Incontro Febbraio 2008

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Per una Chiesa Viva www.incontroravello.com www.chiesaravello.it Anno IV - N. 1 - Febbraio 2008 Il percorso dell’anno liturgico che dal Natale ci conduce alla celebrazio- ne della Pasqua di Risurrezione del Signore,nel mese di febbraio e marzo 2008,assume una particolare con- notazione battesimale e penitenzia- le:battesimale perchè accompagna il credente nella riscoperta del Battesimo e dei valori essenziali ad esso collegati; penitenziale, perchè la parola di Dio che viene proclamata nella liturgia di que- sto tempo, riproponendo la storia della salvezza , soprattutto nella sua fase culminante dei giorni della passione e morte di Gesù, stimola fortemente alla conversio- ne della vita, favorendo la cre- scita interiore dei singoli e della comunità. La comunità cristiana che riesce a fare esperienza dell’amore di Dio che si è manifestato nella sto- ria della salvezza,certamente pro- gredisce nelle vie del Signore che guida il suo popolo all’incontro con Gesù Cristo,il Crocifisso e Risorto, il Dio Vivente, presente nella nostra storia,come ami- co,compagno e salvatore degli uomini.Quest’anno,infatti, fin dal- la prima settimana di febbraio,il giorno 6 del mese, diamo inizio alla Quaresima, l’importante stagione liturgica, che vissuta intensamente nella preghiera, nell’ascolto della parola del Signore e nell’impegno del personale rinnovamento interio- re,prepara degnamente ed efficace- mente i cuori alla celebrazione della Pasqua.Il tempo quaresimale che si caratterizza, anzitutto,come tempo della preghiera intesa come rispo- sta a Dio che ci parla ancora nella Sacra Scrittura abbondantemente proclamata in questo periodo dell’anno liturgico,è considerato tempo forte della Chiesa, perché dedicato in special modo alla for- mazione dei battezzati nel loro cam- mino di fede.Persuasi dell’urgente necessità di approfondire la cono- scenza delle verità della fede e della morale cristiana,per crescere e radi- carci nelle grandi certezze della fede che professiamo, in questo tem- po di grazie noi dovremo fare gran- de profitto della predicazione stra- ordinaria che si svolge nelle nostre comunità e dedicare anche più tem- po all’ascolto della Parola di Dio che oggi,provvidenzialmente giunge dap- pertutto,anche nelle case, dalle va- rie stazioni radiofoniche e televisive cattoliche,esistenti in Italia e nel mondo.Abbiamo bisogno di ascolta- re,comprendere,assimilare e tradur- re in opere e in una autentica, coe- rente condotta di vita i salutari inse- gnamenti che la Chiesa ci offre. Nel mese di febbraio, inoltre,il no- stro programma quaresimale si arric- chisce anche con la visita a Ravello della preziosa Reliquia del Capo dell’Apostolo Sant’Andrea,Patrono della nostra Chiesa Locale che in devoto pellegrinaggio viene portata nei paesi della Diocesi in occasione delle celebrazioni del VIII centena- rio della traslazione del Corpo del Santo dalla Basilica dei Santi Apo- stoli in Costantinopoli ad Amal- fi,avvenuta l’8 maggio 1208,per in- teressamento del cardinale amalfita- no Pietro Capuano Per la durata di due giorni, dalla sera del giorno 14 sino alla sera del 16 febbra- io,secondo un opportuno program- ma di celebrazioni comunitarie e di catechesi,la Reliquia sosterà nel no- stro Duomo,esposta alla venerazio- ne dei fedeli. Don Giuseppe Imperato Programma quaresimale P ERIODICO DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE DI RAVELLO PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com

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Anno IV - N. 1 - Febbraio 2008 mente i cuori alla celebrazione della Pasqua.Il tempo quaresimale che si caratterizza, anzitutto,come tempo della preghiera intesa come rispo- sta a Dio che ci parla ancora nella Sacra Scrittura abbondantemente proclamata in questo periodo PERIODICO DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE DI RAVELLO PDF created with pdfFactory Pro trial version www.pdffactory.com

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Per una Chiesa Viva

www.incontroravello.com www.chiesaravello.it Anno IV - N. 1 - Febbraio 2008

Il percorso dell’anno liturgico che dal Natale ci conduce alla celebrazio-ne della Pasqua di Risurrezione del Signore,nel mese di febbraio e marzo 2008,assume una particolare con-notazione battesimale e penitenzia-le:battesimale perchè accompagna il credente nella riscoperta del Battesimo e dei valori essenziali ad esso collegati; penitenziale, perchè la parola di Dio che viene proclamata nella liturgia di que-sto tempo, riproponendo la storia della salvezza , soprattutto nella sua fase culminante dei giorni della passione e morte di Gesù, stimola fortemente alla conversio-ne della vita, favorendo la cre-scita interiore dei singoli e della comunità. La comunità cristiana che riesce a fare esperienza dell’amore di Dio che si è manifestato nella sto-ria della salvezza,certamente pro-gredisce nelle vie del Signore che guida il suo popolo all’incontro con Gesù Cristo,il Crocifisso e Risorto, il Dio Vivente, presente nella nostra storia,come ami-co,compagno e salvatore degli uomini.Quest’anno,infatti, fin dal-la prima settimana di febbraio,il giorno 6 del mese, diamo inizio alla Quaresima, l’importante stagione liturgica, che vissuta intensamente nella preghiera, nell’ascolto della parola del Signore e nell’impegno del personale rinnovamento interio-re,prepara degnamente ed efficace-

mente i cuori alla celebrazione della Pasqua.Il tempo quaresimale che si caratterizza, anzitutto,come tempo della preghiera intesa come rispo-sta a Dio che ci parla ancora nella Sacra Scrittura abbondantemente proclamata in questo periodo

dell’anno liturgico,è considerato tempo forte della Chiesa, perché dedicato in special modo alla for-mazione dei battezzati nel loro cam-mino di fede.Persuasi dell’urgente necessità di approfondire la cono-scenza delle verità della fede e della morale cristiana,per crescere e radi-

carci nelle grandi certezze della fede che professiamo, in questo tem-po di grazie noi dovremo fare gran-de profitto della predicazione stra-ordinaria che si svolge nelle nostre comunità e dedicare anche più tem-po all’ascolto della Parola di Dio che oggi,provvidenzialmente giunge dap-pertutto,anche nelle case, dalle va-rie stazioni radiofoniche e televisive cattoliche,esistenti in Italia e nel mondo.Abbiamo bisogno di ascolta-re,comprendere,assimilare e tradur-re in opere e in una autentica, coe-rente condotta di vita i salutari inse-gnamenti che la Chiesa ci offre. Nel mese di febbraio, inoltre,il no-stro programma quaresimale si arric-chisce anche con la visita a Ravello della preziosa Reliquia del Capo dell’Apostolo Sant’Andrea,Patrono della nostra Chiesa Locale che in devoto pellegrinaggio viene portata nei paesi della Diocesi in occasione delle celebrazioni del VIII centena-rio della traslazione del Corpo del Santo dalla Basilica dei Santi Apo-stoli in Costantinopoli ad Amal-fi,avvenuta l’8 maggio 1208,per in-teressamento del cardinale amalfita-no Pietro Capuano Per la durata di due giorni, dalla sera del giorno 14 sino alla sera del 16 febbra-io,secondo un opportuno program-ma di celebrazioni comunitarie e di catechesi,la Reliquia sosterà nel no-stro Duomo,esposta alla venerazio-ne dei fedeli.

Don Giuseppe Imperato

Programma quaresimale

PERIODICO DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE DI RAVELLO

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PAGINA 2 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

VIII CENTENARIO (1208-2008) DELLA TRASLAZIONE DELLE RELIQUIE DELL’APOSTOLO

ANDREA DA COSTANTINOPOLI AD AMALFI

Sant’Andrea Apostolo Commemorato da tutte chiese cristiane, chiamato anche nella tradizione ortodossa Protocletos, che significa primo chiama-to, fu uno dei dodici apostoli di Gesù Cristo, fratello maggiore di San Pietro. Secondo la fede cristiana egli nacque a Betsaida sul lago di Ga-lilea. “Andrea” non era quasi sicuramente il suo nome da gali-leo, in quanto né in aramaico né in ebraico si trova traccia di un simile nome, nome che invece è comune nella cultura elle-nica. Prima di conoscere Gesù fu discepolo di San Giovanni Battista (Giovanni 1,35). Fu probabilmente il primo a seguire Gesù. Viveva a Cafarnao (Marco 1,29). Nei Vangeli viene indicato in tutti i momenti salienti della vita di Cristo ed era sicuramente uno dei discepoli più vicini al Messia (Marco 13,3; Giovanni 6,8, 12,22). Negli Atti degli Apostoli viene menzio-nato una sola volta (1,13).Secondo Euse-bio, che cita Origene, Andrea predicò in Asia Minore, lungo il Mar Nero e probabilmente raggiunse la regione del Volga. Questa è lo ragione per cui è Santo Patrono della Roma-nia, dell' Ucraina e della Russia. La tradi-zione lo vuole primo vescovo di Costantino-poli. Morì martire a Patrasso dove subì il supplizio della croce. Questa croce, che oggi viene indicata con il nome di Croce di Sant 'Andrea, era un suppli-zio romano chiamato Crux decussata: i legni a cui veniva inchiodato il condannato erano posti a forma di X. Le sue spoglie vennero successivamente traslate a Costantinopoli. Nel lontano 8 maggio 1208, il Car-dinale amalfitano Pietro Capuano, legato pontificio alla IV crociata, introdusse nella piccola cittadina costiera di Amalfi le spoglie dell'Apostolo Andrea, che trasportò via mare da Co-stantinopoli; un affresco del 1610 di Aniello Falcone rievoca l'avvenimento, mostrando le strutture architettoniche della primitiva cattedrale romanica. Sant'Andrea è patrono della città di Amalfi, sulla tomba del-l'Apostolo fu realizzato, nei

primi anni del Seicento, un altare che presenta lo statua bron-zea dell'Apostolo, opera di Michelangelo Naccherino., e quel-le marmoree dedicate da Pietro Bernini ai Martiri Lorenzo e Stefano. Sin dal 1304 sulla tomba dell' Apostolo si verifica lo comparsa in quantità variabili di un liquido, incolore, inodore ed insapore denominato "manna". In tempi recenti le reliquie di una parte del capo, riposavano in Vaticano, ma Papa Paolo VI nel 1964 donò questa parte a Patrasso, dove ora riposa nella chiesa a lui dedicata; chiesa eretta, secondo lo tradizione, sul luogo del suo martirio. Un po’ di storia… Amalfi, nella Cattedrale, da otto secoli, dal lontano 8 maggio 1208, custodisce i resti mortali dell’apostolo Andrea: caput et ossa reliqua, il capo e le altre ossa, come recita un antichissimo

documento, che ha trasmesso la cronaca della traslazione. Un amalfitano, il card. Pietro Capuano, che li aveva portati da Costantinopoli, l’odierna Istanbul, fece costruire a sue spese la cripta per de-porveli e custodirli. Oggi, in un risve-glio di studi e di pietà attorno a quelle Reliquie, ci si accorge di possedere un tesoro inestimabile, capace di donare alla cittadina, bagnata dal Tirreno e già ricercata per la sua bellezza incompara-bile, un ruolo importante nella vita ecclesiale e nel cammino ecumenico. E’ certamente la Provvidenza che veglia su questi “segni” preziosi, quali sono le Reliquie dei Santi, che accompagnano il cammino della Chiesa nei secoli e gli donano vitalità. La Provvidenza vegliò anche su quelle dell’Apostolo. Questi subì il martirio sulla croce a Patrasso, nella Grecia, negli anni immediatamente seguenti il 64 d.C. durante la persecuzione di Ne-rone, scatenata prima a Roma e poi nelle province dell’impero. Le sue Reli-quie rimasero nella città greca fino all’anno 357, quando l’imperatore Co-stanzo, figlio di Costantino, le volle traslare a Costantinopoli, desiderando

renderla ricca di reliquie, quasi una seconda Roma. Nella città del Bosforo erano custodite nella Basilica dei SS. Apostoli. Ivi il card. Capuano, che era legato di papa Innocenzo III al segui-to della quarta Crociata, fu guidato dalla colonia amalfitana, attiva a Costantinopoli e riuscì a venirne in possesso. Siamo agli inizi del 1205.

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PAGINA 3 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Continua dalla pagina precedente Si è parlato di furto. Alla parola lo storico Werner Maleczek, che ha egregiamente scritto di Pietro Capuano e del suo tem-po, ha aggiunto, per addolcirla, il qualificativo “pio”, ma non credo proprio che le Reliquie del Santo siano state rubate… Il Capuano agì in un clima favorevole ai Latini. Costantinopoli era caduta nelle mani dei crociati nell’aprile 1204. Il 16 mag-gio seguente sorse l’Impero Romano d’Oriente. Il Capuano aveva preceduto in Siria la spedizione. Quando seppe del fatto, decise di raggiungere la città. Vi giunse, dopo una difficile navigazione, nel dicembre, quando i Latini ormai comandava-no. Era legato del Papa e poté muoversi in piena libertà…Quando il 22 ottobre scorso è stato in Amalfi S.S. Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli, nel descrivergli il sepolcro dell’Apostolo, quando accennai alla Basilica dei SS. Apostoli, mormorò: Non c’è più… Infatti, non c’è più. Sotto il dominio ottomano è stata abbattuta e sul suo suolo è stata eretta una moschea… L’arcivescovo di Amalfi Ercolano Marini, nel 1928, l’ha visitata. Descrisse, poi, le sue impressioni: “Ponendo piede in questo edificio… io mi sentii stringere il cuore. Qui era stato il venerando Corpo di S. Andrea aposto-lo… Raccolsi intorno a me i miei amalfitani e con loro, a bassa voce, dissi l’antifona e l’orazione del Santo…”. Ma, se le Reli-quie fossero rimaste lì, nella rovina del tempio che fine avreb-bero fatto? La Provvidenza quel giorno vegliava… Pietro Capuano conservò le Reliquie dell’Apostolo presso di sé, assieme ad altre, molte delle quali oggi sono venerate in Cattedrale nella “Cappella delle Reliquie”, e nel 1206 fece ritorno in Italia. Si fermò a Gaeta, da dove inviò in Amalfi quanto di sacro portava con sé, in bauli sigillati, mentre si recava a Roma per far relazione al Papa sulla missione ricevu-ta. Aveva mantenuto il segreto sul dono che stava per fare ad Amalfi anche con lo stesso arcivescovo, che era Matteo Co-stantini (1202-1215) da Capua. Intanto faceva costruire a sue spese il transetto dell’attuale Cattedrale, sorta intorno al mille e già dedicata a S. Andrea, e la cripta sottostante. L’opera fu pronta per il 1208 e la consegna alla nostra Chiesa avvenne, come s’è detto, l’8 maggio. Le Reliquie, intanto, erano state conservate “in loco celebri”, che la tradizione individua in Conca dei Marini. Da lì partì, per mare, il corteo, che le accompagnava. L’urna venne porta-ta in Cattedrale, a spalle, da quattro Vescovi, seguita dallo stesso Capuano, tra un popolo plaudente, sotto una pioggia di fiori. Nel tempio, ottenuto il silenzio, egli, da buon oratore qual era, infiammò con la sua parola i cuori, esortando a cir-condare le Reliquie di devozione fervida e sincera e a meritare la protezione dell’Apostolo con una condotta intemerata. Poi aprì, sotto gli occhi di tutti, l’urna, perché si costatasse la por-tata dell’evento e si desse gloria a Dio, che visitava in tal modo il suo popolo. Presentò di esse ogni singola parte. Dall’Oriente era stato portato un Corpo intero. Dicevamo: caput et ossa reliqua. Parte delle Reliquie, sigillate nell’urna d’argento, furono de-positate sotto l’altare della Confessione; altre, deposte in un’urna di marmo, vennero sotterrate nella Cripta, in luogo che solo alcuni conoscevano, la cui memoria, poi, venne smar-

rita. Vennero alla luce per caso nel 1603, il 2 gennaio, durante i lavori per la trasformazione barocca della cripta, ma l’urna venne sotterrata di nuovo, non senza un documento di rico-gnizione, del quale si conservò copia presso la Curia. Le incur-sioni dei pirati saraceni lungo le nostre coste sconsigliavano l’esposizione di Reliquie. Ritornarono alla luce il 28 gennaio 1846, durante i lavori eseguiti dai muratori ravellesi: Andrea Di Palma capomastro, Pantaleone e Raffaele Di Palma manovali per la costruzione del coro. Si lavorava di notte, perchè si sapeva che qualcosa potesse venir fuori. Dall’urna ritrovata venne tratta l’insigne reliquia del Capo, che veneria-mo a parte.Da oltre settecento anni, dal 29 novembre 1304, raccogliamo dalla Tomba venerata dell’Apostolo il segno della “Manna”… Cosa sia, non chiedetecelo… E’ una “realtà” che ci lascia sempre pensosi… Non escludiamo che si tratti di un fatto naturale, ma la durata secolare - interrotta per quaranta-cinque anni nel ‘500, in tempi difficili per la Chiesa universale e per la nostra locale, e poi ripresa nel febbraio 1586 - docu-mentata negli ultimi cento anni in ogni singola manifestazione; il modo col quale si manifesta, perché a volte il sacro liquido c’è, a volte, invece, tutto è asciutto, a volte è una sola goccia, a volte è straordinariamente abbondante, come lo scorso 21 novembre; il fatto che muova i nostri sentimenti, perché quando c’è ringraziamo il Signore, quando non c’è gli chiedia-mo perdono, tutto questo ci fa pensare come anche la Manna sia un dono della Provvidenza accanto all’altro delle Reli-quie… Dio ci visita continuamente… Le celebrazioni per l’VIII Centenario della traslazione del Cor-po sono anch’esse, se vissute con Fede, una visita del Signore.

(Da Camminiamo insieme con l’Apostolo Andrea) PENITENZIERIA APOSTOLICA

Il giorno 25 Luglio 2007 la PENITENZIERIA APOSTOLICA, in forza delle facoltà accordatele dal Sommo Pontefice, benevolmente concede - soddisfatte per bene le solite condizioni (Confessione sacra-mentale, Comunione eucaristica e preghiere secondo le inten-zioni del Sommo Pontefice) - l’indulgenza plenaria lucrabile, nell’Arcidiocesi di Amalfi - Cava, dai fedeli sinceramente pen-titi, che abbiano devotamente partecipato a qualche sacra fun-zione o pia pratica compiuta in onore di S. Andrea Apostolo o che almeno, davanti alle reliquie del Santo Apostolo esposte alla pubblica venerazione, abbiano recitato la preghiera del Signore e il simbolo di Fede, con l’aggiunta di pie invocazioni alla Beata Maria Vergine e a S. Andrea: Nei giorni consacrati alla memoria di S. Andrea, riportati nel calendario universale o in quello proprio diocesano: 28 gennaio, giorno del ritrovamento della reliquia del Capo; 08 maggio, anniversario della traslazione delle reliquie; 27 giugno, giorno del patrocinio dell’Apostolo; 30 novembre, festa del martirio; Durante la peregrinazione della Reliquia; Ogni volta che per devozione si compia, in gruppo, un pelle-grinaggio alla Chiesa Cattedrale.Tale concessione è valevole per l’intero Anno Diocesano di S. Andrea. Nonostante qualsiasi disposizione contraria. Card. Stafford

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PAGINA 4 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

I figli sono una grande ricchezza per ogni Paese: dal loro numero e dall’amore e dalle attenzioni che ricevono dalla famiglia e dalle isti-tuzioni emerge quanto un Paese creda nel futuro. Chi non è aperto alla vita, non ha speranza. Gli an-

ziani sono la memoria e le radici: dalla cura con cui viene loro fatta compagnia si misura quanto un Paese rispetti se stesso. La vita ai suoi esordi, la vita verso il suo epilogo. La civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di servire la vita. I primi a essere chiamati in causa sono i genitori. Lo sono al momento del conce-pimento dei loro figli: il dramma dell’aborto non sarà mai contenuto e sconfitto se non si promuove la respon-sabilità nella maternità e nella paternità. Responsabili-tà significa considerare i figli non come cose, da mettere al mondo per gratificare i desideri dei genitori; ed è importante che, crescendo, siano incoraggiati a “spiccare il volo”, a divenire autono-mi, grati ai genitori proprio per essere stati educati alla libertà e alla responsabilità, capaci di prendere in mano l a p r o p r i a v i t a . Questo significa servire la vita. Purtroppo rimane forte la tendenza a servirsene. Accade quando viene rivendicato il “diritto a un figlio” a ogni costo, anche al prezzo di pesanti manipolazioni eticamente inaccettabili. Un figlio non è un diritto, ma sempre e soltanto un dono. Come si può avere diritto “a una persona”? Un figlio si desidera e si accoglie, non è una cosa su cui esercitare una sorta di diritto di generazione e proprietà. Ne siamo convinti, pur sapendo quanto sia motivo di sofferenza la scoperta, da parte di una coppia, di non poter coronare la grande aspirazio-ne di generare figli. Siamo vicini a coloro che si trovano in questa situazione, e li invitiamo a considerare, col tempo, altre possibili forme di maternità e paternità: l’incontro d’amore tra due genitori e un figlio, ad esempio, può avvenire anche mediante l’adozione e l’affidamento e c’è una paternità e una maternità che si possono realizzare in tante forme di d o n a z i o n e e s e r v i z i o v e r s o g l i a l t r i .

Servire la vita significa non metterla a repentaglio sul posto di lavoro e sulla strada e amarla anche quando è scomoda e dolo-rosa, perché una vita è sempre e comunque degna in quanto tale. Ciò vale anche per chi è gravemente ammalato, per chi è anziano o a poco a poco perde lucidità e capacità fisiche: nes-suno può arrogarsi il diritto di decidere quando una vita non merita più di essere vissuta. Deve, invece, crescere la capacità di accoglienza da parte delle famiglie stesse. Stupisce, poi, che tante energie e tanto dibattito siano spesi sulla possibilità di sopprimere una vita afflitta dal dolore, e si parli e si faccia ben

poco a riguardo delle cure palliative, vera soluzione rispettosa della dignità della persona, che ha dirit-to ad avviarsi alla morte senza soffrire e senza esse-re lasciata sola, amata co-me ai suoi inizi, aperta alla prospettiva della vita che n o n h a f i n e . Per questo diciamo grazie a tutti coloro che scelgono liberamente di servire la vita. Grazie ai genitori responsabili e altruisti, capaci di un amore non possessivo; ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, agli educatori e agli inse-gnanti, ai tanti adulti – non ultimi i nonni – che colla-borano con i genitori nella crescita dei figli; ai respon-sabili delle istituzioni, che comprendono la fonda-mentale missione dei geni-

tori e, anziché abbandonarli a se stessi o addirittura mortificar-li, li aiutano e li incoraggiano; a chi – ginecologo, ostetrica, infermiere – profonde il suo impegno per far nascere bambi-ni; ai volontari che si prodigano per rimuovere le cause che indurrebbero le donne al terribile passo dell’aborto, contri-buendo così alla nascita di bambini che forse, altrimenti, non vedrebbero la luce; alle famiglie che riescono a tenere con sé in casa gli anziani, alle persone di ogni nazionalità che li assi-stono con un supplemento di generosità e dedizione. Grazie: voi che servite la vita siete la parte seria e responsabile di un Paese che vuole rispettare la sua storia e credere nel futuro. Roma, 2 ottobre 2007 Memoria dei Santi Angeli Custodi

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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PAGINA 5 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Il papa traccia l’identikit della elemosina cristiana, aiuto a chi è nel bisogno ed esercizio ascetico. Il messaggio per la Quaresima 2008 è dedicato all’impegno che, con il digiuno e la preghiera, accompagna i fedeli alla celebrazione della Pasqua. “Cristo si è fatto povero per voi”, la frase della seconda Lettera ai Corinti dell’apostolo Paolo, guida la riflessione di Benedetto XVI. Ecco lo scopo delle collette per le Chiese più povere, un sostegno e una purificazione. Nessuno possiede ciò che ha, piuttosto lo am-ministra, e deve farlo in favore di tutti, ognuno è mezzo della Provvidenza. Un richiamo che il papa riprende dalle parole di san Giovanni e rilancia nei confronti dei paesi a maggioranza cristiana che sono ancora più responsabili di fronte alle popolazioni nella povertà. “Soccorrerle è un dovere di giustizia prima ancora che un atto di carità”.L’elemosina cristiana è dunque giusta, caritate-vole e nascosta. Tutto deve essere compiuto a gloria di Dio e non nostra, dice il papa. Riflessione molto netta in una società in cui “carità” e “beneficenza” diventano attività da salotto e da show. "Nella moderna società dell’immagine occorre vigilare attenta-mente poiché questa tentazione è ricorrente".L’elemosina cristia-na è espressione di carità, virtù teologale che esige conversione. Come ci ha insegnato Cristo morendo in croce, dono totale di sé. Ecco allora un altro criterio della elemosina cristiana, la verità. “Quando agiamo con amore, esprimiamo la verità del nostro essere. ”Se agiamo per amore di Dio, il Padre ricompensa le no-stre elemosine con la sua gioia. Addirittura frutto della elemosina cristiana è il perdono dei peccati.La condivisione con i poveri ci mette nella disposizione di ricevere il perdono. “Penso, scrive Benedetto, a quanti avvertono il peso del male compiuto e pro-prio per questo si sentono lontani da Dio… L’elemosina avvici-nandoci agli altri ci avvicina a Dio”. E’ educazione all’amore l’elemosina, perché insegna a dare tutto di se stessi, come la ve-dova del Vangelo che dona una moneta, non ciò che ha di super-fluo, ma quello che è. Tutta se stessa. Un episodio che introduce i giorni della passione di Gesù che ha dato tutto se stesso per noi , e la Quaresima ci spinge a fare altrettanto attraverso l’elemosina. Un canto d’amore quello che Benedetto XVI ci invita ad intonare per i prossimi giorni di Quaresima, per praticare la carità, l’amore che “ispira forme diverse di dono”, un allenamento spiri-tuale, il regalo di qualcosa di materiale che è segno del vero gran-de dono che possiamo offrire agli altri “con l’annuncio e la testi-monianza di Cristo, nel Cui nome c’è la vita vera”. Un vero “combattimento spirituale”, un esercizio ascetico, un coinvolgi-mento totale dell’essere, non certo una esibizione.Il messaggio del papa è stato presentato stamani con una conferenza stampa in Vaticano, a cui ha partecipato anche il cardinale Josef Cordes, presidente del Pontificio consiglio Cor Unum. Il porporato ha invitato le agenzie internazionali e le Ong ad essere più chiare sui "bilanci strutturali" perchè "a volte sono sorprendentemente alti". "Di certo - avverte Cordes - sarebbe utile se in occasione di appelli mediatici, lanciati in seguito a calamità come lo Tsunami, non venisse indicato solamente il numero di conto corrente, ma anche la percentuale che le agenzie trattengono per mantenere la propri istituzione. Aiuterebbe il donatore a discernere in quale modo il suo dono raggiunge i bisognosi restando il più integro possibile". Da parte sua, invece, nel Cor Unum (il dicastero che si occupa della carità del papa), "i costi amministrativi delle fon-

dazioni nel 2006 non arrivano al 3 per cento. E questo vuol dire che il 97 per cento delle offerte viene destinato alla carità". Da “Zenit” 27-01-2008 Da un lato, l’Eucaristia che, nel contemplare il sacrificio di sal-vezza di Cristo, instilla la pace nel cuore di chi, pur malato, vive il suo dolore aperto alla fede. Dall’altro lato, la Madonna, consi-derata da chi soffre la madre consolatrice per eccellenza. Su que-sto vincolo spirituale tra il sacrificio di Cristo e sua Madre, Bene-detto XVI impernia il Messaggio per la Giornata mondiale del malato 2008, tradizionalmente fissata all’11 febbraio, giorno in cui la giovane Bernadette Soubirous vide apparire la “Bianca Si-gnora” in un anfratto roccioso della campagna di Lourdes. E pro-prio quella Grotta, diventata un luogo di preghiera e un simbolo di speranza per milioni di malati, sarà al centro - fino all’8 dicem-bre di quest’anno, del Giubileo per il 150.mo delle apparizioni dell’Immacolata Concezione. Meditare su di lei, scrive il Papa nel Messaggio, offre ai malati un primo insegnamento: “Lasciarsi attrarre dal ‘sì’ che l’ha congiunta mirabilmente alla missione di Cristo, redentore dell’umanità - afferma - è lasciarsi prendere e guidare per mano da Lei, per pronunciare a propria volta il ‘fiat’ alla volontà di Dio con tutta l’esistenza intessuta di gioie e tristez-ze, di speranze e delusioni, nella consapevolezza che le prove, il dolore e la sofferenza rendono ricco di senso il nostro pellegri-naggio sulla terra”. Tuttavia, prosegue il Papa, “non si può con-templare Maria senza essere attratti da Cristo” e questo legame, spiega, “lo avvertiamo, in maniera misteriosa, nel Sacramento dell’Eucaristia”. Ecco perché a Lourdes, constata Benedetto XVI, la liturgia eucaristica è un “forte e costante richiamo”, insieme con le altrettanto frequenti adorazioni del Santissimo Sacramento e le benedizioni dei malati. Dunque, il tema del prossimo Con-gresso eucaristico internazionale in programma in terra canadese, evidenziando l’Eucaristia come “dono di Dio per la vita del mon-do”, arriva a suscitare nei cristiani - afferma il Pontefice - “un’attenzione amorevole per i sofferenti e gli ammalati”, poiché l’Eucaristia “spinge ogni credente a farsi ‘pane spezzato’ per gli altri”. Dunque, “è proprio dall’Eucaristia”, riflette Benedetto XVI, che la pastorale della salute “deve attingere la forza spiritua-le necessaria a soccorrere efficacemente l’uomo e ad aiutarlo a comprendere il valore salvifico della propria sofferenza”. Il Papa termina il messaggio invitando anzitutto a valorizzare “appieno” quella che definisce la “felice coincidenza” tra il 150.mo anniver-sario delle apparizioni di Lourdes e il Congresso eucaristico inter-nazionale. E poi, invoca la protezione di Maria su quanti, dice, sono provati dalla malattia, sugli agenti sanitari, sugli operatori della pastorale sanitaria ovvero, scrive, su “chiunque con fattiva dedizione si occupa di servire, nel corpo e nell’anima, gli amma-lati e i bisognosi”. Se a Québec, conclude Benedetto XVI, “si contempla il mistero dell’Eucaristia dono di Dio per la vita del mondo, nella Giornata Mondiale del Malato, in un ideale paralle-lismo spirituale, non solo si celebra l’effettiva partecipazione della sofferenza umana all’opera salvifica di Dio, ma se ne posso-no godere, in certo senso, i preziosi frutti promessi a coloro che credono. Così il dolore, accolto con fede, diventa la porta per entrare nel mistero della sofferenza redentrice di Gesù e per giungere con Lui alla pace e alla felicità della sua Risurrezione”.

Da “Radio Vaticana”

Digiuno, preghiera ed eucaristia Nei messaggi del Papa per la Quaresima e per la Giornata del Malato 2008

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PAGINA 6 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Il Battesimo di Cristo nel fiume Giordano costituisce l’investitura formale della sua missione che lo porterà fino al culmine dell’esperienza terrena attraverso il sacrificio della propria vita e la Risurrezione. Appena battezzato Gesù uscì dall’acqua, si aprirono i cieli e lo Spirito di Dio si pose su di Lui. I Padri della Chiesa hanno vi-sto, in questo evento, un’analogia con l’unzione mediante la quale re e sacerdoti venivano investiti in Israele. Secondo i tre vangeli sinottici (Marco, Matteo e Luca) la pri-ma disposizione dello Spirito Santo conduce Cristo nel deserto per essere tentato dal diavolo, dall’ebraico “Satan” che significa avversario. Le tre tentazioni narrate dai Vangeli di Matteo e Luca sono precedute da un tempo di 40 giorni nel quale Cristo digiuna e si raccoglie in preghiera nel deserto. Il numero Quaranta, era ricco di contenuti simboli-ci. Quaranta erano stati gli anni trascorsi dal popolo d’Israele nel deserto; qua-ranta furono i giorni che Mosè trascorse sul monte Sinai prima di ricevere le Tavole della Legge e qua-ranta furono quelli di digiu-no e di cammino che porta-rono Abramo a raggiungere il monte Oreb dove avreb-be dovuto sacrificare il fi-glio Isacco. Il nocciolo di ogni tentazio-ne è “rimuovere Dio, che di fronte a tutto ciò che nella nostra vita appare più urgente sembra secondario, se non superfluo e fastidioso”. La tentazione che ci minaccia in molteplici forme – scrive Be-nedetto XVI – è quella di mettere ordine da soli nel mondo, senza Dio. E poi: “ La tentazione fa finta di indicarci il meglio, si presenta sotto la pretesa del vero realismo ovvero potere e pane”. Proprio il pane è il protagonista della prima tentazione raccontataci da Matteo e da Luca. “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”. Un’ affermazione, quella del dia-volo tentatore, che rimanda ad altre provocazioni costruite sull’enunciato “Se sei Figlio di Dio…” e rivolte a Cristo anche sotto la croce. Il tema del pane nella vita di Gesù è presente in maniera evi-dente in altri due episodi. Il primo è la moltiplicazione dei pani per le migliaia di persone che avevano seguito il Signore nel deserto per ascoltarlo. L’altro: l’Ultima Cena, che diventa l’Eucarestia della Chiesa e il miracolo permanente di Gesù sul pane. Egli stesso è divenuto pane per noi. Al tentatore Gesù risponde citando l’antico testamento (Dt 8,3) “Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce

dalla bocca di Dio!”. Questa affermazione di Cristo, spinge Benedetto XVI ad esprimere la sua preoccupazione per i Paesi in via di sviluppo dove i principi puramente tecnico-materiali hanno lasciato da parte Dio emarginando le strutture religiose, morali e sociali esistenti. Nella seconda tentazione, la più difficile da comprendere, il diavolo conduce Gesù a Gerusalemme, lo depone sul pinnaco-lo del Tempio e lo invita a lanciarsi giù poiché, citando il Sal-mo 91, “gli angeli lo custodiranno in ogni suo passo”. Senza penetrare a fondo nei contenuti teologici di questa tentazione, diremo che essa ha come oggetto la corretta interpretazione della Bibbia e il tentativo ossessivo di mettere alla prova Dio. E’ forte e chiaro il monito di Benedetto XVI nell’interpretare il tentativo di trattare Dio come un oggetto: “…noi neghiamo

Dio in quanto Dio, perché ci poniamo al di sopra di Lui. Perché mettiamo da parte l’intera dimensione dell’amore, dell’ascolto inte-riore e riconosciamo come reale solo ciò che è sperimen-tabile, che ci è stato posto nelle mani. Chi la pensa in questo modo fa di se stesso Dio e degrada così facendo non solo Dio, ma il mondo stesso.” Nella terza e ultima ten-tazione il diavolo conduce il Signore in visione su un alto monte. Gli mostra tutti i regni della terra e

gli offre il dominio del mondo. L’immagine del monte ha due corrispettivi nella storia di Gesù. Il primo è quando il Signore risorto raduna i suoi sul monte e dice : “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”, chiaro riferimento al potere salvifico. L’altro episodio, poi, è quello del Golgota dove Cristo muore in croce, deriso dagli uomini e abbandonato dai suoi. Il regno di Cristo è diverso dai regni della terra e dal loro splendore, che Satana gli dispiega dinanzi. Molto spesso nella storia degli imperi cristiani si è voluta assicurare la fede me-diante il potere politico; ciò il più delle volte ha finito per met-tere la prima al servizio e ai criteri del secondo. Il significato profondo della terza tentazione concerne una fondamentale domanda: Cosa ha portato Gesù all’umanità? La risposta è semplice: ha portato Dio, il cui volto si era prima manifestato a poco a poco e che ora noi conosciamo. Il potere di Dio nel mondo è silenzioso, ma vero e duraturo. E mentre questo potere permane, i regni della terra, che Satana aveva mostrato a Cristo, sono tutti crollati.

Salvatore Amato

LE TENTAZIONI Riflessioni sull’avvincente capitolo contenuto in “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI

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PAGINA 7 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

SEGNO DEL MESE DI FEBBRAIO “FACCIAMO LUCE INSIEME”

APPUNTAMENTO MENSILE DOMENICA 3 FEBBRAIO 2008

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ALLE ORE 18.00 ACCENDEREMO LA

LAMPADA CHE PER TUTTA LA QUARE-SIMA ARDERA’ NELLA NOSTRA CHIESA,

CON L’OLIO OFFERTO DA OGNI NOSTRA FAMIGLIA

“Io sono la luce del mondo ; chi segue me non cammina nelle tenebre,ma avrà la luce della vita.” (Gv.8,12).Assumendo natura umana,il Figlio di Dio si è mani-festato come Luce. Luce non solo nella storia del mondo,ma nella storia personale di ogni uomo. Egli si è fatto uno di noi,per dare senso alla nostra esistenza. San Paolo nella lettera agli Efesini: “ Se un tempo eravate nelle tenebre,ora siete luce del Signore,comportatevi perciò come figli della luce, il frutto della luce consiste in ogni bontà,giustizia e verità.Cercate ciò che è gradito al Signore e non partecipate alle opere infruttuo-se delle tenebre …Per questo sta scritto : “ Svegliati,o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà”. Attraverso il Battesimo ogni cristiano riceve in dono La Vita Nuova.Nella Resurrezione,un’abbagliante Luce Divina rifulge nel Volto di Cristo. “ Il suo Volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. (Mt.17,2) . Attraverso la Resurrezione,siamo diventati Luce in Cristo,tutto ciò ci permette di vivere come figli della Luce ( Ef.5,8), di restare in Comunione con Dio (1 Gv,5 ),di conservare l’amore con i fratelli ( 1 Gv 2,8-11). La Luce alimenta,altresì,la fedeltà a Dio e la nostra vigilan-za,attraverso la preghiera e l’attesa. Per noi cristiani,allora,“per me il vivere è Cristo” di San Pao-lo,deve essere un insegnamento da cui partire per cercare un vero slancio missionario,per avvicinarci ai Sacramenti e all’ascolto della Parola con una Spiritualità unica,in modo da far fruttificare i doni dello Spirito:carità,gioia, benignità e pa-ce . Un invito a testimoniare la Luce del Risorto , ad annuncia-re Cristo con la nostra vita,per maturare una fede creativa ed illuminante per noi e per gli altri . Come Comunità parrocchiale e come appartenenti alla grande famiglia della Diocesi,vivere il secondo segno del Piano Pasto-rale,significa far rifulgere La Luce di Cristo ricevuta nel Batte-simo,attraverso la nostra vita. Ogni battezzato si impegni a dare un contributo,non solo ma-teriale,consegnando la boccettina con l’olio,ma soprattutto spirituale,rispondendo all’invito del Signore : “ Risplenda la vostra luce davanti agli uomini,perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cie-li .” ( Mt.5,16 ).

Giulia Schiavo

LETTERA DELL’ARCIVESCOVO Cara famiglia, eccomi, con un’altra lettera, all’inizio di un nuo-vo anno, pronto ad augurare ogni bene, in particolare pace e salute, a ciascuno dei tuoi componenti. Ci è dato un nuovo anno, un altro periodo per la nostra vita da vivere intensamente, operando per il bene comune. Ci tengo molto a ricordarti che ogni famiglia, con la collaborazione di ognuno dei suoi membri, cresce al suo interno in umanità, affettività, disponibilità … Questo vale pure per la Chiesa che è come la gran-de famiglia che abbraccia tutte le famiglie. Mi auguro davvero che anche tu, ora o in futuro, ti senta accolta in essa, portando la tua luce, che è quel desiderio già vivo al tuo interno, nella tua quotidiani-tà: camminare insieme per rafforzare le relazioni con tutti, ben sapendo che si cresce nel bene comune … se non insieme! Con la mia benedizione.

+ Arcivescovo Orazio Soricelli

LETTERA DEL PARROCO

FACCIAMO LUCE INSIEME

Per il dono dell’esistenza di cui tutti godia-mo,ognuno di noi fa risplendere la presenza di Dio Creatore e nostro Padre Buono, di cui ci sentiamo figli e fratelli fra noi. Tutti perciò, avvertiamo l’esigenza di irradiare il tesoro che ci portiamo dentro,il desiderio di comu-nicare il bene che riceviamo e che vogliamo dona-re, l’ansia di un mondo più giusto ed il dovere di contribuire alla costruzione di una società migliore e più equa,che garantisca serenità e pace. Corrispondendo a questa esigenza del cuore, fare-mo “luce insieme “, quando Domenica 3 Febbra-io, alle ore 18.00, ci raduneremo intorno al Signo-re portando un po’ di olio, per esprimere il segno dell’impegno a camminare insieme e favorire la crescita di una comunità fraterna ed armoniosa. Fraternamente!

FACCIAMO LUCE INSIEME

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PAGINA 8 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

La bambola della Quaresima

Terminate le festività Natalizie, numerosi sono gli appuntamenti religiosi che si susseguono: le celebrazioni per la riposi-zione di Gesù Bambino; la festa della lu-ce, altresì conosciuta come il giorno della Candelora; San Biagio, Martire di parti-colare interesse e devozione popolare per il rito di benedizione della gola; i Santi Cirillo e Metodio, (ricordati in tutte le

celebrazioni del 14 febbraio) fino alla celebrazione delle Sacre Ceneri. Dopo il Martedì Grasso, giorno di boria e divertimento, scherzi e allegria, ecco il mercoledì delle Ce-neri, Carnevale, secondo tradizione, muore e in varie città d’Italia se ne celebra il “rito funebre” con pianti, lamenti, funzioni e fiaccolate, perché questa dipartita segna l’avvento della Quaresima e con essa l’arrivo di una strana presenza. Dall’aspetto spesso non più giovane, mesta e triste, scalza, con una lunga mantella che le copre la testa e le spalle, il rosario tra le mani, un grembiule, e una patata penzolante con sette piume di gallina…da qualche inferriata, si affaccia sulla strada…la bambola della Quaresima. Il suo nome è “Quarantana”. Tradizione vuole che essa rappresenti la vedo-va di Carnevale, ma più che altro è il simbolo di una società contadina dove il tempo liturgico, scandiva la vita familiare, e il senso religioso delle ricorrenze era al centro dell’insegnamento. La Quarantana, era, e dovrebbe tutt’oggi essere, imbottita con gli stracci raccolti qua e là per casa, ritagli di indumenti o anche cenci dimessi; rigorosa-mente vestita di nero ad indicare il lutto della Quaresima, stringe tra le mani un rosario, preghiera da sempre ritenuta efficace per l’intercessione e l’espiazione; scalza, come em-blema di indigenza; con il grembiule, non lo portano le Si-gnore; e quella patata, cibo prevalente e prelibato in un piat-to solitamente troppo povero di sostanza e quantità. L’unico tocco, seppur lieve, di colore sono le sette piume di gallina, una per ogni peccato capitale e per ogni settimana fino a Pasqua. Per quaranta giorni, la Bambola della Quaresima è sempre lì, nonostante le intemperie metereologiche, con il capo chino snocciola il rosario, non c’è consolazione per un penitente in preparazione della salvezza, tuttavia la speranza di ben fare viene premiata con l’alleggerimento del peso della patata. Da questa, infatti, ogni settimana viene strappa-ta una piuma a simbolo del tempo trascorso e di uno dei peccati espiati. La tradizione della Quarantana è assai radica-ta nel Sud Italia, particolarmente in Puglia e in Calabria. La Bambola ha più o meno lo stesso aspetto dappertutto, tra le mani però, a volte, ha la conocchia, con la quale filare notte e giorno, per distrarsi dal defunto “marito”; inoltre non sempre è “impiccata” ad un’inferriata, bensì si trova penzo-loni tra balconi più o meno dirimpettai. C’è anche chi non si accontenta di sette piume, e ne mette giusto quaranta, una per ogni giorno…A Ravello è possibile scorgerne alcune in Via Trinità o anche a Sambuco.

Al Sabato Santo la Quarantana giungerà senza piume, il tempo della penitenza è ormai finito, è arrivato quello di Resurrezione. Arrivederci bambola triste che con la tua presenza ci rammenta di un tempo forse da riscoprire, e di un dolore, quello della pe-nitenza, che vale la pena sperimentare, perché la morte e la re-surrezione di Cristo sono il più grande dono d’Amore mai fatto all’umanità intera; all’anno prossimo.

Elisa Mansi NATALE CONTINUA NEI RITI TRADIZIONALI

DELLA REPOSIZIONE DEL BAMBINO Incominciando dal Duomo, nella solennità dell’Epifania e proseguendo nelle domeniche seguenti fino al 2 febbraio si celebra il rito della reposizione del Bambino con proces-sione, bacio del Bambino e canto del Te Deum.

IL PRESEPE VIVENTE ALLESTITO A SAMBUCO Domenica 20 gennaio u.s., in una Sambuco convertita a presepe vivente, i fedeli del Rione a nord di Ravello, hanno salutato il Bambino Gesù (con la cerimonia della reposizione), all’insegna della semplicità e della tipicità. La reposizione del Bambino, che era prevista per domenica 13 gennaio, è stata rinviata alla dome-nica successiva a causa delle cattive condizioni atmosferiche. La processione, partita dalla piazzetta San Pio, ha attraversato il Rione sulla via principale, dove sono state allestite le botteghe delle arti e degli antichi mestieri. Si pote-vano ammirare le creazioni del pa-nettiere, del fab-bro, del falegna-me, del ripara bot-ti, del ceramista, dell’affilacoltelli; risentire il martello che batteva il ferro caldo sull’incudine, la lama del coltello che veniva affilata dall’arrotino, l’uva pestata con i piedi durante la rappresentazione della vendemmia, per molti anziani presenti è sembrato di ritornare indietro nel tem-po, mentre i più giovani ammiravano con stupore quelle “arti” scomparse da un bel po’ con l’avvento della tecnologia. Il prese-pe vivente sambucano ha esaltato la conformazione morfologica del territorio che si fonde, in maniera naturale, a quella ruralità che Sambuco ha saputo ben custodire nel tempo e che ben si prestano alle atmosfere presepiali. Infatti questa contrada è il “polmone” di Ravello e famosa sin dal Medioevo per la produzio-ne di legnami pregiati e di lana destinati ai commerci gestiti dalle nobili famiglie ravellesi del tempo. La manifestazione si è con-clusa in serata con la Santa Messa e con il consueto momento gastronomico che le massaie sambucane hanno offerto ai nume-rosissimi curiosi accorsi, mobilitatisi da tutto il paese e dalle zone limitrofe. Sin dai primi giorni del nuovo anno, tutti i sam-bucani, in assoluta sinergia, si sono adoperati per l’ottimale riu-scita dell’evento; le circa ottocento presenze registrate, hanno pienamente ripagato gli sforzi degli abitanti di Sambuco

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che per una domenica ci hanno permesso di riscoprire le no-stre origini, dove lavoro, sacrificio e fede cristiana sono stati i fondamenti dell’esistenza dei nostri nonni. Questo appunta-mento si colloca di diritto nel palinsesto degli eventi più im-portanti che Ravello offre durante l’anno a testimonianza del fatto che tra gli abitanti della Città della Musica risiedono im-pegno, fantasia, estro e capacità organizzativa, unità di intenti, amore per la propria terra, ma soprattutto profonda fede cri-stiana.

Emiliano Amato UN SALUTO A GESU’ BAMBINO

L’ultima domenica di gennaio, come da tradizione, nella Parroc-chia del Lacco, si celebra la “levata di Gesù Bambino”, un giorno in cui, grandi e piccini, si ritrovano a Messa per dargli l’ultimo saluto. Tutto comincia con il giorno dell’Immacolata, iniziano i preparativi per l’allestimento del presepe e fino a Natale c’è sem-pre qualcosa che manca, da aggiustare, o da togliere e anche se alla costruzione di quest’opera si partecipa in pochi, tutti hanno qualcosa da dire sulla “casa” di Gesù. Il 24 notte, pronti o no, stop ai preparativi! Arriva Gesù Bambino…E’ sempre una grande festa, ma la Sua riposizione, non è da meno. Quest’anno a causa dei lavori in corso presso la Chiesa di Santa Maria Del Lacco, il rito è stato celebrato nella chiesa ex-abbaziale di Santa Maria, Trifone m.e Biagio v. La piccola statua di Gesù Bambino con le braccia aperte al mondo (“mandato agli uomini per la loro reden-zione”), il candido abito (la purezza), la corona, (il Messia) e il rosso mantello, ha accolto, domenica sera, quanti sono accorsi a rendergli omaggio. Al rosario, cantato, sono seguite le litanie, eseguite dal popolo a cori alterni sull’intonazione natalizia e poi il suono della zampogna ha accompagnato il Sacerdote all’altare dando inizio alla Celebrazione Eucaristica. In questa terza dome-nica del tempo ordinario il passo del Vangelo trattato, ricorda la chiamata di Gesù agli Apostoli adempiendo a quanto predetto dal profeta Isaia: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. La luce del popolo d’Israele era Gesù, anche se non lo sapevano…, la nostra? La risposta è sempre la stessa e chiara-mente ce lo ha indicato Don Pietro, durante l’Omelia. Con po-che semplici parole, ci ha riportato dal tempo della gioia per la nascita di Nostro Signore, a quello del pianto per la Sua morte; dalle incertezze nelle quali brancoliamo giorno dopo giorno alla ricerca del benessere più materiale che spirituale, alla certezza della salvezza dataci proprio da quel Bambino che lì, dall’altare, ci guardava: Piccolo, eppur maestoso davanti all’altare; Adulto e Inerme sulla croce alle sue spalle. Forse per la prima volta e in modo così visivamente diretto, abbiamo avuto dinanzi agli occhi l’intero percorso della vita data per Amore. Alle parole del Sa-cerdote, nella Chiesa è sopravvenuto qualche attimo d’innaturale silenzio, solo l’incenso si librava nell’aria attraversandola, proba-bilmente ognuno pensava alla miseria umana dinanzi a tale sacrifi-cio. Terminata l’Omelia, la funzione Liturgica, si è snodata fino al termine quando il Celebrante ci ha richiamato all’ordine e alla compostezza per la processione. Innanzi la Croce, i chierichetti, il popolo “della luce” ( le persone che recavano la candela accesa), il Celebrante con Nostro Signore in braccio, il popolo e per strada “l’incendio”. Questa, la definizione che si attribuisce allo scatola-me posto lungo il percorso della processione, con al suo interno della benzina ed una miccia di sacco di juta grezza. Tre ragazzi con le fiaccole accese, precedevano la processione e, camminan-

do, davano fuoco agli stop-pini, una fiamma viva, tra-scinata un po’ dalle corren-ti, scaturiva da questi barat-toli per illuminare la strada a Gesù Bambino. Fino a qualche anno fa, si soleva depositare questi barattoli per tutta la parte nord della Parrocchia, quella visibile dalla piazzetta Andrea Man-si: per terra, sui muretti, ai balconi delle case, nelle costruzioni non ancora ter-minate…tanto che si parla-va di “incendio del Monte”. Si cominciava una settimana prima a raccogliere i barattoli e a portarli in sacrestia, con tanta pazienza si arrotolavano i pezzi di sacco e vi si attorcigliava intor-no del ferro sottile per evitare che il rotolo si aprisse. Per noi ragazzi era un vero divertimento, per chi, da adulto, ci teneva d’occhio, forse un po’ meno e anche se, nonostante il nostro entusiasmo, qualche barattolo non s’incendiava, perché la miccia era stata confezionata in modo molto scadente, non importava, quelle fiamme erano comunque il frutto di un lavoro offerto per il semplice sorriso degli osservatori. Se anche quest’anno è stato possibile ammirare l’incendio un ringraziamento particolare, va rivolto al Comitato festa che si è adoperato per la sua messa in opera e ripulita. Negli anni, tante cose sono cambiate, le costru-zioni ormai terminate non hanno potuto più ospitare i barattoli e anche sui balconi non se ne sono visti, da adulti si acquisisce mag-giormente la concezione del pericolo…tuttavia è stato bello con-statare il rivivere di una così antica tradizione. Durante la proces-sione si è pregato per la pace, per i giovani…e accompagnati dalla zampogna si è fatto ritorno in Chiesa dove la benedizione ed il bacio del Bambino, accompagnato dal canto degli zampognari, hanno dato concluso la celebrazione. La festa però non è finita. Ogni anno la Parrocchia organizza una lotteria con premio un presepe composto di poche grandi statue raffiguranti i principali protagonisti del presepe, dunque si è proceduto all’estrazione, con attenta trepidazione. Il nome del fortunato, purtroppo, ha sgretolato le speranze degli altri, e il leggero brusio di tristezza non è mancato, tuttavia: ”ci riproviamo l’anno prossimo”; “pazienza quest’anno è andata male, riproveremo”; “c’è sempre l’anno prossimo”, e via di seguito, hanno rivelato quello che è il carattere semplice e gioviale di una Comunità che non si perde d’animo. A seguire la distribuzione di dolci preparati e portati dalle stesse famiglie della parrocchia, hanno davvero posto fine a questa bellissima serata di saluto a Gesù Bambino, alle zampogne, alle melodie natalizie e al presepe. Il presepe, di cui si ricorda la prima realizzazione ad opera di San Francesco, ci tiene compagnia per circa un mese, ma non può allietarci di più, il tempo scorre e con esso si susseguono i temi liturgici, così dobbiamo darvi l’arrivederci. Arrivederci all’anno prossimo Gesù Bambino, la Tua benedizione possa accompagnarci in quest’altro anno, affin-ché al Tuo ritorno Tu possa ritrovare sempre persone migliorate rispetto a come le hai lasciate, che hanno camminato sui Tuoi insegnamenti, facendone tesoro.

Elisa Mansi

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PAGINA 10 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Dopo un sessennio alla guida dell’Azione Cattolica parrocchiale fare un bilancio di ciò che è stata questa esperienza è come get-tare uno sguardo a volo d’uccello non solo sul cammino che l’associazione ha percorso all’interno della Parrocchia, ma an-che sul cammino che la stessa Parrocchia ha fatto sulla via della propria crescita pastorale. Quando sei anni fa fui chiamata a guidare l’associazione al termine di un triennio che aveva visto i tre settori annaspare tra le difficoltà di una crisi che coinvolgeva l’Azione Cattolica a livello nazionale e le inevitabili complica-zioni che una realtà piccola come la nostra creava in rapporto soprattutto ai problemi pratici di gestione, avevo paura di non essere capace non di condurre la nostra associazione attraverso il percorso formativo dei tre settori ma di dovermi trasformare nell’ago della bilancia di situazioni varie che fino a quel momen-to avevano turbato la vita dell’AC e della Chiesa locale. Ed in-fatti prima di accettare mi rivolsi all’allora responsabile diocesa-no del settore “Giovani”, con il quale fino a quel momento ave-vo collaborato essendo responsabile dello stesso settore a livello parrocchiale e la risposta fu quanto mai chiarificatrice dei dubbi: “L’Associazione ti chiede di servirla in questo altro ruolo, le capacità le acquisterai strada facendo anche perché non lavore-rai mai da sola: l’AC è sotto il soffio dello Spirito”. E cominciò l’avventura… perché di un’avventura si è trattata, bella, a volte stancante, a volte difficile, ma sempre sostenuta da qualcosa di più grande dei problemi che si sono presentati. Il bilancio non può che chiudersi in positivo e non perché l’Azione Cattolica di Ravello viva oggi un momento felice e senza problematiche, ma solo perché sei anni fa l’associazione doveva, secondo i consigli di chi aveva guidato la realtà associativa fino ad allora, prender-si un anno di sospensione da ogni attività per poter cambiare. Ricordo la chiamata dell’Assistente parrocchiale, Don Giuseppe Imperato, quando mi disse che dovevamo fare tutti insieme qualcosa per evitare che la chiusura di un anno si trasformasse nell’abbandono di un progetto importante per la parrocchia, per cui si decise che l’anno sabbatico era inutile, occorreva an-dare avanti comunque perché nel frattempo, operando dal di dentro, si poteva raddrizzare la rotta di questa grande nave che stava rischiando di naufragare. E la nave riuscimmo con lo sfor-zo di tutti a farla ripartire con sacrifici… Ricordo la sera in cui, con l’assemblea composta da tutti gli aderenti e dai responsabili della Diocesi, si costituì il nuovo direttivo con me come presi-dente e ricordo ogni parola di quello che dissi: era un program-ma che doveva condurre l’associazione a diventare non la prota-gonista assoluta della Parrocchia ma la co-protagonista della vita pastorale di Ravello. Era questo il primo problema da risolvere: in una parrocchia dove esistono più associazioni laicali di ispira-zione diversa si corre il rischio che ognuno cammini per la pro-pria strada non creando momenti di raccordo da cui possano scaturire occasioni di crescita spirituale per tutti, per chi aderi-sce e per chi non è un laico impegnato. Ed è stata questa la nota dolente di tutto il sessennio, più che un presidente mi sono ritagliata un ruolo di mediatrice tra le varie realtà, cercando di creare con la mia associazione occasioni di interscambio, che a volte sono andate bene, altre volte non hanno trovato nessuna accoglienza. Ma ci abbiamo provato, abbiamo almeno messo in

campo tutte le forze affinché si potessero superare delle con-traddizioni che non possono esistere in un ambito dove tutti lavoriamo e ci muoviamo verso la stessa direzione, cioè la testi-monianza di Cristo negli ambienti dove noi laici operiamo. Su questo punto posi l’attenzione quella sera: l’Azione Cattolica doveva essere capace di portare all’interno della parrocchia le problematiche che un cristiano incontra nei settori della propria attività, doveva avere anche il coraggio di denunciare e di avvia-re a soluzione dicotomie letali per la crescita e la maturità di una Comunità piccola come la nostra. Gli scontri non sono mancati, scontri vissuti sempre con la malinconica presa di co-scienza che la difesa del “proprio territorio” abbia fatto travisare intenti che non erano malvagi come venivano interpretati e abbia fatto perdere occasioni importanti, ma scontri condotti sempre nel più assoluto rispetto del compito affidato dai Vesco-vi all’Azione Cattolica, di collaborare, cioè, con la gerarchia ecclesiastica. Certamente una difficoltà pratica non di poco conto da superare è stata la mancanza di spazi, ma anche questa problematica è stata risolta di volta in volta con un po’ di buon-senso: ho sempre ripetuto ai responsabili dei tre settori che anche a me sarebbe piaciuta una sede per l’associazione tutta nostra, con spazi dove poter organizzare anche momenti di festa, ma la realtà della nostra parrocchia rendeva difficile poter realizzare tutto questo e allora di volta in volta abbiamo trovato la soluzione più adatta. Ma accanto a questo ci sono stati i mo-menti belli: quando si è ripresa la frequenza ai campi scuola per il settore Ragazzi, quando si è riusciti a creare momenti di cre-scita per chi aderiva e per chi ancora non aveva scelto di seguire il nostro cammino, quando stanchi arrivavamo alla fine di qual-che iniziativa che aveva realizzato gli obiettivi che avevamo scel-to. Il settore Adulti ha inaugurato l’iniziativa di incontrarsi non solo per la formazione, ma una volta al mese anche per un mo-mento di convivialità e di condivisione del tempo libero. Alla fine di questo bilancio, che non si può basare su una statistica degli iscritti o del numero di incontri, devo per forza ricordar-mi del settore “Giovanissimi e Giovani”, settore che non è riu-scito ad aprirsi alle problematiche che riguardano la pastorale giovanile della Parrocchia; spero che sia questo il settore che riceverà attenzioni maggiori in questo nuovo triennio che si è aperto. Confesso, poi, che alcuni pezzi dell’associazione ce li siamo persi per strada: tasselli sempre importanti, ma che non sempre hanno voluto essere recuperati. Per concludere, un ringraziamento ai responsabili dei tre settori che con me hanno affrontato le difficoltà dell’associazione in questi sei anni e co-me me hanno gioito dei successi, ma alla “mia” Azione Cattolica rivolgo un augurio importante, un augurio formulato con paro-le non mie: “Azione Cattolica di Ravello, duc in altum, osa sempre perché la Chiesa locale ha bisogno di te e tu della Chiesa locale, sii sempre al servizio della gerarchia ecclesiastica perché hai il dovere di costruire la Chiesa voluta da Cristo e non spa-ventarti dei problemi, degli errori di cui ti diranno artefice per-ché è lo Spirito che ti guida e quindi da ogni caduta ti rialzerai più forte” e poi l’AC è un’avventura ed ogni avventura sfida il v en to co n t r a r io e co n t in u a n e l t emp o … Maria Carla Sorrentino

BILANCIO DI UN SESSENNIO ALLA GUIDA DELL’ “AZIONE CATTOLICA PARROCCHIALE”

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Page 11: Incontro Febbraio  2008

PAGINA 11 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Venerdì 25 gennaio u.s., nel giorno della memoria liturgica della Conversione dell’Apostolo Paolo, l’Azione Cattolica parrocchiale si è riunita in assemblea per procedere al rinnovo delle cariche del direttivo per il prossimo triennio. Dall’assemblea, presieduta dall’Assistente parrocchiale Don Giuseppe Imperato e dal rappresentante della Presidenza Dio-cesana, sono venute le indicazioni da sottoporre all’Arcivescovo, Mons. Orazio Soricelli, circa i vari servizi da ricoprire in seno all’associazione; come Presidente parrocchia-le è stata proposta Manuelita Perillo, come vicepresidenti del settore Adulti Camera Maria Rosaria e Sorrentino Maria Car-la, come Responsabili del settore Giovani e Giovanissimi Ciof-fi Vittoria e Palumbo Marianna, come Responsabile del settore Ragazzi Amato Raffaele. Manuelita Perillo, invitata dall’Assistente Parrocchiale Don Giuseppe Imperato a rivolgere all’Assemblea un saluto, ha voluto ringraziare quanti hanno creduto in lei tanto da propor-la alla guida dell’associazione parrocchiale per i prossimi tre anni. Ha detto, infatti: “è con emozione, con sorpresa e con un sen-timento di passione che accetto la carica alla quale sono stata designata e per la quale mi avete acclamata. Emozione: ritengo di essere troppo giovane, potrei dire “ragazza” che alla mia età oggi si è considerati ancora ragazzi e non posso non emozio-narmi di fronte ad una carica del genere, perché vado a rap-presentare nella società cattolica tutta la parrocchia, direi l’intero paese. Mi dà sollievo però un fatto: parlando spesso in famiglia , specie con mia madre, ho saputo che in un’epoca in cui le informazioni erano anche un po’ meno complete di oggi, in cui anche la legge riconosceva maturi a ventuno anni e non diciotto un membro della mia famiglia divenne presidente di AC alla sola età di sedici anni e portò avanti l’associazione fa-cendole ottenere tanti meriti almeno nel seno della Diocesi. Questi ricordi mi daranno certamente la forza di imitarlo. Emozione, sorpresa. –Dicevo più su sorpresa. Non potevo non sorprendermi come e perché di fronte a tanti soci più adulti la scelta sia caduta su di me. Mi auguro soltanto di non deludervi, di non deludere chi sta al di sopra di noi nell’amministrazione del cattolicesimo nella parrocchia e nella diocesi; di rendermi degna della fiducia riposta in me. Anche qui ho un conforto, anche qui del tutto personale: tutte le iniziative che ho preso e alle quali ho partecipato fin ora hanno dato soddisfazione piena a me stessa e a chi ha avuto fiducia in me. Sono sicura che con l’aiuto del Signore anche stavolta riuscirò a superare un grosso passo al quale mi accingo. Al terzo punto ho messo passione. Fin da quando ero più piccola ho avuto sempre la passione e la volontà di agire per la gioia dei piccoli e per l’interesse dei grandi. Faccio questa differenza perché fare la gioia dei piccoli significa fare anche l’interesse dei loro genitori, degli zii, dei parenti, dei…grandi. Fin ora ho svolto queste attività così, spontaneamente senza propormi nessun obiettivo da raggiungere. Vuol dire che da oggi mi proporrò questi obiettivi in modo organico e certa-

MANUELITA PERILLO NUOVA PRESIDENTE DELL’ A.C. RAVELLO

mente con la maturità e con l’esperienza che ho acquisite fin qui. La volontà non mi manca, la passione nemmeno, spero soltanto che la fortuna, il vostro aiuto e il Signore mi aiutino in questo importante passo. Vi ringrazio per la fiducia che avete riposto in me ed auguro a me stessa ad maiora”.

M.Carla Sorrentino

“INCONTRO” AL QUARTO ANNO…

Con questo numero il mensile “Incontro per una Chiesa Viva” entra nel quarto anno di pubblicazione. Le attestazioni di gra-dimento e le sollecitazioni a proseguire sulla strada intrapresa costituiscono un grande stimolo per tutta la redazione ad im-pegnarsi con maggiore entusiasmo. Il mensile oggi rappresenta il luogo in cui i tempi e i ritmi del-la vita religiosa e sociale di Ravello trovano un punto di con-vergenza e di comunione. E’ impossibile immaginare un mondo che faccia a meno della comunicazione e dei mezzi d’informazione cartacei o informa-tici. Come ripeteva recentemente Benedetto XVI, senza l’apporto dei mezzi di comunicazione “sarebbe veramente difficile favorire e migliorare la comprensione tra le nazioni, dare respiro universale ai dialoghi di pace, garantire all’uomo il bene primario dell’informazione, assicurando, nel contempo, la libera circolazione del pensiero in ordine soprattutto agli ideali di solidarietà e di giusti-zia sociale”. Non manca, purtroppo, il rischio che i giornali si trasformino spesso in sistemi volti a sottomettere l’uomo a logiche dettate dagli interessi dominanti del momento. Questo è il caso di una comunicazione usata a fini ideologici. A questi fini il mensile della nostra comunità ecclesiale non si è mai piegato. Anzi, nel corso degli anni ha dato e darà sempre a tutti la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensie-ro. L’anno di lavoro che è appena trascorso ci permette di traccia-re un bilancio sull’attività svolta finora. Durante questi tre anni teologia, liturgia, cronache di eventi religiosi e non, ri-cordi di persone che ci hanno lasciato, storia locale, tradizioni religiose, iniziative sociali hanno costituito i rami principali del sommario di “Incontro per una Chiesa Viva”. Uno dei pregi maggiori del mensile, però, è stata la possibili-tà che ha dato a tanti giovani ravellesi di poter rivelare le pro-prie capacità d’indagine, di sintesi e di scrittura pur non aven-do frequentato scuole di giornalismo. Ci auguriamo che nella nostra comunità non manchino mai comunicatori coraggiosi e autentici testimoni della verità, poi-ché essi hanno il grande compito di “farsi interpreti delle odierne istanze culturali, impegnandosi a vivere questa epoca della comunica-zione non come tempo di alienazione e di smarrimento, ma come tem-po prezioso per la ricerca e la testimonianza della verità ai fini dello sviluppo della verà comunione nei molteplici ambiti della vita civile e religiosa”.

Salvatore Amato

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CELEBRAZIONI DI FEBBRAIO 2008 In questo tempo la Messa vespertina nei giorni feriali sarà cele-brata alle 17.30 mentre la prefestiva e festiva (sabato e domenica) sarà celebrata alle 18.00

2 FEBBRAIO - SABATO Presentazione di Gesù al Tempio

Chiesa di Santa Maria delle Grazie Ore 18.00: Benedizione delle candele con processione e Santa Messa

Nella Chiesa di Santa Chiara dal giorno 2 al giorno 5: : GIORNATE EUCARISTICHE

Ore 09.00: Esposizione del SS. Sacramento; ore 16.00: Rosario Eucaristico; ore 16.30: Vespri e Santa Messa

3 FEBBRAIO IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Ore 08.00-10.30: Sante Messe Ore 18.00: Santa Messa e celebrazione del segno del mese di febbraio

“FACCIAMO LUCE INSIEME” 6 FEBBRAIO— MERCOLEDI

LE CENERI—INIZIO DELLA QUARESIMA Ore 18.00: Santa Messa e imposizione delle Ceneri

7 –-21-28 FEBBRAIO GIOVEDI

Ore 17.30: Santa Messa e Adorazione Eucaristica 8-15-22-29 FEBBRAIO

VENERDI Ore 18.00: Via Crucis

10 FEBBRAIO I DOMENICA DI QUARESIMA

Ore 08.00-18.00: Sante Messe Ore 10.30: Santa Messa e celebrazione comunitaria del sacramento

dell’Unzione degli infermi 11 FEBBRAIO

150° ANNIVERSARIO DELL’APPARIZIONE DELLA MADONNA A LOURDES

Ore 17.30: Santo Rosario, litanie Ore 18.00: Santa Messa

14 FEBBRAIO Ore 19.00: ARRIVO DELLA RELIQUIA DEL CAPO DI SANT’ANDREA

15-16 FEBBRAIO Ore 08.00-10.30-18.00: Sante Messe e liturgie particolari 15 FEBBRAIO: In serata Veglia Foraniale per i Giovani

17 FEBBRAIO II DOMENICA DI QUARESIMA

Ore 08.00-10.30-18.00: Sante Messe

24 FEBBRAIO—III DOMENICA DI QUARESIMA Ore 08.00-10.30-18.00: Sante Messe

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