83/2004 del 5 marzo 2004 Trimestrale dei Fratelli delle ... · Campo vocazionale a Singapore, 20 -...

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Trimestrale dei Fratelli delle Scuole Cristiane - Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma - Sezione per la Stampa, n. 83/2004 del 5 marzo 2004 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Roma

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Consiglio di redazione:Maurizio Dossena - Lucia GrazianoGabriele Rosario Mossi - Giuseppe NorelliGuido Orsi - Alberto Tornatora

Collaboratori e Corrispondenti:Bruno A. Bordone, Saverio Borrini, AlbertoCastellani, Francesco De Caria, Ilaria Iadeluca,Flavio Martini, Giuseppe Martone, Rodolfo C.Meoli, Bartolo Parisi, Paolo Ripa di Meana,Cesare Trespidi, Grafica & Interior Designer

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Finito di stampare: Febbraio 2017

Italia

LASALLIANI in Italia

Marzo 2017 - Anno XIV • n. 52

SOMMARIO

L’ignoranza non è una malattia inguaribile 3di Mario Chiarapini

Lutero, scheggia impazzita nella cristianità 4di Maurizio DossenaLa parola per te 7di Gabriele MossiTemi lasalliani: Amore privilegiato per i poveri 8di Bruno Adelco BordoneLa nuova politica 13di Giuseppe Norelli

L’organo del Santuario di San Giovanni Battista de La Salle 11di Rodolfo C. Meoli

Due esistenze nel grand siècle: La Salle e Luigi XIV 15di Mario Chiarapini

Scuola di Parma, 17 - La Salle a Lembecq-Lez-Hal, 19 - Noviziato in Burkina Faso, 20Campo vocazionale a Singapore, 20 - L’accoglienza nella Casa Generalizia 21Mostra al Vittoriano, 22 - Onorificenza a Maurizio Dossena, 23 - 100° della Comunità di Griñón, 23Studi botanici dei Fratelli a Cuba,24 - Seminario di formazione lasalliana 24Settimana lasalliana in Burkina Faso, 29 - Riunione degli educatori lasalliani, 30In Libano due ministri ex-alunni, 30 - Attività musicale al Colle La Salle, 31Assemblea-ritiro in Brasile, 32 - Nuovo segretario al servizio di comunicazione, 33Giovanni Malagò al De Merode, 34 - In vetrina Istruzione e Formazione, 34

80° anniversario dell’arrivo delle reliquie del La Salle a Roma 25di Rodolfo C. Meoli

Come fari nel buio 35di Giuseppe Norelli

Il Fratello che prestò il suo volto al Fondatore 37di Lucia Graziano

Io non sono il mio voto 40di Guido Orsi

Tra il dire e il fare c’è di mezzo l’ascoltare e il... condividere 42di Alberto Castellani

Religioso dalla fede robusta e concreta: Fratel Carlo Contri 44Un ragazzo invecchiato per sbaglio: Fratel Lorenzo (Giuseppe) Presciuttini 46

Uomini in cattedra non per mestiere... di Remo Guidi 49di Francesco De Caria

Consigli per la lettura 51a cura di Alberto Tornatora

EDITORIALE

NOTIZIE dall’Italia e dal mondo

RIFLESSIONI

LA SALLE E LA STORIA

DIDATTICA

L’ULTIMA CAMPANELLA

IN LIBRERIA

STORIA NOSTRA

CURIOSITÀ LASALLIANE

TEMI EDUCATIVI

TRASLAZIONE RELIQUIE FONDATORE

MAGISTERO

IN PRIMO PIANO

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Rivista trimestrale della Provincia Italia dei Fratelli delle Scuole Cristiane Organo di stampa dei Lasalliani: Fratelli, Amici, Docenti, Alunni, Ex-alunnihttp://www.Lasalleitalia.net

San Giovanni Battista de La Salle, Fondatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane

LASALLIANI in Italia

In copertina: Dal sorgere del sole

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Non piace a nessuno sentirsi dare dell’ignorante, sia nelcaso che si alluda a una scarsa cultura sia che si vogliarimarcare una carenza di galateo. Nell’una e nell’altraaccezione, l’offesa provoca sicuramente uno scossoneemotivo che però a volte potrebbe risultare provviden-ziale, perché offre la possibilità di comprendere chel’ignoranza non è una malattia inguaribile, infatti, nonesistono malati terminali con questa malattia, tranne nelcaso in cui si dovesse associare alla presunzione, che èuna patologia molto più subdola, tale da complicare ul-teriormente la situazione esistenziale della persona chene è affetta. Può accadere a tutti di non sapere una cosae una verità, oppure, di aver avuto un comportamentopoco signorile: in ambedue i casi, con un po’ d’impegnoè possibile superare la frontiera che separa il mondodell’ignoranza dal mondo della conoscenza e del buongalateo. Il cammino verso la conoscenza chiama in causaogni uomo e tocca in profondità i diversi ambiti dellanostra esistenza: quello ecologico-ambientale, cioè il no-stro rapporto con il mondo; quello socio-relazionale, ilnostro rapporto con gli altri; quello spirituale religioso,il nostro rapporto con Dio. In ognuno di questi ambiti,c’è qualcuno deputato a istruire gli ignoranti. Nell’AT, è

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La presenza di Dio è l’anima e il sostegno della vita interiore. La Salle

Dio stesso il maestro al quale si rivolge il fedele per co-noscere la strada da percorrere; nel NT, il maestro indi-scusso, il rabbi per eccellenza, è Gesù che insegna conle parole, con i gesti e con il suo esempio. Oggi, il com-pito di istruire è affidato alla Chiesa per contrastarel’analfabetismo circa la fede che, come tanti altri saperi,ha bisogno di essere conosciuta, approfondita e matu-rata. Ma la fede non è una teoria, è un incontro con GesùCristo e con la sua vita, perciò l’ignoranza di fede altronon è che ignorare lo stesso Cristo. In questa luce,l’opera di misericordia spirituale, insegnare agli igno-ranti, si attualizza, impegnandosi a illuminare la stradadi quanti sono ancora in ricerca. San Giovanni Battistade La Salle l’ha fatta diventare una missione prioritariaper i suoi discepoli. In una sua meditazione, si legge: “Loscopo essenziale della vostra missione consiste nell’edu-care bene i fanciulli che vi sono affidati. Il vostro lavorosarà infecondo, non sarà gradito a Dio né meriterà le suebenedizioni se non porrete al vertice delle vostre inten-zioni quella di dare ai vostri alunni una educazione cri-stiana” (M 186,1), e più avanti: “La vostra missioneeducativa è stata istituita per procurare lo spirito del cri-stianesimo ai vostri alunni” (M 186,2).

L’IGNORANZA NON È UNA MALATTIA INGUARIBILE

Mario Chiarapini, FscDirettore

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riflessioni

di prima, di rimanere so-prattutto in piedi.

L’obiettivo di questamia riflessione è di pun-tualizzare - con lo spiritocritico di chi è abituato aregolarsi secondo la sceltadel pensiero non unico esecondo una prospettivadi teologia della storia –riguardo all’enfasi con cuiè stato approcciato il riferimento alcinquecentesimo anniversario di quellagrossa ferita che è stata la rivoluzioneluterana: Lutero e la sua azione nonsono stati e non sono, infatti, una ri-forma ma una pseudoriforma, in quantole riforme si fanno dal di dentro, comehanno fatto – pur marciando assai con-trocorrente, e cito quelle istituzionali enon – San Francesco, Santa Caterinada Siena, San Benedetto, San Dome-nico, San Giovanni Battista de La Salle,San Giovanni Bosco, Madre Teresa diCalcutta, Sant’Ignazio di Loyola, ecc…;quella di Lutero non è stata una riforma,bensì una vera e propria rivoluzione,una delle più forti della storia dell’Oc-

cidente e della so-cietà cristiana, cheha interessato lavita sacramentale,i costumi, la disci-plina ecclesiasticae la liturgia, i rap-porti fra fede ecultura, fra reli-

gione e politica, in interiore homine cosìcome nelle manifestazioni esterioridella religione. Si è trattato della primagrande rivoluzione, della prima grandefrattura dell’occidente cristiano, quelladi carattere religioso appunto, a cuisono seguite, con conseguenze altret-tanto gravi, la rivoluzione detta fran-cese sul piano politico-sociale, quellamarxista sul piano economico e poi laquarta rivoluzione, quella del mondocontemporaneo, direttamente rivoltaall’uomo in tutte le sue componenti,rivoluzione tuttora in atto, che forsene ha già generata una quinta, specifi-camente rivolta al disprezzo della vita.E le rivoluzioni sono fra loro legate,perché la Storia non è una successionecaotica bensì uno specifico sviluppo einviluppo di idee, ideologie, tendenze eazioni (e reazioni). Per quanto concerneil peso di questa Rivoluzione con la Rmaiuscola, suggerisco la lettura del-l’imprescindibile saggio di Plinio Corrêade Oliveira “Rivoluzione e Controrivo-luzione”.

Inizierò con una significativa simi-litudine. I supporti fondamentali,imprescindibilmente complemen-

tari della Chiesa e della società chead essa fa riferimento da un certo nu-mero di secoli, sono la Tradizione, laScrittura, il Magistero, tre colonneportanti, tre gambe su cui poggial’animazione del mondo verso il Regnosecondo il mandato d’amore e di sal-vezza che il Figlio di Dio, col suo in-segnamento, col suo sommo sacrificioe con la fondazione della sua Chiesa,ci ha assegnato. Ebbene, Martin Lu-tero nella Cristianità questo ha fatto:delle tre gambe del tavolo, l’una, ilMagistero, all’epoca necessitante diqualche intervento di restauro, l’hascardinata; la seconda, la Tradizione,l’ha sostituita con una simile ma dialtro materiale; la terza, la Scrittura,l’ha considerata quella principale, l’hainfiorettata, riverniciata con vernici esmalti a volte originali a volte no, l’haanche rinforzata con qualche insertoa suo piacimento. Lascio ai lettori laconclusione sulle capacità di questotavolo di rimanere comunque quello

Maurizio Dossena

LUTERO, SCHEGGIA IMPAZZITANELLA CRISTIANITÀ

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1 Il presente contributo è fortemente critico nei confronti della materia trattata e dell’inquadramento che negli ultimi tempi esso ha avuto nel-l’opinione pubblica, anche ecclesiale: si tratta indubbiamente di una visuale appartenente alla Weltanschaung del sottoscritto, ma certamentenon solo: per questo ho cercato di accompagnare le mie osservazioni con diverse citazioni, allo scopo di offrire una panoramica di studio il piùpossibile oggettiva, di cui credo vi sia, oggi, grande necessità. Si rimane, comunque, a disposizione per un’eventuale linea di confronto,s’intende altrettanto fondata (MD).

Cinquecento anni fa (1517-2017) quella di Lutero è stata una riforma o una rivoluzione?Condannata per tanto tempo come eretica e giudicata deviante rispetto alla verità cristiana.Con la visita a Lund di papa Francesco (31/10/2016) avviene una svolta storica. Cosa cambia?

LUTERO, SCHEGGIA IMPAZZITANELLA CRISTIANITÀLa vicenda luterana quale tappa della rivoluzione nella Chiesa e nella civiltà occidentale1

Le 95 tesi sulla porta della chiesa di Wittenberg (1517)

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riflessioni

“La migliore storiografia - precisaMons. Luigi Negri, Arcivescovo di Fer-rara-Comacchio nel n. 156 della Ri-vista “Il Timone“ - ha già da temposuperato la distinzione fra riformatoreed eretico [in quanto] si può affermarecon evidenza che Lutero si caratterizzaper la volontà di introdurre una con-cezione della fede radicalmente alter-nativa a quella cattolica”. Non è piùla fede come esperienza di apparte-nenza al mistero di Cristo nel misterodel suo popolo, con un essenziale ri-ferimento alla struttura sacramentaledella Chiesa; non è più una visionedell’uomo come persona in rapportocol mistero della Chiesa, bensì indivi-dualistico-soggettivistica; non è piùuna fede in tradizionale sintonia conla ragione e l’affettività, perché in Lu-tero la ragione si fa dialetticamentenegativa, per cui “non si possono chie-dere ragioni per la fede”. Anche laChiesa di Stato è una delle derive ditale aberrazione (con le successiveconnivenze coi totalitarismi).

Lutero, dunque, demolisce i sacra-menti, rifiuta la presenza reale di Cri-sto nel supremo sacrificio della Messae non riconosce il carattere sacrificaledella messa: non sono certo questionimarginali o per addetti ai lavori! Comepuò – ci chiediamo – essere annove-rato e riscoperto come stimolo a unarivalutazione della Scrittura colui checosì violentemente l’ha sfigurata, coluiche definì il mirabile e salvifico sacri-ficio del Figlio di Dio “la più grande eorribile abominazione esistente nelpapismo”? E sorvolo qui su tutto ildenso capitolo degli influssi che il lu-teranesimo avrebbe avuto sul Concilio

Ecumenico VaticanoII – più esattamente,su una corrente divescovi in esso -,perchè, se effettiva-mente tale influssofu tentato, noi ve-diamo anzi nel-l’evento conciliare lavera moderna occa-sione di riforma(dopo quella delConcilio Tridentino,s’intende) nella liturgia e nell’approc-cio vitale alla Scrittura e alla Paroladi Dio, interpretata però dal Magisterodella Chiesa e secondo i ritmi dellaliturgia.

“La Scrittura strappata alla Tradi-zione”: la Sacra Scrittura come unicafonte della Rivelazione e il liberoesame sono una ferita profonda in-ferta alla Chiesa. Nella CostituzioneDogmatica “Dei Verbum” del VaticanoII leggiamo che “questa sacra Tradi-zione e la Scrittura sacra dell’uno e

dell’altro Testamento sono dunquecome uno specchio nel quale laChiesa pellegrina in terra contem-pla Dio.” e ben osserva SamueleCeccotti ( nell’articolo di rivistasopraccitato) come questo strappofaccia del testo biblico una letteramorta, per cui “sarebbe ingenuoridurre la rivoluzione che Luteroopera circa l’idea di Rivelazionealla negazione della sacra Tradi-zione quale Parola di Dio [perchè]

la ferita è ben più profonda, il velenoben più corrosivo, […] la rivoluzionetotale”. C’è inoltre una libertà senzaverità in colui che “in nome della li-bertà (da Roma) teorizza il liberoesame. È il dramma moderno della li-bertà senza verità, in una contraddi-zione insanabile” (Angela Pellicciari).

Lutero nega la successione apo-stolica; non solo, ma rivolge al Papaepiteti offensivi irripetibili, giungendoa definire il Papato “fondato dal dia-volo” (titolo di un suo libro). C’è poil’altra deriva dell’odio implacabileverso gli ebrei, di cui Lutero predicala necessità di una radicale persecu-

zione, con distruzione di sinagoghe edimore private, deportazioni e indi-cazioni che il Nazionalsocialismo nonmancò di riprodurre nel suo macabro“Arbeit macht frei”.

Su un evento di così larga consi-stenza ecclesiale e culturale, rite-niamo utile citare alcuni altri pro-nunciamenti critici che i media hannofatto echeggiare nei giorni anniver-sari di Lutero, se non altro quale an-tidoto dialettico a fronte dei troppofacili entusiasmi che hanno accom-pagnato l’evento. Roberto de Mattei,ad esempio, ha sottolineato che «cin-quecento anni dopo la pseudo-riformadi Lutero è necessario ricordare la verariforma della Chiesa, che nel secoloprecedette e seguì la pseudo-riformadell’eresiarca tedesco», con la men-zione degli autentici grandi riforma-tori della Chiesa (e l’occasione per ri-portarli all’attenzione dei cattolici,dei cristiani è oltremodo propizia!):Santa Caterina Adorno de’ Fieschi conle Compagnie del Divino Amore,Sant’Ignazio di Loyola con i suoi Eser-cizi spirituali, San Filippo Neri conl’Oratorio, San Giovanni di Dio e laCongregazione dei Fatebenefratelli,San Camillo de Lellis con i Camilliani,Sant’Antonio Maria Zaccaria e l’Ado-razione al Santissimo Sacramento, emolti altri ancora. Col Concilio diTrento, «la Chiesa conobbe un’epocadi restaurazione dottrinale e di pro-fondo rinnovamento dei costumi», dicui si fecero autentici interpreti SanCarlo Borromeo a Milano e San Pio Va Roma, il Papa che seppe arrestarel’eresia luterana e rigettarla al di là

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riflessioni

delle Alpi. Così, anche oggi, «la nostrarisposta non può che essere» la stessa,quella dell’«esempio dei Santi, chehanno unito l’integrità morale dellaloro vita alla fedeltà integrale alla Tra-dizione della Chiesa, che non è altroche il messaggio di Nostro SignoreGesù Cristo, sempre vivo e sempre at-tuale». Sullo stesso argomento sonostati eloquenti altri osservatori, comead esempio Don Samuele Cecotti, ilquale evidenzia come l’errore di Lu-tero sia molto più radicale d’ogni pre-cedente eresia, paragonabile solo allafollia gnostica, che fu simia Christia-nesimi così come Satana è simia Dei.Lutero tratteggiò un cristianismo, chenulla ha a che vedere con il «Cristia-nesimo reale, corrispondente alla con-creta volontà salvifica di Dio» e in cui«il soggettivismo moderno è già tuttoin radice. Ugualmente non nega sem-plicemente la dottrina cattolica sulleopere», non si limita a riconoscere«solo due Sacramenti» e la «consustan-ziazione» al posto della transustan-ziazione, bensì rifiuta «la mediazioneecclesiale-sacramentale positivamentevoluta da Cristo e rifiuta la nozionedi Sacramento come segno efficacedella grazia a favore di una compren-sione meramente simbolica dellostesso, il cui valore è rimesso alla sog-

gettività del credente». In un’intervi-sta, il Prof. Danilo Castellano, docentedi Filosofia del Diritto e della Politicapresso l’Università di Udine, evidenziacome Lutero si ponga all’origine dellerivoluzioni mo-derne (argomentoche abbiamo giàsopra inquadrato);Don Marino Nerisvela l’opera deva-statrice compiutada Lutero, ben con-scio di come, per“cambiare” laChiesa, occorresse“cambiare” la cele-brazione eucari-stica. Il Prof. JohnC. Rao, docente as-sociato di Storiapresso la St.John’sUniversity e autoredi una monumentale storia dellaChiesa, ritiene che la visita di papaFrancesco a Lund, in Svezia, per ce-lebrare i «doni della Riforma» ponga,in realtà, più di un interrogativo;Mons. Antonio Livi pone l’accentosull’enfasi riservata alle tesi di Luteroda parte di «certa teologia cattolica,che le mescola con un umanesimoateo di stampo massonico». Cristiana

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de Magistris evidenzia come, in tuttoquesto sconquasso che agitò laChiesa del XVI secolo, fosse emersauna figura, quella di Santa Teresad’Avila, rivelatasi capace di fermarel’avanzata della Riforma protestante,intraprendendo una vera e propriabattaglia soprannaturale. Sulla stessalinea si pone anche Massimo de Leo-nardis, studioso dell’Università Cat-tolica di Milano.

Che cosa celebriamo allora a cin-quecento anni? Ricordare e comme-morare è doveroso, ma non certo perannacquare, offuscare, travisare oaddolcire, semmai per ribadire la pe-rennità delle minacce dei colpi dicoda del Diavolo, notoriamente “si-mia Dei”.

Sul particolare passo, poi, del Vi-cario di Cristo in terra di Svezia nonci pronunciamo, in quanto il Papa èlui e sa quello che fa, non rimanendoche augurare alla sua iniziativa - ini-ziativa di tempi lunghi, come è in ge-nere la linea dell’attuale Pontefice –

frutti di autentico riferimento all’au-tentico Vangelo di Cristo: risulta cheil luteranesimo, specie nella sua di-mensione anglicana, sia in forte re-cessione, anche a causa delle sue fu-ghe in avanti in senso progressista infatto di gestione ecclesiale, liturgia esecolarizzazione. Un segno? una pro-spettiva? ◆

Il vescovo luterano Younan con papa Francesco

Una vescova protestante

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Signore, viviamo come pecore da macelloin un mondo regno del male dove l’uomo lupo per l’uomoammazza per quattro soldi, per vendetta o divertimentoe con violenze di ogni genere fa a pezzi vittime innocenti …Sono stanco di vedere e sentire tragedie di cronaca nerae non sopporto chi uccide per la gloria di un dio crudele (Gv.16,2).Tra le religioni perseguitate nel mondo i cristiani hanno il primatoe patiscono per Te calunnie, torture, devastazioni e massacriodiati da carnefici che disprezzano il Vangelo (Mt.10,22).

Signore, accolgo il tuo invito ad essere prudente come i serpenti.Prudenza è equilibrio che non risponde a provocazioni fanatiche è accortezza, che non mi espone a situazioni pericolose è serenità, non preoccupata di quello che dovrò dire infatti non sarò io a parlare ma lo Spirito del Padre in me (Mt.10,19-20)è saggezza che non sfoggia inutili eroismi da superuomoma si affida a Te con fiducia, perché sei Tu che mi mandi (Mt.10,16). Sempre con me (Mt.28,20) da buon pastore mi curi e sostieni (Gv.10,14con la forza di chi ha vinto il mondo (Gv.16,33)e trasformi in gioia la mia tristezza sofferta (Gv.16,20).

Signore, donami il candore della colomba.Uomo semplice, non semplicione superficiale e presuntuoso,fammi parlare con la verità e agire senza secondi finiper portare la tua pace con la dolcezza dell’amore, non con la violenza senza paura di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima (Mt.10,28),e per consacrarti la mia vita sapendo che il vero trionfo della croceè tenere spalancate le braccia a un mondo insensatoche mi inchioda con l’indifferenza, mi sputa insulti e provocazionima non può togliermi dentro la gioia della salvezza (Salmo 50,14).

Signore, la mia strada di cristiano è il calvarioma il mio destino è la Risurrezione, vittoria sul male e sulla morte.Ti chiedo la grazia di testimoniarti davanti agli uominiper essere riconosciuto da Te davanti al Padre che è nei cieli (Mt.10,32).Se saprò perseverare sino alla fine sarò salvo (Mt.10,22).

...la Parola per te!

Gabriele Mossi, Fsc

...la Parola per te!

“Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi;

siate dunque prudenti come i serpenti

e semplici come le colombe” (Mt.10,16)

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P arlare di povertà e soprattuttodi amore privilegiato per i po-veri nella situazione storica la-

salliana che stiamo vivendo puòsembrare un controsenso. Oggi noiLasalliani viviamo in un mondo delprivilegio perché le nostre istituzionisono frequentate da persone ricche obenestanti per via della situazione so-ciale che impone una retta per la fre-quenza scolastica. Siamo quindimolto lontani dall’ideale di povertà incui è vissuto il fondatore GiovanniBattista de La Salle che visse da po-vero tra fanciulli figli dei poveri, per iquali aveva aperto le sue scuole e talile volle mantenere, malgrado le diffi-coltà incontrate.La situazione anomala non riguardasolo le scuole lasalliane ma tutte lescuole paritarie che attendono dalgoverno italiano quella parità econo-mica che permetterebbe la frequenzagratuita delle scuole non statali come

di quelle statali. Ma questo è un di-scorso che ci porterebbe distanti daltema centrale del presente intervento.

Il La Salle da famiglia agiata a povero

Giovanni Battista nacque in una fa-miglia della nobiltà remense. Nonpiù nobile per tradizione ma facenteparte della nobiltà di censo inquanto i genitori erano di famigliaricca. Giovanni Battista crebbe nelsuo mondo privilegiato: frequentò iprimi anni di scuola privatamente,poi fu iscritto al prestigioso collègedes Bons Enfants che lo introdussenell’ambito universitario. Accanto all’educazione intellettualeegli ricevette anche una profondaeducazione religiosa per cui a 11 anniegli espresse il desiderio di diventaresacerdote e ricevette la tonsura, gra-zie alla quale, poté a 15 anni diven-tare canonico della cattedrale di

Reims. Sem-pre nel mondodel privilegio a18 anni siiscrisse al se-minario diSaint Sulpicea Parigi percompletare lesua prepara-zione sacer-dotale. Mamentre era aSaint Sulpicegli vennero amancare a di-stanza di unanno prima lamamma e poi

lasallianità

Bruno Adelco Bordone, Fsc

Temi lasalliani 27

Amore privilegiato per i poveri

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il papà per cui il giovane seminaristadovette tornare in famiglia a pren-dersi cura dei suoi fratelli minori e ariordinare le finanze dissestate dellafamiglia. Nonostante tutte queste difficoltà, a28 anni divenne sacerdote con l’in-tenzione di dedicarsi alla formazionedel clero. Intanto impegnò il suotempo dedicandosi alle Suore delBambino Gesù, fondate dal canonicoNicolas Roland, suo direttore spiri-tuale, prematuramente morto in se-guito alle lunghe anticamere alfreddo, aspettando di essere ricevutodall’Arcivescovo e ottenere l’approva-zione del suo istituto. Fu durante lasua permanenza tra le Suore delBambino Gesù che La Salle incontròil maestro Adriano Nyel che provenivada Rouen per aprire a Reims unascuola per bambini figli di genitori in-digenti. Fu il Nyel ad aprire al La Salleil mondo dei poveri. Egli, con il suoprestigio di nobile e di canonico, aiutòil maestro Nyel ad aprire una primascuola e involontariamente si trovò difronte all’esigenza di formare i mae-stri del ceto popolare che non ave-vano nessuna preparazione perinsegnare. Dall’alto del suo prestigioegli capì che non poteva disinteres-sarsi di quei maestri: affittò una casaper loro ma il Nyel non era all’altezzadi educarli, per cui il La Salle li ospitòin casa propria con l’inconveniente diinserirli nel mondo dei privilegiati,senza poterne far parte, dal momentoche dovevano rimanere nel loromondo per educare i figli dei poveri.Il suo fu un lungo cammino di con-versione per cui decise di farsi eglistesso povero per essere accettato nel

G. Costantini - La scuola del villaggio - 1890 ca. Centro Didattico Nazionale - Firenze

Oggi sono altri i parametri per scorgere i poveri tra i nostri ragazzi, non certoi vestiti logori. I motivi di povertà sono: la solitudine affettiva, il disadattamentoscolastico, il disorientamento dovuto a situazioni famigliari precarie… anchequesti poveri hanno bisogno di una particolare predilezione.

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mondo dei poveri. Lasciò così la suacasa nobiliare e il suo mondo per tra-sferirsi in una casa modesta in RueNeuve che attraversava un quartierepopolare della città. Lì comincia la suaopera di formazione che era così pro-fonda al punto che diversi maestri loabbandonano. Con quelli che restanoforma un piccolo gruppo che costi-tuirà in una vera comunità e assu-merà il nome di Fratelli delle ScuoleCristiane. Furono gli stessi Fratelli aguidare il La Salle verso le scelte co-raggiose di una povertà radicale chelo introdusse in quel mondo dei poveriche poi fu il suo per tutta la vita. Di-stribuì i suoi beni ai poveri e rinunciòalla prebenda del canonicato, cosìpoté presentarsi come esempio ai suoiFratelli e come insegnante tra glialunni delle sue scuole.

La formazione del La Salle

Il La Salle quando si trovò a dirigerela piccola comunità dei Fratelli tra-smise una robusta formazione perchéera stato ben preparato negli anniche precedettero la sua consacra-zione sacerdotale. Egli indirizzò i Fra-telli verso la scelta totale di Dio, liintrodusse a una solida vita di pre-ghiera, li indirizzò verso una dona-zione convinta e generosaall’educazione dei fanciulli nellascuola. La vita comune con i Fratelligli suggerì di dare importanza al temadella povertà che era la situazione divita che egli stesso condivise con loro.Soprattutto nelle meditazioni tro-viamo gli spunti più significativi infatto di povertà. Ne citiamo qualcheesempio. “La povertà che Gesù scelsealla sua nascita ci insegna ad avere unparticolare amore per questa virtù: èper farcela amare che ha scelto di na-scere povero” (M 86,1). “Gesù nascepovero in una stalla. Maria lo mette almondo in un luogo privo di ogni co-modità, a tal punto che per il suo pri-mogenito non c’è altro giaciglio cheuna mangiatoia. L’esempio di Gesùche nasce praticando la povertà in-duca anche noi ad amarla perché pro-

prio per farcela amare ha voluto dar-cene l’esempio. Quindi nessuna mera-viglia se saremo privi di qualcosa,anche necessaria” (M 85,1). “Più si èpoveri e privi dei beni di questo mondo

più si è graditi a Dio perché bisognaavere il cuore sgombro di ogni altrobene se si vuole che Dio ne prenda in-teramente possesso” (M 179,1). Mail-lefer, uno dei primi biografi del LaSalle cita queste sue parole: “I Fratellinon si sosterranno che in proporzionedella loro povertà: ma perderanno lospirito della loro società quando lavo-reranno per procurarsi le comoditàdella vita” (Vita del La Salle pag. 105).A conclusione di queste citazioni ac-cettiamo nella loro attualità quelloche il La Salle scrive a un Fratello: “Midici che sei povero. Come mi piacequesta parola! Dire che sei povero si-gnifica dire che sei felice” (L 53,7).

Essere “gustati” dai poveri

Con questa concezione di vita il LaSalle e i primi Fratelli possono a buondiritto insegnare ai poveri. Per esserecredibili, essi condividono la loro vitaprima di essere loro maestri. Egli in-segna: “Se non assomiglierete a Gesùmediante la povertà e l’umiltà, saretepoco conosciuti e poco ricercati, nonsarete mai né amati né gustati dai po-veri. Non sarete i loro salvatori come

dovete essere per vocazione” (M 86,3).“Gustati”: un verbo tipicamente lasal-liano che dice in maniera inconfondi-bile il rapporto che il La Salle vuoletra il maestro e i suoi alunni.

Conosciamo quale era la popolazionescolastica a cui si rivolgevano i primiFratelli. È provato in quale condizionedi miseria si trovava il popolo fran-cese sotto i fasti del Re Sole. La se-conda “Meditazione per il tempo delritiro” ne definisce un quadro delicatoquanto efficace: “Questi poveri fan-ciulli abituati per anni a condurre unavita senza fare nulla, con gran faticasi abitueranno al lavoro: frequentandocattive compagnie imparano ogni per-versione che difficilmente riuscirannoad abbandonare” (M 194,1). Oggi la situazione non è certo lastessa per la maggior parte dei nostrialunni ma ci sono altri pericoli piùsubdoli in cui i nostri ragazzi e i nostrigiovani corrono rischi diversi ma nonmeno pericolosi: basta guardare imedia per rendersene conto. Il sensodi povertà è cambiato dal piano pe-cuniario a quello spirituale. Per que-sto è valido l’insegnamento del LaSalle adattandolo alle attuali esi-genze: “Ogni giorno insegnate ai fan-ciulli poveri. A questi vi manda Dio peravviarli a vivere secondo il Vangelo.Erano poveri coloro che ordinaria-mente seguivano Gesù e i più disposti

lasallianità

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La Salle in cattedra (Cesare Mariani) presso i Musei Vaticani

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a seguire la sua dottrina, perché im-pediti da minori ostacoli” (M 166,2).“Poiché avete il vantaggio di inse-gnare principalmente ai poveri, se-condo lo spirito del vostro istituto,dovete avere per loro una maggioreconsiderazione di quella che avresteper i ricchi. Vivete distaccati dai beniterreni per essere conformi alla lorocondizione. Per vocazione siete chia-mati a istruire i poveri: li amate? Ono-rate in essi Gesù Cristo? Li preferite acoloro che hanno più beni? (M 134,3).Con particolare sensibilità dobbiamosforzarci di riconoscere nelle nostreclassi e nei nostri gruppi lasalliani co-loro che più oggi si avvicinano al-l’ideale proposto dal La Salle.

“Tenerezza”: amore in dimensione

lasalliana

Per i poveri il La Salle non chiede soloamore ma una sfaccettatura tipica-

mente lasalliana dell’amore: la “tene-rezza”, una virtù che dovrebbe ancoraoggi caratterizzare l’educatore chevuole ispirarsi allo spirito del comuneFondatore. Questi scrive: “Siete chia-mati a istruire i fanciulli poveri e perconseguenza dimostrate loro un tene-rezza tutta speciale. Considerandoli

come membra di Cristo ecome oggetto della sua predi-lezione” (M 80,3). “Ognigiorno voi istruite i fanciullipoveri: amateli teneramentesull’esempio di Gesù Cristo”(M 166,2). “Nutrite per i fan-ciulli poveri a voi affidati sen-timenti di tenero amore… Seusate per loro la fermezza diun padre per allontanarli daldisordine, dovete avere anchela tenerezza di una madre peraffezionarli alle vostre lezionie fare loro tutto il bene possi-bile” (M 101,3).

Conclusione

Perché tanta predilezione verso i po-veri? Solo per motivi umanitari e so-ciali? Il La Salle ci indica la motivazionedi fede per guidarci a preferire i poveri,cioè amare Gesù in loro. Con una rea-listica espressione che dice la condi-zione di miseria degli alunni della suascuola, scrive: “Riconoscete sotto glistracci dei fanciulli poveri a voi affidatiGesù Cristo stesso e servitelo in essi…Che la fede vi faccia compiere verso diloro la vostra missione con affetto e conzelo perché essi sono membra di GesùCristo” (M 96,3).Oggi tutti gli alunni lasalliani sia dellescuole che si rivolgono a un cetomedio-alto, sia quelle popolari ven-gono da noi vestiti con gli abiti allamoda quindi non è questo il parame-tro per vedere Gesù Cristo in loro. Itempi del La Salle sono lontani quindiper riconoscere Gesù negli alunni, oggici sono altri motivi di povertà: diffi-coltà di riuscita negli studi, disadatta-mento scolastico, abbandono percarenza di amicizie, disorientamentoaffettivo dovuto a discordia tra i ge-nitori, solitudine affettiva dovuta a fa-miglie separate e divorziate, carenzadi spiritualità e mancato aggancio congruppi religiosi giovanili… L’educatoreoggi ha bisogno di sensibilità per di-stinguere queste carenze nei proprialunni e riservare a questi le sue par-ticolari attenzioni. ◆

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lasallianità

LA SALLE PROTEGGI TUTTI I BAMBINI DEL MONDO

Nel prossimo mese di aprile ricorrono due importanti date della vita di san Giovanni Battista de La Salle,la nascita a Reims il 30 aprile 1651 e la nascita al Cielo (dies natalis) il 7 aprile 1719.I bambini della scuola elementare di Massa, insieme al loro maestro Fratel Alberto,hanno composto questa bella preghiera al Fondatore e ce la propongono. Recitiamola, specialmente nella settimana lasalliana di maggio e per il La Salle day.

San Giovanni Battista de La Salleche ti sei commosso, come Gesù,dinanzi ai bambini, soprattuttodi fronte a quelli in difficoltàe hai fatto loro dono della tua vita: proteggi tutte le bambinee tutti i bambini del mondo:quelli che fuggono dalla guerra e dalla fame,quelli che subiscono violenze,gli orfani e gli abbandonati,coloro che non frequentano la scuola,ambiente ideale per crescerenel gusto del bello, del bene e del vero.Aiuta maestre e maestri,mamme e papà, nonni, catechisti…a svolgere la loro missione di educatori senza mollare mai.Illumina le loro mentie dilata i loro cuoriperché, con il tuo aiuto,riescano a riempirela vita dei piccoli di cose grandi, che danno senso alla vita.

Amen.

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curiosità lasalliane

Verso la fine del mese di mag-gio del 2008 il santuario del SantoFondatore dei Fratelli delle ScuoleCristiane ricevette due visite illu-stri, quelle di Monsignor GiuseppeLiberto, Maestro Direttore dellaCappella Sistina e del MaestroGianluca Libertucci, organistadella basilica di San Pietro. A chesi doveva la visita di quei valenti enoti musicisti? Il Maestro Liber-tucci negli anni ‘70 era statoalunno della Scuola La Salle, si-tuata a un centinaio di metri dalsantuario e, come tale, avevapreso parte moltissime volte comecantore alle solenni funzioni litur-giche che vi si celebravano perio-dicamente. Dotato di una bellavoce di soprano era entrato suc-cessivamente a far parte dellaCappella Sistina. La passione perl’organo lo travolse: si iscrisse alConservatorio di Santa Cecilia epoi andò a perfezionarsi a Siena.

Asceso ormai nell’Olimpo deigrandi organisti, quel giorno del2008 conduceva il Maestro Libertoa visionare il magnifico strumentoMascioni che lo aveva incantatoda piccolo, per una possibile inci-sione delle musiche organistichedel direttore della Sistina. La cosapurtroppo non ebbe seguito per-ché, se da una parte l’organo ri-spondeva magnificamente alleaspettative del compositore, l’acu-stica della chiesa invece lasciavamolto a desiderare. E così la regi-strazione ebbe luogo addirittura aWuppertal (Germania) e ne scaturìil magnifico Cd Coronas annumbenignitate tua.

Cosa ha mai di particolare que-st’organo? Il Maestro AlessandroSantini, uno dei più noti organistiitaliani degli anni ‘50 e ‘60 del se-colo scorso, collega di FernandoGermani e Ferruccio Vignanelli, nel1951 era insegnante di Organo

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1 Archivio Casa Generalizia, EA 138, d. 8

principale del Pontificio Istituto diMusica Sacra in Roma. Fu chia-mato a tenere il Concerto inaugu-rale il 23 giugno di quell’anno.Lasciò scritto: “Molto ben riusciti iRegistri di fondo, anche a causadella bassa pressione di aria usata,per cui si ottiene un ottimo pastosoamalgama del complesso sonoro.Ottime le Ance e i Registri di effetto.Vada un sincero plauso ai Superioridei Fratelli delle Scuola Cristiane,che hanno voluto dotare la loroChiesa di una preziosa opera d’arte.Alla ditta Mascioni vanno i miglioriringraziamenti, perché ha dato an-cora una volta splendida prova disaper tenere alto il prestigio dell’arteorganaria in Italia” 1.

Fratel Dominikus-Norbert, au-striaco, era anch’egli un buon or-ganista e, quando nel CapitoloGenerale del 1946 fu eletto Assi-stente Generale e per questo mo-tivo, residente alla Casa

L’organo del Santuariodi San Giovanni Battista de la Salle in Roma

Vi hanno suonato tanti musicisti

e compositori, membri della

Congregazione e non solo.

Ha solennizzato e rese

indimenticabili particolari

liturgie e celebrazioni religiose

della storia dell’Istituto dei

Fratelli delle Scuole Cristiane.

Sono trascorsi quasi settant’anni

dalla sua installazione.

Rodolfo Cosimo Meoli, Fsc

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curiosità lasalliane

Generalizia, fu incari-cato di interessarsidell’installazione diuno strumento degnodi un tempio cosìbello. Prese perciòcontatto con le mag-giori fabbriche italianed’organi: Balbiani Ve-gezzi Bossi di Milano,Fratelli Ruffatti di Pa-dova, Tamburini di Crema, Ma-scioni di Cuvio (Varese). La sceltacadde su quest’ultima e l’ordinepartì il 19 dicembre 1949, con l’im-pegno di avere a disposizione lostrumento con tutte le caratteristi-che concordate, per le grandi cele-brazioni previste per gli anni 1950e 1951. Il 1950, oltre che AnnoSanto, prevedeva da parte del PapaPio XII la proclamazione di SanGiovanni Battista de La Salle a Om-nium Magistrorum utriusqe sexuscaelestem apud Deum Patronum. Il1951 era il 3° centenario della na-

scita del Fondatore. L’organo fu co-struito celermente, ma la consegnadovette essere inopinatamente rin-viata perché “la notte del 13 agostolo strumento, completo e montato inlaboratorio, è andato completa-mente distrutto da un violento in-cendio che ha distrutto quasi tuttala fabbrica”, come scrisse VincenzoMascioni a Fratel Diminikus-Nor-bert2. Sconcerto generale, oltre checambio di programmi, perdita ditempo e di denaro da parte delladitta. Nessuno scoraggiamentotuttavia e l’organo fu ricostruito

esattamente come quellodistrutto: 3 tastiere di 61note ciascuna, pedalieradi 32 note, campane di 13note, 45 registri e 3070canne. Negli annali dellaCasa costruttrice di Cuvioquest’organo figura al nu-mero 653.

La grande varietà deitimbri, le sue immense

potenzialità armoniche, dal pianofino al fortissimo travolgente, nefanno uno strumento musicaleineguagliabile. Non a caso l’organoè definito il “re degli strumenti mu-sicali”. “Esso è capace di riprenderetutti i suoni del creato e dare riso-nanza alla pienezza dei sentimentiumani, dalla gioia alla tristezza,dalla lode fino al lamento. Inoltre,trascendendo come ogni musica diqualità, la sfera semplicementeumana, rimanda al divino”, comedisse Benedetto XVI, il Papa musi-cista3. ◆

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2 Archivio Casa Generalizia, EA 138, d. 5: telegramma del 13 agosto e Lettera del 16 agosto di Vincenzo Mascioni a Fratel Dominikus-Norbert. 3 Osservatore Romano del 14.09.2006, Benedizione del nuovo organo della Alte Kapelle di Regensburg.

Rassegnarsi o sognare?

Ciò che consente agli uomini di progettare e modificare positivamente la realtà è la loro fertile e creativaimmaginazione, spesso però mortificata e resa sterile dalla vita frenetica dell’attuale società, tutta presaa risolvere le cose urgenti e a trascurare quelle importanti. Una società sempre in corsa e… puntualmentein ritardo, spesso senza neanche sapere dove voglia andare. Così, senza conoscere la meta da raggiun-gere e incapace di riflettere e di risolvere i problemi, si adagia a vivere una vita mediocre, priva di slancie di ideali. E peggio, capita anche di incontrare persone che, per una sorta di pigrizia mentale, rifiutandoqualunque cambiamento, si intristiscono e si contentano semplicemente di sopravvivere. Una societàformata in massima parte da gente che non sa guardare al di là del proprio naso, sprovvista di stimoli edi idee nuove, è già vecchia. Non si sente mai a posto nell’oggi e non sa proiettarsi nel domani. Per for-tuna, però ci sono anche coloro che, sognando in grande, non si rassegnano a starnazzare nel pollaio,avendo ali di aquile, e riescono con i loro sogni a guardare avanti, perché, come ha detto Edgar Cayce,“i sogni sono le risposte di oggi alle domande di domani”. E Robert Kennedy con entusiasmo: “Ci sonodi quelli che guardano le cose come sono, e chiedono perché? Io sogno cose che non ci sono mai state,e chiedo perché no?”. Se ci domandassimo più spesso: perché no?, e ci convincessimo che tutto è pos-sibile, basta volerlo, probabilmente riusciremmo a cambiare qualcosa e a sperare, con il nostro umilecontributo, in una società migliore.

The dreamer

Sestante

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Verità e potere, spesso nonstanno dalla stessa parte.A fine ottobre 2016 (il 28),

però, un convegno all’Archivio diStato - a Sant’Ivo alla Sapienza(appena in tempo prima del ter-remoto) - li ha messi insieme; perevidenziarne rapporti e possibilideclinazioni: politica e religione,fede e scienza, documenti e storia. Aldibattito sono intervenuti, tra gli altri,Giuliano Amato e Giuliano Ferrara, lostorico Franco Cardini, la coppia discrittori (moglie e marito nella vita)Rita Monaldi e Francesco Sorti (novebestseller tradotti in ventisei lingue esessanta paesi), e il teologo Vito Man-cuso. Per l’occasione anche la presen-tazione di due libri - “Dio e Cesare” e“Mysterium” - molto inerenti al tema.

Il convegno ha dato ampio spazioa un argomento che – ammettiamolo– appassiona. Quei concetti influen-zano e condizionano, in tutte le so-cietà. Ciò che può essere vero non èdetto che lo sia (Monaldi), e ciò che èvero può non esser credibile se nonentra nel circuito mediatico (Sorti). Intutti i tempi: Galileo Galilei fu sicu-ramente un caso mediatico, e ancorprima, molto prima – e per altri versi– lo fu la “vittoria” di Ramses II sugliIttiti. Una verità formale - come puòesserlo pure quella giudiziaria - nonsempre, si sa, corrisponde alla verità.

“Che cos’è la verità?” (Gv18,38) è

l’ultima domanda di Pilato a Gesù.Potere e Verità, Cesare e Dio. Oggi ilpotere temporale non discende piùdalla verità religiosa. Diamo per scon-tata la separazione: Cesare di qua, Diodi là. Un modo per non scannarsi(Amato), per impedire che si possa innome di Dio giustificare anche il mat-tatoio. Dio lo vuole? No, Dio non lovuole. Dio è con noi? Bisogna vederese noi siamo con Dio. Del resto nes-suno di noi penserebbe a uno Statoassolutista per diritto divino (Ferrara).Questo basta alla politica? Natural-mente la politica ha il suo specificonel governo delle istituzioni, costitui-sce sì il regno della realtà, ha per es-senza elementi di strumentalità, manon può asetticamente ridursi sol-tanto in questo e a questo. Altrimentianche nel miglior sistema, con le mi-gliori procedure - le democratiche -potremmo ritrovarci in una dittatura,quella della maggioranza.

L’Europa è vittima di questo se-colarismo esasperato, con una visioneun po’ asettica. La società liquida ri-

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schia di essere troppo angusta pertutti; non solo per gli stranieri chevivono e arrivano da noi, e sono scon-certati dalla freddezza della nostrarazionalità. Una cultura tutta orien-tata in tal senso, e che di fatto pre-scinde da Dio - con un ateismo con-clamato o un agnosticismo praticato- finisce per esserci estranea: ab-biamo bisogno di credere in Qual-cuno, non ci basta credere in qual-cosa; se non c’è nulla che precede.Risultato? Si pregiudica il dialogo traculture che invece - proprio su questoterreno e sui valori conseguenti - po-trebbe avviare e procurare nuove oc-casioni di incontro.

A tal proposito già papa BenedettoXVI, nell’enciclica “Caritas in Veritate”,aveva evidenziato come la religione,con riferimento alla formazione cul-turale, sociale, economica e politica,può dare un apporto allo sviluppo; masolo se trova posto anche nella sferapubblica. ”La dottrina sociale dellaChiesa è nata per rivendicare questostatuto di cittadinanza della religione

Convegno a Roma su Verità e Potere.Quanto conta il circuito mediatico?La visione asettica di un certo secolarismo.L’economia e quel chechiama in causa.Il ruolo dei valori.

Giuseppe Norelli

riflessioni

LA NUOVA POLITICA

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cristiana”. La sua esclusione, al con-trario, impedisce l’incontro tra le per-sone e la loro collaborazione per ilprogresso. È inevitabile, quindi, checon una vita pubblica impoverita nellemotivazioni la politica possa perdereil contatto con quella realtà che in-vece dovrebbe rappresentare. Al con-vegno qualcuno (Ferrara) ha usatol’espressione di andare a testa bassacontro la realtà… Poi il referendumsembra aver confermato quell’espres-sione: il risultato di dicembre e la suaentità, a prescindere dalle posizioni,qualcosa avranno significato? Se lapolitica oggi si presenta con e nel-l’economia, va ricordato che l’econo-mia allora non può limitarsi alle cifre,ma deve chiamare in causa ben altro,a partire dalla giustizia sociale e dalfondamentale rispetto per la persona.

Certo le esigenze dei poteri eco-nomici organizzati in forme soprana-zionali sembrano differenti: nelmondo del lavoro siamo testimoniproprio in questi ultimissimi anni diun pesante ridimensionamento dellegaranzie. In nome del mercato. Ma ilmercato da solo non riesce a produrrequella coesione sociale di cui ha purebisogno per funzionare. Non esistel’autonomia dell’economia (cioè chenon deve accettare influenze di ca-rattere morale). E qui segnaliamoun’altra espressione emersa nel di-battito (ancora Ferrara): non c’è po-tere senza la virtù del sacro. Fuor dimetafora, siamo di fronte al supera-mento della vecchia visione illumini-stica del fattore religioso irrilevantein ambito pubblico. Torniamo a inter-

rogarci sul posto di Dio nellasfera di Cesare: per un nuovosviluppo non si può prescindereda certi valori. In questo sensopossiamo parlare di valorizza-zione di una laicità dello Statoche abbandona la posizioneasettica per sposarne una dimaggior rilievo, a garanzia delpluralismo e della libertà di co-scienza. Solo così l’agire socialepuò evitare di cadere in baliadi interessi privati e logiche dipotere; con effetti disgregatorisulla società.

Ma quale deve essere la posizionedel cristiano rispetto al potere? Alconvegno sono stati citati due testibiblici neotestamentari (Mancuso).Da una parte “poiché non c’è autoritàse non da Dio” (Rm13,1), obbedireall’autorità è obbedire a Dio. È giustoobbedire all’autorità; e la teologiacome “instrumentum regni” (Man-cuso) è chiamata a custodire il poterecostituito perché viene da Dio. Il cri-stiano è fedele al potere politico, cheesiste per il bene dell’uomo, che ge-stisce il mondo dove egli vive, chegestisce il bene comune. Questa è ladimensione conservatrice del potereche fa riferimento a Paolo, al capitolotredicesimo della lettera ai Romani.Da un altro lato nell’Apocalisse, alcapitolo diciottesimo, l’autorità (ro-mana) viene descritta come la grandebestia (la Roma persecutrice), lagrande prostituta, l’avversario di Dio;qui viene in evidenza la dimensione- se così possiamo dire - di opposi-zione, progressista e “rivoluzionaria”:

“Pagatela con la sua stessa moneta”(Ap 18,6). Sembrano due dimensionicontraddittorie. Eppure, anche se-condo il principio di dare a Cesare ildovuto e a Dio quel che è di Dio, ledue posizioni non sono affatto con-traddittorie.

Nel corso della storia sono emerseentrambe. Citando Dietrich Bonhoef-fer (il teologo protestante martire delnazismo) si è parlato di momenti diresistenza e momenti di resa; il cri-stiano è chiamato a saper discernere,a rendersi conto delle situazioni equale soluzione adottare tra le due,entrambe legittime. Tenendo presenteche, comunque, nel cristianesimo nonc’è spazio per il disimpegno: si devonodare risposte, anche politicamente(con mezzi adeguati ), cercando il mi-glior bene possibile (che non è il maleminore), perché la vocazione è quelladi partecipare al bene del mondo af-finché il mondo si avvicini – sia purein modo parziale, appunto possibile -al Regno di Dio.

In questo senso la risposta politicaè pure una forma specifica di evan-gelizzazione (Mancuso): chi vuolepensare il bene del mondo può igno-rarne l’aspetto politico-economico?Anche se la grande cultura è propriola nostra (Cardini), come fa un cre-dente – messo di fronte alle povertàdi oggi (che non sono comunque sol-tanto quelle economiche) - a nonpensare a nuovi stili di vita, a nuovimodelli dello stare insieme, di econo-mia, di finanza?

Con competenza, naturalmente.Dando per scontata l’onestà. ◆

riflessioni

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Louis-Dieudonné (Luigi XIV, Le Roi Soleil) nascetredici anni prima di Jean-Baptiste de La Salle.

Due vite in parallelo.Luigi XIV morirà nel 1715, La Salle nel 1719.

Il primo accentrò ogni potere, il secondo si impegnò a dare una speranza e un futuro ai ragazzi di strada.

la salle e la storia

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DUE ESISTENZE

NEL GRAND SIÈCLE

LA SALLE e LUIGI XIV

Nel grand siècle, chiamato ancheil secolo di Luigi XIV, l’anticosimbolo monarchico del sole

divenne l’emblema e, al tempo stesso,l’identificazione del re con l’astro: il ReSole appunto, tanto da concentrarenelle proprie mani ogni decisione e di-chiarare che l’Ètat c’est moi, “lo Statosono io”, in ultima analisi, la volontà delre, per questo, non nominò alcun primoministro, facendo in modo che il mec-canismo ruotasse sempre intorno allapropria persona.

Quando nel 1651, il 30aprile, a Reims nell’Hôtel de laCloche, nacque Jean-Baptiste,primogenito dell’alto magi-strato Louis de La Salle e di Ni-cole Moët de Brouillet, LuigiXIV di Borbone venne dichia-rato maggiorenne, ma avevasolo 13 anni, era infatti nato il5 settembre del 1638 da LuigiXIII e da Anna d’Austria. Nac-que nel castello di Saint-Ger-main-en-Laye e la sua nascita

fu considerata eccezio-nale e miracolosa, es-sendo avvenuta dopoventitré anni di matri-monio trascorsi senzache la regina avesse par-torito alcun figlio o figliae dopo quattro abortispontanei, tanto che ilpadre gli conferì il nomedi Luigi Deodato, poiché la suavenuta al mondo fu vista comeun dono del Cielo.

Jean-Baptiste ricevette ilbattesimo il giorno stesso in cuinacque. Visse un’infanzia se-rena, rallegrata dalla nascita diun fratellino, Rémy (1652),delle sorelline Marie (1654),Rose-Marie (1656) e Marie-Anne (1658) e del fratello Iac-ques-Joseph (1659).

Luigi Deodato aveva quasi cinqueanni quando il re suo padre morì im-provvisamente. Lui venne chiamato aereditare il trono di Francia, venendo-gli affiancata la madre che gestì il po-tere assieme al Primo Ministro, ilcardinale Mazzarino. Fu in queltempo che il piccolo Luigi finì quasiannegato in uno dei laghetti del giar-dino del Palais-Royal, salvandosi,quando ormai sembrava non esserci

Mario Chiarapini, Fsc

S. Jean-Baptiste de La Salle Luigi XIV, re di Francia

La Salle canonico a sedici anni

Luigi XIV il giorno dell’incoronazione

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la salle e la storia

più speranze. Mazzarino resse le sortidella Francia per molti anni, anche sea 16 anni (1654) Luigi XIV venne in-coronato solennemente nella catte-drale di Reims. Jean-Baptiste, inquell’anno, aveva solo 3 anni, ma ilpadre, come Consigliere al Présidial,partecipò quasi sicuramente alla ce-rimonia dell’incoronazione.

Sei anni dopo (1660), si celebrò ilmatrimonio con Maria Teresa di Spa-gna, mentre Jean-Baptiste diventaconvittore del Collège des Bons En-fants, aggregato all’Università, eccel-lendo nello studio del greco e dellatino; al contrario, Luigi non fu unostudioso modello, ma fu molto sensi-bile alla pittura, all’architettura, allamusica e soprattutto alla danza.

Morto Mazzarino, Luigi poté final-mente assumere i pieni poteri il 9marzo 1661. Jean-Baptiste nel 1662riceve la tonsura nella cappella del-l’arcivescovado.

La famiglia La Salle, nel 1665, perla nascita di altri figli, si trasferiscedall’Hôtel de la Cloche in una casapiù ampia in Rue Sainte Marguerite.

gina Maria Teresa, sposa dello stessore (1683), a mandare il medico dicorte Adrien Helvetius a curarlo. Inaltre circostanze, la marchesa, attra-verso il suo confessore, aiutò finan-ziariamente il La Salle e, in occasionedel contenzioso con i maestri scri-vani, fece pressione presso il Presi-dente del Parlamento per ottenereuna sentenza favorevole al La Salle.Nel 1715, la morte di Luigi XIV privòdefinitivamente il La Salle degli aiuti

di Mme de Maintenon, la quale mo-rirà il 15 aprile 1719, una settimanadopo il La Salle.

Il La Salle per tutta la vita lottòcontro l’ignoranza e molti che nonavevano la sua lungimiranza profeticacombatterono contro di lui; Luigi XIVintraprese guerre sanguinosissime cheridussero la Francia alla bancarotta.

Ai funerali del La Salle trentamilapersone seguirono il suo feretro perdargli l’ultimo saluto colmo di grati-tudine; alla notizia della morte del ReSole, il popolo esultò e festeggiò, per-ché terminava un’epoca di guerre edi sperperi e quando il suo feretrovenne trasportato per la sepoltura fuoltraggiato da sputi e fango che lan-ciava la folla. ◆

Nel 1666, il canonico Pierre Dozetcede la sua prebenda canonicale aJean-Baptiste, il quale, nell’anno suc-cessivo, prende possesso del suostallo di canonico e nel 1668 ricevegli ordini minori.

Nel 1670 Jean-Baptiste entra nelseminario di Saint-Sulpice, ma l’annosuccessivo gli muore la madre e nel1672 anche il padre. Due mesi prima,la sorella Rose-Marie aveva fatto ilsuo ingresso in convento.

Luigi XIV è al culmine dellasua potenza, quando il La Salleabbandona definitivamente Pa-rigi e ritorna a Reims per tute-lare gli interessi di famiglia. Nel1673 frequenta la facoltà diTeologia a Reims e nel 1675 ot-tiene a pieni voti la licenza inTeologia. Continua a studiare efa altri esami. Nel 1676, riceveil diaconato a Parigi e, nel 1678il 9 aprile, è ordinato sacerdote

nella cattedrale di Reims.Luigi XIV regnò per

oltre settant’anni, dal14 maggio 1643, daquando aveva meno dicinque anni, e governòin modo assoluto percinquanta, fino allamorte. Dopo aver presoil potere effettivo, lotrasformò in assoluto, iministri erano semplici consi-glieri, tutte le decisioni (poli-tiche, militari, economiche ereligiose…) erano accentratenelle sue mani. Tentò di affer-mare il dominio della Franciain Europa e nel mondo, com-battendo tre grandi conflitti.Altri, invece, furono gli impe-gni del De La Salle: predicareil Vangelo, combattere l’igno-ranza e dare un futuro ai ra-gazzi senza futuro.

Quando più avanti neglianni il La Salle cominciò a sof-

frire di fastidiosi reumatismi, sarà lamarchesa di Maintenon, Françoised’Aubigné, dapprima istitutrice deifigli di Luigi XIV e, alla morte della re-

La Salle, in un ritratto di Pierre Léger (1734)

Luigi XIV, in un ritratto di Charles Le Brun (1661)

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notizie

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PARMA

Nel 1993, per la difficile situazione finan-ziaria in cui versava la scuola di Parma,è nata la Cooperativa La Salle con loscopo di sostenere e condividere l’impe-gno dei Fratelli nella missione educativa.Tra alti e bassi e nello sforzo di trovare lagiusta sintonia con lo spirito lasallianodella scuola e dei Fratelli, finalmente,dopo un graduale rinnovamento delConsiglio di Amministrazione, il corag-gio e la generosità di tre membri di esso,Andrea Toso Presidente, Saverio Borrinie Franco Ravanetti, non esitarono, sor-retti dalla loro fiducia incondizionata inG. B. (san Giovanni Battista de La Salle,nda), a depositare le loro firme in bancaper garantire gli stipendi ai docenti. Enon si fermarono di fronte alle numerosedifficoltà quotidiane. Al contempo, iniziarono a la-vorare all’esterno della scuola recuperando (graziealla loro credibilità da tutti riconosciuta) contributie finanziamenti che dovevano consentire di realiz-zare i lavori straordinari necessari per poter chie-dere la Parità Scolastica, che poi riuscirono aottenere (in tre anni reperirono circa € 350.000,00).

In quel periodo, l’allora Visitatore Fratel GabrieleDalle Nogare li sostenne concedendo loro la piùgrande fiducia che fu ripagata, mettendo in campotutte le risorse di cui erano capaci. Ma le difficoltà, invece di diminuire, aumentarono,del resto, tutti i membri del CdA erano genitori chegià pagavano una retta per i propri figli. Il numerodegli alunni era piuttosto scarso e le entrate noncompensavano le spese per la gestione. Intanto,come dirigente scolastico e direttore della Comu-nità arrivò Fratel Mario Chiarapini, nell’anno in cuile due Province religiose italiane si riunirono (2003).L’impegno prioritario per lui fu subito quello di farrifiorire la scuola con la crescita del numero deglialunni. A questo scopo, ritenne indispensabile ri-motivare il corpo docente e ridargli credibilità pro-fessionale. Già nei primi due anni, le coseincominciarono subito a migliorare e gli iscritti adaumentare, facendo crescere in tutti anche la fiduciae la speranza, tanto che si inoltrò la domanda alConsiglio di Provincia di poter delocalizzare lascuola, perché quella di vicolo Scutellari, oltre a nonpermettere di accogliere più di un certo numero dialunni, richiedeva notevoli interventi strutturali,nonostante quelli che erano già stati compiuti. Il

Rinascita e riconsegna gestionale della scuola alla Provincia religiosa

Consiglio di amministrazione che deliberò in modo definitivo la delocalizzazione

I tre consiglieri delegati: Ferri, Ravanetti e Borrini

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notizie

“sogno”, così cominciò a essere definito dal CdA ilprogetto di delocalizzazione, si scontrò subito concoloro che lo ritenevano semplicemente utopico. Inostri eroi continuarono a crederci. Diversi furonogli incontri con i membri del Consiglio di Provinciae con il Visitatore Fratel Donato Petti. Al termine diognuno di essi, faceva capolino la sfiducia, maquasi subito allontanata, più convinti che mai chevalesse la pena “osare”. Il Direttore Fratel Mariocontinuava a ripetere loro che, se era volontà di Dio,la nuova scuola si sarebbe fatta comunque. Nel frat-tempo, alla Presidenza della Cooperativa ci fu ilpassaggio di consegne: dopo l’ing. Andrea Toso su-

bentrò l’avv. Fabrizio Ferri. Insieme ai contatti conla Provincia religiosa, non cessò l’impegno di cer-care le varie possibilità edificatorie. Privilegiandoterreni a fianco di una chiesa, si rivolsero anche alPresidente dell’Istituto Diocesano, Don Rosolo Ta-rasconi, il quale, pur non offrendo al momento unasoluzione, espresse tutto il suo sostegno e il suo in-coraggiamento al progetto. Con il Consiglio Episco-pale non andò meglio, sebbene si ipotizzasse l’ideadi una scuola “diocesana” che riunisse (a motivodella crisi vocazionale) varie Congregazioni reli-giose della città e dare a Parma una scuola cattolicasotto la guida della Diocesi. L’idea non fu accolta.I nostri non si scoraggiarono e la sinergia tra un av-vocato (Ferri), un commercialista (Ravanetti) e untecnico (Borrini), con l’incoraggiamento di FratelMario convinto che quel progetto fosse l’unica pos-sibilità di rinascita, cominciò a concretizzarsi. Dopotre anni di incontri, di chiarimenti e di riflessioni, di

proposte e di controproposte avvenuti tra il Consi-glio di Provincia, la Comunità di Parma e il Consi-glio di Amministrazione della Cooperativa, solo nelConsiglio di Provincia del 19 gennaio 2007, venivadeliberato il parere favorevole alla delocalizzazionedell’Istituto De La Salle, ma a condizione che nonci fosse un euro di spesa per la Congregazione e…cosi fu! Dopo molti contatti con imprenditori, dittee altro, venduta la vecchia scuola, con il ricavato fucomperato il terreno e costruita quella nuova intempi serrati, affrontando tutti gli aspetti negoziali,contrattuali, progettuali, tecnici e cantieristici, so-stenuti e portati avanti dai soliti tre consiglieri de-legati: Ferri, Ravanetti e Borrini. Il 27 settembre2008, ebbe luogo la posa della prima pietra e subitoavviati i lavori; l’inaugurazione ufficiale ci fu il 15maggio 2010. Durante i mesi estivi, si procedette altrasloco e, alla fine di giugno, avvenne il trasferi-mento della comunità dei Fratelli con la presa dipossesso dei nuovi ambienti, mentre con settembreiniziava a pieno regime l’anno scolastico 2010-11.La Congregazione si è ritrovata così una scuolanuova con un terreno di circa 15.000 m² a costo zerocon un’operazione complessiva di € 9.000.000,00.Già dal primo anno, nella scuola nuova, le richiesteerano talmente numerose che fu presentata allaProvincia la richiesta di sopralzo per poter rad-doppiare le sezioni facendo un mutuo di €1.500.000,00, pagato ancora una volta dalla Coo-perativa dei genitori.Alla fine di dicembre del 2016, la Cooperativa hariconsegnato alla Congregazione la gestione diuna scuola ben diversa da come era prima, conNido, Materna, doppia sezione di scuola Primariae di scuola Secondaria di 1° grado con circa 500alunni. Nella stessa occasione del passaggio diconsegne, la Cooperativa ha approvato in assem-blea il suo ultimo bilancio che risultava addirit-tura in utile. Negli ultimi 10 anni si sonomoltiplicate le iniziative e con esse i genitori coin-volti, in particolare, le mamme lasalliane e ilgruppo del volontariato.Oggi, direttore dell’istituzione è Fratel AndreaBiondi, al quale viene consegnata una scuola contutte le carte in regola e con i requisiti giusti perpoter progredire e conservare il prestigio che da 180anni Parma le riconosce.

Saverio Borrini

Veduta aerea della nuova scuola di Parma

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notizie

Domenica 30 ottobre si è svolta nella chiesa par-rocchiale della città di Lembecq-lez-Hal una so-lenne celebrazione eucaristica alla presenza di25 Fratelli del Belgio Nord e Sud, di un buongruppo di ex-alunni e di molti fedeli della città.Un magnifico coro ha animato l’Eucaristia chesi è conclusa intonando l’inno al La Salle “Hon-neur à toi”.

A seguito della soppressione dell’Istituto inFrancia, la Casa Generalizia ha avuto sede aLembecq dal 1904 al 1936. L’altare su cui pog-giavano i resti del La Salle in quegli anni vennespostato presso la casa di formazione di Groot-Bijgaarden nei pressi di Bruxelles, ma quando èstata venduta e distrutta, gli alunni hanno sman-tellato il prezioso altare in marmo bianco e otte-nuto l’autorizzazione a posizionarlo sul latodella chiesa di Lembecq nel 1914. Mancavanosolo le reliquie che sono arrivate da Roma, Ma-lonne, Ecuador e Spagna. Infatti, oltre alle reli-quie di San Giovanni Battista de La Salle, gli ex-alunni hanno chiesto che venissero esposte alladevozione dei fedeli anche le reliquie del SantoFratello Mutien-Marie belga, di Fr. Miguel Fe-bres Cordero dell’Ecuador e di otto Fratelli spa-gnoli martiri della guerra civile. Tutti costorohanno vissuto a Lembecq per un periodo ditempo.Una targa commemorativa è stata posta vicinoall’altare, insieme ad alcuni dati circa la pre-senza lasalliana a Lembecq.

Le reliquie di San Giovanni Battista de La Salle di nuovo a Lembecq-Lez-Hal

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BELGIO

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notizie

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Il 1° novembre 2016   haaperto per il suo primo annoil  Noviziato Inter-Africano aBobo-Dioulasso. Diciassettebravi giovani hanno presol’abito e hanno ricevuto copiadella Regola e un crocifissoalla presenza di   Fr.   JulienDiarra, Visitatore del Di-stretto dell’Africa occiden-tale, che ha presieduto la Ce-rimonia. Erano presentianche i Fratelli e le Suore lo-cali e i sacerdoti della Parroc-chia di Notre-Dame du Cé-nacle in cui si trova ilNoviziato.Questo gruppo di Novizi hascelto San Salomone Leclercqcome Santo protettore nelloro cammino di formazione.La cerimonia di preghiera siè svolta la sera ed è stata se-guita da un’agape fraterna.

Nuovi ingressi

al Noviziato

BURKINA FASO

Campo Vocazionale

SINGAPORE

Il team internazionale per le vocazioni (ICVT) di Singaporeha tenuto il suo primo campo vocazionale  su un tema spe-cifico, “Scoprire la mia vocazione”, per i giovani di età com-presa tra i 15 e i 18 anni. I Fratelli Edgar (Filippine) eBenedict (Thailandia) hanno organizzato e accompagnato igiovani dall’8 all’11 dicembre 2016.I giorni sono trascorsi così rapidamente che i ragazzi avreb-bero voluto prolungare l’esperienza. I Fratelli che lavoranoa Singapore con la comunità di St. Patrick’s hanno dato unsupporto concreto con la condivisione di molti momenti co-munitari che i ragazzi hanno apprezzato molto. L’obiettivodegli organizzatori è stato quello di permettere a degli ado-lescenti una riflessione seria sulla vocazione di  Fratellodelle Scuole Cristiane.

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Lunedi, 24 novembre 2016, è stata una giornataemozionante per Raneem e Majd, giorno delloro arrivo a Roma. Molto diversi dalla maggiorparte dei novelli sposi che atterrano in Italia,non sono venuti in luna di miele, ma piuttostoper chiedere asilo. Dopo un coraggioso viaggioda Homs, in Siria, questa giovane coppia haavuto la fortuna di arrivare in Italia. Come mi-gliaia di concittadini nel loro paese, hanno su-perato i confini per fuggire da una sanguinosaguerra che ha avuto inizio nel 2011 e continua amassacrare la popolazione siriana.La fatica e la stanchezza nei loro occhi era evi-dente. I Fratelli hanno messo a loro disposizioneun bel monolocale all’ingresso della Casa Gene-ralizia, precedentemente ristrutturato, per essereabitato da migranti che hanno temporanea-mente bisogno di un alloggio.Davanti a una tazza di tè, la coppia ci ha parlatodelle differenze culturali tra Italia e Siria. “Pur-troppo, non abbiamo avuto ancora il tempo di visitareRoma, ma abbiamo avuto la possibilità di andare inVaticano accompagnati da due fratelli libanesi, FratelLouis e Fratel Jean-Claude. Speriamo di vedere prestoaltre cose della città”. La coppia risiederà nel mo-

nolocale fino a quando non avrà trovato un la-voro stabile e la possibilità di una abitazionepropria.All’università in Siria, Majd ha studiato analisifinanziaria, mentre Raneem educazione. Ora,Raneem e Majd sono desiderosi di impararel’italiano. Dopo una lunga interruzione a causadella terribile guerra, stanno ricominciando  acostruire la loro vita.Nell’altro monolocale di ingresso della Casa Ge-neralizia sono stati accolti Victorine e il figlio di5 anni, Amadou. Anche loro sono rifugiati,avendo lasciato recentemente il Camerun.

ROMA Casa Generalizia

Nuovi amici accolti nella Casa Generalizia

ITALIA

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Una mostra, al Vittoriano,per far conoscere il grandeimpegno caritativo di  reli-giose e religiosi italiani du-rante la Prima Guerramondiale, “un contributosenza il quale”, specifica il cu-ratore don Giancarlo Roccapaolino, “le sofferenze degliitaliani sarebbero state decisa-mente maggiori”. L’iniziativa,inaugurata il 3 novembre alVittoriano in collaborazionecon il Coordinamento Storici

Religiosi, porta in luce numeri e risposte prodotte dai diversi Istituti: “Circa 9.400 - specifica Rocca- i religiosi italiani che hanno preso parte alla guerra, provenienti da oltre 40 Congregazioni, di cui 572 di-vennero ufficiali, 592 furono cappellani militari, 362 furono feriti, 320 morirono in guerra e 376 furono deco-rati”.   Il maggior numero proveniva dai Frati Minori, che in guerra inviarono oltre 2.200religiosi. Trecento i Fratelli delle Scuole Cristiane. Il numero delle religiose impegnate nei vari ospe-dali (da campo, di riserva, territoriali, contumaciali, treni ospedale ecc.) resta imprecisato, ma cer-tamente furono diverse migliaia. “Solo le Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, ad esempio, neimpegnarono circa 800”.La mostra fa anche memoria della trasformazione di centinaia di case religiose in ospedali, come l’IstitutoDe Merode di Roma per i soldati feriti in guerra, diretto da Fratel Alessandro Alessandrini, lasal-liano: 200 posti letto, 160 per i soldati e 40 per gli ufficiali. Palestre destinate alla riabilitazione, la-boratorio di Fisica divenuto laboratorio radiografico, compresa una piccola sala chirurgicaapprontata per gli interventi minori. Tra i volontari tanti convittori poi chiamati al fronte, quindimamme di studenti o ex allievi dei Fratelli. Presso l’ospedale fu istituita anche una scuola elementareper i numerosi soldati analfabeti ricoverati: nel luglio del 1917 con una sentita cerimonia la scuolaconsegnò la licenza elementare a 9 soldati. Attivo fino al dicembre del 1918, tornò in primaveracome scuola a tutti gli effetti. Tra i documenti di particolare interesse i “diari di guerra” di Fratel Pro-spero Giuliani, Fratello delle Scuole Cristiane che aveva combattuto al fronte, vissuto fino a tardaetà, ricevendo diversi riconoscimenti per il valore di-mostrato sul campo. “Il suo resoconto quotidiano dalfronte” spiega Lucia Graziano, dell’Archivio Lasalliano“è spesso, drammatico ed emozionante come le circolari diFratel Leandro, Visitatore della Provincia Torino, a tutti isuoi confratelli che si trovavano a dover combattere al fronte:indicazioni pastorali, preziose, che fornivano ai religiosispunti di riflessione su come seguire la Regola dell’Istitutoin uno scenario del tutto inedito, da quali errori guardarsi;in che modo vivere una vita di preghiera in un contesto cosìaltro, cercando di dare un senso all’esperienza drammatica della guerra”. L’esposizione è rimasta apertafino al 5 febbraio 2017.

Religiose e religiosi italiani nella prima guerra mondiale: una mostra

ITALIA

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Dagli Archivi Lasalliani l’impegno dei Fratelli delle Scuole Cristiane

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notizie

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Il 26 dicembre 2016, durante la celebrazione del Centenariodella Casa a Griñón, è stata conferita l’affiliazione all’Istitutoal Cardinale Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo di Madrid.Per l’occasione erano presenti più di un centinaio di Fratelliprovenienti da diverse comunità di Madrid e Andalusia.I festeggiamenti si sono svolti in un’atmosfera fraterna conil racconto di storie e la rievocazione di molti Fratelli chesono vissuti nella Comunità di Griñón dal 1916, alcuni deiquali hanno avuto un ruolo chiave nella storia della casa. Il cardinale Carlos Osoro, da parte sua, ha espresso il suovivo ringraziamento per l’affiliazione, dicendo che è statoil più bel regalo della sua vita.

Celebrazione del Centenario

della Comunità a Griñón e conferimento

del titolo di affiliato a Mons. Carlo Osoro

Sierra, Cardinale Arcivescovo di Madrid

Un’alta onorificenza

al nostro redattore

ed ex-alunno piacentino

Maurizio Dossena

SPAGNA

Il Presidentedella Repub-blica, SergioMattarella, ha

conferito al nostro redattore ecollaboratore prof. MaurizioDossena la Croce di Cavaliere almerito della Repubblica. Un’ono-rificenza che gli è stata asse-gnata per la sua attività nelcampo della scuola e della cul-tura e, in specifico, in qualitàdi membro del Consiglio Di-rettivo Confederex, infatti è datanti anni responsabile dellaConfederex di Piacenza e del-l'Emilia-Romagna, ruolo in cuisi è distinto sempre per un im-pegno costante e generoso. A lui, che ricordiamo come ex-alunno del Collegio san Vin-cenzo di Piacenza e attual-mente prezioso collaboratoredi Lasalliani in Italia, la reda-zione esprime le più vive feli-citazioni.

ITALIA

Maurizio Dossena tra il Prefetto di Piacenza eil Sindaco di Bobbio, località di cui è residente.

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Le isole dei Caraibi hanno una floraunica e ricca e sono riconosciuti comeun importante punto di riferimentoper la conservazione delle piante daibotanici di tutto il mondo.L’isola di Cuba ha il più alto numerodi specie ed è considerato il centroprincipale per la diversificazione diquesta flora. Durante la prima metàdel 20° secolo, gli studi floristici diCuba sono stati dominati da Fratellilasalliani residenti sull’isola: cinquefrancesi Alain, Cle-

mente, Hioram Juan e León e un canadese Fratel Marie-Victorin. Fr. León e Fr.Alain hanno scritto Flora de Cuba, in cinque volumi (1945-1964), considerata laprima descrizione scientifica e dettagliata della flora dell’isola. Fr. Alain ha scrittoanche la prima raccolta completa di fiori per Porto Rico e Hispaniola e Fr. Marie-Victorin ha effettuato visite con preciso intento botanico ad Hispaniola, Giamaica,Porto Rico e Trinidad.Questi Fratelli, tra i migliori naturalisti che abbiano lavorato nelle isole caraibiche,sono autori di importanti pubblicazioni botaniche, ma anche educatori eccezio-nali. Hanno lasciato un patrimonio unico e di  ispirazione per l’attuale genera-zione di botanici dei Caraibi.

I Fratelli de la Salle e la botanica caraibica

CUBA

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Seminario di formazione lasalliana nel Distretto di Lwanga

KENYA

I Fratelli e gli Associati Lasalliani del Distretto africano di  Lwanga hanno partecipato a un pro-gramma di formazione di una settimana che si è tenuto presso il Rosa Mystica Center di Nairobi, in

Kenya, dal 21 al 26 agosto 2016. L’incontro hariunito partecipanti provenienti dai settori delKenya, Nigeria, Etiopia e Sud Africa. Nonhanno potuto partecipare invece quelli del-l’Eritrea a causa della situazione politica delpaese.Durante il seminario di una settimana, la ri-flessione e la condivisione si sono concentratesul tema “camminare insieme nella solidarietà”,con uno sguardo alla storia, alla pedagogia ealla spiritualità lasalliane.

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26 gennaio 2017. 80 anni fa a Roma arrivava l’urnacon le reliquie di San Giovanni Battista de La Salle.Era il 1937. Dopo decenni di preoccupazioni e timoriper la sorte di quei preziosi resti, finalmente arriva-rono i giorni trionfali. Varcato il confine italiano il 22gennaio 1937, l’urna, non più in incognito, ma benein evidenza su un carro infiocchettato e illuminato,scortato dalla Polizia e seguito da decine di vettureprivate, sostò in varie scuole lasalliane del nord Italiaprima di giungere a Roma. La prima sosta romana funella grande chiesa del Gesù, dove si susseguirono ce-lebrazioni di cardinali e omaggi degli alunni dellescuole della capitale. La mattina del 25 gennaio fecesosta nella prima chiesa romana dedicata a San Gio-vanni Battista de La Salle, quella del Collegio San Giu-seppe in Piazza di Spagna. Nel pomeriggio, il corteosi diresse alla Casa Generalizia e il giorno dopo, an-

niversario della Bolla di approvazione dell’Istituto, sisvolsero solenni funzioni. Da quel giorno sono dunquepassati 80 anni, in genere gloriosi e tranquilli, anchequando la Casa Generalizia, trasformata in ospedalemilitare, dovette ospitare i soldati feriti nel corsodella seconda guerra mondiale, prima italiani, poi te-deschi e infine inglesi. La commemorazione del 26gennaio di quest’anno ha visto la partecipazione ec-cezionale del Board of Regents della Bethlehem Uni-versity, con a capo Sua eminenza il cardinale EdwinFrederic O’Brien, l’ex arcivescovo di Baltimore, poicapo dell’Ordinariato militare statunitense, GranMaestro dell’Ordine Equestre dei Cavalieri del SantoSepolcro e ora membro della Congregazione delleChiese Orientali. Ha concelebrato Sua EccellenzaMons. Giacinto Boulos Marcuzzo, vescovo di Emmause Ausiliare di Gerusalemme dei Latini.

L’ODISSEA DI UN TESORO

Ma veniamo alla storia. Perché odissea? Per laserie sorprendente e preoccupante di vicissitudiniche hanno caratterizzato gli spostamenti delle reli-quie di San Giovanni Battista de La Salle nel corsodegli anni. Perché “tesoro”? Perché si tratta di unvero e proprio tesoro nel senso più completo deltermine, prima di tutto spirituale, ma anche mate-riale, valutabile anche dal prezioso contenitore nelquale esse sono collocate.

1719. Venerdi Santo, 7 aprile. De La Salle muorea Rouen, nella casa di Saint Yon. L’Istituto dei Fra-telli non era allora né approvato dalla Santa Sede,né riconosciuto dalla Francia. Non essendo personagiuridica, non si era permessa la sepoltura in casa.Si accolse così l’offerta del parroco di San Severo,di collocarlo in quella parrocchia.

28 settembre 1724: Re Luigi XV concede le Let-tere Patenti. L’Istituto è giuridicamente ricono-sciuto in Francia.

26 gennaio 1725: Il Papa Benedetto XIII concedela Bolla di approvazione. L’Istituto è giuridica-mente riconosciuto anche dalla Santa Sede. Si puòpensare a sistemare definitivamente la tomba delFondatore.

ottantesimo della traslazione delle reliquie del fondatore

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Osservatore Romano della Domenica con la foto dell’arrivodelle reliquie davanti alla Chiesa del Gesù

Rodolfo Meoli, Fsc

80° ANNIVERSARIO DELL’ARRIVO DELLE RELIQUIE

DI SAN GIOVANNI BATTISTA DE LA SALLE

A ROMA

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ottantesimo della traslazione delle reliquie del fondatore

6 luglio 1734: traslazione dalla parrocchia di SanSevero alla Cappella della casa di Saint Yon doveLa Salle era morto nel 1719. La cassa primitiva fusostituita da una duplice cassa di piombo e dilegno, e furono composte le ossa, sotto il controllodei dottori che ne fecero l’elenco, mentre i notai ro-garono l’atto. La tomba fu scavata sotto il pavi-mento, davanti all’altare maggiore.

3 giugno 1791, vennero i rivoluzionari ad im-porre ai Fratelli di prestare il giuramento scisma-tico. Al loro rifiuto, furono cacciati da Saint Yon eda Rouen. La casa divenne caserma, prigione, ma-

gazzino, deposito. Lo scempio maggiore fu la pro-fanazione della cappella e della tomba delFondatore, le cui ossa furono abbandonate fra rot-tami e calcinacci.

Nel 1819 i Fratelli tornarono a Rouen, ma fuvano ogni loro tentativo per riavere la casa di SaintYon. Intanto nel 1830 si muovevano i primi passidel processo di Beatificazione del La Salle, e recu-perare iI suo corpo era la prima cosa da fare. Otte-nute le necessarie autorizzazioni, il 1.4 maggio1835, dopo ore di ricerche, ecco apparire final-mente, mescolate ai detriti delle volte abbattute ealla terra, le ossa tanto sospirate. Non tutte furonoritrovate. Il desiderio era quello di collocarle vicinoal cuore dell’Istituto, cioè alla Casa Madre, a Parigi.Ne fu fatta richiesta al Vicario Generale della dio-cesi di Rouen, il quale rifiutò per varie ragioni. In-nanzitutto, perché le ossa sarebbero state più sicurea Rouen, città più tranquilla di Parigi; poi, perchéera opportuno che il corpo restasse dove si stavafacendo il processo canonico di beatificazione. AllaCasa Madre fu mandato un frammento dello

sterno. La nuova cassa contenente le Reliquie fumurata dietro l’altare maggiore della cappella dellaScuola Tecnica che i Fratelli avevano aperto aRouen, nel quartiere di Saint Lo. II 12 dicembre1887, alla vigilia della Beatificazione, la cassa ve-niva di nuovo aperta per trarne le Reliquie da of-frire al Papa, ai Cardinali, ai Vescovi e alleComunità dei Fratelli. II 30 maggio 1888, a pochimesi dalla cerimonia della beatificazione, erapronta un’artistica nuova urna in bronzo dorato,quella che ancora oggi si ammira.

1904, anno nefasto per la Chiesa di Francia e perl’Istituto: via tutti i diecimila Fra-telli dal suolo di Francia. Si temetteancora una volta per la sorte delleReliquie. La paura di una possibileprofanazione fece giocare d’astu-zia: l’urna preziosa scomparve dalCollegio di Rouen e collocata se-gretamente in una chiesa poconota, dietro una vecchia lapide cheparlava d’una contessa morta damolto tempo. La Casa Madre in-tanto era stata trasferita a Lem-beek-lez-Hal in Belgio.

1906: L’urna delle reliquie, toltada quel luogo segreto e, collocatain un’anonima cassa da imballag-gio, insieme ad altre casse, fu tra-sportata a Lembeek e sistematasull’altare della grande cappella

della nuova Casa Madre.1915: 1° guerra mondiale e ancora preoccupa-

zione per le reliquie, che furono di nuovo segreta-mente sepolte in una buca profonda, lontane daocchi indiscreti e da pericoli di bombe.

1936: La Casa Madre fu trasferita a Roma, in ViaAurelia.

I GIORNI DEL TRIONFO

Terminata la costruzione della Casa Generaliziae della Cappella, le Reliquie potevano lasciare ilBelgio per riposare definitivamente non lontanodalla tomba del Principe degli Apostoli.

Dopo un solenne triduo d’addio a Lembecq-lez-Hal, nei giorni 14, 15 e 16 gennaio, sistemate in unarobusta cassa di legno, le Reliquie furono avviate aBruxelles, ove vennero venerate la sera del 16. Il 17solenne pontificale al mattino, vespri la sera, e poipartenza. Attraversato il Belgio e il Lussemburgo,giunsero a Basilea alle tre del mattino del giorno 18.

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Un gruppo di pellegrini in visita a Lembeek-Iez-Hal in Belgio

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ottantesimo della traslazione delle reliquie del fondatore

Alle ore 13 dello stesso giorno erano a Chiasso. Secondo le intenzioni dei Superiori tutto il viag-

gio avrebbe dovuto compiersi nel più stretto inco-gnito; invece, una volta varcato il confine italiano,assunse man mano le proporzioni di un vero e pro-prio trionfo. Per ordini (misteriosi!) venuti daRoma, il Reliquiario continuerà il suo viaggio inun’automobile appositamente attrezzata. Non solo,ma sarà costretto a una serie di soste im-previste. Iniziò così il viaggio trionfaleverso la Città eterna di Colui che, duesecoli prima, non avendo potuto soddi-sfare il desiderio di recarsi a Roma men-tre era in vita, vi aveva inviato i dueFratelli Drolin per significare tutto il suoattaccamento alla Sede di Pietro.

All’uscita dalla stazione di Chiasso siformò un corteo di decine di automobilidietro un’auto staffetta. Le auto che au-mentavano man mano di numero,erano quelle degli alunni dell’ IstitutoGonzaga di Milano e delle loro famiglie.Il Cardinale Ildefonso Schuster, Arcive-scovo di Milano, accolse l’Urna inDuomo per un omaggio di tutta la suaDiocesi al Fondatore delle Scuole Cri-stiane. La sera, 1’Urna fu portata all’Isti-tuto Gonzaga per la veglia notturna prima diritornare nuovamente in Duomo per l’omaggio ditutte le scuole della città.

Da Milano a Vercelli, a Biella, il trionfo continuòcon lo stesso ritmo: autorità religiose e civili, uniteal popolo in massa, si inchinavano innanzi al-l’Urna. Dopo una sosta alle Case di formazione diRivalta e di Grugliasco, il giorno 21 era a Torino,ove si ripetettero le accoglienze trionfali nelle tre

principali Comunità: il Collegio S. Giuseppe, l’Isti-tuto La Salle e la Scuola Arti e Mestieri, più unafunzione solenne in Cattedrale, presieduta dal Car-dinale Maurilio Fossati Arcivescovo e numerosiVescovi.

Da Torino, altre soste ad Alessandria, Novi Liguree Genova. A Pontedecimo, una delegazione dellacittà andò incontro al corteo che, sotto una pioggia

di fiori, si diresse verso la cattedrale di San Lorenzo.Il Cardinale Carlo Minoretti, Arcivescovo della città,la ricevette, e, entrato in chiesa, inneggiò al Santo che“amò e nobilitò la missione del Maestro, e perfezionòi metodi d’insegnamento”. Dopo Genova fu la voltadi Viareggio, non senza una fermata a Chiavari, im-plorata dal Vescovo del luogo. A Viareggio si fece tro-vare l’Arcivescovo di Lucca venuto espressamenteper il solenne pontificale.

Finalmente si era sulla Via Aurelia, la viadi Roma! A Civitavecchia, il Vescovo Mons.Luigi Drago implorò e ottenne una breve fer-mata innanzi alla sua Cattedrale, poichéanche a Civitavecchia avevano insegnato ifigli di S. Giovanni Battista de La Salle.

A 40 km. da Roma, due EminentissimiPorporati, i Cardinali Carlo Cremonesi eFrancesco Marmaggi, antichi alunni dei Fra-telli, erano in attesa per dare il primo benve-nuto al Fondatore delle Scuole Cristiane.Poco dopo si univano ad essi altri due emi-nentissimi cardinali, Camillo Laurenti e Pie-tro Gasparri.

Alle porte di Roma attendeva intanto uncorteo di qualche centinaio di automobili chefaranno scorta all’urna fino a quando arri-

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L’urna con le reliquie, scortata, percorre Ponte Sant’Angelo

Arrivo in Via Aurelia

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ottantesimo della traslazione delle reliquie del fondatore

verà alla Casa Generalizia. Dinanzi all’ingresso deiMusei il Governatore della Città del Vaticanoaveva fatto preparare un autocarro scoperto, inmodo che l’urna con i resti del santo potesse esserevista più facilmente. Si entrò in città costeggiandola mole Adriana, e, attraversato Corso VittorioEmanuele, si giunse alla Chiesa del Gesù, ove at-tendeva il Cardinale Vicario insieme ad altri duecardinali, Giacomo Cattani e Nicola Canali.

A un telegramma inviato quella sera stessa dalSuperiore Generale della Congregazione al SantoPadre, così rispondeva il Sostituto della Segreteriadi Stato Card. Eugenio Pacelli:

Augusto Pontefice, felice di salutare, con Roma esultante, levenerate Reliquie del grande Apostolo della spirituale ele-vazione e della cristiana formazione della gioventù, S. Gio-vanni Battista de La Salle, ringrazia la Divina Bontà delnuovo prezioso dono concesso alla terrestre città dei Santi e,rinnovando ardenti voti di sana educazione religiosa per legiovani generazioni, speranza della Chiesa e della Patria,invia di cuore all’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane,ai suoi membri, alle sue opere, ai suoi alunni e ex alunni,l’Apostolica Benedizione.

Cardinale Pacelli

Il 24 gennaio continuò l’omaggio dell’Urbe pressola Chiesa del Gesù e la sera il Cardinale Carlo Salotticelebrò un solenne pontificale, animato dai PueriCantores della scuola Angelo Braschi della CappellaGiulia. A tarda ora, l’Urna venne trasportata al Col-legio San Giuseppe, dal momento che era la primaChiesa consacrata a San Giovanni Battista de LaSalle, già nel lontano 5 giugno del 1900, meno di unmese dopo la canonizzazione.

Nella mattinata, si svolse l’omaggio degli alunnidi Piazza di Spagna e nel pomeriggio del 25, il Re-liquiario giungeva finalmente alla Casa Generali-zia. Qui il 26, anniversario della Bolla di

approvazione dell’Istituto, si svolsero solenni fun-zioni, chiuse la sera dall’Em.mo Cardinale EugenioPacelli, Segretario di Stato e Protettore dell’Istituto.

“Hic expectat resurrectionem » fu scritto sullaprima tomba del santo nella parrocchia S. Severodi Rouen. Ora a Roma per l’umile Canonico diReims, fattosi Maestro per amore dei piccoli, si av-verava la divina promessa: Qui ad justitiam eru-diunt multos, quasi stellae in perpetuasaeternitates fulgebunt. ◆

Davanti alla Casa Generalizia

Giovanni Paolo II davanti alle reliquie (21/11/1981)

Nell’atrio della Casa Generalizia

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notizie

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BURKINA FASO

Dal 14 al 21 Novembre2016, il Charles Lwanga Col-lege di Nouna (BurkinaFaso) ha vissuto la sua set-timana lasalliana sul tema“Vocazione lasalliana e cul-tura della pace”. Organiz-zata dall’Istituto deiFratelli delle Scuole Cri-stiane della comunità sco-lastica Charles Lwanga,questa settimana ha con-tato sull’effettiva parteci-pazione di docenti epersonale, studenti dellescuole superiori (600) diapprendisti del centro diapprendimento e sviluppoartigianale (80 allievi), autorità civili e religiosedella città. La settimana prevedeva: un concorso delle mi-gliori poesie, canzoni e recite sui temi propo-sti; una conferenza sullo stesso tema con irelatori Fratel Antoine-Marie Dabire, membrodella comunità dei fratelli di Nouna, e da Mr.Jules Traore; dei momenti di preghiera e unasanta Messa di ringraziamento per la canoniz-zazione di Fr. Salomone Le Clercq; infine, una

serata lasalliana con danze, proiezioni di filmsui Fratelli e lasalliani e ancora poesie, recite,canzoni.La settimana è risultata una bellissima espe-rienza e l’iniziativa è stata riconosciuta dall’AltoCommissario della Provincia di Kossi, oltre chedal Vescovo Joseph Sama. Anche gli studentihanno apprezzato l’evento: l’ottima qualità dellepoesie presentate e delle canzoni eseguite lohanno dimostrato.

Settimana Lasalliana presso il Collegio Charles di Lwanga

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notizie

Riunione degli educatori lasalliani per la giustizia e la pace

MALESIA

Si è svolto, presso l’Hotel Equato-rial a Malacca, in Malesia, dal 4all’8 dicembre 2016, il 9° Con-gresso di Educatori LasallianiAsia Pacifico (APLEC 9). Allaconferenza hanno partecipatocirca 150 delegati provenienti dapaesi membri della PARC (Asia-Pacifico), quali Singapore, NuovaZelanda, Myanmar, Filippine,Thailandia, Sri Lanka, India e ilpaese ospitante, la Malesia.Gli educatori e dirigenti di varieistituzioni educative della PARC

sono stati impegnati in conversa-zioni circa la comprensione e lapromozione della missione lasal-liana, Quest’anno, il tema “Lasal-liani che lavorano per la pace e lagiustizia”, ha riunito oratori moltoesperti. Fratel Armin Luistro harivolto domande agli educatorisul come rispondere all’influenzadei social media e alle minacceche condizionano la mente deigiovani di oggi riguardo le veritàsulla pace e la giustizia. Altri rela-tori hanno sottolineato come la

spiritualità lasalliana sia di vitaleimportanza nella formazionedegli educatori e come si adatti aun contesto multireligioso. Ilcommissario per i diritti umanidella Malesia, Jerald Joseph, hadescritto i vari temi sulla pace e lagiustizia che interessano diversipaesi della regione. La conferenza si è conclusa conun workshop sulla pianificazionestrategica focalizzata sui principidi educazione lasalliana.

Due nuovi ministri, ex-alunni lasallianiLIBANO

Complimenti ai due nuovi Ministri dell’Energia e degli Affari Sociali, ex-alunni del Collège Mont La Salle diBeirut.Il Dr. Abi Khalil è nato nel 1971, si è diplomato al Collège Mont La Salle nel 1989, in matematicaelementare. Ha poi studiato Ingegneria Civile presso l’Università di Saint Joseph.Nel 1995 è divenuto membro dell’Ordre des Ingénieurs de Beyrouth e dal 2009 ricopre ilruolo di Consigliere del Ministro dell’Energia e dell’Acqua. Come ingegnere e consu-lente del Ministero, il sig. Abi Khalil ha contribuito fortemente allo sviluppo dell’elet-tricità, dell’acqua e del petrolio.

Il sig. Bou Assi è nato nel 1966. Anche lui si è diplomato al Collège Mont La Salle, nel1984, nel settore Scienze Sperimentali. Ha poi studiato Legge all’Università di Saint Joseph, primadi lasciare il Libano per la Francia, dove ha studiato Gestione e diretto diverse aziende.

Dr. Abi Khalil

Il sig. Bou Assi

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notizie

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ROMA

L’Accademia Musicale Romana è una ONLUS co-stituita nel 1997 per promuovere manifestazioniculturali intese a sviluppare in campo musicale enon solo, il livello di formazione artistico culturaledelle nuove generazioni sia mediante l’organizza-zione di Corsi musicali dal livello di base all’AltoPerfezionamento, sia attraverso la realizzazione diconcerti con nomi importanti del concertismo ita-liano e internazionale, sia attraverso la presenta-zione al grande pubblico di nuovi talenti tramiteConcorsi per giovani musicisti con oltre 750 mani-festazioni.Si avvale della collaborazione di valenti musicistisolisti e anche in formazione da camera dal Duo alTrio al Sestetto. Fiore all’occhiello è l’Orchestra del-l’Accademia Musicale Romana (formata da un or-ganico variabile, dalla formazione da camera di 12- 14 elementi fino a 55).Dal 2013 l’Accademia Musicale Romana collaboracon l’Istituto “Colle La Salle” in Via dell’Imbrec-ciato a Roma realizzando la rassegna di concertidenominata “Incontri Musicali al Colle” giuntaormai alla V Edizione.Questa attività concertistica ha permesso di far esi-bire presso l’Aula Magna dell’Istituto musicistiprofessionisti di fama nazionale e internazionale,quali il M° Domenico Ascione (chitarrista concer-tista e Docente del Conservatorio “S. Cecilia” diRoma) il M° Pietro Picone (oboista solista dell’Or-chestra di Ennio Moricone), nonché giovani e gio-vanissimi nuovi talenti scelti sia tra gli studenti deiCorsi Musicali sia tra i vincitori del Concorso In-

ternazionale “Premio Accademia” che l’Accade-mia Musicale Romana svolge da 7 anni con il Pa-trocinio della Commissione Europea -Rappresentanza in Italia e con l’Ambasciata di Li-tuania.Il Concorso “Premio Accademia” vede ogni annola partecipazione di giovani musicisti provenientida tutto il mondo e si svolge in collaborazione convari enti internazionali.Dall’ottobre 2015, l’Accademia Musicale Romanasvolge, sempre presso l’Istituto “Colle La Salle”,anche i Corsi Musicali preaccademici in conven-zione con il Conservatorio “S. Cecilia” di Romaper la preparazione ai corsi di Laurea Triennale edi Biennio di Specializzazione presso i Conserva-tori di Stato di tutta Italia.I Corsi Musicali preaccademici in convenzione conil Conservatorio “S. Cecilia” sono aperti anche agliadulti, in tutte le discipline dei vari strumenti mu-sicali (Pianoforte, Chitarra, Violino, Violoncello,Contrabbasso, Flauto, Clarinetto, Fagotto, Tromba,Trombone, Percussioni, Sassofono, Jazz, Musicaper il Cinema ecc) con Docenti di fama nazionalee internazionale sia per il settore classico sia per ilsettore jazz.I Corsi Musicali prevedono molte agevolazioni pergli studenti delle scuole Lasalliane e danno la pos-sibilità di partecipare anche a delle vacanze studioinserite nell’ambito dell’Accademia Festival, unFestival internazionale che si svolge nel mese diLuglio da 7 anni presso il Comune di Saracinesco,un piccolo Borgo medievale alle porte di Romaideale per una vacanza culturale.Con il Concerto svoltosi lo scorso 28 gennaio peril 20° anniversario della fondazione dell’Accade-mia Musicale Romana si è dato inizio anche adun’altra importante attività che sarà l’OrchestraGiovanile dell’Accademia Musicale Romana cheavrà la sua sede proprio presso l’Istituto “Colle LaSalle” e vedrà la partecipazione di giovani studentiaffiancati da Maestri professionisti che svolge-ranno molte importanti iniziative anche con la par-tecipazione degli studenti lasalliani.

Giuseppe Martone

Attività Musicale al Colle La Salle

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notizie

BRASILE - CILE - MOZAMBICO

A Cecrei, in Sao Leopoldo/RS,si è tenuta dall’’8 al 13 gennaiol’Assemblea-Ritiro dei Fratellidel Distretto La Salle Brasile-Cile alla quale hanno parteci-pato Fratelli di età e luoghidiversi del Brasile, Cile e Mo-zambico. “L’Assemblea è stata larealizzazione di una proposizionedel Capitolo di Provincia ed è stata

l’occasione per i Fratelli di in-contrarsi e parlare delle loroesperienze. Credo che sia stataun’opportunità importante perla convivenza fraterna”, hadetto Fratel Hugo Mombach. La sessione comprendevamomenti di preghiera e diriflessione sui temi che ri-guardano la vita, la mis-sione e la gestione delDistretto, e anche la riconfi-gurazione del programmadi formazione iniziale e vo-cazionale. “Sono molto contentodi essere in questa Assemblea, inprimo luogo perché ho rivisto conpiacere le persone con le quali hoavuto contatti di lavoro. Ho vistoanche che c’è  un gruppo di gio-vani Fratelli, che è molto impor-tante e significativo perl’Istituto” ha dichiarato unFratello. Anche il tema del mi-sticismo è stato molto impor-tante in seno all’Assemblea. La presenza di Fratel RobertSchieler, Superiore Generale, èstata molto importante.

Ha parlato della cultura voca-zionale, di itinerari di forma-zione e di vita comunitaria.Ha rilasciato un’intervista aicanali di comunicazione del-l’Istituto con cui ha dialogato,tra l’altro, sulla sua lettera pa-storale, sulla spiritualità, sullaRegola dei Fratelli e sulla mis-sione lasalliana oggi.“Quando parliamo di spiritualità,stiamo parlando di atteggiamentie modi di comportarsi che ci aiu-tano a essere alla presenza di Dioe vivere come discepoli di Gesù”.

I Fratelli celebrano in fraternità la vita e la missione lasalliana

L’Assemblea-Ritiro si è svolta in Brasile e ha visto la partecipazione di 140 Fratelli e Formatori.

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notizie

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ROMA

Fratel Alexander Gon-zález, proveniente daldistretto di Bogotà, è ilnuovo segretario coor-dinatore del servizio dicomunicazioni e tecnolo-gia dell’Istituto. Primadi arrivare a Roma hadiretto una grandescuola lasalliana a Zipa-quirá (Colombia). Con

l’incarico ricevuto si unisce a un gruppo di la-voro ben preparato professionalmente, grazieal valevole contributo del precedente segreta-rio coordinatore, Fratel Jesus Martin, tornatola scorsa estate al suo paese di origine, la Spa-gna. È di recente approvazione il piano comu-nicativo per l’Istituto e la famiglia lasalliana,scritto dalla direttrice della comunicazione,Ilaria Iadeluca, con la supervisione di Fratel

Jésus Martin. In questo contesto di cambia-mento e rinnovamento, anche in virtù dei pro-ponimenti espressi nelle circolari 469 e 470, ein vista di un nuovo apporto comunicativoorientato a dare sempre maggiore rilevanza almondo e all’operato lasalliano, Fratel Alexan-der avrà il compito di traghettare l’Istitutoverso un’informazione sempre più mediaticae puntuale. Il team (nella foto, da sinistra a de-stra: Luigi Cerchi, Ilaria Iadeluca, Leda Si-meoni, Fabio Parente, Fr. Alexander Gonzàlez)continuerà a lavorare per migliorare ulterior-mente la comunicazione dell’Istituto, sia in di-gitale che stampata, trovando sempre unequilibrio tra profondità, estetica e pertinenza,in modo da poter sostenere la missione di por-tare il Vangelo nel mondo dell’educazione.“Nel mondo lasalliano c’è molto da condividere suciò che Fratelli e laici svolgono; la comunicazionetra di noi deve aiutare a costruire ponti dove qual-

cuno vuole erigere muri … “. “Ciòche siamo come comunità religiosadedicata all’educazione deve esserecondiviso tra di noi e con altre con-gregazioni e istituzioni laiche e reli-giose”, puntualizza FratelAlexander. “Le reti sociali sono unospazio che dobbiamo continuare aconquistare per avvicinarci semprepiù ai giovani e agli insegnanti checondividono la nostra passione perDio e per l’umanità”.

Ilaria Iadeluca

Fratel Alexander Gonzalez, nuovo Segretario coordinatore del Servizio

di Comunicazione e Tecnologia

Il team del Servizio Comunicazioni

Fratel Alexander Gonzàlez

Al servizio di comunicazioni e tecnologia, la rivista Lasalliani in Italiaè particolarmente grata per le notizie di prima mano

che le mette a disposizione, provenienti dal mondo lasalliano.

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notizie

Sport e formazione. Malagò ricorda i suoi anni al De Merode

Il presidente del Coni, Gio-vanni Malagò, è intervenutogiovedì 19 gennaio, pressol’Istituto De Merode di Piazzadi Spagna alla presentazionedel libro “Uomini in cattedranon per mestiere ma per passione”di Fratel Remo L. Guidi, galle-ria di protagonisti del mondolasalliano, molti dei quali vis-suti dentro le mura del Colle-gio di piazza di Spagna. Malagò, dopo aver parlatodelle attività e delle finalitàdel Coni che si preoccupa diavere una particolare atten-zione ai ragazzi per uno sportche forma la persona, ha ag-giunto: «Quel che sono lo devo al Collegio De Merode.Sono a casa qui. 13 anni di scuola, dalla prima elementarealla maturità scientifica, grazie alla testardaggine di miopadre che, pur abitando al Fleming si impose, perché ilDe Merode è una scuola molto seria». E ha proseguito,ricordando «quei meravigliosi 20 minuti tra una cam-panella e l’altra, il tempo del 2 contro 2 nel campetto, perpoi, sudatissimi, rientrare in classe». E a propositodella polisportiva, geniale intuizione dei Fratelli,con la sua punta di diamante nella Stella Azzurra,

rinomata squadra di basket,un «percorso unico e raro. Nonesiste altra scuola che ha unaidentità simile con un grupposportivo», è stato il commentodi Malagò. Non solo didat-tica e insegnamento, ma cre-dibilità, attenzione allaformazione integrale del sin-golo, spirito di gruppo. Que-sto il ricordo del presidenteMalagò relativo agli anni delDe Merode. «Avevo un record:dal ’64 al ’77 ho fatto 13 giornidi assenza. Ero felice di andare ascuola, anche con la febbre. Gliultimi tre anni mi davano anchele pagelle da compilare, per dare

l’idea del rapporto che avevo con i Fratelli. Lo sa il presi-dente dell’associazione degli ex studenti: appena arrivail bollettino mi iscrivo. Se qualcosa ho fatto di buono èperché sono stato formato qui». Medaglie d’oro, 60/60allo scientifico. «È stato un onore crescere tra questemura. Possono capirlo le persone che vi sono passate.Fantastici  Freres  che ci hanno accompagnato, che mihanno regalato il senso del dovere, della responsabilità,quella che solitamente si dovrebbe imparare in famiglia».

Laura Galimberti 

ROMA

Il presidente del Coni alla presentazione del librodi fratel Remo Guidi

AA.VV. Istruzione e formazione. La Provincia Piemontese dei Fratelli delle Scuole Cristiane,a cura di Walter E. Crivellin, Effatà Editrice, 2016, pp. 531, € 32.

Se la stella lasalliana è giunta a brillare anche sull’Italia già all’inizio del 1700 tramite fratel

Gabriel Drolin inviato a Roma dal De La Salle, è dal 1829 che ha trovato sede stabile in Pie‐

monte, per poi irradiarsi in altre località a diffondere la sua luce. La crisi vocazionale del nostro

tempo pare che la celi sotto un velo nebbioso, ma spetta a noi ‐ Fratelli e docenti laici che con‐

dividono lo spirito del Fondatore ‐ meritare che la Provvidenza perpetui il suo sostegno.

Una rivisitazione della storia passata costituisce uno stimolo efficace sia per recuperare una

certa soddisfazione e fierezza per quanto è stato operato sia per essere sospinti da un nuovo

afflato di fiducia e di entusiasmo. La silloge storiografica di questo volume, che raccoglie i

contributi di diversi studiosi, illustra momenti e aspetti diversi dell’opera svolta dai seguaci

del La Salle nella storia quasi bicentenaria della Provincia Piemontese.

Oltre al profilo storico ‐ che coinvolge anche i rapporti con le autorità civili ed ecclesiastiche

‐ vengono documentati gli apporti pedagogico‐didattici, i temi della gratuità, dell’editoria,

dell’edilizia, della catechetica, dell’attività sportiva, concludendo con l’originale apporto de‐

vozionale offerto dal venerabile fratel Teodoreto. Alla gratitudine nei confronti dei collabo‐

ratori per la pregevole qualità del loro contributo, va aggiunto l’apprezzamento per la

scrupolosità delle indicazioni bibliografiche, basterebbe sottolineare le 24 pagine dell’In-dice dei nomi e dei luoghi per comprendere quale vasto panorama sia stato esplorato.

Su questo sconfinato campo didattico e apostolico, hanno tracciato solchi fertili indimen‐

ticabili Fratelli, che non hanno cercato un successo personale da esibire ma, umilmente e

laboriosamente, si sono posti al servizio dell’opera e dell’istituzione lasalliana: essi hanno

impresso un’orma nelle iniziative realizzate, ma quella più profonda è stata calata nelle menti e nei cuori di quanti hanno

goduto il beneficio di incontrarli.

Cesare Trespidi

IN VETRINA

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Nell’era del web la notizia correalla velocità della rete. Bella obrutta, vera o falsa, arriva co-

munque a quella macina da mulinoche è la nostra mente. E chi è incari-cato del mulino può decidere se ma-cinare grano o zizzania. Il pensiero èdi papa Francesco, in apertura del suomessaggio per la 51a giornata mon-diale delle comunicazioni, che si ce-lebrerà il prossimo 28 maggio. Unmodo per dire: occhio, ragazzi! Quicircola di tutto e tutti possono acce-dere, diffondere, condividere…

In ogni caso tanta tecnologia nonvuol dire automaticamente culturadell’incontro. Connessione non signi-fica trovarsi nell’anima. Per favorireuna cultura verso l’altro, per comuni-care speranza e fiducia oggi è neces-saria una comunicazione costruttiva,senza pregiudizi. Certo questo è iltempo della post-verità e dei nuovimuri, annunciati ma anche realizzati;radicati in paure spesso più strumen-tali che di sostanza. Ma tant’è.

Il Papa ha le idee chiare. “Credo cisia bisogno di spezzare il circolo vi-zioso dell’angoscia e arginare la spi-rale della paura, frutto dell’abitudinea fissare l’attenzione sulle cattive no-tizie”. Quali? Guerre, terrorismo, scan-

dali e ogni tipo di fallimento umano.Non si tratta ovviamente di dire chetutto va bene. Né ottimismo ingenuoo - peggio - disinformazione. Però inun sistema dove la buona notizia chenon fa presa non è una notizia, doveil dolore e il male vengono facilmentespettacolarizzati, non è difficile latentazione di anestetizzare le co-scienze o scivolare nella disperazione.

Nel nostro stile comunicativo nondobbiamo lasciare al male il ruolo diprotagonista. Sembra un pensiero aeffetto di fronte a una realtà che èquello che è. E invece no. Perché in-tanto il protagonista finisce per pren-dersi la scena. E poi, se ci pensiamobene, il male non è certo quello percui siamo stati creati;chiedetelo a un bam-bino? E allora se, purcon i nostri limiti, ilmale non appartienealla nostra vocazione,il male è solo unaperdita di tempo.Quindi via apatia erassegnazione: vannoincoraggiati - sia inambito professionaleche nelle relazionipersonali - stili aperti

e creativi, che mettano in luce possi-bili soluzioni, ispirando nelle personedestinatarie della notizia approccipropositivi e responsabili. Il tutto innarrazioni contrassegnate dalla logicadella “buona notizia”.

E qui papa Francesco fa un passoavanti. La vita non è una cronacaasettica, ma una storia che attende diessere raccontata attraverso la sceltadi una chiave interpretativa. La realtànon ha un significato univoco, tuttodipende dallo sguardo con cui vienecolta. Ci possono essere tante versionidi quel che accade. Ma c’è un rischio:posso assolutizzare lo sguardo. La su-perbia, anche inconsciamente, ci ri-porta all’io. Chi non ricorda la battuta

magistero

COMEFARINEL BUIO

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28 maggio 2017Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Il messaggio del Papa:“Non temere perché io sono con te”(Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo. Un protagonista che non ci appartiene. La realtà e gli occhiali che fanno notizia. La nostra storia.

Giuseppe Norelli

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nel film “Il marchese del Grillo”…”per-ché io sono io, e voi non siete…”? Ilconcetto è chiaro: conta soltanto unarealtà, la mia.

Ancora un passo avanti del Papa.Abbiamo bisogno degli occhiali perleggere la realtà. A volte lo sappiamo,a volte no, non lo sappiamo; ma l’oc-chio da solo non basta. Prima o poi -se siamo onesti con noi stessi - neprendiamo coscienza. E abbiamopaura. L’io non è l’io che credevamo,altro che dieci decimi! Con questavista quel che resta del giorno è poco.Questione di tempo, e soprattutto diluce. Ci vogliono gli occhiali. Maquali? Quali saranno quelli giusti?

Ancora un passo avanti. “Per noicristiani, l’occhiale adeguato per de-cifrare la realtà non può che esserequello della buona notizia, a partiredalla Buona Notizia per eccellenza: ilVangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio”.La buona notizia è Gesù stesso. Leg-gendo il Vangelo si scopre “che il ti-tolo dell’opera corrisponde al suocontenuto e, soprattutto, che questocontenuto è la persona stessa diGesù”. In Cristo, Dio si è reso solidalecon ogni situazione umana. PapaFrancesco cita Isaia: “Non temere,perché io sono con te”(Is 43,5). Un Dioche da sempre si coinvolge nella sto-ria, fino ad assumere tutta la nostradebolezza, fino alla morte: in Lui te-nebre e morte diventano luogo di co-munione con la Luce e la Vita. Uncoinvolgimento che supera purequello di una madre. Ci viene inmente un altro passo di Isaia (Is49,15): “Si dimentica forse una donnadel suo bambino così da non commuo-versi per il figlio delle sue viscere?Anche se queste donne si dimenticas-sero, io invece non ti dimenticheròmai”. È un inno alla speranza perchéanche il dramma, il fallimento, di-venta una possibilità nella Buona No-tizia, dal momento che l’amore riescesempre a trovare la strada della pros-simità. Dio non salta mai l’uomo; nonè estraneo alla realtà se può suscitarecuori capaci di commuoversi, di nonabbattersi, di costruire. Gesù si affida

al nostro cammino, per camminarecon noi. Per farci uscire dai nostri re-cinti di sopravvivenza dove tentiamodi negarlo o, più semplicemente,ignorarlo. Sembriamo “l’innominato”che cerca di opporsi con tutto il suoio e con tutta la sua vita a quel Dioche, nella coscienza, ha già dovuto ri-conoscere. “Quel Dio di cui aveva sen-tito parlare, ma che, da gran tempo,non si curava di negare né di ricono-scere, occupato soltanto a vivere comese non ci fosse, ora, in certi momentid’abbattimento senza motivo, di ter-rore senza pericolo, gli pareva sentirlogridare dentro di sé: Io sono però” (Ipromessi sposi, XX,16). Superando losguardo superficiale che annega nellazizzania, Dio s’impone nonostante leresistenze dell’uomo. E si coinvolge.Per farci alzare lo sguardo, per allar-gare gli orizzonti della speranza: per-ché anche le ostilità e la croce nonvanificano ma realizzano la salvezza;perché in Lui la debolezza è più fortedi ogni potenza umana. E la fiducianella logica della Pasqua non può che

plasmare la nostra comunicazione: “Èpossibile scorgere e illuminare labuona notizia presente nella realtà diogni storia e nel volto di ogni per-sona”. Chi, nella fede, si lascia con-durre dallo Spirito ha la capacità didiscernere negli avvenimenti ciò cheaccade tra Dio e l’umanità. Dio superale nostre aspettative e ci sorprendecon la sua generosità. Perché è Altroe va oltre; oltre i calcoli e la miseriadella nostra - presunta - efficienza. Equesto non può che generare spe-ranza. Quella speranza che noi ali-mentiamo leggendo sempre di nuovola Buona Notizia, il Vangelo, che èstato ristampato in tantissime edi-zioni, nelle vite dei santi, diventaticosì icone dell’amore di Dio.

Oggi è ancora lo Spirito a semi-nare in noi il desiderio del Regno. At-traverso tutte quelle persone che silasciano condurre dalla Buona Notiziain mezzo al dramma della storia.Come fari nel buio illuminano la rotta,aprendo sempre nuovi sentieri. Di fi-ducia e speranza. ◆

magistero

La vita dell’uomo non è solo una cronaca asettica di avvenimenti,ma è storia, una storia che attende di essere raccontata attraversola scelta di una chiave interpretativa in grado di selezionare e rac-cogliere i dati più importanti. La realtà, in sé stessa, non ha un si-gnificato univoco. Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta,dagli “occhiali” con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti,anche la realtà appare diversa.

papa Francesco

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Probabilmente si fa un torto, aFratel Bernardino, a scrivere sudi lui un articolo di questo te-

nore: per tutto ciò che ha fatto nelcorso della vita, il Fratello merite-rebbe non un articoletto leggero dipoche pagine, ma un vero e propriolibro commemorativo. Consoliamocipensando che il libro, in effetti, giàc’è: fu stampato nel 1954 dagli ex-al-lievi del religioso, per commemorareil centenario della sua nascita.

Contributore principale del vo-lume? Il cardinal Tardini, affezionatis-simo ex-allievo, nonché Pro-Segretario(prima) Segretario di Stato (poi) dellaSanta Sede. E se il “numero due” delVaticano si scomoda per ricordarepubblicamente il suo maestro discuola ed esprimergli gratitudineeterna… beh: direi che è un significa-tivo indizio del fatto che questo Fra-tello doveva essere un bel tipo perdavvero.

E allora, ricordiamo brevemente letappe più importanti della sua vita:Fratel Bernardino de Nigris nasce il 15ottobre 1854, in una famiglia piutto-sto agiata di Benevento. I genitori loiscrivono nella scuola che i Fratelligestivano in città - e proprio lì nasce,in tenera età, la vocazione di Bernar-dino. Eppure, il ragazzo entra in novi-ziato solo nel gennaio del ’71, adiciassette anni: per i canoni di noimoderni, era ancora un ragazzino, ma,per l’epoca in cui viveva, era un aspi-rante piuttosto attempato.

Era un eccellente maestro di scuola, ma aveva una doteche lo distingueva dai confratelli: Fratel Bernardino era un bellissimo.Ecco perché finì a posare come modello per dei pittori…

storia nostra

Il Fratello che prestòil suo volto al Fondatore

zione di Fratel Bernardino doveva es-sere solida per davvero: perché se luiavesse avuto il minimo dubbio, oh,avrebbe avuto tante occasioni perfare un colpo di testa…

E invece, Bernardino persevera.Nel 1872 diventa maestro elemen-tare della scuola romana di San Sal-vatore in Lauro, dove trascorre buonaparte della sua vita. I suoi meriti ot-tengono un riconoscimento così una-nime che, nel cinquantesimoanniversario di insegnamento, il reli-gioso viene insignito di numeroseonorificenze, sia laiche sia religiose.Cavaliere della Corona d’Italia, Bene-merito della Pubblica Istruzione, de-stinatario della Croce Pro Ecclesia etPontefice… insomma: non si era fatto

Lucia Graziano

Cos’era successo in questo lasso ditempo?

Era successo che il padre di Ber-nardino, lungi dal voler ostacolare lavocazione in sé, aveva chiesto al figliodi aspettare qualche tempo prima dientrare in noviziato. In particolarmodo, gli aveva chiesto di aspettare ilritorno del fratello maggiore, in quelmomento lontano da casa per il ser-vizio militare: l’attività di famigliaaveva bisogno di manodopera, e ilpadre non era in grado di mandarlaavanti da solo.

E così, Bernardino aspetta, easpetta a lungo: aspetta per cinqueanni interi, restando vicino ai Fratelliin un ruolo che a noi moderni sembramolto simile a quello dell’associatolaico. Frequenta spesso lacomunità religiosa, simette a disposizione perprestare aiuto come può:un lungo e fruttuoso “di-scernimento vocazionale”,che - dobbiamo ammet-terlo - spesso mancava aifrati dell’epoca, i qualitendevano a entrare in no-viziato quando erano pocopiù che bambini.

Bernardino invece hatutto il tempo di rifletteresulla sua vocazione, primadi vestire l’abito religioso.E, tanto per incuriosire unpo’ il lettore, osserviamoen passant che la voca-

37Fratel Bernardino a San Salvatore in Lauro

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mancare niente. Un tipo tosto, FratelBernardino.

In questa sede, però, vogliamo ri-cordarlo per un’altra delle sue carat-teristiche. Una caratteristica piuttostosingolare: Fratel Bernardino era incre-dibilmente bello.

Oh: ognuno riceve da Madre Na-tura determinati doni, e Fratel Ber-nardino - tra le altre cose - avevaavuto in sorte proprio questo. Chi loaveva conosciuto nel fiore degli anninon ha mancato di lasciare ai posteridescrizioni del Fratello che non la-sciano spazio a dubbi: il suo alunnoVincenzo Ceresi ne ricorda il bellis-simo “volto roseo incorniciato da ric-cioli biondi” e “illuminato da dueocchi di fanciullo”; Cesare Santini,che lo aveva avuto come maestroelementare, si spingeva a definirloscherzosamente “l’Angelo più bionno,proprio er cocco de Dio”, inviato sullaterra a fare un po’ di bene. A propo-sito di angeli, anche un altro scolarodi vecchia data, Ignazio Staccioli, ri-teneva che la “dolce e serena imma-gine” di Fratel Bernardino fosse“specchio di un’anima angelica sem-pre volta al bene”. Il cardinal Tardinine rievocava con nostalgia il “porta-mento così dritto e così nobile; […] isuoi occhi avevano il colore del cielo,

il volto aveva lineamentitanto delicati e tanto fini, latesta era coronata da fulgentiriccioli. Quanto era bello Fra-tel Bernardino!”.

Insomma: sembrerebbe ilritratto di un fotomodello…dotato peraltro di una fortunanon comune: quella di conser-vare il suo fascino anche colpassar degli anni. A differenzadi tanti giovani piacenti che,superata la quarantina, imbol-siscono e mettono su pan-cetta, Bernardino aveva avutola singolare sorte di conservarefino in tarda età un’aura divero fascino. Fratel Domenicodi Maria ricorda con affetto la“figura veneranda” del suo an-ziano confratello “splendente

nella sua aureola dei bianchi capelli”.Fratel Tito è ancor più incisivo:“l’avevo visto [per la prima volta] du-rante un ritiro e avevo detto dentro dime: «Se è così da vecchio, cosa do-vette essere un giorno?»”.

Qualcuno potrebbe ironicamentecommentare, con un po’ di affettuosamalizia, che uno così piacente era“sprecato”, chiuso tra le mura di unconvento. Eppure, Fratel Bernardinoebbe occasione di mettereal servizio della Congrega-zione anche questo suosingolare “carisma” (...e, sì,mi riferisco proprio allabellezza fisica).

Era la fine del secoloXIX, e la causa di canoniz-zazione di San GiovanniBattista de La Salle, chenegli anni precedenti eraandata molto a rilento,subiva finalmente unanetta accelerazione. Conla sua proclamazione abeato, si spianava lastrada per la canonizza-zione: e un nuovo santo, sisa, va fatto conoscere,perché tutto l’orbe cri-stiano possa ammirarne lavita e le virtù. Alla fine

dell’Ottocento, se si voleva “pubbliciz-zare” un santo, il modo migliore eraquello di ingaggiare un pittore e com-missionargli una qualche bella imma-gine ad impatto, da diffondere poinella maniera più opportuna.

E così fecero, ovviamente, anche iFratelli delle Scuole Cristiane: contat-tarono alcuni bravi pittori, e diederoil via a una produzione mica da poco.

Fra questi, un artista in particolarefece ai Fratelli una richiesta molto spe-cifica: incaricato di dipingere GiovanniBattista de La Salle nell’atto di inse-gnare agli scolari, domandò che glifosse messo a disposizione un modello,per inserire nel quadro anche la figuradi un giovane Fratello che - un po’ indisparte - assisteva alla lezione, per as-similare, e poi eternare, il metodo di-dattico del suo santo fondatore.

Dovendo individuare un Fratelloche potesse posare per il pittore, i su-periori non ci pensarono due volte: ilgiovane Bernardino finì col posare peril popolare quadro di Cesare Marianiche tutti i Lasalliani hanno ancor ogginegli occhi. Da ciò derivò tuttavia unasingolare “sovraesposizione media-tica” per il giovanotto, che sicura-mente non aveva mai immaginatoche si sarebbe trovato (letteral-

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Ritratto di Fr. Bernardino realizzato dopo la sua morte

Fr. Bernardino nel quadro di Cesare Mariani

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mente!) esposto in mostra in una saladelle gallerie vaticane, cui i Fratelliavevano donato una copia del quadro.

Con ancor maggiore sicurezza, misento di affermare che Fratel Bernar-dino non aveva nessun desiderio didiventare oggetto dei mormorii am-mirati delle signore della Roma beneche visitavano l’esposizione. E al di làdi ogni ragionevole dubbio non pro-vava il minimo piacere nel ritrovarsistalkerato da una giovane nobildonnache, invaghitasi del bellone raffigu-rato nel ritratto, e risalita in qualchemodo alla vera identità del modello,aveva cominciato a… perseguitareFratel Bernardino.

Le sue profferte erano pressanti,lusinghiere, e potenzialmente moltotentatrici. Preso dall’esasperazione,Bernardino si confidò con i suoi supe-riori, i quali, per tutelare nel migliormodo possibile la vocazione del ra-gazzo, decisero di trasferirlo in quat-tro e quattr’otto nel suo paese natale,Benevento, dove il religioso avrebbepotuto continuare a far scuola lon-tano da ogni possibile “interferenza”.

Peccato che l’insistente nobil-donna, scoperta chissà come la nuovadestinazione del povero Bernardino,prese armi e bagagli e lo seguì fino inCampania (!), dove, non contenta dicorteggiare il religioso, provò addirit-tura a “corteggiare”… la sua famigliad’origine (!), nella speranza che i pa-renti potessero mettere una buonaparola per lei (!).

Ci volle un bel po’ di “ferma riso-lutezza”, come eufemisticamente ri-portano le fonti in nostro possesso,perché la povera ragazza si rasse-gnasse al fatto che proprio non eracosa. E così, finalmente libero da ognipreoccupazione, Fratel Bernardinopoté tornare nella sua amata Roma…dove la sorte gli riservò un’altra sor-presa: nonostante gli esordi poco in-coraggianti, la carriera di modello diFratel Bernardino non si esaurì conquesto episodio.

Passato molto (molto…) tempo daquesto exploit, il Fratello, ormai inca-nutito, si trovò a posare ancora una

volta. Correva l’anno 1900, e a SanPietro tutto era pronto per la solennecerimonia di canonizzazione di SanGiovanni Battista de La Salle. Ancoroggi è tradizione che, durante leMesse di canonizzazione, venga fattosventolare a S. Pietro uno stendardoche raffigura i nuovi santi. E, come ri-corda il cardinal Tardini in un appuntoveloce ma carico di emozione, “noi(già eravamo ex alunni) fummo tantocontenti quando, a S. Pietro, in uno deivari stendardi esposti in quella occa-sione, vedemmo riprodotta esatta-mente la figura di Fratel Bernardino.L’artista l’aveva scelto come modello!”.

Come modello per un San Gio-vanni Battista de La Salle ormai at-tempato (soggetto che non era statopraticato con frequenza, da pittoriche avevano dipinto il santo fino aquel momento – da cui, probabil-

mente, la necessità di un viso anzianoa cui ispirarsi).

E fu così che Fratel Bernardino finìcol… prestare il suo volto al santofondatore. Un onore non da poco,degno coronamento di cotanta vita.

I lineamenti delicati di Fratel Ber-nardino, per la cronaca, furono lagioia di altri ritrattisti ancora. Ancheun suo ex-alunno - Giuseppe Carosi,acquerellista romano di una certafama - volle ritrarre il suo vecchiomaestro, in occasione del suo ottan-tesimo compleanno.

Il ritratto fu consegnato a FratelBernardino durante una riunione ditutti i suoi ex-alunni. E proprio inquell’occasione, un altro studenteGiulio Cesare Santini, poeta romane-sco piuttosto famoso, dedicò al suovecchio mèntore alcuni affettuosiversi di lode. ◆

Er Maestro ha toccato l’ottantina,e va senza bastone e nun vô appoggi. Cosa che nun sorprende, capirai,perché manco co’ noi l’ha usato mai…

Dunque, l’augurio nostro s’è avverato!Fra’ Bernardino, dritto come un fuso,ce pare ancora quello che, in confuso,brilla fra li ricordi der passato.Non è più riccio?... Embè’, solo al presentepôi avè’ l’ondulazione permanente 1!...

C’è quarche ruga?... Embè’, questo te provache ciavrà avuto un sacco de pensieri!...Mica è ômo d’annà da li barbieriche te sanno rifà la faccia nôva!Si ce stanno, so’ grinze d’un viaggio…che dovrebbe spiannalle cor massaggio?

L’anni, che nun rispetteno gnisuno,so’ scesi puro su le spalle sue…Ma ancora è un fusto che ne vale due,ancora pô fa’ invidia a quarchiduno.

Per poi chiudere, con un dolce e affettuosoricordo di scuola:

‘sto quadro der Maestro, ce voleva!Carosi, ch’oggi crea dipinti belli,l’avrà rinteso quanno je diceva- Fàmmeli dritti, fio, ‘sti bastoncelli 2… -

E adesso che ‘sto nostro Educatore te lo trovi eternato in un ritratto,benché ciabbia ottant’anni, più non more.

1 È, evidentemente, un riferimento scherzoso alla“permanente” in voga sulle capigliature femminilidegli anni ’30: anche nelle strofe successive ilpoeta ironizza sui trattamenti di bellezza con cuispesso si affannano i vanitosi.2 Riferimento alle aste delle lettere in corsivo, du-rante le lezioni di calligrafia che Bernardino impar-tiva ai suoi alunni.

storia nostra

Acquerello di Giuseppe Carosi

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temi educativi

Guido Orsi

IO NON SONO IL MIO VOTO

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Riprendiamo il tema delrendimento scolasticoma questa volta da un

punto di vista che possa coniu-gare le dinamiche esterne al-l’alunno con quelle interne. Sericordate, quando abbiamotrattato il tema della comuni-cazione, si è fatto esplicito ri-ferimento alla differenziazionetra il comportamento e la per-sona, ossia a non cadere nel tranellodi valutare la persona esclusivamentein base al proprio comportamento.Occorre, infatti, ricordare che il com-portamento non è influenzato solo edesclusivamente dai cosiddetti tratti dipersonalità quanto piuttosto dalla ri-sultante tra questi, gli stati d’animomomentanei e il contesto che ci cir-conda. Analogamente il comporta-mento scolastico, sia dal lato della di-sciplina che del rendimento, èfunzione di più variabili, tra cui spic-cano la personalità dello studente, ilsuo stato d’animo legato al periododi crescita e il contesto che lo cir-conda fatto di colleghi, insegnanti,genitori, ecc.

Una delle anomalie educative piùfrequenti degli ultimi anni è la ten-denza generalizzata a identificare lostudente con il suo rendimento sco-lastico come se quest’ultimo non fossefortemente influenzato dall’impegnoe dalla costanza nello studio (e quindidi nuovo dal suo comportamento). Seandiamo a scavare nei fattori che ori-ginano questa tendenza spesso tro-viamo un comportamento disfunzio-nale proprio da parte dei genitori che,in maniera quasi speculare, tendonoa identificare la propria prestazionegenitoriale con il rendimento scola-stico dei propri figli.

Ricordo vari casi di colloqui in cui

molti genitori, anche se in modo in-consapevole, parlavano del proprio fi-glio con frasi autoreferenziali del tipo“non posso fargli fare troppo sport al-trimenti poi non MI studia”, oppure,“non MI mangia, non MI dorme”, ecc.

Può sembrare un’osservazionescherzosa ma, purtroppo, lo è fino aun certo punto. Queste considerazioninascondono, in realtà, una dinamicagenitoriale molto ego-centrata e pocorivolta alla naturale espressione deipropri figli, anche se a volte questocomporta un temporaneo fallimento.

Le frasi del tipo “Mio figlio è untipo da 8 ma non ha voglia di studiaree quindi si accontenta della suffi-cienza” suonano a volte come una“excusatio non petita, accusatio ma-nifesta”; in altre parole, il genitorenon si accorge che a una certa età il

principio del libero arbitrio didantesca memoria, e quindi lapossibilità dei giovani di auto-determinarsi nei diversi conte-sti di vita, è sovraordinato ri-spetto ai bisogni del genitore

di mostrare la propria capacità di ge-nerare figli “geni” oppure fenomeniineguagliabili di efficienza scolastica.Tradotto da una dinamica inconsciaal linguaggio parlato: “mio figlio vabenissimo a scuola, quindi IOVALGO!!” (come ripeteva una famosapubblicità…).

In realtà, è proprio il contrario os-sia se va bene a scuola è merito suocosì come se va male a scuola è de-merito suo (e non del professore, delladislessia inesistente, del compagno dibanco o della fidanzata che lo distrae).Tutti questi atteggiamenti genitorialinon possono che ripercuotersi sui figlie quindi dare atto a una serie di “alibidi ferro” dietro cui trincerarsi per na-scondere un semplice disimpegno dalproprio ruolo di persona in forma-zione. Questo non significa, proprio

Identificarsi con il proprio voto, con il proprio stipendio,con il proprio status sociale rischia di causaredelle dissonanze psicologiche.

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in virtù del sopra citato libero arbitrio,che lo studente sia esente da respon-sabilità, non fosse altro per il fattoche in ballo c’è una fetta consistentedel suo futuro e delle proprie possibi-lità di autorealizzarsi.

Come psicologo non sono abituatoa dare soluzioni bensì avvertimenti osuggerimenti sulle conseguenze di de-terminati comportamenti. Tra le pochesoluzioni che ritengo utile “regalare”ai genitori c’è quella legata al tipicoatteggiamento del figlio svogliato cheporge loro la fatidica domanda: “Per-ché dovrei puntareall’eccellenza del miorendimento scolasticopiuttosto che accon-tentarmi di una sem-plice mediocrità?”.

Lasciamo perdererisposte incommenta-bili della serie: “Cosìmamma ti regala ilnuovo telefonino op-pure papà ti compra lamacchinetta”. Vice-versa in questo casopuò spesso funzionareuna risposta tanto scherzosa quantosagace del tipo: “Perché, se papa emamma nel loro lavoro puntassero allamediocrità, probabilmente, il giornodopo a te la vita cambierebbe in modosostanziale!”. Questa frase non devesuonare tanto come una minaccia altenore di vita del ragazzo, quanto comeun invito a riflettere che nella vita siraggiungono risultati eccellenti solo sesi mettono in atto sforzi e comporta-menti altrettanto elevati.

A dirla tutta, purtroppo, spesso èvero il contrario, ossia che nonostanteenormi sforzi e sacrifici, i risultati ot-tenuti, specialmente in termini eco-nomici, non risultano rendere giusti-zia alle proprie capacità e al proprioimpegno.

Quindi identificarsi con il propriovoto, con il proprio stipendio, con ilproprio status sociale rischia di ge-nerare delle dissonanze psicologichein quanto tende ad attribuire alla per-sona dei giudizi permanenti e irrever-sibili invece che delle valutazioni tem-

poranee legate a fattori spessocondizionati più dall’ambiente chedall’individuo stesso.

Un ultimo argomento, comunquelegato a quello finora trattato, è ilcosiddetto “alibi attitudinale” ossia lavalutazione di un rendimento basataesclusivamente sulle predisposizioniindividuali di ciascuno studente. Al-cune volte mi è capitato di ascoltarealunni che mi dicevano con ramma-rico di voler rinunciare a determinati

studi scientifici (astronomia, ingegne-ria, fisica, ecc.) in quanto non “portati”per la matematica.

La cosa che più mi ha sorpreso èche quasi sempre queste deduzionierano legittimate, se non addiritturagenerate, da persone di riferimentocome i genitori o addirittura gli in-segnanti. La mia risposta agli alunniin questi casi è sempre stata lastessa: “Se vuoi facciamo un test divalutazione cognitiva e vediamo cosaesce fuori; a meno che non sco-priamo un quoziente di intelligenza

fortemente ridotto, tupuoi fare quello chevuoi fermo restandoche in alcune materieservirà maggiore im-pegno e costanzanello studio”.

Sarebbe opportunoche questo tipo di ri-sposta venisse adot-tato anche da genitorie insegnanti onde evi-tare la creazione difalse credenze equindi di alibi tanto

inutili quanto dannosi. Da che mondoè mondo le persone danno il megliodi sé nel fare quello che “vogliono” oche “amano” e non nel fare quello che“devono”.

Quante persone, alcune anche fa-mose, hanno lasciato una professioneavviata per intraprenderne un’altratotalmente sconosciuta in cui si sonorealizzati in maniera inimmaginabile?Certamente poteva esserci una buonapredisposizione, ma di sicuro l’ele-mento fortemente differenziante èstato la motivazione a raggiungeredei risultati ambiti più a livello emo-zionale che razionale.

Ricordiamoci che il “motore” dellamacchina della nostra vita è la sferaemozionale; la sfera razionale è il “vo-lante” che serve per prendere le dire-zioni giuste verso la meta finale dellanostra autorealizzazione, ossia la li-bera e piena espressione delle nostrepotenzialità nei diversi ambiti di vitache decideremo di affrontare. ◆

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temi educativi

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didattica

“Una chiamata, molte voci” è ilPiano Annuale di Lavoro del CentroCatechistico Lasalliano della ProvinciaItalia dei Fratelli delle Scuole Cri-stiane. È come un bengala che ri-schiara e dà una luce particolare a unintero anno scolastico. Elaborato dagrandi, pensato per grandi, tradurloper i piccoli è una sfida, quasi un pia-cevole sforzo didattico-educativo.

A Massa, presso la scuola Primariae dell’Infanzia San Filippo Neri il dos-sier è stato illustrato in sede di Colle-gio docenti. In seguito ognuno haletto approfonditamente il testoprima di condividerlo con tutti i col-leghi. La tappa successiva è stataquella di miscelarlo con i contenutidel programma ministeriale spalman-dolo nei due quadrimestri.

È stata modificata l’icona origi-nale con un’immagine più eloquenteper i piccoli: un’altura piena di an-tenne affiancate da una croce mar-morea su un cippo anch’esso dimarmo. Ogni docente prevalente(anche insegnante di religione) si èfatto carico di presentare in aula leidee fondamentali del documento e

Alberto Castellani, Fsc

avviare gli alunni alla discussione,alla riflessione, alla produzione ditesti, disegni e quanto altro.

Tra gli obiettivi da raggiungere: • captare e analizzare “voci” intorno

a noi; • amplificare quelle del calendario li-

turgico;• scoprire che Qualcuno “chiama” alla

realizzazione di un progetto di vita;• tradurre nella pratica le suggestioni.

Ogni insegnante si è organizzatoin merito al tema generale (Una chia-mata, mille voci); la classe Quinta, peresempio, ha dato vita a un progettosulla lettura del quotidiano con Mar-zio Pelù, direttore de La Nazione dellaredazione di Massa, per affinare…l’udito e la vista sui fatti che capitanonel villaggio globale di Mc Luan. Par-ticolare considerazione è stata dataall’Educazione all’ascolto con l’aiutoinsostituibile della psicologa CeciliaSpicuglia che è intervenuta ripetuta-mente nelle classi.

Oltre alle attività svolte all’internodi ogni singola aula, si è ritenuto op-portuno prendere delle iniziative checoinvolgessero in contemporaneaalunni, docenti e genitori.

La prima “voce” che ci è giuntaall’orecchio è stata quella del santofratel Salomone canonizzato dome-nica 16 ottobre. Sintonizzati sull’av-venimento, abbiamo approfondito la

conoscenza della sua vita apprez-zando in questo santo Fratello lacompetenza professionale, la spiccatasensibilità verso i ragazzi più biso-gnosi, la fede incrollabile; abbiamocelebrato una Messa solenne in par-rocchia facendolo conoscere anchefuori delle mura scolastiche.

Qualche settimana dopo è giuntol’Avvento con la sua molteplicità dimessaggi.

I vangeli domenicali sono statiletti facendo risuonare le “voci” deipersonaggi che popolano le quattrodomeniche del periodo di prepara-zione alla festa più cara ai bambini.

Il periodo precedente il Natale conla “riflessione del mattino” è statoforse il momento più partecipato.Ogni giorno nel presepe allestito nelporticato della scuola, è stato collo-cato un personaggio trascrivendo inun balloon una parola, sintesi delmessaggio legato alla persona o al-l’oggetto. Seguivano una riflessionepartecipata da parte dei bambini, unapreghiera, un canto.

Giovanni Battista ha ripetuto ilsuo “Preparate!”, Maria ha ribadito ilsuo “Sì” incondizionato come rispostaal “No” di Eva che ha fatto il suo ca-polino nella festa dell’Immacolata,Giuseppe ci ha invitato a fidarci sem-pre di Dio con il suo “Ssssssstt!”, il buee l’asinello hanno risposto “Presente!”

TRA IL DIRE E IL FARE C’È DI MEZZOL’ASCOLTARE E… IL CONDIVIDERE

È possibile far comprendere un piano annuale di lavoropastorale, pensato per giovani e adulti, a dei bambinidella Primaria e calarlo nella loro quotidianità?Ecco come ha fatto Fratel Alberto della scuola di Massa.

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didattica

coli: “S.O.S. ho bisogno di te”, una ri-cerca di luoghi o situazioni in cui in-tervenire per portare aiuto e conforto.

Altra iniziativa alla quale si sta giàlavorando è “Diciamo pace al mondo”,concerto con canzoni, testi e coreo-grafie da offrire alla città intera sullamaestosa gradinata del duomo in unaserata primaverile prima del maggiolasalliano durante il quale risuoneràla “voce” amica di San Giovanni Bat-tista de La Salle che ha risposto alla“chiamata” di Chi l’ha condotto mi-steriosamente alla realizzazione di unprogetto che riecheggia spesso nelleparole di papa Francesco: “Auguro atutti voi, genitori, insegnanti, personeche lavorano nella scuola, studenti,una bella strada nella scuola, unastrada che faccia crescere le tre lin-gue, che una persona matura deve sa-pere parlare: la lingua della mente, lalingua del cuore e la lingua dellemani”. Ma, armoniosamente, cioèpensare quello che tu senti e quelloche tu fai; sentire bene quello che tupensi e quello che tu fai; e fare benequello che tu pensi e quello che tusenti. Le tre lingue, armoniose e in-sieme! E per favore... per favore, nonlasciamoci rubare l’amore per lascuola! Grazie!”1. ◆

1 Papa Francesco, dal discorso Al mondodella scuola, Piazza San Pietro, 10 maggio2014

al posto giusto e al momento giusto,i pastori hanno rivolto l’invito “An-diamo”, gli angeli hanno messo inonda il loro concerto “Pace”, la man-giatoia della città del pane (Be-tlemme) ha riproposto l’“Ho fame” deipoveri della città, la paglia ha sugge-rito la parola “Casa” nella drammaticacoincidenza con il terremoto nell’Ita-lia centrale, il Bambinello non haavuto bisogno di parole scritte perchélui è Parola fatta carne, il tetto delpresepe riproducente il profilo delleApuane ha ribadito che quel Bambinoè l’Emmanuele, il Dio con noi, i tre remagi hanno invitato alla ricerca delsenso della vita con il loro “Dov’è?”.

L’icona di un cuore si è aggiunta atutte le “nuvolette” da fumetto chefacevano bella mostra di sé nellosfondo del presepe per ricordare chetutti i personaggi hanno risposto alle“chiamate” con la creatività e il ca-lore del cuore. Questa riflessione èstata come la scossa elettrica pro-dotta da un defibrillatore: ha regolatole aritmie prodotte dall’egoismo e ri-dato vita a una sensibilità affievolitao spenta, nei piccoli e nei grandi.

Sono state raccolte somme per iterremotati, per l’istituzione lasallianadi Scampia e i poveri della città ri-spondendo all’iniziativa “L’albero az-zurro della solidarietà”, allestendobancarelle con “lavoretti” preparatidalle nonne e dalle mamme…; si èpartecipato al concorso promosso dauna nota catena di supermercati“Adorna il tuo albero di Natale” conla speranza di vincere 500 € di pro-dotti da unire a quelli che quotidia-

namente venivano deposti intorno alpresepe e distribuiti poi dall’associa-zione degli Ex alunni nelle parrocchiedella città.

Tra le mura della scuola, anchedopo il periodo natalizio, continuanoa risuonare “voci”: quelle provenientidal sapere scolastico, dal contattoquotidiano con le persone e i fatti;voci dei personaggi dei vangeli dome-nicali del tempo liturgico ordinarioche piano piano guidano verso la Pa-squa.

Allora, tra le iniziative, ci sarà larealizzazione di un “Giardino di Pa-squa” con la tecnica della carta pesta(come è avvenuto per la capanna delpresepe alla cui costruzione hannopartecipato tutti i bambini dellascuola), giardino in cui collocare ipersonaggi pasquali con quantoavranno da raccontarci.

Sarà avviata una ricerca a livellocittadino coinvolgendo grandi e pic-

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La notizia della suamorte, nelle prime oredel 9 dicembre 2016,ha colto un po’ tutti disorpresa, pur sapendoche la malattia che loaveva colpito nel gen-naio 2010 l’aveva lo-

gorato e ormai le terapie oncologiche non avevanopiù effetto. Si sperava comunque che la sua fortefibra potesse ancora resistere… Al Centro La Salledi Torino tornava a intervalli regolari per frequen-tare una clinica cittadina per le chemio e, tra alti ebassi, durante quasi sei anni è stato un continuoavanti e indietro da Paderno, viaggiando sempreda solo, tanto che più volte in Comunità si era unpo’ preoccupati, per i rischi che le lunghe ore dimacchina potevano comportare. “Come va?” glichiedevamo. “La facciamo andare” erano le sue pa-role. Non amava infatti parlare della sua malattia,probabilmente per un naturale riserbo e una chiaravolontà tesa a non farsi compatire. Dai pochi cennicomunque che dopo ogni terapia ci faceva sullasua situazione, capivamo che la sua intenzione eraquella di combattere con tutte le forze contro ilmale che voleva sconfiggere. Noi Fratelli vede-vamo però che lui soffriva e l’accompagnavamocon la tacita solidarietà e con la preghiera. Un in-segnante del Filippin: ”Con grande dolore ho ap-preso la notizia della grave perdita per laComunità e l’Istituzione. Rimane profondamenteimpressa l’incredibile forza dimostrata da FratelCarlo nell’affrontare la sua malattia, sempre congrande dignità e senso di responsabilità”.E ogni volta, tornando da Torino, si rituffava nellavoro per il suo Filippin. Lo vedevamo là nel suoufficio al computer, a programmare, verificare, pre-vedere… oppure parlare con persone che avevaconvocato per mettere a fuoco le situazioni, oppurealtre che chiedevano udienza per avere lumi sullepiù svariate problematiche, scolastiche, educative,gestionali… e lui a tutti sapeva offrire soluzioni econsigli. Il lavoro e l’attività di sempre erano cer-tamente per lui la migliore medicina.Era attento nella scelta e nella formazione dei do-centi e dei collaboratori: ha speso le sue migliori

energie per l’educazione umana e cristiana deibambini, dei ragazzi e dei giovani, sempre in ri-cerca delle migliori strategie per aggiornare la di-dattica e valorizzare le energie giovanili, talvoltastraripanti e fuori dalle righe delle giovani genera-zioni.Un insegnante, ora non più al Filippin, così si èespresso inviando le sue condoglianze: ”FratelCarlo era un grandissimo educatore; mi sento ono-rato di averlo conosciuto e aver collaborato conlui…”. E così molte altre persone che in lui vede-vano una guida autorevole e ricca di valori da tra-smettere e a cui attingere. Egli incarnava quellaautorevolezza che si impone di per sé, che non habisogno di alzare la voce, che chiede rispetto e ma-gari adesione. Se comunque lui era esigente con glialtri, lo era prima di tutto con se stesso, teso co-m’era a dare il meglio di sé in ogni impresa pensatae condotta avanti con determinazione. Nativo di Foza (VI) uno dei Sette Comuni dell’Al-tipiano di Asiago, aveva fatto i suoi anni di forma-

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Religioso dalla fede robusta e concreta: Fratel CARLO CONTRIFoza (VI) 04/06/1946 - Torino 09/12/2016

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zione e il Noviziato a Spin di Romano d’Ezzelino(VI). Dopo essersi diplomato, ha insegnato alcunianni nelle scuole lasalliane di Torino. Negli anni 70i Superiori gli hanno affidato incarichi in ambitoamministrativo in vari Istituti, fino ad assumere laresponsabilità della gestione economica delle Isti-tuzioni della Provincia religiosa dei Fratelli delleScuole Cristiane prima del Nord Italia e poi di tuttele Istituzioni lasalliane italiane. Alla fine degli anni90, è stato nominatoDirettore Generaledegli Istituti Filippin,dove ha profuso tuttele sue doti di organiz-zatore e animatore del-l’attività scolastica edextrascolastica degliIstituti. Possedeva in-fatti una spiccata per-sonalità, in cui le ideematuravano via viacon l’esperienza e sitraducevano in realiz-zazioni anche innova-tive e anticipatrici, cherivelavano in lui unalucida intelligenzaunita a una creativitàsorprendente, alla ri-cerca sempre di soluzioni praticabili e sostenibili.Non tutto ciò che pensava e impostava, ahimè, an-dava a buon fine, perché c’era spesso chi metteva ibastoni tra le ruote, e allora se ne rammaricava,pronto a tornare alla carica o a portare correttivipiù convincenti. Ogni volta comunque condivideva con i Fratellidella Comunità queste sue intuizioni e chiedevacollaborazione. Sapeva imporsi con energia, pursenza prevaricare. Aveva il piglio del manager. Trale tante testimonianze pervenute alla notizia dellasua morte, eccone una tra lealtre significativa di un profes-sionista con cui aveva collabo-rato: “Pur avendolo conosciutosuperficialmente e per pocotempo, ho sempre apprezzatola forza, la fermezza e la traspa-renza con le quali riusciva a ge-stire più settori di interessenello stesso tempo, nonostantela malattia l’avesse indebolito ereso sofferente…”.Era un lavoratore assiduo, im-

pegnato su obiettivi chiari da perseguire. Il suoamore per la Provincia Religiosa e l’Istituto Filip-pin non hanno bisogno di particolari sottolinea-ture; tutti gli hanno riconosciuto grande dedizionee competenza nelle varie mansioni che i Superiorigli hanno affidato e che lui ha affrontato congrande senso di responsabilità.Aveva una sensibilità d’animo non comune, sottola scorza di un carattere in apparenza duro e quasi

burbero. Era infatti ca-pace di tenerezza, so-prattutto verso ciò cheè semplice e genuino.Poche annotazioni ser-vono a sottolinearequesto tratto del no-stro Fratello : il suoamore per la bella mu-sica e il canto, che loaccompagnava neisuoi viaggi solitari inauto e nelle pause diriposo che si conce-deva nella sua cameratra un impegno e l’al-tro. Ci teneva moltoalla creazione di uncoro di voci bianchedell’Istituto, anche per

rendere calde e gioiose le celebrazioni liturgicheperiodiche nella nostra cappella. E poi l’amore pergli animali: sul davanzale della sua cameretta c’erauna casetta-nido per una coppia di fringuelli cheogni anno veniva a nidificare; in camera tenevauna gabbietta con un lucherino che curava di per-sona e in sua assenza aveva incaricato chi lo accu-disse a dovere. Amava il verde, i fiori, le piante: lodimostrò mille volte interessandosi al decoro delparco dell’Istituto, ordinando il metodico sfalciodelle aiuole, la cura delle siepi, l’intervento sulle

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Malgrado gli acciac-chi e i malanni che an-darono aumentandocon l’età, continuava aconservare il sorrisofurbetto da eterno einguaribile ragazzobirichino, ricordando

con nostalgia quando era chia-mato Peppaccio er fijo de Lupetto,per i dispetti e gli scherzi chearchitettava a produzione in-dustriale. Non risparmiavanessuno: grandi e piccoli di-ventavano inesorabilmente lesue vittime di turno per non sisa quale segno del destino.Non lasciava tranquilli nean-che gli uccellini, di cui scovavale coate (nidi) tra le siepi e suglialberi più alti, ma non facevaloro alcun male, li prendevaper portarli a casa e allevarli,

facendo disperare il signor Carugno, la guardia co-munale e forestale che, nonostante lo tenesse con-tinuamente d’occhio, non riusciva a tenerlo a bada. Questo amore insolito per gli animali non cessòcon l’ingresso nella congregazione dei Fratelli delleScuole Cristiane tanto che, divenuto maestro, nellesue aule non mancavano mai canarini, cardellini,verdoni e ciuffolotti. Spesso li lasciava svolazzare

Un ragazzo invecchiato per sbaglio: Fratel LORENZO (Giuseppe) PRESCIUTTINIMontefiascone (VT) 28/01/1924 - Roma 27/01/2016

Fratel Lorenzo con la sua prima classe

piante da potare o sostituire. Ogni ospite restavaammirato e a suo agio nel passeggiare per i vialettidel parco così ben curato. E infine le persone: col-tivava amicizie vere, consolidate, sulla base dellastima reciproca e del rispetto, sostanziate di piccoleattenzioni e pensieri personali, come olio di conso-lazione nel cammino. Se c’era poi qualcuno cheprediligeva, erano i più piccoli, i bambini dellaScuola d’Infanzia, che lui aveva voluto e fatto cre-scere: per loro c’era sempre una caramella o uncioccolatino quando lo andavano a trovare nel suoufficio per gli auguri o altre circostanze. Fra i trattipiù tipici del suo carattere c’era anche un fine sensodello humour, desunto sicuramente anche da suopadre Piero, che a suo tempo ho conosciuto: bat-tute che al momento opportuno scioglievano i si-lenzi e aprivano la strada a espressioni scherzoseche stemperavano certe situazioni magari prima

bloccate e reticenti. Allora si rivelava e veniva su-bito a galla la bontà di fondo e la genuinità sem-plice del suo animo. Ultimamente aveva fattoacquistare una collana di opere di GiovanninoGuareschi, che lui amava e leggeva nei pochi mo-menti liberi.Alla fine c’è da sottolineare la sua fede forte e roc-ciosa, lontana da ogni sdolcinatura, alimentata daisacramenti e dalla Parola di Dio, specialmente iSalmi, che lui pregava e nei quali trovava sostanzaper la sua fede. Anche poche ore prima della suamorte, il Direttore del Centro La Salle lo ha trovatonel suo letto che pregava con in mano il libro deiSalmi. A questa fede si è affidato soprattutto nelledifficoltà e nelle prove della sua esistenza.Grazie, Fratel Carlo, di queste tue lezioni. Ne fa-remo tesoro.

Flavio Martini, Fsc

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rubrica

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liberi tra i banchi con grande gioia dei bambini econ molto disappunto di chi doveva pensare allapulizia delle aule. In un anno scolastico compar-vero perfino due bianchi agnellini che belavano te-neramente ogni volta che si sentivano chiamare pernome durante l’appello del mattino. La cronaca ciha svelato che uno dei due si chiamasse Teodato (erail nome del Direttore!!). Per Fratel Lorenzo era il modo più semplice permettere gli alunni a diretto contatto con la natura,meglio di ogni sussidiario illustrato. E che dire,quando a Pompei, essendo insegnante in unaquinta elementare, venne a morire inaspettata-mente - per Fratel Lorenzo fu un giallo, ma non piùdi tanto, perché sospettò subito di qualche inimicushomo che aveva agito nella notte - un bel merlo chetutti i bambini salutavano entrando nell’aula. Co-munque sia, constatata l’avvenuta morte del vola-tile, pensò subito all’organizzazione di un solennefunerale. E così, tutti i bambini con viso mesto, incorteo, maestro in testa, cantavano con la voce rottadal pianto: “È morto il nostro merlo / chi lo sotterrerà?/ La compagnia di Quinta / farà la carità”, e poi a ritmodi danza: “Appicciate le moccolette / che il merlo se neva. / Appicciate le moccolette / che il merlo se ne va”, ecosì cantando andarono a seppellire l’amico pen-

nuto con tutti gli onori, nell’orto dell’Istituto Bar-tolo Longo. Negli ultimi tempi e durante i momenti più critici acausa dei dolori, era solito cantare una famigliare fila-strocca dalla rima baciata: “La vita va presa con allegria:/farsi una cantata e tirar via./ È così che si scaccia la malin-conia”, dopo di che partiva spontanea una sonora ri-sata, a conferma che ogni salmo finisce in Gloria. E in allegria compiva anche le lunghe scorribandein bicicletta insieme ai paesani Fratel Mario Pre-sciuttini e Fratel Giuseppe Burla, intorno al lago diBolsena o sugli altipiani dell’Alfina, ambientazionedi tutta una fioritura di aneddoti, in parte veri, inparte verosimili. Ma a parte le corse per diletto, leimprese di Fratel Lorenzo come ciclista furono altree ben più eroiche. Un paio di volte raggiunse in biciMontefiascone, il paese natale, da Salerno, facendouna sola sosta notturna a Roma. Un’altra volta,iscrittosi a una corsa ciclistica organizzata da unacittadina a giunta comunista, la vinse ma, al mo-mento della premiazione, avendo gli organizzatorisaputo che il vincitore era un frate, non intende-vano assegnargli la coppa, allora Fratel Lorenzocon un balzo repentino l’afferrò dicendo: “L’hovinta e me la prendo”. Durante gli anni della guerra,quando si trovava nella comunità di Bolsena, le sueiniziative misero a rischio la sua stessa vita, comequando ebbe la prontezza di strappare la micciacollegata con le mine, collocate dai tedeschi inten-zionati a far saltare la scuola, oppure, quando ordìil furto di biciclette perpetrato ai danni della We-hrmacht, regolarmente confessato e prontamenteassolto dal suo confessore, perché, diceva questi,compensativo delle ruberie nemiche. Bici poi do-nate a persone bisognose.Dei suoi fioretti si potrebbe parlare a lungo, ma diFratel Lorenzo vorrei sottolineare soprattutto lasua profonda devozione alla Madonna, acquisitasicuramente negli anni trascorsi a Pompei vicino alsantuario. Ogni giorno, non mancava mai la recitadell’intero Rosario, durante la quale ricordava tuttele persone a lui care.

Mario Chiarapini, Fsc

Il Direttore Fratel Bartolo Parisi sottolinea alcuni aspettidella sua personalità e dell’apostolato svolto:“Nella sua odissea molto movimentata il nostro caroFratel Lorenzo ha portato ovunque, insieme alla suaprofessionalità, il suo carattere allegro e gioviale.Amava allietare tutte le riunioni alle quali partecipavacon le sue abilità canore e la sua capacità di intratte-nimento. Per più di cinquant’anni la nostra Provincia

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Fratel Lorenzo trombettista

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religiosa ha fatto continuamente memoria delle face-zie, delle trovate spiritose e goliardiche di Fratel Lo-renzo come pure delle sue avventure ciclistichecondite anche da qualche rovinosa disavventura. Eglisi prestava sempre a ricordarle con gran divertimentodi grandi e piccini. Nel suo curriculum vitae merita par-ticolare sottolineatura la sua disponibilità a lavorarenelle istituzioni dedicate ai giovani in gravi difficoltà.Tre quarti della sua vita apostolica li ha passati tra lepersone disabili di Salerno e di Palidoro e tra i figli deicarcerati del l’Istituto Bartolo Longo di Pompei. Amavaraccontare che Il Beato Don Carlo Gnocchi, fondatoredell’Istituto di Salerno dove egli aveva lavorato in dueriprese, lo considerava suo pupillo. È stato perfetta-mente in linea con lo spirito lasalliano e con gli attualiinsegnamenti di Papa Francesco. Ha lasciato una trac-cia indelebile negli animi dei suoi assistiti che, in tanteoccasioni, hanno continuato a dimostrargli affetto egratitudine per quanto aveva fatto per loro”.

Un ex-alunno (Paolo Ripa di Meana) lo ricorda commosso:

Carissimo Fratel Lorenzo.nell’apprendere la triste notizia della tua scomparsa, hoavvertito un vuoto “lancinante” e, in un primo mo-mento, ho anche pianto. Subito dopo però ho capitoche Tu non avresti voluto, con la tua gioia di vivere e iltuo “inguaribile” ottimismo che accettava come bello,anche tutti i disagi che la vecchiaia t’imponeva, perchéanche questo faceva parte del misterioso e meravigliosodisegno di Dio su di te. Non si doveva piangere, ma farefesta, per ringraziare il Signore di averci donato te e rin-graziarti con la gioia nel cuore, per tutto quello che, du-rante la tua lunga vita terrena ci hai dato a me e a tuttigli alunni che hai conosciuto ed educato e per la mera-vigliosa testimonianza di fedeltà al Carisma del Fonda-tore che ci hai mostrato in tutti questi anni. Hai spesotutte le energie per portare a noi giovani di allora eadulti di oggi il messaggio di salvezza e di amore di Gesùe non sapremo come ricambiarti per questo dono, mavoglio dirti solo grazie. Ora che il tempo si è compiuto,Ti sei addormentato dolcemente nelle braccia del Si-gnore che Ti ha sempre aspettato. Da lassù, se puoi,ogni tanto guarda giù in basso verso di me. Mi basteràpensare che, se anche lo farai per un breve istante del-l’eternità, sarà sufficiente per sentirti vicino.

l’ultima campanella

Fratel Lorenzo guida turistica agli scavi di Pompei

Chi desidera consultare i numeri precedenti di “Lasalliani in Italia”può entrare nel sito: www.lasalleitalia.net cliccando Pubblicazioni

Fratel Lorenzo ciclista

Tanta gratitudine ai sostenitori di LASALLIANI IN ITALIA

se.

Comunità Scuola La Salle (Via Pagano) - Stagnitta Gian Salvatore - Berchi PiergiorgioNicolini Guido - Miceli Francesco - Dr. Scorzelli Nicola - Izzo Giovanni - Battisti Mauro

Zaralli Fr. Augusto - Spagnolini Fr. Piero - Maddalena Sacchi - Ferrario Speranzina

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno rinnovato l’abbonamento alla nostra Rivistaper l’anno 2017 e agli amici, qui sotto elencati, che ci hanno inviato offerte più generose.

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in primo piano

Il volume edito da Edizioni Dal-l’Orso, di 344 pagine, può apparire auna considerazione superficiale un li-bro di consultazione, nel quale cercarnotizie anche minute, di vita vissutaquotidianamente, riguardanti gli in-dividui - trentacinque lasalliani inse-gnanti - e in particolare i Collegi diParma e Milano. Il migliaio abbon-dante (1011) di nomi riportati nell’in-dice analitico consente di ricostruireo almeno aver notizia di Istituti, sedi,personalità della storia delle Scuoledei Fratelli, le cui vicende partico-lari, se non sviluppate nel testo peril rigoroso piano che regge l’opera,sono riportate nei termini principalinelle numerosissime e meticolosenote, alcune delle quali possonoconsiderarsi quasi capitoli a sé. Èimportante soffermarsi sulla deter-minazione e sulla “libertà” di moltepersonalità della Congregazioneche non esitano anche a dichiararealle autorità religiose le ragionidelle proprie perplessità, se noncontrarietà, a disposizioni che giu-dicano inopportune: proprio il “me-daglione” d’apertura riservato aFratel Adriano Celentano, direttoredel seminario di Addis Abeba,prende le mosse dall’espressioneferma della contrarietà a un tra-sferimento o almeno alla formadella comunicazione della deci-sione: (…) affinché lei abbia il mio

pensiero preciso in risposta alla co-municazione fattami… ritengo che itre seminaristi… debbono restare conme. Se però le istruzioni (ritengonoin senso contrario) converrebbe cheS. E. Chidané che non ha risposto aiquesiti che gli sottoposi (…) si com-piacesse darmene conoscenza (…), ame non può bastare una laconica co-municazione a voce (…). E non esita adichiarare inopportuna la decisionedella Segreteria dell’Ordinariato Etio-pico di aver messo in mano alla polizia

un fatto diordine puramente ecclesiastico… conciò esprimendo indirettamente per-plessità sull’acquiescenza alle autoritàpolitiche, ma per l’interesse della Con-gregazione e della sua missione noncerto per interesse individuale:Quanto a me… rientro nella mia vitaprivata di religioso (…) e non mi stan-cherò di pregare il Signore (...) perché

molte belle vocazioni abbiano adaffluire nel seminario. E fu desi-gnato a dirigere il seminario per ilclero indigeno per altri tre anni,sino al ’46. Allora egli aveva avutoesperienze che solo anime grandipossono superare: quando gli In-glesi vittoriosi espulsero tutti i re-ligiosi dall’Etiopia, con ogni mezzodi fortuna Fratel Adriano con altri,senza mangiare per giorni giungead Asmara. In Italia Fratel Adrianotornerà malato nel 1960 e cinquemesi dopo si spegnerà a Torre delGreco. Una esistenza esemplaredello stretto intreccio fra individuoe la missione che è stato vocato acompiere.

Ed è denominatore comune atanti dei Fratelli che il volume illu-stra. Così è per un’altra figura“eroica” dei Fratelli, Fratel GenuinoAndorno (1825-1901), che tanta

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Dopo il successo dell’interessante e ricco volume di Fratel Remo L. Guidi,in ristampa per soddisfare le numerose richieste, ci piaceriproporlo con questa interessante e ben articolata recensione.

Remo L. Guidi, Uomini in cattedra non per mestierema per passione, Dall’Orso, Alessandria 2016.

Fratel Remo Guidi è personalità ben nota nell’Istituto per essersidedicato con acribia filologica a ricostruire personalità e tratti distoria dei Fratelli: ma le recensioni alle sue opere su autorevoliriviste esterne all’ambito lasalliano, anzi al di fuori dell’ambitocattolico e religioso in genere, confermano la sua valentia distorico e di critico della storia.

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parte ha avuto nella vita del Collegiodi Torino - come una mostra sulla sto-ria del Collegio stesso del 2015 hadocumentato - che dopo il noviziatoin una cittadina a 30 km da Torino(allora distanza non piccola) è lasciatosolo nella sede torinese, talora acca-sciato dalla presenza di direttori senzaspirito religioso - denuncia coraggio-sissima - avvilito dalla propria fragi-lità. E poi posto a capo di un Istitutoreligioso in uno stato laico in guerracontro i maestri lasalliani, in una si-tuazione drammatica che vedeval’80% della popolazione analfabeta.Fratel Genuino - che fra l’altro pro-muove una serie di pubblicazioni dimanuali scolastici dedicati al popolo- si adopera fattivamente per l’istru-zione delle classi disagiate e piccoloborghesi in una realtà ostile, che an-noverava persino l’abate VincenzoGioberti tra le sue fila. Dovette subirel’umiliazione di un processo per so-spetti maltrattamenti agli allievi,come dovette bere il calice amarodelle diffidenze di giovani che rinun-ciavano alla loro missione o che ab-bandonavano la Congregazione, e su-bire l’ostilità di alcune famiglie chein realtà male avevano impostato ilrapporto con i figli. Tuttavia l’eroicatenacia di Fratel Genuino portò a unacrescita del Collegio, celebrato daquella stessa stampa che anni avantiaveva criticato la sua gestione.

Si può poi citare - e dobbiamoomettere a malincuore molti nomi,ognuno dei quali evoca qualità con-quistate con la fede e con una ferreaautodisciplina, ma con la serenità el’equilibrio di chi “conosce il mondo”e le sue fragilità e i suoi punti deboli- Fratel Teodoreto Garberoglio, dellaprofonda provincia astigiana, del pic-colo centro di Vinchio. Il Fratello siopponeva alla idealizzazione deisanti, alla loro riduzione a ectoplasmi,atteggiamento che fra l’altro li privadi ogni valore di esempio. Egli fu con-creto, realista, tale anche nel lin-guaggio: chiamava minchioni queicristiani che non perseguono la san-tità, non attraverso una astrazione

sportivi - campioni in qualche disci-plina che ascoltarono la vocazione eapportarono nella Congregazionequanto l’attività sportiva vissuta a li-vello agonistico aveva loro insegnato-, i catechisti, i Santi e i loro promo-tori; e poi i fondatori e i collaboratoridi Rivista lasalliana, promossa da Fra-tel Savoré nel 1933, nonostante leperplessità di alcuni; le personalitàcoscienti di una propria fragilitàestrema, come Elio d’Aurora, collabo-ratore della rivista, che ebbe chiaracoscienza dei limiti sopraggiunti coldecadere della salute fisica, che gliimpedivano ormai una prosa chiara elo obbligavano a una vita vegetativae solitaria, a una esposizione imper-fetta e abbozzata… su una Olivettiche risale alla prima Guerra Mondiale.

Vi sono poi gli Innamorati dellascienza, le autorevoli figure cui sondedicati capitoli singoli… e poi ,quasi per contrasto, Le anime sem-plici, che si sentirono sempre al disotto degli incarichi ricevuti, e poigli ottimisti, franchi e cordiali. Altermine dell’intenso volume, Le isti-tuzioni, in cui l’Autore si soffermasugli istituti di Parma, sul Gonzagae sul S. Giuseppe di Milano.

La postfazione si rivolge ai gio-vani che intendano diventare inse-gnanti: questo non è un secondo im-piego, perseguito senza entusiasmo,ma è una scelta che impone… dota-zioni a forte sbalzo. E proprio la con-cezione dell’insegnamento come“missione” potrebbe suggerire di farsifratello, … membro di una compaginein grado di educare i figli che la fa-miglia non affiderebbe ad altri… Sug-gestiva l’affermazione conclusiva, percui l’insegnante, in particolare nel-l’ambito dei Fratelli, sarà capace dipronunciare le parole più aggiornateche Dio pronuncia agli uomini evi-denziando nei ragazzi quello che essihanno di più sacro. ◆

Francesco De Caria

dal mondo ma con un profondo im-pegno nel mondo. Il suo leit motivera “mi manca il tempo”, “sonotroppo occupato” e così via: nonaveva tempo per una santità con-templativa in un succedersi continuodi occupazioni dal mattino alla sera.Anche perché si prodigava per i con-tadini fiaccati dalle fatiche, per chistentava a essere accettato al Cot-tolengo, certo senza dimenticare iquaranta novizi e postulanti che eglideve ricevere. Fra i pensieri che piùlo accostano al nostro modo di pen-sare, al modello di uomini con i piediper terra, anche se con grandi ideali,è, appunto, il suo modo di progettare.Nel racconto non mancano accennia guai della marca di Torino.

Sono infiniti gli atteggiamentidelle personalità delineate nel volume;a volte ci sono debolezze talora no-tevoli, ma è sempre presente l’umiltàe l’interiorità di chi ricorda che Dionon è “plasmabile”, non è mutevolecome le mode: ego sum qui sum, silegge nell’Esodo.

E così via, in un andamento a me-daglioni, nel quale ogni figura - deli-neata in un capitolo - è per così direl’incarnazione di una virtù, chi delcoraggio evidente, chi di un’interioritàeroicamente vissuta che si riflettetuttavia nella ferma condotta, comeFratel Leone Morelli, vissuto semprein punta di piedi, attento a non alzaremai la voce… di costituzione gracilee cagionevole, eppure grande con-certatore che ha saputo portare allagloria degli altari Fratelli tanto meri-tevoli quanto poco conosciuti. Ocome la tenacia con cui Fratel Sera-fino Barbaglia, colto e amante del-l’eleganza, fine diplomatico e dialet-tico, insofferente delle sconfitte, siapplicò all’immenso cantiere dellapubblicazione dell’opera omnia di J.B.de La Salle, impresa ciclopica e dal-l’incerto esito, cui lavorò sino allafine, quando ottantacinquenne morìil giorno di Pasqua.

La cadenza del volume è scanditasecondo le particolarità delle varie fi-gure, I missionari, i provinciali, gli

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“Neppure io ti condanno...”

Enzo Bianchi

Gesù e le donne

Einaudi 2016, pp. 136

Euro 17,00

Consigli per la letturaa cura di Alberto Tornatora

in libreria

“Più felice sarei...”

Alessandro D’Avenia

L’arte di essere fragiliCome Leopardi puòsalvarti la vita

Mondadori 2016, pp. 250Euro 19,00

Perché le persone più intelligenti nel senso tradizionale del termine nonsono sempre quelle con cui lavoriamo più volentieri o con cui facciamoamicizia? Perché i bambini dotati ma provenienti da famiglie divise hannodifficoltà a scuola? Perché un ottimo amministratore delegato può riuscireun pessimo venditore? Perché, sostiene Goleman, l’intelligenza non ètutto. A caratterizzare il nostro comportamento e la nostra personalità èuna miscela in cui il quoziente intellettivo si fonde con virtù quali l’auto-controllo, la pervicacia, l’empatia e l’attenzione agli altri: in breve, l’in-telligenza emotiva. È opinione comune identificare l’intelligenza con lasola intelligenza razionale e non considerare l’aspetto emotivo della per-sonalità, il carattere, come parte dell’intelligenza. Ma il cervello senza ilcuore non può essere davvero intelligente. Daniel Goleman, da buonamericano, elenca esempi su esempi, casi su casi, dialoghi su dialoghi. Lacuriosità, l’inventiva, la comprensione dei sentimenti propri e altrui, il sa-persi muovere nella vita pratica sono elementi importantissimi al paridella capacità di capire formule matematiche o di saper parlare linguestraniere. Sono questi aspetti “emotivi”, troppo spesso trascurati o addi-rittura repressi dall’educazione corrente, che rendono una persona dav-vero intelligente, nel senso più umano del termine.

L’intelligenza del cuore

Daniel Goleman

Intelligenza emotivaChe cos’è e perchépuò renderci felici

BUR 2015, pp. 488Euro 17,00

Strani appunti di un poeta che non ha paura di entrare con franchezza eironia nell’abisso dell’amore, e affronta questioni come: l’amore non è unsentimento. E ancora: amore è forte come la morte. Il sesso (non) è unapiacevole ginnastica. La gelosia può essere una grande scoperta. Il tempolavora contro l’amore? Meglio la famiglia o la tribù? L’amore è semprenascente. Questi e altri argomenti sono visitati da Davide Rondoni conleggerezza di stile e profondità di argomentazioni attraverso le voci deipoeti, veri inesperti d’amore. Sì, perché in amore conta l’inesperienza ov-vero la disponibilità a scoperte sempre nuove. Per rispondere a domandequali: Cosa ci fa un antico veggente come Tiresia mentre ce la spassiamoin salotto? Amore e potere sono inestricabili? Ma mi ami o mi vuoi bene?Lontano dal chiacchiericcio banale, questo taccuino rende onore alla que-stione più importante della vita. Un libro di riflessioni sparse per chi amae non sa - per fortuna - come fare. Per stupirsi ancora e iniziare il grandeviaggio.

“Amor che a nullo amatoamar perdona

Davide Rondoni

L’amore non è giusto

CartaCanta 2013, pp. 112 Euro 12,00

“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso me-stiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’artedella gioia quotidiana?”. Sono domande comuni, ognuno se le sarà postedecine di volte, senza trovare risposte. Eppure la soluzione può raggiun-gerci, improvvisa, grazie a qualcosa che ci accade, grazie a qualcuno. Inqueste pagine Alessandro D’Avenia racconta il suo metodo per la felicitàe l’incontro decisivo che glielo ha rivelato: quello con Giacomo Leopardi.Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato.Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restarefedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nono-stante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei. Nella suavita e nei suoi versi, D’Avenia trova folgorazioni e provocazioni, nostalgiaed energia vitale. E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali in-terrogativi che da molti anni si sente rivolgere da ragazzi di ogni parted’Italia, tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere. Do-mande che sono poi le stesse dei personaggi leopardiani: Saffo e il pastoreerrante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l’Islandese... Domande chenon hanno risposte semplici, ma che, come una bussola, se non le taci-tiamo possono orientare la nostra esistenza. Leopardi ha trovato nellapoesia la sua ragione di vita, e noi? Qual è la passione in grado di farcisentire vivi in ogni fase della nostra esistenza? Quale bellezza vogliamomanifestare nel mondo, per poter dire alla fine: nulla è andato sprecato?

Al tempo di Gesú, la vita di una donna in Israele non era facile. Il mattinodi ogni giorno l’ebreo osservante recitava, e recita tuttora, questo ringra-ziamento: «Benedetto il Signore che non mi ha creato né pagano, nédonna, né schiavo». La letteratura sapienziale dichiara infatti che mentrela donna vergine è desiderata per le nozze, quella sposata è «vite fecondanell’intimo della propria dimora» e la sua più alta vocazione è essere lapadrona della casa. Previdente, accorta, economa, educatrice di una prolenumerosa. Dunque la donna è una presenza nascosta, afona nella società,la sua vita è dedicata alla famiglia, e viene amata finché resta al «suo»posto: il posto stabilito dagli uomini. Anche se poi alcune donne avevanouna loro importanza e dignità, è su un tale sfondo religioso e culturaleche si staglia la figura di Gesù. Ma il Rabbi porta anche qui la novità rivo-luzionaria del Vangelo. Attraverso i vangeli sinottici e il vangelo secondoGiovanni, Enzo Bianchi recupera e ci racconta le vicende emblematichedel rapporto di Gesù con le donne incrociate in vita. Incontriamo così frale altre la donna malata di emorragia uterina che ha il coraggio di toccareil Messia sebbene «impura»; la donna straniera, greca e per di più di ori-gini siro-fenicie, quindi pagana; le sorelle Marta e Maria; la donna sor-presa in adulterio, e Maria di Magdala, l’apostola degli apostoli. «Sarebbeinfatti necessario, afferma Bianchi, che la Chiesa, le Chiese, tornasserosenza paura semplicemente a ispirarsi alle parole e al comportamento diGesù verso le donne, assumendone i pensieri, i sentimenti, gli atteggia-menti umanissimi e, nello stesso tempo, decisivi anche per la forma dellacomunità cristiana e dei rapporti in essa esistenti tra uomini e donne».

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Scuoladi

VitaNelle 'vigne' dell'Oltrepo Torinese nei secoli

scorsi sorsero le 'ville', ora accoglienti,

silenziose, ambìte dimore della prima

collina torinese.

In una di queste 'vigne' da oltre un secolo, i

FraTellI delle ScuOle crISTIaNe

hanno animato un convitto, la VIlla SaN

GIuSeppe, luogo di formazione umana

e perciò civile culturale religiosa.

dal 1961 ospita studenti universitari

provenienti da ogni parte del mondo,

giovani pieni di speranze, attenti ai problemi

dell'oggi e a quelli ampi del futuro.