui dovette sottometter-si da un intervento palliativo e soffrìmolto sia materialmente ma molto piùmoralmente: eppure trovava la forza didire alle consorelle più bisognose dilei: “Se posso esservi di aiuto, non fatecomplimenti”. Tutta la sua vita è stataun indefesso apostolato di bontà e digenerosità per il conforto dei fratellisofferenti e un esempio luminoso diogni virtù religiosa per le molti conso-relle che hanno avuto la fortuna divivere e di lavorare insieme. Và, animacandida a raggiungere il premio cele-ste da Dio preparato ai suoi fedeli eprega per la nostra Congregazione eper le nostre Missioni, per le quali haiofferto la tua vita”.

a cura di Lissy Kanjirakattu

Suor Carmela Cavallari(1890-1979)

Donna dal sorriso avvolta nella pienezza di Dio

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Riflessionidi Maurilio Manfredi

I contemplativi e gli asceti ditutte le epoche hanno cercato Dio nel

silenzio e nella solitudine. Persino Gesù ha trascor-so quaranta giorni nella solitudine del deserto, entrando

per ore in comunione con il Padre nella quiete notturna. Anchenoi siamo chiamati a ritirarci, a intervalli, in un silenzio più profon-

do e in solitudine con Dio, per essere soli con Lui non con i nostri pen-sieri, i nostri libri, ma strappati completamente da ogni cosa per abitare

amorevolmente con la sua presenza: “silenziosa”. Il nostro silenzio è unsilenzio gioioso e concentrato in Dio, dove la solitudine con Lui si trasforma

in una unione reale. Guarda come la natura, gli alberi, i fiori crescono in per-fetto silenzio. Guarda le stelle, la luna, il sole come si muovono in silenzio.

Dice l’Apostolo: “Ci dedicheremo alla preghiera continua e al mistero dellaParola”. (At. 6,4). Perché quanto più riceviamo nella preghiera silenziosa, tantopiù possiamo dare nella nostra vita attiva. - Abbiamo bisogno del silenzio peressere in grado di toccare le anime. L’essenziale non è quello che diciamo noi,ma quello che di dice Dio e che Egli dice agli altri per mezzo nostro. Gesùci aspetta sempre in silenzio, ci ascolta in silenzio, “nel silenzio parla alle

nostre anime e nel silenzio ci è dato il poter ascoltare la Sua voce”. Inquesto silenzio scopriremo una nuova energia e una nuova unione,

quella dei nostri pensieri con i Suoi, l’unione delle nostre pre-ghiere con le Sue, l’unione dei nostri atti con i Suoi, della

nostra vita con la Sua.

Cerca il silenzio dentro di te

Accoglienza che cresce - 9

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Riflessioni

10 - Accoglienza che cresce

di Joy Lacaden

Quando tutto va maleE non hai il coraggio di affrontare

Le sfide della vita, tu, non sei solo.

Quando la strada si fa dura E con la stanchezza e l’impazienzaInciampi e cadi giù, tu, non sei solo.

Inquietudine, malinconia ti assaleCome una notte profondaFidati, il sole sorgerà anche per te.

Anche un dubbio che non ti spieghi mai Che cosa hai fatto, perché ha scelto proprio teChe cosa dirai, quando il mondoTi chiede perché? Tu, non sei solo.

Non ti arrendere maiIl male non vinceràAnche se apparentemente sta dominando

Non ti arrendere mai.Fiorirà anche un fiore

In mezzo ai dirupi.

Tu, non sei solo, non ti arrendere mai!

Non ti arrendere mai!

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di un medico pediatra

Riflessioni

Accoglienza che cresce - 11

Una nuova vita,dono di Dio!

Preghiera scritta pensando ai piccoli angioletti che spesso vengonoposti nelle mie mani ancor prima che li vedano le loro mamme.

Benedici, o Signore, tutti i bambini che nasceranno oggi,domani e tutti i giorni.

Benedici…

i bambini nati per “Amore”…affinché siano la coronazione dell’amore coniugale;

i bambini nati per “sbaglio”…affinché siano accolti come un dono da custodire;

i bambini nati da una “violenza”…affinché possano ridare fiducia, forza e speranza alle loro mamme;

i bambini che nascono “ricchi”…affinché una volta grandi donino il loro “di più” a chiha “di meno” in modo che tutti abbiano il “giusto”;

i bambini che nascono “poveri”…affinché una volta grandi comprendano che la loropovertà vale ai Tuoi occhi più di qualunque ricchezza;

i bambini che nascono “malati”…affinché questa croce serva a santificare tanta gente lontana da Te;

ma soprattutto, o Signore, fai comprendere a tutti noiche ogni nuovo vagito che si ode nel mondo, annunziache una nuova, piccola parte di Te è scesa tra noi permanifestarci null’altro che il Tuo Immenso Amore.

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dalla Clinica Mater Misericordiae

Sono ormai diversi anni che presto servizio come infermiera presso la Clinica MaterMisericordiae. In questa casa di cura e di riabilitazione si respira un’aria diversa daquella dell’ospedale, è un atmosfera familiare, è come sentirsi a casa, perché l’am-biente non è troppo grande e dispersivo e soprattutto perché c’è un’armonia e tanta col-

laborazione nello staff tra medici, fisioterapisti, infermiere e altre figure. I malati vengono nellanostra Clinica con l’intenzione di riacquistare la capacità di deambulare o almeno nella speranzadi migliorare ed è meraviglioso il rapporto che molto spesso si riesce a instaurare con loro, rap-porto di familiarità ed amicizia. I pazienti, come prevede la normale degenza, rimangono inClinica circa 2-3 mesi e noi dedichiamo loro molte attenzioni, abbiamo sempre il tempo di starglivicino per ascoltare i loro problemi e preoccupazioni, le loro gioie e i loro dolori, la loro angosciae gioia di vivere. Conoscerli uno per uno è un mezzo efficace che ci aiuta molto nell’assistenzaperché solo così riusciamo a migliorare anche noi stessi. Per quanto concerna la vita spiritualeall’interno della Clinica, ogni mattina c’è una suora che porta la Santa Comunione a tutti coloroche desiderano riceverla. Ogni giorno, circa verso le quattro del pomeriggio recitiamo il Santorosario con i degenti e tutte le domeniche abbiamo la solenne Celebrazione Eucaristica e inoltrenon manca mai il Sacramento della Riconciliazione per chi ne sente l’esigenza. Il nostro rapportocon i malati non è sempre facile, ma gli ostacoli ci insegnano a far sempre meglio. Quando arri-vano in Clinica i pazienti si devono ambientare e non sempre adattarsi ad un posto nuovo risultaimmediato, la familiarità con gli spazi diversi da casa necessita infatti di tappe lente e progressi-ve, soprattutto per gli anziani. Un’altra difficoltà che riscontriamo è poi quella legata al carattere,perché, come si sa, ognuno di noi ha pregi e difetti. Certo è che ogni malato è unico e ha la suaspeciale individualità. Per il personale, la realtà quotidiana è quella di assistere ipazienti, accoglierli sotto tutti i punti di vista: fisico, morale e spirituale. Tuttoquesto richiede molta pazienza, la vera virtù dei forti, anche se quello chefacciamo è soltanto una goccia d’acqua nell’oceano immenso delle sof-ferenze umane e preghiamo il buon Dio affinché colmi le lacune.

O Gesù, Tu non hai più mani, fa che le nostre siano stru-menti validi per la Tua opera in terra. Rendile Tuoi mezziaffinché anche una nostra stretta di mano infondacoraggio e forza a coloro che sono sfiduciati e bisognosi.

Tanta benedizione e salute a coloro che sono stati ricove-rati nella Clinica Mater Misericordiae e tanto entusiasmo ebuon proseguimento a noi, tutto il personale, che è semprepronto ad accogliervi!

CASA “MATERMISERICORDIAE”

Nella luce argenteaDi mille coloriPalpitatiRiflessiDi fervidi cuoriDi dolci sorrisiDi mani operose…Gocce di speranzaScintillano riccheDi promesseDi conquisteDi passi sicuriNella distanza delle ore…Vitali energieDi storie vissuteSi propaganoTra le muraCerchiate di verdeTimbrate di fioriD’odorose sintonie…

Anna M.

di Romualdine Vony

Una clinica a misura d’uomo

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“Guarda la vita con gratitudine e scoprirai che vi era

Uno che ti confortava nelle ore di disperazione,che ti aiutava a rialzarti

nella tua debolezza,che ti amava così com’eri: Dio”

Udo Hahn

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“Dobbiamo tenerebene fissa davantiagli occhi la metaa cui ogni educato-

re di ragazzi deve puntare: aiutarli a for-marsi un carattere, a sviluppare lo spiri-to di servizio verso gli altri, a diventaredei buoni cittadini. Il metodo che io sug-gerisco per arrivare a questa meta è: uti-lizzare la curiosità innata nei ragazzi perabituarli all’esplorazione. Nell’esplo-razione della natura proveranno la gioiadi vivere e di faticare; nell’osservazioneattenta delle persone scopriranno lanecessità di aiutarle”.

È uno dei principi cardine su cui habasato la sua teoria educativa LordRobert Baden-Powell, generale dell’e-sercito inglese che, nel luglio del 1907,cominciando a realizzare concretamenteil suo metodo, fondava il movimentoScout che, al giorno d’oggi, conta, in216 paesi del mondo, oltre 38 milioni diragazzi e giovani che, nell’età compresatra i 7/8 anni ed i 20/21 ed oltre, lo vivo-no come lupetti e coccinelle, esploratorie guide, rovers e scolte.

La nostra Rivista non poteva far tra-scorrere l’anno centenario senza dedicareuna particolare attenzione a questoMovimento che rappresenta un importan-te ed originale punto di riferimento nel-l’ambito educativo dei nostri figli.Fondando le sue attività all’aria aperta, loscoutismo educa attraverso l’attenzionesu alcuni aspetti formativi: l’autoeduca-zione, l’amore per il creato, la fiducia,lo spirito di servizio, l’ottimismo, laconcretezza al senso civico e a quello diresponsabilità, l’idea di pace e frater-nità, una seria e concreta proposta reli-giosa come via alla felicità. L’intuizionedel fondatore è molto semplice: il Capoosserva i ragazzi per coglierne i desiderie le attese profonde, dando loro fiducia e

accompagnandoli, come un fratello mag-giore che vive con loro le esperienze chepropone. In un clima di ottimismo e diconcretezza, che si sviluppa anche nell’a-more per il creato e nello spirito di servi-zio, lo scout ama la vita, gode della bel-lezza, scoprendo in particolare quelladella natura - grande libro che Dio ci hadato per rendere visibile la Sua bellezza -e rifiuta tutto ciò che offende l’uomo e lorende schiavo, dalla pigrizia allo scettici-smo, dall’indifferenza fino a respingerela violenza, la prepotenza ed ogni sorta diingiustizia, guardando alla vita come adun grande gioco. Il senso civico e quello

di responsabilità vanno coltivati attraver-so il coraggio della lealtà, della sinceritàe dell’impegno, con l’acquisizione dellaprontezza ad assumersi le proprie respon-sabilità come nel piccolo gruppo diamici, così nella vita. Le idee di pace efraternità internazionale devono guidarealla consapevolezza che la pluralità,rispettosa delle diverse individualità,costituisce reciproco arricchimento e chequesta consapevolezza sfocia nella con-vinzione che la proposta religiosa è viaalla felicità. B.P. (così gli scout identifi-cano il loro fondatore) non ha volutoassociare lo scautismo ad una specificaconfessione religiosa ma, da persona difede, riteneva la dimensione religiosadeterminante per la felicità di ogni uomo.Amava affermare: “Se vuoi veramenteintraprendere la strada verso il successo,cioè verso la felicità, devi dare una base

religiosa alla tua vita” invitando tutti gliscouts del mondo a “giocare nella squa-dra di Dio”.

Il tutto viene riassunto nella “Leggescout”, che esprime, in dieci articoli, iprincipi che stanno a base del movimen-to, e nei vari motti: per lupetti e cocci-nelle, rispettivamente, “Del nostromeglio” e “Eccomi”; per esploratori eguide “Siate pronti” e, per rovers escolte, “Servire”.

Anno centenario da quell’agosto1907 - alba dello Scautismo (Sunriseday) - quando Baden Powell, nell’isoladi Brownsea, realizzò il primo camposcout della storia (la sveglia alle ore 8attraverso il suono del kudù, un cornoche B.P. aveva portato dalla campagnamilitare nel Matabeland). Tra i numerosimomenti commemorativi svoltisi sonoda annoverarsi “L’alba del centenario”,tenutasi ovunque nella notte tra il 31luglio ed il 1 agosto - a Roma si è svoltaal Circo Massimo -, ed il Jamboree (21°‘gioioso incontro internazionale’) svol-tosi dal 27 luglio all’8 agosto inInghilterra, a cui hanno partecipato 40mila scouts in rappresentanza di 161paesi, all’insegna del tema: “Essereambasciatori” verso il mondo di messag-gi di pace, fratellanza e condivisione.L’ultimo messaggio che, nel 1941, annodella sua morte, B.P. inviò, da una resi-denza alle falde del monte Kenya, a tuttigli scouts, presenti e futuri, del mondo:“La mia vita è stata molto felice, e quin-di desidero che ognuno di voi abbia unavita altrettanto felice. Cercate di lascia-re il mondo un po’ migliore di come loavete trovato. E quando sarà la vostraora, potrete morire sereni nel pensieroche avrete fatto del vostro meglio”.

Appuntamento al Jamboree del2011, in Svezia.

Segni del Tempo

14 - Accoglienza che cresce

di Vito Cutro

100 anni di scautismo

““giocare nella squadra di Dio...Cercate di lasciare il mondo un po’migliore di come lo avete trovato. Equando sarà la vostra ora, potretemorire sereni nel pensiero cheavrete fatto del vostro meglio”

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Eccomi… manda medi Zita Wouivine

Dio ama chi dona con gioia

Accoglienza che cresce - 15

Prima di tutto vorrei parlaredei miei genitori. Ancheloro hanno dato con gioiaal Signore la loro unica

figlia senza aspettarsi nulla in cambio.Ho notato che loro sono felici nonostantei problemi della vita. Vedo le grazie delSignore in loro giorno per giorno. Liammiro molto perché sono pronti adaffrontare tutto con coraggio, fede e fidu-cia in Dio, ecco perché sono sereni.Anche io ho dato a Dio con gioia la miavita, con gioia mi sono offerta dicendo ilmio “sì”. Eccomi Signore, sono a Tuadisposizione. Veramente “Dio ama chidona con gioia” anche nelle piccole cose,che sembra non abbiano significato.

Quanto più si dona, tanto più si è feli-ce. Poi inaspettatamente arriva la prov-videnza. La vita è un gran dono che Diofa ad ognuno di noi e come tutti i doninon si deve sciupare.

Dio mi ha creato per essere felice. Èvero, soltanto quando si è felici, si vive

pienamente, si lavora con frutto e si staveramente bene. I miei gesti, le mieopere e le mie realizzazioni manifestanoquello che sono. Perciò esisto. Grazie aquesto legame col Creatore! Sta a metenere la mia mano nella Sua e credereche, dove Lui mi conduce, è la stradamigliore. Questa è la fonte della miagioia e felicità. Insieme alla vita Dio midona la felicità che è la pienezza di quel-la gioia di cui il cuore ha bisogno e nes-suno può vivere senza. La mia gioia deri-vava dal sentirmi libera, sicura da ognipaura, così da essere nella gioia anchequando le cose non vanno nel modo giu-sto. La mia felicità infatti non dipendedalle cose o dagli avvenimenti della vita,ma dal modo in cui li affronto. Ho speri-mentato l’amore grande di Dio verso dime, guidata nei miei passi giorno pergiorno, momento per momento e sonocerta che Lui mi è vicino perché in qual-siasi situazione sento la sua presenzaviva, reale, dovunque mi trovi, qualun-

que cosa faccia, con chiunque io stia.Perciò a volte mi sento leggera e speri-mento quella gioia grande che deriva dalcuore. Quando penso al mio cammino sindall’inizio, cioè dal postulato ad ora chesto preparando i miei voti definitiviposso certamente dire che Dio può faruso di ogni strumento, non importa seinsignificante o addirittura inutile. Egli sipuò “servire” di chiunque, anche di unapersona apparentemente incapace oimpreparata, purché lo strumento sia dut-tile nelle sue mani. Prima la vita mi appa-riva tanto complessa, mentre ora vedouna luce tutta diversa. Noto ad esempioche le divergenze si possono risolvereavendo sempre presente l’unità. Perciòcredo che l’unica maniera per essere feli-ce in eterno con Dio consista nel servirLoin questa vita come Egli dispone. E lagioia è il segno della mia accettazionedella Sua volontà. Perché non avevoaltro da dare a Dio all’infuori della miagioia.

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16 - Accoglienza che cresce

Per crescere insieme a te!

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Dossiera cura di Vito Cutro

IV. La partecipazione alla vita e alla missione dellaChiesa

La famiglia nel mistero della Chiesa. Tra i compiti fonda-mentali della famiglia cristiana si pone il compito ecclesia-le: essa, cioè, è posta al servizio dell’edificazione del Regnodi Dio nella storia, mediante la partecipazione alla vita e allamissione della Chiesa.(…) la famiglia cristiana è inserita atal punto nel mistero della Chiesa da diventare partecipe, asuo modo, della missione di salvezza propria di questa: iconiugi e i genitori cristiani, in virtù del sacramento, «hannonel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono inmezzo al Popolo di Dio».(…)

Un compito ecclesiale proprio e originale. La famiglia cri-stiana è chiamata a prendere parte viva e responsabile allamissione della Chiesa in modo proprio e originale, ponendocioè al servizio della Chiesa e della società se stessa nel suoessere ed agire, in quanto intima comunità di vita e diamore.(…) la sua partecipazione alla missione della Chiesadeve avvenire secondo una modalità comunitaria: insieme,dunque, i coniugi in quanto coppia, i genitori e i figli inquanto famiglia, devono vivere il loro servizio alla Chiesa eal mondo.(…). Posto così il fondamento della partecipazio-ne della famiglia cristiana alla missione ecclesiale, è ora diillustrare il suo contenuto nel triplice e unitario riferimentoa Gesù Cristo Profeta, Sacerdote e Re, presentando perciò lafamiglia cristiana come 1) comunità credente ed evangeliz-zante, 2) comunità in dialogo con Dio, 3) comunità al servi-zio dell’uomo.

In questo 2007, in un momento in cui, in modo particolare,viene messa in discussione in vario modo, la Rivista vuol sollecita-re tutti noi ad una profonda riflessione sulla Famiglia. Nei quat-tro Dossier che si sono succeduti abbiamo trascritto le sintesi didue documenti pontifici che trattano della questione. L’auspicio èche, stimolati da queste pagine, tutti sentiamo la viva necessità dileggere i testi nella loro completezza. In questo numero comple-tiamo la sintesi della Esortazione apostolica “FamiliarisConsortio” data da Giovanni Paolo II il 12 novembre 1981.

Familiaris Consortio (II Parte)

1) La famiglia cristiana comunità credente ed evangelizzante

La fede scoperta e ammirazione del disegno di Dio sullafamiglia(…) la famiglia cristiana vive il suo compito pro-fetico accogliendo e annunciando la Parola di Dio: diventacosì, ogni giorno di più, comunità credente ed evangeliz-zante.(…) Il momento fondamentale della fede degli sposi èdato dalla celebrazione del sacramento del matrimonio, chenella sua profonda natura è la proclamazione, nella Chiesa,della Buona Novella sull’amore coniugale (…).

Il ministero di evangelizzazione della famiglia cristiana.Nella misura in cui la famiglia cristiana accoglie il Vangeloe matura nella fede diventa comunità evangelizzante.(…)L’assoluta necessità della catechesi familiare emerge consingolare forza in determinate situazioni, che la Chiesa pur-troppo registra in diversi luoghi(…).

Un servizio ecclesiale(…)Non si dovrà dimenticare che ilservizio svolto dai coniugi e dai genitori cristiani in favoredel Vangelo è essenzialmente un servizio ecclesiale, rientracioè nel contesto dell’intera Chiesa quale comunità evange-lizzata ed evangelizzante.(…).

Predicare il Vangelo ad ogni creatura(…)Animata dallospirito missionario già al proprio interno, la Chiesa domesti-ca è chiamata ad essere un segno luminoso della presenza diCristo e del suo amore anche per i «lontani», per le famiglieche non credono ancora e per le stesse famiglie cristiane chenon vivono più in coerenza con la fede ricevuta(…).

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2) La famiglia cristiana comunità in dialogo con Dio

Il santuario domestico della Chiesa(…) Anche la famigliacristiana è inserita nella Chiesa, popolo sacerdotale:mediante il sacramento del matrimonio, nel quale è radica-ta e da cui trae alimento, essa viene continuamente vivifica-ta dal Signore Gesù, e da Lui chiamata e impegnata al dia-logo con Dio mediante la vita sacramentale, l’offerta dellapropria esistenza e la preghiera.(…)

Il matrimonio sacramento di mutua santificazione e attodi culto. (…)Il dono di Gesù Cristo non si esaurisce nellacelebrazione del sacramento del matrimonio, ma accompa-gna i coniugi lungo tutta la loro esistenza. (…) Il matrimo-nio cristiano (…) è in se stesso un atto liturgico di glorifica-zione di Dio in Gesù Cristo e nella Chiesa: celebrandolo, iconiugi cristiani professano la loro gratitudine a Dio per ilsublime dono ad essi elargito di poter rivivere nella loro esi-stenza coniugale e familiare l’amore stesso di Dio per gliuomini e del Signore Gesù per la Chiesa sua sposa.(…)

Matrimonio ed Eucaristia. II compito di santificazionedella famiglia cristiana ha la sua prima radice nel battesimoe la sua massima espressione nell’Eucaristia, alla quale èintimamente legato il matrimonio cristiano.(…). Il sacrificioeucaristico, infatti, ripresenta l’alleanza di amore di Cristocon la Chiesa, in quanto sigillata con il sangue della suaCroce (…)

Il Sacramento della conversione e della riconciliazione(…)Il pentimento e il perdono vicendevole in seno allafamiglia cristiana, che tanta parte hanno nella vita quotidia-na, trovano il momento sacramentale specifico nella peni-tenza cristiana. (…).

La preghiera familiare. La Chiesa prega per la famigliacristiana e la educa a vivere in generosa coerenza con ildono e il compito sacerdotale, ricevuti da Cristo SommoSacerdote.(…) La preghiera familiare ha sue caratteristi-che. E’ una preghiera fatta in comune, marito e moglieinsieme, genitori e figli insieme. La comunione nella pre-ghiera è, ad un tempo, frutto ed esigenza di quella comu-nione che viene donata dai sacramenti del battesimo e delmatrimonio. (…) Tale preghiera ha come contenuto origi-nale la stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse cir-costanze viene interpretata come vocazione di Dio e attua-ta come risposta filiale al suo appello: gioie e dolori, spe-ranze e tristezze, nascite e compleanni, anniversari dellenozze dei genitori, partenze, lontananze e ritorni, scelteimportanti e decisive, la morte di persone care, ecc. segna-no l’intervento dell’amore di Dio nella storia della fami-glia, così come devono segnare il momento favorevole peril rendimento di grazie, per l’implorazione, per l’abbando-no fiducioso della famiglia al comune Padre che sta neicieli.(…)

Educatori di preghiera. In forza della loro dignità e mis-sione, i genitori cristiani hanno il compito specifico dieducare i figli alla preghiera, di introdurli nella progressi-va scoperta del mistero di Dio e nel colloquio con lui(…)Elemento fondamentale e insostituibile dell’educazionealla preghiera è l’esempio concreto, la testimonianza vivadei genitori: solo pregando insieme con i figli, il padre e lamadre, mentre portano a compimento il proprio sacerdozioregale, scendono in profondità nel cuore dei figli, lascian-do tracce che i successivi eventi della vita non riuscirannoa cancellare. (…)

Preghiera liturgica e privata. Trala preghiera della Chiesa e quella

dei singoli fedeli vi è un profon-do e vitale rapporto (…). Orauna finalità importante dellapreghiera della Chiesa dome-stica è di costituire, per i figli,

la naturale introduzione allapreghiera liturgica propria dell’in-

tera Chiesa, nel senso sia di prepa-rare ad essa, sia di estenderla nel-

l’ambito della vita personale, familia-re e sociale. Di qui la necessità di unaprogressiva partecipazione di tutti imembri della famiglia cristianaall’Eucaristia, soprattutto domenicale efestiva, e agli altri sacramenti, in parti-colare quelli dell’iniziazione cristianadei figli. (…).

Preghiera e vita. (…) Dall’unione vitalecon Cristo, alimentata dalla liturgia, dal-l’offerta di sé e dalla preghiera, derivapure la fecondità della famiglia cristiananel suo specifico servizio di promozioneumana, che di per se non può non porta-re alla trasformazione del mondo(…).

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3) La famiglia cristiana comunità al servizio dell’uomo

Il comandamento nuovo dell’amore. (…) La vita cristianatrova la sua legge non in un codice scritto, ma nell’azionepersonale dello Spirito Santo che anima e guida il cristiano,cioè nella «legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù»(Rm 8,2).(…). Ciò ha valore anche per la coppia e per lafamiglia cristiana: loro guida e norma è lo Spirito di Gesù,diffuso nei cuori con la celebrazione del sacramento delmatrimonio. In continuità col battesimo nell’acqua e nelloSpirito il matrimonio ripropone la legge evangelica dell’a-more e col dono dello Spirito la incide più a fondo nel cuoredei coniugi cristiani: il loro amore, purificato e salvato, èfrutto dello Spirito, che agisce nel cuore dei credenti, e sipone, nello stesso tempo, come il comandamento fonda-mentale della vita morale richiesta alla loro libertà respon-sabile. (…)

Scoprire in ogni fratello l’immagine di Dio. Animata esostenuta dal comandamento nuovo dell’amore, la famigliacristiana vive l’accoglienza, il rispetto, il servizio verso ogniuomo, considerato sempre nella sua dignità di persona e difiglio di Dio. Ciò deve avvenire, anzitutto, all’interno e afavore della coppia e della famiglia, mediante il quotidianoimpegno a promuovere un’autentica comunità di persone,fondata e alimentata dall’interiore comunione di amore. Ciòdeve poi svilupparsi entro la più vasta cerchia della comu-nità ecclesiale, entro cui la famiglia cristiana è inserita(…).

PARTE QUARTA

LA PASTORALE FAMILIARE: TEMPI, STRUTTU-RE, OPERATORI E SITUAZIONI

I. I tempi della pastorale familiare

La Chiesa accompagna la famiglia cristiana nel suo cam-mino.(…) Alla luce della fede e in virtù della speranza,anche la famiglia cristiana partecipa, in comunione con laChiesa, all’esperienza del pellegrinaggio terreno verso lapiena rivelazione e realizzazione del Regno di Dio.(...)Bisogna fare ogni sforzo perché la pastorale della famigliasi affermi e si sviluppi, dedicandosi a un settore veramenteprioritario, con la certezza che l’evangelizzazione, in futu-ro, dipende in gran parte dalla Chiesa domestica (…).La preparazione. . Più che mai necessaria ai nostri giorni èla preparazione dei giovani al matrimonio e alla vita fami-liare.(…). Molti fenomeni negativi che oggi si lamentanonella vita familiare derivano dal fatto che, nelle nuove situa-zioni, i giovani non solo perdono di vista la giusta gerarchiadei valori, ma, non possedendo più criteri sicuri di compor-tamento, non sanno come affrontare e risolvere le nuove dif-ficoltà. L’esperienza però insegna che i giovani ben prepa-rati alla vita familiare in genere riescono meglio deglialtri.(…).La celebrazione(…)In quanto segno, la celebrazione litur-gica deve svolgersi in modo da costituire, anche nella suarealtà esteriore, una proclamazione della Parola di Dio e unaprofessione di fede della comunità dei credenti. L’impegno

pastorale si esprimerà qui con la cura intelligente e diligen-te della «liturgia della Parola» e con l’educazione alla fededei partecipanti alla celebrazione e, in primo luogo, deinubendi. In quanto gesto sacramentale della Chiesa, la cele-brazione liturgica del matrimonio deve coinvolgere lacomunità cristiana, con la partecipazione piena, attiva eresponsabile di tutti i presenti, secondo il posto e il compitodi ciascuno: gli sposi, il sacerdote, i testimoni, i parenti, gliamici, gli altri fedeli, tutti membri di un’assemblea chemanifesta e vive il mistero di Cristo e della sua Chiesa.(…).Pastorale post-matrimoniale. La cura pastorale della fami-glia regolarmente costituita significa, in concreto, l’impe-gno di tutte le componenti della comunità ecclesiale localenell’aiutare la coppia a scoprire e a vivere la sua nuovavocazione e missione. Perché la famiglia divenga semprepiù una vera comunità di amore, è necessario che tutti i suoimembri siano aiutati e formati alle loro responsabilità difronte ai nuovi problemi che si presentano, al servizio reci-proco, alla compartecipazione attiva alla vita di fami-glia.(…)(…) La famiglia. Ma soprattutto dev’essere riconosciuto ilposto singolare che, in questo campo, spetta alla missionedei coniugi e delle famiglie cristiane, in forza della graziaricevuta nel sacramento. Tale missione dev’essere posta aservizio dell’edificazione della Chiesa, della costruzione delRegno di Dio nella storia.(…).Le associazioni di famiglie per le famiglie(…) è desidera-bile che, con vivo senso del bene comune, le famiglie cri-stiane si impegnino attivamente a ogni livello anche in altreassociazioni non ecclesiali. Alcune di tali associazioni sipropongono la preservazione, trasmissione e tutela dei sanivalori etici e culturali dei rispettivi popoli, lo sviluppo dellapersona umana, la protezione medica, giuridica e socialedella maternità e dell’infanzia, la giusta promozione delladonna e la lotta a quanto mortifica la sua dignità, l’incre-mento della mutua solidarietà, la conoscenza dei problemiconnessi con la responsabile regolazione della feconditàsecondo i metodi naturali conformi alla dignità umana e alladottrina della Chiesa.(…).(…) Azione pastorale di fronte ad alcune situazioni irre-golari. Nella sua sollecitudine di tutelare la famiglia in ognisua dimensione, non soltanto in quella religiosa, il Sinododei Vescovi non ha tralasciato di prendere in attenta consi-derazione alcune situazioni religiosamente e spesso anchecivilmente irregolari, che - negli odierni rapidi mutamentidelle culture - vanno purtroppo diffondendosi anche fra icattolici, con non lieve danno dello stesso istituto familiaree della società, di cui esso costituisce la cellula fondamen-tale.(…)a) Il matrimonio per esperimento. Una prima situazioneirregolare è data da quello che chiamano «matrimonio peresperimento», che molti oggi vorrebbero giustificare, attri-buendo ad esso un certo valore. Già la stessa ragione umanainsinua la sua inaccettabilità, mostrando quanto sia pococonvincente che si faccia un «esperimento» nei riguardi dipersone umane, la cui dignità esige che siano sempre e soloil termine dell’amore di donazione senza alcun limite né ditempo né di altra circostanza.(…)b) Unioni libere di fatto. Si tratta di unioni senza alcun vin-colo istituzionale pubblicamente riconosciuto, né civile né

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religioso. Questo fenomeno - esso pure sempre più frequen-te - non può non attirare l’attenzione dei pastori d’anime,anche perché alla sua base possono esserci elementi moltodiversi fra loro, agendo sui quali sarà forse possibile limi-tarne le conseguenze.(…)c) Cattolici uniti col solo matrimonio civile. E’ sempre piùdiffuso il caso di cattolici che, per motivi ideologici e prati-ci, preferiscono contrarre il solo matrimonio civile, rifiutan-do o almeno rimandando quello religioso. La loro situazio-ne non può equipararsi senz’altro a quella dei semplici con-viventi senza alcun vincolo, in quanto vi si riscontra alme-no un certo impegno a un preciso e probabilmente stabilestato di vita, anche se spesso non è estranea a questo passola prospettiva di un eventuale divorzio. Ricercando il pub-blico riconoscimento del vincolo da parte dello Stato, talicoppie mostrano di essere disposte ad assumersene, con ivantaggi, anche gli obblighi. Ciò nonostante, neppure que-sta situazione è accettabile da parte della Chiesa.(…)

CONCLUSIONE

A voi sposi, a voi padri e madri di famiglia; a voi, giovani e ragazze, che siete il futuro e la speranzadella Chiesa e del mondo, e sarete il nucleo portante e dina-mico della famiglia nel terzo millennio che si avvicina;a voi, venerabili e cari fratelli nell’episcopato e nel sacerdo-zio, diletti figli religiosi e religiose, anime consacrate alSignore, che agli sposi testimoniate la realtà ultima dell’a-more di Dio;a voi, uomini tutti di retto sentire, che a qualsiasi titolo sietepensierosi delle sorti della famiglia, si rivolge con trepidasollecitudine il mio animo al termine di questa esortazioneapostolica.L’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia!E’, dunque, indispensabile ed urgente che ogni uomo di

buona volontà si impegni a salvare ed a promuovere i valo-ri e le esigenze della famiglia.Un particolare sforzo a questo riguardo sento di dover chie-dere ai figli della Chiesa. Essi, che nella fede conosconopienamente il meraviglioso disegno di Dio, hanno unaragione in più per prendersi a cuore la realtà della famigliain questo nostro tempo di prova e di grazia.Essi devono amare in modo particolare la famiglia. E’ que-sta una consegna concreta ed esigente.Amare la famiglia significa saperne stimare i valori e le pos-sibilità, promuovendoli sempre. Amare la famiglia significaindividuare i pericoli ed i mali che la minacciano, per poter-li superare. Amare la famiglia significa adoperarsi per crear-le un ambiente che favorisca il suo sviluppo. E, ancora, èforma eminente di amore ridare alla famiglia cristiana dioggi, spesso tentata dallo sconforto e angosciata per leaccresciute difficoltà, ragioni di fiducia in se stessa, nelleproprie ricchezze di natura e di grazia, nella missione cheDio le ha affidato. «Bisogna che le famiglie del nostrotempo riprendano quota! Bisogna che seguano Cristo!».Spetta altresì ai cristiani il compito di annunciare con gioia econvinzione la «buona novella» sulla famiglia, la quale haun assoluto bisogno di ascoltare sempre di nuovo e di com-prendere sempre più a fondo le parole autentiche che le rive-lano la sua identità, le sue risorse interiori, l’importanza dellasua missione nella Città degli uomini e in quella di Dio.La Chiesa conosce la via sulla quale la famiglia può giun-gere al cuore della sua verità profonda. Questa via, che laChiesa ha imparato alla scuola di Cristo e a quella della sto-ria, interpretata nella luce dello Spirito, essa non la impone,ma sente in sé l’insopprimibile esigenza di proporla a tuttisenza timore, anzi con grande fiducia e speranza, pur sapen-do che la «buona novella» conosce il linguaggio dellaCroce. Ma è attraverso la Croce che la famiglia può giunge-re alla pienezza del suo essere e alla perfezione del suoamore.

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Accoglienza che cresce - 21

di Gerardo Corea

Ma, accanto ai sacer-doti, prosperò unafigura del tutto parti-colare, quella delle

sacerdotesse-prostitute (Entu) note intutto il mondo, allora conosciuto,soprattutto quelle del tempio di Ishtar.Queste vivevano nel gagu, una specie diconvento attiguo al tempio, a totale"disposizione" dei sacerdoti e di queifedeli e pellegrini che offrivano sacrifi-ci in cambio dei loro favori. In effettiaccoppiarsi con una sacerdotessa eraconsiderato un atto sacro di purificazio-ne.

Fatto anche curioso che questesacerdotesse - prostitute provenisseroquasi esclusivamente da famiglie nobilie la loro stessa presenza al tempio non leescludeva da un matrimonio: a patto chenon interrompessero il "lavoro" durantela gravidanza...

Ma se questo era quanto di notoavveniva attorno ai templi votivi, nonbisogna dimenticare che la "medicina"babilonese aveva raggiunto livelli abba-stanza ottimali per ciò che riguardava lacura, soprattutto di ferite o di postumi ditraumatismi.

"Tre erano i principali metodi di dia-gnosi a disposizione dei medici babilone-si: quello dell'Epatoscopia (che si troveràsuccessivamente molto diffuso tra gliEtruschi) che concerneva l'esame delfegato di animali (per lo più montoni ecapretti) uccisi allo scopo e immolati agliDei (il fegato veniva infatti consideratoimportante oltre che per le sue dimensio-ni, il suo peso, le sue ricchezze in vasisanguigni, anche perché ritenuto la sededei sentimenti e delle emozioni; è l'orga-no terreno su cui si riflettevano le emana-zioni del mondo celeste). L'esame, quin-di, delle sue caratteristiche morfologichee la loro interpretazione si basava sul

rilievo di malformazioni, di alte-razioni di forma, di sporgenze piùo meno marcate.

Un'altra metodica era quelladell'astrologia, tipica disciplinaorientale, basata sulla influenzadegli astri sul corpo umano: lecongiunzioni e le ascendenzeavrebbero rivestito influenza deci-siva sull'avvento e sulla scomparsadelle malattie, ciascuna delle qualilegata alle influenze di un singoloastro.

Stesso valore diagnostico potevainfine rivestire l'interpretazione deisogni, attraverso i quali le divinità simanifestavano ai mortali". A questoultimo campo di medici-sacerdoti spe-cialisti in oniromanzia, noi possiamolegare quella che in futuro diventerà lamoderna psicoanalisi.

Furono non meno di 250 i medica-menti vegetali e 120 quelli minerari,somministrati sotto forma di decotti,infusi, polvere, fumigazioni, irrigazioni,instillazioni, supposte, ovuli e clisteriche sono pervenuti a noi attraverso idocumenti di questa antica civiltà.

A veicolarli venivano impiegativini, grassi, oli, miele, cera e latte ecosa assai peculiare di queste prepara-zioni è che la loro somministrazionenon avveniva mai in un'ora qualsiasidel giorno, ma in ore ben prestabilite,seguendo sempre l'influsso degli astri,quasi come se avessero cognizioni diquella che in futuro diventerà la crono-biologia.

Tra i medicamenti più noti ritrovia-mo l'alloro, l'anice, la cannabis, l'olio diricino, la mirra, il mirto, il melograno, ilpapavero, la senape...

Rimane un loro primato l'uso dell'a-tropa belladonna (che in seguito troveràlarga diffusione) proprio per quella sua

LLaa mmeeddiicciinnaa AAssssiirroo--BBaabbiilloonneessee::LL’’aassttrroollooggiiaa ee ll’’iinntteerrpprreettaazziioonnee ddeeii ssooggnnii ((22ªª ppaarrttee))

proprietà di rendere lo sguardo più pro-fondo (a scopo della sua azione midria-tica), per cui fu molto apprezzata dalledame delle corti europee, il ché le valseappunto l'appellativo di belladonna.

"Poiché i medicamenti venivano datiper cacciar via i demoni delle malattie,le medicine avevano quasi tutte saporesgradevolissimo, si da disgustare questidemoni".

Sul giudizio cui veniva sottoposto ilmedico-sacerdote, nel codice diHammurabi, basta qui ricordare, chel'Asu, ossia il sacerdote, è il sapiente,distinto dall'Asipu, il mestierante, che èil chirurgo. Quest'ultimo non godevacerto di un buon trattamento, basti pen-sare che in caso di insuccesso, venivadato in mano ai parenti del morto...

L'Asu, invece, non andava incontroa pena alcuna.

Lo stregone, al contrario, è trattatocome medico della società e deve subireil giudizio di Dio: viene messo in unavasca d'acqua considerata sostanzapura. Se egli va a fondo, se cioè l'acqualo accoglie, è innocente; altrimentiviene giudicato colpevole…

(continua)

Salute e sanità

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di Marina de Matthaeis

sono le strade faticose che portano ad uncambiamento che potrebbe essere pertutti. Con questo esempio scopriremoche anche altri seguiranno il nostro cam-mino. L’esempio è un dovere di cristia-no ed essere medico-cattolico è unimpegno unico, non sono due cose scis-se. Allora, dall’esempio che riceviamoogni giorno dai nostri fratelli volontaridella Misericordia e Carità, cerchiamodi operare come sanitari completi dandoil nostro contributo per una Sanità chesicuramente funzionerà meglio perchéavremo dato con uno spirito di dedizio-ne senza risparmio di forze. Lo so, cisaremo stancati molto di più in questomodo, ma avremo lavorato ed amatocon tutta la fiamma del nostro cuore.

C’è una poesia di Trilussa, uno scrittoreromano poco credente, ma trovo la poe-sia molto bella e penso che ogni cattolicodovrebbe essere come la sua “Candela”:

“Davanti al Crocefisso d’una ChiesaUna Candela accesase stugge da l’amore e da la fede.Je dà tutta la luce, tutto quanto er calore che possiede,senza abbadà se er focola logra e la riduce a poco a poco.Chi nun arde nun vive. Com’è bellala fiamma d’un amore che consuma,purchè la fede resti sempre quella!Io guardo e penso. Trema la fiammella, la cera cola e lo stoppino fuma…”.

Il medico, candelache illumina la vita

dei pazientimaremmani, infatti, avevano tutti uncavallo come mezzo di trasporto. Oggiin quella regione le cose sono moltocambiate e la Toscana dispone di attrez-zature sanitarie all’avanguardia. Ma ilSud della nostra Italia è riuscito a crearesolo isole felici di Ospedali isolati chesembrano oasi americane circondate daun deserto di sanità ancora da costruire.Ho notato però che lo spirito di caritàdei volontari e dei religiosi che portanoil loro aiuto è sempre lo stesso. Sia cheoperino negli Ospedali più attrezzati chenelle strutture più fatiscenti, la forza delloro lavoro ed il loro amore per il soffe-rente non cambia.

È la forza della carità che guardaoltre la struttura, le attrezzature, lecondizioni del paziente e va dritta allospirito del malato. Si possono daretanti aiuti materiali al malato, ma lacosa più difficile è infondergli serenitànell’accettare una malattia e la forzadi combatterla quando è possibile.

Come medici siamo spesso costrettiper lo scarso tempo, ad occuparci solodel “caso” e poco del paziente che c’èdietro il caso clinico. Dovremmo affron-tare il paziente non solo con il nostrosapere ma con l’amore che i volontari ciinsegnano con l’esempio. Vedere Cristoin ogni malato. Penso che anche con lepoche strutture e mezzi la Sanità già cosìmigliorerebbe. Sapremmo far funziona-re meglio quel poco che abbiamo esupereremmo tanti ostacoli. Purtroppo,spesso, vediamo Cristo nel paziente soloquando è un nostro parente, un collega,un altro sanitario. Superiamo ostacoli edifficoltà con un impegno che riservia-mo a pochi casi perché ci sembrano stra-de faticose da percorrere per tutti. Ma

22 - Accoglienza che cresce

“…Chi nun arde nunvive. Com’è bella lafiamma d’un amore

che consuma,purché la fede restisempre quella!...”.

Il termine “Salute” esprimeuna condizione fisica di unorganismo. Essere in salutesignifica godere di una buona

condizione fisica e mentale. Il termine“Sanità” indica l’insieme delle funzioni,delle persone e dei mezzi che hanno ilcompito di tutelare la salute di unacomunità. Purtroppo ci sono tante diver-se forme di salute e sanità nel mondo.Anche nel nostro paese, come medico,ho verificato che tra Nord e Sud le cosesono molto diverse. Nella stessa Italia cisono regioni nelle quali la sanità non hamezzi e strutture e chi ha bisogno dicure deve spostarsi in regioni più attrez-zate. Gli sforzi sono tanti ma sembra chele cose non miglioreranno in brevetempo. Fino a 20 anni fa c’era una partedella Maremma Toscana senza luce néacqua e per le strade di terra battutapotevi incontrare cinghiali, volpi ecavalli liberi. In quella parte dellaRegione ho esercitato un Servizio diGuardia Medica ed ho verificato lapovertà di alcune comunità. Sembravadi essere nel Texas che abbiamo cono-sciuto attraverso i film. La storia rac-conta che i Butteri Maremmani vinserouna sfida con i Texani nel domare ecavalcare i cavalli liberi. Gli uomini

Salute e sanità

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Accoglienza che cresce - 23

Spazio Culturadi Micaela Sciarrone

“Èdovere e dirit-to dei genitorim a n t e n e r e ,istruire ed

educare i figli, anche se nati fuori dalmatrimonio”. Nei casi di incapacità deigenitori, la legge provvede a che sianoassolti i loro compiti.

La legge assicura ai figli nati fuoridal matrimonio ogni tutela giuridica esociale, compatibile con i diritti deimembri della famiglia legittima. Lalegge detta le norme ed i limiti per laricerca della paternità. Non meno scon-volgente per l’ordine familiare consa-crato nel codice del ’42 l’art. 30 Cost.che opera una scelta inequivoca: la pro-tezione incondizionata dei figli, di tuttii figli, legittimi e naturali, innanzituttonei confronti dei genitori, ma anchedegli altri membri della famiglia e dellasocietà. Si ribalta così la logica sia delladisciplina che dell’ideologia precedenteche, nel tutelare in grado minore e sol-tanto sotto il profilo patrimoniale i figlinati al di fuori del matrimonio, formaliz-zava una situazione di disparità moralee sociale, prima che giuridica, autorizza-va e legittimava un trattamento affettivoed educativo diverso da quello riservatoa figli legittimi, o comunque affidato alsenso etico dei genitori.

La responsabilità etica ora diventagiuridica ed abbraccia non soltantoaspetti di carattere economico, maimpone comportamenti che incidono suirapporti interpersonali tra genitori efigli. La norma, nella quale si articola ildisegno dei Costituenti, può esserescomposta in due parti: nella prima, for-mata dai primi due commi, si indicanoprescrizioni di comportamento ai geni-tori in relazione ai figli, siano essi nati omeno in costanza di matrimonio; laseconda parte, costituita dagli ultimidue commi, vede come destinatari solo

i figli naturali. In particolare sorge acapo di entrambi i genitori e distribuitain modo eguale la “responsabilità per laprocreazione”, ossia il prodursi diobblighi materiali e morali - manteni-mento, istruzione ed educazione - per il

solo fatto di avere dato alla luce unfiglio, quale che sia il contesto in cuiquesti sia nato: matrimonio, relazioneadulterina, relazione naturale; l’inido-

neità dei genitori ad assolvere i compitiloro affidati impone, sia in presenza chein assenza di matrimonio, la previsionelegislativa di meccanismi sostitutivi; latutela assicurata dalla legge ai figli natifuori del matrimonio è volta a qualifica-re come illegittima una eventuale normache operi discriminazioni nei loro con-fronti o che legittimi i genitori a trattarein modo diseguale i figli nati fuori dalmatrimonio, con il limite della compati-bilità rispetto ai diritti della famiglialegittima; si istituisce una riserva dilegge in relazione alla statuizione dilimiti alla ricerca della paternità. Lacomplessiva attitudine del modello arealizzare una piena parificazione trafigli legittimi e naturali produce in unaparte degli interpreti la preoccupazioneche in tal modo si possa destabilizzarela famiglia legittima, minandone l’inte-grità, l’ordine morale ed economico. Epur nella consapevolezza che una nor-mativa discriminatoria finisce col puni-re soggetti che nessuna colpa hanno,vengono avanzate proposte interpretati-ve tese a privare di effettività il dettatocostituzionale.

(continua)

La famiglia (IV)

La protezione incondizio-

nata dei figli, di tutti i figli,

legittimi e naturali, innan-

zitutto nei confronti dei

genitori, ma anche degli

altri membri della famiglia

e della società.

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24 - Accoglienza che cresce

Magistero

Trascriviamo alcuni brani tratti dagliinterventi che il Papa ha tenuto aLoreto, in occasione dell’Agorà deigiovani italiani, svoltosi nei giorni disabato 1 settembre e domenica 2 set-tembre scorsi.

DALLA VEGLIA DI PREGHIERACON I GIOVANI

Cari giovani (…) Questa valle èdiventata ormai la vostra “agorà”, lavostra piazza senza mura e barriere,dove mille strade convergono e sidipartono. Qualunque sia il motivo chevi ha condotto qui, posso dirvi che ariunirci anche se è coraggioso dirlo è loSpirito Santo. Sì, è proprio così: qui viha guidati lo Spirito; qui siete venuticon i vostri dubbi e le vostre certezze,con le vostre gioie e le vostre preoccu-pazioni. Ora tocca a noi tutti, a voi tuttiaprire il cuore ed offrire tutto a Gesù.

Ditegli: ecco, sono qui, certamentenon sono ancora come tu mi vorresti,non riesco nemmeno a capire fino infondo me stesso, ma con il tuo aiutosono pronto a seguirti. Signore Gesù,questa sera vorrei parlarti, facendo miol’atteggiamento interiore e l’abbandonofiducioso di quella giovane donna, cheoltre duemila anni fa disse il suo “sì” alPadre che la sceglieva per essere la tuaMadre. Il Padre la scelse perché docilee obbediente alla sua volontà. Comelei, come la piccola Maria, ognuno divoi, cari giovani amici, dica con fede aDio: Eccomi, «avvenga di me quelloche hai detto»!

(…) il Papa vi é vicino, condivide levostre gioie e le vostre pene, soprattut-to condivide le speranze più intime chesono nel vostro animo e per ciascunochiede al Signore il dono di una vitapiena e felice, una vita ricca di senso,una vita vera.

Purtroppo oggi, non di rado, un’esi-stenza piena e felice viene vista damolti giovani come un sogno difficile -

abbiamo sentito tante testimonianze - equalche volta quasi irrealizzabi-le.(…)Lasciate che questa sera io viripeta: ciascuno di voi se resta unito aCristo, può compiere grandi cose. Eccoperché, cari amici, non dovete averpaura di sognare ad occhi aperti grandiprogetti di bene e non dovete lasciarviscoraggiare dalle difficoltà. Cristo hafiducia in voi e desidera che possiaterealizzare ogni vostro più nobile ed altosogno di autentica felicità (…)

Maria, cari giovani, conosce levostre aspirazioni più nobili e profon-de. Conosce bene, soprattutto, il vostrogrande desiderio di amore, il vostrobisogno di amare e di essere amati.Guardando a lei, seguendola docilmen-te scoprirete la bellezza dell’amore,non però di un amore “usa-e-getta”,passeggero e ingannevole, prigionierodi una mentalità egoista e materialista,ma dell’amore vero e profondo. (…)Attorno a noi quanti fallimenti dell’a-more! Quante coppie chinano la testa,si arrendono e si separano! Quantefamiglie vanno in frantumi! Quantiragazzi, anche tra voi, hanno visto laseparazione e il divorzio dei loro geni-

tori! A chi si trova in così delicate ecomplesse situazioni vorrei dire questasera: la Madre di Dio, la Comunità deicredenti, il Papa vi sono accanto e pre-gano perché la crisi che segna le fami-glie del nostro tempo non diventi unfallimento irreversibile. Possano lefamiglie cristiane, con il sostegno dellaGrazia divina, mantenersi fedeli a quelsolenne impegno d’amore assunto congioia dinanzi al sacerdote e alla comu-nità cristiana, il giorno solenne delmatrimonio.(…)

DALLA OMELIA TENUTADURANTE LACONCELEBRAZIONE

EUCARISTICA

«Questo è davvero un giorno di gra-zia! (…) Ancora oggi Dio cerca cuorigiovani, cerca giovani dal cuore gran-de, capaci di fare spazio a Lui nella lorovita per essere protagonisti della NuovaAlleanza. Per accogliere una propostaaffascinante come quella che ci faGesù, per stringere Alleanza con Lui,occorre essere giovani interiormente,capaci di lasciarsi interpellare dalla sua

a cura di Vito Cutro

Andate controcorrente

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Accoglienza che cresce - 25

Magistero

novità, per intraprendere con Lui stradenuove.(…) Cari giovani, lasciatevicoinvolgere nella vita nuova che sgorgadall’incontro con Cristo e sarete ingrado di essere apostoli della sua pacenelle vostre famiglie, tra i vostri amici,all’interno delle vostre comunità eccle-siali e nei vari ambienti nei quali vive-te ed operate.

Ma che cosa rende davvero “giova-ni” in senso evangelico? (…) Cari gio-vani(…): non seguite la via dell’orgo-glio, bensì quella dell’umiltà. Andatecontrocorrente: non ascoltate le vociinteressate e suadenti che oggi da molteparti propagandano modelli di vitaimprontati all’arroganza e alla violen-za, alla prepotenza e al successo adogni costo, all’apparire e all’avere, ascapito dell’essere. Di quanti messaggi,che vi giungono soprattutto attraverso imass media, voi siete destinatari! Siatevigilanti! Siate critici! Non andate die-tro all’onda prodotta da questa potenteazione di persuasione. Non abbiatepaura, cari amici, di preferire le vie“alternative” indicate dall’amore vero:uno stile di vita sobrio e solidale; rela-zioni affettive sincere e pure; un impe-gno onesto nello studio e nel lavoro;l’interesse profondo per il bene comu-

ne. Non abbiate paura di apparire diver-si e di venire criticati per ciò che puòsembrare perdente o fuori moda: ivostri coetanei, ma anche gli adulti, especialmente coloro che sembrano piùlontani dalla mentalità e dai valori delVangelo, hanno un profondo bisogno divedere qualcuno che osi vivere secondola pienezza di umanità manifestata daGesù Cristo.

Quella dell’umiltà, cari amici, non èdunque la via della rinuncia ma delcoraggio. Non è l’esito di una sconfittama il risultato di una vittoria dell’amo-re sull’egoismo e della grazia sul pec-cato.(…) Come vedete, cari giovani,l’umiltà che il Signore ci ha insegnato eche i santi hanno testimoniato, ciascunosecondo l’originalità della propriavocazione, è tutt’altro che un modo divivere rinunciatario. Guardiamosoprattutto a Maria: alla sua scuola,anche noi come lei possiamo fare espe-rienza di quel sì di Dio all’umanità dacui scaturiscono tutti i sì della nostravita. È vero, tante e grandi sono le sfideche dovete affrontare. La prima però

rimane sempre quella di seguire Cristofino in fondo, senza riserve e compro-messi. E seguire Cristo significa sentir-si parte viva del suo corpo, che è laChiesa(…).

Seguire Cristo, cari giovani, com-porta inoltre lo sforzo costante di dareil proprio contributo alla edificazionedi una società più giusta e solidale,dove tutti possano godere dei beni dellaterra. So che molti di voi si dedicanocon generosità a testimoniare la propriafede nei vari ambiti sociali, operandonel volontariato, lavorando alla promo-zione del bene comune, della pace edella giustizia in ogni comunità. Unodei campi, nei quali appare urgenteoperare, è senz’altro quello della salva-guardia del creato. Alle nuove genera-zioni è affidato il futuro del pianeta, incui sono evidenti i segni di uno svilup-po che non sempre ha saputo tutelare idelicati equilibri della natura. (…).»

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26 - Accoglienza che cresce

Anche tu puoi fare molto per aiutare i tanti bambini che vivono quotidianamente in situazioni disagiate…

Anche tu puoi fare l’Adozione a Distanza e regalare una vita più dignitosa a questi piccoli angeli…

Sono tanti gli appelli delle nostre suore in missione in attesa di un contributo d’amore.

Adozione a distanzaAdozione a distanza

Per informazioni sull’Adozione a Distanza:Associazione Volontari LA COMETA onlus

Via Latina, 30 - 00179 Roma - Tel. 0670497270 - Fax 0670452142 Cell. 3385716399 - E-mail:[email protected] - c/c postale n. 45938974

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di Gianni e Jessica

La Cometa

Accoglienza che cresce - 27

Q uando ho conosciutoJessica, tra le altre cose miparlò di un’adozione a

distanza, inizialmente non diedi grossaimportanza alla cosa, avevo partecipatoin passato, in gruppo, a diverse adozio-ni a distanza, ma ciò non mi avevalasciato molto, era appunto “a distanza”in tutti i sensi. Le varie organizzazioninon permettevano un contatto direttocon l’adottato né un costante aggiorna-mento sulla sua crescita, o forse io nonavevo cercato troppo in merito. Jessicainvece aveva l’ultima foto di Karthik, ilbambino adottato a distanza in Indiacon la COMETA ONLUS, sulla scriva-nia del suo ufficio e su quella di casa.Periodicamente tramite l’associazioneonlus, nata come supporto all’attività

missionaria delle Suore Ospedalieredella Misericordia, riceveva una letteradi saluti, poche righe scritte in inglese ela foto più recente. Così, quando deci-demmo di avventurarci in India, il suoprimo pensiero fu chiaramente trovareun tour con tappa a Bangalore, perconoscere Karthik. Grazie a Sr Paola,responsabile dell’associazione ci siamomessi in contatto dall’Italia, via e-mail,con Sr Celine, referente sul posto che siè prodigata nell’organizzare l’incontro.Una volta a Bangalore abbiamo chia-mato Sr Celine e fissato luogo ed ora-rio, ma non conoscendo la città siamogiunti in anticipo. I minuti sembravanonon passare mai e Jessica era impazien-te e, passato l’orario dell’appuntamentoda pochi secondi, cominciava a temere

di aver sbagliato posto. Quando eccofinalmente avvicinarsi due suore. Fattele presentazioni ci siamo recati nellaloro casa in attesa di Karthik e famiglia.Dopo circa mezz’ora è arrivato il bam-bino con la mamma Sumati e i quattrofratellini: Anthony Ray, Anthony Anna,Anitha ed Asha.

Inutile dire la commozione diJessica nel vedere il suo “figlioc-cio” ed il sorriso di questi nelconoscere la sua mamma adotti-va, io intanto riprendevo il possi-bile con la telecamera.

Dopo le presentazioni abbiamo par-lato, con suor Celine che faceva dainterprete tra indi ed inglese, abbiamoconsegnato loro qualche dono portatodall’Italia. Poi Jessica si è lasciata con-durre dai bambini in un ballo tipicoindiano, hanno disegnato e giocato apalla, poi la mamma ha detto qualcosaa Karthik che è uscito con il fratellinominore. Dopo pochi minuti i due sonorientrati con un regalo per me e Jessica,una statuina rappresentante due sposi.

Pensate, una mamma in chiare dif-ficoltà economiche, con 5 bocche dasfamare, abbandonata dal marito, chemanda i propri figli a prendere unricordo per noi. Quella statuina oggi èl’oggetto in casa più prezioso.

La gioia espressa nei loro sguardi enei loro sorrisi hanno reso quel giornoindimenticabile.

Un giorno indimenticabile grazie alla Cometa Onlus

Quando l’adozione “a distanza” si trasforma per magia in un incontro

reale a lungo sognato

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28 - Accoglienza che cresce

La Cometa

Dopo il successo del primo concerto organizzato dalcoro “Voces Angelorum” in collaborazione con laCometa, domenica 16 Dicembre le Voci Bianche diret-te da Camilla Di Lorenzo canteranno di nuovo nella

Chiesa di Santa Caterina da Siena, ma questa volta con un contributomolto speciale, quello delle Suore Ospedaliere della Misericordia, dallequali nasce la stessa organizzazione Onlus la Cometa. Anche in questa occasio-ne il concerto sosterrà il progetto della Cometa “Anugraha”, il centro di accoglienzaa Bangalore, in India, dove è stata data ospitalità a 40 bambine i cui genitori sono in cura pres-so il centro per lebbrosi di Sumanahalli. Non si scioglie quindi il filo rosso che dall’Italia all’India, grazie alla musica, sta por-tando aiuti a queste bambine che potranno continuare a ricevere il necessario per crescere in salute e per poter frequentare lascuola. Per questo al termine del concerto sarà possibile, per chi lo desidera, lasciare un’offerta libera a favore di tale pro-

getto. “Il desiderio di aiutare i bambini più biso-gnosi nasce dalla consapevolezza di quanto il poteressere parte della splendida realtà delle VocesAngelorum sia un dono del Signore - ci spiegaCamilla Di Lorenzo -. Le bambine hanno imparatoa vivere il canto come fonte di gioia da condivide-re, da donare senza riserve e con generosità. Poteraiutare concretamente i bambini che La Cometasegue a distanza attraverso progetti specifici econ il supporto delle suore missionarie in loco,offre alle bimbe del coro l’opportunità di faredella propria voce uno strumento di carità.

La gioia più grande è sapere che il tempo el’impegno che dedichiamo al canto rende sorri-denti e spensierate, allo stesso tempo, sia le bam-bine del coro che le bambine di Anugraha, distanti

tra loro fisicamente, ma accomunate dalla voglia e dal diritto di vivere serenamente la propria infanzia. Personalmente - con-clude - sento di avere una parte di responsabilità nella crescita di queste bambine. Lavoro con loro e per loro nel desiderioche, un domani, siano esse stesse a creare ponti di solidarietà tra l’Italiae l’India, e non solo!”. Il repertorio del concerto verterà su musichenatalizie e saranno le Voces ad intonare “Gloria in excelsis Deo”, Noelfrancese del XVII secolo, “Ave Maria”, L. Perosi, “Jesu decus angelo-rum”, J.S.Bach e “O Nuit”, J.P. Rameau, mentre le Suore Ospedalieredella Misericordia si esibiranno sulle note di “Sei venuto dal cielo”, “12days of Christmas”, “Last Christmas” e “Christmas medley songs” perconcludere con un il gran finale di “Astro del ciel” e “HappyChristmas” cantato da entrambi i cori.

Concerto Voces Angelorum & SOMDomenica 16 dicembre 2007 - Ore 16Chiesa di Santa Caterina da SienaVia Latina 30 - 00179 RomaIngresso gratuito con offerta libera a sostegno del progetto “Anugraha” dellaCometa

di Federica Martufi

Un binomio sonoro, strumento di caritàVoces Angelorum e

Suore Ospedaliere della Misericordia, per aiutare i meno fortunati

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Accoglienza che cresce - 29

di Federica Martufi

“Cari amici, conservatesempre vivi nell’ani-mo l’amore e l’ammi-razione per la natura,

che tanta serenità infonde in chi sa rico-noscervi i segni della magnanimità delSignore e della sua Provvidenza miseri-cordiosa. Una certa cultura moderna, inun mondo segnato da ritmi di vita incal-zanti, sembra spesso emarginare quantinon fanno parte del cosiddetto ciclo pro-duttivo. È sintomatico che nel nostrotempo, di fronte a quello che è stato addi-tato come il pericolo dell’olocaustoambientale, sia sorto un grande movi-mento culturale, mirante alla difesa ealla riscoperta dell’ambiente naturale. Atale urgenza occorre sensibilizzare spe-cialmente i giovani”. Queste le parole diGiovanni Paolo II l’11 luglio 1993 aSanto Stefano di Cadore.

Parole quanto mai attuali che richia-mano noi giovani a cogliere il grido d’al-larme dell’ambientale messo a seriorepentaglio a causa dei cambiamenti cli-matici in atto. Inutile negarlo, il clima stacambiando e con esso l’intero globo stasubendo incredibili trasformazioni.Siccità, alluvioni, uragani, scioglimentodei ghiacciai e innalzamento dei marisono alcuni degli “allarmi rossi” contenu-ti nel quarto rapporto dell’Ipcc(Intergovernmente Panel on ClimateChange), l’organismo ufficiale delleNazioni Unite che si occupa di monitora-re il cambiamento climatico formato daclimatologi più importanti di fama inter-nazionale. Il surriscaldamento globalenon è più uno scenario da fantascienza,ma un’ingombrante realtà, o meglio una“scomoda verità” come evidenziatoanche dal docufilm “An InconvenientTruth” dell’ex vicepresidente Usa AlGore insignito insieme allo stello Ipcc delNobel per la Pace 2007. Un riconosci-mento che segna una svolta da non sotto-

valutare perché lega il perdurare dellaPace nel mondo al problema dei cambia-menti climatici. Ora servono risposteconcrete e rapide perché siamo ancora intempo per agire e impedire che i muta-menti del clima si trasformino in unacatastrofe irreversibile. In alcuni Paesi, inprimo luogo quelli dell’Unione Europea,le istituzioni e le società si stanno attrez-zando per affrontare questa sfida, metten-do in campo politiche di riduzione delleemissioni dei gas che alzano la febbredella Terra e avviando l’adeguamentodelle strutture e degli stili di vita ai cam-biamenti dell’ambiente e del territorioche inevitabilmente ci saranno.

La Chiesta, in modo particolare apartire dal pontificato di Giovanni PaoloII e oggi grazie a Papa Benedetto XVI,indica la strada di san Francesco comeesempio mirabile di amore per la naturae l’ambiente, un impegno morale cheogni cristiano dovrebbe perseguire.Anche la Sacra Scrittura offre criterimorali fondamentali per affrontare laquestione ambientale: la persona umana,fatta ad immagine e somiglianza di DioCreatore, è posta al di sopra di tutte lealtre creature terrene, che deve usare ecurare in modo responsabile per corri-spondere al grande progetto divino sullacreazione. L’Incarnazione di Gesù e laSua predicazione testimoniano il valoredella natura. Nell’approccio alla que-stione ambientale il Magistero socialedella Chiesa sollecita a tener conto didue esigenze fondamentali: non si deveridurre utilitaristicamente la natura amero oggetto di manipolazione e sfrutta-mento e non la si deve assolutizzare, nesovrapporla in dignità alla stessa perso-na umana. La questione ambientaleodierna coinvolge l’intero pianeta e latutela del creato costituisce una sfida perl’umanità intera. Si tratta del dovere,comune e universale, di rispettare un

bene collettivo. Un monito che PapaRatzinger lancia quotidianamente almondo nei suoi interventi. A BenedettoXVI sta infatti molto a cuore l’ambienteinteso in particolar modo come creazio-ne e con essa l’uomo, che è il fine dellosviluppo e del moto generativo dell’uni-verso, al quale è indirizzato il messaggiosalvifico di Cristo. Il Papa non riduce il“problema ambientale” alla discussionedi problematiche singole, non lo relati-vizza, ma esorta l’uomo ad assumersi laresponsabilità della salvaguardia delcreato conferitagli da Dio. BenedettoXVI richiama costantemente tutti noi auna “cultura dell’ambiente” che deveessere fondata sul rispetto di valori etici,di protezione e difesa della vita umanain tutte le sue fasi, nonché su una econo-mia solidale e uno sviluppo sostenibile.Nell’estate del 2007, di fronte all’emer-genza degli incendi, per lo più dolosi,che rasero al suolo migliaia di ettari diboschi e boscaglia, il Pontefice condan-nò duramente gli incendiari e li stigma-tizzò come criminali “che mettono arischio l’incolumità delle persone edistruggono il patrimonio ambientale,bene prezioso dell’intera umanità” e loscorso 2 settembre in occasionedell’Agorà dei Giovani Italiani a Loretopose la cura per la salvaguardia del crea-to nella sfera dei compiti che sono con-seguenza immediata della sequela diCristo. “Alle nuove generazioni - dice-va Benedetto XVI - è affidato il futurodel pianeta, in cui sono evidenti i segnidi uno sviluppo che non sempre hasaputo tutelare i delicati equilibridella natura”.

In altre parole la salvaguardia del-l’ambiente e lo sviluppo sostenibile, conparticolare attenzione ai cambiamenticlimatici, sono per Benedetto XVI pro-blemi gravi, che riguardano l’interaumanità.

L’angolo dei giovani

I giovani e l’ambienteDall’amore per il creato alla “vocazione

ecologica”, la terra è un dono di Dio

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30 - Accoglienza che cresce

L’angolo dei Giovani

Il sorriso luminoso e illuminan-

te e le braccia aperte: se ripenso

a don Oreste lo ricordo proprio

così. E so che non era un privi-

legio per me, ogni volta che, in diverse

occasioni, l’ho incontrato. Sorriso e

abbraccio erano per tutti. Soprattutto per gli

“ultimi”. Don Oreste Benzi, sono sicura, è

salito dritto dritto al Cielo, nella notte tra

Tutti i Santi e i Morti, colto da un attacco

cardiaco che il suo cuore grande ma affati-

cato non ha saputo reggere. E con il cuore

era lì, nella sua “Capanna di Betlemme”,

una realtà di accoglienza per senza fissa

dimora, sulle colline di Covignano, che

sovrastano Rimini e da cui si vedono la

città e il mare, dove, mi raccontano quelli

della sua Comunità, ha sempre detto che

voleva finire i suoi giorni e dove infatti se

n’era andato a dormire negli ultimi due

mesi, “perché” - diceva - “io sono più bar-

bone dei barboni, mi alzo alle 5 e torno di

notte”.

Don Oreste, 82 anni, di cui 58 di

sacerdozio. Si alzava sempre alle 5 del

mattino e diceva le Lodi e il Rosario in

macchina, mentre andava in uno dei 33

centri della Comunità Giovanni XXIII da

lui fondata nel lontano 1968. Anzi, spesso

dormiva direttamente in auto. Don Oreste,

sacerdote dalla “tonaca lisa” - come si

autodefiniva - con le suole consumate dai

marciapiedi. Prete di strada, di frontie-

ra. Il Papa lo ha ricordato come un “infa-

ticabile apostolo della carità”.

La comunità fondata dal sacerdote

riminese ha promosso in tutto il mondo e

nei posti più impensabili numerose espe-

rienze di “case famiglia”, in cui gli esclu-

si si sono sentiti accolti. Case in cui abita-

no fa famiglie che hanno già bambini,

consacrati o semplici volontari. La pre-

ghiera al centro di tutto, perché per fare

Tra cronaca ericordi personali,

un omaggioall’“apostolodella carità”

scomparso

Grazie Don Orestedi Concita De Simone

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L’angolo dei Giovani

delle scelte di vita simili ci vuole una dose

supplementare di amore, come don Oreste

ci ha insegnato.

“Non c’è nessuno che sia totalmenteimpegnato col Signore che non sia impe-gnato sulla terra… Il grido dei poveri comefai a non sentirlo?...Noi non possiamo esse-

re impiegati della carità, tanto meno facchi-

ni della carità. Dobbiamo essere degliinnamorati di Cristo”, diceva don Oreste.

“Non c’è nessuno che sia totalmenteimpegnato col Signore che non sia impe-gnato sulla terra… Il grido dei povericome fai a non sentirlo?”, ripeteva spes-

so. Ed era il primo a mettersi in gioco e a

sporcarsi le mani. Il suo campo d’azione

era la strada. Era lì che andava ad ascolta-

re il grido dei poveri. Tossicodipendenti,

giovani difficili, prostitute: tanti “grazie”

arrivano proprio da loro cui don Oreste ha

saputo ridare dignità. Lui, con il suo

accento romagnolo e il fare pratico e gio-

viale, è riuscito a conquistare tanti gio-vani. Il giorno prima della sua morte era

atteso all’“Europa”, un locale dell’entro-

terra riminese dove si svolgeva una festa

alternativa ad Halloween. Don Aldo

Bonaiuto, il suo referente romano che lo

accompagnava, mi racconta che prima di

andare don Oreste gli aveva confessato di

sentirsi un po’ stanco. Eppure non ha

rinunciato. Ha incontrato circa 350 giova-

ni quella sera e li ha invitati a “non rinun-

ciare ai sogni”. La sua agenda non era

certo quella di ottantaduenne qualunque.

Ma don Oreste vinceva anche contro l’e-

nergia di un ventenne.

Era un mendicante d’anime. “Noi

non possiamo essere impiegati della cari-

tà, tanto meno facchini della carità.

Dobbiamo essere degli innamorati diCristo”, diceva. Sì, lui è riuscito a fare

tutto quello per cui lo ricordiamo con gra-

titudine, perché era animato da un’incrol-

labile fede. Aveva imparato a curare il pro-

prio cuore con la pillola salvavita, ma lui

curava gli altri con la sua fede. “Il salmo

che più ripeto è il 33: benedirò il Signore

in ogni tempo, in eterno la sua Gloria…

Tutte le situazioni di disabilità, di malattia,

di Aids, di tossicodipendenza, sono tutte

opportunità che ti vengono offerte perché

tu cresca in te stesso e perché tu ami l’al-

tro per primo, anche di amore inutile, per-

ché sei amore. E questo amore è il sorriso

della vita”: questo era proprio il suo mani-

festo. E con amore ha tolto tanta gente

dalla strada. “Se chiama qualcuno dalla

strada e vuol venirne via, dare subito il

numero di cellulare di don Oreste”, c’era

scritto a caratteri cubitali nella segreteria

della Comunità. Don Oreste c’era pertutti. Don Oreste c’è per tutti, basta pre-

garlo adesso. Lo faranno ad esempio le

prostitute che non hanno fatto in tempo a

conoscerlo. “Nessuna donna nasce prosti-

tuta, c’è sempre qualcuno che la costrin-

ge… Son tutte schiave e sfruttate. La gente

che va gli chiede: quanto costa? Noi gli

chiediamo invece: Quanto soffri?”: era

fatto così don Oreste, capace – come solo

i grandi sanno fare- di guardare le cose e le

persone dal di dentro. E di fare battagliescomode. “Nessuno ha le mani pulite di

fronte a questo immane orribile e osceno

commercio che viene fatto”, ripeteva anco-

ra a proposito della prostituzione. E pro-

prio nei giorni in cui in Italia c’erano gli

infuocati dibattiti su Rom e immigrazione,

lui aveva pronunciato le sue ultime parole

pubbliche a favore degli “indifendibili”

per tanti: “Ci vorrebbe poco a salvarli…

basterebbe che si facesse una legge con il

riconoscimento dei Rom e dei Sinti come

minoranze etniche in Italia”. Battaglie

scomode, appunto.

“Ovunque c’è una sofferenza, lì c’èla tonaca di un prete o di un frate oppu-re la presenza di una suora… o laiciconsacrati e non che spendono tutta laloro vita per loro… tutta la giustiziaverso gli ultimi è in mano ai cattolici, aicristiani, soprattutto ai cattolici inItalia”, diceva don Oreste.

Ora spetta a noi far sì che queste

parole siano valide per sempre.

Accoglienza che cresce - 31

“Non c’è nessuno che sia total-mente impegnato col Signore chenon sia impegnato sulla terra… Ilgrido dei poveri come fai a nonsentirlo?... Dobbiamo essere degliinnamorati di Cristo”

Le foto sono “per gentile concessione di Cristian Gennari”

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Varia Umanità

34 - Accoglienza che cresce

di Giuseppe Di Florio

a cura di Giuseppe Di FlorioBiblioteca

Storia della filosofiaQuesta “Storia della Filosofia” di Luciano De Crescenzo così scorrevole e chiara soddisfa benele esigenze di chi, avendo già incontrata questa disciplina sui banchi di scuola, intende riper-correrla, con passo rapido, in età più matura, per approfondirne meglio le tematiche e trarneeventuali incentivi ad una conoscenza più larga e compiuta; ed ancora di chi, completamentenuovo a questa disciplina, voglia avviarsi ad essa per arricchire e completare la sua formazione.Del resto, oggi la filosofia, uscita dalla ristretta cerchia specialistica, è divenuta necessaria esi-genza della vita d’ogni giorno, dalla politica al mondo economico e sociale.L’agibilità dell’esposizione è persino variata da bozzetti, aneddoti e ricordi ed esperienze del-l’autore, che ne rendono ancora più invitante la lettura, senza niente togliere alla puntualità del-l’informazione.Signorile la presentazione tipografica ed invitante il prezzo

Luciano De Crescenzo, Storia della Filosofia - I Presocratici - Mondadori, I° Volume, Euro 5,90

I Magi tra storia e leggendaG

ià in occasio-ne del Natale,in questepagine, si è

trattato dei Magi, tratteggian-done l’ampio e perigliosoviaggio e il suo significatoreligioso. Vi ritorniamo anco-ra, nella stessa occasione, persaggiarne meglio lo spessorestorico e l’alone misterioso emistico che circonda quei per-sonaggi. Nei Vangeli canoniciè il solo Matteo a parlarneassai sobriamente, accennan-do alla loro origine orientale eai doni offerti al Bambino. Mane parlano gli apocrifi, cioè ivangeli non ufficiali, e persinocon larghezza di dati. Cosìapprendiamo che i Magi furo-no tre: Gaspare, Baldassarre e

Melchiorre ed è chiarito ilsignificato dei doni: l’orocome accenno alla regalitàdivina, l’incenso simbolodella mediazione tra gli uomi-ni e Dio, la mirra con la suaamaritudine, preannuncio delfuturo sacrificio.

La Stella – secondo gliapocrifi – scortò i magi perl’intero cammino, agevo-landolo tra difficoltà e rischie propiziandone un arrivofelice.

Ma quanto durò il viag-gio? Forse dal 25 dicembre al6 gennaio, ma probabilmentesi tratta solo di un tempo sim-bolico, dal significato misti-co. Una colonna di luce rive-lò ai Magi la mèta ed insiemela funzione salvifica delBambino.

Secondo il Vangelo diMatteo, dopo l’offerta deidoni, cala sui Magi il silen-zio. Ma non per gli apocrifi,ricchi ancora di notizie edettagli. Per essi, la Stellaassiste i Magi ancora sullavia del ritorno, sostenendolitra disagi d’ogni genere,nutrendoli di cibo immate-riale, rincuorandoli convisioni provvide e beatifi-canti.

Ma se la vita fu avventuro-sa non lo fu meno la loro sepol-tura, che subì vicende diverse epellegrine. Le spoglie accolteprima nella basilica di SantaSofia a Costantinopoli (oggiIstambul), a cura di sant’Elena,

madre di Costantino, furonopoi donate dal Patriarca dellacittà a Milano, dove il vescovoEustorgio le ospitò in una spe-ciale cappella detta dei ReMagi. Ma quando FedericoBarbarossa assediò e conquistòla città, il 23 luglio 1164, fecetrasportare quelle spoglie nelDuomo di Colonia, dove siconserva l’arca con le spogliedei tre Re.

Ma non è finita. Nel 1904il cardinale Ferroni diMilano, mercè un accordocon l’Arcivescovo diColonia, ottenne un fram-mento delle reliquie, consen-tendo ai fedeli la possibilitàdi riti e preghiere.

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Accoglienza che cresce - 35

POLONIA

ITALIA

SI per sempre

Il 21 Novembre 2007, giorno tradizionalmente significativo per la con-gregazione delle Suore Ospedaliere della Misericordia, quest’anno è stato

arricchito dall’evento della Consacrazione Perpetua di sette sorelle, avvenu-ta durante la solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da Sua Em.za

Mons. Leonardo Sandri Prefetto delle Congregazione per le Chiese Orientali.A tutte un Augurio di santità!

NIGERIA

Addio Sr.Ester

Il 14 Novembre 2007 la neo-comunità di Owerri è stata colpita da un lutto tantodoloroso quanto improvviso. La giovane consorella Sr.Ester Umakaka ha resola sua bella anima a Dio che l’ha chiamata a se.

Se il Signore non costruisce la casa…Sr.Annabelle ci racconta:

‘Il 13 Ottobre 2007 è stato un giorno di benedizione per la prima comuni-tà del nostro Istituto in Polonia, a Koszalin, precisamente dopo un anno diinserimento, adattamento e sistemazione. Tutta una grazia: dal cielo , dal solesplendente ai tanti volti di coloro che si sono uniti con noi! La benedizione e laCelebrazione Eucaristica era presieduta da Sua Ecc.zza Mons. Edward Dajczak, il nuovo Vescovo della diocesi diKoszalin/Kolobzeg. Erano presenti il sindaco della città Dott. Miros∏aw Mikietyƒski e alcune autorità nazionali ecomunali, c’erano molti sacerdoti e suore, amici e conoscenti non solo da Koszalin ma anche da altre parti dellaPolonia. Alcuni benefattori e parrocchiani, e 4 nostre sorelle venute dall’ Italia con la Madre Generale.

Durante l’omelia il Vescovo ha ringraziato l’Istituto per i benefici che ilsuo apostolato porta ai malati e agli anziani e ha augurato che la nostracomunità diventi anche punto di ‘cura spirituale’ che offra preghiera,ascolto e accoglienza a coloro che ci avvicinano. Infatti ogni giorno cisono delle persone che bussano alla nostra porta non solo per conoscercio sapere qualche informazione ma anche per parlare, per condividere.La nostra casa porta il nome del Servo di Dio Giovanni Paolo II, e lo pre-ghiamo che da ogni esperienza di sofferenza nasca sempre qualcosa dibello. Possa ogni persona che entra nella nostra casa trovare solamenteCristo e la sua misericordia.’

Notizie

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Relax

36 - Accoglienza che cresce

a cura di Concita De Simone

ORIZZONTALI1. Montagna nei pressi di Stresa. 10.Unacittà rumena sul Mures. 14. E’ famoso ilsuo filo. 15.Torre citata nella Bibbia conuna gran confusione di lingue. 17.Sonopresenti sulle palpebre. 18.Riferiti a vivavoce. 19.Uno dei sette colli di Roma.20.Dipinte su pergamena. 21.La fine diVitinia. 22.Il disprezzo di ogni idealeumano. 24.L’orecchio per lo specialista.25.Importuno, seccante. 26.Brescia. 27.Gliestremi del Natale. 28.Lo è la “via smarri-ta” di Dante. 29.L’inizio della cetra.30.Molto esperti in materia. 31.Mezza par-rocchia. 32.Ornava gli elmi. 33.Pennutineri dal bel canto. 34. Personaggio mitolo-gico, fu re di Tebe e fratello di Giocasta,madre e sposa di Edipo. 35.Il capoluogo diCreta. 36.L’intramontabile attrice Brigitte.37.Sovrano. 38.In mezzo al rione.39.Scene senza “n”. 40. La quantità chesupera il limite fissato.

VERTICALI1.Omaccione senza inizio. 2.Opposto a occidente. 3.Albreo daviale il cui fiore è molto usato in erboristeria. 4.La Musa dellacommedia e della satira. 5.Anzio senza “z”. 6.Dispari nellaronda. 7.Vocali nella cova. 9. Lavorano artisticamente legnipregiati. 10.Il capostipite degli Ebrei. 11.Lo commette chidelinque. 12.Aggettivo per vette. 13.Venerati dai pagani.16.Schiena del maiale. 18. L’attore Davoli. 20.Una pietra con-tachilometri. 22.Frasi senza errori. 23.Nativa di Pola. 25.Serveper prendere la mira. 26.Hector, compositore francese delSettecento. 28. Non più “à la page”. 29. Cardine senza fine. 30.Belve “campionarie”. 31.Una tipo di pasta…per scrivere. 32.Fa saltare una banca. 33.Congiunzione avversativa. 34.La notaColumbia Broadcasting System, rete tv americana. 35.La siglaoggi sostituita da UE. 37.Iniziali di Cocciante.

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P E D U L A F I L I P P O

P E N O S A S P I C C I A

A N I M A L E V O L A N T

O S S E I L C A R T O

O O T E T I S I T I N

M D E T N I C A R O M A

B E S T I A N E R A O I L

U N I A T T A C C A N T I

D O P O A U L I C A A T

S T A D I R E D O L A

M A R E C A U N D E R

A R I O N E I C T A S I A

N E O N A T A A I M O N E

A G O R A T O D A N I E L

L E G G E C A R T I E R E

O M E R T A E T E R N I

R A N T A R I A R I F

A W T E S I N A C E C E

G I D E S N E L L A I C

G N U A A R D I R E I

I D R A T I Z A P A T A

E S A M E T R I A C E R I

R O M E N E A G R A R I A

A R E N A R E M I L I A N

Soluzione del cruciverba pubblicato nel n. 3/2007. Sono risultati vincitori:

Gioacchino Carotenuto - Scafati (SA)

Tra coloro che invieranno la soluzione corretta entro il 28 febbraio 2008, verranno sorteggiati graditi premi.

Potete inviare le vostre risposte ai seguenti indirizzi:Concita De Simone, Via Latina, 30 - 00179 Roma. Fax 06 70452142 e-mail:[email protected]

Scusandoci per l’assenza nel precedente numero, pubblichiamo lasoluzione del cruciverba del n. 2/2007.